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Catania - anno XXIX - n. 31 - 1 settembre 2013 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
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(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881
settimanale regionale di attualità
L’ESTATE di
PAPA FRANCESCO
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
La devozione per la Santa Patrona catanese non conosce crisi
La VITA CRISTIANA
è una corsa spirituale
“IL CAMMELLO
E LA CRUNA
DELL’AGO”
di P. SAPIENZA
di S. E. R. Mons Salvatore Gristina
Anche nell’estate che ormai volge al
tramonto, attraversata da incertezze
meteorologiche, migliaia di devoti
della martire catanese non hanno
perso occasione per far sentire il
loro affetto verso una santa con la
quale, soprattutto in tempi di profonda crisi morale ed economica, si
identificano.
Questi festeggiamenti affondano le
radici in quei moti di gioia spontanei
che si verificarono nella notte del 17
agosto dell’anno 1126 quando le
spoglie della santa martire catanese
fecero ritorno a Catania da Costantinopoli, grazie alla rocambolesca
fuga di due soldati, Gisliberto e
Goselmo. Di seguito si riporta il
testo integrale dell’omelia dell’Arcivescovo
Foto di Orietta Scardino
a pagina 5
SCUOLA
FORMAZIONE
IMPEGNO
SOCIO-POLITICO
C
arissimi fratelli Presbiteri
e Diaconi, Fratelli e Sorelle nel Signore, Distinte
Autorità,
1. Oggi Catania rivive ancora una
volta l’emozione e l’esultanza che
provarono i nostri padri quando, il 17
agosto 1126, le reliquie dell’amata
concittadina e patrona, Sant’Agata
Vergine e Martire, fecero ritorno da
Costantinopoli.
Come sappiamo, vi erano state inviate dal generale bizantino Maniace,
nell’anno 1040. Per 86 anni Catania
visse nel dolore, ma sempre nella
fiduciosa attesa che Sant’Agata, la
sua amata Patrona, sarebbe ritornata.
E così avvenne. Noi riviviamo quell’attesa tutte le volte che le sue reliquie lasciano il sacello, “a cammaredda”, dove sono custodite e il suo
volto si mostra a noi, ansiosi di rivederla e di decifrare il messaggio che
Ella sempre ci rivolge.
Siamo qui come negli anni passati, e
come sarà sempre, per vivere una
esperienza che vogliamo veramente
ricca di frutti per ciascuno di noi personalmente e per l’intera comunità
catanese, sia civile che ecclesiale.
Ciò potrà avvenire più facilmente se
ogni volta inquadriamo il momento
della festa nel contesto in cui ci troviamo come cittadini e come fedeli.
2. Allora, rendiamoci conto, anzitutto, che siamo qui in Cattedrale e stiamo partecipando alla Santa Messa.
La nostra bella e grande Cattedrale è
dedicata a Sant’Agata. Ogni giorno
tante persone vengono e si recano,
direttamente e spesso soltanto, nella
Cappella dove incontrano la nostra
Patrona, pur non vedendo il suo volto.
È quello il momento, suggestivo ed
assai significativo, per confidarle una
pena, per presentarle una fiduciosa
richiesta frutto delle difficoltà di
vario genere che affrontiamo singolarmente, nelle nostre famiglie e nella comunità civile ed ecclesiale. Alla
giovane Agata non nascondiamo,
come si fa con una persona cara, le
gioie che pure non mancano nella
nostra vita e certamente Sant’Agata
ci ascolta e si compiace di noi.
È importante, però, che il nostro
incontro con lei sia un vero dialogo:
noi le parliamo, ma dobbiamo anche
ascoltare la sua voce. Se ci fermiamo
solo da lei e se l’ascoltiamo nel silenzio del nostro cuore, lontano dai frastuoni nei quali viviamo, lei ci dirà:
“prima di uscire, vai dall’altro lato,
dove c’è Gesù presente nel Santissimo Sacramento. Parla pure con Lui.
È lì ad attenderti con amore. Devi
essere tu stesso a dirgli quello che
hai detto a me, e poi io ricorderò a
Gesù ciò che Gli hai confidato”.
La nostra devozione verso Sant’Agata deve, quindi, portarci sempre a
Gesù, altrimenti non è autentica,
anche se indossiamo i segni esterni
del devoto. Onorare la Santa Patrona,
partecipando alla festa di febbraio e a
quella di agosto, deve significare tutto il nostro impegno a cercare di imitarla nell’amore totale ed eroico che
la unì a Gesù. Non dimentichiamolo
mai. Solo così saremo veri devoti di
Sant’Agata.
3. Sant’Agata ci dice di rivolgerci a
Gesù perché appartiene al numero di
quei testimoni di cui parla l’autore
della lettera agli Ebrei nel brano che
abbiamo poc’anzi ascoltato (12, 111).
Agata e i Santi che onoriamo, sono
testimoni dell’autentica vita cristiana. Per questo noi cerchiamo di imitarli, comportandoci come loro.
Cosa significa essere cristiani? Come
possiamo dimostrarlo pienamente?
La risposta è chiara e l’abbiamo
(segue a pagina 2)
a pagina 7
AL CHIOSTRO
DEI MINORITI
DUE SERATE
MUSICALI
a pagina 11
I tagli nelle finanziarie e l’assottigliarsi del badget familiare riducono le iscrizioni all’università
La disillusione
della laurea
’avvio del nuovo anno
accademico è ormai alle
porte. Per l’università non sarà di
certo una stagione esaltante, stando
ai dati elaborati dal centro analisi del
Consiglio Universitario Nazionale
che ha certificato un calo non indif-
L
ferente delle immatricolazioni nell’ultimo decennio (-58mila iscritti in
meno). Ricerca che è stata condotta da Datagiovani che ha ben fotografato la situazione
italiana in quasi dieci anni (a.a.
2003/2004 vs. a.a. 2011/2012) analizzando, poi, le differenze per area
di studi e corso di laurea, secondo i
dati provenienti dell’anagrafe degli
studenti del MIUR.
Nel complesso si è assistito ad una
perdita di capitale umano che deve di
certo far riflettere le istituzioni e porre seri interrogativi sulla gestione in
questi anni del sistema universitario
italiano. Proprio nell’ultimo quinquennio si è registrato il calo maggiore di immatricolati. Si stima che
circa 38.340 matricole abbiano
rinunciato ad iscriversi, una flessione
del 13% più marcata a Sud dove 24
mila neo diplomati hanno detto no
all’Università. Una crisi generale che
ha attraversato tutto lo Stivale. La
regione che ne ha più risentito è stata la Sardegna (-23%); più contenuti,
invece, i cali d’immatricolazione
negli atenei di Lombardia (-2,8%),
Veneto ed Emilia Romagna (- 4%
per entrambe le regioni). Il Sud, dunque, non sembra puntare più sull’Università, ma chi sceglie ancora di
Maxwell
(segue a pagina 4
2
Prospettive - 1 settembre 2013
sommario al n. 31
PRIMO PIANO
Museo: Ripercorrendo
il cammino diocesano
catanese _________________3
Celebrata la festa
della Madonna della Neve___4
Indietro nel tempo
intervistando Angelo Paino __5
INFORMADIOCESI
Notizie in breve ___________6
Convegno nazionale FISC___6
Dall’Ufficio Catechistico ___6
DIOCESI
Festeggiamenti estivi
dei Ss. Patroni ____________7
Processione
del Velo di S. Agata________8
Nuova Direttrice
all’Istituto
Sant’Angela Merici
di Catania _______________9
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Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 28 agosto 2013
70° Anniversario della distruzione della Chiesa S. Euplio
Preservare con la vita le Sacre Specie
dalla devastazione
l 12 agosto 1943 non fu
possibile celebrare a
Catania, appena liberata dagli Alleati, la festa liturgica del martire compatrono concittadino S. Euplio anche
perché la bella chiesa, all’inizio della via a lui intitolata, soprastante la
cripta cimiteriale romana, una volta
detta “carcere di S. Euplio”, era stata distrutta dal terrificante bombardamento delle fortezze volanti americane dell’8 luglio. La città, il giorno dopo l’arrivo degli inglesi dell’VIII armata, ad appena 24 ore dall’ultimo bombardamento navale della flotta del Regno Unito al largo del
porto, era stata attaccata dal cielo
dall’aviazione tedesca, che era ritornata mercoledì 11 cercando di colpire i grossi concentramenti di truppe e
di automezzi ammassati in piazza
Verga e in altri luoghi: non furono
pochi i danni e diverse persone morirono colpite dalle bombe. In queste
condizioni, con la città occupata
militarmente dai vecchi nemici e
bombardata dai nuovi, ancora una
volta non fu possibile celebrare alcuna festa religiosa compresa quella
della traslazione delle reliquie di S.
Agata, il 17 agosto.
La chiesa S. Euplio, cuore eucaristico pubblico e quotidiano della città,
fu colpita in pieno dal più micidiale
dei bombardamenti. Padre Santo
D’Arrigo, direttore della Casa del
I
(continua da pag. 1)
LA VITA CRISTIANA...
ascoltato nella seconda lettura: se
“corriamo con perseveranza nella
corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà
origine alla fede e la porta a compimento”.
La vita è paragonata ad una corsa,
non certo quella che ci vede ogni
giorno indaffarati in mille cose e tante volte incapaci di accorgerci delle
persone che ci stanno accanto e di
quello che succede attorno a noi.
La vita per l’apostolo Paolo è una
“corsa spirituale”. Dobbiamo, quindi, essere agili e deporre tutto ciò che
è di peso, cioè il peccato che ci assedia e ci allontana dalla vera meta della nostra vita.
La nostra corsa ha una direzione precisa: verso Dio e verso le persone
che dobbiamo incontrare come fratelli e come sorelle. Come è possibile tutto questo? L’Autore della Lettera ce lo dice quando afferma con
altrettanta chiarezza: dobbiamo tenere fisso lo sguardo su Gesù.
4. A Gesù guardò sempre Sant’Agata; Ella tenne sempre lo sguardo fisso su di Lui. Se ne innamorò totalmente e non permise che persone o
cose le facessero distogliere lo
sguardo da Lui; per questo noi, ancora oggi, la onoriamo come vergine e
martire e ci lasciamo affascinare da
lei.
Stiamo celebrando l’Anno della
Fede voluto da Papa Benedetto proprio per questo scopo: per crescere
nell’atteggiamento di cui Sant’Agata
e i Santi ci sono di esempio. Come
loro, dobbiamo guardare sempre a
Gesù; Egli deve diventare il nostro
vero amico, la Persona con la quale
ci confidiamo ogni giorno e che
vogliamo ascoltare come Maestro e
Clero di piazza Bovio, che in quel
periodo aveva la cura della chiesa,
quel primo pomeriggio dell’8 luglio
era appena uscito per raggiungerla,
ma quando arrivò trovò un cumulo
fumante di rovine. Egli non esitò a
sfidare la morte per salvare la pisside
delle ostie consacrate custodite nel
tabernacolo dell’altare maggiore;
subito dopo salvò dall’incendio e dai
crolli il prezioso ed artistico simulacro reliquiario processionale ligneo
settecentesco del martire diacono e
lo storico reliquiario del compatrono
donato da Trevico alla Chiesa di
Catania nel 1655, oggi esposti alla
venerazione dei fedeli nella cappella
eucaristica della cattedrale, dedicata
al SS. Crocifisso. Andarono distrutti
anche i capolavori della pittura del
can. Tullio Allegra, che era stato rettore della stupenda chiesa confraternale eupliana fuori le mura (l’altra
chiesa, anch’essa confraternale dentro le mura intitolata a S. Antonio
Magno e a S. Euplio Martire, di via
Abate Ferrara era praticamente inagibile), del celebre pittore Alessandro Abate e del decoratore Santi
Cacciaguerra.
Quello di Padre D’Arrigo, che finita
la guerra divenne per oltre 50 anni
parroco dei Santi Angeli Custodi e
fondatore e direttore della Città dei
Ragazzi, fu un gesto di amore adorante verso l’Eucaristìa e di venera-
seguire come via, verità e vita.
