Sped. in abb. postale ART. 2. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Lecco - Anno XVI Dicembre 2009 - n. 4 - Anno 19° IL COE AL SERVIZIO DELL’UOMO Dicembre 2009 - n. 4 - Anno 19° È Natale a Rungu foto fr. Duilio Natale! L’incarnazione del Verbo ci ha portato Dio non solo vicino, ma dentro la nostra vita. Bisogna pensare la storia dell’umanità, della Chiesa, della comunità e personale nella luce di questo amore di Dio per noi, per ciascuno di noi, per tutte le creature. Dicembre 2009 - Anno 19° - n. 4 Registrazione Tribunale di Milano n. 245 dell’11 Aprile 1992 Bimestrale Sped. in abb. postale Art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Lecco - Anno XVI Direttore responsabile Maria Spoti Redazione Dino Ticli Prashanth Cattaneo Rita Bonacina Lisetta Bianchi Anna Pozzi Carla Airoldi Giuseppe Pizzagalli Proprietà Associazione COE Resp. Rosella Scandella Foto Archivio COE Stampa Molgora Print - Olgiate Molgora Strada dei Pioppi, 7 - Tel. 039.9910029 COE - Via Milano, 4 - 23816 Barzio (LC) Tel 0341.996453 - Fax 0341.910311 email: [email protected] www.coeweb.org SOMMARIO un tempo 3 C’erano le buone maniere 4 ... e ancora Natale ... 5 Una storia da scrivere insieme 6 Incontri che cambiano la vita 7 Un altro anniversario cantieri che il Sinodo 8 Irilancia all’Africa 10 Festa in comunità 11 Africa da condividere 12 Ecco venuto il tempo dell’Africa 14 Grande festa in “brousse” 15 Yes we can!!! anno al Cass 16 Unin servizio civile 18 La Fermeme Ezechiel 19 S.O.S. da Rungu! 20 La chiusura del cerchio 21 La pelote de laine 22 Cari amici mi - Libri 23 Iniziative d’autunno IL COE AL SERVIZIO DELL’UOMO COME VERSARE IL TUO CONTRIBUTO A SOSTEGNO DEI PROGETTI DEL COE A mezzo bonifico bancario a favore: Associazione Centro Orientamento Educativo Presso Deutsche Bank - Barzio IBAN IT55 B031 0450 9300 0000 0004 400 Versamento c.c. postale n. 14528228 intestato a: Associazione Centro Orientamento Educativo Via Milano 4 – 23816 Barzio L’Associazione Centro Orientamento Educativo è un’ONG riconosciuta, pertanto è ONLUS di diritto. I contributi versati godono dei benefici fiscali previsti dalla legge. Per usufruirne nella maniera più vantaggiosa è consigliabile scegliere una modalità di versamento sopra riportata. Per informazioni rivolgersi a: Associazione Centro Orientamento Educativo 23816 BARZIO – Via Milano, 4 tel. 0341 996453 – fax 0341 910311 20124 MILANO – Via G. Lazzaroni, 8 tel. 02 66712077 – fax 02 66714338 www.coeweb.org C’ERANO UN TEMPO LE BUONE MANIERE di Gigi L ’espressione “buone maniere” oggi non solo risulta improbabile, a farla scivolare in un discorso sul compor portamento, ma rischia di apparire piuttosto ridicolo colo chi la usa. Ridicolo o antiquato, che in questo caso o pare pa quasi la stessa cosa. Le buone maniere in sé, non solo olo l’espressione che le indica, non usano più. Lo sgarbo, la parola cruda, l’insulto come risorsa espressiva si son guad adagnato uno spazio che in tempi non troppo remoti sarebbe ebbe risultato quasi inabitabile. Le buone maniere erano ritenute fondamentali mentali co come necessario tramite di comunicazione nicazione iispirata a garbo e cortesia, a rispetto per l’altro; davano avano un’impronta positiva, rivelavano un carattere equilibrato, esprimevano gentilezza d’animo e serenità di discorso. Ne era dominato qualunque scambio di vedute, qualunque tipo di rapporto. Facevano parte non tanto di un convenzionale galateo, quanto d’un impegno morale. Esprimevano un carattere atte non lezioso maa posato; posat aprivano la porta del cuore a chi da esse si attendeva un una sorta di rassicurazione sulla quale ogni discorso po poteva procedere dere serenamente. serename C’era anche il contrario di tutto questo: risultava non solo moralmente mente (o moralist moralisticamente) riprovato, ma era come circoscritto critto e controllato in prima istanza proprio da chi parlava a e agiva, da chi, si d direbbe oggi, gestiva il discorso. Cambiano ano i tempi, cambiano cambian le forme del comportamento. Anche he senza intonazioni “virtuose” possiamo dire che ZV[[VX\LZ[VWYVÄSVUVUZVUVJHTIPH[PPUTLNSPV3L¸I\V LZ[VWYVÄSVUVUZVUVJ ne maniere” ere” non sono tramontate tramontat perché troppo vecchie o “fuori della realtà”; sono tramontate tramonta perché è maturata la persuasione one di un’aggressività necessar necessaria, di un atteggiamento “forte” e” di fronte ad ogni situazione come condizione necessaria di difesa preventiva o di risposta ad un’azione in atto. Il linguag aggio delle “buone maniere” era misurato; oggi se ne usa uno no in cui non mescolare una buona dose di turpiloquio può sembrare sem segno di debolezza (verbale, almeno!) L’esempio, molto spesso, viene dall’alto. Possiamo averne certezza assistendo ad una delle e tante ta trasmissioni televisive dette “di approfondimento”. Che cosa approfondiscano uKPMÄJPSLJVNSPLYL"MVYZLZVSVPS]\V[VJOL[\[[LSLJHYH[[Lrizza. Vediamo, in quella sede, che si mettono a confronto pareri, scelte di vita, opinioni sui più svariati problemi… Lo ZWL[[H[VYLN\HYKHLHZJVS[HTHNHYPÄK\JPVZVKPWV[LYJHWPre qualcosa. Illuso! Quella che dovrebbe essere una civile conversazione in grado di chiarire arire all’as all’ascoltatore problemi anche complessi in forma desiderabilmente esiderabilmente chiara e lineare diventa ben presto rissa, litigio, gio, urlìo in cui l’unica l’u cosa che si capisce è la tenace volontà ntà degli opposti interlocutori in a provare se la propria voce riesce esce a sopraffare quella qu altrui. Naturale che il presunto “approfondimento”, ofondimento”, espresso espre a quel modo, vada a farsi si benedire. Da un’esperien un’esperienza del genere enere si esce, inve invece che utilmente ilmente informati, d decisamente ente frastornati, storditi. st La sensazione netta è che a coloro che si scon scontrano non n importi far cogli cogliere le proprie oprie idee (posto che c ne mettano ettano in campo) ma solo a far apprezzare la p propria potenza vocale. È un una forma visibile di sopraf sopraffazione non tanto, o non solo, KLSS»H]]LYZHYPVTHK KLSÄK\cioso ascoltatore cche voglia capire qualcossa. L’esempio ricordaato è forse il più evident nte. Ma se si cerca altrove le cosee non vanno meglio. Genitori, Ge maestri, educatori sono preoccupati, a ragione, p per fenomeni sempre più estesi di “bullismo”. L’arroganza giovanile, o adolescenziale, sfocia ocia a volte in atti delinquenziali, delinque in reati giudicati poi, da a coloro che li hanno comm commessi, e quando siano loro contestati, ntestati, con atteggiamenti di d indifferenza o di cinismo. Evocare e le buone maniere di fronte a ssimili comportamenti sarebbe ebbe davvero patetico. Ci si allarm allarma, ed è giusto; ma non basta. Bisogna allarmarsi attivamente, attivame fare qualcosa. Predicare non con le parole ma con on le azioni. Convincersi che il senso di responsabilità deve eve essere alla base dei compor[HTLU[P \THUP :P WV[Yn n JVZy JV YPÅL[[LYL JVTL SL ]P[\WLYH[L o derise, “buone mani aniere” consistessero sostanzialmente proprio in un’acquisi quisizione progressiva del senso di responsabilità che dove doveva necessariamente governare vernare i rapporti umani. Non erano frutto di banalità o di d sterili convenzioni. Né di ipocrisia. Spianavano la strada, da, acquisite per tempo, ad un atteggiamento civile. E giovavano vano alla vita comune. 3 ... E ANCORA NATALE... C i avviamo a grandi passi verso il Natale. Sono proprio queste feste a segnare lo scorrere inesorabile del tempo, che nella liturgia e nella vita fanno avvenire un mistero dopo l’altro della vita di Cristo. Ed è già Natale! Non quello di cui ci avvisano le luminarie già presenti in città, o i negozi rigurgitanti di oggetti che invitano i magri portafogli al consumismo. Sono segni “profani” questi, che però indicano anch’essi, o almeno sono un invito, a qualcosa di diverso, a un di più del solito vivere, sempre molto ripiegato su se stesso. Proprio un anno fa, in un Natale che si annunciava particolarmente simile per molti al primo, iniziato nella stalla di Betlemme, povero perché ricco solo di disoccupazione, di precariato, di cassa integrazione, di mobilità, il nostro Arcivescovo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, con il cuore angustiato perché stretto dai IPZVNUP PU J\P ]LYZH]HUV [HU[P Z\VP ÄNSP ebbe la felice intuizione (una “illuminazione” del Signore egli la chiama) del Fondo famiglia-lavoro, che a un anno di distanza ha raccolto la bella somma di sei milioni di euro. Il milione offerto dal Cardinale nel dare inizio a questa gara di solidiarietà ha prodotto, in questa avventura tutta ambrosiana, che ha messo in moto anche altre diocesi, questa bella somma: «cinque volte tanto». Sobrietà e solidarietà: uno stile che l’Arcivescovo proponeva allora e continua a proporre - anche ai bambini, come nella lettera loro indirizzata per il Natale di quest’anno - perché l’attenzione ai fratelli più disagiati non venga meno, e dica la verità del mistero che fra poco celebreremo: quello della incarnazione, del Dio che si fa uomo e nell’uomo si rivela perché noi lo possiamo incontrare: «Quello che fate a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». È uscito da poco, edito da Rizzoli, un li- La bellezza del Natale Natale, appuntamento di gioia. Sorpresa che sa incontrare le attese del cuore umano e di tutto il creato. Piccolo e povero, bisognoso delle cure affettuose di Maria e della WYLZLUaHJOLJ\Z[VKPZJLLWYV[LNNLKP.P\ZLWWL5LSS»VZJ\YP[nKP\UWLYJVYZVKPMÄJVStoso e critico alla ricerca della speranza e della pace anche per noi è luce, è risposta, è presenza di amore. Nei suoi occhi, nel suo cuore, nella sua vita l’amore stesso di Dio. In Lui tutti possono riconoscersi accolti e compresi, con Lui ogni gesto di solidarietà fraterno diviene possibile; per Lui le diversità si ricompongono per una inattesa ricchezza di sentimenti e di progetti. Per ridonare respiro di serenità alle nostre giornate e per superare le chiusure che ci offendono più che difenderci, per riscoprire le bellezza come parte integrante della vita, di Lui abbiamo bisogno: crediamo nell’Amore perché l’Amore è venuto a visitarci e le nostre mani lo toccano, lo vedono, lo possono accogliere. Non solo nella liturgia che H[[\HSPaaHS»PUJHYUHaPVULTHHUJOLULS]VS[VKPJOPJHTTPUHJVUUVPJVUSLKPMÄJVS[n e i fastidi di tutti i giorni. Come Lui tutti