C t IORNALE s t o r i c o E LETTERARIO DELLA LIG URIA d ire tto e da da A C H I L L E U B A L D O pubblicato sotto g li auspici della S o c i e t à L i g u r e N E R I * * * M A Z Z I N I + * -*■ di S to r ia P a t r ia 1906 A N N O V II F a s c i c o l o 1-2-3 G e n n a i o - F e b b r a io - M a r z o SOMMARIO. F . L . M a r r a u c c i : D i L a n fr a n c o C ica la e d ella sc u o la tro va d o rica g e n o v e s e , p a g . 5 . — G . C a p a s s o : U n m a n ip o lo di le tte re di A n d r e a e G ia n n e ttin o D ’ O ria , pa g. j j . — A . B o z z o : L ’ in d u stria e i c o m m e r c i in S estri P o n e n te nel m e d io e v o , p a g . ./6. — P . B o l o g n a : D i alcuni scrittori p o n t r e m o i v ^ d e l l a fam ig lia B o lo g n a , p a g . 6/. — V A R I E T À : A . N . U n a l e t t e r a d i G i a m b a tti s ta R e n i e r i , pa g. Sç. — B O L L E T T I N O B I B L I O G R A F I C O : V i si p a r la d i : M ic h e le L u p o G e n t i l e (C . M a n fron i ), F . M. C o s t a (U . A sscreto) pag. g ì. — A N N U N Z I A N A L I T I C I : V i si pa r la d i : P. G i a n n o n e , G . C o g o , A . D 'A n c o n a , C o n ig li ani, F . F l a m i n i, G . D o lc e tti , A . C. S fo r za , E. Boghen C o m a n d in i , F . P o d e s t à , pa g. 100. S P I G O L A T U R E E N O T I Z I E , pa g. 105. — N E C R O L O G I E , pa g. 108. — AP P U N T I D I B I B L I O G R A F I A L I G U R E , p a g . 114; B ib liografia m azzin iana, pa g. 117. DIREZIONE Genova - Corso Mentana 43*>2 T ip . d e l l a G io v e n t ù AM M IN ISTR AZIO N E L a Spezia - Amministrazione del Giornale Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA DIRETTO A C H IL L E DA NERI E UBALDO M A Z Z IN I E P U B B L IC A T O S O T T O G L I A U S P IC I D E L L A S O C I E T À L I G U R E DI S T O R I A VOLUME PA TR IA VII L A SPE Z IA SOCIETÀ d ’ in c o r a g g ia m e n to e d itr ice MCMVI GENOVA - TIP. DELLA GIOVENTÙ Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 DI L A N F R A N C O C I C A L A E D E L L A SC U O LA T R O V A D O R IC A G EN O VESE (c o n ragguagli bio g r afic i e documenti in e d it i) Confesso eh’ io non avrei scrupolo veruno a negare l’e sistenza d ’ una scuola trovadorica g e n o v e se , se la parola scuola volesse soltanto designare un particolare indirizzo d ’ un genere di letteratura largam ente coltivato e se non tosse anche usata e usabile nel suo significato originario, per indicare un gruppo di persone intese a una qualsiasi operazione ; giacché nessuno dei trovatori genovesi, quando se ne eccettui il Cicala di cui prendo a tracciare il profilo letterario, eccelle, nel m aneggio dell’arte prediletta, per n o vità d ’ espressioni o d’argomenti, e nessuno, neppure il C i cala, impone agli altri speciali forme e spiriti di poesia. In altre parole intendo con ciò dire che, sebbene la m aggior parte dei cantori italiani di provenzale — e non son pochi e pare voglian crescere di numero giorno per giorno — risulti di Genova, questa città non fu centro ove la gaia scienza deliberatamente si stabilisse, si sviluppasse e s’ irradiasse. A traviare la verità dei fatti in questo senso, come pure a far credere ben più antico di quel che non sia 1* inizio Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 6 — — dei poetici ritrovam enti in G en ova, p otrebbe contribuire il com pianto D esim oni, il quale, delle relazioni corse t o c c a n d o fra alcuni trovatori e la casa di M onferrato , lascio inten dere essersi diffuso l ’influsso d ella poesia occitanica per la penisola, e segnatam ente in q uella città, dopo la crociata a b ig e s e , quasi com e un prodotto im portato dai numerosi cantori stanziativi o transitanti per essa ( i) ; e più ancora v i contribuirebbe, o g g i , un altro illustre scrittore , lo in garelli, afferm ando che in « G en ova, λ enezia e B o lo g n a ...... le grandi fam iglie ten evan o....... corte, ove la poesia era il principale ornam ento », e che esistono rassegne di « si gn ore fam ose per b ellezza e per virtù civili » e apparte nenti a queste « repubbliche » (2). 'la n to le asserzioni e Desim oni quanto quelle dello Zingarelli s a r e b b e r o , a mio parere, da rigettarsi, se q u egli non avesse voluto forse in dicar piuttosto che l’ im m igrazione dei provenzali in Italia precede di poco la fioritura lirica di G en ova o quasi con essa c o in c id e , e questi non avesse esteso alle illustri corti dell’A p p en n in o superiore la denom inazione di liguri. Infatti non si p otreb be facilm ente supporre che tanti canon p a rassiti si ferm assero e trovassero esca in mezzo ad un po polo quale il g en o vese , tutto dedito agli affari , pieno di fr e tt a , pratico e positivo in ogni suo a t t o , e tanto meno ancora che le donne am assero di sentire qui decantati in versi i lor p r e g i , a m o’ di quelle vissute negli ambienti aulici: dalle rassegne poi del V a q u e ira s , di Guillem de la T o r , di A lb e rte t de Sisteron e di A im eric de Belenoi nessuna dam a gen ovese trasse onore e gloria , se non si riesca a riconoscerne forse qualcuna tra quelle che rim an gono tuttora non identificate nelVAmoroso Carroccio (3). h notorio in vece com e il V a q u e ira s 1’ autore appunto di q u e st’ ultimo com ponim ento, suscitasse le più gioconde risa fra (1) Il marchese Bonifazio del Monferrato e i trovatori alla corte di lui in G tot». Ligustico , vol. V , p. 253 (2) Partir, ed . V alla rd i, fase. 1, p. H . (3) V ed . T o r r a c a , / > dotine italiane netta poesia proveniate, in Bihl. cr ii, della letl i l ., Firenze. 1901, n, 39; e la recens, del BERTONI in G io rn . Si. detta U t t i l . y vol. X X X V I I I , Ρ· Μ 2· Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 7 — le. dame della corte dei Malaspina e dei signori del M onfer rato, ricordando nel suo contrasto bilingue il bel modo con cui 1’ aveva accolto una donna genovese, quand egli, m al cauto, s’era permesso d’offrirle il suo amore in termini non troppo sibillini (i). Costei certo non aveva conoscenza degli aristocratici trovatori: non ne capiva, per espressa sua di chiarazione , il lin guaggio : e trattò lo spasimante col di sprezzo onde solean coprirsi i giullari della piazza. Oh quelli sì ch’eran ben noti in città ! E il povero R am baldo non ancor cavaliere, non ancor amato dalle belle di corte, senza un soldo in tasca, era proprio costretto, com e g li rin facciò più tardi A lb erto Malaspina, ad an a r a p e , a le y d e c r o y j o g l a r , p a u b r e d ’a v e r e m a le s tr u x d ’ a m ia (2). Il qual contrasto, se fu per lui uno sfogo necessario a lenire 1’ offesa p a tita , riesce tanto più prezioso per il caso nostro e ben s’accorda con le notizie che quotidianamente, rispetto alle consuetudini femminili in G enova, vanno esu mandosi dalla polvere degli archivi. E non vorrei che la bella genoeisa, cantata da A lb ertet de Sisteron e così osti nata nei suoi rifiuti da indurre l ’innamorato poeta a male dire violentemente l ’amore e le donne, traesse pur da G e nova la sua origine , proprio perchè il V aqu eiras , amico d’A lb ertet e con lui accolto nella stessa corte , aveva di vulgato quel bel concetto delle donne genovesi (3). D el resto , prescindendo anche da queste testim onianze, cui si (1) Ved . l ’ ediz. critica datane dal C r e s c i s i , II contrasto bilingue di Rambaldo di Vaqueiras, Padova, 1891. (2) V e d . Testi antichi provenzali, a cura di E. M o n a c i , Roma, Forzani, 1889* col 70, n. 24, v v bilmente al fiasco con 32-5· Q uel « malastrux d ’amia » si riferisce proba la genovese e contribuisce a con validare la realtà storica d ell’episodio. (3) B a r t s c h , Grundiss sur Geschichte der prov. Liter . Elb erfeld, 1872, 16-/1. Cfr. in proposito T o r r a c a , op. cit , p. 25. Anche il Bertoni inclina a credere che questo trovatore non fosse stato a G en o va: Studi e ricerche sui trovatori minori di Genova, in Giorn. St. della Leti. It., Vol. X X X V I , p. 19. Per la sua dimora alla corte di R a m b a ld o , ved. ib. , p. Monferrato e le sue 20 , n. 1 ; e S c h u l t z , relazioni con Le epistole del trovatore Ramb. di Vaq., in Bibl, crii, cit., nn. 23-4. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 può concedere solo un valore r e la tiv o , troviam o che I Tg o di San Cir non nom ina la L igu ria· tra i lu oghi fam igliali ai tro va to ri, i q u a li, al suo d ir e , piuttosto alla T oscan a, alla Lom bardia e alla M arca v o lg e v a n o i passi ( i) , e che appunto da qualcuna di queste regioni , « de Lom bardia, de P rovincia et T ush ia », secondo g li annalisti , vennero in G enova trovatori e giullari nel 1227 , al tem po delle feste promosse dal podestà Lazzaro di G herardino Ghiandone : segno evidente che non eran soliti a b azzicarvi (2). E quest’ ultima notizia conferm erebbe vieppiù l ’ ipotesi del Casini che il b o lo gn ese R am b ertin de B u valel, fecondo ri matore in lin gu a d ’ oc e podestà in G en ova fino al 1218, non in tal città, bensì a F errara, e certo più tardi, con la guida d’A im eric de P egulh an , acquistasse la ben nota tec nica (5). M a il 1227 non è d a ta , si b ad i, da valicarsi con troppa leggerezza. A q uest’ora qualcuno canta g ià in p ro venzale ed è g en o ve se puro sangue. T oltin e il G attilusio e il Panzano, che ancor nei primi lustri del trecento vissero e vestiron panni, tutti g li altri trovatori gen ovesi si r e g gono a cavallo della m età del d u g e n to , sp orgen d o più di là che di qua. E chi mai ha potuto dunque insegnare a costoro la b ell’ arte? Com e a vvien e c h e , senza precedenti lo c a li, tu t ti, ad un tratto , m an eggian o cosi agevolm en te una lingua non fam igliare al grosso della popolazione? Fin dal secolo X I I la P ro ven za era una regione ben conosciuta e frequentata dai G enovesi. L a bontà dei suoi prodotti, la sua posizione p rivilegiata nel territorio gallico, il suo sbocco sul M editerraneo e infine le sue fiere ad epoche fisse attiravano in gran numero i mercanti della R e pubblica vicin a e li in vogliavan o a costituire quelle società commerciali, che divennero poi cosi potenti nel secolo su c cessivo , da ob bligare i M arsigliesi stessi a tutelare con (1) C fr . in Canzoniere prov . //, e d . G a u c h a t e K e h r e i , in Studi di Filol. Rom , v o l . V , p. 533, n . 220. (2) B a r t h o l o m e i S c r i b a e , Annales , in P e r t z , M. G. //., X V I I I , 165. (3) La vita e le poesie di Rambcrtino lìovarello, in Propugnatore , to. X I I , 1879, P* 104 ; e S c h u l t z , Die lebensvcrfùiltnisse der i/al. trobadors, in Zeitschrifi f f t r rotti, p/ii/., to V I I , p. 200. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 9 — nuove leggi i propri commerci (i). Questi m ercanti appar tenevano , com ’ è noto dalla storia interna della città no stra (2), alla classe aristocratica, epperò venivano a trovarsi facilmente a contatto con la parte più eletta degli abitanti, non esclusi i personaggi stessi della corte di R aim ondo B e rlin g h ie ri, supremo signore di quella terra. E , anche quando essi l ’oltrepassavano per recarsi ai mercati delle città situate al di là del R odano e delle Cevenne, altro lin g u a g g io o altre consuetudini che le provenzali non accadeva mai loro d ’incontrarvi. Or, se a tutto ciò s’aggiu n gerà che spes sissimo magistrati e ottimati genovesi doveano spingersi oltre il V aro per politiche am basciate, non parrà certo strano che ne conseguissero una notevole diffusione del li gure dialetto in quei luoghi e una larga conoscenza nei Genovesi della lingua e delle tendenze artistiche occitaniche. Un tardo scrittore italiano , Mario Equicola , del rina scimento lombardo, v ’accenna, nel suo trattato intorno alla natura d’amore, là dove dice che nella Corte di R aim ondo « conversarono molti gentilhuomini et virtuose persone di Francia, di Provenza, di Catalogna et d’ Italia d e l p a e s e d i G e n o v a , tra i quali molti trovadori et giocolari ivi si radunavano componendo et recitando chançon, servantes, coupaletz et lettres et ballades d’ amours »; e che il loro idioma soleasi chiamar provenzale « perciò che in P rovenza era più che altrove esercitato, ben che dalla Francese, Cathelana et Provenzali lingue fosse composto, c o n a l c u n i v o c a b o l i G e n o v e s i » (3). Queste osservazion i, vera mente, potevan essergli suggerite dai Bem bo, intimo e suo dotto amico , il quale a sua volta v ’ era forse indotto dal trovare esempi non pochi di poeti provenzali e gen ovesi tra di loro tenzonanti, e fors’anche da un superficiale esame linguistico dei canzonieri posseduti ; ma sta il fatto che sì (1) Cfr. R u p p i , Histoire de la Ville de Marseille, M arsiglia , 1642, pa gina 136, e anche per notizie in proposito alle relazioni p o litich e , P a p o n , /fisi, gétier. de Provence, Paris., to. II, 1778, p. 228 e segg. (2) Cfr. il mio studio sulle Società genovesi d'arti e mestieri durante il sec. X III, in Giorn . St. e Leti, della L i g anno V I , p. 241. (3) Ed di Venezia, Giolito. 1561, p. 333 e segg. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 della conoscenza del lin gu aggio g en o vese oltralpe , e più estesa e più necessaria che per ogni altro dialetto italico, com e pure di alcune relazioni fra i cantori delle due re gioni, in età non tarde , s’ hanno p rove lum inose nei can zonieri stessi. Ci è stato conservato del V aqueiras un com ponim ento polilingue, ogni strofa del quale è scritta in un lin g u a g g io differente ; vi si trovan cioè com pagni tutti quei lin g u a g g i che più eran fam igliari al poeta e noti nelle corti del tempo. O rbene di tutti g l’ idiomi nostri il poeta non usa che il gen ovese e gli assegna un posto ragg'uardevole nella seconda codia, subito dopo il provenzale, cui spettano g li onori m aggiori (i). E un altro trovatore , A rn a ld o de M aruoil, che la biografia fa g iro va g o per la Provenza prima di capitare alla corte di R u g g e r o I I , pare sia stato bene ficato assai da un signore genovese, perchè termina alcune canzoni lodandolo svisceratam ente: « i fatti di questo il lustre » egli canta, « sono scelti ove più s ’odon dim andare fatti belli e cortesi di re o d ’altra g en te; il ricco suo pregio risplende sopra i m ig lio r i, cresce e s ’ affina di giorno in giorno » (2). E P eire V id ai ha di tutti i G enovesi la mas sima stima e al loro carattere viene informando le sue azioni, come a quello che più s’accorda con l ’ideale suo (3). E ad un G en ovese ancora rivo lge una questione Pujol, circa un avvenim ento di cui era stato protagonista un co mune amico eh* egli chiama « un nostre » : ad un G en o vese che poetava in provenzale, che risponde nella tenzone stessa, che potrebbe esser uno dei trovatori gen ovesi a noi noti e potrebbe anche non esserlo (4). (1) V e d . in M o n a c i , op. cit., col. 63. (2) In R a y n o v a r d , Choix des poesia originales des Irouhadores, to. I, Paris, 1844, p. 351; Nouveaux Choix in to. I del Lexique roman , p. 358» e in Canzoniere A , in Studj di FU. Rom.t voi III, p. 323. (3) E teing m ’a l ’ us dels genoes Q ’ab bel senblan gai e cortes Son als am ics amoros E z als enemics orgoillos. In Canzonieri //, ed. cit., p. 370, n. 20. V ed . anche D i e z . Lehen und urrhr der Troubadours t Leipsig, 1882, p. 127. (4) Il merito di aver scoperto un poeta genovese in questa tenzone, è Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — II — M a il linguaggio gen ovese, in tatto di galanterie e d ’ idealità eh’ eran monopolio di case illustri , dovè accon tentarsi di quell’unico om aggio resogli da un cantore s tra niero ; e, se pure orgoglio gliene venne, fu fiammolina che guizzò e s’estinse. Esso era destinato a sorti più umili, seb bene più utili, in quello stesso torno di tempo , per opera d ’ un onesto conservatore delle tradizioni paesane. Conse guenza inevitabile di quella condizione di cose cui s è ac cennato , era invece 1’ assimilazione lenta ma continua, da parte dei Genovesi, degli elementi onde risultava costituita la vita di quel lembo di Francia, dove prima e più tenace mente avean tenuto dimora le aquile romane. T utti queg l’instancabili negoziatori, quei g iu d ic i, quei n o t a i, quella gens nova, non p otevan o , per rozzi che fossero, rimanere tnsensibili di fronte a una fiorente consuetudine di cortesie, le q u a li, oltreché nelle pratiche più co m u n i, si m anifesta vano con norme nette e precise, quasi in un galateo della buona so cietà , in molteplici carmi composti a ll’ om bra dei più cospicui manieri, facilmente rintracciabili nelle raccolte in voga, recitati da mille e mille giullari. Stringono quindi amicizia coi migliori trovatori di que’ luoghi : cominciano a scrivcr versi ne* momenti d ozio : tentano e ritentano, con lo scopo d’ avvicinarsi ai buoni modelli. E non solo riescono così ad accontentare quelle aspirazioni che ha lor comunicato la civiltà d’un popolo contiguo, ma intravedono nell’abilità di recente acquisita, come una salvaguardia fu tura della loro d ig n ità , giacché anche in quelle illustri corti appollaiate fra gio go e gio g o dell A ppennino e ove pur è necessario ch'essi vadano per conto del Comune, si canta, si tenzona, ci si comporta a mo dei provenzali. R i gettare l’ usanza, sarebbe un voler esser b arb a ri; e i G e novesi cantarono d’ amore , riassume egregiam ente il C a r ducci, e rimarono in provenzale « per non parer villani » (i). E d ecco formarsi in G enova il gruppo ben noto che in +■ del Sei.bach , Slrelgedìchl in der allprov. L yrik . , in S t e n g e l , Ausgafygn u. A b h a n d lu g e n ans dem S cb . d e r. rom . P I ,il., to. L V I I , M a r b u r g , 1886 p. 72. — (i) Pujol è contemporaneo di Sordello e di Blaeatz. Il secondo centenario di L. A . Muratori, in Bozzetti e scherme, Bo logna, 1889, p. 127. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 domestiche accadem ie si piace di rinnovare e ripetere le tenzoni, i coupletz, le canzoni, i discordi: sono i D oria, nelle case dei quali risiede la curia del Com une (i); i Cicala, fam iglie di giudici e di m agnati (2); i Grillo, govern atori non solo della città ma altresi dei castelli circonvicini (3); i Gri(1) Dei Doria trovatori sta raccogliendo documenti il Fer retto (Studi medioevali fase. I , p. 126 e s g g . ) , ma gli sarà ben difficile, in mezzo a , tante o m o n im ie , fissare qualcosa di positivo. Basti dire che alla battaglia della Meloria presero parte sei Perei valle Doria (Cfr. D o r i a , La chiesa di S . J fatteOy G en ova, 1S60, p. 250), nessuno dei quali è figlio di Montanaro o di Ma nuele o di Gugl ielm o. (2) Di Lanfranco e della sua famiglia ved. più innanzi. (3) Parecchi pe rsonaggi compaiono a Genova, verso la metà del sec. X I I I , con la denominaz ione di Iacopo Grillo. Uno, marito di certa Montanaria, t morto già nel 12 gen nai o 1255 (cfr. in not. IOHANNis de V e g i o , Reg. I, anni 1235-64, c. 13 v . R. Arch ivi o di Stato genovese) e non può quindi ri tenersi per il tro v a to r e, identificabile invece con q u e ll’ ottimate che fu ret tore della R epu bbli ca nel ’Ó2. Per altri è impossibile trar ragguagli precisi e utili al la nostra ricerca. T r o v o ricordati come vi vi , nel 4 aprile 1253, un Iacopo Grillo, fratello di O liv ie r o e figlio del quoniam Alberto (not. B a r - t o l o m e u s d e F u r n a r i i s , Reg. IV , anno 1253, c. 28 v. e 29 r ) , e , nel 16 luglio 1263, un Ia copo figlio del quondam Andrea (ib. Reg. V , P. II , c. 57 \ . ) · e nessuno dei d u e eccelle per più nobile con diz io n e, giacche Andrea G rillo è console dei placiti in G en ova nel 1206 e pure lo è Alberto nel 1175, e nel 1213 (cfr. A g o s t i n o O l i v i e r i , in Serie dei consoli del Comune di Ge - nova, pu bbl in A tti della Soc. Lig. di St. Pal., vol. I, p. 447 e sgg ). Ma, se non riesce facile stabilire la paternità del nostro, possiamo consolarci con l ’acquisto di due notizie riferibili certamente a lui e che non furono rilevate nel lavoro dello S c h u l t z , Die LebensverhiìUnisse cit. (ved. a p a gina 220) nè in quello del Bertoni (ved. a p. 10). Il 4 giugno 1257, *» un atto di d ivisione fra i marchesi di Ponzone è teste per conto della Repubblica il genov es e Iacopo Grillo, giudice ( M o r i o n d o , Monumenta Aquensia, to II. Torin o, 1789, col. 434); e , nel 1 maggio del 1260, Giovanni Rocca, ca stellano di G a v i , a suo nome e per Giacomo Grillo suo s o c i o , assente, consegna il castello, div en uto ormai proprietà dei Genovesi, ad Oberto A d voc ato, Bonifacio Pi ccamigli o e G u glie lm o Picella, nuovi castellani per q u el l ’anno, giusta il mandato del Comune ( D e s i m o n i , Annali storici della città di Gavit Alessandria, 1896, p 59). — La mancanza di ogni accenno a q u al che Iacopo Grillo nella vita pubblica genovese dopo il 1262, c'indurrebbe a credere che il trovatore fosse morto jx>co dopo quel l'anno e quindi a esclu dere dal campo delle nostre indagini anche q u ell’ Iacopo Grillo, la cui mo glie An d in a f a c e v a , lui v i v o , contratti in accomandita nel 23 luglio e 15 agosto 1281 (cfr. F e r r e t t o , Codice diplomatico delle rela:, fr a la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante , P. I I , nel vol. X X X I V degli A tti dalla Soc. Lig. di St. Pat.. p. 427, n. 1). Tralascio poi di citare tutti gli Iacopo Grillo che dal 1231 al '40 ricorrono in uno o in altro atto d e i r arc hivio g e n o v e s e , perchè non e farsi riconoscere. hanno volontà alcuna di distinguerai Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 13 — malcli, capi irrequieti delle più importanti fazioni cittadine (i); (i) R i g u a r d o al t ro v ato re della fa m ig lia G r i m a l d i , p a r e c c h io s ’è g i à detto , ma farragin osam ente. L o S c h u l t z , in u n ’ a g g i u n t a al suo s t u d io sui t r o v a tori italiani ( Zeilschrift cit., vol. I X , p. 406), e il B ertoni [Studi, p. 12) lo identificano s e n z ’ altro con quel L u c a G r im a l d i figlio di U g o , c h e vie n r i c o rd a to in un o sp og lio s t ro zz ia n o s c o v a t o dal H a r t v i g . U n d o c u m e n to i n fatti menziona, co m e d im o r a n t e in G en o va , nel 24 g e n n a i o 1239, u n « L u c a s d e G r i m a l d i s , filius et heres q u o n d am In go n is d e G r i m a l d i s » (not. I o h a n n i s d e P r e d o n o , R eg. I, P. I, c. 269 r.) e un a ltr o fa c e n n o d e l l a s u a ca rica di podestà fiorentino nel *57 (v ed . F e r r e t t o , o p. cit., P. I, p . 134)* Ma , n ello stesso tem p o , q u e s to L u c h e t t o d ’ In goile s a r e b b e , s e c o n d o lo S c h u lt z {Die Lebensverhàltnisse , p. 219) e a n ch e il Bertoni (Studi, 1. cit.), il fratello di quel Bo va re llo che con lui c o m p a r e s p es s iss im o in a t t i s t i p u lati per im p rese c o m m e rcia li (il 1 lu g lio 1241 , in B a r t . d e F u r n a r i i s , R e g . I V , c. 253; il 10 e 11 lu g lio 1257 e ^ 5 s e tte m b re 1258, in A n g e l i n u s d e S i g e s t r o , R e g . I, c. 135 v., e c. 308 r.; il 27 n o v e m b r e 1262, in F r i d e r i c u s DE S i g e s t r o , R e g . I, c . 145 v. ; e il 23 m a rz o 1263 in B a r t . d e F u r n a r i i s . R eg. V , P. II, c. 107 r.) e ch e co n lu i si t r o v a p u r n o m in a to n e l l ’e p is t o la di C a rlo d ’ A n g iò ( F e r r e t t o , op. c i t . , P. I, p. 284, n. 4) : i q u a li d u e p erso n a ggi, L u c a e B o v a r e llo , a p p a io n o e n tra m b i g i à m o rti nel 18 a p r ile 1275 e certo non sono d a co n fo n de rsi co n d u e n ip o ti o m o n i m i e a n co ra v iv i a q u e lla d a t a . D u e atti t e s tam en tar i d à n n o in p r o p o s i t o r a g g u a g l i in te re s sa n tis s im i: « N ic o lin u s et M a rc o a ld u s filii et h e r e d e s p ro d u a b u s p a r tib u s q u o n d a m d o m in i L u c e d e G r im a l d i s , E n r i c u s et G a s p a r u s e t L u c h e t u s fìlii e t h e re d es pro d u a b u s p a r tib u s c o n tin g e n t ib u s q u o n d a m d o m in i G ab rie lis d e G rim a ld o , filii et h e re d is p ro a lia tercia d icti q u o n d a m d o m in i L u c e , e o r u m p ro p riis n o m in ib u s e t n om in e R ica rd i, filii q u o n d a m d icti G ab r i e l i s e t C a t h a lin a , u x o r q u o n d a m d icti G a b r i e l i s , t u t r ix e t c u r a t r i x B o va relli, R a p h ae li, C a rlin i et Bonifaci, filiorum su o ru m e t d icti q u o n d a m G a brielis ; C o n ra d u s , filius et h e re s pro d i m i d i a p a r te q u o n d a m d o m in i B o va relli d e G r im a ld o , suo p ro p rio n om ine , et A g n e s , u x o r q u o n d a m d icti B o v a r e lli , et C a t h a lin a , u x o r q u o n d a m Ia co bin i, filii et h e r e d is pro a lia d i m id ia d ic ta p arte dicti q u o n d a m B o v a re lli, t u t r ix Io h an n is e t O d o a r d i filio rum suoru m et h e re d u m q u o n d a m d icti Ia c o b in i not. I o h a n n is de e t c ...... » (18 a p r i l e 1275, L a n g a s c o , c. 15 v . , co i,. 1) ; « N os, C o n r a d u s de G ri m aldo, filius et he re s pro d im id ia p a r te q u o n d a m B o va re lli d e G r i m a l d o , e t A g n e s in a et C a th elin a , tu trix Io h an nis e t O d o a r d i filiorum e t h e r e s pro a l i a d im id ia d icti q u o n d a m B o va re lli, e t c ......... » (5 m a g g io 1278, n ot. I o h . d e L a n g ., c. 17 r.). — O rb e n e , i d u e fratelli L u c a e B o v a re llo n on so no p u n t o figli di In go n e , m a di G rim a ld o d e G r im a l d i s di U b e r t o (cfr. B e l g r a n o , Documenti riguardanti le due Crociate di S. Ludovico, G e n o v a , 1859, p a g in a 306; F e r r e t t o , op. cit., P. I, p. 80, n. 1 ; e a n c h e l ’a tt e n d i b i l i s s i m o G i s c a r d i , Origine e fa sti delle nobili famiglie di Genova. M s . d e l la Bibl. d e lla M ission e U r b a n a di G e n o v a , 30-9-3, v o l. I, p. 182) e r is u lt a n o c u g in i p rim i del L u c a d ’ In go n e , perchè a n c h e In goile , c o m e G r im a l d o d e ’ G r i m a ld i, è d e t t o , negli atti , quondam O b e r ti. E in p a t r ia i d u e fratelli I n go ile e G r i m a ld o di O b e r to sono e n tra m b i nom inati fra g l i o tto n o b ili d e l Po d e stà, p rim a del sec. X I I I (cfr. O l i v i e r i , o p ., cit., p. 305). Q u a l e sarà Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 14 — i G attilusi (i), i C alvo (2), i Ponzano (3); uomini tutti fra i principali, di grande le va tu ra , raggu ard evoli per uffici pubblici o traffici a rrisch ia ti, molti dei quali la storia ci presenta proprio in P ro v e n za , nella prim a metà del dugento, o registra con altri cantori di P roven za nelle clausule dei trattati e nelle testimonianze delle am bascerie. Non dunque i Provenzali recarono a G en ova il fiore della gaia scienza, ma i G enovesi stessi, quelli più colti e illustri, ve lo trapiantarono. E di quel fiore avvenne come d’ogni fiore esotico tolto alla natia zolla: restò privilegio di pochi e d u nq u e il trovatore dei due chiam ati Luca G rim ald i ? In via di congettura io lo riconoscerei nel figlio di G rim aldo e fratello di Bovarello, il quale d i morò quasi sempre in G en ova e rivesti al di fuori cariche non spicue di quelle del cugino. NÈ sarà da trascurarsi ch e meno co Bovarello fu pur degli otto nobili nel '42, andò ambasciatore al conte di Provenza dieci anni e r k b l , Un quarto di vita comunale e le origini della domi nazione angioina nel Piemonte, Torino, Loescher, 1890 , p. 1?-) e forse al d opo (cfr. M re di Fran cia nel '62 (cosi il G i s c a r d i , Ms. c i t , I. cit.). Ecco in ogni modo un ramo genealogico della famiglia, elevato su prove ormai ineccepibili: O b crto d e ’ G rim aldi In gon e G rim aldo I Lu ca _ J __ B ovarello m aritalo ad A gn ese Luca N icolin o M arcoaldo G abriele Co-dò O i „ - J - a C aterin a ----- i----------- !----- v«rim i .nrhetto Riccardo BovardloRaflideCarlino BonL t f o la co b in o O d oard o minorenni (1) V e d . su di lui il mio articolo Per la biografia di Luehetlo Gattilmio, in Giorn. S t. e Lelt. (Ulla Lig.* IV , pag. 455 · (2) N e scrisse definitivamente il P E LA E Z , in vo l. X V I I I . Resta però incerto s ’ egli abbia Giorn. St. della U I L //., tenzonato a G en ova o fuori (ved. ib , p. 5) ; ma fo r s e g li in G en ova non mise mai piede. L o Z o m non tenzonò con lui; scrisse bensì un componimento di risposta e glielo mando: « Bonifaci Calvo, mon sirventcs — vos man ►, ( M o n a c i , op. cit. col. 99). Per quante ricerche io ab bia fatto fra i documenti d e ll’cpoca, non riuscii a trovare nemmeno larghe tracce della sua famiglia in Genova. (3) Su buone e sicure basi tracciò la biografia di F e r r e t t o , recen temente, Notizie intorno a Galega Pansano il C. /*. trovatore genovese e alla sua fam iglia , in Studi di FU. Rom., vol. IX , p. 595 e sgg. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 15 — crebbe chiuso in una serra e perse in breve la fragranza ond’ era tanto pregiato, e mutò i tratti che gli erano carat teristici, per acquistar quelli del nuovo ambiente. Lanfranco Cicala è il più fecondo dei trovatori gen o vesi o quello almeno che ci giunse con più abbondante pa trimonio. A b itò in G enova quasi sempre dal 1235 (1). Col(1) Le notizie sulla sua vita, raccolte dallo S ch u ltz , vanno dal 1256. Una correzione alle congetture del dotto tedesco pubb licò il C 1241 al r e sc in i , Note Provenzali, in Studi di FU. Rovi. , vol. V I , fase. 15» P· r5^· H Ber toni (Studi cit., p. 16) aggiunse nuove ricerche circa le donne nominate dal trovatore, ma forse non colse giusto quando volle riconoscerlo in quel Lanfranco Cicala che nel 1265 — non 1245, come per isbaglio si legge nel lavoro suo — fu console per Genova in Siria (cfr. C a r o , Genua und die Màchie am Mittelmeer, Halle, Niemeyer, 1899, vol. II, cap. V , p. 182). A n che le ricerche intorno a lui sono continuamente intralciate da omonimie contemporanee'; convien quindi procedere ancora col metodo dell e li m in a zione, non trascurando alcun dato cronologico , genealogico e qualificativo. Elimineremo subito parecchi genovesi denominati come lui e che compaiono in atti notarili dei primi anni del secolo X I V , stante la certezza, ormai a s soluta, c h ’egli il 15 dicembre 1278 non era più (cfr. F e r r e t t o , Cod. cit., P. II, p. 203: e documento II, in append. al presente scritto). Più fastidio assai ci recherebbe un Lanfranco Cicala di Ansaldo, che insieme con il no stro sottoscrive nel 1253 l ’ atto d ’ accordo coi V e n e t i , se l ’ archivio notarile non ci soccorresse, offrendoci modo di stabilire i due rami genealogici e d i stinguere quello che c ’ interessa. Nel 16 giugno 1267 Ansaldo Cicala fa te stamento e vi nomina sua moglie Clara di Lanfranco de V o l t a , Castellina, <l uxor Lanfranci, filii sui » — il qual Lanfranco ebbe « e x domina quon dam Maria, sua prima uxore » — la nipote lacoba, figlia d ’ una sorella, le nipoti Marietta e Caracosia , figlie di Ugone Mallone suo genero e della sua Adelasia, non che le figlie Tommasina, Alamannina e Iacobina (notaro G u il l e l m u s d e S. G io r g io , Reg. II, c. 45 v.). Un altro atto questa famiglia Cicala, con le figlie di Lanfranco vannina (cfr. F e r r e t t o fa cenno di stesso , Leonetta e G io - , op. cit., P. II, p. 202). Invece il Cicala trovatore è anzi tutto riconoscibile perchè ha quasi sempre la qualità espressa di giuris perito o quella di consigliere della Repubblica. Come tale compare per testi monio in atti di cessioni e di compere nel 20 luglio 1235 , nel 7 luglio 1239 e E nel 21 febbraio 1240 (not. S n r ic u s Po d e r t a im o n d e F , Reg. I, c. 199 r. e c laco n o , Reg. I , c. 27 r., notaro 214 r.) ; e v ’ è detto figlio di quel Guglielmo Cicala che troviamo consigliere della Repubblica nel 1218 e tra 1 , nobili nel ’ 2i (cfr. oltre che l ’ indice del Liber lurium, anche S e l l a , Codex Astensis, in Atti e Menu. della R. Acc. dei Lincei, vol. II, ser. I l i , n. 985). Nel 1248, il 7 ottobre, Lanfranco Cicala è « quondam W ilielmi » (not. P lo d in o d e S e x t o , R es. I , P. I, c 57). Il 1 7 dicembre a - 127S egli stesso è dato per morto in un contratto riguardante la dotazione nuziale della figlia sua Caterina « filia quondam Lanfranci Cicalae, iurisperiti ». e che ricorda la moglie sua quondam Safiria, il fratello Oberto Cicala, e gli altri figli, dei quali Pietro, canonico della cattedrale di Genova, e Ugolino son dichiarati Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ----- Iò ----- locherem o quindi anteriorm ente i suoi v ia g g i , il suo tiro cinio poetico e i suoi s t u d i , i quali studi p otè com piere, m a non si sa di preciso , a B o lo g n a o a P a rig i. In p atria esercitò la professione di giu d ice e più spesso q u ella di g iu risperito, fu console di giustizia deversus B u rg u m ed ebbe tra mano i più delicati e im portanti affari della R e p u b blica. N el 1241 vien m andato com e am basciatore in P r o ven za e quivi si trovò con G uglielm o di M ontanh agol (1). non forse per la prim a volta , giacche ho qualche ragio n e v iv i, Corradino, Pasq uale e Ottaviano, defunti (ved. doe. II in app.)· Resta così escluso da ultimo un Lanfran chino Cicala « filius Nicolae C i c a l a e », m u tuante il 17 aprile 1248 (not. B à r t o l o m . d e F R eg urnariis, II, c. 63 r ). Il ramo gen ealo gic o del nostro è il seg uen te: G uglielm o C ica la Lanfr an co Corradino Ottav ian o Pasquale O b crto Nicolosio U golino Pietro Cat erin a Margherita Non sarà trascurabile qualche altro d a to intorno alla famiglia sua. Ugolino, « filius quondam Lanfranci », è teste nel 1279 ( F E R R E T T O , Cod, cit., P. II» p 2SS, η. i) : fa testamento dieci anni dopo e lascia eredi « dominam garitam sororem suam et dominum Petrum Cicadam taro R i c c o b o n u s 164 v ). Molto de S a v i g n o n o , Reg. I, c il primo aprile 1255, O ttav ia no costituisce procuratori Nicolosio, per venire in possesso di alcune mar fratrem suum ► (no tempo i suoi zii innanzi, O b erlo e prebende concessegli da Inno cenzo IV' ( F e r r e t t o , / Genovesi in Or unie dal carteggio d’Innocenzo I I , in Giorn. Star, e Leti. della Liguria , anno I, p. 368). Oberto, fratello del tro vatore, è un attivissimo trafficante e ci si presenta in numerosissimi tratti come accomandante di somme ingenti con Cod. cit. , p. (Fe r r e t t o , pg g . 24, 37, 43/ 121, 203. 234, 238, 282, 393, 298, 299, 300. 302. 323, 328, II. 347 . 351» 389» 427); ma, perchè nobile e certo di provata saggezza, viene eletto con Marchesino di Cassino, giurisperito, e Giovanni Rovegno, il 12 ottobre 1272, procuratore di tutte le questioni vertenti nella Curia pontificia fra Genovesi e Veneziani, con facoltà di obbligare anche i beni del Comune. La procura è rinnovata il 13 gennaio delTanno seguente e vi si traccia il man dato di presentarsi al Pontefice col pretesto di comporre la pace con i V e neziani e con Γ intento segreto di spiare piuttosto le intenzioni di Carlo d ’A n giò ( F e r r e t t o , Cod. cit., P. I, pgg. 272, 287, 291). Il 26 ottobre, col giudice Lanfranchino Pignolo, egli segna a nome di Genova un trattato di lega offensiva e difensiva tra la Repubblica e alcuni Comuni dell'alta Italia, contro Carlo stesso (ib., p. 316). Come si vede , le dignità e le cariche il lustri non erano, nella famiglia dei Cicala, privilegi speciali di Lanfranco il trovatore. (1) Cfr. B e r t o n i , Studi, p. 17 e 35. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ιη — per credere che le relazioni tra questi due risalissero a ben più innanzi. Fin dal 1230 Lanfranco poetava, e ne fan te stimonianza due poesie: quella diretta ad A delaide di V idallana, nella quale già egli m aneggia con disinvoltura la lingua occitanica (1), e quella ove nomina « na S aivaia » e che comincia: « N ’A n ric no m ’ agrada nim platz » (2). Ora la tenzone eh’ egli combattè con Guglielm o e che re centemente si esumò dal codice Campori (3) , va collocata ancor p rim a , giacché questo componimento sem bra ap punto condotto per iniziare un inesperto nei misteri del l’arte. Domanda Guglielm o se è m iglior cosa possedere amore di donna senza ch’ altri n’ abbia sentore o non piut tosto aver fama di amator fortunato senz’ alcun frutto. Come si vede, questo secondo stato è il cardine di quasi tutta la dottrina dell’amor trovadorico. Il Cicala si m eraviglia della quistione, chiede se Guglielm o lo ritenga proprio un fan ciullo e si dichiara subito per aver donna sul serio, anche di nascosto. Com e? — ribatte l ’ interlocutore — per com piere vostro talento una n o tte , un sol giorno , respingete la gioia suprema che vi verrebbe per lungo tem po? E, quando Lanfranco rincalza la sua opinione affermando che fatti, risultati sicuri ci vogliono, non vani romori, prorom pe tutto scandalizzato, in questa invettiva : L a n fra n c , ben a v e t z vii talan E ben p a u c v o s vei e n v e io s d e ioi, ni d ’o n o r c o b e ito s . E cosi si procede. D el resto la prova pare che lasci contento per qualche rispetto il m aestro: L an fra n c , d e vo s ai c o n h o g u t q u ’a ssatz ben a v e t z c o m b a tu t e t e n z o n a i lo p a rtim en : p e ro 110 i a v e t z a g u t sen. In altre parole la patente sua è questa: voi, caro L an franco, siete un buon verseggiatore o m eglio un buon ten(1) V ed . B a r t s c h , Grundriss, 282, 24 ; per la data, B e r t o n i , Studi, pa gin a 16, n. 4. (2) B a r t s c h , Grundriss , 282, 15; cfr. B e r t o n i . Studi, p. 16 n. 4. (3) Pubb l. dal B e r t o n i , Studi, Testi, η. V , a p. 35. Giorn. St. c I^ett. della Liguria. 3 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 18 — z o n a to re , non però un perfetto poeta ; a v e te la tecnica, vi m anca la m ateria. E Lanfranco è contentone a sua volta, del risultato, alm eno per essere alle prim e sue armi : G u i l h e m , p o i s ie u s ai v e n c u t , sen sa ber, q u e ieu non hai agu t, s ’ ie u a g u e s p r o n d ’e n s e n h a m e n , ga rd atz cous ve n c e ra corren. Q uesta confessione che fa il poeta stesso , di non aver avu to saber , di non possedere ancora Γ cu se uh a tue n , mi sem bra sufficiente dunque per inferirne che la tenzone v e n iva com battuta prim a assai del *30 e che con G uglielm o di M ontanhagol si foss* egli trovato ben prim a di quanto si creda. X è trascurabile riesce quella riluttanza al canone d ell’ am or trovadorico , giacche pur negli altri gen ovesi si m anifesta e in com ponim enti che non si h^ ragione alcuna per crederli, com e questo, primi sa g gi in quel campo. B o nifacio C alvo , che svolse la sua preparazione artistica in una corte lontana da G en ova e frequentatissim a dai tro vatori, farà, non prim a del 1260, le stesse parti di G uglielm o di M ontanhagol con un altro g e n o v e se , lo S c o tto , identi ficabile forse in quello S co tto Scotto di cui resta memoria in scritture sincrone (1). Questi preferisce « far totas vo- (1) L a tenzone fra questi due concittadini è in BERTONI, Studi, η. V i l i , p. 40. Il Bertoni stesso, a proposito di u n ’altra tenzone fra Simon D o ria c un certo Alber t, tentò u n ’ indagine riguardo a quest' ultimo e , polche nes suno dei trovatori noti e recanti il nome di Albert, poteva con lui identifi carsi, accostò il nome Alb ert al cognome Scotto, supponendo « così un poeta provenzale di nome Alber to Scotto » ; « ma questa ►, egli conchiudeva, « c una congettura ed io non v ’ insisto oltre ». E in fatto egli si trovav a su basi men sicure di quelle su cui lo Schultz voleva vedere in q u ell'Alb ert il de Sisteron. Senonchè v ’è una circostanza che toglie valore alle argomentazioni dello Schultz e del Bertoni, come anche a l l’opinione del Casini, secondo il q u ale si sarebbe dovuto riconoscervi il contemporaneo Ogerio Scotto (Gior nate St. detta Leti. I l , vol. II, p. 406, 11 3): ed è che Scotto sicuramente non è il cognome, bensì il nome del poeta. Scotto chiama Bonifacio il suo interlocutore, anziché Calvo, e questi, in altra occ asione, chiama Luchetto il G attilusio ; del resto in siffatta guisa si comportano quasi tutti i trova tori nei componimenti a botta e risposta. Ora, non essendo comunissimo in G en o va il nome S c o t t o , si può giustamente ritenere che sia av venuto ri* spetto al poeta ciò che spessissimo av ve niv a rispetto ad altri , che cioè gli sia stato assegnato fin dalla nascita un nome derivato dal cognome. Come Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ig — lontatz » con donna che non ama e non vorrebbe ascoltar p a ro la , piuttosto che stringere relazione con una gen tile che l’amasse ma non consentisse nulla. E, come Scotto, la pensava su per giù Simon Doria, quando tenzonava v iv a cemente con A lb e r t , sostenendo esser più soddisfacente donna spogliata di notte che calzata e vestita in pieno giorno : Q u e q an ieu vei m id o n s sen c a m isa L 'e m p e r a d o r non e v e i F r é d é r i c ; cui l’ ignoto interlocutore rispondeva esser messo in oblio da lui amore e parlar egli di donne di bordello: Q u e q u a n t ieu v e i la b e l a cre a tu r a l e u sui m a g e r d el s e g n e r d e l M a r o c ( i). Non crederei che tutto ciò fosse dovuto al caso o che g l’ interlocutori non esprimessero convinzioni proprie. Qui forse troviamo documentati quegli atteggiam enti che si do vrebbero supporre a priori in trovatori genovesi, per il ca rattere e le abitudini loro. L ’ oggetto della poesia trovadorica è 1’ amore cavalleresco. L a nota che continuamente vibra nei suoi cultori indigeni, è un senso di soggezione che si manifesta persin col tremore , col rinnegam ento di ogni bene terreno per un sol segno d’ approvazione della donna amata, con 1’ assorbimento del poeta nella sem plice visione di essa. La donna è sempre regina : il cantore è sempre vassallo. O rigine dell’ arte di Provenza è stato il feudalismo, sotto la cui immagine quell’ arte poi si diffuse. troviamo Grimaldo d e ’ Grimaldi , Stancone S ta n c o n i, Cicalino Cicala , (cfr. F e r r e t t o , Cod., P. II, p. 302) e co m e, dal luogo d ’ origine, anche G av io di Gavi (cfr. D e s im o n i , Annali storisi della città di Cavi, ed. cit., p. 52, a l l’anno 1233), nessuna meraviglia che ci si possa imbattere in uno Scotto Scotto (not. I U r t o l . d e F u r n a r i i s , Reg. IV, c. 183 v.) ; nel 1239, 25 s e t tembre, son nominati infatti « lacoba, uxor Wilielmi Scoti, et M a ria, uxor Ogerii Scoti * con « Wilielmus Scotus, Conradus Scotus, Baldus Scotus et Scotus Scotus, fratres » (not. B o n v a s s a l l u s de C a s s i n a , Reg. 1, c. 108 v., due atti). Gli Scotto abitavano « in angulo Canneti » e « in carrubeo Sancti Laurentii » (cfr f'andsltc Ricìurianc, Ms. d e ll’ Arch. di St. di Genova, vol. I l i , p. 441, e IV , p. 125J presso i Doria. (1) bach, B a r t s c h , Grnndriss, 436, 2. Ved. il testo pubblicato poi dal S e l in op. cit. p. 106. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 20 — M a in Italia l ’ ideale cavalleresco non era esistito mai e quindi non ve n iv a sentito protondam ente, quando \ i fu in^ portato ; e solo ebbe pallidi riflessi in quelle terre o v e più da coronati e potenti si riproduceva la vita straniera, n una repubblica autonom a poi, nella quale era principale in tento il g u a d a g n o destinato ad accrescere gli agi m ate riali e da secoli spirava un’aura d ’opposizione contro q u a lunque ingerenza cesarea, quest’ideale dovea parer rammol lim ento e soggezion e rip rovevole, quand anche non ridico la g g in e da perdigiorno. M a torniam o a Lanfranco Cicala. N essuno m eglio del M ontanhagol, poteva indurlo ad esercitarsi per la via d un platonism o perfetto. U n sirventese suo racchiude un fiero chastìam en contro i falsi am atori, contro quelli che cercano l’ amore più che V o tir amen (i) e , com e in altri luoghi 1 questo trovatore si vede che am ore non e peccato, perche voluto da D io , che anzi è fonte di castità e virtù (2), qui se n’ha la definizione di cosa non reale, di astrazione e le vatissim a : C a r n o n a m a ni d e u e s s e r a m a tz C e l q u e si d o n z p r e c d e nuill fa illim en , C ’a m a n s n on d e u v o l e r p e r nuill talen F a i c h q ’a si d o n z to r n e s a d eso n ran ssa , C ’a m o r s n o n e s r e s m a s aisso c ’a v a n ss a ; S o q u e a m a eil vo i b en leialm en E q in q ie r als, lo noni d ’a m o r d e s m e n . L ’amore cosi concepito divien presto o ggetto di studio per i cantori italiani del secolo X I I I : la ricerca della sua essenza form a il tem a di alcuni componimenti di siciliani : il processo con cui nasce e prende sede nel cuore mediante la coadiuvazione degli occhi, è la materia iniziale di quella poesia dotta che troverà nel Guinicelli il suo più valente cam pione e darà origine al dolce stil nuovo- E già stato posto in evidenza però che il Cicala rivela appunto nei (1) B a r t s c h , Grundriss , 225, 10. C i t o dal Canzoniere prov, A , n. 621, p. 664. (2) M a i i n , Gedichte der Troubadours in provens. S p r . , B e r l i n o , 1856, n. 321. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 suoi carmi una notevole inclinazione a riannodarsi con que sto indirizzo (i). E g li va, prima d ’ o g n ’ altro forse, senten ziando che amore sia prodotto di cuor leale e gen tile, an ziché gentilezza di cuore innamorato, e, se neH’affinamento del suo concetto d ’amore fu superato da G uglielm o di M on tanhagol che si dichiara un vero innovatore, lo avanza g ra datamente nella chiarezza dell’ espressione e nella personi ficazione di quegli elementi che la psicologia del tempo d oveva indicare come fattori principali del fenomeno. Sicché, mentre gli antichi cantori provenzali idealizzavano l’amore per una causa reale, ossia per la propria inferiorità rispetto all’oggetto amato, in lui lo stesso fatto avven iva per l ’ in tromissione, nella materia ereditata, di ricordi e nozioni dot trinali. Il contrasto fra le astrazioni fondamentali dell* arte presa a coltivare e la vita italiana di quel secolo , vita di commerci e d ’industria in taluni, ma ben anco di pensiero e d ’ iniziativa per altri cui era possibile prender parte al movimento degli studi , veniva a to g lie rsi, perchè queste astrazioni si collocavano ormai su basi scientifiche. L a dot trina psicologica era dunque il rifugio ove ancor si poteva trovar nuova fonte d ’ inspirazione , massime in argom enti che riguardavano molto dappresso le nostre facoltà na scoste. E quanto più la poesia del Cicala di ^realistica di venta astratta sotto la guida di maestri saggi come il M on tanhagol, tanto più si manifesta come risultato ed espres sione di ricerche sperimentali interiori. A n z itu tto , non è più il caso di cantare oscuramente come gli antichi che nella preziosità del linguaggio e nel perfezionamento della tecnica riponevano ogni pregio ar tistico. E g li saprebbe ben farlo, ma non vuole : i suoi nuovi concetti resterebbero incompresi e quindi inutilmente architettati in coble : E s c u r p r im chan ta r e sotil S a b r ia far sim volia, (t) V ed . D e L o l l i s , Sul Canzoniere di Chiaro Davanzali in Giornale Si. della IMI. IL , Suppi. I , p. 115 e seg g ; Dolce s/il nuovo e <s noe/ dig de nova maestria », in Studi medioevali, fase. I, 1904, p. 15 e sgg. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 M a s n o s t a i n g c ’ o m s o n t c h a n t afil A b ta n p r i m a m a e s t r i a Q u e n o s ia c la r s c o m dia; Q u e sa bers a p a u c d e valor S i c la r d a t z n o ill d o n a l u g o r , Q u ’ e s c u r e t a tz to t a v ia T e n h o m p e r m o r t m a s p e r c la r ta t r e v i u : P e r q u ’ e u c h a n t c la r e t d ’ ive rn e d ’e s t iu (i). Causa d ell’ innam oram ento sono gli occhi e il cuore del poeta, falsi com pagni che ne gu erreggian o la pace. Invano egli tenta di p orvi riparo col senno: questo è insufficiente: E n m i c u i a v a a v e r ta n t d e s a b e r E de vertut que de P afortim en t D ’am or p o g u e s garir et ben e gen ; M a s e n g a n a t z m i su i t r o b a t z p e r v e r Q u e v e n c u t m ’ a e m ten en s a faillia. P e r ò b e n d ie q u ’ eil c o l p a n on e s m ia A n z e s t o t a d e m o s fais c o m p a i n g n o s Q a g u e r r e r s a il c o r e ills oills a m d o s E q u i d e for a g u e r r e r d in z lostal N o n p o t a v e r p l a g p lu s d e s c o m u n a l (2). A m algrado del sabers oppostogli, amore prende stanza specialm ente in cuor leale e di lì invade tutte le altre fa coltà d ell’anima, crescendo e dilagando a dism isura: l a fo ta is t e m p s q u ’ eu au ia c re z e n z a C ’ o m si p o g e s d ’a m o r a b sen co b rir, M a s a r noi c r e i, a n z sai sen es faillir Q u e , s ’a m o r p r e n en leia l c o r n aissenza B ro ila n vai tan c h a s c u n iorn e c reissen Q u e p r e n lo c o r el g ie n e l ’e n te n d e n z a (3). A ltr o fatto reale. L a prova dell’ amore in donna e del suo aggradim ento è il riso. Donna che ride, ama. Il riso sincero nasce di cuor gentile , quando il cuore vede cosa piacente : ...................... ris nais d e ioi e d ’ a le g r a n z a E d ’ a m o r o s talen (1) M a h n , G e d ic h te , n. 561. (2) M a h n , G e d ic h te , n. 753. (3) M a h n , G e d ic h te , n. 715. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ^3 — E t es del c o r veraia d e m o s tra n z a Q u ’ el v e ia ren p la zen . D o n c s sim g u a r d a m id o n s rizen N o m p o t d ’a m o r far plus b ela s e m b ia n z a (i). In una tenzone il poeta stesso entra a discutere col senno e il cuore intorno al faillem en don s i plaingnon Vamons, cioè intorno agli scacchi in amore. V i s’ a g g iu n g e l’amore non meno che entità agente. Il cuore incolpa Γ amore che rende amante l’uomo o la donna e non entram bi, appunto perchè il cuore , come stazione di transito d ell’ amore , può dire se questo è passato per lui: il senno in colpa senz’ altro la donna che prova piacere ad amare chi non la prega e a fuggire chi ne implora amorosa condi scendenza: il poeta, pur ammettendo l’esperienza del cuore, taccia di leggerezza entrambi g l’interlocutori e la colpa at tribuisce galantem ente a g l’ inganni degli uomini. M a è un sogno — nulla più — eh’ egli ha fatto ; e il sogno ter mina con l ’apparizione della donna amata, che lo ringrazia, fulgente di sovrumana beltà e di assoluta celeste perfe zione (2). Or si comprende ch’egli, a quel modo eh’ era giunto a considerare 1’ amore in sè, come fenomeno p sich ico, senza alcun riferimento a episodi della vita reale , e a dramma tizzarne il processo , simbolizzando audacemente con esso altri fatti interni, potesse riuscire, dopo un certo tempo, a un concetto astratto di beltà e di perfezione femminile, se non proprio anche ad un ideale generale di perfezione umana, velato dal nome di donna, dal nome dell’essere che ormai la tradizione artistica avea reso più venerabile nel1’ universo e che anche il popolo sceglieva per rappresen tare le cose più care (3) ; sebbene a tutto ciò riuscisse ne bulosamente, embrionalmente, non occorrendogli alla mente alcuna di quelle comparazioni che chiariscono il significato del poetare di Guido Guinicelli o di quelle scolastiche ar (1) B e r t o n i , Studi , Testi, p. 39, n. V II. (2) R a y n o u a r d , Choix , to. V , p. 244. (3) Cfr. il mio lavoro : L ’ Anonimo genovese e la sua raccolta di rim e , Genova, 1904, pgg. 179 e 200. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 24 — gom entazioni che caratterizzano la m aniera evolu ta elei c o l tivatori fiorentini del dolce stil n u ovo. M anifestare senti menti d ’am ore è com e dar p ro v a di cuor g en tile : è segn o d ’ una nobiltà che ci rende superiori a g li altri, d ’ una ari stocrazia veram ente e tu tta sp iritu ale: ne o c co ire che 1 i spirazione m u ova direttam ente da un s o g g e tto definito. L a soddisfazione del p oeta ha origin e appunto in ciò. E l a. more da lui trasfigurato con ta n t’ arte e sollevato a signi ficati non più terreni , non può chiam arsi una colpa , non può essere, com e a v e v a anche cantato G u glielm o di M on tanhagol, un peccato : l a n o n d i g o m q u ’ e u fassa fa illim en S i e u c h a n d ’a m o r ni faz d ’a m o r p a r v e n z a . O u ’ aissi e h a n t a n sa i la c e l a d a m e n C u b r i r , d on n ais m o s ioi ni m ’ e n t e n d e n z a ( i ) . Qualcuno lo biasim a, è vero , e trova inutili le sue fa tiche : è un m alvagio che vu ol nuocere o un ign orante che non capisce nulla. E g li lo lascia in disparte. A ltr i lo ri tiene un pazzo. T a le non sem brerebbe , se si conoscesse 1’ origine del suo canto , se si sapesse le g g e re sotto il v e lame dei suoi versi, se si arrivasse a com prendere il signi ficato simbolico di quella donna e di quell’amore : A u t r ’ a v o l e z a fem e n il Q u e nais d ’e n o i a b feu n ia F a n cil q u ’ e n b la s m a r 1’ a utrui fil S ’ a p r im o n a b v i l a n i a ; M a s q u i far n o n o sa bria P e r q u e b la s m a 1’ a utrui lab or. A i s s o te n e eu p e r g r a n erro r E p e r m o n g r a t n o seria, Q u e g e s n o m o u si n o n d e c o rs caitiu ; P e r q u ’ eu c o s s e lh a q u a s c u n q u a s ’ n ’ e s q u iu D o m n a d e vo s chant e d ’ amor D e q u e m te n o n fol li p lu so r, M a s g e s p e r fo l n o m te n ria Q u i s a b ia d on m o s c h an ta rs derriu (2). (1) M a h n , Gedichte , n. 715. (2) M a h n , Gedichte , n. 551. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 D el carattere in ogni modo tutto spirituale di quest’a more, s’ ha, mi sembra, anche una p rova nella tenzone con Sim one Doria. V o i Sim one — dice il nostro — vi lam en tate, non potendo allontanare il vivo dolore che am ore vi provoca ; ma la colpa è vostra, giacché in amore di donna cercate soddisfazioni materiali. D istinguete bene il gaudio ch’essa, o meglio Γ amore stesso, può darvi come fonte di benessere soggettivo , dal dolore eh’ essa vi reca non cu randovi: prendete ciò che vi è facile prendere e lasciate il resto : sarete felice : A m i e s S im o n , selu i so b ra follors Q u i a p e lla m a ltra ig z o q u e li p ia i; E qui non cern lo g a u g z d e las d o lo r s N o n sai p e r q u elh v e n g u e s s o n d ’ a m o r iai. E , a nuovi lamenti di S im o n e , egli conchiude : non è m eraviglia ch’abbiate a soffrire, se proprio ogni vostra sod disfazione deve restringersi alla realtà dei sensi: M a s ieu sai ben p e r ver e sii dirai, Q u a r vo s l ’a m atz et il vo s ses c o r vàire E n on p o d e tz soven a v e r lez er D e l sieu b el cors e m b ra ssa r e te n e r ; D o n c s sius d o le tz no m ’ en m e r a v ilh g a ir e (i) . U n idealismo siffatto , più dottrinale ormai e filosofico che trovadorico e cavalleresco , rappresenta una reazione tanto meno evitabile nella pratica della vita del tempo, quanto più da questa doveva escludersi come non neces saria o combattersi come ridicola, una manifestazione, una « sembianza », pure artistica, d ’ amore con donne reali. L amore per le ricche dame, quale appare in Lanfranco, è (i) B e r t o n i , Studi, Testi, η. II, p. 27. Su questa tenzone, che riferirei al secondo ventennio del secolo, si favoleggia pronunciasse un giudicato la corte d ’ amore delle dame dimoranti in Signa di Provenza, ma, non riuscen done soddisfatti gli autori, vollessero questi appellarsene ad un 'a ltra corte, a quella di Romanin sul Rodano, presso S. Remy, presieduta dalla signora del castello, Stefanetta di Gantelms, zia della Laura del Petrarca (cfr. R a y n o u a d , C hoix, to. II, p. X C V I ; e M. C a p e f i g u e , Les cours d’ amour, et les contesses de Provence, Paris, 1863, P 45) î quanto alla discussa esistenza delle corti d ’ amore, rimando soltanto, per amor di brevità, al R a j n a , Le corti d’ amore, Milano, Hoepli, 1890. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 26 -------- un segn o di rispetto , una galanteria della buona società, un’ iperbole continua delle norm e del galateo riguardante le persone d ’ una condizione elevata: d ’A la is de V id allan a e gli dice anzi che Γ am a « francam en ad h o n o r, ab fi cor frane, mas no en dreit d ’am or » ; e certo nessuna delle sue poesie sarà stata diretta a quella buona Safiria che g li re g alò parecchi figliuoli. O r una m ente non vo lg are era fa cile venisse trasportata a v a g h e g g ia re il concetto della donna ideale , com e personificazione di tutto ciò che di b ello esiste al m ondo , non appena gliene giungesse 1’ af fiato — giacch é questo certo non le mancò e proce desse così con un com prom esso morale, senza un ben che m inim o perturbam ento nelle più serene relazioni coniugali, alla soddisfazione di quell'esuberanza di sentim ento ch ’era sangue e vita d ’ ogni italiano e che sarebbe altrim enti ri m asta com pressa e soffocata. Il poeta è quindi felice, Q u e c h a n z a d u z g r a n b en m a in ta s s a z o s (2); e il canto g li sg o rg a dal cuore com e segno d ’ allegrezza: C ’ a n c iocs ni so la tz ni c h a n z S e n s a le g r e r n o n a g r o n lur sa izon (3); e non tralascia mai di tenzonare co g li amici intorno ad ar gom enti d ’ amore. G li arrivava la cohlct scritta ed egli ri spondeva scrivendone un’altra. T u tti lo chiamano « S egn er Lanfranc », per un riguardo; ed egli c h i a m a bonariam ente l ’interlocutore « amics ». T utti si rivolgono a lui perche e « sobresabenz » , perchè ha « mai d ’ escrichura » , perchè sa « sotilm ente entendre »; ed egli dà volentieri i suoi savi consigli, perchè amico fino C o n s e l h d e g r a t totz los e n te n d e d o r s (1). Se noi togliam o alla poesia di Lanfranco Cicala la veste provenzale, se badiamo al contenuto celato, poco apparente (2) M a h n , Gedichte , n. 713. (3) M a h n , Gedichte , n. 714. (1) B er ton i, Studi , Testi, η. I l i , p. 29. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ιη — di essa, anziché all’apparenza che vi si può facilm ente scam biare per il contenuto ; se teniam conto di tante altre par ticolarità, come quella dell’età in cui visse, dei luoghi ove deve aver compiuti i suoi studj, della professione cui s’ era dedicato : vedremo senza difficoltà in lui un partecipe , sia pure involontario, dell’indirizzo guinicelliano, un precursore non trascurabile della scuola toscana. A n c h ’egli m ostra una tendenza tutta realistica dapprima ; anch’ egli s’eleva poi a concetti che non possono dirsi eredità provenzale ; anch’egli è un giudice, un uomo nuovo. E quest’ ultima sua qualità è messa in rilievo nella biografia : « En Lanfranc Cicala si fo de la ciutat de Genoa , gentils homs et savis fo : et fo ju tges cavallier, mas vida de ju g e menaba » : cavaliere s ì , ma non a mò degli antichi e di alcuni contem poranei come Sordello; piuttosto un giudice di città libera e piut tosto da giudice condusse vita (i). Questo, per sommi capi, il carattere più rilevante della sua lirica amorosa (2). In politica è nè più nè meno che un genovese. Se con impeto virile scaglia le note in vet tive contro Bonifacio di Monferrato che indegnam ente, nel 1247, aveva tradito il patto stipulato con i M ilanesi e la « lur com pagnia » (3), quando si tratta invece della « tenzos dels grans seignors » egli ci presenta, pronti alla guerra, nell’ inverno del ’Ó7, Riccardo di Corno vaglia, A lfonso di Castiglia e il re Carlo , rimproverando d ’ indolenza i due (1) M o n a c i , op. cit., col. 94. (2) N e ss u n a nota o rig in a le si rile va dai c o m p o n im e n ti d e g li altri g e n o vesi. U n a tenzone fra Iacop o G rillo e S im o n D o ria ( M o n a c i , o p. cit., col. 92; e cfr. a nch e S e l b a c h , op. cit., p. 66) è r ic alca ta, come giu sta m e n te scriv e il Bertoni, sul « vecch io m o tivo d e lla d e ca d e n za dei p regi e d e lle cortesie ». N è m olto di n uovo può ricavarsi da certe p o esie del C ica la stesso. P e r la s u a tenzone co n una G u g lie lm a de Rozas o d e R o zier ( B a r t s c h , G n indriss) 282, 14) v e d i C h a b a n e a u , Les biographies des Troubadours e?i langue pro vençale in H ist. gêner, de Languedoc p ar D e v i c et V a i s s e t t e , 1875, to. X , p. 313 ; e S e l b a c h , op. c i t , p. 63 ; e p er qu e lla con L a n t e l m ( B a r t s c h , 282, 13), S e l b a c h , op. e 1. citt. — D i q u e l R a im o n R o bin , cui ca n ta L a n franco il fatto suo ( B a r t s c h , 282, 21), n u l l ’a ltro potrei dir e se n on c h e u n a f am ig lia R o b in si t r o v a v a effettivam ente a G e n o v a ve rso il 1270 ( F e r r e t t o , Cod. cit., P . II, p gg. 52 e J43). (3) M o n a c i , op. cit. col. 92. Ved. su di essa lo Schultz , Lebensverhàl- tnisse , p. 217. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 28 — prim i e spronando il terzo alla resistenza ( i ) > senza pero p a rte g g ia re per questo o per quello , precisamente come a v e a fatto la sua R e p u b b lic a , che, intesa a cogliere dagli avven im en ti europei soltanto l ’interesse suo proprio, dopo uno scam bio di am b ascerie, nulla conchiudeva e^ astuta m ente nicchiava. E nessuno meglio di Lanfranco s accorda con la condotta diplom atica del proprio paese : non certo L u chetto G attilusi cui torna lecito dar consigli all A n gioin o (2), o quello dei due Percivalle Doria che verso il 1258 can tava le lodi di Manfredi (3); tanto meno Calega Panzano, del quale resta per la stessa occasione della lotta dei tre potenti c o ro n a ti, un vibrato sirventese a eccita m ento d ’E nrico di C astiglia (4). Lanfranco, indirizzandosi a Sordello, dice d ’assistere con sereno compiacimento ai casi altrui e di non poter trattenere il canto : l a m ’ a g r a d a n , en S o r d e l , las te n z o s D e l s g r a n s s e ig n o rs , q u ’ ieu non poisc oblidos E s t a r ni lais p e r n e g u n a defensa Q u ’ ie u en fassa qan s ’ a v e n m ’ in m enbransa. Il poeta morì con buon numero di figli verso il 1274, g iacch é d’ allora è detto quondam nei numerosi documenti della sua fam iglia (5) ; e il Nostradamo lo vuole assassinato da alcuni ladroni presso Monaco. A g li ultimi anni della sua vita riporterei le sue poesie religiose, per le quali il bio grafo scrisse ch ’ egli « trobaba voluntiers de Dieu ». Sono forse il suo atto di contrizione. Divenuto uomo di Dio, egli (1) P u b b l. dal R a j n a . Un frammento di un codice perduto di poesie p? ο ν e n z a li , in Studi di FU . R o m . , vol. V, p. 45 ; per la data ved. i b . , pa gina 31. . (2) F u p u b b l. prim a dal R a j n a , in Riv. cit., p. 48,. come del Cicala; poi dal B e r t o n i , Studi, Testi, η. X , p. 45, di su il ms. Campori, che la resti tu iv a al Gattilusi. P er la data, ved. R a j N a , p. 32 e sgg. ; e le opposizioni dello S c h u l t z , L e epistole del trovatore Rambaldo di Vaqueiras, ed. cit., p. 170. (3) B e r t o n i , Studi , Testi, η. I e p. 10 e sgg. (4) P u b b l . d a l B e r t o n i , in Studi di F il. R om . , fase. X X X I I I , P· 1 e seguenti. (5) L a notizia mi viene confermata privatamente anche dal Fèrretto, che pare a bb ia raccolto tutti i documenti riguardanti la famiglia e voglia pub blicarli negli A tti della Soc. Lig. di St. Patria. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 29 — conchiude domandando venia dei suoi peccati e confessan dosi. U n componimento è in lode di M aria V erg in e (i), un altro è condotto come una delle solite tirate didatticom oraleggianti e termina con una preghiera (2). A ltr a volta notai già quanto fosse profondo nei Genovesi il sentimento religioso e come gran parte della loro morale m uovesse dal pulpito. T ra qualche coblci del Nostro e qualche tratto delle poesie dell’Anonimo si può dire che solo esista differenza di linguaggio. Non oserei anzi affermare che l ’Anonim o, suo contem poraneo , ignorasse i suoi prodotti poetici. Il cantore dia lettale rappresenta quella classe mediocremente colta del popolo genovese che tanto doveva spregiare la com posi zione dei carmi d’amore, sia per l’artifìcio della fattura che per la vanità della sostanza, da obbligare il poeta proven zale a trincerarsi ogni volta dietro espressioni di sdegno e disprezzo. E g li non poteva comprenderne l ’ alto significato quando lam entava: .............................. le va n ita e E le canzon chi son tr o v a e C hi parlan de va n a m o r E d e bexiicj con erro r (3). Si noti la parola trovar nei senso di compor versi. I hexiicj, propriamente b isticci, sono i raggiri di parole , le frasi preziose , i lumi della forma insom m a, peculiari al l ’arte occitanica. Intenderei quel « van amor » per amore che non approda a nulla, perchè fittizio, immaginario, non r e a le , epperò contrario sotto un rispetto alla serietà umana, dannoso sotto un altro per essere fonte continua in altri d’eròtica concupiscenza. Certo egli, l’A n o n im o , uomo pratico, poeta borghese, pensatore positivo , riteneva, m o rale a parte, l ’amore come qualche cosa di più spiccio e di più sodo. F rancesco L u ig i M a n n u c c i. (1) B a r t s c h , Grundriss , 272, 10. (2) M a h n , Gedichte , n. 714. (3) Rime genovesi, in Arch. Glott. It., vol. X , n. V II, vv . 189-82; su di che ved. il mio lavoro cit.: L ’ Anonimo Genovese ecc. p. 85. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 30 — — A P P E N D IC E . i. L a n fra n co C icala con alcu ni co lleg h i partecipa ad un giu dica to della C u r ia . (R . 1253: A r c h iv i o di S ta to gen ovese. L ’originale in Not. una c o p ia in R i c i i e r i o , Pandette, I , fol. 13 8. col. Anno D o m in ice N a t iv ita tis cart. 1 2 3 5 vol. V della racc., p. 22 5 8 ). Io h an n is du V e g io , 6, M C C L I 0 In d ic t io n e X V I I I Iulii I a n u e in P a l a t i o F u r n a r i o r u m ubi V ili d ie m artii C u r ia p r ò C o m u n i l a m ie r e g e b a t u r , D o m i n u s M e n a b o s d e F l o r e n t i a I u d e x et assessor D o m in i M e n a b o v i s d e T u r r i c e l l a Ia n u e P o testatis , p rese n tib u s L an franco C ica la Iu d ice, W ilielm o d e V arag in e , S c rib a te x t ib u s Com unis Ianue e t L a n f r a n c o P o r c o , p r e c e p i t m ih i N i c o la o d e Porta n ota rio ad p o s t u l a t i o n e m B a ld itio n is M u s e S in d ic i C o m u n i s I a n u e et ad p e r p e t u a m rei m e m o r i a m u t a u t e n t i c a r e m et in p u b lic a m form am r e d ig e r e m e x p o s i t io n e s s i v e p r o p o s i ti o n e s e t consilia facta e t facta c e le b ra ta e t c e le b ra ta s u p e r l a u d e v e l o c c a s i o n e l a u d i s q u a m c o n s e q u t i fuerunt Ί h o m a s G r a n a r ia et S ocii contra Saonenses quorum X I Iulii D o m i n u s M e n a b o s d e T u r r i c e l l a te n o r talis est. D ie martii Ian uensis Civitatis Potestas, v o c a t i s C o n s ilia r iis m o r e s o lito p e r C a m p a n a m et C orn u et v o c e m Preco n is, e x p o s u i t c o n t ra eis la u d e m q u a m T h o m a s G r a n a r ia et S o c ii c o n s e q u ti su n t c o n t r a S a o n e n s e s o c c a s io n e n avis q u a m in S a o n a faciebant fieri t e m p o r e p a c is e t e x p o s u i t con silio consilium q u o d d e d e r u n t q u i d a m I u d i c e s I a n u e u t p e r c o n s iliu m p r o v id e re n t indem nitati d ictorum C i v i u m e t p o s t u l a v i t a d h o c con siliu m , salvo q u o d non postu lat c o n siliu m n e c v u l t , q u o d a liq u is consiliarius con su la t et ti o n e m fa c ta m Com uni Saone et p r e c e p it contra c o n v e n consiliariis ut nullus c o n su la t in e o q u o d sit c o n t ra illam c o n v e n tio n e m , et si q uis co n s u le re t c o n t r a m c o n v e n t i o n e m illam , v e l si c o n c o r d a r e t consilium in e o q u o d ess e c o n t r a c o n v e n t i o n e m , o r d in a t Potestas q u o d illud consilium n o n t e n e a t in e o q u o d e s s e t c o n t r a c o n v e n ti o n e m . consilii u t s u p e r l a u d e et S e n te n tia T h o m e d i c e s P o te s ta t is c u m X a u t plu ribu s de Item fuit su m m a dicti G r a n a r ie et S o c io ru m I u Iud icibu s Ia n u e d ete rm in en t q u id sit j u s t u m , ita q u o d C o m u n e Ia n u e nihil solv at et e o ru m c o n s i liu m r e d u c a t u r a d con siliu m . D i e X I I I Iulii D o m i n u s A l a m a n n u s Iudex l e g i c o n s iliu m c e l e b r a t u m s u p er facto n avis ciorum et super ip s o D om in i Potestatis fecit Thom e G r a n a r ie et S o con siliu m postulavit ab eis. E t L an fra n cu s C i c a l a c r e d it q u o d C o m u n e Saone non te n etu r p ro p ter c o n v en tio n em fa c t a m eis p e r C o m u n e Ia n u e, pe r q u a m C o m u n e Ianue eis o b lig a tu r ad c o n s e r v a n d u m e o s ind em nes, si C o m u n e Ian u e tenetur prop ter re m is s io n e m , q u a m fecit d e iuribus privatorum . E t U g o d e F lisco idem . E t N i c o la u s M i g n a r d u s c re d it quod predicti possint ha bere et d e b e a n t r e s t a u r a c i o n e m n av is a C o m u n e Saone, E t W ilie lm u s P ictavinus idem Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3i — u t L a n fra n c u s Cicala. E t N ico lo sius d e d e C astro id em . E t Sim on T a rta ro N ico lo siu s M ig n a rd u s tam en M u r te d o id e m . credit Et quod id em . Ian ue Ferrarius Iudex ut C o m u n e Ia n u e n o n p o tu it C o m u n i S a o n e remittere , et credit q u o d C o m u n e E t O b e r tu s Passius , si C o m u n e Et H om obonus v u lt Ia n u e tenetur eis. o b s e r v a r e c o n v e n ti o n e m , q u o d est eis o b liga tu m ad solucionem . E t N ico la u s de V u lta b io non c re d it q u o d C o m u n e S a o n e teneatur e m e n d a r e n a v e m n e c q u o d po ssit c o n v e n ir e p r o p te r con v en tion em , si c re d it q u o d C o m u n e I a n u e t e n e t u r ut d ictus L an fra n cu s C ica la. E t B a r th o lo m e u s F e r ra riu s i d e m . E t W i lie lm u s d e Q u in to id em . E t A n s a ld u s d e A s t id e m . E t P e tr u s d e N ig r o et N ico la u s M ignard us et E n ric u s F r a verius id em u t L a n fr a n c u s C icala. D i e X I I I Iulii. D ictu s Potestas vocatis consiliariis e x p o s u i t coram eis q u o d ........................ Item fecit leg i consilium q u o r u m d a m I u d i c u m qui consu lueru n t s u p er petitionem Thom e G r a n a r ie et S ociorum et postu lavit ind e C on silium et precep it q u od nullus con su la t c o n t r a c o n ventio nem factam a C o m u n i Ian ue et si quis consu luerit c o n t ra c o n v e n tio n e m , ord ina vit Potestas q u o d illud c onsilium non te n e a t in eo q u o d esset contra con v en tion em factam C o m u n i Ianue. D ie X I I I Iulii. Item fuit su m m a dicti consilii ut s u p er p e titio n e T h o m e G ran arie et S o c io ru m C o m u n e nihil s o lv a t in h o c n e c c o n t ra C o m u n e Ia n u e audiantur si Iud ices P otestatis faciant eis ius. E g o N ico la u s d e P orta, S acri Im p erii N otariu s, iussu dicti D o m in i A la m a n n i dictas expositiones, seu propositiones et C on silia sic a u t e n ticavi et in form am publicam redegi. II. Contraito dotale di Caterina Cicala , fig lia di L anfranco . (R. A rchiv io di Stato, orig. in N otari Ignoti, Reg. VI, ad an.). In n o m in e domini am en. E g o C athalin a, filia q u o n d a m L an fra n ch i C ig a le jurisp eriti, confiteor vobis petro q u o n d a m C iga le, c an o n ic o e c clesie Ianuensis, fratri m eo q u o d pro m e et p rec ib u s m e is a tq u e c o n sen su et vo lu n ta te m ea et m andato m eo maritare me d e b e ti s et d a re pro d otib us meis futuro viro m eo et illi in q u e m c o n c e d e n te d o m in o m aritabor, libras quadringentas q u in q uag inta Ianue c o m p u ta tis in ipsis libris q u a d r in g en tis quin q u aginta libras nonaginta q u in q ue q u a s h a b u i stis et v o b is solv eru n t Iacobu s L erc a riu s et L an francu s d e sa n c to m u lo pro ob erto c igala patruo m eo qui ipsas ro- pro m e h a b u e r a t o c c a sionibus infrascriptis v id e lic et libras q u in q u ag in ta o ccasion e leg ati m ich i relicti a q u o n d a m A y m e l i n a am ita m e a et libras q u a d r a g in ta q u in q u e oc c asio n e legati michi relicti a q u on d a m pascalino fratre m e o . Q u a re ex pacto adhibito inter me ex una parte et vos e x altera in presenti contractu et ante et post presentem contractu m ando vel quasi ex causa vend irionis in vos totaliter et tr a d o vobis transfero o m n i a iura Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 32 — m ic h i c o m p e t e n t i a seu q u e m ih i c o m p e t e r e p o s s u n t c o n t r a q u a m c u m q u e p erso n am et q u o ru m c u m q u e b o n a pro e o q u o d p e te r e p o ssem vel l i n q u a m p o tu i q u a c u m q u e o c c a s i o n e seu q u a c u m q u e e x c a u s a in b o n is e t d e b o n is q u o n d a m S a p h i r i e m a t r i s m e e e t c o n t r a h e r e d e s ip siu s et in b o n is e t d e b o n i s fr a tr u u m m e o r u m d e f u n c t o r u m e t s p e c i a l i t e r C o n rad ini O c t a v i a n i e t P a sc a lin i e t d e m u m o m n i a iu ra m i h i com peten tia v e l q u e m ih i c o m p e t e r e p o s s e n t c o n t r a h e r e d e s p red ictorum et c u i u s c u m q u e e o r u m e t q u a m c u m q u e et a lt e r a m bona personam occasion e a lteriu s s u c c e s s i o n i s m ih i d e l a t e e x t e s t a m e n t o v e l a b in te sta to e t c u i u s l i b e t le g a ti m ihi a p r e d ic tis v e l a li q u o p r e d i c t o r u m q u a c u m q u e o c c a s i o n e v e l c a u s a u t ipsis iu r ib u s re lic tis e t d e m u m uti p o ssitis e x p e r ir i et o m n ia d e m u m fa c e r e in iu d ic io e t e x t r a q u a m a g e r e et ego facere p o s s e m v e l u n q u a m p o t u i c o n s ti tu e n s v o s in p r e d ic tis o m n i b u s e t s i n g u lis p r o c u r a t o r e m u t in r e m v e s t r a m s a l v o q u o d n o n in t e l l ig a r v o b i s ■ c e sisse a liq u a iu ra o c c a s i o n e illa r u m lib r a r u m q u i n q u a g i n t a q u a s d ic t a q u o n d a m A y m e l i n a a m it a m e a l e g a v i t m ihi et quas dictus O bertus p a tr o n u s m e u s h a b u i t e t r e c e p it p r o m e n e c e c ia m d e illis lib r is q u a d r a g in ta q u in q u e q u a s m ihi l e g a v i t p a s c a lin u s fr ate r m eus q uas sim i l ite r d ic t u s O b e r t u s h a b u it p r o m e c u m d ictas lib ras n o n a g i n t a q u i n q u e h a b u e ritis et c o m p u t a t e sin t in d ictis libris quadraginta q u in q u a g i n t a u t d i c t u m est. p r e d i c t a m a u t e m c e s s io n e m e t o m n ia e t s in g u la sup rad ic t a prom itto v o b is habere rata e t firm a et a t t e n d e r e o b s e r v a r e e t c o n t r a in a liq u is n o n fa c e r e vel venire c o m p l e r e et a lio q u in penam d u p li d e q u a n to e t q u o c i e n s c o n t r a f i e t v e l n o n o b s e r v a r e t u r v o b is sti p u lanti p r o m itto , ratis m a n e n tib u s su p ra d ic tis e t p r o p r e d ic tis o m n ib u s a tte n d e n d is e t o b s e r v a n d i s om n ia b o n a m e a h a b ita e t h a b e n d a v o b is p ig n o r i o b l i g o c o n fite n s e c ia m m e m a io r e m e s s e annis X V I I p r e d ic ta s ta ctis s a c r o sa n tis s c rip tu ris et ìu ro a t t e n d e r e e t o b s e r v a r e et c o n t ra in a liq u o n o n v e n ir e o c c a s i o n e m in o ris etatis vel p r e d i c t a consilio enrici e t U g o l in i c i g a le petrini de n ig r o quondam a liq u a a lia e t fa cio fratris m ei q u o s m e o s p r o p in q u o s v ic in o s et c o n s ilia to r e s in h o c casu e llig o et a p p e llo . A c t u m Ia n u e in c o n tra ta d e b a n c h is p etrin i e t n e p o t u m ip siu s et consortum . a nn o in d o m o d icti dom inice n ativitatis M C C L X X V I I I in d ic tio n e V I , d i e X V I I d e c e m b r is p o st v e s p e r a s te stes d icti co n s ilia to res lan fran cus d e s a n c to r o m u lo M e rn a ld u s d e n ig ro et B o n ifa c iu s d e n ig r o q u o n d a m G u ille lm i. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 33 — U N M A N IP O L O D I L E T T E R E DI A N D R E A E G I A N N E T T I N O D ’ ORIA Stim o non inutile la pubblicazione di queste poche let tere. Tutto ciò che si riferisce a personaggi sto rici, che a lungo hanno esercitato influenza su uomini e avvenim enti del loro tem po, ha importanza. Ogni notizia n u o v a , per quanto povera e insignificante in sè , può , se non altro, concorrere a chiarire, o a confermare altre notizie, g ià ac quisite alla storia. L e diciotto lettere , che qui seguiranno , appartengono tutte ad Andrea, tranne Γ ultim a, che è di Giannettino ; e sono indirizzate, cinque al papa Paolo III, quattro al car dinal F a rn e se , due al protonotario A m brogio R icalcato, segretario del papa Paolo III sino alla fine del 1537 (1), e sette al conte Agostino Landi. Fatta eccezione per la prima, del 21 gennaio 1536, che sembra scritta tutta di mano di Andrea, le altre hanno autografa soltanto la sottoscrizione. L e lettere al Landi sono nelle Carte fe u d a li L a u d i e le altre nel Carteggio Farnesiano dell’A rch ivio di Stato in Parma, miste a tutta la vasta corrispondenza, in fogli sciolti, che il compianto Amadio Ronchini fece raccogliere in bu ste e ordinare cronologicamente. * * * Quelle segnate coi numeri I, V II, X , ΧΙΙ-Χ λ^ΙΙ sono di carattere familiare ; contengono cioè raccomandazioni , o promesse, o credenziali, ecc. Le altre sotto i numeri II, V I, V III-IX , X I , X V I I I , trattano più specialmente affari di stato, governo, guerra, difesa delle coste e via dicendo. A ppartengono al secondo gruppo tutte e cinque quelle in (1) A. R o n c h i n i , Mons. Ambrogio Ricalcato. In A tti e Memorie delle R R . D D . di Stor. Patr. per le prov. dell’ Em ilia, N. S., II, 69-79. Modena, Vincenzi, 1877. Qiorn. St. e Lett. della Liguria. 3 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 34 — dirizzate al Landi, le quali, non solo attestano la v iv a c o r rispondenza epistolare fra A n d re a D ’ Oria e quel feudatario, ma dicono anche quanto im portasse al prim o tener legato a sè e all* im peratore un signore, i cui dom ini nell A p p e n nino , a cavaliere fra i ducati e il g en o vesato , p o tevan o avere peso non lieve nella bilancia d ell’ostinata g u erra per il dominio d ’ Italia e il prim ato in Europa. F ra quei monti dirigeva il L andi un servizio d ’ inform azioni preziosissim o per gli im periali. E A n d re a g li incu lcava di non « p e rd o nare ad alcuna spesa......per intendere et vedere tutti quelli m ovim enti » che facevano i nemici. E al L andi si riv o l g ev a anche , com e del resto a tutti gli altri principi e si gnori amici, per rifornire di rem atori le sue g a le e , a v v e r tendo che, com m utando ai condannati « il suplitio della vita in el star in G allera in perpetuo , essi non sariano senza condecente pena al delitto ». Opinione g ià manife stata da lui anche in altre occasioni (i). Speciale im portanza hanno , le lettere V i l i , XI? X V I I I , L a prima del 16 settem bre 1537, al R ic a lc a to , da N apoli, in risposta alle sollecitazioni del papa , perchè , congiunta la sua armata con quella dei veneziani, il D ’ O n a m ovesse contro i turchi, oppugnanti Corfù, fu scritta evidentem ente prima che A n d rea fosse informato che erano stati firmati (13 settembre) i preliminari di quella le g a fra Carlo V , Paolo III e V enezia, alla quale furono date forma definitiva e sanzione l ’otto febbraio dell’anno seguente 1538, e che, d altra parte, nello stesso tempo, i turchi si erano levati da Corfu. Se altrimenti fosse stato, che cosa avrebbe costretto il g e novese a fare un lungo ragionam ento per giustificare il suo rifiuto? F u molto biasimato il contegno del D ’O ria in que st’ occasione. M a a chi ha conoscenza non superficiale dei fa t t i, le ragioni da quello addotte devono sem brare più che plausibili. Comunque , questa le tte r a , oltre che farci (1) Ai 5 dicem bre 1530 scriveva al D uca Federico G on zaga di M a n to va . « ............ condannati a morte, della quale non per q uesto venerann o a re stare excusati , ma su ne le galere forsi tante ne proveranno quante m eri teranno li loro erro ri......... ». A c h i l l e N e r i , A n d rea D ’ O ria e la C orte d i M antova, Genova, 1898, pag. 35. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 35 — conoscere il programma navale del D ’ Oria per una im presa di polso contro il turco, ci dà modo di spiegare più d ’ un avvenim ento marittimo del tempo e in particolare certe titubanze e incertezze, che tanto nocquero alla fama del l’ammiraglio cesareo. L a undicesima, del 18 febbraio 1540, da Genova al papa, dal quale A ndrea chiedeva l ’esenzione in perpetuo da ogni decima per i coloni , che il banco di S. G iorgio voleva attirare in Corsica, coloriva m olto ab il mente un tentativo dei genovesi nell’ isola soggetta. S e condo questa lettera gli amministratori del banco volevano assicurare la difesa dell’ isola dagli assalti turcheschi con castelli e torri, presidiati da sold ati, che avessero le fami glie vicino a sè, nell’isola stessa. E il D ’Oria m ostrava cre dere che un tal provvedimento avrebbe recato vantaggio anche alle coste dello stato pontifìcio. In verità la cosa non poteva essere trattata con m aggiore accorgim ento per cattivarsi la benevolenza papale. Ma dagli storici genovesi sappiamo che la ragion vera del tentativo era stato il d e siderio del senato genovese di ovviare ai disagi prodotti dalle carestie e dalle difficoltà, di importar frumento da altri Stati, coll’ introdurre in Corsica la cultura del grano. Difatti, su proposta di Francesco Grimaldo Bracello e Troilo Negrone, mandati a studiare i luoghi nel 1539, fu edificata l’anno dopo una città a Portovecchio, dove, a tutela della colonia dedottavi, fu destinato anche un presidio di soldati, capitanati da Bartolomeo Spinola. Ma il tentativo fallì, e per la sterilità del suolo , e per la insalubrità dell’ aria (1). La diciottesim a, che è quella di Giannettino, scrìtta al Landi da Messina il 30 luglio 1537 , offre una relazione nuova della crociera di Andrea nel mare Ionio in quel mese, con qualche particolare ignorato sinora, come , ad esempio, la notizia che il D ’ O ria ,· già verso la metà di lu g lio , aveva saputo dalle ciurme di due galee e di una galeotta turche cadute nelle sue m an i, che il sultano era già alla V alona e preparavasi a passare in Puglia. D a notare poi è anche (1) B o n f a d i o I , Annali delle cose de1 Genovesi dall’ anno 1528 sino al l ’anno 1550, (traci. P a s c h e t t i ), Capolago, 1836, pp. 320-121. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 36 — che Giannettino , il quale scrivev a al L an di che g li si^ ri m andavano dei sudditi su o i, g ià s c h ia v i, ma ricu p erati in quella occasione, m entre ricorda la ferita riportata da A n tonio sopra il ginocchio nello scontro del 22 con le dodici galee di Gallipoli, tace la notizia, a noi da altra ionte nota, che egli stesso in quello scontro era stato ferito , bene e leggerm ente, ad una coscia (i). M a l ’im portanza m aggiore della lettera è in questo che da essa possiam o rilevare la data precisa di q u egli avvenim enti, che è conferm ata anche dalle lettere di D on Ferrante G on zaga dalla Sicilia, m entre, in generale, g li scrittori non vanno in ciò d accordo. * * * M inore im portanza hanno, com ’è naturale, le lettere di carattere fa m ig lia re , quantunque alcune di esse si rico lle ghino agli avvenim enti pubblici. A ogni modo ci attestano con quanto calore A n d rea D ’ Oria assumesse la protezione e la difesa di parenti, amici e clienti, e come, pur in mezzo a cure gravissim e, non isdegnasse prendere interessam ento a cose private, che gli sem brassero degne della sua atten zione. N è m ancano in esse notizie di qualche valore. Cosi per esempio , impariamo dalla prima che 1 arcivescovo di Corone e legato del Peloponneso, ch ’era passato col D O r ia in Italia quando quella città fu riconsegnata ai turchi, an cora nel 1536 errava miseramente per la p en isola, senza mezzi e da tutti abbandonato. Così uno sguardo , sia pur fu g g evo le , agli intrighi monastici del tempo ci è consen tito dalla decima, con la quale il D ’ O ria raccom andava al R icalcato alcuni frati di S. Francesco , che , volen d o pas sare ai cappuccini, brigavano per condurre le pratiche alla chetichella , di nascosto del loro superiore. E altro si p o trebbe aggiu n gere, che il lettore rileverà da sè , senza bisosfno d’aiuto altrui. G ae tan o Ca p a s s o . (1) Don F erran te G onzaga a C arlo V , da M essina, 29 lu glio 1537. R e g i stro d elle cose d el g overno di S ic ilia , i535~39 > f°l* io 3 · Carte G o n za g a , d e ll’Arch. di Stato in Parm a. — Anche A ntonio D ’ O r ia , a lla sua volta, nella sua relazione non parla della ferita a lui toccata. C fr. A . D ’ O r i a , Com pendio delle cose d i sua notitia et m em oria occorse a l mondo n e l tempo de II’ im perator e C arlo Q u in to , G enova, 1571, pp. 70-72 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ■ — 37 — I. (A tergo) A lla S .a di N . S. S a n c t i s s .0 e t B e a t is s .0 P . re D u i anni passati, q uan do si succo rse C o r o n e , portai in q u e s t e b a n d e Γ a r c i v e s c o v o d ella detta Cita et L e g a t o di tutto II p e l o p o n n e s o exibito r d e lla p.te. persona di gra n d e b ontà et m olto v e n e r a ta d a q u elli po p u li. Et p e rc h e si trova p rivo d ella patria sua et d e l l o In trateni- m e n to et g o v e r n o che t e n e v a , non p e r altra c a u s a , se n o n p e r m a n te n e r s i in la fed e, E t si pu ò dir sia constretto a n d a r m e n d i c a n d o , Mi è p a rso far non solam ente testim on io de 1’ essere et c o n d i c i o n e su a b o n a a V . B . ° m a suplicarla li v o g lia h a v e r c o m p a ssio n e , e t p e r ben raccom andato , che certam ente q u a lsiv o g lia carita in Lui sara b e n sp esa, E t io In siem e ne r e c e v e ro g .^ a da V . S M A l l a q u a l e b a so soi S a n ti p ie d i. — D a Napoli alii X X I di G e n a r o 1536· Di V . SM humill.mo et devotis.mo Servo A ndrea d ’ o r ia . II. (A tergo) A ll’ III S.or il S.oy Conte A ug.no de landò I I I . S . or come fratello , h o ric ev u ta la lettera di V . S . di viiij in c re d e n za d el s u o m a n d a to dal q u a le fidelm en te mi è stato ex p o sto q uan to d a q u e lla g l i è stato c o m m isso , et pe r risponder prima a q u ella parte che t o c c a a l seru itio di S . M . ta a lla quale totalm ente q u esto se p u ò in d rizare, V . S . te n g h i p e r c e r to c h ’io farò tal relation delle attion et b u o n a v o lu n ta s u a c h e sp ero in o g n i te m p o ne sarà tenuto m em oria, et b u o n c o n to , p e rc h è q u e s te d ém on stration di V . S . son tale c h e m eritano a lt r i m e n t e ,......... q u a n to poi a qu ella parte che tocca al beneficio di q u e s ta m e non m a n c a r ò già di dire a V . S . che se io non li terra et a havesse altro ob lig o di q u esto, o, che io non fussi suo prim a d i ad esso , c h e q u este dim ostrationi etiam che fussino m ino re bastariano ad fa rm ele p e r p e tu a m e n te u b lig a to , et se acaderà oltra delle pred e tte c o s e il b is o g n o li effetti, o, alm eno la b ona volontà ne farano fede. P e r la im portantia che portano seco li and am enti di q uelli e c c . io d esid ero g r a n d e m e n te esserne di continuo b e n e avisato, p e r ò n o n b i so g n a n d o p e rd o n a re ad alcuna sp esa , p r e g a r ò V . S c h e p e r tutti li detti respetti v o g li m andare qualche su o fidato , et c h e sia d isc retta p e rso n a , p e r intendere et ved ere tutti quelli m o v im e n ti c h e fann o, et se c o n d o la im portantia di quel che trova rà esp ed irm e p o i in d ilig en tia con d a rm e n e aviso et d istinguerm e b en e o g n i cosa ta n to d e l n u m e ro d e lla g e n t e , et delli lochi d ov e si r a g u n e r a n o , c o m e d e l c a m in o c h e d is e g n e r a n o tenere, che oltre si p a g aran o tutte le sp ese c h e V . S . fara Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 38 — a chi ella o r d i n a r à , a g i o n g e r ò q u e s t o o b l i g o alli altri , e t a V . S . m i ra cc.0 — D a G e n o v a alli X I di A p r i l e 1536. D i V . S . ria A n d rea d orta . I I I. A llo stesso. I I I . S . or H e r i feci r is p o s t a a ll ’ altra l e tt e r a di V . S . di X V per 1 h om o suo e t la r in gra tiai in fin ita m e n t e d e lli avisi d a t t e m i , e t h o r a n o n s o se n on far il m e d e s i m o d e q u e sti altri c h e mi h a in viati c o n la s u a di X V I , e t ta n to più q u a n t o s o n o distinti e t usciti d a p erso n a qualificata ; nè d ub iti V . S . c h i o n o n t e n g h ì tu tto s e c r e t o c o m e c o n v i e n e e t c h i o n on fa ccia r e lla tio n e d e l l a d ilig e n tia et d e v o t i o n e s u a v e r s o la C e s . M . |a, cussi la p r e g o a d e ss e r e c o n t e n t a a v is a r m i di m a n o in m a n o s e c o n d o la im p o r ta n tia e t c e r t e z z a d elli su c ce ssi, c h e io p a r t i c o l a r m e n t e g li r e sta ro s e m p r e o b l i g a t i s s . m0 , o ffe re n d o li a l l ’ in c o n tr o quel p o c o eh io p o s s o et t e n g o al m o n d o al s u o c o m a n d o , s p e r a n d o si d e b i a r i t r o v a r e b e n c o n t e n ta e t satisfatta d ’ o g n i s e r v i c i o fa tto a lla M . ta S u a e t a V . S . m i R a c .° — A D i G e n o v a alli xviij di A p r i l e 1536. C om andi della S . V . A ndrea d ’ o r ia . IV . A llo stesso. M o l t o M a g .0 S . or h o r ic e v u ta la l e tte ra di V . S . la q u a le n o n s o lo r in g r a ti o s u m m a m e n te d e lla d e m o n s tr a t io n e c ’ h a fatto v e r s o di m e d e l l a sua b o n a volun tà, m a n e la c o m e n d o , p e r c h è e s s e n d o ella fe u d a ta ria d e l l o im p e ra d o r , q u a n d o S . M > se lo h a v e s s e a s d e g n o , saria su fficien te e s c u s a - tio n e di h a v e r m e l o fatto i n t e n d e re . M e r in c re sc e ben a ssa i d el c a s o d e l S . 01' A u r e l i o (1), a m a n d o l o sin g u la r m e n te p e r tutti li r esp e tti, p e r ò v o g l i o b e n d ire a V . S . c h e se il S . or A u r e l i o o , altri S . ri fr e g o si si p e r s u a d e s s e r o e s s e r e x o s i a q u e sta C ità, s a r i a n o in g r a n d i s s . 0 e r r o r e ; e t tra li altrj q u a n d o esso S . or A u r e l i o si e le g e s s e v e n ir e terra, saria ta n to volu n tie rj visto e t a c a r e z z a t o , c o m e m e : di suo p a d r e v i e r a v iv o , et di q u e s to n on ne in q u e s ta q u a n d o la b o : te n g h i d u b io al c u n o . N è m i o c c o r r e d ire altro a V . S . c h e offerirm eli et r a c c o m a n d a rm i. — D a G e n o a alli X V di lu g lio 1536. D i V . S . ria A ndrea d ’ o r ia . (1) Intorno ad A u relio Fregoso , che fu bandito dai dom ini della R e pubblica come r ib e lle , può vedersi un cenno biografico nel L i t t a , F a m i g lia Fregoso. Ed è inoltre a vedere L iv i, L a Corsica e Cosimo /, pp 113, 181, 183. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 39 — V. A llo stesso. I l LU : COME F R A T E L L O . E s s e n d o ritornato di questo v ia g g io di S p a g n a h a b b io in teso V . S . h a v e r d u e prigioni pe r la vita , et p e rc h è le G a lle re h a n n o p a ttito, q u a n d o a V . S . paresse com m utarli il suplitio d ella vita in el star in G a lle r a in p e rp etu o , essi non sariano sen za c o n d e c e n te p e n a al d e litto, et V . S . a m e faria som m o p ia c ere , a la q u ale di c o n t i n u o mi r a c c o m a n d o et offero — D a G e n o v a alli V i l i di G e n a r o del M D X X X V I I . D e V . S. A ndrea d ’ o r ia . V I. A llo stesso. I I I . S . or ho inteso q u an to V . S . mi ha scritto et q uan to mi h a refferto a b o c c a il p rese n te suo m. H ie ro n imo , di c h e resto in tutto satisfattissim o di V . S. essendo certo che essen do tanto b en n asciuta c o m e è, non sa p ra fare se non cose d e g n e di lej tanto in q u e lle h a p r o m isso , c o m e in ogni c o s e c h e mi altra che c o n c e r n a il ser v itio di S . M .ta, c o m e a n c h o intenderà dal p.to suo m. H ie ro n im o al mi r e m e tt e r o , accertando V . S. che se in q u a lc h e q u a l e n el resto cosa li p o trò far p ia c e r et servitio, conoscerà di haverm i sem p re p e r suo, e t c h e p o trà d isp o n e r di m e c o m e di cose sue : però sen za altro dire m e le offero. — D a G e n o a alli x v j d ’ aprile 1537. A piacerj di V . S. A ndrea d ’o r ia V II. A l Papa. S anct .1110 et B eat .1110 P a d r e E sse n d o p e r fin stati di c o m p a gn ia il cap .° Iulio (1) c o n le g a l e r e d ella S . ta V . et io con quelle d e Γ Im p erato re nelle parti di le v a n te , in q u ei lu o g h i nei quali ha ve m o giu d icato vitio alla r e p . a christiana et fatto posser fare m a g g io r ser quel tanto che alle p ic io le forze n ostre si è offerta 1’ occasione di p u o ter fare , il che n on è g i à stato se non a g r a n benefitio de tutti christiani. E t d o v e n d o esso C ap .° G iu lio ritornar dalla S . ta V . havend olo conosciuto p e rso n a e t p r u d e n te e t ta n to b en qualificata che se li p u ò c redere non ta n to q u e s to pic- (1) È probabilmente Giulio Podiani o Pojani da Rieti; cfr. G u g l i e l Guerra dei P ira ti , Firenze, 1S66, II, pp. 96, 112, 134. m o tti, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 40 — c io l c a r r ic o , m a assai m a g g i o r e i m p r e s a , e s s e n d o s e m p r e s ta to in tu t te le a c tio n i s u e t a n t o c o n s id e r a t o et c i r c o n s p e t t o q u a n t o p o s s i e s s e i e a l c u n a a ltra p e r s o n a , m i e p a r s o c o n v e n i r s i al d e b i t o m i o di fa rne b u o n te s t i m o n io alla S M V . et preg arla hum ilm en te c h e la si d e g n i fa rm i g r a tia di h a v e r l o p e r b e n r a c c o m a n d a t o et te n e r n e q u e l c o n t o c h e m e rita n o le v ir tù s u e p r e g a n . fe lic e vita. — N. S. c h e a lla S M V . C o n c e d a l o n g a et D a t . in G a l . a a M e s s in a li X X X I di a g o s t o M D X X X V I I . De V .a S > r , Humiliss.o Ser.o r et ubidient.mo figliuolo qual suoi piedi basia A ndrea d ’ o r ia . V III. (A tergo) A l R .mo M ons. il Prothonotarìo Ambrosio [Ricalcato\ Secr .10 de S. S .a R . m0 M on s . [ L ’a r d e n t e d e s i d e r i o c h e S . S . ta tie n e di s o c c o r r e r e a lla I s o la d e C o r f u in q u e s ta ob sid ion tu r c h e s c a è ta n t o la u d a b ile c h e tria e ssere più , q u a n d o c h e il t e n d a ta n to tu tta la R e p u . a X . * , m a q u a n d o c h e la p e n si q u e s t o n on p o - al b e n d e p u o te r s i p r e s e n t e c o n le p o c h is s im e forze c h e si h a n n o , mi fare al b i s o g n a dii e c h e S . S M sia m a le i n fo rm a ta d el p o ssib ile poter se d e lla S > d e V e n e t i a sia non s o l a m e n te et n u m e ro s a soccorrere la evid entem en te lu o c o et d e l sito] ( i ) : al q u a l e n o n e n on c o n a r m a ta che un ita c o n q u e l la et grande , ma b a sta n te a o p p r im e r e et sfo rza re la n e m ica , la q u a l e q u a n tu m c h e p e r a d e s s o io non v e d a il m o d o di p o sser la c o n g r e g a r e , h a v e n d o io licentia to il p r e s id io e h ’ io t e n e v a , q u a l , h a v e n d o più v o lt e o ffe rto al g e n erai d e l ’a r m a ta v e n e t a n on è sta to a c c e t ta t o , c h e e r a d e N a v e c i n q u a n t a c h e t e n e v a in M e ssin a e t d e lle G a le r e c o n le q u a le io e r a p a s sa to in q u e l le p a rte , c io è q u e l le d e S . S . ta et d e lla r e lig io n c h e son lic e n zia te e t g i à più g io r n i d a m e partite , et le d e N a p o li et S ic ilia c h ’ io h o la s c ia to a lla g u a r d ia d e 1’ u n o et Γ a ltro r e g n o , s e c o n d o c h e le s o n o d e p u ta te , et d e q u e l le c h ’ io t e n g o al ser vitio d e S . M . |d, c o n le q u a l e io m e ne v a d o a G e n o a p e r p o sse r o b v i a r e far p o te s s e r o le a r m a t e d e suoi n em ici et inanzi c h e h o r m a i la v ie ta la n a v ig a t i o n e essendo a dessegni che la s t a g i o n e ta n to e t c o n c e d e i p o rti. N o n so c h e mi d ire , b e n c h é il m io d e sid e r io sia s e m p r e sta to e t sia di s p e n d e r q u elli p u o c h i g i o r n i che mi r esta n o in ser v itio e d i S . S M et d e l l a M .ia C e s . M a s s .e in u n a così S . ta im p r e sa , e c c e t t o c h ’io g i u d i c a r l a n e cessario c h e S . S . ta , q u a l ben c o g n o s c e l ’a n im o e t le forze d e l ’i m p e rato re et q u a n to S u a M .ta sia cald a n elle c o s e c h e r ig u a r d a n o il s e r v it io d e Id io e t il b en uni versai d e christiani, li sc riv essi et facessi d e (i) Q uesto periodo fu già pubblicato n e ll’ opera: C a r l o C a p a s s o , L a p olitica di Papa Paolo I I I e l ’Ita lia . Cam erino, 1901, pag. 311, n. 1. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 4i — ogni c o sa n otizia con clu d en d o il c o n g r e g a r de una a r m a ta , la q u a l, c o m e h o d etto , gio nta con la ve n e ta possi non ( s o la m e n te o p p o n e r s i alla N e m ic a , m a debellarla e riportarne vittoria, al c h e io t e n g o c e r t o c h e S . M.ta si exibirà promptissim a com e in simili c o s e la è s e m p r e stata. E t con p r e g a r N. S . che V . S . R e v . ma conservi l o n g a m e n t e la p r e g o c h e la si degni in v e c e mia basiare a su a S . ,a li sa ntissim i p ie d i. D e G a le r a a N apoli li X V I di S ette m b r e M D X X X V I I . A c o m a n d i d e V . S . R . ma A ndrea ’ d o r ia . IX . A l Conte Agostino Landi. I I I . S . 01’ C onte M i p e rsu a d o che V . S. habij h a vu to noticia d e ll’ a s sa ssin a m e n to fatto a m . T r o ilo ravaschero d e C hiavari b o : m e : so p ra il q u a l e non mi a c c a d d e ex te n d er m i, se non che sa p e n d o V . S . e ssere p r o t e c t o r e d e lle p e rso n e v i r t u o s e , et inimico delle triste , mi è p a rso pregarla c o m e a m ico del detto m. T r o ilo et quasi pa ren te p e r la d e p e n d e n t i a t e n e v a con questa casa, vo glia essere c on ten ta per a m o r e m io , c a p i ta n d o a lcun o d egli homicidiali in le terre sue, c h e son o A n t o n . 0 C a lc ia , il C a v a g n a r o , et Bartolom eo S a n gu in eto d e chiavari, farli d e t t e n e r e et rem etterli alla giusticia di questa Cita, che oltra farà o p e r a d e g n a di lei, io g li ne resterò molto obligato , et a V . S. mi rac.° — D a t . In G e n o v a al)i X di ottobre M D X X X V I I . A servicij di V . S. A ndrea d ’ o r ia . X. A d Ambrosio Recalcato. M olto R .° S . or, A l c u n i frati di questi di San F ra n c e sc o amici m ei, et p e r s o n e d e v o te desiderano intrare in la religione et vita d e capuzini et o b te n e r n e licentia d a S . S.ta senza notizia del loro M in istro, q ual se li o p p o n e , et oltre di q u esto poi li punisse. P r e g o V . S . attento c h e la lo r o i n te n tion e è bona, vo glia essere c o n te n ta 'im p e tra rli tal lice n zia d a N . S . et favorirli secon d o ho fede in quella, e t sec on d o più a p ie n o s a rà in form ata da M o n s.01' R . mo C a m e rle n g o , al q uale ho inviato il m e m o riale, et V . S . mi ne fara grandissimo piacere, alla q ual m i r a c c .0 — D at. in G e n o v a alli X I I I I di ottobre M D X X X V I I . A c o m an d i di V . S. A ndrea d ’ o r ia . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 42 — - X I. A l Papa. S a n c tiss . " 10 et B e a t i s s . 1110 P a d r e P e r o b v i a r a lle a s s id u e in c u rsio n i, p r e d e , et d a n n i, c h e le fu ste d e infid eli f a c e n d o in C o r s i c a s c o r a n o po i la q u e s t a r é g io n m a ritim a , h a n o p e n s a to li p iaggia Romana e t tu tta P r o t e c to r i e t G o v e r n a t o r i di q u e s t a M a g . a ca sa di S a n G e o r g i o , far fa b r ica r a lc u n e t o r r e C a s t e l l e et altre h a b i t a . e in la d e tt a isola, m e d ia n te le q u a l e n on sia cu ssi f a cile l ’in g r e s s o alli d etti infideli. E t p e r c h è s e n z a a i u t o d e novi habi ta nti e t a g r i c o l to r i r e s ta r e b b e il d i s s e g n o i m p e r fe t to e t v a n o , li q u a li è n e c e s s a r io c o n d u r r e d a d i v e r s e p a r te con tal s p e r a n z a e t c o m o d i t à e t e x e m p t i o n e c h e li ren d i più fa c ili al v e n i r e , et fra le a ltre habiano da pa g ar im perp etuo a lc u n a che non d e c i m a alla q u a l e s o n o insoliti, m i è p a r s o s u p li c a r in s ta n tis s im a m e n te V . S . t a, po i c h e l ’o p e r a è sa nta, la sp e sa et d ifficulta g r a n d e , e t l ’ in te r e sse c o m u n e , sia c o n t e n t a c o n correre et concedere la s o p r a d e tt a e x e m p t i o n e di d e c i m e c h e oltre s a rà p e r se r v ic io di N . S . D i o et s a lv a tio n e di ta nte a n im e , io la rec e v e r ò p e r g r a t i a s i n g o l a r .ma d a V . S M A l l a q u a l e d e v o t a m e n t e baso soi S t* piedi. — D a G e n o v a alli X V I I I di fev ra ro M D X X X X . De V. S > Humilliss.mo et devot.mo S er vito r qual soi santi piedi basa A ndrea d ’ o r ia ( i ). X II. A llo stesso. S A N .mo ET B E A .mo PR. R i to r n a n d o A m b r o g i o d ’oria a se r v ir V . S.t-a il p r o v e d i t o r g e n e r a l e d e l l ’ a rm a ta d ella M .ta C e s . a (2) et io h a v e m o c o n f e r t o s e c o a lc u n e c o s e c h e to c c a n o al s e r v it io di S . M .ta, su p p lic a n d o la S . ta V . si d e g n i a sco lta r lo , et in s ie m e c o n c e d e r c i la g r a tia d ella q u a le la p . ta M .a scriv e a lla S M V . ra, c h e oltre il p ia c er ne farà a S . Μ M , il p . t0 p r o v e d ito r e t io la r ic e v e r e m o c o m e se fusse cosa che p a r tic u la r m e n te a noi p rop rj to c c a s se . E t così b a s c ia n d o li piedi a V . S . ta p r e g o N . S . d io le doni l o n g a et fe lic e vita, s e c o n d o li soi giu s ti et santi d esid er ij. D a C i v i t a v e c c h i a alli X I X di M a g g i o del M D X L . D i . V . S.ta humill.mo servo qual suoi s.ti piedi bascia _________________ A ndrea d ’o r i a . (1) Il cardinal D ’O ria scriveva al papa, per la stessa r a g io n e , il 20 feb braio 1540. Anche lui avevano pregato di buoni uffici i protettori del banco di S . G iorgio, i quali, per altro, avevano già inviato a Roma, a Paolo TII, Benedetto G entile e G. B. Lom ellino. C a r t e g F a r n e s i del R. Arch. di Parm a. (2) Francesco Duarte. Cfr. il N. X IV . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 43 — X III. (A tergo) Ao Ill.nw et R .mo Mons.01' o s s ”10 il S.or Cardinale Farnese. l L L . mo et R . m0 M o n s . o s s . m0 M. P au lo Spinola ( i ) presente exhibitor è stato non s o l a m e n t e a- ro b a to m a assassinato di sorte da L io n e lo d e V i v a l d o s u o fa tto r e , c h e è stato constretto per r ec u p er a t.0 delle cose sue p r o p r ie p r o c e d e r e co n tra di lui d e la m anera che già per a ven tu ra V . S . R . ma d e v e e s sere informata, et pe r che mi pare c h e per qualchi favori il d e t t o L i o nello sia stato relaxato dalle carcere con certa sicu rtà , e t l ib e r a to dalla cond enation e fatta contra di lui dalla giusticia, in g r a v e p r e g i u dicio et dano del detto m. Paulo , non già p e rc h è si curi li sia d a t t a altra pu n ition e, eccetto che li habia da m anifestare et r ito rn a re il su o c o m e o g n i deb ito et honestà ricerca , et pe r q u esto v o r e b b e fo ss e r i to rnato in p r e g io n e acciò che con q u esto tim ore si h a v e s s e p e r u n a vo lt a d a te rm inare. Suplico V . S . R . ma sia conten ta p e r la servitu c h ’ io li po rto farm i gratia di favorir il d etto m P au lo in tu t o q u e llo ch e la sua giusticia l ’accom pagna, talm ente c h e sen za più c o n s u m a r s i possi uscir di questi soi t r a v a g l i , c h e di q uan to V . S . R . ma d e g n e r à o p erar a beneficio s u o , reputerò fatto a m e m e d e s i m o , p e r la stretta a m icitia te n g o con lui, et a quella ne resterò in particolare o b l i g a t i o n e c h e cussi facendo fine li baso le mani. — Da G e n o v a a X X I di A - prile M D X X X X I . D e V . S . I ll.ma et R . ma Servito r A ndrea d ’o r ia . X IV . A l Papa. S A N T I S S . mo E T B E A T I S S . m0 P A D R E , Q u e llo che per la distantia non m e n te alli piedi di V . S> m ’ è concesso s u p lic a r p e rs o n a l corno desiderarci pe r poterli d im ostrare m e g lio le r ag io n e che mi accom p agnano a farlo , ho d a tto c u ra a m . A m b r o s i o d ’oria, che lo eseguisca da m ia p arte. S u p lic o h u m ilm e n te (i) F u am basciatore a Carlo V a Savona nel 1536. Più tard i si voltò contro il D ’ Oria e gli Spagnuoli. Si può vedere al proposito : B e r n a b ò B r e a , S u lla congiura del conte Gian L u ig i F ieschi. Docum e?iti in ed iti. Genova, Sam bolino, 1863, pag. 135 sg. — D ocum enti Ispano-G enove si, in A t t i Soc. L ig . Stor. P at., V III, pp. 221-222. — C a n a l e , S toria d i Genova dal 1528 a l 1550. Genova, Sordom uti, 1874, p. 321 sgg. Fu anche im plicato nella congiura di Giulio Cibo; Cfr. S t a f f e t t i , G iu lio C ibo-M alaspina, in A t ti e M em orie della R. Dep. di Stor. P at. p er le p ro v in cie M odenesi, Ser. V I, vol. II, pp. 59 » 6o> 6r· 67 »· Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 44 — — V . S . t a p restarli f e d e c o m e a m e m e d e s m o , e t n o n m i t e n e r t u o s o se fra le r a c c . e di S . M > C es.a vo glio d e b ilis s im a , e t s u p e r f lu a c o m e a c c a d e in presun i n t e r p o n e r e l ’o p e r a m ia questo caso. P e ro ceitifico V . S .ta c h e o ltr a fa re m e r c e d e a p e r s o n a b e n e m e r i t a , e t s u o d e v o t i s sim o s e r v i t o r e c o m ’ è il p r o v e d i t o r F r a n e . 0 D u a r t e , io la r e c e v e i ò in p a r tic o la r e g r a t i a d a q u e l la , c h e cussi r e s to p r e g a n d o N . S . D i o feli c issim a la c o n s e r v i . — De V D a G e n o v a alli X I di M a g g i o M . D . X X X X I . S ta * * v devotiss.mo S e r v ito r qual soi s.ti piedi basa A n d rea d ’ o r ia . XV. A l Cardinal Farnese. l L L . m0 e t R . mo S.or m i o . E p e r e s s e r e io s e r v it o r e d e lla S . ta di N . S . e di V . 111.'11·1 e R . S . e del Ill.m° S . r D u c a di C a m e r i n o ( i ) , ta n to p iù p e r il str e tto g r a d o t i e n e S . E c c . a c o n S . M . t a , non m a n c h e r ò di fare t u t to q u e l lo c h e in me sera che S. 111«·» S . h a b b i q u e l lo et tu t te c o m m o d i t à se q u e l l e n on q u a l e essa m e r i t e r e b b e , q u e l le c h e s a ria il d e s i d e r i o m io p e r la d e t t a m ia s e r v itù . B e n mi d is p ia c e c h e di c iò n o n sia sta to p r im a a v v e rt it o , a c c iò h a v e s s e h a u to più t e m p o di a s s e s ta r e q u e l le g a l l e r e c h e a S . E c c . a fussero h o ra , oltra la b r e v ità sta te et accom m odai e a s s i g n a t e , ta n to più che d e l t e m p o , è ta n to g r o s s o il m a r e e t m a l d i s p o s ta P a r ia c h e n o n p o s s o m a n d a r e g a l l e r e q u à e là p e r fa re q u e lla p r o v i s i o n e c h e vo rr e i e saria m io d e b i t o di fa re , p u r non m ancherò di q u e l lo c h e m i fia p o s s ib ile r im e d ia r e c h e si di g r o s s a la s u a b a n d a c o m e di q u e l le c o m m o d i t à si p o tra n n o s u a p .s o n a e t c o r t e sia servita. E t a V . I l l .ma e t R . ma S . b a s c io le m a ni, c h e n. s. d io la c o n s e r v i et a u m .ti c o m e esso et io d e s id e r o . D i G . ra il X V I I S e t t e m b r e d e l X L I . D i V . I l l .ma et R . ma S . A ndrea E t p e r c h è S . E c c . a c o n d u r à c a v a lli et muli p e r sui n e c e ssa rio c h ’io h a b b i la lista et il n u m e ro d e c avalli et d o r ia . c a r r ia g i sa rà m ulli q u ali si h a v e r a n n o a c o n d u r r e , p e r c h è m a n d e r ò a G e n o v a a far p r o v is io n e di n a v e p e r essi, c h e non b asterian o q u e lle c h e h a b b i a m o s ta n d o g i à d e s s ig n a te c ia s c a d u n a di esse al su o carrico. X VI. Allo stesso. I l l .1u0 et R . mo M o n s . O s s . mo D e s id e r a n d o o tt e n e r e gra tia d a S . S . ta d el refferen dariato di g r a c i a p e r m . G io v a n Battista d ’oria m io p a r e n te , ne ho scritto a S . B . e suplic an d ola n on m e la v o g lia denegare. P erò s u p lic o m e d e s m a m . 1' a (i) O ttavio F a rn ese; cfr. G u g l i e l m o t t i , o p ..c it., Il, 95. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 45 — V . S . R . ma mi voglia fare tanto favor apresso di q uella, c h e n e s e g u i lo effetto, sì c o m e per la servitù m ia ve rso S . S . la et V . S . R . ' “J h a d a s p e ra r e c h e glie ne resterò con p e rp etu o ob ligo , o ltr a c h e f a v o rirà persona della quale si troverà ben servita, et cussi fa c e n d o fine li b aso le m ani. — D a G e n o v a alli X X V I I di F e v r ro i 5 4 2 · D e V . S . Ill.ma e t R.ma Servito r A ndrea d ’ o r ia . X V II. A llo stesso. lL L .m'° e t R . m0 M o n s . 