Nella Lettera Porta Fidei, scrive
Benedetto XVI: “In questo tempo
terremo lo sguardo fisso su Gesù
Cristo: in Lui trova compimento
ogni travaglio ed anelito del cuore
umano. La gioia dell’amore, la risposta al dramma della sofferenza e del
dolore, la forza del perdono davanti
l’offesa ricevuta e la vittoria della
vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel ministero
della sua incarnazione, del suo farsi
uomo, del condividere con noi la
debolezza umana per trasformarla
con la potenza della sua Risurrezione. In Lui, morto e risorto per la
nostra salvezza, trovano piena luce
gli esempi di fede che hanno segnato
questi duemila anni della nostra storia di salvezza (Porta Fidei, 13).
5. Tutto ciò avviene in tanti modi,
ma soprattutto quando noi partecipiamo alla Santa Messa, come stiamo facendo adesso. Partecipare alla
Messa significa tenere fisso lo sguardo su Gesù per ascoltare quello che
Egli ci dice direttamente nel Vangelo
o tramite i suoi apostoli. Tenere fisso
lo sguardo su Gesù ci dà la gioia di
sentirci amati da Lui in modo perfetto e continuo: siamo le persone per le
quali Egli ha dato la vita, siamo i
suoi amici.
Agata ne fu convinta, ne fece esperienza, ed è diventata un modello
anche per noi: per questo oggi tutti
guardiamo a lei.
La festa che oggi viviamo deve
significare esattamente questo: guardiamo il volto di Agata e troviamo
quello di Gesù; fissiamo lo sguardo
su Gesù e comprendiamo perché
Agata lo amò totalmente.
Auguriamoci ed impegniamoci a
vivere così la nostra devozione verso
Sant’Agata.
zione verso il megalomartire della
Chiesa paleocristiana di Catania che
onorò fino alla morte avvenuta nel
gennaio 2009.
Un ricordo, forse, dei vasi sacri dei
quali era dotata la chiesa eucaristica
S. Euplio si troverebbe ancor oggi
nella chiesa Madonna degli Ammalati -nel 1942 annessa alla Casa del
Clero al Piano Malati retta da padre
D’Arrigo- che ospita il titolo della
parrocchia S. Berillo vescovo: alla
base di un calice del vino, usato per
la celebrazione eucaristica, si trova
impressa l’immagine del santo diacono martire catanese. La chiesa di
via S. Euplio non è stata più ricostruita e il titolo passò nel 1964 nella nuova parrocchiale di piazza Montessori. Le rovine della vecchia chiesa distrutta furono spazzate via e sulla superstite parete dell’abside furo-
no poste 12 formelle a tondo raffiguranti gli apostoli, opera dello scultore palermitano Bagnasco. Il 31 maggio scorso durante il rito di dedicazione del santuario S. Rita in S. Agostino sono state poste sul nuovo altare della chiesa ex conventuale agostiniana alcune reliquie di S. Euplio
assieme a quelle di S. Agata, del beato Dusmet e dei santi Agostino e
Rita.
Nella chiesa confraternale filiale S.
Caterina al Rinazzo, nell’abside dell’altare maggiore a destra, è stata
posta un’immagine di S. Euplio,
copia della pala d’altare del can. Tullio Allegra che si custodisce nel santuario S. Maria di Ognina erede della chiesa curata S. Euplio in Ognina,
distrutta nel giugno 1961.
6. Una parola anche per il contesto
civile cittadino in cui si svolge la
nostra festa odierna.
Non possiamo dimenticare quello
che è accaduto alla Plaia, sabato
scorso ed anche stamattina. Sono
giunti centinaia di fratelli e sorelle,
con alcuni minori, in cerca di un luogo dove trovare serenità e sicurezza.
Sei di essi, hanno trovato la morte
nel disperato tentativo di raggiungere la riva.
Quanto accaduto ci fa comprendere
sempre meglio le forti ed accorate
espressioni di Papa Francesco durante la recente visita a Lampedusa:
“Chi è responsabile del sangue di
questi fratelli e sorelle? Nessuno!
Tutti noi rispondiamo così: non sono
io, io non c’entro, saranno altri, non
certo io. La cultura del benessere ci
fa vivere in bolle di sapone che
difendiamo seminando morte come
faceva Erode. In questo mondo della
globalizzazione siamo caduti nella
‘globalizzazione dell’indifferenza’
che ci rende tutti - come diceva il
Manzoni - ‘innominati’, responsabili senza nome e senza volto”. E tutto
questo non è possibile, perché di tutto ciò dovremo rendere conto al
Signore.
La gente di Lampedusa si è distinta
sempre per l’accoglienza. Sarebbe
bello se l’idea di assegnare il prossimo Nobel della Pace all’Isola e ai
suoi abitanti, si realizzasse.
Anche noi, con modi diversi, abbiamo testimoniato accoglienza pronta
e generosa.
In questo si sono distinte le associazioni di volontariato, la Caritas diocesana, la Comunità di S. Egidio con
il loro stile e le proprie specifiche
esperienze. Dobbiamo potenziare
sempre più la capacità di intervento
di queste benemerite strutture di
carità e di solidarietà. Per questo
motivo la raccolta di questa sera sarà
devoluta alla Caritas diocesana.
Tali realtà di volontariato hanno collaborato validamente e generosamente con le Istituzioni civili e con
tutte le Forze dell’ordine, nei loro
rispettivi ambiti. Questa fruttuosa
sinergia, ci spinga a lavorare sempre
uniti per raggiungere grandi traguardi di autentico bene comune.
Antonino Blandini
7. Mi è particolarmente gradito profittare di questo momento per presentare, anche a nome della Comunità diocesana, un cordiale saluto ed
augurio al nuovo Prefetto, Sua
Ecc.za Maria Guia Federico. Mi piace ricordare anche la Dott.ssa Francesca Cannizzo, trasferita a Palermo, per il bel messaggio che ha
rivolto alla Città prima di partire:
“Seguiamo l’esempio di Sant’Agata
per la perseveranza con cui ha creduto al suo ideale fino al martirio.
[...] Per questo motivo auguro alla
mia Città di ‘sintonizzarsi’ con Agata perché ha davvero tanto da insegnarci e ascoltandola possiamo salvare la Città” (cfr. La Sicilia, 28
luglio 2013).
Fervidi auguri anche all’Onorevole
Enzo Bianco che riprende il ruolo di
primo cittadino dopo le significative
esperienze in campo nazionale che
saprà certamente valorizzare per la
nostra Catania.
Su di essa, su tutti noi e sulle nostre
care famiglie, su tutte le persone che
in essa svolgono compiti a servizio
dell’ordine pubblico e del bene
comune e su tutti i devoti, scenda
ogni benedizione del Signore per
intercessione dell’amata nostra
Patrona, la concittadina Sant’Agata,
vergine e martire.
Così sia per tutti noi.
®
3
Prospettive - 1 settembre 2013
Papa Francesco: estate calda e intensa
Fede e violenza incompatibili
urante l’estate, prima e
dopo la settimana della
Giornate Mondiali della Gioventù a
Rio de Janeiro Papa Francesco ha
trascorso le sue vacanze a Roma in
Casa Santa Marta ed ogni domenica
ha mantenuto l’appuntamento dell’Angelus in Piazza San Pietro, assegnando al Suo pastorale messaggio
una valenza catechetica e pedagogica.
Il Pontefice ha parlato ai numerosi
fedeli accorsi a Piazza San Pietro, di
pace, di fede e di serena convivenza
tra i popoli.
Spesso si è rivolto ai “Fratelli
Musulmani” rivolgendo un messaggio di pace e di condivisione dei
valori umani che non interessa soltanto al popolo cattolico e ai cristiani del mondo, bensì a tutte le persone di buona volontà: la fede e la violenza sono termini incompatibili.
Non si può imporre ad alcuno una
fede, quale che sia. Dio non può
richiedere che si ricorra alla violenza
nel suo nome, perché Dio è amore,
da qualunque prospettiva lo si guardi.
Il “buongiorno” ed il “buon pranzo”
del Santo Padre ha accompagnato le
domeniche d’estate ed hanno fatto
D
scalpore le diverse notizie sulle telefonate che Papa Francesco ha fatto a
Michele Ferri, fratello di Andrea
Ferri, l’imprenditore titolare di alcuni impianti di benzina ucciso nella
notte tra il 3 e il 4 giugno scorso e
poi alla mamma di Michele, dando
una particolare carezza di conforto, e
poi al giovane studente di Padova
che gli aveva consegnato una lettera,
e quindi ad una giovane brasiliana
coinvolta in uno stupro.
Ha riempito le testate dei giornali
l’espressione “Sono Papa Francesco, diamoci del tu”, rivolta al
diciannovenne Stefano Cavizza,
“Credi che gli Apostoli dessero del
lei a Gesù? O lo chiamassero sua
eccellenza? Erano amici come lo
siamo adesso io e te, ed io agli amici sono abituato a dare del tu”. Così
faceva Papa Bergoglio da cardinale a
Buenos Aires e anche la
sera stessa dell’elezione,
il 13 marzo, aveva telefonato a casa di due
famiglie che era solito
frequentare nei soggiorni romani.
Le telefonate di Papa
Francesco lo rendono
alla gente vicino e attento ai bisogni di coloro
che soffrono e sono in
tanti a desiderare tale
privilegio.
La semplicità disarmante spesso stupisce e commuove, anche se a qualcuno appare inopportuna, commentando che il
“tu” degli apostoli era
seguito dalle espressioni
“Maestro, Rabbi, Signore” e non era
solo espressione di confidenza e di
familiarità.
L’estate romana di Papa Francesco è
stata inoltre caratterizzata da alcune
visite pastorali e dai lavori di riordino della Curia Romana.
Passano i giorni e l’effetto Bergoglio
si espande nella Chiesa e nel mondo:
viene candidato come “personaggio
dell’anno”, ha incontrato i profughi a
Lampedusa ed i poveri del Centro
Astalli di Roma, ha visitato la chiesa
del Gesù per la festa di S. Ignazio, di
Lojola, fondatore dei Gesuiti e per S.
Agostino la sede dei Padri agostiniani.
Da “parroco di Roma” e del mondo
si presenta attento alle esigenze del
popolo e degli ultimi, rendendo vicine le periferie lontane e impartendo
lezioni di umana attenzione verso i
poveri e verso coloro che soffrono.
Un intenso autunno vedrà gli effetti
del “ciclone Bergoglio” auspicando
sempre positivi benefici per la Chiesa in cammino che ricerca un modo
sempre nuovo e vivo per essere presente nel mondo quale lievito essenziale per l’affermazione dei valori
che danno forza e dignità all’essere
umano.
L’appuntamento di Assisi costituirà
nei prossimi giorni una tappa significativa nel ricordo di San Francesco,
nome e messaggio che appare sempre più diffuso e noto tra la gente,
anche tra coloro che si dichiarano
non praticanti, ma leggono nei gesti
e nello stile del Santo Padre un arcobaleno di innovazioni e di mutamenti.
Giuseppe Adernò
Continua la visita al Museo diocesano
Ripercorrendo il cammino diocesano catanese
ustoditi nella Cappella
dell’Antico Seminario
dei Chierici di via Etnea 8, dall’ornamentale soffitto a cassettoni decorato,
gli arredi e le opere che vertono su figure di rilievo della diocesi catanese negli
ultimi due secoli, tra le quali il beato
cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet
e il cardinale Giuseppe Francica Nava
che ha commissionato la cappella, opera di Alessandro Abate. Progettata dall’ingegnere Salvatore Sciuto Patti e
decorata dal Conti Consoli nel 1925, la
sala V del Museo Diocesano al terzo
piano dell’istituzione, sotto la direzione di Mons. Leone Calambrogio, mantiene la sua originaria veste liturgica di
cappella del Seminario, ripercorrendo il
cammino diocesano catanese, tra Ottocento e Novecento.
Procedendo a ritroso nei secoli, la fase
antecedente alla conquista dell’isola da
parte dei normanni, è legata al nome di
S. Berillo di Antiochia, 1° vescovo della Diocesi, che l’apostolo Pietro inviò
nel 42 per evangelizzare la città; a
seguire S. Everio (260), fondatore della chiesa di S. Agata La Vetere, prima
cattedrale di Catania, e S. Leone II
(778) che si distinse col soprannome di
Taumaturgo per aver compiuto diversi
miracoli.