desidera visitare e incontrare, così noi mandati sulle strade del mondo a condividere ricerche, sofferenze e bisogni; a gioire della libertà che cresce nel cuore delle persone; a offrire possibili itinerari educativi, carichi di speranza, alle nuove generazioni; a proiettare scelte sapienti di comunione e corresponsabilità verso il futuro; a promuovere con coraggio iniziative di servizio alla persona. Per tutta la famiglia del COE, chiamata in questo anno a ritrovare le radici profetiche per un cammino futuro, Natale è la certezza che l’Amore è piccolo e umile, ma disponibile a tutti, carico di potenzialità, debole e forte nel servire ogni persona nel nome di Dio fatto uomo p per noi. È possibile ed entusiasmante ntusiasmant vivere insieme la bellezza del Natale: ci scardina da ogni residuo di arroccamento e cci proietta con animo povero e rinnovato sulle strade della vita. +PVOHHMÄKH[VHS-PNSPVSHZ\ +PVOHHMÄKH[VHS-PNSPVSHZ\HKPJOPHYHaPVULKPHTVYL"HUJOLUVPVYHWVZZPHTVKPJOPH rare il nostro amore per gli altri. A tutti Buon Natale 4 IYVKP(4=HSSP\UHIPVNYHÄHYHNPVUH[H del nostro Cardinale, «Voi mi sarete testimoni». =VSLUKV KLSPULHYL SH ÄN\YH KP +PVUPNP Tettamanzi, scrive: «Tettamanzi inafferrabile? Forse è meglio dire complesso. Come complessa è la diocesi della quale è alla guida dal settembre 2002». Di questa complessità Egli si è fatto carico, ponendosi sulla frontiera, affrontando i problemi, innovando, anticipando posizioni che poi sono dilagate oltre la nostra diocesi. Alla Milano bisognosa di “aria pulita”, l’Arcivescovo rilancia il messaggio evangelico della giustizia, della misericordia, della testimonianza cristiana, della sobrietà e della solidarietà. Una Milano «con il cuore in mano», perché lo pone accanto a quello di Cristo, che tutto ha condiviso con l’uomo, tranne il peccato. A questo Natale siamo condotti dal nostro Pastore. PENSIERI DAVANTI AL PRESEPIO UNA STORIA DA SCRIVERE INSIEME di Bruno Bonacina a cura delle Famiglie Aperte D PV OH HTH[V S\VTV ÄU dall'eternità, lo ha amato così tanto da assumere la sua stessa natura. Questa verità, questo avvenimento del Natale, cioè dell'incarnazione di Dio, ci rende pieni di gioia, di stupore, di speranza. Ed è qui che ha radice l'accoglienza: la consapevolezza della compagnia del Signore genera iniziativa, spalanca il cuore ai fratelli. E come Gesù per nascere ha avuto bisogno di una mamma e di un papà, così noi ci rendiamo sempre più conto che ciò che è essenziale nella vita di ciascuno è questa esperienza di appartenenza. Davanti al Presepio quest'anno chiediamo a Gesù che nasce, la capacità di vivere ogni giorno di più, nella nostra famiglia, la dimensione dell’accoglienza, la capacità di offrire la ricchezza di maternità e paternità a chi il Signore, nel suo grande progetto, vuole farci incontrare. Accogliere l'altro porta sempre ad un cambiamento di noi stessi, perché veniamo educati, in ogni istante, a guardare l'altro non più secondo i nostri schemi, i nostri progetti, ma nella sua dignità di persona amata da Dio e perciò compagna di un destino comune. Accogliere l'altro ci aiuta inoltre a concepire noi stessi non come possesso, ma come rapporto, come comunione ed attraverso questo rapporto la nostra umanità si costruisce, diventa responsabile. Il nostro augurio è questo: “Gesù Bambino porti nelle nostre famiglie, il desiderio di incontrarlo e la capacità di amarlo specialmente nel volto di chi non ha mai conosciuto un abbraccio d'appartenenza." Così forse impareremo a vivere l’incarnazione del Padre e ad essere annunciatori, come lo furono i pastori, della buona novella. D a una scelta profetica un futuro possibile”. Lo slogan del convegno internazionale ha dato una impronta a questo anno 2009 e l’assemblea dei soci dell’associazione tenutasi a Barzio il 15 Novembre non poteva non essere permeata da queste parole di speranza. E la speranza assieme ad un sentimen[VKPNYH[P[\KPULHS:PNUVYLuZ[H[VPSÄSV conduttore della relazione fatta dalla no“stra presidente Rosella Scandella. Speranza che il Convegno di Luglio non si riduca ad una raccolta di atti da archiviare o da esibire, essi devono invece diventare “vita della nostra vita” come ci ha chiesto il nostro arcivescovo quando il 19 luglio è venuto a Barzio; speranza che quest’anno segni l’inizio di una ripresa coraggiosa in un mondo che cambia velocemente e che sta diventando sempre più piccolo. Ecco quindi emergere l’importanza di ripartire e riscoprire le nostre radici, i valori fondamentali che hanno ispirato la nascita del Coe e guidano i nostri passi. Il cammino è iniziato: un nuovo consiglio è stato eletto, sono state rilanciate quattro commissioni e costituito un gruppo per \UHYPÅLZZPVULZ\SSVZ[H[\[VLZ\PYHWWVY[P con i soci degli altri paesi. Gabriella Rigamonti per la commissione formazione ha presentato le iniziative elaborate per aiutarci a vivere gli ideali proposti dal Coe, e per alimentare la nostra spiritualità ed essere attenti a ciò che lo Spirito Santo ci propone. Clara Carluzzo ha presentato il lavoro svolto dalla commissione progetti teso a migliorare la qualità dei progetti e il nostro fare cooperazione internazionale e Dario Invernizzi per la commissione economica ci ha offerto un’ampia panoramica del bilancio preventivo con tutte le preoccupazioni che l’attuale situazioULÄUHUaPHYPHJVTWVY[HWLYSHJVWLY[\YH delle attività intraprese. “La storia del Coe è una storia da scrivere insieme con mani diverse e voci complementari armonizzando e esaltando le differenze per ritrovare la giovinezza di spirito”, queste le parole che hanno in[YVKV[[VSHYPÅLZZPVULKPKVU.P\ZLWWL Il Coe siamo ciascuno di noi; dopo 10 anni lo spirito di don Francesco è ancora presente, lo tiene vivo la forza dello Spirito che ci ha comunicato e per superare la miopia spirituale che ci impedisce di vivere le prospettive emerse dalla revisione fatta nel convegno dobbiamo perseverare nell’ascolto della parola, leggere nei poveri la voce di Dio, ascoltare la voce di chi ci è vicino per ritrovare la memoria di ciò che portiamo dentro di noi ed arrivare ad una comunione profonda. 8\LZ[VS»PU]P[VVMMLY[VH[\[[PKHSSHYPÅLZsione di don Giuseppe. Tanti sono stati gli interventi dei soci presenti, in ognuno ho potuto scorgere sentimenti di speranza e di comunione, e nell’entusiasmo di Atangana del Camerun, con la sua relazione zione sul sinodo dei Vescovi africani fricani, la passione per continuare ad operare per la promoziopromozio ne dell’uomo sulle lle orme tracciate da don Francesco. 5 INCONTRI CHE CAMBIANO LA VITA di Gaspard Ze Ngaba E ’ il caso di quello che ebbi con colui che chiamavamo affettuosamente “il Vecchio”. Facevo il commediante in servizio benevolo presso il CASS di Nkolndongo (Camerun) quando arrivò in visita don Francesco che volle parlare anche con me. Il cuore mi batteva forte, controllavo il passo come uno che va a confessarsi, nella testa mille idee si agitavano: non volevo deluderlo. Aspettai circa un’ora, il tempo in cui altri erano ricevuti, e poi fui chiamato. Incoraggiato da Magloire Mbarga, mi diressi verso S»\MÄJPVKLSSHJVT\UP[n Lui era là con l’agenda sulle ginocchia, il dorso sotto il peso dell’età senile: una vista che ti faceva venir la voglia di sbrigarti per lasciarlo riposare. Eppure se, credendolo addormentato, ti fermavi, subito ti ricordava le ultime parole per aiutarti a continuare. Ci teneva a sentire tutti quelli che lo desideravano e quelli che lui voleva incontrare. Con un accento che invitava all’amicizia, cominciò: “Buongiorno! Come va? Ti piace quello che fai qui? Hai trovato una strada o continui a fare l’animazione teatrale?”. Io avevo in mente una sola idea: diventare cineasta e glielo dissi: “Padre, vorrei diventare cineasta… il festival di Milano…. bla, bla, bla… 3\P TP HZJVS[~ ÄUV HSSH ÄUL L WVP! “Bene, ho capito. Non vorresti intanto seguire un corso per animatori a Mbalmayo?”. Fu l’inizio di una specie di lungo deKHSV JOL WHY[y JVU PS *MHZ HSSH ÄUL del quale ci fu richiesto di presentare un progetto to per la nostra integrazione socioeconomica che sa sarebbe stato esaminato e sostenuto tenuto dal COE. C L’idea di fare del cinema ca cadde da sé. Il Vecchio propose alla comunità co di farmi 6 imparare l’informatica ma davanti al riÄ\[VKLPYLZWVUZHIPSPJOLTPJVUVZJLvano, mi fu chiesto di scegliere un altro progetto. La proposta me la trasmise il coordinatore del Cfas: bisognava cambiare. Essendo un buon caricaturista, scelsi allora la stampa: avrei potuto così disegnare fumetti per i ragazzi. Il giorno dopo lo stesso Vecchio, al quale la mia proposta era piaciuta, mi comunicò la conclusione: “Vuoi imparare la stampa? Benissimo. Comincerai con l’informatica che è necessaria per questo…” e prima ancora che aprissi bocca, continuò: “Hai il passaporto? Sì? allora fra due settimane andrai in Italia a imparare l’informatica…” A volo d’uccello ecco come mi sono preparato: formazione informatica post-CFAS, perfezionamento in lavoro K»\MÄJPVH)HYaPV" MVYTHaPVULPUPUMVNYHÄHH4HJ+HY^PUN+V\HSHMVYTHzione in stampa e in reti informatiche alla SESAAB di Bergamo; come tecnico superiore ho ottenuto diversi diplomi: Microsoft, Alvarion, Cisco, ecc. Ed ecco, sempre a grandi linee, quello che ho fatto: segretario al CASS, montatore al giornale “L’Effort camerounais” a Douala, responsabile informatico e di produzione alla stamperia cattolica “Macacos” di Douala. Dopo sette anni di volontariato al COE, da dieci lavoro in una società di telecomunicazioni come aggiunto del capo servizio per l’informatica e i multimedia delle tre regioni del nord Camerun. Mi sono sposato in chiesa con la donna che amavo e abbiamo tre bambini. Anche mia moglie lavora nel volontariato: attualmente è responsabile del centro di formazione per YHNHaaL JOL OHUUV KPMÄcoltà a scuola (presso la MJC di Douala). Alcune di queste vivono con noi insieme ai loro piccoli e sono a nostro carico. La nostra è una grande famiglia di ol[YL[YHÄNSPLUPWV[PSHZJPH[PKHPTPLP (pace a loro) e noi pensiamo a scolarità, alloggio, ecc. E’ possibile realizzare i sogni? Chi ero io? Perché sono arrivato a questo punto? Solo ora capisco il messaggio del Vecchio di «cercare una strada nella vita». Non sono diventato cineasta come avrei voluto, ma ho recitato in qualche ÄST Per tre anni ho fatto lo stampatore e soprattutto sono diventato informatico come lui aveva profetizzato. Il