01' O s s . m0 D e s i d e r a n d o la expeditione de un n ego tio toccante al R . ° A b b a t e di N e g r o ( i ) , et ad E rasm o D ’ Oria m io n e p o te , h o dato c u ra a M . G io . Battista L o m e lin o , che ne informi V . S . Ili . , l i a et R . raa a b o c c a , p e r darli m a n c o fastidio con littere. L a su p lico mi v o g l i a far g r a tia di fa vo rirlo, c o m e ricerca la mia servitu verso q u ella , c h e o ltr e sia c o sa giu s ta, et di non molto m om ento , ne resterò assai più o b b l i g a t o a V . S . R . ma c h e se tocasse a m e proprio. A l l a q uale b asa n d o le m ani p r e g o d io conced i quanto desidera. — D a G e n o v a alli V di A p r i l e M D X LII. S er vito le A ndrea d ’ o r ia . alla Ill.“ a X VIII. A l conte Agostino Landi. l L L . m0 S . 0I‘ MI O O B S E R V A N T I S S I M O . D o v e n d o pe r ordine del S . 01’ Cap.° nostro S . V . , et farli parte del successo del nostro (2) scriv ere v ia g g io n a r re rò b r e v e m en te a q u ella. Partendosi da Messina a li octo dii presente n a v ig a m o a lev a n te et in spacio di tre giorni pigliam o terra nel C a n a lle d e Griffo: d o v e noi arivando pigliam o diecoe schirassi di 1 urchi cum tu c te le (1) È l ’ abate Tomaso di Negro, il cui nome ricorre sovente nelle carte politiche del secolo X V I ; della sua persona poco si sa , soltanto si rileva c h ’egli fu accorto ed inframmettente diplom atico, agente d ella R epu bblica, del duca di Toscana e d ’altri ancora, ma sovente ufficioso e segreto, an zi ché investito da pubblico mandato. Comparisce fra i testi nella causa della R epubblica di Genova contro Scipione Fieschi (A tti Soc. L tg . S to r. P a t , V III, p. 338). Sem bra dovesse essere ucciso nella congiura fieschina (ivi, p. 338). L e sue deposizioni testimoniali non ci sono rim aste, ed è a dolere perchè da esse si potevano ricavare n otizie biografiche d elle quali m an chiamo affatto. (2) È Antonio D ’Oria, come si ricava d a ll’ accenno alla ferita di freccia sul ginocchio, che fu appunto riportata da Antonio. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - — g e n t e , q u a lli e r a n o c a r ic h i di v i c t o v a g l i e p e r s u a a r m a t t a , e t la n o c t e a e p ssi e t v i e t o v a g l i e si d e t t e il f u o c h o . P o i v e n e n d o a ll a v o lt a di la v e l lo n a p i g l i a m o d o e G a l l e r e e t u n a G a l e o t a c h e v e n i a n o d a l ’a r m a t t a , d a le q u a lle i n t e i x e m o il S . or T u r c h o e s s e r e in p e r s o n a n e la v e l l o n a e t c u m o g n i c e l l e r i t ta h a p r e s ta r s i p e r p a s s a r e in p u g l i a : e t h a b b i a n d o i n t e i x o v e n i v a d a l e v a n t e c e r t e G a l l e r e , si v o l i a m o et a li v e n tid u o s ’ in c o n tr ia m o in d o d e x e G a l l e r e d e G a li p o l l i b e n i s s i m o in o r d i n e , et si d e f f e n d e r e n o g a g l i a r d i s s i m a m e n t e , e t cum g r a n d e m o r t a li t à Ih o ro e t d a n n o n o str o le p r e i z a m o t u c te . E t il S . or C a p . ° n o s t r o in d ie ta bata g li a restò fe r itto di u n a fr e c h ia s o p r a il z e n o c h i o , e t l a u d a t o s:a d io è fora d e p e r i c u l lo , et li è d i s p i a s u to assai di n o n p o s s e r s c r i v e r e p e r fare s u o d e b i t o a lla I l l . ma S . V . E t h a b b i a n d o ric u p e r a tt o c e r ti s c h i a v n el et cogn oscien d o Γ o b ligo presente grande à viaggio v e r s o di q u e l la , h a v o ls u t o si m a n d e li s e i s u b d iti, q u a li h a b b i a m o fa cto im b a rc h a r e ne la p r e s e n t e n a v e , p a r e n d o p r e s t a e t s e c u r a , a li q u a lli si è d a c t o b o n o o r d i n e et g o v e r n o , et n o n se li è f a c t o il c o n t o in tie rr o n o n s a p e n d o q u a n t o h a b b ia n o h a v e r e , e s s e n d o stati p a g a t i da b a p tis ta B a c ig a lu p o m en tre d e m a n c h o a rivan d o a G e n o a se v e n d e r à il c o n t o et s e li farà il d e b i t o . C h e n o n d irò a ltro al p r e s e n t e a lla I l l .ma S . V . se non c h e il S . or C a p . ° r e s ta continuam en te servitor di q u e l la , et s u p p l i c h a v o g l i a d i s p o n e r e di lui e t s u e G a l l e r e , c o m e se fo ssen o s o e p r o p rie , et c o ssi io r e s ta n d o s e m p r e a c o m a n d i di q u e l la et a e p s a h u m i l m e n t e m ’a r a c c o m a n d o . D a M e ssin a a li 30 di Iu llio 1537. D i V . 111.“ » s . S ervito r IO. B A T I N D ’ O R I A L ’ INDUSTRIA E IL COMMERCIO IN SESTRI PONENTE N E L M E D IO E V O (0 Il volum e X X X I V degli A t t i della Società L igu re di S to n a Patria contiene gli annali storici di Sestri Ponente e delle sue fam iglie dal secolo V I I al secolo X V . E una raccolta diligentissim a di ben millecinquecento trentasette documenti che riguardano Sestri, parte tratti d air A rch ivio di Stato di G enova, parte dall’A rch ivio Parrocchiale della chiesa di San G iovanni Battista, dovuta all’ opera paziente (1) A t t i della S ocietà L ig u r e d i S toria p a tr ia , vol. X X X I V . — A n n a li sto r ic i di Sest?'i P onen te e delle sue fa m ig lie (dal secolo V II al secolo X V ). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 47 — e dotta del R.ev. Teol. Giuseppe P a ro d i, benemerito P re vosto di quella chiesa , coadiuvato dall’ egregio archivista A rtu ro Ferretto noto ai cultori della storia genovese. P a r lare di questo volume a mò di recensione è cosa im possi bile. Quando si è detto che chiunque voglia parlare della storia di Sestri nel medio evo dovrà assolutamente consul tarlo e sempre ne ricaverà giovamento non poco , si è detto tutto e si è detto niente. È una fonte inesauribile di notizie per chi sa dal freddo documento far balzare la vita, come lo scultore dal rigido marmo fa balzare la statua. Io, nato a S estri, leggendo questo volume, prima con cu rio sità grande , poi con molta attenzione, ho ricavato alcuni dati che riguardano il commercio e l’ industria sestrese di quei tem p i, e qui brevemente li espongo , non già presu mendo di far balzare da quei documenti la vita , ma con vinto del detto di Victor H ugo che non ci sono piccoli avvenimenti nell’ umanità nè foglie piccine nella ve g eta zione, pensiero posto per epigrafe alla bella prefazione che precede questi Annali di Sestri. * * * Parlando del commercio e delle industrie di Sestri nel Medio E vo, occorre che il lettore conosca l ’equivalenza delle monete e delle misure genovesi di quei tempi, in confronto delle monete e delle misure attuali. Il sistema monetario genovese era costituito della lira di Genova, che variò continuamente, tanto da scendere di peso da grammi 8,838 d’oro fino (anno 1200) sin a grammi 0,242 (anno 1792), con una proporzionata diminuzione di valore. L a lira genovese dividevasi in 20 soldi e il soldo in 12 denari, proprio come nel sistema monetario inglese. Ciò posto io riporto qui in parte la tavola dei valori in lire antiche genovesi con la corrispondenza in lire ita liane attuali compilata da Cornelio Desimoni (1). ( i ) L a tavola completa è in appendice a ll’ opera del B e l g r a n o , D e lla vita privata dei Genovesi. Genova( Sordo-m uti, iSy>5. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — Numero d ’ ordine. 48 Peso in gram m i de lla L i r a di G en ova. Anno. S u o v a lo r e in L I 1 2 0 0 (?) 8,8 38 30,438 2 I 2 4 0 (?) 7,0 70 24 ,3 5 4 3 1 2 6 0 (?) 5,891 5,3 70 i S ,494 4 I273 5 1276 (?) 20 ,28 8 5,0 50 17,392 17 ,18 6 6 » 4 ,9 9 0 7 » 4,932 16 ,9 8 6 S 1 2 9 0 (?) 4 ,7i 3 16 ,2 3 4 9 ...... 4 ,4 i 9 IO I302 4 ,h 8 15 ,2 19 i4 ,iS 2 II 1309 3,535 12 ,17 7 12 ......... 3,3 67 n ,595 13 I327 3,3i 4 n , 4i 3 14 .......... 15 l6 I335 ....... I339 2,S 2 S 17 1348 » l8 1370 2,854 19 20 I390 » » I404 » » 21 1412 2,378 (?) 22 1421 2 ,2 2 9 7,677 23 ...... 2 ,l6 2 7,547 24 I429 1,98 2 6 ,8 2 6 25 26 ...... 27 I434 28 29 ...... ...... 30 I440 ............... 9,7 50 » 9,829 8 , 1 9 0 (?) I ,9 2 S 6,640 1,877 1,784 6 ,464 1,6 9 8 5,848 6,144 1,6 2 1 5,583 1.585 5,459 P er ciò che riguarda le misure io mi limito a riferire 'equivalenza loro così come fu trovata da Pietro R o c c a (i). L a tavola , m isu r a di t e r r e n i, e q u iv a le a m . q . 11 m oggio , m isu r a di ca lc in a p e s a v a cantare . . 12 ,72 88 00 . 16 Il cantaro p e s a v a lib b r e ...................................................... 150 L a libbra p e s a v a K g . a t t u a l i ........................................... 0 ,3 1 7 .0 6 4 S i c c h é un m o g g i o di c a lc in a e q u i v a r r e b b e Kg. 762,3936 . 2 a L a metreta m is u r a d a v in o e q u iv a le a ba rili . Il barile c o n t e n e v a p i 7 i t e ................................................. 48 (1) P e s i e m isu re antiche d i Genova e del Genove salo, G e n o v a , S ordo m uti, 1871. *. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 49 — L a p in ta e q u i v a l e v a a l i t r i ......................................................................0 ,9 53 (1) S i c c h é u n a m e t r e t a di v in o e q u i v a r r e b b e a litri . . . L a m in a m is u r a di g r a n o e q u i v a l e a K g ................................ . 9 1 ,4 8 8 . 7 1 ,4 7 4 * I Sestresi, come del resto la gente eminentemente ma1 inara, si trovano sparsi nel Medio Evo per tutto il mondo. Quando il paese natio non porge sufficiente il viatico per la vita, ovvero un sentimento, comune a tutti i Liguri, di m aggior lucro li spinge, abbandonano la riva del loro mare e vanno altrove a cercar lavoro per le loro braccia e soldi per la borsa. Oltre a trovare cittadini di Sestri in Savona, in Chiavari, in \rentimiglia lungo il 1100 e il 1200, ne tro viamo a negoziare in Provenza, a Marsiglia, a Monaco. Un attivo commercio di grano, di vino, di cacio, di pesca e di lane vi era in quei tempi fra Genova e le isole di Sar degna e di Corsica, e noi troviamo Sestresi navigare e n e goziare per quelle isole, come in Sicilia , in M arem m a, in Grosseto. Ma non soltanto al Mar Tirreno lim itavasi la navigazione ; molti Sestresi veleggiavano per Γ Oriente, come Girardo Frixone (an. 1233), Nicoloso Guercio de B ru scota (an. 1252), Giannino Gandolfo (an. 1255), Giacomo da Sestri, Mazone e Roberto de Loco pure di Sestri sulla nave Inglesita (an. 1270) e Loisino A b ate di Sestri che in Oriente va a vendere spade (an. 1334). Numerosi Sestresi dal 1299 al 1302 sono in Famagosta : Antonio da Sestri, Oddone da Sestri che vi ha casa e vi negozia olio (2), G io vanni Gualterio e Giacomo da Sestri, Sestino Caldino, A n tonio da S e s tr i, Giacomo Cavanna , Obertino Sachello e Ansaldo da Sestri che vi negozia cotone; come pure ne troviamo in M aiorca, in P e r a , a Caffa , a Scio e persino nel lontano Catai, la moderna Cina. V a a negoziare in R o mania Sestino Caldino, e nel 1288 certo R u ota v i com mercia pezze di panno ; panno di Lombardia commercia in (1) Quantunque la pinta abbia variato tuttavia per quei tempi di cui par liamo avea tale valore. V. R o c c a , op. cit., pag. 74. (2) Su questo negoziante cfr. D e s i m o n i , Actes passés à Famagosta par le Notaire Lamberto de Sabuceto, Gênes, Sourds-Muets, 1883, pag. 20. Giorn. St. e Lett. della Liguria. 4 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 5° — Tunisi nel 1237 il sestrese A n sald o P e lo so ; nel 1161 va a negoziare in A lessan d ria d ’ E g itto G u glielm o da S estn ; nel 13 13 in Trebisonda Bertolino l^raxeloni, e nel 13 15 in Cefalonia Tom m asino Sezardo. Sestri eostrusse sem pre navi. È famoso lo scalo di Se stri per le costruzioni di navi a vela ; i vecchi bianchi per antico pelo si ricordano aver contati innumeri g li scafi in costruzione sulla sp iaggia sestrese, ed ogg'i, affinati gli in gegn i, p rogredite le scienze, superbe moli di acciaio scen dono dai rum oreggianti cantieri al bacio dell onda e della gloria. O rb e n e , da un atto del 1251 conosco u n maestro d ’ascia, Sesto da Sestri, da un altro un calafato, fom m aso da S e s tri, che il 22 aprile 1244 fa testamento beneficando chiese, conventi e poveri, lasciando a questi ultimi 10 soldi, credito che ha verso un ebreo cui li imprestò essendo^ a M urcia in Spagna. U n apprendista nell’arte di m aestro d ’a scia è Bonaora figlio di O gereto da Vernazza che nel 1248 comincia a im prender l ’arte dal già nominato Sesto, obbli gandosi a stare con lui per 10 anni: in compenso Sesto prom ette tenerlo sano e infermo , calzarlo , vestirlo , inse gnargli 1’ arte portandolo pure sul mare, e dargli alla fine del tempo prefìsso una mannaia, un mannarone, un ascia e una serra. Questo Sesto da Sestri fu per quei tempi a b bastanza danaroso. Possedeva barche: è sua quella chia mata S . Stefano e da lui venduta nel 1254 per lire n a N icola Calverio da Messina , a Guglielm o da Lerida e a Guglielm o de Plamerio di Montpellier ; come è sua un altra per un terzo affittata nel 1251 a Guglielm o de Casalegio da N ervi per lo spazio di un anno e per soldi 22 solvi bili ogni quattro mesi. A ltri maestri d’ascia sono : Francesco Ottone, nominato in un atto del 1337; Francesco Conte ( 1341 ) ; Lorenzo P el lerio che in qualità di maestro d’ascia si imbarca nel 1364 su una galea armata dal Comune di Genova ; A ntonio Chiappori im barcato nel 1370 sulla galea sottile a bordo della quale trovavasi papa Urbano V ; Quilico Casella ( 1373) > Benedetto Ottone che per incarico di Genova costruisce nel 1384 una g a lea ; Bertola Rosso che nel 1454 fa parte Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 5i — della flottiglia preparata contro il re d’A ra g o n a ; Nicolò Gaeta, calafato a bordo nel 1459 della galea di Baldassare D oria; Battista Rossi imbarcato nel 1476 in difesa di Scio, e Biagio Aicardo calafato, Rettore nel 1477 di Castiglione borgo sestrese. D a documenti del 1496 apprendo che i Sestresi forni vano le galee a Massimiliano d’A u s tria , re dei R om ani, com’ oggi han fornito navi da guerra a nazioni straniere. Idone da Sestri nel 1250 colla saettia M elinata prende il mare per dar la caccia ai nemici della Chiesa R om an a e del Comune di Genova , e a tal uopo si fa imprestare da Andriolo del Bisagno lire 12 genovesi che gli restituirà raddoppiate sulla prima preda che farà. Sestri nel 1351 for nisce trentadue marinai alla flottiglia, della quale è ammi raglio Paganino Doria , preparata contro Venezia. Im por tante è un documento del 23 m aggio 1354 perchè ci fa conoscere la paga del marinaio di guerra di quei tempi. Benedetto Cagaletto di Sestri marinaio della galea di V i sconte Grimaldi che fa parte della flottiglia di Paganino Doria, riceve lire genovesi 29 e mezza come paga di quattro mesi, sicché verrebbe a prendere lire nostre 47,46 al mese. Nel 1367 il Sestrese Lanfranco Baiardo è patrono di una galeota é va contro i nemici del Comune di Genova, come nel 1342 un altro Sestrese, Bertola R o ssi, è patrono di una delle quindici galee che navigano sotto il comando di Pietro Boccanegra. Passando alle navi mercantili allora in uso, esse avevano diverse foggie e diversi nomi : taride , panfili, barche co perte, barche catalane e leudi. D ò qui una tabella dei contratti, che mi fu dato rinvenire, di vendita di navi: Anno Nave Lire genovesi L ire it. II98 n a v e pe r via gg i di Sard eg n a e C orsica . 76 2313,28 1254 II 267,89 1274 S. Stefano barca a 7 r e m i .............................. Sparviero panfilo , 80 r e m i , 2 a l b e r i , 3 ancore, ne è venduto 1/l0 per . . . 20 369,88 I274· Barca a 6 remi, albero e antenna . . . 5 e soldi 15 1254 B arca catalana a 6 r e m i , a l b e r o , antenna 4 96,98 97,41 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Anno 1293 I 3 °3 1309 N a ve L i r e g e n o v es i L i r e it. B a r c a c o n tutti g li a t t r e z z i ................................ Giacom o b a r c a , n e è v e n d u t o 1/3 p e r . 60 9 r 3>T4 425,46 1313 B a r c a ............................................ ............................... B arca con b a r c h e t t a e a ttr e z z i, ne è v e n I313 d u ta */2 p e r ......................................................... B a rtolom eo b a r c a con g o n d o l a e a t 1347 40 463, So 42 486,99 B arca ; n e è v e n d u t o */3 p e r ......................... 6*. M aria b a r c a c o p e r t a ; n e è v e n d u t o */2 231,90 p e r .............................................................. ...... 46 30 l 1 ) 4 4 3 ,5 0 365,6 2 35 4 3 8 ,7 4 . . . . 1356 1357 730,62 20 trezzi ; n e è v e n d u t o J/3 p e r 1320 30 60 B a r c a c a t a l a n a , ne è v e n d u t o f /4 p e r fio- Pochi sono i documenti che accennino a quanto a scen desse il diritto di nolo di una nave. D a uno che ha la data dell’ i i settem bre 1234 si rileva che i fratelli Corso e N i colò Corsi di Sestri danno a nolo a Guancino e a Benincasa de A lb e r tin o , T o s c a n i, una tarida chiam ata S. G io vanni con 28 m arin ai, tra i quali 10 vestiti di ferro con balestre .— per difendersi dagli assalti dei pirati era uso imbarcare sulle navi uomini d ’arme — per andare a Montaldo in M arem m a a caricare 40 m oggi di grano, ricevendo soldi 6 per ciascun m oggio come diritto di nolo. O ra nel 1234 il soldo gen ovese valeva L. 1,5229 delle nostre, e il m oggio di grano equivaleva a K g . 762,393. D a un altro documento del 12 ottobre 1267 si apprende come Guglielm o Cuneo da Sestri prom ette a Corrado V en to di andare con la sua barca a V en tim iglia a prendere 58 metrete di vino da F a l cone Curio, esigendo per nolo soldi 21. Nel 1258 il soldo ■genovese equivaleva a lire it. 1,6144 e la m etreta di vino come abbiam visto, equivaleva a litri 91,488. * * * Già abbiamo accennato come in quei tempi il commercio della pesca tosse abbastanza importante. N el 1215 Giovanni Grasso e Ido de Donapurpura, entrambi di Sestri si fanno (1) Secondo il D esim oni il fiorino eq u ivaleva a 25 soldi, e fu m oneta sta b ile di conto dal 1327 fino a tutto il secolo X V . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 53 — imprestare lire 4 dal sestrese Ugone de Belmusto per an dare alla pesca dei coralli. Questo commercio dovea essere ben lucroso se stabiliscono di pagare ad U gone 6 soldi di interesse per ciascuna lira il giorno che torneranno dalla pesca. Dato il valore della lira in quell’anno, l’interesse che vengono a pagare sarebbe oggidì del 20 per cento circa. Due barili di tonnina nel 1251 costavano soldi 15 equiva lenti a lire it. 18,26. Nè si limitavano a pescar lungo il nostro mare, ma andavano in A c r i , in Tiro , attratti colà dai privilegi che i genovesi vi godevano. Nel 1223 partono alla volta di A cri per pescare i sestresi Oberto Vaccari, Frixone, A b racin o , Guglielmo Campioni, Lanfranchino de Priano e Vassallino. Si preparavano appositamente flottiglie per andare a pescare e sovente molti dei pescatori mettevansi in società. D a Sestri poi i pesci venivano portati cotti in Lombardia, ovvero freschi venivano venduti in Chiappa a Genova. Ala per poterli vendere in quel luogo occorreva un permesso, e perchè Oberto da Sestri ne vendeva nel 1385 in Chiappa senza permesso, fu dai Conservatori della città multato di 10 soldi — quasi L. 5 nostre. Così pure nel 1406 fu con dannato dai detti Conservatori Busnardo da Sestri, ma questi non perchè mancasse del dovuto permesso di vendita, ma perchè i pesci che vendeva erano fracidi. Lo stesso B u snardo fu nuovamente colpito dalla multa nel 1408, però questa volta probabilmente i pesci erano fresch i, ma egli mancava della licenza di venderli. * * ^ Uno dei più floridi commerci di Sestri nel Aledio E vo fu quello della calcina. Quando essa in Liguria cominciasse ad essere usata per le costruzioni delle case prima fatte di legno, non è positivo, poiché il Serra (1) ne assegna l ’uso sullo scorcio del 1143, mentre il Belgrano (2) lo pone fra 11 700 e il secolo X II. Però lungo quest’ ultimo secolo la (1) Storia dell’ antica Liguria , IV, 135, ediz. Capolago. (2) A tti Soc. L ig. Storia Patria , II, parte I, pag. 270. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 54 — maggior parte delle case erano costrutte in le g n o , e una rip rova di ciò si ha n ell’ ob b lig o fatto al cintraco di a m m onire , girando intorno per la città nei gio rn i di vento, che ognuno vigilasse al fuoco (i), e nel fatto d eg li incendi che in brevissim o giro di tem po distrussero nel 1122 la con trada di S a n t’A m b ro g io , nel 1179 il quartiere di P alazzolo e nel 1213 cinquantaquattro edifizi in m ercato vecch io (2). A n co ra, da un docum ento del 1225 si ricava che B o ttario D oria dona al figlio M artino una casa in legn o p osta in Cornigliano. Com unque, il primo docum ento riguardante Sestri e la calcina è del 27 gennaio 1197, col quale Barone da P e g li dichiara di aver ricevuto in dote tanti monili e tanta c a l cina per lire 14. D i una calcinara di spettanza dei M alo cello poi fa m enzione un atto del 3 gennaio 1221. U n a cal cinara si tro v a v a già nel 1236 in località Roccabruna , la quale probabilm ente è quella che o g g i chiamasi Gianchetta, ed era di proprietà dei fratelli Corrado e G iacom o P o r ce llo ; altre a Panicale come ne fan fede atti del 1255 e del 1310; una era chiam ata B or ella e nel 1256 apparteneva a più proprietarii, un’ altra Zunco e trovavasi alla sinistra del C hiaravagna — o g g i Zunchetto — altra chiam avasi Calocho. M olte calcinare erano poste al Gazzo. Così vi e rano quelle chiam ate A lp exella , esistente dove tuttora con lo stesso nome si eleva un p oggio a nord-est del monte F igogn a, com une di Ceranesi , parrocchia di L ivellato , e Zucarus probabilm ente sulla località Z u cch ero , poco di stante dal monte F ig o g n a , di proprietà nel 12Ò5 dei fra telli M alocello ; la calcinara detta N uova appartenente a Tom m aso L oco e da costui nel 1274 data in locazione a Giovanni Conte da S e s tri, e nel 1278 a Giovanni Cuneo pure di Sestri. A ltr e calcinare trovavansi nel luogo detto Cuneo e in Panigaro, e quest’ultima era nel 1346 dei fra telli Natino ; altre infine trovavansi in Cantarama. Sestri forniva la calcina a quasi tutta la Liguria. Così (1) L iber iuriu m Reip. G en., I, 78. (2) B e l g r a n o , Vita privata cit., pag . 5 e 6. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 55 — la fornì per la costruzione del chiostro nuovo di *S. Alaria di Castello in Genova, secondo un atto del 25 m aggio 1241. Nicoloso Strixiolo da Sestri fornì la calcina per il palazzo che A ndreotto di Negro costrusse nel 1302, come O berto Natino da Sestri la fornì a Pietro V illa nel 1306 per la costruzione di un palazzo in contrada di S. G iorgio ; A n tonio di Francheto da Sestri la fornì nel 1315 a P a lla v i cino Palla vicini per la costruzione di un suo palazzo , ed infine il sestrese Antonio de Custo la fornì nel 1316 a M an fredo Fieschi dei conti di Lavagna. Nè solo a Genova, chè da un documento del 1308 si rileva come i sestresi G io vanni Zuccarello e Michele Massardo si obbligano verso Giovanni Dardella medico di portargli in Pegli 30 m oggi di calcina, in ragione di tre m oggi alla settimana. D a S e stri si esporta calcina per .Chiavari (atto del 1307), in S a vona nel 1340 per i restauri del Castello di S. G iorgio di quella città , in Calvi (an. 1351) per fortificarla, a V ado (an. 1395) per la costruzione di una b astita , e a Savona, a Calvi, a Vado la torniscono i Strixiollo; a Busalla (anno 1396) per la costruzione del Castello, e infine a Monaco, come si ha da un atto del 1274 col quale Giacomo Cap pone da Voltri promette a Giovanni Govello da Sestri di portare sulla sua barca da Sestri a Monaco 10 m oggi di calcina, esigendo per nolo lire 3 e soldi 10 , vale a dire lire it. 34,39. Abilissimi erano i Sestresi per la costruzione delle cal cinare, tanto che il Comune di Genova nel 1369 dava in carico a Nicolino Chiappori da Sestri di costrurre una cal cinara al Sassello per servizio del Comune stesso. E d i la voranti nelle calcinare erano abbastanza ben pagati. A d esempio, Guglielmo Gaietta da Sestri lavora nella fornace di Nicoloso d’A rcola per 6 mesi coll’ onorario di 50 sòldi pel primo mese (L. It. 35,45) e di 60 soldi per g li altri (L. It. 42,54) oltre il vitto e l ’alloggio (an. 1304). Ouesto grande commercio di calcina fa sì che abba stanza alto rispetto all’economia di quei tempi fosse il fitto delle calcinare. A d esempio , la calcinara sita nel luogo detto Cuneo fu locata nel 1259 per lire 7 annue che sa Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 5Ò — rebbero L. It. 170,47; la calcinara Ccilocho n e l 1274 fu lo cata per lire 8 annue uguali a L . It. 147,95 ; la calcinara N uova nello stesso anno per lire 5 (L. It. 92,47) e la c a l cinara Caroco nel 1258 per lire 9 6 1 4 soldi (L. It. 164,76). P er quanto riguarda il prezzo cui era ven d u ta la ca l cina dò questo prospetto : Anno. Lire genovesi Q uan tità Lire It. 18 sold i 1 6,6 4 1288 » » 14 » 1291 » » 14 » 11,36 11,36 1302 » » 24 » 17,01 12,75 1 27 1 i M o gg io = K g . 7 6 2 ,3 9 3 6 13 1 5 » » 22 » 1316 » » » 14,49 I395, » » 25 45 » 2 2,11 S i a vve rta però che il prezzo del m oggio di calcina del 1302, 13 15 , 1316 e 1395 probabilm ente com prende anche il prezzo del trasporto, perchè la calcina ven du ta nel 1302 a 24 soldi il m oggio d ovea essere trasportata da S estri a G e n o v a , così pure quella ven duta il 1315 a 22 s o ld i, e quella venduta il 1395 a 45 soldi d o veva essere trasp or tata a V ado. L ’im portanza di questo com m ercio ci è data anche dell fatto che v i era un pubblico pesatore della calcina, com e rilevasi da un atto del 1447 con cui il D o g e concede offi cium ponderis calcine al rettore e ai massari d ella chiesa di S. G iovanni di Sestri per lo spazio di anni due ; e da altri due atti del 1454 e 1456 con i quali il D o g e concede a L uca de Costo da Sestri quest’ufficio stesso. A ffine a questa industria è quella dei m attoni. D u e im portantissimi docum enti ce ne danno il prezzo. Il prim o è del 27 febbraio 1228. In esso leggesi che G uglielm o de A lessio da Sestri e B rugnone del fu Tom m aso M azapè p ro mettono al fam oso Guglielm o Em briaco di dargli nella R ip a del porto di G en ova 12000 mattoni buoni e ben cotti per fare una torre, che è la nota torre di E m briaco in G en o va. Il prezzo di questi mattoni è fissato in 11 bizanti. Il secondo docu m en to, che è del 31 gennaio 12 5 4 , parla di Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 57 — Sesto Caldino da Sestri che promette a Corrado V en to di fargli avere ioooo mattoni della sua fornace che è in Pancigio per soldi 9 e denari 9 per ciascun m igliaio , il che darebbe per risultato 6 centesimi al mattone. Così pure l ’arte muraria non fu ignota ai Sestresi, poiché nel Σ345 i quattro sapienti nominati dal D oge di G en ova per far cintare di mura i borghi di S. Tommaso e di Sant’A gn ese , cioè quella parte della città di G enova che da Castelletto andava sino alla porta di S. Tommaso, scelsero molti maestri muratori tra gli uomini di Fegino, B orzoli e Sestri. Un muratore sestrese è nominato in un atto del 13 5 1 e chiamasi Antonio de Ciano; un ingegnere militare e bombardiere è nominato in un altro atto del 1496 e chia masi A ndrea da Sestri ed è proposto a Ludovico M aria Sforza , Signore di M ilano, perchè gli affidi Γ esame delle Castella di Savona, Noli e Ventim iglia (1). * * * Nel Medio Evo molti erano in Sestri i mulini. S e ne trovavano lungo il torrente Chiaravagna ed erano dei Malocello, dei Mallone, e della chiesa di S. Maria del Priano; in Riolungo pure dei Mallone ; in Varenna dei Lom bardo. Nel 1268 Mallone loca a Oberto Galletta da Sestri un suo mulino posto in Riolungo per lo spazio di due anni a patto che questi dia a lui 21 mina di farina nitida per ciascun anno e cioè K g . 1491. Il grano secondo un documento del 31 luglio 1253, in cui Giuliano di Ghisalberto da Sestri dichiara di dover dare lire 7 ai fratelli Faziolo e Guglielmo Panzano per 10 mine di grano acquistate, verrebbe a costare al K g . L . It. 0,23, mentre l ’orzo, secondo un documento del 1268, costava un po’ più di 4 centesimi al K g . E che detto prezzo del grano fosse appunto tale lo si può anche ricavare da un altro documento del 20 ottobre 1215, per il quale Giovanni Rainerio da Corneto alla presenza di Guglielmo Balbo da Se- (1) Giornale Ligustico , vol. IV, pag. 254. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 stri prom ette di consegnare a Stefano , calzolaio in Fossatello, 50 m o g g ia di grano sulla spiag'gia di C orneto franco da qualsiasi g a b ella per L . 47 e m ezza e cioè L . It. 0,20 al K g . U n atto del 1254, ci dà approssim ativam ente il prezzo di fitto di un mulino. I m onaci della fam osa abbazia di S an t’A n d rea di Sestri locano a G uglielm o S accarello 3 m u lini che hanno in Varenna col patto che e gli dia ai m o naci iS mine di frum ento al mese. L a mina di grano equi valendo in quel torno di tem po, com e g ià abbiam visto, a K g . 7 1,4 7 4 , le 18 mine equ ivalgon o a K g . 1286,532 , e siccome un K g . di grano costava allora centesim i 26 , il Saccarello p a g a v a ai m onaci per la locazione dei 3 mulini L . 295 circa al mese. Che a Sestri im portante fosse il com m ercio del gxano, lo si deduce dal fatto che il D o g e di G en ova P ietro Cam pofregoso, nel 1456 avendo saputo che gli uomini di S estn possedevano grande quantità di gran aglie m entre v e ne era penuria in G enova , in viava E va n g elista de M arino a prenderne 90 mine e cioè, dato il peso della mina in quel torno di tem po, salito a K g . 82,434 (1), K g . 7 4 *9 » I m ugnai di Sestri insieme a quelli dei paesi circostanti, viventi cioè sotto la podesteria di V o lt r i , form avano co r porazione a capo della quale stava un console. N el 1335 era console dei m ugnai della podesteria di V o ltri Pietrino Forte, il quale assieme ai Consoli delle Podesterie del Bisagno e della P o lcevera poteva, per ordine delle tre corporazioni, spendere in quell’anno sino a 25 fiorini (2) p er n e gozi spettanti a detta arte. * * * Parlerò or^, di un commercio triste e strano, non tanto per la im portanza sua, quanto per lo interesse che può de stare , cioè del commercio degli schiavi. L u igi Cibrario in una sua breve nota sul com m ercio (1) R o c c a , op. cit., p a g . 109. (2) E cioè lir e it a l i a n e 356,54. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 59 — degli schiavi a Genova (i), dice aver trovato visitando gli archivi di Genova nel 1839 quattro atti di vendita di schiavi. Col primo, 11 marzo 1378, Benvegnuda vedova di Pietro Villar di Barcellona vende al notaro Antonio de Credentia stipulante in nome di Domenico Bracelli genovese quam dam servam suam s clavam, de progenie tartarorum, aetatis annorum X X V I vel circha......... sanam ab omnibus magagnis occultis. Il prezzo di questa schiava era fissato in lire 22 di Barcellona. Col secondo contratto che è del 10 fe b braio 1384, Nicolò Ihapella vende al notaro stipulante in nome di due monache, Nicolosa di Levanto e M arietta di Paxerio, quamdam sclavavi nomine Margaritam, aetatis an norum X X V , de progenie tartarorum e il prezzo è di lire 60 di genovini. Col terzo contratto del 9 luglio 1389 A n tonio di Sampierdarena vende al notaro stipulante in nome di altro notaro Giuliano Grolerio quamdam s clavam nomine Gucia, de progenie tartarorum aetatis annorum X X X vel circha al prezzo di lire 75 di genovini. Col quarto atto in fine, che è del 21 agosto 1391 Raffaele Lavoraben vende a Linona moglie di Andrea de Carius quamdam s clavam de progenie tartarorum aetatis annoruvi X I vel circha sa nam et nitidam ab omnibus occultis langoribus seu ma gagnisi Il Cibrario osserva ancora che detto traffico di schiavi, il quale probabilmente, secondo lui, ebbe origine nei secoli I X e X , quando i Saraceni assalirono le coste d’ Italia , e i rivieraschi, costretti alla difesa, ridussero in ischiavitù i prigionieri fatti su quei co rsa li, non fu mai a Genova di molta importanza, tanto più che il dotto P ie montese per quante ricerche confessi aver fatto, ben pochi riscontri ha trovato di tal traffico. Oltre i già citati con tratti rinvenne soltanto i seguenti due atti: i.° testamento di Sibilla di Tassano , moglie di Boiamonte , in data 26 marzo 1156, la quale lega al marito lire 30 si manumiserit Gazellam ancillam suam, si ipsa baptizaverit se usque pro xim um pentechosteii. S i non manumiserit, tantum X X . Non v ’ ha dubbio che quella ancella fosse schiava perchè è pa(1) Trovasi in Opuscoli, Torino, 1841, Fontana. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 6o — gana, e perchè la condizione apposta al m a g g io r leg ato a favore del marito è la condizione della m anom issione, e la manom issione è Γ atto col quale gli schiavi ven ivan o do nati o restituiti alla lib ertà: 2.0 il 9 m aggio 1156 i consoli O gerio V e n to , Lanfranco P evere e A r r ig o D oria a g g iu d i cano a P agan o il possesso d ’ una saracena di proprietà di O ttone Bossi, per il fatto che quest’ultimo a v e v a ucciso il saraceno di proprietà del P agano e si era reso contum ace. U n ’altra schiava è nom inata n ell’inventario dei beni di G u glielm o Scarsaria fatto il 1154, docum ento sfu g g ito al no stro scrittore. M a che questo brutto traffico non fosse in G en o va cosa di poco momento, come sembra al Cibrario, lo starebbe ad indicare la b o ttega di G iorgio da F egin o rivenditore di schiavi posta nella Contrada dei M a rin i, di cui parla un atto del 1392, e lo Statuto del 1336 che sanziona pubbliche battiture e persino il taglio del naso a quel fabbro che senza il comando del proprietario sferri g li schiavi (1) ; e infine il fatto che la schiavitù non era ign ota ai piccoli centri, come ad esempio, il nostro Sestri. N on v ’ ha dubbio che il contingente massimo di tali sventurati lo davano Caffa e le altre terre dai gen ovesi possedute nel mar Nero, anzi il Serra (2) così giustifica, se fosse possibile d ’ una giustificazione, questo commercio : « B en è vero che la legislazione genovese proibì in ogni » tempo a ’ nazionali navigli di trasportare schiavi....... ma » il savio decreto si eluse in ragione del commercio di » Caffa , ove due navi del Soldano venivano ogni anno a » farne com pra e caricarli, per cui doveasi ledere la fran» chigia di quel porto, privarsi di un gran profitto e trarsi » addosso una guerra con il Sultano ». M a non solamente de progenie Tartarorum erano gli schiavi posseduti dai G e novesi, poiché da un documento del 17 giugno 1191 si ri leva — e così accenniamo alla schiavitù in Sestri — che Vassallo da Sestri, Oliviero Calvo, Vassallo M axirito tutti (1) B e l g r a n o , op. cit., pag. 85 in nota. (2) Op. cit., IV , pag. 72. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 6 ι— eli Sestri, insieme ad altri di V oltri e di Prato vendono a Raim ondo Baltigiario per lire 7 meno 4 soldi una schiava Sarda chiamata Giusta con una sua figlia chiamata Vereta. A ltri documenti accennano alla schiavitù nel nostro paese. Così il i agosto 1268 Maestro A d a m o , m edico, alla p re senza di Giovanni da Sestri, giudice, libera il suo schiavo Asm et. Però questa liberazione è interessata abbastanza, perchè si fa promettere dallo schiavo A sm et lire 40. D a un altro documento del 16 luglio 1288 Manuele Ferrario da Sestri vende per lire 11 a Giovanni Pallavicino uno schiavo olivastro di anni 11 chiamato Saito da lui a cq u i stato nelle parti di Maiorca. Un sestrese di nome A n sald o in Famagosta il 1 agosto 1300 fa instanza perchè sia rico nosciuto il suo diritto su una schiava da Daniele di Chia vari concessa a Maria di Smirne. Di uno schiavo tartaro di 30 anni di proprietà di Babilano Lomellini parla un ordine del podestà di Voltri, da cui dipendeva Sestri, B ar tolomeo Visconti, col quale si impone ai rettori, ai campari ed agli altri ufficiali di Sestri e della podesteria di denun ciare dove si trova il detto schiavo. L ’ ordine del Podestà è del 15 marzo 1368. Una schiava tartara è venduta per 30 lire il 30'agosto 1374 da Michele Bandora di Sestri a Federico da Lussuolo maestro di scuola. D agli atti del notaro Francesco Casanova si rileva che nel 1415 A n d riola figlia di Leonino di Nattino e vedova di Giovannino da Forotorpido libera in Sestri, anche a nome dei suoi figli, lo schiavo tartaro Martino di 22 a n n i, ereditato dal marito, il quale schiavo presenta ed implora in ginocchio la libertà. Così pure in Sestri il 30 settembre 1437 Francesco B a le strino vende a Giovanna de Pietro una schiava di anni 18 de progenie rubroruvi per lire 145. Volendo accennare al prezzo di questi schiavi ecco una tabella del valore di quelli di cui abbiamo parlato : A n n o. E t à e sesso. L i r e g e n o ve s i. L i r e it. 1 19 1 S ch ia v a sarda e figlia 7 m eno 4 soldi 206,97 1268 schiavo 40 88 1,51 1288 S ch iavo di 11 anni 11 186,84 1374 schiava 30 294,88 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 --- 62 — An tio . E t à e sesso. L i r e genovesi. L i r e it. 5 8 9 ,7 4 1384 S c h i a v a di 25 anni 60 Ι 3 δ9 S c h i a v a di 30 anni 75 7 3 7 ,1 7 Ι3 9Ι S c h i a v a di 11 anni 50 4 9 Ι ·45 Ι437 S c h i a v a di 18 an n i 145 8 0 9 ,5 3 D a ll’ insiem e di questi pochi dati statistici, si può con una certa p robabilità afferm are che nel medio evo lo schiavo ave va un valore minore dello schiavo romano. Poiché in R o m a prim a del cristianesimo e precisam ente nel \ I se colo di R o m a un buono e robusto schiavo v a le va in m e dia 1830 lire (1). Questa cifra è abbastanza esatta per ciò che in Plinio (2) si le g g e che un usignuolo si ven d eva al prezzo di uno schiavo , ‘e un usignuolo bianco si ven d eva circa 6000 sesterzi cioè circa 1500 lire. P er contro g li schiavi del medio evo costavano quanto gli schiavi attuali, poiché a Costantinopoli nel 1824 una bella abissina si p agava 814 lire (3). * * P er poter avere un’ idea la più esatta che sia possibile sul com m ercio di Sestri a quei tempi, darò una tavola dei prezzi dei muli , uno dei pochi mezzi di trasporto di quei te m p i, e accennerò brevem ente al prezzo dei terreni e a quello delle case. i m u l o fu v e n d u t o n el 1259 p e r L . g e n . 14 e 10 d en . = a L . it. 3 4 r ,9 7 223,16 » » 1261 » » » » » » 1254 1264 1264 » » 1264 6 = 121,72 = 288,76 16 e soldi 10 = 227,91 » » 1268 » » 1287 » » 1306 » 1459 1264 » I a sin o II == 5 e soldi 10 = 1 3 3 ,9 4 — 2 4 3 ,4 5 13 = I [ = 263,74 223,16 12 17 18 = 7 9 ,5 4 5 = i o i ,4 4 (1) P l a u t o , Capi., II, 103; IV , 15; v. 21: Pseudolo, I, I, 4950· (2) X , 43 · (3) R e l a z i o n e d e l d o tt. M a d d o n citata dal D u r e a u d e L a M a l l e , E co nom ie p o litiq u e des R om a in s , I, 128. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 63 Per ciò che riguarda i terreni dò queste prospetto : — Anno. — T a v o l e (vedi pag. 48) 1164 222 1164 222 1190 2 (il terreno è posto verso il mare) 1190 2 1191 2 (il terreno è posto verso il mare) L i r e g e n o ve s i ^ j^ L ^ It? " ^ 62 e soldi 18 3X e soldi 9 0,76 0,34 6 e soldi 15 4 0,74 0,47 8 0,95 Dobbiamo osservare che il prezzo di terreni posti verso il mare era superiore di non poco a quelli posti verso il monte, come pure che questi terreni probabilmente erano incolti perchè, ad esempio, una terra vignata con boschi sita in Celle fu venduta per L. 2 6 0 che corrisponderebbero a Lire Italiane 7 9 1 3 , 8 8 , nell’anno 1 1 9 0 , mentre invece un’aia al Gazzo nel 1 2 5 5 fu appena pagata 5 0 soldi cioè Lire Itataliane 6 0 , 8 8 , e un quarto di bosco nel 1 2 6 6 fu pagato solo L. 6 (L. It. 1 2 1 ) , il che darebbe per il bosco intero la cifra di L. It. 4 8 4 . Scendendo al prezzo delle case occorre notare che que ste erano quasi tutte ad un piano. Ed ora ecco il prospetto: Anno. Stabile Lire gen. 1221 D e v ’ esser stata grande perchè 1236 C a s a p e r ..................................................................... solo la metà pe r.................................................... 1237 » » L . It. ne è venduta ........................................ ............................. 40 1217,52 4 121,75 21 639,19 1248 Un palazzo p e r ..........................................................175 1826,550 1254 1287 C asa p e r ..................................................................... 33 V2 3 c ase p e r ..................................................................... 35 1291 C as a e 2 terre vignate p e r ................................... 300 1310 C as a e terra vignata p e r .........................................140 1312 Casa p e r ..................................................................... 80 974?ι 6 1312 Casa (metà solo) p e r .............................................. 20 221,90 1329 Casa e terra alberata di ciliegie, fichi e olive per 36 410,86 8 i 5»85 568,19 4065,70 1704,78 In Genova una casa venduta nel 1 2 4 5 costò lire geno vesi 7 0 pari a lire it. 1 4 2 0 , 1 6 . Il fitto delle terre era proporzionato al loro prezzo, come si può vedere dal seguente prospetto : Anno. Lo cal it à F itto annuo in L . Gen . L . It. 1 157 2 pezze di terra presso il Gazzo 17 soldi 25,87 6 lire 182,62 1192 U n a v ig n a 1203 T erritorio in Bruscata 13 den. e metà rac co lto 1,64 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — Anno. 64 122 I T erreno 1221 » 1242 T erra 1246 » F i t t o a n n u o in L . G e n . L o calità 3 So soldi e frutta 3 sold i 12 soldi 1248 T e r r a d e t t a F e r r a r ia I2 5 I U n castagneto I2 5 1 Terra 125S T e r r a su l G a z z o 5 lire 40 soldi L . I{. 9 r,3 i 60,87 3,65 14,61 121,77 7 lire 48,70 170,46 12 soldi 14,61 A ccen n erem o ancora prima di finire al prezzo dei libri e delle corazze. D a un documento curioso e interessante che si riferisce probabilm ente al 1239, apprendiamo 1 alto v alore dei libri in quel tempo. Una certa R ichelda vedova del giu d ice G uglielm o Bocella vende al notaio Gandolfo da Sestri il codice di Giustiniano scritto su cartapecora, e colle note di A lessandro, giurista vissuto verso il 1227 e conti nuatore della scuola di A zzone di cui trascrisse le prele zioni, inoltre il digesto vetus, il novum commentato dal ce lebre A zzo n e, Γ infortiatum , altri tre libri del codice e la somma dei decreti, il tutto per lire 43 che equivalgono a lire 1308,34 nostre. D a un atto infine del 1250 sappiamo il prezzo p rob a bile di una corazza con maniche di ferro , il quale era di 3 lire, equivalenti a lire nostre 63. A n t o n io B o z z o . DI ALCUNI SCRITTORI PONTREMOLESI D E L L A FAM IGLIA BOLOGNA i. A N T O N IO B O L O G N A . E certo che fu figlio di Giacomo di Gio. Domenico, ma non è possibile precisare l’epoca della sua nascita, per difetto di registri nelle parrocchie pontremolesi. Può ra gionevolm ente credersi che nascesse intorno al 1570. F u dottore in ambe le le g g i, e dedicatosi alla tratta zione degli affari le g a li, entrò presto in grazia dei Mala- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 65 — spina di Mulazzo e del Duca di Guastalla che gli affidarono vari uffici ed incarichi nei loro Stati. Serio cultore, fin da g io vane, degli studi letterari, scrisse poesie ed orazioni latine. Ebbe in moglie una tal Genevera della quale non si conosce il cognome; e morta costei nel 9 luglio 16 24 , si fece Sacerdote , ritirandosi in p a tria , e dedicandosi tutto all insegnamento e alle opere di pietà. Il cronista Cam pi, discorrendo della famiglia B o lo g n a in un Zibaldone di ricordi sulle famiglie pontrem olesi, ne fa memoria con queste parole : /. C. Antonius presbiter vir eruditissimus qui Pontremuli rethoricam docuit et do ctissimos alumnos effecit. E quando nel 7 luglio 1630 fu convocato il Consiglio generale di Pontremoli per delibe rare la fabbrica della nuova Cattedrale, egli fu tra i primi ad accorrere colla sua offerta, obbligandosi « dar scudi dieci per detta fabrica subito si cominciasse ». Morì nella parrocchia di San Colombano a dì 9 giugno 1649 , ricevendo la estrema unzione dal Sacerdote F ra n cesco di lui figlio, ch’era Rettore della parrocchia di Santa Cristina e Vicario Generale di Mons. Gio. B atta Spinola V escovo di Luni-Sarzana (1). Oltre questo prete Francesco ebbe dalla m oglie Ge?ievera anche un altro figlio per nome Bartolomeo nato il 21 gennaio 1601 del quale tratteremo nel paragrafo seguente. Il Cinelli negli Scrittori fiorentini, opera Ms. esistente nella Magliabechiana , discorre di questo Antonio B ologn a , ma evidentemente lo confonde col figlio Bartolomeo ora ricor dato, come a suo luogo dimostreremo. SCR ITTI A S T A M P A . i. — I n C h r i s t i — P a s s i o n e m — Carmina — A n to n ii B o n o n ii Pontremulensis — Recitata a loan. Francisco G a rzon io , in urbe B o — zulo in Ecclesia D iv i Petri eius Urbis — Protectoris — sensu S u pe r io r u m De con . S e g u e una piccola stampa in legno rappresentante la C ro cifissio n e, (1) Un sonetto di questo Francesco Bologna sta in un libretto che ha per titolo: La vendetta di Amore, Idilio del Sig. Gio. Pietro Sim onacci di Pon trem oli. Parma, 1640, in 16. Giorn. St. e Lctt. della Liguria. 5 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 66 — e d o p o , in fo n d o a lla p a g i n a : « E x T y p o g r a p h i a R a m p a z e t a n a ι6 οβ ». S u l l a 2 .a c a r t a sta u n a l e t t e r a di d e d i c a al « S i g n o r G io. 1 r a n c e sc o B r a g a d i n R e t t o r e t P r o v v e d i t o r di C a t t a r o », c o l la d a ta di B o z z o l o 15 m a g g i o 1606, firm a ta d a G i o . F r a n c e s c o d e ’ G a r z o n i . c o m i n c i a il c o m p o n i m e n t o in esam etri che - t e r m in a S u l la 3. sul 6 .a c a r ta c o l la p a r o l a F i n i s . G l i e s a m e t r i s o n o 210. 6. — In S. U n ’e s e m p l a r e di q u e s t o o p u s c o l o esiste p r e ss o il — Ducem F r ia e C o m item H a v a e etc. D o m in u m D o m u s V elasca e etc. D e C o n s ilio S la r iu n ì , in su p rem o Ita lia e C o n silio P r a e s id e n t , e t su m m u m e ju sd e m M a je s ta tis in Ita lia D u cem , e ju s q ; S ta tu s G u b ern a to rem In te g e r r im u m — totiusq ; l a t io R e g i o D u c a l i , E x Officina t y p o g r a p h i c a — b ria e e d io l a n i — In P a M arci T u llii M alate- M D C V I ». — S u lla 2 . * ca r ta : P e r i l l u s t r e m n u is s im u m m ilite m — In s u Cubicula^ — exerci A n t o n i i B o n o n i i I. U . D. P o n tre m u le n sis — Carm en. S o t t o è T a r m e d e l D u c a di F e r i a ; q uin d i : « M s ta e — Fernan — C o m e s t a B i l e m C a s t e l l a e etc. tu s M a je s ta tis C a th o lic a e S u p rem u m eju sd e m M a je s ta tis tu u m di c a r te Cav. C a m illo C i m a t i di P o n t r e m o li . 2. — I n I llu s t r is s . e t E x c e lle n tis s . — D . D . I ó a n n e m d ez V a la scu m c arta vei so d ella vir u m - - e t s ir e - D u ce m C h risto p h o ru m L o p ez — G a v ir i am Pon- tr e m u li G u b ern a torem — in te g e r r im u m . S e g u o n o q u attro distici fir m a ti A n to n iu s B o n o n iu s /. C . — S u l la 3 .a c a r ta : A d I o a n n e m V e l a s c u m — P r i n c i p e m — R e b u s praeclare g estis clarissim um e t s in g u la r is — d o c tr in a e la u d e m a x im e in sig n em — A n t o n i i B o n o n i i I. C . P ° N" t r e m u l e n s i s — C a r m e n . Q u e s to c a r m e si c o m p o n e di 49 esa m etri, poi s e g u o n o d iv e rsi e p i g r a m m i , ed in fine: L a u s D e o o m n ip o ten ti, e t V i i g in i — B ea tissim ae . — In 8.°, di carte 8. — U n e sm p lare di q u e sto o p u s c o l o e s is te p r e s s o il C a v . C am illo Cim ati di P ontrem o li. 3. — p o p u lu m A n to n ii B o n o n i i P o n t r e m u l e n s i s I. C . O ratio de p a ce ad G u a sta lle n sem . M a n tu a e , 1 6 2 1 , e x Officina typ. fr a tr u m de O sa n n a . A- P a £· 3 sta u n a lettera d ed ic a to ria : I l l .m0 D .° M o ro ello M a la sp in a e M a r c h io n i M u la tii e t P a ra n a e S u p e r io r is D o m in o suo A n to n iu s B o iio n iu s I . C . S . D . Con q u esta lettera d atata da G uastalla , id ib u s m a ii (5 m a g g i o ) i 6 ? i , P A u t o r e si professa g r a to m o lti b e n e fiz i ric e v u ti, ed a g g iu n g e : « c um hanc in m a x i m i s m eis o c c u p a tio n ib u s tib i u t sit q u o d d a m q u asi p ig n u s perpetuum que — aliorum m ea e ju ssu al de M alaspina pe r p a c e orationem conscripserim, illam singularis in te o b servan tiae, e x t e t g r a t a e volu ntatis m o n u m en tum , offerri p la cu it ». In 8.° di p . 24. — U n esem plare di questa .orazione sta nella B i b li o t e c a N a z i o n a le di F ir e n z e , S ez io n e M agliabechian a. D alle p a r o l e j u s s u co n scrip serim sem bra potersi d ed urre che il B o l o g n a d e tt ò q u e s t a or a zio n e per ordine di F erd in a n d o D u c a di G u a stalla, il q u a l e si a d o p e r ò m olto per sistemare la vertenza insorta fra i D u c h i di S a v o i a e di M an tova p e r la successione al Marchesato di Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — M o n fe rrato ; vertenza 67 — che messe in gu erra tutta l ’ E u r o p a , e s s e n d o i D u c h i di S a v o ia sostenuti da Francia e da V en ezia , e il D u c a di M a n to v a d a lle trupp e Spagnuole. Più tardi, quando di q u e s ta v e r t e n z a si a rrogò la d ecision e l ’imperatore, ebbe molta parte nelle t r a t t a t i v e c h e si fe c e io in T r e n to un altro Pontremolese, A n to n M .a R i c c i c h e fu n o minato plenipotenziario spagnolo. 4· E le g ia . r io r u m A d — Ioannem — V elascum — A I n fine: P a p i a e — apud Ioannem n to n ii B o n o n ii N ig r u m 1622 — I. C. — S upe per m issu . S o n o 39 distici. — In 8.° di carte 2. — U n esem plare e s is te p r e s s o il C a v . Cam illo Cimati di Pontremoli. 5· O r a t i o f u n e b r i s A n t o n i i B o n o n i i P o n t r e m u l e n s i s I . C . ab eo P o n trem u li habita, dum in templo D . F ra n cisci R e g in a e M a r g a r ita e A u str ia e P h ilip p i I I I u xo ris ju sta fu n eb r ia solem ni ritu a p o p u lo P o n trem u len si persolverentur. ///.mo D . D . V incentio G onzagae F e r d in a n d i G uastallae D u c is et M o lfc ti P rin cip is filio dicata. M a n t u a e , 1623, e x off. ty p . fratrum D e Osanna. In 8.° di p. 24. — A n c h e di questo raro libretto esiste u n a c o p ia n ella N azio n a le di Firenze, Sezione M agliabechiana. II. B A R TO LO M E O B O LO G N A . Figlio di Antonio sopra ricordato , nacque Bartolom eo Bologna a Pontremoli nella parrocchia di S. Colom bano e fu battezzato il 21 gennaio 1601. Laureato in le g g e , attese alla Avvocatura, prima in Pontremoli e poi a Milano. In seguito fu nominato Auditor Fiscale a G en o va , e quindi Auditore della Rota Civile nella stessa città; nel quale ultimo ufficio venne* confermato per un secondo triennio, con patente onorevolissima del 17 marzo 1643. Vacando nel 1650 un posto nella R ota F ioren tin a, il Bologna vi concorse e l’ottenne per la raccomandazione di Bartolomeo A r e s e , come risulta dalla seguente lettera in data di Milano 7 Settembre 1650, colla quale l’A rese rin grazia il Granduca Ferdinando II di avere favorito il B o logna : S ereniss .0 mio SiG.e Col .0 U m iliss.0 gratie porgo a V . A . S . ma d ell’ honore che la s ’ è d e g n a t a di fare al S ig . D o tt.1’ Bologni, conferendogli il luogo di c o t . a R o ta , e riconosco la mercede segnalatiss.1™ della magnificenza di V . A . con aum ento sem p re maggiore delle mie già infinite ob b lig az io n i al S e r e - Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 68 — niss.o S u o n o m e . Il v a l o r e d e l S / B ologn i s p e r o mi d i s i m p e g n e r à d a ll a sic u rtà c h e p e r e s s o feci p r e s s o V . A . M a n on so g i à c o m e d is c o n t a r m ai u n a p a r t e di t a n t o d e b i t o a d d o s s a to m i d a lla su p e r io r e u m a n ità d e l T A . V . , a c u i n o n la s c ia n d o di p o r g e r e r iv e r e n te s u p p lic a p e r ess er g ratiato d e lT o n o r e d e ’ suoi c o m m a n d i c o n u m iliss.0 o s s e q u io m e le in c h in o e c c . ( i). D a A u d ito re della R o ta fu inalzato il B o logn a nel 27 febbraio 1659 al posto di terzo A uditore della Suprem a C onsulta di G razia e Giustizia in luogo dell*Auditore V a lentino F arin ola; e nel tempo stesso fu nominato A u d i tore del M agistrato dei Capitani di Parte Guelfa, A ssessore dei Conservatori di le g g e , dell’A bbondanza e del Monte di Pietà. N el i.° marzo 1660 fu provvisoriam ente incaricato di supplire n ell’ufficio di A uditore del M agistrato Suprem o il D ott. F ederico M arioni di Gubbio, ch’era caduto amma lato ; e nel 9 settem bre 1661, essendo il Marioni ritornato in patria, fu il B o lo gn a confermato definitivamente in quello ufficio, con obbligo di lasciare tutte le altre cariche che ri ten eva , eccettuate ' soltanto quelle d’A uditore di Consulta e di A ssessore del M onte di Pietà (2). In questi uffici ri mase fino al 13 aprile 1674, nel qual giorno ottenne ono revole m otuproprio che lo collocava a riposo, accordandogli una pensione vitalizia di scudi 300 annui. Passò gli ultimi anni della sua vita in Firenze, ove morì il 4 giugno 1679 e fu sepolto in S. Procolo (3). Il Conti nel libro già citato D e claris ju d icib u s, il Gerini nelle M em . Stor. di Lunigiana ( I I , 257) e il Cinelli nel libro degli Scrittori toscani (4) ricordano con lode B ar tolom eo B ologn a. Il Cinelli per altro lo chiama A ntonio confondendolo col di lui padre ; ma 1’ equivoco è talmente evidente che non ha bisogno di dimostrazione. Ecco come ne scrive : « ....................... per molti anni esercitò la carica (1) A rch ivio M ediceo , Filza 1006. Carteggio di Ferdinando I I , Lettere dal 1648 al 1650. (2) D e C o m i t i b u s ( C o n t i ) , D e cla ris ju d icib u s etc.... S e t t i m a n n i , C ro naca, vo l. X I, car. 41 e 116, in Arch. di Stato di Firenze. (3) L ib r o dei v io rti nelTArch. di Stato di Firenze. (4) M anoscritto nella M agliabechiana c. 163. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 di Auditore de’ Consiglieri in Firenze , e ’l so per prova perchè revocò una sentenza data a favor mio dal suo an tecessore Marioni. Fu uomo dotto , ed ebbe grandissim a cognizione di libri in ogni g e n e r e ................................ Molti altri suoi motivi M. S. sono nell’ uffizio del Proconsolo di Firenze con l ’occasione di avere esercitate più cariche nella mia p a tria , de’ quali siccome d’ uso , non so per qual ra gione non abbia fatto menzione il P. Co. A gostino F on tana nella sua Biblioteca legale amplissima. Morì il B ologn a in Firenze dopo avere avuto il riposo circa l ’anno 1679 ». A conferma di quanto scrisse il Cinelli circa la cultura di Bartolomeo Bologna, aggiungeremo ch'egli raccolse co dici e oggetti d’arte, i quali furono trasportati a P ontre moli dai suoi figli che là ripresero stanza definitiva dopo la sua morte. Infatti i tutori del di lui bisnipote Giacomo Bologna venderono nel 1717 a Francesco I Farnese D uca di Parma dieci dipinti qualificati tuttti di buono autore (1); e il Duca aggiunse al prezzo concordato anche il titolo di Conte al minore Giacomo e ai suoi discendenti in infinito, e di Contessa alla madre sua che fu Angela P avesi (2). E il Mehus nella Prefazione alla vita del Tra versari (pag. V e V II) ricorda un Codice cartaceo in 4.0 appartenente al Conte Bologna di Pontremoli, nel quale erano trascritte varie lettere di Paolo e Timoteo Veronesi, di Lorenzo de’ Medici, di Poggio Bracciolini, di Matteo Bossio, di B arto lomeo Faccio e di altri, nonché di Am brogio Traversari. A gg iu n g e poi nella Vita (a pag. 419) di aver preso copia dal detto Codice di una Orazione del Poggio fiorentino in lode del Cardinale di S. Angelo e di averla inserita nella Biblioteca del Marchese Riccardi. Diverse sue Decisioni sono a stampa in varie raccolte di Decidenti e in Trattatisti. (1) Archivio notarile di Pontremoli, rogito di Ser Ascanio F alasch i d e’ 16 novembre 1717, Prot. V, c. 128. (2) Diploma dato a Piacenza il 4 aprile 1718. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 III. N IC C O L Ò M A R I A B O L O G N A . F ig lio dell’A v v . Pietro Giovanni e di D elia Maracchi nacque in Pontrem oli, ed ivi fu battezzato nella parrocchia di S . Colom bano il 30 gennaio 1698 (1). Com piuti g li studi legali attese all’ esercizio d ell’A v v o catura , nel quale ebbe molto credito non solo in Pontre m oli ma in tutta la Lunigiana. Pei Marchesi Malaspina com pilò g li Statuti de’ Feudi di Madrignano e di Suvero: e del M archese Carlo di Mulazzo fu giudice delegato. In un atto del 1775 è anche qualificato come Pro vicario m a g g io r generale per S. A . R . il Granduca di Toscana in P o n trem o li, sua giurisdizione e feudi granducali. Nel *743 fu ammesso tra i Consiglieri urbani del Comune di P on trem o li; ed ivi tenne anche vari altri uffici, fr a i quali quello di R e tto re o Priore del Venerabile Spedale di San t ’A n to n io A b ate. L ’A v v . N iccolò Maria morì senza discendenza, dopo il 1780. SC R IT T I A STA M PA . I- — N o t iz ie ist o r ic h e della T erra d i P o n trem o li, S tann o nelle R e - la zio 7ii d i a lc u n i v ia g g i f a t t i in d iverse p a r ti della to r e G i o . T a r g io n i T o zze t ti, Toscana d a l D o t da p a g . 2 1 1 a p a g . 4 1 0 del T o m o X I d e l l a E d i z i o n e di F i r e n z e , M D C C L X X V I I , per G a eta n o S ta m p . G ran d u cale. C am b iag i Il T a r g i o n i nel d a rle in luce vi fece la se g u e n te dichiarazione pre l i m in a r e : « S o n o ta n to c op iose, tanto diligen tem ente ricercate e tanto (1) Il padre di Niccolò Maria, Pietro Giovanni, morto in età di 87 anni, nel 1737, fu esso pure giureconsulto assai stim ato, e tenne gli uffici di Po destà di M onticello presso Piacenza., e di Auditore Generale dei Marchesi M alaspin a di V illa fra n ca , Virgoletta e Podenzana. Compose un dramma pa storale che fu m esso in musica dal maestro Paolo Bavara e rappresentato a P ontrem oli nel 1685. È a stampa col seguente titolo: La sem plicità in stru tta , D ram m a pastorale per musica del Dott. G io. P i e t r o B o l o g n a , n obile pontrem olese, dedicato alle gentilissime dame di Pontremoli. — Da rappresen tarsi in questo anno 1685 — In Massa nella stam peria di G iro lam o M arini (senz’anno), in 8 picc. di pag. 32. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 interessanti le notizie istoriche della ragguardevolissim a t e r r a di P o n tremoli, d elle quali per mezzo del S ig . C av . Stefano B e r to lin i P r e s i dente della R e g ia Consulta mi favorì con som m a g e n t il e z z a fino d a lP anno 1754 il S ig . Av vo ca to Nicolò Maria B ologn a , c h e m i h a n n o im pegn ato a formarne un capo a parte, colla fiducia c h e r iu s cir à g r a ditissimo ai lettori per la novità e per l ’importanza d ella m a t e r i a . I m perocché se uno rifletta alla situazione di Pontremoli, q u a si n e l c e n t r o di vaste A lp i, e si riduca a memoria le poche e scon nesse n o tiz ie c h e se ne trovan o in alcuni libri, appena crederà possibile c h e , c o n tu t te le più prem u rose ricerche, si possa mettere insieme da e m p i r e un fo glio di cose utili e dilettevoli spettanti ad essa T e r r a . M a l o z e l o p a triottico, la diligente ricerca, e la giudiziosa scelta di esso S i g . A v v o cato, ha saputo rammassare materiali da formare un c o r p o d ’ Istoria di Pontrem oli, che non avrà invidia a quello di alcune città d ’ Italia, anche più grandi e commendate dagli scrittori....... pu bblico delle dotte fatiche del Sig. Nel far p a r te al Avvo cato B o lo g n a , io n on h o altro m erito , se non che di averle ridotte sotto diverse S e z i o n i , c h e mi sono sem b rate opportune, e di a vervi agg iu n to q uello c h e h o t r o vato di più nel manoscritto di Bonaventura de Rossi S a r z a n e s e , ed incidentem ente in vari libri stampati, affinchè l ’opera r ie s c a ta n to più completa, quanto più nuova ed inaspettata ». Q ueste notizie storiche sono divise in cinque S e z io n i , le q u ali, dal canto loro , si suddividono in diversi paragrafi o appresso : S ezio n e I. — Descrizione di Pontremoli — S u a c a p ito li, com e s itu a z io n e Re cinto e fortificazioni — Popolazione e fabbriche. S ezio n e I I . — Storia civile — Condizione di P on trem o li n ei te m p i antichi e nei secoli di mezzo — D a ll’anno 1077 al 1202, e se sia sta ta dominata dalla famiglia Malaspina — Pontremoli g o v e rn a ta a C o m u n e dal 1202 al 1319 — Sotto il dominio di Castruccio dal 1320 al 1328 — Sotto i Rossi di Parma e gli Scaligeri di V e r o n a dal Sotto i V isco n ti dal 1339 al 1403 — S otto i Fieschi _ D i nuovo sotto i Duchi di Milano dal 143° di Fran cia dal 1500 al 1522 - 1329 al 1339 dal 1404 al 1430 ^δ00 Sotto i Re Per la terza volta sotto il D u c a di M i lano dal 1522 al 1525 — Sotto Carlo V dal 1526 al 1528 — D i n u o v o sotto i Fieschi dal 1528 al 1 5 4 7 - Per la seconda volta so tto C a r lo V dal 1547 al 1555 - Sotto i Re di S pa gn a dal 1555 al 1647 - S o t t o la Repubblica di Genova dal 1647 al 1650 — Sotto i G r a n d u c h i di T o sc a n a dal 1650 in poi. S ezion e I I I . — Governo di Pontremoli. S ezio n e I V . — Notizie di storia ecclesiastica di P o n tre m o li. S ezio n e V. — Soggetti più illustri Pontremolesi. Q uesto lavoro del Bologna fu accolto con f a v o r e , a ’ s u o i tem pi, perchè era il primo che trattasse la storia pontremolese sui soli d o c u menti o attingendola a fonti indiscutibilmente autorevoli, e sfro n d a li- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 72 — d ola da tu t te le fa n ta stic h e r ie dei v e cc h i cronisti locali. M a , certo, q u e l l a v o r o n o n fu c h e un a se m p lic e rac co lta B o l o g n a n o n e b b e v e r a m e n t e Γ id ea di di da rg li s to r ia . E g l i tr a s c o r s e la l u n g a ed op e r o sa sua m e m o r ie , p e rc h è il form a vita e s v ilu p p o di (lo s c r iv e m m o in a ltra o c c a s i o n e ) e n t r o i confin i m u n i c i p a l i , e trasse solo profitto dai p o c h i d o c u m e n t i c h e p o t e v a n o venirgli a m a n o a P o n trem o li, tras cu r a n d o a n c h e , p e r c h è forse n on ne eb b e la c om od ità , di sfog liare m olto i libri a s ta m p a . S i s t u d i ò di c o n d u rre il suo lav oro con retto c ri t e r i o , m a la n u o v a s c u o l a critica, d ella q u a le e g li v id e so lta n to i primi a lb o r i , h a d o v u t o p iù d ’ u n a v o lt a c o rr e g g e rlo . C iò non di m e n o , egli è m e r i t e v o l e d ’ e n c o m i o p e r l ’op era sua, la q u a le in talune parti resta s e m p r e im p o r t a n t e . O P E R E M A N O SCR ITTE. 1. — S t a t u t i C del omune M a d r i g n a n o , fa tti e p u bb licati n el di m e s e d i d ice m b r e d e ir anno d e l S ig n o r e 176 0, con la p erm issio n e ed a p p r o v a zio n e d i S u a E c c e lle n z a i l S ig . M a rch ese C arlo d el f u S ig n o r M a rchese A zo G ia c in to M a la sp in a d i M u la z z o > nostro P a d ro n e eie- m e n tis s im o , essen d o C o?iso li D o m e n ico T a cco n i e Santo B e r to n i. C o d i c e t t o in 4 . 0 p i c c o l o di carte 18, p o ssed u to da G io v a n n i S forza. S i d i v i d o n o in 42 cap itoli, ed infine sono sottoscritti d a ll ’A v v . N ico lò M . a B o l o g n a di P o n t r e m o li G iu d ic e D e l e g a t o di S u a E c c e lle n z a il S i g n o r M a r c h e s e C a r l o M alaspina di M ulazzo. (Cfr. S forza , B ib lio g r . S to r ic a d e lla L u n ig ia n a , a p a g . 32). R i g u a r d o a q u e sti S ta tu ti così scrisse il B r a n c h i nella S to r ia della L u n ig ia n a f e u d a le , (P is to ia , B e g g i , 1898, vol. I, p ag. 616): « N e l 1746, 19 D e c e m b r e , il M a rch e se C arlo Morello faceva c o m pilare d a ll’ A v v . N iccolò Maria B o lo g n a di Pontrem oli gli Statuti q u e s t o f e u d o (di M a d r ig n a n o ) direttam en te concernenti , e gli a p p r o v a v a q u in d i nel fe b b ra io d el 1760. U n simil C o d ic e c h e c o n te n e v a 42 c a p i t o l i , n o n fa c o n o s c e r e che v e ru n a antica disposizione vi sia ripor t a t a : tu tti q u e s t i C ap itoli, 1’ ultim o eccettu ato , riguardano la m ateria c i v i l e , la q u a l e so s ta n z ia lm e n te non si rid uce che ad un accozzam en to d e lle le g g i e h ’ erano in v ig o r e nella p a r t e l a p a t r i a d el co m p ila to re. vicina T o s c a n a di cui form ava Il cap itolo ultim o appella al diritto p e n a l e ». A l t r i d u e es e m p la ri di questi Statuti, scrive lo stesso Branchi, esi s t e v a n o , u n o n e lla C a n c e lle ria C o m unitativa di P o n trem o li, e l ’ altro p r e s s o P a ita di C a lic e . 2. — S tatuti del C omune di « L ’ a n t i c o S ta tu to di S u v e r o S uvero più non . corrispondeva nel 1774 ai b is o g n i d e l l a p o p o l a z i o n e , per cui i Consoli ed i C onsiglieri di q u ella T e r r a c h i e s e r o al M a rche se G iu sep p e Malaspina di V i lla f r a n c a , A m m i n is t r a to r e C e s a r e o d ella C asa di S u v e ro che volesse p rov ved e rli di Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 73 — un n u o v o Statuto ; ed egli come rappresentante il m in o r e n n e S i g n o r e di S u v e ro Marchese Torquato Malaspina, con rescritto d e l l ’ 8 f e b b r a io di q u e ll’ anno incaricò della compilazione del m ed e sim o ì ’A v v . N i c colò Maria B ologna di Pontremoli. Esso com pilò di fatti il n u o v o S t a tuto che fu pubblicato in Stiverò il 2 giu g n o 1775 ed a p p r o v a t o d a l M archese G iu sep pe il 4 luglio successivo. S i c o m p o n e di 99 c a p i t o l i ; ed un esem plare di esso trovasi nello A r c h iv io dom estico d e i M a r c h e s i M alaspina di Mulazzo, Filza 21, N. 3 ». (Cfr. S f o r z a , B ib lio g r . S to rica detta Lunigìana , a pag. 243. V e d . anche B r a n c h i , o p . c i t ., v o lum e II, p a g . 559). IV . BO LO G N A C A R L O (di Paolo). Nacque in Pontremoli il 14 agosto 1767 da Paolo B o logna e da Teresa Mastrelli. Manifestò fino dai primi anni un ingegno versatile e potentissimo, accompagnato da una prodigiosa memoria per la quale tutto lucidamente e te nacemente riteneva. Studiò nelle Università di Parm a e di Pisa ; e in questa ultima ottenne la laurea di teolo gia e di ambe le leggi nei giorni 17 e 21 maggio 1793. N e ll’ una e nell’altra città non ebbe fra i suoi condiscepoli chi lo emulasse per talenti, per operosità e per sapere; e specialmente in Parma, ove più lungamente dim orò, lasciò desi derio di sè e contrasse onorevoli am icizie, fra le quali quella del celebre Angelo Mazza , il quale compiacendosi a conversare con lu i, soleva chiamarlo il dotto Bologna. Fattosi poi Sacerdote all’ età di 24 a n n i, ottenne per concorso nel 1795 l’Arcipretura parrocchiale di Rossano presso Pontremoli. Poco tempo per altro potè rimanere in questo pacifico ritiro, ove il suo spirito si sarebbe sempre più temperato alla severa scuola della meditazione e della carità. Le vicende del 1799 sopraggiunsero a turbarlo, scon volgendo la Lunigiana coi frequenti cambiamenti di g o verno e col continuo passaggio di eserciti di ogni nazione dalla Liguria alla Lombardia, e provocando anche fatti sanguinosi nella memorabile resistenza alle truppe francesi per parte dei montanari di Z e ri, in quei luoghi appunto ove il Bologna aveva la sua parrocchia. La m aggior parte Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 74 — dei cittadini pontrem olesi, vinta dal timore e dalle rappre saglie , fu g g ì ; ma Γ A rcip rete B ologn a che sedeva nel Ci vico M agistrato , corse al suo posto in P on trem o li, seppe in varie occasioni parlare alto e franco ai colleghi della M unicipalità, si adoperò con prudenza a moderare le mi litari e sig e n z e , e riuscì a risparmiare mali m aggiori al paese. R istab ilito l’ordine col sorgere della fortuna Napoleo nica, il B o logn a attratto dalla nuova vita pubblica che an d av a instaurandosi e sollecitato dalle istanze dei parenti e d eg li amici , rinunziò alla sua Chiesa ritornando a vivere colla fam iglia in Pontrem oli, ove nel 24 agosto 1801 il V e s c o v o gli confermò il titolo di A rciprete. A ttese allora a ll’esercizio dell’A vvo catu ra, avendone ottenuta licenza non ostante la sua qualità di ecclesiastico ; e può quasi dirsi che d ’allora in poi non vi furono affari importanti in tutta la L u n igian a che non passassero per le sue mani, f r a questi è da ricordare la sistemazione di tutte le vertenze riguar danti g li ultimi M archesi Malaspina di Mulazzo e i loro eredi M archesi Mosti R ecupito di Benevento , dei quali fu p er molto tempo amministratore. In dipendenza dell’ esercizio della professione di A v v o cato ebbe a soffrire il Bologna nel 1810 un processo cri m inale che fu celebre per tutta la Lunigiana, non solo per la qualità delle persone che vi furono implicate, ma anche perchè celava i rancori personali e la vendetta di ben noti in trigan ti camuffati, come dicevasi allora, da patriotti. Per ciò stimiamo opportuno di darne un brevissimo cenno. I P adri A gostin ian i del Convento della SS. Annunziata di P ontrem oli avevano venduto con le debite autorizzazioni del govern o della R egin a d’ Etruria , allora dominante in Pontrem oli , all’A vvo cato Luigi Torrigiani di Parma una loro tenuta detta di Ozzano posta nel territorio di quella p rovincia ; e Γ Arciprete B o lo g n a , come consultore legale del Convento, aveva avuto parte nelle trattative deH’affare e dettati i relativi contratti. Trascorso poco più di un anno dopo questo fatto, e avvenuta la riunione all’ impero fran cese della Lunigiana e delle Provincie Toscane, fu pubbli- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 75 — cata nel 1808 la legge di soppressione delle Corporazioni religiose, che ordinava il passaggio nel Demanio di tutti i beni di queste. Quantunque i frati dessero esatto conto del prezzo ricavato da quella vendita, consegnando anche i titoli di quanto restavano ancora in credito verso il com pratore, le Autorità francesi istigate da maligni e m endaci calunniatori che ipocritamente sfoggiavano patriottismo, instruirono un processo per simulazione di contratto in frode al governo, contro il compratore Torrigiani, contro i Frati che stipulavano la vendita e contro l’Arciprete B o lo g n a loro A vvocato consultore ; i quali tutti ebbero a soffrire prigionia dallo agosto del 1810 al febbraio 1811. N on tardò per altro a trionfare la giustizia , giacché portata la causa al pubblico dibattimento avanti la Corte criminale e spe ciale residente in Chiavari, dopo le difese pronunziate dalΓ Α νν. Giuseppe Bertani Professore di diritto civile in Parm a e dall’A v v . Giovanni Bologna fratello deir A rcip rete , nel dì 12 novembre dell’ anno 1810 fu pronunziata amplissima sentenza assolutoria di tutti g l’imputati. Ma poiché questo non bastò a far tacere 1’ animosità apertamente dim ostrata da chi sosteneva la parte di Pubblico Ministero , sempre instigato dalla faziosa combriccola sedicente patriottica, ostile specialmente al Bologna, la Corte di Cassazione di Parigi, presso la quale patrocinò la causa degli im putati il celebre A vvocato Mejan, pronunziò nel dì 8 febbraio 1811 il suo verdetto definitivo , confermando in ogni parte la sentenza assolutoria (1). Le non lievi traversie della vita e le severe occupazioni legali non distrassero per altro il Bologna dallo attendere agli studi filosofici e anche a quelli letterari, che sino dalla (1) Cfr. O r a z i o n e a difesa dei Signori Avvocato A rcip rete C arlo B o logna, Avvocato L u ig i Torrigiani e dei g ià R eligiosi A g o stin ia n i A n d rea M arioni, Giuseppe Benedetti e Celestino F e r r a r i, recitata i l d ì 12 N ovem bre d ell’ anno 18 10, innanzi alla Corte di G iustizia C rim inale e speciale del Dipartimento degli Appennini in Chiavari dai Signori G i u s e p p e B e r t a n i Avvocato e Professore di diritto civ ile in Parma e G i o v a n n i B o l o g n a Avvocato alla Corte di Appello di F iren ze; preceduta d a lla esposi zione del fa tto . — Parma dalla Stamperia di Filippo Carmignani e Giu seppe Paganino (1810); in fol. di pp. 26-4S-14. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 _ 76 — g io ven tù sem pre predilesse. Non vi fu opera importante storica , letteraria o filosofica pubblicata ai suoi tempi che non trovasse posto nella copiosa sua biblioteca ; e non vi fu questione di critica, specialmente letteraria, eh’ egli non seguisse con v iv o interesse. L a lingua latina conobbe per fettam ente , dettando in essa con grandissim a facilità epi grafi e versi. D e ll’antica storia di Lunigiana fu buon cono scitore ; e a lui ricorsero l ’A b . Em anuele Gerini per no tizie e docum enti da servire alle Memorie storiche di L u nigiana , com e ne fa testimonianza lo stesso Gerini nella prefazione alla sua opera , il conte Pom peo L itta per no tizie sulla fam iglia Malaspina, come lo dimostrano alcune lettere originali del L itta stesso esistenti presso lo scrivente, e finalm ente il P . Massimiliano R icca delle Scuole P ie per aiuto ad un lavoro che si era proposto di fare sul M ar chese A lessan d ro M alaspina , come pure apparisce da let tere del R icc a . A ffab ile per natura, volentieri accoglieva le. molte per sone che si rivolgevano a lui per consiglio e assistenza, per direzione negli s tu d i, per indicazione di fonti e d ’ au torità e per giudizio in lavori letterari. E ra ricevuto nelle conversazioni per la sua erudizione che a tutto rispondeva e per le sue piacevolezze ; e anche oggi dopo oltre settanta anni dalla sua morte, vivono sulla bocca dei pontremolesi le sue arguzie e i suoi motti di spirito. Per altro la franca lealtà , la indipendenza del carattere , una certa spensiera tezza, la facile parola e il sentimento della superiorità del proprio ingegn o lo trascinavano a non saper disciplinare i vsuoi sentim enti o ad occultare prudentemente la verità, an corché g li uni e 1’ altra dispiacessero a qualcuno o urtas sero nella opinione comune ; e perciò le sue parole erano tem ute perchè coglievano spesso sul v i v o , e riuscivano pungenti. P oco scrisse come avviene sovente agli uomini tutti com presi dal desiderio d ’imparare e di erudirsi, e che nel tem po stesso sono forniti di straordinaria memoria; la quale, a dir vero, fu tale ch’egli ricordavasi non solo delle opere in cui avea letto qualche fatto o sentenza , ma anche del Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 77 — volume e del capitolo. Tutto concentrato in uno studio pia cevole, talvolta si dimenticava di affari più gravi, e allora rimediava al ritardo col raddoppiare la produzione del suo lavoro , perchè mentre scriveva sopra un argom ento d et tava al suo, giovane sopra un altro. Tale altra v o lta quel suo concentramento lo portò a distrazioni che produssero equivoci singolari. Onestissimo e di costumi illibati , non ebbe (convien dirlo per la verità) che il difetto d ’intem pe ranza nel vitto , che contribuì ad indebolire a poco alla volta la sua costituzione fìsica, quantunque fosse robusta e di proporzioni quasi colossali. Nessuno stimolo sentì di dare al pubblico i suoi lavori, per la qual cosa anche i pochi suoi scritti andarono per la maggior parte dispersi; e neppure ambì uffici pubblici ed onori. Ciò fece dire giustamente al suo necrologista che « si sarebbe desiderato in questo uomo straordinario un qualche grado di ambizione che lo spingesse a m ettere in attività in un campo più vasto tante belle qualità di mente e di cuore ». E Marco Tabarrini egregiamente lo giudicò colle seguenti parole che ci piace di riportare com e con clusione di questo breve articolo : « Carlo Bologna era uno di quegli uomini che nei costumi del secolo scorso costi tuivano un elemento principalissimo della vita municipale nostra, prima che fosse incominciato quell’accorrere di tutti i migliori alla capitale in cerca di uffici e di lucri. R icco di scienza appresa nelle Università di Parma e di Pisa, di scepolo ed amico del celebre A ngelo Mazza, in quella età che più sente il pungolo deir ambizione, Carlo B o logn a si fece sacerdote, ed al bene dei suoi concittadini consacrò il suo sapere e la sua instancabile operosità. Egli era nel suo paese il paciere invocato nei dissidi, il consigliere accetto nei dubbi, il difensore intrepido dei diritti conculcati, eser citando così quella magistratura benefica di concordia , a cui danno diritto la superiorità della mente e la probità della vita » (i). (r) T a b a r r i n i M a r c o . logna. Firenze, coi tipi di Notizie sulla vita del Consigliere Giovanni Bo M. Cellini e C. alla Galileiana, (1857); in 8. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 7S — — M orì Γ A rcip re te B o logn a in Pontrem oli il 13 aprile 1827. L a sua necrologia fu stampata nel Supplem ento alla Gazzetta di Firenze del 5 m aggio 1827. O P E R E M A N O SCR ITTE. 1. — L a T olleranza c o n fo rm e a i d ir itti d i natura ed a lla pubblica u t ilit à . D i s c o r s o a c c a d e m i c o , Con note. F a s c i c o l e t t o m a n o s c r itto , a u to g ra fo , in 8.° di carte 16. Fu letto n e l l a U n i v e r s i t à di P a r m a nel 1791 o 1792 , m e n tr e il B o l o g n a vi era s c o l a r e , a lla p r e s e n z a d el C o n te A n t o n i o C er a ti P resid e d ella F a c o l t à di filosofia. 2. — — E s i s t e p r e ss o lo scrivente. P i a n o p e r u n buo?io S tu d io d i M eta fisica . È i m a b r e v i s s i m a scrittu ra autografa, di 2 carte in 4 . 0 g r a n d e colla q u a l e in 10 a rtic o li s o n o d a l B o l o g n a indicati i p iin c ip a li trattatisti di q u e s t a s c i e n z a c o n o sciu ti a ’ suoi tem pi, l ’ ordine da seg u irs i e le c a u t e le d a a v e r s i nel l e g g e r l i e nello studiarli. A n c h e q u e sto esiste presso lo scriven te. 3· — C arlo B ologna M u n ic ipa l ist a alla M u n icip a lità d i P o n tr e m o li. R o s s a n o , 12 lu g lio 1799, M a n o s c r itto di d u e carte in 4 .0 gr . esistente presso lo scriven te. N e l 10 lu g lio 1799 la M unicipalità di Pontrem oli d ella q u a le fa ceva p a r t e Γ A r c i p r e t e B o l o g n a , d eliberò , lui assente , d ’ im p orre un a tassa p e r s o n a l e u n ifo rm e su tutti i cittadini possidenti del C o m u n e , senza r i g u a r d o a lc u n o a lle rispettive loro sostanze; era, in altri term ini, una s p e c i e di q u e lla o d io s a tassa c h e si c h iam a il testatico. Il B o l o g n a a p p e n a lo s e p p e , p r o te s tò con qu esto scritto d iretto ai C itta d iìii C o lle g h i c o n t r o sì a ssu rd a ed ing iu sta tassa, a d d u c e n d o le ragioni che la con d a n n a v a n o ; e a c c o m p a g n ò la protesta con una lettera al cittadino S e g r e t a r i o d e lla M u n icip alità , ordinandogli di le g g e r e la protesta stessa in p u b b l i c a S e s s io n e , e di registrarla negli atti e d ocum en ti d ella S e g r e t e r i a ; e a g g i u n g e n d o : « S o n o ben lontano dal vo le re im porre agli a ltri col m io s e n tim e n to . O g n u n o d e b b o a m e ste sso e d al mio è pa d ro ne onore la delle sue opinioni ; ma pu bblica manifestazione de’ m ie i se n tim e n ti in un affare di tanta importanza ». 4, L u d o v i c i S a v i o l i — 7nonem — Versa. Carm ina — A b Ita lico in L a tiim m ser- C o d i c e t t o c a r ta c e o in 8.°, leg ato in tutta p e r g a m e n a , di p a g . 53 n u m e r a t e e 2 s e n z a n um erazion e. È tutto scritto di m ano d e l trad u t t o r e C a r l o B o l o g n a . S o n o 24 E le g ie in distici latini. — l o s c r i v e n te . 5. — I s c r i z i o n e M u la z z o . la tin a dettata per Esiste presso essere scolpita sulla torre di F u p u b b li c a t a d a G io v a n n i Sforza a p a g . 24 d ell’ op uscolo : E p i stola P ereg ri7ii de Belm esseris Pontremulensis . L u cc a , Giusti, 1SS0. ì Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 79 — 6· ~ D ue motti — a — Pirro S econdo . Aletopoli M D C C C V I T . C o d ic e cartaceo in 4.0, legato in mezza pergam ena, di p a g . 235 di testo e T52 di noie; totale di pp. 387. È in copia , ma h a a b b o n d a n tissime note ed aggiunte dell’ autore C arlo Bologna. E siste p r e s s o lo scrivente. In questo scritto il Bologna fece l ’apologia d e lle t r a g e d i e di V ittorio A lfieri , delle quali fu caldissimo ammiratore , c o n 1’ i n t e n d i mento di difendere quel sommo dagli attacchi che gli v e n n e r o d a a l cuni toscani ed in special modo dal Prof. Carmignani. L ’ o p e r a è d e dicata al Cesarotti , designato col suo nom e arcadico di M eronte , è divisa in sette capitoli preceduti da una introduzione. I titoli d e i c a pitoli son o i seguenti : I. Esperienza ed effetto teatrale. — I I . U nità di azione . — I I I . Numero dei personaggi. — IV . Caratteri. — V . D ia logo. — VI. Stile. — VIJ. Spirito. Il B ologn a a v e v a in a n im o di p u b blicarla, m a sem bra che ne deponesse il pensiero per difficoltà i n c o n trate colla censura g o v e rn a tiv a , giacché in una lettera d e l 25 l u g l i o 1809, da lui diretta al fratello Giovanni in Firenze, così sc riv e v a : « C o n v e n g o an e li’ io pienissimamente nel pensare che il G o v e r n o n o n p u ò essere in q u esto moménto tanto tranquillo da perm ettere la del mio scritto; e voglio piuttosto bruciarlo stam pa che sp ogliarlo di tu tti i tratti politici e ridurlo così ad un nudo schèletro inanim ato ». 7. — I s c r i z i o n i l a t i n e p ei fim erali del Granduca Ferdinando I I I celebrati in Pontremoli nel 1824. Manoscritto in 4.0 gr. di carte 3 presso lo scrivente. O l t r e le iscri zioni per la porta della Cattedrale e per il Catafalco, a v e v a l ’A r c i p r e t e B ologn a dettata anche una lunga iscrizione da dispensarsi p riva ta - mente a nom e, e come attestazione di ossequio e di g r a titu d in e d e l l a famiglia B o lo g n a , la quale fu stampata a Pisa dalla tip o grafia N istri, con l ’ approvazione della censura di quella città. Ma a v e n d o q u e s t a cosa suscitato delle piccole invidie, il Commissario g o v e r n a ti v o , c e r to S ca ram ucci, che aveva dei vecchi rancori coll’A r cip rete, g l i o r d in ò di non dispensare la iscrizione senza prendere intelligenze con lui. Al quale ordine il Bologna sdegnato rispose in data 5 a g o s to : « H o fatto gettare sul fuoco tutte le copie delle iscrizioni , facendo c o s ì s fu m a re q u e ll’ allarme risvegliato dal mio ardire di richiamare a lla m em oria dei Pontrem ole si i benefizi loro compartiti ampiamente d a l l ’e stin to S o vrano ». E così veramente f e c e , non essendo rimasta d e lle iscrizion i neppure una copia. E. ritirò anche quelle destinate per la p o r t a d e lla Chiesa e pe r il catafalco, le quali perciò non furono m esse in o p e r a . In questa stessa occasione della morte di Ferdinando III d e tt ò p u r e la iscrizione pei funerali celebrati il 17 luglio nella Chiesa d e l C o n s e r v a torio di S . G ia co m o in Pontremoli, la quale è così ricord ata nel n. 94 della Gazzetta di Firenze di detto anno : « Sopra la porta d e l l a C h ie s a era stata collo cata una elegante iscrizione funebre , parto fe lic issim o della c eleb re penna del Sig. A v v . Carlo B ologn a e c c ...... ». Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 8o V. C A R L O BO LOGNA. (d i G io v a n n i). Carlo B o lo g n a nacque in Firenze il 18 ottobre 1824 da G iovanni, allora A u d ito re della R o ta Fiorentina e poi P re sidente del Buon G overno di Toscana e M inistro di L e o poldo I I , e da G iulia V illan i di fam iglia patrizia di P i stoia (1). A tte s e agli studi letterari e filosofici nello Istituto dei Padri delle S cu ole Pie, ove ebbe a maestri M auro B e r nardini , E usebio G iorgi e Numa Pom pilio Tanzini. A 16 anni incom inciò g li studi legali nella U niversità di Pisa, e riportò diplom a di D ottore nel 14 luglio 1844. R itornato poi a F ir e n z e , fece le pratiche di giurisprudenza presso N iccolò Lam i R . Procuratore generale della Corte di A p pello , e che fu più tardi M inistro di Grazia e Giustizia, finché nel giu gn o 1848 conseguì il grado di A vvo ca to . Il libero esercizio della professione legale era nei suoi desideri ; ma per deferenza al padre che desiderava di v e derlo avviato negli uffici g o v e rn a tiv i, concorse per esame ad un posto di U ditore o Referendario al Consiglio di Stato, e l ’ottenne nel 20 m aggio 1850. Fino da quel m o mento egli ebbe occupazioni importanti e gravi , giacché dovè sostenere la parte di Segretario relatore di varie Com missioni del Consiglio , e specialmente di quelle incaricate di esam inare i progetti del Codice penale comune e di quello penale militare. Il 12 giugno 1856 fu anche nomi nato Segretario di una Commissione composta di Ferdi nando Tartini, Odoardo Dufour Berte , Pietro Betti, G iro lamo G argiolli e Gherardo L en zo n i, incaricata di una ri form a gen erale del R . Arcispedale di S. Maria Nuova. (1) Riguardo a Giovanni Bologna, pontremolese, padre di^ Carlo, vedasi una mia Memoria col titolo : Giovanni Bologna , la riforma penale in To scana e i l Concordato del 1851. Cenni storici e biografici. Si aggiunge la Necrologia d el Bologna , scritta da Celestino Bianchi, già Segretario gene rale del Governo Provvisorio della Toscana nel 1859. Firenze, Ufficio della Rassegna N a zion a le , Via della P ac e, 2 , 1898. Pistoia tip, di G. Fiori, Estratto dalla Rassegna Nazionale , in 4, di pag. 100. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Caduto il governo granducale , il Ricasoli Governatore generale della loscana gli affidò la gerenza della Strada errata Aretina; e d allora in poi rimase sempre in uffici ferroviari, prima come Commissario Amministrativo presso la Società delle Strade Ferrate Livornesi, poi come S e g re tario R elatore della Commissione d’ inchiesta sui servizi e sulle tariffe delle Ferrovie del Regno (1867), come C om missario straordinario di vigilanza e revisione presso la Società delle Strade Ferrate Romane (1870), e come Isp et tore Superiore per gli affari commerciali delle F errovie del Regno. Questi furono gli uffici governativi sostenuti da Carlo Bologna. Ma egli non era uomo da rimanere internamente soddisfatto, limitando l ’ operosità sua alle nobili s ì, ma aride speculazioni ufficiali. Il suo sentimento ed il suo in gegno volevano ben altre soddisfazioni e le trovò in altri uffici di azione più diretta sul pubblico bene, e negli studi specialmente di erudizione, d’arte e di bibliografìa. Per 20 anni, dal 1851 al 1871, fu Segretario della S o cietà per gli Asili Infantili; ed ivi ebbe a colleghi nella cura di quello Istituto, che si manteneva col concorso della carità cittadina, amici carissimi, che portavano i nomi, anche oggi onorandi, di Carlo Capponi, Ferdinando B arto lomei, Lorenzo Strozzi Alamanni e Lotteringo D ella Stufa. Più tardi fu anche nominato Socio e Sindaco della Cassa di Risparmio. Nel 1859 , appena si ricostituirono col sistema elettivo le rappresentanze municipali, Carlo Bologna fu chiamato a far parte del Consiglio del Bagno a Ripoli florido e popo lato Comune del suburbio fiorentino; ed entrato poi nella Giunta, che allora chiamavasi Magistrato dei Priori, attese con altri egregi, fra i quali Enrico e Giuseppe P o g g i , r i baldino e Cosimo Peruzzi, Felice Francolini, Carlo M a gnani, ad ordinare quell’ amministrazione secondo le leggi e i sistemi portati dal nuovo ordinamento politico , a pre parare il plebiscito italiano, a sviluppare la istruzione e la educazione popolare, ad avviare insomma quel Comune sulla miglior via suggerita dallo spirito dei nuovi tempi. Giorn. St. e Leti, della Liguria, 6 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 82 — E tanto eg'li corrispose alla fiducia dei suoi elettori e del G overn o , che con D ecreto R ea le del i.° m aggio 1861 fu nominato G onfaloniere (Sindaco) del Comune stesso : nel quale ufficio ebbe poi conferma con altro D ecreto del 14 gennaio 1864. In questa occasione il Prefetto di Firenze, M archese di T orre A rsa , così gli scriveva : « Non saprei com e m eglio dim ostrarle la soddisfazione del Governo per il modo lod evole con cui ella ha condotta cotesta ammi nistrazione m unicipale fino a tutto il perduto anno 1863, che accom pagnandole il D ecreto R e a le di conferma nella carica di Gonfaloniere anche per il futuro quadriennio ». M a egli occupato da altri gravi affari propri e d’ufficio, in sistè poco dopo per averne dispensa, e l ’ ottenne nel 24 agosto 1864, rimanendo bensì per vari anni ancora nel C onsiglio e nella Giunta. N el 1866 fu anche eletto Consigliere nel Municipio di Firenze, ove sedè per quattro anni. Quanto agli stu d i, egli vi attese (lo dirò con una pa rola di uso comune) come dilettante, per sola soddisfazione propria e senza alcuna pretesa di prendere posto fra gli eruditi e i letterati. Dedito allo studio anche nella età gio vanile , desideroso di osservare e di apprendere , lo fermo naturalm ente la città in cui era nato e nella quale aveva sempre vissuto ; e la sua storia e i suoi monumenti ne fe cero la educazione e ne formarono il gusto. L e gloriose vicende della R ep u bb lica Fiorentina, nelle quali si confon dono e quasi s’ immedesimano i fatti splendidi del risorgi mento letterario ed artistico , destavano in lui una specie di entusiasmo che lo portò ad avere quasi un culto per tutto quanto fu prodotto in quella epoca memoranda. In spirati a questo culto sono i molti articoli che dal 1866 al 1871 pubblicò nella Gazzetta del Popolo di Firenze , una bellissim a collezione di acquarelli di Firenze antica , la re censione del Codice R u stich i, la collezione dei Codici e delle O pere Dantesche, il catalogo delle Edizioni fiorentine e toscane del secolo X V e la collezione delle iscrizioni fio rentine. M a di tutto ciò tratteremo nella parte bibliografica sem brandoci non inutile di discorrerne partitamente con una certa larghezza. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 83 l<a meraviglia com’ egli, occupato anche in affari p u b blici, potesse attendere a studi e a lavori di tanta mole. Ma devesi tener conto che allo ingegno suo pronto nel1 apprendere e concepire e sicuro nel giudicare, ob bed iva una mano velocissima nello scrivere , tanto che in pochi momenti gettava sulla carta, senza correzioni o pentim enti qualunque lettera o lungo rapporto in affari più difficili ed intrigati. Spesso usava di scrivere e nello stesso tem po conversare su diversi argomenti cogli amici e coi parenti. Alle adunanze di Consiglio ed anche alle Assem blee della Società delle Ferrovie Romane, numerose sempre e spesso clamorose, scriveva, seduta stante, i rapporti informativi al Governo sulle cose discusse e deliberate , in tanti piccoli foglietti che mandava di mano in mano ad essere trascritti in buona copia, di modo che al chiudersi delle A dunanze o delle Assemblee , anche i rapporti erano pronti per la spedizione. A veva poi una paziente costanza nel perseve rare in qualunque lavoro anche se 1’ avesse occupato per lungo tempo o fosse stato faticoso per le ricerche minute e difficili o per la necessità di scrivere molto. Il lavoro e lo studio non lo resero ritirato e severo , che anzi man tenne per tutta la vita Γ indole socievole e gaia che ebbe dalla natura; e quando negli ultimi anni gl'incomodi d ’una malattia erpetica che progrediva a gran passi lo indussero ad abbandonare la vita di società ed i pubblici diverti menti, trovò distrazione nelle frequenti gite alle città prin cipali d’ Italia per visitare le biblioteche e raccogliere ma teriali per il suo lavoro sull’ edizioni toscane del sec. X V . Morì Carlo Bologna il 2 febbraio 1884, e fu sepolto nel Campo Santo della Misericordia presso 1’ antica Porta a P in ti, nella cappella sotterranea che sta nel mezzo al Camposanto. A lla parete prossima alla sepoltura fu posta una lapide di marmo con la seguente iscrizione : C arlo Bologna Uditore al Consiglio di Stato in Toscana e sotto il R e g n o d ’ Italia Regio Commissario Straordinario presso le Ferrovie Romane — A m m i nistrò per varii anni il Municipio del Bagno a Ripoli c o m e niere, fu Consigliere del Municipio di Firenze e Segretario G o n falo d e lla S q - Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — c i e tà p e r g l i A s i l i In fa ntili. — 84 — L ’ i n g e g n o p r o n t o e d e l e t t o e le q u a l i t à e g r e g i e d e l l ’ a n im o c o n a b n e g a z i o n e di se s t e s s o a d o p e r ò a v a n t a r l o di m olti in c o s e p r i v a t e e n e g li uffici s o s t e n u t i . H m e n t o d el b e l l o e d u c ò c o n l u n g h i s tu d i , o n d ’ e b b e gu sto c o s e di l e tt e r a tu r a e d a r t e e conforto n a t u r a l e s e n ti s q u i s i t o in n e lle s v e n t u r e d o m e s t i c h e . L a S o c i e t à C o l o m b a r i a lo a scr isse fra i s u o i . A l c o n g iu n to am atis s im o , a l l ’ u o m o c u lt o e b e n e fi c o e s i n c e r a m e n t e r e l i g i o s o il fr a te o e s o r e lle i n ip o ti p r e s s o il su o c o r p o Q . Μ. P. n. i S o t t o b r e 1S24 -f- 2 f e b b r a io 1SS4. S C R IT T I A STAM PA. i . — P a s s e g g i a t e p e r F i r e n z e e d a lt r i a r tic o li d i s to r ia e d a r t e . Furono p u b b li c a t i n e lla G a z z e tta d e l P o p o lo al 1 S 7 1 . S o n o a n o n im i. - di F i r e n z e d a l 1S64 C o l l e P a s s e g g ia te p e r F ir e n z e d i è p r i n c i p i o il B o l o g n a ad u n a illu s tra z io n e p o p o l a r e s to ric o a rtistica d e i p r in c ip a 1 m o n u m e n ti fioren tini. E r a n o c o s e , c o m ’ e g li s te s s o d i c h i a r ò , « s c r itt e a lla b u o n a ,' s e n z ’ a lc u n a p r e t e n s io n e e p e r s o l l e v a r e e r ic r e a r e lo spi rito n elle p o c h e o r e n on d e stin a te a lle a rid e o c c u p a z io n i n ata », m a le tr a la s c iò p o i p e r far l u o g o i n v e c e ticoli, s e m p r e d e lla g io ì a d a ltra s e r i ç di a r a n o n im i , diretti a tu t e l a r e la c o n s e r v a z io n e dei m o n u m en ti fiorentini e a so llec ita rn e le r ip ara zioni. Si t r a s f e r iv a a ll o r a la s e d e del g o v e r n o ita lia n o a F i r e n z e , e , tra la p r e c i p i ta z i o n e c o n c u i d o v è e ssere c o n d o t t a la co sa , tra il m a lu m o r e e il d i s a g i o dei nuovi v e n u t i e dei fiorentini, tra le a p p ren sion i d e l M u n ic ip io m e z z o s to rd ito d a lle g r i d a di chi lo r im p r o v e r a v a di mal v o le r e e di i n e tte z z a , a tu tto si pensò z io n e sul n ella p rin c ip io , m e n o s c e lla e c h e a p r o v v e d e r e c o n m o lta c i r c o s p e nella o c c u p a z i o n e d e lle fa b b ric h e , s p e c ia l m e n t e c o n v e n t i , p e r in s tallarvi i n u o v i uffici; e p o c o m a n c ò c h e c o m m e s s o q u a l c h e g r a n d e v a n d a lism o , c o m e q u e llo di n on fosse d e s t in a r e ad uso di m a g a z z i n o d o g a n a l e il C o n v e n t o , o g g i M u s e o , di S a n M a r co . L a G a z z etta d e l p op olo alzò la v o c e c o g li articoli scritti dal B o l o g n a , e riuscì a fe r m a r e l ’a tten zio n e del g o v e r n o e d el m u n ic ip io so p ra m olti m o n u m e n ti citta d in i, c h e furono infatti n on solo rispettati , m a a n c h e c urati p e r la lo r o m ig lio r e conservazione. M arco , prese il B ologn a O ltr e il C o n v e n t o di San p a rtico la rm e n te di m ira coi suoi a rticoli il C e n a c o lo di G i o t t o n e l l ’ antico refettorio di S . C r o c e ; il c h io s tr o e il refettorio d e l C o n v e n t o d ’ O g n i s s a n t i , c e le b r e il p r im o pei b ellissim i affreschi d el L i g o z z i , di G io v a n n i da S . G io v an n i e dei B o sc h i , e il secondo per il C e n a c o l o del S S . A n n u n z i a t a , in s ig n e per G h ir la n d a io ; il la D e l S a r to e p e r g li affreschi del P o c c e t ti ; il San S alvi e altri C h iostro g r a n d e d e lla M a d o n n a d e tta d el Sacco di A n d r e a C en acolo di A ndrea a m on u m en ti. E q u a n d o , ad o n ta d ei suoi r e c la m i, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 85 — nulla si faceva, tornava ad insistere e francamente s c r i v e v a : « N o n si creda di s t a n c a i c i con la forza d ’ inerzia , perchè noi ci s e n t i a m o in grado di op p orci anche a quella, e di trovare lev e po ten ti a t t e a t r o n care ogni più resupina ignoranza ». Ed infatti non si ristav a d a p r e mure personali e da inviare lettere alle persone che per u fficio o p e r a derenze p o te v a n o aiutarlo, come infatti lo aiutarono , a r a g g i u n g e r e il suo scopo. 2. — S oc ie tà — degli A sili Infantili — in F irenze — M e m o r ia — presentata al Municìpio di Firenze — dal — Comitato d ir ig e n te — la pia Istituzione — Firenze - tipografia dell’Associazio?ie — V ia Vaifonda N . 79 — ι86γ , con Allegati, in 8.° di pp. 20. 3. — R ime — dei prim i secoli — della lingua italiana. P e r n o zze Galli e Fanghi. In fine: Impresso — nella città di F ir en z e — p e r la tipografia d ell’A r te della Stampa — Γ anno M D C C C L X X I X — a dì 24 del mese di giugno — in cinquanta esemplari — numerati. In 4 0 di carte 8, compresa la copertina, senza n u m era zion e. — L e poesie consis tono in tre sonetti estratti da un Codice f r a m m e n ta r i o m em branaceo del secolo X V , e cioè, una di Ser Cazam onte e d u e d i V entura. P er notizie sul frammento di Codice dal quale fu r o n o tolti i sonetti, ved asi il Giornale Stor. della Lett. Ital ., V o l. II . p a g . 33 4 · 4. — I nventario di mobili di F rance — s c o d i A n g e l o G a dd i — 1496. In 4.0 di pp. 43, più 5 carte senza num. — H a un bel f r o n te sp iz io a fregi e figure di stile del quattrocento nel quale si legge: P e r — n o zze — Bum iller — S tiller — Anno M D C C C L X X X — III. — P r e c e d e l ’ i n v e n tario una notizia di Francesco di Angelo Gaddi e del suo libro di r ic o r d i , che va da pag.. 1 a pag. 17. A pag. 19 comincia l'inventario c h e fin isc e a pag. 42 , con copiosissime note , specialmente bibliografiche. A l l a p a gina 43 : Im presso — nella città di Firenze — p er i l Cavaliere A n tonio C ivelli — Vanno M D C C C L X X X III — e questo mese d i m aggio — in cento esemplari — e una copia su carta antica. — D i q u e s ta pubblicazione assai importante e anche bella tipograficam ente , rese conto A g e n o r e Gelli ne\YArchivio Storico italiano, Ser, I V , T o m . X I I , Dispensa I V del 1883, pag. 150. Ed anche il Giornale S to rico della Lett . Ital., V o l . II, pag. 256. M A N O SCR ITTI. I# _ S tudi e ricordi di F irenze antica . Collezione di o ltr e 170 acquarelli. V o li. 8 in formato Album, 23 per 15. L ’ am ore a F i r e n z e , alla sua storia e ai suoi m o n u m e n ti , in d u s s e Carlo B ologn a a ricercare notizie e procurarsi dei ricordi a ll ’ a c q u a r e l l o di fabbriche monumentali oggi distrutte e di diverse località trasfor mate col trascorrere dei secoli, che servono a dare un’id ea d e l l ’a n tic o materiale della città. Con gusto finissimo e con costante p e r s e v e r a n z a , Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 86 e g l i a n d ò c e r c a n d o e s c e g l i e n d o in a n tic h i C o d i c i stam pe e pitture q u a n to p o te v a servire al suo ste sso r a c c o l s e a n c h e m o lti a p p u n t i e n o tiz ie e libri , in v e c c h i e s c o p o , e n el che tem po d o v e v a n o servire a fa rn e la i l lu s tr a z io n e . I più b e lli e s in g o l a r i di q u e s t i a c q u a r e l l i son o q u e lli d e i v o l u m i 4 e 5, in N . di 42, r a p p r e s e n ta n t i tutti 1 u l t i m o c e r c h i o d e lle m u r a o g g i d e m o l i t e , e q u e l li d e i v o lu m i 6 e 7 c o n t e n e n t i v e d u t e d e l l e a n t i c h e C h i e s e di F i r e n z e , m o l t e d e l l e q u a li p r e s e a volo d ’ u ccello , c o i g r a n d i o s i a n n e s s i, c h e fu r o n o to lt e d a l C o d i c e R u s t ic h i, di c u i al N . s e g u e n t e . Q u e s ti a c q u a r e l l i si c o n s e r v a n o p r e s s o lo s c r i v e n t e , il q u a l e n e a g g i u n s e d iv e r s i su lle in d ic a zio n i la s cia te da C arlo B o l o g n a , e d altri a n c o r a p o t r e b b e r o e s s e r v e n e a g g iu n t i . 2. — R e c e n s i o n e d e l C o d ic e R u s t ic h i . N e l fare s t u d i e r ic e r c h e p e r la r a c c o lta an tic a , C a r l o B o l o g n a s ’ i m b a tt è in un di a c q u a r e lli di F iren ze cod ice apparten en te al S e m i n a r io f io r e n tin o , c o n o s c i u t o so lta n to p e r una in d ic a z io n e d a t a n e dal M o r en i n e l l ib r o D e lle tre sontuose Cappelle M edicee e c c . . . . . . . a p a g i n a 248. E s s o è d e lla s e c o n d a m e t à d e l secolo X V , e p o r t a p e r ti t o l o : D im o stra zion e d e ll’ andata o via g g io a l S . Sepolcro e a l M onte S in a com pilata da M arco di Bartolom eo R u stich i o.rafo d i F ir e n z e ; m a in so s ta n z a n o n è c h e u n o d i. q u e i così d etti Z ib a ld o n i n ei quali g li a ntichi n o s t r i , p e r la s c a r sità di libri, s o l e v a n o r e g is t r a r e le n otizie a c q u is ta te sia n e l le s c ie n z e m o r a li c h e n e lle f i s i c h e , ed a n c h e g l i a p p r e z z a m e n ti o le d e d u z io n i c h e era n o effetto d e lle m e d ita zio n i p r o p rie s o p r a le o p e r e a ltru i. Il b u o n R u stich i , p r im a di v i a g g i o , v e r o o i m m a g i n a r i o , v u o l e c h e « g li sia d ella sua p a tr ia di d ire a lc u n a co sa d ella pa rtire p e r il su o lecito p e r P a m o r e m a gn ific a c ip ta di F i r e n z e » e c c ........ ed in c o m in c ia la sua o p e r a d e s c r iv e n d o la città so p ra tu tto n e lle s u e C h i e s e , p o i n e g li S p e d a li b li c a b e n e fic e n z a , nel su o c lim a e n elle e sue altri sta b ilim e n ti di p u b p r o d u zio n i. Ma V asce tism o o c c u p a di t r o p p o la m e n te d el R u stich i, c h e s e m b r a i n v a s o da u n a s p e c ie di m a n ia religio sa , la q u a le gli fa tr a s cu r a r e ed a n c h e tr a la s c ia re la p a rte d e s c r it tiv a , sto rica ed artistica , c h e nei p o c h i tratti esisten ti s p le n d e p e r v a g h e z z a di stile e p e r il g u s t o squisito n e l l ’ arte. P e r a ltro il C o d i c e è im p o r ta n te p e r lo stn d io d e lla to p o g ra fia di F i r e n z e n e l s e c o l o X V , e p r e g e v o lis s im o pe r un a q u an tità di d is e g n i a p e n n a l e g g e r m e n t e coloriti c h e stan no nei m a r g i n i , e d a p p a r t e n g o n o a lla ste ssa e p o c a , e p r o b a b ilm e n te allo stesso R u stich i ; i q u ali r a p p r e s e n t a n o n o n s o lo v e d u te pro sp ettic h e , m a anche c o m p o siz io n i in figure di s o g g e t t o sacro, bellissime pe r d e lic a te zza di c o n c e t to , di s e n t im e n to e fin e zza di esecu zio ne. C o l c o n c o r so di altra e g r e g i a ed e r u dita p e rso n a , il B o l o g n a esa m in ò e stu d iò q u e sto C o d i c e , e n e d e ttò p o i un a r e c e n s io n e a c c u r a ta , c h e a v e v a in a nim o di p u b b l i c a r e , c o r r e d a t a dal f a c s im il e di alcuni d iseg n i fra i più lucidi. A q u e s ta recensio ne lo sc riv e n te a g g iu n s e b e l l i , di cui l e v ò i una prefazion e con c o p io s e n o te illustrative, con l ’ in ten d im e n to di po rta re a d effetto P i - Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 87 — dea di pubblicarla. Ma per ragioni che qui è inutile di riferire, q u e sta pubblicazione non ha potuto esser fatta (i). 3 · — S tu d i Danteschi. — Codice di Antonio di Tuccio M a n etti , e Commento di Trifone Gabrielli. N e d a rem o conto colle parole del Prof. Francesco N o v a ti ( G iornale Storico della Lett. ital ., Vol. V i l i , A n . 1886, pag. 286 e s e g . ) . « P e r suo diporto Carlo Bologna si pose a studiare il Cod. M a g lia b . U . V I I , 152, nel q u a le Antonio di Tuccio Manetti scrisse di p r o p ria m a n o la C om m ed ia d e l l ’Alighieri, corredandola di chiose sto r ic h e , le tt e r a r ie e cosm ografiche (le quali disgraziatamente non sono con tin u e) ed a g giu n ge n d ov i figure astronomiche. Fra i pregi di coteste p o stille il B o logna vi trovò singolarmente quello delle illustrazioni di D a n t e con D a r te ; sistem a poi posto in onore dal Magalotti e p r o p u g n a t o ai dì nostri dal Giuliani. E per meglio tener dietro a questo s tu d io tra scrisse tutto il Codice. In seguito pensò che avrebbe p o tuto p r e p a r a re la copia fatta per la stampa, ed a quest’ oggetto si diede a riu n ire n o tizie sopra il Manetti; e avea anche in animo di associare a sè per sona valen te in studi cosmografici e astronomici per m eg lio d ic h ia r a r e la parte scientifica delle chiose ». Un altro studio D an te sco a v e v a c o minciato sul commento di Trifone G a b r ie lli, appofittando di u n Co dice della sua biblioteca, da lui per buona parte trascritto e c o l la z i o nato con altro della Barberiniana ; ed in questo studio era constatare che non a torto alcuni accusarono giunto a Bernardino D a n i e l l o d a L u c c a di a v e r c o m m e s s o , se non nella f o r m a , certam ente n e lla s o stanza un p la gio a danno del Trifone, scrivendo il c o m m e n to p u b b l i cato con la D ivin a Commedia in V enezia presso Pietro da F in o n el 1568. Questi studi con la copia integrale del Codice M an etti es is to n o presso lo scrivente. 4. — C atalogo di edizioni fiorentine e toscane d el secolo X V . A n c h e di questo lavoro importantissimo darò conto c o lle p a r o le d e l Prof. N ovati (Giorn. Stor. , loc. cit.). « Certo si può m e t te r e fra le disgrazie c h e questo lavoro sia rimasto imperfetto , p e rc h è b e n p o c h i altri potevano o potranno attendervi con frutto, come fece il B o l o g n a , il quale allo spirito di osservazione, alla paziente so le rzia , a lla lu n g a pratica acquistata in questa materia , riuniva la comodità di fr eq u e n ti occasioni di recarsi in altre città d ’ Italia e fare personalm ente stu d i e riscontri nelle più cospicue nostre biblioteche. Non cre d o in u tile dar qui un cen no del metodo con cui è stato condotto questo l a v o r o , s e r vendom i d egli appunti cortesemente fornitimi dalP egregio frate llo d e l l’autore. D o v e v a al lavoro .precedere una notizia riassuntiva d e l l a sto ria (1) Le bellissime illustrazioni di questo Codice Rustichi hanno poi ser vito ad ornare una recente opera della quale è stato pubblicato finora il solo primo volume, e cioè: C o c c h i A r n a l d o , Le Chiese di F irenze dal secolo I V al secolo XX, vol. I, Quartiere S. Giovanni, Firenze, 1903 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 88 — d e l l a t i p o g r a fi a in T o s c a n a , e s e g n a t a m e n t e in F i r e n z e p e r vi s o n o fra le c a r t e d e l B o l o g n a m o lti a p p u n t i , c i t a z i o n i uno sp oglio assai m in u t o del celeb re G io rn a le della di la q u ale fo n ti ed R ip o lia n a. A q u e s t a s a r e b b e s e g u i t a la b ib l i o g r a fi a , g i à p r o n t a e d i s p o s t a a g u is a di C a t a l o g o p e r o r d i n e a lfa b e ti c o di a u to r i . C i a s c u n a e d i z i o n e vi è l a r g a m e n t e e m i n u t a m e n t e d e s c r it ta , c o n a c c e n n i e c r itic a , o v e o c c o r r a , d e l l e o p in io n i d e i b ib l i o g r a f i c h e , n e h a n n o tr a t ta to , e c o n la i n d i c a z i o n e d e l l e B i b l i o t e c h e p u b b l i c h e o p r i v a t e in c u i si t r o v a n o g l i e s e m p la ri p i ù n o t e v o l i : di p iù , si fa c e n n o d e lle d iv e r s ità c h e t a lv o lta ri- sc o n tra n s i fra i d iv e r s i e s e m p l a r i . L e d e s c r iz io n i s o n o s e m p r e e s e g u i t e s o p r a un d e t e r m i n a t o e s e m p l a r e , il p iù b e llo e d il più c u i l ’ a u t o r e si e r a im b a t t u t o . D i q u e l l e e d iz io n i , d i c o m p l e t o , in cui n o n g li era r iu s c ito di t r o v a r e o e s a m i n a r e e s e m p la ri , il B o l o g n a r ife ris c e la illu s t r a z io n e d a t a d a ch i le h a s t u d i a t e a n t e r i o r m e n t e . P e r le e d i z i o n i sen z ’ anno , luogo o nom e di s t a m p a t o r e , r ip o r ta la op inion e com une m e n t e a c c e t t a t a , e s p r i m e n d o in pari t e m p o la p ro p ria . Il n u m e r o d e l l e e d iz io n i t r o v a t e d a l B o l o g n a e r e g is t r a te nel c a t a l o g o a s c e n d e a 750 e p iù , e s c l u s e q u e l l e d e l l e o p e r e d el S a v o n a r o l a , di cui d irò o r o r a . D i q u e s t e s e t t e c e n t o c i n q u a n t a ed izion i n e s o n o d e s c r it te ed illu s tra te in m o d o d e fin itiv o c irc a c in q u e c e n to tta n ta . D e l l e altre c e n to s e tta n ta m a n c a l a d e s c r iz i o n e , m a esis to n o p e r a ltro tu tte le ind icazio n i d e l l e b i b l i o teche in cui si tr o v a n o g li e se m p la ri da i l lu s t r a r s i , d e i raffronti da fa rsi, dei d u b b i d a c hiarirsi. Q u a n to a l l ’ed iz io n i d e lle o p e r e d el S a v o n a r o la s e m b r a c h e il B o l o g n a v o le s s e farne un tito lo s p e c ia le , non li m i ta to a lle s o l e s t a m p e fioren tine e to s c a n e del s e c o l o X V , m a c h e si a lla rg a s se in u n a b ib lio g r a fia g e n e r a l e , o a lm e n o c o m p r e n d e n t e l ’ ed iz io n i più r ip u ta te e più rare a n c h e di età posteriori, g i a c c h é r a c c o lse c o p i o s e a g g i u n t e a lla B ib lio gra fia S a v o n a r o lia n a d e l l ’A u d i n e fe c e lo s p o g l i o d ella C o l l e z i o n e C a p p o n i . C iasc u n o artic o lo d o v e v a poi a v e r e in c a l c e un b r e v e c e n n o b io g r a fic o d e l l ’A u t o r e , e le ind icazioni d e l l e p iù pregiate ed izion i p osteriori d e l l ’ o p era a cui si riferiva 1’ a rtic o lo ste sso . D o v e v a n o infine illustrare il la v o r o i f a c s im ili d eg li a n a g r a m m i e d e lle im p r e s e di c ia s c u n o sta m p a to r e , ed a n c h e i f a c s im ili di a l c u n e fra le più n o te v o li silografie. S e m b r a anzi che uno stu d io su lle silo g r a fie f io r e n tin e del q u a ttro c e n to d o v e sse se r v ir e di c o rr e d o a ll ’ o p e ra , p o i c h é a n c h e p e r q u e s to esistono sp o gli. C h iu d e v a n o l ’o p era tre in d ic i, u n o d e i q u ali p e r o rd in e c r o n o l o g i c o , 1’ altro on o m a stic o d elle città, il t e r z o d ei tipografi ; e questi so n o g i à com pilati p e r g li articoli fatti. H o v o lu t o (c o n c lu d e il Prof. N ova ti) d a r l u o g o a q u esta rap id a d e sc riz io n e del l a v o r o c ap itale del B o lo g n a p e rc h è i lettori p o te ss e ro av e r e n otizia p iù c h iara e d el valore d e l l ’A u t o r e e d e ll’im p o rta n za del1 o p e r a c h e la m o r t e ha interrotto. Il d a n n o però, s e b b e n e g r a v issim o , n on è i r r e p a r a b ile se , c o m e a b b iam o buon a r g o m e n to di c re d e re , l ’ e g r e g i o frate llo d e l d e fu n to autore, vorrà assu m ere il p o n d e r o s o in c a Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 rico di c o m p le ta r e l ’ opera e di darla alla luce. Per ciò n o n g l i m a n cano d a vve ro nè 1’ attitudine nè la pratica , com e ce ne offre a m p i a prova q uesto catalog o c h ’ egli ha compilato (i) ed a noi h a fornita la occasione d a tem po desiderata di far ricordo di un uom o ta n to b e n e merito della sua città natale e degli studi bibliografici, 1’ u ltim o forse di quella schiera di eruditi e modesti cultori di patrie m e m o r ie , di cui andò un te m p o gloriosa Firenze ». N oi, c o m e avev a m o fatto presentire al Prof. Novati, a b b i a m o l a v o rato per cond urre innanzi questo Catalogo, tanto che gli a rtic o li s o n o og gi accresciuti di assai. Abbiam o condotta quasi a te rm in e la p a r te riguardante il S a v o n a r o l a , e 1’ altra d ell’ edizioni di R ip oli c o n b re v i cenni storici su quella tipografia. Anzi questi cenni storici e il C a t a l og o d e l l ’edizioni di Ripoli furono già da noi pubblicati nel Giornale storico della Letteratura Italiana , A n . co m e saggio 1903 , v o li . XX * e X X I . M a la mole del lavoro, le faticose ricerche o ccorren ti, le d if ficoltà dei raffronti, la impossibilità di attendervi c ontinuam en te, 1’ età nostra già abbastanza inoltrata , ci tolgono ornai la sp era n za di c o n durlo a com pim en to. Ciò non ostante non cessiamo di occuparcene per q uan to lo consentano le nostre forze e il tempo che a b b i a m o d i sponibile. 