La ricostruzione della cattedrale con le
absidi normanne si ascrive al vescovo
bretone Ansgerio (1091-1124), mentre
il rientro delle reliquie di S. Agata, trafugate dal generale Maniace e portate a
Costantinopoli, avvenne durante l’episcopato del vescovo Maurizio ( 11241143), il 17 agosto 1126. Dopo le figure di Nicola Maria Caracciolo, Miche-
C
langelo Bonadies, Andrea Riggio (che
partecipò alla ricostruzione della città
dopo il terremoto del 1693) e Pietro
Galletti, che rivestì la cattedrale delle
suppellettili di cui mancava, si giunge ai
vescovi Salvatore Ventimiglia e Corrado Deodati Moncada: l’uno favorì gli
studi teologici in Seminario e
presso l’Università, l’altro
fondò il Monte di Pietà Agata
e il Reclusorio del Lume per
istruire ed educare le fanciulle orfane.
Proprio a Moncada sono
appartenute due pianete esposte nel contenitore centrale
della Cappella, proveniente
dalla sacrestia della cattedrale. In esso si trovano anche
alcuni paramenti dei cardinali Giuseppe Francica Nava,
che promosse l’impegno
sociale nella Diocesi, e Giuseppe Benedetto Dusmet, che
offrì un apporto di rilievo alla
vita spirituale e pastorale della Diocesi e fu proclamato
Beato il 15 settembre 1988.
Tra le testimonianze dell’episcopato di quest’ultimo,
soprannominato “angelo della carità”,
si ammirano due legature di messali in
argento (su fondo di velluto rosso),
corone di rosario, una Preghiera a S.
Agata, l’anello cardinalizio con una
gemma preziosa incastonata, nonché
delle pianete corredate da velo copricalice, manipolo, guanti, stola ricamata ed
esempi di mitra.
Quest’ultima, detta anche mitria, è una
fascia per il capo divenuta insegna pon-
tificale a Roma dalla metà del X secolo
e diffusasi in seguito nei paesi dell’Occidente; il velo copricalice, dello stesso
colore della pianeta, era un panno che
ricopriva il calice sulla credenza in
segno di rispetto, prima che si ponesse
sull’altare; il manipolo, oggi non più in
come una sciarpa, facendola pendere
verticalmente, dal greco stolà, ovvero
un’insegna imperiale riservata in
Oriente a persone di alto rango, in
vigore dal IV secolo nell’uso liturgico.
All’estremità del contenitore sono collocati anche alcuni oggetti donati dal-
uso come il velo suddetto, è una banda
stretta di stoffa che il celebrante portava sull’avambraccio sinistro al quale
era fermata con due nastri o mappule, di
derivazione dalla mappa romana, un
fazzoletto usato dai nobili negli abiti di
gala per detergere il sudore. Esso veniva abbinato alla tinta della pianeta e della stola.
Quest’ultima é una lunga striscia di
stoffa che il vescovo porta al collo
l’Arcivescovo emerito di Catania,
Mons. Luigi Bommarito, in occasione
del 25° anniversario di episcopato: una
croce pettorale in filigrana con pietra,
una stola d’oro con pietre, una collana e
medaglia mariana della ritualità orientale e la bolla di elezione episcopale. Il
suddetto, ha voluto fortemente tale
museo diocesano.
Dal 2002, l’attuale Arcivescovo è
Mons. Salvatore Gristina, già vescovo
della diocesi di Acireale. Proseguendo
con l’esposizione della Cappella, troviamo sulla parete a destra, entrando, il
Calendario Perpetuo Meccanico, acuta
invenzione del sacerdote Salvatore
Franco: ad essa sono state conferite due
medaglie d’oro, rispettivamente all’Esposizione Internazionale di Parigi nel
1900, e di Catania, nel 1907. Esempi di
bottega siciliana sono: il Crocifisso
ligneo con immagine di S. Francesco di
Paola dalla Basilica Collegiata S.
Maria dell’Elemosina, il Porta ampolline con 2 profeti ai lati di Pietro Paolo
Aversa, e nella parte adibita ad altare su
uno sfondo di colori pastello, il Faldistorio (sgabello con braccioli senza
spalliera) in legno intagliato, scolpito,
dorato e ricamato in filo di seta policrom; il Seggio per il celebrante e gli
Sgabelli, entrambi dalla Cappella del
Palazzo Arcivescovile di Catania.
Fra i dipinti a olio su tela, lungo le pareti della sala, accanto a una Madonna
con Bambino (di ignoto pittore siciliano) spiccano gli esempi di Emanuele Di
Giovanni e Alessandro Abate, nei
rispettivi Ritratto postumo del cardinale G. B. Dusmet e Ritratto postumo del
cardinale G. Francica Nava, la cui
eloquenza, con la croce pettorale sul
petto, richiama la cura dello status
sociale nei ritratti cinquecenteschi. Sui
rosoni laterali in alto si affaccia su un
soppalco di marmo la patrona dei musicisti, ovvero S. Cecilia decantabat
domino, e più avanti Gesù Cristo nel
monito universale Euntes docete
omnes gentes.
Anna Rita Fontana
4
Prospettive - 1 settembre 2013
PRIMOPIANO
Celebrata la festa della
Madonna della Neve
a festa della Madonna
della Neve, nella ricorrenza della dedicazione della basilica papale S. Maria Maggiore ad
nives-ad praesepe all’Esquilino,
tanto radicata nei secoli passati nella comunità cristiana di Catania, è
stata solennizzata con la s. Messa
concelebrata dall’Abate emerito
benedettino prof. Ildebrando Scicolone e dal delegato arcivescovile
per la Cattedrale mons. Barbaro
Scionti nell’altarino dell’edicola
votiva della Madonna della Neve
L
(continua da pag. 1)
LA DISILLUSIONE...
proseguire gli sudi lo fa preferendo
qualità e prestigio dell’ateneo. Spulciando i dati si nota che cinque anni
fa più del 70% dei giovani meridionali preferiva le università locali,
adesso, però, la situazione sembra
essersi capovolta. Infatti, si registra
un’impennata vertiginosa delle iscrizioni fuori regione che hanno favorito una nuova ondata di studenti (specie di quelli provenienti dalla Sicilia)
“emigranti”. Di contro, al Nord la
situazione è differente, con i giovani
di Piemonte e Lombardia che preferiscono rimanere nella propria terra,
avvantaggiati anche da un’offerta
formativa di buon livello. Più della
metà degli studenti che sono scomparsi dall’anagrafe del Ministero
presso l’ex Casa Cantoniera e Rifugio Sapienza, alle pendici del cratere centrale nelle cui grotte laviche
si conservava la “Neve di S. Agata”.
La celebrazione, occasione del
gemellaggio dei fedeli dell’Etna e
delle Madonie nella comune venerazione della Madonna delle montagne
siciliane, è stata dedicata a Papa
Francesco del quale sono state
richiamate le origini italiane, le
vicende migratorie della sua famiglia che ha attraversato il Mediterraneo e l’Atlantico in cerca di lavoro in
Argentina nonché la recente visita
samaritana a Lampedusa, estremo
lembo insulare dell’arcipelago siciliano dominato dal Vulcano Etneo.
Sono intervenuti tanti fedeli, tra cui
gli ex dirigenti diocesani di Gioventù di Azione Cattolica rappresentati
dall’ing. Rosario Di Mauro, il gruppo Club Alpino Italiano di Petralia
Sottana guidato dal presidente
Enzo Macaluso, che si sono scambiati targhe ricordo. Tra i presenti
anche il sindaco di Nicolosi dr
Nino Borzì, il presidente del Parco
appartengono alle cosiddette lauree
sociali mentre il 30% appartiene a
quelle umanistiche. Nell’area sociale
la perdita è stata di quasi 29 mila studenti mentre in quelle letterarie di
oltre 18 mila presenze in meno.
Sommando questi dati, poi, si raggiunge un buon 80% di giovani che
hanno rinunciato al sogno di rincorrere il famoso pezzo di carta. Nel
dettaglio la fuga ha coinvolto soprattutto due corsi di laurea che per molti anni hanno attirato le speranze
(lavorative e non solo) di molti: Giurisprudenza e Scienze della comunicazione. Questi ultimi perdono in
termini assoluti il maggior numero di
iscritti con 7.500 iscritti in meno a
giurisprudenza e 6.700 nella settore
della comunicazione. Ma c’è dell’altro. Il record, se cosi si può asserire,
riguarda le immatricolazioni ai corsi
delle scienze figurative, musicali e
dello spettacolo (-57) delle scienze
dei beni culturali (-51) e delle professioni sanitarie della riabilitazione
(-54%).
Da segnalare, come, quest’ultimo
dato rappresenti una anomalia in un
settore di studi che nelle ultime stagioni non ha risentito del calo vertiginoso delle immatricolazioni. Le
ragioni, del resto, sono presto spiegate; la prima nella difficoltà ad accedervi per via del numero chiuso, la
seconda per una sfiducia nel sistema
pubblico italiano che ormai da diverso tempo non possiede le adeguate
risorse per soddisfare le numerose
domande d’occupazione. Nonostante
l’emorragia che ha coinvolto il sistema universitario italiano resistono le
dell’Etna avv. Marisa Mazzaglia, il
consigliere nazionale CAI dott.
facoltà scientifiche. L’’ingegneria
industriale ha registrato un +31%
(4.300 iscritti in più), mentre aumenti sostanziali si sono registrati anche
nelle scienze agroalimentari (+26%)
ed in quelle civili ed ambientali
(+21%). Una ventata d’ottimismo, a
dire il vero, c’è. E coinvolge le
immatricolazioni nelle scienze economiche (+9%) mentre rimangono
sostanzialmente stabili quelle nelle
lingue e culture moderne (+1%). Ma
come si dice in questi casi, una rondine non fa primavera. Resta, però, il
fatto che oggi più che mai gli studenti puntano sulla reale spendibilità del
titolo universitario sul mercato del
lavoro piuttosto che su ambizioni e
sogni nel cassetto.
Maria Vaccarella, i rappresentanti
dell’Azienda Foreste Demaniali dr
Giuseppe Mazzaglia e dr Pippo
Bruno, il luogotenente per la Sicilia
dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme prof. Giovanni
Russo. Il rito fraterno si è concluso
con l’intervento dell’arch. Salvatore Di Mauro il quale, dopo aver
ricordato che il Parco delle Madonie è stato affidato l’anno scorso
dalla diocesi di Cefalù alla protezione della Madonna della Neve di
Piano Battaglia, ha proposto che
patrono del Parco dell’Etna possa
essere proclamato S. Benedetto, i
cui figli da molti secoli sono presenti nei monasteri benedettini
etnei, compreso quello recente intitolato al Beato Dusmet, alla periferia nord di Nicolosi, paese nato
accanto all’antico cenobio di S.
Nicola la Rena.
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Prospettive - 1 settembre 2013
PRIMOPIANO
L’ultima fatica libraria di Don Piero Sapienza: “Il cammello e la cruna dell’ago”
La felicità guarda oltre i mercati
n libro di Don Piero
Sapienza è sempre un
avvenimento, come del resto gli altri
due precedenti, perché nato dall’esperienza concreta: dalle Giornate
Sociali Diocesane (si prepara già la
9ª), dalla Scuola di formazione
all’impegno sociale e politico, oltre
che dalla lunga esperienza di Direttore della pastorale sociale diocesana
e dalla sua profonda cultura teologica e filosofica. Un libro vero è quello che suscita una lettura creativa,
ricca di riflessioni personali: “tristo”,
possiamo dire, quel lettore che non
aumenti conoscenza in vista di ulteriori suoi esperimenti. Del resto, lo
stesso Don Piero Sapienza, autore
del volume “Il cammello e la cruna
dell’ago. Si può essere felici in tempo di crisi?”, Libreria Editrice Vaticana 2013, ha affrontato questo
impegno in otto ricchi e densi capitoli, con lo scopo di contribuire a un
dibattito sui nodi fondamentali di
un’epoca di profonda crisi come la
nostra, che ci coinvolge sia come
singoli che come collettività.
Il tema centrale è quello perenne della “Felicità”, rapportato al momento
attuale che è di profonda crisi globale, alla luce di un grande Autore
come Rosmini.
