A PAG. 3 Catania - anno XXIX - n. 31 - 1 settembre 2013 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità L’ESTATE di PAPA FRANCESCO “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” La devozione per la Santa Patrona catanese non conosce crisi La VITA CRISTIANA è una corsa spirituale “IL CAMMELLO E LA CRUNA DELL’AGO” di P. SAPIENZA di S. E. R. Mons Salvatore Gristina Anche nell’estate che ormai volge al tramonto, attraversata da incertezze meteorologiche, migliaia di devoti della martire catanese non hanno perso occasione per far sentire il loro affetto verso una santa con la quale, soprattutto in tempi di profonda crisi morale ed economica, si identificano. Questi festeggiamenti affondano le radici in quei moti di gioia spontanei che si verificarono nella notte del 17 agosto dell’anno 1126 quando le spoglie della santa martire catanese fecero ritorno a Catania da Costantinopoli, grazie alla rocambolesca fuga di due soldati, Gisliberto e Goselmo. Di seguito si riporta il testo integrale dell’omelia dell’Arcivescovo Foto di Orietta Scardino a pagina 5 SCUOLA FORMAZIONE IMPEGNO SOCIO-POLITICO C arissimi fratelli Presbiteri e Diaconi, Fratelli e Sorelle nel Signore, Distinte Autorità, 1. Oggi Catania rivive ancora una volta l’emozione e l’esultanza che provarono i nostri padri quando, il 17 agosto 1126, le reliquie dell’amata concittadina e patrona, Sant’Agata Vergine e Martire, fecero ritorno da Costantinopoli. Come sappiamo, vi erano state inviate dal generale bizantino Maniace, nell’anno 1040. Per 86 anni Catania visse nel dolore, ma sempre nella fiduciosa attesa che Sant’Agata, la sua amata Patrona, sarebbe ritornata. E così avvenne. Noi riviviamo quell’attesa tutte le volte che le sue reliquie lasciano il sacello, “a cammaredda”, dove sono custodite e il suo volto si mostra a noi, ansiosi di rivederla e di decifrare il messaggio che Ella sempre ci rivolge. Siamo qui come negli anni passati, e come sarà sempre, per vivere una esperienza che vogliamo veramente ricca di frutti per ciascuno di noi personalmente e per l’intera comunità catanese, sia civile che ecclesiale. Ciò potrà avvenire più facilmente se ogni volta inquadriamo il momento della festa nel contesto in cui ci troviamo come cittadini e come fedeli. 2. Allora, rendiamoci conto, anzitutto, che siamo qui in Cattedrale e stiamo partecipando alla Santa Messa. La nostra bella e grande Cattedrale è dedicata a Sant’Agata. Ogni giorno tante persone vengono e si recano, direttamente e spesso soltanto, nella Cappella dove incontrano la nostra Patrona, pur non vedendo il suo volto. È quello il momento, suggestivo ed assai significativo, per confidarle una pena, per presentarle una fiduciosa richiesta frutto delle difficoltà di vario genere che affrontiamo singolarmente, nelle nostre famiglie e nella comunità civile ed ecclesiale. Alla giovane Agata non nascondiamo, come si fa con una persona cara, le gioie che pure non mancano nella nostra vita e certamente Sant’Agata ci ascolta e si compiace di noi. È importante, però, che il nostro incontro con lei sia un vero dialogo: noi le parliamo, ma dobbiamo anche ascoltare la sua voce. Se ci fermiamo solo da lei e se l’ascoltiamo nel silenzio del nostro cuore, lontano dai frastuoni nei quali viviamo, lei ci dirà: “prima di uscire, vai dall’altro lato, dove c’è Gesù presente nel Santissimo Sacramento. Parla pure con Lui. È lì ad attenderti con amore. Devi essere tu stesso a dirgli quello che hai detto a me, e poi io ricorderò a Gesù ciò che Gli hai confidato”. La nostra devozione verso Sant’Agata deve, quindi, portarci sempre a Gesù, altrimenti non è autentica, anche se indossiamo i segni esterni del devoto. Onorare la Santa Patrona, partecipando alla festa di febbraio e a quella di agosto, deve significare tutto il nostro impegno a cercare di imitarla nell’amore totale ed eroico che la unì a Gesù. Non dimentichiamolo mai. Solo così saremo veri devoti di Sant’Agata. 3. Sant’Agata ci dice di rivolgerci a Gesù perché appartiene al numero di quei testimoni di cui parla l’autore della lettera agli Ebrei nel brano che abbiamo poc’anzi ascoltato (12, 111). Agata e i Santi che onoriamo, sono testimoni dell’autentica vita cristiana. Per questo noi cerchiamo di imitarli, comportandoci come loro. Cosa significa essere cristiani? Come possiamo dimostrarlo pienamente? La risposta è chiara e l’abbiamo (segue a pagina 2) a pagina 7 AL CHIOSTRO DEI MINORITI DUE SERATE MUSICALI a pagina 11 I tagli nelle finanziarie e l’assottigliarsi del badget familiare riducono le iscrizioni all’università La disillusione della laurea ’avvio del nuovo anno accademico è ormai alle porte. Per l’università non sarà di certo una stagione esaltante, stando ai dati elaborati dal centro analisi del Consiglio Universitario Nazionale che ha certificato un calo non indif- L ferente delle immatricolazioni nell’ultimo decennio (-58mila iscritti in meno). Ricerca che è stata condotta da Datagiovani che ha ben fotografato la situazione italiana in quasi dieci anni (a.a. 2003/2004 vs. a.a. 2011/2012) analizzando, poi, le differenze per area di studi e corso di laurea, secondo i dati provenienti dell’anagrafe degli studenti del MIUR. Nel complesso si è assistito ad una perdita di capitale umano che deve di certo far riflettere le istituzioni e porre seri interrogativi sulla gestione in questi anni del sistema universitario italiano. Proprio nell’ultimo quinquennio si è registrato il calo maggiore di immatricolati. Si stima che circa 38.340 matricole abbiano rinunciato ad iscriversi, una flessione del 13% più marcata a Sud dove 24 mila neo diplomati hanno detto no all’Università. Una crisi generale che ha attraversato tutto lo Stivale. La regione che ne ha più risentito è stata la Sardegna (-23%); più contenuti, invece, i cali d’immatricolazione negli atenei di Lombardia (-2,8%), Veneto ed Emilia Romagna (- 4% per entrambe le regioni). Il Sud, dunque, non sembra puntare più sull’Università, ma chi sceglie ancora di Maxwell (segue a pagina 4 2 Prospettive - 1 settembre 2013 sommario al n. 31 PRIMO PIANO Museo: Ripercorrendo il cammino diocesano catanese _________________3 Celebrata la festa della Madonna della Neve___4 Indietro nel tempo intervistando Angelo Paino __5 INFORMADIOCESI Notizie in breve ___________6 Convegno nazionale FISC___6 Dall’Ufficio Catechistico ___6 DIOCESI Festeggiamenti estivi dei Ss. Patroni ____________7 Processione del Velo di S. Agata________8 Nuova Direttrice all’Istituto Sant’Angela Merici di Catania _______________9 7Direzione amministrazione e redazione: via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Progetto grafico: Patrizia Di Blasi - SRI spa. Impaginazione e grafica: Vera Cannavò Abbonamenti: ordinario Euro 40,00 ridotto (scuole, associazioni, confraternite, etc.) Euro 30,00 versamento su c/c postale n. 12442935 intestato a: ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4 95124 Catania Pubblicità: a mod. (1 colonna x 41mm). Commerciali Euro 27,11 a mod. Redazionali Euro 1,55 a mm Annunci immobiliari e R.P.Q. 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Euplio anche perché la bella chiesa, all’inizio della via a lui intitolata, soprastante la cripta cimiteriale romana, una volta detta “carcere di S. Euplio”, era stata distrutta dal terrificante bombardamento delle fortezze volanti americane dell’8 luglio. La città, il giorno dopo l’arrivo degli inglesi dell’VIII armata, ad appena 24 ore dall’ultimo bombardamento navale della flotta del Regno Unito al largo del porto, era stata attaccata dal cielo dall’aviazione tedesca, che era ritornata mercoledì 11 cercando di colpire i grossi concentramenti di truppe e di automezzi ammassati in piazza Verga e in altri luoghi: non furono pochi i danni e diverse persone morirono colpite dalle bombe. In queste condizioni, con la città occupata militarmente dai vecchi nemici e bombardata dai nuovi, ancora una volta non fu possibile celebrare alcuna festa religiosa compresa quella della traslazione delle reliquie di S. Agata, il 17 agosto. La chiesa S. Euplio, cuore eucaristico pubblico e quotidiano della città, fu colpita in pieno dal più micidiale dei bombardamenti. Padre Santo D’Arrigo, direttore della Casa del I (continua da pag. 1) LA VITA CRISTIANA... ascoltato nella seconda lettura: se “corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”. La vita è paragonata ad una corsa, non certo quella che ci vede ogni giorno indaffarati in mille cose e tante volte incapaci di accorgerci delle persone che ci stanno accanto e di quello che succede attorno a noi. La vita per l’apostolo Paolo è una “corsa spirituale”. Dobbiamo, quindi, essere agili e deporre tutto ciò che è di peso, cioè il peccato che ci assedia e ci allontana dalla vera meta della nostra vita. La nostra corsa ha una direzione precisa: verso Dio e verso le persone che dobbiamo incontrare come fratelli e come sorelle. Come è possibile tutto questo? L’Autore della Lettera ce lo dice quando afferma con altrettanta chiarezza: dobbiamo tenere fisso lo sguardo su Gesù. 4. A Gesù guardò sempre Sant’Agata; Ella tenne sempre lo sguardo fisso su di Lui. Se ne innamorò totalmente e non permise che persone o cose le facessero distogliere lo sguardo da Lui; per questo noi, ancora oggi, la onoriamo come vergine e martire e ci lasciamo affascinare da lei. Stiamo celebrando l’Anno della Fede voluto da Papa Benedetto proprio per questo scopo: per crescere nell’atteggiamento di cui Sant’Agata e i Santi ci sono di esempio. Come loro, dobbiamo guardare sempre a Gesù; Egli deve diventare il nostro vero amico, la Persona con la quale ci confidiamo ogni giorno e che vogliamo ascoltare come Maestro e Clero di piazza Bovio, che in quel periodo aveva la cura della chiesa, quel primo pomeriggio dell’8 luglio era appena uscito per raggiungerla, ma quando arrivò trovò un cumulo fumante di rovine. Egli non esitò a sfidare la morte per salvare la pisside delle ostie consacrate custodite nel tabernacolo dell’altare maggiore; subito dopo salvò dall’incendio e dai crolli il prezioso ed artistico simulacro reliquiario processionale ligneo settecentesco del martire diacono e lo storico reliquiario del compatrono donato da Trevico alla Chiesa di Catania nel 1655, oggi esposti alla venerazione dei fedeli nella cappella eucaristica della cattedrale, dedicata al SS. Crocifisso. Andarono distrutti anche i capolavori della pittura del can. Tullio Allegra, che era stato rettore della stupenda chiesa confraternale eupliana fuori le mura (l’altra chiesa, anch’essa confraternale dentro le mura intitolata a S. Antonio Magno e a S. Euplio Martire, di via Abate Ferrara era praticamente inagibile), del celebre pittore Alessandro Abate e del decoratore Santi Cacciaguerra. Quello di Padre D’Arrigo, che finita la guerra divenne per oltre 50 anni parroco dei Santi Angeli Custodi e fondatore e direttore della Città dei Ragazzi, fu un gesto di amore adorante verso l’Eucaristìa e di venera- seguire come via, verità e vita. Nella Lettera Porta Fidei, scrive Benedetto XVI: “In questo tempo terremo lo sguardo fisso su Gesù Cristo: in Lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano. La gioia dell’amore, la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti l’offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel ministero della sua incarnazione, del suo farsi uomo, del condividere con noi la debolezza umana per trasformarla con la potenza della sua Risurrezione. In Lui, morto e risorto per la nostra salvezza, trovano piena luce gli esempi di fede che hanno segnato questi duemila anni della nostra storia di salvezza (Porta Fidei, 13). 