Vecchio è stato uno strumento nelle mani di Dio che ha trasformato molte cose e molte vite. Potessimo noi seguire il suo esempio! “Le vie del Signore nessuno le conosce” amava ripetere, ed è vero: certamente Dio ha voluto indicarmi la strada attraverso don Francesco. E il mio non è un caso unico. Molti altri lui ha guidato in un percorso tracciato dall’alto. Perdonami, Vecchio, questa testimonianza: ma perché tacere se essa può aiutare altri a cogliere la voce di Dio nella propria vita? Il Signore ha fatto per me meraviglie, santo è il suo nome! UN ALTRO ANNIVERSARIO i 15 anni del Museo Gianetti di Maria Rosa Tagliabue I l Museo Gianetti ha riaperto le sue porte ai visitatori. Lo spazio espositivo della Galleria Artemondo torna a popolarsi di nuove mostre: saranno mostre personali e collettive di opere di pittura, ceramica e scultura dove ÄN\YLYHUUV JVTL ZLTWYL HY[PZ[P KP diversi paesi, soprattutto emergenti. Sono previsti anche laboratori speciÄJP WLY IHTIPUP L YHNHaaP KP ZJ\VSL materne, elementari e medie. Cogliamo inoltre l’occasione per ricordare che nel mese di ottobre di quindici anni fa il Museo ha iniziato il suo percorso e da allora è stato sempre pronto ad accogliere e a porsi al servizio della Comunità Saronnese. L’esperienza di questi anni ci ha resi sicuramente più forti e sempre più convinti che le cose belle e ricche di valore costituiscano per tutti un’apertura della mente e del cuore verso nuovi orizzonti. La personalità, per svilupparsi, ha bisogno di incentivi che non disperdano le facoltà umane in cose futili. La mente ed il cuore richiedono stimoli che portino ad una sensibilizzazione creativa e che sappiano far emergere in ognuno di noi i valori interiori. E’ per questa ragione che il COE mette a disposizione spazio, tempo e persone preparate, che con sollecitudine e vivacità aiutino a destare interesse nei giovani e li conducano ad esprimersi e a creare. Nonostante la sua lunga esperienza, il Museo porta sempre con sé il fascino della scoperta. L’occhio non può percepire in una sola volta troppi particolari. Il rivedere le cose perciò non è mai una ripetizione; al contrario, ci permette un’attenzione cosciente e ci fa cogliere ciò che in un primo tempo ci era sfuggito. Punto fondamentale sempre presente sia nelle mostre che nei laboratori è PUÄUL PS KPHSVNV [YH SL J\S[\YL KH J\P potranno emergere e meglio essere valorizzati i veri, inesplorati valori tradizionali di ogni paese. Si tratta senza dubbio di un’esperienza che arricchisce e può condurre a sentimenti di libertà e di pace. ANIME DA PALCOSCENICO al Museo Gianetti una nuova “personale” D al 24 ottobre al 14 novembre presso la Galleria Artemondo si è tenuta la personale di Manlio Noto, pittore di origini siciliane. E' l’inclinazione per il disegno che lo spinge ad iscriversi al liceo artistico, dove scopre quella che sarà la sua altra grande passione: la musica. Intraprende perciò una carriera musicale che lo porterà a lasciare la sua città natale per dirigersi alla volta di Roma, Genova e poi Milano. E' proprio nel capoluogo lombardo che riprende la sua vocazione originaria, mai ZVWP[H7LYHYYLKHYLSHJHZL[[HPUHMÄ[[VLWLYYPSHZZHYTP ho ricominciato a dipingere e siccome mi mancava tantissimo la musica, cominciai a dipingere proprio musicisti in bianco e nero. Volevo sentirmi parte della musica che non riuscivo più a suonare per mancanza di tempo e di energie. " E' così che lo stesso Noto descrive la sua opera, che riesce a coniugare perfettamente i suoi due grandi amori: l'arte e la musica. Manlio Noto dipinge infatti straordinari ritratti di musicisti, e in particolare i neri americani, miti viventi e non, inventori di un genere musicale basato sullo scardinamento delle regole e sull’improvvisazione, il jazz.". Il percorso tortuoso mi ha portato a questa meta e sicuramente mi sento più musicista con i pennelli che con la chitarra. Io so cosa prova il musicista che sto dipingendo. So cosa c'è dietro un uomo che sceglie di sposare uno strumento. Dipingere un uomo che suona mi dà la sensazione di suonare con lui sullo stesso palco, come quando da piccolo suonavo sui dischi e mi sentivo felice..." Un percorso tortuoso, che gli ha fatto cambiare spesso città e lavoro ma che l'ha WVY[H[VPUÄULHKHMMLYTHYZPJVTLHY[PZ[HTVS[VHWWYLazato in Italia come all'estero. Manlio Noto dimostra una grande padronanza anche nella tecnica dello speed painting, meravigliosa forma KHY[LJOLJVUZPZ[LULSYPWYLUKLYLJVUHWWVZP[VZVM[^Hre, un'intera sessione di disegno in photoshop. La sessione può durare diverse ore (a volte giorni) così si monta tutta la ripresa velocizzando il tutto e, una volta inserita SHT\ZPJHZPV[[PLUL\UÄSTH[VKPWVJOPTPU\[P.PV]LKy 5 novembre alla Galleria Artemondo Manlio Noto ci ha dato prova di grande maestria cimentandosi proprio in una performance di speed painting, accompagnato dalla blues band Baton Rouge. 7 I CANTIERI CHE IL SINODO RILANCIA ALL’AFRICA di Anna Pozzi F initi i lavori del Sinodo è tempo di cominciare a lavorare. Non che i padri sinodali non l’abbiano fatto durante la seconda Assemblea speciale per l’Africa, che si è conclusa domenica 25 ottobre con una solenne celebrazione in San Pietro. Anzi, sono in molti a testimoniare che durante questa Assise che ha radunato a Roma più di 300 tra vescovi, teologi, esperti ed uditori si sia lavorato davvero molto. E la soddisfazione è pressoché generale. Relazioni mirate e approfondite, tempi molto rigorosi, THHUJOL\U»HNLUKHÄ[[HKPPUPaPH[P]L collaterali. Non si è dibattuto molto, questo sì. I tempi della discussione e dei lavori nei piccoli gruppi sono stati piuttosto limitati. Ma nel complesso la valutazione sui contenuti di questa seconda Assise è stata quasi unanimemente più che soddisfacente. Del resto, si partiva anche da una buona base, un Istrumentum Laboris molto analitico e articolato. Così, JVTLSVZVUVSLWYVWVZPaPVUPÄUHSP E se qualcuno considera un po’ semplice - o semplicistico - il messaggio ÄUHSL VJJVYYL JVT\UX\L YPJVYKHYL che esso si rivolgee a un pubblico più vasto e non necessariamente necessariame specialistico. Anche lì, tuttavia, si trovano molti spunti interessati. interessat Spunti che, insieme alle proposizioni - e in attesa della le lettera post-sinoda8 A Roma 300 tra vescovi, teologi, esperti e uditori per la seconda Assemblea Speciale per l’Africa. le - possono essere letti come altrettanti stimoli all’azione. Perché il lavoro vero comincia ora, ovvero con la concretizzazione dei discorsi e delle YPÅLZZPVUPMH[[LK\YHU[LPS:PUVKV Diversi padri sinodali e alcune Conferenze episcopali avevano messo in guardia su questo punto già alla vigilia dell’Assemblea. Molti sono stati concordi nel ritenere che il grande limite del primo Sinodo - che pure era stato preparato di più e meglio di questo - era stata proprio la sua applicazione concreta. Anche se, occorre dirlo, tante cose sono state fatte. Ma forse molte altre se ne potevano fare. Tant’è. Il rischio ora è che si ricada nello stesso tranello: bei discorsi a Roma, poca concretezza in Africa. La scarsa attenzione dedicata alla preparazione di questo secondo Sinodo in molte parti del continente fa te- mere che questo rischio sia assolutamente reale. E infatti, gli stessi padri sinodali hanno sollevato più volte la questione. D’altro canto, l’urgenza e l’attualità dei temi trattati - a cominciare da quelli centrali di giustizia, pace e riconciliazione - dovrebbe scongiurare che SL YPÅLZZPVUP MH[te e le decisioni prese restino solo sulla carta. Molti dei temi e dei problemi emersi, infatti, sono gli stessi con cui si confrontano quotidianamente le comunità cristiane e le Chiese in diversi contesti africani. Averli sviscerati ed analizzati all’interno di un Sinodo, in un’ottica di comunione e collegialità, potrebbe far sì che queste questioni vengano ora affrontate in maniera più ZPZ[LTH[PJH LMÄJHJL L JVSSHIVYH[P]H L’impressione è che la Chiesa d’Africa abbia sì da percorrere cammini nuovi, ma soprattutto debba seguire alcuni sentieri già tracciati e intrapresi, ma in modo nuovo. E infatti, alcuni punti fermi su cui hanno insistito i padri sinodali sono quelli di sempre, a cominciare da un rinnovato slancio evangelizzatore. «Siamo convinti che il primo e speJPÄJVJVU[YPI\[VKLSSH*OPLZHHPWVpoli d’Africa è la proclamazione del Vangelo di Cristo», scrivono i padri sinodali. Da qui discende tutta una serie di impegni spesso urgenti e gravosi, che tuttavia trovano fondamento e nuova SPUMH PU \UH YPUUV]H[H ÄK\JPH! KLSSH Chiesa africana in se stessa e nei confronti della società e delle potenzialità del continente. «L’Africa non deve disperare - scrivono -. Le benedizioni di Dio sono ancora abbondanti e aspettano di essere sfruttate con prudenza e giuZ[PaPHHMH]VYLKLPZ\VPÄNSP+V]LSL JVUKPaPVUP ZVUV NP\Z[L P Z\VP ÄNSP hanno dimostrato che possono raggiungere, e in effetti hanno raggiunto, il più alto grado di impegno umano e competenza. Ci sono molte buone notizie in diverse parti dell’Africa. Ma i mezzi di comunicazione moderna spesso prediligono le cattive notizie e sembrano concentrarsi sulle nostre disgrazie e difetti, piuttosto che sugli sforzi positivi che stiamo compiendo. Nazioni sono uscite da lunghi anni di guerra e si muovono gradualmente sui sentieri della pace e della prosperità. Il buon governo sta avendo un notevole impatto positivo in alcuni paesi africani, stimolando così altri paesi a riconsiderare le cattive abitudini del passato e del presente. Abbondano segnali di molte iniziative che cercano di dare un’effettiva soluzione ai nostri problemi. Questo Sinodo, proprio per la scelta del suo tema, spera di essere una di queste iniziative positive. Invitiamo tutti indistintamente a collaborare per racJVNSPLYLSLZÄKLKLSSHYPJVUJPSPHaPVUL della giustizia e della pace in Africa. Molti stanno soffrendo e morendo: non c’è tempo da perdere. Benedetto XVI, in apertura dei lavoYPH]L]HKLÄUP[VS»(MYPJHPSWVSTVUL spirituale» dell’umanità di oggi. Questa preziosa risorsa deve però essere valorizzata e “sfruttata” al meglio, anche per dare seguito alle proposizioni emerse dal Sinodo. Il tema del Sinodo: Riconciliazione, giustizia e pace. priorità nell’agenda pastorale della sua diocesi». Diocesi che, d’altro canto, sono chiamate ad essere «modelli di buon governo, di trasparenaH L KP I\VUH NLZ[PVUL ÄUHUaPHYPH® Non basta, dunque, tirare le