Leggendo il libro ho notato una perfetta affinità con quello che è stato
l’argomento del dodicesimo Corso
dei “Simposi rosminiani” del 2011, a
cui ho partecipato, a Stresa: Felicità
e cultura dell’anima, è stato il tema,
in cui valenti studiosi sono stati chia-
U
mati a rispondere a domande simili:
“Cos’è la felicità?”, “È possibile
conseguirla od è un’utopia?”. In primo luogo don Piero Sapienza ci dà
un efficace esempio di una lettura
diretta dei classici, e Rosmini è un
classico. Il roveretano critica radicalmente le teorie economiche di Melchiorre Gioia, il quale «riportando in
Italia le teorie degli economisti classici (Smith, Ricardo, Say) e reinterpretandole, aveva affermato che il
progresso era da intendersi solo
come sviluppo economico e tale sviluppo si sarebbe verificato in maniera proporzionata con il diffondersi
dei consumi» (p.23), quindi più si
consuma più si produce, più si lavora, e quando i consumi naturali
saranno soddisfatti, per continuare a
produrre bisognerà creare bisogni
artificiali, indotti: è questo il modo
di combattere la disoccupazione e
creare benessere in più larghi strati
della popolazione? Rosmini, in paragrafi così attuali svela la contraddittorietà di quelle affermazioni. Ma
ecco che Rosmini svela come alla
base di quelle affermazioni ci sia un
errore di logica e cioè: «Ragionare
dietro la supposizione, che sia essenziale ad un soggetto ciò che a lui non
è se non accidentale».
L’altro Autore che, sulla scorta di
Rosmini, il Sapienza tratta è l’abate
Antonio Genovesi (1713-1769) rappresentante della scuola napoletana
di “Economia civile”, che, riallacciandosi alla tradizione economica
italiana del ’700 con gli altri illumi-
nisti milanesi, C. Beccaria e P. Verri,
mirano , attraverso “un mercato dal
volto umano” ad una “economia per
la felicità”, intesa però come “felicità di tutto il corpo e di ciascun membro”, vale a dire in vista del Bene
comune.
Qui le giuste intuizioni del Rosmini
trovano riscontro nella economia
della scuola francescana e negli
attuali economisti civili come L.
Becchetti, L. Bruni e S. Zamagni.
La ricca cultura filosofica di Sapienza gli fa estendere l’analisi sul modo
di concepire la felicità nel mondo
classico come in Aristippo, Epicuro,
Socrate, Platone e specialmente in
Aristotele, su cui si leggono
pagine esemplari per correttezza filologica e interpretativa e in cui secondo il
“maestro di color che sanno” la felicità realisticamente richiede sia l’elemento
etico dell’anima, e anche un
modesto possesso di beni
esterni! Ma la conferma
fondante si trova nella parola eterna del Vangelo: Mt
19,24: È più facile che un
cammello…Bella, efficace e
icastica la rappresentazione
della copertina che è il simbolo che dà il senso di tutto
il libro. Ma è importante
l’altro passo solo indicato,
ma che va letto per intero,
sempre in Mt 7, 13-14: Tutte le cose che voi volete
(legge aurea) che gli uomini
vi facciano, fatelo anche voi a loro;
perché questa è la legge e i profeti.
Entrate per la porta stretta, perché
larga e spaziosa è la via che conduce alla perdizione.
Il messaggio del libro di Sapienza, di
fronte al diffuso pessimismo (e la
Sicilia è la patria di Gorgia di Leontini il più radicale degli scettici), è
quello di aprire un varco alla speranza, per continuare a vivere e a lottare, per ricominciare guardando in
avanti in vista di «Un nuovo umanesimo per un nuovo mercato» (cap.
VI), per riscoprire «Il senso del lavoro umano» (cap. VII), pensando alla
vita delle nuove generazioni se si
considera «L’uomo custode responsabile del creato» (cap. VIII).
Alla base dei ragionamenti di
Sapienza c’è la ricca letteratura cattolica: dalla Dottrina Sociale della
Chiesa alle encicliche papali, Populorum Progressio di Paolo VI, la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, e la Caritas in veritate di Benedetto XVI; ma anche pensatori laici
come S. LATOUCHE, Z. BAUMAN.
Da alcuni anni ormai, sulla scorta di
Aristotele, si è riscoperta l’importanza dell’aspetto etico-pratico della
filosofia e così forse in conclusione,
potremmo inquadrare i volumi di
Sapienza in questa riabilitazione
della filosofia pratica. Come la
Sociologia del soprannaturale di
Luigi Sturzo qui più volte opportunamente citato.
In conclusione, quello di don
Sapienza è un bel libro, scorrevole
nella forma, ricco di pensieri ben
meditati, che può essere letto con
profitto da una vasta gamma di lettori, a cominciare dai giovani.
Salvatore Latora
Il libro di don Piero Sapienza sarà
presentato sabato 21 settembre
2013, alle ore 10, nel Salone dei
Vescovi in Arcivescovado. Interverranno: dr. Ivan Lo Bello, prof.
Rosario Faraci, mons. Gaetano
Zito, don Giuseppe Costa. Modera
Rosaria Rotolo. Conclude S. E.
Mons. Salvatore Gristina.
l’intervista
Indietro nel tempo intervistando Angelo Paino
Il Muratore di Cristo
he emozione compiere la traversata
dello Stretto di Messina, osservando dal parapetto della nave i
minacciosi gorghi che dagli
antichi venivano identificati con
le figure mitologiche di Scilla e
Cariddi.
Come fa l’onda là sovra Cariddi, / che si frange con quella in
cui s’intoppa, / così convien che
qui la gente riddi. (Inf. VII, vv.
22-24).
Una similitudine dantesca dove
la rissa tra avari e prodighi è
resa attraverso il plastico paragone che nelle forze della natura si evidenzia tra lo scontro delle
correnti del mar Ionio con quelle del
mar Tirreno. Ritorno nella terra dei
Ciclopi, così gli antichi chiamavano
la Sicilia, e il benvenuto in quest’isola dei contrasti mi vien dato dalla
colonna su cui si erge la statua della
Madonna con la scritta “Vos et ipsam
civitatem benedicimus”, Sono le
parole finali di saluto che la Beata
Vergine Maria inviava ai Messinesi
in una lettera, dopo aver ricevuto una
delegazione degli abitanti della Città
dello Stretto, guidata da San Paolo
nel 42 d.C.. Osservo il paesaggio e
noto compiaciuta come l’arte, la storia, la fede e la natura vivano il loro
felice connubio in un abbraccio
magnetico di sole, di aria e di mare.
C
Mentre sto a trastullarmi in questa
sorta di contemplazione della marina, non posso fare a meno di pensare ai meriggi estivi trascorsi nella
costa tirrenica della Sicilia, a Brolo
dove tra il Castello dei Lancia e lo
scoglio che si erge di fronte al turrito maniero, in mezzo al mare, sussiste un muto ed eterno dialogo con
sussurri d’amore e di pianto. Ed è
stato durante una di queste passeggiate con Elio Quiligotti, raffinato
grecista e cultore della storia di Sicilia, che questi mi parla dell’arcivescovo Angelo Paino chiamato “il
Muratore di Cristo”, colui che riedificò Messina dalle macerie del terremoto del 1908 e quarant’anni dopo
da quelle della II Guerra Mondiale.
Mentre sto a cullarmi in
ameni ricordi, una figura si accosta a me: ne
osservo le sembianze e
mi accorgo che tratttasi
di un prelato, anzi con
precisione noto i paramenti vescovili.
Costui sfiorandomi la
spalla, mi sorride e così
si porge: <<Ti ringrazio
amabile Stefania per
avermi dedicato un
pensiero gentile. Sono
proprio io Angelo Paino, il riedificatore di
questa città provata da
tante sciagure nell’arco di pochi
decenni>>. Rimango sorpresa e pietrificata per un simile incontro, poi
riavutami dallo stupore e ancora una
volta consapevole di partecipare a un
colloquio meta-temporale, prego l’illustre di parlarmi di sé.
Costui appoggiando le sue diafani
mani al parapetto della nave: <<Venni eletto vescovo di Lipari il 20 aprile 1909 da papa Pio X all’età di soli
38 anni. Nell’ottobre del 1916, su
richiesta dell’arcivescovo D’Arrigo,
fui nominato, vescovo ausiliare di
Messina, governando la diocesi di
Lipari dal capoluogo. Qualche anno
dopo, fui eletto arcivescovo metropolita di Messina e archimandrita del
Santissimo Salvatore. La mia lunga
esistenza travagliata, pensa che mi
spensi nel 1967, all’età di 97 anni, la
trascorsi nell’opera di ricostruzione
della città di Messina dopo le vicende esiziali del 1908 e della guerra del
’43.
Feci riedificare 132 chiese, e numerose case canoniche, 7 istituti d’istruzione media e superiore, 12 grandi istituti di beneficenza e assistenza,
10 asili infantili, 2 biblioteche, 2
seminari.
Questa colonna votiva del porto di
Messina, su cui si staglia l’immagine
benedicente della Madonna della
Lettera, l’ho voluta io come segno di
prosperità e di protezione, così come
feci ricostruire la Cattedrale di Messina, che oggi ospita le mie spoglie
mortali.
La mia azione non si concentrò solo
nella riedificazione dei luoghi di culto. In quegli anni l’Ateneo di Messina, languiva per i miseri contributi
concessi dallo Stato, cosicché mi
occupai dell’Università della città,
facendola tornare allo splendore delle origini. Sottrassi agli intenti predatori americani la nostra preziosa
biblioteca Neviani, composta allora
da 4000 volumi e 12000 opuscoli,
facendo in modo che rimanesse agli
studiosi. La ricostruzione di una città parte soprattutto dalla cultura, così
impegnai le miei risorse per l’acquisto di prestigiose opere d’arte che
avrebbero trasformato Messina in
una capitate dell’arte. Il progetto, poi
sfumò, perche le miserie che seguirono alla guerra, mi indussero a vendere le opere per finanziare le innumerevoli iniziative caritatevoli:
occorrevano pasti caldi, vestiti e
coperte per gli abitanti della città
sopravvissuti agli eventi bellici. In
occasione dei lavori per la Cattedrale, vendetti persino la preziosa croce
pettorale, donatami dalla città nel
1929 a ricordo della prima apertura e
dedicazione dopo i danni del tragico
sisma del 1908. Non ho mai amato
fasti e lussi, i miei abiti sono stati
questi umili e dimessi e indossati
senza ostentazione della carità>>.
Lo osservavo e dalla luce dei suoi
occhi traspariva un profondo amore
per la sua terra, la sua storia, i suoi
abitanti. Con un amabile sorriso queste parole mi sussurra: <<Dalle
macerie della vita le opere rinate
sono sempre più belle>>. Detto questo lentamente svanisce.
La nave attracca al porto e gradualmente una carovana di mezzi di trasporto fuoriesce dal gigantesco
bastimento come un enorme pesce
che adesso rigurgita quello che ha
inghiottito. Nostra Signora della Lettera mi esprime il suo saluto e la sua
benedizione.
Stefania Bonifacio
Notizie in breve dal 2 all’8 settembre
6
Prospettive - 1 settembre 2013
Ufficio Catechistico Diocesano
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Lunedì 2
• Ore 18.00 Messina, Cattedrale: concelebra per la
Beatificazione di Mons. Franco.
Martedì 3
• Ore 10.30 Curia, Salone dell’Economato: incontra i Vicari Foranei.
Mercoledì 4
• Ore 19.30 Catania, Hotel Nettuno: prende parte
al saluto di commiato del Comandante dei Carabinieri di Catania.
Venerdì 6
• Ore 20.00 Catania, Tenda di Ulisse: prende parte
alla presentazione del volume di Mons. Antonio
Fallico.
Sabato 7
• Fuori Sede
Domenica 8
• Ore 18.30 Belpasso, Chiesa S. Leo: celebra la S.
Messa.
®
Conferenza stampa - Ufficio
Mercoledì 11 settembre 2013,
alle ore 10,30, nel Salone dei
Vescovi in Arcivescovado, sarà
presentato il nuovo anno della
Scuola di formazione all’impegno sociale e politico. La Scuola
viene organizzata dall’Ufficio
nche quest’anno la
FISC promuove il XXII
Master di aggiornamento per direttori, amministratori, redattori e giovani giornalisti dei settimanali cattolici “Mons. Alfio Inserra”.
In questa edizione, organizzata in
collaborazione con la Delegazione
regionale della Sicilia e il settimanale diocesano di Catania “Prospettive”, sarà sempre presente la
memoria di Mons. Alfio Inserra che
di quest’iniziativa è stato per oltre
vent’anni promotore e anima.