5. Tutto ciò avviene in tanti modi, ma soprattutto quando noi partecipiamo alla Santa Messa, come stiamo facendo adesso. Partecipare alla Messa significa tenere fisso lo sguardo su Gesù per ascoltare quello che Egli ci dice direttamente nel Vangelo o tramite i suoi apostoli. Tenere fisso lo sguardo su Gesù ci dà la gioia di sentirci amati da Lui in modo perfetto e continuo: siamo le persone per le quali Egli ha dato la vita, siamo i suoi amici. Agata ne fu convinta, ne fece esperienza, ed è diventata un modello anche per noi: per questo oggi tutti guardiamo a lei. La festa che oggi viviamo deve significare esattamente questo: guardiamo il volto di Agata e troviamo quello di Gesù; fissiamo lo sguardo su Gesù e comprendiamo perché Agata lo amò totalmente. Auguriamoci ed impegniamoci a vivere così la nostra devozione verso Sant’Agata. zione verso il megalomartire della Chiesa paleocristiana di Catania che onorò fino alla morte avvenuta nel gennaio 2009. Un ricordo, forse, dei vasi sacri dei quali era dotata la chiesa eucaristica S. Euplio si troverebbe ancor oggi nella chiesa Madonna degli Ammalati -nel 1942 annessa alla Casa del Clero al Piano Malati retta da padre D’Arrigo- che ospita il titolo della parrocchia S. Berillo vescovo: alla base di un calice del vino, usato per la celebrazione eucaristica, si trova impressa l’immagine del santo diacono martire catanese. La chiesa di via S. Euplio non è stata più ricostruita e il titolo passò nel 1964 nella nuova parrocchiale di piazza Montessori. Le rovine della vecchia chiesa distrutta furono spazzate via e sulla superstite parete dell’abside furo- no poste 12 formelle a tondo raffiguranti gli apostoli, opera dello scultore palermitano Bagnasco. Il 31 maggio scorso durante il rito di dedicazione del santuario S. Rita in S. Agostino sono state poste sul nuovo altare della chiesa ex conventuale agostiniana alcune reliquie di S. Euplio assieme a quelle di S. Agata, del beato Dusmet e dei santi Agostino e Rita. Nella chiesa confraternale filiale S. Caterina al Rinazzo, nell’abside dell’altare maggiore a destra, è stata posta un’immagine di S. Euplio, copia della pala d’altare del can. Tullio Allegra che si custodisce nel santuario S. Maria di Ognina erede della chiesa curata S. Euplio in Ognina, distrutta nel giugno 1961. 6. Una parola anche per il contesto civile cittadino in cui si svolge la nostra festa odierna. Non possiamo dimenticare quello che è accaduto alla Plaia, sabato scorso ed anche stamattina. Sono giunti centinaia di fratelli e sorelle, con alcuni minori, in cerca di un luogo dove trovare serenità e sicurezza. Sei di essi, hanno trovato la morte nel disperato tentativo di raggiungere la riva. Quanto accaduto ci fa comprendere sempre meglio le forti ed accorate espressioni di Papa Francesco durante la recente visita a Lampedusa: “Chi è responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. La cultura del benessere ci fa vivere in bolle di sapone che difendiamo seminando morte come faceva Erode. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella ‘globalizzazione dell’indifferenza’ che ci rende tutti - come diceva il Manzoni - ‘innominati’, responsabili senza nome e senza volto”. E tutto questo non è possibile, perché di tutto ciò dovremo rendere conto al Signore. La gente di Lampedusa si è distinta sempre per l’accoglienza. Sarebbe bello se l’idea di assegnare il prossimo Nobel della Pace all’Isola e ai suoi abitanti, si realizzasse. Anche noi, con modi diversi, abbiamo testimoniato accoglienza pronta e generosa. In questo si sono distinte le associazioni di volontariato, la Caritas diocesana, la Comunità di S. Egidio con il loro stile e le proprie specifiche esperienze. Dobbiamo potenziare sempre più la capacità di intervento di queste benemerite strutture di carità e di solidarietà. Per questo motivo la raccolta di questa sera sarà devoluta alla Caritas diocesana. Tali realtà di volontariato hanno collaborato validamente e generosamente con le Istituzioni civili e con tutte le Forze dell’ordine, nei loro rispettivi ambiti. Questa fruttuosa sinergia, ci spinga a lavorare sempre uniti per raggiungere grandi traguardi di autentico bene comune. Antonino Blandini 7. Mi è particolarmente gradito profittare di questo momento per presentare, anche a nome della Comunità diocesana, un cordiale saluto ed augurio al nuovo Prefetto, Sua Ecc.za Maria Guia Federico. Mi piace ricordare anche la Dott.ssa Francesca Cannizzo, trasferita a Palermo, per il bel messaggio che ha rivolto alla Città prima di partire: “Seguiamo l’esempio di Sant’Agata per la perseveranza con cui ha creduto al suo ideale fino al martirio. [...] Per questo motivo auguro alla mia Città di ‘sintonizzarsi’ con Agata perché ha davvero tanto da insegnarci e ascoltandola possiamo salvare la Città” (cfr. La Sicilia, 28 luglio 2013). Fervidi auguri anche all’Onorevole Enzo Bianco che riprende il ruolo di primo cittadino dopo le significative esperienze in campo nazionale che saprà certamente valorizzare per la nostra Catania. Su di essa, su tutti noi e sulle nostre care famiglie, su tutte le persone che in essa svolgono compiti a servizio dell’ordine pubblico e del bene comune e su tutti i devoti, scenda ogni benedizione del Signore per intercessione dell’amata nostra Patrona, la concittadina Sant’Agata, vergine e martire. Così sia per tutti noi. ® 3 Prospettive - 1 settembre 2013 Papa Francesco: estate calda e intensa Fede e violenza incompatibili urante l’estate, prima e dopo la settimana della Giornate Mondiali della Gioventù a Rio de Janeiro Papa Francesco ha trascorso le sue vacanze a Roma in Casa Santa Marta ed ogni domenica ha mantenuto l’appuntamento dell’Angelus in Piazza San Pietro, assegnando al Suo pastorale messaggio una valenza catechetica e pedagogica. Il Pontefice ha parlato ai numerosi fedeli accorsi a Piazza San Pietro, di pace, di fede e di serena convivenza tra i popoli. Spesso si è rivolto ai “Fratelli Musulmani” rivolgendo un messaggio di pace e di condivisione dei valori umani che non interessa soltanto al popolo cattolico e ai cristiani del mondo, bensì a tutte le persone di buona volontà: la fede e la violenza sono termini incompatibili. Non si può imporre ad alcuno una fede, quale che sia. Dio non può richiedere che si ricorra alla violenza nel suo nome, perché Dio è amore, da qualunque prospettiva lo si guardi. Il “buongiorno” ed il “buon pranzo” del Santo Padre ha accompagnato le domeniche d’estate ed hanno fatto D scalpore le diverse notizie sulle telefonate che Papa Francesco ha fatto a Michele Ferri, fratello di Andrea Ferri, l’imprenditore titolare di alcuni impianti di benzina ucciso nella notte tra il 3 e il 4 giugno scorso e poi alla mamma di Michele, dando una particolare carezza di conforto, e poi al giovane studente di Padova che gli aveva consegnato una lettera, e quindi ad una giovane brasiliana coinvolta in uno stupro. Ha riempito le testate dei giornali l’espressione “Sono Papa Francesco, diamoci del tu”, rivolta al diciannovenne Stefano Cavizza, “Credi che gli Apostoli dessero del lei a Gesù? O lo chiamassero sua eccellenza? Erano amici come lo siamo adesso io e te, ed io agli amici sono abituato a dare del tu”. Così faceva Papa Bergoglio da cardinale a Buenos Aires e anche la sera stessa dell’elezione, il 13 marzo, aveva telefonato a casa di due famiglie che era solito frequentare nei soggiorni romani. Le telefonate di Papa Francesco lo rendono alla gente vicino e attento ai bisogni di coloro che soffrono e sono in tanti a desiderare tale privilegio. La semplicità disarmante spesso stupisce e commuove, anche se a qualcuno appare inopportuna, commentando che il “tu” degli apostoli era seguito dalle espressioni “Maestro, Rabbi, Signore” e non era solo espressione di confidenza e di familiarità. L’estate romana di Papa Francesco è stata inoltre caratterizzata da alcune visite pastorali e dai lavori di riordino della Curia Romana. Passano i giorni e l’effetto Bergoglio si espande nella Chiesa e nel mondo: viene candidato come “personaggio dell’anno”, ha incontrato i profughi a Lampedusa ed i poveri del Centro Astalli di Roma, ha visitato la chiesa del Gesù per la festa di S. Ignazio, di Lojola, fondatore dei Gesuiti e per S. Agostino la sede dei Padri agostiniani. Da “parroco di Roma” e del mondo si presenta attento alle esigenze del popolo e degli ultimi, rendendo vicine le periferie lontane e impartendo lezioni di umana attenzione verso i poveri e verso coloro che soffrono. Un intenso autunno vedrà gli effetti del “ciclone Bergoglio” auspicando sempre positivi benefici per la Chiesa in cammino che ricerca un modo sempre nuovo e vivo per essere presente nel mondo quale lievito essenziale per l’affermazione dei valori che danno forza e dignità all’essere umano. L’appuntamento di Assisi costituirà nei prossimi giorni una tappa significativa nel ricordo di San Francesco, nome e messaggio che appare sempre più diffuso e noto tra la gente, anche tra coloro che si dichiarano non praticanti, ma leggono nei gesti e nello stile del Santo Padre un arcobaleno di innovazioni e di mutamenti. Giuseppe Adernò Continua la visita al Museo diocesano Ripercorrendo il cammino diocesano catanese ustoditi nella Cappella dell’Antico Seminario dei Chierici di via Etnea 8, dall’ornamentale soffitto a cassettoni decorato, gli arredi e le opere che vertono su figure di rilievo della diocesi catanese negli ultimi due secoli, tra le quali il beato cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet e il cardinale Giuseppe Francica Nava che ha commissionato la cappella, opera di Alessandro Abate. Progettata dall’ingegnere Salvatore Sciuto Patti e decorata dal Conti Consoli nel 1925, la sala V del Museo Diocesano al terzo piano dell’istituzione, sotto la direzione di Mons. Leone Calambrogio, mantiene la sua originaria veste liturgica di cappella del Seminario, ripercorrendo il cammino diocesano catanese, tra Ottocento e Novecento. Procedendo a ritroso nei secoli, la fase antecedente alla conquista dell’isola da parte dei normanni, è legata al nome di S. Berillo di Antiochia, 1° vescovo della Diocesi, che l’apostolo Pietro inviò nel 42 per evangelizzare la città; a seguire S. Everio (260), fondatore della chiesa di S. Agata La Vetere, prima cattedrale di Catania, e S. Leone II (778) che si distinse col soprannome di Taumaturgo per aver compiuto diversi miracoli. La ricostruzione della cattedrale con le absidi normanne si ascrive al vescovo bretone Ansgerio (1091-1124), mentre il rientro delle reliquie di S. Agata, trafugate dal generale Maniace e portate a Costantinopoli, avvenne durante l’episcopato del vescovo