orecchie a politici corrotti e ad amministratori incapaci. Un primo esame di coscienza - da cui trarre le dovute conseguenze - si impone. Anche per rendere credibili affermazioni e critiche forti e assolutamente legittime come quelle rivolte ai politici africani: «L’Africa ha bisogno di santi PUYPSL]HU[P\MÄJPWVSP[PJPZJYPvono i padri sinodali -: politici santi che sgombreranno il continente dalla corruzione, che lavoreranno per il bene della gente e che sapranno come galvanizzare altri uomini e donne di buona volontà al di fuori della Chiesa ad unirsi contro i mali comuni che assillano le nostre nazioni. Il Sinodo ha raccomandato fortemente JOL SL *OPLZL SVJHSP PU[LUZPÄJOPUV PS loro apostolato per la cura spirituale di quanti sono in cariche pubbliche, designino zelanti cappellani per loro LKVYNHUPaaPUV\MÄJPKPJVSSLNHTLUto ad alto livello per evangelizzare i parlamenti». Ma è tutto il discorso relativo ai laici che chiede oggi alla Chiesa un rinno- vato impegno, sia che si tratti del loro ruolo nella Chiesa e nella società, sia JOLZPSH]VYPWPULSSVZWLJPÄJVWLYSH valorizzazione delle donne, sia che si affronti il tema cruciale della famiglia. Non basta mettere in guardia contro «gli attacchi di velenose ideologie provenienti dall’estero». Occorre offrire modelli sani di riferimento, anche attraverso la cura pastorale. E poi l’attenzione per i giovani. «Voi non siete solo il futuro della Chiesa ZPSLNNLULSTLZZHNNPVÄUHSL!]VP siete già il presente in grande numero. In molti Paesi d’Africa più del 60 per cento della popolazione è sotto i 25 anni». Proporre valori che danno senso alla loro esistenza, oltre che prospettive concrete per costruirsi una vita dignitosa sono il primo passo per evitare la fuga di migliaia di giovani e di cervelli. Educazione e sanità sono altrettan[LZÄKLKPJ\PSH*OPLZHK»(MYPJHZPu sempre fatta carico e che oggi devono essere rilanciate anche in un’ottica - peraltro spesso sottolineata durante il Sinodo - di globalizzazione. Ovvero di costruzione di un «ordine mondiale nuovo e giusto». È questo l’appello con cui si conclude il mesZHNNPVÄUHSLKLS:PUVKV<UVYKPUL mondiale nuovo e giusto» a cui la Chiesa d’Africa può e deve dare il suo contributo. Sono molti i cantieri aperti: in campo ecclesiale, i padri sinodali hanno riconosciuto che solo «l’unità dell’episcopato è fonte di grande forza, mentre la sua assenza spreca le energie, rende vani gli sforzi e apre uno spazio ai nemici della Chiesa per neutralizzare la nostra testimonianza». E inoltre, «ogni vescovo deve porre le questioni della riconciliazione, della giustizia e della pace come un’alta 9 FESTA IN COMUNITA’ di Eleonora Borgia S i è svolto nei giorni 9-10-11 Ottobre il pellegrinaggio del COE a Roma, un’occasione turistica ma soprattutto spirituale per il gruppo partito da Barzio e dintorni. In concomitanza al II Sinodo per l’Africa in corso a Roma, il COE ha creato l’occasione per incontrare i vescovi provenienti dai Paesi in cui esso è presente in Africa: una tavola rotonda organizzata nella sala conferenze del Kaire Hotel alla quale hanno preso parte 5 vescovi partecipanti al Sinodo. L’incontro con i pastori africani è stato motivo di confronto sulla situazione africana e sulle speranze che il sinodo sta prospettando per l’intero continente. I tre giorni romani hanno dato una buona opportunità per riunire tutte le realtà del COE in Italia e la comunità di Roma ha accolto a braccia aperte i fratelli qui convenuti. La serata con i vescovi ha visto protagonisti anche tutti gli incaricati della struttura del Kaire Hotel che hanno allietato la serata con una gustosa cena accuratamente preparata da Said ed Angelino. Il sabato è stata una vera e propria giornata di incontro con amici, conoscenti e vicini di casa. All’incontro in sala confe- I giovani della comunità di Roma 10 renze, dove è avvenuta la presentazione dei due nuovi libri del COE, è seguito il buffet in giardino curato nei minimi dettagli dal Kaire Hotel e la serata di animazione nel parco della casa. Nonostante le brutte previsioni del tempo, che avevano scoraggiato gli organizzatori al mattino, non è stato com- promesso l’andamento della serata. I preparativi fervevano, ma il cielo non rassicurava proprio. Molte erano le titubanze sul da farsi poiché in un posto chiuso il tutto non avrebbe avuto lo stesso effetto. All’improvviso il sole ha fatto capolino tra le nuvole, il cielo si è aperto e tutto è andato per il verso giusto. Secondo noi don Francesco dal cielo ci ha messo lo zampino: non poteva abbandonarci proprio in quell’occasione. Alla presenza di conoscenti, amici e simpatizzanti del COE abbiamo trascorso una serata di fraternità, mista di canti, video, musica; una serata di comunione, il cui scopo è stato quello di continuare a far conoscere l’amore che don Francesco Pedretti continua a tramandare. “La comunità è una famiglia grande e KPMÄJPSL TH ZLTWYL ILSSH LK LZHS[HU[L Bisogna avere cura perché la comunità JYLZJH JOL JP ZPHUV JPVu KLP TLTIYP ]P]HJPWHaPLU[PYPJJOPKPHMML[[VJOLJYLdono nella comunità e si aprono verso tutti”. Italia, 1993. Questa è l’eredità che don Francesco ha lasciato a noi, sfortunati di non aver fatto in tempo a conoscerlo di persona, ma fortunati di essere parte di ciò che lui ha sognato, realizzato e amato: il COE! AFRICA DA CONDIVIDERE di Prashanth Cattaneo Sostenere e valorizzare il continente, soprattutto nei suoi aspetti culturali e spirituali: questa è stata la scelta del Coe, portata avanti nei primi 50 anni di attività. Una scelta ribadita anche al 2° Sinodo dei vescovi per l’Africa, in cui si è rilanciata l’esigenza di una maggiore collaborazione fra ong cristiane e Chiese locali. «All’Africa noi diamo… l’Africa ci dà…», con queste parole monsignor Luigi Bressan, vescovo di Trento, ha aperto i lavori della conferenza su “La presenza della Chiesa in Africa e la ZÄKHKLSSHJVVWLYHaPVULJYPZ[PHUHHSSV sviluppo” organizzata dal Coe in occasione del 2° Sinodo dei vescovi per l’Africa e dei 50 anni dalla fondazione dell’associazione, «una condivisione che nasce dall’ascolto, dal dialogo e dalla conoscenza reciproca». E proprio sul modo di promuovere una conoscenza reciproca autentica e su quanto i progetti a sostegno della cultura siano una priorità nello sviluppo dell’Africa sono stati tra i temi al centro del dibattito: monsignor Victor Tonye Bakot, presidente della Conferenza episcopale camerunese e arcivescovo di Yaoundé, ha sottolineato come «ogni progetto rivolto alla conoscenza e alla promozione della cultura e dell’arte è importante sia per la crescita delle società africane, sia per l’opportunità che i volontari europei hanno di comprendere meglio e far conoscere alle loro società l’animo e i valori africani, attraverso l’incontro con le espressioni artistiche dei popoli con cui vengono in contatto». «È interessante vedere come la Chiesa d’Africa che ha ricevuto aiuti da altre Chiese, attraverso l’evangelizzazione e attraverso opere sociali, oggi sia aperta a condividere le proprie potenzialità con altre Chiese, rispondendo, ad esempio, alla richiesta di sacerdoti che viene dall’Europa e da alcune parti dell’America» ha continuato Bakot. Prendendo spunto dalla mostra d’arte sacra africana “Tempi d’Africa” (ora itinerante in Italia), che il Coe ha promosso proprio in occasione del 2° Sinodo dei vescovi per l’Africa e che per tutto il periodo è stata esposta in Vati- cano nell’atrio della Sala Nervi, l’Abbé Joseph Ndi-Okalla, presente al Sinodo come esperto, ha affermato la grande importanza che ha la valorizzazione dei linguaggi espressivi dei popoli africani, insieme alla promozione dei giovani artisti che cercano, partendo dal vasto patrimonio culturale africano, nuove espressioni capaci di comunicare valori e speranze non solo alle società del continente nero, ma a tutti. «E per questo motivo, come insegnante d’arte presso l’Università di Yaoundé, incoraggio il Coe nelle varie attività promosse in Camerun: dalla scuola d’arte al Centro d’arte applicata, dai musei ai concorsi per giovani artisti…» ha dichiarato Ndi-Okalla. Inseriti nelle Chiese locali L’urgenza di promuovere una maggiore collaborazione fra organismi cristiani di volontariato internazionale e Chiese locali, così da rendere ogni progetto sempre meglio inserito nel contesto sociale, è stato invece al centro degli interventi di monsignor Antoine Ntalou e di monsignor Jean Bosco Ntep, rispettivamente vescovo di Garoua, nord Camerun, e di Edea. «Tale collaborazione non deve essere intesa come “buona” esecuzione di un progetto stabilito, ma deve nascere da una progettazione condivisa ÄU KHSS»PUPaPV JOL ]LKH come protagonisti i volontari europei e locali», ha sottolineato il vescovo di Edea. Un problema, che spesso preoccupa gli organismi di volontariato, è il passaggio della conduzione dei progetti dai responsabili dell’organismo di volontariato ai responsabili locali. Monsignor Ntalu su questo ha le idee molto chiare: «Perché il passaggio di consegne non ricada in modo negativo sul progetto, occorre che l’organismo abbia la disponibilità a studiare e a seguire questa fase, condividendo la responsabilità con la diocesi che poi si farà carico di continuare l’azione». Mons. Portella Louis, vescovo di BrazaH]PSSLOHYPJOPHTH[VPUÄULS»H[[LUaPVne sul valore dell’incontro fra le persone, sulla profondità spirituale che deve caratterizzarlo. «Questo deve essere tenuto presente nelle esperienze degli organismi di volontariato internazionale perché solo se i volontari vivono, con le persone che incontrano, forti espe p rienze spirituali, si sentiranno arricchiti, e solo così l’esperienza perienza e l’“av l’“avventura” di cooperazione ne diventerà un’occasioun’occasione di crescita reciproca eciproca autentica autentica». 