Oltre che un momento di riflessione
sulla professione giornalistica
secondo i livelli ormai consolidati
(principianti, redattori, amministratori, direttori, e, da quest’anno, fotoreporter), il XXII Master vuole essere un momento per riflettere sull’attuale periodo di crisi e sulle possibilità occupazionali in quella grande
industria del turismo di cui l’Italia
non è seconda a nessuno.
Oltre a tutto ciò, resta il valore
aggiunto di questo appuntamento:
un’occasione per rafforzare ancora
di più i vincoli di amicizia e fraternità fra tutti gli aderenti alla FISC.
Per tutto questo sono invitati ad
iscriversi quanti sono impegnati nei
settimanali cattolici e soprattutto i
giovani giornalisti, che si affacciano
affascinati nel mondo dell’informazione, per favorirne la più ampia
partecipazione.
PROGRAMMA:
Giovedì 19 settembre
• Ore 16.30 Museo Diocesano
Presentazione del Master: Francesco Zanotti, Presidente Nazionale
FISC;
• Saluti di S.E. Mons. Salvatore
Gristina, Arcivescovo di Catania;
• Relazione di S.E. Mons. Antonio
Staglianò, Vescovo di Noto e Dele-
A
problemi sociali e lavoro
problemi sociali e lavoro dell’Arcidiocesi di Catania e dallo Studio Teologico S. Paolo.
Le finalità della Scuola e i suoi
programmi verranno illustrati
da don Piero Sapienza (direttore
della Scuola) e da Mons. Gaetano
gato della CESi per la Cultura e le
Comunicazioni sociali;
• Relazione di Giuseppe Vecchio,
Direttore Dipartimento di Scienze
Politiche e Sociali, Università di
Catania;
• 19,00 Celebrazione Eucaristica
• 20,00 Cena
• 21,30 Terme Achilliane
• Momento musicale
Venerdì 20 settembre
• 8,30 Colazione
• 9,00 - 12,30 Lavori di gruppo:
• Livello principianti: Coordina
Francesca Cipolloni, Direttore di
Emmaus, settimanale della Diocesi
di Macerata.
• Livello fotoreporter: Coordina
Antonio Parrinello, Giornalista
fotoreporter.
• Livello redattori: Coordina Claudio Turrini, capo servizio e web
master di “Toscanaoggi”.
• Livello amministratori coordinatore da definire.
• Livello direttori: Coordina Domenico
Delle Foglie, Direttore Agenzia SIR.
• 13,00 Pranzo
• 17,00 Celebrazione Eucaristica
• 18,00 Badia di S. Agata
• Convegno sul tema “Turismo:
Cultura e prospettive occupazionali”. Dalla Magna Grecia alla
Sicilia 2.0
• Interventi:
Mariarita Sgarlata, Assessore
Regione Sicilia Beni culturali;
Ivan Lo Bello, Vice Presidente Confindustria per l’Education;
Michela Giuffrida, Direttore dell’emittente televisiva Antenna Sicilia;
Sac. Carmelo Signorello, Direttore
Ufficio diocesano per i beni culturali
e arte sacra;
Conclude S.E. Mons. Salvatore
Zito (Preside dello Studio teologico S. Paolo).
L’arcivescovo S. E. Mons. Salvatore Gristina concluderà l’incontro.
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Gristina, Arcivescovo di Catania
• 20,30 Cena
• 22,00 Visita notturna del centro
storico di Catania
Sabato 21 settembre
• 7,30 Colazione
• 8,00 Partenza escursione vulcano Etna
• 13,00 Pranzo
• 16,00 - 18,30 Conclusione dei lavori di gruppo - Museo diocesano
• 19,00 Celebrazione Eucaristica
• 20,00 Cena
Domenica 22 settembre
• 7,30 Colazione
• 8,30 - 9,00 Dal Museo diocesano
partenza dei bus navetta per l’aeroporto di Catania
La Segreteria è al Museo Diocesano
(sede del Master), Via Etnea 8,
95121 - Catania tel 095 281635;
cell. 3938883640
Chiedere di Giovanna Cannata, o di
Valeria Pisasale, o di Mariele Giuffrida.
Altro contatto don Giuseppe Longo
Cell. 3207066374
Fax: 1782723681
Email: [email protected]
Sito Web:WWW.prospettiveonline.it
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Ai Presbiteri, ai Diaconi, alle Persone Consacrate e ai Catechisti
dell’Arcidiocesi
Carissimi,
anche quest’anno ricorre il consueto appuntamento del Convegno
Catechistico Diocesano che si terrà presso il Seminario Arcivescovile e avrà come tema: I luoghi del
“noi” per la trasmissione della
fede.
Il tema è impegnativo perché
rispecchia i tempi che stiamo vivendo. Leggiamo ne Il Rinnovamento
della catechesi, al capitolo 8: «Luogo non è da intendersi come luogo
geografico, ma come luogo esistenziale […] La Chiesa locale è il luogo in cui l’Economia della salvezza
entra più concretamente nel tessuto
della vita umana […] la parrocchia
anch’essa Chiesa locale svolge un
ruolo fondamentale all’azione catechistica. In essa la catechesi può
diventare insegnamento, educazione, esperienza di vita». Ci rendiamo
conto della centralità della catechesi in ogni attività pastorale e dell’importanza di spostare la catechesi in luoghi più vicini agli spazi della vita; la parrocchia stessa deve
essere intesa come stratificazione di
luoghi diversi, ciascuno con i propri
codici, linguaggi…, che rendono
inefficace il ragionare su la catechesi al singolare e che suscitano la
necessità di ripensare al plurale le
molteplici dimensioni della proposta ecclesiale.
In questo convegno vorremmo
riflettere sui processi formativi da
&
attivare, affinché coloro che si accostano alla parrocchia e non solo,
possano crescere nella vita di fede.
In vista di quanto detto sopra, i
destinatari del Convegno non sono
soltanto i catechisti dell’I.C. ma tutti gli animatori dei gruppi parrocchiali (itinerari di fede pre e post
battesimali, itinerari di fede in preparazione alla celebrazione del
sacramento del matrimonio, famiglie, giovani, oratorio, la scuola,…).
Lo svolgimento del Convegno sarà
articolato nei tre giorni 11, 12, 13
Settembre, dalle ore 17.30 alle ore
19.30. Il relatore, don Valentino
Bulgarelli, nella giornata di mercoledì 11, dalle ore 9.30 alle ore12.00,
dedicherà un suo intervento a tutti i
presbiteri e diaconi.
Giorno 13 verranno proposti itinerari percorribili in alcuni luoghi
specifici: itinerari di fede pre e post
battesimali, itinerari di fede in preparazione al sacramento del Matrimonio, oratorio, pastorale scolastica, catechesi ai disabili o in contesti
di sofferenza.
Le iscrizioni al convegno si effettueranno mercoledì 11 a partire dalle ore 17.00; la quota di iscrizione
per ciascun partecipante è di €3,00.
Salutandovi tutti cordialmente nel
Signore, cogliamo l’occasione per
invitarvi a fornirci suggerimenti e
proposte che ci permettano di qualificare sempre di più il servizio dell’Ufficio Catechistico.
Sac. Gaetano Sciuto
e l’equipe dell’UCD
entralino Curia Arcivescovile di CT
095/31.26.20
Arcivescovo
095/25.04.306 Segreteria Arcivescovile
346/3842521
Segreteria Arcivescovile
095/25.04.309 Vicario Generale
095/25.04.311 centralino curia
095/715.90.62 centralino curia
095/25.04.357 fax segreteria Arcivescovo
095/25.04.358 fax Curia
095/25.04.359 fax ufficio scolastico
095/25.04.360 fax economato
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Prospettive - 1 settembre 2013
Riparte la Scuola di formazione all’impegno sociale e politico
Suscitare interesse per
la vita della polis
a Scuola di
formazione
all’impegno sociale e politico, organizzata lo scorso
anno dall’Ufficio problemi
sociali e lavoro dell’Arcidiocesi di Catania e dallo
Studio Teologico S. Paolo,
ha riscosso molti consensi,
come dimostra sia il numero delle persone iscritte,
sia il loro interesse per le
questioni affrontate dai
vari docenti durante l’anno
accademico. La Scuola ha
avuto come scopo non solo
quello di trasmettere conoscenze specifiche sulle
tematiche socio-politiche,
ma anche quello di suscitare l’impegno di partecipare
attivamente alla vita della
città. E infatti, è nata l’esigenza di creare un “laboratorio sulla città”, per moni-
L
torare gli avvenimenti della vita
socio-politica e per intervenire. In
altre parole, il laboratorio, stimolando ad una cittadinanza attiva, intende
interagire con l’Amministrazione
per trovare soluzioni in vista del
bene comune.
Per potenziare e allargare gli ambiti
di partecipazione, anche in questo
nuovo anno accademico la Scuola
viene proposta a quanti desiderano
una formazione che li aiuti a vivere
da cittadini attivi, senza subire passivamente gli eventi. I percorsi formativi proposti, alla luce della Dottrina
sociale della Chiesa, coniugano contenuti teologici ed etici, con l’apporto di altre discipline, e puntano ad
offrire gli strumenti essenziali per
operare un discernimento, personale
e comunitario, sulle complesse problematiche della nostra società. Dal
punto di vista metodologico: oltre
alle lezioni frontali, sono previsti
laboratori e seminari di approfondi-
mento; tavole rotonde, conferenze
con relatori invitati. Il corso dura un
anno: dalla fine di ottobre alla fine di
maggio. Sarà suddiviso in due parti:
da ottobre a metà dicembre e da metà
gennaio a fine maggio. A conclusione, dopo opportune verifiche (anche
attraverso la partecipazione ai seminari), sarà rilasciato un attestato di
partecipazione. Si possono acquisire
“ECTS”. Come lo scorso anno, la
sede della Scuola è presso il Seminario arcivescovile di Catania (Viale O.
da Pordenone 24). Le lezioni si svolgeranno ogni sabato dalle ore 9,00
alle ore 12,30. La frequenza è obbligatoria. I docenti e le discipline:
Dottrina sociale della Chiesa (P.
Sapienza, Studio teologico S. Paolo),
La Costituzione italiana (A. Cariola,
Università di Catania), Storia dei
partiti (G. Vecchio, Università di
Catania), Etica sociale (G. Schillaci,
Studio teologico S. Paolo,), Cattolicesimo politico (G. Zito, Preside
Studio teologico S. Paolo), Fondamenti biblici e patristici dell’impegno politico (R. Gisana, Studio teologico S. Paolo,), Storia del sindacato in Italia. Politiche sociali e del
lavoro (R. Rotolo, Segretaria Generale CISL Catania). Seminario di
studio: Il popolarismo di L. Sturzo
(S. Latora, già docente nel licei).
Note tecniche: La Scuola di FISP è
aperta a tutte le persone di buona
volontà. Età: dai 18 anni in su; diploma di scuola superiore.
Per l’iscrizione: Domanda al Direttore della Scuola (Sac. prof. Piero
Sapienza);
- due foto tessera; fotocopia del titolo di studio (oppure autocertificazione);
- contributo: € 50,00 (da versare
all’atto dell’iscrizione);
- inizio iscrizioni:lunedì 2 settembre;
termine delle iscrizioni 11 ottobre
2013;
- inizio delle lezioni: 19 ottobre
2013, ore 9,00.
- per informazioni e iscrizioni: Ufficio problemi sociali e lavoro, presso
Curia arcivescovile – Via Vittorio
Emanuele 159 – CT. (Tel.
095/2504365)
Piero Sapienza
Con la dedicazione della Cattedrale conclusi i festeggiamenti patronali
La tradizione non va in vacanza
on la solennità
liturgica
della
dedicazione della basilica cattedrale “S. Agata vergine e martire”, che celebra in tutta l’arcidiocesi la memoria dell’anniversario della sua consacrazione, si sono conclusi, domenica
18 agosto, gli annuali e tradizionali festeggiamenti agostani del
martire e compatrono concittadino s. Euplio diacono, della
Beata Vergine Maria Assunta in
cielo, la Pasqua della Madonna,
e del ricordo della traslazione
delle reliquie di S. Agata, protomartire concittadina e patrona
principale della città e dell’Arcidiocesi, nel lieto anniversario
del loro festoso rientro in patria.