5. — I scrizioni esistenti nelle Chiese e ?iei Monume?iti p u b b lici d i Firenze. E un la v o r o di gran mole, del quale il B ologna lasciò d iv e r s i v o lumi contenenti circa 2000 iscrizioni. Non poteva certo b astargli vita per con d u rlo a termine, tanta è la materia che in q u e s t o la cam po offre una città com e Firenze; ma egli non si scoraggi per q u e s to , p e n sando che le compilazioni di tal genere possono essere cond otte in nanzi da più persone e in tempi diversi. A n c h e questa r a c c o lta a b biamo riordinata, e andiamo continuando, sebbene len ta m e n te, p e r le ragioni g ià accennate. P ie t r o B ologna. VARIETÀ U N A L E T T E R A DI G IA M B A T T IS T A R E N IE R I. Uno de’ discepoli più valenti di Galileo fu il P. V in cenzio Renieri Olivetano, del quale abbiamo ora una im portante e compiuta biografia (2). Allorquando egli venne (1) Allude qui al nostro Catalogo che ha per titolo : Biblioteca Bologna in Firenze (lì) Edizioni del secolo XV. Firenze, Tip. Cooperativa, V i a Monalda 1, 1886. (2) F a v a r o , Vincenzio Renieri, Venezia, Ferrari, 1905. (Estr. dagli A tti del R. Istituto Veneto). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 9o — eletto, in segu ito a sua dom anda suffragata dalle com m en datizie del grande m a e s tro , alla cattedra di m atem atica nello Studio di Pisa, l ’agosto del 1640, si condusse ad abi tare in quella città unitam ente al fratello suo G iam bat tista (1). Il quale dopo la m orte di V in cen zio, a vve n u ta jl 4 novem bre 16 4 7 , si ritrasse a G e n o v a , donde il 7 di cem bre scrivev a a persona , certo in alto stato presso il Granduca di Toscana, affinchè rinnovasse a questi le istanze per « la recuperatione delli scritti della fel. mem. di suo fratello » ; poiché le carte del R en ieri furono sogg'ette ad un trafugam ento in occasione del suo decesso , e caddero nelle mani dell' autorità ecclesiastica che diciotto anni più tardi le consegnò al granduca, se b b e n e , a quanto sem bra, non fossero tutte le portate via dalla casa del defunto (2). M a Giam battista desiderava ricuperare quelle carte del fra tello « havendo intentione » , sono sue parole , « di p u b blicare alle stampe 1’ opra eh’ egli ha composto del moto d e’ Pianeti M edicei di G iove , e perchè forse l ’ im m atura sua m orte g li ha tronco quei concetti che sperava col tempo di produrre in lu c e , desidererei pertanto (Riavendo meli in sua vita partecipati) farli pubblicare sotto il suo nome » (3). S e dunque si proponeva di accingersi a questa impresa, vu ol dire eh’ egli pure era versato nelle m atem a tiche , del che viene ad assicurarci la seguente lettera da lui indirizzata ai reggitori della repubblica di G en ova (4) : S E R .mi S S . ri D a l fu R . P . D . V in cen zo R e n ie r i m io fratello , m en tre leggeva n e llo stu d io di P isa, h e b b i c o m e hered ita ria la s c ie n z a d e lle M a t h e m a t i c h e , t r a ’ q u a li è c o m p r e s a la fortificatione e la n a u t i c a , q u e s te a p presi p e r o r n a m e n t o e ss e n d o p e r altro m ia profe ssion e la l e g g e ; q u e l e h ’ io p o s s e g g o in s ie m e con il s a n g u e , e la vita resta o b b l i g a t o a lla m i a p a t r i a : e p e r c iò il tu tto a V V . S S . S e r . me h u m ilm e n te offe risc o. S ò c h e n on le m a n c h e r a n n o s o g g e tti tutti di m e m iglio ri ; m a n on p e r ò (mi p e r m e t t a n o il dirlo) sup eriori d ’affetto. G i à c h e a lc u n i m iei affari mi h a n n o n ec essita to a trasferirm i a lla c u ra tard ar s i n ’ hora il d e l V i c a r i a t o di S . R e m o , ho vo lu to anticiparm i a c c iò possino h a v e r m i m a g g i o r m e n t e p r o n t o a loro cenni, p o ich é p e r altro l ’essere G e n o v e s e , (1) (2) (3) (4) Ivi, p 26. Ivi, p. 43. 47 e sgg. Ivi, p. 71 sg. Arch. di Stato in Genova, Lett. a l Senato, fil. 400. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - - gì — 1’ haver ricevuti cotanti beneficij , mi facea d ’ ingrato. col silentio m e r i ta r titolo G radischino S S . ri S S . mi l ’ offerta, e se vai puoco , si c o m p i a c c i a n o del m olto , che desidero. Supplico finalmente V V . S S . S e r . me a p e r donarmi la comparsa in iscritto, atteso che ho voluto c o m p a r t i r e a lla penna quel rossore, che in palesar le mie poche virtù resta va p r o p r i o del volto, et a VV. SS. Ser.me faccio humilissima r iv e r e n z a . L i 5 G iu gn o 1654. D . V V . S S . Ser.™ U m .m0 e d ed it.m0 S e r v o G io . Batta R e n i e r i . I Collegi ascoltarono la lettura della lettera , ma non dettero segno di aderire a’ desideri del Renieri ; soltanto per mezzo del Commissario di S. Remo gli fecero signifi care il loro gradimento. Così l’ uomo di toga, che avrebbe preferito rimanere in Genova alle tranquille speculazioni della scienza matematica, fu costretto a recarsi in S. R em o per adoprar 1’ equa lance nel campo men lieto delle con tese e dei delitti. A . N. BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO. Studi sulla storiografia f io rentina alla Corte di Cosimo I dei Medici. Pisa, Nistri, 1905 ; in 8.° di pp. 163. M ic h e le Lupo G e n tile . — Un buon lavoro e una buona promessa ci dà con questo volumetto il Dott. M. Lupo G entile, che già su questo stesso periodico aveva pubblicato qualche articolo , non privo d’ importanza. Egli si è proposto di studiare gli scrit tori di storia fiorentina, vissuti alla Corte del primo gran duca, di esaminare le fonti alle quali hanno attinto, il me todo che hanno seguito, la fede che essi meritano. L a sua indagine si converge specialmente sui tre principali, il S e gni, il Varchi e l’Adriani, ma, per necessità di cose, è tratto naturalmente a parlare anche di altri, che, come il G iovio e il Nerli, furono fonte diretta dei primi. Del S e g n i, colla scorta di molte lettere inedite , egli ci traccia un’ accurata biografia, combattendo alcune affer mazioni del Sanesi (La vita di Niccolo Capponi) e deter- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — g e m inando con esattezza il periodo di tem po in cui e g li restò lontano da F iren ze , le cause p er le quali la sua fam iglia siTriavvicin ò ai M edici g li uffici che ebb e p er opera di Cosimo. A l S e g n i, sem pre contro il Sanesi, e gli rivendica la paternità d ella vita del C apponi e se talvolta nel calore polem ico e gli esce in qualche afferm azione un p o ’ ardita, non si può n egare che dal com plesso delle p ro ve da lui a r r e c a te , scaturisca chiara la dim ostrazione che il S eg n i fu veram en te l ’autore di q uell’opera gio van ile e che le o b biezioni del San esi sono poco solide. Passa poi a trattare delle fonti, fra le quali, oltre alla predetta vita del Capponi, debbono essere annoverate specialm ente le Storie del G iovio, e i Com m entari del N erli (i), intorno ai quali autori si in trattiene b revem en te , m ostrandone i p regi e i difetti ed arrecando num erosi esempi di brani dal Segni, o quasi let teralm ente copiati, o lievem ente modificati. Q uesta prim a parte del lavoro parmi in complesso assai ben riuscita : ed io spero che 1’ autore voglia renderla an che m igliore, togliendovi qualche ridondanza e correggendo alcuni giudizi ed alcune affermazioni inesatte, per non dire erronee. R icord o, fra le altre, questa: che V enezia nel 1526 « non aveva risentito danno alcuno dalla recente scoperta d’Am erica » m entre basta dare un’ occhiata al Sanuto per convincersi dell’immenso danno prodotto e da questo fatto e ancor più dalla navigazione dei Portoghesi alle Indie. M a si tratta di affermazioni in cid en tali, che rivelano per la parte non strettam ente legata al suo tema , una cieca fi ducia in certi li b r i , che si vorrebbero veder banditi per sempre. L ie v e colpa in un giovane, che è quasi alle prime armi e che im parerà a diffidare ! Che il N erli, poi, sia il p iù degno di avvicinarsi a l Guic ciardini ed a l M achiavelli, parmi affermazione audace: forse vera , ma poco dimostrata ; chè da tutto ciò che il nostro autore scrive (pag. 68-79) non risulta evidente il suo me rito. Quanto al fardello accademico, (frase frequentemente (1) F ra le fonti cita altresì La prima parie delle cose d’ Alemagna .(Vi— negia, 1552) di Girolamo Faleti, e nel dare alcuni cenni dell’autore si ferma « alle scarse notizie del Ruscelli » rilevando che era oriundo da Trino Mon ferrato. Era veramente di Savona, al qual proposito è a vedere G i u s t i n i a n i , Scrittori L ig u ri, (Roma, 1667, pag. 429 sgg.) il q u ale, contro il Rossotto, reca parecchie testimonianze, e dà larghe notizie. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 93 — usata dal nostro per indicare la cultura classica) avrei de siderato una maggior prova che esso fosse d’inciampo alla intuizione della realtà. Per il Varchi, rimandando alla nota biografia del M ana corda, il nostro A . si sbriga più presto; e s’ intrattiene so lamente sulle fonti, il Nerli, il Giovio (del quale il V . dopo essersene servito , confutò gli errori) e il G uicciardini, gli anonimi Ruggitagli delle cose di Firenze, e molti docu menti pubblici e privati, fornitigli dal duca e da privati. Il giudizio complessivo sull’ opera è relativamente severo ; perchè , dice il nostro autore, le fonti non sono vagliate, le sentenze morali son messe a caso, le contraddizioni sono numerose, la storia talvolta s’ abbassa fino alla cronaca ; e n o i, dalle prove che ci sono addotte, dobbiamo convenire che il Gentile ha ragione. Per l ’Adriani, che ha il merito grande di aver fusa la storia di Firenze con quella di tutta l’ Italia, e che perciò ha dinanzi a sè un campo a&ai più vasto, l’A . prova, ed ha ragione, una grande simpatia, chè chiunque si è occu pato di storia medicea sa per esperienza quanto esatti, an che nei particolari più minuti, siano i racconti di questo continuatore del Varchi. Nè è meraviglia, poiché 1 A drian i ebbe a sua disposizione 1’ archivio mediceo e se ne servì largamente, come è dimostrato dagli estratti, e come il G en tile mostra ad evidenza in alcune pagine veramente accu rate e diligenti. L ’ autore non ha trovato altre fon ti, all’ infuori di un Commentario di Luigi d’A v ila , dal quale 1 Adriani la rg a mente attinse. Io credo invece che una più diligente r i cerca permetterebbe di scoprire altre fonti: ad es. , mi è sempre parso di trovare in lui una certa dipendenza dal Guazzo e fors’anco dal Tarcagnota. Può darsi che io m in ganni , ma il Gentile farebbe bene ad estendere le sue in dagini a questi autori, e ad altri della stessa età. A d ogni modo, giova ripeterlo, questo studio e lodevole, e prom ette bene per l’avvenire del giovane autore. Ca m il l o M a n f r o n i . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 94 Sampiero Corso. P a r le docteur F. M. C o s t a d e LICA. A ja c c io , Im prim erie I. Z e v a c o , 1905; ΡΡ· 3 4 4 · B aste- 8 ·° di D opo N apoleone il Sam piero, fra i person aggi storici della Corsica , è forse quello che ebbe la fortuna d ’ una più copiosa bibliografìa. Valentissim o soldato e uomo d ’ in domita energia fu senza dubbio; pur l ’ assassinio della m o glie lascia sulla sua fam a un’ ombra sinistra che la rende meno simpatica. Perchè nullameno trovò così copiosi sto rici e panegiristi? A parer mio due ragioni possono spie gare il fatto: anzitutto che Sam piero è il primo anello che lega la storia della Corsica a quella della Francia ed i francesi da un lato e più ancora quei corsi che tengono a far em ergere i leg*ami se non di razza, di simpatia , di affinità elettiva, fra la loro isola e la presente dominatrice, si studiano di provare che questi rimontano a più di due secoli avanti il 1769; p o i, questa credo sia la ragione principale per cui il nome di Sam piero rimase popolare, egli è che nato indubbiamente di popolo, non ostante_la bugiarda discendenza che compiacenti genealogisti alma naccarono per lusingare gli Ornano di Francia (1), egli è pure storicam ente il primo che personifica la lotta del po polo corso contro la tirannia di Genova. I Cinarchesi nelle loro ribellioni contro il Comune di Genova prima, contro V Officio di S. G iorgio poi, non erano che i rappresentanti di interessi di fam iglia come ben osservò il Morati ; pos sono aver cercato di indurre le popolazioni a seg u irli, ta lora in parte esservi riusciti, ma per la gran massa del p o polo corso essi rimasero i tira n n i, contro i quali aveva chiesto nel 1358 il soccorso del Comune di Genova come dopo chiese quello dell’ Officio di S. Giorgio. Sampiero in vece comincia a scuotere la fibra popolare ; non è ancora generale la coscienza nazionale che non si formerà comple tamente che col Paoli, grandezza civile tanto più nobile ed elevata del Sam piero, ma se ne intravvede un primo barlu(1) Ciò ormai è indiscusso ; solo per abbondanza noto che il Sampiero non usava come allora tutti i Cinarchesi nel sigillo il castello turrito sor montato dalla bilancia , sibbene portava un le o n e , o più probabilmente un cane, rampante ed in capo un giglio. Il figlio inquartò questo stemma colla torre degli Ornano. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 95 — me. Perchè ormai il ricordo del Sambocuccio era affievolito e la Maona e S. Giorgio eran riusciti a distruggere quasi completamente Y antica simpatia che avea mosso il popolo corso a rivolgersi fidente al popolo genovese. Non so qual di queste due ragioni abbia deciso il dot tor Costa a scrivere un nuovo lavoro storico sul Sam piero ; probabilmente entrambe e più ancora la circostanza che il Sampiero era di Bastelica come è lo scrittore. E questo ha un vecchio culto pel suo eroe al quale sin dal 1900 era riuscito a far elevare un monumento a Bastelica ed a cui ora consacra il lavoro della sua vecchiaia. Salutiamo pertanto questo scritto frutto di un ammira zione sincera. Esso porta in testa una lettera di plauso di quel maestro di quanti si occupano della storia della C or sica che è il eh. A b. Letteron, in appendice lettere d en comio del Gregorovius, l’ autore di Corsica, e del nostro Livi, che illustrò le relazioni della Corsica con Cosimo de Medici. D el lavoro del Costa parlarono già con elogio al cune importanti riviste di Parigi, la Revue critique d his t. et littérature, il Bulletin des Bibliophiles, il Bulletin de l hi stoire de France. Dopo i giudizi di tanti valentuomini e di periodici così autorevoli è naturale che mi periti alquanto ad esporre al cune modeste osservazioni su questa nuova biografia del Sampiero da Bastelica. Pur lo farò , fidente che all autore non spiacerà la mia franchezza, come a me non spiacque la sua. E ove sbagli, cosa facile, volentieri ne accetterò le correzioni. L ’autore prima di cominciare la narrazione delle gesta del suo eroe, col titolo Coup d oeil historique, prem ette un brevissimo riassunto della storia della Corsica nelle epoche precedenti. Ora francamente consiglierei al eh. A . che in una nuova edizione rifondesse interamente quella p^rte. Non insisterò qui sul punto ove, fidandosi del racconto del Limperani, fa che la Corsica preceda fin dall’ alba delΓ X I secolo il continente italiano nell’ ordinamento pop o lare del Com une. . . Non ostante la polemica che a tal proposito fa contro i miei documenti, conoscendo la sua lealtà oso quasi sperare che finirà coll ammettere il Sam bocuccio del sec. X IV come risultava da quei documenti a lui tanto ostici, m a molto prima ancora che da essi dalle cronache del Della Grossa e del Monteggiani, compendiate Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — gô — dal C eccaldi e dal Filippini e delle quali una c o p ia , scor rettissim a ma preziosa per molti particolari non trascritti nella storia del Filippini, si conserva fra i M S. della B ibl. com unale di Bastia. G ià altri che mi fu ben più ostile del dott. Costa convenne, sebben a bocca un p o ’ chiusa e con poca buona grazia, nelle mie conclusioni! M a anche a parte la questione d ell’ epoca della rivolu zione dem ocratica della C o rsica , ch’io credo ormai accer tata, altre asserzioni dell’ autore sembranmi molto discuti bili. Così p. es. la morte di A rr ig o della R o c c a c lu sap piamo avvenuta mentre già ammalato recossi da Palm ento a Frasso e che l ’A . attribuisce ad avvelenam ento da parte dei genovesi sull’ autorità... del G regorovius. N on ho co modo ora di riveder il testo tedesco del G regorovius, ma ho sottocchi la fedelissima versione francese del Lucciana e dice soltanto : « A rrig o de la R o cca mourut subitem ent en 1405 ». L ’A . dovrà convenire che la sua è u n ’ inter pretazione un p o’ troppo libera . . . D el resto non solo q u i , ed inesattamente , ma in altri punti il Costa cita in appoggio del suo racconto la sola testimonianza del G regorovius e perfino del Guerrazzi! Quanto a questo in Italia si può dargli più o meno valore come romanziere, ma a nessuno passerà mai pel capo di gabellarlo per storico; riguardo al G regorovius la breve storia dei Corsi che premise come introduzione al suo la voro letterario e descrittivo Corsica, non è che una com pendiosa narrazione, mai documentata, dei fatti principali ; si possono citare i suoi giudizi a conforto delle opinioni nostre su uomini e cose, non prenderlo a testimonio di fatti avvenuti tre secoli prima che egli ne scrivesse e sui quali non ebbe altre informazioni che quelle a tutti note. Sul governo diretto della S. Sede , sulle pretensioni e dominio dei Montaldo e sopratutto dei Fregosi, l ’A . è muto; giunto al governo dell’Officio di S. Giorgio cita come g o vernatori il Calvo e lo Spinola mentre non lo furono nò 1 uno ne 1 altro, ma sibbene capitani e , p e g g io , fa succe dere all Antonio Spinola (1460) due anni dopo, l ’A m brogio di N egro (1488), saltando a piè pari il ventennio della dom ina zione sforzesca, l’ intermezzo del conte Gerardo di Piom bino e i primi anni del secondo reggim ento di S. Giorgio. Non mi tratterrò sui particolari, ma un solo curioso equivoco non posso a meno di segnalare all’egregio A . lad- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 97 — dove scrive che la tortura come si applicava dagli officiali genovesi « consistait dans Γemploi de la poix fo n d u e mgurgitce de fo r ce ,. à l'aide d'une aiguière, ou de tout autre instrument semblable ». Possibile che all’autore che pure è medico ( i ) , non sia occorso che sarebbe un p o’ difficile ottener una confessione qualsiasi da un imputato a cui si fosse fatto ingurgitar una tal pozione? R ilegga il eh. A . quella « form a di tormenti senza dar danno a la persona » e vedrà che pecia significa pezza e non pece e che Γ ano nimo suggeritore era un pietoso che avrebbe voluto sosti tuir una forma blanda di tortura a quella straziante della corda usata allora generalmente e, pur troppo per essi ! an che pel Renuccio da Leca e altri corsi (2). D ove il lavoro del Costa diviene realmente interessante è allorché comincia a trattar dell’ opera del Sampiero : ecl è la parte essenziale del libro, perchè quel Coup d o e il potrebb’ esserne stralciato senza danno dell’ economia del la voro. L ’A . rintraccia diligentemente tutti i particolari della vita del Sampiero nella parte ch’ ebbe nelle guerre com battute sul continente , raccoglie tutti gli elogi che il suo impareggiabile coraggio gli valse, ci presenta il Sampiero meno noto, poiché l’eroe delle guerre di Corsica lo era già abbastanza per le narrazioni degli storici corsi e genovesi. Per far ciò egli compulsò con pazienza ed amore degni d ’ogni encomio i cronisti francesi dell’ epoca e ne raccolse parti- (1) L ’A è « ancien médecin principal des Armées, Président de la Société des Médecins de la Corse, membre correspondant national de l ’Accad. de Médecine etc. etc » — Pubblicò varie opere di medicina. (2) Il Costa lesse questo particolare in un lavoro che il compianto B eigrano pubblicò nel Vol. X IX degli Atti della Soc. ligure di S . P . col ti tolo: Un assassinio politico nel sec. X V e la Société des Scie?ices /risi, et nat. de la Corse ristampò nei suoi Bulleti?is. A dir il vero il Belgrano in quel suo lavoro si lasciò sfuggir parecchie inesattezze: basti accennare che in Corsica confonde i Caporali coi Signori e abbassa Giampaolo da L e c a , il più potente feudatario allora dell’isola, al grado di caporale. Anche nel punto indicato va fuori strada perchè suppone che si tratti del processo contro Carlo di Giudicello da Leca e Giovanni di Restorucello di S. An to nino mentre si trattava del giudizio contro Carlo e Giovanni dei Gentili di Nonza, i fratelli del q. Bernardino, de’ quali uno subì la morte e l ’altro lunga prigionia nel castello di Lerici. Ma il Belgrano che reca per esteso la form a di quella tortura coll’ acqua non poteva immaginarsi che altri sopprimendone una parte, tramutasse la striscia, pecia lunga et subtile , di tela e l ’acqua versata con una brocca a bocchino, in pece f u s a ! Giorn. St. e Lett. della Liguria, 7 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 colari preziosi. S o lo incidentalm ente accennerò all egregio A . che i cronisti francesi, com e g li italiani dal canto loro, scrivevano talora i nomi stranieri con ' tal ortografia a renderli irriconoscibili (Biagrasso per Abbiategrasso, Costamighia per Cortemiglia ecc.) sicché è necessario retti car 1. Non mi dilungherò a seguire passo^ passo ne a narrazione delle gesta di Sam piero nell isola s u a , non ne avrei la com petenza ed egli mi è maestro nella conoscenza della vita del suo eroe. N oterò ancora con piacere che . non è inflessibile nella sua antipatia pei docum enti, pere e di molti, e parecchi anche inediti ed interessanti , corre a il suo racconto. T u ttavia non seppi spiegarm i com e eg 1 che , pur scrivendo in francese , ha il buon senso i c arci nell’ originale come furono scritti i documenti e ra ques 1 parecchie lettere del Sam piero , faccia poi eccezione per una di queste (28 giugno 1561 da M arsiglia) e so p ra tu to per la lettera di V an ina del 15 febbraio 1563 ^a ^ 1 0 alla S ignoria di Genova. I documenti in generale per ono sempre moltissimo ad esser trad otti, qui sopratutto c e trattasi d ’ uno scritto che rivela le supreme angoscie e a misera donna, la quale conscia dell’indole feroce del man o avea il presentimento della sua prossima fine e che pure sentiva tanto forte il suo dovere di m oglie c h e , assieu rata dal Parlam ento di poter restare sotto la sua prote zione ad A i x (p. 197), accettava il sacrificio quasi certo per seguire il suo crudele signore. Si aggiu n ga che neppure la traduzione è letterale. Quel documento era stato pu blicato fedelm ente, conservandone l ’ interpunzione e la or tografia scorrettissim a, da Giuseppe R oberti nel 1877 ne Giornale Ligustico, anno X V I, p. 303. Se l ’egregio autore vorrà confrontarlo colla traduzione che a lui ne fu fornita vedrà che q u e sta , sebbene fedele al senso, in molti punti attenua le espressioni dell’ originale, in tal altro è inesatta, p. es. « in questo mezo », nel frattem po, perchè le cose andavano a lungo, è tradotto « dans *quelques mois », « 'i n queste p a r t i» è reso: «dans ce pays », aggiungendovi an cora : « à Gênes » ecc. M a questi ed altri che a me sembrano piccoli nei, certo il eh. A . potrà far sparire nella ristampa ch’egli prepara del suo bel lavoro, com ’ebbe la cortesia di annunciarmi e come appresi con gran piacere, lieto di poter seguir dietro a guida tanto autorevole e competente l’avventurosa carriera di un Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 99 — uomo che uno storico genovese imparziale (pag. 314) di ceva pochi decenni dopo la sua morte : « Γ uomo più prode che avesse allora l’ Italia». In questa ristampa che l ’A . prepara spero farà scomparire pure certi piccoli sbagli nei nomi propri, de Negri per di Negro, Cibba per Ceba e si mili, molto scusabili in uno scrittore non genovese. E so pratutto spero che troverà uno stampatore un po’ più a c curato che eviti di svisare per conto suo nomi corsi e geno vesi trattandoli, o maltrattandoli, con mirabile imparzialità. In attesa di codesta promessa ristampa non protrarrò questo scritto. Soltanto poiché ΓΑ. (p. 217) pubblica l ’elenco delle taglie che il governo genovese poneva sul capo di Sampiero e de’ principali suoi seguaci, ricavato dal Gregori a P a rigi nella Bibl. Naz., gli trascriverò qui sotto pel caso voglia servirsene nella nuova edizione del suo lavoro un documento esistente in questo Archivio governativo di Genova, che ri tengo inedito e che parmi per certe espressioni un p o ’ oscure possa dar luogo a curiosi sospetti. (Vedi a pag. 313 ultime li nee dell’estratto del C a r b o n e , St. lig.). Ecco il documento : (Arch. di St. di Genova, Sala 53, (Corsica) F il za 338, N. 115). 1565 die 16 maij. — Ill.mus Ex.mus D. D ux illustres D .i G u b e r n a tores e x c . R e ip Genue sub calculorum judicio decreverunt so lv e r e et satisfacere illi vel illis nominando vel nominandis per nob. N ic o la u m de G rim aldis q. D . Ant. scuta quatuor milia in casu quo d ictus n o minandus vel nominandi intra dies quinquaginta hodie incipiendos in terfecerint pub lice vel secrete Sampetrum de Basterica corsum r e b e l lem status pref.e exc. Reip. et hoc in casu predicto ad om ne b e n e p la citum pred. nob. Nicolai aut illius vel illorum quos nom inaverit. E t quatenus seq ueretu r intra terminum predictum quod m edio d ictoru m nominandorum dictus Sampetrus sensu vel membris debilitaretur ita et taliter q u od officia virilia exequi non p o s s e t , in tali casu d e c r e v e runt etiam so lv ere et satisfacere dictis nominandis summam d e c la r a n dam per ipsos illustrissimum et illustres dominos et de prom issio (sic) mandaverunt per me cancellarium fieri presens decretum c o n d itio n e tamen in om n ibus adiecta quod prefatus nob. Nicolaus te n ea tu r noticiam dari facere in Corsica illustri D. Stephano D O r i a gene ra li parte exc. R e ip .0 vel illustri D. Laurentio Suarez locotenenti generali in A diacio aut sit prefatis Ill.mis dominis de illa executione que facta fuerit per dictos nominandos contra personam dicti Sampetri intra te rm in u m predictum et ita decreverunt nihil obstante. Ita est: Io. A u g . s de F r > (de Franchis) not. et cancell. (1). (1) Era un notaro Rebecco aggregato all’Albergo De Franchi; dopo il 1576 gli aggregati ripresero l ’antico cognome di famiglia, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 -----I o o 1565: 17 m aij - — I ll.mus Io . B a p t a L e r c a r i u s s c i e n s p e r I l l .mum D . D u c e m e t I llu str e s D D . G u b e r n a t o r e s e t P r o c u r a t o r e s e x c . R e i p . ge - n u en s is fuisse d e c r e tim i s o l v e r e e t s a tis f a c e r e p e r s o n e n o m i n a n d e per n o b . N i c o l a u m d e G l i m a l d i s q . D . A n O s u m m a m p e r p r e d i c t o s ìll.mos d.nus d e c la r a n d a m q u a t e n u s d ic t u s n o m i n a n d u s in tra d i e s q u in q u a g i n t a in c e p to s d e b ilit a r e t se n s u v e l corpore Sam p etru m c o r s u m ita u t of ficia virilia u lte r iu s e x e q u i non p o s s e t e t v o le n s u t d ic t u s n o m i n a n d u s c ertiu s (sic) sit r e s p e c t u s u m m e d e c l a r a n d e p e r p r e fa to s II , mum e t Il lu stres d o m in o s . I d e o v i g o r e p r e s e n t is p r o m is s it et se o b l i g a v i t ita e t ta lite r fa ce re q u o d s u m m a d e c l a r a n d a ut s u p r a n o n erit m in o ris q u a n tita tis s ib u s p r e d ic tis d e scu tis m ille usque in m ille q u in g e n t is in ca secundum q u o d d eb ilitatio fa cta fuerit iu d icio ipsiu s 111. nu D . Io . B a p t e e t ita in d ictis c a s ib u s p r o m issit etia m su o p r o p r io n o m in e s o l v e r e s e u so lv i fa c e r e d icto n o m in a n d o s u m m a m p r e d i c ta m a b s q u e ulla c o n t r a d i c ti o n e d e l e g a n s p r o p te r e a o m n ia b o n a s u a v o le n s q u o d p r e s e n s p r o m is s io ve l o b l i g a t i o r e m a n e a t p e n e s p r e fa tu m n o b . N ic o la u m pro m a io ri c a u t io n e d icti n o m in a n d i e t q u o d sit firm ata p e r m e n o ta riu m et c a n ce lla r iu m infrascriptu m a b s q u e a liq u a alia s o le m n i ta te te stiu m . Ita e s t : Io . A u g . d e F r . i s N o t . e t c a n ce l. E un di quei mandati d’assassinio che si trovano pur troppo fra i documenti del governo genovese in Corsica , sia di San G iorgio che della R epubblica. M a lo storico mo derno, pur stigmatizzando simili delitti, deve tener calcolo dell’ epoca e dell’ ambiente, non per scusarli ma per com prendere come fossero possibili. U go ANNUNZI A ssereto. AN ALITICI. Vita di P i e t r o G i a n n o n e scritta da lu i medesimo p e r la p rim a volta iìitegralm ente pubblicata con note, appendice ed un copioso indice da F a u s t o N i c o l i n i . N a p o l i , P ierro , M C M V , in 8 0 di p p . X X X V · 505, c o n rit. e facsim . — G a e t a n o C o g o . Intorno alla Istoria civile d i P ietro G iannone. Osservazioni a proposito d i una pubblicazione re cente. V e n e z i a , V isen tin i, 1904, in 8.° di pp . 46. — L ’ a u to b io g r a fia d e llo sto rico n a p o l e t a n o non v ie n e fuori ora pe r la prim a v o lt a ; tutti sa n n o infatti c h e nel 1890 uscì pe r le c u re del P ie ra n to n i un v o lu m e c h e la c o n t e n e v a ; m a il sec on d o editore, F a u s to N icolini, conscio del m o d o v e r a m e n t e in d e g n o o n d e s ’ era fatto strazio in q u e lla p u b b li c a zio n e d e l l ’ o p e r a lasciata autografa dal G ia n n o n e , stim ola to d a recenti studi e p o le m ic h e g i a n n o n i a n e , le quali ultim e s ’ a p p u n ta ro n o a n c h e Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ΙΟ Ι ---- sul te sto delia vita , venne nel lodevole proposito di offrire a g li s tu diosi la riproduzione esatta ed integra del prezioso m anoscritto. E c c o perchè vuoisi ritenere giustamente annunziata questa vita c o m e e d i t a « per la prim a volta integralmente ». Il N. si è posto al l a v o r o con una larga preparazione, e lo ha condotto con ottimi criteri, così n ello esem plare il testo, come nel corredarlo di opportuni richiami e di il lustrazioni cop iose ed importanti. U n’ acconcia prefazione, dando ra gio ne della presente stampa, descrive in ogni sua parie il m a n o sc r itto autografo , ed espone il metodo seguito nel riprodurlo. U t i l m e n t e il N. ha p rep osto ai capitoli ed ai paragrafi, onde questi si v e g g o n o d i visi, a ccurati sommari, facendo seguire il testo dagli appunti a u t o b i o grafici e d a una nota in cui con bella chiarezza sintetica e s p o n e i casi del G ia n n o n e negli ultimi sette anni di sua vita. L ’a ppend ice assai i n te ressante c ontiene la lettera scientifica del Giannone intorno a lla n e v e sulle c im e del V e su v io , un saggio d ell’epistolario inedito , il m e m o riale al re C arlo Borbone , infine una poco conosciuta relazion e sulle vicende dei m ss. giannoniani rimasti a Ginevra. Chiude il v o lu m e l ’ in dice dei nom i. D ire che il N. ha fatto opera egregia, in v e r ità è s u perfluo; m a egli ha fatto anche un’opera buona, perchè la f ig u r a del martire d ’ Ischitella, esce viva e vera da queste pagine, non d etu r p a ta dai cervellotici conceri d e’ disadatti che prima posero le m ani nel m a noscritto origin ale. L e impressioni che si ricevono dalla lettu ra di questa autobiografia non importa ricordar qui ; esse bensì v a l g o n o a confermare q uan to espose genialmente e con rigore storico il C ia n in torno a W A g o n ia d'un grande italiano sepolto vivo. A l q u a le non b a starono le persecuzioni e le torture mentre era in v i t a , c h è d o p o un secolo e m ezzo dalla sua morte un critico si g e ttò sopra d i lui, e in tese a d em olirn e la fama oggimai acquisita, com e uomo e c o m e scrit tore. E r a naturale che altri sorgesse in sua difesa; d o n d e una p o le mica v iv a c e e fruttuosa, per la quale le ragioni del critico v e n n e r o vittoriosam ente confutate, e il Giannone ebbe postumo rin v e rd im e n to di fama. F r a c oloro che si posero con serenità d ’animo e c o n s e v e r o m etod o critico ad esaminare l ’ormai noto libro del Bonacci r ile via m o in ispecial m o d o Gaetano Cogo, il quale con piena c o m p e ten z a ed esatla inform azione di tutta quanta la materia ha cooperato c o n p o d e rosa d i a l e t t i c a , e con copia di riscontri a demolire 1’ edifizio d el B o nacci, « c he, costruito con pietre di color vivo, ma con c a l c e di ea t tiva qualità, è destinato a cadere inesorabilmente ». C i p ia c e c h iu d e r e questo c en n o con Γ augurio che presto si ve g g a uscire la b ib lio g r a fia giannoniana promessa dal Nicolini, che sarà certo lavoro i m p o r ta n te ed utile com pim en to della autobiografia. A lessandro D ’A ncona . Esilio e carcere di Pietro Giordani. N u o v i documenti da archivi e biblioteche. R o m a , 1905, in 8.0 di p p . 47 (E stratto dalla Nuova Antologia). — L’A . s’ era di già occupato di q u esto im portante episodio della vita agitata dello scrittore piacentino alcun i anni or son o ; m a ulteriori ricerche gli danno ora m od o di to r n a r e Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 -- io 2 — sn q u e i fatti, in te g r a rli ed illustrarli. I s e q u e s t r i a c u i p o s t e le c a r te g i o r d a n i a n e , e veri n e r o s o t t o la o c u l a t a , in s is te n te , f e r o c e su lla c o r r i s p o n d e n z a su a e b b e r o per effe tto di a r r ic c h ii e vig ila n z a a rchivi e b ib l i o t e c h e di le tt e r e d a lui s c r i t t e e di a lt r e a lui in d ir iz z a te . E tutto q u e s t o m a te r i a l e v e n u t o a m a n o di chi sa g i o v a r s e n e c o n ta n ta p e rizia, h a p o r to a r g o m e n t o a q u e s t a n u o v a ed i m p o r t a n t e p u b b li c a z io n e , r ic c a di sv a r ia t i d ocu m en ti , on d e r ic ev o n o m i g l i o r l u m e la v ita e i t e m p i d e l G i o r d a n i . Q u i a b b i a m o la p r o v a c h e le p e r s e c u z i o n i con tro di lui e b b e r o le m o s s e d a l l ’A u s t r i a , in s e g u i t o a l l ’a r r e s t o d el M o n ta n i, c u i v e n n e r o p r e s e p a r e c c h i e le tt e r e d e l l ’ a m ic o , e h ’ e g l i non a v e v a d i s tr u tte , e c h e n o n c o n s e g n a t e a g li a r c h iv i po lizie sch i d a llo Z a j o t t i , il q u a l e se le te n n e in p r o p r i o , d o p o la m o r t e di c o stu i p a s s a r o n o nella b ib l i o t e c a di T r i e s t e . Q u e s t e in s ie m e a lle le tt e r e m a n d a t e in c o p i a a V i e n n a d a lla p o lizia e d a q u e l le s e r b a t e n e l l ’ a r c h i v i o di P a r m a , con g l i a ltri d o c u m e n t i , ci r iv e la n o m o lte p a r tico la r ità r ig u a r d a n ti il G i o r d ani ed i s u o i a m ic i , c h e m ess e in a c c o n c i o r ilie v o d al D ’A . b en ri v e l a n o la in fe lic e c o n d iz io n e p o lit ic a d e l l ’ Italia, n e g l i anni in cui 1 A u stria e s e r c ita v a s o p r a di essa la s u a nefasta o p p r e ssio n e . C a r l o S f o r z a . U?i m issionario e sinologo piem ontese in Cina n el secolo X V I I . T o r i n o , P a r a v i a , 1 9 0 5 , in 8.° di p p 10. — L a p e r m a n e n z a in C i n a d e l l ’A . , c h e è fra n o str e L e g a z i o n i , è i più v a len ti g io v a n i ufficiali d e lle riu s cita utile alla storia d e g li italiani c h e si p r o p o s e r o di r e c a r e la fed e e la civiltà in q u e lla r e g io n e . L e r ic e r c h e da lui fatte n e l l ’ a r c h iv io d e l c o l le g i o d e ’ g e su iti a Zi-ca-w ei p r e s s o S c ia n g a i l o h a n n o p o r ta to a lla c o n o s c e n z a di un m a n oscritto d o v e il P . L u ig i Pfister h a r a c c o lto le n otizie b io g r a fic h e e b ib lio gra fich e di tutti i p a dri vissuti in C in a , d a lla m o r te di S . F r a n c e s c o S a v e r i o fino a lla s o p p r e ss io n e d e lla c o m p a g n i a . D a esso ei trae la b io g r a fia d e l P. A n t o n i o V a g n o n i d a T r o f a r e llo , d ettata, c o m e tutte le altre, in fran ce se. Q u e s to m issio n a r io , p r e s s o c h é ig n o to , c h e p e r ben 35 anni e s e r c itò il su o m i n istero nella C in a , ed e b b e p r o c e s s i , p e rse cu z io n i e p r i g i o n i a , s era im p o s se ssa to assai b e n e d ella l i n g u a cin ese, e va rie o p e r e ha lascia to d istr ib u ite in circa venti v o lu m i. D i tutte p o rg e notizia l ’A . , ed a c c o m p a g n a q u e s ta sua esp osizion e con rilievi critici ed o sserv a zio n i s o ciali , c h e b e n d im ostran o 1’ a c u te z z a d ella sua m e n te , e la cu ra con cu i, p u r e in m e z z o alle fa ccen d e b u rocratich e , egli h a sa p u to stu d ia re l ’in d o le e la c o n d iz io n e di q u ella società , in r ap p orto a lla civiltà e u ro p e a . D i così fatti studi (e l ’a. h a d a to altri bei s a g g i in sedi d ive rse d e l l e s u e i n d a g in i storico-sociali) s ’a v v a n t a g g ia la scien za , Θ noi s p e ria m o c h ’ e g l i vo rr à presto p a rtec ip a re agli studiosi altri frutti d elle su e r ic er c h e, sì c o m e c e n e fu d ato sentore. E mma B og h en C onigli a n i . Storia della letteratura ilalia?ia ad uso delle R R . Scuole norm ali. V o l. I l i , in 1 6.°, F ire n ze , B e m p o r a d , 1905. — F a r e u n a sto ria letteraria pe r le scu ole norm ali è assai più diffìcile c h e sc riv e r n e u n a pe r i licei d o v e la coltura dei g io va n i è assai più un ifo rm e e d o v e certi fenom eni c o m e l ’ u m anesim o e il classicism o Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 103 — possono essere , per la conoscenza del greco è del latino , m e g lio in tesi e m eg lio valutati. Appunto p e r c h è d e l l ’ insegnamento n o rm a le l ’A . conosce le d iffico ltà , ha potuto fare un ’ opera pratica e b u o n a , e v i tando , q uanto era possibile , le minute e accademiche in d a g in i p e r tendere di continuo alla sintesi. Ed ottima idea è stata di servirsi, nel caratterizzare una data epoca o un determinato scrittore, d e lle p a role d e ’ nostri som m i critici moderni come il D e S a n c tis , il B o n g h i , il Bartoli , il D el L u n g o , nomi pressoché ignoti alla massima p a rte dei giovani delle nostre scuole. E poiché i programmi di storia e di le t tere non corrono paralleli nell’ insegnamento n orm ale, E . B . C . ha cercato che queste sintesi fossero, quanto più era possibile, c o m p r e n sive e in apposite tavole ha diligentemente disposto con r a g i o n e v o l e corrispondenza lo svolgimento delle lettere con lo sv o lg im e n to dei fatti storici , artistici e scientifici. In tal modo e con c iò c h e è nel testo si v ie n e a correggere, in parte, quel vizio che è ne p r o g r a m m i delle sc u o le nostre e che produce gravissimi d a n n i, di d a r so lo im portanza alla storia letteraria, e di non far conoscere, a cca n to ai n o m i d e ’ gra nd i s c r i t t o r i , quelli de’ grandi scienziati e d e ’ gr a n d i artisti. Inutile parm i nella storia letteraria della signora B oghen — e d è il solo appun to c h e le faccio — la bibliografia che ha p o sto a p iè dei capitoli, e p e r le persone a cui il libro deve se r v ir e , e p e r c h è sp esso tale bibliografia è incompleta e perchè vengono in essa c ita te o p e r e di prim a consultazione di cui è ovvio che, componendo i su o i v o lu m i, l ’A . siasi servita. (G. R.). Francesco F la m in i. Varia; pagine di critica e d ’arte . L i v o r n o , Giusti , 1905 , in 8.° di pp. Χ~35°· — Col proposito di r e n d e r e p o p o lari cognizioni di letteratura che oggi sono cibo soltanto di p o c h i ini ziati, il F . riunisce in un volume articoli e discorsi che a p p a r v e r o in varii tem pi in f a scic o li, ne La Nuova Antologia e nel F a n f illa della Domenica e li presenta alquanto mutati dalla prima lor form a. I p rim i quattro scritti formano quasi un ciclo: Dante e i l dolce stile, I l trionfo di Beatrice , I l significato e il fine del poema sacro , N e l cielo di Ve-^ n er e,'e conten gon o, il terzo in special modo, le m edesime c o n c lu sio n i dal F . g i à esposte nell’ opera I significati reconditi della Com media di Dante e i l suo fine supremo e universalmente note nel m o n d o d eg li studiosi. E rudizione profonda ed arte squisita che tale e r u d izio n e c er ca Poesia d i popolo n el buon tempo antico , e negli articoli Un virtuoso del quattrocento (S er a fino d e ’ Cim inelli dell’Aquila) e Le lettere italiane in Francia 7iei se coli del Rinascimento , soggetto caro al F l a m i n i , ove si p a r la a l u n g o di L A la m a n n i e di Nicolò Martelli. S e g u o n o : G. Leopardi poeta , C o m m em o ra n d o N . Tommaseo , Vopera di G . Verdi , A . G r a f e i n asc o n d ere e render gradevole è nel discorso suoi poemetti drammatici , Per il buono , In memoria di un filo lo g o (Ferd G nesotto) e U insegnamento scientifico della letteratura nazio nale; nonostante il valore de’ quali scritti, parmi che n e g li altri citati i Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 104 — a n t e c e d e n t e m e n t e sia la p a rte e s s e n z ia le e la rag ion prin cip a le del n u o v o v o l u m e di F . F l a m i n i. ( R . G .). G i o v a n n i D o l c e t t i . L a f u g a d i G iacom o Casanova d a i p io m b i d i Venezia. V e n e z i a , F a n tin i , 1905 , in 24.0 di p p . 16. — L ’ A . n o n ha v o lu t o r ip r e n d e r e s t o r i c a m e n t e in e s a m e il r a c c o n t o di q u e s t a fu g a c e lebre , intorn o a lla q u a l e p a r e c c h i g i à s c ris s e ro s u lla s c o r t a di d o c u m e n t i ; m a h a r ic o r d a t o lo s tr a o rd in a r io a v v e n i m e n t o z io n e s e m p l ic e e g e n i a l e , d e tt a t a d a chi b en q u e l fatto si riferisce, in una narra c o n o sce tutto q u an to a e si m o stra b en a d d e n t r o a lla c o n o s c e n z a d e l l ’u o m o , d e ’ t e m p i, d e l l ’ a m b ien te . A l f r e d o C o m a n d i n i . L }Ita lia nei cento an ni d e l secolo X I X g i o r n o p e r g iorn o illustrata. M ila n o , V a l l a r d i . — C o n q u e s t o fase. 46 c h e a b b i a m o d in a n zi sia m o n egli anni fortu n osi d el n o str o r is o r g im e n to , 1847-48, e gli a v v e n im e n ti in c a lz a n o n u m ero si ed i m p o r ta n t i L ’A . o tt im o c rite rio ne r en d e c o n t o l a r g a m e n t e ; e d è n a tu r a le c h e si con ac c r e s c a il n o v e r o d elle illustrazioni , s e m p r e b en s c e l te ed a p p r o p r i a t e d a r iu s cir e u tile c o r r e d o a lle dilig en ti effe m erid i. C risto foro Colombo nacque in sco Podestà. Genova. M onografici d i G e n o v a , tip. d ella G i o v e n t ù , 1905. in 8.° di tre fa csim ili. — Q u e s t o o p u s c o lo ha un F ran ce p p . 8 con inten to d i v u l g a t i v o , e c o m e o g g i d i c e s i , p o p o la r e . T u t t i c o lo r o i quali n on h a n n o t e m p o e m o d o di r ic e r c a r e la p o n d e r o s a Raccolta Colombiana , di s p o g l i a r e c o lle zio n i di g io rn a li eru d iti, o te n er d ietro a pub b lica zio n i str a n ie r e , p o s s o n o d a q u e s t e p o c h e p a g in e r ile va re la p r o v a che es s e r n ato a G e n o v a . D o p o i d o c u m e n ti C risto fo r o C olom b o deve pu b b licati d a llo S t a g l i e n o e dall A s s e r e t o p e r i quali si viene a stabilire c h e la n a sc ita d e llo s c o p r ito r e si d e v e p o r r e nel 1 4 5 ], e più p r e c is a m e n te fra il 25 a g o s to e il 31 o tt o b r e , il riliev o d e l P. c h e c io è D o m e n ic o , p a d r e a C risto fo r o , d o v e v a n e c e ssa ria m e n te trovarsi a G e n o v a nei tred ici m esi c h e c o rr o n o d a l l ’o tt o b r e 1450 al n o v e m b r e 1451, p e rc h è in v estito d e l l ’ufficio di c u sto d e d ella P o rta e T o r r e d ella O live lla , ci dà la m ig lio r e te s t i m o nian za (in d ifetto d e lla fed e di nascita o d el certificato d ella le v a tr ic e ) d e l l ’ e ssere C o l o m b o nato a G e n o v a . L o S ta g lie n o era a n d a to a n c h e più o l t r e ; p o ic h é g u id a t o dai d ocu m en ti r ite n e v a lo « sta b ile d o m i cilio in G e n o v a » di D o m e n i c o « dal 1429 al 1470 », g i u n g e n d o ste ssa n e c e s s a ria e lo g ic a alla conclusion e. Il V i g n a u d , 1’ u ltim o a nostra n otizia c h e h a p a rla to d ella q uestione d e lla nascita e del l u o g o , a c c e tta e c o r r o b o r a sì fatte conclusioni. I d ocu m en ti d u n q u e c h e si ri ferisc on o al p e r io d o sop ra indicato , s e b b e n e g i à editi nella Raccolta r ic o rd ata (Par. I , vo l. I I , p. 10-12), ora c om p a risc on o qui in form a sp ic c io la in r ip ro d u z io n e fototipica pe r op era del P ., e con q u e s t o o p u s c o lo , c h e c ia s c u n o p u ò a vere facilmente sotto gli o c c h i, a u g u r ia m o , sen za s p era rlo , c h e sia chiusa la quistione d ivenuta p a r e c c h io b iz a n tina. D o b b i a m o in fine notare che l ’atto 25 agosto 1479 non è ro g a to a L isbon a , m a a G e n o v a , e che il d ocu m en to 25 se tte m b re 1451 non è « riferito » d a llo S ta g lie n o nel lu o g o indicato, m a solo citato a p a - Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 V — 105 — gìna 8 'd e l Giorn. Ligustico , a. 1903, e per errore tipografico c olla data del 1452, ma poi esattamente prodotto per intero nella Raccolta Colombiana. SPIGOLATURE E NOTIZIE. *** N el m arzo del 1487, mentre era sempre accesa la g u e r r a tra G en ov a e F ire n z e per l ’ acquisto di S a r z a n a , i genovesi assa liron o il castello e la rocca di Sarzanello ; del primo s ’impadronirono, e qu esta, difesa dai fiorentini, battevano virilmente. Lorenzo de Medici r a c c o lse armati per soccorrere i suoi, deliberato a dar termine alla im p r e sa di Sarzana. F u r o n o richieste le bande assoldate di Galeotto M an fred i si gnore di F a e n z a , alleato di Firenze e condotto agli stipendi d e l l a r e pubblica. E d egli, che aveva contribuito nel 1484 alla presa di P ie tr a santa, q u esta volta si giustificava presso Lorenzo affinchè « n on c r e d a che sine legitim a causa habia ritenuto li cavalli e fanti pr ep a r a ti pe r el b ix o g n o là di Sarzanello »; e la legittima causa era la n e c e ssità di doversi d iten d ere dalle insidie del B en tivog lio, che d ’ a c c o r d o col Riario di F o r l ì , voleva impossessarsi del suo stato; al q u a l u o p o a- spettava appu n to che il Manfredi avesse spedito le a p p a r ec ch ia te s o l datesche. E gli instava presso il Magnifico perchè s ’ interponesse a li berarlo da quel pericolo; allora « bisognando viria in p e r s o n a c o n ogni mio sforzo », e « subito subito manderò la zente tutte p a r a te ad talia » ( Galeotto Manfredi signore di Faenza, medaglione storico di A to n io M e sser i, n Faenza, 1904, pag. 46 sg. e 114, 118). D e v e c re d e rsi tuttavia che, in seguito alle note pratiche di Lorenzo, sv en tata la c o n giura, ei mandasse poi la sua gente all’ impresa, perchè il r a p so d a c h e cantò la gu erra di Sarzana scrisse: Di poi ancor con ogni diligenza L a gente de’ Galleschi s’ ordinava, E comandossi al signor di Faenza Che la mandassi, e quel sì la mandava. E più innanzi indicando le diverse milizie accampate d a u n a p a r te della città, s o g giu n ge : E Faenzaschi v ’erano a confino. (Cfr. La guerra di Sarzana, Sarzana, 1867, p. 10, 21). Il Boletin de la Reai Academia de la Historia di M a d rid p ubblicando la Corrispondencia de la In fa n ti Archiduqnesa D . a Isa- bela Clara Eugenia de Austria con el duque de Lentia , la q u a l e s p o sata a ll’ A r c id u c a Alberto si condusse dalla Spagna nelle F i a n d r e . L a prima lettera (toni. X L V I I , p. 260 sg.) in data 20 giu g n o è scritta da G e n o v a . Q u i v i , come è n o to , gli sposi vennero ricevuti c o n g r a n d i onori, ed andarono a stanza nel palazzo D ’Oria a Fassolo (cfr. M Belgrano, e r l i- I l palazzo D ’ Oria in A tti Soc. Lig. St pat., v o l . X , p a Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 va — g i n a 9 5; R o c c a t a g l ia t a , ioó — A n n a li d i G enova , G e n o v a , 1873, p^ g. 233 s g .). L ’A r c i d u c h e s s a d i c e fra l ’ a l t r o : « esto s d ias h a n s i d o la n ta s las visitas , q u e n o h a sid o p o s i b l e e n t e n d e r en o tra c o s a » ; d e lla v e rità di q u e s te p a r o l e fa n n o f e d e i C erim o n ia li ( A r c h . di S t a t o , v o l. I, p a g i n a 221 s g g . ) , d o v e le p a r tic o la r it à d e lla d i m o r a in G e n o v a di q u e ’ p rin c ip i s o n o a m p i a m e n t e d e s c r it te . *** T o m m a s o C a s i n i p u b b li c a le F o n ti p e r la storia della Consulta d i L ioìie (in M em orie della R . A ccadem ia delle S c i e n z e , L ettere ed A r t i in M odena , S e r . I l i , v o l. V ) d o v e si l e g g o n o a l c u n e c o r r i s p o n d e n z e d el C o m m i s s a r i o di g o v e r n o in M a ssa (d istr etto d e l l e A l p i A - p u a n e , d ip a r t im e n to d e l C r o s to lo ) , G i a c o m o l ’e l e z i o n e d el r a p p r e s e n ta n t e a O rtalli , c h e r ig u a r d a n o quel consesso ; n otevolissim a una let t e r a d el 22 d i c e m b r e 1801 in d irizz ata a B o n a p a r t e , c o n la q u a l e si ri l e v a l ’ i m p o r ta n z a d el g o l fo di S p e z ia , e si p r o p u g n a la s u a u n i o n e alla C is a lp in a (pa g . 130 s g g . ) . A ra p p r e s e n ta n t e v e n n e n o m i n a to l ’a v v . P ezz ica, m a n o n a v e n d o p o tu to recarsi a L i o n e p e r r a g io n i di s a lu te , si f e c e il n o m e d e l Prof. D om en ico N ardini , se non che la proposta g i u n t a forse ta rd i non e b b e s e g u i t o (p. 206) ; eg li è c e r t o q u e l l ’a b a te m a s s e s e di c u i a b b i a m o a s t a m p a un v o l u m e di S a g g i p o e tic i e lette- r a r j (M assa, 1823). *** Il c o m m . V i t t o r i o P o g g i h a c o n d o tto a te r m in e la c la ssific a zio n e e l ’a s s e tt o d efin itivo d el m e d a g l i e r e che la s i g n o r a M a r ia L a m b e r ti, in t e r p re te d e lla v o lo n t à d el d e fu n to fratello su o P o l i c a r p o , d o n a v a alla città di S a v o n a . Il C o n s ig lio c o m u n a le non· p o t e v a c e r t o a f fidare il l a v o r o a p e rso n a m e g lio c o m p e t e n t e e p e r ita ; p o i c h é il m o d o c o n cui e g li h a o r d in a to la p r e g e v o l e r a c c o lta n u m is m a tic a , sta a t e stim o n iare u n a vo lta di più , se v e ne fosse b is o g n o , la d o tt r in a d e l l ’e r u d ito l ig u r e . Il m e d a g l i e r e c on sta di 3229 p e z z i , 149 in o r o , 2055 d 'a r g e n t o e 1025 di m istura e di b ron zo. Q u e s to m a te r ia le v e n n e d i str ib u ito in tr e g r u p p i p r incipali : il p r im o p e r la n u m is m a tic a ita lia n a a n tic a , m e d i o e v a le , m o d e r n a , il se c o n d o p e r le m o n e te e st e r e , il te rz o p e r le m e d a g l i e ta n to italiane c h e forestiere. O g n i g r u p p o v e n n e s c o m p a r tito in s e z io n i regio nali. L e z e c c h e di o g n i se z io n e si s e g u o n o in o rd in e a lfa b e tic o . L e s in g o le m o n e te in ord ine c r o n o l o g i c o . La serie più in s ig n e sc ien tifica m en te e artistica m en te è q u e lla d el r.° g r u p p o , c io è q u e lla d e lle z e c c h e italiane e tra q u e s te la più r ic c a e la più r a g g u a r d e v o l e p e r q u a n tità ed im p o rta n za d 'e s e m p la r i è la g e n o v e s e . S p e r i a m o di v e d e r n e p u b b lic a to il c a ta lo g o . *** A l l o r q u a n d o il b aro n e P ietro C ustodi si p r o p o n e v a di p u b b li c a r e la B iog ra fia d ’ illu s tr i o celebri italiani , e a n d a v a r a c c o g l i e n d o e ric er c a n d o n o tiz ie e m ateriali d a ciò , r ic h ied e v a al professore P ie tro C o n fig lia c c h i, o ltr e a d o c u m en ti intorno a diversi professori d e l l ’ U n i versità p a v e s e , « i materiali pe r l ’ illustrazione d e ’ v ia g g i n e ’ m ari atlantici d el c a v a lie r e M alaspina di F o s d in o v o (sic), nella s u p p o siz io n e c h e non sia q u e lla g i à da voi stesso p u b b lica ta , sic co m e ne d a ta l u s i n g a , m olti anni f a , in una vostra c o m u n ic a zio n e a ll ’ Istituto Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 avevate — 107 — Italiano. I o possiedo le così dette carte marine di q u e lle fa m o se e m isteriose peregrinazioni , le quali essendo in una croc iera m a rittim a c a d u te in potere d e ’ francesi, furono rese pubbliche d a ll ’ ufficio t o p o grafico d el ministero della Marina dell’ Impero ». E sette anni più tardi e sp rim e va allo stesso amico il desiderio di acq uistare i m ano scritti d el Malaspina (Cfr. Bulletin Italien , T . V , p. 3 5 r_3 5 2)· .*** N e lla importante monografia di A . G i u s s a n i : I l fo r te di L u en tes. E p iso d i e documenti di ima lotta secolare per il dominio della Vaitellina (in Raccolta storica della Società storica pe r la P ro v in c ia e a n tica D io c e s i di Como, vol. V ) troviamo un cenno d e ll’a cq u isto d e l F i n a le d a parte della Spagna; ed a corredo un d o c u m e n to tratto d a l l ’a rc h ivio di Simancas, donde si desume che il castello venn e o c c u p a t o d a d on D i e g o P im e n t e l, nipote del conte di F u e n te s il 20 g e n n a io 1602 ( p a g , 31). * Y U n a Lettera di Vittorio Amedeo I I per la guerra contro 1 F ra n cesi nel 1704, scritta al Duca di Massa Carlo II C y b o , m and a in lu c e L u ig i S taffetti traendola dall’Archivio massese di S ta to, e illu s tra n d o la convenientem ente. È un monito in forma cortese, affinchè il d u c a non consentisse ai gallo-ispani il passaggio nel suo territorio com e b ase di operazioni militari nella vai di M a gra, d o v e essi in t e n d e v a n o (in Bollettino storico-bibliografico subalpino, X , pp . 182-184). *** D a l Supplemento alla Rivista delle biblioteche e degli a r c h iv i , A . II , n. 6-7, rileviamo la seguente notizia che r ig u ard a un n o str o li g u r e : « L a Biblioteca Negroni ha avuto testé a nche il p r e g e v o l e d o n o di tu tte le carte lasciate dal valente latinista e grecista S te fa n o G r o s s o c h e fu professore di letteratura greca e latina nel liceo C arlo A l b e r t o di N o v a r a e nel liceo Parini di_ Milano. D onatore è il distinto rato e accadem ico della Crusca Giovanni C an n a , p rofessore lette n e ll U- n iv ersità di Pavia , che fu intimo amico del prof. G r o s s o e d a l q u a l e e r e d itò i preziosi manoscritti. Questi consistono in lettere d ir e tte d a altri distinti letterati all’ insigne grecista, ed in studi, c o m m e n ti e c c . d el G r o s s o stesso ». In una Profezia inedita della fine del quattrocento p u b b li c a t a ed illustrata da A ndrea B enzoni (in Ateneo Veneto , A . X X V i l i , v o l. II , p a g . 161) si leggono questi versi a p rop osito di G e n o v a : E tu che te delecti esser permossa continuamente da noveli spoxi, non è per remanerti apena Tossa. F ar à vendetta Idio de tuo doloxi e scelerati zitadini. che fumo chaxon de far star grezi do loroxi ; Dapoi che un sacerdote non adorno ti torà chôme ducha il tuo te xo ro, spargerà il sangue tuto il santo giorno . V e r s i i quali si riferiscono al frequente m u ta r di S i g n o r e p e r le civili d isc ord ie; ed alle lotte fra l’ arcivescovo P ao lo d a C a m p o f r e g o s o e P ro s p e r o A d o r n o : singolarissimo il riferimento d e lla s e c o n d a t e r z i n a Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ιο8 — c h e r ic o r d a a n o str o p a r e r e il p a s s a g g i o d e ’ tu rch i p e r o p e r a d e ’ g e n o v e s i , a d a n n i d e l l a c ristianità. * * * A l e s s a n d r o C o l o m b o n ella sua m o n o g r a fia r ig u a r d a n t e L ’ in g r esso d i Francesco S fo rza in M ilano e l ’in iz io d i un nuovo prin cipa to (in A r c h . S lo r . Lom bardo , A . X X X I I , vo l. I V , p a g . 64) d à r a g g u a g l i o di una co n v en zion e del 31 m a rzo 1450 fra lo S forza e Benedetto d ’ O r ia , c o n la q u a l e q u e sti p r o m e t te v a al D u c a d 'a i u t a r l o n e l l ’a c q u isto d i G e n o v a ; m e n t r e il d u c a , o tt e n u to il su o i n t e n t o , g li a v r e b b e c o n c e s s o in f e u d o il vic a ria to d ella valle d ’A r r o s c i a c o n P i e v e di T e c o e R a n z o , o ltr e il c a p ita n a to d ella riviera o c c id e n ta le d a N o li, s a l v o V e n t i m i g l i a , c o n altri c o sp ic u i c o m p e n si. A c c e n n a q u in d i a tratta ti c o n s i m ili fra lo S fo r z a e g li A d o r n i , e fra lui e i F r e g o s o . NECROLOGIE. G a s ta v o S a ig e . Il m a ttino del g io rn o c in q u e dicem bre g n e v a i m p r o v v i s a m e n t e , p e r vizio card iaco , 1’ illustre si spe G u sta v o Saige, il q u a l e a v e v a s p e s o un q u a r to di sec olo nel culto s e v e r o d e lla sto ria, s p e c i e in q u e l lo d e lla L i g u r i a o c c id e n ta le : alle ore d ieci p o m e r id ia n e d e l q u a tt ro , p ie n o di vita rientrava nel su o pacifico s t u d i o ; sei ore d o p o e r a g i à fr e d d o c a d a v e r e ; laond e si pu ò d i r e , p o n e s s e , ma v e d e s s e c a d e r e dalle irrigidite P a r i g i il 20 a g o s to d e l l ’ anno s p le n d i d e pròve c h e e g li n on d i t a , la 1858 d a ll’ in g e g n e re G io . fa tte negli studi d e l l e C a r te , s p ie g a v a così a perta a B atta , d o p o secondarii , a m m e sso attitudine de pe n n a. N a t o a lla S c u o la nella in tra p resa carriera, c h e n e l 1863 v e d e v a p r em ia ta di m ed a glia daU’A c c a d e m i a d e lle iscri z ion i e b e l l e le tt e r e la tesi di laurea, da .lui presentata col titolo : L e sig tio rie della Li7iguadocca. S i c re d e tte per un m o m e n to c h e la p o li tic a lo a v r e b b e a ttirato nella sua cerchia, trova n d olo a q u ei g io r n i asc ritto al G a b i n e t t o di N a p o le o n e III, m a lo studio d e l l ’a ntichità e b b e p iù forza so p ra di lui e nel 1881 faceva venire in luce a P arigi L es J o u ifs de Languedoc , d o p o cui veniva nom inato A r c h i v i s t a o n orario. Fu in S aig e quel la tem po c h e il Principe D i r e z i o n e d e l l ’A r c h i v i o di M o n a co p r o v ò b e n to s to di m erita re ; pe rch è non d ep lo re vo li d ispersion i, ma C arlo III offriva al di S ta to , carica che egli a cc ettò e gu id a to da solo riuscì a rim e d ia re a rigoroso p r o c esso m e to d ico v a l s e a r in tr a c c ia r e il filo di un gr a n d e labirinto di carte, ord in a n d ole e c la ssific a n d o le di g u is a , d a poter ris pondere alle esig e n ze d e g li s t u d iosi, v e r s o i q u ali, sp oglio d ’ ogni senso di g e l o s i a , si m ostrò g e n e roso d ogni m a n ie r a di aiuti. In fatti d op o alcuni anni di a ssid uo e m al c o m p r e s o l a v o r o , fu in g r a d o di pubblicare in M o n a c o P anno 1888, il p r im o v o lu m e dei Documents historique relatifs à la P rin ci pauté de M onaco , form ato in 4.0 di 906 p a g in e , nelle quali r acch iu se r a c c o n t o e d o c u m e n ti, che corrono dal 1412 al 1494: non ta rd ò a se- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — gu ire il s e c o n d o , che va dal 109 ' 1494 al 1540 e vide la lu c e n e l 1890; and ò c o m p a g n o l ’anno seguente il volume terzo , che tratta d e l l e v i cende a v v e n u t e dal 1540 al 1641, pubblicando così tale t e s o r o di n o tizie , c h e non avrebbe neppure sognato lo stesso P ie tro G i o ff r e d o . P erchè 1’ e g r e g i o Archivista pigliasse le mosse dal 1412 , a n z ic h é dalle origini, viene chiarito dal desiderio e dal debito g r a v i s s i m o c h e egli a v e v a di risalire alle fonti , affine d 'e s s e r e in grado di sfa ta re le non disinteressate menzogne del Venasque , autore della G enealogica et historica Grimaldae gentis arbor, stampata in Parigi l ’a n n o 1647 e tosto r im u n erata col nastro di cavaliere di S. Michele dal re C r is t ia nissimo, intercedente il Principe Onorato II. Per verità c o m e n o n s o r ridere a fior di labbra nel veder l’autore ad aver presti alle m ani col G r im a ld o figlio del carolingio Pepino, i Teodobaldo, gli U g o , i P a s sano e così di seguito per giungere ad allacciarsi ai prim i n o m i s t o rici d e l l ’ illustre Casato! Era quello il secolo dei F anusio C a m p a n o e dei C iccarelli , ma non tardò la ria merce ad essere fiutata d a g li in telligenti , e giustamente fu menato lagno , che ad una c o ro n a d ’ oro si fosse vo lu to associare un cerchio di oricalco. Fu tardo, m a fu c o m pleto e stringente il tessuto critico dal Saige elaborato , s ta n d o n e in prova il v o lu m e , or ora venuto in luce col titolo: Documents h istori ques antérieurs au quinzième siècle relatifs à la seigneurie de Monaco et à la M aison de Grim aldi , Tom e I , collezione di b e n 207 d o c u menti, c h e incominciano colla leggenda di Santa D ev o ta , c a v a t a d a l Barralis e c h e corrono fino all’anno 1269, prima di trovare i n o m i d e i G r i m a l d i , c h e erano al seguito del re Carlo I d ’A n g i ò . N o m i c h e m entre si combaciano prontamente coi discendenti di O tt o n e C a n e lla , fatti o g g e t t o di lunghe ricerche non meno in Genova, c h e n ella d o tt a G erm an ia , metterebbero ora in un serio imbarazzo il c o r t ig ia n o Ve n asq ue, se sopravvivesse. Alea jacta est e chi si farà ed ito re di q u a n to il com pianto Archivista lasciò in gran parte stampato, tr o v e rà c h e e g l i non p o te v a chiudere la carriera di storico con più coscienzioso m o n u m ento. L a confidenza posta dal Principe Carlo III in G u sta v o S a i g e , non venn e m e n o sotto il figlio e successore Alberto I, che ap p a ssioa to c u l tore d egli studi, non solo accordò venisse a far parte d ella C o lle zio n e storica G rim aldina lo Chartier de VAbbaye de Saint Pons de N ice, la sciato in tronco dal Conte Cais, ma accennando egli, con fine a c c o r gim ento , a ll’ importanza dei numerosi feudi passati nei G r im a ld i col1’ innesto d e l l ’ unica figlia del Principe A n to n io , Luigia Ip p o lita col potente casato francese dei Matignon , bastò perchè 1’ o p e r o s o a r c h i vista desse opera a pubblicare altri quattro in 4.0, ra c ch iu d e n ti le carte d ella Seigneurie de Fontenay le Marmion , del V i s c o n ta d o d i Cariai e del Trésor de chartes du Comté de Rethel, p u b b lic a zio n i, s e gn a ta m ente q uest’ ultima, che apersero al Saige le porte d ell Istituto di Francia. U n a rara dote che vuol essere a questo scrittore a ttr ib u ita , si è quella di non essersi lasciato irrugginire lo stile dalla archivi : basterebbero le sue belle introduzioni a rivelare p o lv e r e d e g li n on so lo la Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ----- c h ia r e z z a e la p r e c is io n e d e lle p u r e n o n re sta ss e p r e z io s o le v ic e n d e c isio n i , I IO i d e e , m a Γ e le g a n z a d e l d e tta to ; se vadem ecum , p e r ch i d e s id e r a d e ll’ a n tic o e s to ric o e d ito in fr o n tis p iz io : dai tip i — P rin c ip a to , d e l l ’ H a c h e tte in P a r ig i n el 1897 , M onaco , ses o rig in es et son h isto ire. a ta n to m e rito e a c o sì rara o p e ro sità fa llire fu ro n o 1’ a s c r iz io n e a s to ric i n u m e ro s e d e c o r a z io n i c o n o s c e re il v o lu m e a d o rn o per e che d ’ in p o rta N o n p o te v a n o p re m i c o n d e g n i , q u ali le tte ra rii so d a lizi e ’ l c o n fe rim e n to p a rte del d e lla S p a g n a , d e l P o r to g a llo e d el su o P rin c ip e , W u r te m b e r g : d e lla di F r a n c ia , d e c o r a z io n i r e c a te s o p ra un c u s c in o d a u n a ra ld o nel g io rn o d ei v e ra m e n te so le n n i fu n e ra li. A l c a d a v e r e , e sp o sto so tto le v o lte d e lla s u p e r b a c a t t e d r a le , te s té e r e tta d a l L e n o rm a n t , dava la a sso lu zio n e a capo del c le ro d io c e s a n o il v e s c o v o D e C u re l : s ta v a r a p p re s e n ta n te di S . A . S . P r in c ip e , d ie tr o a l carro il c o lo n n e llo C o n te di C h risten : v e n iv a n o fu n e b re il g e n e r o C o n te d e W is s o c q e la figlia e il p r e c e d e v a le a u to rità tu tte e le n u m e ro se n o ta b ilità , S . E . il G o v e r n a to r e g e n e r a le C o n te d e R itt, il q u a le c o n fa c ile ed e le g a n te p a ro la te s se v a nn d e g n o serto d i lo d i al tr a p a s s a to : s e g u iv a con serie di n obili rico rd i l ’ e g r e g io A r c h iv is ta d e lle A lp i m a rittim e , c a v . E n ric o M oris, n è o m e tte v a di m a n d a r e l ’e s tre m o a d d io , l ’a m ico G I p p o lit o G a e ta n o I s o la i r o l a m o R o s s i . n acq u e a G e n o v a il 4 g iu g n o 1830 da G iu s e p p e v a le n te e rep u ta to p itto re . P e r d esid erio d el p a d re si la u reò in g iu r isp r u d e n z a , m a n on e s e rc itò m ai 1’ a v v o c a tu r a , tra tto c o m ’ eg li si se n tiv a a c o ltiv a re p iu tto sto g li studi lettera ri e filo so fici. I su oi p rim i sc ritti c o m p a rv e ro nel g io rn a le IL M ichelangelo ch e si p u b b lic ò a G e n o v a d al fe b b ra io a ll’a g o s to d el 1856. C o lla b o rò n ella Gioventù e n el B o r g h in i di F ir e n z e ; n e g li Opuscoli di M o d e n a ; n el P rop ug na tore di B o lo g n a ; n e lla Rassegna N azionale di F ire n z e . P e r ben tren t ’ an n i im p a rtì 1’ in seg n a m e n to di storia e g e o g ra fia n ella R . S c u o la N o r m a le fem m in ile , m en tre a tte n d e v a nel tem p o ste sso ad e ru d ire i g io v a n i n e g li istitu ti p riva ti D a n o v a ro fo n d ò e d ire s s e p a re c ch i anni. D al e D ’A s t e , o in q u e llo e h ’ ei L ic e o A n d re a D ’ O ria , d o v e p u r fu in s e g n a n te di sto ria , passò alla C iv ic a B ib lio te ca in ufficio di vice b ib lio te c a r io , e n e te n n e p oi la d irezion e d op o la m o rte d el B e lg r a n o . F u d o tto re a g g r e g a t o a lla F a c o ltà di filosofia e lettere d e ll’ U n iv ersità , S o c io d e lla R . C o m m issio n e pei testi di lin g u a, m em b ro d ella S o c ie tà L ig u r e d i S to r ia p a tr ia ; corrisp o n d en te d ella R . D ep u ta z io n e di S to ria p a tria di T o r in o , d ella R . A c c a d e m ia d elle sc ie n z e , le tte re ed arti di L u c c a , d e lla R . A c c a d e m ia P eloritan a di M essina. In d ich ia m o qui una p a rte d e lle su e p u b b lica zio n i, altre sono sp arse n e ’ gio rn ali citati: L e lettere e le arti belle in Italia a' dì nostri. G e n o v a , S c h e n o n e , 1864. I sofism i d el Renan nella sua pretesa « Vita di Gesù ». P ra to , G u a sti, 1864. — D iscorso d i scienza politica. M odena , S o l i a n i , 1866. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — I l i -— Filosofia e filologia. Firenze, G alileiana, 1868. — I d is c o r s i s u ll’u nità della lingua. Firenze , C e llin i, 1869. — Un p o ’ di critica a l so cialismo. M o d e n a , S o lia n i , 1869. — I due usu ra i , novella. G e n o v a , S ch en o n e , 18 70. — I l metodo: dialogo filosofico. M o d e n a , S o lia n i, 1870. — La lingua comune, dialogo. B ologna, F av a e G a ra g n a n i, 18 70 . — Secondo dialogo filosofico. M o d e n a , G a d d i , 1871. — I l p itto re in g lese, novella. G e n o v a , Sch en o n e , 1871. — A i giovani ita lia n i . F i r e n z e , C e l l i n i , 1871. — Sulla vita e sugli scritti di M ons. Giuseppe Buscarini vescovo di Borgo S. Donnino. M o d e n a , G a d d i , 1873. Storia delle lingue e letterature romanze. B o l o g n a , R o m a g n o l i e G e n o v a , S o r d o m u t i , 1880-1905, voi. 3. — Un codice del sec. X I V conte nente poesie e prose genovesi: notizie e saggi. F i r e n z e , C e l l i n i , 1882. — I l positivism o dì Augusto Còmte. F irenze, Cellini, 1887. — P r o lu sione alle conferenze sulla storia d’ Italia dal 1815 al 1878. G e n o v a , S ch en o n e , 1890. — Commemorazione dt Cesare Cantii. P isto ia , F io r i, 1896. — D iario dei Jatti occorsi in Genova negli anni 1847-48 49. G e nova, C arlin i, 1902. — I parlari italici dell’antichità fin o a noi. L i vorn o, G iu s ti, 1903. Curò altresì la stam pa dei seguenti te sti : Visione dei gaudi de’ beati e de’ mali sopravvenuti al mondo: testo del buon secolo. G e n o v a , Schenone, 1865. — Morali tratti da diversi santi, f i losofi e poeti: testo del buon secolo. G en ova , Sch en on e , 1865. La leggenda di S . Giorgio: testo del buon secolo. G en o v a , S c h e n o n e , 1867. — D u e canzoni di F r a n c o S a c c h e t t i . G en ova, S c h e n o n e , 1868. — Novella del conte Guglielmo di Nerbona e di Or abile , scritta n el se colo X I V . B o l o g n a , F a v a e G aragnan i, 1869. — Epistola d i S . G iro lamo ad Eustochio: volgarizzamento antico. B o l o g n a , R o m a g n o l i , 18 69. — La bella carbonaia, novella inedita del sec. X IV . B ologn a, tip . R e g ia , 18 72 . — Leggenda di S. Tecla non mai stainpata. B o lo gn a , F a v a e G a ra g n a n i, 18 73 . - Storie Nerbonesi, romanzo cavalleresco d el s e c .X I V . B o lo gn a , R o m agn oli, 1877-87, voi. 3. — Narrazione dello stato della Repubblica di Genova, scrittura del sec. X V I. G en ova, S ch e n o n e , 18 8 1 , — Storia di Rinovardo del PineIlo: testo inedito del sec. X I V . G e n o v a , S a m b o l i n o , 1882. N otiamo infine la traduzione D ella Costanza, libri due di G i u s t o L ip s io . Modena, Soliani, 1S79. - S ta v a rived en d o le b o z z e d e l la s u a Critica del Rinascimento, di cui è c o m p i u t a la s t a m p a d e l p r i m o v o l u m e , presso il Giusti di L iv o r n o , q u a n d o c a d u t o a m m a la to si s p e n s e agli 11 novem bre 1905. Isa 1«1a ssa re Avanzini moriva la sera d ell’ 8 o tto b re 1905 in B rianzola (O ggion o) , e la sua morte destava nel cam po d e lla stam p a period ica un senso universale di sincero rim pianto. T u tti i fo g li p o li tici p rin cip a li della penisola dedicarono alla m emoria d el b rilla n te e fecon d o giorn alista commoventi necrologie. Era nato a lla S p e z ia 13 di m arzo del 1837 da Niccolò e dalla signora F ra n ce sca il G iu s ti niani ; e d a ll’atto di battesimo, che si conserva nell’a rch iv io d e lla par- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ---- 1 1 2 ---- r o c c h ia di S . M a ria A s s u n ta , risu lta che g li fu ro n o d a ti G iu s e p p e , A g o s tin o , B a ld a ss a re , P a o lo , G io v a n n i ; m a s e m p r e , ta n to in fa m ig lia c o m e d a i c o lle g h i v e z z e g g ia tiv o d i B a ld a s s a r e , c h ’ era sta to il la p ro fe ssio n e di n om i di ch iam a to . g io r n a lis m o , Bino, nel n o m e d e l l ’ a v o m aterno. C o m p iu ti in p a tr ia g li stu d i di filo s o fia , si a d d o tto r ò m a n on e s e r c itò i fu poi in d iritto ; a v v o c a to , p r e fe r e n d o la carriera d e g li im p ie g h i , e c o p r ì uffici p re ss o i M in isteri d e l l ’ In te r n o e della M a rin a . L ’ in d o le su a lo tra sse p e r a ltro b en p re sto d a q u e lla vita m o n o to n a p e r la n c ia r lo n el m are magnum d el g io rn a lis m o , in cu i d o v e v a p r o c a c c ia r s i su b ito , m ercè le su e d o ti p a r tic o la r i , un p o sto fra’ p rin c ip i. N e l 1870 con D e R e n zis, M artin i, C e s a n a , F e r r ig n i (V o ric k ), P ia c e n tin i e d a ltri, fo n d ò in F ire n z e il F a u fu tla , g io r n a le d i p a rte m o d e r a ta , c h e fa la p a le stra d e lle più v iv a c i p o litic h e b a tta g lie d el n u o vo r e g n o . E d e g li a rtic o li d e ll’A v a n z in i, c h e e ra n o firm ati E . Caro si ri c o r d a a n c o r a la n o b ile v e e m e n za , lo sp irito a r g u to e fin e c h 'e r a n o la c a u s a d el lo r o s u c ce sso . N e l g iu g n o d e ll’a n n o ste sso , e b b e , p e r g e n e r a le c o n s e n s o d ei c o lle g h i , la d ire zio n e l ’a ltro , e g li s c r iv e v a i reso co n ti d e lle d el g io r n a le . N e l q u a le , fra s e d u te p a rla m e n ta ri c o sì s p ig lia ta , sa la c e e in s ie m e tan to g a rb a ta , c h e z o n i, a ssid u o le tto re di q u ei r e s o c o n t i, v o lle in form a A le s s a n d r o M an tra d u rn e uno in versi m a rte llia n i. D a l F a n fu lla n a c q u e il F anfulla della D o m en ica , e b d o m a d a rio le tte ra r io , c h e v iv e tu tto ra , il p rim o n el su o g e n e r e in Ita lia , s e g u ito in a p p resso da m olti altri , ch e non h an n o e g u a g lia to m ai nè l ’ im p o rta n za n è il su c ce sso d e ’ suoi prim i anni di sp le n d o re . Il Tor7ieo e b b e tra i fo n d a to ri l ’ A v a n z in i in siem e con un m a n ip o lo d ei più a u to r e v o li p u b b lic isti italian i ; il Popolo Romano e il C orriere della Sera lo e b b e ro tra i c o lla b o r a to ri; e l ’A ss o c ia z io n e d e lla S ta m p a Ita lia n a e la L ig u r e d e i G io rn a listi tra i prim i so ci fo n d ato ri. In q u e sti ultim i d ie c i anni V A . s ’era ritirato d a lla p a lestra g io rn a listic a ed era p a ssato a d ir ig e r e l ’ U fficio d e lla S ta m p a p resso la D itta A n s a ld o di G e n o v a . A ffe tto d a m a la ttia di cu o re , s ’ era u ltim am en te ritira to in B rian za, d o v e h a fin ito la su a vita on esta e in tem erata tra le b ra c c ia d e ’ su oi. C e n n i n e c r o lo g ic i, b io g ra fic i, ed a n e d d o tici di lui fu ro n o p u b b lic a ti in: C o rriere della Sera (9 o tto b re), M essaggero (9-10 o tto b re di L u ig i C e X I X (di L . A . V a s s a llo , 10 ottob re), Corriere della Spezia (14 o tto b re ), I l L a voro g a z z . d i Spezia (14 ottob re) , I l Giornale d 'Ita lia (9 o tto b re ), Rassegna N a zion a le (di J a c k la B o lin a , 1 n o v e m b r e , p a g . 147 s e £*)> Nuova A n tolog ia (16 o tto b re), Illustrazione Italiana (di U g o P e sc i, 22 o tto b re ), I l M arzocco (di G u id o B iagi. 15 o tto b re), ec c . m. san a) , Caffaro (9 10 o tt o b r e ) , Tribuna (9 o tt o b r e ) , Secolo G ir o la m o K affo n ato a G e n o v a il 29 n o ve m b re 1824 , m an cò ai v iv i il 28 n o v e m b re 1905. A d icia sette anni en trò n ella C o m p a g n ia di G e s ù , e q u iv i co m p ì il corso d e ’ suoi studi così fe lic e m e n te , ch e ben p re sto fu ch iam a to a p rofessare lettera tu ra italian a, latina e g re c a ; in se- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 113 — gu ito a ttese più specialm ente alla filosofia ed alla te o lo g ia . Q u e s te d i scipline e g li insegnò in parecchi collegi del sodalizio c o sì in Ita lia com e n el B e lg io . Si distinse in modo singolare n elP in seg n a m en to d e lla te o lo gia d o g m atica , e il testo che va per le scuole sotto n o m e d e l su o con fratello p. S ch ou pp e vien ritenuto in gran parte o p e ra di lu i. S i C anzoniere di S. Giuseppe , G en o v a , tip. Arcivescovile, 1888, in 16.0 di p p . 6 9 1 ; la scia m ed ito il Canzoniere Mariano al quale lavorava d ’ a ssa i te m p o . P u b b licò altresì la Vita di Eugenio Ricco della Compagnia d i Gesù., T o rin o , S p e ira n i, 1875 ; in 16.0 di pp. 230, e la Vita del serafico g i o vinetto S . Stanislao Kostkx novizio della Compagnia di G e sii y G e n o v a , p iacqu e d e lla poesia sacra ed abbiamo alle stam pe il tip. A rm a n in o , 1895, in 16.0 di pp. 150 fig. G io v a n n i G in in c ili nato a Pontrem oli nel 1834 d a ll’ a v v o c a to D o m en ico , è m orto il i.° ottobre 1905 in patria. F ece i prim i stu d i n ella città n ativa, poi si recò all’ U niversità di Siena , d o n d e p a ssò a P arm a, e finalm ente a Torino. Laureato in giurisprudenza a tte s e a l l ’e sercizio d ella avvocatu ra ; quindi giunti i nuovi te m p i, v e n n e e le tto n ella am m in istrazion e com unale e v ’ eb b e anco il su p rem o u fficio di sin d a co. D el pari fu per molti anni consigliere provinciale e m em b ro d ella d ep u ta zio n e. In tutte queste cariche portò il con trib u to d e l su o felice in g e g n o , e della bontà del suo carattere, on d ’era u n iv e rsa lm e n te am ato. E b b e da natura genio ben disposto alla poesia, e co m p o se a l cune tra g ed ie e moltissimi sonetti. Pochi di questi vid ero la lu c e sp ar sam en te, co m e certe altre satire occasionali non prive d i a c u le i. C h è appun to n el gen ere giocoso e satirico si esercitò la sua m u sa. A m a n te d ello stu d io s ’ era formata una soda coltura sui classici, d e ’ q u ali s o leva con felicità citare ed applicare le sentenze ed i m otti. Severino F e rra ri morto il 24 dicem bre vuole essere rico rd a to in q ueste p a g in e perchè diede al Giornale Ligustico (a. X V , p p . 121 e 2 6 6 ), d el q u a le il presente è con tin u azion e, due scritti im p o rta n ti : L ’ incatenatura del Bianchino e Gabriello Chiabrera e « L a Corona d’A pollo ». È noto poi come intorno al poeta S avonese e g li a v e s se fatto largh i stu d i, per altre occupazioni interm essi; sì co m e n e p o rg e buon d o cu m en to , oltre alla citata scrittura, il suo ottim o stu d io b ib lio grafico : Gabriello Chiabrera e le raccolte delle sue rime da lu i me desimo ordinate , Faenza, Conti, iS88. Giorn. Si, e Leti, della Liguria. S Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 114 — A P P U N T I D I B IB L IO G R A F IA L IG U R E . B o n o m e l l i G e r e m i a C risto fo ro C o lo m b o (in F o g h e autunnali , Mi . la n o , C o g lia ti, 1906). B o s c a g l i a D o m e n i c o . La c h ie sa u n a la p id e a G a b r ie llo C h ia b re ra (in di S. G ia c o m o in S a v o n a ed A r te e S to ria , X X I V , p a g in e 15 2 -15 4 ). B r u n o A . L ’ a n tic a v ia S . G iu lia n o al te m p o di C risto fo r o C o lo m b o (in I I C ittad in o , S a v o n a , 1905, n. 258). — Q u istio n i d i s to ria e di ar c h e o lo g ia (iv i, n. 266). — T e stim o n ia n z e C o lo m b o (ivi, n . 267). — illu stri in to rn o a C risto fo ro U n C o lo m b o a C o g o le to (ivi, n. 268). Il c o r t ile d e l p a la z z o D e lla R o v e r e e i d iritti d el C o m u n e (ivi , n . 270). — M e m o rie N a p o le o n ic h e (ivi , 11. 2 7 1). — L ’ is o la Saona n e l m are d e lle A n t ille (iv i, n . 273 e 275). C a m p o r a B a r t o l o m e o . C a p ria ta d ’O rb a . U n p o ’ d 'a n tic h ità (in R i vista d i S to r ia , arte, archeologia d ella p ro v . d 'A le s s a n d r ia , X V I , p a g in e 407-419 c o n ta v .). C a s a z z a V i t t o r i o . N o tiz ie sto ric h e su l ’ O sp e d a le m ilita re p rin ci p a le di G e n o v a . G e n o v a , tip . G io v en tù , 1905, in 4 .0 di p p . 23. G. C e r c h i a r i L u i g i . Il p o n te d ei su icid i (in II Secolo X X , A . I V , p p . 921-927, c o n fig .). È il p o n te di C a rign an o a G e n o v a . C o l o m b o C r i s t o f o r o . T r e lettere a u to g ra fe c o n se rv a te n el P ala zzo M u n ic ip a le d i G e n o v a . R ic o rd o offerto dal M u n icip io di G e n o v a ai S i g n o r i M e m b ri d el X C o n g resso In tern azio n ale di N a v ig a z io n e di M i la n o , n e ll’o c c a s io n e d e lla lo ro visita alla C ittà ed al P o rto di G e n o v a il 30 s e tte m b re 1905. G e n o v a , A rm an in o , in fol, di pp . 16 n . n ., con tr e fa c s im ili. C e r \^e t t o L . A . F e s te n el P orto di G e n o v a a ttra v erso ai secoli (in R ivista L ig u r e , S ettem b re-O tto b re 1905, p. 273-324). C o n i o A . G . N e lla R iv ie ra lig u re, S a n re m o -B o rd ig h e ra [versi] (in Dom o-gym nasium , 1905. n . 10). F e s t a C e s a r e . L a costitu zio n e d el C on sorzio a u ton om o d el P orto di G e n o v a : illu stra zio n e d ella le g g e 12 feb b raio 1903. G e n o v a , lib reria M o d e rn a (C a s tro ca ro , tip . M oderna , 1905, in 16 .0 di p p . 187). F o r n a c i a r i R . Ip p o lito G aetan o Isola (in Rassegna N a ziona le, 15 d ie. 1905, p p . 702-709). G ê n e s e t se s en viro n s. M ilan, G . L am p u gn an i (B e rg a m o , tip . A r ti G ra fic h e ), 1905, in 16 .0 di pp. 62, tav. 2. G r a z i a n i A u g u s t o . L ’opera scien tifica e pratica di P e lle g rin o R o ssi. T o r in o , B o c c a , 1905, in 18.0 di pp. 37. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 115 — G u i r a u d sione dal G — L a Chiesa e le origini del rin ascim en to. V e r . i o v a n n i fran cese di V . Lusini. S ie n a , tip. S . B ern ard in o , 1905, in 8.° di p p . 244. [Contiene: Niccolò V e le arti — N iccolo V e l ’u manesimo}. H W ò r s t e l i l h e l m Genueser Palaste (in . Uber Land und M eer, S tu ttgart, 1905, n . 29) con fig. I s s e l A . r t u r o Excursion géologique dans les environs d e G ê n e s (in A tti Società Ligustica di Scienze Nazionali e G eografiche , 1905', settem b re, p . 219-232). I. T . Il C en o b io e il Santuario di Finalpia (in II Cittadino , i 9 ° 5 > n. 3° 9 > 317). L a b ò M a r i o . Il chiostro di Sant’A n d rea in G en ova (in L ’ A r t e , 1905, lu g lio -a g o s to ). L a z z o n i Carrara, le sue ville e le sue cave : g u id a sto ric a , C a r l o . artistica , industriale illu strata, trasform ata ed am pliata d a A d o l f o L a z z o n i . S e c o n d a edizione. Carrara, Sanguinetti, 1905, in 16 .0 di p a g in e 296, con ta v. L o c a t e l l i C a r l o . Il 4 novem bre 1605: m e m o r i e e d o c u m e n ti. Mi ano, G h irla n d a . 1905, in 4.0 di pp. 76. [C ontiene fra l’ a lt r o : E p isto lario di S . Carlo e S. Alessa?idro Sauli — Analogie tra S . A lessa n dro S a u li e S . Carlo Borromeo\ M a l a g o l i A . N i n o . Guida illustrata am m inistrativa c o m m e rc ia le - industriale di Carrara e Fosdinovo. Carrara, C oop . L u n en se, 1905, in 16.0 di p p . 128 con fig. M G a b r i e l . a r c e l Christophe Colom b d evan t la c ritiq u e . L a j e u nesse d e l ’am iral (in La Geographie, Bulletin de la S o ciété de Geo- graphie, 1905, 15 septem bre, pp. 149-162). M a z z i n i U b a l d o . Un pittore quasi ign oto del c in q u e c e n to . A n tonio C arpen in o (in Rassegna Nazionale, 16 novem bre i 9 ° 5 > PP· 3 10)· M A e d i n n t o n i o . La visione B arbariga di V en tu ra d a M a lg ra te. P oem etto storico-allegorico della fine del secolo X V . V e n e z ia , F e rra ri, 1905, in 8.° di pp. 16. (Estr. dagli A tti del R . Istituto Veneto di S e ., Lett . ed A r t., vo l. L X IV ). M e u n i e r D . Paysage d ’ Italie. D e G ên es à Pise (in Quinzaine , 1 octob re 1905). M u ssi L u i g i . I prelati nati a Massa di Lunigiana (in scienze sto r ic h e , P a v ia , A . I I , pp. 260-62). - R ivista di Cenni b io g r a fic i sui prelati nati a M assa di Lunigiana. M assa, M edici, s. a., [ i 9 ° 5 ]> m ι 6 >υ pp. 24. M u n r o A . O . Praktischer Fuhrer von G enua u. den R iv ie r e n , P isa, L iv o rn o , u. ein e Fahrt v. Genua nach M onte Carlo e in b e g rifle n . V e r - Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — i ιό —r- . b e s s e rte A n f ia g e . E m p o li, E . T r a v e r s a r i, 1905-1906, in 1 6 .0 di p p . 179L x iiii , c o n ta v o la e fig . C . N a v o n e id e : d u e s e c o li di m e m o rie fa m ig lia r i e d in tim e . N a v o n e G e n o v a , tip , d e lla G io v e n tù , 1905, in 2 4 .0 di p p . 134. P a l a d i n o V a l e n t i n o . M e m o rie sto ric h e d e l S a n tu a r io di N . S . d e l D e s e r to e cen n i su M ille sim o . 2 .a e d iz . S a v o n a , R ic c i, 1904, in 16.0 d i p p . 604. P e d r e t t i L u i g i . M a ria S S . e C risto fo ro C o lo m b o (in L a squilla M ariana (di R e c c o ), a n n o 1, 11. 1 , d ie. 1905, p p , 3-6. — M a r ia S S . e i G e n o v e s i (iv i p p . 10-12). P e n z i g O t t o n e . C o m m e m o ra z io n e d i F e d e r ic o D e lp in o (in A t t i So c. L i g . d i Scie?ize N a tu rali e Geografiche, 1905, S e tt e m b r e , p a g in e 16 1-17 8 ). L . L e v ie P e r s o g l i o di G enova Settim ana R e lig io s a , 1905, (in n u m . 4 1 , 42, 4 3 , 4 4 , 4 8 ; in co n tin u a zio n e ). — M e m o rie s to r ic h e g e n o v e s i. L e fig lie d i C a s a (ivi, 1905: n u m . 4 2 , 4 3 , 4 4 , 45, 46, 4 8 ; in co n tin u a z io n e ). P i c a V i t t o r i o Il M u seo C h io sso n e a G e n o v a (in E m p o r u tm , d i . c e m b re 1905, p a g . 473 s g g . co n 5 illu str.). P o g g i G a e t a n o . G e n o v a . X X V I se c o li di sto ria . E m p o li, tip . T r a ve rsa ri, 1905, in 8.° di p p . 128. R e la zio n e fin an ziaria e m o ra le su lla g e s tio n e tu to N a z io n a le p e i S o rd o m u ti in G enova. d e l 1904 d e l R . Is ti G e n o v a , tip . S o r d o m u ti, I 9 ° 5 I in fol. di p p . 29, con 8 ta v . [A lla relazio n e s e g u o n o : L a prim a sede d e lla .scuola p e i sordom uti in Genova , e Un quadro dipinto da sordom uti d el R . Istitu to d i Genova che s i conserva n el re a l p a la zzo d i questa città con r e la tiv e illu stra zio n i]. R e p e t t o D . a v i d e Il P orto di G e n o v a : co m e fu , com e è , com e sa rà (in I I Secolo X X , n. 12, D ice m b re 1905, p. 1004-1015). R o c c a t a g l i a t a - C e c c a r d i C e c c a r d o . A p u a m a ter [so n etti]. L u c c a , tip . A lb e r to M a cch i, 1905, in 8.° di p p . 1 6 -v n . R o ssi G i r o l a m o . S o p ra un p o e m e tto sul p re te s o d iritto c o s c ia tic o . L e tte r a al b a ro n e D . A n to n io M an n o. T o r in o , P a ra v ia , 1905, in 8.° g r . di p p . 1 1 . S a n g u i n e t i L . R . L a B asilica d ei F ie sc h i (in E b e , C h ia v a r i, 1905, n. 14 -15 )· S t a f f e t t i L u i g i . L e tte ra di V itto r io A m edeo II per la g u e rr a co n tro i fran cesi nel 1704 [)n Bollettt?io storico-bibliografico subalpino X , p p . 182-184). È d ire tta a C arlo II C y b o d u ca di M assa. S to r ia (B re ve) d e lla M ad on na m iracolosa di T a g g ia , c o ll’ a g g iu n ta Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ii7 d el r e g o la m e n to e degli esercizi della pia associazione di p r e g h ie r e al C u o re im m a co la to di Maria. Savona, R icci, 1905 , in 24.0 di p p . 147 * S tr e n n a a b en efizio del Pio Istituto dei Rachitici. 1906. A . X X I I I . G e n o v a , M o n to rfan o , 1905, in 8.° di pp· 244, con figg. S v a m p a D o m e n i c o . S . Alessandro S au li: panegirico r e c ita to a B o lo g n a n ella ch iesa di S . A ntonio dei pp· barnabiti. B ologn a, tip . A r c iv e s c o v ile , 1905, in 8.° di pp. 20 con rit. e fig. T e s t i M i c h e l e . I Barnabiti si stabiliscono a Crem ona so tto il g e n era la to di S . A lessan d ro Sauli e gli auspicii di N icolò S fo n d r a ti v e sc o v o , p o i P a p a G rego rio X I V . Milano, C ogliati, 1905, in 16 .0 di p a g in e 24. V L a vera «A m edeide » di G . C h iab rera (in R i O t t a v i o . a r a l d o vista d ’Ita lia , n ovem b re 1905, p. 749-769). V i l l a U m b e r t o . L a Casa di S. G io rg io : m em orie e d o cu m en ti. G e n o v a , S ta b ilim en to tip. del « Successo », 1905, in 16.0 di p p . 147, con fig. B IB L IO G R A F IA M A ZZIN IA N A Supplemento (1). A n d ò A . E z io . L ’ apostolo (in L ’ Unione Sarda , C a g lia r i, 1905, 24 g iu g n o ). B a r r i l i G . L a giovine Italia (in L a P olem ica , G e n o v a , 1905, A . 29 g iu g n o ). B a s t i a n i A U r b a n o . t t i l i o Per G . Mazzini. U dine, D o m e n ico D el B ia n co , 1905, in 8.° di pp. 8. B e r a r d i Per G iuseppe Mazzini, discorso. R a gu sa, tip . Pic- C i r i l l o . citto e A n to c i, 1905, in 16.0 di pp. 22. B i n i - C i m a G . G iuseppe Mazzini, C om m em orazione pel prim o c e n ten a rio d ella nascita. P erugia, tip. G . D onnini, 1905, in 8.° di pp . 36. B o n e t t i V ed i : Mazzini (A). E m i l i a n o . C a l e g a r i E r n e s t o . C a r d u c c i G i o s u è . V e d i: M i k r o s . L ’uomo (in VIndipendente di Savona, 1905, 24 g iu g n o ). C en ten a rio (lì) di G iuseppe Mazzini (in Corriere della Sera , M i lan o, 1905, 22 giu gn o ). C e n te n a rio (II) della nascita di G iuseppe Mazzini (in Fieram osca , F ire n ze , 1905, 22-23 giugno). (1) Cfr. Anno V I, pag. 467. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — C en ten ario (N el) di G iu se p p e 1 18 — M azzini n a to a G enova nel 1805, m orto a P isa n el 1872 (in In Tram w ay , M ilan o, 190 5, n . 79). C en ten ario (N el i.°) d e l M aestro (in L u cifer o , A n c o n a , 1905, 17-18 g iu g n o ). C en ten ario (N el P rim o) d a lla n ascita d i M a zzin i (in I I G iornaletto , V e n e z ia , 1905, 22 g iu g n o ). C en ten ario (P er il) di G . M azzini (in L a sentinella B r escia n a ì B re scia, 1905, 22 g iu g n o ). C o n i o A . G i o v . Il « L o re n z o B en o n i » di G . R u ffin i n e lla sto ria di G e n o v a (in Domo-gymnasium , 19 0 5, n . 9, 10 ). — L a « L illa » del « L o ren zo B en on i » di G io v an n i R uffini (ivi, n. 12 ). — R u ffin i e B ian ch eri (ivi, n. 13 ). D a v i e s D . P. G iu se p p e M azzini (in Review o f R eview s , lu g lio 1905). D i n u c c i C i r o . M azzini a Pisa (in L ’Italia del P opolo , 190 5 , 23 giu g n o ). F e r r e r ò G u g l i e l m o . Il p rofeta n azio n ale (in L u cifero , A n c o n a , 1905, 10-11 g iu g n o e Γ Inaipendente di Savona , 1905, 24 g iu g n o ). F l o r i a n o D e l S e c o l o . N el prim o cen ten ario d e lla n a scita di M a z zini (in II Pungolo, N ap oli, 1905, 23 g iu g n o ). F o n d i E n r i c o . M azzini m usicista (in L a P a tria , R o m a , 190 5 , 22 giugno). G a u d i G . P recetti di m orale civile ricavati d ai « D o v e r i d e ll’ u o m o » di G iu sep p e M azzini p e r le scu ole elen i. P a r m a , L . B a t t e i , 1 9 0 5 , in 1 6 .0 di p p . 56. G i a r e l l i F . R ito rn o a M azzini ('all’ esim io relli) (in Roma , N ap oli, 1905, 23 giu g n o ). P ro fe sso re A . Z u cca- G i o v a n m n i A . — M i n u t i L . A p rop osito del p e n s ie ro e c o n o m ic o di G iu sep p e M azzini (in La Libertà Economica , 1905, 15 n o v e m b re ). G iu sep p e M azzini (in II Piccolo , T rie ste , 1905, 22 g iu g n o ). G iu sep pe M azzini (in Leisure H our , lu glio 1905), G r a f f a g n i A n g e l o . G iu sep pe M azzini, C o m m em o ra zio n e d e tta il X X I I giu g n o M C M V n el teatro C arlo F e lic e . G en o v a , B a c ig a lu p i, 1905, in 8.° di pp. 47. L u c a t e l l i L u i g i . L ’ im m ortale (in La P a tr ia , R o m a , 1 9 0 5 , 22 giugn o ). M a c a g g i G i u s e p p e . Onori postum i (in L ’ Italia d el Popolo , 1905, 3 giu gn o ). — D o p o il centenario (ivi, 3 luglio). M a l i n v e r n i C a r l o . G u ard and o a ll’a vv en ire [versi], G e n o v a , S ta bilim en to del « S u ccesso », 1905 , in 8.° di pp. 115. _ V i si le g g e : Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — —— — — — — — — — — — — — 119 — M aria M azzini. — È uno che amerà il popolo. — Fantasio. — G io vine Italia. — G offredo Mameli. — Momenti epici. — M em orie li gu ri. — A lb a r o . M. G iuseppe Mazzini nelle lezioni di F . D e S an ctis. M a n d a l a r i R om a, Italia Moderna, 1905, in 16.0 di pp. 14. M arzo (io) 1872. Numero unico , X X II giugno M C M V . tip. M olinelli, 1905, in fol., pp. 8. M a s s u e r o G en o v a, Il centenario della nascita di G iuseppe Mazzini L u i g i . (in Sentinella delle A lpi , Cuneo, 1905, 23 giugno). M azzini [una poesia inglese] (in II Secolo , Milano 1905, 22 giu gno). M a zzin i, 22 giugno 1805-22 giugno 1905 (in La Giustizia, R e g g io E m ilia, 1905, 22 giugno). M azzini (A ), cantata per c o r i, in occasione del primo centenario d ella su a n a sc ita : versi di B i a n t e M o n t e m i o i ( E m i l i a n o B o n e t t i ) , m usica di L u i g i M o n t a l d o , Genova, giugno 1 9 0 5 , in 8 . ° di pp. 1 2 . M a z z i n i G i u s . Rivendichiamo Mazzini: lettere autografe e d ocu m enti d e ll’ a p ostolo a Gennaro Bovio. Napoli, E. Chiurazzi edit. (tip. di F e d e r ig o Sangiovanni), 1905, in 16.0 di pp. 37 con ritratto. — L e tte re : alla Società operaia di Savona : alla S ocietà dei car pentieri ligu ri (in \I Indipendente di Savona, 1905, 24 giugno). — L e tte ra inedita a Giuseppe G arib ald i, 11 febbraio 1870 (in La Polem ica, 1905, 29 Giugno). — U n a lettera inedita a Lamennais (in La Nazione , 19 0 5 , 22-23 g iu g n o ). M a z z o n i G u i d o . Mazzini e Foscolo (in La Naziotie, F iren ze, 1905, 22-23 giu g n o ). M i k r o s ( C a l e g a r i E r n e s t o ). Scissure Mazziniane (in II Cittadino, 1905» 17 g iu g n o ). M i n u t i L u i g i . La lettera di Mazzini a Bettino Ricasoli. — Com e fu ricuperata la lettera (in La Nazione, Firenze 1905, 22-23 giugno). M i n u t i L . V ed i M o m i g l i a n o G io v a n n in i. F e l i c e . La fede e l’ incontentabilità d e p p o s t o lo (in VItalia del Popolo, 1905, 23 giugno). M o n t a l d o L u i g i. M o n t a n a r i E . V ed i: Mazzini (A). L ’arte nell’idea mazziniana. Napoli, Pansini, 1905, in 16.0 di pp . 20. M o r e l l o V i n c e n z o (Raslignac). Mazzini (in La Tribuna, R om a, 1905, 23 g i u g n o ) . M o r m i n a P e n n a F r a n c e s c o . Maestro (in l ’Indipendente di Savona, 1905, 24 giu g n o ). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 --- 1 20 ---- M em orie M azzin ian e (in V E c o d 'Ita lia , i9°5> 27 g iu g n o ). N em o. O . R . M azzini e t le m aterialism e (in L e Courrier de B r u x e lle s , 21 lu g lio 1905). P a s c o l i G io v a n n i. A M azzini nel dì se c o la re d e lla su a n ascita (in L a Nazione, 1905, 22-23 g iu g n o ). P en sato re (II): N u m ero unico a G iu sep p e M azzini n ella ricorren za d el p rim o cen ten ario d ella nascita. G e n o v a , tip . M o lin elli , 1905 , in fo l., di p p . 8. P isa (A ). Il s o g g io rn o , la m orte, le on oran ze (in L a N a zio n e , 1905, 22-23 giu g n o ). Porro F ran cesco. Il pen siero religio so e p o litic o di M azzini e T o lsto i : con feren za (in II N apoli , N ap oli, 1905, 24 g iu g n o ). P ro feta (II) d e ll’ unità (in La N azione , F ire n ze , 1905, 22-23 g iu g n o ). M azzini (in Nouvelle Revue , 15 lu g lio 1905). R a q u e n i. R en si G iu s e p p e . N el C en ten ario di G iu sep p e M azzini (in A vanti della Dom enica , 1905, n. 25). S o m m a r i v a A n g e l o . N el prim o cen ten ario d ella n ascita di G iu se p p e M azzin i, com m em orazion e le tta agli alunni del R . G in n a sio in A lb e n g a il X X I I g iu g n o M C M V . R ecan ati , tip. R . S im b o li, 1905, in 8.° di p p . 26. Storace A . M . G iu sep p e M azzini (in Roma , N ap oli , 1905 , 22 g iu g n o ). T h ayer gno R oscoe W il l ia m . G iu sep p e M azzini (in N ation , 22 g iu 1905). T i b e r i L e o p . A lla m em oria di G . M a z z in i, 22 g iu g n o 1905 (di sco rsi). P eru g ia , tip . U m bra, 1905, in 16.0 di pp . 52. T orre A ndrea. M azzini (in II Giornale d ’Italia , R o m a , 1905, 23 g iu g n o ). Zacch etti Corrado. G li ideali d ì G iu sep pe M azzin i: d iscorso te n u to n el teatro com u nale di A ssisi la sera del 26 g iu g n o 1905, in 8.° di p p . 22. G io v a n n i D a P ozzo am m inistratore responsabile. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 PUBBLICAZIONI RICEVUTE X X X lettere inedite. Romanzieri. Statisti. Poeti. Soldati. Patriotti. M ila n o , A lle g re tti, 1905. R o s s i . Sopra un poemetto sul preteso diritto cosciatico. Lettera al barone A . Manno. Torino, Paravia, 1905. P ie r o S t u r l e s e . Eroine del mare. Discorso pronunziato nella inaugurazione di una lapide commemorativa delle sorelle Maria e Caterina Avegno in S. Fruttuoso Capo di monte Po?tofino. Recco, Nicolosio, 1905. A n t o n i o P i l o t . Contro D. Pedro di Toledo. Firenze , 1905. — Due docu menti vernacoli in proposito della Lega tra Venezia e i Grigioni nel 1603. Bell inzona, Colom bi v 1905. — Contro g li astrologhi ed indovini. C apodi stria, C obol e Priora, 1905. — Figlia mia fate monica. A re z z o , Sinatti, 1905. G io. L u pi D ’A s t e . Brevi considerazioni sul Crocifisso dipinto da Guglielmo nel 1138 . Sarzana, T ip. Lunense, 1905. Am y A . B e r n a r d y . Cesare Borgia e la Repubblica di S. Marino (1300-1304). G i r o l a m o F iren ze, L u m achi (Tip. Galileiana), 1905. P e l l e g r i n i . Per la guerra dei sette anni , lettere dal campo 17561764. L u cc a , (Monteleone, Raho), 1905. a n c e s c o F l a m i n i . Avviamento allo studio della Divina Commedia. L i A m e d e o F r vorno, G iu sti, 1906. A n t o n i o M e d i n . La Visione Barbariga di Ventura da Malgrate. V enezia, F errari, 1905. Giuseppe M azzin i. Commemorazione detta il X X II giugno M C M V nel teatro Carlo Felice dall’ avvocato A n g e l o G r a f f a g n i Deputato al Parlame7ito. G en ova, Bacigalupi, 1905. G i u s e p p e B i a d e g o . Un cremonese maestro a Verona (Bartolomeo Borfoni). V eron a, Franchini, 1905. — Ingresso in Milano di Cristiana di Danimarca sposa del Duca Francesco Maria Sforza (.1534). Ivi, 1905. M u s a t t i . I numeri della tombola a Firenze (Costumi popolari). V e C e s a r e nezia, P ellizzato, 1905. P a o l o G . B a r s a n t i . I l pubblico insegnamento in Lucca dal secolo X I V alla fine del secolo X V II I. Lucca, Marchi, 1905. R o i ì e r t i . I l centenario di un viaggio trionfale. Rom a , Ripam onti-Colom bo, 1905. A c h i l l e P e l l i z z a r i . I l Dittamondo e la Divina Commedia. P isa , M ariotti , 1905. Per it primo centenario della morte di Edoardo Calvo. Spigolature dì due amici del dialetto e delle memorie Torinesi. Torino, B occa, 1905. F o r t u n a t o R i z z i . Le commedie osservate di Giovan Maria Cecclii e la com media classica del secolo XVI. Rocca S . Casciano, Cappelli, 1904. C a r l o S f o r z a . Un missionario e sinologo piemontese in Cina nel secolo X V II. T orin o, P aravia, 1905. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 A V V E R T E N Z E 1) Il giornale si pubblica di regola in fascicoli trim estrali di 120 pagine ciascuno. 2) Per ciò che riguarda la Direzione rivolgersi in G enova al Prof. A chille Neri - Corso Mentana, 43-12. 3) Per quanto concerne l ’Amministrazione, esclusivam ente a ll’Am ministrazione del periodico - Spezia. 4) Il prezzo d’ associazione per lo Stato è di L. 10 annue. — Per l ’ estero franchi 11. AI SIGNORI COLLABORATORI La Direzione concede ai propri collaboratori 25 copie di estratti dei loro scritti originali. Coloro che ne desiderassero un m ag giore numero di copie, potranno rivolgersi alla Tipografia della Gioventù - V ia Corsica N. 2 (Genova) che ha fissato i prezzi seguenti : Da i a 8 pagine Copie 5 0 ..................... L. Da 1 a 16 pagine 6 » 1 0 0 ..................... » 10 » 100 successive » Copie 5 0 .......................... L . 10 6 » 1 0 0 ......................» » 100 successive . J5 » 8 In questi prezzi si comprendono le spese della copertina co lorata e della legatura, nonché di porto a domicilio degli Autori. Prezzo del presente fascicolo L. j Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 G iorn ale s t o r ic o e letterario d e l l a T Ϊ l - j l Γ Τ Τ VJtLJ η Ι ΐ ν Λ Ι Λ d i r e t t o e d a d a ACHILLE UBALDO pubblicato sotto gli auspici della S ocietà L igure NERI * * * M AZZINI * * + di S t o r ia P a t r i a 1906 A p rile-M aggio G iu g n o A N N O V II Fascicolo 4-5-6 SOMMARIO. G . S f o r z a : Contributo alla vita di Giovanni Fantoni, pag. 121. — A . M a ss a : Documenti e n otizie per la storia dell’ istruzione a Genova, pag. 169. — A . P e l liz z a r i : U n asceta del rinascimento, pag . 206. — V A R IE T À : L . M u s s i: Il te n tato assassinio d ella principessa Brigida Spinola Cybo, pag. 216. — A . P e s c e : Restauro alla p o rta delle Fontane Marose, pag. 219. — B O L L E T T I N O B IB L IO G R A F I C O : V i si parla di: Freeman ( G. Bigoni) pag. 220. — A N N U N Z I A N A L I T I C I : V i si parla di: F. Medici, G. C. B uraggi, A . S o le r ti, G . D o lc e tti, F . Rizzi, A . D ’ A n c o n a , C. Musatti, A . A . Bernardy, pag. 230. — S P I G O L A T U R E E N O T IZ IE , pag. 231. — N E C R O L O G IA , pag. 236. - A P P U N T I D I B IB L IO G R A F I A L I G U R E , pag. 238. L A S P E Z IA d ir e z io n e Società d’ Incoraggiamento editrice 43-12 a m m in is t r a z io n e L a S p ezia - Am m inistrazione Genova - C orso M entana T ip . d e l l a G io v e n tù del G iornale Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 121 --- CONTRIBUTO A L L A VITA DI GIOVANNI FANTONI (LABINDO) A GIOSUÈ CARDUCCI. L ’ Italia aspetta da te la compiuta biografia di Labindo. I tocchi che già desti alla tela, e che ritraggono così al vivo e con tanta verità l'immagine del Poeta, ne accrescono il desiderio. Lo togliesti all’ oblio ingeneroso e Γ hai reso alla fama. La Lunigiana, per bocca m ia, f esprime là sua riconoscenza e il suo amore. Vivi lunghi e lunghi anni a gloria della patria e dell’ arte. Il tuo amico G io v a n n i S f o r z a . I. G L I A N T E N A T I E I F R A T E L L I D I L A B IN D O . Il conte Agostino Fantoni afferma che lo zio Labindo « nacque in Fivizzano il 27 gennaio 1755 » e che fu bat tezzato il giorno seguente. Ebbe realmente il battesimo il 28. Sta lì a farne fede il registro parrocchiale segnato D. 4, dove a c. 73 si legge: D ie 28 ianuarj dicti [1755] — Baptizatus fuit a m e P ra ep o sito L e o nardo Q uerni filius natus ex Domino Com ite Lodovico A n to n io Fan- toni et D om ina Marchionissa Anna D e S y lv a , con iu gibu s, cu i im p o situm fuit nom en Ioannes Nçpum ocenus Celsus Caietanus. P ad rin u s fuit A d m . R e v .us Dominus Petrus de Rubeis. Don Pietro Rossi era il cappellano della famiglia. Per altro , da’ ricordi domestici, lasciati dal padre, risulta che venne battezzato il giorno stesso in cui nacque. L a data Ciorn. St. c Leti, della Liguria. 9 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 12 2 -- vera dunque è il 28 di g*ennaio, non il 27, com e, per una svista, asserisce il nepote. Il padre voleva im porgli i nomi di Giovanni, Nepumoceno , S a v e rio , M a rcello , Francesco, Gaetano, nè si sa poi capire come quelli di S averio , M ar cello, Francesco non li avesse, e invece g li fosse aggiunto il nome di Celso. D e’ cinque maschi che A n n a D e Silva partorì al conte Lodovico Antonio era questo il quarto. Il prim o fu L uigi, nato il 19 marzo del 1749 e battezzato il 25. E b b e per compare Giuseppe Malaspina Marchese di O livola ; per co mare Vittoria del marchese Giorgio Olivazzi di A lessandria, moglie di Cornelio Malaspina Marchese di Licciana. Il se condo, Odoardo , venne al mondo il 19 e ricevette il b a t tesimo il 21 aprile del 1752. 11 terzo, un altro Giovanni, vide la luce il 15 ottobre del 1753; tenuto al battesim o il giorno appresso da Pietro Pavesi di Pontrem oli co ’ nomi di Giovanni, Saverio, Marcello, Pietro, Gaetano, morì nelle fasce (1). Quando il padre, nato a Fivizzano il 3 settem bre del 1716 dal conte Terenzio e dalla contessa Lucrezia Pandolfìni, tolse in m oglie, il 13 giugno del 1748, D onna A n n a di Odoardo De Silva Marchese della Banditella , in quel tempo Commissario ordinatore degli eserciti e piazze di Sua Maestà Cattolica e R egio Ministro di essa e del R e delle Due Sicilie in Toscana , le Muse non mancarono di festeggiare la giovane coppia (2). La fam iglia D e Silva, che portava anche il cognome de’ Pinto , originaria della S p a g n a , era da quasi un secolo trapiantata in Italia. Odoardo, padre della sposa, nato a Livorno, e màrito della torinese Donna A nna Violante Scozia de’ conti di Pino, nasceva da Don Emmanuel e da Teresa Grunenberg. L ’ a v o , di nome Odoardo anch’ e sso , ebbe per fratello Don Pietro, il quale nel 1658 venne dal R e di Portogallo nominato suo A gente a Livorno; e il figlio di lu i, chia mato pure Odoardo, sposò Chiara Farsetti di Massa ; e delle due femmine che gli partorì, Isabella Felice fu m oglie del cav. Giuseppe Cattani; A ngela Maria del cav. Camillo Ceccopieri, massesi entrambi (3). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 123 — Donna Anna, madre di Labindo, ebbe per fratello Don Andrea, aiutante generale di Vittorio Amedeo I I I , R e di Sardegna ; per cugini, il canonico Don Giovanni De Silva, monaco roccettino e tra gli arcadi Ramisso Dipeo , alla pari di Labindo grande amico di Antonio Di Gennaro, Duca di Beiforte e Cantalupo (4) ; e Don Giuseppe De Silva , al quale il poeta indirizzò una delle sue odi, ma p o i, per « disparità d’opinioni e dissapori », la ruppe con lui, che « in alcune critiche circostanze sembrò dimenticare Γ ami cizia e la parentela » (5). Originaria di Firenze e patrizia fiorentina è la famiglia de’ Fantoni, la quale dette alla Repubblica tre Priori: A n tonio nel 1454, Bernardo nel 1474, Fantone nel 1519. Gio vanni , figlio di quest’ ultimo , andò in Lunigiana e prese stabile dimora a Fivizzano (terra allora soggetta a’ Fio rentini e rimasta unita al Granducato di Toscana fino al 1847), dove si ammogliò nel 1534. Accennando a’ propri maggiori, Labindo cantava: da vetusto stipite Nella vicina Etruria La Gloria mi creò. Illustre sangue scorrem i (6) Entro le vene al cor; N è ignote agli avi egregi Furo le vie che guidano A l tempio d e llO n o r (7). Il 27 settembre del 1613 mancò ai vivi Terenzio di A n tonio Fantoni, lasciando incinta la moglie, Bianca Dianora Zaniali di Spicciano, la quale il 22 di quello stesso mese partorì un figlio, che portò il nome del padre. Laureatosi in legge nello Studio di Pisa, il giovane Terenzio, nel 1648, dal Granduca Ferdinando III fu chiamato a presiedere il Magistrato supremo, detto allora de’ Buoni uomini ; nel ’58 lo nominò auditore generale delle Bande di Pisa e della Lunigiana; nel ’66 gli diede un seggio nel Consiglio dei Dugento. Dal Granduca Cosimo III venne eletto uno de’ Nove Conservatori del Dominio Fiorentino. Il suo fratello maggiore, Giovanni, fin dal 1631, nel re Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 124 — carsi per mare a Napoli, era caduto in mano d e ’ b a rb a reschi e viveva schiavo del pascià di R o d i. T erenzio tentò ogni mezzo per liberarlo , ma senza frutto. N el ’45 facen dosi in Toscana una levata d ’ armati per frenare le scor rerie di que’ la d ro n i, messosi a capo d ’ una schiera di co raggiosi, s’ offrì pronto a correre il m a r e , nella sp e ranza di salvare il fratello. Il Granduca, com m osso a tanta prova d’amore, cambiò Giovanni con M ustafà Isaim di Scio; un ragguardevole prigione turco, che era stato preso dalle galere toscane. Am ò con vivo affetto il suo nativo Fivizzano, dove nel ’7o eresse una scuola per le ragazze povere ; aprì senza ritegno la borsa quando sulla piazza pubblica a van taggio degli abitanti fu eretta la bella fontana che prese il nome di Marterrea (8); difese le immunità e i p rivilegi del Co mune (9), al quale fu largo sempre del consiglio e del1’ opera sua. Nel ’73 stampò un discorso per dimostrare che a ’ rei non era da darsi il giuramento (10). D e ’ primi a trattar la questione , ebbe il vanto di raggiungere l ’ intento. Infatti nel medesimo anno venne vietato in Toscana ai tribunali di costringere i colpevoli a giurare nelle cause penali. A f ferma il Gerini che « scrisse parimente contro l ’ inumana tortura, che degradava 1’ autorità de’ giudizi, e m olte alle gazioni e consigli, che furono stampati a Pisa » (11). Il suo lavoro sulla tortura non mi venne fatto di trovarlo, e non ve n’ è traccia neanche nell’ archivio e nella libreria de’ Fantoni, che tante cose manoscritte conservano di lui; ma 1’ autorità del G erin i, fivizzanese, trattandosi d ’ un fìvizzanese ha il suo peso. Già maturo d’anni si ammogliò con Cornelia di Scipione Borni, famiglia assai ragguardevole di Fivizzano, e de’ figli che n’ebbe, i due maggiori, nel 1678, indirizzavano questa supplica a Cosimo III de’ Medici : SER.mo G randuca , A n ton io e L o d o v ic o fratelli e figliu oli d el D . T e r e n z io F a n to n i, um ilissim i servi e vassalli di V . A . S ., d esid eran d o di te rm in a re i lo ro studi legali et incam ina si a Rom a alla p ratica, per ren d e rsi m ag'gior- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 m ente abili al Suo Reai servizio, e mancandogli qualche p o co di tem po al prescritto dagli S ta tu ti, per non essere stati cinque anni in P isa, d ev otam en te supplicano la sua somma bontà a p erm ettergli ch e si possano addottorare, non ostante, che per tal grazia, etc. Il Granduca, il 26 di marzo, accordò la grazia desiderata, avendo inteso dal Provveditore dello Studio di Pisa, che i supplicanti erano figli di « un causidico di molto valore » e « ben noto » al Principe; e che « havendo studiato sotto il predetto lor padre 1’ Instituta, et habilitatisi nello studio et esercizio legale, hanno potuto nel solo biennio, che sono stati in Pisa, rendersi capaci della laurea dottorale » (12). Lodovico, nato il 13 giugno del 1659, abbracciò la car riera diplomatica. Fu ciamberlano e consigliere di Stato de’ Duchi di Mantova e di Guastalla; consigliere di Stato di Giovanni Guglielmo Conte Palatino del Reno, uno degli Elettori dell’ Impero. Andò ministro plenipotenziario di Livio Odescalchi, Duca di Sirmio, alla corte di Leopoldo I imperatore. V i tornò per conto di Ferdinando Carlo Gon zaga, Duca di Mantova; del quale fu poi oratore a Parigi e presso Filippo V Re delle Spagne. Inviato dal Duca di Guastalla, Vincenzo Gonzaga, a Giuseppe R e de’ Romani, all’ Imperator Carlo V I , ai R e di Polonia e di Prussia, trattò i suoi negozi al congresso d’ Utrecht, a Rastadt e a Baden. Trattò quelli degli Elettori dell’ Impero presso la R egina Anna di Gran Brettagna e presso la Confedera zione del Belgio. Mancò ai vivi in Firenze il 9 decembre del 1725. La moglie, Agnese Pasqualigo Basadonna , no bile veneziana, gli fece scolpire un busto e l’allogò presso la sua sepoltura nella chiesa di Badia a Firenze, nella prima cappella a sinistra di chi entra (13), con sotto una lunga iscrizione latina, che ne compendia la vita operosa (14). Oltre A ntonio, ebbe anche per fratello Giambattista, nato a Fivizzano il 24 giugno del 1678; al quale fu mae stro nella lingua latina Lorenzo Adriani di Lucca, scolaro del celebre Pietro Adriano Van den Broeck; e la studiò con tale profitto da scriverla « elegantemente e pulita mente ». A Pisa, dove si laureò in legge, non avendo più che sedici anni, il 3 giugno del 1694, da’ professori « venne Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ---- I 2 6 — stimato e ammirato come un prodigio della sua età », Non sentendo inclinazione alcuna a esercitare la giurisprudenza, si consacrò alle lettere , prediligendo la poesia. P e r testi monianza di Salvino Salvini, che gli fu amico e ne scrisse per due volte la vita (15), « piacevagli sopra ogni altro poeta toscano il Chiabrera, e nella lirica poesia l’andò feli cemente imitando, come si può vedere nelle m olte canzoni anacreontiche che ne conservano i suoi eredi » (16). E ra versato nella storia universale ; delle gen ealogie de P rin cipi poi « così tenacemente n’ avea fatta nella sua mente conserva, che spesse volte, anco ne’ fam igliari discorsi, se ne faceva onore ». In Firenze appartenne all’A ccad em ia degli Apatisti, e « l ’anno dell’ età suo diciottesimo » ne fu R eggen te. V i lesse « molte delle sue composizioni, sì in prosa, come in verso », che gli meritaron le lodi di A n to n Maria Salvini ; vi « orò anche pubblicamente per la pro mozione alla sacra porpora del dottissimo cardinale Enrico Noris », apatista egli pure. Il 30 aprile del 1699 venne ascritto all’Arcadia col nome di Elcindo A zon io. In quel tempo dimorava a Rom a, « ove conobbe B enedetto M enzini e familiarmente seco in virtuosa amicizia conversò ». L ’Accademia Fiorentina lo scelse per suo Console ; succe dette a Pier A ndrea Forzoni A cco lti; ebbe per consiglieri Marcantonio de’ Mozzi e Salvino Salvini, per censore l ’ a bate Giambattista Casotti. L a canzone che scrisse e stampò « in occasione della partenza dalla Corte di Toscana d ’A r rigo Newton , inviato straordinario della R e g in a d ’ In g h il terra », piacque a’ contemporanei per lo stile « ornato e florido » ; come piacquero per « la purità e bellezza del suo comporre in latino » 1’ epigramma che dettò « in lode di quel dottissimo personaggio » e la lettera con la quale gli accompagnò le Memorie a stampa dell’A ccadem ia Fioren tina e il catalogo manoscritto de’ suoi consoli. P er opera del fratello Lodovico, « restò decorato da Ferdinando Carlo Duca di Mantova del titolo di conte e di nobile manto vano e monferrino, insieme con tutti i suoi fratelli e di scendenti ; e da Federigo A ugusto R e di Polonia ebbe il carattere di suo cameriere della chiave d ’ oro; il che seguì Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 127 — l’anno 17 io ». Assalito da « precipitosa infermità», passò di vita il 17 febbraio del 1714, scorsi di poco quarant’anni. Ma un ben altro poeta doveva dare all’ Italia la famiglia Fantoni ! Nello studio della lingua latina, Labindo, per testimo nianza del nepote, nel Collegio Nazzareno di R om a fu « di gran lunga superato dal fratello primogenito »; lo stesso fratello Odoardo, « non tanto per la sua condotta, quanto per il progresso nelle scuole », lasciò in quel Collegio « mag gior lode » e « migliori speranze di sè ai maestri e con discepoli » ; speranze che poi restaron deluse, avendo af fatto abbandonato gli studi, dopo il ritorno al nativo Fivizzanò, dove morì il 20 gennaio del 1813, menando vita quieta e casalinga (17). Labindo gli intitolava l'ode « per il ri torno dall’Europa in Filadelfia di Beniamino Franklin dopo la pace del M DCCLX XXIII », che è l’ottava del libro IV . L u ig i, invece , serbò agli studi classici un culto d’ amore per tutta la vita. Compose versi in italiano e in la tino (18); e in latino dettò varie iscrizioni, notevoli per la eleganza della forma (19). Prese a illustrare la storia della regione nativa con tesserne un compendio, che inserì nelle sue Effemeridi biennali d’Aronte Lunese, 0 sia doppio lu nario storico , economico e letterario della Lunigiana per gli anni 1779 e ijSo, con molte notizie utili e dilettevoli per ogni ceto di persone e specialmente per tutti 1 capi di f a miglia (20), così giudicate da uno de’ giornali letterari d al lora: « Non dee considerarsi questo come un semplice Lu nario, ma bensì come una fedele e diligente relazione della Lunigiana , non solo quanto all antica storia, ma ancora quanto alla presente politica, e di più quanto allo stato suo attuale, sì fìsico, che economico , in tutti gli aspetti. Il si gnor conte Luigi Fantoni, accademico georgofilo (21), che n’è l’autore, ha dato una bella prova d’amor patriottico ed un esempio degno d’ essere imitato in ciascuna provincia della Toscana dagli zelanti cittadini, com’ egli si è dimo strato. E gli ha divìsa la storia della Lunigiana in due parti, una riguardante la storia universale di tutta la provincia dagli antichi Liguri ed Etruschi fino a’ moderni tempi (22); Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 l’altra spettante alla storia particolare del dominio Fioren tino in essa provincia. Quanto alle notizie fìsiche ed eco nomiche , egli le ha divise in tre principali capi , restrin gendole solo , per o r a , al territorio Fivizzanese. Il primo di essi capi dichiara la costituzione naturale del paese e tratta delle arti madri e produttive ; il secondo delle arti della classe sterile.; il terzo del commercio. A queste tre principali classi sono stati da lui ordinati tutti g li ogg'etti più utili alla sua patria, secondo le loro rispettive denomi nazioni. Non vi è cosa che riguardi il van taggio della civil società che non sia da lui ben ponderata : parla spassiona tamente e con libertà filosofica di quel che gli sem bra da correggersi e da migliorarsi ; suggerisce nuovi utili · stabi limenti ; corregge i pregiudizi e sparge molti lumi in tutte le materie eh’ ei tratta » (23). Per uno scherzo , chiuse le sue Efemeridi con la Patente, che Don Lunardo Battilana dava, a nome dell’Accadem ia de’ Lunatici, « a tutti quelli che se ne vogliono servire ». A Pontremoli (altra grossa terra della Lunigiana, che per gare di campanile non aveva buon sangue con Fivizzano) fu presa male e g li venne ri sposto con una Notificazione di Lunardo Girandola, pleni potenziario della Congregazione de’ Lunatici, con la quale veniva bollata come insulsa la P a ten te, dando del « so gnatore » ad Aronte Lunese , pseudonimo preso dal Fantoni (24). Coltivò con molta passione 1’ agronomia e la fece pro gredire nelle sue vaste terre del Fivizzanese. V issuto in tempi procellosi, finì col ripararsi da’ civili trambusti nella dolce solitudine degli ameni colli di Noletta, dove cessò di vivere 1’ 8 giugno del 1808 (25). Ammogliatosi con Maddalena Morelli (26) , ebbe A g o stino il 14 agosto del 1777, al quale Labindo pose tene rissimo affetto. Nell’ode X X I I I del libro I canta di lui : E tu, in g eg n o so fanciulletto, esam ina G l’ign oti accen ti, e addestrati G l’ im peti prim i a secon dar d eira n im a . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 129 — G l’indirizzò l’ode X X del libro II, che incomincia : B iondo garzon, dei teneri M iei paterni pensieri amabil cura, C h e di tre lustri veneri L a pietade, le leggi e la natura: F u g g i la schiatta ignobile, Cui l ’alma vile un folle orgoglio ingombra, N è creder d ’ esser nobile D e ll’ altrui merto e d e’ tuoi padri all’ ombra. E finisce: L ib ero vivi: nomini T e più saggio di lor l ’ itala istoria, E a ll’am ico degli uomini N elle più tarde età plauda la gloria. Ma, se ai dolenti fremiti D i natura il tuo cor non si riscote, S e sprezzi e preci e gemiti, V an n e lungi da me; non ho nipote. A h n o ......... P ingenua faccia Bagni di pianto, e a me rivolgi il piede ! V ien i fra queste braccia........ E su ltate, infelici ; ecco il mio erede. Nel 181 1 venne nominato Maire del paese nativo, che allora faceva parte dell’ Impero francese, e aggregato al Dipartimento degli Appennini , aveva Chiavari per capo luogo. Quando la fortuna di Napoleone incominciò a peri colare e gli Austriaci scorrazzavano minacciosi per la Lu nigiana, difese a viso aperto il Governo imperiale a Fivizzano (27). Rimase alla testa del Comune anche dopo che le Potenze alleate se ne furono impadronite il 24 marzo del ’ 14. Seppe tutelare l’ ordine contro la coalizione de’ cam pagnoli ; andò a Livorno a complimentare il Bentinck e a chiedergli restituisse a Fivizzano le franchigie delle quali lo avevano spogliato i Francesi ; insieme col cav. Giambat tista Agostini Trombetti si recò a Firenze nel ’ 15, oratore del paese suo presso il restaurato Granduca Ferdinando III. Per due volte, il 7 e il 10 maggio del ’ ió, ebbe ospite nel proprio palazzo Francesco IV Duca di Modena; tornò ad avercelo nel giugno del ’ 18, in compagnia di Vittorio Ema- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 130 — nuele I , R e di Sardegna ; e da tutti venne ammirata la maniera signorile con la quale seppe fare g li onori di F i vizzano e della casa (28). Per il Governo toscano , prima fu Commissario R e g io a Portoferraio , poi Commissario Regio, a Pistoia. A l pari del padre amò l ’ agronom ia;, e le sue terre destavano l ’ ammirazione per la bravura con la quale le faceva coltivare ; ideando , consigliando , diri gendo da per sè ogni nuovo esperimento voluto dal pro gredire della scienza. Prese a descrivere anche le pratiche agrarie di tutta la Lunigiana; lavoro che è a rimpiangere non abbia veduto la luce (29). Tolse moglie due volte: la seconda fu Maria Teresa Spinola (30). Morì a Fivizzano il 14 febbraio del 1847. L egò il proprio nome a quello dello zio, raccogliendone amorosamente le opere, con largo corredo di note illustra tive e osservazioni sui vari metri adoperati da lui (31). Le stampò a proprie spese in Firenze, co’ torchi di Guglielm o Piatti ; accompagnandole con le Memorie della vita del Poeta , scritte senza che 1’ affetto mai gli facesse velo al vero, e con tanta pienezza di particolari, da restare anche adesso la fonte migliore e maggiore (32). Non è da far colpa al biografo se della parte presa da Labindo ne’ rivolgimenti politici della fine del secolo X V I I I , o tocca di sfu g g ita , o tace i fatti che offrono più interesse e im portanza. Il Poeta nel 1796 vagheggiò l ’ Italia libera e forte, padrona di sè e de’ propri destini. E ra un sogno al lora, per quanto fosse un sogno nobile, bello, generosissimo; e tutto pieno di quel sogn o, lo propugnò animosamente a R eg g io , a Modena, a Milano, a Venezia, a Torino. Non fu inteso ; anzi venne fatto segno agli scherni, alle calunnie, alle persecuzioni. Tirò innanzi, alzando più che mai fiera e coraggiosa la voce ; e da’ repubblicani di Francia , che di liberatori avevano soltanto la maschera, fu messo in prigione a Modena, a Milano, a Torino, senza che lo pigliasse lo sgomento o lo sopraffacesse la paura; indomito sempre, sem pre fedele all’ideale suo d’una patria grande e libera. Questi ricordi, nel 1823 , non si potevano rievocare neppure nel Granducato di Toscana , per quanto fosse il governo più Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 131 — tollerante e mite d’ allora. Sta qui la scusa e la giustifica zione del nepote, forzato dalla necessità de’ tempi a sop primere tanta e così bella parte della vita di Labindo. È quella che piglio a illustrare, insieme con pochi altri epi sodi di essa, o mal noti, o affatto sconosciuti. (1) E nelle fasce morì Emanuele-Francesco-Giovanni-Nepumoceno-Gaetano , battezzato il 20 maggio 1756. I libri parrocchiali di Fivizzano regi strano anche una figlia di Lodovico Antonio e di Anna F an toni, nè man cano d'indicarne i padrini, non però il nome. Il Proposto la qualificava soltanto N. N. La cosa è evidente. Per trascuraggine non la notò subito nel libro parrocchiale , e quando prese la penna, scordatosi il nome, senza darsi altra briga, corse a quel meschino ripiego. (2) Componimenti poetici per le faustissime nozze dell’illu strissim o S i gnore Conte Lodovico Antonio Fantoni, patrizio fiorentino, con la nobile donzella donna Anna dell’Illustriss. Sig. Marchese della Banditella Don Odoardo D e Silva Commissario ordinatore degli Eserciti e P ia zze di Sua Maestà C attolica, suo Regio Ministro e del Re delle Due S ic ilie in To scana, In Pisa, per Gio. Domenico Carotti, stampatore Arcivescovile, senza anno; in 8.° di pp. 28. (3) Albero della casa Pinto de Sylva, stabilita in Massa, ms. presso di me. (4) Lo ricorda nella strofa 8a dell’ ode X III del libro II e nella prima delle N otti. (5) È l ’ode 5a del libro III, da lui composta nel 1799, che poi intitolò a Glauco Masi, stampatore livornese. (6) Prima scrisse: Ghibellin sangue scorrerai A richiamar sollecito L ’ ire tacenti al cor. (7) Poesie, (edizione curata dal nepote) ; II, 278 e 315. (8) Mar terrea , superbissima fo n te , eretta in Fivizzano sotto la d irezione dell’ I l l ™ Sig. Maestro di Campo Alfonso Maria B ra ccio lin i, G overnatore di esso, Prosopopea lirica del cav. Gio. B a t t i s t a A n d r i a n i dell’ Ordine di S. Stefano, In Parma, per Galeazzo Rosati, 1682; in 4.0 di pp. 8. (9) D ifesa della immunità della insigne Terra dì Fivizzano e de’ suoi p riv ile g i, Firenze, alla Condotta, 1684; in 4.0. (10) Legalis discursus pro veritate T e r e n t i i F a n t o n i , I. U. D . A sses soris Em inentiss. et Rever.mi D. Card. N er Hi Archiep. F lorentin i, ac M i litiarum Legionum Provinciae Lunigianae Sere?iiss. Magni D u cis A e tr . A uditoris, pro tuitione animarum fidelium adversus iuramentum quo u tuntur Indices criminales in examinandis reis, Florentiae, typis Francisci Onofrii, 1679; in 4.0 di pp. 48. (11) G e r in i E. Memorie storiche d’illu stri scrittori e dì uom ini in sig n i dell’antica e moderna Lunigiana; II, 163-165. (12) R. Archivio di Stato in Pisa. Università. Dottorati, filza 1, c. 561. (13) Afferma G. B. U c c e l l i {Della Badia F iorentina, ragionamento Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — — 132 storico, Firenze, tip. Calasanziana, 1858 ; p. 80) che d o v e è oggi il mo numento di L o d o v ic o , prim a si leggeva questa iscrizio n e: f a n t o n o r v m — Q. T E R E N T I I F IL II O L IM A N T O N IN I C IV IS F L O R E N T I N I — NORVM — A N . D O M I N I M D C I I I ---- F A M IL IA E IPSORVM — REST. F. — E T AN. MDCLXI — R. D. IOANNES S. HOC FANTO T E R E N T I V S I . V . D. PR O TO N O T. APO STO LICVS — ORNAND. CVR. (14) L o d o v ic o co m iti f a n to n io SI M O — C V I O B A N I M I S O L E R T I A M TIARVM A LIVIO O D E SC A L C O — f l o r e n t in o i . IM PERATO REM — E T AB D V C E G V A S T A L L A E AD IOSEPH VM REGEM AD C O N G R ESSV S V L T R A I E C T I E T BADAE E R G O V IA E AD CAROLO LV- — A VIN CEN TIO ROM AN.' A D C A R O L V M REGES IV R IBV S G R A V ISSIM IS A R D V A E T A PRAED ICTIS M ANTVAE E T VI IM PER : — PO LO N IA E ET A CON SILIIS S T A T V S H fSPAN . G A L L . BR IT A N N . P O L O N IA E DEMANDATA PRO G V A S T A L L A E D V C IB V S A CV B IC V L IS A T Q V E AB IO A N N E G V I L L E L M O R . I. E L E C T O R E — CO M IT E ADSCITO BE LGII E T — PALATIN O SIC ITA LIAE — TO TIVS R H E N I S. GERMAN. ITIN ER IB VS FE LICITE R A BSO LV T lS — CARO — A E T A T I S A N . L X V . Μ. V . D . X X V I I . I N P A T R I A V . I D . D E C E M B R I S V I T A FVNCTO — - E T AD G E N E R A L E S F O E D E R A T I B E LG II O R D IN E S L E G A T IO NIS E T PLEN I P O T E N T I A E — E T AB IPSIS — c o n sv l t is C V N C T I S Q V E S. R . I . E L E C T O R E S A D A N N A M M A G N I A E B R I T A N N IA E RE G IN A M — VINCIA — . H O C V LT IM O PARISIORVM E T AD PH ILIPPVM V R E G E M H ISPA N IA R VM BO RVSSIA E — v E T P R V D E N T IA E SCIE N - SYR M II POSTM O DVM A F E R D I N A N D O M A N TVA E D VCIBVS AD L E O PO LD V M TE TIAE n o b ili H O N O R IS S T V D IV M L O N G E E T P R O P E E T R V R I A E SVIS P R IN C IP IB V S A PPR IM E A G N ES PASQVALIGO BASADONNA NOBILIS V E N E T A — STISSIM A V IR O SVO B E N E M E R E N T IS S IM O — G R A T I A N IM I E T C O N IV X MOE- A M O RIS MONV- M E N T V M P. C . A . S . M D C C X X V . (15) II-Salvini ne scrisse la v it a , prima ne’ Fasti co n so la ri d e ll’ A cca demia Fiorentin a, Firenze, per Gio. Gaetano Tartini e Sante Franchi, 1717, pp. 656-660; poi nelle N otizie istoriche degli A rca d i m o rti, tom . I l i (Roma, D e’ Rossi, 1721), pp. 106-108. Per testimonianza del S alvin i ste sso , parla « con molta lode » del Fantoni il P. Alessandro Puliti nel suo lib ro D e p atria in testamentis condendis potestate ; e Gio. Mario Crescim beni « ne pianse la morte nella ristampa del tomo I della Storia della v o lg a r p oesia, lodandolo d ’avere egli egregiam ente esercitata non meno la detta volgar poesia che la latina ». (16) Il Salvini scrive così n e’ F a sti consolari d e ll’Accadem ia F io ren tin a . N elle N otizie istoriche degli A rca d i m orti aggiunge: « In varie raccolte, fatte per occasioni particolari, si leggono con soddisfazione alcuni d e ’ suoi poetici componimenti toscani; molti de’ quali si conservano m anoscritti nella Strozziana e fra questi alcune gentilissim e anacreontiche ». (17) O d jard o, insieme con Angiolo Battaglia di F ivizzan o , che « pjssedeva un genio straordinario per la musica », si dilettava « d ’ andare a so nare il flauto sopra certe balze della valle del Rosaro, che ne ripercuote vano il suono ». Labindo ne fa ricordo nell’ ode X X I II del libro prim o co ’ versi : dall’ argute canne Desta fiato soave industre Titiro, E tu dell’ eco imitator, deh vanne Su quella balza Coridon col flauto. Cfr. Poesie; I, 58 e 308. (18) A p. 9 delle Poesie nelle faustissim e nozze de* n o b ili sig n o ri B ar Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — *33 — tolomeo Giacomini di Porrata ed Anna Eleonora Sproni di L iv o rn o , [L i vorno] Nella Stamperia di Giov. Vincenzo Falorni, con approvazione, 1792; in 4 . 0, si legge un Sonetto alt’ ornatissimo Sposo, del conte L u i g i F a n t o n i f r a g li A rcadi di Roma, e a p. 10 un Epigramma eiusdem A l o y s i i co mitis F a n t o n i . Ha pure alle stampe: I l Baciamano, ode del conte L u i g i F a n t o n i ; in 4.0 di pp. V ili, senza anno e date tipografiche. È però del 1771, come si rileva da una nota. (19) Nel Supplemento alla Gazzetta Toscana, n.° 2 del di 8 gennaio 1791, si leggono le iscrizioni latine che dettò in onore del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo quando fu eletto imperatore. Erano state affisse « alla porta grande » di Fivizzano ne’ giorni 10-12 decembre 1790, e al dire della Gazzetta anche « distribuite in stampa » ; ma dove venissero stampate lo ignoro, non essendomi mai venute alle mani. Compose pure dieci iscrizioni latine per festeggiare la salita al trono del Granduca Ferdinando III. Le Novelle letterarie pubblicate in Firenze l ’ anno M D C C X C I riportano nelle colonne 245-248 la prima, « come istorica di un sì fausto avveni mento », e la seconda, « contenente un’affettuosissima acclamazione ». (20) In Livorno, 1779. Nella stamperia di Gio. Falorni. Con approvazione; in 8.° di pp. 152, oltre 4 in fine senza numerazione. Fu in grandissima parte ristampato a pp. 7-207 deWAronte Lunese, illustrato da M i c h e l e A n g e l i di Mazzola, dottore in medicina, Pisa, tipografia Prosperi, 1835, in 16.°. (21) Anche nell’ iscrizione sepolcrale, dettata dal figlio Agostino, è detto « fra i Georgofili accademico operoso ». Non si legge però il suo nome nel l ’elenco de’ soci compilato da Marco Tabarrini. Cfr. D egli studi e delle vicende della R . Accademia dei Georgofili nel primo secolo di sua esi stenza, sommario storico, Firenze, coi tipi di M. Cellini, 1856; in 8.° (22) Alcuni errori ne’ quali cadde trattando della parte antica furono no tati d all’ avv. Paolo Pisani di Sarzana nelle sue Osservazioni o sia lettera critica-apologetico-istorica di un anonimo sulla Lunigiana, di cu i trattano due opuscoli ultimamente usciti alla luce, Parma, per li fratelli Borsi, 1780; in 12.°. (23) Novelle letterarie pubblicate in Firenze l ’ anno M D C C L X X I X ; cc. 428-430. (24) È in fol. volante e senza note tipografiche ; fu però stampata a Massa co’ torchi del Frediani nel 1779. (25) Il figlio Agostino nel 1842 fece murare un’ epigrafe sulla tomba pa terna e dettò un’elegia, rimasta inedita. Cfr. A lla tomba di mio padre, elegia in occasione di apporvi l ’iscrizione sepolcrale nella cappella della villa di N oletta; ms. in 4.0 di pp. 4, presso gli eredi. (26) Per consolare il fratello, addolorato dalla morte del marchese Ago stino Grimaldi Della Pietra di Genova, suo cognato, avvenuta nel 1782, Labindo compose l ’ode IV del libro IV, che incomincia: Musa , lacero il crin, sciolta la vesta ; da lui poi rimaneggiata nel 1796, quando invece la intitolò a Bartolommeo Boccardi di Genova, in morte di Bianca, sua madre. (27) Nel n.° 12 [28 febbraio 1814] del Giornale degli Appe?i7iini si legge: « Debbonsi segnalare il zelo e la fermezza del Maire di Fivizzano, che ri fiutò al nemico l ’ ingresso nella sua Comune. La nobiltà della sua risposta merita che ella sia fatta palese. — << Sig. Comandante. Delle forze francesi Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 134 — > hanno battuto i Tedeschi che erano a Pontrem oli. Q u i abb iam o sedici » gendarm i. Il dovere c ’ impone di non cedere se non nel caso di forza mag» giore, e che le circostanze, o un ordine superiore ce lo im ponga. Ho l ’o» nore di salutarvi. Il M aire F a n t o n i ». — Il sig. F an to n i si è sem pre fatto distinguere colla saviezza della sua am m inistrazione ; in q u e st’u ltim e circo stanze le m isure c h ’egli ha prese per m antenere la tra n q u illità nel Cantone di F ivizzano hanno provato che il suo zelo pareggia il suo attaccam ento ai suoi am m inistrati ed al G overno ». (28) A d a m i - T e n d e r i n i M. F . Cronaca di F iv iz z a n o d a l 1799 a l iS jj, Lucca, tip. del Serchio, 1880; pp. 14. 17-21 e 24. (29) L ’ 11 ottobre del 1839 alla sezione di agronom ia e tecnologia del primo Congresso degli scienziati italian i, che fu tenuto in Pisa, il m archese Antonio M azzarosa proponeva « la com pilazione di un D izionario d ella pra tica agraria di ogni terra d ’ Italia ». Il 17 settem bre del 1841 P a v v . V in cenzo Salvagnoli annunziava nel Congresso di Firenze che il M azzarosa aveva com pilata « u n ’opera relativa a ll’ agricoltura del D ucato di L u cca » e aggiu ngeva: « il conte Agostino Fantoni ha com pilato un sim ile lavoro per tutta la Lunigiana ». Cfr. A t ti della terza, riu n io n e d e g li scien z ia ti ita lia n i tenuta a F iren ze n e l 1841, Firenze, coi tipi d ella G alileiana, 1841; p . 19. (30) E bbe quattro figli, due m aschi: Paolo e L u ig i; due fem m ine: E gle e Isabella. Paolo andò volontario alla guerra del '48 e per il « virile con tegno tenuto in faccia al nemico » a C u rtato n e, « durante tutto il tempo del combattimento e della ritirata », meritò una « menzione onorevole » dal Granduca Leopoldo II e dal Re Carlo Alberto. Fu deputato di F ivizzano (che allora faceva collegio a sè con Tresana e Mulazzo) nel prim o Parla mento d ’ Italia. Consacrò l ’ intiera sua vita al bene della fa m ig lia , al sol lievo de’ poveri,’ a ll’affetto d e’ parenti e degli amici. Com e scrisse la G a z zetta d’Ita lia il 29 maggio del 1874, « a Fivizzano, dove ebbe fertili e deli ziosi possedimenti, intraprese grandi lavorazioni negli anni meno prosperi, più per vantaggio altrui, dando lavoro, che nel proprio interesse ». Mori il 24 m aggio del 1874. Delle sorelle, 1’ E g le , la m inore, nata nel 1813 , sposò Giovanni Bracciolini di Pistoia; Isabella, la maggiore , nata il 24 maggio d e ll’ 11, corse rischio di maritarsi col poeta Giuseppe G iusti. Cfr. E pisto lario edito e inedito d i G i u s e p p e G iu s ti, raccolto, ordinato e annotato da F e r d in a n d o M a r t in i; III, 401-403. Il disegno, vagheggiato dal padre del G iu sti, nè sgradito a quello di le i, andò a m onte, e l ’ isabella prese per marito il conte Francesco Caimi della Bettola in Lunigiana. V isse a Parma e fu grande maitresse della Duchessa Luisa Maria di Borbone. Pigliò parte non piccola alla congiura tramata in corte per fare interdire Carlo III, p a zzo , c a ttiv o , scialacquatore ; ve la spinse la stessa D u ch essa , fatta segno agli oltraggi di quel dissoluto. Sventata, la Caim i ebbe lo sfratto dalla reggia; vi tornò dopo la morte del D u ca, ma senza trovare n ell’ in grata principessa, divenuta Reggente, il vecchio amore e la vecchia confi denza. Finì col ritirarsi nella sua villa di F elin o , sempre pron ta, sempre ingegnosa nello spendere tutta sè stessa per alleviare le sofferenze altrui. A Parma molti de’ compromessi e de’ condannati politici dovettero la propria salvezza, o l ’addolcimento delle loro pene, a ll’ intercessione di lei, buona di cuore, colta, gentile. Morì a Firenze il 17 agosto pel 1856, vittim a della mi liare, ma più delle amarezze e de’ disinganni patiti alla corte d e’ Borboni. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ! 35 — Cfr* D e l l a R o s a G. Alcune pagine di storia parmense ; 252-258. II, 43_5° î IH (31) Il prof. Angelo Solerti [Le odi di Giovanni Fantoni (L abin d o ), con prefazione e note, T orin o, T riverio, 1887] afferma che le Opere d el poeta ebbero « per editori Agostino Fantoni, nipote di Labindo, e A go stin o Bartoli, am ico ». Il Bartoli, padre di Adolfo, che poi a p rf in F iv izza n o una stam peria, fu un agiato possidente, ma non un letterato, seb b en e a vesse qualche cultura, e non si occupò per nulla di quell’ edizione, fatta [esclu sivam ente da Agostino F an to n i, che si valse dell'aiuto di G iro la m o ’ G argiolli, allo ra giovanissimo, nel trascrivere e collazionare gli autografi, e so prattutto nello smercio dell’opera, della quale finì con esser quasi il co m messo viaggiatore. Il Gargiolli ha poi anche un’ altra benemerenza: « q u el l ’ edizione deve propriamente alle sue cure e alla sua ardita in sisten za se potè uscire di sotto le forbici censorie senza indiscrete castrature >/. C fr. S a l t i n i G . E . Elogio di Girolamo Gargiolli , Firenze, Le Monnier, 1870; p. 9. (32) Memorie istoriche sulla vita di Giovanni Fantoni cognominato L a bindo: nelle Poesie di G iovann i F a n to n i f r a g li Arcadi Labindo, Ita lia, [F i renze, G uglielm o Piatti], 1823; tom. I li, pp. 223-316. [Di queste Memorie furono tirati alcuni esemplari a parte, oggi divenuti rarissimi. Il prof. G uido M azzoni ritiene che siano state scritte da Girolamo Gargiolli « s u lle n otizie dategli da A gostino Fantoni ». Cfr. Rivista critica della letteratura italiana, ann. IV , n.° 3, marzo 1887, p. 66. Son proprio uscite dalla penna d ’A go stin o , e il G argio lli non ci mise le mani : basta confrontarle con le prim e scrittu re sue, dettate con tanta proprietà e tanto garbo, per convincersene.] Intorno alla v ita e alle opere di Labindo si consultino gli scritti seguen ti : Canti fu n eb ri su la tomba di Labindo, Napoli, senza nome di stam patore, 1808 ; in 8.° di pp. 44. [Son preceduti da questa dedica: A l. filosofo, della, v ir tù — al. eh. consiglier. Delfico — i. canti, funebri — su. la. tomba, di. Labindo — alcuni, alunni — delle, muse, napoletane — consacrano. A ll’ E pistola d e dicatoria di P. B. (pp. 5-10) segue un Poemetto del M. di C. (pp. n -19 ), poi V II odi, II sonetti e II canzonette di vari autori, che tu tti si so tto scri vono con le sole iniziali. — In morte di Labindo scrisse un’e le gia F ran cesco Benedetti e la indirizzò a Salomone Fiorentino. Cfr. Opere di F r a n c e s c o B e n e d e t t i , pubblicate da F. S. O r la n d in i , Firenze, Le M o n n ie r, 1858, vol. II, pp. 331-334]. — B e r t o l o t t i (D avid e). Notizie intorno alla vita e alle opere del conte Giovanni Fantoni; nelle Poesie del conte G. F . f r a g li arcadi Labindo , M ilano, per Giovanni S ilv e stri, M D C C C X X I I I , p p. V I I - X . [D ich iara: « queste poche, ma esatte notizie, per noi raccolte con in cred ib ile fatica e n.ercè di lungo commercio di lettere, sono le prim e che p ubblicate vengano intorno a questo gentile poeta ».] — [ F a n t o n i ( A g o s tin o )]. Osservazioni sui metri oraziani delle Odi di Labindo; n elle Poesie di G. F .f r a g l i arcadi Labindo, Italia, 1823; tom. I, pp. 255-295. — A l l ’o r natissimo Sig. M ..... autore dell’articolo intorno alle Poesie di Labindo ; in A n tologia , di Firenze, tom. X V II, n. X L I X , pp. 64-101. [L e tte ra d e ll ’A (vvocato) G(iovanni) C(astinelli) di Pisa, scritta da Livorno il 15 novem bre 1824. Il S ig . M. è Giuseppe Montani, che nello stesso p eriod ico , tom . X V , n.° X X X I V , p p. 1-43, aveva giudicato con ingiusta severità le op ere di L a bindo]. C o s t a (P a o lo ). Intorno alle poesie di Giovanni Fanto?ii detto Labindo, ragionamento ; in Giornale Arcadico di scie?ize, lettere ed a r ti tom. X X V III [1825], pp. 380-399. — Osservazioni sulla lirica di Labindo; Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 136 — iiel Nuovo g io rn a le de’ le tte r a ti, di P is a , toni. X [1825] , p p . 89-113. [Sono firm ate P.J. — G e r i n i ( E m a n u e le ) . D i G iovan ni F a n to n i poeta e scrittore; in M em orie storiche d’ illu s tr i scritto ri e d* u o m in i insigni· del l'a n tic a e mode?'na JLunigiana, p er Γ abate E . G . da F iv iz z a n o , socio cor?-isponde7ite d i va?-ie A ccad em ie, in otto lib r i disposte ; v o l. II [M a ssa , per L u ig i F re d ia n i, tipo grafo d u c a le , 1829], p p. 18 7-192. — M a u r i (A c h i l l e ) . Giovanni Fantoni; in P?Ose e P oesie scelte d i G iuseppe P ari?ii — Agostino Pa?'adisi — L u ig i C eretti — Teodoro V illa — G iovanni F antoni — L u ig i Lam berti — Ugo Foscolo , M ila n o , p e r N ic o lò Bettoni e com p , 1833 » PP· X X - X X I L [B reve cenno , ma n o te v o le p e r c h è m ette in eviden za la v ita p o litic a del F an to n i e ne g iu d ic a co n s e r e n ità gran d e g li scritti] — T i c o z z i ( S t e f a n o ) . F antoni G iovanni detto L abindo; in / secoli della letteratura italiana dopo i l suo riso rg im en to , com m entario di G i a m b a t t i s t a C o r n ia n i, continuato fin o a ll’età p resen te da S t e f a n o T ic o z z i, tom. II, part. I l i , M ilano, co i tip i di V in e. F e rra rio , M D C C C X X X I V , PP- 534-536. — CiAMPOLiNi (L u ig i). Fantoni G iovanni, tra g l i A r c a d i L a bindo; n ella Biografia degli ita lia n i illu s tr i n elle scienze , lettere ed a rti del secolo X V I I I e dei contemporanei, compilata da lette?'ati ita lia n i di ogni p?-ovi?icia e pubblicata p er cura del p rof. E m ilio D e T i p a l d o ; v o l. I [r^34] > PP· 234-238. — F antoni Giovanni ; in Nuovo d izio n a rio s to r ic o , ovvero biografia classica universale , nella quale sono r e g is tr a ti p e r o r dine alfabetico i nomi degli uom ini celebri d’ ogni nazione d a l p rin cip io del mondo i?ifino a noi, e s i narrano in compendio i f a t t i p r in c ip a li della lor vita; compilazione di una. società di dotti fr a n c e s i, pu bblicata n e l 1830. P rim a versione italiana con aggiu?ite; v o l. II [T o rin o , p re sso G iu sep p e Pom ba, 1835], pp. 394-395. [U na delle a ggiu n te è la b io g ra fia d e l F a n to n i, n otevo le per l ’accenno a lla sua vita p o litica ]. — C ia m p o lin i ( L u ig i) . D ella vita e delle opere di Giovanni Fantoni cognominato Lab indo ; in P ro se e poesie di L u ig i C ia m p o lin i. Edizione terza, con giu?ite e c o r r e z io n i, F i renze, appresso S. R icordi e G. P iatti, 1840; tom. I , p p . 181-192. [Q u esta n uova biografia è in gran parte d iversa d a lla vecch ia, già ric o rd a ta ]. — B e l l i n i (F ilip p o ). A lc u n i cenni intorno alla vita ed alle opere d el conte G iovanni Fantoni appellato f r a g l i Arcadi Labindo A rsinoetico, P a rm a, d a lla tip o g ra fia F erra ri, 1844; in 8.° di pp. 34. — T h o u a r ( P i e t r o ) . G iovanni F a n to n i e i l suo calzolaio; n elle L etture p er la gioventù, compilate da R. L a m b r u s c h in i e dai suoi amici e cooperatori, nuova serie, vo l. II, (anno I X d e lla co llezio n e ), F ire n ze, 1845, pp. 49-57; e n e ’ Raccoyiti di P i e t r o T h o u a r , F ir e n z e , F e lice P aggi, 1867, p p. 175-184. — A m b r o s o li ( F r a n c e s c o ) . G iovam ii F a n toni; nel M anuale della letteratura italiana compilato da F r a n c e s c o Am b r o s o l i . Seconda edizione ricorretta ed accresciuta d a ll’ autore; v o l. I l i , [F iren ze, B arbèra, 1864], pp. 383-384. [Si ricrede d e ll’acerb o e in g iu sto g iu d izio che a v e v a dato del Fantoni nella Biblioteca italiana di M ilan o , tom . X X X V I I I , pp. 23-36 e 331-352; il qual giu dizio, da lui rito cca to n e lla form a, non nella sostanza, venne riprodotto a p. 35 e sgg. del v o l. I d e ’ suoi S cr itti lettera ri editi e inediti, Firenze, C iv elli, 1871]. — C a r d u c c i (G io s u è ) . L a lirica classica nella seconda metà del secolo X V I I I ; n e ’ L ir i c i d e l secolo X V I I I a cura di G . C a r d u c c i — Savio l i , A . P a ra d isi, C e r r e t a , R e z z o nico, Cassoli, Mazza, Fantoni, L am berti, G. P ara d isi, F ir e n z e , G . B a r b è r a , e d ito r e , 18 71, pp. Y - C X X X I X . [T ratta del F a n to n i a p p. C I V C X X X V I I . F in isce con dire : « Dal 1790 la sua poesia rialzò il tono, e una Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ------------------------------------------- — W' — 137 — vita nuova com inciò per lui. Lasciamolo qui dove 1’ uomo vecch io fin isce : lo ritroverem o poi fra i Poeti della repubblica cisalpina e ita lica , un a ltro volum etto che verrà dietro a questo ». Non ha però mai veduto la lu ce]. — F r a n c h i ( I t a lo ) . Labindo; nella Domenica letteraria, di Rom a , anno II, n-° 39>3° settem bre 1883. [Sotto il nome d ’ Italo Franchi si nasconde il noto giornalista toscano Enrico Valtancoli da Montazio]. — N e r i ( B e n e d e t t o ) . Della vita e delle poesie di Giovanni Fantoni; in Poesie scelte di G . F . , Torino, tipografia· e libreria Salesiana, 1883; pp. 5-31. — I n t r a (G . Β.). L a traduzione dell’Fneide di Clemente Bondi giudicata da Giovanni Fantoni (da lettere inedite), nota; in R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. Ren diconti; serie II, vol. X IX [1886], pp. 130-141. — M a zzo n i (G u id o ). Im i tatori di Labindo: in Vita nuova, periodico settimanale di letteratura, di arte e di filosofia, ann. I, n.° 14, Firenze, 21 aprile 1889, pp. 1-2. [R icord a e riporta brani di poesie dell’ab. Cesare M on talti, di Giovanni R osini , di Bernardo M aria Calura, d ’Ignazio V ig n o la , del canonico G aetano Baluffi e di A ntonio Bianchi]. — S o l e r t i (A n g e lo ). La poesia barbara di Labi?ido; in Le odi di Giovanni Fantoni (Labindo) , con prefazione e note di A n g e l o S o l e r t i , Torino, Casa editrice Carlo T riverio, 1887, pp. X L I X - L X X V . — C a r d u c c i (G io su è). A proposito di una recente edizione delle Odi di Giovanni Fantoni; nella Nuova Antologia , ann. X X III, serie III, v o l. X I I I , della raccolta vo l. X C V II, 1898, pp. 53-59. — C a r d u c c i (G io su è). Un g ia cobino in form azione [antecedenti]/ nella Nuova Antologia , ann. X X I V , serie I I I , vol. X IX , della raccolta voi. C H I, pp. 5-20. [Tratta del F an toni dalla sua nascita fino al 1789]. — F r a t e i l i (G io acch in o). Giovam ii Fa?itoni; in L ’ Istrìizione, foglio periodico di letteratura e d’a rte, diretto dal p rof '. Basilio Magni, ann. V II [1893], n· 6, pp. 124-120; n. 7, p p. 150-154; n. 8 , pp. 182-189; n. 9, pp. 205-207; n. 10, pp. 233-235; n. 11, pp. 252-254; 11. 12 , pp. 872-273; ann. V i l i , n. 1 , pp. 13-16; n. 2 , pp. 35-41 ; n. 3 , pp. 64-68; n. 4 , pp. 85-90. — P r a n z e t t i (E ). Della lirica di Giovanni Fantoni, R o m a , Mantellata, 1895. — D ’a n c o n a (A le s s a n d r o ) e B a c c i (O ra zio ). Giovanni Fantoni; in Manuale della letteratura italiana com pilato dai professori A. D ’A. e Ο. Β. ; vol. IV [Firenze, B a rb è ra , 1900], pp. 633-655. — C a r d u c c i (Giosuè). Un poeta giacobino in form azione ; nella Rivista d’ Italia , ann. II, 1899; pp. 5-56. — A lp a g o - N o v e l l o ( L u i g i ) . Fantoni p er Fantuzzi? n ell’ Antologìa Veneta , 1902, III, pp. 342-352. — N e r i ( A c h i l l e ) . Aneddoto intorno a Labindo ; nel Giornale storico e letterario della Liguria, ann. VI [1905], pp. 423-435. [Tratta del soggiorno del Fantoni a Genova nel 1779 e nel 1797]. Giorn. St. c Lett. della Liguria. 10 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 138 — II. GLI AN N I D E L L A D IS S O L U T E Z Z A . Nel poemetto L ’Amicizia, che il Fantoni intitolò a Carlo Emanuele Malaspina , Marchese di F o sd in o v o , stato suo condiscepolo nel Collegio Nazzareno di R o m a , così canta di sè e de’ casi della sua vita: a n co r p en d ea P er m e su ll’ ali il d o d ic e s im ’ anno Q u a n d o mi vid e al fian co tu o g li a lp e stri V a rc a r g io g h i d el L a z io Γ A n ie n e P recip ito so cro lla to r di sassi. T e c o m ’ accolse la su p erb a R o m a D al p u rp u reo sen a to , e d ietro T o rm e D e ’ passi tu oi, n elle latin e scu ole L ib a i la tazza d eg li a ch e i precetti. M en tre a n ela va a d em u larti, il s a g g io E ro e , cui tanto nei p en sier so m ig li, T i ricon dusse alle patern e m ura, O v e l ’am or d elle com m esse g en ti A ffre tta v a coi voti il tu o ritorn o ( i) . Io vissi ancor tre p rim av ere in g re m b o A lla m adre del m o n d o ........................ L ’altrui consiglio e ’ l gio va n il d esio D al T e b ro a ll’A rn o mi gu id ò nel m u to L ab irin to di co rte: un D io mi trasse D al sen tier periglio so, e in sen di M arte Im p rovviso mi spinse, ed a h i! la sord a A lle preci ed al pianto orrida diva V o lea ferirm i, se a ll’acuto dardo N on m ’era scudo colla cetra A p o llo . V o i cari boschi, alle cui rupi insegno O ra d ’A rg e n e a replicare il n om e, Mi rived este. E ra il m io foco A rg e n e , Candida quasi latte, azzurri i lumi Q ual ciel sereno : il nostro am or crescea C on il crescer dei giorni, allor ch e sv e lto D alle braccia di lei tornai fra Γ a r m i, V ittim a infausta del voler tiranno D i u n ’ adorata genitrice. Un lustro Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 139 — F ra le falangi del Sabaudo G iove Q uella pace cercai che alfìn rinvenni N el cheto asilo del paterno albergo. Il Fantoni nell’estate del 1772 uscì dal Collegio Nazza reno ; il 7 agosto dell’anno dopo ebbe il posto di appren dista nella Segreteria di Stato a Firenze. Fece talmente cattiva prova, che, per risparmiargli la vergogna d’ esser cacciato via , e nel tempo stesso tentare di rinsavirlo , fu messo ne’ cadetti. Ne vestì la divisa a Livorno nel luglio del ’74 , ma per lasciarla di lì a un anno , avendo conti nuato a condurre la vita più dissoluta (2), con dolore e sde gno del padre che, fallitogli il tentativo di farne un frate (3), voleva a ogni costo , 0 che si stradasse per la via degli impieghi, o che abbracciasse la carriera delle armi. Invece il ragazzo, insofferente di freno, irrequieto, volubile, focoso, aveva la testa agli amori, alle allegre brigate, alla poesia; e rientra fra le mura domestiche carico di scartafacci di versi, con la patente, per giunta, di socio dell’Accademia degli Apatisti di Firenze. Le donne a Fivizzano sono il solo suo pensiero, il solo suo spasso. U n a, tra le altre, gli fe risce il cuore ; se ne innamora perdutamente, e tratta nien temeno di sposarla (4). La famiglia è alle stelle ; ai rimpro veri paterni si uniscono quelli della madre e de’ fratelli. Ecco che passa da Sarzana lo zio Don Andrea De Silva, il quale, in compagnia della moglie, tornava a Torino. La sorella corse ad abbracciarlo, conducendo seco il figlio sca pestrato. Lo zio , fatto inteso di tutto , lo menò via , col doppio proposito di fargli mutar vita e di aprirgli l’ avve nire. Le carte degli archivi piemontesi offrono alcune par ticolarità nuove sul soggiorno di Labindo in Piemonte. Ne tesserò il racconto, tenendole per guida. L ’Accademia Reale di Torino , ideata dal Duca Carlo Emanuele II nel 1669, aperta nel 1678 dalla vedova sua, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, nel palazzo fatto costruire da lu i, ebbe per intento 1’ educazione de’ paggi e de’ nobili di corte. Vi s’insegnava « la danza, l ’ar meggiare, il volteggiare, il maneggio dell’armi, gli esercitii militari, le matematiche et il disegno », non che « mon- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — p o tare a cavallo, correre al saracino , all’ anello et alle teste de’ mostri »: insomma vi s’ addestrava la gio ven tù agli esercizi cavallereschi, senza , peraltro , trascurare affatto gli studi scientifici , che soltanto col volger d e ’ tem pi ebbero la prevalenza e formarono la parte essenziale d ell’insegna mento (5). Spartita in tre classi, che si chiam avano appar tamenti , la p rim a, dove venivano accolti anche i fore stieri (6), era soprattutto destinata per quelli che avevano « come principale intento l ’acquisto delle arti cavalleresche e specialmente la cavallerizza, la scherma , il ballo e 1’ ar chitettura militare » ; nè vi mancava « il com odo di colti vare lo spirito con qualche studio di lingue, di geometria, d’ aritmetica , di fortificazione , di geografia, di storia e di altre simili scienze ». Ciascuno aveva un alloggio « a parte, in appartamenti uniformi »; teneva « un servidore a suo comodo e disposizione » ; ed era « in sua facoltà averne più , come anche di aver seco un compagno di viaggio, o governatore particolare e cameriere, pagando per ciascuno di essi la tassa ». In quanto al vitto erano serviti « a no bile ordinario, o sia a mensa secondo lo stile con cui co munemente si servono le tavole onorate della nobiltà del paese » (7). Potevano « uscir fuori dell’A ccadem ia » sol tanto « ne’ dì festivi e di vacanza di ciascuna settimana, per andar alla Corte e per frequentar com pagnie degne di loro , in cui veggano esempi di maniere colte e gentili, senza mai metter piede in luoghi disdicevoli, sospetti e pe ricolosi ». A tavola non si potevano presentare « nè con sopraveste , volgarmente rodingotto , nè con gli stivali » ; e « in casa, e anche fuori cavalcando », dovevano usar « 1’ abito del loro uniforme » ; però « per comparire in Corte , o in visite , o in conversazione » potevano ador narsi « di quelle fogge decenti », che meglio « avevano in grado ». L a pensione non poteva esser più tenue; con sistendo in settantacinque lire di Piemonte al mese (8). La seconda classe , ossia secondo appartamento , dove dallo zio De Silva fu messo Labindo , era per quelli che volevano « intraprendere il corso delle scuole militari », e per quelli che proseguivano « gli studi all* U niversità in Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 141 - qualunque delle scienze che ivi s’ insegnano ». L ’ alloggio di ogni accademista consisteva in « una piccola camera »; ogni otto di essi poi avevano « una sala o vasto corritoio chiuso ». Soltanto « all’uscir di casa » portavano « l ’a bito nero e la spada»; dentro, l’abito doveva essere « mo desto e uniforme ». Pranzavano a « tavole ripartite per piccole brigate, con un assistente a ciascuna, e con l’ in tervento di qualcuno de’ superiori »; e il vitto era « ab bondante e civile » (9). Pagavano di pensione quaranta lire mensili a testa. L ’onorario « per ogni maestro d’eser cizi cavallereschi », da cui volessero pigliar lezione, era di tre lire al mese; e se venivano ammessi « alla cavalle rizza », ci volevano dieci lire in più. « Lo studio sodo e pratico d’ una vera pietà » veniva « insinuato come prin cipio, mezzo e fine d’ogni vero sapere »; e « alle massime di quello » si univano « documenti e lezioni metodiche con accademie di quella morale filosofìa, o sana cavalleria, che misura il vivere civile e nobile con le regole del vero onore ». In questa classe erano « un po’ più ristrette » che nella prima « le regole di disciplina »; ma a tempo oppor tuno si accordavano e procuravano « que’ divertimenti onesti e civ ili, che più possano contribuire alla sanità del corpo , alla giovialità dello spirito ed alla disinvoltura del tratto ». Era proibito « indistintamente ed in qualunque tempo andar a’ balli, ridotti, giuochi pubblici, bettole, bot teghe di caffè ed a qualunque altro luogo dove non istia bene d’ andare a persone onorate e di qualità ». Vietato « farsi recar di fuori bevande, 0 commestibili di qualunque sorta, senza permissione de’ superiori »; vietato « in tempo di studio tener cameriere, parrucchiere, 0 altra persona nel luogo dove si studia ». Sempre accompagnato da un do mestico, sia nell’andata, sia nel ritorno, l’accademista « in vitato a pranzo da qualche cavaliere parente, o amico »; accompagnato pure da un domestico quando si recava « al • passeggio, o a far visite ». Nel refettorio serbato « il si lenzio finché sia finita la lettura »; e ognuno doveva « al zarsi in piedi, con capo scoperto , in tempo della benedi zione della tavola e del ringraziamento ». Obbligatorio lo Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 142 — in terven ire « con puntualità e prontezza ad ogni sacra fun zione che si abbia a fare in cappella », recando seco « 1 uf ficio d ella B. V . , non solo per recitarlo ad alta e chiara v o c e in comune ne’ giorni festivi, ma eziandio per reci tarlo tra sè negli altri giorni, per tenere lo spirito raccolto e l’anim o unito con Dio » (io). N on è qui il luogo di parlare della terza classe, poi abolita, destinata a quelli i quali « o per la tenerezza del l ’età, o per bisogno d’abilitarsi ne’ fondamenti delle prime scuole », non erano « ancora capaci nè di andare agli studi d e ll’ Università, nè di appigliarsi di proposito agli esercizi cavallereschi » (n ). Il Fantoni entrò nell’Accademia il 25 settembre del 1775, e oltre gli studi consueti, attese al ballo, alla scherma, a ll’ aritm etica e alle fortificazioni, pagando tre lire mensili a ciascuno di questi quattro maestri. Quello di ballo era F ra n cesco A gostino IIus (12); quello di schermali Pascal, che a v e v a per suo assistente il Tealdi ; quello di aritme tica il Cevasco, che ripeteva anche filosofia; quello di for tificazione l ’A lberti (13). Fin dal 19 gennaio del 17 7 1 te" n e v a le guide dell’Accademia il cav. Vittorio Verdina col titolo di Governatore, e gli stava al fianco Don Sicco col g ra d o di V ice Priore. G li studi de’ militari consistevano: nel primo anno, co sm ografia, aritmetica e geometria speculativa, fortificazione re g o la re ; nel secondo anno, geografia, geometria pratica in carta e sul terreno, fortificazione irregolare ; nel terzo anno, storia militare, prospettiva e disegno militare, attacco e di fesa d elle piazze , esponendo i sistemi più celebri, coi ne* cessari principii di tattica. In tutti e tre gli anni « studio di scrivere » e lingua francese, insegnata dall'ab. Deleuse. U scì daH’Accadem ia il 5 febbraio 1776. Essendo morto il D u n a n t, luogotenente del reggimento di fanteria stra niera del Ciablese, lo zio De Silva aveva domandato quel posto per il nepote; e Vittorio Amedeo III non era ri m asto sordo al desiderio e alla preghiera del suo Aiutante g e n era le (14). Ecco il testo delle regie patenti: Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Il Re all’ Uffizio Generale del Soldo. Torino, 22 gen n aio 1776. A b b ia m o conferito al Conte Giovanni Fantoni, nato a F ivizza n o nella L unegiana, già Accademista, la carica di Sottotenente nel R e g gim ento di Fanteria straniera del Ciablese, con tutti gli on ori , a u to rità a prerogative che ne spettano ed appartengono , invece d el D u nant, resosi defunto. Vi ordiniamo pertanto di assentarlo in ta le q u a lità, e di farlo godere della annua paga di lire quattrocento sessan ta di Piem onte, razioni due di pane al giorno, un foriere, a llo g gia m en to , utensili ed altre cose, portate dal Regolamento nostro d e ’ 18 o tto b re 1774, a voi diretto , incominciando dal suo assento e con tin u an d o in avvenire durante la di lui servitù ed il nostro beneplacito , ch e tal è nostra m ente. Il R e Vittorio Amedeo III nel nuovo ordinamento dato al suo esercito aveva diviso la fanteria stanziale in tre « scompartimenti », composto ciascuno di quattro re g gimenti. Formavano il primo i reggimenti Guardie , P ie nionte%Reale Alemanno, e Svizzero Bearnese; il secondo i reggimenti Savoia , Saluzzo, Marina , e Regina: il terzo i reggimenti Monferrato, Aosta, Ciablese, e Sardegna. Il re g gimento del Ciablese era di fresca istituzione; rim ontava al i8 ottobre del 1774, essendo stati riuniti insieme il re g gimento d ’ infanteria straniera e quello Fatio per form arlo. Il Fantoni venne ascritto alla compagnia Capo , chiam ata cosi perchè ne aveva il comando Benedetto M aria M au rizio , Duca del Ciablese, figliuolo di Carlo Emanuele III, che poi mori a Roma il 4 gennaio del 1808. Fu capitano luogotenente di questa compagnia il Bousquet fino al 21 luglio del 1776; dal 26 dello stesso mese all’ottobre del *78 ebbe quel grado il Pauc, al quale succedette lo Sh acübly. In tutto il tempo che vi rimase il Fantoni, la carica di luogotenente venne ricoperta dal Bernardi. La com pagnia tenne guarnigione, prima a Torino , poi ad A lessandria. Appunto a Torino ebbe esso la lieta notizia che, a proposta del suo vecchio maestro ab. Luigi Godard, l’A rc a d ia di Roma, nell’adunanza del 14 gennaio 1776, gli a v e v a con ferite le campagne arsinoetiche col nome di Labindo ; a v venimento che ringagliardì il suo estro di poeta e g li fu Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 144 — stim olo a scrivere una quantità di anacreontiche, che, seb b en e da lui, in gran parte rifiutaté, non mancano però nè di facilità, nè di eleganza (15). E a quel tempo, per testi m onianza del nepote , « devono riferirsi quasi tutti i suoi scherzi stampati (16), di cui una parte corresse ed una parte rifuse, e molti altri, ancora inediti; non senza diversi poe m etti in ottava rima , come quello composto in occasione del matrimonio della Principessa Clotilde di Francia, il T eatro , Γ Isola di Citera ed altre produzioni, che tutte egli stesso condannò all’oblio ». Il matrimonio del Principe di Piemonte (il futuro Re C arlo Em anuele IV) con Maria Clotilde di Francia, ebbe lu o g o il 6 settembre del 1775, quando il Fantoni stava p er entrare nell’Accadem ia Reale; e il poemetto inneg g ia n te a quelle nozze corse manoscritto per le mani degli am ici e d e ’ conoscenti, senza che vedesse la luce; come, del resto , fin che rimase in Piemonte nessuna delle sue p oesie venne messa alle stampe. Mentre era di guarnigione ad A lessandria prese a comporre le Notti e ne offri un s a g g io a Don Alessandro Sappa (17). con questa lettera del 13 ottobre 1777: D u e co ri nati p e r F am icizia non si rinvengono sovente. Sem bra c h e la b iz za rria delle differenze e che la varietà d e ' caratteri sia ne c e s s a ria p e r l’arm onia del creato . Dafni, il cui nom e solo mi richiama le la c r im e , era n ato p er m e ed io ero nato per lui. La m orte me lo ra p i fra le b ra c c ia , e da quel mom ento fatale io non ho più un amico. R ie m p ite voi il v uoto in cui mi ha lasciato la morte. V* invio quelle N otti c h e m i ha d e tta to il dolore e che l’amicizia vi consegna perchè le fa c c ia te risp e tta re dal tem p o . Conoscerete in queste la sensibilità d e l m io c u o r e ; v ed re te se vi somiglia, e se merita che voi mi dichia r ia te q u e llo che io sarò se volete Vostro afì.** am ico. C h i si nasconda sotto il nome di D afni, nato per I.abindo e Labindo nato per lui, lo ignoro; essendomi riu scita v a n a ogni indagine per chiarirlo. Da Alessandria in viò pure a Lesbia Le quattro parti del Piacere, e nello in via rgliele, cosi le scriveva, il 23 settembre del 1778: « Fra Γ im portuno rumore delle armi voi mi avete richiamato a bam bo leggiare con gli Amori, e la speranza di non dispia- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 145 — cervi mi ha fatto porre la mano ad un lavoro interrotto. Il piacere ha animato la cetra, e sorridendo al vostro nome ne ha temprate più lusinghiere le corde. Non disprezzate i suoi taciti voti, nè la semplicità del mio cuore ». L a nuova Lesbia celebrata dal nuovo Catullo era una gentildonna g e novese, sangue dei D ’ Oria, la Marchesa Maria, m oglie di Domenico di Raffaello Spinola; anche lui sotto le bandiere del R e di Sardegna. Non senza il suo perchè il poeta ricorda nella lettera « l’importuno rumore delle armi », e torna a ripetere nel l’ode X I del libro secondo: Non fra lo strepito g uerrier dei tim pani, Fra i cieco-torbidi globi di polvere M 'impallidì la faccia Sabaudica minaccia. E un accenno ai « pericoli corsi contro le bande di as sassini che infestavano i boschi di Alessandria » (18). Non fu la sola avventura che ebbe nel prestar servizio in quella guarnigione. La paga di quattrocento sessanta lire di P ie monte , somma ragguardevole allora, e il denaro che a mano a mano gli mandava il padre, non gli bastavano. Per confessione del nepote, « il fervido di lui temperamento, agli amori inclinato e a darsi bel tempo, portandolo a lar ghe spese # più che a figlio di famiglia si convenisse , gli attirò diversi dispiaceri, e lo spinse fin anco a sfidarsi a duello con un uffiziale supcriore, senza che ne seguisse 1 ef fetto; dovette chiedere la dimissione, ed ottenutala, fu messo in arresto per debiti, ad istanza dei suoi creditori ». N egli archivi piemontesi non resta traccia della sfida, occasione e cagione del suo licenziamento. Si trova soltanto la se guente lettera di Don Gio. Andrea Chiavarina, che era al lora reggente della Segreteria di Guerra. È scritta il ó febbraio del 1779 e indirizzata al Marchese di Cravanzana: S io .r SiG.r P.e COL.mo M. essendosi degnala di accordare al Sigr C onte di F a n to n i le dim issioni dal posto di Sottotenente nel R eg g im en to d i F a n te ria straniera di Ciablese , ne tengo intesa la S. V . 111. - affinchè p o ssa S. sue Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 146 — fa rn e se g u ire l’opportuna annotazione sui ruoli di cotesto generale Uf. tìzio , e le rinnovo ad un tem po gli atti del divoto o sse q u io , che mi c o stitu isc e Di V . S. 111.®» Div.mo O bbl.®0 Serv.w C hiavarina. E b b e per successore nel grado di luogotenente Antonio Giuseppe Fortunato de Serre di Besançon , con regie pa tenti del 25 aprile. suoi numerosi creditori gli furono subito addosso, presi dalla paura che fuggisse via senza pagarli ; anzi la paura fu tanta che finirono col farlo arrestare; e quasi ciò non bastasse, vollero anche fosse spiccato ordine alle porte della città di non lasciarlo passare; non ostante che la fa m iglia Sappa, rimastagli fedele in quel rovescio della for tuna , avesse con lo zelo più operoso tentato ogni sforzo per risparmiargli una così grossa vergogna. che era nel tem po stesso la più manifesta delle ingiustizie. Non venne però chiuso in prigione, ma tu messa un'ordinanza a guar darlo a vista nella casa dove alloggiava. Il dolore di La bindo passò ogni segno. Pieno d’ira e d’angoscia scriveva a un am ico: « Dunque i miei nemici assicurano ch'io vo leva partire la stessa mattina che mi fu intimato l’arresto, e che tutto era pronto fino dalla sera? Specioso pretesto per autorizzare un affronto. Se avessi avuto nella mente di eseguire quello di cui mi tacciano, chi me lo avrebbe im pedito , in cinque giorni di liberta, dopo di aver otte nuta la mia dimissione? Dati già in nota i miei debiti a persona di riguardo, io attendeva una rimessa da mio pa dre, a cui aveva scritto e fatto scrivere facendogli cono scere la mia situazione. Xon mi sarei immaginato che senza a ver riguardo al mio carattere, alla mia nascita ed ai miei sen tim en ti, su di un sospetto leggero di qualche timido mal onesto creditore, si sarebbe appoggiato il motivo di un arresto, prima eseguito che considerato. Inutile cautela per chi e guardato a vista dalla propria onoratezza Un caso pietoso venne a consolarlo in mezzo a ll'an· goscia. Il suo calzolaio corse a offrirgli quanto posv*deva; I Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 147 — e dolente che non si piegasse a servirsi del suo danaro, ri petè per lettera la profferta; rifiutata di nuovo, ogni giorno andava a trovarlo, e quando non poteva, non m ancava di scrivergli una parola confortatrice. Il padre, come sempre, pagò. « O gni cosa è aggiustata », tornò a scriver Labindo; «· posso partire quando mi piace. Ecco dove sono andati a finire tanti provvedimenti sulla mia persona e a quale scopo mi è stato fatto un affronto ! Me ne ricorderò fin che vivo ». Infatti sentì sempre vergogna d’ aver creduto amici « certi insetti titolati, che s’ imbrattano nel fango, mentre nuotano nell’oro » ; e sempre serbò memore affetto del « p o v e ro , ma onesto e sensibile artigiano » ; il solo che gli mostrasse cuore ne’ momenti del pericolo , della vergogna e dell’abbandono (19). S ’ avviò finalmente alla volta del paese n a tiv o , pur troppo * non corretto nè dall’esperienza, ne dai disgusti » (a confessione dello stesso nepote), e si fermò « diversi mesi » a Genova, « allettato dalle relazioni e conoscenze che si era procurato in Piemonte » ; dandosi « a c o rte g giare alcune di quelle dame e a spendere nuovamente più di quello che la famiglia poteva o voleva somministrargli ». Soprattutto ve lo incatenarono le grazie di Lesbia , per la quale, tra le altre anacreontiche, scrisse allora il Capriccio, da lui poi « riprovato intieramente per il pensiero », chè non poteva essere più sconcio ; come galanti oltre il segno son le tre lettere: « Il Lei, il Voi e il Tu ». Fin dall’ anno prima, in Piemonte s’ era fatto un pro gramma : giammai si p erd e T em po bevendo; nel divin licore Muoion le cure, solo in esso am ore Non si disp erd e. A che star mesto? g io v en tu d e fugge, Pigra i suoi passi segue la vecchiezza, E il brio vivace della giovinezza F redda distrugge. Hrev’ è la vita. Profittiam o, am ici, Dunque di quella; di divin liquore F ra colme tazze, fra i p iacer d ’ am o re Viviam felici. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 148 — A G enova lo rinnovò : Di Chianti ambrosia in anglico V etro génial m’ invita D ell’inquieta vita Le cure ad obliar! G odiam o, che all'instabile A vara falciatrice D ’insidiar non lice Chi disprezzar la sa. E non solo lo rinnovò: lo mise in pratica in tutta la sua pienezza, « continuo commensale del magnifico Domenico Spinola », il compiacente marito di Lesbia. È vero, peraltro, che neirinviare questi versi al marchese Girolamo Pallavi cini, vice custode dArcadia, « uno de’ più notevoli e sti mati patrizi » di Genova in quel tempo , presidente delΓA ccad em ia Ligustica di belle lettere, della quale era r a nima, e autore per giunta d’un Saggio t/i poesia, stampato nel 73 » dove « è notevole una visione ispirata daU'assidua lettura della Divina Commedia », e che « s* era proposto di onorare il Chiabrera, dando fuori una nuova e splendida edizione delle sue opere, per la quale con non poco dispendio aveva raccolto ricchi materiali » (20): è vero, peraltro, torno a dire, che Labindo gl'intitolò anche un’ode, dove a Genova fa questa promessa : Se il fatale turbo errante Delle guerre transalpine Dal sabaudico confine Minacciando scenderà, Mi vedrai novello Alceo Non tem er guerrieri affanni, E difender dai tiranni La trem ante libertà. Fra quei candidi ligustri Che Γ am ore a me comparte, I temuti allor di Marte Alle chiome intreccerò. Con le corde della cetra Curvo teso un arco armeno Io tem prate di veleno Le saette vibrerò. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 149 — In quell’ ode accenna anche ai poeti genovesi d ’ allora. Per il primo ricorda, col suo nome arcadico di Partenio, Niccolò Grillo Cattaneo, che, dall’ inglese, tradusse II Tei?ipio della Fama di Pope (21): Teco sia Partenio il biondo Da i languenti azzurri lumi, I cui placidi costum i Fero Egina innam orar. Di quei lauri che rapio Alla Fam a anglico vate L ’alte tem pie coronate E '1 negletto aurato crin. Gli mette al fianco il « vivace » Mainerò, col Balbi e con lo « scherzoso » Capozza » (22). Luigi Maineri (17341 793)· amico di Antonio Genovesi e agronomo accoppiante la teoria alla pratica, era stato ascritto fin dalla prima g io vinezza alla Colonia Ligustica col nome di Linceo , « ap propriato assai bene alla sua natura, piuttosto volta all’os servazione ed al ragionamento filosofico che agli slanci spontanei dell’ estro e della fantasia ». Verseggiatore m e diocre , nelle prose ha « una certa robusta eleganza di stile » (23). Il Balbi dovrebbe essere Costantino , arcade; appartenente all’Accademia degli Industriosi, di cui si hanno alle stampe dei versi in raccolte, e che fu poi senatore e diplomatico (24). Cirillo Capozza, carmelitano, le g g e v a teo logia all*Università. Per Francesco Antonio Fasce (17321792), che consumò la vita insegnando a Genova, a Savona, a Milano, a Roma, con profitto grande della gioventù , e che verseggiò in latino con facilità elegante e in italiano non senza gentilezza, il memore affetto di Labindo, scolaro suo nel Collegio Nazzareno, ha una parola di lode. Lo chiama di Rolli il delicato D otto Fasce im itator; e gli mette a lato Masfiucco dalla greca Fantasia, di sciolti fabbro, G rave il petto e pieno il labbro Di poetico furor ( 25). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 150 — Incuora il Pallavicini a riprendere la cetra abbandonata, obliando le cure del foro e del Senato : geloso veglia il fato Al Ligustico destin. A lui veglia Lomellino (26) E alla patria ancora ignoti Nel mio cor vegliano i voti D ’un novello cittadin. V e r s i , questi ultim i, allusivi al desiderio suo d essere ascritto al patriziato di Genova , con Γ aiuto e per opera appunto dell’amico; il quale rimase sordo a ogni preghiera. Se ne sdegnò I^abindo, affidando a un’ altra poesia il pro prio rammarico : Perchè negasti porgere La destra e i voti accogliere Di un nuovo cittadin? Se i carmi in vita serbano Non andrò tutto in cenere N è il nome mio morrò. L a ragione del silenzio è spiegata da un curioso docu mento, che rischiara di nuova luce il soggiorno del poeta a G en o va (27). l a mano ignota d’un segreto accusatore, il i.° di giugn o aveva messo nel bossolo delle votazioni un biglietto di calice contro di lui; cosi nel linguaggio d'allora si chiamavano le denunzie. Benché già stampato, mette conto che lo trascriva. S ig n o ri Serenissim i. — Vi è in Genova certo conte F a n to n i, fio re n tin o , g ià uffizi al e di S. M. Sarda. Questo è assai giovine e di ma n ie re se d u c e n ti, onde è idolam ato dai giovani suoi contem poranei ed a n c h e d a lle dam e le più s to rd ite , colle quali usa c a r e n e . imititele p re sso di noi e condannate d a ' virtuosi. Le sue massime sono perni cio se e co n tra rie alla buona morale. Queste, tanto più ti bevono facil m e n te , q u a n to essendo legate in versi leggiadri e lascivi, avendo un g e n io e ta len ti straordinarii per la poesia. Si è quasi stabilito qui, ma e sse n d o ristrettissim o nelle finanze . si fa imprestar danaro dagli am ic i. L a religione, i costumi e la costui conversazione m eritano di es s e re o sse rv a ti da VV. SS. Ser.** accio non venga infestata la nostra g io v e n tù , c h e pur troppo inclina al male in gran parte. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 151 — iili Inquisitori di Statolo presero a tener d’occhio. Il 19 riferirono : « il suo contegno non è proprio, ma incivile » (28). In forza delle leggi, poteva avere , ο Γ ammonizione, o lo sfratto ; non ebbe nè l’una, nè l’altro. La protezione degli amici gli fu scudo. Tirò innanzi la sua vita spensierata in mezzo alle liete brigate e alle gioie dell’amore, desiderato, voluto , cercato , strappato , applaudito ; e continuò a far versi e debiti. La mano sdegnata del padre pose fine a quel baccanale ; e mentre fu larga e pronta nel pagar tutto e tutti, seppe acquistare la più terribile rigidezza nel tra scinarlo a viva forza a Fivizzano. Eccolo — ed era tempo — tornato nella valle nativa, tra le mura austere del si gnorile palazzo de’ suoi maggiori. Nella Lunigiana d’allora, a confessione dello stesso L a bindo , « la prodigiosa quantità di villaggi e di borgate, che pure aspirano al grado di c ittà , come Pontremoli e Fivizzano (29), c nelle quali dimorano disperse le signorili famiglie, lungi claH’impedirne le socievoli comunicazioni, le rendevano se non più frequenti , più animate assai e più piacevoli. Oltre una quindicina di famiglie Maiaspina di sperse ne’ loro feudi (30), altrettante e più di signorile condizione ne avevano Pontremoli. Fivizzano, Bagnone (31), appartenenti al Granducato (32); le quali tutte si convita vano a vicenda. Cosi i doviziosi lunensi trovavansi riuniti tre giorni in una famiglia e tre giorni in un’ altra in certi determinati tem pi, di modo che una grossa quarta parte dell'anno si passava lietissimamente in paese (33). Firenze, Massa di Carrara, Pisa (34) offrivano nel cuor dell’in verno più temperato clima a coloro che potevano, senza sentirne in comodo, mantenersi alcuni mesi fuori della Lunigiana» (35). Fu allora che rannodò l'amicizia col marchese Carlo Etnanuele Maiaspina di Fosdinovo, il condiscepolo del C ol legio Nazzareno di Roma. Sentiamone il racconto dalla sua bocca: U n lustro F ra le falangi del Sabaudo G iove Q uella pace cercai, che alfin rinvenni Nel cheto asilo del paterno albergo. Breve spazio di via dal m io soggiorno Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 D ivide il tuo : nel faticoso calle Mi riconforta l'amicizia, e meco Pungono i fianchi e sulla groppa stanno Del fugace destrier gli avidi affetti. O spite io salgo nell’arm ata rocca De* padri tuoi : tu m ’accogliesti : in volto Nunzia del cuor non ti ridea la gioia, Che sull’altera mal-chiomata fronte S ’agitava una fosca nuvoletta: T entai tre volte sollevar le braccia O nde cingerti il collo, e oh Dio! tre volte C adder delusi gli indecisi amplessi. Gelai di tem a che coperte avesse La lontananza le memorie antiche D ’obliosa caligine profonda. Ma il mio tim ore era un inganno: appena T u favellasti, nei soavi sguardi T u tta l’anim a tua candida apparve. T eco sei lune, quasi lieto sonno, Mi fuggiron veloci : altrove un cenno Del genitor mi chiam a: ecco la notte Della mia tenerezza e del mio pianto. I benefizi tuoi tento, nè posso N um erar singhiozzando, e tu vorresti Consolarm i, ma invan. .. m’abbracci, io parto; Da quel m om ento un sol destin ci strinse, Nè sciorre ne potrà l’amato nodo D ’astro m aligno velenoso influsso, A urea lusinga di ricchezza, o figlio Di pallida viltà freddo spavento. Non dall* urtar dei coronati nappi Nacque in noi l'am istà sull* ebrìe m ense, Non dai lascivi garruli concetti, Padri della licenza e delle risse. Ci animò la virtù, la non velata Sincerità ci palesò l'occulta Som iglianza dei cuori e ti congiunse. Il più importante de' feudi imperiali de’ Maiaspina era allo ra quello di Fosdinovo. Carlo Emanuele — l’ultimo de’ suoi M archesi — colto e amante della musica: la soave armonia figlia cUl cielo , come portava scritto in uno de' suoi m otti Γ Accadem ia filarmonica dei Dissonanti di Fi vii· zan o, ch e lo scelse a proprio Principe, restaurò il vecchio Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 153 — teatro di I^osdinovo (36), e vi faceva rappresentare melo drammi e commedie « quasi al grado di perfezione ». Lo attesta Labindo, che anch’ egli vi recitava, e soggiu n ge : « Non solo è egli il direttore della società dei suoi dilet tanti, ma n’ è il compagno, e forse non vi è in Italia co mico che lo pareggi ». Col favorire il teatro si proponeva il doppio scopo di sbandire dal suo « piccolo paese l ’ozio, che per ordinario vi domina », e dare « un’educazione pra tica » ai sudditi. A vantaggio della gioventù fondò p u b bliche scuole e le provvide d’ insegnanti (37); accrebbe la biblioteca avita di pubblicazioni letterarie e politiche le più in voga e le più difficili a ottenersi da’ privati in que’ tempi (38); costruì un’arena per il giuoco del pallone e vi diede più d’ una prova d’ agilità e di destrezza (39). Non sordo ne insensibile ai bisogni del secolo e all’ idee nova trici delle quali si faceva banditore sul trono della vicina toscana il Granduca Pietro Leopoldo, anche lui pose un irono all avidità delle mani morte, vietando che ad esse si contrattasse o lasciasse in eredità; proibizione da esten dersi a testamenti tuttora in sospeso « per causa di con dizioni non anche verificate » (40). 1 eneva splendida corte ; e nella stagione delle villeg giature accorrevano alla rocca ospitale, per cortese invito di lui, da’ paesi vicini, da Lucca, da Pisa, da G en o va ; e si deliziavano al teatro , in banchetti, nelle conversazioni, alle caccio, nelle quali Carlo Emanuele fcermc d ’eroi, te rro r di belve, D airinvincibil braccio, sguinzagliava i veltri, tanto prediletti, alla preda (41). Il gran d ioso salone del castello era adorno di affreschi, che, caduti i Marchesi, furano imbiancati (42). In altrettanti m e daglioni si vedevano dipinte le terre del feudo c o ’ propri costum i. Gli abitanti di Giuccano, gente manesca, avevano il m oschetto al braccio; quelli di Gragnola recavano le trote del Lucido, rinomate per la loro delicata squisitezza; quelli di Pulica e Ponzanello agnelli e capretti. D eg li altri è perduto il ricordo (43). Giom. St. e IMI dèlia Liguria. i\ Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 1 54 — Α 1Γ antico cassero , eretto da’ Nobili di Fosdinovo, si gn ori del paese prima che passasse in pieno dominio de M aiaspina, questi ultimi aggiunsero la rocca, vasto e irre go lare ed ifìzio, fatto a più riprese, che nella varietà de suoi stili architettonici mostra la cupa torre del medio evo, le snelle ed eleganti loggie del cinquecento, il signorile pa lazzo moderno, contornato allora da ridenti giardini, dove in m ezzo a tante delizie e tra quelle memorie menava la v ita il geniale Marchese dell* ultima età. Labindo, ospite cercato e gradito per mesi e mesi, voleva sempre dormire in una stanzuccia del cassero, detta la camera di Dante, perchè ritenuta, ma senza fondamento di sorta, alloggio al Ghibellin fuggiasco, quando ne’ dolori dell'esilio fu accolto con tanto amore dai Maiaspina (44). Da quella stanzuccia il poeta fivizzanese guardava Il curvo lido che flagella inquieta L ’onda di Luni ; era lì che la sua arpa pigliava ispirazione a fingere Gl* inimitabili modi d' Orazio ; a cantare Washington che cuopre dai materni sdegni L ’A m ericana libertà nascente. Il poeta spiega le ali a un volo più alto e più sicuro. È merito de’ consigli, de* conforti, degli stimoli, degli in coraggiam enti di Carlo Emanuele Maiaspina. Appunto per far cosa gradita all’ am ico, Labindo, nell* aprile del 1782, uscito che fu dalla carica di Commissario di Sarzana per la R ep u b b lica di Genova il marchese Giuseppe Pi nel lo-Sai vago, del quale Carlo Emanuele aveva sposato la sorella Euge nia (45), prestò largamente il suo aiuto alla raccolta di poe tici componimenti, fatta dai cigni del parnaso lunigiancse per cantare il « celebratissimo governo felicemente com piuto » (46). Vi mise in fronte una « prefazione », inneg giando egli stesso al fausto evento con Γ o d e, di metro oraziano, A l merito, che incomincia: Cadde Minorca : di Crillon la sorte Ride superba fra le sue m ine; Sprezza di Gade sull* erculeo fine Elliot la morte. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ; . — χ55 — k la prima poesia che dette alle stampe ; non il primo frutto del suo ingegno che vedesse la luce. Il 31 di marzo dell anno innanzi aveva letto nella prepositura di F iv iz zano 1 Elogio dell’ imperatrice Maria Teresa, che fu Granduchessa di loscana dal 1737 al 1765, ed ebbe un succes sore degno di lei nel figlio Pietro Leopoldo (47). « Non avvezzo a vendere adulatrici parole di dolore, o di giubilo », Labindo potè dire con coscienza serena: « spira virtù an cora quella tomba e l’ addita madre de’ sudditi, che la pian gono ; esempio di clemenza ai monarchi, che la rispettano; di beneficenza all universo, che l’ ammira ». Stam pato l’ anno stesso in L ucca, Γ Elogio ebbe le lodi àe\Y Effeme ridi letterarie di Roma (48); dell’ ode però « straordi nario ne fu l’incontro presso il pubblico e g l’intelligenti ». Lo attesta il nepote, il quale soggiunge: « benché non mancassero critici ad un poeta che non aveva ancora alcun nome, insorsero però da altra parte a difenderlo alcuni en tusiasti della sua nuova maniera oraziana di scrivere. Fu questo il primo incoraggiamento che lo determinò più che mai a mettersi in grado di darne un saggio più com pleto ». Lo dette infatti, e l'anno stesso, col libriccino delle Odi, divenuto ora una rarità bibliografica, che sebbene fìnga stampato « a bordo della Formidabile, con permesso delΓ Am m iraglio Rodney », fu impresso a Massa di Lunigiana co' torchi di Stefano Frediani ; libriccino da lui inti tolato a Caterina II, «crede immortale di Pietro il Grande, adorata dai popoli, temuta dai nem ici, rispettata dall’ universo ». Il poeta delle lascivie di Lesbia aveva final mente mutato strada, e nella nuova, che era quella della gloria, m oveva il passo fidente, anim oso, sicuro ; 1’ uomo, pur troppo, seguitava a razzolare nel fango. E una pagina fin qui ignorata, la più brutta di tutta la sua vita, e nello svelarla per il primo, non so nascondere il ribrezzo che m’ ispira. Il padre, al quale non dava che dolori e n* era il tormento, nel novembre di quello stesso anno 1782 finì con Γ indirizzare questa supplica al Granduca Pietro L e o poldo : Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 A ltezza 156 — R eale, Il C o. L odovico F anto n i, umilissimo servo e suddito di \ . A. R., c o n p ro fo n d o ossequio l’espone, come non ostante di aver procurato d i d a r e la dovuta educazione a suo figlio Giovanni ed aver ancora c e rc a to d ’in strad arlo m ediante la somma clemenza della K. A. \ . per la R e a i S e g re te ria e nelle Milizie Toscane e poi in quelle del Re di S a r d e g n a , tu ttav o lta, tornato a casa, tiene un contegno poco uniforme al s u o d o v e re e pregiudiciale agli interessi e al decoro della sua fa m ig lia, n o n bastando l’au to rità patem a per tenerlo a freno. P re g a p e rta n to l’A . V . R. a voler com andare che egli sia relegato n e lla F o rte z z a di P ortoferraio, potendosi s p e ra re , c h e , soffrendo per q u a lc h e te m p o un tal gastigo, si possa ottenere la di lui em enda. C h e d e lla grazia, quam D eus, etc. S e ne occupò l'Avvocato Fiscale di S. A ., che essen dosi rivolto a Ranieri T ozzi, Vicario di Fivizzano, per le opportune informazioni, ebbe, il 28 decembre, la seguente risposta : iLL.mo S ig . " S ig . " P ad / col .·* S u s s is te in tutto e per tutto quanto questo Sig. Conte Lodovico F a n to n i rap p rese n ta nell’annessa supplica a S. A. R. umiliata. E di fatto , e g l i , quanto a m o ra so , altrettanto pieno di zelo per il b u o n o stra d a m e n to d e ’ suoi figli, incominciò ben presto a porgere ni c o n te G io v an n i, il m inor dei m edesim i, tutti i mezzi più efticad per u n ’ o ttim a educazione. Lo instradò prima nel Collegio Nazzareno in R o m a e d i poi gli procurò un posto nella Segreteria di S. A. R., no s tr o P a d ro n e . Indi lo inviò a Livorno a servire nel Toscano Reai R e g g im e n to , ed in fine m andato a Torino a servir nelle truppe di S . A . S a rd a , dovè farlo tornare sotto i suoi o c c h i, per tentare se, c o lla d i lui presenza e suggezione, lo rimoveva dalle donne, dal gioco e d ai d iv e rtim e n ti, p er il che contratto aveva non indifferenti debiti, c h e il su p p lica n te p ag ò ; vizi tutti che reso lo avevano e lo hanno in su ffic ie n te a stabilm ente e decorosamente applicarsi a qualche ese rc iz io . M oltissim e sono state, con l'andar del tempo, le prem ure e corre zio n i p a te r n e fatte e fattele fare, ma tutto si è reso inutile, perche la* sc iato si tra sp o rta re dal furor giovanile, abusatosi di un più che m e d io c re ta le n to , di cui è stato dotato, si è sempre più incautam ente in v ilu p p a to n ell’ozio e nei prenarrati vizi, essendo fino giunto a render g ra v id a u n a certa Caterina Mancini, s e n a di casa, che poi rommease il n o to infanticidio, per cui è stata condannata alla carcere a vita. In* so m m a , rid ottosi senza freno , scosso il giogo della patem a autorità, v a a g ra n passi in danno degl'interessi e del decoro della famiglia al p re c ip iz io , se non è concessa all'oratore la domandala sovrana podestà e P eco n o m ico tem peram ento e castigo. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 157 — L A vvo cato Fiscale, che era Domenico Brichieri C o lombi, il 7 gennaio del 1783 dette al Granduca questo con siglio: « Trattandosi di un tal cattivo soggetto, proporrei umilmente che V . Λ . R. si degnasse di esaudire le preci del di lui padre, rescrivendo : previa ΐ obbligazione del sup plicante di supplire a tutte le spese necessarie, concedesi come si domanda ». Così rimase stabilito con rescritto del 9 di quello stesso mese (49). Il pentimento venne, e venne schietto, sentito, sincero. Lo provano questi versi « in morte d’ un bastardo »; pa gina autobiografica delle più commoventi. Pallido figlio della colpa, esangue F ru tto infelice di un funesto am ore, C he la pena con te porti nel sangue Del delitto fatai del genitore, P erdona al mio dolor, p e rd o n a , oh! Dio, S e ti diede la m orte il fallo mio. C hi li diede la vita? ahi! che la sorte Puoitrìce d e ' rei cangiò d ’aspetto, E m inistra di lei scese la m o rte A rinfacciarmi un sconsigliato affetto; La vidi e piansi ; ella guatom m i e rise E su le m em bra tue lenta s ’assise. Corsi trem ante ad abbracciarli, invano T entando opporm i al m inacciato danno, Stesi tre volte la pietosa m ano C redula ahi ! troppo del b ram ato inganno, M entre sciolta dal fral co rp o reo velo Forse l’anim a tua ridea dal cielo. A varo Rei la tarda man mi strinse, Che dell’ inganno allor stolta s ’accorse; Sul caro busto, ove il dolor mi spinse, Immobil caddi, e di m ia vita in forse Ed indistinto nel com un periglio Vi fu chi pianse il genito r col figlio. Invan la m esta genitrice, invano L a sbigottita tenera famiglia Dal freddo tronco mi guid ar lontano Con dolci prieghi e lagrim ose ciglia ; L ungi da te, la m uta spoglia, com e Stringessi a n c o ra , io ti chiam ava a nom e. A h i! da quel giorno di p erd u ta pace D ’am aro pianto il m esto cuor si pasce, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 158 — E nel mio pianto la memoria edace D e’ languenti miei dì muore e rinasce, E parmi innanzi agli occhi ognor presente Il tradito da me figlio innocente. Tremendo Iddio, se al mio fallir, pietoso Posso sperarti, e se col pianto appieno Lavar le macchie, onde trovar riposo Insiem col figlio alla tua gloria in seno A te mi chiama, e fra l’ alate squadre M ’addita il figlio, e riconosca il padre. Consoliamoci. Labindo ha mutato vita per sempre: d’ora innanzi l ’uomo è degno del poeta. (Continua). (1) Il « saggio eroe » è Carlo de’ Maiaspina d’ Olivola. Nasceva da una sorella del padre di Carlo Emanuele, di nome Maria Teresa, vissuta dal 1703 al 1770. Carlo Emanuele, nato a Fosdinovo il 31 maggio del 1752, suc cedette nel feudo al padre, Gabriele, nel 1758, ed ebbe l’ investitura impe riale il 7 settembre del 1759. Fin che non raggiunse l’età maggiore, si prese cura grande di lui appunto il cugino Carlo; il quale nel 1783, essendogli morto il fratello Lazzaro, divenne Marchese di Olivola, e ne fu l'ultimo feu datario ; e con lui si estinse anche la sua linea , quando mancò ai vivi, in Sarzana, il 21 febbraio del 1811. (2) A Firenze una malattia tremenda lo mise in fin di vita e dovette la propria salvezza alle cure amorose e sapienti del medico Vamberti : nell’andar di guarnigione all’ isoletta della Gorgona, sorpreso da una tempesta, corse rischio d ’ affogare. Allude a queste sue avventure nell’ ode XI del li bro II co’ versi: Me caro ai vergini lauri castalii Non rese esanime morbo venefico. Non rapi il mare infido Presso il Gorgonio lido. (3) Il padre, prima di metterlo nel Collegio Nazzareno, lo mandò a Subìaco nel monastero di S. Scolastica , de' Monaci Benedettini, e vi rimase tre anni. Per testimonianza del nepote, il P. Alberoli, suo maestro, « ad onta d ’ogni sforzo, non riuscì nel secondare le segrete intenzioni del padre, che desiderava indur potesse il figlio ad adattarsi a quel luogo ed a vestir l ’abito di S. Benedetto i>. Non era stoffa da frate il futuro giacobino! (4) La canta nell’ ode XIX del libro II sotto il nome di « Fille bianca di Cairba figlia ». E « l'occhio cerulea Nice », la « bella candida Argene » d ell’ode V III del libro IV; « l’occhi-azzurra infedel » dell’idillio La noia della vita; la « Argene dal soave rossore », che ha varcato « di quattro prima vere il quinto lustro », del poemetto II disinganno; la « candida figlia del severo Cairba » del poemetto La pace; la * bionda Irene * dello scherzo I l gabinetto; l’Argene dello scherzo II ritratto. Nel terzo de’ suoi idilli, in* titolato La solitudine, lamenta il tradimento fattogli « da un'ambiziosa Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 * — 159 — Ninfa incostante » ; la designa col nome di C lo ri, e grida con accento d i sperato : Dopo due lustri di feconde brame Di corrisposta tenerezza, sparve La mia f e l i c i t à ............................... L ’ ingrata Clori coronò di M evi, Di me più ricco in numerar l ’ armento, Le nuove fiamme, ed obliò le sacre Leggi d’amor, e per lo ciel dispersi I vani indimenticati giuram enti. Il preferito dalla traditrice era largo di censo , ma contava più d ’ una pri mavera; nè Labindo manca di scagliare le sue freccie contro il canuto Licida geloso Della...... biondi-bruna N ice Amante e sposo. (5) C l a r e t t a G. Sui primordi dell’Accademia militare di Tori?io, nota storico-diplomatica; in II Filotecnico, ann. II, pp. 129-144. — R o g i e r F. L La R. Accademia militare di Torino, note storiche, 1816-1860, Torino, ti pografia G. Candelletti , 1895 ; pp. 25-43. [L ’antica Accademia Reale e i l 'Liceo (1699-1814) forma il soggetto del cap. II]. — B e r t a n a E. Vittorio A lfieri studiato nel pensiero, nella vita e nell’arte [2 a edizione accresciuta], PP- 43- 47(6) C f r . Relazione del Piemonte del Segretario francese S a i n t e - C r o i x ; annotata da A n t o n i o M a n n o ; nella Miscellanea di storia italiana, X V I, 99-100 e 312. (7) Il pranzo di grasso consisteva in un primo servizio di nove portate, cioè « due zuppe, un bollito di vitello, un cappone, tre colom botti, un fri cando, una salciccia, un quarto d ’ agnello, butirro fresco » ; in un secondo, di sette portate, cioè « torta con marmelada, un arrosto di bue, un arrosto di vitello, una farsa, aleroni di dindo, cavoli fiori, insalata »; più, in nove piatti di frutta e formaggio. A cena c’ era un solo servizio, ma di dieci piatti, cioè « una zuppa, un arrosto, un’anitra, uno stufato, un piatto di broc coli, un quarto d ’agnello, bas de soie, una farsa, un carré di montone, in salata »; più, sette piatti di frutta. Ne’ giorni magri venivano serviti pesci fini, piatti dolci e frutta cotta. Per gli accademisti acattolici c ’ erano v i vande di grasso. R o b e r t i G. G li otto anni d’ ineducazione di Vittorio A l fieri, Pistoia, Fiori, 1903, p. 6. (8) Per <1 un compagno di viaggio » pagavano pure 75 lire al mese; 60 per € un governatore particolare » ; 25 per il servitore ; e per « un came riere, o paggio, il terzo di più d ’un servitore ». Al maestro di cavallerizza davano dieci lire a testa d ’ onorario ogni mese ; sei ogni mese per ciasche duno a ’ maestri di scherma, di ballo e di fortificazione. Quest’ ultimo inse gnava nel tempo stesso la geometria e l ’aritmetica. (9) Dalla « Disposizione delle tavole e delle cucine » deU’Accademia Reale si rileva che per il secondo e per il terzo Appartamento il vitto era il seguente : « La carne sarà calcolata a ragione di onde 15 per ogni bocca che ivi dovrà nudrirsi. Il pollame sarà fisso solamente per ogni giovedì di festa e di vacanza. La quantità del suddetto pollame sarà ragionata ad un quarto di cappone per testa su le persone che avranno pasto nel refet torio. La tassa per i condimenti, per le minestre e per le frutta e per gli altri messi, che non saranno sempre di carne, si calcolerà alla ragione di Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ι 6ο — soldi sei per ognuna delle medesime persone, compresavi la colazione degli Accadem isti, a cui non si darà mai cosa di cucina ». Debbo queste notizie a ll’ amico cav. Giuseppe Roberti professore nella R. Accademia Militare di Torino. (10) A rchivio di Stato di Torino. Regole per li Signori Cavalieri del secondo e terzo Appartamento nella Reale Accademia di Tonno, emanate dal Governatore De Villa, il i 0 novembre 1759. — Cfr. pure: Distribuzione delle ore p er g li studj sì letterari, che m ilitari, de' Signori Accademici del secondo e terzo Appartamento dal primo di novembre fino al primo di m aggio, fatta parimenti dal Governatore De Villa, nel 1759. (11) A rchivio di Stato di Torino. Regolamento dell’Accademia Reale di Torino, colle istruzioni per quei che vorranno esservi ammessi, In Torino. N ella Stam peria di Giacomo Giuseppe Avondo, Stampatore Arcivescovile e della C ittà, [1769]; in 4.0 di pp. 40, col testo francese a fronte. Lo emanò il G overnatore Emanuele Ignazio Cavaliere di Campilione de’ Conti di Lu cerna e V alli, colonnello di fanteria nelle Truppe di S. M., il i.° novembre 1769. Era in vigore al tempo del Fantoni, insieme con le Regole del 1759, già rammentate. (12) V ittorio Alfieri, che fu egli pure allievo dell’Accademia Reale, ri corda nella Vita [epoca II, cap. VI] questo stesso maestro di ballo ; « fran cese, nuovamente venuto di Parigi , che con una cert’ aria civilmente scor tese, e la caricatura perpetua dei suoi moti e discorsi » gli « quadruplicava l ’abborrim ento innato », ch’era in lui, e per codest’ arte burattinesca ». (13) R. Archivio di Stato di Torino. Sezione III [Archivio Camerale]. Conti d e ll’Accademia Reale, (inventario generale, n. 216). (14) Per non moltiplicare le citazioni, dico una volta per sempre, che tutte quante le notizie riguardanti la vita militare di Labindo in Piemonte sono tolte dai registri del Reggimento d’ infanteria straniera del Ciablese, che si conserva nella Sezione IV [Archivio della Guerra e della Marina] del R. A rchivio di Stato in Torino. (J5 ) Afferma il nepote che d ’ allora in poi « celò modestamente il suo nome di famiglia sotto l’ arcadico di Labindo, temendo i giudizi del pub blico, e volendo prima accertarsi se lode 0 biasimo ne dovesse riportare ». Fu la ragione che lo indusse a chiamarsi Labindo nel dar fuori le sue prime poesie; ma acquistata che ebbe fama e popolarità, un’ altra ragione si ag giunse per continuare a chiamarsi Labindo, come confessò egli stesso al Ti· cozzi, q u ella « di non sapere con più semplice predicato distinguersi » da una celebrità vivente, dello stesso cognome, l'idraulico Pio Fantoni di Bo logna, al quale intitolò l’ode XV del libro II e l’ode anacreontica : Per la m alattia dell'autore. (16) Di alcuni degli Scherzi Labindo stesso fece una scelta per un'edi zione che preparava [Cfr. in fine la Bibliografia] e sotto ciascuno di essi v ’ è scritto a penna l’ anno in cui fu composto. Eccone l ’ elenco: 1767. «La danza ». — 1768. « La dichiarazione ». — 1769· « La divisione ». — 1778· « A l genio degli scherzi»; « A Paimiro Cedonio»; e « La curiosità punita*. — 1779 « Per la malattia dell’ autore ». — 1780. « Il ritratto »; e « L ’ a mante contento ». — 1781. « Amore spennacchiato ► ; e « Il rivale cono sciuto ». — 1782. « Al mirto di.... ». — 1785. * Il giudizio d’ amore ». — 1785. <i A Pisa». — 1787 « Per la liberazione d ’ amore'; « Il gabinetto»; e « Amor prigioniero ► . La data dello scherzo t II gabinetto » è però sba gliata senza dubbio, perchè si trova già a stampa nell'edizione di Berna d ell’ 84. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 (17) La prima delle quattro Notti , una di quelle che Labindo offri al Sappa, fu poi da lu i , come attesta il nepote , « interamente ricomposta in occasione della morte di Antonio Di Gennaro Duca di Beiforte ». Gli offri anche la seconda, intitolata: La vita, il tempo e I’ eternità. L a terza : In morte d’ un bastardo, fu scritta nel 1783, come vedremo. Della quarta: P er un aborto, non si può precisare il tempo. Bisognerebbe sapere quando a v venne il caso pietoso, che ne forma oggetto. (18) Così il nepote. Del fatto però nell’ Archivio di Torino non v ’ è traccia , e se ne capisce la ragione, trattandosi di cose allora quasi gior naliere. (19) T h o u a r P. Cfr. la nota 32 al cap. I. (20) N e r i A . Genova e Vittorio Alfieri; n e l Giornale storico e lette rario della L ig u ria , ann. IV, [1903], p. 209. (21) Nato il 26 gennaio del 1759, morì il 22 luglio del 1834. Ne scrisse la vita G. B. Spotorno [Nuovo Giortiale ligustico; III, 161 e segg.], poi com pendiata da Antonio Bacigalupo [Elogi di L ig u ri illu stri , Torino , 1846 ; III, 255 e segg.]. (22) Nell* edizione definitiva dell’ ode le strofe in cui tocca di Partenio, del B alb i, del Maineri e del Capozza le condensò in questi due versi : vedr ai s o lta n to Balbi e a v r à C a t ta n e o a ll a to . Del Balbi e di Partenio non dette dunque che il nome; il Maineri e il Capozza gli restarono nella penna. (23) N e r i A. L uigi Maineri; nel Gior?iale L ig u stico , ann. IX [18S2], pd. 169-178. (24) Discendente dal Doge omonimo (1738), nacque di Giacomo e di V io lante Durazzo nel 1748, e morì il 5 gennaio del 1825. L ’ autore della sua necrologia lo dice: <r carattere fortissimo in ogni avversità; d ’ uno spirito pronto e perspicace; cultore felice delle belle lettere e particolarmente della poesia; di umore gioviale e socievole, conservò sì preziose doti anche al suo fine ». Cfr. Gazzetta di Genova, 1823, 11 0 3. (35) Celestino Massucco, chierico regolare delle Scuole Pie , morì a Sa vona il 25 luglio del 1830. Il Grillo [Abbozzo d 'u n calendario storico della L ig u ria , Genova, Ferrando, 1046, p. 246] lo dice « nato a Cadice, di padre genovese e non piemontese, come per errore scrisse il Corniani ». Fu gran parte nel movimento letterario che a Genova si estrinsecò nelle Accademie degli Industriosi e degli Arcadi nella seconda metà del secolo X V III, e molte delle sue poesie si trovano a stampa nelle raccolte d’ allora. Scrisse D iscorsi sacri ed E logi, raccolti poi in volume a Siena dal Porri nel 1819; nel 1797, « anno I della Ligure libertà », disse e pubblicò VOrazione inau gurale nel riaprimenlo dell’ Università, dove fu professore di poetica per parecchi anni. Collaborò al Giornale degli Am ici del Popolo [1797] e al Monitore L ig u re [1798-1799]; diresse la Stamperia Nazionale, istituita dal Governo Provvisorio. Insegnò belle lettere nel Collegio Tolomei di Siena e in quello degli Scolopi di Savona. Tradusse dal francese, sempre aggiun gendo e migliorando , la Scuola dei costumi del Blanchard , il D izio n a rio delle favole del Millin e altre cose. L ’ opera però che raccomanda e assi cura la sua fama è la traduzione e il commento d ’ Orazio. L ’amico A chille Neri , al quale debbo queste notizie sul Massucco e sugli altri poeti liguri , ritiene che gli sciolti per i quali vien lodato dal Fantoni siano i tre ristaili- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 --- IÓ2 — pati poi da Ambrogio Balbi nei Versi scelti dei poeti liguri viventi nel 17S9, Genova, Franchelli, 1789, p. 153 e segg. (26) Agostino Lomellino nacque da Bartolommeo e da Lilla De Mari 1*8 aprile del 1709. Dopo essere stato più volte ambasciatore, fu Doge nel bien nio 1760-1762. Uomo di grande levatura, coltivò con amore le scienze fisiche e filosofiche. Stimato anche fuori d’ Italia, ebbe le lodi de’ due viaggiatori francesi Dupaty e Lalande. Col nome di Nemillo Caramicio appartenne alΓ Arcadia. Nel *57 pubblicò a Firenze i Sonetti filosofici, nel '62 i Capitoli metafisici cd etici, ristampati poi, con giunte, dal barone Luigi D’Isengard della Spezia, che vi mandò innanzi la descrizione del giardino di Pegli. Cfr. Poesie filosofiche e scherzi di N e m i l l o C a r a m i c i o , preceduti da un discorso accademico in lode del chiarissimo autore, nuovamente or dati in luce dopo la prima rarissima edizione, Lucca, presso Francesco Bonsignori, 1786. Morì il 17 febbraio del 1791 e fu sepolto a Pegli. L ’Accademia degli Industriosi, che lo contò tra’ propri soci, il 10 d’ aprile tenne un’adunanza per onorarlo. Se ne legge la necrologia nella Gazzetta Universale di Fi renze, 1791, voi. 18, n. 19, pp. 150-51. (27) N e r i A. Cfr. nota 32 al cap. I. (28) N ella relazione degli Inquisitori fu messo in sodo che Labindo al loggiava « in S. Marta, servito da un certo Adami, che serve in detta Lo canda » ; e che era non solo « continuo commensale x> dello Spinola, ma « alcune volte » anche del magnifico Francesco Maria Gropallo , cittadino tra ’ ragguardevoli. (29) Pontremoli venne dichiarato città dal Granduca Pietro Leopoldo il primo agosto del 1778; Fivizzano, dal Granduca Leopoldo II il 6 luglio del 1848. (30) I feudi de’ Maiaspina in Lunigiana verso il 1780 erano i seguenti: Marchesato di Fosdinovo. Carlo Emanuele Maiaspina, l ’ amico di Labindo, che mori il 14 gennaio 1808. Conviveva seco il fratello cadetto Azzolino, colto gentiluomo, che visse dal 1755 al 1820. — Marchesato di Podenzana e A u lla . Alessandro di Francesco Maria Maiaspina, nato nel 1729, morto a F irenze il 13 settembre 1789. Gli succedette il fratello Alfonso, Abate di S. Caprasio dell’Aulla , che nel 1795 prese a contendere a Claudio Maia spina del Ponte Bosio la successione al feudo di Licciana. — Marchesato di Licciana. Ignazio di Iacopo Antonio Maiaspina, nato nel 1714, succeduto al fratello Cornelio nel 1778, morto il 31 decembre 1794 senza lasciar figli maschi. — Marchesato di Villafranca. Tommaso di Obizzone, che, nato nel 1749, ebbe l’investitura nel 1772 e mori il 16 luglio del 1834. — Mar chesato di Terrarossa. Manfredi di Bernabò Maiaspina del ramo di Filat tie r a , nato nel 1720, morto nel 1787. Il feudo tornò alla Camera Grandu cale. L a sua figlia Vittoria [1754-1825], moglie di Giulio Barbolani, conte di Montauto e marchese di Montevitozzo, con la prodigalità dissipò il pin gue patrimonio paterno — Marchesato d'Olivola. Lazzaro Maiaspina, che successe al padre Massimiliano ed ebbe l’investitura nel 1759. Mori nel 1783, e il feudo toccò al fratello Carlo, il cugino e tutore di Carlo Emanuele Mar chese di Fosdinovo. — Marchesato di Suvcro. Torquato Maiaspina, nato nel 1769, morto a Parma nel 1827. — Marchesato di Jlaslia. Giovanni di Serafino Maiaspina, che ebbe l’investitura nel 1738 e mori nel 1783 a Parma, dove si era domiciliato. Non avendo figli maschi, il feudo passò alla linea di Ponte Bosio. — Marchesato di Ponte Bosio, Claudio Maiaspina, che suc cesse a G iu lio , suo padre, nel 1760, e fu erede del feudo della Bastia nel Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 163 — 1783· Mon a Carrara il 22 decembre del 1803. — Marchesato di M ulazzo. Azzo Giacinto Malaspina, nato nel 1746, il più geniale de’ feudatari della Lunigiana, che ebbe il comando nel 1774. Era padrone soltanto della metà del Marchesato; l ’altra metà apparteneva a Cesare di Gio. Cristoforo, ramo collaterale. Avendo esso sempre trascurato di cercarne l ’investitura d a ll’im pero, finì coll’essere dichiarato decaduto nel 1776. L ’amministrazione venne affidata ad Azzo Giacinto, che di fatto diventò il solo feudatario. Il Marchesato di Fresarla , Castagnetoli e Giovagallo apparteneva alla fa miglia Corsini di Firenze; e ne tenne il comando dal 1767 al 1792 Bartolommeo di Filippo , al quale successe il figlio primogenito Tommaso. Il Marchesato di Groppoli era proprietà della famiglia Brignole-Sale di Genova. Lo resse fino al 1774 Rodolfo Emilio Maria: gli succedette il figlio AntonGiulio, morto nel 1803. Il Marchesato di Malgrate era de’ Freganeschi , eredi degli Ariberti di Cremona; ne furono ultimi feudatari G iam battista, poi il figlio Alessandro, padre di Maria, moglie del conte Cesare Castelbarco di Milano. In Lunigiana viveva inoltre una quantità di cadetti d e’ Malaspina, alcuni scapoli, altri con famiglia. (31) Della famiglia de' marchesi Pavesi, oggi estinta, viveva a Pontreinoli Lorenzo, uomo di molta cultura ed erudizione, fratello di Girolamo, primo vescovo della nuova diocesi della città nativa. Fioriva la famiglia d e’ conti D am ia n i, padrona di un grandioso palazzo; e Bernardo che ne fu l ’ ultimo fiato, per ragione della madre Caterina, raccolse le sostanze d e’ conti Tranchedini, e morendo nel 1818 fece suo erede lo Spedale degli In nocenti di Firenze. De’ conti Bonaventuri era in vita Giuseppe , con due fratelli canonici; lasciò un’ unica figlia, la quale entrò ne’ G a lli, che, seb bene divisi in due diramazioni, son poi affatto scomparsi. Due altre famiglie d ’ allora son pure estinte: quella de’ conti Sitnonacci-M astrigiani, di no biltà recente, ma ricchi, e quella de’ P etrucci, venuta da Siena e rappre sentata dal conte Fabio e dal conte Paolo. I C itrini, benché trapiantati a Pisa, venivano a passare una parte dell’ anno a Pontremoli , dove avevano palazzo e possessi. A Pontremoli teneva stabile dimora una delle diram a zioni de’ conti Cai mi] l ’ altra, che per l ’ eredità del marchese Ferdinando Santi , prese a chiamarsi Caim i-Santi, s’era fatta parmigiana. Prim eggia vano pure in Pontremoli i marchesi Dosi, i conti Costa-Reghini e i Ven turini. I primi nella loro splendida villa de’ Chiosi, l ’anno 1714, ospitarono per tre giorni Francesco Farnese, Duca di Parma, con la m oglie; i Ventu rini per quasi tre secoli dettero allo Studio di Pisa e alle Rote d ’Italia giu reconsulti di grido. In Fivizzano, insieme co’ Fantoni, fiorivano i conti Benedetti, e allora viveva il conte Corradino, stato erede degli Agnini; ma alla sua volta la famiglia s ’estinse e le sostanze toccarono ai Chigi di Siena. V ’erano gli Agostini-Trom betti, aneli’ essi scomparsi; i Sarteschi, che poi si trapiantarono a Carrara; i Cocchi, poi andati a Terrarossa e a Firenze; i G a rg io lli e i Battini-Ponzò, con più altre casate signorili. A Bagnone fiorivano e seguitano a fiorire i conti Noceti e i Querni. Debbo in gran parte queste notizie all’ amico cav. Pietro di Giovanni Bologna, l'e ru d ito genealogista della Lunigiana. (32) Formava parte del Granducato quel tratto della Lunigiana, che poi, in forza del trattato di Firenze del 1844, venne ceduta a ’ Borboni di Parm a e agli Estensi, e che era composta de’ Comuni di Albiano, Bagnone, Calice, Caprio, Casola , Filattiera, Fivizzano, Groppoli, Pontremoli, Terrarossa e Zeri. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — IÓ4 — (5 5) In una lettera, che Labindo scrisse da Fivizzano il 29 luglio del 1791 a ll’ ab. Alberto Fortis di Padova, tra le altre cose, gli dice: « Io vivo in Lunigiana satis beatus non dirò unicis sabinis, ma della discretezza de’ miei desideri. Ho un padre vecchio e cagionoso, ch’ io amo, benché a trentasette anni mi faccia essere figliuolo di famiglia; ho dei fratelli ed un ni pote che mi dà le migliori speranze di divenire un uomo non ordinario. Sono poche miglia lontano dal mio buon amico il Marchese di Fosdinovo con cui passo quei giorni che posso rapire alle mie letterarie occupazioni. Converso molto coi miei amici per lettere; pratico poco ordinariamente; e qualche volta, per non divenire poco sociabile, faccio qualche gita in To scana e nelle vicine città......... Qui ancora esiste ospitalità ; e vicini alla Lom bardia, partecipiamo del suo buon cuore. La mia casa è aperta agli am ici; ed il mio buon padre settuagenario gode d’ accoglierli, benché la noia d ella vecchiezza non lo renda capace di quella delicata urbanità che lusinga e trattiene un forastiere ». (34) Di Pisa sul finire del secolo XVIII fa una bella e interessante pit tu ra F e l ic e T r i b o l a t i , Saggi critici e biografici, Pisa, Spoerri, 1891, pp. 257 sgg. C f r . anche C i a n V . Vittorio Alfieri a Pisa] in Nuoi'a Anto logia , serie IV , voi. C V 1I, pp. 548-589. (35) E una descrizione che il Fantoni fece a viva voce a Stefano Ticozzi, e che questo riporta nel suo cenno intorno a Labindo. Cfr. nota 32 al cap. I. (36) S u lla porta si legge anche adesso questa iscrizione : Theatrvm hoc — Car. Em anvel Maiaspina — Marchio Fosdenovi — restavravit exor navit — a. d. M DCCLXX. (37) L i t t a P. Famiglie celebri d’Italia. Maiaspina; tav. XV. (38) C a r d u c c i G. Un giacobino in formazione (antecedenti) cit. Cfr. T r i b o l a t i F. L ’ ultimo feudatario di Fosdinovo; nel Fanfulla della Dome nica, del 19 ottobre 1884. (39) L ’arena per il giuoco del pallone era situata fuori della Porta di Sotto nel luogo detto il Fosso. Vi fu scolpita questa iscrizione, che poi dai Maiaspina venne trasportata nella loro villa di Caniparola: Praerupti fa ciem im par is que loci — in circum modo conversatu — cymnicis ve lut ludis paratam — valido et in altum aedito muro — stipatam — qui dentato ro bore pulsu m — follem pugilatorum — contineret — utrius-que feu d i po p ulorum — reiiiota quorumdam segnitie — erario misso — incisa haec in scriptio — pandit — publicae voluptati — dominante vigilantissimo — M arcinone Carolo I I — a. d. radcclxxxix. L ’avo si chiamò Carlo Agostino, Carlo Em anuele era dunque il secondo Carlo che sedesse sul trono mar chionale di Fosdinovo. (40) B r a n c h i E. Storia della Lunigiana feudale, Pistoia, pei tipi di G. F iori, 1898; vol. III, p. 653. (41) L evò gran rumore una controversia che ebbe nel 1787 con Filippo Sauli Commissario di Sarzana per la Repubblica di Genova. A costui forte mente rincrebbe che il Marchese Carlo P^manuele non gli facesse dono, come era stato solito coi suoi predecessori, di un numero copioso di per nici e di trote. Volle pigliarne vendetta, e insieme con gli Anziani di Sar zana, il 6 d ’agosto emanò un decreto col quale si proibiva di estrarre dal territorio sarzanese « grassine e conciumi »; d’ introdurvi ortaglie, frutta, erbaggi e sim ili; di vendere, dare a fido, o in qualsivoglia modo concedere a persone forestiere, cosi all'ingrosso, come al minuto, qualunque cosa, tanto del genere d e ’ commestibili , quanto di ogni altra sorta , assoggettando i Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — iÔ5 — contravventori a pene pecuniarie e anche alla carcere. Con un altro de creto, emanato pochi giorni prima, il Sauli aveva richiamato in vigore una legge che proibiva la caccia ai forastieri ; anche questo· per rappresaglia contro il Marchese, che soleva recarsi qualche volta l’anno a cacciare nella Marinella, luogo del Sarzanese. Carlo Emanuele ne fece le più grandi ma raviglie , e l ’ 8 d ’ agosto cosi scrisse al Commissario: « Se to con somma sorpresa che in codesta città siano emanati due decreti che tendono a to gliere ogni sorta di commercio co’ miei feudi. Veramente non so adattarm i a credere una novità così strana, e tanto meno so immaginarmene una ra gione e verun giusto motivo; ma, ciò non ostante, siccome da’ miei Ministri mi vien data per cosa sicura, qualora sia così, sono a pregare per mio go verno V . E. a volermi favorire le copie di tali decreti, che gliene sarò in finitamente tenuto ». Niente gli inviò il Sauli, e nel rispondergli si lagnò di certe proibizioni che si dicevano emanate di recente nel feudo di Fosdinovo; delle quali però egli stesso mostravasene dubbioso. La sbirraglia venne tosto inviata da lui presso i confini e sulle strade che da Fosdinovo menavano a Sarzana, per fare eseguire il bando e punire i contravventori; fu ordinato agli scafari del fiume Magra che non transitassero in barca al cun fosdinovese; fu vietato ai pescivendoli di Santerenzo di vender pesce al Marchese e ai suoi sudditi ; fu vietato ai fosdinovesi che possedevano in quel di Sarzana di trasportare alle case loro i fieni e le messi mature; venne proibito di trasportare fuori del distretto le olive da frangere; furono du plicate le gabelle delle merci forastiere ; agli osti, ai bottegai, ai venditori tutti venne dato il comando di non osare di vendere cosa alcuna a quelli di Fosdinovo, compreso il pane e il vino. Il Marchese non fece nessuna rap presaglia , ma inviò un suo fidato a Genova perchè fosse cassato il bando del Sauli; e lo fu infatti per decreto della Repubblica del giorno io set tembre, pubblicato a Sarzana il 18 dello stesso mese. Cfr. Lettera ingenua che tratta delle controversie insorte tra i l Feudo imperiale d i Fosdinovo e la Città di Sarzana, scritta da un rispettabile soggetto di Carrara ad nn suo amico di Roma e resa da questi pubblica in ossequio della verità e della g iu stizia , Roma, senza anno e note tipografiche; in 4.0 di pp. 32. È la storia della controversia, raccontata ne’ più minuti particolari e corre data de’ principali documenti che la riguardano. Fu scritta senza dubbio, o dallo stesso Marchese, o per ordine suo, a propria difesa. Altri opuscoli videro pure la luce. Conosco soltanto La lettera seconda dello scultore car rarese a ll’amico di Roma in seguito delle vertenze tra i l Feudo im periale di Fosdinovo e la Città di Sarzana, Roma, senza data e note tipografiche; in 4.0 di pp. 16, che è dell’ autore stesso della citata Lettera ingenua. Mette addirittura alla gogna que’ Sarzanesi che si erano schierati contro il Mar chese e principalmente « il rapace leguleio >, che un dramma giocoso de signava col finto nome di Carezza , cioè il giureconsulto Terenzio Barac chini , allora capo degli Anziani. A queste lettere serve di replica la Lettera dello scarpellino in risposta alle due date fu o r i dallo scultore di Carrara sopra la vertenza ira il Marchesato di Fosdinovo e la Città di Sarzana d e l l a quale si trova una copia nella Biblioteca Comunale di Sarzana fra i manoscritti di Giacomo Costa (Cfr. Catalogo della Biblioteca Comu nale di Sarzana, Sarzana, tip. Lunense, 1899, p. 157). Sebbene non sia escluso che possa appartenere al Costa stesso, poeta non spregevole, e scrit tore satirico e mordace, pur la credo opera d ell’ avv. Paolo P isan i, preso di mira direttamente negli opuscoli sopra citati come « vile susurratore , Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 166 — avvocato avvezzo al frequente rimbombo d’un bastone », e designato colla iniziale P. in una nota dov’ è detto « professore della più iniqua e terri b ile m aldicenza ». Era tuttavia uomo erudito, come dimostra la sua Lettera sulla storia lunigianese già citata. Della singolare controversia si possono vedere i documenti numerosi e copiosi nelPArchivio di Stato in Genova, Con fin iu m , fil. 159, e Renivi public, fil. 655. Spogliato il Maiaspina de’ propri feudi d a ’ Francesi nel 1797, mandò alle stampe: An General en chef de VA rm ée d’ Ita lie le cytoien Charles Emanuel Maiaspina au nom de la fa m ille; in fol., s. n. tip. — Documenti in giustificazione della condotta e in difesa dei diritti del cittadino Carlo Emanuele Maiaspina di Fosdinovo n e l D ipartim ento delle A lp i Apuane. Nouvelle édition, augmentée des notes p a r J. S . cytoien français, qui a dernièrement Parcouru en philosophe et eu p o litiq u e les pays démocrates d’Italie. An V de la Republique Fran çaise; in 4.0 di pp. 16, senza note tipografiche. (42) L a rocca venne venduta per 5000 lire di Genova, verso il 1823, dal m archese Giuseppe Maiaspina, pronipote di Carlo Emanuele ; la ricomprò per la stessa somma il Governo Estense, e ne fece la residenza del Dele gato governativo e del Comando militare. Fu allora che vennero imbian cate le pittu re del salone. Abolita la Delegazione governativa il 15 aprile del 1840 e riunita la Lunigiana Estense alla Provincia Massese, la rocca servì di villeggiatura , prima ai Governatori, poi al Collegio che i Gesuiti tenevano a Massa. Il Demanio la vendette all’amministrazione dello Spedale di Fosdinovo, il 9 gennaio del 1866, per 12000 lire. La ricomprò la famiglia M aiaspina nel 1867, e dal marchese Carlo fu poi ceduta al marchese Al fonso, il quale la fece restaurare e l’ abbellì d’affreschi, rievocanti le glorie d ella C asa, e tra le glorie prima di tutte, più durevole di tutte, l’ avere a D ante addolcito le amarezze dell’esilio. (43) F e r r a r i E. Memorie storiche di Fosdinovo, Sarzana, tip. Lunense di L u igi Ravani, 1873; pp. 91-92. (44) Anche della villa che i Maiaspina di Fosdinovo hanno a Caniparola, presso Sarzana, Labindo fu ospite un’infinità di volte. Questa villa, che nella sua origine era un’ antica torre, venne ridotta un suntuoso palazzo da Ga briele M aiaspina, padre di Carlo Emanuele, nel 1724; e l ’ addobbò ricca-, m ente, circondandola di un ampio giardino. Fu quasi tutta dipinta dal pit tore T em pesti di Pisa, che soggiornò ben trent’anni in casa de’ Maiaspina, e dipinse anche il loro palazzo di Pisa. (45) L a sposò nel 1776. Cfr. Raccolta di componimenti poetici per le fa u stissim e nozze di Sua Eccellenza D. Carlo Emanuele Maiaspina, Marchese di Fosdinovo, Gragnola, ecc. ecc. con Sua Eccellenza D. Eugenia Mar chesa P in e I li , dama genovese, In Massa, MDCCLXXVI. Per Giambattista Frediani Stam p. Ducale; in 4.0 di pp. 28. Ne sono autori il dott. Giuseppe Maria U c c e lli, genovese, Commissario del feudo di Fosdinovo, Pah. com m endatario D. Genesio Mussini, il dott. Cesare Loschi di Piacenza, il Pa dre Innocenzo Maria Laurenti de’ Servi di Maria, Pab. G. B. Grassi,’ Luigi O rtalli, Gam aliele Marchini e Niccolò Bassi. (46) Cfr. Saggio bibliografico, al quale si rimanda per tutti gli accenni alle stampe delle poesie e prose fantoniane. (47) Labindo non solo recitò VElogio di Maria Teresa, ma fu Panima d e ll’esequie che i fivizzanesi celebrarono alla morta imperatrice ; pagina fin qui ignota della sua vita. Non senza interesse è la descrizione che ne fcce la Gazzetta di Firenze. Leggendola, si rivive a Fivizzano in que’ giorni. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — i 67 — Eccola. « Nella Prepositura de SS. Iacopo ed Antonio, previo per tre giorni consecutivi il lugubre suono delle campane, si sono fatte, a spese di tutte le famiglie più distinte, solenni esequie in suffragio della defunta Im pera trice Regina Apostolica, madre del clementissimo nostro Sovrano. In mezzo alla chiesa, disegno del rinomato antico architetto sig. Cantagalli, divisa in tre navate da due ordini di colonne doriche, tutta addobbata magnificamente a lutto, sorgeva un grandioso catafalco, di forma quadrata , al quale si sa liva per quattro scale, che dividevano una balaustrata, ornata sopra di piccole guglie e ne’ canti di quattro statue simboleggianti la Clcme7i2a, la Carità , la Beneficenza e la Religione. Su di un piedestallo , ornato delle armi austriache e di funebri insegne, posava un’urna, abbracciata da sfingi mortuarie, e nella facciata della stessa si vedevano raffigurati quattro bassirilievi, cioè: « Maria Teresa che presenta a ll’Assemblea il bambino A rci duca »; « Il Maresciallo di Kevenuller che palesa all’ esercito la lettera ed i ritratti inviatigli dal campo di Lansut »; « Un Ministro che pubblica un generale perdono ai contadini della Boemia che si erano ribellati »; « Maria Teresa che detta nuove leggi a favore dell’ umanità e mostra orrore per i tormenti ». Reggeva questa una parte di obelisco , con 1’ effigie in ritratto di S. M. C., e nella sommità vi era uno strato di velluto, frangiato d ’ oro, ed un cuscino, con scettro e diadema imperiale; nella base poi si leggeva: Monumentum amoris virtuti erectum sacrum immortalitati. Tutta la mac china poi restava sotto un gran padiglione nero, dal quale si partivano quat tro cascate, foderate a guisa di ermellini, e sostenute ne’ lembi alle pareti da quattro aquile coronate. Le pitture, medaglioni ed altri ornati e figure sono state bravamente eseguite dal nostro pittore Ercole Lemmi, già allievo del famoso professore romano Domenico Muratori. L ’ illum inazione, tutta a grossa c e ra , è stata copiosissima è vagamente distribuita, tanto intorno al catafalco, che su i viticci e bracci sopra le colonne , lampadari delle a r cate ed altari delle cappelle. Gli accademici Filarmonici si sono contradi stinti, concorrendo gratis a tutta la sacra funzione, con l ’ esecuzione felice d ’una scelta e buona musica, eccellentemente composta e diretta dal reve rendo sig. Antonio Lamberti, Maestro di Cappella della Scuola Napoletana e membro della predetta Accademia, che ha riscosso l ’universale gradim ento ed applauso, tanto per la parte instrumentale, che vocale. Nel tempo della solenne messa, celebrata pontificalmente da questo sig. Proposto, ha reci tata una bellissima orazione funebre, scritta con il più terso stile ed ele vati sentimenti e caratteristici della defunta Sovrana, il sig. conte Giovanni F an toni, patrizio fiorentino e mantovano , avendo preso per tema il motto de’ Proverbi: L e x clementiae in lingua eius ; ed in seguito sono stati d i stribuiti d e’ sonetti stampati, allusivi a’ detti funerali. Hanno poi assistito alle cinque assoluzioni dell’esequie cinquanta parrochi, coi loro proposti, ar cipreti e pievani , tutti di questo Vicariato, e coi superiori delle Religioni Agostiniana, Francescana, Carmelitana e Servita. Questi tutti facevano co rona al feretro, con torcetto acceso in mano, duranti le dette eseq u ie, e tutta la mattina gli altari sono stati coperti di messe piane d a ’ reverendi sacerdoti, con l ’applicazione de’ suffragi, quali si continueranno domani con la recita de’ divini uffizi ed illuminazione di tutte le confraternite. Le per sone nobili ed i Regi Ministri, vestiti a bruno, sono intervenuti a tutta la funzione; ed in forma pubblica, nella residenza degli antichi Governatori, il sig. Pietro Mortani, Vicario per S. A. R.; che inoltre ha fatta distribuire il quest’ occasione una ricca elemosina a più di 500 poveri. Il concorso è, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 1 68 — stato grande de’ forastieri della Provincia e de’ paesi circonvicini, essendo ognuno rim asto soddisfatto della magnificenza ed ottimo regolamento con cui il tutto si è eseguito, mediante la direzione ed assistenza prestata da’ sigg. conte Giovanni Fantoni suddetto e Giambattista Duranti. Nella fac ciata esterna della chiesa, oltre i diversi componimenti poetici, sulla porta di mezzo, fra gli ornati funebri, si leggeva la seguente iscrizione del signor conte L uigi Fantoni, noto per altre sue produzioni letterarie: Manae . Theresiae . Augustae — Hungariae . Bohemiae . Reginae . Archid . Austriac — qjcod — dilata . regnis . ac . virtutibus — subditarum . nationum . m aiesias . amor . et .felicita s — novum , beneficentiae .genus . invexerit — orbi . nomen . Hetruriae . patrem . in . nato . dederit — omnis . aevi . foem in ae . suavissimorum . principum . matri — comunem . Europae . moe?-orem . Lunensi . in . provincia . assequuti — Fivizanenses . oppidani — non . postremi . amore . gratique . animi . devotione — aere . proprio — coiitra . votum . ereptae . justa . persolvunt. Anche i PP. Minori Os servanti di S. Francesco di Fivizzano fecero un triduo nella loro chiesa, « m ediante un loro speciale amorevolissimo benefattore, pieno di attacca mento a ll’ augusta Casa sovrana»; il quale, «con rara e mirabile largita», lasciò poi in dono tutta la cera a quei Religiosi, « per Γ ascendente valore di piastre cento ». (48) Così scrissero : « La morte già da un anno seguita della Imperatrice Maria Teresa d ’Austria, di sempre gloriosa rimembranza, fu un accidente che animò le penne più scelte della nostra Italia ad eternar la memoria di una regnante che è stata la gloria dell’età nostra e che formerà sempre una parte interessante ne’ fasti dell’ universo. Sarebbe stata un’ impresa troppo ardua se avessimo voluto inserire gli estratti di tanti elogi che da molti fe lici ingegni Italiani sono stati colle stampe pubblicati , e che hanno meri tata l ’approvazione della letteraria repubblica. Egual silenzio peraltro non ci perm ette di osservare il sig. conte Giovanni Fantoni , del quale annun ciamo al pubblico un elogio dato non ha molto alla luce. Lungi egli da quella ampollosa eloquenza e da quella affettata adulazione che 9uol essere il corredo di simili produzioni, invita i sudditi, i monarchi, l ’ universo a giudicare della pietà , della clemenza e della beneficenza della defunta eroina, e rintracciando tutte queste singolari virtù nelle gesta sue più lumi nose, ci porge della medesima quella giusta idea che si conviene. Ma ciò che più di tutto rende degno di lode il nostro autore si è, che non pago egli di esporre con uno stile naturalmente sublime le azioni più celebri di Maria Teresa, le sottomette alle mature riflessioni di una giusta critica, e qual filosofo ed oratore combinando felicemente insieme questi due carat teri, mentre nel suo elogio fa sfoggiare mirabilmente l’ italiana eloquenza, com pagna vi fa trionfare la semplice verità. Di buon grado ci diffonderemmo m aggiorm ente a dare al pubblico un più minuto saggio di questo elogio, ma lascerem o che se ne gusti in fonte tutta la sua eccellenza, e rinnovando al eh. sig. conte Fantoni le meritale lodi per questo suo singoiar lavoro, desideriamo con ansietà che ci onori spesso con nuove ed egualmente belle produzioni i>. Cfr Effemeridi letterarie di Roma, tomo undecimo contenente le opere enunciate n e ll’anno MDCCLXXXII\ In Roma, nella Libreria al l ’insegna d ’Omero al Corso [nella stamperia di Giovanni Zempel], n.‘· VII, li 16 febraro 1782, p. 53. (49) R· Archivio di Stato in Firenze. Auditore fiscale. Affari di Polizia, filza i . a d ell’anno 1783, al n.° 48. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 DOCUMENTI E NOTIZIE PER LA STORIA DELL’ ISTRUZIONE IN GENOVA La scuola, a comune giudizio, è un fattore potente della civiltà di un popolo; vai quindi la pena di rintracciarne le memorie più antiche, e di proiettare così un raggio sulla coltura della mente e dello spirito che da quella emana ; donde gli animi sogliono qualche volta educarsi a virtù e trovare sollievo nella sventura. Le scuole antiche di Genova, riferendoci al medio evo, si possono distinguere in episcopali, claustrali e laiche. Le prime ebbero luogo presso i Capitoli delle chiese catte drali : il maestro era scelto fra i canonici ; a Genova si chiamava magiscola (magister scolae), ed era tenuto in alto concetto , sicché nelle grandi solennità , si cingeva anche della mitria. A lui rivolgevansi spesso i pontefici per que stioni di somma importanza. Difatti Ottobono Scriba rife risce al 1 179 che Ugo, allora arcivescovo di Genova, chia mato da papa Alessandro III all’ universale lateranense concilio , vi andò accompagnato da Ogerio Galletto magi scola della nostra Cattedrale. Innocenzo III a sua volta, con lettere del 28 maggio 1201, delegava pure il nostro magiscola e l’abate di Borzone a decidere una controversia attinente al diritto canonico sorta fra l’Arciprete di R a pallo e il Rettore di Sant’Ambrogio della Costa (1). In carta del 1191 si ricorda un presbiter Iordanus allora mae stro della collegiata di S. Lorenzo (2). A ll’ anno 1254 ri monta un documento , riferito dal Poch , che termina con questa clausola: Actum Januae in domo Archiepiscopi ufo reguntur scote per magistrum Rubaldum, donde si può an che arguire dove risiedesse probabilmente la scuola del ma li) B r iz z o l a r a , Storia dell'Abbazia di Sani’Andrea di B o rzo n e, p a gi ne 62-63. (2) S p o t o r n o , Si. Leti, della Liguria, v o l. I, p 308. Giorn. SI. e L elt. della Liguria. 12 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — I 70 - giscola (i). In altri atti del 1299 si legge pure: Actum Janue in canonica S. Laurentii in camera majuscolae^ pre-^ sbyteri Ugonis magistri scolanm Januae (2). Fra i testimoni ai capitoli di pace conclusi dai Genovesi con i Pisani pel possesso della Sardegna e della Corsica, compare: dommus Tedixius magister scolarum S. Laurentii Ianue (3). Final mente in una delle pergamene appartenenti a S. Stefano troviamo scritto: Actum Ianuae in claustro S. Laurentii, in camera domini lacohi magistri scolarum ecclesiae Ianuensis an. nativitatis 1335 (4). Sollecitata dai Papi, da Carlo Magno e dal suo mini stro Alcuino si sviluppa la scuola claustrale, dove col fer vore della religione s’ accoppia lo studio dell’ arte nel suo triplice aspetto letterario, pittorico ed architettonico. Dalla Scozia scendono monaci di un’ alta coltura, diffondendola nelle Gallie ed in Italia. San Colombano fonda la Badia Bobbiense, e vi promuove colla scuola anche il lavoro dei cam pi, sia 1’ una che 1’ altro imposti già nella Regola dal fondatore dellOrdine. Cosicché avresti veduto dei suoi se guaci gli uni fissare sui codici fra le più smaglianti minia ture il profondo pensiero dei filosofi e dei poeti antichi, quando per Γ appunto pareva più che mai obliato se non quasi estinto ; altri invece propagare la coltivazione dell ulivo, già sacro simbolo di sapienza ; e tutti ad una mettere in quest’ opera di pace e di umanità quella energia che 1 più allora ostentavano nel solo maneggio dell’armi. Le ma terie del trivio e del quadrivio informavano press’ a poco ( 1 ) P o c h , Misceli.. Mss. Bibl. civica Genova, Vol. V, Reg. 1 1 , p · 9^· (2) S p o t o r n o , op. cit., v. I, p. 309. (3) L iber Jurium, II. p. 127 sg. Lo stesso magiscola Tedisio presenta lettere pontificie nanti il not. Corrado Stefano nel 1297. (R. Arch. di Ge nova, detto not., reg. unico, pag. 108). (4) R. Arch. di Genova, Fascio delle pergamene di S. Stefano in fine. Altri magiscola sono ricordati dal doc. seguenti: dai Reg. 14 (num. 1790) dei Litterarum a ll’anno 1447-48, 5 marzo. Ivi si legge: Nobilis d. Spine ta ex marchionibus Malespinis de Tercerio acolitus V. Sanctitatis et magiscola Eccl. nostrae Cathedralis. In D ivers., Reg. 139, an. 1468 : Pro domino Iohanne de Serra magiscola qui dicit excepisse in suam habitationem Magn. Dow. Potestatem pridie e x Mediolano profectum. E lo rifanno delle spese, devol vendo L. 15 dallo stipendio del podestà in suo favore. Vedi inoltre A r t . F e r r e t t o in Eco d’Italia, 1894, in nov. Maestri e scolari. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 171 — il#Pro8Tranima didattico della scuola benedettina. È proba bile che questa non mancasse nelle più importanti badie liguri, sebbene per la coltura non godessero la fama a cui si levarono quelle di Subiaco e di Fulda (i). I Padri Domenicani, stabiliti che furono in Genova, non tardarono di molto ad istituirvi lo studio. Infatti nelle carte raccolte dal Muzio troviamo un documento del 1229 che fa menzione delle loro scuole (2). Ivi pure nel 1377 il Col legio dei giudici elegge i suoi procuratori (3). In esse in segnava senza dubbio, Giovanni Balbi genovese , dell’ or dine stesso, autore del noto dizionario latino che volle intitolare « Catholicon ». Dal Giustiniani vien ricordato con queste brevi parole: « Fiorì ancora Gio. Balbo genovese dell ordine dei predicatori, del quale, come ha scritto il Sabellico, sono uscite molte opere letterarie ed utili ai stu diosi, e massimamente in quelli tempi ch’era penuria e gran scarsità di lettere » (4). Essi conferivano anche pubblica mente il titolo e le insegne magistrali, come risulta da un atto notarile del 1387 dove magister Antonius ordinis prae dicatorum commissarius et exequtor apostolicus publice dedit Fratri Beltrami dicti ordinis insignia magistralia haec est biretum rotundum (5). (1) M a b i l l o n , in Praef. Actis Sanctorum ordinis S. Benedicti, ed. 1732, pag. 268, dice: Porro in singulis Coenobiis maioribus Scolasticus institue batur, id est scolarum magister, qui non solutu i?i scripturarum divina rum scie?itia e x ce lier et, sed etiam in litteris saecularibus, id est in ma thematica, astronomia, aritmetica, geometrica, musica, retliorica, Poesi et in caeteris omnibus. La scuola in origine si biforcava in due, quella degli interni e quella degli esterni, la qual ultima si ridusse poi ai soli giova netti oblati e fu infine soppressa: il motivo si legge nello stesso autore a pag. 118: Postea vero quam tepescente religione datus est locus parentum cupiditati, qui levandae fam iliae causa non devotionis si quos gibbosos, de form es, stupidos et saeculo ineptos haberent filios, Monasteriis includebant; res iri mo7iaslicae disciplinae versa dispendium, aboleri dein coepit T o s t i . Stor'ia della Badia di Montecassino, Vol. I, pag. 221: « Tenevano floridis sime scuole di giovanetti che nutricavano non solo di sacra, ma anche di civile sapienza ». S a n P i e r D a m i a n o , Epist. 17 del libro 2.0. (2) S p o t o r n o , op cit., Vol. I, pag. 309. (3) Arch. cit., Notaro Paolo Lanfranco. (4) Arm ali, Vol. I, anno 1288. (5) Arch. cit., R i c h e r i , Fogliazzo B , foglio 40, col. 5 . In quanto a ll’ u sanza di conferire le insegne dottorali ripete le sue origini da un’epoca assai Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 17 2 — Rispetto alle scuole laiche niuno ignora che Lottano, affinchè cessasse l’incuria dilagante per tutta l’ Italia d’ al lora in fatto di dottrina, avea messo le basi di ampie cir coscrizioni scolastiche, e nominato in otto città del regno, altrettanti m aestri, additando pure i paesi limitrofi donde gli scolari dovessero recarsi a quei centri di coltura e d istruzione. A Pavia, alla scuola di Dungalo, monaco oriundo della Scozia, era prescritto di accedere ai genovesi insieme a quei di Milano, Brescia, L o d i, Bergamo , N ovara, V er celli, Tortona, Acqui, Asti e Como (i). Non si tratta solo di una scuola pei fanciulli, come osserva il Salvioli, ma di maestri che svegliassero le attività intellettuali e infondes sero la dottrina agli scolastici, cioè a persone già diroz zate ed avviate agli studi (2). Ma di maestri 0 laici od ec clesiastici privati , che prestano 1’ opera loro a condizione, previo un contratto , o tengono scuola in casa propria o si convengono di insegnare a conto di altri maestri od an che in società , si trova di frequente memoria nei notari. Già un atto del 1221 , ci apprende che Gio. di Cogorno colloca suo figlio Enrichetto presso un notaro, affinchè gli serva da amanuense ed anche a fare scuola: e con un altro del 1248 il maestro Pagano promette a Conrado Calvo ban chiere di insegnare ai figli di lui Guglielmo ed Emanuele il Saltero ed il Donato , finché sappiano leggere correttarem ota. Infatti si legge in Paolo Diacono {De Gestis Longobardorum , li bro 6 °, cap. 7.0), che re Cuniberto donò a Felice insigne maestro nell’arte gram m atica in Pavia baculum argento auroque decoratum inter reliqua suae la rg ita tis munera. (1) Il sesto dei Capitoli promulgati a Cortolona l’an. 825 (cfr. Monumenta Germ aniae H istoriae, Voi. ΙΓΙ a pag. 249), riportato pure nei Documenti d a ll’ I s n a r d i , Storia dell’ Università dì Genova, dallo Spotorno e dal Salvioli, dal Giesebrecht e dallO zanam nell’opere loro sull’istruzione. A questo regio proclam a fa eco il canone di Eugenio II, il quale è inspirato alle comuni la gnanze sulla deficienza d ’una coltura letteraria. Sulla precedenza poi più del l ’uno che d ell’altro si è fatta una quistione. Il Muratori fa Dungalo oriundo della Scozia e monaco, indi soggiunge: « fui anch’ io il primo ad os servare che Dungalo donò buona copia di libri all· antichissimo monastero di S. Colombano di B obbio, dei quali poi passarono le copie in altre parti d ’ Italia ». (2) S a l v i o l i , V Istru zio n e pubblica in Italia nei sec. V i l i I X e X, pag. 21 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 173 — mente a giudizio di un buon maestro. E ciò per soldi 12 (1). Qui si parla soltanto di leggere , ma in quanto allo inse gnare a scrivere , ci voleva del bello e del buono , non tanto per la scarsezza e la preziosità della pergamena, quanto per il prezzo assai caro della carta bambagina e del papiro. A tal uopo non era ancora scomparso Γ uso delle tavolette cerate di cui fanno cenno Orazio e Petro nio nelle loro satire. Infatti il 10 agosto del 1283 Ponzio Ermengardo di Montpellier e Costantino Anglo , conven gono di fare società per un decennio neirindustria di fab bricare simili oggetti da scrivere (2). Inoltre molti docu menti manoscritti firmati dal signum manus, attestano che pochi sapevano scrivere. Ed era appunto il notaro che sop periva al bisogno degli interessati, quando nell’ ora che le contrade si facevano più frequenti, vi discendeva provvisto di penna e di calamaio , per servire ai suoi clienti. Del 1273 addì 14 aprile un Andrea, canonico di S. Maria di Castello ed il maestro Guglielmo di Novara, fanno vicen devole promessa di non accettare più per un anno nelle loro rispettive scuole allievo alcuno , oltre quelli che già tengono. Fra i testimoni apparisce Ballano di Novara esso pure maestro di scuola (3). Poco dopo, 1282 3 gennaio, è (1) Archivio cit., not. Giovanni de Amandolesio, 16 febbraio 1221: Ego Iohannes de Cucurno loco tibi magistro Bartholojneo notario filiu m meum E nrigelum usque ad annos quinque proxim e venturos ad standum tecum et tib i serviendum et ad disciplinam tuam audiendum et scolares tuos prout melius sciverit educendmn et ad scripturas quas eidem fa cere preceperis scribendas. Promittens tibi me facturum et curaturum quod usque ad di ctum terminum tecum stabit et quod res tuas que penes te f u e 7‘int bona fide custodiet et selvabit et non fu giet nec te dimittet et si fu g ie t eum u sque ad dies tres post fugam ad tuam disciplinam et ad tua reverti faciam servicia facienda et quod scripturas quas volueris tibi scribet et libros quos sibi docueris et donatum et psalterium in tuo ordine mandato edocebit. Insuper prom itto dare tibi pro menstratura et doctrina dicti f i l i i mei libr. i sol. X I, usque ad annos tres videli.et annuatim sol. X ecc. Actum Ianuae in Ecclesia Sancti Laurentii. — I s n a r d i , Storia d ell1 U n iv ersità , vol. I, pag. 248. (2) Arch. cit., in not. Guido di S. Ambrogio, vol. unico, pag. 204. (3) Arch. cit., Not. Faccio de Sancto Donato, pag. 105: M agister A n dreas Canonicus ecclesiae sancte Marie de Castro e x una parte et m agister W ilielm us de Novaria e x altera e x pacto adhibito inter eos et pure amice Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 1 74 — ricordato un presbyter Guido de Manctrolio , magistei sco larum, abitante nel borgo di Santo Stefano (i). Da certe stipulazioni trasparisce anche l’ indirizzo didattico a cui si tiene obbligato il docente ; mentre da una parte, come so pra si è visto , il Donato e il Salterio formano come un programma per 1’ avviamento allo studio dei classici, dalΓ altra invece scorgiamo un insegnamento pratico , e direi più conforme a quello delle odierne scuole tecniche. In fatti Salvo da Pontremoli, maestro di grammatica (i mag gio 13io), promette a Gio. Piacentini abitante in Genova, di insegnare a suo figlio a leggere gli instrumenti ed a redigere brevi scritture in guisa che divenga sufficiente mente capace di servire da scrivano in qualche scagno. Onorario soldi 25 (2). Non molto dopo il medesimo stabi lisce con Antonio da Tribogna di ammaestrare suo figlio tanto che nello spazio di quattro anni sappia leggere ed anche scrivere lettere brevi, per bene e a sufficienza secondo l ’uso dei mercanti di Genova. L ’onorario e di lire due ogni biennio, più dieci alla fine (an. 1317, 3° niarzo) (3). Questa specie di locazione d’ opera poteva parimenti aver luogo fra il maestro ed il Comune , sebbene non risulti che esi stessero delle scuole stabilite per legge o consuetudine a carico del governo. In due documenti del 1374 e I37^ veggon o registrati gli stipendi annui di 100 fiorini che la p rom iseru nt convenerunt unus alteri vicissim quod ad annum unum pro x im e ventu rum aliquis illorum non docebit nec accipiet in scolis suis aliquem puerum e x illis quos nunc habent alioquin penam sol. 40 Ianue unies a lter i dare et solvere promittunt ecc. Actum Ianue in domo in qua regit dictus m agister Andreas; a. 1275 14 aprile. (1) Arch. c it., Notari Angelino de Sigestro e Giacomo Nepitella, a pa gin a 120 del Reg. 2. (2) Arch. cit.. Not. Corrado de Castelli di Rapallo, filza 8. anno 1310, i m aggio « ........ quod dictus Bartolomeus sciet legere instrumenta et scri pturas facere breves et quod erit sufficiens pro serviendo in quadam apo theca pro scriba. E t dictus Ioannes promisit sol. viginti. Actum Ianuae in domo ipsius magistri ». (3) Arch. cit., Not. Ugolino Cerrino, Registro unico, anno 1317, 30 marzo, pag. 67 v. A ltra menzione ne è fatta nel not. Antonio de Gregorio, F. 2, anno 1315 , 5 d ie.: « In nomine Domini amen. Ego Conradus de resto f. qm. Gulielm i de resto Confiteor tibi magistro salvo de Pontremulo me tibi debere dare et solvere s. sex Ianuenses occasione documenti a te recepti et Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 175 — Repubblica paga ad Antonio de Calcina dottore di gram matica, e di soldi 240 al maestro Simone de A lex a (1). Il nome di questi maestri, la patria, la località stessa dove abitano, balzano fuori da quelle vecchie carte quando in testamenti, quando in atti per nomina di procuratore, o in altri di manomissione, di locazioni, d’ affitto o in fine in veri contratti di servizio e di società (2). Nativi il più delle volte di qualcuno dei paesi rinchiusi nell’ambito del l’antico dominio della repubblica , questi magistri scholae, questi professores grammaticae, ed artium doetores, spesso vanno randagi di città in città, di borgo in borgo, per fer marsi dove paia che possa meglio brillare alla loro mente la speranza di una condizione più commoda e più lucrosa. E Gènova era appunto, come tuttavia, una delle città porlibrorum a te receptorum et prò nutrimento filii mei Gulielmi a te recepti per me et filium meum predictum. — Actum Ianue, in scolis dicti magistri Salvi ». Risulta quindi che riceveva la somma per aver scritto un docu mento e dei libri per conto di un certo Corrado de Resto e per la pensione e fors’anco l ’insegnamento dati al costui figlio. (1) Arch. cit., Reg n. 57, Magistrorum Rationalium, pag. 8, an. 1374 « Anthoniolus de Calcina, doctor grammaticae debet nobis pro Napoleone Lomelino et sociis libras LXII et sol. X et sunt pro eius provisione ad racionem florenorum 6 in anno: pro mensibus sex inceptis in kal. februarii proxime preteriti et finiendis in kal. augusti proxime venientis ». — Car tui. p ro massaria Caffae. car. 330 v., 20 febbr. 1375: « Magister Symon de Alexa mag scolarum pro suo salario quod est solidos 240 in anno ». (2) Arch. cit., Not. Cristoforo de Rovellino, Filza I, n. 109 : 1377, 15 ag. « D. Magister Antonius de Ceva magister scolarum habitator Ianuae ad por tam S. Andree » — Filz. XI, n. 228 : 1398, 26 giugno , lo stesso f a so cietà. col maestro Andrea de Petrarubea. — Filz. I, n. 35: 1379, 1 agosto, Matteo Bezossi maestro di scuola fa testamento: « Actum Ianue in contrata sancti Pancratii in domo dicti magistri ». Fra le suppellettili sono pur no minati : « liber Virgilii novus scriptus propria manu dicti testatoris qui nondum est ligatus. Liber Terentii ligatus in tabulis coopertus corio albo. Liber trajedarum senece non ligatus. Liber platonis qui non est completus. Liber salusti completus. Liber Iuvenalis completus. Liber loyca alberti magni scriptus in carta. Liber topicarum Aristotilis super octo volumina ». — Ivi, n. 34: 1394, 15 gennaio: « M. Veronus de Casali magister scolarum gramaticae et Petrus de Laborantibus » pur maestro fanno un compromesso. — F ilz. X I, pag. 48 e 135: 1397, 12 gennaio: « M. Veronus de Resascho de Casati magister scolarum grammaticae » in Genova nomina un procura tore. _ 1397, 20 marzo: « dom. mag. Oddonus de Mellanis de Pochapalia magister scolarum gramatice » nomina procuratore — Lo stesso manomette Bartolomeo suo schiavo, tartaro. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 1 76 — tate in palmo di mano pei traffici fiorenti e la rispettiva ricchezza. Ma il vago miraggio cedeva talvolta ad una vera disillusione, quando le discordie e le lotte intestine turba vano il quieto vivere e quella serenità che è troppo indi spensabile non tanto ai docenti quanto alla scuola, ed essi correvano il rischio di avere la peggio, come accadde pre cisamente a quel disgraziato umanista che fu Antonio Cassarino (detto altrimenti Antonio Siculo), il quale , tumul tuando il popolo in sulle piazze della città, e presa di mira anco la sua casa, mentre cerca un varco alla sua salvezza sopra due assi di legno adattati lì per lì fra il davanzale della sua stanza , e quello prospiciente della casa attigua, precipita sulla pubblica v ia , restandovi esanime (i). Peg giore flagello erano poi le epidemie. Antonio Astesiaho da V illan ova , in una sua epistola in distici latini indirizzata al fratello Niccolò, racconta che, fuggendo da Pavia per \ mettersi al riparo dalla peste del 1431, arrivato a Genova apre una scuola per suo conto in una delle tante villeg giature circostanti : ma anche qui, incalzato dalla epidemia e dallo spavento, in vedersi repentinamente rapiti dalla morte due dei suoi allievi, è costretto a fuggire, e mentre si trova in viaggio alla volta d’Asti, corre pure il pericolo di naufragare alla foce del torrente Cerusa (2). (1) M o n g i t o r e , Bibliotheca Sicula, pag. 58, Palermo, 1707. — N e r i , N o terelle d’ archivio, in Giorn. stor. e lett. della Liguria, a. V, pag. 31. (2) M u r a t o r i , R er. Ital. Script., vol. X I V . V e ru m u t p ro p o s itu m re p e ta m , c arissim e frate r, Q u a n d o T ic in e n s i p u lsu s ab u rb e fui E x c e p it m e o s, u t d ix i, G enua gressus In q u a h o m in u m v ic tu s c a rio r esse solet. Q u u m m ih i tu n c e s s e t, v elu t a n te , p e cu n ia pauca, Q u a p o sse m v ita m v ix to lle ra re meam C iv ib u s a m u ltis p re tio conductus honesto In c e p i n a to s in s titu is se suos In q u a d a m e x V illis q uas illi tem pore sem p er A e s tiv o c iv e s in c o lu isse solent N o n s te te r a m in v illa p e r m enses q u a ttu o r illa Q u a n d o s u p e r v e n it h o rrid a p e stis ei Q u a e d e d is c ip u lis quos illic ipse docebam A b ra s it s u b ita m o rte re p e n te duos. Di questa istessa epidemia si trova un altro riscontro in una petizione fatta dal maestro Bernardo della Torre da Castelnovo il 21 marzo 1430 : Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 177 — D ’altronde la Repubblica cercava pure d’adescare questi maestri accordando loro ogni sorta di immunità, esen tandoli da ogni altro pubblico servizio , e largheggiando, il più che poteva, nello stipulare le loro convenzioni col Comune per la tassa che ogni professionista dovea pagare. Infatti addì 27 maggio del 1420 il Doge e gli Anziani: Scientes.......... quot scolares omni doctrinarum virentes ge nere , opera su a , studio et incessanti cura perfecerit Egre gius Artium doctor Magister Ludovicus de Guastis, audito et per aliquos egregios cives coram dominis Antianis expo nentes Magistrum Ludovicum Saonam iturum cum optimo salario, ab eisdem Saonensibus postulatum, supplicantes ne hoc paterentur, ne serenissima civitas nostra huius tam utilis viri spoliaretur persona, 'consentientes eidem Magistro ultra alias immunitates eius, immunitatem perpetuam de derunt et concesserunt, dant et concedunt ab omnibus et singulis avariis angariis, m utuis, solutionibus reatibus et personalibus francum, liberum, et immunem creant (1). A i Lombardi poi che contraevano matrimonio in Genova, per 10 anni erano accordati privilegi e convenzioni speciali, come risulta da una supplica di un Gio. Massorio, profes sore di grammatica, il quale richiama questi diritti in suo favore (2). Dagli stessi atti notarili ci risulta inoltre che due o più maestri potevano stipulare veri contratti a base « Supplicatur et humiliter exponitur vobis d.° d.° Archiepiscopo ducali gu bernatori et consilio antianorum prò parte magistri Bernardi de la turre de Castronovo grammatice professoris. Cum gr.ivatus sit in avariis ab octo annis citra taliter quod nullo modo tolerare potest, considerato quod ubique lo corum grammatice professores sint immunes tamquam avariis realibus quam personalibus ac etiam attento quod jam septem mensibus elapsis gramatice professores huius civitatis non possunt suum officium exercere propter epidemias regnantes, ac etiam considerato quod in terra castronovi est suppo situs avariis ecc. ecc. » implora che gli sia alleviato il peso della sua con venzione almeno per un quinquennio. Il governatore rimette la pratica nelle mani d ell’Officio expense ordina7-ieì ricordando però « quod professores gra matice in diversis mundi partibus non sunt suppositi oneribus realibus vel personalibus, quod dictus magister Bernardus est valens in arte sua quam vis pauper nec ob hoc generatur grande preiudicio comuni ». Arch. cit., D iversorum , filz $.a, n. 224. (r) Arch cit., Diversorum, 1. cit. (2) V . Documenti. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 178 — di società, valevoli ordinariamente per la durata di anni cin que, quando però il Collegio ed i Rettori, previo 1 esame ed il sindicamento, avessero riconosciuto con certezza le loro buone qualità sia morali che didattiche e la loro sommessione ai capitoli dello Statuto (1). Anche le maestranze degli artefici, alle quali si uni formava pure sotto molti rapporti, la corporazione dei gram matici, solevano eleggersi un maestro particolare per 1 am maestramento dei figli degli artieri. Addì 5 novembre del l ’anno i486, Raffaele Richeme, Battista Cazella, e Gaspare di S. Pietro lanieri, vengono a patti con prete Giorgio Lu nense, maestro di grammatica che si obbliga di reggere e mantenere in burgo S. Stephani e in quella casa che si sce glierà a conigio Ponticelli usque adfontes rivi turbidi, scolas et ibi docere bene fideliter et sine fraude, et toto posse suo grammaticam illos pueros de quibus ecc. I lanieri gli garanti scono 35 scolari dei quali 25 a soldi 8 il mese e dieci a soldi 4. L ’anno seguente addì 2 di novembre gli stessi fanno un al tra convenzione con Antonio de Pelegnnis de Noms q. Do minici, grammatice professore, onde questi si obbliga a reg gere e mantenere nello stesso borgo, in illa domo seu ha bitatione quam elegerint dicti Raffael et socii, tamen m contentamento dicti magistri Antonii publice scolas, et ibi docere et instituere toto tempore infrascripto et m vero tevipore hyemali usque ad horam congruam, bene fideliter et sine fraude et toto posse suo grammaticam illos pueros seu scolares de quibus prout infra dicetur, et cum salano mer cede sub modis ecc. Gli assegnano per 30 scolari, soldi 8 al mese da 20 di quelli, e quattro dagli altri dieci. Oltre a ciò detto maestro possa, e gli sia lecito riceverò e te nere scolari dieci che siano anche estranei al borgo di S. Stefano con tutto suo risehio e pericolo. Il contratto e valevole per la durata di un anno a cominciare dal 10 di novembre. Fra i testi havvi pure un Gottardo de Pelegrinis de Novis Magister scolarum (2). (1) V . Documenti. (2) Arch. cit., Not. Gio. De Benedetti, fil II, c. 407; fil. IIΓ, c. 202. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 179 — Fra tutti questi maestri, ed oramai ne va crescendo il numero , si contano non tanto dei sacerdoti, quanto dei laici ; ma col diffondersi dell’ umanesimo per via di quei poeti e chiosatori che sull’esempio del Guarrino, vanno er rando di città in città colle preziose casse dei loro libri, Γ arte d’ insegnare grammatica, fino allora speciale ufficio del clero, la classe dotta, si propaga a poco a poco nel lai cato , quale un riflesso del nuovo rinascimento e diventa una specie di moda che trascina e affascina gran parte della gioventù. Ciò è provato da un atto in cui ventiquattro maestri del clero eleggono due di loro, quali procuratori perchè li difendano in tutto e per tutto contro i maestri laici (i). (i) Arch. cit., Not. Andrea de Cairo, filz. 41, f. 13: i486, 9 gennaio. I sacerdoti m aestri, professori e dottori di grammatica fanno ampia procura in due colleghi per difendersi contro i maestri laici che inibivano a loro di fare scuola. Il documento comincia in questo modo : « In nomine domini amen. Infrascripti venerabiles sacerdotes clerici ac persone ecclesiastice ci vitatis Ianue grammatice doctores tenentes et regentes scolas in civitates et diocesi ianuensi et docentes grammaticam in loco infrascripto congre gati » seguono poscia i nomi: « Dominus presbyter Antonius de gnoscis rector ecclesie S. lacobi de Calignano. — Dominus presbyter Iohannes de Parma de Prodhominibus. — Dominus presbyter Iohanes Baptista foresta curatus in Ecclesia praeceptorie Sancti Iohanis. — Dominus pre sbyter Nicolaus de Varixio. — Dominus presbyter Oliverius de T a b ia , rector. — Dominus presbyter Ecclesiae Sancti Silvestri. — Dominus presbiter Iohanes Bertonus. — Dominus presbyter Bernardus de Miliotis Archipresbyter ecclesie de pareto aquensis diocesis. — Dominus pre sbyter Rogerius ex., comitibus Vintimilii. — Dominus, presbyter Matheus de Spedia. — Dominus presbyter Lucas de Vinali rector ecclesiae S. Martini de Murta. — Dominus presbyter Georgius Lunensis. — Do minus presbyter Antonius de Lerma. — Dominus presbyter Franciscus de Obertis capellanus in Sancto Luca. — Dominus presbyter Bernardus Maiochus. — Dominus presbyter Iohanes de Barlariis rector ecclesie S. Ma rie de Bacesia. — Dominus presbyter Ieronimus de Camera. — Dominus presbyter Iohanes de Pizanis de levanto, rector ecclesiae sancti Michaelis de insula. — Dominus presbyter Petrus de Figalo. — Dominus presbyter Io hanes Antonius de Rostico. — Dominus presbyter Petrus de Montenigro alias de rimazorio. — Dominus presbyter Henricus Caponus. — Dominus presbyter Nicolaus Calvus de Albingania. - Dominus presbyter Franciscus bacigalupus et Paulus de Murfino ». I due penultimi sono eletti procuratori generali. Il documento è rogato nel chiostro superiore di S. Maria delle Vigne. Ognuno dei soprascritti rappresenta una scuola ove s’ insegna grammatica, come si vede da quest’altra espressione del documento stesso: « cum nul- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ι δο — II. Se i maestri di grammatica appartenessero al numero di quelle corporazioni d’ arti e mestieri di cui il medioevo fu così fecondo, non si può asserire con piena certezza (i), nondimeno si vedono ripetutamente citati negli atti notarili gli statuti del loro collegio col nome dei Rettori e dei Consiglieri ; se ne hanno già notizie tra il XIII e il X IV secolo : anteriori non ci fu dato di trovarne. Il 27 maggio del 1298 alcuni maestri a nome itniversitatis et collegii universorum magistrorum grammatice de civitate et suburòii Januae, radunati nel palazzo Arcive scovile , deputano chi li dovesse rappresentare in qualità di procuratore (2). Pochi anni dopo (4 luglio 1304) appa risce nuovamente raccolto il collegio nella chiesa di S. Am brogio per procedere alla nomina di due maestri candi dati (3): e addì 5 dicembre del 1315 nella chiesa di San lum aliud exercitium preter divinum officium magis deceat sacerdotes et personas ecclesiasticas quam docere et.instruere gramaticam que est origo et fundamentum omnium liberalium artium ». Naturalmente i maestri sa cerdoti sopranominati ne lasciano presupporre degli altri, a favore dei quali si estendeva pure l’azione della procura. ( 1 ) M a n u c c i , La Cronaca di Iacopo da Varatine, p . 7. (2) Il documento è pubblicato dal Belgrano nella recensione alla Stona d e ll’Isnardi, inserita nzWArch. Storico Ital., S. 3-a, T. VI, p. 2, pag. 167 e dal B r a g g i o , lac. Bracelli e l’ Umanesimo in Liguria, in A tti della So cietà di St. Patria, Vol. X X III, pag. 112. (3) Not. Corrado Stefano da Lavagna, filza 5, pag. 30. « In nomine Do mini amen. Ego Thomas de fermo magister scolarum collegii civitatis Ianuae de consensu et voluntate dicti rectoris , volentes vos magistros percivallem de zoalio et paganum de Calexi recipere et habere pro sociis nostris in collegio . .. cum vos invenimus sufficientes in scientia grammaticali, facta exam inatione diligenti de vobis..... recipimus, licentiam dantes et conce dentes vobis et cuilibet vestrum ut in civitate Ianue in quocumque loco vo lueritis, possitis stare et morare, ibique domum'accipere , ad presens scolaros recipere, docere et habere in quacumque arte vobis videbitur ad uti litatem et proficuum vestrum et omnia facere que vobis facienda videbuntur, promittens vobis et cuilibet vestrum quod omnia predicta vel aliqua ex predictis nulla, fiat quaestio, actio seu sententia incurrebit contra vos .. . Mag. Thom as de ferm o, mag. Iohannes de Placentie, presby. Leonardus, mag. Salvus de Pontremulo , mag. Rufinus de Tertona, mag. Iacobus de Callignano, m. Martinus Ispanus, m. Iohannes de Brixia, m. Zinus de Papia, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Lorenzo procede alla nomina del procuratore generale (i). Il Collegio si mostra sempre tenace e geloso della sua autorità e vigila perchè gli statuti vengano osservati con inappuntabile esattezza, punendone i trasgressori, salvo casi rari e specialissimi ; protesta e raramente cede se il Doge stesso od il Consiglio propendono ad accordare pri vilegi (2), anzi ogni magistrato del Comune era obbligato a prestare man forte perchè i Capitoli fossero osservati. Dallo Statuto dei maestri di grammatica pervenutoci nel testo riveduto ed emendato nel 1467 , ci risulta che il candidato al Collegio dovea: i.° farne domanda all’ Ufficio dei Sindicatori; 2.0 avere una diligente inquisizione sulla vita e i costumi; 3.0 obbligarsi a tenere una pubblica dim Rolandinus de Rapalo, M. Peregrinus de C ervo, m. Iohanninus Fer ragli et m. Ioliannes de Sancto Ambroxio. Actum Ianuae in eccl. Sancti Ambroxii ». (1) Not. Ant. De Gregorio, filza 2, car. 9. (2) Politicorum , Mazzo i.°. A Francesco della Torre il Collegio , dietro istanza del governo, concede soltanto di esimersi per cinque anni dalla tassa prescritta dagli Statuti, 1430, 21 nov. D ivers., 36-531 e 34-529: 1444, 6 nov. « Parte Ill.mi et ex.mi D. Ducis Ian. iubetur expresse vobis magistro Antonio da Novis Rectori ac ceteris de collegio magistrorum grammatice Ianue ad quos pertineat, quatenus ad penam indignationis prenominati IH.» D. Ducis acceptetis et recipere debeatis magistrum Laurentium Merianum de S e n is .... non obstantibus quibuscumque regulis, capitulis vel ordinamentis forte in contrarium disponentibus ». — 1444, 21 genn.: « Per magnificos D.n°s Capitaneos Ianuensis libertatis et magn. consilii dom.m Antianorum deliberatum est quod capitula magistrorum gram. observentur non obstante concessione in scriptis facta Laorentio Meriani de Senis contra for mam dictorum capitulorum ». — 11 Doge Pietro di Campofregoso è costretto a revocare una concessione che aveva fatto a Giannino Massone professore di grammatica : « Illustris et excelsus d.s Petrus de Campofregoso dei gratia Ianuensis dux. Sciens ab se concessum fuisse magistro lanino Massono grammaticae professori licentiam retinendi certum numerum scolarium ad ejus doctrinam contra capitula et ordinamenta conc ssa rectoribus et.ce teris magistris scolarum de Collegio Ianue , quae fuerant ab ipso confir mata Nolens violari aliqualiter capitula predicta concessa magistris scolarum collegii Ianue , licentiam suprascriptam a dicto mag. lanino im petratam revocavit et vigore presentis deliberationis eam revocat. D e cernens illam locum non habere nec ullam vim obtinere tamquam impe tratam contra capitula......... im o haberi pro infecta. Mandans fieri notiticiam de supracripta deliberatione supranominato magistro lanino, ne pos sit ignorantiam pretendere: attento maxime quod per antedictos magistros rectores oblatum est aggregationem collegii ipsi magistro la n in o , servatis in his servandis », Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 scussione (facere collïbetum) , notificandone prima l’ argo mento con avvisi alle porte delle chiese, in una di queste, in presenza di tutto il Collegio e di una eletta di scolari. A quest’ obbligo erano pure soggetti gli altri precettori già inscritti, e ognuno di essi nel periodo che decorreva dalla festa di S. Luca fino a Pasqua, incorreva nella multa di cinque genovine, se non disputava almeno una volta s o la , salvo un’ equa ragione che lo scusasse ; 4.0 doveva quindi subire l’ esame da due maestri di grammatica e due n o ta ri, entrambi collegiati ; innanzi ad un giudice mandato dal Podestà e a due Padri, invitati dal Rettore , uno dell ’ ordine dei Minori, l’ altro dell’ordine dei Predicatori, e ai due terzi dei maestri: si procedeva in ultimo allo scru tinio segreto; 5.0 se approvato, prima di poter accedere alla sua scuola pagava lire 12 di genovine, se forestiero, lire 2 e soldi 10 di genovine, se nativo di Genova o del suo distretto ; e per giunta metteva una cauzione (oscillante fra le 25 e le 100 lire genovine secondo l’ arbitrio dei sin dicatori), affinchè non potesse prendere la fuga con denari e lib ri, od anche rifiutarsi di pagare le tasse o quelle multe che dallo stesso Rettore si infliggevano ai maestri, quando avessero trasgredito agli articoli statutarii, multe il cui importo era devoluto per una metà all’ opera del porto e m olo, per l’ altra al collegio stesso (1). Se veniva riman (1) In quanto alla tassa d’ ammissione al collegio eccone una prova : « Magister Federicus de Luxoro et magister Antonius de Ceva rectores col legii magistrorum grammaticae, et sunt pro magistro Iohanne de Bobio qui entravit in collegio magistrorum lib. 5 ». Arch. cit. in Cartolario portus et m oduli, a ll’anno 1393, fol. 116. L’importo totale era versato al Banco di S. Giorgio a profitto del Collegio. La legge sulla cauzione si spiega anche, quando si pensa al valore che doveva avere un libro nel medioevo prima della stampa ; certo non era accessibile alla borsa dei p iù , tanto meno dei m aestri di scuola, ai quali i libri occorrenti alla scuola potevano anche ve nire imprestati da certi librai custodi di codici e manoscritti. A Bologna erano detti stationarii e peciarii quelli ai quali erano affidati i codici sco lastici e la loio correzione. (Cfr. C o p p i , Storia delle Università in Italia, Pa&· I 55)· — Anche gli speziali ne potevano vendere insieme con la perga mena e i quinternoni da scrivere. — Le multe si possono meglio compro vare con parecchi riscontri. In Archivio civico al foglio 33 del Cartulario in dicato co ll’anno 1456, si legge: « Iohannes de Ripa magister scolarum, debet nobis prò una condemnatione facta per magi. Iacobum de Bussis magistrum Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — i 83 — dato non poteva più essere esaminato ove prima non avesse studiato per due anni nello studio di Bologna od in un altro accreditato. Uno o due potevano essere i Rettori del Collegio , ad arbitrio della maggioranza dei grammatici in esso inscritti; la loro elezione, o anche quella del surrogato, era fissata pel mese di ottobre prima della festa dei BB. A p . Simone e Giuda. La carica durava un anno, decorso il quale, il nuovo eletto riceveva dalle mani dell’ altro il resoconto e l’ inventario della cassa: e la gestione in fine d’ ufficio si poteva sottoporre al sindacato. La rielezione non poteva aver luogo che dopo tre anni esclusivi. Il Rettore insieme ai suoi consiglieri, era designato quale autorità competente a giudicare, sentenziare , pignorare per questioni che na scessero tra maestri e maestri o tra questi e gli scolari : se si trattava d’ interessi e di debiti, poteva intervenire fino alla somma di 4 fiorini; se la lite invece avesse ri guardato lui ed uno del suo consiglio, subentravano a giudici i due terzi dei maestri od anche il vicegovernatore. Il condannato però aveva il diritto di appellarsi entro il limite di tre giorni al magistrato dei Sindicatori. Il Rettore in ultimo dovea esigere tutte le multe e farne poi la di stribuzione voluta dalla legge. A ll’ intiero Collegio erano prescritte diverse ragunate. La terza domenica d’ ogni mese dovea recarsi alla Messa che nella Chiesa del Carmine si celebrava alla cappella di S. Gerolamo, probabilmente il santo protettore: chi non vi fosse intervenuto pagava ogni volta due soldi, devoluti alla spesa dei ceri per detto altare. Inoltre tre volte all’ anno, cioè, per il Natale, per Pasqua e per la festa dei Beati scolarum vid. prò parte spectante officio Lib. 5 ». — L ’anno 1466, 26 agosto (Arch. Civ. cit , Filz. a. 1432-68, n. 194), il maestro Crisio Antonio di Mombaruzzo « procuratorio nomine » presenta scrittura di opposizione alla multa di L. 6 inflittagli dal rettore Giacomo de Vigenio, deducendo anzi a carico di esso rettore tre capitoli d ’ accusa per aver contravvenuto agli articoli : i.° « de associando corpora defunctorum »; 2 0 « de congregando dictum collegium pro honorando dominum ducem et eius consilium 3 0 « de fa ciendo societate domino Duci »; e adducendo quale autorità competente a condannare gli artisti il vicegovernatore, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — i 84 — Ap. Simone e Giuda, i maestri ad invito del Rettore con venivano per far visita al Governatore, al Consiglio e alla Curia: pena, la multa di 5 soldi genovini. Così nell’ ultima delle suddette feste doveano maestri, Rettore e consiglieri recarsi alla luminaria che si faceva in onore dei due apo stoli. Ogni volta che fosse loro imposto, dovevano radu narsi in luogo idoneo per trattare degli affari concernenti il Collegio. Era anche prescritto l’associare per i funerali di un maestro inscritto, o di sua moglie, 0 dei figli se avessero passato l’ età di anni 10. A d ogni maestro spettava Γ obbligo di ammonire o ca stigare il discepolo che avesse ingiuriato o schernito con turpi parole per le contrade un altro maestro. L ’ ingiuria fatta tra colleghi collegiati, dal Rettore 0 da qualcuno di loro, era punita, quella con 10 soldi geno vini , questa con il massimo di 20, ogni volta che fosse avvenuto lo sconcio. Anche il maestro od il ripetitore che non fosse del Collegio se usava parole sconvenienti e vi tuperevoli contro gli altri collegiati, era punito con multa dai 10 ai 40 soldi; e quando a ciò fosse stato incitato da altri, con multa da due infino a dieci soldi di genovine, da dividersi in tre parti: una per Γ accusatore, le altre due, come di solito. Nella prima quindicina di novembre tutti i membri componenti il Collegio doveano prestare giura mento di ubbidienza ai Rettori in tutto che fosse lecito ed onesto, pena, la multa di 2 fiorini al ricusante, salvo però i mandati del Governatore del Consiglio e degli Anziani del Comune. Il Rettore doveva in ultimo dentro cinque giorni mettere Γ accordo in ogni contesa che potesse sor gere nel Collegio. Contro gli osceni peccatori che Dante punisce nel sab bione sotto incessanti falde di fuoco, si era provveduto con restrizioni e leggi severissime, come si legge nel capo de his quibus prohibitum est regere Scolavi in Janna et su burbiis , capitolo che risale già al 1430. Contro lo scolaro debitore verso qualche maestro di gram m atica, o di aritmetica, vulgariter abachistae, era pre scritto il licenziamento da ogni scuola entro il termine di Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ι85 — tre giorni in seguito ad avviso comunicato dal Rettore o da chi per esso, se non soddisfaceva ai proprii im pegni: pena, la multa di soldi 20 di genovini ai trasgressori. Quindici giorni di scuola, non meno, obbligavano lo scolaro a pagare l’ intera mesata. Se però fosse sorta con troversia fra il maestro e lo scolaro, doveva bastare il giu ramento del maestro, fino alla somma di due fiorini ; pena, la multa di quattro per chi si fosse provato spergiuro. Il numero degli scolari talvolta era tassativamente fis sato. Un sacerdote od un chierico non doveva ammaestrare più di dieci scolari, e nessun cittadino genovese o fore stiero poteva mandarne di più alle scuole loro senza in contrare una multa di sei fiorini: ed il suddetto maestro era obbligato a dichiarare il nome dei suoi allievi a ri chiesta del Rettore. A questa prescrizione potevano però sottrarsi i docenti in villa. Ogni maestro era condannato a pagare da 5 a 10 soldi se non accudiva quanto poteva all’ insegnamento, salvo in quei giorni festivi che, oltre i soliti, erano più frequenti che oggigiorno, come si può vedere dallo Statuto sotto la rubrica quod Magistri docere dehcant Scolares suos vel doceri faciant. Se uno di essi fosse caduto ammalato, o si facesse surrogare, oppure soltanto decorso un mese dal primo giorno della sua assenza , lo scolaro poteva inscriversi in un’ altra scuola; ma il maestro che lo accoglieva restava obbligato all’ altro di una metà del salario durante la malattia. Se un maestro moriva e per lezioni non fatte restava in debito verso gli scolari, a quella bisogna doveano sopperire gli altri del Collegio. A lle spese straordinarie che si fossero fatte o fare si dovessero a prò ed incremento del Collegio, dovevano contribuire tutti i maestri in esso ascritti. III. Fra le schede giacenti nelle filze dell’Archivio Civico di Genova si trovano gli elenchi delle scuole p rivate, che sullo scorcio del sec. X V fiorivano in questa città, col nome e cognome, la paternità, il numero complessivo e Γ onoGiorn. S t. e L iti, della Liguria. 13 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 * — — iS6 - rario dei singoli discepoli, ed oltre il luogo nativo anche il domicilio dei rispettivi grammatici. La ragione di sì fatti elenchi è nel decreto emanato il 16 settembre 1497 sotto il dogato di Agostino Adorno : « Cum senatu relatum fuerit » , esso dice, « praeceptores grammatice seu magi stros scole valde immoderatas mercedes a patribus extor quere pro docendis pueris, preter mores et consuetudinem priscorum atque contra formam decreti conditi anno 1494 die 27 Apr. scripti per Bart. de Senarega cancellarium mentionem facientem quonam modo magistri erga discipulos suos in petenda solutione sese habere debeant », ordinano ai sindicatori di provvedere. Ed essi il 25 di ottobre delΓ anno stesso fanno bandire pubblicamente dal cintraco una grida del seguente tenore : S e notifica ad ogni persona de che grado e condizion sia chomo li m aestri che tenesso schola de grammatica non posseno prendere da d isc e p o lo alcuno ni da padre 0 madre ni altri per quello, ultra li p recii infrascritti : da li scolari chi non passano li neutri soldi cinque, ab aliis vero chi passano li neutri sia in che latino si voglia non possian o d icti maistri prendere ultrasoldi dexe in m ese, cuin questo che a tali c h e havevano a pagare dicti soldi dexe dicti maistri sian obbli g a ti d e monstrare li sabati a li poidisnè, le vigilie chi sono de prec e p to , et in hieme siano dicti meistri obbligati monstrar la sera, ni sub altra forma possiano dicti meistri prendere soi pagam en ti, ni discipuli o altri per loro pagarli. Sub pena de ducati dexe per ogni volta se con trafarà applicata ex tunc. Ma forse a queste disposizioni, cagione chissà di quante querimonie, non si era ottemperato perchè addì i.° giugno del 1501 si ribadisce il chiodo con quest’ altro proclama: P arte spectati Officii d.norutn patrum Coniunis Janue comissariorum e cc. m andatur infrascriptis preceptoribus gramatice quatenus ad penara florenoru m JIII pro singulo debeant intra dies octo proximos secuturos a p ra ecep to deposuisse in camera eiusdem officii penes scribam infrascrip tu m cum Juramento nomina omnium eorum scolarium quos ipsi et q u ilib et ipsorum docet et precia distincta que ipsis persolvuntur pro u n o q u o q u e dictorum scolarium. Seguono quindi i nomi dei varii precettori (1): R icard u s de Aulula — Filippus de Comitibus — Johannes Mateiis (1) V en n e fatto precetto anche a p ret' Gottardo da Novi, tua egli * dicto Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — lu n en sis d e N o v is i8y — S im o n A ra d u s — p. J aco b u s A n se lm u s — p . C o n ta r d u s p. N icolau s d e C ab ella — p. B astianus d e T a b ia — p . A n to n iu s d e D e rto n a — Cristofarus d e C ro varia — A n to n iu s d e C a s tilio n o B a p tista de A q u is — S ila n u s N ico la u s d e A rc u la — A lo isiu s P arm en sis — p . D o m in ic u s d e S a rz a n a p. A m b o n u s de M axellus N o vis — B en even ta n u s A le x a n d e r de - Ia c o b u s O r tin g o — M a rtin u s d e V e r c e llis — B apta de Lu vin ario — F ra n ciscu s C a s s a n e llu s . Queste liste di allievi, coi rispettivi prezzi, che tutti i precettori docenti nella città furono quindi costretti a pre sentare , hanno un peculiare interesse dal punto di vista didattico. In capo ad una sta scritto latinantes, perchè la scuola allora era divisa in due grandi classi, quella dei latinantes , ossia scolari che studiavano appena i primi elementi della grammatichetta ed imparavano a leggere: l ’ altra dei non latinantes, composta invece di allievi che erano diggià pa droni della lingua e si davano al commento degli autori, dei quali sono indicati specialmente Virgilio ed Ovidio. Il Donato distinto nelle varie sue parti, [in activis, in adverbiis, neutra, ecc.) ed il Salterio sono i due libri di testo; alcuni vi imparano a compitare: Donatum legentes ad syllabicandum; altri legge alla tavoletta (tabellam legens) : v ’ è pure chi compone i manoscritti; ma sono i meno, tre soltanto ne ho trovato addetti a questo esercizio, il quale ci lascia anche supporre che fosse od un insegnamento di calligrafia, od un avviamento all’ arte dell’ amanuense, od un modo economico di sopperire alle esigenze delle scuole, provve dendole di certi copioni, per quelli allievi che non pote vano spendere per l’ acquisto dei testi, che doveano costare non poco sia stampati che manoscritti, come pure la carta da scrivere, ragione per cui vigeva sempre l’ uso della tavoletta ; se non si voglia dire che molti imparavano a leggere, e pochi a scrivere. Due appena sono i professori che impartono l’ insegnamento di lingua greca. Di quelle scuole ve n’ ha qualcuna con alunni di famiglie se non tenere am plius scollas, et solummodo docet in eius cam era d uos filios V in cen tii et Petri Sauli parvae aetatis sine ulla pactione sed potiu s pro am icitia ». Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — i SS - patrizie, aleuti’ altra è composta di artieri; 1 onorario degli allievi oscilla dai cinque ai quindici soldi mensili per cia scuno ; si trovano però ogni tanto di quelli che frequentano la scuola senza pagare, ed il maestro vi scrive di fronte, o inops o nihil oppure amore Dei (i). M a con tanto sfoggio di proclami si sara poi ottenuto lo scopo che si erano prefissi i Padri del Comune? Bisogna un p o’ dubitarne, dacché all’ anno 1516 in data del 30 di agosto ne balza fuori un altro del seguente tenore: A u d ie n te s grammatice professores huius civitatis decreta et leges m atu ro exam ine conditas supra eo quod ipsi habere et exigere pos su n t e t d ebent singulis mensibus pro quolibet puero edocendo , ne g lig e r e et illas minime ob serva re, et ab ipsis pueris sive ab his qui ip so ru m curam habent omni mense et decem et quindecim solidos c t ultra pro eorum m ercede ipsos petere et exigere contra formam d ictoru m ordinamentorum quae res perniciosissima est et toti civitati d am n osa. Si elegge quindi nella persona del viceduce Ravascherio un magistrato perchè faccia osservare i regolamenti, e pu nisca i trasgressori. Così con un numero sufficiente di scolari che potessero assicurare un compenso adeguato all’ opera di chi si pre stava ad istruirli, formavasi una scuola privata che prospe rava in breve o veniva a cessare a seconda della capacita dei maestri che vi insegnavano. Di queste scuole ne tro viamo già sedici con un totale complessivo di circa 500 allievi sull’ inizio del sec. XVI, epoca in cui la popolazione di Genova, stando alla testimonianza di Gio. Ridolfi t fio rentino, poteva sommare a circa 90.000 abitanti. Alcune erano governate e tenute da laici, altre da sacerdoti; dei maestri alcuni sono collegiati altri invece no; il Collegio e i Padri del Comune esercitano su di esse una diligente sorveglianza per mezzo del magistrato dei Sindicatori. ______________ A n g e lo M assa. (1) Mi è sembrato opportuno di pubblicare i nomi di tanti allievi, pen sando che potrebbero interessare. — Debbo rendere pubbliche giazie ed es sere grato ai Signori Francesco Podestà, Marcello Staglieno, Achille Neri, A rtu ro Ferretto , Francesco Luigi Manucci, Ambrogio Pesce, Emilio Ma* renco ch e gentilmente mi hanno favorito schiarimenti e indicazioni per rin tra ccia re notizie e documenti. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 DOCUMENTI. (R . A rc h . d i G enova, Divers. Registro 35-530, ann. 1443-45). C orrection es facte in capitulis artistarum Ianue ex tem pore D ucatus 111.mi D .1 R aphaele Adurno. D ie X V I I I Febbruarii. an. 1444. V iri suprastantes Badasal de V i valdis e t Socii in sufficienti et legittim o numero congregati absente D am iano d e O liva infirmo, Reformatores capitulorum artium civitatis Ian ue pro bono et utilitate reipublice Laudaverunt addi in C apitulis m agistrorum gram m atice capitula infrascripta. D e scolaribu s recedentibus a scolis alicuius magistri e t d e sacra m ento prestando. Item quod si aliquis scolaris recesserit ab aliquo m agistro et v e nerit ad scolas alicuius alterius magistri et ille magister a cuius scolis recessisset dictu s scolaris, dicat pro suo labore a dicto scolare aliquid habere d eb ere, si scolaris hoc confiteatur, teneatur m agister ad cuius scolas inerit, infra dies tres ad denunciationem rectoris seu rectorum , m onere dictum talem scolarem quod dicto primo m agistro satisfaciat infra d ies tres, quod si non fecerit dictus scolaris infra dictum tem pus ab ind e in antea illum non doceat per se vel interpositam personam , vel in suis scolis doceri patiatur vel m anere. S i vero controversia erit inter dictum scolarem et m agistrum reli ctum , vel patrem suum de sa lario , m agistratus qui inde fu erit requ i situs ad requisitionem magistrum ad cuius scolas inerit n oviter ipse scolaris , seu ad requisitionem ipsius scolaris vel parentis ipsius te neatur com p ellere illum magistrum relictum ad prestationem sacra menti si iuste petit salarium quod requirit a dicto scolare. E t si iuraverit quod iuste petat, nullus m agister debeat docere dictum sco la rem , nisi prius fuerit satisfactum per dictum scolarem dicto prim o m agistro. E t hoc sub pena soldorum viginti Ianue pro q u olib et et q u a libet v ice. E t hoc habeat locum nisi pater vel m ater vel alia coniuncta. persona talis scolaris de cuius m ercede tractatur vellet ju ra re , et j u raret per se ipsos proprios solvisse dicto tali m agistro salarium d e quo esset q uestio. Item q u od adveniente casu egrotationis alicuius m agistri vel aliter sem p er et quacum que liceat cuicum que scolari per vo lu n tates libito disced ere a scolis magistri sui et alias petere scolas quas m aluerit, ipso prius d eb ito faciente m agistro suo. Item quam quilibet civis Ianue possit tenere in d om o sua suum m agistrum gram atice qui edocere possit fratres, filiosque, n ep o tes d icti civis e t u ltra alios scolares usque in decem non com putatis su p ra- d ictis sine contradictione Rectorum aut aliorum quorum cum que m a g i strorum gram m atice. Item q uod quilibet dictorum m agistrorum gram atice qui ten eat in Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — IÇO — scolis suis scolares edocendos centum et abinde supra, teneatur et ob lig atu s sit semper secum horum ripetitorem unum idoneum et suffi cientem ad educendum dictos scolares, qui tamen non sit clericus, aut in sacris ordinibus constitutus, immo secularis. S u b p en a florenorum decem toties quoties fuerit contrafactum, que p en a applicetur accusatori et teneatur secretus et cetera, pro dimidia, e t p ro reliqu a dimidia operi portus et moduli. (R . A r c h iv io di Stato di Torino. — Raccolta Lagomarsino. Cart. Genovesato. Istru z io n e P u b b lic a . F ascicolo: Collegio dei Maestri di Grammatica). ! 4 6 7 , J3 Febbraio. S p e cta b ile s ac generosi viri Nicolaus de Grimaldis Ceba Prior, Sil ve ste r de Brugnali, Iacobus Iustinianus, Brancaleo de A uria quattuor prid ie electi ac constituti ab Ill.m0 ac Magn. Dom. Ducali in Ianua V ice g u b ern a to re et M. Consilio DD. Antianorum ad correctionem et em endation em Capitulorum Artificum Civitatis Ianue cum omnimoda P o testa te, Arbitrio, et balia in eis addendi , cassandi et m inuendi, em endandi e t corrigendi , sicut constat in actis Cancellarie manu mei C an cellarii infrascripti anno superiore die X X V 0 Septem bris. v R e visis Capitulis magistrorum scolarum gramatice Civitatis Ianue, sib i presentatis per Egregium magistrum Girardum de Viqueria Re ctorem tu n c Collegii et Magistrum Antonium de Montebarutio tunc P rocu rato rem Collegii predicti et unoquoque eorum cum ipsis dili g e n te r discusso, auditisque sepe numero magistris ipsis, ac aliis eius d em C o lleg ii simul, et seorsim ; et visis nonnullis Capitulis ab eis po stu latis tam in addendo, quam in corrigendo, exam ineque super uno q u o q u e eorum diligenter habito addendo, emendando ad corrigendo, sta tu eru n t et decreverunt ut infra: E t prim o. Q u o d nullus m agister audeat docere aliquem scolarem , nisi prius facta fu erit solutio primo magistro a scolis cuius recesserit. C u p ien tes tollere inter magistros dicte artis contentionem statuerunt a c d ecreveru n t quod nullus magister qui scolas regat in civitate Ianue au t su b u rb iis audeat vel présumât tenere aliquem scolarem in scolis suis n ec docere eum aut doceri facere per se aut alium ultra tres dies p ro x im e secuturos a die qua ei notificatum fuerit per rectorem Col le g ii , vel pro parte eius R ectoris, vel in absentia Rectoris pro parte C on siliatoru m dicti Collegii , quod dictus talis scolaris sit debitor ali cu iu s m agistri pro suo salario sive mercede et hoc sub pena solid. 20 Ian u in oru m pro qualibet die , qua retinuerit, et seti docuerit dictum talem scolarem debitorem alicuius ex magistris dicti Collegii post de: n u n tiation em suprascriptam , quae poena applicetur pro dimidia operi P o rtu s e t Molis et alia dimidia ipsi Collegio. Et possit exigi per di ctu m R ectorem a quolibet contrafaciente , de quo quidem salario, et seu m erce d e stetur et stari debeat simplici iuraniento magistri petentis u sq u e in quantitatem florenorum 2 in num ero, et ab inde infra pro sin g u lo scolare et singulo a n n o , nisi aliter probaretur pro scolare de Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 191 — solutione, vel quod non obligatus esset tantae solutioni. E t si aliquis m agister reperiatur falsum iurasse de salario , et seu m erced e p rae dictis, intelligatur perjurus et incuruisse in poenam florenorum q u at tuor pro sin gu lo floreno de quo falsum iu ra r e t, et quae p o en a ap p li cata sit u t supra, et exigi possit ut supra. Et ad ea om nia de quibus supradictum est teneatur parimodo Rector dicti Collegii sub tali poen a d uplicata, ad quam poenam cogi p o s s it, et eius solutionem a C o n si liariis dicti C ollegii , non expectato tem pore functi Officii ipsius R e ctoris e t hoc pro et occasione in presenti articulo contentorum . Item q uod magistri rationum sive vulgariter abachistae non possint aliquem scolarem qui recesserit a scolis ipsorum m agistrorum g ra m m aticae non facta satisfactione magistro suo de m ercede d ocere nec doceri facere scientiam suam de qua su p ra , postquam fuerit sibi d e nunciatim i pro parte Rectoris ut su p ra , vel Consiliariorum d icti C ol leg ii in absentia Rectoris, sub dicta poena soldorum viginti pro qua libet d ie q u a retinuerit talem scolarem , quae poena ap p licetu r u t supra , et ex ig i possit per Rectorem vel illuni cui R ector vices suas com m iserit. D e jurisdictione et Balia Rectoj'is cum Consilio seu de voluntate ejus Consiliariorum. Item ne m agistri dicti Collegii causam habeant discurrendi per cu riam et dom us Magistratuum Civitatis Ianuae, quod venit in m axim um dam num reipublicae: A ttento quod tunc dicti Magistri non possunt scolis suis interesse et scolares suos docere : statuerunt et ordinaverun t quod R ector dicti Collegii cum consilio seu de voluntate suorum con siliorum sit et esse possit et debeat ju d ex com petens om nium c a u sa rum et poenarum descriptarum in praesentibus capitulis d ictae artis m agistrorum , pertinentium scilicet dicto C ollegio et inter eos verten tium v ig o re praesentium Capitulorum . In quibus et de quibus possit audire, cogn oscere, sententiare, condem nare, et sententias executorias et deffinitivas ferre et exequtioni m andare et poenas e x ig e re et li centias detinendi ac pignorandi co n ced e re, dum m odo non sit contra formam praesentium Capitulorum, nisi specialiter actum esset ex dictis capitulis per alium magistrum aliquas sententias vel condem nationes aut ex eq u tion es facere vel licentias concedi posse, hoc etiam ex p resso et d eclarato quod si oriatur quaestio inter m agistrum et scolarem aut alium obligatu m pro eo occasione m ercedis etiam si talis scolaris non esset am plius sub magistro gram m atice. R ector C ollegii sit et esse d eb eat m agistratus inter partes usque in summam ducatorum duorum . E t nullus alius magistratus in causa seu causis praedictis se introm it tere possit. Item quod Rector non possit facere aliquas condem nationes vel exeq ution es aut licentias detinendi vel pignorandi con ced ere aliquem de dicto C o lleg io sine Consilio Consiliarorum dicti C o lle g ii, et si aliter fierent sint omnino irritae et nullius valoris et efficaciae. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — IQ2 — Item qu od Rector qui pro tempore fuerit non possit innovare alios usus e t alias consuetudines contra formam praesentium Capitulorum su b p o en a librarum decem applicatarum pro dimidia operi portus et m od u li e t alia dimidia ipsi Collegio si contrafecerit et nihilominus q u id q u id contra formam praesentium Capitulorum innovasset sit irri tu m , e t inane, quae poena exigatur per Consiliarios dicti Collegii cum con silio binae tertiae partis magistrorum dicti Collegii in fine officii d icti R e cto ris et non ante. Item q u od nullus civis Ianue vel Exterus mittere possit pueros suos ad scolas alicuius P resbiteri, Sacerdotis vel Clerici qui habeat ultra n um erum puerorum decem sub p o e n a 'florenorum s e x , auferenda de fa cto a quolibet contrafaciente , quorum dimidia applicata sit operi p o rtu s e t moduli et alia dimidia ipsi Collegio pro suo interesse: et R e cto r C ollegii possit procedere contra quoscumque contrafacientes et p oen am ex igere ac tocies quoties fuerit con tra ventum. Et ne per in d ire ctu m huic capitulo contrafieri possit teneatur talis S a c e rd o s, Presb iter et seu Clericus ad omnem requisitionem Rectoris nominare spe cialiter illos decem pueros quos ad scolas suas tenere voluerit ut inte llig i possit qui sint super numerum eorum decem quos ei licet te n ere. Q u oru m decem praedictorum aliquem debentem alicui magistro non possit tenere nisi prius satisfecerit primo magistro ad scolas cuius iv e rit postquam fuerit sibi denuntiatum ex parte Rectoris. Et si talis S a c e rd o s, Presbiter aut Clericus eos nominare noluerit, liceat ipsi Re ctori p roh ibere quibuscumque civibus ac Exteris ut supra ne quem piam etiam infra numerum decem ut supra, mittant ad scolas talis Sa cerd o tis, Presbiteri aut Clerici sub dicta poena quam eo casu exigere p o ssit a tali cive sicut supra dictum est de aliis sacerdotis numerum d e c e m puerorum declarato, tamen quod pro eo tempore quo cives ste terin t in villis suis Capitulum hoc non se extendat ad pueros vel cives stan tes in villis. Item q u od si aliquis magister ex dicto Collegio esse debitor alte riu s m agistri usque in quantitatem florenorum quattuor , Rector dicti C o lle g ii usque in illam summam sit magistratus competens inter eos cu m con silio Consiliariorum dicti Collegii. Et si Rector esset debitor u t su p ra, Consiliarii ipsius Collegii sint magistratus competens de prae d ictis u sq u e in dictam summam ad....... Item q u od Rector Collegii possit procedere et sit judex competens c o n tra quoscum que Magistros , Repetitores , et Pedagogos laico h qui re g e re n t scolas contra formam Capitulorum dictorum magistrorum. Si Rector vel Consiliarius haberet litem cum alio magistro per quos debeat terminari. Item si contingat aliquem Rectorem Collegii habere aliquam litem co n tro v ersiam , seu difierentiam cum uno ex Consiliariis dicti Collegii d e et su p er aliquo casu vel re pertinente ad dictam artem non possit Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 193 — ipse R ector cum alio Consiliario super dicta causa cogn oscere vel iudicare, im o debeat dictus alius consiliarius cum duobus aliis m agistris dicti C o llegii electis per dictum Collegium sive per duas tercias partes dicti C o llegii dictam causam cognoscere et terminare secu n d u m for mam baliae R ectori et Consiliariis concessae ut supra , et si unus ex Consiliariis haberet litem cum aliquo magistro dicti C ollegii tunc et eo casu R ector cum Consilio alterius Consiliarii dictam causam possit term inare in omnibus et per omnia secundum baliam sibi concessam ut supra. E t si ambo consiliarii haberent litem vel controversiam ad invicem tunc R ector solus sit et esse debeat ju d ex com peten s inter partes. E t si R ector haberet litem vel controversiam cum alio M agi stro dicti C ollegii, seu cum aliquo puero occasione salarii sui, C on si liarii dicti C ollegii debeant dictam causam cognoscere et term inare in om nibus et per omnia secundum formam baliae Rectori e t C onsiliariis concessae ut supra. Et hoc usque in summam ducatorum duorum ut in Capitulo de balia Rectoris dictum est. De poena apposita contra illos magistros qui non interfuerint missae Collegii. Item statuerunt et ordinaverunt quod quilibet m agister dicti C ol legii qui de cetero non interfuerit missae dicti C ollegii q u e celeb ra bitur in C ap ella Sancti Hieronymi in E cclesia S . Mariae C arm elitaru m sem el in m ense videlicet Dominica tercia cuiuslibet m ensis , cad at in poenam soldorum duorum pro singula vice qua contrafecerint dum m odo sibi facta fuerit notitia ex parte R e c to ris, nisi leg ip tim a causa intervenerit q u ae cognosci debeat per Rectorem cum C on silio C on si liariorum suorum , ex quibus pecuniis émi debeant cerei com burendi in d icta C ap ella ad honorem Dei ac gloriosissim ae eius m atris V ir ginis M ariae. Item q uod nullus possit petere assessorem esse dandum R ectori aut C on siliariis in causis contentis in praesentibus Capitulis , aliq u o alio capitulo non obstante. Item teneatur quilibet m agistratus Com unis Ianuae d are et prae bere auxilium et favorem ad observantiam praesentium C apitulorum dictorum m agistrorum dicti C ollegii. E t hoc sub poena sindicam enti. Item q uod propter litigia et illorum sum ptus e v ita n d o s, R e cto r C ollegii in om nibus causis et differentiis coram eo vertentibus et ad eum pertinentibus vigore praesentium Capitulorum seu d e volu ntate suorum consiliariorum possit procedere et exeeutioni m andare sum m arie, sim pliciter et de plano, sine strepitu e t figura ju d icii sola facti veritate inspecta prout iustitiae et conscientiae ipsius R ectoris m elius vid ebitu r co n ven ire: E t possit propter m inorem disturbationem sco lari um in d ictis causis et differentiis procedere et illos term inare om nibus et singulis diebus in quibus ju ra redduntur, vid elicet a prim a hora diei usque ad vigesimam quartam horam inclusive et etiam in Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 194 — illis F e s tis quae non celebrantur secundum praecepta E cclesia e, non ob stantibu s aliquibus legibus sive Capitulis in contrarium disponen tib u s cu iu s Rectoris pronunciationes, absolutiones et licentiae sic factae va lea n t et validae sint et exequtioni mandentur per ipsum Rectorem vel C onsiliarios et cujus Rectoris seu quorum Consiliariorum sententiis term inationibu s, processibus et mandatis non possit ap p ellari, suppli c a r i , m eliorari, peti vel nulla dici sed sint semper, et restent validae e t firm ae e t exequantur et executioni mandentur per dictum Rectorem e t C on siliarios ad nudam et simplicem requisitionem agentis usque in sum m am florenorum duorum Ianuae, contradictione vel oppositione rei in a liq u o non admissa. E t ab inde supra si voluerit, possit appel lari ad d .nos Sindicatores , dummodo appellans deposuerit apud Re cto rem v e l Notarium Curiae dicti Rectoris id de quo lata fuerit sen ten tia a q u a se appellaverit infra dies tres a die appellationis , aliter d icta appellatio non teneat nec valeat, et deinde dictam appellationem p ro seq u i teneatur et illam definire et terminari facere teneatur et de b e a t p e r dictos D .nos Sindicatores infra mensem unum a die appella tio n is proxim e futurum dummodo praesens Capitulum eidem denun tie tu r : E t casu quo infra dictum tempus illam deffiniri et terminari non fecisset per dictos D .nos Sindicatores, quod tunc et eo casu di ctu s R e cto r illam deffinire et terminare debeat, elapso dicto termino, c a p itu lo seu oppositione vel iudicio aliquo non obstante. Quod Consiliarii debeant exercere officium suum. Item non obstantibus aliquibus capitulis in praesenti volumine con te n tis : Statuerunt quod Consiliarii dicti Rectoris sive Collegii debeant e x e r c e r e officium suum videlicet se convenire cum dicto Rectore qui est, v e l pro tempore fuerit, ad omnem requisitionem R e cto ris, causa co n su le n d i, si opus fuerit dicto Rectori in causis et differentiis coram eo verten tib u s et ad eum pertinentibus, sub poena soldorum quattuor totien s quotiens contrafecerint. Nec non statuerunt quod dicti Consi liarii d eb ean t ire ad missam dicti Collegii ut ceteri magistri prout te n en tu r e x forma Capituli de hoc loquentis, sub poena contenta in d ic to C ap itu lo , et debeant ire ad dictum Collegium quotienscumque fuerint requisiti ex parte Rectoris sub poena contenta in Capitulis de hac m ateria disponentibus, quae poenae praedictae exiguuntur a dictis C o n silia riis per dictum Rectorem et non per alium si contrafecerint et totien s quotiens contrafecerint. Versa vice Rector teneatur congregare C o lle g iu m ad requisitionem Consiliariorum pro aliqua causa pertinenti ad d ictu m Collegium sive ad aliquem magistrum dicti Collegii sub si m ili p o en a soldorum quatuor exigenda a Rectore per consiliarios dicti C o lle g ii in fine officii dicti Rectoris. Et hoc pro executione in prae senti C ap itu lo contentorum. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 195 — D e no?i utendo aliis usibus vel ordinibus quam in praesentibus capitulis annotatis. Item cupientes tollere cabillas et conspirationes, iuram enta, com m istiones, uniones, et ligas quas ad invicem faciunt hom ines artistas C i vitatis Ianuae et Burgorum pro eorum proprio com m odo et ad d a mnum et lesionem et detrimentum tocius Reipublicae: statuerun t et ordinaverun t quod si homines seu magistri dicti Collegii d e cete ro fe cerint aliquos ordines sive ipsis usi fuerint ordinibus qui essen t contra bonum publicum , nisi tantum contentis in praesenti V o lu m in e , q uod R ectores dicti Collegii cadant in penam a libris decem usque in v i giliti quinque Ianuae pro singula et qualibet vice. Q u ilibet ex consi liariis a libris quinque usque in decem et quilibet alius dicti C o llegii a libris tribus usque in sex Ianuinorum pro quilibet et q u alib et vice et ultra secundum formam iuris er capitulorum Com unis Ianuae. D e qua contra factione co g n o sci, sententiari , definiri et declarari debeat per R ectorem dicti Collegii cum Consilio eius consiliariorum si fuerit alius m agister qui contrafecerit contra praedicta. E t si fuerit R ector qui contrafecerit de dicta contrafactione cognosci debeat ut supra per consiliarios dicti Collegii cum Concilio duarum terciarum partium m a gistrorum dicti Collegii. Ita tamen quod de contrafactione aliq u a R e ctoris cogn osci non possit, nisi in fine officii sui. D e modo eligendi Recloris. Item statutum et ordinatum est quod magistri Scolarum d icti C o l legii h abean t et haberi possunt unum Rectorem sive duos prout eis vel maiori parti eorum videbitur, qui eligatur, seu eligantur in m odum infrascriptum , videlicet , quod Rector seu Rectores qui nunc e s t , vel sunt, vel pro tem pore fuerit, vel fuerint, debeat vel d ebeant annuatim sin gu lo m ense Octubri ante Festum Beatorum A postolorum Sim onis et lu d e in aliquo loco idoneo congregare quoscum que m agistros dicti C ollegii e t coram eis exponere sicut tem pus est eligendi et faciendi R ectorem vel Rectores novum vel novos, et quod debeant elig e re unum vel d u os ex illis collegii praedicti idoneum vel idoneos ad e x e r cen dum Officium Rectoriae C ollegii p raed icti, et ille vel illi in quem vel q uos d u ae partes dictorum m agistrorum se concordaverint sit et esse d eb eat vel debeant Rector vel Rectores pro uno ann o tantum proxim e venturo. E t sic successive quolibet anno in posterum o b ser vetur in election e duorum Consiliariorum dicti Coli. D e subrogatione fienda in locum Rectoris absentantis. Item quotiens accideret aliquem R ectorem tem pore sui R ectoratu s mori vel absentare se per mensem sine licentia binae tertiae partes m agistrorum tocius Collegii et ob id non posse dictum R ectoratu m e- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — îgô — x e r c e re , fieri possit su rrogatio de alio jd on eo iuxta modum et for m am d e q u ib u s in precedenti capitulo fit mentio, et non expectato eo casu te m p o re O fficii sui et idem observetur in surrogatione Consilia rio ru m d icti C o lleg ii si uterque vel alter ipsorum se absentaret. D e congregando insimul dictum Collegium . Item q u o d ter in anno vid elicet in N ativitate Domini in festo Pasch a tis e t in F esto Beatorum Apostolorum Sim onis et Iudae omnes m a g istri d icti C ollegii insim ul conveniant ad requisitionem Rectoris seu R e cto ru m eo ru m pro visitan do et honorando prefatum D . G u berna to rem e t eju s Consilium et Curiam . E t qui non venerit solvat soldos q u in q u e Ian uin orum nom ine poene Rectori praedicto qualibet vice. D e obediendo Rectori et se congregando. Ite m q u o d qu isqu e m agister dicti Collegii veniet ad C ollegium q u a n d o ei d e m andato R ectoris fuerit denuntiatum tam pro hono ran d o D . G u b ern atorem et Consilium et Curiam , quam pro aliis ne g o tiis q u a e sp ectan t ad officium dicti Collegii nisi in quantum rem an serit d e lice n tia ejusdem R ectoris sub poena soldorum duorum Ianuae p ro q u o lib e t et q u alib et vice. Quod M agistri docere debeant Scolares suos vel doceri faciant. Item q u o d M agistri dicti C ollegii et qui de cetero regent scholas in C iv ita te v e l S u bu rb iis Ianuae teneantur et debeant docere scolares su o s p ro p o sse, vel doceri facere omnibus diebus exceptis his qui infrad icti su n t sub p o en a a soldis quinque usque in decem applicanda O p e ri p o rtu s et m olis pro quolibet et qualibet vice arbitrio Rectoris d icti C o lle g ii. F e s ta in q u ib u s non tenentur docere sunt haec : F e s ta N ativita tis D om ini et Pascae Resurrectionis cum tribus diebus a n te ce d e n tib u s et totidem sequentibus ipsa Festa. D ie s d o m en ica les e t sabatum post prandium. F e s tiv ita te s B eatae V irgin is Mariae cum earum vigiliis post pran d iu m . F e s tiv ita te s principales cum earum vigiliis post prandium. F e s tiv ita te s om nium Apostolorum et Evangelistarum cum earum v ig iliis . F estu m S . A n ton ii A bbatis die X V II januarii. F estu m S an ctoru m Fabiani et Sebastiani die X X januarii. F estu m carnis privii. F estu m S . G rego rii die X II marcii. — S . Benedicti die X X I m arcii. — S . G e o rg ii cum ejus vigilia post prandium die X X I V aprilis. — S . M arci d ie X X V aprilis. — S . Bernardini X X maii. — S . Desiderii Ia n u en sis X X I I I maii. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 197 — S. Iohannis Baptistae cum eius vigilia post prandium X X I III iunii. — S . M argaritae cum ejus vig. post pr. V julii. — S . D om inici V au gu sti. — S . Sisti V I augusti — S . Donati V II augusti. — S . L a u rentii cum eius vigilia post prandium X augusti. — S. A u g u stin i X X I II augusti. — S . T eclae X X III sept. — S . Michaelis X X V I I I I . — S . H ie ronym i X X X sept. — S. Romuli X III O ct. — S. L eon ard i V I nov. — S . M artini cum ejus vigilia post, prandium X I nov. S . C atherin ae id. id. id. X X X nov. S. N icolai id. id. id. V I dic. S . A m b ro sii id. id. id. V II dic. D e monendo scolares suos ul alios magistros honorent. Item qu od quisque magister moneat, castiget suos scolares ut h o norent om nes alios magistros de C ollegio, nec contra ipsos turpia verba vel ign om iniosa proferant per contratas sub pena soldorum quinque Ianuinorum pro quolibet et qualibet vice. D e no7i docendo Scolares alicujus magistri egrotantis. Item quod nullus magister recipiat in scolis suis ad docendum a li quem scolarem alicuius magistri de Collegio egrotantis usque ad m en sem unum et usque ad tempus illud cum contigeret egrotare. Ita quod non vad at ad docendum scolares suos. Sub pena soldorum v icin ti Ia nuinorum , nisi fuerit de licentia magistri egrotantis. D um m odo d enun tiatum sit om nibus magistris per Rectorem de infirmitate ipsius et in absentia R ectoris per consiliarios dicti C ollegii. Ultra vero illum ter minum lice at cuilibet recipere si ad ejus scolas se transferre voluerit. Ita tam en quod m edietatem precii seu m ercedis quam a scolare rece perit m agistro egrotanti dare teneatur quousque convaluerit, eo m odo quod scolas suas poterit visitare. L iceat tamen non obstantibus supradictis, cu ilib et scolari ire ad quas scolas voluerit et m agistrum ipsum scolarem recip ere casu quo m agister cum quo adisceret staret infir mus per d ies quindecim ultra dictum mensem. Possit tam en dictus scolaris red ire postea ad dictum suum primum m agistrum , si volu erit. T e n e a tu r tam en , non obstantibus praedictis , quicum que m agister ut supra e g rotans , statini quod contingat eum egrotare providere scolis et scolaribu s suis de aliquo jdoneo R epetitore vel surrogato in dictis ejus S co lis, quod si non fecerit liceat dictis Scolaribus acced ere ad alios m agistros et alias scolas, et dictis aliis magistris d ictos tales sco lares im pun e recipere. Dc promotione Grammaticorum ad Collegium Magistrorum. Si q u is G ram m aticus desideraverit ad Collegium m agistrorum g ra m m atice in Ianua promoveri : primo declaret ipsius volu ntatem officio e t coram officio Sindicatorum qui teneantur , talis gram m atici re q u i sitione su scep ta , eligere duos scribas de num ero C ollegii N otarioru m Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 198 — Ian u ae. Item duos de Collegio Magistrorum gram m atice , qui jurati b en e et leg aliter se facturos quae dictum officium sibi commiserit, de v ita e t m oribus dicti grammatici se inform ent, quem si circa eos in ven erin t b on e fame , examinent in grammaticalibus su bsequ en ter, et S in d icato rib u s referant quidquid sibi de moribus et sufficientia in gram m atica d icti grammatici invenerint. Inde relatione quorum audita sind icato ru m sit officium praedictum admittere ad Collegium magistrorum gra m m atice vel excludere, repellere vel negare prout, pro utilitate co m uni sibi videbitur faciendum. Qui ordo intrandi dictum Collegium lo cu m h ab eat et servetur etiam in illis magistris gram m atice qui di ctum C ollegiu m non intrassent secundum formam alicujus capituli d e ipsorum introitu disponentis a creatione Rectorum artium citra (1). Ouomodo examen fieri debeat. Item quod examen praedictum fieri debeat et fiat per magistros C o lle g ii gram m aticae et dictos duos scribas de quibus in praecedenti cap itu lo fit mentio in praesentia alicuius ex Iudicibus Dom. Potestatis vel illius cui vices suas commisit et in praesentia unius Fratris Or dinis M inorum et unius Fratris Ordinum Praedicatorum, illorum vide lice t qui per Priorem praedictorum et Custodem minorum fuerint ad h a ec d ep u tati, qui Prior et Custos rogari debeant ex parte dicti Re cto ris e t Consiliariorum, quod mittere debeant ad ipsam examinationem faciend am duos ex melioribus grammaticis et Loycis suorum conven tu u m , unum videlicet de quolibet Conventu; qui Magistri et Notarii com p ellan tu r sacramento dicere veritatem, facta examinatione et dicti F ra tre s sim iliter compellantur a superioribus suis super approbatione v e l reprobatione illius quem examinaverint. Quorum magistrorum No tariorum e t Fratrum voces colligantur et Pallotolas , facto examine, an tequ am recedant de loco in quo dictum examer. factum fuerit et d u a e v o ce s magistrorum sint illae quae processerint ex duabus terens pa rtib u s magistrorum qui tunc aderunt in illo examine et si duae partes h oc m odo ipsorum magistrorum notariorum et Fratrum se con co rd a ve rin t super approbatione et sufficientia ipsius , possit scolas re g e r e e t scolares docere in civitate Ianuae et Suburbiis, dummodo prius q u am incipiat solvat et solvere debeat dicto Rectori nomine Collegii libras du od ecim Ianuinorum , si fuerit extraneus, et ultra prestiterit n otario et Statutario Comunis Ianuae stipulanti et recipienti nomine e t v ice dicti comunis jdoneam cautionem de faciendis et solvendis av a riis realib u s et personalibus dicti Comunis sibi imponendis inde ad an n os d u os tunc proxime secuturos a die qua inceperit scolas regere e t scolares docere. Et si fuerit Ianuensis vel de Civitate Ianuae et di strictu oriundus libras decem et soldos decem Ianujnorum. (1) Questo capitolo è riportato in Leges Genurnscs in Moti. J/ist. Pai., T . X V I II, col. 653. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - IQ9 — Quod si reprobatus in examine tamquam non sufficiens non possit amplius examinari. Item quod si aliquis magister examinetur et in tali exam ine repro betur et insufficiens invenietur quod talis magister non possit vel d e beat iterum exam inari nisi prius studuerit duobus annis in studio B o noniae vel in alio studio bono et generali. D e pecunia solvenda dicto Rectori nomine Collegii per examinatos. Item quod si aliquis magister exam inetur et approbetur quod su bito illo d ie quo receptus fuerit, debeat solvere dicto R ectori nom ine C ollegii quantitatem pecuniae superius per capitulum taxatam aut c a verit jd o n e e de solvendo ipsam infra dies quindecim tunc proxim e venturos. E t si non solverit aut caverit ut supra, habeatur et teneatur pro non exam inato et tamquam non examinatus vel reprobatus a dicto C o lle g io dum tamen eidem per Rectorem presens Capitulum denuncietur. Item quod si aliquis magister de cetero ingrediatur dictum C o lle gium et solverit Rectori dicti Collegii nomine et vice dicti C ollegii pro ingressu dicti Collegii aliquam pecuniae quantitatem, dictus R ector teneatur infra dies quindecim a die receptionis ipsarum pecuniarum ponere in locis Comperarum S. Georgii scribendis super nom en dicti C ollegii quorum productus liceat Rectori cum Consilio eius consilia riorum cap ere et erogare in ipsis sumptibus Collegii quos ipse R ector cum C onsilio Consiliarorum pro tem pore deliberaverit pro utilitate C ollegii. S u b pena librarum decem pro qualibet vice qua dictus R e ctor infra tem pus praedictum id facere recusaverit vel non fecerit, applicata C o lleg io et ponenda in locis ut supra de aliis dictum est. D e pena apposita contra Regentem Scolas contra formam presentium Capitulorum. Item quod si aliquis magister cuiuscum que conditionis e x istâ t, c e perit scolas in gram m atica in Civitate Ianuae vel suburbiis contra for mam presentium Capitulorum incidat in penam , pro quolibet die quo contrafecerit , soldorum vigiliti Ianuinorum postquam ei denunciatum fuerit ex parte Rectoris dicti Collegii ne scolas debeat regere contra form am dictorum Capitulorum. Liceat tamen nonobstante hoc C ap itu lo cu icu m q u e civi tenere in Domo sua unum Peritum G ram m aticum seu R epetitorem qui 11011 sit Presbiter vel Clericus cum num ero usque in decem pueros, comprehensis suis duntaxat, quos tamen d ocere possit. E t q u icu m q u e m agister vel Repetitor praedictus contrafecerit, incidat in dictam penam soldorum vigiliti Ianuinorum contrafecerit postquam fuerit sibi denunciatum pro q u olib et d ie quo ut supra , q u ae pena applicata sit pro dimidia operi portus et molis et pro alia d im id ia d icto C o lleg io pro suo interesse, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 D e ratione reddenda per Rectores veteres Rectoribus novis . Item quod quicumque de cetero fuerit R e cto r, sive Rectores Col leg ii m agistrorum grammaticae Ianuae teneatur ante exitum suae Rectoriae facere rationem Rectori vel suo substituto per Collegium prae dictu m ad voluntatem Collegii praedicti seu magistrorum dicti Collegii d e om ni eo et toto quod pervenerit ad manus suas et receperit qua cu m q u e occasione nomine dicti Collegii sub pena librarum vigintiq uin q ue Ianue auferenda per Rectorem novum substitutum a Collegio cum C on silio Consiliariorum suorum. De non inferendo iniuriam alicui Magistro. Item quod si magister ausu themerario diceret vel inferret alicui alii m agistro de Collegio aliquam iniuriam, Rector teneatur condemnare et ex to rq u ere ab inferente iniuriam soldos decem Ianuinorum qualibet v ice. E t si Rector diceret vel inferret iniuriam alicui magistro de Col le g io vel m ale egisset offitium Rectoris, Consiliarii dicti Collegii cum consilio binae tertiae partis magistrorum Collegii possint sindacare et con d em n are Rectorem vel Rectores in solidis decem usque in viginti p ro q u alib et vice respectu iniuriae et respectu male gestorum ab uno floreno usque in viginti pro arbitrio binae tertiae partis dicti Collegii, qui tam en Rector ut jam dictum est sindicari pro aliqua causa non p ossit nisi in fine officii. D e obediendo Rectoribus dicti Collegii. Item quod omnes et singuli dicti Coli, oboedire teneantur Rectori v e l R ectoribus dicti Coll. qui nunc est et pro tempore fuerint in his q u ae spectant ad suum officium licitis et honestis. Sub pena a soldis d ecem usque ad viginti ad voluntatem dicti Rectoris pro quolibet et q u alib e t vice dummodo non sit contra formam praesentium Capitu lorum . D e contribuendo in expensu factis vel faciendis pro dicto Collegio. Item quod quando aliquae expensae fieri debeant vel factae fuerint p ro utilitate Coli. , quilibet magister debeat solvere partem suam se cu n d u m provisionem Rectoris. Sub pena sold. decem Ianuinorum. pro q u a lib e t v i c e , dummodo sint factae cum consilio Consiliariorum Coli, e t non aliter. D e cautione prestanda per magistros intrantes dictum Collegium. Item quia multi se absentaverunt cum libris scolarum et cum de nariis bonorum virorum : statutum est quod quicumque deinceps vo lu erit ingredi dictum Coli, dictorum magistrorum immediate postea Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 201 quam fuerit approbatus debeat dare ydoneam securitatem d e libris vigin tiq u in q u e Ianuinorum usque in centum arbitrio dom inorum S in d icatorum , d e fuga non arripiendo cum pecunia bonorum virorum nec cum libris scolarium , et insuper si casus accideret singularis quod aliquis d ictorum magistrorum debitum humanitatis exso lveret, et reperiretur ipsum debere reficere Scolaribus suis pro salario ab ipsis re cep to, teneatur quilibet de dicto Coli, docere dictos S co la res si vo luerint ire ad suas Scolas usque ad restitutionem eius quod dictis S c o laribus reficere deberet dictus magister defunctus. D e his quibus prohibitum est regere Scolam in Ianua et Suburbiis . Item q u ia compertum est per aliquos magistros com m issa fuisse retroactis tem poribus quedam nefanda et enormia facinora in pueros q u os doceban t quae Ianuensium genus potissime detestatur: Statutum et provisum e s t: Quod nullus de Marchia vel Ducatus d e T u sia, N e a politan us, vel Siculus, sive Rom andiolus vel aliquis de toto Patrim onio dein ceps possit intrare dictum collegium Magistrorum nec aliqualiter scolas re g e re vel pueros docere in Civitate Ianuae vel suburbiis v e l in aliq u a parte districtus Ianuae postquam fuerit sibi denuntiata copia presentis Capituli ad instantiam Rectoris vel Rectorum praedictorum de m andato Dom in. Sindicatorum sub pena florenorum auri m ille et ultra in arbitrio D .ni Gubernatoris , et casu quo contrafecerit et sol vere non posset debeat pro civitate Ianuae fu stig ari, seu in locis in quibus contrafecerit, et ultra abscindatur ei una manus (i). E t q u od dictum est supra de m agistris idem ju s servetur et locum h abeat in Repetitorem nisi aliter foret in predictis per m agn if. C on si lium D D . A n tianorum dispensatum. Quod nullus Repetitor vel Magister deprobet aliquem Magistrum de Collegio. Item q uod nullus Repetitor vel M agister qui non sit d e C o lleg io d ep ro b et seu vituperet in Rure nec in C ivitate v e rb is, in d ic iis , sive factis in aliq u o locorum patentium , vel occultorum aliquem d e C o l leg io S ociu m vel Magistrum de se per se nec per alium interpositum vel ad ju n ctu m . Sub pena ipsi Repetitori vel M agistro a sold is d ecem usque in quadraginta qualibet vice arbitrio Rectoris et C onsiliariorum habita prius fide de praedictis. Etsi ad instantiam alicuius m agistri de C o lle g io f e c e r it , seu fieri fecerit praedicta. Sub pena ipsi m agistro a libris d u abu s usque in decem Ianuinorum , quarum tertia pars sit a c cu satoris alia Operis Portus et molis et reliqua dicti C oll. E t qu od d i ctum e st supra de Repetitore contra Magistrum intelligatur et servetu r de M agistro contra Repetitorem , vice versa. (i) Questo cap., sebbene abbreviato e in altra forma, si legge nelle Leges cit. col. 711. G ioni. Si. e Leti, della Liguria. 14 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 202 — D e juramento Magistrorum dicti Collegii. Item q u od quilibet dicti Coli, grammaticae teneantur ju rare et ju rasse infra d ies quindecim mensis novembris singulo anno de obediendo eo ru m R ectoribu s qui sunt et pro tempore fuerint in his quae spe ctan t ad ipsos et artem suam licitis et honestis et de observando om nia e t singula capitula et Statuta dicti Coli, quae sunt approbata sub p en a fiorenorum duorum pro quolibet dictum juramentum facere ré cu san te et qualibet vice, salvis semper mandatis, D .n* Gubernatoris et C on silii sui D D . Antianorum . De associajido corpora Defunctorum. Item q u od quilibet m agister de Coli, teneatur ire ad funus et se pulcrum cuiuslibet defuncti dicti Coli. Uxoris, filiorum et filiarum m a jo ru m annis decem quotiescum que ei denuntiatum fuerit per Rectorem et in red itu vero ab Eclesia sociare propinquos usque ad domum sub pena floreni qualibet vice. Quod qui Rector fu erit vacare debeat per certum tempus. Item qui fuerit Rector uno anno dicti Collegii non possit postea esse R e cto r ipsius Coli, usque ad annos tres ipso anno non com pu tato, ita q u od cessare debeat, per annos tres et si aliter electus fuerit d icta electio non valeat nec teneat aliquo alio Capitulo nonobstante. E t qu od dictum est de Rectore intelligatur de Consiliariis et similiter o b serve tu r. D e facienda disputatione per intrare dictum Coli, volentes Item quod quociescumque recipi debuerit aliquis Magister in di ctu m C o li, teneatur et debeat, priusquam ad examen perveniat seu in dictu m C ollegiu m recipiatur , facere aliquam disputationem , seu aliq u ale principium , vel sermonem publice in aliqua Ecclesia Civitatis Ia n u ae, prius cedulis in ostiis Ecclesiarum Ianuae de dicta disputa tion e m encionem facientibus ut moris est. In quibus cedulis decla rentur questiones preponendae vel arguende nec aliquo modo aliter aliq u is recip i in dictum Coli, possit nec procedi ad exam inationem vel recep tio n em ipsius talis ingredi volentis. Sub pena librarum quinqua g in ta Ianuinorum auferenda a quolibet Rectore dicti Collegii recipiente aliq u em in dictum Coll. non factis praedictis et qualibet vice cjue pena in solidum operi Portus et molis applicetur. D e faciendis collibetis. Item ad hoc ut Scolares ad Studium et ad addiscendum reddantur a cu tio res et habiliores ita tutum et ordinatum e s t , quod quilibet ma g is te r dicti Collegii precise teneatur et debeat quolibet anno saltem sem el a F esto S. Lucae usque ad Festum Pascatis Resurrectionis Do m ini ex clu sive disputare in aliqua Ecclesia unam vel duas questiones Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 203 — sive facere aliquod collibetum in arte sua prius cedulis positis per C i vitatem Ianuae in ostiis Ecclesiarum Civitatis Ianuae ad hoc u t h a ec valeant pervenire ad notitiam singulorum potissime volentium huius disputationibus interesse quibus quidem disputationibus R ectores de Coll, interesse debeant precise nec non omnes et singuli alii m agistri dicti C oli, cum ipsorum Scolaribus m agis doctis. Sub pena librarum quinque Ianuinorum pro quolibet m agistro disputationem facere no lente , vel non disputante secundum ordinem traditum a R ectorib u s dicti C oll. d e quo infra dicetur. E t pro quolibet Rectore seu m agistro dicti C oll, ad dictam disputationem non veniente soldorum q u in q u a ginta et q ualibet vice. Et hoc nisi iuxta causa excusationis in terve nerit pro die ordinata , quae per Rectores dicti Coli, cogn osci d eb eat cum consilio Consiliariorum suorum vel majoris partis ipsorum m agi strorum . E t ad hoc ut huiusmodi disputationes procedere valeant or dinatae et quod unusquisque dictorum m agistrorum scire possit quo die disputaturus est sive ejus collibetum fieri debet: teneantur R e ctores dicti C oli, omni anno ante Festum Beati Lucae per unum m en sem d ivid ere et assignare dictas disputationes inter m agistros dicti C oi. qui etiam R ectores disputationem suam facere teneantur. Itaque unus quisque dictorum magistrorum ordinate sciat diem sui collib eti vel di sputationis et in qua Ecclesia fieri debeat et providere possit u t circa dictum collibetum faciendum et ordinandum sint respondere deben tes nec non et scolares sui acutiores quos secum ducere d e b e b it , quas ordinationes dicti Rectores facere .debeant cum consilio suorum consi liariorum . E t hoc sub pena florenorum quattuor pro q u olib et R ecto re non observan te predicta et qualibet vice operi Portus e t m olis Ianuae applicanda. D e scolaribus recedentibus de scolis magistrorum. Item quod nulli Scolares et praesertim illi qui rem anent sub c u stodia m ulierum corrigi male possunt propter m utationes quas saep e faciunt de S co lis ad Scolas, quod tamen finaliter cedit in ipsorum S c o larium evid ens detrim entum : Idcirco statutum et ordinatum est q uod quicum qu e scolaris iverit ad scolas alicuius magistri et in ipsis scolis per d ies quindecim ex dictis scolis recedere voluerit solvere m agistro dictarum scolarum pro uno mense et si per unum mensem continuum eundo continuasset ad dictas sc o la s , si autem infra dictos dies q u in decim a d ictis scolis recedere voluerit nil propterea m agistro ipsarum scolarum solvere teneatur. D e condemnationibus exigendis et applicandis. Item tenean tur Rectores et Consiliarii dicti Coli, e x ig e re cond em nation es om n es factas tempore eorum R ectoriae et officii et p artem operis P ortu s et molis contingentem officio dicti operis con sig n are. S u b pena solven di de eorum proprio. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 f — 204 — Item quod omnium penarum et tocius eius quod exigetur vigore presentium Capitulorum medietas sit operi Portus et molis et alia dicti C oli. S a lv o si mentio aliqua fieret de accusatore quod tunc et eo casu tertia pars sit accusatoris tertia operi Portus et molis et reliqua dicti C o ll. E t salvo ubi invenietur specialiter declaratum cui pena deberet a liq u a applicari. Item ad tollendam dubitationem declaraverunt quod pecunia quae so lv itu r vel solvetur a quocumque ingrediente Coll. pro suo ingressu sit C o li, nec intelligatur applicata esse alteri quam ipsi Collegio quae p ecu n ia d ebeat in locis Comperarum S. Georgii ut supra dictum est. Item qu od frustra fuisset applicare dimidium penarum operi Portus e t m olis nisi earum executio fieret, teneantur quicum que Rector et consiliarii dicti Coll, ante finem officii sui denuntiare D . Patribus C o m unis quoslibet, qui contrafecissent et quantum pene applicatum operi p o rtu s et molis fuisset et de eo quod de dicta pena exactum jam fu isset ab ipso Rectore seu a Consiliariis teneantur ante tempus sui officii illud assignare dictis D. Patribus Comunis sub pena solvendi de su o proprio si vel denuntiare neglexerint vel quod exactum fuisset non a ssign averin t ut supra. Item quod D. Patres Comunis teneantur et debeant dare brachium su u m cuicum que Rectori et Consiliariis dicti Collegii tam cum eorum C a v a le rio tam cum eorum servientibus ad exigendum omnes et sin g u la s condem nationes factas a dicto Rectore seu consiliariis tempore eorum officii teneantur ipsi Rector et Consiliarii illas denunciare dictis D . P atribu s Comunis ante finem officii sui ut supra dictum est. Quod capitula non firmata sint cassa. Item qu od omnia et singula Capitula hinc retro facta per magistros scolaru m e t seu eis concessa quae non sint in his Capitulis expressa v e l nisi d e novo forent concessa sint cassa, irrita et nullius valoris et q u o d ipsi nec etiam aliquis ipsorum vel aliqua persona pro ipsis vel pro ipsorum occaxione dictis Capitulis uti possint sub pena librarum d ecem Ianuinorum pro quolibet et qualibet vice. Sed ista sint Capi tu la, q u ib u s ipsi magistri Scolarum, Rectores et Consiliarii uti possint e t d eb ea n t non obstantibus aliis Capitulis hactenus sibi concessis quod pro nullis et irritis habeantur. Quod Rectores teneantur rixantes concordare. Item quod Rectores dicti Coli, teneantur quoscumque de ipso Coli, rixan tes infra triduum concordare sub pena solidorum viginti Ianui norum pro quolibet Rectore si fuerit negligens in aliquo de praedictis q u ae p en a exigatur a dicto Rectore contrafacientes per Consiliarios d icti C oli, cum consilio binae tertiae partis magistrorum dicti Coli, in fine officii dicti Rectoris. Et quilibet ex rixantibus ipsis Rectoribus d e b e a t ob ed ire et ejus mandatis licitis et honestis. Sub pena soldorum Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 205 — q uad raginta Ianuinorum pro quolibet inobediente quae pena exigatu r a R ixantibus per Rectorem dicti Coll. de Consilio consiliariorum suorum . Quod magistri dicti Coll, ire debeant ad luminaria Beatorum Apostolorum Simonis et Iudae. Item qu od quolibet anno teneantur magistri dicti C ollegii ire ad lum inaria B. Apostolorum Simonis et Iudae cum Rectoribus suis sub pena soldorum quinque Ianuinorum pro quolibet contrafaciente et q u a libet vice. D ie X I Iulii 1469. S p ectab iles et prestantes Viri Babilanus Gentilis P a lla v icin u s, G irardus L om ellinus, Francus Maruffus, Petrus de Facio, quattuor Capi tulatores Artificum Civitatis Ianuae. H ab en tes plenam et omnimodam Potestatem ad haec infrascripta prout constat in actis Cancelleriae manu mei Cancellarii infrascripti, praesibi Capitulis praesentibus pro magistro gram m aticorum C ivitatis Ianuae artis suae jam dudum concessis et demum revisis et correctis ac em endatis per Spect. Viros Nicolaum de Grim aldis C eb a , Silvestrum de B ru g n a li, Iacobum Iustinianum et Brancaleonem de A u ria C apitulatores nuncque insuper de novo per ipsos Babilanum G entilem et S o cio s revisis ac in aliquibus partibus correctis em endatis et d ecla ratis. D em um maturo inter sese exam ine habito, illa om nia e t singula quae in presenti volumine descripta sunt addendo , corrigen d o et em endando approb averu n t, ratificaverunt et om ologaverunt iliaque de cetero habere locum et servari debere per ipsos m agistros et in ipsa arte m agistrorum voluerunt e t decreverunt in omnibus prou t in eis continetu r nonobstantibus obstantiis quibuscum que, annullantes et cas santes penitu s ac irritantes omnia alia et singula C apitula quandocum que ipsis m agistris et sue arti m agistrorum concessa e t om nia refferantur ad haec Capitula duntaxat, de quibus in presenti volu m in e fit m entio. D ie X X I I Sept. 1469. M agnificus et 111.s D. Ducalis in Ianua locum tenens et G u b er nator e t M agn. Consilium D . Antianorum in sufficienti et legitim o nu m ero co n g re g a ti. V isis et auditis Capitulis artis m agistrorum gram m aticae ut supra concessis et em endatis correctioneque ipsorum approbaverunt e t ra ti ficaverunt ac suam auctoritatem interponentes pariter ac D ecre tu m . M andantes ea servari debere in omnibus prout in eis continetu r non o b stan tib u s obstantiis quibuscum que (1). (Continua). (1) Questi statuti sono in copia fatta probabilmente dal Lagoniarsino stesso. L ’ originale che avrebbe dovuto trovarsi neH’Arch. di Stato in Ge nova, non esiste. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 20Ó — UN ASCETA DEL RINASCIMENTO (D E L LA VITA e D E L L E O P E R E DI G I R O L A M O B E N I V I E N l ) AVVERTEN ZA. Il nome di Girolamo Benivieni, che traversò come una favilla luminosa, conosciuto ed ammirato , tutto il nostro Cinquecento, pur cosi ricco di luce e di gloria, andò infine a smarrirsi nel mare grande del secolo decimosettimo , e non s’è più ritolto, fino adesso, dall’oblio in cui, certo immeritamente, era caduto. Dico immeritamente perché senza dubbio 1’ opera sua di letterato e la vita furono tali e cosi intimamente con nesse l’una e l’altra con la vita letteraria e politica di Fi renze, per non breve spazio d’ anni, che la lor conoscenza gioverebbe non poco a rischiarare le tenebre che ancora s’ addensano su quel periodo pur tanto studiato e cosi fa ticosamente cercato e rifrugato del Rinascimento nostro, che v.a dal secondo mezzo del secolo decimoquinto al primo del decimosesto. E gli fu invero una curiosa figura d’uomo e di scrittore, degna, non foss’altro d’esser già di per sé sola conosciuta come prezioso documento d’ una singolare condizione psi cologica che fu ai suoi tempi molto diffusa: una figura che sarebbe forse per noi incomprensibile affatto, o quasi, ove la memoria non ci tenesse presente quanto lunga distanza d’anni ormai interceda fra noi ed essa. Fonti per la storia della sua vita esistono a Firenze negli Archivi e nelle Bi blioteche, non ancora compiutamente esplorate ; e sono do cumenti a lui contemporanei — sopra tutto lettere — e biografie di poco posteriori (i). Le sue opere poi sono quasi (i) Mi sono giovato, per intessere la storia del Benivieni, oltre che delle opere a stampa, sue e d ’altri, specialmente di due biografie manoscritte anonim e, esistenti nelle Biblioteche di Firenze. La prima è contenuta nel Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 207 — tutte a stampa : poco e di poca importanza resta di inedito o di incertamente attribuitogli. Valendomi di tali sussidi, intreccerò il racconto della sua vita, non ricca di grandi casi, con l’esame degli scritti suoi, studiandomi, sopra ogni cosa, di riporlo nella sua vera luce, nelle condizioni naturali dei tem pi, dei quali fu g e nuino prodotto. I. iD A L L A FAN CIU LLE ZZA ALLA V IR IL IT À : PRIM I ST U D I, C U LT U R A , SPIRITI L E T T E R A R I E F IL O SO F IC I. Girolamo Benivieni nacque in Firenze, di famiglia non v o lg are, nella quale anzi era — e poi si continuò — una buona tradizione di studi (i), nell’anno 1453. ‘S uo padre si chiamava Paolo, sua madre era de’ Bruni (2). Ebbe un fra tello , Domenico, canonico e filosofo platonico , e scrittore di trattati e di epistole morali, e professore di dialettica nell’ Università di Pisa : uomo di non mediocre ingegno, seguace ardimentoso e difensore, anzi apologista, delle dot- noto cod. naz., II, I, 91 (Magi., cl. VIT, n. 746), già descritto dal B a r t o l i nei M anoscritti Hai. della Bibl. Naz. di Firenze, t. I, pp. 98 e sgg., e va dalla carta 231 alla 278 ; è attribuita dal Foliini, in una dissertazione inse rita nello stesso codice (c. 449), al Mannelli. Certo è opera d ’ uno che co nobbe di persona il Benivieni. La seconda è evidentemente una copia della prima , in molti punti esattissima , in altri aumentata di digressioni reto riche, in pochi di particolari e notizie nuove: sta nel cod. Marucelliano A, C X X X V I I , un miscellaneo cartaceo, in f.°, dei secoli X V - X V I - X V 1I , di carte numerate saltuariamente , perché in massima parte composto di frammenti , e contenente per lo più ricordi familiari e pubblici di vari. La vita del Benivieni è compresa in ventinove carte numerate, di nitida scrit tura, con molte correzioni e cancellature, che appaiono di mano diversa e son tali da lasciar supporre che l’autore stesso le abbia fatte, su una copia procurata da altri. Cito il primo come cod. N .t il secondo come cod. M. (1) Ne lasciò memoria il contemporaneo Ugolino V erin o, nel II I libro del carine D e Illustratione Urbis Florentiae: Illa vel illa potens domus extitit: unde sit orta F am a tacet, nostrasque nihil pervenit ad aures. Sed Benivena v iris nunc est ornata peritis, N obilis et claro memoranda aliquando Poeta. (2) Cod. N. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — — 208 trine del Savonarola (i); un altro fratello, Antonio, medico e filosofo , dotto di greco e autore di vivaci e curiosi trat tati sull’ arte sua — notevole fra gli altri quello intitolato De abditis nonnullis ac mirandis morborum et sanationum causis (2) ; — e, infine, anche discendenti, non diretti, ma per via fraterna, pur essi valorosi cultori delle lettere ; e v id e , innanzi di morirà , un suo nipote, Lorenzo , divenir nel 1541 primo console deir Accademia Fiorentina (3). (1) Del Savonarola fu intimissimo, e lo accompagnò nella visita fatta a Lorenzo D e’ Medici moribondo; lo difese in alcune epistole e specialmente in uno scritto che ebbe per titolo: Trattato di M.° Domenico B enivieni poeta fiorentino i?i difensione et probatione della doctrina et prophétie predicate da Frate Hieronymo da Ferrara nella città di Firenze. Impresso in Firenze per Ser Francesco Bonaccorsi a di X X V II[ di maggio M CCCCLX XX X VI. M arsilio Ficino gli scrisse una lettera chiamandolo complatonico suo (Ap pendice a ll’ediz. di tutte le opere, Basilea, 1561, p. 873. V. I l Savonarola e la critica tedesca, traduzioni di A. G iorgetti e C. Be n e t t i , Firenze, Bar bera, 1900, p. 212) e varie lettere gli scrisse Pico della Mirandola, il quale lo citò anche onorevolmente nel suo proemio De ente et unum ad Angelum P olitianum (c. 241). 11 F abru cci, nei Monum. Hist. Gymn. Pisani (t. XLIII, p. 241 della Raccolta Calogerana), riferisce d’ aver trovata assegnata la morte di Domenico Benivieni al 3 dicembre del 1507, dal registro della Laurenziana A, p. 60. E alla sua morte si riferisce un sonetto del fratello Girolamo, che si trova pubblicato insieme con le altre rime del Nostro, e che fu poi riportato dal P occianti nel suo Calai. Script. Florent., a p. 49. (2) In quest’opera appunto Antonio Benivieni accenna all’ insegnamento di greco impartitogli da Francesco da Castiglione (c. LXII). A questo fra tello del N . indirizzarono, il Ficino un’ epistola {Opere di M. F., ediz. del 1495, L. V , c. 108), e il Poliziano un’ elegia in versi latini, contenente le lodi della famiglia Benivieni. (3) Ecco la parte dell’albero genealogico della famiglia del N , che ne ab braccia i letterati: Paolo Domenico, can. di S. Lorenzo, ni. 1507. Antonio, med., m. 1502. Girolamo, poeta, 111. 1542. M ic lie le I Lorenzo, primo cons. dell’Accad. Fior., m. 1547. Antonio, canonico di S. Lorenzo, m. 1598. Per Lorenzo, si v. S a l v i n i , Fasti consolari dell'Accademia Fiorentina , p. 201. Antonio compose una Vila di — Piero Vettori — L'antico Gent i l ’huomo — Fiorentino, stampata a Firenze per i tipi de' Giunti, nel 15*3, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 209 — Ebbe egli in dote da natura una certa qual gentilezza melanconica di temperamento , cui giovò ad aumentare la costituzione fìsica, debole e malaticcia, si da non lasciar presagire per lui un lungo corso di vita. Fin da giovinetto rifuggendo dai passatempi dell’età sua, si compiacque degli studi de’ classici e dei poeti italiani, e apprese anche otti mamente 1’ ebraico, tanto da poter tradurre da questa lin gua direttamente nella nostra, alcuni salmi di David (i). La vita dove presentarglisi al suo primo apparirvi ben lieta e desiderabile , essendo Firenze all’ apogeo della sua prosperità per floridezza d’ industrie e per dovizia di com mercio, e tutta ridente di canti e di tripudi, fra 1’ artistica tirannide del Magnifico e la maggior gloria del Rinasci mento. Poiché veramente allora l’ Umanesimo accennava già a cedere il campo : esso aveva compiuto, o quasi, la sua missione di preparatore e d’iniziatore della Rinascenza. Da quel paziente e sottile lavorio di ricerche usciva già la vita nuova; il riposto senso della bellezza ch’ era proprio dei pagani , a traverso tutto quel polverio di carte scosse e ricercate con cura amorosa da un capo all’altro d’Italia, lanciava come un raggio caldo e luminoso di sole, che ec citava le menti e ingentiliva gli animi. Il Benivieni, pur essendo seguace degli umanisti, in quanto amò i poeti della classica latinità , seppe apprezzare i grandi italiani del se colo precedente, e ne fece oggetto di studio assiduo e di ligente , ed ebbe poi il merito insigne di essere fra quei primi che, elevando un argine contro alla preponderante e prepotente mania degli studi classici, vollero , insieme con Lorenzo dei Medici e Angelo da Montepulciano, restituito opera ricca di dottrina, scritta in uno stile concionatore, pieno di solenne maestà. A lui indirizzò il Varchi uno dei suoi epigrammi, che comincia: Antoni qui tot proavos, clarumque Parentem Non minus ingenio, quam bonitate refers..... e si trova in quella raccolta Carminum illusi?·. Poetar, Italor. (Florentiae, 1720, t. X, p. 236), nella quale si trovano pure (a p. 244) alcuni endecasil labi dello stesso Varchi al B., che cominciano : Anioni male sit mihi ac m oleste..... (1) V. cod M . A titolo di curiosità sia qui riferito che vi fu chi, alla na scita di Girolamo, astrologasse « che egli farebbe la fine sua a guisa di cat tivello, condennato nella persona ». (Cod. N.) Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 « — 210 — nel debito onore il volgare nostro dispregiato. Come ap punto con Lorenzo e con Angelo aveva comuni i gusti e le tendenze letterarie, non tardò a divenire amico loro in timo , e fu dei più cari al primo , di tutto quel circolo di letterati ond’ egli amò allietare gli scarsi ozi di Careggi e i brevi riposi dalle cure dello Stato, improvvisando poesie giocose e d’ amore. E non di rado avvenne che Girolamo, tolta la viola, ne unisse il suono al canto, come valentis simo ch’egli era di quello strumento. Ma 1 amicizia non lo indusse a partecipare agli stravizi del Poliziano e del Ma gnifico , e il suo nome , forse unico tra quelli dei favoriti medicei, passò senza una macchia turpe alla posterità. Di qual genere fossero le poesie ch’ egli venne compo nendo in gioventù , fin verso i trenta anni, sebbene non tutte ci sieno conservate, è facile immaginare. Del culto eh’ egli ebbe per Dante e pel Petrarca risentono le sue rime, nelle quali si trovano sempre mescolati talora un po’ bizzarramente , non mai sconvenientemente gli in flussi dell’ uno e dell’ altro : del primo , in prevalenza, nei carmi filosofici, del secondo in quelli erotici. Alla corte di Lorenzo dei Medici era difficile cantar d’altro che d amore, e molte poesie amorose ebbe a comporre in quegli anni Girolamo , le quali andarono poi quasi tutte smarrite. Si conserva però una sua riduzione in ottave della novella di (jhismonda e Tancredi del Boccaccio ( i ) , che è vera mente notevole per la fattura del verso e per la condut tura dell’azione, cosi maestrevole ed elegante, che lo Zambrini , ripubblicandola nel 1863, non esitò a dirla un vero poemetto (2). La favola è nota: Tancredi, principe di Sa(1) Decamcronc, giorn. IV , nov. 1. Fin dalla prima ottava il B. av verte di aver già composto molte altre rime d'argomento profano: Canterò io con quella cetra in mano. Per cui già tanti versi e rime ò sparse. (2) Tancredi principe di Salerno, novella in rima di H i e r o n i m o B e n i Bologna, Romagnoli, 1863. Giova notare come il P. B l a s i n ella s u a raccolta: Opuscoli di autori siciliani (vol. XX, pp. 228 e sgg.), p a r l a s s e per il primo d ’un’antica stampa di questa novella, ch’egli descriveva cosi: « Il poemetto è tutto continuato senza divisione di canti, ed è racchiuso in due quaderni di 10 carte per cadauno, che hanno il loro registro a -b , ma non v ie n i, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 211 - lerno, sorpresi gli amori segreti della figlia Ghismonda con Guiscardo , giovine scudiere, fa uccidere questo , e strap pargli il cuore ; che p o i, riposto entro una coppa d’ oro, invia come dono — ed è dono di morte — alla figlia. Ed ella, .............. volta all’aurea coppa, al freddo e morto Cor del suo amante, il cor troppo diletto Sguardando disse : oh dolce e fido porto ! A h grato albergo, ah placido ricetto D e ’ mie" pensieri ! ah singoiar conforto D ’ogni mio maggior mal ! che m aledetto Sia ’l crudo cor di quel che mi conduce A veder te con queste inferme luce ! A ssai m ’era cogli occhi della mente, D olce mio cor, vederti a ciascun’ora ! T u ài di questo rapido torrente L ’ultimo corso superato ! Fora D ’ogni mal posto (i), la vita presente, Qual te la dessi il ciel, à termine ora! E s e ’ giunto a quel fin dove ogni cosa Mortai trapassa, senza aver mai posa; L asciato ài le fatiche e ’l van dolore, L e miserie del mondo iniquo e stolto E ’ n quel sepolcro or s e ’ che ’l tuo valore Meritò già, dal tuo nemico accolto ! Non mancava altro al tuo funèbre onore, N è alla esequie tua, altro era or tolto, C h e l ’infelice e ’ l doloroso pianto D i quella, che tu in vita am asti tanto! (2). v ’è numerazione nè anno, nè luogo, nè nome di stampatore, ed è in forma di 4.0: fu stampato nel secolo XV, e dedicato al suo dilettissimo Giovan Pico della Mirandola ». A questa antica stampa della novella accennò pure il B r u n e t nel suo Manuel du libraire, dicendola rarissima e assegnandola a circa l ’anno 1485. Lo Zambrini non riuscì, per quante ricerche ne facesse, a rinvenirla, e si dovè giovare, per la sua edizione, del solo codice mano scritto che a nostra conoscenza conservi il poemetto del Benivieni, il quale si trova nella Biblioteca Nazionale di Firenze con la segnatura Cl. V I I , cod 726, già Strosciano n. 1004, e che — riporto le parole dello stesso Zambrini — « non è certo di molto corretta lezione ; sicché a ridurlo vi ho speso dietro non leggier fatica ». (1) Cosi mi sembra sia meglio correggere la lezione del codice: D’ogni mal posto alla vita presente che invece lo Zambrini restituisce : D 'ogni mal posto è : la vita presente. (2) Ed ecco qui, per comodità di raffronto, la corrispondente prosa del Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 212 — Cosi, bagnato di lagrime il cuore dell’amato, Ghismonda si uccide. Questa riduzione poetica fu pubblicata verso il 1485; già prima, fin dal 1481 , Girolamo aveva dato alle stampe le sue ecloghe , in una raccolta di bucoliche , insieme con poesie di Bernardo Pulci, Francesco Arsochi e Iacopo Fio rino de’ Buoninsegni. A ventinove anni egli aveva dunque compiuta quella parte che restò poi più notevole di tutta la sua produzione letteraria. Ma di questo m’intratterrò pili oltre ; per ora mi preme di notare che di quanto il Beni vieni ebbe a scrivere in gioventù , sol quello ci resta che a l u i , maturo d’ anni e di senno , piacque ci fosse conser vato : il resto andò irreparabilmente distrutto (1). Tornando agli avvenimenti di sua vita , è da ricordare che non volle prender moglie , sebbene fosse di carattere socievole e tutt’ altro che misogino ; ma ne lo rattenne la costituzione infermicela e il pensiero di tutte le noie che trae seco le stato maritale (2): preferì meglio ritrarsi a con vivere col nipote Michele, cui abbandono anche la cura di tutti i suoi beni di fortuna (3). Sottrattosi cosi ad ogni afBoccaccio. Si veda con quanta fedeltà ed insieme con quanta eleganza il B. abbia saputo renderla in poesia: « ...............rivolta sopra la coppa, la quale stretta teneva, il cuor riguardando, disse: ahi dolcissimo albergo di tutti i miei piaceri, maledetta sia la crudeltà di colui che con gli occhi della fronte or mi ti fa vedere. Assai m ’ era con quegli della mente riguardarti a cia scuna ora. Tu hai il tuo corso fornito, e di tale, cliente la fortuna tei con cedette, ti se’ spacciato. Venuto se’ alla fine alla qual ciascuno corre. L a sciate hai le miserie del mondo e le fatiche, e dal tuo nemico medesimo quella sepoltura hai, che il tuo valore ha meritata. Niuna cosa ti mancava ad aver compiute esequie, se non le lagrime di colei la qual tu vivendo co tanto amasti .. .. ». (1) « .................... se la ombrosa Religione di Girolamo ci concedeva ve dere il suo Canzoniere, nella maniera che esso da giovane composto lo haveva, forse più leg gia d ro, et più vago, se non cosi p io , si mostrerebbe ai leggenti ». ( Cod. N.). Si vedano a questo medesimo proposito i due sonetti, l'uno di Girolamo, l ’altro di Lodovico Martelli, che, traendoli dallo stesso codice, io riprodurrò in appendice (n. 1-2). (2) Cosi fece « ................... pensando ai molti arredi, che dietro di neces sità si tirano le femmine, e lo ritrasse principalmente, da questo la com plessione sua non gagliarda, nè atta gran fatto ai servigi delle Donne, il che dalle comandamenta di S .la Chiesa, a cui egli fu sempre obbedientissimo figlio, si persuase, che lo scusasse abastanza, ne per tutto ciò a dive nire Cherico si dispose....... ». Cad. M ). (3) Cod. M. \ Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 213 — fanno di vita materiale potè dedicarsi tutto agli studi pre diletti ed apprese, oltre l’ebraico, benissimo il greco, come dimostra il fatto che tradusse in italiano tutto il Convivio di Platone (i). Ciò non ostante, non vorrei si credesse che egli fosse un santocchio baciapile o un pedantuzzo studioso, incurante di tutto che non fosse libro, noioso a sé ed agli altri. Certo , egli non visse in giovinezza come un anaco reta, lungi da ogni piacere e divertimento ; e, sebbene l ’in dole, seria e riflessiva fin dai primi anni, non dovesse trarlo a soverchie licenze , pure i tempi e i luoghi nei quali si trovava, erano tali da dovergli di necessità apprendere qual che benché minima particella di quella sfrenata smania di gioia e di piacere onde furono tutti ebbri durante e dopo l’epoca in cui si svolse l’adolescenza sua. Sappiamo che ta lora partecipò a feste ed invenzioni carnescialesche, e che un anno fra gli altri ebbe ad immaginare una mascherata assai piacevole: il rassembramento degli eroi, per la quale compose anche un vero canto carnescialesco (2). A lla Corte medicea e fra g l’intimi di Lorenzo, il Beni vieni dovè fare ben presto la conoscenza di Marsilio F i cino : quale e quanta parte questo fatto abbia avuta nella sua vita , lo additano chiaramente le opere che ce ne re stano: ma fu egli, insieme con Marsilio, un vero e pro prio accademico platonico? Ecco una domanda per rispon dere alla quale conviene prendere le mosse un poco ad dietro. Com’ è noto, un’Accademia platonica vera e propria non esistè mai in Firenze; ma, come il periodo storico che succedette a quello in cui essa fiorì, fu proprio il periodo in cui le accademie si organizzarono con statuti e regola menti e divennero vere corporazioni scientifiche e letterarie, accadde che a poco per volta chi parlava dell’Accademia senza una fondata cognizione dei documenti, ne venisse facendo una cosa ben diversa da quello eh’ essa non fosse (1) « ...................... il medesimo troviamo per alcune lettere del M D X di F. Salvestro da Marradi, essere avvenuto del Convivio, di Platone, da G iro lamo tradotto, e dal Pico poscia...... comentato ». (Cod. M.). (2) Riproduco in appendice (n. 3 ), la descrizione della mascherata e il canto, iraendoli dal Cod. N t Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 214 — in realtà. Di più : da prim a, dell’Accademia non si ebbe nemmeno un concetto chiaro e distinto , e il nome di pla tonica si trova ad essa unito per la prima volta in un do cumento che porta la data del 1638. Si sapeva, più per tradizione che per certa scienza , della splendida fioritura letteraria avvenuta in Firenze ai tempi del Magnifico , e poiché nella prima meta del secolo X V I non v ’ era uma nista o poeta o filosofo che non appartenesse a qualche accademia, cosi di quanti umanisti, poeti e filosofi si sapeva a un dipresso ch’eran vissuti alla Corte di Lorenzo, e per sino di chi non aveva soggiornato in essa che di passaggio, si fece una Achadeviia Laurentii, o Medicum. Avvenne poi d’ altra parte , che molti fra i moderni cadessero nell’ ec cesso opposto , riducendò l’Accademia a qualche cosa di veramente vago e giungendo alcuni fino a negarne addi rittura l ’ esistenza (1). E 1’ una e l’ altra affermazione sono eccessive ; in realtà l’Accademia platonica non fu altro che questo : una riunione di dotti amici, che s’intrattenevano a filosofare piacevolmente nell’ amena villa del Ficino a Careggi, da lui stesso chiamata Accademia; ed è noto come l ’Accadem ia di Platone altro non fosse che la sua villa posta sulle rive del Cefiso e ne’ giardini di Academo. Que sta raccolta d’amici si proponeva, auspice e quasi maestro il Ficino, di far rivivere le forme e i riti dell’antica Acca demia : quindi discussioni sopra oggetti filosofici od eruditi, fatte col metodo socratico ; conviti , o meglio simposi, nel preteso anniversario della nascita o della morte di Platone, e cosi via : perfino la sala delle riunioni dipinta secondo che la tradizione riferiva della scuola platonica (2). M a neppure dell’Accademia cosi ridotta e intesa il Be nivieni fece parte : egli fu — si rammenti bene — cristiano ( 1 ) Basti citare K . S i e v e k i n g , D ie Geschichte der Plalonischen Akadcmie zu F lo r e n z, Gottinga, 1812. Chi fece l’ultimo passo in questo senso fu G u s t a v o U z i e l l i , La vita e i tempi di Paolo D al Pozzo Toscane Ili, Roma, 1894. (2) Della sostanza di questi appunti Sull’Accademia platonica son debi tore alla cortesia del prof. A. Della Torre, che, com’è noto, ne ha studiato amorosamente la storia. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 215 — nell’intimo della coscienza, per tutta la vita; l’ umanesimo non lo paganizzò, come fece di tanti altri, ma gli apprese soltanto Γ amore d’ artista per le forme classiche. Marsilio Ficino, sebben platonico, nella gran disputa che agitò Pla tonici ed Aristotelici, se la natura operasse con cognizione o senza , non si decise risolutamente per la teoria plato nica , che maggiormente accostandosi al cristianesimo ri conosceva il discernimento in tutte le operazioni della na tura; ma tentò di porre d’accordo platonici ed aristotelici, complicando le due teorie con un singolare miscuglio di ingenue credenze e di pregiudizi affatto medievali. Suo mas simo ideale fu poi la conciliazione della filosofìa platonica con la religione cristiana, onde nacque un’ altra sconve niente mescidanza d’ elementi diversi e talora in stridente contrasto fra di loro. Ma tali contrasti erano propri del secolo, agitato e irresoluto fra le grandi voci del pagane simo classico e del rinnovantesi cristianesimo ; né lo stesso Ficino portava nei suoi tentativi di conciliazione un sover chio ardor di fede, platonico com’ egli era , convinto e ir removibile. Non cosi il Benivieni. Egli si fece in gioventù esposi tore, in una canzone, delle dottrine platoniche intorno al l’amore, ma poi, pubblicando i suoi versi, pose lui stesso in guardia il lettore contro le dottrine in essi svolte, scon giurandolo di voler prestare maggior fede all’ autorità di Cristo , che a quella d’ un uomo gentile, e rammentando ch’egli esponeva soltanto, e senza approvarla menomamente, l’opinione d'altri, ancor che non vera (i). Il Benivieni, come studioso ch’ egli era del classicismo, segui certo con interesse le attraenti teorie neoplatoniche e le ammirò anche talora, senza però mai dimenticare che esse erano d’ un’ altra religione : certo, di questo studio e di quest’ ammirazione restano tracce numerose e notevoli in tutte le opere sue posteriori. Ma la filosofica dimora di Careggi non lo ebbe fra i suoi ospiti consueti ; né il Ficino (i) Si v. l.i le tte ra prem essa dal B. alla su a canzone, n ella s ta m p a g iu n - tina del 1519. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 intrattenne mai con lui corrispondenza epistolare, ove si ec cettui una lettera che gli diresse — e non a lui solo , ma a lui insieme con Roberto Salviati — nel 1488 (1); né lo chiamò mai complatonico e confìlosofo, com’ era so lito di tare con coloro che conosceva suoi seguaci ed am miratori, e come fece, per esempio, col canonico Domenico Benivieni, fratello del Nostro (2); né ebbe, finalmente, a menzionarlo in quella sua famosa lettera a Martino Preninger, nella quale lasciò come la lista officiale dei suoi di scepoli e familiari. A lla Corte di Lorenzo, Girolamo conobbe anche il Po liziano, e dell’amicizia che legò reciprocamente i tre grandi rinnovatori della poesia italiana nel Quattrocento, resta an cor testimone una tenzon poetica su Amore e Fortuna, che proposta da Lorenzo de’ Medici in un sonetto , ebbe risposta in altri tre sonetti, da Pandolfo Collenuccio , dal Poliziano e dal Benivieni (3). {Continua). A c h ille P e lliz z a r i. VARIETÀ IL t e n t a t o a s s a s s in io D E L L A P R IN C IP E S S A B R IG ID A SPIN O LA CYBO. Giorgio V ia n i, messe che ebbe alla luce le Memorie della famiglia Cybo e delle monete di Massa di Lunigiana, incominciò a stampare l’Appendice dei diplomi e altri monume?iti da lui citati in quell’opera; ma arrivato che fu al foglio sesto , venne colto dalla morte , e la pubblicazione restò in tronco. Il manoscritto fu comprato nel 1838 da Francesco IV , Duca di Modena, che lo fece depositare nel(1) M a r s i l i F i c i n i , Opera omnia, Basileae, 1561, t. I, c. 8yo. (2) M. F ., Op. otn., t I, c. 873. V. A. G io r g e t t i e C. B e n e t t i , Op. cit. p. 212 / (3) V . E . P é r c o p o , Una tenzone su Amore e Fortuna, in Rass. crii. d. lelt. il., N apoli, a I., n. 1-2, gennaio e marzo 1896; e I. D b l L u n g o , F lo rentia, F irenze, B arbera, 1897, pp. 446 e sgg. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 217 — ΓArchivio segreto di Massa. Il 35.» di que’ « monumenti » rimas o inedito è una « Narrazione dell’attentato commesso v j0 QC-laV° contro la persona della principessa Brigi a pinola Cybo, il 23 giugno 1644 ». Il tentato assas sinio venne consumato alle ore nove del mattino. a quanto apprendesi dalla relazione, emerge chiaro il tatto che il servo suddetto, chiamato dall’anonimo scrittore a? a?0, scelerato, furfante, demonio incarnato », teneva una condotta veramente riprovevole, mostrandosi disobbediente, rabbioso, perfido verso l’ Ecc.0 Principe Carlo I Cybo, la buona e pia Principessa sua consorte Brigida Spinola, i dignitari ed i servi della Corte. La Spinola al contrario nutriva una speciale benevolenza verso A lì e pregava il ma nto affinchè lo inducesse a convertirsi al Cristianesimo, es sendo maomettano. Trovandosi una volta il Principe, la Principessa e Donna Ricciarda a Genova in casa della Du chessa di I ursi, un gentiluomo di Corte ordinò allo schiavo A l i , che si era recato col servizio in quella Città coi suoi Padroni, di pulire una loggia del palazzo, ma esso non volle obbedire al comando del suo superiore, anzi ol tremodo irritato, ferì con una zappetta un paggio, che gli aveva tirato alcune scorze d’ aranci. Questo fatto de littuoso venne a conoscenza del Principe" Carlo , il quale fece sapere ad Alì, che giunto a Massa, sarebbe stato ca stigato. Però in questo momento una buona novella letiziò la Casa Cybo, la liberazione cioè di D. Giannettino Doria. Lo scaltro servo fece buon uso di questo avvenimento e gettatosi ai piedi del Sig. Principe domandò perdono del fallo commesso , promettendo che per l’ avvenire egli avrebbe tenuto lodevole condotta. Carlo accolse con bene volenza latto compiuto da lui e sorridendo disse: « Quando saremo a Alassa, ci aggiusteremo ». Giunto a questa città, il servo A lì cominciò a nutrire un odio fortissimo contro la buona Principessa Brigida, che riteneva come istigatrice a suo danno verso il Prin cipe Carlo, ed invece di cambiare vita, come aveva pro messo, e di cattivarsi la simpatia della Corte, peggiorò nella sua condotta. Intanto il malvagio decise di mettere in at tuazione un suo ben triste disegno; di uccidere cioè la consorte del Principe Carlo e saziare così la brama di ven detta del tutto ingiustificata. Aspettato il momento nel Giorn. Si. c Leti, delia Liguria. 15 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2 18 — quale la donna di servizio era uscita dalle stanze della Spi nola per attingere acqua, accortosi poscia che era stata lasciata aperta la porta della scala, che andava _alle ca mere superiori, ove abitavano le dame della principessa, ι servo A lì, volata la scala segreta, arrivò alla camera della Spinola , col proposito di trovarla addormentata e quindi di sgozzarla. Ma la Principessa era invece desta, perche aveva deciso di alzarsi un po’ prima dell’ora solita per re carsi alla Chiesa di S. Francesco, essendo la vigilia di S. Giovanni Battista. Il servo iniquo si scaglio come una belva sulla buona Principessa, tirando con un coltello colpi all’ impazzata. Essa venne ferita al petto, nel bracciò destro sotto il gomito, nella mano stessa, in un ito ^e a mano sinistra ed in altre parti. Vistasi perduta, la Spinola cominciò a gridare disperatamente, invocando aiuto. A ι intanto, accortosi che sarebbe stata inutile la fuga, attento alla sua vita «ferendosi colla stessa arma », come si legge nella relazione , la quale fa poi capire che egli venne fi nito dai colpi dei soldati della guardia di Palazzo, accorsi a difendere la loro Sovrana. Donna Ricciarda, che aveva i suoi appartamenti vicini alla Principessa, il Principe consorte, le dame ed i con^ • ponenti il servizio di Corte accorsero nella camera della Spinola, che coperta di sangue, versava in gravissimo stato. Chiamati i m edici, venne prontamente curata e dichiarata fuori di pericolo. Il popolo di Massa, che si era oltremodo commosso al triste avvenimento, imprecò alla memoria dello schiavo A lì e volle ad ogni costo impossessarsi del cada vere del servo infedele , che attaccato a coda di cavallo, fu trascinato per le vie , condotto ai Margini e bruciato. Fu lasciata però una parte del cadavere al pasto dei cani, affinchè essi potessero satollarsi « della carne di un altro cane ». La relazione non fa alcun commento a questo lugubre episodio, il quale mostra luminosamente quanto fosse vivo l’attaccamento del popolo massese ai Principi Cybo. L ’atto brutale compiuto da A lì a danno della Principessa Brigida Spinola, che era oltremodo amata per le sue ottime virtù (come ci dicono tutti gli scrittori, di cose lunigianesi), fa vedere quale ripugnanza mostrassero generalmente gli schiavi di servire alle nostre Corti, essendo essi altezzosi, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 superbi e pigri, mentre i Principi ambivano di averli al oro servizio, rievocando così i tempi delle Corti imperiali e patrizie dell’ alma Roma. L u ig i M u s s i. UN RESTAU R O A L L A P O R T A DELLE FONTANE M A R O SE . Il documento che pubblico qui sotto riguarda una porta antica, già esistita in Genova, ora scomparsa, ma pur sempre viva nella memoria dei cittadini : voglio dire quella a f t> presso la Piazza delle Fontane Marose, detta anche e Portello. Questo nome di Fontane Marose. che sembra il più autentico, subì, com’ è noto, diverse alterazioni (i): nel documento accennato è « Fontana Morosa ». Si tratta, come si vede, di una nota di spese fatte nel 1436, per la detta porta: pare che preposti ai lavori fossero Cosma Scalia e Demetrio Cattaneo, nominati in fondo alla mede sima. La somma impiegata fu di L. 33, soldi 10, pari a lire italiane 373 circa (valore commerciale) (2); nel totale però sono notati s. 9 : vi è dunque 1’ errore d’ un soldo , com messo da chi fece la somma. Questa non è piccola e sembra dimostrare che non si tratta di una semplice riparazione, ma d un restauro, se non d’ una aggiunta: noto che i mat toni occorsi furono 1750, e le giornate 18 di maestri mu ratori, 16 di altri lavoranti, oltre il porto dei materiali e 1 impastatura della calcina. Osserverò da ultimo che in calce alla nota figurano L. 7 e L. 6, pagate rispettivamente allo Scalia e al Cattaneo : le quali forse erano state anti cipate da questi due e ne sarebbe quindi seguito il rimborso sulla somma innanzi citata. Ecco senz’ altro il documento. A m b r o g io P esce. (A rch . di S la to in Genova, Offic. Monete, 733 B.). ►p M C C C C X X X V I die X XIIII Madij. — Expense facte super portam F on tane Moroxe. — Imprimo prò Modijs 11 calsin e , L . m i s. x - Item pro minis l v i arene, L. 11 s. x v i. — Item pro m atonis (1) Cfr. B e r t o l o t t o , « Genua r> Poemetto di G. M. Cattaneo , in A t ti Soc. Lig. di Stor. Pat., vol. XXIV, pag. 795. (2) Cfr. D e s i m o n i : Tavola delle Monete ecc., in appendice alla: Vita p r i vata dei Genovesi, del H e l g r a n o . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 220 — L . v s. v . - Item prò portatura de matoms, s. x v . - Item p ro abaym s l x x v , L . π s. x v i. - Item prò portatura de abaynis s. m . MDCCL, — Ite m p ro latis x x , L . n . — Item pro tabulis , L . i. Item pro agu is, s. x . — Item pro jorn atis m in magistro lansaroto, L . i s. x . — Item p ro jo rn a tis n i in m agistro Antonio, L . i s. v u . tem pro jo rn a ta i in m agistro petro, s. x . - Item pro jornatis v m i de laborato rib u s , L . n s. x i m . - Item pro jornatis ni m m agistro lansaroto, L . i s. x . — Item pro jornatis n i in m agistro petro , L . i s. v u . — Item p ro jo rn a tis m i in m agistro Antonio , L . i s. XVI. — Item pro jornata i in m agistro to m a x in o , s. v im . Item pro jornatis v u e la b o rato rib u s, L . n s. v i. - Item pro jm pastatura calsine L . s. VI. — In su m m a, L . x x x m s. v im . - Imprimo E xpensa in d.n o cosme scalia , L . v i i . — Item E xp en sa in d.no dimitrio cataneo, L . vi. BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO. E . A . F r e e m a n . Storia d’ Europa. Ed. ital. per cura del Prof. Dott. A n d r e a G a l a n t e . Manuale Hoepli di pagine 471. (Milano 1605). F u , a proposito d’ un libro del Senatore Manfrin sulle conquiste dei Romani in Britannia, citato il discorso che, secondo il libro X I degli Annali di Tacito, Claudio avrebbe tenuto l ’anno 801 di Roma e 48 di Cristo, perchè fosse il ju s honorum concesso ai grandi della Gallici Cornata. Sa rebbe troppo lungo qui riferirlo tutto ; perchè colgasi il concetto della romanizzazione del mondo antico, quale chia ramente traspare dalle parole imperiali, basterà trascriver la conclusione e lo faremo secondo la versione del Davanzati : « La rovina dei Lacedemoni e degli Ateniesi, sì forti d ’ arm e, che fu se non il cacciar via i vinti come strani? Ma il nostro padre Romolo ebbe tal sapienza che molti popoli vide suoi nemici e cittadini in un dì. Avemmo dei re forestieri ; si son dati magistrati a figliuoli di libertini ; non oggidì come molti s’ingannano, ma dal popolo antico*. Oh, i Senoni combatterono ; i Volsci e gli Equi non ci vol tarono mai le punte? I Galli ci presero; demmo anche ostaggio a’ Toscani; patimmo il giogo dei Sanniti. M a, se tutte le guerre riandi, quella coi Galli fu la più corta con pace continuata e fedele. Da che questi son mescolati con esso noi con usanze, arti e parentadi, portino anzi qua che tenersi là il loro oro e ricchezze. Tutte le cose , o Padri Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 221 — Coscritti, che ora crediamo antichissime , furon già nuové. I ennero i magistrati prima i Padri ; poscia i plebei, indi i Latini; poi di ogni sorta Italiani; tenendoli ora i Galli, an che questo farassi antico : e dove noi gli aiutiamo con esempli, s’ allegherà per esemplo ». Delle quali parole mi ricordavo leggendo nel Freeman che la conquista della Gallia per opera di Cesare egli con sidera come « uno degli avvenimenti più importanti nella storia del mondo » per aver recato « il mondo antico me ridionale, di cui Roma era il centro, in contatto coi paesi e colle nazioni, che dovevano più tardi aver tanta parte nella storia, cioè la Gallia, la Germania e la Bretagna ». Il concetto fondamentale del celebre manuale di Storia Eu ropea del Freeman è infatti che nessun altro centro essa storia può avere se non Roma. L ’impero di Roma si fonda e poi si dissolve , ma è da questa dissoluzione che « sorsero gradatamente quei regni e quelle nazioni dell’Europa moderna, che possiamo chiamare gli stati del nuovo mondo ». La Grecia però, come maestra di civiltà a Roma e al mondo, come paese europeo che ha avuto, anche avanti della con quista dei Quiriti, una più vasta e più nobile storia di Roma stessa, obbliga ΓΑ. a uno speciale capitolo , che è il se condo. Gli altri quindici poi trattano succintamente e m a gistralmente le vicende europee dalle origini di Rom a alla unificazione dell’Italia e della Germania nella seconda metà del secolo passato. Così il celebre manuale fu molto opportunamente tra dotto nella nostra lingua, come introduzione generale ai singoli manuali storici e può servire, per le vedute nuove e geniali di parecchi periodi importanti di storia dei popoli stranieri (i) ad incoraggiare gli studiosi italiani a dedicarsi più risolutamente che finora non abbiano fatto alle inda gini su questi popoli, secondo che il Villari consigliava al Congresso Storico Internazionale di Roma, nel 1903. E il Galante ha fatto bene a riferirne l’autorevole consiglio. Bensì non vorremmo trovare nella versione italiana da lui presentata alcune forme poco accettabili come filoppovicnc (p. 50); Lascare (p. 215); Lignitz per Liegnitz (p. 221); (ι) V. p. e. a p. 334 quello che si nota sulla trasformazione dei gianniz zeri come causa di decadenza dell’ Impero Turco. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Neuwfoundland per Terranova (p. 363) ; Solothurn per So letta (p. 290) (1) ; alcune incongruenze, come Lotanngia scritta ora con Yh ora senza, alcune sviste come Svezia (p. 167) dove evidentemente deve leggersi Svevia ; Matteo Corvino (p. 259) dove ha da dirsi Mattia (2); 1251 invece che 1291 (p. 212) come data della definitiva con quista di A cri per opera dei Musulmani, che però e giusta mente indicata nello specchio cronologico alla fine del vo lume. Qualcuna di queste inezie può dipendere da insuffi ciente correzione delle prove di stampa , ma è veramente errore (imputabile al F. o al G. ?) che D. Giovanni d A u stria venga chiamato fratello uterino anziché naturale di Filippo II (p. 286). Anche le surricordate inezie abbiamo creduto di notare, trattandosi d’ un libro lodatissimo alΓ estero , e che ora per la prima volta viene tradotto in italiano. Senza atteggiarci ad emunctae nans critici, pos siamo credere di contribuire cosi a render perfetta la se conda edizione che auguriamo non si faccia molto aspettare. G uido B ig o n i . (1) Form a tedesca più stranamente usata presso le altre forme italiane: F r ib u r g o , Basilea, Sciaffusa. (2) Mi sia qui permesso ricordare di nuovo, come altra volta ho fatto, (V . di questo Giorn. Anno II (1901) p. 456, nota 1), un argomento di quelli stranieri, ai quali si riferisce nella prefazione il Prof. Galante: cioè il regno di M attia Corvino, che ha relazioni cosi varie e importanti colla storia ita liana del quattrocento. Da consultarsi: Le Lettere e gli Atti del re pubbli cati da G u g l i e l m o F r a k n o i nei Mon. Vatic. Hung. e lo studio biografico dello stesso autore n ell’annata V II (1890) delle Biografie storiche ungheresi (in ungh.). Più accessibile la Storia di Boemia del P a l a c k y che contiene si copiose ed utili notizie (in ted.) e l’interessante articolo di A l e s s a n d r o M a r k i , il dotto professore d e ir Università di Kolozsvàr , scritto per il mo numento eretto al gran re in quella capitale Mathias Corvinus und die Re naissance (Sonderabdr. aus der Oesterr. Ungar. Revue. Bd. X XV . Helft. 5-6) W ien 1900, con fotoincisione del monumento. Gli estratti degli umanisti italian i contemporanei del re, e che sono indispensabili per chi si accinga a tale studio, furono raccolti in volume da J e n o A b e l (Budapest 1890). Detti umanisti sono Aurelio Brandolini, Ludovico Carbone, Galeotto Marzio, Naldo Naidi T . Alessandro Cortese, Ugolino Verino, Gianfrancesco Mariiani. — V . anche il Mem oriale a Beatrice d’Aragona regina d'Ungheria di D io m ede C a r a f a pubblicato con introduzione da B e n e d e t t o C r o c e (Na poli 1895); lo adorna la fototipia d ’ un busto della regina moglie di Mattia Corvino. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 223 — A N N U N ZI A N A L IT IC I. Qualche notizia sulla famiglia Medici di Lunigiana. Documenti e alberi genealogici. Firenze, Soc. Tipografica Fiorentina, 1905; in 16.0 di pp. 104, con 4 tav. gen. — Il casato illustre farà subito supporre, anche per la vicinanza della regione con la Toscana , ch e si tratti di famiglie derivate da un ceppo a quella comune; ma l ’ a u to r e , che è molto cauto e circospetto, affermando che i Medici si trovano in L u nigiana nel secolo X I V , secondo buoni documen ti, confessa non e s sergli « stato possibile rintracciare » donde « provenissero q u e ’ primi » che ne portarono il casato in Val di Magra. La tradizione però r i tenne sempre che essi avessero comune origine con quelli di Milano e di Firenze. Della quale opinione si fa sostenitore il lunigianese G i u seppe An to net ti in tre lettere scritte nel 1772 a Don A g o s tin o Medici di Sarzana, e qui riferite, le quali, se non porgono la prova assoluta di quanto asserisce, pur contengono osservazioni, rilievi e documen ti per più ragioni notevoli. L ’ipotesi che si potrebbe fare è questa: che Giovanni, stipite riconosciuto delle famiglie lunigianesi, fosse figlio di Bartolomeo (fratello a Silvestro) fuggito nel 1360 da Firenze , dove non fece più ritorno. L ’ A . poi si mostra persuaso che « la disputata parentela » dei Medici « di Milano con quei di Firenze esistesse real mente », a conforto della quale opinione ei reca alcuni documenti assai curiosi e rilevanti. E codesto intento di provare la parentela fra le due casate torna per indiretto a dar credito alla tradizione che da comune ce p po derivasse altresì la famiglia lunigianese, poiché uno dei più cospicui personaggi del ramo panicalese ottenne da Pio I V d i ploma di conte palatino e cavaliere dello Speron d ’ oro , perchè , re catosi a R o m a nel 1562, « presentò » al Pontefice « documenti tali che questi riconobbe di sua agnazione la famiglia lunigianese ». R ico n o sciuta sì fatta parentela coi Medici di Milano ne consegue quella con gli omonimi toscani. Tre sono le famiglie onde si divise il ramo tra piantato in Lunigiana, e cioè, quella di Sarzana, quella di Panicale, quella di L u cca proveniente da Moncigoli ; una quarta ancora di Pa nicale che pur assunse il casato Medici e lo stemma, derivò veramente dai Paganini , perchè un Francesco sposò una Medici e lasciato il primo co g n o m e , forse per disposizione testamentaria, ritenne senz’ altro il secondo. Di tutte queste discendenze l ’a. porge notizie sicure e d o cumen tate per mezzo di una opportuna e ben condotta esposizione storica, che è insieme illustrazione delle esattissime tavole g en ea log ic h e le quali corredano il volume. Fra gli uomini di certo valore del ramo panicalese, va segnalato Iacopo (quegli che Con te Palatino e Cavaliere dello leggi , e che fu Auditore della fu insignito del titolo di Speron d ’ oro) dottore in a m b e le Ruota fiorentina. A proposito di lui av ven n e un caso curioso. Sul cadere della vita egli sollecitò dalla R e Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Ì2\ — p ubblica di G e n o v a 1’ ------- ufficio stesso ricoperto a Firenze ; fu eletto in fatti nel 1595 A u d it ore per la Ruota esecutiva, e il Sen ato s ’ affrettò a com unicargli la nomina mandando la lettera per il recapito al C o m missario di Sarzana. Questi fece chiamare il « Capo d e ’ Cavalli » per a d em p ier e l ’ ordine; ma con sua grande sorpresa si sentì rispondere ch e il Medici era « passato all’ altra vita quattr’ anni sono », la qual cosa gli venne confermata « da molti cittadini » di Sarzana. Senonchè al S e n a t o volle mandare prova più concreta della « pubblica voce e fama », e poiché per una fortunata occasione alcuni panicalesi ne assunse si trovavano a Sarzana ufficialmente le testimonianze. Federico Bancio di Licciana Pretore e notaro di Licciana e Panicale attesta che 1’ anno I a c o p o morì « a casa sua 1591 del stesso ne a v e v a ricevuto il testamento vede citato che rogò 1’ d all’Anto net ti nelle del fu di luglio » ed egli quale Iacopo nomina alla sepoltura un notaro Giovanni della Braia notaro afferma la m ed esim a cosa, ed ag g iu n ge : « et io come della Casaccia 1’ ac co m p a g n a i 1591 e si ricordate lettere); ed è quel notaro atto 4 giu gno 1589 col (doc. X X I I I ) . Camillo mese (che è del 13 luglio et lo portai io medemo de batuti sopra le mie spalle nel cattaletto ». Finalmente Pietro d e’ Pecini fisico, molto amico del d efu nto , ripete ciò che gli altri hanno detto , « et io », segue, « intesa la sua morte andai in d.° luogo a condolermi in casa sua con la m o g lie, alla quale ho visto fare il pianto et vistola portare le vesti vid u a li......... et so che la bona memoria di mio fratello ser Pecino mi disse ch e d . ° dottore era stato posto nel bossolo R u o t e di G e n o v a , e che egli si era perciò nim o Ca nev aro ». (A rch . di Stato, Genova, per A u d it ore delle adoperato col S . or G ie ro- Lettere a/ Senato , fil. 16S). In q u esto m od o il Commissario di Sarzana fece intendere al Senato ch e a v e v a n o nominato un morto da ben quattro anni. A g g iu n g er em o a titolo di curiosità che quell’ Ag os tino di Giambattista , del ramo di Sarzan a, nat o il 1791 e morto nel 1851 (padre d ell’ u n i c o superstite di s u a fam iglia, che è Francesco l ’ egregio autore del presente libro), il 28 a g o s t o del 1804 domandava al Magistrato supremo della R epu b blic a L i g u r e , l ’autorizzazione per ottenere la prima tonsura e i quattro ordini minori (Arch. cit., cessa , m a poi non Rep. Ligure , fil. 414, n. 222). Gli venne con continuò la carriera ecclesiastica. Giambattista e Γ a v v . F r an ces co A n to n io suo fratello figurano poi cantaron o le lodi del Commissario di fra Sarzana, Giuseppe i poeti che Pinello-Sal- v a g o , nella raccolta stampata a Lucca il 1782, rispettivamente con un e p o d o (pp. X L 1I I - X L I V ) e due sonetti (pp. X V 1I I - X I X ) , e c o n d o si l e g g e anch e un sonetto intitolato del se La verità nell’ altra anteriore raccolta, pur stampata a Lu cca nel 1773, per il governo dì Giambattista Ser ra (p. L V I I I ) . — D u e documenti (il X V II I e il XX), secondo nostro parere, esorbitano dal concetto onde si vede informato questo lavoro g e n e a lo g ic o . Riguardano essi i legami di Don Giovanni d e ’ Medici e della L iv ia V e r n a z z a g en ov es e e le controversie che suscitarono, argomento ch e porse al Belgrano curiosa materia per una delle^sue spigliate e geniali Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 225 — monografie. Ma il X V II I, sebbene mutilo, ha per noi un certo interesse, perchè, oltre al rilevare che di quei legami non un sol figlio rimase, ma altresì una figlia nominata Giovanna Maria Maddalena, cosa ig n o rata dal Litta , ci fa sapere che i curatori e tutori di quei pupilli n o minano loro difensore nella causa sulla validità del matrimonio ri messa per definitivo giudizio al vescovo di Sarzana , il giureconsulto Girolamo Sanguinetti. L· quello stesso di cui abbiamo ved uto citato un Compendio storico delle cose più memorabili di Sarzana , ms. , e ci è occorso di leggere una allegazione in materia di confini alla Par- mignola (Arch. Com. di Sarzana, fil. 2.a, n. 65). Fu priore deg li A n ziani nel 1630 , e sovente dovette avvocare alla Curia ecclesiastica, onde ebbe acri controversie col vescovo, come risulta da lettere sue e del Commissario di Sarzana del 1628 e 1639; più tardi (1648) fu sot toposto ad una perquisizione come detentore di libri proibiti , ed or dinatogli dì recarsi a Genova « alla porta dell’Audienza del Sen ato », (Arch. di G en ova, G i a n C a r l o Leti, al Senato, fil. 289, 338, 476). Uno statuto ignoto di Amedeo I X duca di B u r a g g i . Savom. 1 orino, Bona, 1905, in 8.° di pp. 32. — L e diligenti ricerche d ell’a. hanno posto in sodo che di questo documento mai fatto ce nno , di quanti raccolsero le nessuno av eva disposizioni legislative e m a nate dai duchi di Savoia, o altrimenti delle stesse discorsero con m a g giore o minore ampiezza. Viene esso ad scarso degli atti attinenti alla legislazione accrescere il novero assai che A m ed eo I X promulgò durante il suo governo, e il B. ne rileva per questo lato la importanza e la singolarità. Il testo viene esemplato sopra la minuta dello Statuto, la quale spiccata da un registro, per ventura rimase nelP Arch ivio to rinese, e fu collocata fra gli editti originali. Esso è preceduto da una illustrazione sobria e sostanziosa, nella quale le disposizioni statutarie ven g o no partitamente poste in rilievo, e con opportuni confronti indi cate le relazioni che hanno assai manifeste con la precedente e la s u c cessiva legislazione ; donde si viene a riconoscere in qual parte pos sano dirsi indipendenti ed originali. E poiché nella loro forma sì fatti ordinamenti si presentano privi di ordine l o g i c o , così 1’ a. larne 1 intelligenza e la retta interpretazione , raggruppa suo discorso quelli che riguardano il rispetto dovuto ad a g e v o insieme nel alla religione, P am m inistrazione della giustizia, e il diritto penale. Di q uesta gu isa egli riesce lucido e chiaro nell* aprire al lettore il suo pensiero con perspicuo criterio, e acuta disamina. Giustam ente rileva ch e lo statuto presente, anziché un contenuto strettamente giuridico, sì com e hanno le leg gi posteriori, per la sua essenza e per il suo fine p u ò dirsi piu t tosto di carattere politico. Del pari opportuno si palesa lo a ccen n o , com e a peculiarità singolare, della menzione che quivi si fa d elle con gregazioni d e ’ tre Stati, le quali avevano sotto quel principe assunto uno svilu p po sì importante; nè è men da osservarsi che la co m p ila zione di queste disposizioni legislative emanano da una trip lice a u to rità, il d u ca, la duchessa e il luogotenente generale. A proposito del Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 --- 2 2 6 — diritto penale il B. si ferma sulle sanzioni contro i banditi, in ispecie perchè richiama un editto del duca Lu d ovic o rimasto ignoto agli stu diosi e che viene qui pr odotto in appendice, mentre ei ne fa un breve, ma accurato esame con utili riscontri storico-comparativi. Il lavoro di cui facciamo cenno è con d otto con buon metodo , pienezza d ’ infor mazione e serietà d ’intento, onde porge buona testimonianza di quanto potrà fare in seg uito il g io van e autore che si presenta ora per la prima volta nel pubblico arringo. A n g e l o S o l e r t i . 1904-5, voi. 3. — G li albori del molodramma. Palermo, Sandron, Q u e s t ’opera consta di tre volumi, ma ne aspetta un q u a r to ; ossia la parte secon da del terzo. Il S. a furia di ricerche lun g h e, insistenti, feli ce mente condotte ha raccolto un materiale prezioso per stabilire , com e , qu an do , in che guisa , con quali inconditi prin cipi, e varie modalità si venne a determinare quel genere letterario drammatico , al quale fu accoppiata la musica. Produzione poetica che e b b e valo re in se stessa e per gli autori, e pel contenuto, fino a che la musica, da parte accessoria ed esornativa, non diventò principale attrattiva di componimenti sì fatti, allettando per ciò che era arte del suono e del ca nto ; mentre perdeva importanza una la rg a introduzione (tutto il volume primo) la poesia. Precede dove il S. con ottima preparazione ha divisato il risultato dei suoi studi. Negli undici capi toli o n d ’ essa si partisce , ben nutriti di osservazioni, di riscontri , di p r o v e , e ottim am ente materiati di notizie molteplici, abbiamo in chiara es posizione rigorosamente metodica la storia g enere melodram matico , che procedette ben definito per tutta la seconda dello iniziarsi di questo per metà del gradi , titubante e non cinquecento , e fece suo prò d e ’ cori, delle pastorali, dei canti carnescialeschi, dei trionfi, delle mascher ate, d e ’ balletti, delle vegli e; si accomunò 1’ arte , la quale ebb e in un tempo recitanti a l l a commed ia del- improvvisi , e cantori di non scarso valore. Conferirono al lento procedere del nuovo indirizzo m u sic ale le rappresentazioni veneziane nell’ ultimo trentennio del se colo, mentr e a Firenze un ’ accolta di dotti valorosi studiava di propo sito la sci enza musicale e giu ngeva a risultati di notevole importanza, ch e saranno scala a quelle novità onde sorse il melodramma; il quale tu tta via e b b e ancora bisogno d ’ un lasso di tempo notevole , affinchè tutti g li elementi ed i generi ricevessero disciplina e fruttificassero ; il c h e a v v e n n e per opera di musici rimasti giustamente celebrati. E da q u este p r o v e felici ec co aH’ aprirsi del nuovo secolo comparire ed oc cu pare in brev e il ca mpo il vero e proprio melodramma. I nomi dei più insigni poeti contemporanei , e dei migliori maestri rono in questo di musica ricor sorgere del melodramma; a capo di tutti il Rinuccini a cui v a meritamente accanto il Chiabrera; e ad essi fanno tenore nel l ’ arte il M on tever d e grandissim o, e il Peri, e.il Caccini per tacer di altri. D i qui il prepararsi e lo svolgersi delle rappresentazioni e delle feste fiorentine e mantova ne e h ’ ebbero tanto vanto , e menarono sì grande clamore. F e s te e rappresentazioni sulle quali si ferma con ampi Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — —-— particolari e nuovi documenti il Solerti , come —— — — quelle che seg n a n o il rinnovarsi dell’arte musicale sul teatro, e il fondersi con mirabile ac cordo d e ’ numeri e del sentimento poetico , con 1’ armonia del canto e del suono. Questi primi trionfi onde si compiacciono musici e poeti, principi e signori , in breve escono dalle mura di Mantova e di F i renze, per deliziare altre città, dove pur ebbe liete accoglienze la nuova maniera di rappresentare le favole sceniche col canto, onde trovò al · tronde cultori appassionati e fecondi , degni pur essi di ricordo seb bene q u e ’ primi non eguagliassero. Così ebbe in sorte l ’ Italia di ved er sorgere nel suo seno quella musica propria ed indigena invidiata , ri cercata , desiderata e non contesa, dalle altre nazioni. Il secondo v o lume è interamente dedicato alla varia produzione del Rinuccini , tratta in molta parte dai melodrammatica monoscritti autografi ch e il Solerti ha diligentemente studiati nella biblioteca Trivulziana, d o v ’ essi si conservano (un’ imperfetta notizia ne aveva dato il Porro in quel suo poco felice, ma pur sempre utile catalogo d e’ manoscritti di quella insigne biblioteca patrizia), tenendo conto altresì degli rinucciniani che originali e migliori ha riprodotto quel tanto del tornava a suo uopo. Di tutto ciò ci grafia posta in altri autografi giacciono nella Palatina di Firenze. E dalle capo alla raccolta. poeta stampe fiorentino che dà ragione nell' accurata biblio Buona parte del volume terzo ci pone sotto gli occhi quanto ha scritto nel genere melodrammatico il Chiabrera, con innanzi una notizia bibliografica opportuna. Nulla qui v'ha di inedito, ma alcune favolette sono esemplate da stampe di somma rarità, e che sfuggirono a precedenti ricerche. Con tre componimenti dello Striggio, autore del celebrato Orfeo, uno del Landi ed uno del Corsini si chiude per ora la importantissima raccolta, alla quale chiede l ’editore buona accoglienza dal pubblico studioso giato a compierla con per essere incorag i melodrammi , le favolette , gli intermedi e i balletti di vari autori che ci conducono al 1640, al quale anno chiude il S. il primo periodo della storia del melodramma. Da parte nostra auguriamo che il desiderio suo abbia pieno assentimento , e presto si v e g g a a stampa Γ annunziata seconda parte di questo terzo ed ultimo volume. G i o v a n n i D o l c e t t i . Le bische ed il giuoco d'azzardo a Venezia 1172-1807. Venezia, Callegari e Salvagno, 1903, in 8.0 di pp. 2S7. — Una raccolta copiosissima di documenti ricercati in archivi e in biblio teche con perseveranza e diligenza grande , ha dato origine a questo libro , che non ha la pretesa di una storia organica ed ordinata dei giuochi, ma si contenta di disciplinare in otto capitoli quanto all’ a. è venuto alle mani intorno al soggetto. Ci mette quindi dinanzi prima di tutto i molti giuochi che si usavano in Venezia con le modalità pe culiari d ’alcuni di essi. Entriamo poi nelle bische: ce ne sono di tutte le qualità e d ’ ogni genere, cominciando da quelle gover n ative del lotto pubblico e andando giù giù fino alla suburra; e quivi ci passano sotto gli occhi personaggi di tutte le specie, senatori e barcaiuoli, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — — — — 220 — merca dan ti e sensali, preti e secolari, segretari e birri, uomini di toga e di spada: donne d ’ ogni qualità varie di ceto, di gusti, di costume; m a tutte o prese dalla passione del questo illeciti guadagni ; o fatte giuoco zimbello o desiderose di trar da per meglio attirare i mer lotti. U n a maniera speciale di bisca s ’ era introdotta nelle botteghe de barbieri, e bravamente rivaleggiava se non al tutto vinceva quelle altre più volgari ed abbiette. I nobili s ’ accoglievano nei Casini ; e ce ne erano in vari luoghi della città per mangiare, bere, conversare, far al l ’amore, e poi per giuoco aperto, privato, gen ero so o per speciali trat tenimenti; nè mancavano i casini da giuoco per meretrici. E fra i più famosi il Ridotto che vietato nel mezzo del cinquecento risorge e vi g o r e g g i a in barba alle leggi, e finisce con un’ordinanza governativa nel 1 774 dopo essere stato messo in satira lu o g o a una catasta di denunzie. E in tutti correvano i modi , e aver dato tutti c o l à , persino il g o tto s o ambasciatore di Spagna che uscendo , urtato malamente dal1’ andirivieni delle maschere in folla , andava « cospettando in lingua g e n o v e s e sino al fondo della scala ». L ’ entità del giuoco stava nelle poste , piccole e g r a n d i , anzi strabocchevoli a dirittura quando 1 aire era pres o, e dentro si pressavano gli sfruttatori addestrati, donde danni e rovine. N è basta, chè i bari facevano lor prò di questa smania vi ziosa , e o soli o stretti in società , o di piccola gente o di signorile ca sata adoperavano loro arti; qualche volta puniti, spesso liberi e franchi fra magistrati corrotti. L o spasimo del giuoco, l ’ingordigia del g u a d a g n o , le pervicaci disdette davano stimolo e fuoco all’ animo, ot tenebrando la r a g io n e ; donde risse, vendette, assassini. 11 vigile ma gistrato s ’ industriava con leggi, con processi e condanne a por argine al male incancrenito: ma 1’ incertezza, e specie la disuguaglianza nel colpire a seconda del ceto cui apparteneva il delinquente, frustrava il rigore della legge. g iu o c o raccolta A m p ia e nell’ appendice minuta si presenta la legislazione sul quinta , e porge casi degni di osser vazioni e di rilievo, sì come si manifesta vana e molteplice a seconda d e ’ t em pi. Insomma questo volume che deve essere costato tempo g r an d e e fatica infinita al diligente autore, è una miniera di fatti e di d o cu m en ti interessanti e prende posto notevole fra le opere che ri 1’ arte g u a r d a n o il costume. L ’ A . che esercita q u e s t ’ arte appunto va del barbiere e sopra facendo da tempo ricerche lunghe , insistenti, fruttuose , ha g ià dato qualche saggio dei suoi studi con I barbieri chirurghi e La profumeria dei Veneziani, onde è da augurare che presto v e d a la luce l ’opera storica annunziata, della quale pur qualche tratto ci fa assaporare nel presente volume sul giuoco. F o r t u n a t o R i z z i . Le Commedie osservate di Giovati Maria Ceccìn e la commedia classica del secolo X V I. Rocca S. Casciano, 1904, in 16.°, pp. 260. — In questo lavoro, buono sotto ogni rapporto, il R. studia le c o m m ed ie osservate del Cecchi. cioè quelle che seguono i modelli classici n ell’ argom en to e nella condotta. mina gli elementi imitati , derivati da Nella prima parte egli esa originali delle commedie cec- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 22Ç ----- chiane, nella seconda invece ricerca quanto si trova di der ivato o di imitato, e quanto di originale nei tipi comici. Nuovi sono i risultati, a cui egli arriva ; le commedie, dove Γ imitazione latina è più palese La Moglie, La Sitava, La Maiani, I D issim ili , I l M artello , / Contrassegni. Il Cecchi osserva tutte le regole d e ll’ arte sono, secondo lui: comica stabilite già da Plauto e Terenzio , da cui toglie tipi e qualche la favola , i volta le scene e i d ia lo ghi, incastrandoli di peso , ma tradotti, nelle sue commedie. Però il comico fiorentino non è un p e dissequo imitatore dei classici; s’ è vero che commedie seguono nel disegno generale e nella struttura la maggior parte delle tecnica il con taminatio accenna appunto eh’ egli manipolava con una certa libertà modello latino, alcune se ne allontanano. L ’ uso fatto da lui della la materia comica, diversamente da altri comici del suo tempo, i quali si compiacevano di confondere in una, due o tre commedie classiche. In questo diverso uso della contaminatio, nel modo cioè come il Cec ch i collega i varii episodii e prepara le scene , appare 1’ originalità sua. « Motivi, fatti, viluppi sono pur sempre imitati dai latini, ma la cura della naturalezza, che qua e là chiaramente trasparisce e il senso del verosimile sono note originali d ’ artista moderno ». Egli' in vero dà un ’ intonazione moderna alle favole imitate, le anima di spiriti nuovi, ne cura la psicologia dei personaggi , i quali hanno sentimenti e af fetti che si addicono al sentire dei nostri tempi. Alcuni motivi comici il Cecchi desume dal Boccaccio, dal Ban dello , dal Bibbiena e dall’A riosto, altri infine dalla società in cui egli viveva. Alla seconda parte del lavoro seguono alcune note sulla commedia classica del sec. X V I . S on o osservazioni acute d ’ indole generale , che il prof. Rizzi ha po tuto fare durante il'suo studio sulle commedie cecchiane. N o n formano però una trattazione compiuta sulla commedia e l ’ autore proprio lo confessa bene , come in nota. quello classica del sec. X V I , Alcuni capitoli a me sembrano fatti che riguarda commedie osservate , invece il capitolo la satira e la morale nelle sulla donna andava illustrato meglio. In realtà le ragioni addotte per spiegare l’assenza delle donne nelle com med ie del sec. X V I non mi sembrano tutte convincenti. Il R., avrà certo modo di approfondire l ’argomento nella seconda parte del suo lavoro sulle commedie morali e le farse che sta preparando. ( M i c h e l e L u p o G e n t i l e ). La poesia popolare italiana. Studi di A l e s s a n d r o D ’A n c o n a . Se conda edizione accresciuta. Livorno, Giusti , 1906, in 8.° di pp. 571. - L e molte pubblicazioni di poesie popolari o ad esse relative , e le nuove ricerche dell’ A . hanno consigliato questa ristampa, la cui prima edizione era ormai esaurita. Diciamo ristampa, e non rifusione o rifa cimento, perchè il lavoro rimane qual era quando venne fuori la prima volta, nel disegno, nell’ossatura, nello svolgimento e nelle conclusioni, ciò dimostra la bontà e la solidità sua che tutti riconoscono. L e giunte sono molte e consistono nella massima parte in nuove osservazioni, esempi, raccostamentj e confronti, suggeriti all’A . dal largo m ovim en to Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 230 — critico e letterario ch e si è venuto accentuando nell’ ultimo ventennio, di ch e p o r g e testimonianza il ricco apparato bibliografico, che giunge fino al t e m p o presente. Utilissima dunque la ristampa di q u est’opera, la q u ale pur studiando quasi solamente la parte lirica della poesia po polare, c o m e quella eh è più originale e più genuina, resta nella no stra letteratura co m e fondamentale e classica. C e s a r e M u s a t t i . D a l vocabolario veneziano di Carlo Goldoni. V e nezia, Pellizzato , 1906 , in 18.°, pp. 8. — Questo breve e succoso e- àa\V Ateneo Veneto ricorda al futuro rinnovatore del vecchio Vocabulario o sia Spiegazioni de çerte parole veneziane che no fu sse capìe in ogni logo : aggiunto da papà Goldoni al X I I I tomo stratto B oerio il d e l l ’ edizione torinese delle sue commedie stampate da Marco Fantino e A g o s t i n o Olzati. Questo Vocabolario non fu compilato per esclusivo uso del teatro goldoniano, ma bensì della traduzione toldo, e qui confesso che il Musatti, così veneta del Ber dotto delle cose veneziane, av r ebbe fatto bene a illuminarci un p ò ’ più intorno all’ occasione che suggerì al G oldon i questa F r an ch etti che , appunto nel felice idea. A v e a ben ragione Au gusto numero unico dal Musatti citato , chia m a v a il veneziano, col suo sale e le sue grazie , il vero dialetto della co m m e d ia ! Boca da forno per grandissima; bevagni de trinca per be critichi sartori per lingue malediche ; eser a casa co vitori emeriti ; le scriture per esser informati d ’ una cosa per filo e per s e g n o , son fra gli es em pi caratteristici che il Musatti cui si parla. E il riferisce dal Vocabolario di Vocabolario comico che il Goldoni aveva in men te? N ’ è forse rimasta traccia, rimasta reliquia alcuna in qualche archivio pr iv ato? L o chie deva il Fulin nel 1883, lo chiede adesso ancora il Mu satti, ed io con lui. A m y A . ( G u i d o B e r n a r d y . B i g o n i ). Cesare Borgia e la Repubblica di S. Marino (1500-1504). Firenze, Lumac hi, 1905; in 16." di pp. 95. — Una buona rac colta di notizie , messa insieme terio storico , permette alla valente con cure diligenti ed esatto cri scrittrice di ristabilire i fatti del turbolen to periodo in cui la gloriosa repubblica dovette subire la non lieta padronanza di Cesare Borgia. Essa riesce a lumeggiarlo sapientem e n te , di gu is a ch e la verità storica balza fuori da queste pagine in tutta la sua interezza. L ’ episodio si rannoda ai ben noti disegni del V a le n t in o sulle R om agn e, per formare quello stato eh’ egli e il padre suo v a g h e g g i a v a n o , e che dovev a essergli scala a più alte fortune. E qui ci tornano dinanzi i modi onde ai propositi suoi cercava e voleva effetto e c o m p im e n t o ; siccome il balenare delle armi, la tortuosa po litica pontificia, e Γ accorto maneggiarsi di Venezia. Due volte a C e sare d o v e tte piegare Sanmarino fra il 1502 e il 1503, e, ben s ’intende, per forza; ch e se ne sottrasse fra l ’ uno e l’ altro periodo quando il feltresco S . L e o risollevò le insegne dell’antico signore, esule e pere grino, sapendo bravamente resistere alle schiere borgiane mercè l’a c cor do felice « della fierezza romagnola dei cittadini » con la « tena cità g e n o v e s e » d O t t a v i a n o Fregoso che ne comandava la difesa. L a Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 231 — morte di Alessandro V I, e il conseguente sgominarsi d e ’ s u o i , in un co nuovi orientamenti politici sull’ inizio del pontificato di Giulio II, fecero precipitare le momentanee fortune, così poco solide del V a le n tino, e Sanmarino s ’ affrettò a riprendere la sua vecchia libertà , seb bene gli strascichi della dominazione infausta siano rimasti n e ’ libri di spese, d o ve s ’ impara come alcuni debitucci che a quel periodo si rife riscono non vennero saldati che due anni più tardi. Interessanti d o cu menti tratti dagli archivi di S. Marino e, i più, di Venezia, chiudono la narrazione resa geniale da una forma semplice e spigliata. SPIGOLATURE E NOTIZIE. φ\ N ic olò Puccini, nel fervore di arricchire la sua galleria di grandi quadri storici di soggetto patriottico , affidò nel 1838 al g io van e sco laro del Bezzuoli, Emilio Busi , figlio di un proscritto rifugiato in Po lonia, l ’ incarico di dipingere La cacciata dei Tedeschi da Genova per il moto di Balilla. « Il soggetto eh’ Ella si è compiaciuto darmi », scriveva, « è stato di tanta mia soddisfazione e con accingerò a trattarlo, che già a quest’ ora sono tanto tutto furore convulso mi solo pensandov i; ardo d ’ impazienza di por mano all’ opera.... Mi sarà pur dolce sfog o di sciogliere col pennello un voto che dero sciogliere, ma con istrumenti ben più ferocemente attingere ispirazione, si rifece al racconto del Botta; consiglio G iu seppe si recò nel luglio a Genova. Gli fu guida Canale, rica g e n o v e s e e visitando le opere della Da il Genova la strada mosse do ve primo la il specialmente scriveva poi famosa vista mortaro ove di una al ma con ottimo 1* avv. vecchia ne recò giudizio assai giusto: Michele scuola pitto « L u c a Cambiaso, Ber nardo Ca stello , i P i o la , i Carloni sono pittori simo ; desi tremendi ». Il pittore ad di un genio grandis è a ragione chiamato il caposcuola ». Puccini : « H o il gran lapide disegnato attentamente fatto a c c a d d e , e fortemente m i com posta a eterna memoria profondò, e guai a chi la tocca ; difatto nel punto non sono molti anni che il governo voleva togliere quella odiosa ricordanza, ma ben presto depose il pensiero, poiché una folla di popolo s ’ armò de ciso di far sì che vi restasse. Ho fatto pure degli studj dipinti di teste del popolo g eno vese , le quali spero mi saranno di grande utilità nel quadro, poiché hanno assolutamente un carattere proprio , originalis simo ; accigliati sempre, melanconici, rozzi, ma capaci di grandi cose. In som ma ho av uto gran piacere di vedere G en ova: la vista del teatro d e l a z i o n e mi ha suggerito nuove e migliori idee ». N e ll’ agos to ne avev a g ià fatto il bozzetto senza dissimularsi le difficoltà della esecu zione ; diceva che quella era « una composizione indiavolata ». T u t tavia si mostrava sempre più contento di quel soggetto « tremendo e in un piacevolissimo », e tornato nell’ ottobre da Milano dove erasi Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 232 — recato per vedere P Esposizione scriveva : « Questa gita spero mi tornerà a grandissimo vantaggio, perchè ho avuto luogo di bene esa minare e attentamente il carattere dell’odiata genia che d evo trattare; 10 sì li caccerò d av vero , su di una tela però ». M a nel maggio del l ’anno appresso il Busi moriva senza aver compiuto il quadro, c h ’ebbe l'ultima mano d all’ Asioli di Modena. Nel 1847 lo stesso Puccini ne Niccolò Puccini e g li ar tisti del suo tempo in Bullettino storico pistoiese , A . V I I , p. 141 sgg.). fece trarre una incisione. (Cfr. Z a c c a g n i n i , M a il Puccini ebb e amichevoli rapporti con un pittore genovese assai stimato, F ed eric o Peschiera. Il 27 giugno del 1839 questi gli scriveva: « Q u i a G e n o v a vi furono qualche leggieri disordini al T eatro Carlo F e li c e , dietro le ballerine che per ordine superiore vennero in scena colle brache. Fu rono arrestati parecchi individui i quali tutti anche in ciò mostrarono energia G enovese. Il giorno che venni a G e n o v a era 11 terzo d a c ch é a v e v a luog o una battaglia di ragazzi , i quali si radu n ava no a u n ’ ora di notte in fondo d ’ una via aperta di nuovo. Essi erano divisi in d u e partiti uno con bandiera legittimista e l ’ altro ban diera liberale. Costoro si erano date busse da indemoniati ; erano ar mati di bastoni e di sassi ; e i ragazzi genovesi sono molto valorosi tiratori di pietre s a i ! ...... L a cosa però andò a finire che la polizia ne arrestò circa u n ’ottantina, e tra questi un tale Meigrano del partito li berale ch e si distinse a segno che gli vennero d a ’ suoi compagni con ferite tre croci di p iom bo sul campo di battaglia. Ora sono in secreto. 11 num ero dei combattenti era di circa trecento; ve n ’erano dai sette anni fino ai quindici e sedici e anche diciasette ». E successivamente: « R ela tiv am en te agli affari teatrali, sai tu come andò a finire? tre fu rono messi in prigione , e condannati di vari mesi q u esto perchè non vollero di detenzione , e inchinarsi a domandare scusa a persone a cui dissero a buon diritto spia in quelle sere di trambusto, ed, a quanto dissero loro, i medesimi soffrirebbero di stare eternamente in prigione piuttosto ch e dom an dare scusa ». Si rileva poi da lettera del 1S40 che Caduta di Lucifero , quadro che gli procurò il modo d ’ andare a dei professori del disegno in L iguria dalla fondazione d ell’Accademia, vol. I l i , pag. 184), fosse e- la R o m a , secon do narra l’Alizeri (.Notizie s eg u ito per commissione del Puccini, particolare non rilevato d all’A l i zeri. Il quale non accenna per alla q u ale stava allora nulla ad una Battaglia di Benevento lavorando. (Dalle carte Puccini; cortese municazione del professore Zaccagnini). La pudibonda com- Gazzetta di Ge nova d elle accen na te agitazioni non dice nulla. Il p. L u i g i M . M a n z i n i nella sua monografia / Vescovi del l'antica L o d i , giu stam en te com batte l ’ intrusione nel novero di q u e ’ presuli di V en an zio. E g li prova che non si tratta di un vescovo L aud en se, m a di un ve sco vo L unense. È tuttavia inesatto 1’ asserire che « sino al 1133, in cui G en o v a divenne Arcivescovado, com prendendo a n ch e L u n i, le d iocesi ligu ri dipesero da Milano ». (Archivio storico p er la città e comuni del Circondario di J j)d i , A . X X IV , p. 182). Il Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 233 — vescovo di Luni fu sempre indipendente e direttam ente so g g e tto al P ontefice, e perciò non dipese mai da Milano prima del 1133 , e la diocesi non fu compresa in quest’anno nell’arcivescovato ge n o vese. ·*** R e m ig io Sabbadini tornando a discorrere di T o m aso Moroni da Rieti dì cui s ’ è occupato il nostro Giornale rispetto alle sue relazioni con G e n o v a (V, 22), nota che nel cod. Vatic. Barber., lat. 43, f. 154, si l e g g e : « T h o . Rea. Luculentissimas ac splendidissimas, e in fine; 111. T h o m e Reatini ad legatos Genuenses responsio, quo die D. N. sese dediderunt eamque tanta vehementia protulit, ut ne sciretur magisne esset admirandum Genuensium donum an eiusce viri eloquentia et virtus magis extollenda ». Rileva poi da alcune note scritte nei c a r toni e nelle guardie del Sallustio Ambrosiano (L. 9 8, sup. memb. sec. X V ) che il codice appartenne a Pietro volte ricorre nei cartoni e Niccolò N oceto. D u e la scritta : « H ic liber est mei Nicolai N o - xeti », e nella guardia i4 padre di lui pose questo ricordo: « Iesus. E g o Petrus Noxetus emendavi Salustium Crispum in quibusdam locis et edidici in ipso opere multa ». Le sue correzioni però e gli scolli marginali 11011 olirepassano i primi capitoli. Sul cartone in fine è que sta nota di Niccolò: « Nicolaus Noxetus. Die quintodecimo decembris M C C C C L X V I I illustrissimus Calabrie dux sacratissime maiestatis regis Ferdinandi primogenitus cum in Tuscia exercitum ductaret sua sponte me aurati equitis dignitate decoravit, pro quo immortali d eo ac inte meratae eius genitrici quas possum habeo gratias. eques ». (Cfr. Nicolaus N oxetus Giornale storico d. lett. i tal., X L V I I , 27, 29 sg.). Ab bia m o altra volta accennato alla dimora dama di Sta el nel 1815 (cfr. in G e n o v a di m a Giornale , IV , 91)); ora ci è d uopo tor nare sullo stesso argomento segnalando alcune lettere scritte da questa città dalla celebre donna. Il 4 novembre di casa D e la R u e scriveva al Monti : « A la Bocchetta on aurait pu avoir peur si les anglois ne nous avaient constitutionnellement deja décidé que Gènes est protégés. Depuis bien inférieur à Milan deu x jours j ’ai co m me esprit et comme instruction. Votre Mad. Antonietta me plait et un M. Corvetti qui vous aime et avec qui je 111e suis trouvée liée à cause d e cela ». L ’ An to nie tta è la Costa a cui il Monti nel Co rvetto si riconosce lo statista ed indirizzò il noto serm one , e economista Lu ig i già natura- lizzato francese. L a Stati si proponeva « passer a Lerici par chaise » e prometteva al Monti una sua « lettre sur Gènes » prima di partirne. 11 19 mandava i «c om plim en ts» di Gaetano Marrè, il difensore d ’ A l - fieri, e a g g iu n g e v a : « Ici je 11e me suis bien trouvée que de c e u x qui me viennent de vous. J ’excepte pourtant en bien Mad. Brignole et Mad. Durazzo qui sont brillamant aimables ». Accenna va aU’A rtem is ia B rignole mogli e d ’Antonio illustre diplomatico. Quanto alle sue im pressioni d ic e v a : « c ’est là aussi [a Pisa] que j ’écrirai ce q u e j e vous ai promis pou r Gènes car je n’ai pas un moment ville »; avvertiva anche il Saurau Gioni. St. c IMI. dcUa Liguria. che à moi dans cette avrebbe mandato al Monti il r6 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 234 suo « article sur G è n e s » lasciandolo libero paraîtroit « d en oter ce qui lui trop hardi ». L a figlia Albertina poi affermava. « j e quitte G è n e s sans regrette » desiderosa sempre di Milano a cui eran volte le sue simpatie. « J ’ ai entendu », soggiunge , « ici un fameux déclamateur G é n o is mais rien ne peut être comparé avec vous ». Questo fam oso dicitore di versi era certo il marchese Gian Carlo Di Negro. P ec ca to ch e non ci sia pervenuto quanto la Staël disegnava di scrivere o forse av e va scritto sopra G e n o v a ; certo nel marzo successivo (1816) offriva a l l’A cerb i per la G è n e s » ; ma il chiasso Biblioteca Italiana « quelques réflexions sur suscitato Biblioteca nel gennaio del dall’ articolo di lei pubblicato dalla 1S16 deve aver persuaso il direttore a Lettres inedites de Mad. de Staël à V. M onti in Giornale stor. d. lett. ital., X L V I , 1 sgg.). non ac cogli ere l ’ offerta. (Cfr. *** E cco una relazione M o r o s i n i , stampata a Siviglia , che si riferisce alla guerra del 1625 : « F am o sa relacion en que se avisa de como en vna refriega que u vo entre la cavalleria de Milan , y Ginoveses , mataron al contrario cientq, y cinquanta ombres de a cavallo y otros muchos sold ad os, entre los quales mataron el Principe Tomas, hijo del de Sab o y a y otros avisos. A i io d e 1625. Impresso en Sevilla por Iuan de Cabrera, an o de 1625 ; 2 c. fol. ». È nella Biblioteca Nazionale di Ma drid fondo D e G ayan gos . F r a i documenti ch e corredano la monografia di S a c c h i M a r i a F a n n y , Cosimo de* Medici e Firenze nell’ acquisto di Milano allo S fo rza , troviamo alcune lettere c h e T r a n c h e d in o pontremo- N ico d e m o (Rivista lese scr iv eva da Firenze a Francesco Sforza di scienze sto riche, A . II, p. 395 sgg.)» * * * Il prof. Cesare D e Lollis giustamente deplora (cfr. Giornale d ’ Italia e Supplemento alla Rivista delle biblioteche e degli archivi, A . II , n. 10-12) che il governo spagnuolo zione di sopprimere il modesto sussidio sia venuto nella delibera che dava alla biblioteca C o lo m b in a di S i v i g l i a , proprietà del Capitolo di quella Cattedrale. In c o n s e g u e n z a di ciò la biblioteca dovrà esser chiusa. È noto che essa v e n n e fondata da Ferna ndo Colombo , e , sebbene abbia attraversato disastrose vicende, onde fu alquanto depauperata , pure contiene an cor a libri e manoscritti preziosi, sì come ne fa fede il catalogo accu rato p u b b lic a t o dal prof. Simon de la Rosa y Lopez. V i si conser va no autografi preziosissimi di Cristoforo Colombo , i quali furono il e splendidamente riprodotti a facsim ile Raccolta Colombiana. Uniamo all’ autorevole voce d ell’ erudito lustrati dal D e Lollis stesso nella scrittore il nostro modes to augurio di studiosi, affinchè il gover no della S p a g n a receda dalla sua deliberazione. Il P. R oberto Razioli Provinciale de* Frati Minori residente a F ir en ze in O g n i s s a n t i , è nativo di Villafranca in Lunigiana. Scrittore g eniale ed elegan te oratore ; uomo di soda cultura nelle scienze sacre, nelle lettere e nelle arti , con acute investigazioni di documenti fran cescani ha portato un notevole contributo alla storia del suo Ordine. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 235 — A lui si d ev e il rinvenimento di uno stupendo affresco d el G h irlan daio, rim asto fino a pochi anni fa nascosto da una tela d ’altare nella Chiesa d ’Ognissanti, e che egli, con la scorta d ’antichi d ocu m en ti, di vinò si d ovesse trovare nel luogo presupposto, com e di fatti avven n e. Ora eg li è stato eletto Custode di Terrasanta. *** E uscito a Sarzana col nuovo anno un giornale m ensile : Foglie sparse, periodico religìoso-storico-leiterario-artistico (Sarzana, tip. L u nense), che si propone, fra l ’ altro, di raccogliere n o tizie, docum en ti, anedd oti riguardanti la città e in generale la diocesi L u nen se. N e è direttore il canonico F e r d i n a n d o P o d e s t à , che dirige q u el Sem inario V e sc o v ile . Noi ci proponiamo, com ’è debito nostro, di dare man m ano n ella bibliografia lo spoglio di quanto concerne gli studi regionali ; in tanto auguriam o vita prospera e fortunata al nuovo periodico. A Piacenza sotto la direzione del dott. S t e f a n o F e r m i è in com inciata la pubblicazione del Bollettino Storico Piacentino di sto n a , lettere e arte , nel quale « oltre la storia propriamente d etta trove ranno posto e la letteratura e le altre scienze attinenti, com e l ’archeo logia, la num ism atica, l’ araldica, la p aleografia, la bibliografia ecc.; tutto ciò insom m a che possa in qualche m odo recar luce a quel com plesso di m em orie che forma la storia vera e multiforme di una re gio n e antica e progredita nella civiltà » com e la regione piacentina. Buoni i p ro p o siti, buona 1’ attuazione , giudicando da q uesto prim o fascicolo, adorno anche di ben riuscite tavole. O n d’ è a sa lu ta re, con vivi au gu ri, questa nuova rivista, la quale renderà certo utili servigi agli studiosi. L e c t u r a D a n tis . L ’Associazione letteraria e scientifica « C ristoforo C o lo m b o » ha riaperto le sue sale alla esposizione d ella D ivin a Com m edia. Com piuto 1’ Inferno negli anni precedenti, sono ora in co m inciate le conferenze sul Purgatorio. Il prof. Francesco T o rra ca ha fatto la prolusione, nella quale ha discorso in generale di tutta la con tenenza d ella seconda cantica; e lo ha poi seguito il prof. F ran cesco Fofiano che ha letto ed interpretato il prim o canto. Il terzo venne esposto dal sac. Luigi Rocca , il quarto dal prof. A lfonso B e r to ld i, il quin to d a ll’a vv . prof. Paolo Emilio Bensa, il sesto d all’a v v . prof. L u ig i R o ssi, il settim o dal prof. Vittorio F erra ri, l ’ ottavo dal d o tt. G u id o B iagi, il n cn o dal prof. Francesco Flam ini. — Pei tipi dei Successori Lem on nier è uscito il secondo volume di queste letture dantesch e con il seg u en te titolo : Lectura Dantis Genovese. I canti Χ ί ί - X X I I ! del/’ Inferno, interpretali da F. P e l l e g r i n i , A . M o n ti, I. D e l L u n g o , E . G . P a r o d i , G . B ico n i, D. M a n to v a n i, F . T . G a l l a r a t i S c o t t i , L . P ie t r o b o n o , L . S t a f f b t t i , G . F . G obbi, O . G o r i , G . S e m e r ia . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 236 — N E C R O L O G IA . A le ss a n d ro M agni G rilli. — Il 22 d ecem b re si spense serena- . m en te n ella sua nativa S a rza n a ; vecchio d ’ a n n i, vig o ro so ancora di spiriti ; lasciando di sè desiderio m esto, concorde, vivissim o. A nom e d ella città e d eg li am ici gli dette l ’ultim o saluto — com m osso e com m ov en d o - 1’ a vv . L u ig i D elle Pere con parole cald e e sen tite , che tro va ro n o eco nel cu ore di tutti, perchè rispecchiavano pien am en te e nel v e ro il pensiero e il dolore di t u t t i, vicini e lontani. N ato il 16 g iu g n o d el 1824 dal m archese A gostin o e da T eo d o ra L a r i , studiò b e l l e l e t t e r e n e l C o l l e g i o d i P o n t r e m o l i , a l l o r a f i o r e n t i s s i m o , giurispru den za g o sto venne degna n e ll’ U n iversità di Pisa, dove fu laureato a ve n tu n ’ anni il 4 ad el 1845. Il padre vo leva che attendesse alle le g g i , e gli co n ad dottorarsi di nuovo , non riconoscendosi nel R e gn o di S ar i diplom i conseguiti negli altri Stati. T o rn ò dunqu e a laurearsi in G e n o v a il 14 lu glio del ’4 7 ; peraltro senza ch e mai ne cavasse van ta g g io , tan ta era 1’ avversio n e e la repugnanza in lui a m an eg gia re il co d ice e a tenzon are n e7 tribunali. L a storia lo attraeva in m od o ir resistib ile, q u ella principalm ente della regione nativa ; a l l a q u ale serbò un cu lto d ’ am ore per tu tta la vita , e fu sem pre la sua occu p azion e pred iletta , il suo conforto , il suo svago. Per lui la storia d ella L u n i gia n a non eb b e segreti. Di tenacissim a m em oria, ogni più m inuto par tico la re gli restava scolpito nella m en te; e non c ’ era b icocca in ro vin a, ru dere, sasso, gruppo di case, borgo, villa g g io , ch e non avesse v e d u to con gli occhi propri e di cui non sapesse qualcosa : m iniera sem p re ricca , inesauribile sem pre. G uidato da cosi solida erudizione a v e v a m esso insiem e una raccolta di libri, opuscoli, fogli volanti, m a noscritti di co se relative alla Lunigiana, assai ricca per num ero , ma n otevolissim a per rarità bibliografiche ; rovistando per gli archivi patrii era an d ato trascriven do in ben disposti volumi quanti docum en ti o f frivano curiosità o interesse. E di tutto questo prezioso m ateriale fu sem p re largh issim o con gli amici , a ’ quali com unicava volentieri , e se n za d a rsen e vanto, quelle m olteplici notizie attinte dai suoi viaggi e d a lle sue ricerch e, go d en d o che altri liberam ente se ne gio vasse. N e g li studi d e ll’ erudizione e della storia ebbe il Magni a spronatore e g u id a il cu gin o Ilario L a ri; bello e forte in g e g n o , rapito im m a turam en te a ll’ am ore d e ’ suoi e alla sua città. N el L ari il culto d ella storia d ella region e nativa era una tradizione dom estica. A m e g io v in e t t o , ch e facevo allora le prime armi in quel cam po, C arlo P rom is ricord ava con m em ore affetto il vecchio canonico L ari, zio a p pu n to d ’ Ilario , che con largh ezza di dottrina gli fu aiuto efficace a ra c co g lie re e tessere le m em orie di Luni. Ila rio , il n e p o te , difese a viso aperto e con bravura gli interessi della propria città, qu an d o con un frego di penna si vo leva dal Ministro della G iustizia e d e ’ C ulti Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 237 — distruggere la diocesi di Sarzana, una tra le più antiche e glo rio se di Italia; poi divisò stampare le Storie manoscritte del L a n d in e lli, e mi scelse com pagno nell’ im presa, pur troppo troncata a m ezzo dalla m orte. F u presso Ilario che conobbi Alessandro nel '67 e si strinse q u ell’am icizia che divenne per tutti e due un bisogno del cu ore e una consuetudine della vita. Il vederla spezzata dopo trentotto anni di c o m unanza di pensieri, di studi e di affetti addirittura è cru d ele. L ’ebbi al fianco nella R . Deputazione modenese di storia patria per la S o t tosezione di Massa, della quale fu nominato socio corrispondente l ’ u m aggio del 1884 e promosso effettivo il 2 marzo del 1899. Insiem e rappresentam m o quella Sottosezione a ’ Congressi storici di T o rin o [1S85] , di F iren ze [1889] e di G enova [1892]: insieme assistem m o in M odena alle feste con le quali la Deputazione com m em orò il cen te nario del suo primo presidente Celestino C aved on i, l’ insigne archeo logo. E per i Monumenta della Deputazione si stava preparando in siem e la stam pa dello Statuto di Sarzana del 1331 , che e g li, esperto paleografo, aveva diligentemente trascritto. Nè qui si restrinse l ’op era sua. M entre io raccolsi negli Archivi di Pisa ogni memoria riguardante il dom inio d ella potente Repubblica su Sarzana, egli mi venne in aiuto raccoglien d o e trascrivendo ogni memoria che di quel dom inio si trova negli A rch ivi Sarzanesi ; lavoro che, pur troppo, ora resto solo a con durre a line e curare. Socio corrispondente fin d a ll’ 8 agosto del 1S9S della Com m issione municipale di storia e belle arti di Carpi, anche la R. D ep u tazione di storia patria per le provincie di Parm a e Piacenza lo volle tra ’ propri corrispondenti il 26 m aggio 1900 E quando sorse a Sarzana, per deliberazione del Comune, la Com m issione m unicipale di storia patria, che ha il Sindaco a suo presidente onorario, con voto concorde fu scelto a esserne il presidente effettivo. Com e am m inistra tore era d ’ una bravura che usciva dall’ ordinario , e ben ne dette la prova n e’ ventitré anni che tenne la presidenza della C assa di R i sparm io. Pur troppo quel fiorentissimo istituto, che era il vanto d ella città e una tra le fonti della sua florid ezza, com e succede d elle cose buone nel m ondo, fu travolto nella polvere; dolore d e ’ più grandi che A lessan dro provasse mai nella vita. Nel ricordarlo, gli d ard eggiavan o gli occhi e la lingua gli si faceva più affilata che una lam a di T o led o . Era la coscienza degli onesti che parlava con la sua bocca ! S i occu pò d ’ agron om ia; anzi v ’ ebbe mano esperta e sicura. E n ologo appassio nato, a furia di prove, di tentativi, di sperimenti riuscì a fare un tipo di vino nero , nel quale il gusto italiano s ’ intreccia c o ll’ arte fran cese. M odestissim o, com ’era, e d ’ una modestia ruvida e quasi sco n trosa , che lo forzava a nascondere il proprio valore fino a sè stesso, quando si trattava del suo vino prediletto non solo consentiva la lod e, ma quasi ci teneva. Era poi amabilissimo e piacevole nella co n v ersa zione e a v e v a degli scatti così finamente arguti , che a colpivano e scolpivano. Scelse a com pagna della vita un tem po la m archesa A u relia Pareto , vedova del suo prediletto cugino Ilario L a r i , riguar- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 d an d o sem p re con tenerezza paterna il figliuoletto di lui., che, orfano fin nell* infanzia, non si accorse mai che gli m ancava il padre e ora so lta n to lo sen te e lo sa. U na gioia gli consolò la vecch iezza: il m a trim o n io d ella figlia T eo d o ra con Pietro Sartori, buono e b r a v o , gliel'a llie ta ro n o le carezze festose e giu live d e ’ nepotini ; que cari toiletti c h e a v e v a n o la potenza irresistibile di scacciare dal viso del nonno o g n i s e g n o di m alinconia. L a rettitudine era im personata in Alessandro M agn i : m arito , pad re , am ico non ebbe chi lo pareggiasse in bontà. C o n la su a m orte S arzan a perdette uno d e ’ figli m igliori. G io v a n n i S fo rza. A P P U N T I D I B IB L IO G R A F IA LIG U R E . A jm elli A . U n a definizione della Bibbia secondo il P. C ereseto (in Rivista storico-critica deUe scienze teologiche , R o m a , 1905, A . I, PP- 7 3 -7 9 )· C fr. n el fase. V ili della stessa Rivista Ja Risposta del P . C e re se to . A U g o . Ponte C arrega ssereto o Ponte delle Carraie? G enova, C a r lin i, 19 0 6 , in 8.° di pp. 11 (Estratto dalla Rivista L ig u r e , 1905, fase. V I ) . A G . G iu sep p e Mazzini prigioniero a bordo di una nave steg ian o italian a, con scritti inediti. Padova, I 9° 5 * B ad ia (L a) B ened ettin a e il Santuario Mariano di Finalpia (in La Madonna della Guardia , 1906, n. 10, 11). B a r a t t a F a u s t o . S u lle condizioni idrauliche della V al di Magra e d e lle a ltre valli d ’ E n za. P a rm a , Battei, 1905, η 4.0 di pp. S3, con ta v o le . B a r z a g h i C e s a r e . V ed . S auli* B e n s a P a o l o E m ilio — B i g l i a t i P a o l o . Com parsa conclusionale n e lla causa form ale prom ossa dal Municipio di Savona contro i Mini steri d ella G u e rra d e l T e so ro e delle Finanze dello Stato [per la for te z z a di S a v o n a ]. S . n. tip .; in 4.0 di pp. 18. ~ A g giu n te a ll’ atto co n c lu sio n a le d el M unicipio in risposta al Memoriale defensionale dei co n v en u ti. S . n . tip ; in 4.0 d i pp. 24. B i g l i a t i P a o l o . V e d . B e n s a P aolo E m il io . B offito G iu seppe. Boscassi A ngelo. V ed. S a u l i. S co p e rte archeologiche, (in Arte e Storia , X X V , p . 4 5 )B u g lia L i l i p p . u. I sonetti del 7'avarone. Pontremoli, tip. Rossetti, 1905, 1 7 · G a e t a n o . A n d rea Doria alla Prévesa (in Rendiconti del R . Istituto L o m b S er. I l i , vol. X X X V III, pag. 893-910). C apasso Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 239 — C a r o s b n i N i c c o l ò . V e d . Foglie Sparse. C a s e l l i C a r l o . I primi abitatori del Golfo della S p ezia . S p ezia , Zappa, 1905, in 8.° di pp. 24, (Estr. dalla Libera Parola ). C a p e l l i n i G i o v a n n i . La rovina delle rocche di S. P ietro a Portovenere (in Rend. d. R Acc. d. Lincei , Class, di Scienze fis. m at. e nat. vol. 15, 1906, fase. ι.°). C e c c h i n i P i e t r o . V ed. Foglie Sparse. C en obio (II) e il Santuario di Finalpia. — Feste cinquantenarie (in I l sacro Speco di S. Benedetto di Subiaco, 1905, n. 8 e 9). C e r e s e t o P. V e d . A melli A. C e r v e t t o L. A . Il Palazzo S. G iorgio (in L ’Amico delle Fam iglie , 1905, n. 45). C o d ice diplom atico dei Santuari della Liguria (A. I l i , S er. I l i , il. 10, in contin.). D u c a r p o . Memorie storiche genovesi. Recco e S. G iovanni Bono (in Settimana Religiosa , 1906, n. 2). F in alpia. V . Cenobio (II), Badia (La). Foghe Sparse, periodico mensile religioso-storico-lettetario-artistico, Sarzana, tip. L unense. A n n o I, n. 1 : La Lunigiana nella Divina Commedia (F . Podestà). — A p p u n ti storici : Papa Pio V II a Sarzana. — Da Sestri Levante a Spezia (F . Podestà). — Spigolature storiche [dai Commentaria d el S en arega]. = N . 2 : Appunti storici : La pestilenza e la faine del 1816 e 1S17 a Montemarcello [Lettere del Proposto Pietro Cecchini], — Og getti rinvenuti in una scatola trovata alla base della Croce che sostiene l’ Angelo su l Campanile della Cattedrale di Sarzana [oggetti sacri po stivi il 24 aprile 1740 da uno degli Operai , Francesco M agni Griffi]. — La Lunigiana nella Divina Commedia (F. Podestà). — Dante al Monastero del Corvo [si riproducono i versi d el Colombo di L oren zo Costa d o v e accenna alla nota leggenda]. — Spigolature storiche [dagli Annali del Cafiaro]. = N. 3 : Appunti storici: Crocifisso miracoloso che si conserva nel Santuario della Cattedrale di Sarzana. — « La Spezia illustrata » di G. B. Monti e i fra telli Casoni della Spezia [lettera del 23 aprile 1826 di fra Niccolò Carosini]. — La Lunigiana nella Divina Commedia (F. Podestà). G . L a C ap pella di S. G io. Battista in G enova (in L ’ Am ico delle Fam iglie , 1905, n. 26). M a n z i n i L u iG r. V e d . S a u l i , M a r c h e s e D t s m a . I solenni funerali di Mons. G . B. D e B em ard is canonico prim icerio celebrati nella metropolitana di G en ova , addì 5 ottobre Γ905. G enova, tip. Arcivescovile, 1905, in 8.° con rit. M a s i E r n e s t o . Lettere intime di Giuseppe Mazzini (in S a g g i di Storia e di critica , Bologna, Zanichelli, 1906, cap. X V ). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 -- 240 M azzin i U baldo. — D ocum enti d ’arte toscana in L i g u r i a (in Bullet- tino storico pistoiese, A . V II). [ M e d i c i F r a n c e s c o ]. Q u alche notizia sulle fam iglie M edici di Lu n igian a. D ocum en ti e alberi genealogici. F irenze, S o c. tip. oren ma, 1905; in 16 .0 di pp. 104, con 4 tav. gen. M i n a L o r e n z o . Id ee, considerazioni e note (da G en ova), (in ^rte e Storia , X X V , 47 s g g j . — Si tocca d ell’Associazione L ig u re degli artisti, de L a Chiesa di S . A gostin o in G enova, delle P orte liguri an tich e e m oderne, del M useo Chiossone. M o l f i n o P. F r a n c e s c o Z a v e r i o . 11 convento d e ’ C appuccini di V a ra z ze . G en o v a, T ip . della G ioventù, 1906; in 8.° di pp. 9 3 » fiS· N eri A c h ille. L a patria d ’ origine di Urbano V II (in Bollettino storico della Svizzera italiana , X X X V II, pp. 130_I34)· P alazzo (II) San G iorgio (in L'Am ico delle Famiglie , 1905, n · 44). P a n d i a n i E m i l i o . Un anno di storia genovese (giugno i5°6 con D iario e docum enti inediti (in Atti d. Soc. Ligure di S t o i . a ., vo l. X X X V I I ) . P e r a n d o . In m em oria di L . M. D ’A lbertis: discorso. G e n o v a , ti po grafia U n ione G en ovese, 1905; in 8.°, pp. 12. P ersoglio P. L . L e F iglie di Casa (in Settimana Religiosa , 1905, n. 5 1, 1906, n. 2, 3, 4, 5, 6). — L e vie di G enova (ivi, i 9° 5 > n* 52> 1906, n. 3, 4, 5, 6). P ica V ittorio . L ’ arte dell’ Estremo Oriente al Museo Chiossone (in Em porium , vol. X X I II, pp. 131-144, con fig. e tav.). P o d e s t à F e r d i n a n d o . V . Foglie Sparse. P oggi V itto r io . Relazione circa alla pertinenza dell’ area su^ cui fu co stru tta la fortezza di Savon a. Savona, Ricci, 1906; in 4.0 di pagine 32. P o rto ven ere. V e d C a p e l l i n i G. P r e m o l i O r a zio . V ed. S a u li. R ecco. V ed . D u c a r p o . R i c h a r d s o n E . C . V orag in e as a Preacher (in The Princeton Theo- logicai Review , T . II. (1904), pp. 442-64). R o g g e r o E g i s t o . La nuova Genova (in A rs et Labor (Musica e M usicisti ), A . L X I , n. 2, 1906, pp. 125-127, con fot.). • R o s s i G i r o l a m o . D ocum enti inediti riguardanti la Chiesa di V en tim iglia. T o rin o , P aravia, 1906; in 8.° di pp. 55. S alvarezza C esare. Fazioni navali inglesi a Noli (1808 e 1812). V ita politica di N oli al tem po dei Francesi, su documenti inediti. Roma, tip . C ecch in i, 1905; in 8.° di pp. 46, con tav. _ Il m illenario acquedotto della città di Noli. Savona, B ertolotto, 1903; in 8.° di pp. 22. G io van n i D a P o z z o amministratore responsabile. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 PUBBLICAZIONI RICEVUTE Andrea D 'O ria alla Prevésa. Nota di G a e t a n o C a p a s s o , M ilano , 1905, R e beschini. U go A ssereto. Ponte Carrega o Ponte delle Carraie? G en ova, Carlini, 1906. Francesco Petrarca canonico di Pisa nel 1342. Nota di C a r l o C i p o l l a . T o rino, C lausen, 1906. M i g l i o r e C r e s c i . Storia italiana commentata dal prof. U g o G i u s e p p e O x i l i a . T orin o, Paravia, 1905. La poesia popolare italiana. Studi di A l e s s a n d r o D ’A n c o n a . Seconda edizioìie accresciuta. Livorno, Giusti, 1906. E. M a d d a l e n a . I l Metastasio « dramatis persona ». Roma, C oop erativa, 1905. Scene e figure molieresche imitate dal Goldoni. Napoli, M elfi e Joele, 1905. — A n to n io Pilo t. L ' alchimista Marco Bragadin a Venezia. C a p o d istria , Priora, 1905. *S\ Alessandro Sauli. Note e documenti. Milano, Cogliati, 1905. M a r i a O r t i z . Commedie esòtiche del Goldoni. Napoli, M elfi e Joele, 1905. Qualche notizia sulle famiglie Medici di Lunigiana. F iren ze , tip. F ioren tina, 1905. G i o v a n n i S e t t i . La Grecia letteraria nei « Pensieri » di Giacomo Leopardi. L ivorn o, G iusti, 1906. E . G . P a r o d i . La data della composizione e le teorie politiche dell’ Inferno e del Purgatorio di Dante. Perugia, tip. Cooperativa, 1905. U g o S c o t i - B e r t i n e l l i . Giorgio Vasari scrittore. Pisa, N istri, 1905. C a m i l l o M a n f r o n i . I l reame di Napoli dal 1806 al 1821 a proposito di una recente pubblicazione. Padova, Randi, 1905. F e r din an d o R o n d o l i n o . Per la storia di un libro. Memorie e documenti. T orin o, Paravia; 1904. G irolam o R o s s i . Documenti inediti riguardanti la chiesa di Ventimiglia. T orino, P aravia, 1906. V itto r io P o g g i . Relazione circa alla pertinenza dell’ area su cui f u costrutta la Fortezza di Savona. Savona, Ricci, 1906. P. F r a n c e s c o Z averio M o l f i n o . Il Convento dei Cappuccini di Varazze. G en o v a, tip. della Gioventù, 1906. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 AVVERTENZE 1) Il giornale si pubblica di regola in fascicoli trimestrali di 120 pagine ciascuno. 2) Per ciò che riguarda la Direzione rivolgersi in Genova al Prof. A chille Neri - Corso Mentana, 4 3 3) Per quanto concerne l ’Amministrazione, esclusivamente all Am - I 2 · ministrazione del periodico - Spezia. 4) Il prezzo d ’ associazione per lo Stato è di L. 10 annue. Per 1’ estero franchi 11. AI SIGNORI COLLABORATORI L a Direzione concede ai propri collaboratori 25 copie di estratti dei loro scritti originali. Coloro che ne desiderassero un mag giore numero di copie, potranno rivolgersi alla Tipografia della Gioventù - V ia Corsica N. 2 (Genova) che ha fissato i prezzi seguenti : D a i a 8 pagin e Da 1 a 16 pagine Copie 5 0 ..................... L. » 1 0 0 ................................ » » 100 successive 6 Copie 5 0 ........................ L· 10 IO 6 » IOO » 100 successive . » 8 In questi prezzi si comprendono le spese della copertina co lorata e della legatura, nonché di porto a domicilio degli Autori. Prezzo del presente fascicolo L. j Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 -------------------------- -- ----------- -------- G IORNALE s t o r i c o 3 E LETTERARIO DELLA K LIGURIA d ir e tto e da da ACHILLE UBALDO pubblicato sotto gli auspici della S o c ie tà L ig u r e A N N O V II Fascicolo 7-8-9 NERI * * * M AZZINI * * + di S t o r ia P a t r ia 1906 L u g lio -A g o sto S ettem b re SOMMARIO. G . S fo r z a : Contributo alla vita di Giovanni Fantoni, pag. 241. — A . P e l l i z z a r i : U n asceta del rinascimento, pag. 277. — A . M a ssa : D ocum enti e notizie per la storia d e ll’ istruzione a Genova, pag. 311. — V A R I E T À : F . L . M a n n u c c i: G iunte al lessico d ell’ antico dialetto ligure, pag. 328. — A . N . : L a stam pa o ri ginale d e ll’ o d e a Luigia Pallavicini, pag. 333. — B O L L E T T IN O B I B L I O G R A F IC O : V i si parla di: Pandiani (C. Manfroni), pag. 342. — A N N U N Z I A N A L I T I C I : V i si parla di: Setti (N. Vianello), Rossi, A . P ellegrini (C. M .), pag. 343. — S P I G O L A T U R E E N O T IZIE , pag. 349. — N E C R O L O G IO , pag. 351. - A P P U N T I D I B IB L IO G R A F IA L IG U R E , pag. 3 — S O C IE T À L IG U R E D I S T O R IA P A T R I A , pag. 356. L A S P E Z IA D IR E Z IO N E Società d’ Incoraggiam ento editrice A M M IN IS T R A Z IO N E L a S p e z ia - A m m in istrazion e T ip . d e l l a G io v e n t ù del G iornale Genova - C orso M entana 43-12 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 24 I — CONTRIBUTO A LLA VITA DI GIOVANNI FANTONI (LABINDO) III. L A B IN D O E L A R IV O L U ZIO N E D I R E G G IO . « Nel 1796 adottò le massime di libertà e di rivolu zione che correvano allora per l’Italia, recatevi dagli stra nieri; e queste furono il principale motivo de’ suoi viaggi, giacché egli, come accenna uno storico recente (1), accor reva all’alito delle rivoluzioni, come a quello dei cadaveri i corvi. Ciò nonostante, si mostrò fortemente avverso a certi modi di governo che si vollero allora introdurre in Italia; giacché egli diceva di voler l’Italia libera, forte, in dipendente, ma non soggetta agli stranieri, che se n’erano falsamente gridati liberatori ». Così a Torino era giudicato il patriottismo di Labindo nel 1833; anno per il Piemonte di ricordo nefasto. Achille M auri, non senza stenti e fa tica, lottando coraggioso contro le forbici della censura au striaca, di lì a poco stampava a Milano: « Non patì di veder profanato l’ idolo della sua fantasia, di vederlo gettato nel fango per opera di quegli stessi che ostentavano di ren dergli culto; non potè reggere tranquillo nel cospetto del1’ iniquità che voleva farsi benedire delle sue stesse opere m alvagie, e sorse animoso a smascherarla, paventando ch’ella non avesse a gettargli sul capo l’ ignominia d’ una codarda complicità ; nè il timore della persecuzione lo ri mosse dal proclamare apertamente il vero. Il suo corag gio sempre gli fe’ conservare la stima de’ buoni e di sè stesso » (2). Nell’ ode 11 Fanatismo, scritta il ’çi , e indirizzata al1’ Alfieri, canta: . . . da lungi odo il fragor di guerra, V e g g o le genti vittime D ello sdegno dei re morder la terra. G ioni. St. c Leti, della Liguria. ry Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 242 — D estino acerbo dom ina D ’ E u rop a i figli. D a ll’ avito soglio M ira i m onarchi scendere, E della p leb e satollar l ’orgoglio ! In q u e s to ste sso a n n o c o s ì r a m p o g n a l ’I t a l i a : . . . druda e serva di straniere genti, R accorcio il crin, breve la gonna, il fem ore Su le pium e adagiato, i di languenti Passi oziosa e di tua gloria im m em ore. P e r ò l a s c u o t e , l ’a n i m a , l ’ in c it a con un c o n s ig lio c o r a g g io s o : Sq u a rcia le vesti d e ll’obbrobrio; al crine L ’ elm o riponi, al sen l ’usbergo, destati D al lu n g o son no, e sulle vette alpine A lla d ifesa ed ai trionfi apprestati. N e l ’ ç2 s ’a c c u o r a p e r c h è L ’ avara stirpe im belle d e g li « s p u r i i » f i g l i d ’A u s o n i a N on più robusta suda F ra le illustri di pace arti e di guerra ; e p erch è N on più d olce e glorioso L e è m orir per la patria, inutil nome ! A p r e , p e r a l t r o , l ’a n im a a lla s p e r a n z a : G ià il procelloso turbo F rem e inquieto sull’Alpi e s ’avvicina, G ià desta la tacente F ra le ruine libertà latina. M e n t r e l a t e s t a d i L u i g i X V I c a d e s o t t o l a m a n n a ia , e 1’ E u r o p a « s i s c o t e a t t o n it a », e c o n le i i R e , frem endo D a ll’ esem pio trem endo ; L a b in d o , « a m ic o d e lla p u b b lic a f e lic it à », q u e i m o n a r c h i , c h e n e a b b is o g n a n o », q u e s t i r iv o lg e « a « d is in te r e s s a t i » c o n s i g l i , e li m a n d a a lle s ta m p e . I g n o t i ai s u o i b i o g r a f i , l i t o l g o f in a lm e n t e d a ll’ o b lìo : L ’ E u ro p a sospira la libertà dopo che la filosofia le fe’ conoscere d iritti d e ll’ uomo le lusinghe dell’ Autorità la solleticano, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 1’ esem pio — 243 — della F rancia la invita; ma ancor non è giunta la pienezza dei tem pi. Il potere d e ll’Opinione e la ricchezza del Clero , la non abbastan za avvilita prepotenza della Nobiltà non permettono al P opolo , per an che ineducato , che di risvegliare una dannosa anarchia e di versare del sangue. Sovrani, finché siete a tem po , allontanate il turbine ch e vi m inaccia, correggete il dispotico sistema dei vostri G overn i e p ro fittate d e ll’utile sincerità d e’ miei disinteressati consigli. D ifen do la vostra causa e quella delle Nazioni ; non abb iate Γ in d iscretezza di condannarmi; correggetevi, se mancate; con solatevi, se adem piste i propri doveri. Uditemi dunque , e contribuite m eco alla possibile felicità della presente generazione. R ispettate la Religione per sentimento e per politica. A m a te la giustizia. F ate che la legge sia rigorosa, il Principe clem ente. Non interpretate le leggi. Se buone, sareste tiranni; se cattive, d eb bono cessar d ’esser leggi. S ia il vostro esempio la più utile e la prima fra queste. Non ascoltate chi vi parla male dei su d d iti, ma chi li aiuta e li com patisce. N on vi lasciate sedurre dalle ragioni, benché plausibili, di una parte sola. L a verità si conosce nella contraddizione. Punite irremissibilmente le offese fatte alla società , e perdon ate facilm ente q u elle che vi appartengono. S arete ricchi se lo saranno i vostri sudditi. Il loro am ore d e v ’ es sere il vostro erario, e non vi mancherà nei bisogni denaro. T rattate i vostri popoli da figli e vi tratteranno da padri. L a vostra tenera affabilità non sia priva di quel m aestoso con te g n o e h ’ è uno dei più potenti custodi del trono. L a soverch ia fam i gliarità dei monarchi li avvilisce agli occhi dei sudditi. L a buona educazione è la prima ricchezza di uno S tato ; sia dun que la vostra prima premura. P roteggete gli uomini dotti, lo diverrete voi stessi colla loro con versazione, e sarete conosciuti dalla posterità. Beneficate chi ha dei talenti ; ma non im piegate che chi g o d e la stim a del pubblico. M igliorate i co stu m i, raffrenate la licenza ; ma non perm ettete ad una classe d ello Stato una soverchia influenza su le riforme. A ste n e te v i d a ll’ innovare senza necessità ; e quando siate costretti a farlo, consultate prima con un saggio manifesto la N azione , s c e glien do l ’occasione favorevole d ’eseguire il vostro progetto. R en d ete il teatro una scuola di morale, ed i pulpiti di carità, non di dispute teologiche e di vana eloquenza. N on cercate d ’ esser temuti, nè com perate la vostra sicu re zza p a gando dei m ercenari : amando i vostri su d d iti, non vi m ancheran no dei difensori. Non avvilite la nobilità, nè il popolo; rispettate le classi tu tte d ello Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 244 — Sta to , e non accord ate distinzioni che al m erito. P er conoscerlo, b i so g n a a vern e; coltivate dunque lo sp irito, m a non a spese del cuore. S ce g lie te bene i vostri m inistri, ed allora potrete riposare sulla loro on està ed abilità, nè sarete costretti a faticare quai subalterni , m en tre siete sovrani. N on n eg a te m ai bruscam ente una grazia; nè la con ced ete senza esam in are se può p regiu d icare ad alcuno. P ro te g g e te l ’agricoltu ra col non aggravare nè i terren i, nè i g e n eri di prim a n ecessità d ’ intollerabili imposizioni ; e favorite 1’ indu stria, d im inuen do i veri casi della prepotenza e del m onopolio, e non m erca n teg gia n d o vo i stessi. A n im a te le m anifatture, m a non fomentate il lusso per arricchire i m anifattori. N on bisogn a, per prom uovere le arti, corrom pere i co stu m i e rovin ar le fam iglie. N on lasciate senza prem io un uomo che si è reso utile; gli altri cesse re b b ero allora di divenirlo. R e n d ete n ell’opinione pubblica di m aggior peso le ricom pense onorifìche ch e le lucrative. Così potrete premiare più facilm en te, e fa rete ch e la ricchezza resti al di sotto della virtù. N on to g liete al popolo i divertim enti e le feste. G li fanno dim en ticare i disgusti, proteggon o l ’interno commercio, prom uovono la cir colazion e d el denaro, e riuniscono i sudditi col m onarca, ed a questo dim ostrano se possiede il loro affetto, o se i ministri lo ingannano. V isita te sovente i vostri Stati, e ascendete le scale del povero, se vo le te sapere la verità , conoscere la miseria ed apprendere a p ro v ve d erci. N o n piangete che di consolazione di aver fatto del bene. P ossano questi sentim enti scolpirsi profondamente nel vostro cuore e farvi corrispond ere ai voti d ell’umanità ed alle lusinghiere speranze d el più sincero dei nostri consiglieri L . [a b in d o ]. M e n t r e la F r a n c i a , col p r e s t ig io d e lle d o ttr in e q u a l i s ’e r a f a t t a b a n d i t r i c e , e s e r c ita u n f a s c in o d e lle ir r e s is t ib ile n e l m o n d o , e la m e n t e d e l F a n to n i n ’ è p r e s a e s o g g i o g a t a , e d a lla r iv o lu z io n e g iu s tiz ia , e sp era a s p e t t a il tr io n fo d e lla il r is o r g im e n t o lib e r tà e d e lla d ’ I t a l i a ; i p iù v o l g o n o g l i o c c h i , p i e n i d i p a u r a , a i « tr e m e n d i e fie r i » n e p o t i d e ’ D r u i d i , c h e , a c c i n t i a l l ’ im p r e s a n e fa n d a d i S cu o tere i regni e sgomentar le genti Con l ’armi e co ’ pensieri, . . . anco del cielo A ssalgon o le torri ; Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — *45 — e c o n tro d i l o r o in v o c a n o la v e n d e t t a p u n it r ic e d i la s s ù ; la i m m a g i n a n o g i à m o n ta ta Su 1’ irate ali del vento ; g ià v e g g o n o g u iz z a r e il la m p o , g ià s e n to n o lo s c r o s c io d e l l a s a e t t a (3). L a b i n d o è fo r z a t o a s p e z z a r e p e r s e m p r e l ’ a m ic i z i a p i ù c a r a : q u e lla c o l m a rch ese C a r lo E m a n u e le - M a ia s p in a . A F i v i z z a n o (lo a t t e s t a il n e p o te ) v i e n e in u g g i a a t u t t i : b i sogn a che tiv o « a p r o p r ia s ic u r e z z a » s ’a llo n ta n i d a l p a e s e n a e p ig li a v a g a re « n e lla v ic in a G a rfa g n a n a e n e lla L o m b a r d i a d i q u a d a l P o , p r e s s o i s u o i a m ic i e c o n o s c e n t i »; t r a ’ q u a li si s e g n a la r o n o per la s c h ie t t e z z a e d e l l ’ a f f e t t o , G iu s e p p e B e r t a c c h i d i C a s t e ln u o v o g n a n a , P ie tr o c o r d ia lit à di G a rfa N o t'a ri d i M o n te m is c o s o (4) e A n t o n i o L ei d i S a s s u o l o , t r e fu tu r i g ia c o b in i e s s i p u r e . D i p o l i t i c a c a r t e g g i a v a c o n 1’ a b . L u i g i a n n i,- i n g e g n o p r o n to , T e n e v a in R e g g i o C a g n o li, p a r la t o r e a llo r a s u i v e n t i q u a t t r o fa c o n d o , n a tu ra b o lle n t e . la c a t t e d r a d i g iu r e c a n o n ic o , m a p e r l a s c i a r l a d i lì a p o c o e d e p o r r e a n c h e Γ a b i t o e c c l e s i a s t i c o , n o n fa tto a l su o ta g lio . D e lle le t t e r e b in d o , q u e s t a d e l 4 l u g l i o ’ gó s v e l a c h e g li s c r is s e L a il p e n s ie r o del pa- t r i o t t a , l e s u e a n s ie , le s u e s p e r a n z e . C a r is s im o C a g n o l i , Castelnuovo di Garfagnana, 16 Messidor Anno 4.0 della Rep.a Francese una ed indivisile. L ib ertà Eguaglianza. T i m ando, com e ti ho promesso, una copia dell’ Ode stam pata a Parigi (5) e della traduzione di Chenier (6). Non le m ostrare ch e ai buoni, giacch é Noscis heu noscis nostrae perfidia Romae. S i hanno buone speranze ; scrivimi per la Posta di giovedì quali son o quelle su di cui vi lusingate costì. Non sono contento delle ultime misure prese a Milano, n é di m olti altri passi, ch e possono influire sul futuro destino d e ll’Italia. Buonaparte con una lettera all’astronomo Oriani invita tutti a v e nire nel M ilanese, o se più lor piace a passare in Francia. Q u e s t’ u l tima ofterta mi fa tem ere della felicità della nostra penisola, p o ich é sarebbe ben irragionevole chiamare in altro paese coloro ch e p o tes sero sperare di essere felici nel proprio. Pare , da quanto su cced e, che i F ran cesi non siano peranco degni della D em ocrazia , e ch e ne Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 246 — stim ino g l ’ Italiani m eno d egn i di loro. V o glio n o che 1’ A ristocrazia dia loro le prim e lezioni di R epubblicanism o , e sperano che 1’ istru zion e possa ricondurre ed in F ran cia e fra noi tem pi m igliori. L e mire d el D irettorio sem brano per ora lim itate a tre oggetti: prim o, di di sporre con l ’ istruzione il P opolo ad una sicura rigen erazion e; secondo, a procurarsi la pace con ridurre ad uno stato d ’ im potenza politica l ’ In gh ilterra e la C asa d ’A u s tria ; terzo, a pagare il debito N azioiiale con le contribuzioni pagabili dai P opoli vinti. S e riuscirà al Papa, col m ezzo attualm ente potente d ella Spagna, di far la p a ce, sacrificando le tre le g a z io n i, con m olto denaro e vari cap i d ’ o p era d e ll’ arte , si ved rà ancora per 5 0 6 anni m antenersi un certo eq u ilib rio , sul qu ale, invece di influire la C asa di B orbone e e la C asa d ’A u stria , influiranno la prim a e la F ran cia ; m a tale equi lib rio n on p u ò r e g g e re lu n go tem po, e variando in F ran cia le circo stan ze d ovran n o variare necessariam ente in Italia, non senza però molti g u a i, ch e si sarebb ero potu ti risparm iare , se lo scacciare g l ’ Inglesi dal M ed iterran eo, non avesse resa necessaria ai Francesi Γ am icizia e 1’ a lle a n za S p agn u ola. L iv o rn o è pacificam ente in mani dei F ra n cesi, ed è da essi forti ficato in m od o da p ro te g g e re qu elle squadre che potessero venirci a te n er lon tan a l ’ in g le se . Q uel G overnatore, forse per aver perm esso ai n ego zian ti della su d d etta N azione di ritirarsi sulla squadra con i loro m igliori effetti, è stato condotto a Firenze dalle truppe repubblicane, ch e g ià si sono im possessate di Massa e Carrara , del piccolo porto di V ia r e g g io , e si vuole che abbiano dichiarata L ucca loro piazza d ’ arm i (7). D o p o 1’ arm istizio conchiuso con N a p o li, pare che vi sia più da cre d e re ch e il piano d egli affari d ’ Italia sia concentrato in guisa da ren d ere alla Spagna 1’ antica influenza sul regno di Napoli, facendola c o n trib u ire con le sue forze navali all’ allontamento degli Inglesi dal M ed iterran eo, dei quali, per im pedirvi il ritorno, vuol render padrona la S p a g n a di G ibilterra e farle con i suoi legni da guerra signoreggiare q u ello stretto. N oi ci contenterem o, per questa volta , col sacrificio di m olti de n ari, statu e, quadri e viveri, di comprare la diminuzione dei Principi n ella n ostra Penisola, di acquistare il diritto di parlare e di scrivere, e di odorare la libertà. S e sapremo profittare di c i ò , e particolar m en te d ella facoltà di parlare e di scrivere, potremo sperare di risor g e re fra non m olto. L a progressione delle cose , se non avrem o la m anìa e la viltà di arrestarla, è favorevole al desiderio dei buoni. S a lu ta te tutti gli amici che sono costì, e che possono m eritare di con trib u ire al bene della nostra nazione. Geppe B ertacchi, a cui con sop ra cca rta potete dirigere la vostra risposta, vi saluta caram ente, e vi dà m eco un am plesso fraterno. A d d io . State sano e tenace nel vostro proposito. S a lu te e fraternità. G io . F antoni Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 (8). — 247 — L e s u e p r im e a rm i com e tr ib u n o d e lla p a tr ia le fe c e a p p u n t o a R e g g i o , la c ittà c h e « c o n e s e m p io m a g n a n i m o » scosse « l ’I t a l i a g i à so n n a c c h io s a » (9); R e g g i o donde primiero D i nostra libertà sorse il baleno (10). D i q u e l lo c h e il F a n t o n i v i o p e r ò , e d e ’ c o n t r a s t i c h e d o v e tte co n to so s te n e re nel p ro p u gn are i p ro p ri id e a li, d ie d e e g l i s t e s s o , il 17 o tt o b r e d i q u e l m e d e s im o a n n o 1 7 9 6 , c o n q u e s t a d ic h ia r a z io n e a s t a m p a : L IB E R T À AL IL E G U A G L IA N Z A P O P O L O SO V R A N O DI REGG IO C ITTA D IN O GIOVANNI FAN T O N I. 26 vendemmiatore anno 5 .0 della Repubblica Francese una ed indivi sibile , aurora della Libertà Italiana. Il vero repubblicano, forte del testimonio della sua coscienza, non tem e le insidie della calunnia, ma non permette che il Popolo, di cui am bisce la stim a e desidera la felicità, resti un solo m om ento incerto sulla rettitudine del suo civism o. Profittando d eg l’ inalienabili diritti d e ll’uom o e d el cittadino , cerca nella libertà della stam pa il m ezzo sicuro d ’ istruire della verità i suoi compatriotti e d ’ arrestare i m a n eggi d ell’ aristocrazia e d ell’ invidia. Sono alcuni giorni ch e la loro vo ce, sorprendendo anche la buona fede di qualche credulo patriotto, tenta, se fosse possibile, d ’ insultarmi , e procura con u n ’ in g iu stizia, d egna della tirannia, di rivolgere in male tutto ciò che ho fatto per il bene e la gloria di questo paese. Dim enticando la prem ura con cui mesi fa venni a sempre più scuotere le vostre anime en ergich e , del che vi potino rendere buon conto Lam berti e Fantuzzi e particolar mente C assoli, Paradisi e Cugini (11), di alcuno dei quali conservo le lettere che provano il mio impegno di riunire altre provincie a q u e sto Stato, mi dichiara temerario perchè progettai l’ impresa di M onte C hiarugolo ed esposi la mia vita per voi, rendendovi l ’ o g g e tto della venerazione e d ella tenerezza patriottica degli ottimi Milanesi; mi a c cusa di perturbatore della pubblica tranquillità, perchè pred ico a tutti i cittadini l ’unione, l ’istruzione e l ’organizzazione di un G overn o p ro v visorio, che possa conservare a R eggio la primogenitura d ella libertà italiana e q u ella stima che si era meritata presso i Com m issari della R epubblica Fran cese e l’ invincibile Arm ata d ’Italia; mi tem e am bizioso, perchè som m inistro a ’ p a trio tti, che me li chieggono , quei lum i ch e sono necessari per organizzare il loro g o v e rn o , e perchè offro al S e nato m edesim o quelle misure che possono farlo scendere fra le b en e dizioni e la riconoscenza del popolo dall’ altezza pericolosa in cui le circostanze lo aveano collocato. Parli liberamente il sincero ed intelli- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 248 — g e n te patriotta L am b erti, p rod u ca qu egli scritti che gli ho dati da far pren d ere in con sid erazion e al S en ato e d e ’ quali esiste copia in mano di ottim i repu b b lican i, e R e g g io conoscerà apertam ente s ’ io sono o no l ’am ico d el po p olo. L o c re d e re ste, cittadini ? V ’è chi, tem endo l ’energica sincerità del m io patriottism o, ha perfino P ingratitudine di dire che d ovevo esser m and ato via com é forestiere, e si è tentato qualche sotterfugio legale p e rc h è io mi disgustassi e p artissi; ma non sapevano costoro t h ’ io p o s s e g g o n ella m on tagn a R egg ian a, che l ’uomo libero ed utile è cit tad in o rivoluzion ario d ’ o g n i regio n e, e h ’ io sono d evolu to ad ogni p a ese d ’ Italia ch e vu o le la libertà, che la mia voce, la m ia penna , il m io sa n g u e son o sacri alla rigenerazione della nostra specie , e che sap rò m orire piuttosto ch e ved ere calpestare dal dispotism o e d all’ aristo cra zia i sacri d iritti d e ll’ uom o e del cittadino. P o p o lo R e g g ia n o , io mi appello, con la confidenza della virtù , al g iu sto tribu n ale d ella tu a opinione. T u che mi hai veduto a g ir e , tu c h e m i sen ti parlare nei c irc o li, che mi vedi fraternizzare continuam en te con tu tti, rendim i quella giustizia, che credo di m eritare, e pu nisci c o l tu o affetto verso di m e l ’aristocrazia e 1’ invidia, che vorreb b ero a v v ilirm i innanzi di te. S e non è vanità in m e il chiederti una g r a z ia , fa che prim a che io p a rta p e r M ilano possa vederti veram ente libero sanzionare un G o ve rn o p rovvisorio dem ocratico , organizzare la tua forza arm ata e la le g io n e richiestati da B uonaparte , dare stabili provvedim enti per la p u b b lic a istruzione, e dim ostrare a ll’ Italia e alla F rancia che non sei l ’ u ltim o ed il m eno capace di formarti fra i popoli liberi. P artirò allora abbracciandoti, e le lacrime di tenerezza che verserò fra le b ra ccia d e ’ tuoi cittadini saranno per m e un premio soave e la sola ven d etta che ch ie g g o contro i tuoi e miei n e m i c i , che correranno allo ra a cela re la loro vergogna nel più intimo di quelle case ove, chi sa , forse p iangon o gli stem m i cadenti ed i vani onori perduti. Salute e frate lla n za. G io v a n n i F a n t o n i. S ’udì rispondere : Un cittadino di Reggio ad un cittadino di Fivizzano. L ’ u om o veram ente o n esto , veramente filosofo, veram ente amico d e ll’ u m anità, fa il bene senza vantarsene , prom uove soprattutto con 1’ istru zio n e e l ’ esem pio il buon costume , base di ogni governo ; ri sp etta le q ualunque autorità costituite nel luogo ove trovasi ; ed ha rig u a rd o ai pregiudizi m ed e sim i, cercando di sradicarli gradatam ente su ll’ esem p io d ella natura, che nulla opera con violenza. E gli è sem p re en erg ico senza essere fanatico, sempre prudente al pari che c o r a g g io so , n è mai con tuono d ’ imperio , o con mezzi di seduzione, te n ta di prop agare le proprie massime, nè mai propone alla m oltitu d ine, soven te cieca sopra i veri interessi del popolo, cose inutili o p e- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 249 — ricolose. Cittadino di Fivizzano, imprimete profondam ente nel vostro cuore q u este verità, e vivete felice, se il vostro spirito trop p o effer vescente vi perm ette di esserlo. « Il cittadino di Reggio » che faceva questa lavata di capo al « cittadino di Fivizzano » era un poeta egli pure: il conte Francesco Cassoli, autore de’ Quattro discorsi d’ un pappagallo e d’ una gazza, e di versi lirici, a giudizio del Carducci, « non molti, nè buoni tutti e in tutto, che anzi peccano di certa durezza e frigidità » (12 ). Con rabbia fe roce gli si avventò contro anche Luigi Cerretti, uno tra’ lirici in voga nel secolo X V I I I , ma peraltro emulo di Pietro Aretino nello scrivere le più sozze immondezze e nel menare la lingua con maldicenza impudente. Nella sua novella 11 Giacobino finge che un ribaldo di Bologna, bol lato in Francia dal boia, capiti a Reggio e s’ imbatta in Labindo : ..............passando per R eggio A l Circolo recossi. Il primo seggio, C om e moderator dell’assem blea, In quel giorno tenea Un poetaccio detto Fur-Fantone, C he di truffe vivendo e modi indegni, Corse avea più città, visti più regni. Labindo, al suo apparire, dà sulle furie : A p pen a l ’occhio ei pone Sullo.stranier, che morte amici, esclam a, Morte a costui; g li è un Nobile , i l ravviso. — Non denigrar mia fama — Imperturbato in viso D ice Giocondo — i ’ non son l ’uom che credi : Son giacobino; son plebeo. — L a veste S p og lia quindi e soggiunge : — A m ico, vedi S e in civil terga stan le forche impresse E se di nobiltà marche sian queste : Io son superbo d ’esse Poiché coll’opre mie ne fei guadagno. — A l riverito segno Fur-Fanton per compagno Conobbel tosto, e giudicollo degno D e ll’accollata. Indi all’eroe novello T u tto il coro gridò : — V iva il fratello. — Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 250 — Il Cerretti scrisse questa novella tra il 1799 e il 1800 ne’ tredici mesi che le vittorie degli Austro-russi lo ten nero in esilio. Dichiara però in una delle note: « Sentii narrare, mentre io era in Francia, il caso curioso di un certo fìnto giacobino , avvenuto in un club di Marsiglia poco dopo scoppiata la rivoluzione. Ne scrissi una novella , tra sportandone l’azione a R eggio, ma nulla alterando il fatto, che è verissimo » (13). Labindo non fu dunque mescolato per nulla in questa avventura, seguita in Francia e tra’ francesi ; si tratta di una calunnia, a confessione dello stesso calunniatore. Per « odorare » più da vicino la libertà, lasciato Castelnuovo, il Fantoni fece una corsa a Bologna (14) ; passò poi a Sassuolo, a C arpi, a Reggio , dove , col mezzo del Cagnoli, conobbe l’ab. Gaetano Fantuzzi, uno de’ reggiani rammentati nella lettera a stampa e eh’ era in voce d’ amante de’ tempi nuovi; voce, peraltro, in grandissima parte esagerata, anzi quasi falsa, come dichiarò egli stesso. « Se io fui geniale francese » (così scrive) , « noi fui che come novellista, curioso indagator de’ fatti veri, non approvator degli stessi. Talora, è vero , sostenitor dei successi, eh’ io credeva v e r i, non fanatico encomiator degli stessi ». Nato nel 1744, nel ’68 celebrò la prima messa, assistito da’ Ge suiti, i quali, nella speranza di tirarlo nella Compagnia, gli affidarono la scuola di grammatica ; e forse avrebbe finito con vestir l’abito di S. Ignazio, se non veniva soppressa. T olte a’ Gesuiti le scuole nel '73, ebbe dal Comune quella di belle lettere. Buon latinista e insegnante valente, la tenne con lode e profitto grandissimo della gioventù ; la perdette nel ’gg , quando Reggio fece ritorno al vecchio regim e. Fu messo in prigione a Rubiera, e vi rimase dal 19 m aggio al 13 di giugno. Il Vescovo gli vietò l’ eserci zio d’ ogni sacro ministero. L’ accusa era, in apparenza, di « fomentator di partiti » ; in sostanza, si puniva il gianse nista ardente che si era « impegnato alla protezione del Sinodo famoso di Pistoia, già condannato da Roma ». Nelle « Proteste » a propria difesa, « scritte nel mese di giu gno 1799 », il Fantuzzi tocca, tra le altre cose, delle rela- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 251 — zioni avute con Labindo ; e lo pennelleggia con colori fo schissimi. Ecco le sue parole : Protesto quanto segue relativamente a Fantoni. Q u est’ uom o sco nosciuto, fu a me condotto come letterato. Il primo giorno d iscorse di letteratura. L a seconda volta lasciossi sfuggire alcuni sentim enti che mi posero in sospetto. Come m’aveva pregato eh’ io l ’ introducessi da Paradisi, a questo corsi tosto, e,il prevenni che stesse in gu ard ia con q u est’ uomo , perchè mi dava sospetto di essere un emissario de’ Francesi. Precisa verba. Frattanto seco per istrada io e gli altri il conobbim o per un pazzo fanatico ed entusiasta all’ eccesso. Mi posi a schivarlo. U n dì appunto, ch ’io per non trovarlo declinai dalla F iera, incontratolo in piazza con mio d ispiacere, pieno di rab bia il trassi fuor di città a p a sse g g io , e mi posi ad inveire contro lui con tanto im peto ed e n e r g ia , che quel veem ente parlatore ridussi a silenzio. N on contento di questo, per purgare di tal germ e il paese , g li misi in cuore spavento del governo con sì buon effe tto , che mi prom ise di partire la mattina dopo per Carpi. Partì infatti, ed io ebbi la con solazione, e potrei dire anche il merito, d ’averlo fatto fu g gire da R e g gio. Di tutto questo ne sono testimoni vari , a cui tosto raccontai il fatto. O ltre la prima volta, solo un’altra fu egli in casa m ia, in tem po che vi fu sem pre presente 1’ onesto Arciprete di Bibbiano , che può attestare l ’ innocenza del colloquio. Più noi vidi che quando d op o 1 iniqua spedizione di Montechiarugolo colla truppa passò presso al m io casino del Quaresim o, dove 1’ unica parola fu un freddo addio. P ro testo che io non ebbi sue lettere, non vidi, non che ebbi suoi scritti; non mai a lui scrissi, non seppi , non cercai più di l u i , n è avrei po tuto io aver relazione giammai con l u i , che io abborriva. N è h o , nè ebbi mai presso di me, nè seppi ch ’altri avesse alcuna su a produzione; nè ebbi altra notizia c h ’ egli facesse q u i, fuorché vom itare qualche m assima im m orale ed irreligiosa, che mi facea nausea. L a lettera sua stam pata mi ferì all’eccesso. Con quanti m e ne parlarono protestai in contrario. Non risposi, per queste due ragion i: i.° pel tim ore, ch e in m e m olto po teva, d ’ irritare contro me il feroce partito c h 'e g li aveva infiamm ato a suo favore; 2.° pel naturai mio costume che ho sem pre tenuto di non rispondere, nè parlare contro le accuse ingiuste ch e mi sono state date ; persuaso io che la m iglior confutazione siano il si lenzio e la savia condotta. Ho conservato sempre questo te n o re ; ed allora pure m ’acchetai dicendo: L a condotta di Fantoni e la m ia fa ranno p alese la calunnia (15). Del breve soggiorno fatto da Labindo a R e g g io nel maggio del 1796, in occasione della « Fiera », si trova un accenno anche in una lettera di Pompeo Baldasseroni, del 3 decembre di quell’ anno , indirizzata al conte Giovanni Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 252 — Munarini. Parlando de’ « capi del giacobinismo » in Garfagnana, scrive : U n o era il cavalier di S an to Stefano B erta c c h i, di cui si è detto c h e a ll’a rrivo prim o dei Francesi in Castelnuovo gettasse via la croce in p u b b lica piazza, per provare il suo attaccam ento a ll’ugu aglianza. Il seco n d o è il prim ogenito del governatore Mulazzani. Il prim o, sciocco e ridicolo", è stato sedotto e instruito nelle nuove massime da certo co n te F an to n i di F ivizzano, conosciuto sotto il nom e arcadico di L a b in d o p e r le belle sue liriche poesie; giovine mattfe, libertino e perciò g ia c o b in o d ella prim a sfera. Io seppi fino dal m aggio che Fantoni e Ber ta cch i erano in tem po della F iera a R eggio in casa di Bolognini (16); in tercetta i una lettera diretta ad altro Bertacchi , che stava in casa m ia , e com unicai alla R e g g e n za , di cui allora non era m em bro, i m iei sosp etti e la copia della lettera; ma non si diede alcuna prov vid en za , perchè la m assim a di chi guidava quel corpo (17) era di fare o recch ie di m ercante in sì delicata materia. Mulazzani poi fu da me sco p e rto un libero pensatore nel corso del passato inverno in cui v e n iv a a stu d iare nella mia libreria. Ebbi seco alcune conferenze, in cui non m ancai di procurare d ’illum inarlo, e ne avvertii il conte Fabrizi, c h e m e lo a v e v a raccom andato in nom e di suo padre. E ra questo gio v in e un a lliev o della contam inata Università di Pavia (18). P er conoscere la parte presa da Labindo al solleva mento di R eggio e giudicarla alla stregua del vero è ne cessario studiare quel sollevamento ne’ suoi più minuti particolari. I Francesi, « a cui bastava un fil di paglia per gonfiar le vesciche », come dice Marcantonio Parenti (19), gli dettero un’ importanza che non si sognò d’avere e non ebbe; nè fu opera de’ partigiani della democrazia, nè frutto ed effetto dell’ amore alla libertà. L ’ opera de’ patriotti vi portò indubbiamente e largamente il suo contributo ; ma delle tante e diverse cause dalle quali trasse l ’origine non è la maggiore, nè la più efficace. Reggio datosi agli Estensi fin dal 30 giugno del 1409, facendosi largamente pagare da loro « il sacrifizio della libertà, di cui non v ’ha prezzo corrispondente », e facendoselo pagare con una quantità di p a tti, di convenzioni e di franchigie, « espressamente volute da un popolo libero » e « al medesimo senza alcuna riserva accordate » ; p atti, convenzioni e franchigie dagli Estensi « sempre e inviolabilmente osservate » ; Reggio fremeva di dolore e di rabbia nel vederle allora tenute in Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2 53 — nessunissimo conto. Rimpiangeva i suoi quadri m igliori, trasportati a Modena per abbellire la pinacoteca ducale ; rimpiangeva « applicati a Modena » i beni da’ testatori reggiani lasciati « unicamente a favor della patria »; rim piangeva essergli stato tolto « il maneggio de’ pubblici luoghi ed aziende della città » ; tolta « la libera ammini strazione » delle acque dell’Enza; alterata « la quantità e natura dei dazi e gabelle » ; soppressa la facoltà di confe rire la laurea in legge ed in medicina e forzata la gioventù a pigliarla in Modena (20). Mentre Reggio è in mezzo a tutte queste recriminazioni e lamenti di diritti manomessi, di franchigie violate, di danni sofferti, Bonaparte piglia il comando dell’ esercito conquistatore. Vinto il Piemonte, sconfìtti in più battaglie gli Austriaci, entra vittorioso a Milano ; e da Milano , il 20 maggio del '96 , rivolge agli italiani queste parole : « siamo amici di tutti i p op oli, e principalmente dei discendenti dei B ruti, degli Scipioni, dei grandi uomini che abbiamo preso a modello. Rialzare il Campidoglio, collocarvi onorevolmente le statue degli eroi che si fecero famosi, svegliare il popolo romano, reso torpido da molti secoli di schiavitù , questo sarà il frutto delle nostre vittorie ». Occupata Peschiera e Verona, messo l’assedio a Mantova, fatta una tregua col R e di Napoli, nel giugno decise d’ impadronirsi di Livorno, di piombare su Ferrara e Bologna e d’ invadere le Romagne. Della facile impresa di Livorno ebbe l’ incarico il Vaubois , che il 19 arrivò a Reggio con la sua divisione, per valicar poi l’Appennino e calare nella Toscana. V i rimase parecchi giorni, accampando le sue truppe, parte « ne’ prati vicini, sullo Stradone fuori di porta Castello » , e parte « sulla tagliata a S. Stefano ». Giunse a Reggio « anche Bona parte in carrozza, che alloggiò in casa Guicciardi » (21). Carlo Zucchi, testimone dell’ arrivo e del soggiorno de’ Francesi nella sua Reggio, lasciò scritto: « Le subitanee vittorie di Buonaparte, figlio della rivoluzione , uscito dal popolo, quotidianamente fecondavano nelle giovani menti sconfinati desideri di gloria. I soldati francesi, prodi, v i vaci, gentili, che con tanto brio narravano le romanzesche Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 -- 254 — vicende della guerra, facevano battere i cuori d’insolito ar dore guerresco » (22). Mentre a R eggio tre partiti affatto distinti e con pro positi diversi tenevano il campo, in una cosa si trovavano tutti concordi : nello scuotere e liberarsi dalla supremazia modenese. I voti dello stesso partito conservatore, formante la grandissima maggioranza, e che s’ incarnava nel Senato, « erano per una pace che gli conservasse la sovranità degli Estensi e le condizioni stipulate dalla città nel dedicar sele » (23). V ’era il partito degli indecisi, che si destreg giava fra il vecchio e il nuovo ; il partito de’ giacobini puri, che, entusiasti della rivoluzione di Francia, riguarda vano i francesi come fratelli e liberatori, e ne sospiravano la venuta e si struggevano per il loro trionfo ; quello de’ giacobini temperati, fiduciosi anch’essi nell’aiuto della Fran cia, ma che però volevan far da loro , muovere un passo dietro 1’ altro , andare a gradi, formare una repubblichetta per conto proprio, senza che quelli di fuori se ne ingeris sero. Questi due ultimi partiti, dopo scoppiato il solleva mento, si trovarono a fronte l'uno dell’altro, ma prima an davano di conserva, e si raccoglievano insieme nei clubs. Il cronista Luigi Viani afferma « che queste unioni erano ciascheduna composta di dodici individui. La prima, com posta pure di dodici persone, delle più illuminate, faceva i piani ; ciascun individuo di questi era capo d’ altre dodici persone, formanti un’altra unione; e ciascuno di questi della seconda unione era pure capo d’altrettante unioni, così che si diramavano in moltissime unioni, che alla francese si chiamavano clubs, e con questo metodo tutti sapevano ciò che si deliberava, e ciascheduno diceva il suo sentimento, e tranne quei dodici di cui uno era membro, niuno cono sceva i membri delle altre assemblee ; e questo metodo durò fino all’aperta rivolta ». Filippo R e (il valente agro nomo) asserisce egli pure che vi erano dei clubs e ricorda quello che si teneva « nel caffè di S. Prospero », poi detto « caffè dei Patriotti »; dà anche il nome de’ frequentatori, nè scorda fra questi Giovanni Fantoni (24). Di pia , ram menta le riunioni che tenevano fra loro « alcuni de’ senatori Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 255 — più influenti »; riunioni nelle quali, « senza che si sapesse niente dagli altri», si pigliavano dei partiti, che erano por tati « belli e fatti in Senato » (25). Uno di questi appunto fu quello che affidò l’ incarico al conte Giovanni Paradisi e al conte Antonio R e (26) di recarsi a difendere le violate franchigie e i manomessi di ritti di Reggio presso i generali e i rappresentanti della Francia e anche presso lo stesso Direttorio « se lo crede ranno necessario ». Il Paradisi e il Re, chiamati con loro come segretari Giacomo Lamberti e Ignazio T riv e lli, il i.° di luglio partirono « da Reggio in traccia del Buonaparte », recando con sè un « promemoria », dove, tra le altre cose, era scritto : non aver Modena « altra preroga tiva che di essere la capitale del di lei Ducato, come è R eggio del suo ». La Reggenza, che teneva il comando a nome del Duca Ercole III, fuggito a Venezia fin dal 7 di maggio , n’ ebbe sentore, ma senza sapere in che consi stesse la commissione; corse perfino la voce avesse R e g gio « l ’ idea di erigersi in repubblica con Bologna », avendo g l’ inviati presa la strada di Bologna, « perchè sep pero che Buonaparte era colà ». A i reggiani non riuscì abboccarsi con lui; e la Reggenza tanto seppe maneggiarsi col generale francese Shauguet, allora in Modena (27), che lo indusse a partire « per Ferrara, onde concertare col Buonaparte la maniera di sventare le idee cattive che potessero avere i deputati reggiani » (28). Di più, scrisse al generale in capo ella stessa, lusingandosi « che non verrrà dall’ E. S. dato ascolto ai sedicenti deputati, e che anzi verranno redarguiti, potendo S. E. conoscere l’ impossibi lità di soddisfare al compimento della somma convenuta fra la Repubblica Francese e l’ intero Stato se potesse aver luogo l’ esclusione di una principal parte del mede simo » (29). La spuntò; e , fatta ardita dal trionfo, « per mettere in quiete » la città di Reggio , « elettrizzata al al primo arrivo dei francesi » (30), cogliendo anche occa sione da’ tumulti seguiti nelle sere del 5, 6 e 7 luglio, vi mandò un buon nerbo di truppa, « forte di tre cannoni » (31). Lo stesso generale Shauguèt (come racconta il Lombardi) Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 1 — 256 — andò a R eggio, pranzò con il Governatore e si mostrò al popolo in compagnia sua, per far vedere che « la Repubblica Francese andava di concerto col Governo di Modena ». Il Senato non mancò di protestare contro l ’invio della truppa, tanto più che ad alcuni di que’ soldati usci di b occa, che « l’oggetto della loro missione » era di restituire a’ re g giani « li domandati diritti colla bocca de’ cannoni » (3 2 ). Ogni sera seguivano subbugli e trambusti , accompagnati da fischi e sassate, da insulti, da arresti , da colpi di ba stone e di sciabola. Quella soldatesca, inviperita e sfrenata, restò a R eggio, con gran tormento e dolore della cittadi n an za, fino alla mattina del 22 agosto; e con la truppa tanto odiata, preso dalla paura, parti anche il Governatore, don Mario Fici della Giumerella de’ duchi d Amalfi ; un palermitano, che non lasciò desiderio di se , nè rimpianto. L a sera seguente poco mancò non seguisse un nuovo tu multo, essendosi sparsa la voce che si tentava « di affamar R e g g io dai Modanesi » ; la sera del 24 riuscì « tranquilsima », benché « i terroristi » (come Filippo R e chiama i giacobini) facessero « il diavolo per tenere elettrizzato il popolo »; e dell’ essere stata tranquillissima fu merito de « molti » che si maneggiarono « per tener quieta la gente ». In quella successiva, sebbene piovesse a dirotto, tra i tuoni ed i lampi, proprio nell’atto che scrosciava una saetta, venne piantato 1’ albero della liberta. A confessione della stessa Gazzetta di Francia, « furent les directeurs de la cé rémonie » sessanta marinai corsi, che andavano all assedio di Mantova per servire sulle barche cannoniere, e che ar rivati da Modena la mattina erano stati accolti dal popolo « avec toutes le démonstrations de la fraternité » (33). L ’al bero consisteva in u n piccolo gelso, strappato da’ bastioni; nè essendo riusciti a piantarlo, per essere troppo saldo il selciato della piazza, lo appoggiarono a u n muro , tra lo schiamazzo e le grida (34). Il giorno dopo, di buon mattino , Filippo R e scriveva alla cognata : « L ’ albero è guardato da quaranta cittadini armati, che hanno girato in pattuglia.... V i sono, dicono, dei preti armati ». E più tardi; « Il Pubblico » (cioè il Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 257 — Senato) « pare imbrogliato. I più disapprovano un tal passo come irregolare e prematuro. Ma il fermento non isminuisce ». Afferma il Paradisi, che appena si sparse la voce dell accaduto, fu generale la « disapprovazione dovuta ad una sconsideratezza di tanto rischio ». A ggiu n ge di più , che forse « quel ceppo » non « metteva per quella volta radice, se un altro corso, di rango più ragguardevole, non accorreva ad infonderli vigore »; allusione delle più mani feste, non al Saliceti, come ritiene il Fiorini (35), ma al Galeazzini, venuto in Reggio fin dall’ 11 agosto come agente militare della Repubblica Francese (36) ; il quale « aveva ispirato dell’ importanza del proprio officio così gran sentimento, che ogni suo detto aveasi per un responso del Direttorio ». Richiesto di consiglio, (è sempre il Para disi che scrive) inculcò « convenirsi che un segno più no bile, ed eretto solennemente, succedesse all’arboscello col locato la notte a reggere le insegne della democrazia ». Non furono parole al vento : « una moltitudine di francesi, a tamburo battente», (lo racconta il Re), andata nello Stra done del mercato, tagliò « una pioppa altissima » e la con dusse in piazza, «per surrogarla al moro che vi era »; met tendovi « due bandiere tricolori, una scure e un affisso che dice : 0 morte 0 libertà »; al quale affisso fu poi sosti tuito l’altro : Tremate 0 tiranni, tremate 0 perfidi alla vista della sacra immagine della Libertà. Nota il cronista Antonio Lombardi: « La Comunità di R eggio non ebbe alcuna parte nell’ impianto dell’albero... Quando però ella vide che il popolo era riscaldato, pro curò alla prima di quietarlo , ed il conte Paradisi perorò un’ora intera, per persuadere che non dovevasi arrivare al gran passo di scuotere il giogo della sovranità, perchè sarebbesi cambiato governo sì, ma sempre in peggio, per chè non era possibile che Reggio potesse reggersi da sè a repubblica e perchè se fosse risorto il partito tedesco in Italia, R eggio era rovinato. Questa perorazione aveva con fuso e quasi convertito la moltitudine. Radunatosi perciò il Gran Consiglio , si propose di disarmare il popolo ; ma pochi furono quelli che approvassero questo partito, e perGiorn. Si. c Leti, della Liguria. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 iS ciò, spinto come dalla necessità, fu steso il fatai decreto, in cui la Comunità esponeva che la presente crisi degli af fari l ’aveva condotta ad avocare a sè il sovrano diritto e ad istituire la guardia civica ». Racconta il Paradisi che i consiglieri vi accorsero « a mal cuore » e « sospinti dalle sollecitazioni della moltitudine ». A ggiunge: « il consesso era pieno, nè si dava principio alle deliberazioni, perchè a chi doveva presedere non suggeriva nulla da proporre che non urtasse o colla R eggenza di Modena, o co’ Francesi, o col popolo ». Importando, « prima di tutto, porre in chiaro, se quella rivoluzione fosse d’origine domestica o straniera, perchè nell’ ultimo caso sarebbe stato disastroso consiglio d’ interromperla, se pur bastassero le forze per alcuni mo menti, onde s’avesse a riaccendere subito dopo colla vio lenza del risentimento », fu spedito un messo all’ agente francese. Il Galeazzini rispose : « l’albero della libertà, po sto una volta in qualunque luogo , più non può svellersi senza estremi pericoli ». Gran « tumulto » (lo attesta Fi lippo R e) « era nella sala del Pubblico , ove tutti anda vano innanzi e indietro ». Dette il tratto alla bilancia Gia como Lamberti, che non faceva parte del Senato e che vi si recò a proporre e caldeggiare « il fatale decreto », vinto con voti unanimi. In forza di questo decreto il Senato pigliò « interinalmente » il governo della « città e ducato », lasciando « nell’ attuale loro esercizio » e anche confermando , per quanto poteva da lui dipendere, « le Autorità già costi tuite ». Peraltro, nel proclama « a’ suoi cittadini», che fu messo a stampa e affisso lo stesso giorno sulle cantonate, dichiarò « di avocare a sè in tutta l'estensione il governo », senza far parola di confermare le Autorità, lasciate soltanto « nel loro esercizio ». Nel pomeriggio il R e tornava a scrivere alla cognata : L ib e rtà durerà? Eguaglianza sarà vera? .......... A b b ia m o avuto la prima festa civica. Una numerosa orche stra, situ a ta in un lungo e gran palco, cantando u n 'a ria che comin c ia v a : Tutti i tiranni tremino, e termina: viva la libertà, e suonando v a rie arm onie, ha rallegrato la piazza. V ’ era qualche bella e molta g e n te . Q u attro sanculotti circondavano l ’ albero con quattro to rc e , e Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 259 — due altri erano innanzi la porta del Publico, che ha ricevuti im m ensi applausi. È stato fermato dalla pattuglia un birbone che disturbava. G iravano molti entusiasti. Parecchi però in segreto deplorano non l ’ i deata libertà, ma le conseguenze. Pure è vero che dopo quasi quattro secoli R e g g io è divenuta repubblica. Oh fatto di cui non si preved on o forse le tristi conseguenze ! A qual prezzo noi otterremo la libertà ? T a n t’ è; il sasso è tratto, nè possiamo più ritirarci. Il cittadino F ilip po [iallude a è stato quasi forzato a m ettere la coccarda. Il cittadino G agnoni la porta prudentemente in tasca, com e vuol fare il cittad in o N egroni. In questa lettera il Re non solo rispecchia il proprio pensiero, ma quello della gran maggioranza de’ suoi con cittadini, lieti di essersi svincolati da Modena e di aver conquistata l’ indipendenza, incerti peraltro e poco fidu ciosi del presente, trepidanti per l’ avvenire. « È innega bile » (osserva giustamente il Bassi) « che la rivalità con Modena e il desiderio di far da sè, più ancora che la spe ranza di una libertà, della quale per poco non avevasi idea, guidarono la condotta di Reggio nella sua rivolu zione e nel breve periodo della sua autonomia » (37). La sera del 30 settembre si sparse a un tratto la voce che più migliaia di austriaci, con buon nerbo di cavalleria, avevano invaso il vicino territorio di Correggio, senza co noscersi dove intendessero andare. A ll’ inaspettata notizia, tutta R eggio fu presa dallo spavento. Il Senato si adunò sull’ istantç, ma in numero scarso ; molti cittadini si preci pitarono nella sala, spinti dal desiderio di assistere a quanto veniva deliberato. « I più timidi de’ senatori » (lo racconta il Viani) « proponevano doversi ricevere i tedeschi con ufficiose maniere, giacché era impossibile la resistenza. Si opponevano i più arditi a sì basse e pericolose misure, di mostrando che i tedeschi, resi padroni della città, ne avrebbero potuto fare scempio, e che avendo ovunque i Francesi, e ritrovata qualche resistenza, avrebbero dovuto abbandonare l ’ impresa ». Vinsero i più arditi; il capitano Carlo Ferrarini chiamò sotto le armi la guardia civica, com posta di possidenti e istituita il giorno stesso della rivolu zione; il conte Della Palude, che comandava la guardia forense, fece sonare a stormo per le ville vicine onde ac corresse in città. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 26o — Nessuno mancò all’ appello. La civica , schierata sulle mura, in mezzo a una quantità di torce a vento, sembrava, in quel contrasto di ombra e di lu ce, un esercito nume roso. L a forense accampò fuori delle porte ; le quali, meno una, vennero barricate ; pattuglie a cavallo perlustrarono la campagna quanto fu lunga la notte. A ll albeggiare, sem pre con la paura che il nemico fosse lì presso , si rafforzaron le mura; la campana della cattedrale, prese a sonare a martello ; la piazza si riempì d’ armati. La verità final mente si fece strada ; non si trattava di cinquemila tede schi, ma d’un drappello di centocinquanta. Uscito da Man tova per foraggiare, era rimasto tagliato fuori; e voleva trovare uno scampo, valicando 1’ Appennino, per rifugiarsi in Toscana. Nacque allora il pensiero di piombare addosso a que’ fuggiaschi e farli prigionieri. Baleno alla mente di Labindo , uno de’ caldeggiatori della resistenza ne’ mo menti del creduto pericolo; animoso adesso nel propugnare quello slancio di coraggio. A farne persuaso il timido Se nato, che, per quanto ribattezzato in Municipalita, 1 alito de’ tempi nuovi non aveva per niente trasformato ne rin vigorito, ci volle del buono; tanto più che il drappello s era incaminato verso il Parmigiano ; fuori, per conseguenza, de’ confini reggiani. Bisogno che il Galeazzini, al solito, spendesse l’autorità propria e si facesse iniziatore dell im presa egli stesso. Infatti ordino al sargente maggiore La roche , che in quel tempo faceva le veci di commissario a R e g g io per la Repubblica Francese, di pigliare il co mando d ’un distaccamento di quaranta granatieri, giunto poco prima da Livorno , e alla loro testa inseguire i fug giaschi e tagliar loro la ritirata; menando con sè que’ bravi reggiani che anelavano « de s’unir aux françois pour com battre les ennemis de la liberté comune». La Municipalità, messa alle strette da lui, contro voglia e non senza paura (38), consentì di porre « a disposizione del detto Agente tutti que'' cittadini che volontariamente se gli presenteranno per tale spedizione ; rimettendo però al medesimo di lasciare addietro quel di più di essi che sembrasse eccedente » ; e pregandolo di giustificare il Governo Reggiano « con la Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ? .6 ι — * Corte di Parma, in caso che si passasse pel suo territorio », e « a non prendere tanti cittadini, che ne avesse a man care per la guardia che mantiene il buon ordine nella città ». Incaricò poi il capitano Carlo Ferrarini « della con dotta de’ cittadini aggiunti a’ francesi », con queste istru zioni : 1.° D i far mantenere alle truppe reggiane Γ ordine, il rispetto alle persone ed alle proprietà de’ paesi sì alleati che no a q u esta R epublica. 2.° G li sarà confidata la somma di zecchini cinquanta. E g li con questa provvederà al bisogno della sua truppa. 3 ° P rocurerà che la spedizione, rispetto a ’ Reggiani, duri non più di tre giorn i, e se non è possibile di ottenerlo , procurerà alm eno di abbreviarla quanto potrà, riflettendo al bisogno di cittadini che si ha pel servizio interno della patria. In quello stesso giorno (era il 3 d’ottobre) la colonna franco-reggiana, della quale faceva parte il Fantoni, si pose in marcia e passò la notte a Bedogno. Gli austriaci, che erano nel vicino villaggio di Rossena, inteso l’ avvicinarsi del nemico, la mattina appresso, sull’ albeggiare, si avvia rono in tutta fretta verso Montechiarugolo in quel di Parma. Il Laroche prese a inseguirli, ma senza poterli raggiungere; fece però alcuni prigionieri e s’ impadronì di tre cariaggi, da loro abbandonati. Giunto finalmente co’ suoi sotto le mura di Montechiarugolo, incominciò l’ assedio ; e gli as salitori si dettero a bersagliarlo di fucilate con tale ar dore, che ben presto vennero a mancare le munizioni. Il Laroche scrisse al Galeazzini per averne, e chiese anche un rinforzo, giacché lungo la marcia nessuno s’era unito a loro. Ma la lettera, consegnata a due della colonna perchè la portassero , arrivò a Reggio con ritardo (39), essendo « stati disarmati e percossi nelle berleti d’ Enza da varie persone, fra le quali ve n’ erano tre di Montecchio » (40). Il Laroche, che non tardò a esserne informato, scrisse alla Comunità di Montecchio che mandasse « subito » una de putazione « sotto le mura di Montechiarugolo per affari di servigio ». Frattanto giunse a Reggio il generale di brigata Carlo Sandos, spedito da Bonaparte a inseguire e far prigioniero Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2Ó2 --- il fuggente drappello (41). Nè il suo arrivo fu inatteso. Lo stesso Laroche, nella lettera al Galeazzini, Γ affretta col desiderio e ci confida : « si le général Sandos est arrivé, dirigés (sic) sa marche aussitôt du côté où nous sommes: maintenant l’ennemi est bloqué jusqu’à nouvel ordre ». La mattina del 5, prima che il Sandos giungesse a Montechiarugolo, era accorso in aiuto del Laroche il capi tano Martelli con una schiera d’ uomini di Bibbiano. Gli austriaci, sopraffatti dal numero e vista inutile ogni resi stenza, deliberarono la resa;'e si stava appunto trattando, quando arrivarono i deputati di Montecchio. « Giunti al campo sotto le mura di Montechiarugolo » (così riferirono alla propria Comunità) « dimandammo d’ essere introdotti dal signor Laroche, ed inteso l’arrivo del generale, motivo per cui era cessato il comando del primo, e che entrambi trovavansi in castello a stendere la capitolazione con quel l ’ufficiale comandante austriaco rifugiatovisi con un centi naio d’ussari, d’ulani e fanteria, fummo costretti ad atten dere 1’ ultimazione della spedizione ». I patti della resa furon questi : A r t. i.° G li austriaci sortiranno q u est’ og gi cogli onori d ella gu erra a lle ore 6 d ella m attina e saranno prigionieri di guerra. A r t. 2 .0 G li officiali saranno rilasciati sulla parola dopo il giura m en to di più portar le armi contro i francesi. Il Laroche, che, per testimonianza del generale Sandos, aveva guidato quella spedizione « avec le zèle et le cou rage d’un vrai républicain », si affrettò a partecipare alla Municipalità la conseguita « vittoria » , alla quale i reg giani avevano contribuito col braccio e çol sangue: « Deux des vos concitoyens de la montagne ont scellé avec leur sang (42) la liberté de Reggio ; enviez leur so rt, ils sont morts pour la patrie, ils, ne méritent pas de larmes de doleur, mais de reconnaissance ». Il generale Sandos , compiuta l ’ impresa di Alontechiarugolo, « preceduto da un distaccamento di cavalleria d’us sari e dragoni, in circa centocinquanta uomini, da un corpo di fanteria francese, di sessanta in settanta uomini, a tam buro battente, da altro corpo di patrioti reggiani e da un Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 263 — numero grandissimo di milizie forensi, parte delle quali scor tavano i prigionieri tedeschi», andò a Montecchio; e smon tato al pretorio, intimò l’ immediata convocazione del consi glio comunale, fece arrestare il luogotenente, il sindaco e il cancelliere, impose agli abitanti « una contribuzione di mille zecchini », da pagarsi dentro un’ora, sotto pena dell’incendio e del sacco. Era il castigo « di avere ufficiati, trattati e approvigionati nel loro passaggio i tedeschi, e di non averli anzi inseguiti » ; nel medesimo tempo era la vendetta per l’ affronto fatto a’ due patriotti reggiani. La Com unità, per quanto seppe e potè, cercò schermirsi e difendersi ; e in verità le ragioni non le mancavano ; essendo stato fatto 1’ approvigionamento de’ tedeschi « dall’ oste di Mon techiarugolo » alle botteghe di Montecchio « per suo conto » e « a danari contanti » ; e avvenuto 1’ affronto « sul Parmigiano, ove la Comunità non ha mezzi nè forza nè diritto per impedire i bricconi da criminose in traprese ». Il generale, che « aveva posato 1’ orologio sul tavolino », fece mettere in arresto il Priore de’ P P. Ser viti , a’ quali impose una taglia di dugento zecchini ; su bito pagati. Si contentò di pigliarne soli ottocento dalla disgraziata e atterrita popolazione. I patriotti reggian i, prima di lasciare Montecchio, vi piantarono 1’ albero della libertà; e col Sandos tornarono a Reggio trionfanti, me nando con sè i prigionieri, tutti « vestiti d’ un sacco di tela berettina, con bisaccia di tela al collo, cappello rotondo , il tutto lacero, e quasi senza scarpe e niune calze », tramandando « un puzzo che rifiutava 1’ avvicina mento » (43). Augusto Franchetti giudica « veramente meschina in sè » l’ impresa di Montechiarugolo (44) ; « degna però di nota per l’ importanza che le fu data dai Francesi » (45). È degna invece di nota perchè fu la prima volta che un pugno d’ italiani si cimentò in campo aperto contro gli Austriaci (46) ; preludio alle battaglie future dell’ indipendenza nazionale. Torna a lode di Labindo l’ esserne stato l ’ ideatore e il caldeggiatore ; è bello n’ abbia fatto parte. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 204 — Afferma il Botta che i Reggiani, « desiderando di ren dere partecipi i vicini di quanto avevano fatto, mandavano uomini a posta nel contado, in Lunigiana e in Garfagnana acciocché parlando e predicando muovessero a novità » 47), Il Paradisi lo nega recisamente, e per quello che riguarda la Lunigiana e la Garfagnana ha ragione. Pietro Notari — l ’amico di Labindo — venne spedito dal Senato ad « in vitare li popoli della montagna ad unirsi alla città di Reg gio » (48); altre annessioni di paesi del contado furon ten tate e in parte conseguite. Il pensiero di sollevare anche la Garfagnana e la Lunigiana e aggregarle alla nascente Repubblica balenò alla mente del Fantoni, e senza frutto ne scrisse al Paradisi, al Lamberti e al Cugini. 11 timido Senato, dopo che Reggio ebbe « riacquistato il diritto pre zioso di governarsi da sè e di operare la propria felicità », non osò mai spingere lo sguardo al di là de’ confini del vecchio « Ducato » reggiano ; que’ confini furono le sue colonne d’Èrcole. Composto, com’era, di « uomini usciti da lunghissima pace ed oscuri di ogni arte di governo » , a’ quali (lo nota il Paradisi) « nella scena che inaspettata mente s’apriva tutto era nuovo ed incongruente colle prime intenzioni » , dette prova di tale e tanta incapacità e di spilorceria così taccagna da muovere a sdegno anche la gente più temperata. Perfino il pacifico Filippo Re, che il 3 di settembre aveva scritto : « Pochi terroristi secolari, parecchi ignoranti terroristi ecclesiastici vanno spargendo, per quanto possono, l’allarme. Si fa temere al popolo una assoluta aristocrazia. Con questa massima si fa il possibile, e piaccia al cielo non vi si riesca, per deporre tutto il Se nato e formare una nuova municipalità »; Filippo Re, che pensava e scriveva così, vinto dall’evidenza de’ fatti, cin que giorni dopo è costretto a confessare: « L ’ autorità del Senato vacilla, la milizia che guarda la città non è ancora vincolata per veruna legge di subordinazione. Si dice che è milizia d onore. Una tal parola non ha ancora veruna forza presso la maggior parte. I capitani hanno ordine di vegliare sulla quiete; ma un tal ordine è inutile, mancando i coattivi. Si vuole levato il Senato a riserva di pochi Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 26 5 — membri. Ciò anderebbe bene; ma come fare su due piedi? E ben vero che in quel corpo regna un’ inerzia immensa, e v ’ha taluno dei senatori che va dicendo non esservi nulla da fare. Ciò che è certo si è, che in un tempo in cui il Senato dovrebbe essere quasi permanente, que’ padri si radunano alle dieci e mezzo della mattina e partono a mez zodì. Gli intriganti profittano di questo , e non só come potrà finire ». Uno de’ « terroristi » , uno degli « intri ganti », anzi il più formidabile di tutti, a suo giudizio, era Labindo. Che voleva egli mai? Voleva « 1’ organizzazione di un Governo Provvisorio che possa conservare a R eggio la primogenitura della libertà italiana »; e al Senato dava consigli in iscritto , col mezzo di Giacomo Lam berti, of frendogli « quelle misure che possono farlo scendere, fra le benedizioni e la riconoscenza del popolo dall’altezza pe ricolosa in cui le circostanze lo aveano collocato ». I con sigli dati, le « misure » offerte non producevano altro ef fetto che di farlo riguardare come un « pazzo agitatore delirante ». Il Senato finì col dimettersi, e lo fece il 26 di settembre, restando peraltro in carica ; lo fece con una strana deliberazione: quella di ridurre a soli quaranta il numero de’ consiglieri, che erano sessantotto, e imporre che la scelta de’ nuovi quaranta si facesse tra’ sessantotto dimissionari. Venne però lasciata poi libera con successivo decreto del giorno 30 ; ma il modo stabilito per far le nuove elezioni, che aveva il solo scopo d’ impedire che il potere andasse nelle mani nel popolo, sollevò tale disap provazione e tanti contrasti, che finì con l’ andare in aria. « Il celebre piano per 1’ elezioni « (così il Re), « digerito per molto tempo, nell’ atto di sortire alla luce è stato on ninamente rigettato e nulle per conseguenza le sessioni e le istruzioni e le scuole segrete per insegnarne la esecu zione. La lunghezza del tempo perduto a tale effetto ha invogliato alcuni di vederlo, e le cose erano così ben di sposte, che, ad onta del segreto comandato , parecchi lo hanno veduto. Si è trovato aristocrato, che ledeva i diritti de’ poveri cittadini. Si è chiamato a consulta Galeazzini. Egli lo ha disapprovato. Ciò basta : Fantoni, Scaruffi, Be- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 '— 206 — nizzi, Montanari ed altri si erano maneggiati per implo rare un governo militare, a meno che il piano non an dasse a terra. Dunque i bravi legislatori hanno fiascheggiato. Ecco il primo passo ». Intanto gravi avvenimenti si andavano incalzando. Bo naparte, temendo che l’Austria, non più minacciata dal R e n o ,‘ gli piombasse addosso con tutte le sue forze, penso di valersi dell’aiuto de’ popoli d’Italia sottraiti alle vecchie signorie; e prese a ordinarli ed armarli, accendendone gli entusiasmi e solleticandone le speranze col far travedere un avvenire pieno di grandezza e di gloria. In una breve sosta che fece a R eggio — lo attestano i cronisti del tempo — « parlò al popolo adunato in folla sulla Ghiara , inco raggiando la gioventù ad armarsi per difendere la propria libertà ». Era quello appunto che più stava a cuore a La bindo, il quale altro non sog'nava e voleva che un Italia forte e padrona di sè e de’ propri destini. E con 1 ardore suo, con la fede viva e ardente dalla quale era animato incita e incuora a dar di piglio alle armi, con rabbia e di spetto de’ timidi e de’ neghittosi. « Arriva a R eggio il g e nerale Rusca, reso zoppo da una ferita. Dicono resterà qui e sarà degno capo de’ nostri furibondi republicani ». Sono parole del R e , già si capisce. Prosegue : « Fantoni lo avvicina, gli dipinge con colori vivi, sebbene un po al terati, lo stato delle cose nostre, e soprattutto Γ inerzia della nostra Municipalità. Il generale crede , e soprattutto si mostra stupito che il Publico non armi a prò’ dei Fran cesi un battaglione. Ciò basta. Fantoni fa una petizione alla Municipalità onde essa armi, e la fa sottoscrivere da molti, fra quali p reti, che non vogliono già andare alla guerra, ma chiedono , anzi vogliono che quel Publico che non ha bezzi per pagare giornalmente le milizie disponga un battaglione per andare contro i Tedeschi. La petizione è presentata. Il Publico vacilla, perchè Rusca vuole e Lam berti comanda con Paradisi a tutti ». Era il 16 d’ ottobre, e in questo stesso giorno a Mo dena, non più soggetta agli Estensi, si stringeva la Con federazione Cispadana. Bonaparte , che v ’ era arrivato fin Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 20 7 — dal giorno 14, scriveva al Direttorio: « Bologne, Modéne, Reggio et Ferrara se sont réunis en congrès, en envoyant à Modéne une centaine de députés. L ’enthousiasme le plus vif et le patriotisme le plus pur les animent; déjà ils voient revivre l’ancienne Italie : leur imagination s’enflamme, leur patriotisme se remue, et les citoyens de toutes les classes se serrent » (49). In mezzo a quegli entusiasmi il Garrau chiama a sè i rappresentanti di Reggio « e dopo aver letto un ordirle di Buonaparte, dichiara e comanda l’ unione di R eggio a Modena, e presenta un piano che i deputati devono portare a Reggio, perchè vegga se convienle l’ac cettarlo, ma intanto aggiunge che egli lo fa stampare ». Il dolore de’ Reggiani passò ogni segno. Scrive il R e : « l’ idea di ricadere sotto Modena è orribile a tutti. Sentesi mormorare che il popolo vuole presentare una me moria ai Commissari [Garrau e Saliceti] per far loro sa pere che piuttosto servire a Modena ama di ritornare sotto la tirannia. Cala lo spirito guerriero. Si è spedito agli otto nostri deputati protestando che non si riconosce Modena per nulla . . . . Tutti i momenti vanno ora ad essere fatali per noi . . . . Questa notte ventiquattro popolani, sollecitati dicesi da Fantoni, hanno tentato di disarmare la guardia in Piazza. Il capitano ha usato somma prudenza. Tutto andrà impunito. V iva la libertà ed i matti». Il giorno d op o— 17 ottobre — ripiglia la penna: « Furore. Disperazione. Tutto è perduto. Son queste le parole della giornata..........Il piano [deU’ unione\ porta: i.° Vi sarà un’ amministrazione centrale a Modena, composta di nove modenesi ed otto reggiani per regolare l’economico e formare le leggi; 2.0 un anno resterà in Modena, un altro in Reggio, e dove sarà si troverà ancora la cassa nazionale , che sarà una sola. 3.0 A R eggio vi sarà un tribunale di cassazione. 4.0 Si formerà una deputazione di nove soggetti, levati tra Mo dena e Reggio, per formare la costituzione. 5.0Resteranno fermi i confini [tra il territorio di Reggio e quello di M o dena] segnati nel trattato {stipulato in que’ giorni e san zionato dal Garrau e dal Saliceti]. 6.° Le Municipalità tutte avranno la libertà di amministrare il patrimonio com- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 208 — imitativo delle loro comunità e terre. Tale è il piano, buono e vantaggioso in sè, ma riduce Reggio da primogenito ad ultimo cadetto. Appena si sparse la nuova di tutto ciò in R eggio, che universale fu il lamento e Γ esecrazione con tro i Francesi, e adesso sono i fanatici o spariti o ridotti a ben pochi. Si aperse il Senato, e Fantoni, il pazzo agi tatore delirante del nostro popolo , chiese di entrarvi. Pa radisi gli negò l ’entrata. Ma alcuni vili satelliti suoi, timo rosi non si sa bene di che, lo ammisero, onde pubblica si rese la sessione. Egli voleva che i nuovi soggetti da spe dirsi a Modena in virtù del piano di Garrau fossero eletti dal popolo. Lamberti rispose che Garrau aveva espressamente vietato le adunanze popolari, anzi qualunque ombra di rappresentanti del popolo. Tale risposta fu un nuovo fulmine per coloro che credevano potere almeno avere il piacere di scegliere a loro modo (50). Fantoni replico, an noiò; ma i buonissimi nostri dichiararono lui ed altri suoi due compagni cittadini reggiani » (51). In un poscritto aggiunge : « La desolazione e la rabbia per vedersi assoggettati a Modena è eccessiva. Non si minaccia meno che di atterrare l’albero. Questa notte è stata armata la piazza e due che minacciavano un sì bel fatto sono stati carcerati..........Dio la mandi buona. Ottantanove sono gli arrolati per la nuova coorte. Molti dopo le nuove di ieri vorrebbero cancellarsi, ma non è possibile. La cavalleria dei volontari è svanita ». E in un altro poscritto: «Rusca è fatto comandante di R eggio, Modena e Bologna; Fantoni è il suo organo. Ieri sera tumulti in piazza. Il governo sempre più si indebolisce . . . . Tutti sono storditi e male dicono i Francesi, mentre pochi pazzi gli esaltano, e solle vano il popolo ». A l Botta, che nel raccontare la rivoluzione di R eggio caricò le tinte, scriveva Giovanni Paradisi : « posso fida tamente assicurarvi che se lo stato della città non avesse potuto crollare per altra forza che l’ impeto spontaneo de’ cittadini, desso avrebbe perseverato ancora qualche mese, sintantoché i Francesi, occupata la terra, venissero ad af fidar la baldanza degli innovatori. Conciossiacbè 1’ ardore Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2Ôg — democratico che scaldava, non saprei contenderlo , molti petti, durava ancora assai gradi al di sotto dell’ efferve scenza necessaria a prorompere in aperto incendio ». Con fessa che in mezzo alle illuminazioni, alle musiche, ai balli, alle feste, « che per tre sere solennizzarono quella muta zione, gli stessi più caldi della novità interrompevano so vente la non sincera esultazione per domandarsi Γ un l’al tro che fine avrebbe poi quell’ ardimento ». Vuole il Botta che si accostassero « ai primi motori uomini riputati per ricchezza e per dottrina, sì per dar norma a quell’ impeto disordinato e sì per isperare che egli se non era libertà poteva col tempo divenire ». Il Paradisi, testimone de’ fatti, lo nega. « Io mai non li conobbi » questi « uomini ripu tati per ricchezza e per dottrina»; la rivoluzione « germ o gliò senza che gli scienziati e gli opulenti accorressero d’o gni parte ad allevarla ». Il desiderio di scuotere la supremazia de’ Modenesi e rivendicare l’ indipendenza alla propria città, spinse i R e g giani alla lotta ; e fin che la lotta ebbe questo fine si tro varono tutti concordi. « In prezzo della sua rivoluzione dal 26 agosto 1796 restarono infrante tutte le disposizioni dell’ex Duca di Modena e la città di Reggio rientrò al possesso di tutti i beni che le erano stati indebitamente usurpati e tolti ». Lo dichiarò la stessa Municipalità il 4 marzo del 1797; e si fece eco fedele del pensiero dei più. Quando i meno vollero invece che il « prezzo » della ri voluzione fosse la libertà, scoppiò la discordia e incominciò la lotta. In quella lotta non fu scarsa, nè senza efficacia l’opera di Labindo, divenuto consigliere e guida dell’ esile schiera de’ giacobini; « feroce partito » agli occhi del Fan tuzzi e di tanti e tanti altri con lui. L ’ esile schiera andò, peraltro, intiepidendosi e assottigliandosi quando il ritorno della città sotto la supremazia aborrita di Modena sollevò la generale esecrazione de’ reggiani contro i Francesi. Le rive del Crostolo non potevan essere più stanza per l ’idea tore e caldeggiatore della spedizione « iniqua » di Montechiarugolo, per l’ardente tribuno della libertà e del risor gimento d’Italia ; e Labindo, pur conservando memore af Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 270 — fetto al « popolo sovrano » di Reggio, che l’ aveva fatto suo cittadino , corse a Milano; la capitale della nascente Repubblica Lombarda, l ’asilo ospitale e sicuro de’ profughi per la libertà. (Continua). (1) Cfr. B o tta C. Storia d'Italia dal 17S9 a l 1S14, Parigi, D idot, 1824; III, 210. (2) Cfr. la nota 32 del capitolo I. (3) M o n t i V . Poesie lirich e, Firenze, Barbèra, 1862; p 293. (4) Sotto il nome di Dameta rammenta l ’ amico Pietro Notari nella ode X X I I I del libro I. Gli intitolò le odi III e X II del libro I I I , scritte nel 1790, nel qual anno si trovarono insieme a Fivizzano e vissero in grande intim ità. Pensava d ’intitolargli anche un’epistola su g li avvocati ed i pro curatori, che poi non scrisse. Giuseppe, figlio del cav. Sigismondo de conti Bertacchi e di Cassandra del cav. Pompeo Maria da Paule, fatte le provanze di nobiltà nel 1795, vesti l ’abito di cavaliere dell’ Ordine di S. Stefano il i .0 luglio di quell’ anno (il padre allora era morto) come successore nella commenda Bertacchi di suo patronato, fondata il 25 aprile del 1679. R· Ar chivio di Stato in Pisa. Ordine di S. Stefano, Provanze di nobiltà, filza 158, n. 18. (5) È 1’ ode X X I del libro IV, indirizzata a Bartolommeo Boccardi. Cfr. la Bibliografia. (6) La P a ra fra si d ell’inno A l l ’ Essere Supremo di Giuseppe Maria Chenier la compose 1’ anno dopo e la stampò a Genova. Cfr. la Bibliografia. Questa è la traduzione; e non vide la luce. (7) Massa e Carrara vennero invase dal Lan nes il 3° di giugno. Cfr. S f o r z a G . S u ll’occupazione di Massa di Lunigiana fatta da' Francesi nel 1796, lettere di un g ia cob ino, L u cca , Canovetti, 1879, p. 33. È falso però che s ’impossessassero anche del piccolo scalo di Viareggio. Per allora non fu toccata nè Lucca, nè il suo territorio. (8) È inedita. L ’originale si trova nell’Autografoteca Campori, conservata nella Biblioteca Estense. (9) Cosi il « liber’uomo Niccolò Ugo Foscolo » nel dedicare « alla città di R eggio » la sua ode: Bonaparte liberatore; la quale fu stampata a Bo logna per cura ed a spese della Giunta di difesa generale della Repubblica Cispadana, che il 16 maggio del 1797 ne inviò in dono « bon numero d ’ e sem plari » alla Municipalità di Reggio. (10) M o n t i 'V . Mascheroniana, canto II, vv. 209-210. (11) Giacomo Lam berti, fratello di Luigi (il noto ellenista e poeta) nac que il 25 ottobre del 1762; professore di diritto canonico, prima a Reggio, poi a .Modena, prese larga parte alla rivoluzione della nativa città, sedè nel Corpo legislativo e nel Direttorio della Repubblica Cisalpina, intervenne a ’ Comizi di Lione, fu prefetto del dipartimento del Crostolo e senatore del Regno Italico. Caduto Napoleone , rimpatriò , perdendo ogni impiego. A vendo nel '31 fatto parte del Governo Provvisorio di Reggio , venne con dannato a due anni di carcere, e per carcere gli fu assegnata la casa, dove restò prigioniero per tutta la vita Morì il 24 marzo del '38. Di Gaetano Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 271 — Fantuzzi, che visse dall’ 8 aprile 1744 al 26 febbraio 1815, e del conte Fran cesco C assoli, nato il 15 settembre 1749, morto il 19 febbraio 1812, sarà altrove discorso. Il Paradisi, ricordato da Labindo, è il conte Giovannni, gentile poeta e uomo di stato. A Bonaparte che lo chiamò a sedere nel Direttorio della Re pubblica Cisalpina, scriveva il 24 giugno del 1797: « je n’ai ni les talents ni l'expérience, ni l ’âge à propos pour soutenir le pesant fardeau que vous me destinez.......... Ayant taché toujours de réprimer de toutes mes forces l ’esprit d ’anarchie, qu’on Substituait à la place du patriottisme, je me suis aliéné beaucoup de personnes, qui ne pouvant m’apposer des faits , m ’ont apposé des opinions peu républicaines, qu’il m’est impossible d ’avoir ja mais eues, ayant exposé des premiers ma sûreté et ma fortune pour la ré génération de ma patrie, je ne saurais sans folie renoncer tout d ’un coup aux maximes que j ’ai toujours suivies même avant la révolution française ». Mori di sessantacinque anni il 25 agosto del 18 2 6 . Giuseppe Cugini fece parte della Municipalità di Reggio durante la rivoluzione , della quale fu partigiano. (12) C a r d u c c i G. La lirica classica nella seconda vieta del sec. X V I I I ; in L ir ic i del sec. X V III, Firenze, Barbèra, 1871 ; p. LX V III. ( [ 3 ) C f r . Novelle di L u i g i C e r r e t t i ora per la prima volta pubblicate, con note dell’autore, Y v e r d u n , 1839, P P · 26-28. (14) Tra le carte del R. Archivio di Stato in Bologna non si trova traccia del soggiorno di Labindo in quella città; ma è però attestato dal nepote: « Discesi nel 1796 i Francesi in Italia, ed acceso in diverse parti della Lom bardia il fuoco della rivoluzione, non si riguardò dall’immischiarsi nei primi moti di Reggio, Modena e Bologna ». (15) Biblioteca comunale di Reggio. Documenti per la vita del prof. ab. Gaetano Fantuzzi, ms. segnato CXIV, C. 40. (16) Lodovico Bolognini, nato a Bologna il 24 aprile del 1739 , morì 1’ 8 giugno del 1816 a Reggio, dove fin dal 1760 aveva preso stabile dimora. In gegnere ed idraulico, tra gli altri lavori, ebbe la direzione della nuova strada de’ monti, che doveva passare per Castelnuovo di so tto , la quale prese il suo nome e rimase interrotta a cagione delle vicende politiche del 1796. Destò la maraviglia per 1’ arditezza il ponte da lui costruito sul Pa naro, ad un sol arco, di metri 48 e 36 di corda, miseramente rovinato nella piena del 1789. Cfr. M a n z i n i E. Memorie storiche dei Reggiani p iù illu s tr i, Reggio, Degani e Gasparini, 1870, pp. 60-64. (17) Il Duca Ercole III, il 7 maggio del 1796, all’ avvicinarsi de’ Fran cesi riparò a Venezia, affidando gli Stati, durante la sua assenza, ad un Con siglio di Governo, composto del marchese Gherardo Rangoni T e r z i, del conte Camillo Bianchi Munarini, del conte Bartolommeo Scapinelli, del com mendatore Federico Benedetto d’ Este Conte di S. Romano , di Giuseppe Antonio De Micheli, di Luigi Prandini, di Giuseppe Sandrini, di Francesco Ansaioni, di due Priori della Comunità di Modena, e del Priore e di un Anziano della Comunità di Reggio. (18) R. Archivio di Stato in Modena. Cancelleria Ducale. Carteggio di Ercole III dal 1796 al 1803. (19) Cfr. Osservazioni e giudizi sulla Sto?-ia d’Italia di Carlo Botta, Modena, per G. Vincenzi e compagni, 1825, pp. 258-260. (2 0 ) Cfr. Promemoria, col quale « il Publico, i cittadini e tutto il Po polo di Reggio reclamano i loro-antichi diritti e privilegi»; i n B a s s i U. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2η 2 — R eggio nell*Em ilia alla fin e del secolo X V I I I (I79^- I 799)> Reggio, Stabili mento tipo-litografico degli Artigianelli, 1895, pp. 417-418. (2 1) V i a n i L . Memorie storico-crìtiche dì Reggio dat 1783 a l 1831; m s . n e lla B ib lio te c a c o m u n a le d i R e g g io . (22) Z u c c h i C. M em orie, Milano, Guigoni, 1861 ; pp. 1-2. Un altro contemporaneo ne fa questa pittura: « Lo spettacolo dell’ armata era sor prendente........ Accampavano i Francesi senza tende , marciavano senza al cuna compassata forma , erano vestiti di colori diversi e stracciati, alcuni non avevano arm i; pochissima artiglieria; cavalli smunti e cattivi, stavano in sentinella seduti; avevano, anziché l ’ aspetto d ’ un’ armata, quello d ’una popolazione arditamente uscita dal suo paese per invadere le vicine con trade ». Cfr. V e r r i P. Storia d ell’invasione dei Francesi repubblicani nel M ilanese n e l 1796; in Rivista contemporanea, di Torino, ann. I li, voi. VII, fase. 35, 25 luglio 1856, p. 183. (23) P a r a d i s i G. Lettera al sig. Carlo Botta, Modena, V incenzi, 1826, P· 5 · (24) O ltre il F an to n i, ricorda tra’ frequentatori de’ clubs reggiani il conte Giovanni Paradisi, Pier Giacinto Terrachini, Francesco Bovi, Giacomo Lam berti, Giuseppe Cugini , 1’ orefice Giambattista Giaferri , il fornaio Davoli, un Motta, un M a io li, un B enizi, il dott. Giovanni O rlandini, Bartolommeo Marchini , « lo zoppo » A rtoni, Lazzaro Besenzi, Benedetto Fossa uno degli Anziani , i sacerdoti Don Bizocchi, Don R iv i, Don Barchi, Don Serpini e Don Paolo Bizzarri, Luigi Cagnoli , Stefano Viani ed Alessandro L an zi , m arito della M anganelli, famosa giacobina, celebrata nel 1800 con poesie a stampa per la sua « costanza nel patriottismo ». T ia giacobini reggiani non vanno dimenticati gli orefici Antonio Landini e Giovanni Martelli detti i Soci, nè il Moscatelli designato dal cronista Viani come « capo d e ’ sanculotti ». (25) Cfr. Lettere di F i l i p p o Re alla contessa Caterina B u setti-R e, sua cogn ata, dal 10 agosto 1796 al 6 marzo 1800; in B a s s i U. Opera citata, pp- 303-379· (26) Fratello di Filippo., nacque a Reggio nel 1751. Nel 1794 chiese e ot tenne dal Duca Ercole Rinaldo HI per sè la chiave di ciamberlano, per la m oglie, Clementina Busetti, il titolo di Dama di Scaletta. Giacobino nel '96, divenne un partigiano della restaurazione nel 1814. Mori Governatore di R eggio nel 1821. (27) Il Sahuguet si trovava a Modena per vegliare l ’esatta e piena osser vanza d e’ patti dell’armistizio, che erano durissimi. Pagamento di 7 milioni e 500,000 lire in moneta di Francia; 3 milioni da sborsarsi subito, 2 tra quin dici giorn i, il resto tra un mese. Il Duca doveva inoltre somministrare a ’ Francesi 2 milioni e 500,000 in derrate e munizioni da guerra e dar venti d e ’ quadri m igliori della sua pinacoteca. Cfr. N[amias] A [ngelo], Storia di Modena e dei paesi circostanti dall’origine sino al 1860, Modena, 1894, p · 584· (28) L o m b a r d i A. Cronaca di Modena dal 6 maggio 1796 al 29 agosto 1802; ms. nella Biblioteca Estense, codd. V III, E, 22-24 (29) Il Duca stesso, con dispaccio in data di Venezia 6 luglio 1796, o r dinò al conte Bartolommeo Scapinelli, che nella Reggenza era incaricato del « carteggio coll’estero », di scrivere questa lettera e gliene mandò la minuta. L a riporta A n t o n i o R o v a t t i nella sua Cronaca di Modena dal Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 273 — 1796 a l i Si Sj che si conserva manoscritta nell’Archivio storico municipale di Modena. ( 3° ) R o c c a G . Continuazione delle storie di Reggio [ 1 7 4 1 - 1 8 1 5 ] , m s . nella Biblioteca cpmunale di Reggio, pp. 115-116. (31) D ell’ ambasceria mandatagli dalla città di Reggio, che « se soulève contre le Duc de Modène », Bonaparte non mancò d’ informarne il D iret torio ; dichiarando che aveva esortato i reggiani « à la tranquillité » per ragione dell’armistizio concluso con Ercole III. Il Direttorio gli rispose ì\ 14 termidoro [1.0 agosto] : 4 Nous avons reçu, citoyen général, la lettre que vous nous avez écrite de Castiglione, le 4 thermidor, et dans laquelle vous nous parlez du soulèvement de la ville de Reggio et des dispositions des habitans soumis aux ducs de Modène et de Parme. Les circonstances et 1 amitié qui existe entre la république française et la cour d ’ Espagne pour1aient demander qu’il fût accordé, à la paix générale, quelques concessions au duc de Parme, dont l’agrandissement en Italie serait avantageux pour la France sous plusieurs rapports politiques ». Cfr. Correspoîidance inédite de Napoléon Bonaparte [Paris, Panckoucke, 1819], Italie, vol. I, p. 404. (32) Così il Senato nel suo partito del 12 luglio. Il agosto tornò a chiedere alla Reggenza che la richiamasse « per togliere affatto il corso agli ulteriori insulti di detta truppa, li quali, attesa la loro frequenza, non si ponno più tollerare da questa popolazione ». ( 33) Gazette national ou le Moniteur universel, η . ΐ2, 3 ottobre 1796. ( 34) Ai popolani che aiutarono i còrsi a piantare questo alb ero , il Se nato fece distribuire 4500 lire di Reggio, che fanno circa T125 lire delle nostre. Non furon contenti, e nel 1797 ben quattro volte chiesero « un as segno loro vita durante........ avendo azzardata la vita ». Cfr. B a s s i U. Op. cit., p. 81. ( 35) F i o r i n i V . Catalogo illustrato dei libri , documenti ed oggetti esposli dalle Provincie dell’Emilia e delle Romagne nel Tempio del R isor gimento italiano, Bologna, Zamorani e Albertazzi, 1897, vol. I I , part. I , p. 622. (36) Si trova ricordato in una lettera del Bonaparte al Berthier del 6 ot tobre di quell’anno: « Vous donnerez ordre au général Cervoni et à l ’adju dant général Galeazzini, s’ils ne sont pas encore partis pour la C o rse, de se rendre sur-le-champ à Modène, où ils recevront de nouveaux ordres ». Cfr. Correspondance de Napoléon; II, 29. Era sempre a Reggio e corse su bito a Modena. (37) B a s s i U . O p . c i t ., p . 168. (38) La paura fu tanta che il partito venne cancellato con alcune linee trasversali, scrivendovi in margine: « si è cassato perchè non sia registrato cogli altri, ma con intelligenza di tenerne autentica copia a parte ». Cfr. B a s s i U . Op. cit., p. 444. (39) Arrivò peraltro lo stesso giorno 4 ottobre, infatti in quel giorno me desimo il Galeazzini scriveva alla Municipalità: « Il comandante del di · staccamento domanda di nuovo delle munizioni, avendo tirato alcuni colpi di fucile sotto Montechiarugolo, ove si sono di nuovo rifugiati gli Austriaci. Hanno preso tre carri con alcune munizioni ed alcuni prigionieri, i quali hanno diretto in viaggio per Reggio. Li prego dunque a far partire le mu nizioni, e se altri cittadini di buona volontà volessero partire, non vi sa rebbe male che andassero a raccogliere coi loro concittadini delli allori sul Giorn. St. e Lctt. della Liguria. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 274 — comune nemico ». Dal rapporto del Laroche al Galeazzini risulta che 1 pri gionieri furono otto e che nei tre cariaggi « il n’y avoit outre que quelque peu de munitions, quelques bayonettes et quelques fusils »· (4 0 ) Qui comincio a valermi degli interessantissimi documenti pubblicati da V i t t o r i o F i o r i n i [ Tempio cit. pp. 732-74] su questo episodio. Con l ’aiuto di essi è finalmente possibile raccontare in ogni sua particolarita più mi nuta .l’impresa di Montechiarugolo. (4 1 ) Il B a s s i (Op. cit., pp. 1 2 3 -13 4 ) scrive: « Tra gli atti che si riferi scono al fatto di Monte Chiarugolo c’è in data del 17 9 6 la copia , autenti cata dal segretario della M unicipalità, di queste parole: « Fui informato i> che un corpo austriaco d 'infanteria e di cavalleria, di circa 400 uomini, » era sortito dalla Piazza di Mantova per foraggiare, mentre l ’armata fran» cese non occupava ancora il Serraglio. Intesi dopo che si trovava errante » nel ducato di Parma. Gli sono però tolti tutti i mezzi di litira ta , e ho » dati gli ordini opportuni acciò venga distrutto, o fatto prigioniero ». Tali parole sarebbero in una lettera di Napoleone Bonaparte al Direttorio ese cutivo, in data del 1.0 ottobre, stampata, si asserisce, nella Gazzetta uni versale di Firenze, n. 84. Certo è molto lecito dubitare di questa lettera (che nelle raccolte non esiste) , non ostante 1’ autenticazione del segretario reggiano ». Queste parole, sebbene non siano state riprodotte nella Corre spondance de Napoléon /, son proprio uscite dalla sua penna, e furono pub blicate d a ll’Amministrazione generale della Lombardia il 12 vendemmiale. Cfr. E stratto di lettera del Generale in capo Bonaparte a l Direttorio ese cutivo in data 10 vendemmiale anno 5.0/ in Raccolta degli ordini , avvisi, p r o c la m i, ecc. pubblicati in Milano nell’ anno V Repubblicano Francese, Milano, Veladini, 1 7 9 6 , tom. II, pp. 29-30. (42) Il Botta ai tanti errori affastellati nella sua Storia d’Italia dal 1789 a l 1814, pubblicata a Parigi nel 1824, aggiunse anche quello d ’ affermare che il conte Giovanni Paradisi era « malveduto dagli Austriaci per essere state» co ’ reggiani nel fatto di Montechiarugolo ». Il Paradisi nel 1824 vi veva ritiratissimo a Reggio, senza godere per niente le grazie del nuovo Duca Frapcesco IV, anzi essendogli in dispetto. Poteva nuocergli quell ac cenno e naturalmente gli riuscì amaro; come gli rincrebbero tante altre cose dette dal Botta sul conto suo; in parte vere, in parte travisate, o esa gerate. Quando seguì il fatto di Montechiarugolo, si trovava in villa, né vi prese parte, e fu « sempre dell' avviso di coloro che disapprovarono quella guerra ». Del resto, il gentile poeta non era devoto a Marte, e lo confessa: « fui soldato anch’io della guardia urbana e salii in quella milizia al pari col Vescovo al grado di caporale ». Nella Lettera scritta al Botta per ri m ettere al posto la verità , toccando dell’ impresa di Montechiarugolo asse risce che la vittoria fu guadagnata « agevolmente e senza carneficina e un solo vi perì, che venuto spettatore si pose sventuratamente bersaglio ad una delle fucilate che scoppiarono dalle feritoie della fortezza >. Marcantonio Parenti n ell’esame d ell’opera del Botta [Memorie di religione, di morale e di letteratura, vol. V i l i , (1825), pp. 370-371] scrive: « Sul particolare de’ R eggian i......... l ’A. dà certa importanza ad un fattarello di cui si parla an cora sollazzevolm ente nella stessa Reggio e ne’ luoghi circonvicini....... Un solo reggiano vi perdette la vita, per essersi troppo accostato a quella b i cocca; nè, del resto, si durò molta fatica in un blocco di poche ore intorno ad un corpicciuolo sprovvisto di viveri e di munizioni, il quale non ad altro pensava che arrendersi regolarmente, come fece». Il Bassi [Op. cit , p. 141] Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 275 — ha scoperto che uno degli uccisi si chiamava Andrea Ri vasi. L a Municipa lità accoidò alla sua vedova la pensione di L. 22,10 reggiane, che fanno 5, 5 delle nostre, « fino a che avessero quattordici anni ambedue i bambini rimasti orfani », uno dei quali veniva accolto nelPAlbergo dei poveri. Sa rebbe addirittura da chiarire se i morti realmente furono due, come il L a roche scrisse alla Municipalità di Reggio. Sembra incredibile e non possi bile che mentisse in una cosa a tutti nota. Anche Bonaparte nella relazione fatta al Direttorio ripete: « Dans la fusillade qui a eu lieu, les gardes na tionales de Reggio ont eu deux hommes tués. Ce son les premiers qui aient versé leur sang pour la liberté de leur pays ». Del resto, dopo tanti anni, il Paradisi potè esser tradito dalla memoria. Di nessun peso è l ’autorità del Parenti. (43) L a descrizione è del cronista contemporaneo Luigi Viani. (44) F r a n c h e t t i A. Storici d’ Ita lia d a l 1789 a l ij ç ç (seconda edizione): pp. 287 e 323. (45) Bonaparte che fino dall’ 11 vendemmiale (2 ottobre) aveva scritto al Direttorio: « Reggio a fait sa révolution et a secoué le joug du Duc de Modène. C ’est peut-être le pays d’Italie qui est le plus prononcé pour la liberté », cinque giorni dopo indirizzò « aux habitans de Reggio » la let tera rimasta famosa per la frase soprattutto: « Il est temps enfin que l ’Italie aussi soit comptée parmi les nations libres et puissantes ». Cfr. Correspon dance de Napoléon I ; II, 29 e 40. Il capitano Carlo Ferrarmi, alla testa di un drappello della guardia civica, accompagnò a Milano i prigionieri. La Municipalità 1’ annunziò alla cittadinanza con queste parole: « arrivano i bravi reggiani, quelli che hanno combattuto e vinto i nostri nemici, quegli austriaci che dovevano saccheggiare le nostre case e che ci minacciano an cora la schiavitù e la m orte...... noi applaudiremo al loro coraggio, noi fe steggeremo questi bravi amici e sostenitori della libertà, noi li tratteremo da fratelli ». Cfr. Raccolta degli ordini, avvisi, proclami, ecc, pubblicati in Milano n d l ’anno V repubblicano francese1 Milano, presso Luigi Veladini, 1796; II, 48-49. « Nel giorno 20 vendemifero [11 ottobre]....... fra le marce militari, i canti patriottici e gli applausi del pubblico entrano in Milano gli acclamati reggiani, additati da tutti come primi eroi dell’ Italia » (così in una descrizione del tempo). « Consegnati i prigionieri, furono subito accolti dal generale in capo Bonaparte co’ pubblici attestati di fratellanza e di stima. Esso li trattiene presso di sè e g l’ invita a ristorarsi in una tavola imbandita a questo fine, entrando 111 famigliari discorsi or coll’uno, ora col l’ altro. Terminato il pranzo, alcuni sono menati dal generale medesimo e e gli altri dalla Deputazione della Municipalità al gran teatro della Scala, ove era preparata una straordinaria illuminazione. I capi assistettero nella stessa loggia del generale, e gli altri in compagnia de’ patriotti. Terminato il primo atto dell’opera, si replicò il ballo della Lucrezia , come il solo a dattato alla circostanza ed agli spettatori, e giunti al termine in cui il po polo romano sbandisce dalla patria liberata i Tarquinii, Bruto offre due co rone di alloro al popolo di Reggio, che si è mostrato degno imitatore del l ’antica Roma. Due matrone romane, mentre un coro di esse cantava le glorie del vincitore, portarono le corone nella loggia del generale Bonaparte, che le presentò di propria mano agli ufficiali reggiani fra le più strepitose evviva di tutto il pubblico spettatore. Si sparsero per tutto il teatro diverse canzonette analoghe, fra le quali si distinsero: O della madre Ita lia — Italia! Ita lia! ah svegliati - e Vieni, o popolo reggiano, che fu quella Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2 76 — che si cantava sulle scene sul tenore della francese: A llons ènfans de la p a tr ie, ecc. ». Quest’ultima canzonetta è forse quella che si trova alle stampe col titolo: L a fratellanza dei Reggiani e dei M ilan esi, Milano , anno V della Rep. Frane.; la quale incomincia : V ie n i in seno ai tuoi fratelli, B ravo popolo reggian o ; la quale fu in parte riprodotta da G. De C a s t r o , M ilano e la Repubblica Cisalpina giu sta le poesie, le caricature e altre testimonianze de tempi, Milano, Dumolard, 1879, PP· 112-113. — Il giorno dopo fu dato a ’ Reggiani « un pranzo repubblicano ne’ Giardini pubblici ». Il generale Baraguey d ’H illiers offri loro una bandiera * in nome dell’armata francese d ’Italia » e lesse un discorso in francese , che fu poi tradotto in italiano da Matteo Galdi, fuoruscito napoletano. Cfr. C u s a n i F. Stona di M ilano, V , 19. Ec cone un saggio : « Onore, salute e gloria al popolo generoso e b ra vo , vin citore d e’ tiranni a Montechiarugolo. Onore ai generosi cittadini che nel com battim ento son caduti vittime del loro coraggio per mezzo del ferro au striaco........ Questo sublime slancio, al quale vi siete dati in preda per far causa comune coi repubblicani francesi e per annientare i soldati dell’ am biziosa casa d ’Austria , ha fatto impallidire il mezzogiorno d ’ Italia ed ha rim bom bato fin dentro l ’ infame Gabinetto di Londra » ! La sera al teatro d ella Canobiana fu rappresentato il Bruto di Voltaire. « Terminata la tra gedia, si riapre la scena e fra due plotoni di truppa francese si vide su di un piedistallo una donzella, sotto figura della Libertà, che teneva un intreccio d ’alloro con una mano. Indi lo porge a Bruto, che lo invia al duce del po polo di Reggio » (il Ferrarmi), « che stava nella loggia del generale Bara gu ey d ’H illiers. Nel terzo giorno si unirono la sera i patriotti intorno l ’al bero sacro della Libertà nella piazza del Duomo, ove fraternizzò co’ Reg giani la gioventù Pavese, che aveva preceduto la loro nascente coorte e che era venuta in Milano per ascriversi nella prima legione lombarda. Tutti uniti danzando e cantando, assistettero ad un fuoco d’ artifizio e....... quindi allo spettacolo nel gran Teatro. La mattina del giorno seguente i Reggiani partirono per la propria patria, testimoni della pubblica riconoscenza ed emulazione de’ Milanesi, indizi forieri della rinascente Repubblica Italiana. Di fatti concorrono liberamente da tutta la Lombardia i più bravi cittadini per offrirsi alla patria e per imitare l ’ esempio dell’ armata francese, che li riconosce come fratelli d ’ armi, degni della sua gloria e della sua libertà », " C fr. F i o r i n i V. Tempio cit., pp. 742-745. È ignoto se il Fantoni andasse anche lui a Milano co’ suoi compagni d’ armi di Montechiarugolo. Aveva ben diritto di dire, come disse, a’ Reggiani : « progettai l ’impresa di Mon techiarugolo ed esposi la mia vita per voi, rendendovi l ’oggetto della vene razione e della tenerezza patriottica degli ottimi Milanesi ». (46) L a Gazzetta enciclopedica di Milano nel supplemento al suo n. 40 [17 ottobre *96] scriveva : « I Reggiani hanno riportata una vittoria sopra gli Austriaci e 1’ hanno riportata nelle regole m ilitari, trattando da popoli liberi. I Tedeschi hanno abbassato le armi, hanno capitolato, sono prigio nieri di un popolo libero. Ecco il primo lampo dell’ Italia guerriera , che deve quanto prima far sentire il tuono della sua forza sopra i suoi oppres sori. L ’esempio della brava Nazione Francese incomincia a scuotere effica cemente i popoli italiani: se le sue falangi vittoriose ci hanno recata la li Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 277 —■ berta, spezzandoci le antiche catene, c’ ispirano anche il coraggio di saper cela conservare noi stessi contro i nostri nemici ». (47) B o t t a C. Storia d'Italia dal 1789 al 1814, II, 11-12. (48) B a s s i U. Op. cit., pp. 99-100 e 434. (49) Correspondance de Napoléon, II, 58. (5°) Tra gli otto rappresentanti di Reggio, che dovevano sedere n ell’am ministrazione centrale a Modena , venne scelto « per la montagna » Pietro Notari, l ’amico di Labindo. (51) L ’adunanza ebbe luogo il 21 d’ ottobre. Ecco la parte della delibe1azione che riguarda Labindo: « Congregati nella sala grande del civico pa lazzo i cittadini rappresentanti la Municipalità di questa città di Reggio, fu rono proposti ed ottenuti li seguenti p a r titi:.......................... Dietro il con gresso tenutosi da questa Municipalità, coll’intervento di una rappresentanza del popolo, sul punto dei riscontri portati dai tre deputati Lamberti , O rlandini e D. Montanari da Modena, è stata approvata la nomina delli 8 de putati da spedire a Modena nella divisata Amministrazione delle due Pro vincie di Reggio e Modena; ed infine sono stati acclamati per concittadini reggiani Giovanni Fantoni, Giuseppe Bertacchi e Vincenzo Ponticelli in segno di aggradimento ». R. Archivio di Stato in Reggio d ell’ Emilia. A r chivio del Comune di Reggio. Protocollo 0 Partiti della Municipalità, anno 1796, fogli 334-336. UN ASCETA DEL RINASCIMENTO ( D E L L A V IT A e D E L LE OPERE DI GIROLAM O B E N IV IE N l) II. DAL 14 8 4 A L L ’A M I C I Z I A 14 9 8 : LA P E R . PICO V IR IL IT À DELLA O PERO SA E PU GN ACE, M IR A N D O L A , L A DEVO Z IO N E P E L S A V O N A R O L A . Ma l ’amicizia più dolce che mai stringesse in vita sua Girolamo, la più intima, la più fida, fu quella con Giovanni Pico della Mirandola. Tanto intima che si può quasi dire i due convivessero, insieme per alcuni anni, e il conte, per fuggire l’ inverno non sempre mite di Firenze, acquistò nel contado un luogo leggiadro, a’ piè di Settignano e non lunge da Maiano Fiesolano, dov’ era la villa di Girolamo. A loro si uni talvolta anche Domenico Benivieni e facile è pensare in quali ameni e dotti conversari trascorressero il tempo (1). (1) Queste notizie sono tratte dal cod. M. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 27S — Il giovane Pico era venuto a Firenze per la prima volta nell’ anno 1484, e, come tutti i forestieri illustri per censo o per nobiltà di stirpe o d'intelletto, che passassero da quella c itta , era stato ospite del Magnifico. E in casa del Magnifico appunto, fra il Mirandolano e il Benivieni, ancora poco noti l ’uno all’altro, sorse una discussione donde doveva poi scaturire la loro fraterna amicizia. Pico negava lo studio e la gloria delle armi ad una citta tutta intenta alle industrie e al commercio, com’era Firenze; Girolamo, da quell’orgoglio di patria eh’ ebbe sempre inestinguibile nell’animo, trasse una nuova eloquenza, e col volto acceso e con lo sguardo sfavillante sostenne la disputa finché non ebbe convinto 1’ avversario che , ogni qualvolta necessita di patria lo avesse richiesto , e tintori e mercanti e nobili e lanaiuoli, abbandonati gli opifici, le botteghe , i palazzi, eran corsi all’armi, e che a Firenze non era mancato mai, nei cittadini suoi, un valido presidio contro le offese stra niere (1). Se fosse l ’ingenuo calore del Benivieni e il sin cero entusiasmo che l’animava, 0 già scambievole simpatia, prodotta dalla nobiltà del sembiante e dalla grazia che di stinguevano 1’ uno e 1’ altro dei due giovani, nessuno sa prebbe dire : certo è che fin da quei tempi un’ affetto in dissolubile li legò : e durò oltre morte , e ancor oggi li tiene sepolti insieme , sotto lo stesso marmo , nella chiesa di San Marco, a Firenze (2). D e ll’amore che il Nostro nutrì sempre fortissimo per la patria, ed insieme d’una singoiar previggenza ed acutezza di giudizio, che permettevagli di divinare in un giovinetto un uomo di genio, sacro alla gloria, è anche testimonianza notevole un altro aneddoto che non ho ragione di ritener falso. Quando Innocenzo V il i maritò Franceschetto Cybo con una figlia di Lorenzo de’ Medici, il nuovo sposo venne a Firenze accompagnato da un ricco e numeroso corteggio di nobili signori romani. Con questi, durante il loro non (1) Cod. N. (2) Una medesima iscrizione, posta fra il secondo ed il terzo altare a sinistra di chi entra, ricorda i due amici. La riferirò in appendice (n. 6). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 279 — breve soggiorno alla Corte medicea, ebbe spesso a intrat tenersi Girolamo, e la sua compagnia ne fu desiderata e ricercata. Avvenne che in una discussione i Romani so stenessero a loro spettare ogni gloria artistica, si della scultura, si della pittura; ed insistendo in tal concetto spe cialmente Pag.0 Capranica, insorse arditamente, a difesa di Firenze, il Benivieni, affermando che in essa eran risusci tate le quattro più nobili specie della imitazione : pittura, scoltura, architettura e poesia; e ricordando a prova i nomi di Cimabue, Giotto, Masaccio, Donatello, Leonardo, Andrea del Sarto, A lb erti, Brunelleschi. Indi conchiuse: « E io vi accerto che Firenze ha generato un tale, ancor giovinetto, che presto sarà atto a vincere molti di maestria e di fama, in tutte queste arti : e un giorno Roma stessa il confer merà! ». Quel giovinetto si chiamava Michelangelo Buo narroti (i). Si rammenti : il matrimonio di Franceschetto Cybo avvenne nel 1487; Michelangelo era nato nel 1474 ; era allora nei tredici per i quattordici anni. Già fin dal 1482, prima di conoscere il Benivieni, Pico della Mirandola aveva concepito simpatia grandissima, che venne poi mutandosi in fervida ammirazione , per fra G i rolamo Savonarola , quando in un capitolo di domenicani tenutosi a Reggio d’ Emilia lo udì tuonare con commossa eloquenza contro i vizi del clero e la corrutela della Chiesa (2). E Pico fu probabilmente il filo che uni tra loro e strinse in relazione i due Girolami. Da quel momento per il Be nivieni comincia una nuova epoca dell’esistenza. Già egli aveva sempre posseduto, come abbiam visto, una coscienza tranquilla e timorata ; si fa a poco a poco schiavo degli scrupoli più severi ; si indurrà, fra non molto, a condan nare come immorale e colpevole tutta la vita trascorsa e come empi e dannosi tutti 0 quasi i frutti giovanili del suo ingegno Addio ai dolci ritrovi e alle cortesi tenzoni e al lieto poetare ! Il Frate di Ferrara lo trae a sé e di sé (1) Cod. N. (2) V i l l a r i , La storia di Gir. Savonarola e dei suoi tem pi, Firenze, Succ. Le Monnier, 1887-88, vol. I, pp. 78 e SS- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 28ο — riempie tutta la vita di lui. L ’ amicizia del Benivieri pel Savonarola assume il carattere di umile e quasi fanatica ammirazione (i). Né pensa adesso, né penserà poi, qualunque pericolo sia per minacciarlo, a farne mistero. A tal propo sito, un altro aneddoto mi soccorre, del quale non voglio privare chi mi legge. Si trovava egli alla tavola del Car dinale De Medici, che divenne poi papa col nome di Cle mente VII, quando da alcuni invidiosi fu tratto il discorso sul Savonarola, si che a un certo punto lo stesso Cardi nale si rivolse a lu i, e — lascio che parli il biografo — « assai cortesemente gli disse, Girolamo , voi fate profes sione di credere al frate, come v’acconciate v o i, essendo am ico, et affezzionato nostro ? a cui il Benivieni allegra mente rispose, secondo l’antico detto di Garmaliel, alli scribi e dottori, della giudaica reggia, Mons.re m io, se 1’ opera del frate, è humana, la si risolverà presto per sè stessa, se l’è di Dio, checché gli uomini se ne facciano , andrà per certo innanzi, ma v. s. Ill.ma non tema già mai delli amici e devoti del frate, essi, aspettando il miracolo, et che Dio operi, quieti se ne stanno, senza macchinare cosa alcuna, e così se ne staranno per costante — guardisi bene ella da alcuni di questi mormoratori, che, si ha da torno, i quali sempre insatiabili, non restano, o resteranno già m ai, di travagliare, e nuove cose desiderando d’altrui sollevare per empimento, e sfogo di loro smoderati appetiti e concetti, parole che et il Card.le et gli altri, non guari doppo si po tettero accorgere, essere state verissime , et da prudente huomo proferite,.... il card, che savio et intendente sig. era, intese il motto troppo bene, e poco di poi, con suo grande dispiacere e travaglio della casa sua lo provò vero,.... im pose accortamente cortese silenzio a quel ragionamento » (2). (1) Furono si lui che Pico della loro amicizia contraccambiati. Ed « ·. ac cadde ta l’hora, che il Savonarola, per ischifare quelle procelle, cheli spin gevano addosso, le sue libere predicationi, con questi suoi devotissimi amici, si ristrinse in questi, più solitarii luoghi [le ville del Benivieni e di Pico] sequestratosi alquanto dalla città *. {Cod. M.). (2) Cosi il cod M., dal quale tolgo tutto il passo; il cod. N. specifica m eglio che il Cardinale « comprese il motto troppo bene et poco appresso, l ’anno 1527 con travaglio della Casa sua lo provò vero et acerbo ». Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 281 — A modo suo , anche Marsilio Ficino ammirò ed esaltò il Savonarola finché a questo volsero prosperi gli eventi, ma lo abbandonò codardamente — e non fu solo de’ lette rati e poeti di quel tempo — quando giunse il momento del pericolo. Non cosi Girolamo Benivieni; se può stupire che un’ anima tranquilla ed aliena dalle passioni e dalle lotte del mondo, come la sua, si legasse cosi strettamente con quel Frate la cui vita fu tutta una battaglia nobilis sima ma ardentissima, non è per questo men vero che , una volta scelto il suo cammino, egli lo segui, costante e irremovibile, accettandone fin le ultime conseguenze, senza un crollo, senza un atto solo d’ esitazione o di timore (i). Singolare mistero di natura, onde avviene talora che le anime più timide si facciano a un tratto maestre di riso lutezza e di tenacia ! Girolamo e Domenico Benivieni e Pico della Mirandola furono assidui frequentatori delle prediche del Savonarola, da prima nella picciola chiesa di San Marco , di p o i, cre sciuti e fatti moltitudine gli ascoltanti, sotto le volte pro fonde di Santa Maria del Fiore. Si narra che un giorno il Nostro dicesse al Frate : « Padre , non si può negare che la vostra dottrina sia vera, utile e necessaria: ma il vostro modo di porgere manca di grazia, specialmente essendovi ogni giorno il paragone di Fra Mariano ». A l che egli ri spose, quasi sdegnato : « Questa eleganza e ornato di pa role dovran cedere innanzi alla semplicità del predicare sana dottrina » (2). Il Savonarola cominciava infatti quella predicazione che doveva procurargli la corona del martirio (1) Amico degli uomini e non della ventura, non al solo Savonarola, ma anche ad altri restò fedele pure nelle avversità, si che fu talora in que’ tempi di civili dissensioni accusato da alcuni fanatici d ’aver poco in odio certi cittadini. (V. cod. M ). Un solo elevò sospetti sulla sua costanza, Catarino, vescovo minorense, il quale asseri eh’ egli, dubitando a certo punto della verità predicata dal Savonarola, se ne separasse. In difesa di lui'sorse però — testimone più d ’ogni altro attendibile — Giovan Francesco Pico della Mirandola, dimostrando false le asserzioni di Catarino. ( J . F r a n c . P i c o , Vita H ieronim i Savonaroìac, Parisiis, Biliaine, M D C L X X IV , vol. II, pp. 465 e sgg.). (2) V i l l a r i , Op. cit., vol. I, pp. 80 e sg. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 282 — e il premio dell’ immortalità : la sua voce suonava trepida ed angosciosa, o profeticamente minacciosa su la gran folla degli ascoltatori : « Una grande, una oscura ruina sovrasta all’ Italia per le sue colpe : per le brutture di Roma e la corruzione del clero, per le turpitudini dei principi, per le lascivie delle plebi ; Dio vuole un rinno vamento e perciò vi punirà : e , badate bene , non vi lu singhi la speranza d’una dilazione : ciò sarà presto, ciò sarà presto ! ». E la grande sventura calò veramente sull'Italia. Il po litico abilissimo, il raffinato poeta, il protettore generoso di tutte le arti, ma il tiranno di Firenze, moriva nel 1492, e, tosto dopo, Innocenzo V ili; e Carlo di Francia, cedendo alle vive istanze del Moro e forse anche a un destino che lo incalzava, scendeva in Italia. Se non che, dove tutta la penisola subì onta e dispregio, Firenze seppe, mercé il Sa vonarola, ricostituirsi a dignità di libero stato. Il giorno medesimo in cui Carlo V il i faceva il suo in gresso in Firenze, vi moriva improvvisamente « .... in sul più bello fiorire degli anni, che a XX X II non arrivavano anco ra... », Pico della Mirandola (1). Fu questo forse il dolore più acerbo che amareggiasse la vita del Benivieni; attese a che la salma del dolce amico fosse degnamente composta nella tomba, e procurò per essa un epitaffio più che onorevole, tale da tradire nell’ eccesso di lode la premura amorosa, l ’affetto vivissimo di chi lo aveva dettato (2). Ma dopo rin chiuse nell’ animo la pena e il rimpianto , e , pensoso più d’altri che di sé stesso, tornò al fianco del Savonarola, pronto a sostenerlo nella gran lotta che s’iniziava. Il Frate, tra il 1494 e il 1495 dotava la Repubblica fiorentina della miglior forma di governo eh’ ella possedesse mai in tutta la sua libera esistenza, e di savissime leggi politiche ed economiche. Ma egli aveva più che a tutto alla riforma mo rale rivolto ed intento l’animo; e di questa riforma fu poeta, quasi direi officiale, il Benivieni. Nel 1496 questi traduceva (1) Cod. M. (2) V. più oltre, app. 6. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 283 — e dava alle stampe il trattato Della semplicità della vita cristiana, che il Savonarola aveva scritto in latino , esponendo in forma piana e serrata , accessibile a tu tti, i principali dogmi del cristianesimo e dimostrando false le accuse mossegli, di eresia (1); nello stesso anno, quando il grande Ferrarese s’ accinse alla riforma dei fanciulli, per cambiare i loro pericolosi e pazzi trastulli carnevaleschi in religiosi passatempi, fu incaricato di comporre alcune laudi da insegnare ai, piccoli convertiti (2). Cosi, quando con so lenne processione, nella Domenica delle palme di quel1 anno si inauguro, per la prima volta in Firenze, un Monte di pietà, i fanciulli, visitate le chiese, si fermarono in piazza a cantare una canzone di Gerolamo Benivieni, sulla futura felicita di Firenze (3). Ed anche al Nostro, nel 1497, venne affidato l’ incarico di comporre la canzone da eseguire nel bruciamento delle vanità (4); e la stessa commissione ebbe egli per la consimile cerimonia che avrebbe dovuto aver luogo nel successivo anno 1498, e compose infatti la can zone, ma questa non fu cantata, né il bruciamento avvenne, per le dissensioni gravissime che ormai laceravano la R e pubblica. Nell’ anno precedente Piero de’ Medici aveva per la seconda volta cercato d’ entrare a forza in Firenze. Nel primo subitaneo sbigottimento, nella confusione ed irreso lutezza destate dal suo audace tentativo, uno dei Signori, e precisamente Filippo Arrigucci, inviò Girolamo Benivieni (1) Né fu questa la sola volta che il Nostro collaborò in certo qual modo col suo grande Maestro. È degna di memoria la prefazione eh’ egli scrisse per il Compendium revelationum del Savonarola : I liber intrepide ad ludibria, ad sibila et ad vipereos te praeparans morsus. Sed quibus a?·· mis pugnaturus? Ius tiliae... «Va, o libro, va senza timore, preparandoti agli scherni, agli schiamazzi, ai morsi viperini dei tristi. Ma con quali armi combatterai tu? Con quelle della giustizia... » E cosi seguitava, vigorosamente e nobilmente, con un entusiasmo ardentissimo. (Vedila tutta riprodotta nella già citata Vita Hieron. Savon, di J. Fr. Pico, I, 215 e sgg.). (2) Cfr. V i l l a r i , Op. cit., 1, 415. (3) Cfr. V i l l a r i , Op. cit., I, 438. La canzone comincia: Viva n e' nostri cor, viva, o Fiorenza, e trovasi stampata nel Commento dì Η . B ., Firenze, Tubini, MCCCCC, c. CXI v. (Cfr. più oltre l ’appendice bibliografica). (4) Cfr. V i l l a r i , Op. cit., I, $09. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 284 — al Savonarola, commettendogli di chiedere al Frate che pensasse dell’ attuale condizione della citta, e che preve desse pel futuro. Lo stesso Poeta nostro ci ha lasciato re lazione del fatto. Quando fu giunto al cospetto del Savo narola che studiava nella sua cella, questi si rivolse e mi suratamente sorridendo cosi gli disse: — « O uomo di piccola fede, perché dubitasti? Non sapete voi che Iddio è con voi? Dite a que’ signori che noi pregheremo Iddio per la citta, e che non dubitino di Pier dei Medici,- che verrà insino alla porta e sen tornerà indietro senza far no vità alcuna » (1). La predizione s’avverò : Pier dei Medici, dopo aver atteso invano, fuori le porte della citta, chiu segli sulla faccia, che in Firenze si levasse romore a favor suo, sebbene fosse scortato da un nerbo d’uomini — circa mille e cinquecento — bene armati e con a capo Barto lomeo d’A l viano, si ritirò ignominiosamente. E Firenze fu ancora salva, ma sul capo del Savonarola piombò 1’ ana tema pontifìcio. Allora trecentosessantatre cittadini, delle più illustri case della citta inviarono ad Alessandro VI papa una dignitosa lettera in favore del grande scomuni cato : fra i nomi di quegli uomini valenti non mancò quello di Girolamo di ser Paolo Benivieni (2). (1) Lettera di G. B. a Clemente VII. Cfr. più oltre. (2) Cfr. V i ll a r i , Op. Cit., vol. II, pp. 39 e xlij ; e V i l l a r i e Casa n o v a , Scelta di prediche e scritti di Fra Girolamo Savonarola, Firenze, Sansoni, 1898. La lettera al papa Alessandro VI è riprodotta nella cronaca di Simone di Mariano Filipepi, fratello di Sandro Botticelli, recentemente scoperta negli Archivi Vaticani e pubblicata in parte da P. Villari ed E. Casanova nel volume citato (pp. 513 e sg.). Essa suona cosi: « B.me Pater. Noi, cittadini infrascripti, a corroboratione delle sopradette cose, a Vostra Santità per gli detti religiosi et venerandi Padri esposte et narrate, atte- · .stiamo essere la sincera et indubitata verità che dalla dottrina del detto P. f. Girolamo, nella nostra città predicata, non la destrutione ma la vera salute et pace è sempre proceduta. Per la qual cosa , con ogni debita humiltà preghiamo Vostra Santità si degni il detto Padre dalle dette censure liberare, come li soprascritti religiosi et venerandi Padri piamente a quella hanno supplicato. Il che per la sua solita clemenza facendo, siamo certis simi, non solo la gloria et honore di Dio doverne risultare , ma la salute et spirituale et corporale, con la universal pace et vera unione, di tutta la nostra et vostra città. I nomi de1 quali cittadini , che tal cosa attestano et confermano di propria mano ciascuno di loro, in presenza di noi sottoscritti, sono questi: Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 285 — Ma gli eventi precipitano: l’ addio del Savonarola al popolo di Pirenze , l ’ esperimento del fuoco, l’ assalto e la difesa del convento di San Marco e l’ imprigionamento del lHrate, la sua condanna e il supplizio finale sono altrettanti atti d un grande dramma, che non è lecito ignorare. Con quali sentimenti il Benivieni assistesse a tanto strazio d’ogni giustizia, e più facile pensare che dire, quando si ram mentino 1 indole e la condotta sua fino allora, e la gene rosa pervicacia con la quale sino alla morte egli serbò ri cordo caro e gentile del martire ferrarese , e ne seppe di fendere la memoria vituperata (i). A veva già veduto spe gnersi per volere di cielo l’amico dell’anima; ora, per furia cieca di popolo, dimentico d’ogni dignità, chi era stato per lunghi anni da parte sua oggetto di fedele devozione e di sincera ammirazione. Smarrita forse la fede terrena nella bontà degli uomini, ancor più avvalorato in quella celeste, nella misericordia di Dio, si appartò per sempre dalle cure mondane. L ’ esaltazione perenne che nell’animo suo aveva cioè............. ». L a lettera dei Padri, a cui si accenna , fu scritta immedia tamente prima di questa , dai frati di San Marco allo stesso papa Ales sandro V I. Si protestava in essa contro le calunniose denunzie degli in vidi e de’ cattivi; si affermava la santità delle dottrine del Savonarola, af fatto conformi alla religione di Cristo, e, in prova, si inviava la lettera fir mata dai trecentosessantatre cittadini di Firenze. Si concludeva, infine, in vocando dal Pontefice la revoca delle censure pronunziate contro il Savo narola. (i) Si rammenti la lettera piena d’entusiasmo da lui scritta a proposito della prova del fuoco, il 29 di marzo del 1498, e che fu pubblicata dal Gherardi. Il Benivieni serbò anche come una sacra memoria alcuni manoscritti del Frate. Quel codice, oggi conservato nel museo di San Marco, contenente un sunto latino dei venticinque sermoni che furono pubblicati intorno al salmo Oliavi bo?ius, e tracce e sommari d ’un intero quaresimale inedito — il tutto di mano di Savonarola — porta scritto, in una carta incollata a tergo della coperta anteriore, le seguenti parole: « A di XVI di luglio G ir.