11 ECCO VENUTO IL TEMPO DELL’AFRICA Partecipazione del Coe al II Sinodo dei Vescovi per l’Africa Roma, 4-25 ottobre 2009 di Joseph Atangana-Ndzie E “ cco venuto il tempo dell’Africa”” è il titolo della mostra organizzata dal COE-Camerun e dal COE di Barzio nell’aula Paolo VI dove si sono tenuti i lavori della II Assemblea Speciale dei Vescovi per l’Africa convocata dal Papa Benedetto XVI dal 4 al 25 ottobre. Con essa gli organizzatori intendevano rendere omaggio al II Sinodo e al tempo stesso onorare la memoria di don Francesco che nel 1994, per il I Sinodo sull’Africa, aveva avuto quella iniziativa con il P. Engelbert Mveng, ora defunto, pioniere dell’arte sacra africana e aveva pubblicato un opuscolo dalla cui introduzione è stata ripresa questa visione profetica: “Ecco venuto il tempo dell’Africa”. ISLHZPWVULPUJVU[PU\P[nJVUSH WYPTH WLY ]LYPÄJHYL PS JHTTPUV JVTWP\[V HWWYVMVUKPYL HSJ\UP HZWL[[PLKLZHTPUHYLSLZÄKLWP recenti giacché - continua il Papa - il Sinodo costituisce sempre \U»PU[LUZH LZWLYPLUaH LJJSLZPHSL \U»LZWLYPLUaH KP YLZWVUZHIPSP[n pastorale collegiale nei confronti KP\UHZWL[[VZWLJPÄJVKLSSH]P[H KLSSH *OPLZH VWW\YL JVTL PU X\LZ[VJHZVKP\UHWHY[LKLS7VWVSVJYPZ[PHUVKL[LYTPUH[HPUIHZL HSS»HYLH NLVNYHÄJH.” Sempre in quella occasione il Papa ha precisato il carattere dell’assise “E’ importante sottolineare che non ZP[YH[[HKP\UJVU]LNUVKPZ[\KPV UtKP\U»HZZLTISLHWYVNYHTTH[PJH¯3HJVZHWPPTWVY[HU[LWLY [\[[PuHZJVS[HYL!HZJVS[HYZPNSP\UP NSP HS[YP L [\[[P X\HU[P HZJVS[HYL ciò che il Signore vuole dirci. Per X\LZ[V PS :PUVKV ZP Z]VSNL PU \U JSPTH KP MLKL L KP WYLNOPLYH PU YLSPNPVZH VIILKPLUaH HSSH 7HYVSH di Dio.” Le opere esposte sono venute in gran parte dal Concorso panafricano lanciato nel 2008 dall’IFA di Mbalmayo sul tema del Sinodo: “9PJVUJPSPHaPVUL NP\Z[PaPH L pace” e i Padri sinodali, come Card. Comastri e J. Atangana dopo la celebrazione eucaristica nella cripta di S. Pietro Così al termine dei lavori i Padri pure il Santo Padre, hanno potusinodali hanno sottoposto all’atto ammirare a proprio agio quei tenzione del Santo Padre 57 proposiX\HKYPSLJ\PPTTHNPUPZÄSH]HUVZV[[VP l’Africa è il ‘polmone spirituale’ per una zioni relative a questa assemblea speloro occhi durante tutti i lavori in aula. \THUP[nJOLWLYKPYSVJVS7HWHºHWWHciale per l’Africa indicata quale ‘Sinodo Si può dunque parlare di successo di YLPU\UHJYPZPKPMLKLLKPZWLYHUaH’”. della Nuova Pentecoste’, proposizioni un’iniziativa per la quale diciamo il Ecco perché durante tre settimane di tutte attinenti al tema ‘Riconciliazione, nostro grazie alla Santa Sede e a tutti permanenza a Roma, dal 9 al 31 ottogiustizia e pace’. Tuttavia nell’attesa decoloro che si sono dati da fare per rebre, ho seguito con grande attenzione gli orientamenti che il Papa non manalizzare questo progetto che mira alla i lavori del Sinodo grazie a un’autorizcherà di dare attraverso un documento promozione dell’arte sacra in Africa, aHaPVULJVUJLZZHTPKHSS»<MÄJPV:[HTpost-sinodale, quattro di esse hanno alla creazione di una struttura di forpa del Vaticano che mi ha permesso destato in modo speciale la mia attenmazione di artisti africani e alla prodi accedere a tutti i documenti forniti zione in rapporto all’impegno del COE duzione di opere e di oggetti religiosi ai media e di partecipare a numerosi nella Chiesa e in Africa. Esse trattano inculturati. Malgrado sia qualcosa di incontri organizzati attorno al Sinodo di: laicato (37), famiglia (38), inculturainedito, la mostra non è che un aspetKHNSP VYNHUP \MÄJPHSP KLSSH :HU[H :LKL zione (33), migranti e rifugiati (28). to della partecipazione del COE al II <MÄJPV:[HTWH9HKPV=H[PJHUHVKH Per la sua natura di associazione di laiSinodo africano poiché, come scrive altre istituzioni ecclesiali. ci impegnati nella trasformazione del il giornalista a Carlo di Cicco sull’Ossermondo, il COE è interessato in modo vatore Romano del 27 ottobre ott 2009: Come ha dichiarato il Papa nell’Angeparticolare alla proposizione 37 sul “3H H ZVS\aPVUL KLP NYH]P WYVISLTP WYV KLSSL lus del 4 ottobre al termine della solaicato. A questo proposito i Padri sisocietà età africane non tocca soltanto agli lenne apertura in S. Pietro: “(KPZ[HUaH “ nodali scrivono: “I fedeli laici di Cristo HMYPJHUP TH YPN\HYKH YPN\HYKH [\[[P UVP 0UMH[[P KPX\PUKPJPHUUPX\LZ[HU\V]H(ZZLT12 condividono la sua triplice missione di sacerdote, profeta e re, poiché sono membri del Popolo di Dio. Sono quindi chiamati a vivere la loro vocazione e missione a tutti i livelli della società, specialmente nella sfera socio-politica, in quella socio-economica ed in quella socio-culturale. In questo modo essi diventano “sale della terra” e “luce del mondo”, servendo la riconciliazione, la giustizia e la pace in questi ambiti della società. Di conseguenza la Chiesa deve equipaggiarli con una catechesi iniziale e permanente per la conversione del cuore, sostenuta da un’adeguata formazione spirituale, biblica, dottrinale e morale, per creare una coscienza civile da cristiano. A questo proposito forse uno degli strumenti provvidenziali per lo sviluppo di questa conversione ed esperienza di fede sono i nuovi movimenti ecclesiali”. Nell’anno giubilare dei 50 anni del COE e di 40 anni di sua presenza in Africa, questa proposizione appare un invito pressante del Signore per una nuova tappa del suo cammino. Quanto alla proposizione 38 sulla famiglia che don Francesco vedeva come un programma prioritario del COE, i Padri sinodali ricordano che essa è di ‘origine divina’. “Essa è il “santuario della vita” e il nucleo della società e della Chiesa. Essa è il luogo appropriato per imparare e praticare la cultura del perdono, della pace, della riconciliazione e della concordia. A causa della sua capitale importanza e delle minacce che essa affronta, segnatamente la trivializzazione dell’aborto, il disprezzo della maternità (gravidanza), la distorsione della nozione del matrimonio e della stessa famiglia, l’ideologia del divorzio ed una nuova etica relativista, la famiglia e la vita umana devono essere protette, difese”. E tra le misure che i Padri sinodali propongono, notiamo in particolare quanto segue: - Rendere nota la Carta della Famiglia della Santa Sede; \U»HKLN\H[HJH[LJOLZPZ\SSHJVUJLaPVne cristiana della famiglia; LK\JHaPVUL KLSSL JVWWPL H JYLZJLYL nell’amore coniugale e nella paternità YLZWVUZHIPSLZLJVUKVSHKV[[YPUHKLSSH Chiesa; SHJLSLIYHaPVULNP\IPSHYLKLSSLUVaaL K»HYNLU[VK»VYV" - aiutare le giovani coppie mediante JVWWPLTVKLSSVILUPKLU[PÄJH[L Come si vede, si tratta di proposizioni assai concrete che le strutture del COE possono adottare e mettere in pratica tanto in Africa che in Italia e promuovere scambi di esperienze che stimolino gli uni e gli altri. L’inculturazione, oggetto della proposizione 33; è stato uno dei quattro punti più importanti del Sinodo 1994 e la sua realizzazione sul piano artistico è stata l’origine della mostra organizzata in Vaticano durante questo Sinodo. Secondo i Padri sinodali “*»uIPZVNUV di compiere uno studio completo sulle [YHKPaPVUP L J\S[\YL (MYPJHUL HSSH S\JL KLS ]HUNLSV WLY HYYPJJOPYL SH ]P[H JYPZ[PHUH ¯ L WLY HUPTHYL L ZVZ[LULYL PSSH]VYVKPL]HUNLSPaaHaPVULKLPWVWVSP d’Africa e delle loro culture”. A questo proposito i Padri sinodali propongono tra l’altro: “che gli elementi positivi delle culture tradizionali africane siano incorporati nei riti della Chiesa”: è in effetti quello che il progetto di creazione di un Centro d’arte sacra inculturata si popone di realizzare e a questo scopo è in cerca di risorse umaULLÄUHUaPHYPL no di ricevere un’istruzione migliore, guadagnare più soldi, e, in alcuni casi, godere di una maggiore libertà“. Già negli anni ’80 don Francesco percepiva questo problema e precorrendo i tempi ha impegnato il COE in programmi concreti per affrontarlo. Si possono citare, ad esempio, l’accoglienza di studenti stranieri, gli scambi interculturali, l’educazione alla mondialità, il gruppo ¸0UTVUNVSÄLYH¹PS-LZ[P]HSKLS*PULTH Africano. Ma oggi a causa delle enormi dimensioni raggiunte da questo problema e delle sue nefaste conseguenze, si tratta di suscitare una mobilizzazione maggiore sull’esempio della Chiesa il cui *VUZPNSPV 7VU[PÄJPV WLY P 4PNYHU[P L i Rifugiati ha organizzato dal 9 al 12 novembre 2009 il VI Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti sul tema: “Una risposta pastorale al fenoTLUV TPNYH[VYPV ULSS»LYH KLSSH NSVIHSPaaHaPVUL”. Al termine della celebrazione del duplice giubileo dei 50 anni del COE e dei 40 anni della sua presenza in Africa, il Signore ci propone con il II Sinodo Speciale dei Vescovi per l’Africa U\V]LZÄKLHSÄULKPWHY[LJPWHYLJVUSH Chiesa universale alla costruzione del Regno di Dio in questa era di globalizzazione che è un richiamo a restaurare nel mondo i valori della riconciliazione, della giustizia e della pace. 0UÄUL PS WYVISLTH KLP migranti e dei rifugiati, oggetto della proposizione 28, è stato forse quello che più ha attirato l’attenzione sul Sinodo data la sua bruciante attualità. Su questo tema i Padri sinodali scrivono: “Nel continente africano ci sono circa quindici milioni di migranti che cercano una patria e un luogo di pace. Il fenomeno di questo esodo rivela l’aspetto delle ingiustizie e crisi socio-politiche in alcune aree dell’Africa. Migliaia hanno tentato, ed ancora cercano, di attraversare deserti e mari per raggiungere “pascoli più Ottobre 2009: la mostra d’Arte sacra africana in Vaticano verdi”, dove credo- 13 Grande festa in “brousse” di Anna Mainini I l 25 e 26 settembre si sono svolti a Garoua i festeggiamenti eggiamenti per il 50° anniversario di vita del COE, il 40° anniversario di presenza in Cameroun e la commemorazione del 10° anniversario della morte di don Francesco, fondatore del COE. 0S[LTHHMÄKH[VH.HYV\Hu stato quello dello sviluppo rurale; innanzitutto perché la nostra zona è sede del CFAP (Centro di Formazione Agro-Pastorale) di Hosséré Faourou, fattoria impiantata dal COE 15 anni fa e punto di riferimento per il settore rurale con lo scopo di contribuire alla riduzione delle povertà e allo sviluppo sociale ed economico del territorio attraverso formazioni e sensibilizzazione nei villaggi dei comuni di Barndake e Gashiga. Venerdi 25 settembre nel salone della MJC Maison des Jeunes et de la Culture erano presenti circa 200 persone tra cui diverse autorità civili e tradizionali, il personale delle strutture, l’Arcivescovo di Garoua Mons. Antoine Ntalou, la Rappresentante del Coe in Cameroun Pina Airoldi e Atangana Ndzie Jose- 14 ph responsabile spirituale (capi storici dell’incontro fra Coe e Cameroun) i rappresentanti delle strutture del Coe di Douala e Yaoundé e i rappresentanti dei 65 gruppi di contadini (Gic) dei villaggi che il CFAP ha formato e sta seguendo in un cammino di sviluppo e di autopromozione. La giornata è stata divisa in due parti; nella mattinata è stata presentata in po^LYWVPU[SHZ[VYPHKLS*VLLSH]P[HKPKVU Francesco, commentata ampiamente e con emozione da