Il 18 agosto ricorda anche il trionfale ingresso delle venerate e riacquistate reliquie nella nuova cattedrale
normanna, avvenuto nell’anno 1126
e che, come racconta il monaco
benedettino Blandino, scriba amanuense della cattedrale abbaziale
benedettina S. Agata per incarico del
vescovo-abate-conte, il catanese
Maurizio, fu caratterizzato da strepitosi miracoli a suggello celeste del
riacquistato possesso, da parte dei
catanesi, del loro tesoro più prezioso. Quel fausto giorno -era mercoledì- è rimasto impresso nella devozione agatina ed è ricordato nella cappella del sacello delle reliquie di S.
Agata non solo nel mese di gennaio
ma anche ogni primo mercoledì del
mese.
Nel passato, all’indomani, 19 agosto, della solennità della dedicazione
iniziava a Catania il famoso e fasto-
Dedicazione della Cattedrale
C
so festino di S. Agata, durato fino
alla seconda metà dell’Ottocento.
Domenica 18, a metà mattinata, è
stato il delegato arcivescovile mons.
Barbaro Scionti a presiedere la
solenne concelebrazione dell’Eucaristìa caratterizzata dalla Liturgia
della Parola della XX domenica per
annum, dal colore bianco delle sacre
vesti, dalle orazioni proprie della
dedicazione e dalle luci accese alle
croci dedicatorie, simbolo dei 12
apostoli, nella cattedrale nel ricordo
del 50° anniversario della sua elevazione a basilica pontifica e del 10°
anniversario dell’istituzione della
corale parrocchiale, diretta dal m°
Puccio Sanfilippo, che ha sostenuto i
canti liturgici.
Alla concelebrazione si sono associati il can. m° Giuseppe Maieli, vice
parroco e organista del Duomo, nonché il sacerdote don Guido Randon,
parroco di S. Maria in Marsan di
Nella foto lapide della controfacciata,
lato destro, Testo dell’epigrafe in latino:
“D.O.M. qui hoc templum princeps/ per
mysticas unctiones/ Divae Agathae/
Patronae optimae dicatum/ civis aut
hospes ingrederis/ religionis opus sancte
peragito/ Teque voti compotem
discessurum/ confidito”
Marostica (Bassano del Grappa,
Vicenza) e responsabile della chiesetta romanica votiva intitolata a S.
Agata e curata dall’Associazione
Nazionale Alpini, sulla strada della
Fratellanza che porta ad Asiago,
dove lo scorso 25 aprile mons.
Scionti, accompagnato dal capo-fercolo sig. Claudio Baturi, si è recato
per donare una reliquia della nostra
santa Patrona, già richiesta all’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina.
50 anni fa il Duomo di Catania è stato elevato in
perpetuo alla dignità e all’onore di basilica minore dal beato
Papa Giovanni XXIII. La lettera apostolica in latino del 12
marzo 1963, con cui il Sommo Pontefice concesse alla nostra
Chiesa Cattedrale arcivescovile intitolata a S. Agata il privilegio speciale di basilica pontifica, è firmata dal cardinale
segretario di Stato Amleto Cicognani; nell’introduzione
riporta la frase ricavata dagli atti del martirio di S. Lucia
“Per me civitas Catanensium sublimatur a Christo” ed ha
come titolo l’incipit epistolare “Agata splendidissima”.
Il prezioso documento è un riconoscimento ufficiale dell’importanza artistica e storica dell’insigne tempio, dell’antichità e dell’universalità del culto di cui ha sempre goduto la
protomartire concittadina, della vasta eco che suscita nel
mondo l’ardente devozione che Catania continua ad avere
per la sua amata Patrona principale. Papa Giovanni riconobbe che la mole superba del massimo tempio dell’arcidiocesi “attesta quanto splendore i catanesi abbiano voluto
dare a questa chiesa dedicata alla loro Concittadina e Patrona, con quanta ricchezza d’ingegno gli artisti abbiano cercato di abbellirla”.
Papa Roncalli, che in occasione della chiusura del Congresso eucaristico nazionale del settembre 1959 aveva ricordato
la sua venuta a Catania nel 1923 ospite del cardinale arcivescovo Giuseppe Francica Nava, nella bolla suddetta ricorda le solenni cerimonie in cattedrale del 1926 per l’8° centenario della traslazione delle reliquie di S. Agata, quelle
per il 18° centenario del martirio della “medesima vergine
gloriosa”.
Il Santo Padre non tralasciò di far esplicito riferimento al
fatto noto in tutto il mondo che “ogni anno cittadini e forestieri celebrano con entusiasmo di fuoco la festa in onore
della beatissima Agata, tutrice invitta della città, liberatrice
dalla lava dell’Etna e dalle pestilenze, debellatrice di nemici
irrompenti, operatrice di guarigioni e di altri miracoli”.
®
Antonino Blandini
8
Prospettive - 1 settembre 2013
DIOCESI
Celebrazioni eupliane
Una devozione senza confini
rande partecipazione
di fedeli quest’anno
alle celebrazioni liturgiche in onore
del santo diacono concittadino, il
martire Euplio di Catania. Molti
devoti di mattina in Cattedrale dove
sono state officiate, nell’arco della
giornata, tre s. Messe, per venerare
la reliquia e il simulacro reliquiario
processionale del santo compatrono
della città e dell’Arcidiocesi, posti
in presbiterio e nel transetto. Al
vespro la comunità parrocchiale S.
Euplio martire ha festeggiato insieme al proprio santo patrono titolare
anche l’amatissimo parroco mons.
Giuseppe Bruno, nel 51° anniversario di ordinazione.
Una folla di devoti ha riempito
l’aula liturgica dell’ex chiesa eucaristica intitolata a S. Euplio nell’omonima via e sovrastante la cappella ipogea della cripta funeraria romana, distrutta dalle fortezze volanti
americane dell’8 luglio 1943. A pre-
G
siedere la celebrazione è stato il
vicario foraneo mons. Carmelo Smedila con l’assistenza dei diaconi
transeunti e permanenti e degli alunni –lettori ed accoliti- del corso diocesano S. Euplio per il diaconato.
Come vuole la tradizione l’omelia è
stata tenuta da un diacono, don Santo Conte prossimo al presbiterato.
Al solenne rito erano presenti i
canonici mons. Barbaro Scionti,
delegato arcivescovile per la cattedrale, e il vice parroco don Giuseppe Maieli nonché il comm. Luigi
Maina, presidente dei festeggiamenti patronali e rappresentanti
delle associazioni agatine cittadine.
L’animazione liturgica è stata curata dalla corale della Cattedrale
diretta dal m° Puccio Sanfilippo,
che ha pure eseguito l’inno a S.
Euplio composto dal m° Nunzio
Schilirò con testo del cav. Agostino
Valenti.
Due vigili urbani in alta uniforme
hanno prestato servizio d’onore
dopo la deposizione da parte della
Municipalità di una corona d’alloro, ai piedi della lapide che ricorda la
testimonianza evangelica dei martiri
cristiani e i caduti civili vittime dei
a città di Paternò sino
alla fine degli anni 70
dominava il palcoscenico siciliano, e
parte della penisola fregiandosi di
essere la regina del miglior “Carnevale” ! L’omicidio commesso in pieno centro storico, all’interno di un
supermarket avvenuto durante lo
svolgimento della festa di carnevale
con i vestiti di domino ha chiuso purtroppo il sipario per oltre dieci anni,
ai comuni di Misterbianco e Acireale, che avvalendosi inizialmente delle maestrie di artigiani della carta
pesta e di professionisti di gruppi
mascherati della nostra città, si sono
guadagnati l’appellativo del miglior
“Carnevale di Sicilia” e del “Il più
bel Carnevale di Sicilia”. All’inizio
degli anni 80 nel periodo carnascialesco, scorrono coriandoli e stelle
filanti, e spronato dalla voglia del
suo DNA Pietro Isaia realizza il suo
primo gruppo in maschera, che sfilando per le vie cittadine viene notato dall’allora assessore allo SportTurismo e Spettacolo Antonio Fallica. Quest’ultimo ha organizzato un
Carnevale a cui parteciparono quattro gruppi in maschera. Da allora il
L
della santa Patrona da Costantinopoli.
Il sacro corteo, preceduto dal 1° cereo
votivo agatino Mons. Ventimiglia, si è
snodato per piazza Duomo e via Vittorio Emanuele e ha raggiunto per un
momento di preghiera il sagrato della
chiesa San Placido, dove si trova la
sede dell’associazione maschile e femminile “Sant’Agata in Cattedrale”. La
processione, resa ancor più solenne
dalla ricorrenza dell’anno della Fede e
del 90° di erezione del santuario di
Mompileri voluto dal cardinale Giuseppe Francica Nava grande devoto
dei santi compatroni Agata ed Euplio,
è proseguita per via Porticello sostando davanti alla monumentale edicola
votiva mariano-agatina settecentesca
della Madonna della Lettera e della
Protomartire catanese, detta popolarmente dell’<albero grosso>. Tale alta-
rino devozionale, che si trova sotto la
residenza arcivescovile, restaurato
all’inizio del Novecento dai barcaioli e
dai naviganti, è sorto sul sito del tempio pagano del dio Fidio (ora richiamante, però, la fede cristiana) demolito nel 1552 per la costruzione dei
bastioni murali e dell’approdo dello
scomparso “Porto saraceno” da dove,
secondo la tradizione, le reliquie della
Patrona l’8 gennaio 1040 sarebbero
vo, oltre che di Pietro Isaia, del Arch.
Nino Rapisarda e del presidente dell’
associazione Carmela D’antonio.
Tra i partecipanti spiccano i nomi di
Roberto Proto, meglio conosciuto
come “Robertino”, e
dagli attori teatrali Cettina Di Stefano e Aldo
Failla, attori televisivi
come Cicciu u Baccalaru e Orazio Scoc Man, e
come maschera più
imponente Concy Sinatra che indossa il costume di Esmeralda. Il 24
agosto il gruppo ha partecipato alla I edizione
del “Carnevale estivo” a
Belvedere Marittimo
dove ha riscosso un
enorme successo, ed è
stata confermata la partecipazione anche per il carnevale
invernale.
Anita Rapisarda
Memorex
state forzatamente imbarcate per la
capitale dell’impero bizantino.
Davanti alla monumentale secentesca
fontanella di S. Agata addossata agli
antimurali dell’Arcivescovado e dell’ex Seminario dei chierici in via Beato Dusmet, don Privitera ha rievocato i
momenti salienti della traslazione di
andata (1040) e ritorno (1126) delle
reliquie di S. Agata davanti alla folla
dei fedeli e alle autorità, tra cui il sin-
Paternò e il carnevale estivo
Carnevale ha ripreso quota ma mai è
riuscito a decollare o a raggiungere i
fasti dei vecchi tempi. Col battesimo
dell’anno 2000 Pietro Isaia, dopo
aver vinto parecchi primi posti e
ottenuto ottimi piazzamenti, decide di confrontarsi con piazze più importanti e comincia ad ottenere successi piazzandosi al
1° posto nei comuni di
Adrano, Acireale e Palmi,
portando così in alto la
bandiera di Paternò. In
questi anni ha varcato
anche i confini nazionali
partecipando a festival
internazionali come Malta
e Tunisi passando anche
dai comuni di Putignano,
Reggio Calabria, Portopalo, Alberobello e, per ultimo, Crispiano. Quest’ultima è una
ridente cittadina pugliese famosa
nella zona per il carnevale estivo.
Proprio in questa città il 20 luglio
2013 è avvenuto l’ultimo trionfo di
questo gruppo affermandosi alla XV
edizione del “Carnevale del Brigantino” da sottolineare, inoltre, che con
quest’ultima edizione è il terzo anno
consecutivo che si aggiudicano il
premio come miglior gruppo. Il
gruppo composto da 35 elementi circa, si avvale come team organizzati-
A.B.
daco avv. Enzo Bianco che, accompagnato dal presidente del consiglio
comunale dott. Francesca Raciti, col
suo intervento si è unito alla commemorazione di un evento tanto importante per il risorgere della città dopo la
dominazione araba e l’insediamento
dei Normanni. Padre Alfio nel rivolgersi ai presenti ha esordito richiamando alla memoria un passo biblico
(Libro di Giuditta): “Tu gloria della
Sicilia, tu letizia della Città di Catania,
tu onore dei tuoi concittadini! Esulta o
Catania per il nuovo arrivo di Agata.