Maurizio ( 11241143), il 17 agosto 1126. Dopo le figure di Nicola Maria Caracciolo, Miche- C langelo Bonadies, Andrea Riggio (che partecipò alla ricostruzione della città dopo il terremoto del 1693) e Pietro Galletti, che rivestì la cattedrale delle suppellettili di cui mancava, si giunge ai vescovi Salvatore Ventimiglia e Corrado Deodati Moncada: l’uno favorì gli studi teologici in Seminario e presso l’Università, l’altro fondò il Monte di Pietà Agata e il Reclusorio del Lume per istruire ed educare le fanciulle orfane. Proprio a Moncada sono appartenute due pianete esposte nel contenitore centrale della Cappella, proveniente dalla sacrestia della cattedrale. In esso si trovano anche alcuni paramenti dei cardinali Giuseppe Francica Nava, che promosse l’impegno sociale nella Diocesi, e Giuseppe Benedetto Dusmet, che offrì un apporto di rilievo alla vita spirituale e pastorale della Diocesi e fu proclamato Beato il 15 settembre 1988. Tra le testimonianze dell’episcopato di quest’ultimo, soprannominato “angelo della carità”, si ammirano due legature di messali in argento (su fondo di velluto rosso), corone di rosario, una Preghiera a S. Agata, l’anello cardinalizio con una gemma preziosa incastonata, nonché delle pianete corredate da velo copricalice, manipolo, guanti, stola ricamata ed esempi di mitra. Quest’ultima, detta anche mitria, è una fascia per il capo divenuta insegna pon- tificale a Roma dalla metà del X secolo e diffusasi in seguito nei paesi dell’Occidente; il velo copricalice, dello stesso colore della pianeta, era un panno che ricopriva il calice sulla credenza in segno di rispetto, prima che si ponesse sull’altare; il manipolo, oggi non più in come una sciarpa, facendola pendere verticalmente, dal greco stolà, ovvero un’insegna imperiale riservata in Oriente a persone di alto rango, in vigore dal IV secolo nell’uso liturgico. All’estremità del contenitore sono collocati anche alcuni oggetti donati dal- uso come il velo suddetto, è una banda stretta di stoffa che il celebrante portava sull’avambraccio sinistro al quale era fermata con due nastri o mappule, di derivazione dalla mappa romana, un fazzoletto usato dai nobili negli abiti di gala per detergere il sudore. Esso veniva abbinato alla tinta della pianeta e della stola. Quest’ultima é una lunga striscia di stoffa che il vescovo porta al collo l’Arcivescovo emerito di Catania, Mons. Luigi Bommarito, in occasione del 25° anniversario di episcopato: una croce pettorale in filigrana con pietra, una stola d’oro con pietre, una collana e medaglia mariana della ritualità orientale e la bolla di elezione episcopale. Il suddetto, ha voluto fortemente tale museo diocesano. Dal 2002, l’attuale Arcivescovo è Mons. Salvatore Gristina, già vescovo della diocesi di Acireale. Proseguendo con l’esposizione della Cappella, troviamo sulla parete a destra, entrando, il Calendario Perpetuo Meccanico, acuta invenzione del sacerdote Salvatore Franco: ad essa sono state conferite due medaglie d’oro, rispettivamente all’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1900, e di Catania, nel 1907. Esempi di bottega siciliana sono: il Crocifisso ligneo con immagine di S. Francesco di Paola dalla Basilica Collegiata S. Maria dell’Elemosina, il Porta ampolline con 2 profeti ai lati di Pietro Paolo Aversa, e nella parte adibita ad altare su uno sfondo di colori pastello, il Faldistorio (sgabello con braccioli senza spalliera) in legno intagliato, scolpito, dorato e ricamato in filo di seta policrom; il Seggio per il celebrante e gli Sgabelli, entrambi dalla Cappella del Palazzo Arcivescovile di Catania. Fra i dipinti a olio su tela, lungo le pareti della sala, accanto a una Madonna con Bambino (di ignoto pittore siciliano) spiccano gli esempi di Emanuele Di Giovanni e Alessandro Abate, nei rispettivi Ritratto postumo del cardinale G. B. Dusmet e Ritratto postumo del cardinale G. Francica Nava, la cui eloquenza, con la croce pettorale sul petto, richiama la cura dello status sociale nei ritratti cinquecenteschi. Sui rosoni laterali in alto si affaccia su un soppalco di marmo la patrona dei musicisti, ovvero S. Cecilia decantabat domino, e più avanti Gesù Cristo nel monito universale Euntes docete omnes gentes. Anna Rita Fontana 4 Prospettive - 1 settembre 2013 PRIMOPIANO Celebrata la festa della Madonna della Neve a festa della Madonna della Neve, nella ricorrenza della dedicazione della basilica papale S. Maria Maggiore ad nives-ad praesepe all’Esquilino, tanto radicata nei secoli passati nella comunità cristiana di Catania, è stata solennizzata con la s. Messa concelebrata dall’Abate emerito benedettino prof. Ildebrando Scicolone e dal delegato arcivescovile per la Cattedrale mons. Barbaro Scionti nell’altarino dell’edicola votiva della Madonna della Neve L (continua da pag. 1) LA DISILLUSIONE... proseguire gli sudi lo fa preferendo qualità e prestigio dell’ateneo. Spulciando i dati si nota che cinque anni fa più del 70% dei giovani meridionali preferiva le università locali, adesso, però, la situazione sembra essersi capovolta. Infatti, si registra un’impennata vertiginosa delle iscrizioni fuori regione che hanno favorito una nuova ondata di studenti (specie di quelli provenienti dalla Sicilia) “emigranti”. Di contro, al Nord la situazione è differente, con i giovani di Piemonte e Lombardia che preferiscono rimanere nella propria terra, avvantaggiati anche da un’offerta formativa di buon livello. Più della metà degli studenti che sono scomparsi dall’anagrafe del Ministero presso l’ex Casa Cantoniera e Rifugio Sapienza, alle pendici del cratere centrale nelle cui grotte laviche si conservava la “Neve di S. Agata”. La celebrazione, occasione del gemellaggio dei fedeli dell’Etna e delle Madonie nella comune venerazione della Madonna delle montagne siciliane, è stata dedicata a Papa Francesco del quale sono state richiamate le origini italiane, le vicende migratorie della sua famiglia che ha attraversato il Mediterraneo e l’Atlantico in cerca di lavoro in Argentina nonché la recente visita samaritana a Lampedusa, estremo lembo insulare dell’arcipelago siciliano dominato dal Vulcano Etneo. Sono intervenuti tanti fedeli, tra cui gli ex dirigenti diocesani di Gioventù di Azione Cattolica rappresentati dall’ing. Rosario Di Mauro, il gruppo Club Alpino Italiano di Petralia Sottana guidato dal presidente Enzo Macaluso, che si sono scambiati targhe ricordo. Tra i presenti anche il sindaco di Nicolosi dr Nino Borzì, il presidente del Parco appartengono alle cosiddette lauree sociali mentre il 30% appartiene a quelle umanistiche. Nell’area sociale la perdita è stata di quasi 29 mila studenti mentre in quelle letterarie di oltre 18 mila presenze in meno. Sommando questi dati, poi, si raggiunge un buon 80% di giovani che hanno rinunciato al sogno di rincorrere il famoso pezzo di carta. Nel dettaglio la fuga ha coinvolto soprattutto due corsi di laurea che per molti anni hanno attirato le speranze (lavorative e non solo) di molti: Giurisprudenza e Scienze della comunicazione. Questi ultimi perdono in termini assoluti il maggior numero di iscritti con 7.500 iscritti in meno a giurisprudenza e 6.700 nella settore della comunicazione. Ma c’è dell’altro. Il record, se cosi si può asserire, riguarda le immatricolazioni ai corsi delle scienze figurative, musicali e dello spettacolo (-57) delle scienze dei beni culturali (-51) e delle professioni sanitarie della riabilitazione (-54%). Da segnalare, come, quest’ultimo dato rappresenti una anomalia in un settore di studi che nelle ultime stagioni non ha risentito del calo vertiginoso delle immatricolazioni. Le ragioni, del resto, sono presto spiegate; la prima nella difficoltà ad accedervi per via del numero chiuso, la seconda per una sfiducia nel sistema pubblico italiano che ormai da diverso tempo non possiede le adeguate risorse per soddisfare le numerose domande d’occupazione. Nonostante l’emorragia che ha coinvolto il sistema universitario italiano resistono le dell’Etna avv. Marisa Mazzaglia, il consigliere nazionale CAI dott. facoltà scientifiche. L’’ingegneria industriale ha registrato un +31% (4.300 iscritti in più), mentre aumenti sostanziali si sono registrati anche nelle scienze agroalimentari (+26%) ed in quelle civili ed ambientali (+21%). Una ventata d’ottimismo, a dire il vero, c’è. E coinvolge le immatricolazioni nelle scienze economiche (+9%) mentre rimangono sostanzialmente stabili quelle nelle lingue e culture moderne (+1%). Ma come si dice in questi casi, una rondine non fa primavera. Resta, però, il fatto che oggi più che mai gli studenti puntano sulla reale spendibilità del titolo universitario sul mercato del lavoro piuttosto che su ambizioni e sogni nel cassetto. Maria Vaccarella, i rappresentanti dell’Azienda Foreste Demaniali dr Giuseppe Mazzaglia e dr Pippo Bruno, il luogotenente per la Sicilia dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme prof. Giovanni Russo. Il rito fraterno si è concluso con l’intervento dell’arch. Salvatore Di Mauro il quale, dopo aver ricordato che il Parco delle Madonie è stato affidato l’anno scorso dalla diocesi di Cefalù alla protezione della Madonna della Neve di Piano Battaglia, ha proposto che patrono del Parco dell’Etna possa essere proclamato S. Benedetto, i cui figli da molti secoli sono presenti nei monasteri benedettini etnei, compreso quello recente intitolato al Beato Dusmet, alla periferia nord di Nicolosi, paese nato accanto all’antico cenobio di S. Nicola la Rena. ® A.B. A cura del Centro Orizzonte Lavoro 095 320054 / [email protected] opportunità e concorsi OPPORTUNITÀ EQUIPE STAR agenzia di animazione cerca a Catania per partenza immediata la figura di Dj - Tecnico Audio e Luci per inserimento in proprie strutture turistiche in Sicilia e Calabria. Età minima 18 anni. 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Si può essere felici in tempo di crisi?”, Libreria Editrice Vaticana 2013, ha affrontato questo impegno in otto ricchi e densi capitoli, con lo scopo di contribuire a un dibattito sui nodi fondamentali di un’epoca di profonda crisi come la nostra, che ci coinvolge sia come singoli che come collettività. Il tema centrale è quello perenne della “Felicità”, rapportato al momento attuale che è di profonda crisi globale, alla luce di un grande Autore come Rosmini. Leggendo il libro ho notato una perfetta affinità con quello che è stato l’argomento del dodicesimo Corso dei “Simposi rosminiani” del 2011, a cui ho partecipato, a Stresa: Felicità e cultura dell’anima, è stato il tema, in cui valenti studiosi sono stati chia- U mati a rispondere a domande simili: “Cos’è la felicità?”, “È possibile conseguirla od è un’utopia?”