M. Atangana. In seguito i responsabili del programma “ragazzi PUKPMÄJVS[n¸KLSSH41*LKLSS»VZWLKHSL “Notre Dame des Apotres“ hanno illustrato le attività delle diverse strutture e risposto ad alcune domande del pubblico. E’ stato anche proiettato un document ario sulle attività del Coe in Cameroun realizzato dal giornalista italiano Paolo Pardini. Il pomeriggio è stato dedicato alla presentazione del CFAP e del progetto di Z]PS\WWV Y\YHSL ÄUHUaPH[V dall’Unione Europea. La giornata si è conclusa con una divertente rappresentazione teatrale dei giovani della MJC sul rispetto dell’ambiente e con la celebrazione della messa solenne presieduta dall’Arcivescovo. Sabato 26 settembre la manifestazione si è svolta alla fattoria del CFAP sotto uno splendido e caldo sole. I contadini dei GIC (Gruppo d’Iniziativa Comune) e delle Unioni di GIC hanno organizzato \UHTPUPÄLYHHNYPJVSHJVUZ[HUKZWLY esporre i loro prodotti: miglio, mais, manioca, verdure, alberi da frutta, animali e la polvere di Moringa Oleifera pianta dalle molteplici qualità nutrizionali. +VWVPKPZJVYZP\MÄJPHSPKLPYLZWVUZHbili e delle autorità sono state conseNUH[L\MÄJPHSTLU[LHPWYLZPKLU[PKLSSL Unioni le chiavi dei magazzini costrui[P NYHaPL HS WYVNL[[V Y\YHSL ÄUHUaPH[V dall’Unione Europea. A ogni delegato dei GIC è stata regalata una pianta di Moringa Oleifera a scopo di divulgazione e la mattinata si è conclusa con la visita agli stands e un semplice e gustoso pranzo a base di cibi locali. Al di là della festa, queste giornate sono state l’occasione per far conoscere in modo più completo e profondo la storia del Coe e di don Francesco, la sua spiritualità ed i valori fondamentali che hanno spinto quest’uomo di grande fede ed entusiasmo a fondare, con un piccolo gruppo di giovani, un’associazione che a partire da Saronno si è aperta al mondo. Yes we can!!! di Francis Kammogne R iprendendo questa esclamazione ormai celebre di Barack Obama, possiamo anche noi KPYL @,: >, *(5 WLY X\HSPÄJHYL SH brillante prestazione dei ragazzi intercampus del Centro Sportivo Camerunese che nel settembre scorso si sono visti attribuire a Firenze dall’Inter la prima Coppa del Mondo Intercampus dei minori di 13 anni. I quattordici ragazzi camerunesi, scelti tra trecento del loro paese, venivano da situazioni difÄJPSP NPHJJOt PS JYP[LYPV WLY la selezione non era l’eccellenza nello sport ma il disagio sociale. Delle 18 partite giocate con brio da questi ragazzi, una l’hanno persa, due sono risultate nulle e 15 le hanno vinte contro paesi come: Brasile, Argentina, Uruguay, Messico, Cina, Iran, Colombia, Slovenia, Uganda, Angola, Libano, Slovacchia, Marocco, Israele, Palestina, Romania, ecc…. Il Centro Sportivo Camerunese è nato undici anni fa da un’intuizione di don -YHUJLZJV 7LKYL[[P JOL HSSH ÄUL KLP Mondiali del ’90 aveva dato inizio al progetto SPORT FOR AFRICA. WSPULZWVY[P]L(SSHÄULKPX\LZ[VJHT LZWVY[P]L(SSHÄULKPX\LZ[VJHT-pionato ogni ragazzo ha ricevuto, oltre olt alla medaglia, una bicicletta cche per alcuni di loro serve per andare a scuola e per portare a casa i prodotti dei campi. Il trofeo dei campioni del mondo verrà tra non molto consegnato in Camerun da Samuel Eto che ha accettato di suonare il tam tam con la delegazione camerunese al momento del giro d’onore nello stadio di San Siro durante la partita Inter-Napoli del 23 settembre 2009. Mentre l’Africa si appresta a ospitare, per la prima volta nella sua storia, la Coppa del Mondo di calcio, non ci resta che augurare fortuna HPZ\VPÄNSPLHKPYSVYVJOL con un lavoro tenace e la buona volontà i sogni possono realizzarsi. Il Centro Sportivo Camerunese organizza e educa circa tremila tra ragazzi, giovani e adulti mediante diverse disci- YES WE CAN!!! Si noi possiamo!!! Grazie, ragazzi, della gioia che ci avete procurato. ELOI NDZANA PREMIATO AL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA Ci congratuliamo con il nostro amico e collaboratore in Camerun per il bel riconoscimento che le sue opere hanno ottenuto anche al di fuori del suo paese. Riportiamo qui di seguito le motivazioni che lo hanno visto vincitore del premio “CITTÀ DI VENEZIA”. ¸( \U JPULHZ[H HWWHY[LULU[L HSSL JPULTH[VNYHÄL dell’Africa o di altri continenti che abitualmente sono esclusi dai circuiti commerciali del mondo occidentale. Un cineasta che valorizza con il suo lavoro e fa apprezzare il cinema del suo Paese, del quale incoraggia lo sviluppo. Un cineasta che, invitando i colleghi a un impegno ar[PZ[PJVZVJPHSLTVYHSLKnPSZ\VJVU[YPI\[VHMÄUJOtPS cinema sia una degna rappresentazione della realtà e della vita di cui è espressione”. *OP u ,SVP )LSH 5KaHUH PS ]PUJP[VYL KLS WYLTPV ¸*P[[n KP =LULaPH¹LKPaPVUL& 9LHSPaaH[VYL L NPVYUHSPZ[H KP MVYTHaPVUL ,SVP )LSH 5KaHna è uscito dalla scuola della televisione in Camerun nel *VSSHIVYH JVU SH [LSL]PZPVUL KLS *HTLY\U ULSSH X\HSL ZP VJJ\WHKPYLHSPaaHYLWYVNYHTTPWLYSHNPV]LU[ .PYHWHYLJJOPÄSTZLY]PaPKVJ\TLU[HYPÄSTPZ[P[\aPVUHSP Oggi è insegnante alla scuola della televisione ed è responZHIPSLKP\UVZ[\KPVKPMVYTHaPVULLKPWYVK\aPVULH\KPV]PZP]H=PKLVWYV *VU SH JVSSHIVYHaPVUL KLS JLU[YV J\S[\YHSL MYHUJLZL OH JYLH[VLKHUPTH[VWLYTVS[V[LTWVPSJS\IKLP]PKtHZ[LZ piattaforma che permette ai dilettanti del video di avere un ZWHaPVKPWYLZLU[HaPVULKLPSVYVÄST :\SWPHUVMVYTH[P]V,SVPWPSV[HPSWYVNL[[VWYLZZVS»HYJPKPVJLZPKP+V\HSHKP\UH:J\VSHKPMVYTHaPVUL7YVMLZZPVUHSL delle Arti e Mestieri dell’audiovisivo.” (Michele Serra) 15 Un anno al Cass in servizio civile di Chiara Dragoni L a prima volta che sono arrivata al *LU[YVKP(UPTHaPVUL:VJPV: *LU[YVKP(UPTHaPVUL:VJPV:HUP [HYPH*(::TPZLTIYH]HKPLZZLYL PH*(::TPZLTIYH]H HSS»PU[LYUVKP\UHWPJJVSHZVJPL[nTVS[V VYNHUPaaH[HLTVS[VKPZWLYZP]HHSSVZ[LZZV[LTWV4HTTLJVUPSZVYYPZVTHTTL[YPZ[PPUMLYTPLYPMYLUL[PJPHS[YPJHSTP IHTIPUPJOLNPVJHUVYHNHaaLJOLIHSS SHUVHSZ\VUVKLS[HT[HTTHHUJOL T\YH[VYP JHTPVU WPLUP KP JLTLU[V¯ 8\HUKV SV ]LKP KH M\VYP UVU JHWPZJP ma quando lo vedi e lo vivi dal di dentro non puoi che innamorartene! La sua complessità e la sua rapida evoS\aPVUL u [HSTLU[L [HU[H L HUJOL SH TPHLTVaPVULX\HUKVJPWLUZVJOL JYLKVZPHWPNP\Z[VSHZJPHYLZWHaPVHSSL WHYVSL KLS KV[[VY (U[VPUL )LYY` \UV KLP YPJLYJH[VYP JOL VYIP[HUV PU[VYUV HS centro da diversi anni e profondo conoscitore non solo del CASS ma dell’AfriJHJLU[YHSLJOLYHJJVU[H! “Il CASS, sì è possibile… Conosco il CASS da qualche anno, è sempre là, nel quartiere Anguissa di Yaoundé. La stessa insegna indica una direzione incerta: una strada sterrata che porta al centro. Il CASS non è cambiato, anche se si è radicalmente 16 trasformato… Non è cambiato perché è restato un rifugio per tutte le sofferenze, sia del corpo sia tutte le altre. Non ci sono star, ma sempre la voglia di fare bene per il numero più grande possibile, miglior qualità al minor prezzo. Nonostante il suo successo il CASS resta legato alla popolazione del quartiere. In continua trasformazione perché non si parla di rivoluzioni, ma ogni anno una o due idee, una nuova attività, una nuova costruzione. Sempre in movimento, il CASS avanza dolcemente, regolarmente senza esitazione apparente. In tutto il mondo, da nord a sud, da est a ovest, le strutture sanitarie si occupano di alleviare, guarire quando possibile, ma raramente si occupano di prevenzione. In modo unico, il CASS utilizza un approccio sanitario molto simile a quello delineato dall’OMS, scritto nel preambolo della sua costituzione dell’aprile 1948: la sanità è uno stato completo KPILULZZLYLÄZPJVTLU[HSLLZVJPHSLL non consiste solo in uno stato di assenza di malattia o infermità. Infatti, il CASS non riassume la sua attività solo con la cura o con la prevenzione: c’è il dispensario, SMI (le cure materno-infantili), la maternità, il dentista, l’oftalmologo. Il CASS ha anche un’implicazione in quartiere nei progetti di risanamento, la presa in carico psicologica e sociale delle donne incinte che vivono con l’HIV, la preparazione al parto, l’inquadramento dei giovani per lo sport, la sensibilizzazione, le chiacchierate educative… In tutto questo c’è anche un aspetto economico che troppo spesso viene minimizzato e resta un tabù quando si parla di sanità. Nonostante le cure di qualità e le medicine offerte a costi minimi, il budget del CASS è in equilibrio, uÄUHUaPHYPHTLU[LH\[VUVTVHKPZWL[to di molte strutture in Europa o altrove JOL ZVUV ZVNNL[[L H KLÄJP[ HIPZZHSP 8\LZ[VLX\PSPIYPVÄUHUaPHYPVu\UWLNUVKPSPILY[nLKnHSSHZ[Y\[[\YHSHÄK\- cia e quindi la generosità dei partners e dei donatori, istituzionali o privati, e permette di realizzare investimenti e sostituzione di strumenti e materiali. Un altro aspetto di questa visione economica risiede nel fatto che il CASS è il primo datore di lavoro del quartiere con più di 70 impiegati e quindi assiJ\YH\U»LU[YH[HÄZZHLYLNVSHYLHWPKP 70 famiglie. Quando si arriva al CASS ci sono semWYLU\V]LÄN\YL!KHSS»0[HSPHKHSSH:]Pazera, dalla Francia, dal Cameroun. Ci sono sempre stagisti, volontari, ostetriche, animatori sociali, medici, informatici… vengono ad aiutare, ma anche ad imparare. Il CASS è un luogo di formazione, di incontro, ma soprattutto un luogo di scambio. Tutti ne escono vincenti. 