Sono parole attribuite al Vescovo
Maurizio, testimone del ritorno del
corpo di S. Agata a Catania, quelle con
cui ci salutiamo nella vigilia dell’887°
anniversario del felice evento. Ma
sono parole di un inno liturgico e dicono il segreto vero della gioia che la
fede svela agli uomini. Il segreto della
nostra gioia sta nel poter ricondurre la
vita a Dio attraverso la preghiera e la
lode”. “Le grandi manifestazioni di
affetto che vengono tributate al sacro
corpo da parte di tutti” ha proseguito
padre Privitera “nei giorni in cui attraversa le strade della nostra città, ci
dicono, così come pare essere accaduto da subito dopo il martirio, che Agata è il dono che la comunità dei cristiani offre indistintamente ad ogni uomo
e donna. Agata, qui ed oggi, per tutti, è
la mano tesa della Chiesa perché tanti
possano pervenire alla “Gioia della
fede”, perché tanti possano aprire l’orecchio e il cuore al ‘Sì detto da Dio
all’uomo in Cristo’ e corrispondergli
offrendo il ‘Sacrificio della lode’ ed
offrendosi in scarifico di ‘Soave odore’ come lei”.
Il parroco-rettore ha concluso la commovente rievocazione rivolgendo al
Signore un’antica preghiera di introduzione al segno di pace: “O Cristo,
eterno Salvatore, integerrima pienezza
di salute, per il cui amore la tua serva
fu tormentata con il taglio di quella
parte del corpo con la quale ai piccoli
si ingerisce il succoso latte, fa’ che
anche noi, succhiando il latte materno
della Chiesa non ci dilaniamo a vicenda, affinché nutriti col latte della fraterna carità, possiamo esser degni di
partecipare alla società dei celesti.
Amen”.
PROCESSIONE DEL VELO,
pellegrinaggio da Mompileri
A
l vespro di venerdì 16
agosto, le comunità
ecclesiali del santuario arcidiocesano
Madonna della Sciara in Mompileri e
della parrocchia Maria Santissima
Annunziata in Massannunziata, guidate dal rettore e parroco padre Alfio
Giovanni Privitera assieme ai fratelli e
alle sorelle delle comunità fraternità
“Nostra Signora della Sciara” e del
cammino neocatecumenale e del
“Coro Maria, Cuore dell’Etna”, si
sono unite al clero della Cattedrale,
guidato dal delegato arcivescovile
mons. Barbaro Scionti, ai soci dei
sodalizi agatini cittadini e del gruppo
diocesano degli Amici del Rosario e ai
tanti devoti intervenuti, per partecipare
alla solenne processione del Velo di S.
Agata, nella vigilia della memoria della traslazione di ritorno delle reliquie
bombardamenti della II guerra mondiale. A conclusione mons. Smedila
ha raccomandato la valorizzazione
del sacro sito (il Foro Romano,
attuale cortile-piazza San Pantaleone) dove S. Euplio fu decapitato la
mattina di martedì 12 agosto 304 e
ha ricordato la figura del prof. Vittorio Pistritto, grande devoto di S.
Euplio recentemente scomparso.
I devoti sono stati lieti di sapere che:
è stata finanziata da un benefattore
catanese la costruzione di un orfanotrofio in Tanzania intitolato al nostro
venerato compatrono, mentre nella
periferia di Siviglia è in costruzione
la chiesa parrocchiale intitolata ai
santi martiri catanesi Agata ed
Euplio, ed a Trevico, nel cui santuario-ex cattedrale si custodiscono le
reliquie autentiche di S. Euplio, sta
per essere ultimata la chiesa intitolata ai martiri Euplio e Lucia.
10
Prospettive - 1 settembre 2013
DIOCESI
Riflessioni sul Vangelo
NON HANNO DA RICAMBIARTI
XXII DOM T.O. / C - Si 3,17-20.28-29; Sal 67/68,4-7-10-11; Eb 12,18-19.22-24a ; Lc 14,1.7-14
Il modo di vivere oggi probabilmente non
è cambiato rispetto a due mila anni fa.
Anche allora si sentiva il bisogno di essere liberi e di non strumentalizzare nulla.
Il libro del Siracide, prima del vangelo,
aveva già ammonito ad evitare la superbia: “Molti sono gli uomini orgogliosi e
superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti” e a considerare la ricchezza o la propria grandezza come uno strumento di
umiltà: “Quanto più sei grande, tanto più
fatti umile”. La logica di questo discorso
mi sembra chiara ed evidente: ciò che si è
viene da Dio, per cui ciò che noi definiamo
grande non è opera nostra, ma opera di
Dio, quindi quanto si è grandi tanto più
bisogna essere umili per compiere le opere
con mitezza ed essere amati. Il vangelo
afferma che non bisogna occupare i primi
posti ma gli ultimi per non essere superbi
e per non essere esposti a magre figure. Al
contrario l’umiltà è garanzia di onore
davanti agli altri se avendo occupato un
posto inferiore viene il padrone di casa
per farti avanzare verso l’alto. L’invito a
pranzo che possa essere fatto dai cristiani
non deve essere, stando al vangelo, per
familiari ed amici: “Quando offri un
pranzo o una cena, non invitare i tuoi
amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né
i ricchi vicini, perché a loro volta non ti
invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio”. Con queste parole sono chiare
le norme di comportamento. Il cristiano
non può agire per essere ricambiato. La
sua azione non deve avere di mira il raggiungimento di obiettivi che non hanno
senso confrontati con la gratuità. Rapporti interessati non possono definirsi cristiani. Gesù è abbastanza chiaro: Al contrario, quando offri un banchetto, invita
poveri, storpi, zoppi, ciechi, e sarai beato
perché non hanno da ricambiarti”. Capisco che questo modo di agire non è nel
sistema odierno. Oggi non si fa niente per
niente. Ma è proprio questa mentalità che
ha avvelenato i rapporti umani, incrudelito i rapporti tra le perone ed ha portato a
piegare le istituzioni ai propri interessi.
Per cui sia la politica sia l’economia debbono rispondere agli interessi di qualcuno
e non al bene generale di tutti.
È il caso che la Chiesa prenda atto di questi rapporti e vigili perché i cristiani la
finiscano di pensare e comportarsi secondo il mondo.
Leone Calambrogio
San Paolo in briciole
Un solo Dio, una sola speranza Ef 4,1-6
San Paolo è certamente prigioniero con tutte le
difficoltà che questo stato comporta: sofferenze,
dolori, fame, umiliazioni. In questo clima, senza
titubanze, sente il bisogno di esortare a comportarsi degni della vocazione ricevuta. Riconosce
che la vocazione ricevuta è un dono da parte di
Dio e quindi esige che in qualsiasi circostanza ci
si comporti in maniera degna. La dignità del
comportamento consiste: nell’umiltà, nella mansuetudine e pazienza e nel sopportarsi a vicenda
con amore, cercando di conservare l’unità dello
spirito per mezzo del vincolo della pace. Appare
chiaro quindi che la vocazione di Dio esige unità
di spirito nella pace. Il paragone che segue dice
che l’unità di corpo e di spirito si rifà all’unica
“speranza a cui siamo stati chiamati”, infatti uno
solo è il Signore, una sola è la fede, uno solo è il
battesimo. Ciò è avvalorato dal fatto che il “solo
Dio Padre di tutti è al disopra di tutti, agisce per
mezzo di tutti ed è presente in tutti”.
L.C.
Il Sacerdote vive e annuncia sempre che Gesù è Signore e Salvatore dell’uomo e del mondo
L’amore senza calcoli, motore della vita
Il posto
L’ultimo posto non è un castigo, è il
posto di Dio, il posto di Gesù, venuto non per essere servito, ma per servire. È il posto di chi ama di più.
La tradizione spirituale cristiana
invita ad esprimere in varie forme
celebrative gli atteggiamenti penitenziali.
E in particolare quella forma celebrativa che è stata donata da Gesù
alla Chiesa, cioè il sacramento della
penitenza.
La tradizione considera la celebrazione di questo sacramento non solo
come un evento eccezionale per colpe gravissime, che hanno causato
una rottura dell’Alleanza, ma anche
come un gesto da ripetere frequentemente.
E questo per prendere coscienza della nostra quotidiana miseria davanti
a Dio, per intuire la distanza tra la
nostra vita e gli ideali evangelici, per
sperimentare la forza rinnovatrice
della Pasqua, per diradare quella
nebbia interiore che non ci permette
di scoprire i compiti che il Vangelo
ci affida.
Missione
Gesù Risorto, apparendo ai discepoli la sera stessa del giorno di Pasqua,
congiunge strettamente la missione
della Chiesa con la remissione dei
peccati: Come il Padre ha mandato
me, così io mando voi, a chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a
chi non li perdonerete, non saranno
perdonati . La confessione frequente, come invito che ci viene dalla tradizione cristiana, può aiutarci a
vivere la missione in modo più coerente.
Normalmente noi partiamo dalle
comunità già costituite e vediamo la
missione come qualcosa che promana da esse e le rende aperte a tutti, ai
lontani, ai popoli non cristiani. Questo mettere la missione dopo la
costituzione della comunità non dice
come stanno realmente le cose. Ed è
forse la ragione profonda delle difficoltà che oggi incontriamo nel trovare l’armonia tra l’azione missionaria e la pastorale ordinaria, tra l’apertura al nuovo e la conservazione
dell’esistente, tra l’istituzione parrocchiale e i movimenti, gruppi,
associazioni.
Nella realtà storica la missione ha
preceduto la comunità e l’ha costituita. Prima c’è l’azione missionaria
dell’apostolo, che va di luogo in luogo ad annunciare la risurrezione, a
predicare il Vangelo, a radunare i
credenti attorno alla memoria eucaristica della Pasqua.
La costituzione delle comunità e la
loro articolazione anche di tipo territoriale e amministrativo nascono in
seguito per dare una concreta forma
comunitaria all’azione missionaria e
per irradiare in modo più organico e
capillare la forza della missione
apostolica. La carica missionaria
che si irradia dalla comunità manifesta dunque la ricchezza apostolica
da cui la comunità è costituita.
Possiamo cogliere il rapporto tra
pastorale ordinaria e pastorale missionaria. La missione, che apre l’azione pastorale ai lontani e ai non
cristiani, dà la misura della carica
apostolica di una comunità. La testimonianza riguarda Gesù morto e
risorto, costituito Signore e Salvatore di tutti gli uomini. Questo significa che l’azione missionaria fa riferimento a una pastorale ordinaria, che
si lascia continuamente verificare e
rigenerare.
La tensione missionaria verso i lontani e verso i settori nevralgici della
evangelizzazione, come ad esempio
il mondo del lavoro, dell’assistenza,
della scuola, ecc., rischia di essere
considerata come un’aggiunta al
lavoro pastorale.
Martirio e dialogo
Il primato del Vangelo ci invita a
riflettere sul rapporto che c’è tra due
categorie, a cui si ricorre per descrivere la testimonianza della Chiesa
davanti al mondo d’oggi: martirio e
dialogo.
La meditazione delle parole evangeliche relative alla missione ci suggerisce di non considerare il martirio e
il dialogo come due atteggiamenti
paralleli; piuttosto di mostrare la
loro origine comune nella forza irradiante e comunicativa della fede che
si apre al dialogo e non si chiude di
fronte al martirio.
Ci può venire in aiuto la coscienza
che la Chiesa dei primi
secoli ha espresso circa il
fatto del martirio. Rileggendo con attenzione e
commozione alcuni celebri “atti dei martiri”,
notiamo che il punto centrale della loro testimonianza, cioè l’amore totale a Cristo fino alla morte, sprigiona da se stesso
una serie di motivazioni e
di ragioni, nella linea dell’ammonimento di Pietro
“ad essere sempre pronti
a rispondere a quelli che
vi chiedono spiegazioni
sulla speranza che avete
in voi” . Nel dialogo, che
intrecciano con i loro
giudici, i martiri fanno capire di non
poter vivere senza Cristo e di essere
quindi pronti a morire per Cristo,
perché sono convinti che in Cristo
l’uomo trova la pienezza vera della
vita.
La fede in Cristo ha come sfondo e
conseguenza la fede in Dio Padre,
Creatore del cielo e della terra, origine e fine della storia umana. La
vita eterna e la risurrezione gloriosa,
che i martiri si attendono dopo la
morte, diventano una luce che dà
significato alla vita terrena.