. In primo luogo don Piero Sapienza ci dà un efficace esempio di una lettura diretta dei classici, e Rosmini è un classico. Il roveretano critica radicalmente le teorie economiche di Melchiorre Gioia, il quale «riportando in Italia le teorie degli economisti classici (Smith, Ricardo, Say) e reinterpretandole, aveva affermato che il progresso era da intendersi solo come sviluppo economico e tale sviluppo si sarebbe verificato in maniera proporzionata con il diffondersi dei consumi» (p.23), quindi più si consuma più si produce, più si lavora, e quando i consumi naturali saranno soddisfatti, per continuare a produrre bisognerà creare bisogni artificiali, indotti: è questo il modo di combattere la disoccupazione e creare benessere in più larghi strati della popolazione? Rosmini, in paragrafi così attuali svela la contraddittorietà di quelle affermazioni. Ma ecco che Rosmini svela come alla base di quelle affermazioni ci sia un errore di logica e cioè: «Ragionare dietro la supposizione, che sia essenziale ad un soggetto ciò che a lui non è se non accidentale». L’altro Autore che, sulla scorta di Rosmini, il Sapienza tratta è l’abate Antonio Genovesi (1713-1769) rappresentante della scuola napoletana di “Economia civile”, che, riallacciandosi alla tradizione economica italiana del ’700 con gli altri illumi- nisti milanesi, C. Beccaria e P. Verri, mirano , attraverso “un mercato dal volto umano” ad una “economia per la felicità”, intesa però come “felicità di tutto il corpo e di ciascun membro”, vale a dire in vista del Bene comune. Qui le giuste intuizioni del Rosmini trovano riscontro nella economia della scuola francescana e negli attuali economisti civili come L. Becchetti, L. Bruni e S. Zamagni. La ricca cultura filosofica di Sapienza gli fa estendere l’analisi sul modo di concepire la felicità nel mondo classico come in Aristippo, Epicuro, Socrate, Platone e specialmente in Aristotele, su cui si leggono pagine esemplari per correttezza filologica e interpretativa e in cui secondo il “maestro di color che sanno” la felicità realisticamente richiede sia l’elemento etico dell’anima, e anche un modesto possesso di beni esterni! Ma la conferma fondante si trova nella parola eterna del Vangelo: Mt 19,24: È più facile che un cammello…Bella, efficace e icastica la rappresentazione della copertina che è il simbolo che dà il senso di tutto il libro. Ma è importante l’altro passo solo indicato, ma che va letto per intero, sempre in Mt 7, 13-14: Tutte le cose che voi volete (legge aurea) che gli uomini vi facciano, fatelo anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga e spaziosa è la via che conduce alla perdizione. Il messaggio del libro di Sapienza, di fronte al diffuso pessimismo (e la Sicilia è la patria di Gorgia di Leontini il più radicale degli scettici), è quello di aprire un varco alla speranza, per continuare a vivere e a lottare, per ricominciare guardando in avanti in vista di «Un nuovo umanesimo per un nuovo mercato» (cap. VI), per riscoprire «Il senso del lavoro umano» (cap. VII), pensando alla vita delle nuove generazioni se si considera «L’uomo custode responsabile del creato» (cap. VIII). Alla base dei ragionamenti di Sapienza c’è la ricca letteratura cattolica: dalla Dottrina Sociale della Chiesa alle encicliche papali, Populorum Progressio di Paolo VI, la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, e la Caritas in veritate di Benedetto XVI; ma anche pensatori laici come S. LATOUCHE, Z. BAUMAN. Da alcuni anni ormai, sulla scorta di Aristotele, si è riscoperta l’importanza dell’aspetto etico-pratico della filosofia e così forse in conclusione, potremmo inquadrare i volumi di Sapienza in questa riabilitazione della filosofia pratica. Come la Sociologia del soprannaturale di Luigi Sturzo qui più volte opportunamente citato. In conclusione, quello di don Sapienza è un bel libro, scorrevole nella forma, ricco di pensieri ben meditati, che può essere letto con profitto da una vasta gamma di lettori, a cominciare dai giovani. Salvatore Latora Il libro di don Piero Sapienza sarà presentato sabato 21 settembre 2013, alle ore 10, nel Salone dei Vescovi in Arcivescovado. Interverranno: dr. Ivan Lo Bello, prof. Rosario Faraci, mons. Gaetano Zito, don Giuseppe Costa. Modera Rosaria Rotolo. Conclude S. E. Mons. Salvatore Gristina. l’intervista Indietro nel tempo intervistando Angelo Paino Il Muratore di Cristo he emozione compiere la traversata dello Stretto di Messina, osservando dal parapetto della nave i minacciosi gorghi che dagli antichi venivano identificati con le figure mitologiche di Scilla e Cariddi. Come fa l’onda là sovra Cariddi, / che si frange con quella in cui s’intoppa, / così convien che qui la gente riddi. (Inf. VII, vv. 22-24). Una similitudine dantesca dove la rissa tra avari e prodighi è resa attraverso il plastico paragone che nelle forze della natura si evidenzia tra lo scontro delle correnti del mar Ionio con quelle del mar Tirreno. Ritorno nella terra dei Ciclopi, così gli antichi chiamavano la Sicilia, e il benvenuto in quest’isola dei contrasti mi vien dato dalla colonna su cui si erge la statua della Madonna con la scritta “Vos et ipsam civitatem benedicimus”, Sono le parole finali di saluto che la Beata Vergine Maria inviava ai Messinesi in una lettera, dopo aver ricevuto una delegazione degli abitanti della Città dello Stretto, guidata da San Paolo nel 42 d.C.. Osservo il paesaggio e noto compiaciuta come l’arte, la storia, la fede e la natura vivano il loro felice connubio in un abbraccio magnetico di sole, di aria e di mare. C Mentre sto a trastullarmi in questa sorta di contemplazione della marina, non posso fare a meno di pensare ai meriggi estivi trascorsi nella costa tirrenica della Sicilia, a Brolo dove tra il Castello dei Lancia e lo scoglio che si erge di fronte al turrito maniero, in mezzo al mare, sussiste un muto ed eterno dialogo con sussurri d’amore e di pianto. Ed è stato durante una di queste passeggiate con Elio Quiligotti, raffinato grecista e cultore della storia di Sicilia, che questi mi parla dell’arcivescovo Angelo Paino chiamato “il Muratore di Cristo”, colui che riedificò Messina dalle macerie del terremoto del 1908 e quarant’anni dopo da quelle della II Guerra Mondiale. Mentre sto a cullarmi in ameni ricordi, una figura si accosta a me: ne osservo le sembianze e mi accorgo che tratttasi di un prelato, anzi con precisione noto i paramenti vescovili. Costui sfiorandomi la spalla, mi sorride e così si porge: <<Ti ringrazio amabile Stefania per avermi dedicato un pensiero gentile. Sono proprio io Angelo Paino, il riedificatore di questa città provata da tante sciagure nell’arco di pochi decenni>>. Rimango sorpresa e pietrificata per un simile incontro, poi riavutami dallo stupore e ancora una volta consapevole di partecipare a un colloquio meta-temporale, prego l’illustre di parlarmi di sé. Costui appoggiando le sue diafani mani al parapetto della nave: <<Venni eletto vescovo di Lipari il 20 aprile 1909 da papa Pio X all’età di soli 38 anni. Nell’ottobre del 1916, su richiesta dell’arcivescovo D’Arrigo, fui nominato, vescovo ausiliare di Messina, governando la diocesi di Lipari dal capoluogo. Qualche anno dopo, fui eletto arcivescovo metropolita di Messina e archimandrita del Santissimo Salvatore. La mia lunga esistenza travagliata, pensa che mi spensi nel 1967, all’età di 97 anni, la trascorsi nell’opera di ricostruzione della città di Messina dopo le vicende esiziali del 1908 e della guerra del ’43. Feci riedificare 132 chiese, e numerose case canoniche, 7 istituti d’istruzione media e superiore, 12 grandi istituti di beneficenza e assistenza, 10 asili infantili, 2 biblioteche, 2 seminari. Questa colonna votiva del porto di Messina, su cui si staglia l’immagine benedicente della Madonna della Lettera, l’ho voluta io come segno di prosperità e di protezione, così come feci ricostruire la Cattedrale di Messina, che oggi ospita le mie spoglie mortali. La mia azione non si concentrò solo nella riedificazione dei luoghi di culto. In quegli anni l’Ateneo di Messina, languiva per i miseri contributi concessi dallo Stato, cosicché mi occupai dell’Università della città, facendola tornare allo splendore delle origini. Sottrassi agli intenti predatori americani la nostra preziosa biblioteca Neviani, composta allora da 4000 volumi e 12000 opuscoli, facendo in modo che rimanesse agli studiosi. La ricostruzione di una città parte soprattutto dalla cultura, così impegnai le miei risorse per l’acquisto di prestigiose opere d’arte che avrebbero trasformato Messina in una capitate dell’arte. Il progetto, poi sfumò, perche le miserie che seguirono alla guerra, mi indussero a vendere le opere per finanziare le innumerevoli iniziative caritatevoli: occorrevano pasti caldi, vestiti e coperte per gli abitanti della città sopravvissuti agli eventi bellici. In occasione dei lavori per la Cattedrale, vendetti persino la preziosa croce pettorale, donatami dalla città nel 1929 a ricordo della prima apertura e dedicazione dopo i danni del tragico sisma del 1908. Non ho mai amato fasti e lussi, i miei abiti sono stati questi umili e dimessi e indossati senza ostentazione della carità>>. Lo osservavo e dalla luce dei suoi occhi traspariva un profondo amore per la sua terra, la sua storia, i suoi abitanti. Con un amabile sorriso queste parole mi sussurra: <<Dalle macerie della vita le opere rinate sono sempre più belle>>. Detto questo lentamente svanisce. La nave attracca al porto e gradualmente una carovana di mezzi di trasporto fuoriesce dal gigantesco bastimento come un enorme pesce che adesso rigurgita quello che ha inghiottito. Nostra Signora della Lettera mi esprime il suo saluto e la sua benedizione. Stefania Bonifacio Notizie in breve dal 2 all’8 settembre 6 Prospettive - 1 settembre 2013 Ufficio Catechistico Diocesano Dall’Agenda dell’Arcivescovo Lunedì 2 • Ore 18.00 Messina, Cattedrale: concelebra per la Beatificazione di Mons. Franco. Martedì 3 • Ore 10.30 Curia, Salone dell’Economato: incontra i Vicari Foranei. Mercoledì 4 • Ore 19.30 Catania, Hotel Nettuno: prende parte al saluto di commiato del Comandante dei Carabinieri di Catania. Venerdì 6 • Ore 20.00 Catania, Tenda di Ulisse: prende parte alla presentazione del volume di Mons. Antonio Fallico. Sabato 7 • Fuori Sede Domenica 8 • Ore 18.30 Belpasso, Chiesa S. Leo: celebra la S. Messa. ® Conferenza stampa - Ufficio Mercoledì 11 settembre 2013, alle ore 10,30, nel Salone dei Vescovi in Arcivescovado, sarà presentato il nuovo anno della Scuola di formazione all’impegno sociale e politico. La Scuola viene organizzata dall’Ufficio nche quest’anno la FISC promuove il XXII Master di aggiornamento per direttori, amministratori, redattori e giovani giornalisti dei settimanali cattolici “Mons. Alfio Inserra”. In questa edizione, organizzata in collaborazione con la Delegazione regionale della Sicilia e il settimanale diocesano di Catania “Prospettive”, sarà sempre presente la memoria di Mons. Alfio Inserra che di quest’iniziativa è stato per oltre vent’anni promotore e anima. Oltre che un momento di riflessione sulla professione giornalistica secondo i livelli ormai consolidati (principianti, redattori, amministratori, direttori, e, da quest’anno, fotoreporter), il XXII Master vuole essere un momento per riflettere sull’attuale periodo di crisi e sulle possibilità occupazionali in quella grande industria del turismo di cui l’Italia non è seconda a nessuno. Oltre a tutto ciò, resta il valore aggiunto di questo appuntamento: un’occasione per rafforzare ancora di più i vincoli di amicizia e fraternità fra tutti gli aderenti alla FISC. Per tutto questo sono invitati ad iscriversi quanti sono impegnati nei settimanali cattolici e soprattutto i giovani giornalisti, che si affacciano affascinati nel mondo dell’informazione, per favorirne la più ampia partecipazione. PROGRAMMA: Giovedì 19 settembre • Ore 16.30 Museo Diocesano Presentazione del Master: Francesco Zanotti, Presidente Nazionale FISC; • Saluti di S.E. Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania; • Relazione di S.E. Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto e Dele- A problemi sociali e lavoro problemi sociali e lavoro dell’Arcidiocesi di Catania e dallo Studio Teologico S. Paolo. Le finalità della Scuola e i suoi programmi verranno illustrati da don Piero Sapienza (direttore della Scuola) e da Mons. Gaetano gato della CESi per la Cultura e le Comunicazioni sociali; • Relazione di Giuseppe Vecchio, Direttore Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Università di Catania; • 19,00 Celebrazione Eucaristica • 20,00 Cena • 21,30 Terme Achilliane • Momento musicale Venerdì 20 settembre • 8,30 Colazione • 9,00 - 12,30 Lavori di gruppo: • Livello principianti: Coordina Francesca Cipolloni, Direttore di Emmaus, settimanale della Diocesi di Macerata. • Livello fotoreporter: Coordina Antonio Parrinello, Giornalista fotoreporter. • Livello redattori: Coordina Claudio Turrini, capo servizio e web master di “Toscanaoggi”. • Livello amministratori coordinatore da definire. • Livello direttori: Coordina Domenico Delle Foglie, Direttore Agenzia SIR. • 13,00 Pranzo • 17,00 Celebrazione Eucaristica • 18,00 Badia di S. Agata • Convegno sul tema “Turismo: Cultura e prospettive occupazionali”. Dalla Magna Grecia alla Sicilia 2.0 • Interventi: Mariarita Sgarlata, Assessore Regione Sicilia Beni culturali; Ivan Lo Bello, Vice Presidente Confindustria per l’Education; Michela Giuffrida, Direttore dell’emittente televisiva Antenna Sicilia; Sac. Carmelo Signorello, Direttore Ufficio diocesano per i beni culturali e arte sacra; Conclude S.E. Mons. Salvatore Zito (Preside dello Studio teologico S. Paolo). L’arcivescovo S. E. Mons. Salvatore Gristina concluderà l’incontro. ® Gristina, Arcivescovo di Catania • 20,30 Cena • 22,00 Visita notturna del centro storico di Catania Sabato 21 settembre • 7,30 Colazione • 8,00 Partenza escursione vulcano Etna • 13,00 Pranzo • 16,00 - 18,30 Conclusione dei lavori di gruppo - Museo diocesano • 19,00 Celebrazione Eucaristica • 20,00 Cena Domenica 22 settembre • 7,30 Colazione • 8,30 - 9,00 Dal Museo diocesano partenza dei bus navetta per l’aeroporto di Catania La Segreteria è al Museo Diocesano (sede del Master), Via Etnea 8, 95121 - Catania tel 095 281635; cell. 3938883640 Chiedere di Giovanna Cannata, o di Valeria Pisasale, o di Mariele Giuffrida. Altro contatto don Giuseppe Longo Cell. 3207066374 Fax: 1782723681 Email: [email protected] Sito Web:WWW.prospettiveonline.it ® Ai Presbiteri, ai Diaconi, alle Persone Consacrate e ai Catechisti dell’Arcidiocesi Carissimi, anche quest’anno ricorre il consueto appuntamento del Convegno Catechistico Diocesano che si terrà presso il Seminario Arcivescovile e avrà come tema: I luoghi del “noi” per la trasmissione della fede. Il tema è impegnativo perché rispecchia i tempi che stiamo vivendo. Leggiamo ne Il Rinnovamento della catechesi, al capitolo 8: «Luogo non è da intendersi come luogo geografico, ma come luogo esistenziale […] La Chiesa locale è il luogo in cui l’Economia della salvezza entra più concretamente nel tessuto della vita umana […] la parrocchia anch’essa Chiesa locale svolge un ruolo fondamentale all’azione catechistica. In essa la catechesi può diventare insegnamento, educazione, esperienza di vita». Ci rendiamo conto della centralità della catechesi in ogni attività pastorale e dell’importanza di spostare la catechesi in luoghi più vicini agli spazi della vita; la parrocchia stessa deve essere intesa come stratificazione di luoghi diversi, ciascuno con i propri codici, linguaggi…, che rendono inefficace il ragionare su la catechesi al singolare e che suscitano la necessità di ripensare al plurale le molteplici dimensioni della proposta ecclesiale. In questo convegno vorremmo riflettere sui processi formativi da & attivare, affinché coloro che si accostano alla parrocchia e non solo, possano crescere nella vita di fede. In vista di quanto detto sopra, i destinatari del Convegno non sono soltanto i catechisti dell’I.C. ma tutti gli animatori dei gruppi parrocchiali (itinerari di fede pre e post battesimali, itinerari di fede in preparazione alla celebrazione del sacramento del matrimonio, famiglie, giovani, oratorio, la scuola,…). Lo svolgimento del Convegno sarà articolato nei tre giorni 11, 12, 13 Settembre, dalle ore 17.30 alle ore 19.30. Il relatore, don Valentino Bulgarelli, nella giornata di mercoledì 11, dalle ore 9.30 alle ore12.00, dedicherà un suo intervento a tutti i presbiteri e diaconi. Giorno 13 verranno proposti itinerari percorribili in alcuni luoghi specifici: itinerari di fede pre e post battesimali, itinerari di fede in preparazione al sacramento del Matrimonio, oratorio, pastorale scolastica, catechesi ai disabili o in contesti di sofferenza. Le iscrizioni al convegno si effettueranno mercoledì 11 a partire dalle ore 17.00; la quota di iscrizione per ciascun partecipante è di €3,00. Salutandovi tutti cordialmente nel Signore, cogliamo l’occasione per invitarvi a fornirci suggerimenti e proposte che ci permettano di qualificare sempre di più il servizio dell’Ufficio Catechistico. Sac. Gaetano Sciuto e l’equipe dell’UCD entralino Curia Arcivescovile di CT 095/31.26.20 Arcivescovo 095/25.04.306 Segreteria Arcivescovile 346/3842521 Segreteria Arcivescovile 095/25.04.309 Vicario Generale 095/25.04.311 centralino curia 095/715.90.62 centralino curia 095/25.04.357 fax segreteria Arcivescovo 095/25.04.358 fax Curia 095/25.04.359 fax ufficio scolastico 095/25.04.360 fax economato 7 Prospettive - 1 settembre 2013 Riparte la Scuola di formazione all’impegno sociale e politico Suscitare interesse per la vita della polis a Scuola di formazione all’impegno sociale e politico, organizzata lo scorso anno dall’Ufficio problemi sociali e lavoro dell’Arcidiocesi di Catania e dallo Studio Teologico S. Paolo, ha riscosso molti consensi, come dimostra sia il numero delle persone iscritte, sia il loro interesse per le questioni affrontate dai vari docenti durante l’anno accademico. La Scuola ha avuto come scopo non solo quello di trasmettere conoscenze specifiche sulle tematiche socio-politiche, ma anche quello di suscitare l’impegno di partecipare attivamente alla vita della città. E infatti, è nata l’esigenza di creare un “laboratorio sulla città”, per moni- L torare gli avvenimenti della vita socio-politica e per intervenire. In altre parole, il laboratorio, stimolando ad una cittadinanza attiva, intende interagire con l’Amministrazione per trovare soluzioni in vista del bene comune. Per potenziare e allargare gli ambiti di partecipazione, anche in questo nuovo anno accademico la Scuola viene proposta a quanti desiderano una formazione che li aiuti a vivere da cittadini attivi, senza subire passivamente gli eventi. I percorsi formativi proposti, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, coniugano contenuti teologici ed etici, con l’apporto di altre discipline, e puntano ad offrire gli strumenti essenziali per operare un discernimento, personale e comunitario, sulle complesse problematiche della nostra società. Dal punto di vista metodologico: oltre alle lezioni frontali, sono previsti laboratori e seminari di approfondi- mento; tavole rotonde, conferenze con relatori invitati. Il corso dura un anno: dalla fine di ottobre alla fine di maggio. Sarà suddiviso in due parti: da ottobre a metà dicembre e da metà gennaio a fine maggio. A conclusione, dopo opportune verifiche (anche attraverso la partecipazione ai seminari), sarà rilasciato un attestato di partecipazione. Si possono acquisire “ECTS”. Come lo scorso anno, la sede della Scuola è presso il Seminario arcivescovile di Catania (Viale O. da Pordenone 24). Le lezioni si svolgeranno ogni sabato dalle ore 9,00 alle ore 12,30. La frequenza è obbligatoria. I docenti e le discipline: Dottrina sociale della Chiesa (P. Sapienza, Studio teologico S. Paolo), La Costituzione italiana (A. Cariola, Università di Catania), Storia dei partiti (G. Vecchio, Università di Catania), Etica sociale (G. Schillaci, Studio teologico S. Paolo,), Cattolicesimo politico (G. Zito, Preside Studio teologico S. Paolo), Fondamenti biblici e patristici dell’impegno politico (R. Gisana, Studio teologico S. Paolo,), Storia del sindacato in Italia. Politiche sociali e del lavoro (R. Rotolo, Segretaria Generale CISL Catania). Seminario di studio: Il popolarismo di L. Sturzo (S. Latora, già docente nel licei). Note tecniche: La Scuola di FISP è aperta a tutte le persone di buona volontà. Età: dai 18 anni in su; diploma di scuola superiore. Per l’iscrizione: Domanda al Direttore della Scuola (Sac. prof. Piero Sapienza); - due foto tessera; fotocopia del titolo di studio (oppure autocertificazione); - contributo: € 50,00 (da versare all’atto dell’iscrizione); - inizio iscrizioni:lunedì 2 settembre; termine delle iscrizioni 11 ottobre 2013; - inizio delle lezioni: 19 ottobre 2013, ore 9,00. - per informazioni e iscrizioni: Ufficio problemi sociali e lavoro, presso Curia arcivescovile – Via Vittorio Emanuele 159 – CT. (Tel. 095/2504365) Piero Sapienza Con la dedicazione della Cattedrale conclusi i festeggiamenti patronali La tradizione non va in vacanza on la solennità liturgica della dedicazione della basilica cattedrale “S. Agata vergine e martire”, che celebra in tutta l’arcidiocesi la memoria dell’anniversario della sua consacrazione, si sono conclusi, domenica 18 agosto, gli annuali e tradizionali festeggiamenti agostani del martire e compatrono concittadino s. Euplio diacono, della Beata Vergine Maria Assunta in cielo, la Pasqua della Madonna, e del ricordo della traslazione delle reliquie di S. Agata, protomartire concittadina e patrona principale della città e dell’Arcidiocesi, nel lieto anniversario del loro festoso rientro in patria. Il 18 agosto ricorda anche il trionfale ingresso delle venerate e riacquistate reliquie nella nuova cattedrale normanna, avvenuto nell’anno 1126 e che, come racconta il monaco benedettino Blandino, scriba amanuense della cattedrale abbaziale benedettina S. Agata per incarico del vescovo-abate-conte, il catanese Maurizio, fu caratterizzato da strepitosi miracoli a suggello celeste del riacquistato possesso, da parte dei catanesi, del loro tesoro più prezioso. Quel fausto giorno -era mercoledì- è rimasto impresso nella devozione agatina ed è ricordato nella cappella del sacello delle reliquie di S. Agata non solo nel mese di gennaio ma anche ogni primo mercoledì del mese. Nel passato, all’indomani, 19 agosto, della solennità della dedicazione iniziava a Catania il famoso e fasto- Dedicazione della Cattedrale C so festino di S. Agata, durato fino alla seconda metà dell’Ottocento. Domenica 