0UÄUL IPZVNUH ZV[[VSPULHYL \U HS[YV aspetto molto importante: la ricerca. Il CASS è sollecitato dagli istituti di ricerca e dalle università, per mettere in piedi studi che possano migliorare le conoscenze in merito a questioni importanti quando si parla di sanità in (MYPJH PU[LY[YVWPJHSL! S»PUÅ\LUaH KLSSH LSSH malaria nella trasmissione maternonofetale dell’HIV, miglioramento della la prevenzione della malaria per le donne e incinte affette da HIV, messa in atto di tecniche e strategie di screening precoce dell’HIV per i bambini nati da madri infette, interesse dei test di screening rapido della malaria, valutazione delSH JPYJVSHaPVUL KLS ]PY\Z KLSS»PUÅ\LUza. Ancora altri progetti sono in corso. Anche se le ricerche sono spesso condotte da persone esterne al CASS, l’insieme del personale, infermieri, infermiere, tecnici di laboratorio, ostetriche, personale amministrativo, partecipa attivamente a questa attività, oltre al loro lavoro quotidiano. I responsabili della struttura selezionano i progetti, in funzione del loro carattere etico, delle loro possibili rapide ricadute di cui WVZZVUV ILULÄJPHYL P WHaPLU[P KLSSH loro fattibilità: non perturbare troppo il lavoro quotidiano resta comunque una priorità assoluta. *V * V lì?? pa fed Ogni parola presa isolatamente non niente di eccezionale, ma messe vic a un luogo o attorno a qualche perso fanno meraviglie. Il CASS, sì è possibile…”. +H X\LZ[H KLZJYPaPVUL JOL W\~ ZLT ZLT-IYHYL\UWV»PKPSSPHJHTHJOLWLUZVJVY UWV»PKPSSPHJHTHJOLWLUZVJVYYL[[HLZJL\U»PTWYLZZPVULKPPU]\SULYH U»PTWYLZZPVUL KP PU] IPSP[nJOLUVUuWLY~KLS[\[[VLZH[[H W È una struttura di fatto molto fragile e ogni giorno degli uomini e delle donne ZPIH[[VUVWLYJOtSHZ\HZ[VYPHJVU[PU\P 0S *(:: u \UH Z[Y\[[\YH \THUH L WLY X\LZ[VJVTWSLZZHLH]VS[LZV[[PSLL\U WPJJVSVHSSLU[HTLU[VWV[YLIILLZZLYNSP fatale. A tutti gli attori che fanno vivere PS*(::KPJV!JVU[PU\H[L[\[[PPUZPLTL N\HYKH[LZLTWYLKH]HU[PH]VPUVUMLYY TH[L]P THP ZL UV X\LZ[V ZHYn NPn \U segno di declino! Speriamo che altri ¸*(::¹ UHZJHUV HS[YV]L u WVZZPIPSL voi l’avete dimostrato. AGLI AMICI DELL’AFRICA La maternità del CASS cresce nonostante le piogge torrenziali che continuano a benedire tutto e tutti da inizio ottobre. La scorsa settimana hanno coperto il tetto con ondulato di alluminio che brilla da lontano. Ora iniziano i lavori interni e, a detta degli esperti, tra due tre mesi la nuova maternità sarà operativa. Io sono ancora a Desio per motivi di famiglia, in contatto giornaliero con il CASS via skipe, ma dal 20/11 al 6/12 sarò a Yaoundé per vedere da vicino l’evoluzione dei lavori e in particolare per programmare e coordinare con tutto il personale la fase conclusiva. 9PÅL[[LYLTVZ\SSHVYNHUPaaHaPVULNLULYHSLLPU particolare sugli arredi, sugli strumenti necessari e, con grande attenzione, sulle attrezzature sanitarie fondamentali per VMMYPYLHSSLTHTTLKP@HV\UKtZLY]PaPPKVULPLKLMÄJHJPWLYMHYLKLSSHUVZ[YHTH[LYUP[n\UTVKLSSVKHWYVWVYYLHKHS[YP JLU[YPHMÄUJOtSH]P[HLSHZHS\[LZPHUV\UKPYP[[VPUVNUPHUNVSVKLSTVUKV Al mio ritorno vi racconterò e insieme concluderemo questa stupenda avventura iniziata in settembre 2008. Abbiamo rinUV]H[VWYVMVUKHTLU[LPS*HZZVMMYLUKVHPNPV]HUPHPWPJJVSPHSSLTHTTLHNSPHTTHSH[P\UJLU[YVLMÄJPLU[LH[[YLaaH[V JVUWLYZVUHSLHNNPVYUH[VLPUJVU[PU\HMVYTHaPVUL5VUZVUVTHUJH[PTVTLU[PKPMÄJPSPPUJLY[LaaLWYLVJJ\WHaPVUPTH abbiamo anche gustato segni di incoraggiamento e sostegno morale e materiale da parte di molte persone sensibili. Sono certa che anche in quest’ultima fase sarete presenti, con i vostri consigli, la vostra competenza, il vostro sostegno a 360°. Arrivederci in dicembre con le ultime novità! \UZHS\[VHMYPJHUPZZPTVLYPJVUVZJLU[L;PUH)HYIPLYP 17 d La Ferme Ezechiel Uno sguardo alla fattoria del Coe-Cenasc a Kinshasa di Marilena Minervini D a dicembre 2008 la Ferme Ezechiel di Kinshasa, nel quartiere di N’djili Brasserie, è coinvolta nel progetto ¸30:(5.( ZPZ[LTH KLJLU[YH[V KP ]HSVYPaaHaPVUL ZVSPKHSLKLSSHÄSPLYHHNYVHSPTLU[HYLULS [LYYP[VYPV \YIHUV L WLYP\YIHUV Z\K KP Kinshasa” promosso dalla Focsiv insieme ad altre cinque fattorie di altrettanti partner locali. Il progetto nel suo insieme prevede S»PZ[P[\aPVUL KP \UH ÄSPLYH HNYVHSPTLUtare che sia un incentivo all’economia agricola della città e di supporto ai privati nella valorizzazione dell’agricoltura domestica attraverso la donazione delle attrezzature da lavoro, secondo il principio del microcredito e la frequenza a formazioni di interesse agricolo, economico e sociale. La Ferme Ezechiel sta proseguendo le attività attinenti al progetto. È a buon punto nella realizzazione delle struttuYLULSSVZWLJPÄJVSHJVZ[Y\aPVULKLSSH porcilaia e del pollaio a batteria (avviato già col precedente progetto della Regione Lombardia), la costruzione KLNSP\MÄJPLKLSSHJHZHHJJVNSPLUaHÏ 18 già avviata anche la produzione agrozootecnica. Molte sono le mamans che vengono a rifornirsi di uova per fare del commercio o per l’acquisto di prodotti ortofrutticoli per il proprio fabbisogno domestico. Anche la partecipazione alle formazioni, che si svolgono presso la ferme e presso la scuola del vicino quartiere Lucio, ad una decina di chilometri dalla ferme, è molto alta. Personalmente ho preso parte ad una sessione di formazione sul gender emWV^LTLU[ [LU\[H KHSSH YLZWVUZHIPSL di un’altra ong partner, e sono rimasta colpita dall’attualità del tema che interessa donne e uomini indistintamente. La messa in atto delle nuove tecniche agricole apprese comincia a dare i primi frutti e l’entusiasmo dei collaboratori della ferme è aumentato in corrispondenza dell’aumento del lavoro. Tra i lavoratori delle ferme vicine si è creato un buon clima di scambio, di amicizia, anche al di fuori dei rapporti lavorativi e di formazione, e si è perÄUV HYYP]H[P HK VYNHUPaaHYL WHY[P[L KP pallone contro vicini di casa. Per quanto riguarda il progetto Focsiv, manca ancora la consapevolezza nei partner dell’importanza di una collaboYHaPVUL]VS[HHSS»PU[LYLZZLKLSSHÄSPLYHL UVUZVSVKLSZPUNVSVTHZVUVÄK\JPVsa che col tempo tutte le aspettative del progetto verranno realizzate. d S.O.S. da Rungu! di Maria Antonietta Pastori R ungu è un bellissimo villaggio della Repubblica Democratica del Congo, situato tra due Ä\TP ! PS )VTVRHUKP L il Rungu. In questi ultimi tempi le piste per raggiungerlo sono diventate sempre più impraticabili e la gente inJVU[YH TVS[L KPMÄJVS[n d’approvvigionamento , la crisi economica si fa sentire anche lì e i ribelli del LRA, provenienti dall’Uganda, causano disordini nei villaggi più a nord. Ciò non vuol dire che questo “angolo di Paradiso”, come amava chiamarlo don Francesco, non sia più accogliente, anzi la gente, che nonostante tutto cerca di darsi da fare, è sempre disponibile ad impegnarsi per il bene di tutti. Anche nelle scuole la situazione è critica: molti insegnanti non ricevono lo stipendio, non hanno i libri e i sussidi didattici. Gli alunni di ogni ordine di scuola sono privi di materiale e molto spesso non frequentano perché non possono acquistare la divisa e pagare la pur esigua quota di iscrizione. Quest’anno oltre che nelle scuole di Rungu mi sono spostata nei vari villaggi, per seguire, su loro richiesta, gli insegnanti e i direttori che avevano partecipato ai corsi di formazione. Le aule delle scuole di brousse sono capanne e i banchi tronchi tagliati a metà, non levigati e sostenuti da grossi bambù: una parte serve da scrittoio, l’altra per sedersi. Ho potuto constatare che gli insegnanti si erano impegnati ad attuare quanto HWWYLZV HUJOL [YH SL [HU[L KPMÄJVS[n realizzando vari sussidi didattici, ma spesso i banchi rudimentali non bastavano per tutti gli alunni, alcune pareti di fango erano crollate e il tetto era in parte scoperchiato. Ho notato alcune JHY[LNLVNYHÄJOLKPZLNUH[LZ\KLSJHYtone. Le lavagne, pezzi di compensato dipinto di nero, spesso erano rosicchiate dalle termiti e …i gessi a volte mancavano. Nonostante ciò i bambini erano numerosi, vivaci e attenti a ciò che l’in- segnante diceva, anche perché per loro è l’unil’uni co modo per imparare, impa visto che non hanno libri e possono solo scrivere sui loro quaderni quanto il maestro dice o scrive alla lavagna! Mi sono spesso domandata: l’istruzione e l’educazione sono indispensabili per creare una coscienza e una capacità critica, che cosa ne sarà di tutti questi bambini? Un grande grazie va agli insegnanti che noUVZ[HU[L SL KPMÄJVS[n economiche e logistiche continuano ad impegnarsi, come meglio possono, nella scuola! Allora mi permetto di lanciare un S.O.S. a nome loro: adottate una classe o un maestro per permettere a tutti di lavorare serenamente e con i mezzi indispensabili per rendere questi ragazzi dei veri uomini! 19 La chiusura del cerchio KP1HJVI:P^PSH L a mia partecipazione al ConveConve gno per il 50° del COE, il v viaggio o in Italia, la visita alle sedi del COE, la condivisione di momenti indimenticabili con altri fratelli africani e italiani, l’approfondimento del messaggio di don Francesco, che avevo conosciuto molto tempo fa in Zambia, hanno rappresentato la chiusura di un cerchio che si era aperto molti anni fa. La nostra vita è attraversata da sensazioni ed emozioni contrastanti. Qualche volta quando qualcuno mi fa del male o le cose non vanno bene mi sento veramente giù e dubito di raggiungere il giorno seguente, poi però l’abbattimento dura poco perché subito mi ricordo che ho un lavoro e una famiglia importanti e penso che col mio impegno quotidiano e con l’aiuto di Dio tutto sia possibile. Oggi ho 34 anni, mia moglie Berita mi OH KH[V K\L ÄNSP THZJOP L \UH MLTmina e vivo in una casa appena fuori dal St. Ambrose Trade Centre a Kafue, dove lavoro come supervisore della falegnameria. Si dice che le vie del Signore sono PUÄUP[L L PU LMML[[P PS TPV PUJVU[YV col St. Ambrose Trade Centre, che ha cambiato la mia vita, non era programmato ed è avvenuto un po’ per caso quando la mia vita aveva preso strade diverse. Dopo aver completato il ‘grade seven’ (scuola media) non potei proseN\PYL NSP Z[\KP WLY TV[P]P ÄUHUaPHYP così per un anno circa rimasi a casa nel mio compound (slum) Solobon a fare niente dal mattino alla sera... non proprio niente, in realtà giocavo molto a calcio. Finché un ggiorno un commerciante di vestiti di seconda seco mano, JOPHTH[V 4PZ[LY :PRHa^L :PRHa^L JOPLZL HP miei genitori se potevo la lavorare con lui nei mercati di Kafue e dintorni. Iniziò cosi la mia ca carriera di ‘salaula’, 20 ossia venditore di vestiti e scarpe usate provenienti dall’Europa o dagli Stati Uniti. Dopo appena sei mesi decisi di mettermi in proprio e iniziai lo stesso business a Mazabuka, ma anche se gli affari non andavano male, non ero convinto che quella fosse la mia strada, soprattutto non vedevo prospettive per il mio futuro. Per caso un giorno venni a conoscenza del St. Ambrose Trade Centre tramite la parrocchia, così comunicai, timoroso di essere preso in giro, ai ragazzi che vendevano con me al mercato la mia decisione di tornare a scuola per diventare un falegname professionista: con mia sorpresa loro mi incoraggiarono. Ogni giorno camminavo 12 km da Solobon al St. Ambrose, andata e ritorno, ma la voglia di fare qualcosa di diverso della mia vita, di avere un giorno un lavoro vero, mi ha aiutato a non sentire la fatica ed a tenere duro ULPTVTLU[PKPMÄJPSP0SHWYPSL dopo due anni di scuola, cominciai a lavorare senza stipendio nella fale- gnameria in cambio degli strumenti di lavoro, che non utilizzai mai per lavorare in proprio perché il 13 ottobre dello stesso anno fui selezionato per lavorare come falegname. Oggi grazie al mio lavoro riesco a mantenere la TPHMHTPNSPHTVNSPLLÄNSPWPHSJ\UP altri membri meno fortunati di me. Per questo