I martiri si sforzano di far capire che
l’obbedienza alla legge evangelica
genera una vita che onora la dignità
e la libertà dell’uomo. Dimostrano
rispetto per le leggi della società
civile, a meno che esse, rinnegando
la loro funzione, pretendano di scavalcare la legge divina e di prendere
il posto di Dio.
Proprio la convinzione, insita nel
martirio, che Gesù è Signore e Salvatore dell’uomo, fa nascere il dialogo sui rapporti tra il Vangelo e la
vicenda umana. Un martirio autenticamente cristiano, cioè pienamente
consapevole di essere testimonianza
di Cristo Signore e Salvatore, è fonte inesauribile di dialogo. Un dialogo autenticamente cristiano, cioè
capace di condividere e di illustrare
il rispetto, la passione, l’amore che
Cristo ha per l’uomo.
Padre Angelico Savarino
11
Prospettive - 1 settembre 2013
eventi
Intervista al maestro Abzal Mukhitdinov direttore stabile del Teatro dell’Opera di Astana (Kazakistan)
In scena “Mena”
da Catania ad Astana
ttraverso la porta reale
della splendida capitale
del Kazakistan “Astana”, uno dei
punti più caldi della movida violinistica, città che ha cambiato più volte
nome dalla sua fondazione nel XVIII
secolo fino al decreto presidenziale
del 6 maggio 1998 con la caduta del
regime sovietico, che si colora lungo
il fiume Ishim, circondato da una
regione assai pianeggiante avvolta tra
la steppa semidesertica, da dove
giunge la musica del grande maestro
Abzal Mukhitdinov, che si diffonde
in armonia con la Minerva di Catania, i suoi palazzi merlati, per trionfare a piazza università abbellita dalle icone futuriste di M.M. Lazzaro.
Sulle tracce della verità nascosta che
si celano dietro una delle opere più
importanti e misteriose della storia
della letteratura, I Malavoglia di Verga, un romanzo che ha accompagnato realtà sociali locali a storie piene
di simboli e passaggi segreti, si è illuminata la fantasia del compositore
dell’opera Plinio Maggi che con
Carlo Majorana Gravina, a quattro
mani, hanno scritto la storia di Mena
coniugando la novità del personaggio. Un viaggio nel profondo mistero
che unisce la musica e la cultura,
dove la storia continua e dall’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania
arriva il maestro Abzal Mukhitdi-
A
nov, per fare vibrare la musica e so
the colors start singing, incontrandolo insieme alla moglie direttore del
coro di Astana, le sue figlie che già
operano nel settore musicale e della
fotografia ed Elmira Bikhozhayeva,
cantante lirica e bravissima interprete
poiché conosce parecchie lingue, per
un’interessante intervista che racconta molto della sua personalità complessa e sa offrire al pubblico opere
provocatorie e nuove tra riservatezza
asiatica ed estrosità mediterranea.
Astana, inaugura un nuovo teatro
d’opera ispirato allo stile neoclassico, può ospitare fino a 1.250 spettatori, l’importanza di questo evento?
Un teatro unico per i suoi preziosi
decori, che non tarderà molto a posizionarsi tra i più importanti teatri
mondiali. È stato inaugurato alla presenza delle autorità di Astana il 21
giugno con l’opera Birzhan e Sara,
del compositore kazako Mukan
Tulebayev per il suo 100° anniversario, messa in scena da Yuri Alexandrov, con l’Astana State Opera
Orchestra alla presenza del presidente Nursultan Nazarbayev, che lo
ha definito un dono inestimabile per
il 15° anniversario della nostra capitale. Sviluppo della cultura è la priorità del Paese e questo vale per tutte le
forma di arte contemporanea. Siamo
il paese che sta costruendo fabbriche
e strade, scuole e ospedali, prendendo a cuore il futuro della nazione per
decenni a venire.
Il programma della stagione lirica
continuerà con un omaggio a Verdi?
Sicuramente. Stiamo completando i
lavori del teatro e la stagione artistica
partirà il 21 ottobre con la presentazione mondiale “Attila” di Verdi, in
collaborazione con il teatro San Carlo di Napoli, la regia di Pierluigi Pizzi, direttore artistico William Graziosi. Dirige Valery Gergiev (russo).
Continuerà il suo rapporto con l’Italia? Certamente e si amplificherà
poiché la musica italiana è simbolo
della musica classica.
Muoveremo i primi passi con l’opera
Aida eseguita da Riccardo Muti a
Napoli e poi ad Astana. Nel 2017 il
team della Scala di Milano per un
mese verrà ad Astana.
A livello internazionale cosa accadrà? Vogliamo musiche internazionali europee con tanti contatti e collaborazioni dei teatri del mondo. A
Parigi abbiamo già firmato il contratto con l’Opera, a Londra con il Cover
Garden, a Mosca con il Bolshoi e
Mariinski
La struttura del teatro? Il complesso
include un museo e una scuola di
danza e nella statistica mondiale è al
quarto posto per dimensioni di scena,
con un palcoscenico meccanico,
composto da quattro scene: centrale,
due laterali e una posteriore, vi lavorano tanti italiani soprattutto nel settore delle decorazioni e dell’acustica.
Ci sono grandi spazi per orchestra
sinfonica, 120 posti, 100 per il coro e
un corpo di ballo di 90 persone; sul
tetto sta il satellite per riprese mondiali e andare in rete internet. Amo il
palcoscenico grande perché la musica deve respirare è anche vero che
per me, il momento più felice è quando entro nella musica e mi manca il
respiro.
Abbiamo parlato delle rappresentazioni in Italia e all’estero, ma qual è
il suo rapporto con Catania? Sono
stato tre o quattro volte al teatro Bellini, all’anfiteatro catanese e al Teatro
Greco di Taormina e appena arrivato
ho provato l’acustica; non mi stanco
mai di respirare la musica, è la mia
passione, non si può dividere lavoro
dalla personalità; amo la Sicilia, e
sono stato qui tra Catania Gela e
Noto, per dirigere alcune rappresen-
compositore Giovanni Leon Dall’O’,
fondatori nel 2011 dell’orchestra
multimediale.
Lo spettacolo ha affiancato alla
musica immagini e video coordinati
magistralmente attraverso una sofisticata sperimentazione multimediale, proponendo ricercate sonorità
grazie al lavoro di Loretta Dalola e
Giovanni Di Giovanni con il montaggio di Gabriele Vizzini. Un viaggio tra musica e visual art raccontato
dai testi di Isabella Papiro, che è
stata anche la voce narrante con le
coreografie curate da Renata Guastella e Martina Gentile. Nel cast
anche il soprano Annamaria Pennisi.
I musicisti che compongono la Shine
Orchestra si sono esibiti con artisti di
fama internazionale come Franco
Battiato, Carmen Consoli, Anne
Ducros, Danilo Rea e I Lautari.
Sono tutti maestri diplomati presso
l’Istituto di alta formazione musicale
V. Bellini di Catania e il Conservatorio Corelli di Messina.
Un sogno musicale che nasce dalla
sensibilità del direttore artistico Giovanni Cultrera per andare oltre i confini del semplice concerto e offrire
uno spettacolo nuovo.
tazioni liriche di alto livello nel circuito della Festa dell’Opera Mediterranea, tra cui “Mena”.
L’opera “Mena” andrà in scena ad
Astana? Sì, nell’ottobre 2014, sto
pensando ad una grande scenografia.
Mena è un’opera melodica e bella,
ma anche di alto valore lirico nei suoi
colori e dissonanze, e appena provata
e ascoltata per la prima volta ad Astana, in esecuzione solo orchestrale, mi
è rimasta nella testa. L’orchestra la
prima volta che l’ha eseguita, si
vedeva dai loro visi che prendevano
subito la musica, familiarizzando con
note. Una volta che ho conosciuto
l’opera e sul posto anche il compositore Plinio Maggi e librettista insieme a Carlo Majorana Gravina, ho
sentito di più l’opera con il cuore.
L’opera con la sua musica del nuovo
millennio stuzzica la platea riscuotendo enorme successo.
Maestro, come declina l’incontro
tra musica orientale e occidentale,
tra culture lontane e creare un ponte tra Europa e Asia centrale? L’incontro nasce tra la musica della steppa e quella del Mediterraneo, tra
Kasaki nazionali e musiche di Beethoven, Rachmaninov come nel concerto che ho tenuto a Gela del compositore Raxmadiniev A. Serkibayev,
con i brani “Dairabai” e “Shalkima”.
Sinergia tra musica nazionale folkloristica con l’orchestra insieme a strumenti nazionali e nostri locali:dombra, tashimovabotagoz, kobus.
Il kobus è uno strumento molto antico, che ha una lunga tradizione.
Èda qui che inizia la storia del violino? Sì, dal kobus è stato creato il
violino, esso ne ha anticipato la
nascita non diretta sull’Europa, ma
ha fatto prima il giro dei paesi arabi;
è uno strumento che si suonava con
l’archetto tenendolo sulle gambe perpendicolare. Tra il XII e il XIII secolo è stato trasportato in Europa, cambiando il sistema e appoggiandolo
dalle gambe sulla spalla. Arrivò in
Italia e Stradivari ha migliorato il
suono del violino con la (coda di
cavallo ex kobus per violino),
Cosa porta nel suo cuore ad Astana
da Catania? L’accoglienza calda e
calorosa del Sud, l’amicizia spontanea con Plinio Maggi e Carlo Majorana Gravina simile alla nostra tradizione del Kazakistan del sud e la
buona cucina: pesce spada, pasta con
cozze vongole, pasta al pesto, parmigiano mozzarella di bufala il buon
vino e il caffè.
Artemisia
Lella Battiato
Al Chiostro dei Minoriti due serate per rapire sotto le stelle
ll’interno della suggestiva cornice barocca
del Chiostro dei Minoriti a Catania,
due serate per un’ulteriore prova con
le note jazz di Rosalba Bentivoglio e
le melodie appassionanti della Shine
Orchestra, presentate nell’ambito
della rassegna “NonsoloClassica
International 2013” organizzata dall’A.Gi.Mus. con la direzione artistica del maestro Giovanni Cultrera
che evidenzia: “i concerti del 27 e
28 sono stati due concerti tanto particolari quanto diversi. Rosalba Bentivoglio è una delle compositrici e
cantanti jazz più apprezzate del
panorama italiano, ed è per noi un
onore averla nel nostro cartellone
insieme al Quintet internazionale.
Shine Orchestra ha offerto una musica sorprendente ed emozionante.
Accanto alla sezione degli archi, dei
fiati e delle percussioni, la presenza
del pianoforte con campionatori e
sintetizzatori moderni; un videocomposer proiettato su megaschermo e immagini in movimento sincronizzate in real time; una voce narrante fuori campo e due ballerine
che interagiscono con l’ensemble”.
Un quadro suggestivo col Jazz
Quintet di Rosalba Bentivoglio con
i loro ritmi irresistibili, hanno condotto gli spettatori nel mondo del
jazz puro. Quel genere musicale che,
grazie all’esperienza e al talento
degli esecutori e della straordinaria
A
Musica che incanta e appassiona
voce della Bentivoglio, ha regalato
suggestioni timbriche, composizioni
originali, “acrobazie” orchestrali
dotate di complicità perfetta tra la
voce e gli strumenti. I brani sono stati tratti dall’ultimo lavoro discografico “Only Light Blue” e dal loro
repertorio storico (Evans, Ray
Charls, R. Hyman, R. Rodgers, L.
Hart).
Nella serata successiva, fusione
musica e immagine, occasione per
assaporare le nuove sperimentazioni
musicali offerte dalla Shine Orchestra, ensemble da camera nato dall’unione di tanti bravi musicisti dell’isola un progetto artistico interamente prodotto da Shine Records.
“Dehesmael – musica dal mondo
dei sogni”, un viaggio interiore,
un’esperienza sinfonica nuova condotta attraverso le musiche composte
da Giovanni Leon Dall’O’ e dirette
dall’impeccabile Maestro Massimo
Incarbone.
Dehesmael è il nome di una ragazza
ebrea incontrata in sogno dal compositore Giovanni Leon Dall’O’. Questa ragazza speciale non è altro che
la musica, l’affascinante arte di cui si
nutre un musicista per tutta la vita.
Da questo incontro “onirico” nasce
lo spettacolo che ai suoni e alle note
affianca le immagini e video in tempo reale, attraverso una sofisticata
sperimentazione multimediale, con
la direzione artistica di Vera Sorrentino che ne firma la regia assieme al
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N° 31 Domenica 1