18, a metà mattinata, è stato il delegato arcivescovile mons. Barbaro Scionti a presiedere la solenne concelebrazione dell’Eucaristìa caratterizzata dalla Liturgia della Parola della XX domenica per annum, dal colore bianco delle sacre vesti, dalle orazioni proprie della dedicazione e dalle luci accese alle croci dedicatorie, simbolo dei 12 apostoli, nella cattedrale nel ricordo del 50° anniversario della sua elevazione a basilica pontifica e del 10° anniversario dell’istituzione della corale parrocchiale, diretta dal m° Puccio Sanfilippo, che ha sostenuto i canti liturgici. Alla concelebrazione si sono associati il can. m° Giuseppe Maieli, vice parroco e organista del Duomo, nonché il sacerdote don Guido Randon, parroco di S. Maria in Marsan di Nella foto lapide della controfacciata, lato destro, Testo dell’epigrafe in latino: “D.O.M. qui hoc templum princeps/ per mysticas unctiones/ Divae Agathae/ Patronae optimae dicatum/ civis aut hospes ingrederis/ religionis opus sancte peragito/ Teque voti compotem discessurum/ confidito” Marostica (Bassano del Grappa, Vicenza) e responsabile della chiesetta romanica votiva intitolata a S. Agata e curata dall’Associazione Nazionale Alpini, sulla strada della Fratellanza che porta ad Asiago, dove lo scorso 25 aprile mons. Scionti, accompagnato dal capo-fercolo sig. Claudio Baturi, si è recato per donare una reliquia della nostra santa Patrona, già richiesta all’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina. 50 anni fa il Duomo di Catania è stato elevato in perpetuo alla dignità e all’onore di basilica minore dal beato Papa Giovanni XXIII. La lettera apostolica in latino del 12 marzo 1963, con cui il Sommo Pontefice concesse alla nostra Chiesa Cattedrale arcivescovile intitolata a S. Agata il privilegio speciale di basilica pontifica, è firmata dal cardinale segretario di Stato Amleto Cicognani; nell’introduzione riporta la frase ricavata dagli atti del martirio di S. Lucia “Per me civitas Catanensium sublimatur a Christo” ed ha come titolo l’incipit epistolare “Agata splendidissima”. Il prezioso documento è un riconoscimento ufficiale dell’importanza artistica e storica dell’insigne tempio, dell’antichità e dell’universalità del culto di cui ha sempre goduto la protomartire concittadina, della vasta eco che suscita nel mondo l’ardente devozione che Catania continua ad avere per la sua amata Patrona principale. Papa Giovanni riconobbe che la mole superba del massimo tempio dell’arcidiocesi “attesta quanto splendore i catanesi abbiano voluto dare a questa chiesa dedicata alla loro Concittadina e Patrona, con quanta ricchezza d’ingegno gli artisti abbiano cercato di abbellirla”. Papa Roncalli, che in occasione della chiusura del Congresso eucaristico nazionale del settembre 1959 aveva ricordato la sua venuta a Catania nel 1923 ospite del cardinale arcivescovo Giuseppe Francica Nava, nella bolla suddetta ricorda le solenni cerimonie in cattedrale del 1926 per l’8° centenario della traslazione delle reliquie di S. Agata, quelle per il 18° centenario del martirio della “medesima vergine gloriosa”. Il Santo Padre non tralasciò di far esplicito riferimento al fatto noto in tutto il mondo che “ogni anno cittadini e forestieri celebrano con entusiasmo di fuoco la festa in onore della beatissima Agata, tutrice invitta della città, liberatrice dalla lava dell’Etna e dalle pestilenze, debellatrice di nemici irrompenti, operatrice di guarigioni e di altri miracoli”. ® Antonino Blandini 8 Prospettive - 1 settembre 2013 DIOCESI Celebrazioni eupliane Una devozione senza confini rande partecipazione di fedeli quest’anno alle celebrazioni liturgiche in onore del santo diacono concittadino, il martire Euplio di Catania. Molti devoti di mattina in Cattedrale dove sono state officiate, nell’arco della giornata, tre s. Messe, per venerare la reliquia e il simulacro reliquiario processionale del santo compatrono della città e dell’Arcidiocesi, posti in presbiterio e nel transetto. Al vespro la comunità parrocchiale S. Euplio martire ha festeggiato insieme al proprio santo patrono titolare anche l’amatissimo parroco mons. Giuseppe Bruno, nel 51° anniversario di ordinazione. Una folla di devoti ha riempito l’aula liturgica dell’ex chiesa eucaristica intitolata a S. Euplio nell’omonima via e sovrastante la cappella ipogea della cripta funeraria romana, distrutta dalle fortezze volanti americane dell’8 luglio 1943. A pre- G siedere la celebrazione è stato il vicario foraneo mons. Carmelo Smedila con l’assistenza dei diaconi transeunti e permanenti e degli alunni –lettori ed accoliti- del corso diocesano S. Euplio per il diaconato. Come vuole la tradizione l’omelia è stata tenuta da un diacono, don Santo Conte prossimo al presbiterato. Al solenne rito erano presenti i canonici mons. Barbaro Scionti, delegato arcivescovile per la cattedrale, e il vice parroco don Giuseppe Maieli nonché il comm. Luigi Maina, presidente dei festeggiamenti patronali e rappresentanti delle associazioni agatine cittadine. L’animazione liturgica è stata curata dalla corale della Cattedrale diretta dal m° Puccio Sanfilippo, che ha pure eseguito l’inno a S. Euplio composto dal m° Nunzio Schilirò con testo del cav. Agostino Valenti. Due vigili urbani in alta uniforme hanno prestato servizio d’onore dopo la deposizione da parte della Municipalità di una corona d’alloro, ai piedi della lapide che ricorda la testimonianza evangelica dei martiri cristiani e i caduti civili vittime dei a città di Paternò sino alla fine degli anni 70 dominava il palcoscenico siciliano, e parte della penisola fregiandosi di essere la regina del miglior “Carnevale” ! L’omicidio commesso in pieno centro storico, all’interno di un supermarket avvenuto durante lo svolgimento della festa di carnevale con i vestiti di domino ha chiuso purtroppo il sipario per oltre dieci anni, ai comuni di Misterbianco e Acireale, che avvalendosi inizialmente delle maestrie di artigiani della carta pesta e di professionisti di gruppi mascherati della nostra città, si sono guadagnati l’appellativo del miglior “Carnevale di Sicilia” e del “Il più bel Carnevale di Sicilia”. All’inizio degli anni 80 nel periodo carnascialesco, scorrono coriandoli e stelle filanti, e spronato dalla voglia del suo DNA Pietro Isaia realizza il suo primo gruppo in maschera, che sfilando per le vie cittadine viene notato dall’allora assessore allo SportTurismo e Spettacolo Antonio Fallica. Quest’ultimo ha organizzato un Carnevale a cui parteciparono quattro gruppi in maschera. Da allora il L della santa Patrona da Costantinopoli. Il sacro corteo, preceduto dal 1° cereo votivo agatino Mons. Ventimiglia, si è snodato per piazza Duomo e via Vittorio Emanuele e ha raggiunto per un momento di preghiera il sagrato della chiesa San Placido, dove si trova la sede dell’associazione maschile e femminile “Sant’Agata in Cattedrale”. La processione, resa ancor più solenne dalla ricorrenza dell’anno della Fede e del 90° di erezione del santuario di Mompileri voluto dal cardinale Giuseppe Francica Nava grande devoto dei santi compatroni Agata ed Euplio, è proseguita per via Porticello sostando davanti alla monumentale edicola votiva mariano-agatina settecentesca della Madonna della Lettera e della Protomartire catanese, detta popolarmente dell’<albero grosso>. Tale alta- rino devozionale, che si trova sotto la residenza arcivescovile, restaurato all’inizio del Novecento dai barcaioli e dai naviganti, è sorto sul sito del tempio pagano del dio Fidio (ora richiamante, però, la fede cristiana) demolito nel 1552 per la costruzione dei bastioni murali e dell’approdo dello scomparso “Porto saraceno” da dove, secondo la tradizione, le reliquie della Patrona l’8 gennaio 1040 sarebbero vo, oltre che di Pietro Isaia, del Arch. Nino Rapisarda e del presidente dell’ associazione Carmela D’antonio. Tra i partecipanti spiccano i nomi di Roberto Proto, meglio conosciuto come “Robertino”, e dagli attori teatrali Cettina Di Stefano e Aldo Failla, attori televisivi come Cicciu u Baccalaru e Orazio Scoc Man, e come maschera più imponente Concy Sinatra che indossa il costume di Esmeralda. Il 24 agosto il gruppo ha partecipato alla I edizione del “Carnevale estivo” a Belvedere Marittimo dove ha riscosso un enorme successo, ed è stata confermata la partecipazione anche per il carnevale invernale. Anita Rapisarda Memorex state forzatamente imbarcate per la capitale dell’impero bizantino. Davanti alla monumentale secentesca fontanella di S. Agata addossata agli antimurali dell’Arcivescovado e dell’ex Seminario dei chierici in via Beato Dusmet, don Privitera ha rievocato i momenti salienti della traslazione di andata (1040) e ritorno (1126) delle reliquie di S. Agata davanti alla folla dei fedeli e alle autorità, tra cui il sin- Paternò e il carnevale estivo Carnevale ha ripreso quota ma mai è riuscito a decollare o a raggiungere i fasti dei vecchi tempi. Col battesimo dell’anno 2000 Pietro Isaia, dopo aver vinto parecchi primi posti e ottenuto ottimi piazzamenti, decide di confrontarsi con piazze più importanti e comincia ad ottenere successi piazzandosi al 1° posto nei comuni di Adrano, Acireale e Palmi, portando così in alto la bandiera di Paternò. In questi anni ha varcato anche i confini nazionali partecipando a festival internazionali come Malta e Tunisi passando anche dai comuni di Putignano, Reggio Calabria, Portopalo, Alberobello e, per ultimo, Crispiano. Quest’ultima è una ridente cittadina pugliese famosa nella zona per il carnevale estivo. Proprio in questa città il 20 luglio 2013 è avvenuto l’ultimo trionfo di questo gruppo affermandosi alla XV edizione del “Carnevale del Brigantino” da sottolineare, inoltre, che con quest’ultima edizione è il terzo anno consecutivo che si aggiudicano il premio come miglior gruppo. Il gruppo composto da 35 elementi circa, si avvale come team organizzati- A.B. daco avv. Enzo Bianco che, accompagnato dal presidente del consiglio comunale dott. Francesca Raciti, col suo intervento si è unito alla commemorazione di un evento tanto importante per il risorgere della città dopo la dominazione araba e l’insediamento dei Normanni. Padre Alfio nel rivolgersi ai presenti ha esordito richiamando alla memoria un passo biblico (Libro di Giuditta): “Tu gloria della Sicilia, tu letizia della Città di Catania, tu onore dei tuoi concittadini! Esulta o Catania per il nuovo arrivo di Agata. Sono parole attribuite al Vescovo Maurizio, testimone del ritorno del corpo di S. Agata a Catania, quelle con cui ci salutiamo nella vigilia dell’887° anniversario del felice evento. Ma sono parole di un inno liturgico e dicono il segreto vero della gioia che la fede svela agli uomini. Il segreto della nostra gioia sta nel poter ricondurre la vita a Dio attraverso la preghiera e la lode”. “Le grandi manifestazioni di affetto che vengono tributate al sacro corpo da parte di tutti” ha proseguito padre Privitera “nei giorni in cui attraversa le strade della nostra città, ci dicono, così come pare essere accaduto da subito dopo il martirio, che Agata è il dono che la comunità dei cristiani offre indistintamente ad ogni uomo e