voglio ringraziare il COE e tutti i volontari che si sono succeduti in questi anni per aver dato a me e ad altre migliaia di ragazzi la possibilità di studiare e uscire dal compound e dalle sue dinamiche. Ho molto apprezzato il documento ÄUHSL KLS *VU]LNUV ZVWYH[[\[[V ULSla parte dove il COE ribadisce il suo impegno in Africa anche per il futuro, e l’idea di costituire un COE locale nei paesi dove è impegnato. Nel concreto, per quanto riguarda lo Zambia sono molto felice per l’inizio del progetto di Chikupi che darà la possibilità a molti ragazzi nullafacenti di migliorare le loro condizioni di vita com’è successo a me. Grazie ed arrivederci COE! cinema LA PELOTE DE LAINE Cinema da vedere di Manuela Pursumal 9PHSSHJJPHUKVZP H \U ÄSVUL JHYV HSSH JPULTH[VNYHÄH THNOYLIPUH PS ÄST sviluppa in modo originale il tema della condizione della donna musulmana in bilico tra sottomissione ed emancipazione dal potere maschile. :L PU [HU[P ÄST SH KLU\UJPH KLSS»VWpressione e del maschilismo viene ricondotta ad una coraggiosa accusa all’integralismo politico e religioso, qui i riferimenti all’Islam sono assenti. Fatiha e Mohamed sono algerini, immigrati in Francia con i loro due bambini nel 1974. Mentre Mohamed va in fabbrica a lavorare, Fatiha accudisce alla casa e HPÄNSPLZPHWYLJVU tante speranze alla nuova realtà. Ma amaramente scopre che non può neanche uscire di casa: il marito teme che lei possa “perdersi”, andandosene fuori in giro da sola. Fatiha ha uno sguardo sorpreso quando si accorge di essere segregata in casa e si stupisce ancora di più quando alla sua richiesta di spiegazioni, il marito le esprime quel vago insensato timore. La severità dello sguardo e il silenzio di Fatiha ci fanno capire che qualcosa è cambiato in Mohamed e che la svolta sia stata segnata dal loro arrivo in FranJPHKHSS»H]LYL]HYJH[VJVUÄUPJ\S[\YHSP altri. Per Mohamed il sistema di vita francese si pone come una minaccia all’integrità del suo equilibrio familiare, per Fatiha, invece, come un’opportunità di arricchimento esperienziale. Chi si sente minacciato, cerca KP KPMLUKLYZP L THUPMLZ[H KPMÄKLUaH L JOP\Z\YH YPÄ\[HUKV PS KPHSVNV L PS confronto. Per questo Mohamed non instaura nessuna vera autentica amicizia, pur avendo maggiori possibilità della moglie di entrare in relazione con altre persone. Fatiha invece coglie il benché minimo spiraglio di luce e di ascolto. La solidarietà con la vicina di casa nasce da una condivisione di ruolo, entrambi madri con bambini piccoli, e la loro amicizia si allarga ad altre madri, come vediamo ULSÄUHSL3»HTPJPaPH[YHSLK\LKVUne è sempre ritratta in inquadrature ricche di luminosità e accarezzate da un delicato e allegro commento musicale. Testimone di questa relazione di solidarietà e di amicizia è Said, il ÄNSPVTHNNPVYLKP4VOHTLKL-H[POH Il bambino gioca con il frullatore, aiuta la madre a preparare i dolci e a srotolare il gomitolo di lana così come Fatiha per gioco indossa la tuta IS\KHVWLYHPVLYPUJVYYLPSÄNSPVWLY la casa angusta nei momenti di diver- [PTLU[V WP HUPTH[V 4HKYL L ÄNSPV non hanno paura di sperimentare ruoli diversi e non perdono affatto la WYVWYPH PKLU[P[n KP THKYL L KP ÄNSPV Condividono il bisogno di aprirsi e la gioia delle nuove amicizie. Pazientemente Fatiha aspetta che il marito si accorga di questa tranquilSP[nPUZWLYH[H4HJOPYPÄ\[HPSU\V]V e ha paura di perdere il proprio ruolo di potere non è disponibile ad andare oltre le apparenze e pertanto Mohamed non può cogliere alcun cambiamento né riconoscerne le positività. 0S ÄST u NPVJH[V Z\ questa decisa contrapposizione tra i generi. L’universo femminile è creativo, pieno di risorse e generativo di solidarietà e alleanze. Quello maschile è pressoché assente, incapace di mediare L MVYPLYV KP JVUÅP[tualità. Una provocazione certamente voluta dalla regista che può essere utile raccogliere per rivisitare il cammino femminista in occidente e il processo migratorio italiano a partire dagli anni settanta, avviando ricerche e recuperando testimonianze e memorie. (SKPSnKLSJVU[LZ[VHSNLYPUVPSÄST si presta a una lettura trasversale dell’atteggiamento maschilista, fornisce spunti per una decostruzione degli stereotipi sulla donna musulmana e lancia una speranza anza sulla formazio formazione delle nuove e generazioni. Il futuro infatti è Said, cresciuto tra le maglie del dialogo ogo e della solidarietà. 21 C arissimi i i i amici, i i anche quest’anno iniziamo il mese missionario al caldo sole di Garoua, nel nord del Cameroun. Il caldo sembra non mollare nonostante qualche violento temporale che da una parte rinfresca l’aria ed irriga i campi, ma dall’altra crea non pochi problemi alla gente. Alcuni villaggi sono irraggiungibili perché le piste sono impraticabili LSLZ[YHKLPU[LYYHIH[[\[HKLSX\HY[PLYLKP]LU[HUVÄ\TPPUWPLUHJOLPUVUKHUVLKHSSL volte distruggono le povere case costruite in fango e paglia. Nei campi il mais ed il miglio crescono a vista d’occhio ed i contadini si preparano alla raccolta speriamo abbondante!!!! Questi sono per noi gli ultimi mesi che trascorreremo qui poiché a dicembre, dopo sette anni, si concluderà la nostra esperienza in terra d’Africa. Come i contadini abbiamo la tentazione di guardare il raccolto nella speranza che sia abbondante non certo per merito nostro ma per aver cercato di essere fedeli strumenti del progetto di Dio, per il bene delle persone e della realtà nella quale abbiamo operato. Sorge spontanea questa domanda: siamo stati fedeli alla nostra missione? (IIPHTVSH]VYH[VILULJVUPTWLNUVLKHTVYLPSJHTWVJOLPS:PNUVYLJPOHHMÄKH[V& Con molta serenità e senza presunzione possiamo dire che ce l’abbiamo messa tutta!!! Abbiamo messo tutte le nostre energie, la nostra esperienza, il nostro tempo, il nostro cuore in questo impegno. Abbiamo cercato di mantenere sempre lo spirito di servizio come dei “servi inutili“ e di non tradire la motivazione di fondo che ci ha spinto a fare questa scelta. Sicuramente abbiamo commesso molti errori e guardandoci indietro riusciamo ad iden[PÄJHYULHSJ\UPTHX\LZ[VMHWHY[LKLSJHTTPUV (IIPHTVPUJVU[YH[V[HU[LWYV]LLKPMÄJVS[nJOLJPOHUUVMH[[VZVMMYPYLTHHUJOL[HU[V sostegno per superarle e tanta ricchezza di incontri e di esperienze che ci hanno fatto crescere e resi più attenti e sensibili ai bisogni ed ai problemi degli altri. Man mano che si va avanti si scoprono sempre più bisogni e nascono nuove idee e progetti, ma come il Signore attraverso molti segni ci ha fatto capire quando era il momento di partire, ora ci fa capire che è il momento di rientrare... ma la missione continua! Un grazie di cuore a tutte le persone che in vari modi e tempi ci hanno accompagnato ma soprattutto al Signore che non ci ha mai lasciato soli. Un caro saluto a tutti e buona missione!! Anna e Chicco .YHaPLWLYSH]VZ[YHYPÅLZZPVUL0VWLUZVJOLuNP\Z[VJOLYPLU[YPH[LKVWVHUUPTH YHYPÅLZZPVUL siate aperti a leggere i segni de della volontà del Signore. Noi speriamo di avervi ancora JVSSHIVYH[VYPULSSH]PNUHJOL3\P ]PNUHJOL3\PJPOHHMÄKH[VZHWL[LJOLSH]PNUHuNYHUKLLPUKP]LYZL WHY[PKLSTVUKVLHUJOLPU0[HS *VSNVS»VJJHZPVULWLYKPY]P\UNYHaPLZPUJLYVNYHUKL WHY[PKLSTVUKVLHUJOLPU0[HSPH e con tutto il cuore. Con affetto Rosella 22 Edizioni Messaggero Padova, 2009 €10 Oggi tutto si mondializza; i mercati, l'informazione, il lavoro, la cultura, persino la povertà, sono sempre più questioni globali e tutti, in un modo o nell'altro, Z\IPHTVNSPPUÅ\ZZPKPX\LZ[VMLUVTLUV denominato globalizzazione che pervade a livello planetario ciascun settore della società contemporanea. Questo libro ha la pretesa di voler guardare oltre la notizia, suggerendo alcuni spunti KPYPÅLZZPVULZ\SJVU[LZ[VLZPZ[LUaPHSLULS quale viviamo immersi, per tentare una risposta alle domande sui valori e sull'etica che formano la nostra concezione del mondo globale. Giulio Albanese, religioso comboniano, OH KPYL[[V PS 5L^ 7LVWSL 4LKPH *LU[YL di Nairobi e fondato la Missionary ServiJL5L^Z(NLUJ`([[\HSTLU[LJVSSHIVYH con varie testate giornalistiche, tra cui «Avvenire» e il Giornale Radio Rai per i temi legati all'Africa e al Sud del mondo. Dal 2007 insegna Giornalismo misZPVUHYPV WYLZZV SH 7VU[PÄJPH <UP]LYZP[n Gregoriana di Roma ed è direttore delle YP]PZ[LTPZZPVUHYPLKLSSL7VU[PÄJPL6WLYL Missionarie. E anche autore di alcuni libri tra cui Hic sunt leones (2006), Soldatini KP WPVTIV (2005), 0S TVUKV JHWV]VS[V (2003), 0IYHOPTHTPJVTPV (1997) e SuKHU!ZVSVSHZWLYHUaHUVUT\VYL (1994). ’autunno Nel menù una varietà di ris otti con antipasto, desse rt e caffé per una cena so lidale a sostegno del nu ovo progetto del COE nella Re pubblica Democratica de l Congo per la formazione dei giovani universitari. Unaa riissottatta de d ll’alltro mondo ale di Lecco uartetto voc i Bonaiti e q il re b m ove nn Sabato 21 N erà, Sonia Nava, Giova oforte dalla st n re ia P p l a lla e ti n a Anto pagn llato, accom grande passione e cree n a Z e n o Sim on n la serata co lia Molteni, c pianista Giu smo ci hanno allietato sia voci reali. scente entu Dvorak in 4 e s m h ra B n Hayd o c i t n a m o r o Quartett oniamo natalizie vi prop d del ità iv st fe lle In occasione de tti prodotti da ar tigiani del su ge l’acquisto di og ALE . EGALO SOLID R un r Mondo pe i l a id l o s i in t a c r Me bambini Novembre: laboratorio didattico per venuti al con bini bam Per un giorno, il gruppo dei ssato i panni museo Gianetti di Saronno hanno indo loro comun a dell’artista di strada per fare il ritratto aPVULS»PTN\YH YHMÄ SPJL WHNUV ([[YH]LYZV\UHZLTW è rivelata si ata graf foto o nta dipi ta, magine disegna PH JHJ TLaaVLZWYLZZP]VKPNYHUKLLMÄ Il ritratto della felicità La Mostra del Presepio di Monza quest’anno si è posto l’ambizioso tragua rdo di raccogliere fondi per costruire il reparto di ped iatria dell’Ospedale “Sa n Francesco” di Tshimbulu . Ringraziamo per l’impeg no che gli “Amici di Evange lizzazione e Promozione Umana” dell’Ospedale Sa n Gerardo di Monza” si son o assunti anche quest’an no con la 14a edizione di questa manifestazione. Essa è importante per il me TVS[PZZPTL ZJ\VSL HMÄUJO ssaggio che veicola a t loro par tecipazione attiva P NPV]HUP H[[YH]LYZV SH non perdano la bellezza della tradizione del presep e e riportino all’attualità il ]LYVZPNUPÄJH[VKLS5H[H SL! .LZPU]PH[VKHS7HKY L è il Risorto che porta gio ia e speranza nella vita e nella storia di ogni uomo e di ogni popolo. Mostra del Presepio 23 “completa il mosa ico... a Natale aggiungi un tassello”