donna. Agata, qui ed oggi, per tutti, è la mano tesa della Chiesa perché tanti possano pervenire alla “Gioia della fede”, perché tanti possano aprire l’orecchio e il cuore al ‘Sì detto da Dio all’uomo in Cristo’ e corrispondergli offrendo il ‘Sacrificio della lode’ ed offrendosi in scarifico di ‘Soave odore’ come lei”. Il parroco-rettore ha concluso la commovente rievocazione rivolgendo al Signore un’antica preghiera di introduzione al segno di pace: “O Cristo, eterno Salvatore, integerrima pienezza di salute, per il cui amore la tua serva fu tormentata con il taglio di quella parte del corpo con la quale ai piccoli si ingerisce il succoso latte, fa’ che anche noi, succhiando il latte materno della Chiesa non ci dilaniamo a vicenda, affinché nutriti col latte della fraterna carità, possiamo esser degni di partecipare alla società dei celesti. Amen”. PROCESSIONE DEL VELO, pellegrinaggio da Mompileri A l vespro di venerdì 16 agosto, le comunità ecclesiali del santuario arcidiocesano Madonna della Sciara in Mompileri e della parrocchia Maria Santissima Annunziata in Massannunziata, guidate dal rettore e parroco padre Alfio Giovanni Privitera assieme ai fratelli e alle sorelle delle comunità fraternità “Nostra Signora della Sciara” e del cammino neocatecumenale e del “Coro Maria, Cuore dell’Etna”, si sono unite al clero della Cattedrale, guidato dal delegato arcivescovile mons. Barbaro Scionti, ai soci dei sodalizi agatini cittadini e del gruppo diocesano degli Amici del Rosario e ai tanti devoti intervenuti, per partecipare alla solenne processione del Velo di S. Agata, nella vigilia della memoria della traslazione di ritorno delle reliquie bombardamenti della II guerra mondiale. A conclusione mons. Smedila ha raccomandato la valorizzazione del sacro sito (il Foro Romano, attuale cortile-piazza San Pantaleone) dove S. Euplio fu decapitato la mattina di martedì 12 agosto 304 e ha ricordato la figura del prof. Vittorio Pistritto, grande devoto di S. Euplio recentemente scomparso. I devoti sono stati lieti di sapere che: è stata finanziata da un benefattore catanese la costruzione di un orfanotrofio in Tanzania intitolato al nostro venerato compatrono, mentre nella periferia di Siviglia è in costruzione la chiesa parrocchiale intitolata ai santi martiri catanesi Agata ed Euplio, ed a Trevico, nel cui santuario-ex cattedrale si custodiscono le reliquie autentiche di S. Euplio, sta per essere ultimata la chiesa intitolata ai martiri Euplio e Lucia. 10 Prospettive - 1 settembre 2013 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo NON HANNO DA RICAMBIARTI XXII DOM T.O. / C - Si 3,17-20.28-29; Sal 67/68,4-7-10-11; Eb 12,18-19.22-24a ; Lc 14,1.7-14 Il modo di vivere oggi probabilmente non è cambiato rispetto a due mila anni fa. Anche allora si sentiva il bisogno di essere liberi e di non strumentalizzare nulla. Il libro del Siracide, prima del vangelo, aveva già ammonito ad evitare la superbia: “Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti” e a considerare la ricchezza o la propria grandezza come uno strumento di umiltà: “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile”. La logica di questo discorso mi sembra chiara ed evidente: ciò che si è viene da Dio, per cui ciò che noi definiamo grande non è opera nostra, ma opera di Dio, quindi quanto si è grandi tanto più bisogna essere umili per compiere le opere con mitezza ed essere amati. Il vangelo afferma che non bisogna occupare i primi posti ma gli ultimi per non essere superbi e per non essere esposti a magre figure. Al contrario l’umiltà è garanzia di onore davanti agli altri se avendo occupato un posto inferiore viene il padrone di casa per farti avanzare verso l’alto. L’invito a pranzo che possa essere fatto dai cristiani non deve essere, stando al vangelo, per familiari ed amici: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio”. Con queste parole sono chiare le norme di comportamento. Il cristiano non può agire per essere ricambiato. La sua azione non deve avere di mira il raggiungimento di obiettivi che non hanno senso confrontati con la gratuità. Rapporti interessati non possono definirsi cristiani. Gesù è abbastanza chiaro: Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi, e sarai beato perché non hanno da ricambiarti”. Capisco che questo modo di agire non è nel sistema odierno. Oggi non si fa niente per niente. Ma è proprio questa mentalità che ha avvelenato i rapporti umani, incrudelito i rapporti tra le perone ed ha portato a piegare le istituzioni ai propri interessi. Per cui sia la politica sia l’economia debbono rispondere agli interessi di qualcuno e non al bene generale di tutti. È il caso che la Chiesa prenda atto di questi rapporti e vigili perché i cristiani la finiscano di pensare e comportarsi secondo il mondo. Leone Calambrogio San Paolo in briciole Un solo Dio, una sola speranza Ef 4,1-6 San Paolo è certamente prigioniero con tutte le difficoltà che questo stato comporta: sofferenze, dolori, fame, umiliazioni. In questo clima, senza titubanze, sente il bisogno di esortare a comportarsi degni della vocazione ricevuta. Riconosce che la vocazione ricevuta è un dono da parte di Dio e quindi esige che in qualsiasi circostanza ci si comporti in maniera degna. La dignità del comportamento consiste: nell’umiltà, nella mansuetudine e pazienza e nel sopportarsi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Appare chiaro quindi che la vocazione di Dio esige unità di spirito nella pace. Il paragone che segue dice che l’unità di corpo e di spirito si rifà all’unica “speranza a cui siamo stati chiamati”, infatti uno solo è il Signore, una sola è la fede, uno solo è il battesimo. Ciò è avvalorato dal fatto che il “solo Dio Padre di tutti è al disopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti”. L.C. Il Sacerdote vive e annuncia sempre che Gesù è Signore e Salvatore dell’uomo e del mondo L’amore senza calcoli, motore della vita Il posto L’ultimo posto non è un castigo, è il posto di Dio, il posto di Gesù, venuto non per essere servito, ma per servire. È il posto di chi ama di più. La tradizione spirituale cristiana invita ad esprimere in varie forme celebrative gli atteggiamenti penitenziali. E in particolare quella forma celebrativa che è stata donata da Gesù alla Chiesa, cioè il sacramento della penitenza. La tradizione considera la celebrazione di questo sacramento non solo come un evento eccezionale per colpe gravissime, che hanno causato una rottura dell’Alleanza, ma anche come un gesto da ripetere frequentemente. E questo per prendere coscienza della nostra quotidiana miseria davanti a Dio, per intuire la distanza tra la nostra vita e gli ideali evangelici, per sperimentare la forza rinnovatrice della Pasqua, per diradare quella nebbia interiore che non ci permette di scoprire i compiti che il Vangelo ci affida. Missione Gesù Risorto, apparendo ai discepoli la sera stessa del giorno di Pasqua, congiunge strettamente la missione della Chiesa con la remissione dei peccati: Come il Padre ha mandato me, così io mando voi, a chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi non li perdonerete, non saranno perdonati . La confessione frequente, come invito che ci viene dalla tradizione cristiana, può aiutarci a vivere la missione in modo più coerente. Normalmente noi partiamo dalle comunità già costituite e vediamo la missione come qualcosa che promana da esse e le rende aperte a tutti, ai lontani, ai popoli non cristiani. Questo mettere la missione dopo la costituzione della comunità non dice come stanno realmente le cose. Ed è forse la ragione profonda delle difficoltà che oggi incontriamo nel trovare l’armonia tra l’azione missionaria e la pastorale ordinaria, tra l’apertura al nuovo e la conservazione dell’esistente, tra l’istituzione parrocchiale e i movimenti, gruppi, associazioni. Nella realtà storica la missione ha preceduto la comunità e l’ha costituita. Prima c’è l’azione missionaria dell’apostolo, che va di luogo in luogo ad annunciare la risurrezione, a predicare il Vangelo, a radunare i credenti attorno alla memoria eucaristica della Pasqua. La costituzione delle comunità e la loro articolazione anche di tipo territoriale e amministrativo nascono in seguito per dare una concreta forma comunitaria all’azione missionaria e per irradiare in modo più organico e capillare la forza della missione apostolica. La carica missionaria che si irradia dalla comunità manifesta dunque la ricchezza apostolica da cui la comunità è costituita. Possiamo cogliere il rapporto tra pastorale ordinaria e pastorale missionaria. La missione, che apre l’azione pastorale ai lontani e ai non cristiani, dà la misura della carica apostolica di una comunità. La testimonianza riguarda Gesù morto e risorto, costituito Signore e Salvatore di tutti gli uomini. Questo significa che l’azione missionaria fa riferimento a una pastorale ordinaria, che si lascia continuamente verificare e rigenerare. La tensione missionaria verso i lontani e verso i settori nevralgici della evangelizzazione, come ad esempio il mondo del lavoro, dell’assistenza, della scuola, ecc., rischia di essere considerata come un’aggiunta al lavoro pastorale. Martirio e dialogo Il primato del Vangelo ci invita a riflettere sul rapporto che c’è tra due categorie, a cui si ricorre per descrivere la testimonianza della Chiesa davanti al mondo d’oggi: martirio e dialogo. La meditazione delle parole evangeliche relative alla missione ci suggerisce di non considerare il martirio e il dialogo come due atteggiamenti paralleli; piuttosto di mostrare la loro origine comune nella forza irradiante e comunicativa della fede che si apre al dialogo e non si chiude di fronte al martirio. Ci può venire in aiuto la coscienza che la Chiesa dei primi secoli ha espresso circa il fatto del martirio. Rileggendo con attenzione e commozione alcuni celebri “atti dei martiri”, notiamo che il punto centrale della loro testimonianza, cioè l’amore totale a Cristo fino alla morte, sprigiona da se stesso una serie di motivazioni e di ragioni, nella linea dell’ammonimento di Pietro “ad essere sempre pronti a rispondere a quelli che vi chiedono spiegazioni sulla speranza che avete in voi” . Nel dialogo, che intrecciano con i loro giudici, i martiri fanno capire di non poter vivere senza Cristo e di essere quindi pronti a morire per Cristo, perché sono convinti che in Cristo l’uomo trova la pienezza vera della vita. La fede in Cristo ha come sfondo e conseguenza la fede in Dio Padre, Creatore del cielo e della terra, origine e fine della storia umana. La vita eterna e la risurrezione gloriosa, che i martiri si attendono dopo la morte, diventano una luce che dà significato alla vita terrena. I martiri si sforzano di far capire che l’obbedienza alla legge evangelica genera una vita che onora la dignità e la libertà dell’uomo. Dimostrano rispetto per le leggi della società civile, a meno che esse, rinnegando la loro funzione, pretendano di scavalcare la legge divina e di prendere il posto di Dio. Proprio la convinzione, insita nel martirio, che Gesù è Signore e Salvatore dell’uomo, fa nascere il dialogo sui rapporti tra il Vangelo e la vicenda umana. Un martirio autenticamente cristiano, cioè pienamente consapevole di essere testimonianza di Cristo Signore e Salvatore, è fonte inesauribile di dialogo. Un dialogo autenticamente cristiano, cioè capace di condividere e di illustrare il rispetto, la passione, l’amore che Cristo ha per l’uomo. Padre Angelico Savarino 11 Prospettive - 1 settembre 2013 eventi Intervista al maestro Abzal Mukhitdinov direttore stabile del Teatro dell’Opera di Astana (Kazakistan) In scena “Mena” da Catania ad Astana ttraverso la porta reale della splendida capitale del Kazakistan “Astana”, uno dei punti più caldi della movida violinistica, città che ha cambiato più volte nome dalla sua fondazione nel XVIII secolo fino al decreto presidenziale del 6 maggio 1998 con la caduta del regime sovietico, che si colora lungo il fiume Ishim, circondato da una regione assai pianeggiante avvolta tra la steppa semidesertica, da dove giunge la musica del grande maestro Abzal Mukhitdinov, che si diffonde in armonia con la Minerva di Catania, i suoi palazzi merlati, per trionfare a piazza università abbellita dalle icone futuriste di M.M. Lazzaro. Sulle tracce della verità nascosta che si celano dietro una delle opere più importanti e misteriose della storia della letteratura, I Malavoglia di Verga, un romanzo che ha accompagnato realtà sociali locali a storie piene di simboli e passaggi segreti, si è illuminata la fantasia del compositore dell’opera Plinio Maggi che con Carlo Majorana Gravina, a quattro mani, hanno scritto la storia di Mena coniugando la novità del personaggio. Un viaggio nel profondo mistero che unisce la musica e la cultura, dove la storia continua e dall’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania arriva il maestro Abzal Mukhitdi- A nov, per fare vibrare la musica e so the colors start singing, incontrandolo insieme alla moglie direttore del coro di Astana, le sue figlie che già operano nel settore musicale e della fotografia ed Elmira Bikhozhayeva, cantante lirica e bravissima interprete poiché conosce parecchie lingue, per un’interessante intervista che racconta molto della sua personalità complessa e sa offrire al pubblico opere provocatorie e nuove tra riservatezza asiatica ed estrosità mediterranea. Astana, inaugura un nuovo teatro d’opera ispirato allo stile neoclassico, può ospitare fino a 1.250 spettatori, l’importanza di questo evento? Un teatro unico per i suoi preziosi decori, che non tarderà molto a posizionarsi tra i più importanti teatri mondiali. È stato inaugurato alla presenza delle autorità di Astana il 21 giugno con l’opera Birzhan e Sara, del compositore kazako Mukan Tulebayev per il suo 100° anniversario, messa in scena da Yuri Alexandrov, con l’Astana State Opera Orchestra alla presenza del presidente Nursultan Nazarbayev, che lo ha definito un dono inestimabile per il 15° anniversario della nostra capitale. Sviluppo della cultura è la priorità del Paese e questo vale per tutte le forma di arte contemporanea. Siamo il paese che sta costruendo fabbriche e strade, scuole e ospedali, prendendo a cuore il futuro della nazione per decenni a venire. Il programma della stagione lirica continuerà con un omaggio a Verdi? Sicuramente. Stiamo completando i lavori del teatro e la stagione artistica partirà il 21 ottobre con la presentazione mondiale “Attila” di Verdi, in collaborazione con il teatro San Carlo di Napoli, la regia di Pierluigi Pizzi, direttore artistico William Graziosi. Dirige Valery Gergiev (russo). Continuerà il suo rapporto con l’Italia? Certamente e si amplificherà poiché la musica italiana è simbolo della musica classica. Muoveremo i primi passi con l’opera Aida eseguita da Riccardo Muti a Napoli e poi ad Astana. Nel 2017 il team della Scala di Milano per un mese verrà ad Astana. A livello internazionale cosa accadrà? Vogliamo musiche internazionali europee con tanti contatti e collaborazioni dei teatri del mondo. A Parigi abbiamo già firmato il contratto con l’Opera, a Londra con il Cover Garden, a Mosca con il Bolshoi e Mariinski La struttura del teatro? Il complesso include un museo e una scuola di danza e nella statistica mondiale è al quarto posto per dimensioni di scena, con un palcoscenico meccanico, composto da quattro scene: centrale, due laterali e una posteriore, vi lavorano tanti italiani soprattutto nel settore delle decorazioni e dell’acustica. Ci sono grandi spazi per orchestra sinfonica, 120 posti, 100 per il coro e un corpo di ballo di 90 persone; sul tetto sta il satellite per riprese mondiali e andare in rete internet. Amo il palcoscenico grande perché la musica deve respirare è anche vero che per me, il momento più felice è quando entro nella musica e mi manca il respiro. Abbiamo parlato delle rappresentazioni in Italia e all’estero, ma qual è il suo rapporto con Catania? Sono stato tre o quattro volte al teatro Bellini, all’anfiteatro catanese e al Teatro Greco di Taormina e appena arrivato ho provato l’acustica; non mi stanco mai di respirare la musica, è la mia passione, non si può dividere lavoro dalla personalità; amo la Sicilia, e sono stato qui tra Catania Gela e Noto, per dirigere alcune rappresen- compositore Giovanni Leon Dall’O’, fondatori nel 2011 dell’orchestra multimediale. Lo spettacolo ha affiancato alla musica immagini e video coordinati magistralmente attraverso una sofisticata sperimentazione multimediale, proponendo ricercate sonorità grazie al lavoro di Loretta Dalola e Giovanni Di Giovanni con il montaggio di Gabriele Vizzini. Un viaggio tra musica e visual art raccontato dai testi di Isabella Papiro, che è stata anche la voce narrante con le coreografie curate da Renata Guastella e Martina Gentile. Nel cast anche il soprano Annamaria Pennisi. I musicisti che compongono la Shine Orchestra si sono esibiti con artisti di fama internazionale come Franco Battiato, Carmen Consoli, Anne Ducros, Danilo Rea e I Lautari. Sono tutti maestri diplomati presso l’Istituto di alta formazione musicale V. Bellini di Catania e il Conservatorio Corelli di Messina. Un sogno musicale che nasce dalla sensibilità del direttore artistico Giovanni Cultrera per andare oltre i confini del semplice concerto e offrire uno spettacolo nuovo. tazioni liriche di alto livello nel circuito della Festa dell’Opera Mediterranea, tra cui “Mena”. L’opera “Mena” andrà in scena ad Astana? Sì, nell’ottobre 2014, sto pensando ad una grande scenografia. Mena è un’opera melodica e bella, ma anche di alto valore lirico nei suoi colori e dissonanze, e appena provata e ascoltata per la prima volta ad Astana, in esecuzione solo orchestrale, mi è rimasta nella testa. L’orchestra la prima volta che l’ha eseguita, si vedeva dai loro visi che prendevano subito la musica, familiarizzando con note. Una volta che ho conosciuto l’opera e sul posto anche il compositore Plinio Maggi e librettista insieme a Carlo Majorana Gravina, ho sentito di più l’opera con il cuore. L’opera con la sua musica del nuovo millennio stuzzica la platea riscuotendo enorme successo. Maestro, come declina l’incontro tra musica orientale e occidentale, tra culture lontane e creare un ponte tra Europa e Asia centrale? L’incontro nasce tra la musica della steppa e quella del Mediterraneo, tra Kasaki nazionali e musiche di Beethoven, Rachmaninov come nel concerto che ho tenuto a Gela del compositore Raxmadiniev A. Serkibayev, con i brani “Dairabai” e “Shalkima”. Sinergia tra musica nazionale folkloristica con l’orchestra insieme a strumenti nazionali e nostri locali:dombra, tashimovabotagoz, kobus. Il kobus è uno strumento molto antico, che ha una lunga tradizione. Èda qui che inizia la storia del violino? Sì, dal kobus è stato creato il violino, esso ne ha anticipato la nascita non diretta sull’Europa, ma ha fatto prima il giro dei paesi arabi; è uno strumento che si suonava con l’archetto tenendolo sulle gambe perpendicolare. Tra il XII e il XIII secolo è stato trasportato in Europa, cambiando il sistema e appoggiandolo dalle gambe sulla spalla. Arrivò in Italia e Stradivari ha migliorato il suono del violino con la (coda di cavallo ex kobus per violino), Cosa porta nel suo cuore ad Astana da Catania? L’accoglienza calda e calorosa del Sud, l’amicizia spontanea con Plinio Maggi e Carlo Majorana Gravina simile alla nostra tradizione del Kazakistan del sud e la buona cucina: pesce spada, pasta con cozze vongole, pasta al pesto, parmigiano mozzarella di bufala il buon vino e il caffè. Artemisia Lella Battiato Al Chiostro dei Minoriti due serate per rapire sotto le stelle ll’interno della suggestiva cornice barocca del Chiostro dei Minoriti a Catania, due serate per un’ulteriore prova con le note jazz di Rosalba Bentivoglio e le melodie appassionanti della Shine Orchestra, presentate nell’ambito della rassegna “NonsoloClassica International 2013” organizzata dall’A.Gi.Mus. con la direzione artistica del maestro Giovanni Cultrera che evidenzia: “i concerti del 27 e 28 sono stati due concerti tanto particolari quanto diversi. Rosalba Bentivoglio è una delle compositrici e cantanti jazz più apprezzate del panorama italiano, ed è per noi un onore averla nel nostro cartellone insieme al Quintet internazionale. Shine Orchestra ha offerto una musica sorprendente ed emozionante. Accanto alla sezione degli archi, dei fiati e delle percussioni, la presenza del pianoforte con campionatori e sintetizzatori moderni; un videocomposer proiettato su megaschermo e immagini in movimento sincronizzate in real time; una voce narrante fuori campo e due ballerine che interagiscono con l’ensemble”. Un quadro suggestivo col Jazz Quintet di Rosalba Bentivoglio con i loro ritmi irresistibili, hanno condotto gli spettatori nel mondo del jazz puro. Quel genere musicale che, grazie all’esperienza e al talento degli esecutori e della straordinaria A Musica che incanta e appassiona voce della Bentivoglio, ha regalato suggestioni timbriche, composizioni originali, “acrobazie” orchestrali dotate di complicità perfetta tra la voce e gli strumenti. I brani sono stati tratti dall’ultimo lavoro discografico “Only Light Blue” e dal loro repertorio storico (Evans, Ray Charls, R. Hyman, R. Rodgers, L. Hart). Nella serata successiva, fusione musica e immagine, occasione per assaporare le nuove sperimentazioni musicali offerte dalla Shine Orchestra, ensemble da camera nato dall’unione di tanti bravi musicisti dell’isola un progetto artistico interamente prodotto da Shine Records. “Dehesmael – musica dal mondo dei sogni”, un viaggio interiore, un’esperienza sinfonica nuova condotta attraverso le musiche composte da Giovanni Leon Dall’O’ e dirette dall’impeccabile Maestro Massimo Incarbone. Dehesmael è il nome di una ragazza ebrea incontrata in sogno dal compositore Giovanni Leon Dall’O’. Questa ragazza speciale non è altro che la musica, l’affascinante arte di cui si nutre un musicista per tutta la vita. Da questo incontro “onirico” nasce lo spettacolo che ai suoni e alle note affianca le immagini e video in tempo reale, attraverso una sofisticata sperimentazione multimediale, con la direzione artistica di Vera Sorrentino che ne firma la regia assieme al