° Benivieni mi dette detto libro a me Girolamo Gondi con un altro picholino. Iddio gliene meriti e li S. [aliti] sua. Et chi lo riceve in presto , si ricordi di rendermeli ». Probabilmente — se, come credo, è esatta la congettura del Villari — il libro picholino è un altro codice autografo, che trovasi nella Biblioteca Nazionale di Firenze, senza indicazione, tra i rari, ed è co nosciuto col nome di Memoriale del Savonarola, e contiene i sermoni sulla Cantica come furono poi stampati, appunti di quattordici Lectio?ies fatte probabilmente ai novizi di San Marco, ed altre coserelle. (V. V i l l a r i , Op. cit., vol. I, p. 154)· Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 --- 2 0 6 — suscitata e tenuta desta la forte voce del Savonarola non accennò mai a sminuire, nemmeno dopo la morte dell’ A postolo: che anzi egli venne subito — forse distrazione ai dolori, forse soddisfazione d’ un intimo dovere — procu rando un’edizione delle sue rime. III. R IM E D ’A M O R E E D I PIETÀ . IL COMMENTO N E O P L A T O N IC 0 . L e quali uscirono alla luce in Firenze, l’otto di settembre del 1500, per i tipi del Tubini, in volume di grosso formato, col titolo : Commento di Hieronymo Benivieni sopra a più sue canzone et sonetti dello Amore e della Bellezza divina. Il libro era offerto con una lettera dedicatoria a Giovan Francesco Pico della Mirandola, nipote del grande Pico, per le cui esortazioni precisamente il Benivieni s’ era in dotto a pubblicarlo; seguiva alla lettera un proemio in cui il Poeta, ricordata affettuosamente la tenera amicizia che lo aveva congiunto al Mirandolano , narrava come , riavu tosi in parte dal dolore provato per la morte di lui, avesse pensato di trarre alcun utile dai propri versi amorosi, com mentandoli per togliere anche cosi che quelle composizioni giovanili, producendosi in pubblico senza alcuna esposi zione che le accompagnasse, non fossero malamente inter pretate. Non che in esse — affermava Girolamo — « . . . sia cosa la quale si possa ad alcuno pravo intelletto senza ma nifesta violentia distoreere , ma solo per cagione d’ alcuni uomini anim ali..........» che poiché altro amore non cono scono da quello dei sensi, facilmente si potrebbero ingan nare, crédendo che il fine di que’ versi sia tale, quale forse « . . . . ne haveano già potuto per alcuni miei precedenti versi raccorre. . . . » i quali furono, certo per diabolica sug gestione, raccolti, e, peggio, in varie pubbliche copie dis seminati (1). (1) Non saprei dire con precisione a quali delle sue composizioni voglia qui alludere il B. Forse alla Novella di Tancredi, ch’era già stampata molti Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 287 — Il volume contiene una silloge di sonetti, canzoni e stanze, per lo più amorose, composte dal Benivieni per la massima parte in gioventù : alcune anche negli ultimi anni prima della pubblicazione, fino al 1498: tutte accompagnate da un prolisso commento, unico scopo del quale è di to glier loro ogni carattere profano, per sostituirvene sempre uno profondamente morale e religioso. Ma se, da una parte, queste poesie, pure scritte in gioventù, serbano tanto can dore nei concetti, tanta mistica indeterminatezza nelle forme, da non prestarsi affatto — non ostanti le paure del Poeta ad alcuna interpretazione malevole; dall’altra, il commento costretto ad esercitarsi sopra composizioni di ben altro ca rattere che non si voglia fare apparire, deve bene spesso o quasi sempre perdersi in astruse ricercatezze ed in sot tigliezze scolastiche, tutte fiorite di concetti neoplatonici. Per quanto eterei e indeterminati nei concetti, sono pur sempre versi amorosi e d’ amore profano, che si tenta di piegare all’espressione di sentimenti non che religiosi, ma profondamente ascetici: lo sforzo appare troppo spesso evidente e stridente. Nel proemio è degna di nota l’asserzione esplicita del Benivieni che lo studio della poesia nuoce all’ anima se è di cose lascive; poco giova, anche se di cose sagge e gravi. Girolamo Savonarola aveva già detto che un poeta , pur se volesse non altro cantare che lodi della religione , po trebbe certamente riuscire a questa di decoro : di utile vero non mai (i). Si chiederà: se tali erano le sue convinzioni, non poteva il Benivieni distruggere, com’ è noto che fece di altre composizioni giovanili, anche queste poesie amo rose, invece che costruirvi sopra un commento di quella fatta? E ovvia la risposta affermativa : se non che certo av venne nell’ intimo del Poeta una certa lotta : di qua , 1’ anima sua eccessivamente timorata aombrava anche di quello anni prima e che, sebbene castigatissima, egli non riprodusse mai fra le sue opere, dacché non fosse per l’argomento suo stesso piegabile ad inter pretazioni morali e religiose : forse — ma mi sembra meno credibile — ad altri versi suoi, oggi smarriti. (i) V i l l a r i , Op. c il, vol. I, p. 526. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 288 — che non esisteva, nella persuasione di aver compiuto opera non rispondente ai più severi dettami della morale e della decenza, la dove pure l’una e l’ altra erano come poste in altare e adorate a ogni piè sospinto : quindi il dovere di distruggere quell’ opera ; di l a , la coscienza dell artista, quella che ama sempre come carne e sangue suo ciò che creò, e non vorrebbe sacrarlo alle fiamme e dannarlo al l ’oblio, gridava alto e protestava i suoi diritti. Girolamo si trovò dunque nel bivio doloroso di sagrificare ο 1 opera d’arte o i sentimenti religiosi: non seppe appigliarsi riso lutamente all’uno o all’ altro partito ; cercò, come era tal volta dell’ indole sua, il mezzo termine : snaturò 1 opera d’arte, ma non seppe farlo in modo eh’ ella non restasse per sempre simile a sé stessa. L ’assenza in tal caso d una risoluzione vigorosa, può forse destarci rammarico : per l’ interezza del suo carattere, per la purezza della sua fi gura morale, preferiremmo veder trionfare in lu i, recisa mente, o la coscienza artistica o la religiosa. Rammentiamo però che non è giusto né lecito chiedere agli uomini e ai tempi più di quello ch’essi per carattere e per eventi non possano dare. L ’ intonazione generale alle rime contenute nella rac colta di che c’ intratteniamo, deriva, com’ è solito del Be nivieni, dalla imitazione di Dante e del Petrarca — di que st’ultimo specialmente — . Con tale influsso di schietta poe sia italica si uniscono spesso e si fondono immagini e con cetti tolti dalla filosofia neoplatonica ; pure , fra quel non poco che v ’è di noioso, sorgono talora fiori di poesia gen tile che confortano il lettore. Eccone un esempio : L a donna m ia non è cosa mortale Che si possa veder sensibilm ente, N è im m aginar, che nostra inferma m ente, N ostro concetto uman tanto non sale. L e sue parole, il suo bel volto han tale V irtù , che chi l’ un vede e l ’ altro sen te, Subito il co r quasi oro in fiamma ardente Purga: e da gire al ciel gli son date ale Q uesto mi dice am or che in terra fede, G iurando a ll’ alma fa d e ’ ben di quella, Ç h e com e il sol le stelle, ogni altra e cced e . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 289 — L ' anim a sem plicetta che g li crede, U n non so che divin» m entre favella D i lei, sente, ode, intende, gusta e ved e (1). Questo sonetto a me sembra nel suo complesso bello di certa, soave semplicità onde va adorno e di certa pu rezza d architettura e convenienza di parti veramente no tevoli. Ma più si prosegue nella lettura di questi versi, più si rimane stupiti al pensiero che il Benivieni li stimasse tali da prestarsi ad equivoche spiegazioni. Fra mezzo le espressioni d’amore s’affaccia in essi il pensiero religioso : non di rado vi si esalta Iddio, lo si loda in sé e nelle sue creature. Talvolta questo sentimento insistente, continuo, della divinità, diviene persino monotono e noioso ; ma al lora balza fuori di fra ’l caratterino minuto del commento una quartina armoniosa, che pare voglia mettere le ali, per volare via, lontano da tutto quel tedio! Udite: D a l co re agli occhi, e sì d a g li occhi al core A l co r che am or novellam ente accen de, C o m e a suo proprio e g ra to a lb erg o , scen d e D o lc e e soave spirito d ’a m o re (2). Non ostante l’ imitazione petrarchesca e le mescidanze neoplatoniche, la natura a lungo oppressa riprende talora il sopravvento e c imbattiamo in sonetti pieni di ardenti invocazioni, di invettive che rivelano ferite profonde del l’anima. Ma il commento è sempre li, pronto a reprimere 0 a giustificare in modo^ nuovo e inatteso i voli troppo ar diti del verso. Non di ràdo il Bene cantato dal poeta di venta pel commentatore Iddio, o, se la poesia è più espli cita e vi si parla di donna, la divina provvidenza e bontà. Cosi in un sonetto si piange la morte dell’amata : S p a r ito , occhi m iei lassi, è il nostro sole, C h e g ià gran tem po ci fe’ lum e in terra, M a b en lasciato ha il cor, che in pianto e in g u erra , D i s è , d e ll’alm a e del suo vel si d u o le (3). (1) Son. I della parte II, c. V ili z'., IX r. (2) Son. X IV della parte I, c. XXVIII r. (3) Son. V della parte II, c. XLVI v. Giorn. St. c Leti, della Liguria. 20 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2 go — Questo sole sparito, nel commento diviene Iddio , e il cuore che esso ha lasciato nella più amara desolazione è viceversa 1’ intelletto ! A lle invocazioni amorose si unisce ed alterna non di rado un insistente pensiero e desiderio della morte. Già dal biografo del Benivieni sappiamo che egli « . . . . usava dire, dai X X X V anni in là della sua età, non si essere mai promesso sei mesi di vita, talché quasi del continovo, pensava potere essere presta, per lu i, 1’ ora di abbando narla . . . » (i). Cosi nei suoi versi : D i pensiero in pensier son già trascorso Infino al fin di questa inferma vita: E sì do lce è il desio che m ’ invita, Che il tem po accuso, e il troppo len to corso. E se lecito fosse, in parte scorso Son, che per liberar l’alma smarrita, Romperei al duro fren onde è impedita , Con le mie proprie man Γ ingrato m orso. Ma il giudizio di Dio sì mi spaventa, C h e tanto il m iser cor restringe e serra, Quanto il m ondo fallace il fren gli allen ta. 0 felice quel dì che in poca terra Chiuso, il mio flebil cor che or si lam en ta, Darà pur fine a così lunga guerra ! (2). E poi altrove : Io son già d ’ogni uman piacer sì p rivo, Che m orte mi saria tranquilla vita : Dolce è il morir, quando a morir ne invita Am or..................................................... (3)· Le poesie accolte insieme dal Benivieni sono divise in tre parti: nella prima — cito le stesse parole del suo com mento — « . . . . si tratta come l’anima amante possa me diante le creature sensibili in qualche modo conoscere e, conosciuto, amare il suo creatore »; nella seconda, «... della ruina dell’anima e della perturbazione conseguente a quella »; nella terza, « della relevazione dell’anima, e dell’unione di (1) Cod. M. (2) Son. XIII della parte II, c. LXV v. (3) Son. XX della parte II, e. LXX v. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 291 — quella col suo vero fine, che è Dio ». Gli esempi che son venuto citando fin qui appartengono alle prime due parti; nell ultima sono per lo più poesie veramente ascetiche e che riterrei composte nell’ ultimo decennio del secolo decimoquinto: contemplazione, desiderio e attesa di morte per ricongiungersi finalmente al Sommo Bene , a Dio : eccone in brevi parole il contenuto. Né mancano fra di esse al cune poesie veramente inspirate e piene di dolcezza: ec cone un esempio: S p irto del ciel, che sì pietosam ente A riv ed er le mie piaghe ritorni A ra lleg ra r le notti oscure e i giorni, A riparar la viv a fiamma ardente, D o lc e am ore e pietoso, che so ven te M eco , scendendo infin dal cie l, so g g io rn i, L u c e im m ortai, che d e ’ tu o i ra g g i adorni L ’afflitta, stanca e tenebrosa m ente ; P e r te con vien che così mo'rto viv a C h ’ io non so donde io sp eri altro soccorso, M en tre se stesso il co r d el suo ben p riva. P e r te ancor tarda il nostro o rribil corso C h e mi porta a veder q u e ll’ altra riv a ; M a p re g o non fra via si ro m p a il m orso (1). E il commento spiega: « Spirito.... o angelo benedetto, in custodia e protezione del quale Dio m’ha per sua grazia benignamente posto e commendato__ ». In questa parte terza specialmente avviene che talora Γ imitazione petrarchesca trascenda, per assumere tutte le forme d’un curioso esempio di quel gonfio e artifizioso ge nere di poetare, eh’ ebbe certa voga in sul finire del se colo decimoquinto , e che un critico illustre battezzò col nome di secentismo nel quattrocento (2). Bastino a dimo strarlo questi pochi versi: Io p ia n g o e rido in un punto, ardo e trem o, E ca n g io con am or m ente e p en siero, V iv o sen za speranza e sem pre spero; F u g g o o gn o r, seguo, am o, o d io , ardisco e te m o ; (1) Son. X X II della parte III, c. L X X X V II r. (2) D ’A n c o n a , D el secentismo nella poesìa cortigiano del sec. X V , in Studi sulla letteratura italiana dei prim i secoli, Milano, 1891. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2Ç2 — C resco il ben s e m p re , il mal perturbo e sc e m o , Q uesto desìo, quel fuggo, intendo il vero, M uoio e rin asco, e pur son quel eh ’ io m ero .............................................................w · A queste poesie tengon dietro le altre composte per le processioni e solennità savonaroliane (2), poi una deplora toria al conte Giovanni Pico della Mirandola (3), quindi le stanze intitolate Amore, precedute da una lettera dedica toria al conte Niccolò Visconti da Correggio, e dal se guente A rgum ento : P a scea am or l ’alm a in el divin suo obiecto A m o r, quel c h ’ o gn i ben cerca e disia : L ’ altro c o ’ suoi veneni l'hum ano mio aspecto In brutal vo lto a sè mi tira e svia : S ep te et septe anni el servo: el mio defecto R econosciuto et la demonstra via S egu en d o , poi, che al divin fonte assurgo D i fera huom torno : el cor d ’ogni m al p urgo (4)· Queste stanze formano come un poemetto allegorico di concetto dantesco , condotto, a quel modo che ben notò Vittorio Rossi, ad imitazione delle Selve del Magnifico, e nel quale, con frequenti reminiscenze della Divina Comme dia, si narra « come l’amore ispiratogli dalla bellezza ter rena trasformasse il poeta in una lonza leggiera e presta molto, e la bellezza divina, raffigurata in una donna leggia dra cantante tra 1’ erba e i fiori — torna a mente la Si monetta — lo restituisse poi a forma umana » (5). L ottava e (1) Son. XXVIII della parte III, c. CIIII r. (2) Parte III, c. CXI v. e sgg. (3) C. C X X X 1X r — CXXXXII v. (4) Sono in tutto centotrentatre ottave, oltre YArgume?ito, ed occupano nella raccolta le carte C X X X X IV v. e sgg. Il poemetto è contenuto nel co dice Nazionale II, II, 75 (Magi. cl. VII, 11.0 342), alle c. 151 e sgg. col se guente titolo: Amore di Hieronimo Benivieni fiorentino a lo illustrissimo signore Nicolò Visconti da Coregio conte di Castellacelo. (5) V . Rossi, I l Quattrocento, p. 281. Si noti, a proposito del contenuto · di queste stanze, la curiosa osservazione del S a l f i (Ristretto della storia della letteratura italiana, Lugano, Ruggia, 1831, vol. I, pp. 140 e sg.), c e ci vedeva « un’ imitazione in piccolo àz\VAsino d'oro di Apulejo, che era un’immagine degli antichi misteri, ciò che mostra ancora in questo poeta uno dei più zelanti discepoli di Platone ». Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 293 - in esse cosi piena ed armoniosa da prenunziar vicino l ’A riosto ; il sentimentp della natura, squisitissimo , da spesso luogo a descrizioni tutte fresche ed attraenti. Innegabil mente questo poemetto, per la sincera spontaneità onde va adorno e per non esservi la poesia soffocata dalle astru serie filosofiche, è fra i componimenti migliori del Beni vieni (i). IV. R IM O R S I E CONTRIZIONE — GLI S C R IT T I D A N T E S C H I. Curata e compiuta tal pubblicazione, Girolamo si ri dusse nuovamente nel genere di vita modestissimo che s’ era foggiato. Viveva cosi, compiacendosi specialmente della compagnia dei giovani, impiegando il suo tempo e le sostanze sue tutte nelle opere di carità: e non le sue solamente , dacché avvenne spesso gli fossero affidate per tale scopo, anche contro sua voglia, somme rilevanti di denaro da persone generose (2); visitava e curava m alati, insomma s’ andava apparecchiando ogni giorno meglio a quella morte che sembrava sempre, per la costituzione sua prossima, ma che l’assoluta assenza d’ ogni trista passione, il riserbo da ogni eccesso, valsero a tenergli per lunga se rie d’anni lontana. Un pensiero solo lo angosciava: quello dei peccati, dei trascorsi di gioventù, delle rime lascive e (1) Al De Sanctis la forma ne pareva lussureggiante e vezzosa, e p iù simile a sirena che a casta donna. (Storia della letteratura ita lia n a , Na poli, Morano, 1870, vol. I, p. 378.) (2) Cod. M. Tra coloro che gli affidarono tali incarichi, fu pure il suo Pico della Mirandola, il quale « Diebus singulis preces ad Deum suis horis » effundebat, pauperibus semper si qui occurrerant pecunias tribuebat, nec > eo contentus, Hieronymo Benivenio civi Florentino, literato homini, quem » pro magna in ipsum charitate, proque morum integritate d ilexit plurimum, » demandaverat, uti propriis pecuniis, semper subveniret aegenis, nuptum » quoque virgines traderet, eique statim ut erogatos nummos, quam pri» mum restituere posset, renunciaret. Id enim muneris ei delegaverat, quo » facilius, veluti fido internuncio, pauperum civium calamitates et miserias, j> quae ipsum latuissent, relevare quiret.... ». Cosi Gianfrancesco Pico della Mirandola, in Joannis P ici Mir. Concord. Com. opera omnia, Basi leae, M D L X X II, vol. I (Joannis Pici Mirandulae et Concordiae vita). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2Q4 — licenziose composte in altro tempo (i). Ho già detto come tali rimorsi fossero in massima parte un prodotto dello spirito suo esaltato ; tutti gli scrittori a lui contemporanei o di poco posteriori non fecero che lodarne la santità della vita, la purezza dei costumi fino dai primi anni dell’adole scenza, il candore che contrassegnava le sue poesie anche nelle più ardenti invettive amorose (2). Ciò non ostante egli senti la necessità di proclamarsi colpevole, empio , degno della punizione divina : tutto ciò che scrisse da una certa epoca in poi fu informato da questo pensiero angoscioso : la sua produzione letteraria divenne un vero confiteor, ed egli volle che tutti, tutti lo sapessero, forse perché l’ umiltà e il fervore della penitenza giungessero finalmente a conci liargli quel divino perdono eh’ egli desiderava con ogni forza dell’animo, ma di cui pur talvolta disperava. Eppure egli fu — si può ben ripeterlo senza tema d’er- (1) Cosi nella lettera preposta alle sue ecloghe nell’ edizione giuntina del 1519, il Benivieni conclude avvertendo che, se il lettore non appren derà dalle sue poesie il bene che si debba nella vita felicemente ricercare, almeno, p er g li inganni e per g li errori onde fu travagliata la gioventù del Poeta in esse descritta, conoscerà quello che s’ abbia sapientemente da evitare. Né è questo il solo accenno del Nostro ai suoi errori di gioventù; nella stessa lettera ha già parlato di ammonizioni degli errori della sua adolescenza, ed anche rammentato che a Dio piacque di illustrare in qual che modo col lume della sua grazia le tenebre della cecità di lui. Qualche anno più ta rd i, in una lettera privata a Francesco Fortunati, piovano di Cascina residente temporaneamente in Roma, dira che la propria mala vita lo spaventa, ma finirà trovando conforto nel pensiero della bontà divina, {Arch. Med. av. i l Princ., filza 69, n.° 358). (2) Cosi scriveva il biografo del N.: « Molti, ancora vivi... piena fede,,,, fanno » della schietta e semplice vita di lui, aliena da ogni cosa empia 0 men che onesta. (Cod. M ) Della bontà e santità di essa parlò ampia mente pure Domenico M e llin i, nella sua Descrizione della entrata della Serenissim a Regina Giovanna d’Austria, ecc., Firenze, Giunti, MDLXVI, c. II, pp. 16 e sgg. Orrevolissimo cittadino, e parimenti da tutti g li uomini riputato uno specchio di costumi santissimi, lo disse il Salviati (Dialogo d’am icizia, in Opere, Milano, Tip. dei Class. It., 1809, vol. I, p. 14), e con le medesime parole circa si espresse a suo riguardo il P o c c i a n t i (Catalo g u s Script. Florentin., Florentiae, apud. Ph. Iunctam, M D LXXXIX, p. 80); sicché e per queste e per altre molto ovvie cagioni, appaiono puramente fantastici i sospetti dello Zilioli (Istoria dei poeti italiani), a proposito dell’amicizia del Benivieni per Pico della Mirandola. (Cfr. M a z z u c h e l l i , G li scrittori d’Italia). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 295 — rare — uno degli uomini più onesti, una delle coscienze più intemerate dei suoi tempi: un uomo nel quale si fuse, insieme con la vivacità dell’ ingegno, una purezza talor quasi ingenua di sentimenti. I moderni psichiatri lo qua lificherebbero per un malato dello spirito e lo rileghereb bero forse tra coloro che con una parola vecchia di nuovo conio soglionsi dire nevrastenici; lo studioso della storia, ripensando i tempi e gli uomini fra i quali visse, non può non trovarlo scusabile, se non sempre ammirevole, e, sopra tutto, umano. Negli anni successivi al 1500 egli vide crescere a mano a mano la fama sua di letterato. La vita specchiata, Γ in tegrità dei costumi gli procuravano amore e rispetto da parte di quanti il conoscessero: gli furono spesso offerte alte cariche nel governo della Repubblica, ch’egli tutte rifiutò; e non di rado avvenne che illustri cittadini, e una volta anche la famiglia dei Medici (1), ricorressero a lu i, come ad arbitro, affidandogli la risoluzione di contese che invol gevano interessi di non lieve momento; ed ebbe anche da amministrare l’eredita di Giovanni di Pierfrancesco dei Me dici, o — per essere meglio inteso — di Giovanni dalle bande nere, per il pupillo di lui, pur detto Giovanni (2). Né lo studio delle lettere era del tutto inframesso, ché anzi nel 1506 usciva in luce, insieme con la Divina Com media, ed anche in edizione separata di pochi esem plari, (1) « . . . siami lecito, per honorare la memoria, di questo buono vec chio, arrecare uno esempio, come fosse Girolamo, essendo nata differenza come spesso accade fra congiunti, intra Pierfranc.0 de Medici e m.a Cate rina Sforza, già Sig.ra D ’Imola, stata consorte del Mag.co Giovanni de Me dici, et hauendo il prefato Pierfranc.0 eletto per arbitrio Girolamo, toccava a mad.na soprad.a di eleggerne uno per la sua parte, come si costuma nei sommari giuditii et amicabili compositioni, et domandando ella quale fosse questo Girolamo, eletto dal cognato, gli fu risposto che era così grand’huomo dabbene, onde ella, come generosa donna, disse, se Girolamo è così intero, e buono, come voi mi fate fede, io non voglio adunque eleggere per me al tro arbitro che lui stesso et così di comune consenso ambe le parte si ri masero nella lealtà, et equità di sì fatto huomo dabene.... ». (Cod. M.). (2) « . . . Et come appare per le sue private scritture, custodì più anni et amministrò fedelmente gran parte di quelle facoltà.... ». (Cod. M ). Ac cenni ad altri incarichi di tal genere si rinvengono pure in alcune lettere del Benivieni, esistenti a Firenze, nell’Arch. Med. avanti il Princ. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ------- 2ÇÔ — Uno scritto di Girolamo, intitolato: Dialogo d'Antonio Ma netti circa il sito , la forvia, e la misura dell’ Inferno dì Dante. Si trattava realmente non di uno , ma di due dia loghi, nei quali il Benivieni, ponendo sé stesso fra gli in terlocutori, si faceva espositore dei risultati a cui, dopo lunghi studi, era giunto Antonio Manetti, letterato danto filo e matematico del secolo decimoquinto, amico suo caris simo (i), intorno a quel grande problema ch’era la costru zione dell’ Inferno nella Divina Commedia. Il Manetti morì nel 1497, senza che gli fosse dato di porre in scritto , ove se ne eccettuino pochi e scarsi ap punti, quelle idee che pure in mente aveva, chiare e pre cise, intorno, alla costruzione dantesca. Di questi suoi studi aveva già dato notizia, fin dal 1481 , Cristoforo Landino nella dissertazione Del sito forma e misura dell’ Inferno , posta innanzi al suo commento alla Commedia (2). Ma la notizia del Landino sembrò insufficiente e poco fedele al B enivieni, il quale dichiarò di volere con i suoi dialoghi esporre esattamente le teorie dell’amico estinto, giovandosi in parte del ricordo serbato delle conversazioni avute con lui, e in parte degli scarsi abbozzi da esso stesso lasciati. In realtà, però, non è noto quanta parte delle dottrine contenute nei due trattati ridotti alla forma didascalica di dialoghi, spetti al Manetti, quanta al Benivieni : io penso — e potrei confortare di probabili argomenti il mio credere — che quest’ultimo non si debba essere appagato della sola parte di espositore : che abbia anzi introdotto nella concezione manettiana qualche cosa di tutto suo per ii) A l Manetti il-N. avea dedicato la 511a traduzione del Libro della Semplicità della Vita Cristiana del Savonarola; e, forse per ricambiarlo, il Manetti gli dedicò « la biografia di Filippo Brunelleschi , che come è scritto di suo pugno in un cod. Magi. II, II, 325, pare che sia proprio 0pera sua ». (Cfr. H . B e n i v i e n i , Dialogo di A. Manetti p er cura di N i c o l a Z i n g a r e l l i , Città di Castello, Lapi, 1897, p. 13). (2) COMENTO D I CRISTOFORO LANDINO F io r e n t i NO SOPRA LA COMEDIA DI D a N T I IE A L I G H IERI POETA FIOR ENT INO. .............impresso in Firenze I! per Nicholo di Lorenzo || Della Magna a di X X X da II Gosto MCCCCLXXXI. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 297 — sonale ; ne il fatto sembrerà impossibile a chi rammenti come pure Girolamo fosse ricercatore diligente ed appas sionato lettore delle opere dantesche (i). E cco, brevemente esposta, la costruzione manettiana dell'inferno, quale risulta dai due dialoghi del Benivieni , secondo il lucido riassunto che ne fece il Michelangeli: .« L entrata dell Inferno e sulla cima d’ un monte (cammino alto e silv estro) presso Miseno. Gli sciaurati stanno dentro una concavita o caverna della terra che è quasi ccme un vestibolo molto pendente (erta) onde si discende all’ A ch e ronte, il quale circunda tutto l’inferno. Questo è profondo un semidiametro, cioè quanto il raggio della Terra. Le prime sei distanze (sette cerchi, perchè il quinto e il sesto sono in un sol grado) misurano ciascuna miglia 405 e quindici ventiduesimi (ottava parte del semidiametro). Quelle degli ultimi due cerchi occupano gli altri due ottavi, ma in parti diverse, cioè formando un forte burraio fra il settimo e l’ottavo e una minor parete dall’ ottavo al nono. Il pozzo dei giganti fino a Lucifero è però profondo miglia 81 e tre ventiduesimi. Come le distanze dei cerchi, sono stabi lite arbitrariamente anche le larghezze, tranne quelle del nono e del decimo fosso di Malebolge (2) ». L ’esposizione non ha in questo lavoro molto pregio di chiarezza, e pecca per prolissità eccessiva, nelle continue ripetizioni dei medesimi concetti: la costruzione poi dell’Inferno è affetta da errori fondamentali di matematica e d’in terpretazione del Poema (3). È errata, a mo’ d’ esempio, « e per la porta su la vetta d’un monte, e per la caverna degli (1) V. Cod. M., nel quale si rammenta la canzone del B. in lode di Dante, e si espone ampiamente un ragionamento difensivo e laudativo, com posto dal N. in onore del divino Poeta. (2) L. A. M i c h e l a n g e l i , Sul disegno dell’Inferno, dantesco, Bologna, Zanichelli, 1886. (3) Son tali e tanti questi errori, che P A g n e l l i nella sua Topo-crono grafia del viaggio dantesco '(Milano, H oepli, 1891), potè dimostrarli e ri velare insieme l ’impossibilita meccanica e matematica del sistema manettiano, pur giudicandone indirettamente, per relazione altrui e sulle im ita zioni posteriori, non avendo egli potuto leggere i dialoghi del Benivieni, (Cfr. p. 22). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 sciaurati, e per quell’erta che dalla porta scende all Ache ronte, e per quel pozzo finale di ottantun miglia, dove non si sa come facciano i giganti a posare nel fondo i due poeti; ma sopratutto per aver posta la profondità dell In ferno uguale al raggio terrestre, e per avere, matematicamente finché volete, ma capricciosamente compartite le di stanze e le larghezze » (i). Pure, al Manetti e , insieme con lu i, al Benivieni, non si può negare il merito sommo d avere per i primi solle vato una quistione di molta importanza per gli studiosi di Dante (2); e, se nei dialoghi del Nostro c era un vi luppo d’errori, nei quali si trovo involta per quasi quattro secoli una lunga schiera di commentatori e di letterati (3), pure già da essi scaturivano alcune verità di non lieve momento , e vi si applicavano alcune leggi indispensabili al retto intendimento dell’edifizio dantesco (4). N el 1544 Alessandro Vellutello, pubblicando il suo Com mento alla Commedia, in un discorso introduttivo circa la forma e misura dell’ Inferno, rimbeccava acerbamente il Manetti e il Benivieni, accusando quest’ultimo di avere nei suoi dialoghi esposto non già il concetto di Dante, ma una cervellotica impressione sua e dei suoi accademici. Contro gli attacchi del Vellutello, pure in certa parte ragionevoli, molti anni più tardi, certo avanti il dicembre del 1592, in sorgeva con due lezioni a difesa dell Accademia fiorentina e del Benivieni, Galileo Galilei, per incarico avutone da Baccio Valori, console dell’Accademia stessa (5). Ma la di M i c h e l a n g e l i , Op. cit., c f r . le p p . 3 7 e s g g . V . A g n e l l i , Op. cit. , p. 19 ; e Z i n g a r e l l i , Op. cit. , p. 2 6 . Que s t’ultim o biasim a la forma letteraria usata dal Benivieni, perché rimangono troppo n e ll’ombra due personaggi del dialogo: Antonio Migliorotti e Fran cesco da Meleto , i quali non apron bocca « . . . e però non solo viene a m ancare al dialogo un qualsiasi movimento drammatico, ma la presenza di q u elle figure mute gli toglie anche qualche grado di verisimiglianza ». (3) Basti citare il Giambullari, il Landino, Talice di Ricaldone, il Fra ticelli, il Portirelli, il Volpi, il Venturi, il Filalete, il Bonanni, il Ponta, il ti) (2 ) C aetani. (4) I m p o r t a n t i s s i m a , fr a t u t t e , la n o rm a d e l p e r p e n d ic o lo a p p lic a t a ad a l c u n e d i s c e s e . ( M i c h e l a n g e l i , Op. cit., lo c . c it .) . (5) L e due lezioni furono rinvenute nella Biblioteca Magliabechiana fra Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 2 99 — fesa del giovane scienziato rivelava chiaramente una scarsa conoscenza del poema dantesco e un ingiusto preconcetto di difendere tutto, anche gli errori, con pregiudizio dell’e sattezza e della verita. In ogni modo, se io volessi fare di proposito la storia e la critica di tal questione, uscirei dai limiti che mi sono imposto nel presente studio: il quale non vuole e non può essere una monografia compiuta ed esau riente sul Benivieni : vuole riuscire piuttosto un rapido profilo della sua vita, del suo carattere, dell’opera sua ci vile e letteraria. V. L A CANZONE D ’AM O R E E L E ECLOGH E. Dopo lunghe insistenze da parte degli amici , il Beni vieni s indusse finalmente nel 1519 a pubblicare pe’ tipi dei Giunti, a Firenze, una compiuta raccolta di quelle rime che gli piacque salvare dalla distruzione. Precede , nella stampa, un indice delle materie, segue quindi una lettera di Biasio Buonaccorsi, che, figurando quasi d’ essere Γ edi tore del libro, espone come per le preghiere degli impres sori e degli amici e per la considerazione dell’utile che ne sarebbe potuto derivare, egli siasi indotto a dare alle stampe quei manoscritti, specie il Commento del Mirandolano alla Canzone d’amore del Benivieni, nonostante sapesse la cosa le carte di Vincenzo Borghini e pubblicate da O. Gigli nel 1855 (Studi sulla Divina Commedia, di G . G alilei, V. Borghini ed a ltri, per cura di O. G., Firenze, Le Monnier). Alle obbiezioni sollevate contro la loro autenticità rispose, a mio credere esaurientemente, fin d ’ allora, il Gigli stesso; pure continuava a dubitarne ancora pochi anni or sono l ’Agnelli (Op. cit., pp. 19 e segg.). Adesso non mi sembra che si possa più discuterne., dopo la pub blicazione delle due lettere, una di Luigi Alamanni iuniore a Giovan Bat tista Strozzi, in data del 7 agosto 1594, l ’altra di Filippo Valori a Francesco Ottonaio, posteriore di pochi anni alla prima, che aggiungono valore di cer tezza alle argomentazioni del Gigli. (V. G a l i l e i , Opere, Edizione nazionale, Firenze, Barbera, vol. IX, pp. 1 e sgg., e X , p. 66). Le due lezioni erano indubbiamente accompagnate da alcuni disegni che sono andati per sven tura smarriti, e furono senza dubbio tenute prima che il giovane G alileo si recasse a leggere nello Studio di Padova : che è a dire prima del dicembre del 1592. (V. G a l i l e i , Opere, ed cit., vol. IX , pp. 8 e sgg). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 300 — non in tutto grata allo stesso Girolamo. Segue a questa una lettera di G. Benivieni cittadino fiorentino al lettore. L ’autore vi narra come egli si sentisse invogliato a rias sumere in una canzone quello che ornatamente, ma più a lungo aveva detto il Ficino nei suoi Commentari sopra il Convito di Platone, e come poi Pico della Mirandola s’in ducesse a scriverne il commento (i). A vvenne in séguito che sorgesse il dubbio nell’animo si del poeta si del com mentatore se fosse lecito a cristiani come loro il trattare nel senso platonico di Amore celeste e divino, onde — e prezzo dell’ opera riferire le testuali parole del Nostro — « . . . pensammo che fosse bene sospendere la pubblica zione di tale opera, almeno fino a tanto che noi vedessimo se lei per qualche riformazione potesse di platonica diven tare Cristiana ». M a, venuto a morte il Mirandolano e giunti in mano d’altri la canzone e il commento, non po teva il Benivieni opporsi onestamente alla loro pubblica zione: si contentava quindi di pregare il lettore « che in tutti quelli luoghi dove essa canzone ovvero commento , seguendo la dottrina di Platone si partisse in qualunque modo dalla verità cristiana, potesse più in lui l’ autorità di Cristo e dei suoi santi oltre alle ragioni irrefragabili de no stri teologi, massime dell’angelico dottore S. Tomaso d’Aquino in contrario addotte , che la opinione di un uomo gentile escusando l’errore suo e di Pico se errore però chia mare si può, il recitare semplicemente e senza alcuna ap provazione l'opinione d’altri ancora che non vera, escusandolo.... con la iscrizione o vero titolo preposto a essa can zone e commento , per il quale apertamente si dice essi voler trattare di Amore non secondo la verità cattolica ma secondo la mente e opinione de’ Platonici ». A lla let tera del Benivieni tien dietro nell’edizione giuntina il Comme?ito del Mirandolano, diviso in tre libri, dei quali i primi due risguardanti in genere le teorie platoniche intorno al- (i) « Mosso non tanto — dice modestamente il B. — come io credo, dai meriti della cosa, quanto da una tenera e singolare affezione che lui sopra ogni credulità, ebbe sempre a me e alle cose mie ». Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 301 — 1 amore, l’ultimo in ispecie la Canzone direttamente prepo stagli. Sembra però che il Commento non sia stampato in tegralmente come Pico ebbe a comporlo, se dobbiam cre dere al Giraldi (i). Furono ripresi tanto i versi quanto la prosa dei due amici di oscurità soverchia ; a me sembra in vero che, tenuto conto dell’ argomento di per sé stesso astruso e difficile e poco adatto ad una poetica trattazione, la Canzone debba sinceramente giudicarsi mirabile per ar monia e convenienza di parti, non disgiunte da una scien tifica precisione di linguaggio ; e che il Commento del Mi randolano sia tale da rendere facilmente intelligibile ad ogni men che rozzo e del tutto inculto lettore i versi del Beni vieni. Alla Canzone (Γ amore succedono le otto ecloghe componenti la Bucolica, alla quale già accennai dicendo che fu per la prima volta pubblicata nel 1481. Il Poeta le premette in questa edizione una lettera a Luca della R o bb ia, nella quale avverte di pubblicarla nuovamente, oltre che per cedere al desiderio degli amici, anche per poter meglio chiarire alcuni luoghi di essa, che sebbene alieni nella intenzione dello scrittore da ogni licenziosità, potevano per la forma talor troppo tenera e licenziosa es sere male intesi e dare occasione a qualche scandalo. Si tratta dunque del solito artifizio riprovevole già usato per le rime amorose : al proemio che nelle precedenti edizioni accompagnava ogni ecloga, si unisce in questa un prolisso argomento, che ha per iscopo — ribatte il Benivieni — di togliere le sue poesie al sospetto immeritato in cui avean potuto cadere agli occhi d’alcuno, quasi casta matro?ia in veste ed abito meretricio. L ’ argomento di posteriore ag giunta espone il significato letterale e l’ allegorico d’ ogni ecloga. vSi ripete ciò che già avvenne per le rime: il com mentatore è molto spesso costretto a ricorrere a sotterfugi (1) « Anchora, che esso Pico in molte cose all’openione del Ficino fusse contrario; come sarebbe manifesto, se si leggesse il comento di essa Can zone, come egli lo scrisse, et i communi amici non havessero soppresse dopo la morte del Pico le contradittioni, le quali si sono vedute da coloro, c ’hanno letto il comento, c’havea scritto il Pico di propria mano ». {Discorsi , V e nezia, Giolito, MDLIIII, p. 81). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3° - — originali, ad interpretazioni iperboliche , a sottigliezze cu riosissime , per riparare alle scappate del poeta: opera tanto più ardua in quanto proprio in queste ecloghe si manifestano con maggiore evidenza l ’ ingegno vivace del Benivieni e l’ importanza artistica delle sue rime. La Bucolica è dedicata a quel Giulio Cesare da V a rano, signor di Camerino, che fu nel 1501 condannato da papa Alessandro V I come reo di spergiuro, di sacrilegio, di ribellione, e privato anche della signoria per non aver corrisposto alla Chiesa romana il censo dovutole; che tor nato al potere fu di nuovo imputato di proteggere i pub blici assassini, di avere ucciso il fratello per usurparne il governo, e d’altre simili nefandezze; che mori, in fine, tra gicamente, poco dopo, avendolo il Valentino fatto stran golare nel 1502, nella rocca di Pergola, insieme coi suoi tre figli Venanzio, Annibaie e Pirro. Nella prima ecloga, che dal nome del signor di Came rino prende il titolo di Varo, interloquiscono i due pastori Fileno e Melibeo. Quegli s’ è risolto, per 1’ aridità della terra, che gli distrugge lentamente il gregge , a mutar di sede, in cerca di floridi prati, d’acque correnti, di miti om brie; questi tenta distoglierlo dal suo proposito, ponendolo in guardia contro le amare delusioni che sogliono tener dietro alle vane speranze, ed affermandogli che non sempre il cielo sarà con 'lui tanto crudele : .......................................variar le stelle V e d ra i, e farsi ancor liete e gioconde, E l ’erbe più che mai risorger belle, C oronate di fiori, e per gli ombrosi C olli liete vagar le pecorelle (1). Ma invano egli si studia di dipingergli un lieto avvenire; Fileno è ben fermo nel suo proposito e vien descrivendo al compagno le delizie del rifugio che s’è scelto : A p ie ’ d e ll’ alto monte Sibillino C he N orcia a d o m b r a .............. G ia ce nel sen di più sonanti valli U n umil colle, circondato intohio D ’aspre m ontagne e inaccessibil calli; (1) C. 76 v. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 303 — D ’erbe e di varj fior vestito, adorno D ’eccelse piante che le fiamme estive Tolgono all’erba e il gran calor del giorno. L ’aura, gli uccelli e le fontane vive, Che mormorando le intrecciate chiome Bagnan del vago colle, ambo le rive Risonar fanno e il ciel, là dove esprome Natura un fiume, che d ’alpestre vena Potente sorge, ond’egli ha preso il nome. Nella più vaga parte e più amena D el dilettevol colle, un prato siede Bel sì che immaginar non puossi appena (i). La ogni dolcezza, la ogni beatitudine di vita: A così riposato, a così lento Stato m’ inchina il ciel, V aro m ’ invita; Varo, salute al mio languido armento (2). Dinanzi alla ferma risoluzione di Fileno debbon cedere le istanze di Melibeo , il quale termina invidiando i pastori fortunati, che potranno ancora godere la voce del caro amico, e stupire all’armonia de’ suoi canti. Per tutta 1’ ecloga l’onda del verso fluisce facile ed ar moniosa : niente di scontorto o di stiracchiato ; v ’é anzi, se mai, qualche cosa di troppo, un che ridondante, lussureg giante, dannoso forse all’insieme del componimento, ma fa cilmente spiegabile e scusabile , chi ripensi in quanto gio vane età il Benivieni componesse questa poesia. A lla quale 1’ unico senso allegorico che l’ autore intendesse attribuire da prima, è questo, ch’egli medesimo espone nel suo argo mento: Melibeo è lui il poeta; Fileno la sua opera, la Buc colica, che vuole con le sue greggi, significanti le ecloghe, condursi a Giulio da Varano signore di Camerino, presso cui spera di trovare asilo conveniente e decoroso campo da conseguire la gloria desiderata. Melibeo, incerto e com battuto, da una parte dal timore che l’ opera sua debba sembrare men che perfetta, dall’altra dall’ardente brama di gloria , finisce per consentire che Fileno con le greggi si trasferisca la dove l’animo lo piega. Si tratta dunque di una artificiosa ripetizione della de dica delle ecloghe già fatta in prosa al da Varano. Ma qual’è (1) C. 77 r. - (2) C. 77 V. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 304 — il significato allegorico o senso mistico che il Benivieni da più tardi alla sua poesia? Esso merita in vero d’essere co nosciuto: Fileno è la parte superiore, razionale, dell’anima, cupida del bene supremo cui tutte le cose aspirano : Dio. Melibeo è per contrario la parte bruta, sensitiva, tutta de dita ai piaceri del senso , mancipia delle cose terrene. Fi leno desidera di rivolgere sé e le sue g r e g g i, cioè le fa coltà e le potenze dell’ animo, agli amenissimi paschi di vita eterna, distogliendosi dall’amore delle cose sensibili e delle loro pestifere voluttà, che son poi significate dall’erbe, dai fiori e dalle acque correnti. E dove vuol egli rifug girsi? A i piè del monte Sibillino, ove si pascono gli eletti di Gesù. Ma allora chi è Varo ? Egli è Cristo, Cristo stesso « conciosia che questa dizione Varo possa secondo la sua radice significare in quella lingua , con la quale lui cioè esso Cristo mentre che conversò in terra con gli uomini parlò, creazione e purgazione, i quali due termini quanto a C risto , che secondo la sua divinità è atto purissimo e Creatore dell’universo, convenghino, sarebbe superfluo par lare ». (Ed. Cit., c. 75). E Melibeo ripugna alla determinazione di Fileno per la naturale ignavia dei sensi, finché, vinto dalla grazia divina, cede alla ragione, e permette all’amico di recarsi dove Dio l’ attende e una perpetua beatitudine. N el suo complesso non è certo mal trovata: se non che la fantastica interpretazione del Benivieni presenta non pochi punti deboli ad un esame accurato. Cosi, per additarne uno solo, il commento spiega la risoluzione di Fileno col desiderio di questo di «trasferire sè e le sue gregge, cioè le sue potenze, operazioni e pensieri dall’ amore di queste cose sensibili e delle loro pestifere voluttà, per le erbe, per i fio r i e per il corso delle fuggitive acque significate, in quelli sempre verdi e amenissimi pasqui di vita eterna ». Non si direbbe che qui il commentatore sia in contraddizione col poeta ? Ben lungi dal fuggire i fiori e le erbe e le acque correnti, pestifere voluttà, Fileno ne va anzi in cerca, ab bandonando i campi che ne sono privi; dacché, dice egli: L ’erb e g ià secch e son, tutte le vene, G li om brosi rivi, le fontane e i fiumi D ’aspidi velenosi e serpi piene. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 305 — E già i floridi prati alpestri dumi Son fatti, onde pasciuta infra le spine, Par che ogni gregge a morte si consumi (i). Che poi i ftcìsqm da lui cercati sieno quegli amenissimi di vita eterna, i quali non saprei invero perché debbano trovarsi A piè dell’alto monte Sibillino C he Norcia ad om b ra................. non appare certo dai versi del poeta. In verità, il Signore di Camerino non aveva tante benemerenze verso i Superi da meritar l’ onore di ospitare nei suoi domini anche il Paradiso ! Nell ecloga seconda, con accenti d’ amore, di passione senza confini, che sa quasi di pagano , il Benivieni, sotto il nome di Tirsi, piange la partenza di Dafni, che è poi Pico della Mirandola, or fieramente rimproverandolo d’ averlo abbandonato or dolcemente pregandolo che torni. In tutta questa poesia e veramente un sapor virgiliano, un profumo agreste, un’ eco lontana di sampogne e di flauti villerecci. Tirsi promette doni all’amico: Io ho notato in su d ’un alto faggio Che le radici sue bagna nell’onde D el vago fiume, in loco aspro e selvaggio, N ella più alta cima, dalle fronde Cinto, e da’ rami chiuso e ricoperto, Un nido che due tortore nasconde: Io te le serbo, e vo che tu sia certo Che Cynzia me ne sforza, e per averle M ’ha già più volte il cor, pregando, offerto. E tutto finisce in un mite sogno di vita beata da venire : Noi ci starem fra l’erbe, al suon cantando D ell'acque che dagli alti sassi piombano, Poi corron dolcemente mormorando G iù per Tombrose valli, onde rimbombano L ’acque percosse, e gli amorosi versi D eg li augelletti, che per Taire rombano, C ogliendo bianchi fior, vermigli e persi A ll’ombre che dagli alti faggi scendono, Sopra limpidi rivi, chiari e tersi. (r) C. 76 r. Giorn, St. c Lctt. della Liguria. 21 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3°6 — V e d re m com e negli erti colli ascendono G li arm en ti va g h i, e com e errando paschino L e g r e g g e , allor ch e per le cim e pendon o, (i) U guali pregi son da rilevare nelle ecloghe seguen ti, tutte accompagnate dalle solite deformazioni del commento: né vi mancano, a renderle più interessanti per noi, nume rose allusioni ad uomini e fatti contemporanei; sia che si esaltino le virtù del Magnifico e si pianga la tragica morte di Giuliano suo fratello, sia che, come nella settima, si in troducano Giovanni Pico della Mirandola e Lorenzo dei Medici a cantar ciascuno in gentile tenzone i propri amori. Ecco alcune leggiadre terzine di quest’ultima : — L asso che am or d all’ indurato collo C rn d el d ’ un paventoso tauro disciolse L o attrito g io g o , e intorno al m io leg o llo . P ic o — A m o r d a ’ biondi crin benigno sciolse L orenzo D i P leona gen til un aureo laccio C on le sue mani, e intorno al mio lo a vvolse. L orenzo — L a cera al foco, al sole il vitreo ghiaccio E d io agli occhi tuoi, Fioria m ia bella, Mi stru gg o ardendo, e talor freddo agg h iaccio . P ic o — L ’ erb etta per le piagge tenerella C o g li altri fiori al sol si nutre e cresce, E d io ai raggi di mia viva stella. L orenzo — C ed e il pallido giunco al verde ulivo, C ed e agli eccelsi pin Pum il viburno, C ed e ogni altra a costei eh’ io canto e scrivo (2). N ell’ecloga ottava, il pastore Tirreno si duole della rovina del suo gregge , che lentamente si consuma per le ma lattie : T ornan lieti i pastor dai chiari fiumi C antando a casa, e già piena rifulge Q uasi ogni valle di notturni lumi. (1) C. 80 v. - 81 r. Tornano a mente i versi del Poliziano: Q uanto g io v a a m irar pender da un’ erta L e capre, e pascer questo e quel virgu lto; (Stanze, I, 18), e qui ed altrove spesso il Benivieni mostra chiaramente di risentire l ’ in fluenza d e ll’ amico Ambrogini. (2) C. 100 v. - 101 r. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 307 — L ’ un cura il dolce ovil, quell’ altro mulge S u e pecorelle, e poi ali' inculta mensa, Cerere e Bacco ministrando indulge. Ma a lui queste gioie son negate : egli è ormai condan nato alla tristezza e al dolore; e la poesia termina con un pensiero di scoramento amaro, che stupisce in un giovane poeta del Rinascimento: Cosi va il mondo, e così fugge e vola O gni suo ben, così fortuna solve Nostre speranze, e così miete e invola Morte tutto, e riduce in poca polve (i). Anche la Bucolica rivela g l’ influssi della poesia dan tesca e della petrarchesca : più di questa che di quella; ma vi e tale magistero di forma e tanta vaghezza di pensiero ch’essa appare veramente opera degna dei grandi maestri che il Benivieni tolse ad esempi. Il sentimento della natura, che pervade il Poeta e ne è mirabilmente inteso, la informa tutta di una freschezza singolare e d’una soave ingenuità: torna a mente il Poliziano, e il Benivieni non ne teme il paragone. Alle ecloghe tengon dietro, nella raccolta giuntina, poesie di vario argomento : un capitolo in lode di Dante Alighieri, composto quasi tutto di versi della Divina Com media, e poi deploratorie e consolatorie in morte di amici e parenti — notevole fra le altre quella in memoria di Feo Beicari poeta Cristiano (2) — che risentono talora della poesia d’occasione, ma che dimostrano spesso delica tezza d’affetto ed efficacia d’espressione. Si legga, per esem pio questo sonetto in morte della Falchetta del Rinuccini: D im m i, ove sono, ove sono or, Falchetta, L ’ altne bellezze tue celesti e nuove ? D ove son gli occhi, i tuoi begli occhi dove A m o re avea sua prima sede eletta ? D ove l ’eburneo collo, ove l’eretta C ervice or giace, e chi 1’ inchina e m ove ? D ove il candido sen, onde ancor piove Nel tuo sposo a ogni or qualche saetta ? (1) C. 102 v. e 105 v. (2) Fu ristampata in Lettere di Feo Beicari per cura di D o m e n ic o M o r e n i , Firenze, per il Magheri, 1825, alle pagine 71 e sgg. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3°S — — L’alme bellezze m ie ch e in questa inferm a C arne, per far d elle sue etern e fede, A v e a qui il C iel m irabilm ente accolto, P o lv ere ed om b ra son , d ove or si vede C h iaro q u an to qu el cor sia cieco e stolto, C h e in lor co n i’ in suo fin si posa e ferm a (i). Insieme con queste sono poesie per malattia di Lorenzo de M ed ici, o in sua lode , e in morte della Simonetta da lui amata, e molte indirizzate amichevolmente a Gio vanni Pico Mirandolano : saggi di traduzione dall’ ebraico e dal latino., tutti in terza rima : vari salmi e una Invettiva d Ovidio e l ’Amor fuggitivo di Mòsco , di sopra la versione latina fattane dal Poliziano. Quest’ultima an zi, come bene osserva il Del Lungo, « per certa candidezza di greco co lore meritava essere conosciuta e lodata dal Leopardi >>, che pure in un suo studio su Mosco ne citò una, assai povera, dell’Alamanni (2). E poi, laudi e canzoni morali, nelle quali però, forse per eccesso d’ ardore religioso, manca soventi quella compostezza artistica abituale nel Benivieni. Non sono poesia sfilate di versi come questi, che tolgo da una Laude dell’ amor di Gesù : N on fu m ai il più bel sollazzo, Più giocondo nè m aggiore, C h e per zelo e per amore D i G esù diventar pazzo. L a pazzia di Gesù sprezza Q u el che il savio cerca e brama, S tati, onor, pom pe e ricchezza, P iacer, feste, gloria e fama, Sem pre cerca, onora ed ama Q u el che il savio ha in odio tanto, P overtà, dolori e pianto, Il cristian, perchè egli è pazzo O G esù per cortesia, (1) C. 116, r-v. (2) P o l iz ia n o , Prose volgari ined. a poesie latine e greche ed. e ined., raccolte e illustrale da I. D e l L u n g o , Barbèra, 1867, p. 527. Il D. L . ri stampò nella sua raccolta, la versione del Benivieni com’ era accanto alla polizianesca, nel cod. laurenz. XC, 37, col quale e col magliab. X X X IV , 1, emendò la prima stampa. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ··- 309 — S e mi resta sale in zucca, Tolo, priego, e la pazzia Tua mi dà, ch’ogni uom pilucca. Chè m’ha l’alma in modo stucca Con la sua tanta prudenza Questa umana sapienza, Che ancor io voglio esser pazzo (i). Sul medesimo tenore in un’ altra poesia si dimostra Come la pazzia di Gesù possa essere e sia veramente savia : Io vo’ dirti, anima mia, Da che tu saper lo vuoi, Ma rimangasi fra noi, Come savia è la pazzia (2). E in un’ altra che ha per titolo : Della pazzia dei cri stiani e dei suoi effetti, si pone in rima la ricetta d’ un un guento cosi fatto, che Impazzar fa tutti i savj E fa savio ogni uom che è matto. Eccola, per edificazione del Lettore : Io vo’ darti, anima mia, Un rimedio,, sol, che vale Quanto ogni altro a ciascun male, Che si chiama la pazzia. T o ’ tre oncie almen di speme, T re di fede e sei d ’amore, Due di pianto e poni insieme Tutto al fuoco del timore, Fa da poi bollir tre ore, Premi, e infìn v’aggiungi tanto D ’umiltà e dolor, quanto Basta a far questa pazzia (3). Dei quali versi non è severo giudizio , questo che ne diede il Villari: « Quando Girolamo Benivieni, poeta al suo tempo famoso, volle tentare lo stesso genere [delle laudi], egli balestrò assai spesso , non solamente fuori del(1) C. 137 r e sgg. Torna a mente l ’ Udite nova pazzìa di Jacopone. (2) C. 139 r. (3) C. 146 r e sgg. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 * — 3 10 — l’arte, ma anche del senso comune » (i). Pure , di questi peccati d’arte non faremo una colpa troppo grave al No stro, se vorremo tener conto dello scopo unicamente reli gioso che glieli suggerì, e del molto di bello e di buono che egli seppe produrre. Il volume delle sue rime si chiude con alcune frottole: mescolati a detti sentenziosi, a proverbi, a brevi favolette, sono motti faceti e cose prive d’ogni senso, gittati li alla rinfusa, come un mucchio di robe vecchie da un rigattiere, tutto con un procedere cosi spigliato e veloce nella bre vità del verso settenario, che piace e trae a forza il sorriso sulle labbra. Ma sotto quell’apparente sconnessione, un le game c’è : quello della satira, per lo più sociale e di co stumi , tutta ripiena d’ arguzia, ma talora assai pungente sotto la veste innocente dello scherzo. Eccone qualche passo per saggio : . . . io ti vo glio or dire Q u el ch e l’ altrier m ’avvenne: Io vidi un senza penne T en ta r la via del cielo, E sopra gli occhi un velo A v e a , ch e non è talpe O pipistrello in alpe C h e m e’ di lui non veggia; Io sto aspettar che ch ieggia A lm e n o un che li porga L a m ano e che gli scorga L a via ch e al ciel conduce, E d e cco un senza luce C h e s ’accom p agna seco, E , m en tre ch e l’ un cieco G u id a l ’altro, am bedue E fa bei param enti, Pur che il povero stenti E muoiasi di fame. Che se ben nudo giacqu e F ra l ’asinelio e ’l bue T u «intendi ? E ’ non è piue Tem po di povertate. Chi non è da govern o Lascisi governare. Cascò già per cantare Di bocca il cacio al corbo. L a formica del sorbo Non esce al primo picchio. D o p o sei passi al piue C ad d o n o in una fossa. Io ho ancor gonfiata e grossa E ’ bisogna eh ’ io c r e p i, 11 mondo è pien di m atti. Dimmi, tu che ti gratti, P er le risa la m ilza, O r va e a filza a filza B orb otta Paternostri, Pizzicati la rogna ? E d ifica bei chiostri, Frettolosa cagnuola Più ingrassa il cimitero Che la spada, la gola. (i) Op. cit., vol. I, p. 528. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 3” Fa i suoi catellin ciechi, A quel che gli occhi à biechi. Ogni cosa par torta. Pecca assai m en chi tace Che quel che sempre ciarla. — La freccia che una volta Scossa ha da sè la corda, A d ogni voce è sorda, Finché non trova intoppo {Continua). A c h il l e P e l l i z z a r i . DOCUMENTI E NOTIZIE PER LA STORIA DELL’ ISTRUZIONE IN GENOVA (Continuazione e fine v . pag. 205) Diversi maestri eleggono un loro procuratore. V\ U 3I5» 5 io .b re in Notaro Ant. de Gregorio, fil. 2, car. 9). In nomine domini Amen. Nos infras. magistri scolarum facim us, constituim us et ordinamus nostrum certum nuncium et procuratorem et loco nostro nostris nominibus propriis et totius collegi m agistrorum Petrum de Sancto Am broxio presentem et recipientem e c c . — A c tu m Ianue in ecclesia B. Laurentii Ianuensis. — Testes m agistri Iohannes de Borgondia habitator Ianue ecc. — Magister Iohannes ferragonus consul et rector; magister franciscus de Sarzana; m agister Zinus de papia ; m agister Martinus de Ispania ; m agister Paganus d e C alexa ; m agister Petrus de sancto matheo; m agister Salvus de po n trem u lo ; m agister Nicolinus de Saluciis; Magister Nicolaus de P is to rio ; m a g i ster R ollandus de rapallo; magister Precival de zoalio ; m agister Bellengerius. Lodisio Calvo di Voghera , Giacomo di S. Salvatore e Verono casalense stabiliscono i patti per mantenre una scuola a Cornigliano p o nendovi a reggerla il ni. Ant. Guasti di Pontecurorto collo stipendio non superiore a 3 fiorini e mezzo alla scadenza di S . Martino : si obbligano inoltre di non accettare d'inverno scolari provenienti da quella scuola. (Not. Cristoforo Revellino, fil. 10, c. 192). 1396, 24 m aggio. — In nomine Domini Am en. D om inus m agister V eronus d e Casali magister scolarum gram atice ex una parte dom inu s m agister Lodisius Calvus de Vicheria m ag. scol. gram . e x una alia parte, sim ul invicem et vicissim pro bono utilitatis et ipsorum et cu iu s libet eorum et scholariorum ipsorum et cuiuslibet eorum p erv en eru n t et pervenisse confessi fuerunt ad infrascripta pacta , tran sacion em et com posicionem . Videlicet quia dicti domini magistri V e ro n u s , m ag. Lodisius et m ag. Iacobus sibi invicem et vicissim prom iserunt et con- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3 1- — V enerunt unus aliis et alii uni com unifer et vicissim po n ere et tenere in villa C orniliani m agistru m A ntonium de G uastis d e P ontocurono m a g. scolaru m qui reg e t scolas gram atice scholaribus de d icta villa C orn ilian i vid e licet ab hod iern a die in antea usque ad festum S . M ar tini : cu i m agistro d icte partes solvere d eb en t et sic sibi invicem et vicissim p rom iseru n t salarium et expensas com uniter et pro rata scho larioru m q u o s u n usquisque dictorum m agistrorum habet in villa Cor n elian i m o d o infrascripto : vid elicet quia dictus m agister quem in dicta v illa ten ere d eb en t est obligatus ipsi dom ino m agistro V e ro n o ipsi m a g is te r lod isiu s m a g. Ia co b a s prom iserunt eidem dom . m agistro V eron o p resen ti accep tan ti eid em d are et solvere illam partem salarii e t exp en saru m q u ae eisdem sp ecta t ad solvendum pro rata constitutis schola riorum q u os u n usquisque dictorum dominorum m agistr. L od isii et Iacob i h a b e n t in d icta v illa corniliani. Ita tam en quod salarium et e x p e n se fien d e pro dicto m a g. A n ton io non ascendant sum m am fioren orum trium cum dim idio in mensem et e· controverso dictu s dom . m a gister veronus acceptans om nia et singula in suprascripto — teneatur e t o b lig a tu s est et sit prom isit — facere et iurare. Ita et taliter quod d ictu s m agister A n ton iu s regatur in dicta villa schollas usque ad di ctu m S . M artini p roxim e venturi Iusto D ei et gencium im pedim ento cessan te — quorum quidem scholarium utile unusquisque dictorum m agistroru m contrahensium ut supra percipere debet pro suis schola rib u s tantum prom ittentes sibi invicem et vicissim non im pedire unum alios n ec alios alium in receptione dicte eorum pensionis. Item quod tem p ore yem a li proxim o venturo aliquis ipsorum dict. m agi. V eron i m a gistri L od isii et m ag. Iacobi non receptabitur nec aliquo m odo vel a liq u o q u o vis colore quesito retinebit in scollis ipsius aliquos ex schollarib u s alioru m ex ipsis m agistris contrahentibus ut supra vid elicet de d icta villa C orniliani seu in dicta villa villantibus usque ad kallendas ap rilis p ro x im i venturi de 1397. — Sub pena librarum quinquaginta Ia n u in o ru m . A c tu m Ianue in palacio Comunis videlicet ad bancum m eum . Sim one da Fissirengo inabilitato all’ insegnamento perchè colpito da p a ra lisi , domanda di essere esentato dal pagamento di lire 3 annue p er cu i è convenzionato, (Diversorum , R e g . 18, 513). 1428, i o febbraio. — R ev.d u s in Christo pater et D om inus dom . I. Sancti. E u stachii Cardinalis ducalis Ianuensium gubernator et sp e c ta b ile con siliu m D om inorum Antianorum in legittim o num ero co n g re g a tu m . A u d ito m agistro Sim one de Fisserengo professore gram m atice e x p o n e n te se conven tion atum esse cum comuni ad annuam solutionem libraru m trium cuius conventionis suae terminum pretenditur adhuc per ann u m unum . E t quod post contractam conventionem cum ipso com uni p a rv o intervallo tem poris morbo paralipsis laborare cepit, qui ad eo c re v it ut nunc vitiato organo vocis et trementibus m em bris nulli ja m m inisterio aptus sit, petente ideo humane sibi provideri ut exem - Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3i3 — ptus fiat eum vigore statutorum ab onere capitis eximi d e b e a t , et cum ni ii possideat nec sit iam aptus acquirere sibi sum ptum n eces sarium exim endus sit tamquam non habens ab omni alio on ere pu blico. Commisserunt et presentium auctorictate committunt E greg iis Revisonbus rationum Comunis ut audito ipso magnifico S im on e et sumptis informationibus de eo ac visis statutis ad propositum facien tibus referant quomodo eis videatur providendum requisitioni eius. I l ni. A nt . de Gogis domanda di essere ammesso a te?ier scuola in Genova e di stabilirvisi con la moglie e la famiglia disposto a su bire Vesame ma non a pagare la somma voluta dallo Statuto. (Diversorum, n. 38-533). 1444, X I I I I Ianuari. - Illustris e t excelsu s dom inus d u x sium e t M agn ificu m Consilium dom . A n tlan o ru m C o m u n is Ia n u e n Ia n u e in legitim o num ero congregatum. Audita petitione magistri Antonii de G ogis professoris gram m atice narrantis constituisse animo scolas regere in hac urbe et se in eam cum uxore et familia recepisse paratumqne esse se exam ini su b icere quem admodum constitutiones huius artis iubent : sed im presentiarum non esse sibi facultates unde possit eam summulam persolvere quam solvi statutum est ab his qui aggregari Collegio volunt et ob id su p plicantis prom itti sibi ex speciali gratia ut possit scolas reg e re per annum unum proximum et in fine eius id solvere quod in anni initio fuisset deprom endum . Moti miseratione paupertatis sue d ecreveru n t et eidem Magistro Antonio concesserunt pro ipso subeunte exam in e ut moris est: liceat sibi impune scolas tenere per annum unum ut ab eo petitur : ipso idonee cavente erga collegium seu rectorem eius quod anno finito m ox solvet quicquid pro eiusmodi aggregatione ad co lle gium solvendum fuerit. Supplica del maestro Gio, Masone lombardo. CDiv . F il. 27, n. 353). 1463, 6 giu gn o . — Vobis R ev.“ ° d.<> d.° Archiepiscopo ac duci et m.° con s.i0 d . ™ A n .™ * Comunis Ianue exponitur p arte m agistri Iohannis Musoni professoris artis gram atice quod ex con ven tion ibu s vigentibus inter Ill.um dom. Ducem Mediolani ac inclitum C om unem Ianue lom bardi qui veniunt ad habitandum in civitate Ianue a c co n trahunt matrimonium cum uxore Ianuensi sunt immunes a c exem p ti ab avariis et honeribus comunis Ianue usque ad annos decem p ro x im e secuturos a term ine contracti m atrim onii, post autem ipsos annos d e cem elapsos eciam et ita semper observatum est ut ipsi lom bardi conventionentur prout solent conventionari illi qui veniunt ad h abitan d u m in civitate Ianue. Idcirco cum ipse m ag. Iohannes sit lom b ard u s ac contraxerit matrimonium cum uxore Ianuensi nec pretendat ann os d e cem esse adhuc elapsos a tempore dicti m atrim onii, su p plicatu r q u a tenus d ign etu r prefata Dominatio vestra com m ittere et m an d are sp ect. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 314 — off. m on ete vel cui placu erit ut observari faciant ipsi m ag. Iohanni d ictas im m unitates ac exem ptiones concessas L om bardis et si reperiretu r d ictos annos d ecem dicte immunitatis esse elapsos ipsi mag. Iohanni con ven tion em solitam concedi venientibus ad habitandum in civ ita te Ian u e faciant pro tem pore ac in om nibus et per om nia prout cete ris co n ced i solitum est. A lioq u in ipse m ag. Iohannes necesse ha b e a t relin q u ere hanc inclitam civitatem et scolas in quibus dèo adju va n te ja m per plures annos eam quam potuit doctrinam tradidit liberis civiu m vestroru m . Condanna e inulta a sci maestri per aver mancato all’osservanza dello Statuto. ( A rc h . c iv ., F ilz . 1432 al 1468, n. 194). ^ 1466, 22 ag. — M agister Iacobus de V iglevan o rector collegii ma gistro ru m et m agister Baldasar de V artio Sindicus er procurator dicti c o lle g ii, — Om ni m odo e c c ......... R evocaverunt et annullaverunt Ioh ann em d e V ercellis a collegio dicte artis eo quia non im plevit neque e x e c u tu s est sibi incom bentia vigore capitulorum diete artis. E t di c tu s M . Iacobu s rector ut supra condepnavit dictos m agistros Bartholo m eu m d e parm a, franciscum de turri laurentium de Scenis, Petrum d e B erg a m o , G alleatium d e 'C e lla et Antonium Crista de Montebarutio in libras se x Ianuinorum pro quolibet ipsorum vigore capituli positi sub ru b rica : de non utendo aliis suis usibus vel ordinibus. Testes Ia c o b u s d e Insula notarius. — Franciscus de monacho. I l maestro Ant. Crista di Mombaruzzo si schermisce dalla sentenza proffertagli contro dal Rettore surrogato del Collegio; e ritorce co 7itro di lui tre capi d’ accusa. . (A rc h . C iv ic o , filza anni 1432-1468, n. 177). 1466, 26 a g . — A n ton ius Crista de capella de Monbarutio suo pro p rio n om in e et tam quam procurator et procuratorio nom ine sociorum. C o n stitu tis in iure et in presentia Spectati officii dom inorum patrum co m u n is cau sa et occasione cuiusdam talis qualis precepti eisdem facti co n tin en tis in sum m a quatenus debeant intra dies quatuor quilibet eo ru m so lv isse libras sex in quot asseruntur condemnati per magistrum Ia c o b o d e V ig e n io assertum Rectorem professorem gram m atice , cui e t con ten tis in eo se refert, sed non consentit nisi in quantum tenea tu r fa cia tq u e pro eo et non ultra. Respondendo dicit quod dictum p re c e p tu m fieri non potuit nec factum sine cause cognitione , et non c o n stat d e aliq u a condem natione saltim legiptima. Non etenim potest q u is con d em n ari nisi citatus, quae citatio est de iure nature et toli non p o test sic D eus citavit A d a m .......Sed sic est quod asserta condem natio fu it fa cta ab sq u e citatione , et ab eo qui non habet potestatem con d em n an d i q u ia inter artifices Magistratus est com petens dom inus V ic e g u b e rn a to r , ergo est nulla ipso iure. Est etiam nulla alia ratione q u ia lata ab sq u e instantia et ratione propter quam dicta lata non mi- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 315 — litat in eos quia non convenerunt forme capituli. Ideo p e tit dictum talem preceptum eatenus de Jure revocari quatenus de facto processit et dictum M. Iacobum puniri ea pena et sententia qua d ictos m agi stros puniri vellet, ac si de Jure puniri possent quam petit e t requirit oficium vestrum exigi ab eo si de Jure exigi potest. V eru m quia d i ctus M. Iacobus contravenit forme capitulorum quia in tem pore rectoratus sui non servavit capitula que iuravit servare et servari fa cere ac debere et presertim capitulum positum rubrica de associando corp ora defunctorum ex quo incidit in penam floreni unius auri operi portus et molis applicanda pro dimidia , dein accusat et denuntiat eum et petit exigi ab illo dictam penam. Item quia non servavit n ec servari fecit cap. positum sub rubrica de associando corpora defunctorum ex quo incidit in penam floreni unius auri operi portus et m olis appli candam pro dimidia dein accusat et denuntiat eum et p etit e x ig i ab illo dictam penam . — Item quia non servavit nec servari fecit cap i tulum positum sub rubrica : de congregando insimul dictum C ollegiu m pro honorando S. Ducem et eius consilium, ex quo pro bin a vice c e cidit in penam sold. decem dicto operi portus et m olis....... — Item quia non observavit nec observari fecit Cap. positum sub rubrica : « de faciendo societatem domino duci » ex quo incidit in penam sold. quinque totiens quotiens per ipsum fuit contrafactum a d ie creationis Rectoratus sui usque in presentem diem dicto operi......— m c c c c l x v i die x x x i A u gu sti. D eposita in curia spectati officii dom. patrum Com unis a supranominato A n t. Crista nomine quo supra: quae scriptura adm issa est si et in quantum admitti debeat et non aliter. I l Rettore ed i consiglieri del Collegio condannano a 30 lire genovine di multa Bartolomeo di Valenza per aver trasgredito lo Sta tuto. (Arch. C iv ,, fil. 1432-1468, n. 194). 1467, 17 G iugno. — A d bancum notarii infrasc. in prim a sala v o cata fraschea. — Egregius d. Ant. de Capella surrogatus recto r v en .d i collegii magistrorum gramatice civit. Ianue pro tribunali sed en s ad dictum bancum quem locum ad hanc sententiam ferendam p ro Juri dico ydoneo et competenti ellegit et deputavit in presentia a u ctoritate voluntate et consensu ac consilio dominorum m agistrorum B arth olom ei de Parma et Laurentii de Senis magistrorum gramatice consiliariorum dicti collegii visis preceptis factis Bartolomeo de V alen tia d e q u ib u s in actis notarii infrascripti fit mentio et precipue precepto eid em facto quatenus desistere deberet a regimine scolarum quas ten eb at et te n et contra formam capitulorum dicti collegii. A c audita et in tellecta c o n fessio ne hodie in presenti die et hora verbo facta coram Antonio surrogato rectore pro tribunali sedente ut supra p refato D . e t coram dictis d. consiliariis ac me notario infrascripto per dictum B art. de V a - , lentia sponte confitentem et dicentem se docuisse gram aticam pu ero s Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3 16 — nu m ero trigin ta quatuor, in circa et non plures silicei a d ie primi precepti sibi facti d e q u o in d ictis actis mei notarii infrasc. fit m entio contra v ig o re m cuius m andatum fuit eidem Bart. quatenus a regim ine scolaru m d esisteret sub pena in eodem precepto adiecta et prout in eo con tin etu r : viso qu e p recep to eidem Bart. facto presenti d ie et hora. — Omni m o d o ....... C hristi nom ine prius invocato...... condem navit et con d em n atu m fore pron unciavit sententiavit et d eclaravit dictum Bart. tam qu am contrafacien tem statutis prem issi. C ollegii in libras triginta Ia n u ae q u am v is ipsum posset condem nari in plus Jure, form a capituli p o siti su b ru brica et pena apposita contra regentem scolas contra pred icta. — B aptista Parrisola notariu s: et prem issi collegii m agistrorum g ra m a tic e scrib a sp ecialiter deputatus (i). M ulta p er aver contravvenuto alle disposizioni dello Statuto. ( A r c h iv io C iv ., F ilz a 1469, 76. Atti, n, 31). A n . 1470 d ie m ercu rii X Ianuarii. — In nom ine Dom ., A m en . Eg r e g ii d . m agistri Iohan nes Cam pisii vercellensis, Petrus de P ergam o e t A n to n iu s de Ip ored ia rector et consiliarii venerandi C oll, m agistrornm g ra m . civit. Ian . existen tis in prima sala palacii com unis Ianue v o c a ta frasch ea ad ban ch u m m ei notari, infrascr., quem locum pro infrascrip tis sp ecia liter peragen d is pro iurisdictione idoneo et com petenti d e le g e r u n t. — Cum accepissent per ipsorum precessores rectorem et con siliarios prem issi C o llegii denuntiatum fuisse dom inis presbyteris B e n e d icto d e A lb in g a n a et G uilierm o de A lbinis rectori S . A g a ta e q u aten u s in observation e capitulorum premissi C ollegii non deberent plus quam decem scolares in eorum scolis retinere: illosque quos reti n ere n t vo leb an t denunciasse eisdem dom. tunc rectori et consiliariis fu it m an d atu m d iversis civibu s et artistis quatenus de cetero eorum p u e ro s e t filios non m itterent ad scolas prenom inatorum .............. sub p e n a florenorum sex pro singulo eorum contrafaciente in capitulo eiu sd em C o li, prout latius ex actis notarii infrascr. a p p a re t, et quod ta m en eo s ad dictas scolas m ittere non desisterent neque desinerent qu od seq uitu r in g ra ve dam pnum et prejudicium m agistrorum prem . C o li, d em u m fuit m andatum infrasc. parte ipsorum nunc dom . rectoris e t consiliarioru m inscriptis inferius nominatis quatenus com parèrent p ro p resen ti die, hora et loco ad videndos et audiendos sese multari in p e n a florenorum sex pro singulo ipsorum contenta in capitulis dicti c o li, p ositis sub rubrica de materia disponentibus, et viso quod nullus e o ru m aliquam infrascriptis oppositionem fecit : Idcirco visa et attenta form a d icti capituli via iure m odo............ Christi prius nomine invocato a n im o q u ie to condem naverunt et condemnatos esse pronunciaverunt in fra scrip to s inferius nom inatos in florenis sex Ianuinorum pro singulo (1) I l condannato si appella ai Sindacatori. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 317 — ipsorum prout ex forma dicti capituli clare disponentis : quorum d im i diam assignaverunt officio d. patrum comunis , dimidiam pro o p ere portus et molis et reliquam dimidiam ipsi collegio pro suo interesse prout in capitulis. — Quorum condempnatorum nomina sunt haec : — Bernardus de Albingana — Gottardus de Claroscho — N ico lau s de Bracellis — Vincendus de valle sturla — Bertonus de C asanova sartor — Andreas de Montesoro — Dexerenus de Monte bancalarius — P etra uxor quondam Peregrini Prati. — Baptista Parrisola notarius e t premissi Coli, magistrorum gramatice scriba. Atto di ammissione al Collegio. Nel 1483 addi 6 dicembre i maestri di grammatica ad istanza dell ’A rcivescovo, regolarmente convocati e presieduti da un can on ico di S . Lorenzo in qualità di suo delegato, nella camera d e ll’ U fficio di Misericordia in Claustro superiori ecclesie S . Laurentii, am m ettono nel collegio dei maestri il sacerdote Marco di Riom aggiore. S o n o presenti il rettore: « venerabilis dom. Iacobus Anserm us de Sancto R o m u lo » : i consiglieri : « magister Iohannes de Levanto » e « M agister A n ton iu s de Iporegia » ; il sindaco « mag. Simon Aradus de C lavaro ». S e guono indi gli aggregati : « M. Dominicus Motus de L evan to, m . F ra n ciscus Gorritius, m. Bart. de Levanto, m. Petrus de Millo , m . A le x , de Manthua, m. Bernardus de Castiliono, m. Gotardus de P ellegrin is de N ovis, m. Simon de Scribia ». — « Considerantes prius praefatus Rev. D om . Vicarius et locumtenens et rector et ceteri m agistri dictum presbyterum Marcum esse sufficienter litteris imbutum. Confisi q u oqu e de eius scientia, moribus et vita ac virtutibus ac honestate, habitoqu e prius singillatim maturo examine et interrogationibus supra gram m a ticalibus et litteris factis dicto magistro presbitero M arco p e r ipsos magistros de collegio. Absolventes prius sese ad calculos albos e t n i gros, recollectis cartulis per ipsum Simonem Aradum sindicum dicti collegii, repertisque ipsis cartulis omnibus albis; admittunt, a g g re g a n t et recipiunt dictum presbiterum Marcum in collegium m agistrorum gram m atice civitatis Ianue cum omnibus et singulis privilegiis , hon o ribus d ign ita tib u s, beneficiis commodis et utilitatibus concessis et a t tributis ceteris magistris dicti collegii virtute capitulorum d icti c o l legiis ». Notizie di maestri che insegnavano in Genova nei secoli X I V e X V ricavate da atti notarili. 1375, 12 febbr. M. Tommasinus de Pisis qui docet abachu m seu racionem in civitate Ianuae. (Not. Am br. F ascio lo , R eg. 2.a, 1376 in 1406, pag. 5). — 1377» T5 ag. D. Ant. de Ceva m agister scolaru m , habitator Ianue ad portam S. Andree. (Not. Crist. de R e v ellin o , filza prima, n. 109). — 1379, 1 ag. Testam ento del maestro M atteo d e B ezutio coi seguenti libri: « liber Virgilii novus scriptus p rop ria m anu dicti testatoris qui nondum est ligatus: Liber Terentii liga tu s in ta - Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3 ìS — b u lis co o p ertu s corio albo : L ib er trajedarum S en ecae non ligatu s. L i b er P laton is qui non est co m p letu s: L ib e r S aiu sti c o m p letu s: L ib er Iu v en alis com p letu s : L ib er loyce A lb erti scriptus in carta : L ib e r topica ru m A risto tilis super octo voi. A ctu m Ianue in con trata S . Pan cratii in d om o dicti m agistri ». (N ot. sudd. , id. , n. 35). 1389» 14 m arzo. M a g . A n ton elu s d e C alcina. (N ot. id ., filz. 3.% n. 83). I3 9 4 > 15 g e n n . « V ero n u s de Casali m. scol. gr. » e m aestro P ietro de L a boran tibu s di C astelnovo fanno un com prom esso. (N ot. id. id ., p. 34). — 1397, 12 gen . « V eron u s d e R esascho de C asati m ag. scol. Ianue » n om in a un suo procuratore. (N ot. id., F . 11, p. 48). i 3 9 7 > 20 m arzo. « M a g. O d d on u s de M ellanis de P och ap aglia » nom ina un suo procu rato re (N ot. id ., i d . , p. 135). — 1 3 9 7 ) *3 ott. « M . F ra n e, d e T rivix io ». (N o t. id ., p. 333). — 1398, 26 giu gn o . A n d re a de P etraru bea e A n t. de C ev a fanno società. N ella casa di esso A n t presso porta S . A n d re a . (N o t. id. , filza 11 , n. 228). — 1398 , 1 ott. F ra n ce sco di T re v is io e C ristofaro di S ales. (N ot. c. s.). — i 39^> 2 7 9 -bre. M m ae stro F ra n ce sco d e T re v ix io abitante in Soxilia querela il co lle g a R affa elo B u rn en go (di L evan to?) per risarcim ento d ella m età di 3 fiorini d ’o ro , che d evono pagare insiem e per m antenere un ripetitore com une di n om e L eon ard o di T orton a, nella villa di S . P. d ’A re n a . (N ot. C ri stofaro R evellin o, Filza 14, n. 51 recto). — i 39^> 12 &e n · P er m andato del retto re A n to n io di C eva i maestri del collegio : G iovanni di Parm a G u g lie lm o de G oasti, F ran cesco da T revisio, V ero n o di C a s a le , A n to n io di V a le n z a , L u d o vico G oasti, G iacom o di S. S a lv ato re radunati p ro m etto n o ad O d d on e Malone lire 250 genovine pel corso da cinqu e anni p u rch é du ran te questo tem po non eserciti l ’arte m agistrale nè si fa ccia so stitu ire da altri a suo nom e per tutto il territorio d elle tre po d e s te rie e rinunzi ai diritti e agli onori del capitolo. (N ot. G io v . R e v e llin o , R e g . 2.0, p ag. 193). — 1406, 10 febbraio. « Fran ciscu s de T r e v ix io m agister scolarum » prom ette ad A n ton io de B am bellis di M ilan o di tenerlo nella sua abitazione in borgo S . Stefano d o v e è so lito di fa re scu ola ed ivi m antenergli quanti scolari vi potranno ca p ire, A n to n io accetta prom ettendo di insegnarvi gram m atica a quanti scolari p o trà e di rilasciare la metà delle pensioni dei sin goli alunni p iù lire d od ici per la sua pensione. (Not. Lom bardo di S . S tefan o, fil. i . a, p a g . i n ) . — D el 1407, (8 8.bre) il detto da T re v ix io va co l le g a e co a d iu to re nelle scuole che Giacom o da M ansura ha in contrata M alcan ton i (N ot. id ., 1. cit.). — 1415, 30 7.bre. « F ran ciscu s d e T r e v ix io , Ia co b u s d e S an cto Salvatore et Obertus de Serafinis d e C astro n o v o m agistri scolarum gram aticae in civitate Ianue », si con ven go n o con p rete F ra n ce sco de Venturinis de G ragnola della diocesi lunense, ch e dal 1.0 ottob re p. v. e per un mese e mezzo starà a re g g e re la loro scu o la a C orn iglian o. (Not. Sim one di Com pagnono , fil. unica, c. 134). — 1407, 5 febbraio. Frane, de Tusculanis de T re v ig io e Bald assare R u b eo de Portu maestri di scuola vengono a patti e fanno società per cin q u e anni. Il primo si obbliga a non tenere scuola « a ca- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 319 — tena bancorum (i) citra bancos eundo per scutariam usque ad palacium et versus portam S . Andreae usque in Sarzanum » ; il secon d o di non ricevere nelle sue scuole di S. Giorgio scolaro alcuno ch e sia del suo collega; e di mettere un ripetitore a spese comuni nelle scu o le loro dove si contassero più di 200 scolari. (Not. Lombardi di S. S tefa n o , fil. i . a n. 242). — 1415, 17 7.bre. Il maestro Ludovico de P en cio di Milano si obbliga a cedere e condurre i suoi alunni alle scu o le dei maestri Frane, da Treviso di S. Salvatore e Serafino de C astro n o v o . (Not. G regorio Labaino, fil. i . a, c. 151). — 1433 , 25 aprile. Il m ae stro A n t. de Bona si conviene di associarsi al maestro G iovan n i P ar mense per coadiuvarlo dividendosi a parti uguali i gu ad a gn i. (Ivi, fil. 2 a). — 1439, 28 8.bre. Il maestro Oberto de Serafinis di Castelnovo rettore delle scuole in Genova, essendo cognato del fu B ald a s sarre de Rubeis già docente nelle scuole di Bartolomeo da Parm a maestro e a sua volta parimente rettore, promette a q u est’ultim o d ie tro sua richiesta, perchè temeva gli fossero tolti gli scolari a cau sa della parentela, che da sei mesi in avanti non chiamerà nè accetterà più scolaro alcuno del defunto Baldassare , nè aprirà scuola in alcuna delle strade nelle vicinanze di Banchi. (Not. Paolo R ecco, fil. 2.a). — 1452, 22 7.bre. Bartolomeo da Parma dovendo portarsi a P av ia in ca rica G io. Massone parimenti rettore di supplirlo e gli p a ttu isce per compenso la metà del lucro che avrebbe percepito dagli scolari d u rante il periodo della sua assenza. (Ivi, fil. 5.a). — 1458, 25 gen n aio . Vertenza fra il maestro Oberto Serafini di Castelnovo e il rev. padre francescano A n t. di S. Nazzaro parimente maestro. Entram bi aven d o fatto scuola l ’anno prima e sorte essendo questioni, vennero così com poste. A ntonio cede ad Oberto le scuole stesse cogli scolari, p rom et tendogli che per tutto Γ anno non riaprirà scuole in G en ova a con to suo, salvo a poter tornare in società come prima. L ’O berto p oi aven d o facoltà di esigere i crediti comuni per dette scuole , prom ette di p a garne la metà ad Antonio per 1’ anno in corso. (Not. N ico lò G arum berio, fil. 15, c. 225). — 1471, 14 ag. « Petrus de Pergam o q m . gu arrischi gram atice professor » loca al maestro Pietro di C a steln o vo le scuole cogli scolari « quas tenet et solitus est tenere apud S . Sirum in domo Ieronim i de Portu » per un anno , col patto ch e g li sia p a gata la metà degli emolumenti. (Not. Battista Parissola, fil. 7 .a. c. 379). — 1474, i m arzo. « Franciscus de Dallo rector scolarum in Ianua » abita in S osiglia. (Not. Lorenzo Costa, c. 84). — 1474, 3 g iu g n o . « S i mon A radu s q. Iacobi » promette insegnare grammatica e r e g g e r e la scuola di Pietro Torniello di Mellodio figlio di Guirardo fino a n o ti) La « catena bancorum » proteggeva dai carri e dai somieri i mer catanti che si radunavano in uno spiazzo laddove press’ a poco oggi ancora è la Loggia di Banchi. Si può anche argomentare che la gestione delle scuole fosse partita in due, da una parte le scuole della zona più orientale, dall’ altra quella della zona più occidentale. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3 20 — v e m b re p e r poi rilasciargliela. (Not. N iccolò R a g g i, fil. 5 .a). — 1483, 12 ç .b r e . I preti N icolò d e V arisio e G erolam o de C am era aven d o gli sco rsi g io rn i retto le scu ole pubbliche nella contrada di S . A m b ro gio ed e ssen d o ciò loro stato vietato dal rettore e dagli altri m aestri reg g e n ti le scu o le in G en ova « et m axim e scholaribus latinantibus », per u b b id ire al p recetto fatto loro dal V icario A rc iv esc o v ile , ad istanza d ei m aestri di gram m atica rim ettono detta scuola con g li scolari al d e le g a to di d etto R ettore m eno 15 scolari « legenti a prim o latino infra ». (N ot. P ietro de R ipalta, fil. 3 .a, c. 220). Elenchi di alcune scolaresche. I 4 9 S, !5 n ov. — Infranotati sunt scholastici m e i: v id e lic e t: — Io h an n es F ra n c, dom ini Baptistae Boragini. L egens V irg iliu m O vidium etc. p ro p u ero prim o recepi solidos 20 et denarios 2 pro m ensibus d u o b u s : sed po stea ita solvere non perrexit. — Santinus filius d. G e o r g ii B oragini et Bartholom elinus filius d.ni Baptistae de Ricardis d e A n c iz a artium que m edicinae doctoris : am bo pueri eodem m odo le g e n t e s : p ro quibus solid. 10 non recepi nisi sex. — H ieronim us Ber n ardi d e A n c iza aurificis. — Baptinus filius petri revenditoris holerum . — B ap tin u s filius Iuliani canevaterii. — Iohannes A u gu stin u s et h ie ron im u s filii Benedicti pellacii phrygionis. — Ioannes Franciscus filius m u rri p o rci. — Baptinus Sim onis de Zoalia. — Ioannes A u gu stin u s n ep o s L a u ren tii de passano aurificis : in activis omnes fere. — Franc isch e ttu s filius predicti M. Baptistae. — Thom as filius G rego rii Fin o cc h ii. — B enedictu s filius Lazarii Betterii cuncti tres in D on ato. — A u g u s tin u s filius praedicti Baptistae in psalterio et B enedictu s in ta b e lla . — Ioan nes Baptista murri porci in tabella. — B artholom elinus p e tri Iohan nis in psalterio. — Bernardinus Catherinae et perinis. — T h o m a s F ran cisch ettu s in tabella; potius trocho apti quam litteris h i su n t. L a lista term ina con una specie di perorazione e col segu en te p o sc ritto : « Infantes predicti tabellam legentes ad scolam venire quan d o q u e cessa n t »: seg u e indi la firma: « Riccardus de R iccardis de A n cisa in u rb e G en u e scolam publice regens gram atice ». P ro p resb y tero S tefan o de la canava. — Iohannes de E gra nihil certi p ro m isit pro doctrina fratris sui Carlini et Petri Pauli ejus filii q u i co m p o n u n t n eutra. — D . presbyt. Ciprianus Basigalupus prom isit sp o n te p ro laurentino filio Stefani rattoni qui com ponit M S. scrip ta), s. V I . — M archion (manu- de Vultabio promisit pro filio suo qui co m p o n it activ a, s. V . — M agister Augustinus de Novis pro filio suo q u i co m p o n it M S. prom isit s. V . — Pantaleon Lim inatus pro nepote su o qui co m p o n it M S. nondum promisit certam m ercedem . — D . frater Iu lia n u s d e m ari pro duobus nepotibus suis promisit s. V , qui legunt d on atu m . — Iohan nes de Camulio pro filio suo qui legit psalterium Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 321 — non pactum fecit. — Dominicus de monella non loquutus est m ecum pro filio suo qui legit donatum. 1500. 4 G iugno. — Infra a me notati sunt Scholastici m ei R icard i de Ricardis de Auula. — Bartholomelinus et Francischettus filii exim ii viri magistri Baptistae de Ricardis de Auula medici latinantes — q u o rum mercedis incertus sum: quia nepotes mei sunt. — Item Baptinus filius Simonis de Zoalio in activis — ejus merces non est solidorum I I I I or pro mense, quia pauper est. — Item Francischettus filius U ghiotti aurificis latinans in activis. - Item Augustinettus nepos dom. Laurentii aurificis de passano inops in activis. — Item Octavianus nepos dom inae M ariolae uxoris magistri cultelarii donatum legens: inops. — Item A n d re ttu s filius dom. Bartholomei Ritii in donato activa legens incipiens. — Item H ieroniminus filius Bartholomei Pellacii phrygionis borderii : latinans in activis. — Item Catharinetta et Petrinus filii magistri Ioannis tonsoris de bernardis donatum legens syllabicandum. — Item L eon ard in u s fi lius L azari berietterii : psalterium legens. — Item Laurentinus filius prosperi pelliparii de Camullio donatum legens syllabicando : quan doque. — Item Baptinus filius Pantalinis de Bruges tabellam leg en s. — Item Ierom ettus filius Nicolinae uxoris qm. Iacobi S p in u lae reven ditoris vestium : tabellam legens. — Item Sebastianinus filius B arth o lomei de Castelleto donatum legens: ex causa. — Item T ognin u s frater Baptini qm. Serafini de Sigestro orientali littore : in d on ato. — Haec est summa miseriae meae cui mihi Spect. et Insignes D om ini patres Com unis Civitatis Genuae quantum adjuta fortuna sit satis ani madvertere facile potestis ut adeo ad nihilum redactus sim : q uum vix discipulorum merces meorum domus pensionem mihi suppeditare queat. Quocirca humanitati ingenti vestrae h u m iliter, suppliciterve m e com mendo. — Idem Ricardus de Ricardis de A u u la gram m aticae p ro fessor. d. v. servitor. Infrascripti sunt scolares magistri Martini de Vercellis. — F ilii qm . A ugustini A u rie, duo. — Filii qm. Ieronimi Aurie, duo. — F ilii d .ni vescontis A u rie , duo. — Filius d.ni Augustini A u rie de B ru g es. — Filii D.ni L azari de Grimaldis Cebe, duo. — Filius d .ni fed erici Im perialis. — N epos d.ni Baptiste Spinuli qm. Thom e. — N ep o s d. pauli Lercarii. — Filii M. Iacobi Sbarroie. — A quibus habet seu recep it soldos vigiliti in m ense: excepto a filiis duobus Lazari de G rim ald is a quo habet ducatos decem in anno. Magr. A lex iu s et presbiter Lazarus Socii in edocendis pueris g r e c e et latine. — Nomina sunt haec: Carlinus filius A n geli C attan ei, sol. X . — H ieronym us frater e iu s , sol. X. — Zanetinus Luchini d e M arinis, sol. X . — M axim us frater eiu s, sol. X . — Am broxius I o : F ra n cisc i p a la v icin i, sol. X . — Cattaninus Bernardi F lis c i, sol. X . — Io: fran ciscus frater, sol. X . — Franciscus Simonis L e rc a rii, sol. X . — H ie ronymus petri de grimaldis nihil adhuc quia nuper venit : et cu p it proGiorn. St. c Lelt. della Liguria. 22 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 322 — fiteri g r e c e . — I o : A n to n iu s R aphaelis Z in i, sol. X · — A u gu stin us H ie ro n im i M e r e lli, sol. X . — N icholoxin us A le x a n d ri S a u li , sol. X . — B erthom elin u s S im on is C a s e li, sol. V I . — D om en ich in u s frater, sol. V I . — A ntonius I o : F ra n e. Catanei, sol. V I. — N icolinus frater, so l. V I . — M an ellin us d e San cta M argar., sol. V . — V in een tiu s Bart. so l. V . — B en ed ictu s B ern ard i, sol. V . — Io: Iacobu s p e leg i de turrig lia , so l. V I . — Io: B aptinus M artini G rim aldi, sol. V I . D iscip u li M agistri A n to n ii S yllan i. — D u o filii d .ni L u isii de B re v e rio p ro gra eco et latino, sol. 20. — U nus filius d.ni francisci sophiae so l. 10 , qui non solvit. — U nus filius d.ni bernardi d e C astilgiono, so l. 10. — T re s filii d .ni daniellis Spinulae , sol. 25. — U nus filius d.ni m ainerii notarii de recho, sol. 10. — U nus filius d.ni gregorii doriae , sol. 10. — U nus filius d.ni Iacobi de m aiolo , sol. 20. — Unus filius d.ni pauli dodoni , sol. 10. — U nus filius d.ni valentini furlani m ilitis, nihil — D uo filii d.ni Marci A n ton ii M alvezii bononiensis mi litis, sol. 30. — U nus filius d .n i m arci Spinule, sol. 10. — U nus filius d.ni bap tistae doriae , sòl. 20. — U nus filius d.ni iacobi centurionis, sol. 10. — U nus filius d.ni baptistae notarii Sem ini, sol. 20. — Unus n ep o s d.ni hieronim i argenteorum vasorum artifex , sol. 10. — Unus n ep o s d.ni bernardi de Castigliono, sol. 10. — Unus nepos d.ni iacobi an xae , nihil. — U nus frater d.ni iohannis decrixio , sol. 15. — Unus filius d.ni pantaleoni grisoli, sol. 10. — Unus filius d.ni baptistae no stri vicini a ro m a ta rii, nihil. — Unus filius d .ni A n d reae arom atarii, n ih il. — U nus filius d.ni galeazii paschalis, sold. 10 — U nus filius d.ni hieronym i de negronis, sol. 15. — D uo filii m agistri bartholom ei arith m etici, nihil. — T res fratres servorum amore dei, nihil. — Quidam p a u p e rcu lu s cuius presens nomen ignoro , nihil. — D uo filii d. nich o la i preconis, am icitia, nihil. P ro presb. Stephanus de la canava. — Ioannes A n d reas de E gra nihil certi prom isit pro doctrina fratris sui Carlini et Petri pauli ejus filii q u i com ponunt neutra. — D. presb. ciprianus basigalupus pro m isit sp on te pro laurentino filio stephani rattoni qui com ponit ms., s. V I . — M archion de V ultabio promisit pro filio suo qui com ponit a c tiv a , sol. V . — M agister Augustinus de novis pro filio suo qui com p o n it m s., prom isit, sol. V . — Pantaleon liminatus pro nepote suo qui co m p o n it M s., nondum promisit certam m ercedem . — D . frater Iulian us d e mari pro duobus nepotibus suis qui legunt donatum , pro m isit sol. V . — Ioannes de camulio pro filio sui qui legit psalterium non p a ctu m fecit. — Dominicus de monelia non loquutus est mecum p ro filio suo qui legit donatum. P ro M agistro A lexandro de Ortingo Latinantes. — M atheus D exid erii de M ortario. — Iohannes Terami B aziani, sol. 10. — G regorius L o d o v ic i S pin ulae. — Benedictus domini Constantini A u rie. — Ioan nes con d am Prosperi Lom elini et Bernardus fr. - Baatista Ciprianus Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 32 3 — Gaspar magistri Pauli Gentilis , nihil. — Bertulumeus con d am L azari ^ome ini, sol. io . Andreas condam Baptistae de L evan to, so l. io . — Franciscus Iohannis Castilioni, nihil. — Pantaleus B enedicti d e R a pallo, sol. io . - Gregorius Michaelis Pasque. - Baptista G reg o rii de baco et frater, sol. 13, pro ambobus. Hieronimus D esiderii b an chern. - Frater Pantaleus Bartolomei Prezende et L udovicus frater, sol. 10 pro singulo. — Baptista condam Francisci Spinule d e C ab ella. Iacobus et Martinus et Bertolomaeus de Nigro. — A n ton ius B ertolomeus S e m in i, sol. 10. — Baptista et Petrus Luci Barsi cum fratre, so . X V pro ambobus. — Baptista Simonis M astruzii, sol. X . — Pasqualis q. Ioannis Molasanae. — Baptista Nicolai de F u xen a, nihil — Bertolomeus et Franpiscus Raphaellis Bozomi. — Iacobus B enedicti Senaregae. — Federicus d.ni Francisci Spinule — Iacobus Ioannis A n tonii Cavatie. M agister Antonius Castilionus. — D.nus Stephanus Iustinianus pro duobus filiis. — D.nus Stephanus de Monelia pro duobus filiis — D.nus Lucas Iustinianus pro uno filio. — D.nus Francus Iustinianus pro uno filio , s. X . — D.nus Iacobus Iustininus pro uno filio , s. X . — D.nus Caesar Cataneus pro uno filio. — D.nus Sistus L o m elin u s pro uno filio. — D.nus Thomas Iudex pro tribus filiis. — D .n u s N i colaus Pallavicinus pro duobus filiis, s. X V I. — D.nus francus de L e vanto pro duobus filiis. — D.nus Stephanus Zanotus pro uno fratre. — D.nus Petrus de Promontorio, s. X . — Magister G abriel d e V ernatia pro uno fratre, s. X . — D.nus Benedictus de D onodei pro uno filio, s. X . — D.nus Barthoiomeus de Sênarega pro uno filio. — D o minus Antonius Parmarinus pro duobus filiis, s. X V . — D .n u s A n d reas de Serra pro uno filio , s. X. — D.nus Matheus de M ontenigro pro uno filio. — D .nus Iacobus Castilioneus pro uno filio. — D .n u s B apta de Opizalo pro uno filio. — D.nus Nicolaus Boccaleco pro tribus filiis. — D .na M arietina de Montesoro pro uno filio, s. V . — D .n a P om eta de Castanea, s. V . Pro M. N ie.0 de Tivenia sive de Arcula. — Nicolaus M arinus q . Thom e, s, 10. — Petrus Ivaldus q. Pauli, s. 10. Raphael d e M aris d. Iuliani, s. 6. — Ilarius de Franchis d. Simonis, s. 10. — Ieron im us Curius d. D am iani. — Io. marie Ioncardus m. B arth o l., s. 8. — N i colaus N egronus d. Baldasaris, s. 20. — Bernardinus L erca riu s q . Carli, s. 6. — Baptista Capharotus m. Bernardi, s. 7. — Ioh an es F e r rarius q. I a c o b i, s. 8. — Nicolaus Marinus d. G a sp a ri, s. 10. — Io . Franciscu^ Calvus q. Baptiste, s. 6. — Lucianus Lercarius q. B arth o lomei, s. 8. — Baptista Corexole q. Melchionis. s. 6. — Ieron im u s d e S.° Blaxio m. Gasparis, s. 4. — Baptista Castilionis m. Placen tini, s. 7. — Iacobus de V aldetario m. Antonii, s. 7. — Bertinus C astilionus m . Placentini, s. 7. — Franciscus Castilionus m. Placentini, s. 6. — C arlinus G rilus d. D avid. — Io. Augustinus Rebrochus m. B ap tiste, s. 5. — Lazarus de Çlavaro m. Sentini, s. 7. — Thom as N igronus q . C on - Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 324 — · stantini, s. 7. — A u g n s tin u s de C lavaro m. M artini, s. 5. Baptista P ra to m . A n to n ii , s. 5. — Ieronim us de D iano m . B la x n , s. 5. — G re g o riu s P avaran o m . A n d re e . — A m b ro xin u s C asareg iu s m . B ene d icti. — P etru s C asareg iu s frater eius. — G rego riu s d e R e ch o m. F ra n cisci, s. 5. — A n to n iu s C ingolo q. M elchionis , s. 5. Raphael C astilio n u s m . P au n tini, s. 5. — F ran e, de L evan to m. B aptiste, s. 5. _ Io . F ran ciscu s M aine m . m aneri, s. 5. — Chezinus de P onte m. B arth ., s. 5. — A n d re a s de C ev a m . Pauli , s. 5. — B ernardinus de C astro n o vo m . A n ton ii, s. 5. — Ieronim us de F o rn o vo m . raphaelis, s. 5. — S im on de N o vis m . Petri, s. 5. — A n ton iu s de B laxio m. Ieronim i, s. 5. — Io . M arie R ato m. D om inici, s .5. — Paulus de Palm o m . Iohan nis, s. 5. — Io. M aria de Castronovo m. A n ton ii , s. 5. — Io h an n es d e V a ld eta ro m . A n ton ii, s. 5. G otardus Pium a m. Barth o lo m ei. s. 5, — Iohanes Baptista L ercarius d. A lu ix i , s. 5. — A n ton iu s M ontaldus d. R aphaelis, s. 5. — Franciscus L ercariu s d. Ieron im i, s. 5 — A n to n iu s Palm arius d. Ieronim i, s. 5. L auren tius Gavo tu s m . S en tin i, s. 5. — Ieronim us Canevarus m. R aphaelis, s. 5. — P etru s d e R apalo M. A n to n ii, s. 5. M a gister christophorus de corvaria qui manet in dom o d.n i F ran cisci M usce a quo h abet tam en mansionem habet infrascriptos discidu los d antes singulis m ensibus infrascriptam m ercedem . — E t prim o: — Iohan nes filius d .n i Francisci Mosce. — D om inicus , M axinus et L u c a s fratres et filii d . N icolai ritii singulis m ensibus, s. X II, den. V II. — G en esiu s filius B aptiste de Clavaro, s. V II. — A n ton iu s filius Ber nard i d e C astiliono, s. V I I . — Franciscus filius R aphaellis G azi. s. V II. P an talin u s filius Iohannis F acii, s. V II. — G regorius et baptinus fra tres e t filii dom ini A n g e li de corvaria , s. X V . — '· Iohannes Baptista filius C h ristoph o ri de Torrilia. s. V I. - Franciscus filius A ugustin i C ap h a ro ti, s. V . — Iohannes Baptista Bartolom ei de V a l t , s. V . — F ra n c is c u s filius......... de Casa. s. V . — Lucianus filius L azari Ritii, s. V I I . — Fran ciscu s filius Lazari R it ii, s. V II. — D avid filius Io h an n is d e C orvaria, s. V . — Nardinus et augustinus fratres et filii d o m ini F ra n ch i de G odano, lib. 1. Baptista filius A ntonii de C lavaro, s. V I . — F ran ciscu s filius Baptiste filaterii, s. V II. — A n d reas filius B ern a rd i d e C osta, s. V II. - Benedictus filius N icolai T ab on ie, s. V . _ A n to n iu s filius Baptiste de Segestro, s. IIII. Franciscus filius D o m in ici M u s ti, s. V . — Nicolosinus filius B artolom ei, s. V . — H ieron im u s filius A n ton ii d e T aro, s. V . Pantalinus filius Iohannis Canova, s# v n # — A n to n iu s eius filius, s. V . — G regorius qm . N icolai R abie, s. V . — B artholom eus filius A n geli de Levanto, s. V . — A n d reas fi liu s M ath ie F ra m u re , s. V I . — Viantius filius Baptiste de V ergo n o , s. V . — L au ren tiu s filius Blasii Benedicti , s. V I. — M atthias filius d.n i B ern ard i C asele , s. V I. — Nardinus filius G abriellis de Sanguin eto, s. V . - B aptinus filius Iacobi de Rapalo, s. V . — Petrus Maria filius S tep h an i , s. V . — Franciscus filius Donati M a rci, s. V I . — Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 325 — Bartholomeus filius augustini Boneventure. — Bartolomeus filius M atthei Rocatagliata, s. V . Rescriptum pro d.no Baptista de Luinario. — Franciscus et Iacobu s filii d. Pauli Sauli solvunt singuli in singulos menses solid os viginti sine ulla pactione sive, 1. i. — Hieronjmus filius d. N icolai L om elin i solvit in singulos menses solidos viginti sive, 1. i . — H ieronjm us filius d. Petri Boeti solvit, sol. sex. — Baptista filius d. Gulielm i d e M o nacho solvit, s. io. — Io : Franciscus et Augustinus filii d. Philippi Spinole solvunt ambo in singulos menses, 1. i. — Franciscus filius d. Dominici de Marinis solvit, 1. i . — Petrus Iohannes filius qm . Petri Iohannis de Ceva, 1. i. — Berthomelinus filius d. Leonardi carizani, solvit, .. i. — Marcus filius d. Benedicti de Usumari solvit, s. io . — Hieronym us f. d. Nicolai Brignolis s o lv it, s. io. — Christophaninus cum fratre filii d. Raphaelis de Frascarolis solvunt, 1. i s. 5. — Io hannes filiUs d. Raphaelis de Odono solvit s. 12. — Paulinus filius d. Stephani C igalle solvit s. 10. — Stephanus filius d. Laurentii de Fornariis solvit s. 15. — Barthomelinus filius d. Andreae de P astin e solvit s. 10. — Iohannes filius d. Lazari Coste. — Octavianus f. d. Marchionis Imperialis solvit s. 10. — Simon et Stephanus filii d.ni A u g u stini Mortarii solvit. — Io. Augustinus et Mathelinus filii d. R aph aelis de ferrariis solvunt ambo 1. 1. — T res filii d. Iacobi d e N igro 1. 1 s. 7. - Dom inicus filius d. Hieronymi Fornarii solvit s. 15. — G eorgius filius d. Io. Petri de Piro, s. 5 — Gregorius filius A u g u stin i Carege. — Thom as filius vel nepos d. Iofredi de R osecho , s. 10. — Bapta filius d. Baldassaris Catanei, s. 15. — Melrasinus filius d . N i colai M erlasini solvit s. 10. — Io : Baptinus filius d. H iero n ym i de Costa solvit s. 15. — Io: filiùs d. Bapte Senaregae solvit s. 5. — Bastianus filius d. Pelegrine de Oliva solvit s. 10. — Io : F ran ciscu s fi lius d. N icolai de Monte Aguo solvit s. 10. — H ieronym us filius d. Bernardi V en erosi solvit s. 10. — Ioannes filius d. Iacobi d e F o lle . — Lazarinus filius d. Nicolai Carabili, s. 6. — Ioannes filius d. B er nardi de Montano , s. 8. — Antonius de Io: C a d e re , s. 8. — H ie ro nymus filius d. Bartholomei de Caze s. 8. — Bernardolus e t B atin us filii d. Io; M ariae de Pegli ambo, s. 16. — Augustinus filius d . M a nine de V en eroso, s. 8. — Bapta filius d......... Bolgani. — L au ren tiu s filius d. qm . Antonii Foche, s. 8. — Obertinus filius qm . C osm i S co arzafici, s. 7. — Petrus Iohannes filius d. Cosmi de A b atibu s, s. 10. M agistri Sim onis Arada de Clavaro. — Ieronymus R ich em e d . R a phaelis lanerii. — Iacobus Vanotus Petri coralerii. — Io. B ap tista d e Roboreto A ntonii lanerii. — Baptinus de Sigestro A n ton ii lanerii — Panthaleo calegarius qm. Marchini — Nicolaus Bossius q m . G re g o rii lanerii- — A u g u st. speciarius olim Baptiste. — N icolaus d e la coralerius Baptiste. - b on a Barth. de Octono Baptini m ulaterii. — N ico lau s Cicadis Bart. carzatoris. — A u g. de Mediolano Martini acim atoris. — Rainaldus de Campodezasco Nicolai textoris velutorum . — S im o n e tu s Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 32Ò — d e L e v a g io A m b ro sii te x to ris. — A n t. de Pralio B ap tiste textoris velu to ru m . — P etru s F in a riu s qm . Bernardi de b u rgo bisannis. — Barth o lo m eu s d e A lio Ioh an nis tabernarii. — Ioannes M aria lupus blancus q m . P a u le ti. — Iacob u s d e P alio Bernardi textoris cinctorum . — Barth o l. S ic iu s Iu lian i furnarii. — Io: A n ton iu s de A ra d a Step h an i fur n arii. L a z a riu s su to r N icolin i d e R echo. — B ertolus su tor D om inici d e F ro n ti. F ra n ciscu s barberiu s Petri B ergazan e. — P asqualinus F on tana M arch i te xto ris. — P hilippus de Plazia Bernardi te xto ris velutorum . — Ieron im u s d e Zoalio A n ton ii filatoris serici. — M ichael Botus n u nc infirm us A n to n ii. — Leonardus bancararius Bernardi de C ucurn o. — B ap tin u s de B u rg o n o vo Bartholom ei tabellarii. — A m p eliu s V itrerius B ap tin i n epos. — M inetus Bochardus Benedicti m olinarii. — Ba p tin u s d e P lazia nepos B ernardi calciolarii. — B aptinus C olum binus D o m in ic i te xto ris velu toru m . — Bartholom eus F elu p acii Ieronim i lembu larii. — A u g u stin u s de B rignolis Lazarini acim atoris. — Pauletus m axacan u s A n g e le ti — Costantinus de C azasco Iuliani barberii solus so lv it sold os q uin que pro singulo mense. — D e psalterio scolares d e cem in circa. — D e tabula circa totidem . N o ta ti scholares presb yteri Dom inici A lb erici. — T res filii d .n i Be n ed icti d e G rim ald is D .n i Iohannis Bapte. — Unus filius d.ni G eo rgii d e G rim a ld is. — U nus filius d.ni philippi Spinulae. — D u o filli d.ni B ern ard i C enturionis. — D uo filli Francisci de Plebe. — U nus filius Iohan nis d e Bobio. H a e c sunt nom ina scolasticorum p. Dominici de Sarzane. — H ieron im u s, S istu s de M onella fratres, sol. 20. — Stephanus Cattaneus. — D a v id , A n to n iu s , Christophorus , G regorius fratres et filii M ar tini P asalii sol. 30. — A n d reas de M a ri, Iacobus eius frater filii C ip ria n i d e M ari sol. 16. — Raphael Pernix. — Franciscus, H ieron im u s, I o : M aria alii Stephani Turbini sol. 15. — L u d o v ic u s , R aphael filii D am ian i d e R ip arolio. — Baptista de Vitalis, sol. 7 — Bernardi n i . — C hristophorus M erelus, sol.’ 6. — Thom as de Pasolio. — S te ph an u s frater. - H ieronym us, Baptista, Augustinus filii Benedicti de G rim a ld is. — S tephanus, Io : Bapta filii Georgii de Grim aldis s. 15. — A n to n iu s , G regoriu s filii Bart. de Nahono. — H ieronym us de meza n o . - D om inicu s Dominici de Ponte. — Antonius V incen tius filii. — B ap ta Iacobi de Sigestro, sol. V II. - A n t. de Micono. — Io: fran ciscu s M agistri Martini G atti. — Bartholomeus Spinula , s. V III . — Ia co b u s M archexius, s. V . — Iacobus Pelicianus, s. V I. — Iacobus fi lius G re g o rii de Rosano. D iscip u li Ioannis Mattei lunensis. — Benedictus Iustinianus , s. X . — F a b ia n u s Iustinianus, s. X . — Franciscus Chiarellus, s. X . — Phi lip p u s C an u s, s. X . - Ioannes Andreas Gropallus, s. X . — Ioannes A u g u stin u s F aciu s, s. X . — Vincentius Canus, s. X . — L ucas Canus s. X . — F ran ciscu s M echotus, s. X V . — Ioannes G e ra rd u s, s. XV.* Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 327 — — Ioannes Baptista Cataneus, s. X V . — Paulus Delphinus, s. X V . — Vincentius Bulgarus, s. X V . — Ioannes Rechus, s. X X . — Ioannes Bancus, s. X X . — Gregorius Podius. — Petrus de C oronato. — Io annes baptista garibaldus minore precio hoc est amore dei. .................................. (i). — Ieronimus q. Bertolomei B argalii, s. io . — Antonius q. D.ni Iohannis Spinulorum de Insula. — B artolom eus D.ni christofori spinule. — Franciscus Dominici de Sigestro, s. io . Am broxius Leonardi Roze cum fratre, s. 16 pro ambobus. — B aptista Petri de Cam ulio cum fratre, s. 15 pro amb. — Franciscus Stephani Frascarie. — Thom as Petri Antonii Moroti, s. 10. — Ioannes F ra n ciscus Marci Porei, s. 8. — Baptista Pel veri Piliaschi cum fratre, s. 15 pro amb. P Mateus Iacobi Molini cum fratre. — Baptista B artolom ei bancherii. — Augustinus Bertol. Veneti. — Thomas Iuliani d e C u n eo. — Paulus Ieronim i de Loco. — Franciscus Domini Iacobi d e F aro , s. 7. — Cristoferus Iohannis de Terile, s. 8. — Baptista A n to n ii de Franchis cum fratre. — Vincentius Filipi Lavanie. — B ertolom eus S i monis Fontane Rubre, s. 7. — Simon q. Antonii de Puteo. — B apti sta Sim ono de Novis. — Paganinus Iohannes baptista d e ferrariis, nihil. — Ieronimus Augustini Cavatie, s. 8. — Cristoforus Z enexii de Rapalo. — Bernardus Gregorii de Camulio, s. 5. — A n ton iu s N ico lai de Levanto, s. 5. — Benedictus Iohannis Linteto, s. 5. — Ieronim us q. Leonardi de Manerio cum fratre. — Petrus Iohannis B ap tiste de Clavaro. — Ieronimus Iacobi de Firinta, s. 5. — Iohannes A u g u stin u s Batiste de G a v io , s. 5. — Baptista Iacobi de Porta. — B atista F ra n cisci de G avio, s. 5. — Antonius Filipi de Castelaro , s. 5. — L u cas Bertolom ei de Insula. — Augustinus Baptista Boraxini cum fratre s. 5 singuli. — Benedictus Iacobi de Castelo, s. 5. — Iohanne M artini de Roca, am ore dei. — Paulus Angelete de Clavaro,· amore d ei. — B ertinus de Canavisio, nihil. — Simon de Franchis, s. 5. Domicilio i?i Genova di vari maestri sul principio del sec. X V I . Sacerdotes collegiati: p. Iacobus Anserm us prepositus in S an cto G eorgio. — p. Antonius Zerbus apud S. Matheum. — p . G otard u s de Novis in claustro S. Laurentii. — p. Sebastianus de T a b ia apud Vineas. — p. Nicolaus de Cabella apud S . Paulum. — p. A n ton iu s de D ertona in Sancto Marcelino. — Magistri non collegiati : M axellus Beneventanus apud Rosam Suxilie. — Iacobus Silanus in d om o B a p tista de m archese. — Nicolaus de Arcula in platea fatinanti. — A l e xander Parmensis apud S. Genexium. — p. Dominicus d e P astin a apud pontem Spinulorum. — p. Iacobus Lunensis apud p ontem cotelariorum. — p. Lazarius de fornovo apud Saulos. p. B ap ta S u p e r bus in eodem circulo. — p. Bernardus massocus in V alloria. — p. pe- (1) M u t ilo in p r in c ip io . L a lista è in t it o la ta per repetitorem. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 328 — tru s d e R im azorio in cacum ine plani. — A ltri m aestri : Ricardus de A u u la in C am p eto . — Sim on A rad u s de C lavaro in vico ripe alte. — A le x a n d e r M antuanus in plateola ultra Suxiliam . — Baptista Lavinarius in p la te a C icad aru m . — Martinus de A rqu ata apud A u gu stin u m de A u r ia . — Fran ciscu s de C lavario in vico Marufforum. — L o d ixiu s de A r q u a ta in d om o D .ni Potestatis. — Iohannes M atheus de V illa in p o rticu q m . Petri cte R ipalta. — Cristophorus de C rovaria a tergo d .n i O b erti foliete. — A n ton iu s de Castiliono apud plateam Iustiniani. — B ap ta d e A q u is a tergo Francisci et Dom inici C enturionum . — p . B a r t.m eu s de C am ulio in Sancta Cruxe. — p. L aurentius D urante in S .c ta M aria gratiarum antiqua. — p. Laurentius de B orzen gio apud lo g ia m p ica petre. — p. A u gu stu s de pasano in porta nova. A ngelo M assa. V A RIET À GIUNTE AL LESSICO DELL’ANTICO DIALETTO LIGURE (D AL « L I B R O D E L A M IS E R A HUMAN A C O N D I C I O N E ») ( i ) . acegar 134, accecare; G iam b., p. 28, abbagliare, aconcordeuer 138, concorde: a zo che l’ incomenzcimento chi e povero e Ila firn pouera seam aconcordeuer a lo mezo. adrizzar 1 7 3 , indirizzare; v. , con significato evoluto, adrizare, racconciare (adrizare vias), in G M L , p. 14. (1) C o m e h o d im o s tr a to n e g li Studj di Filologia Romanza ( v o l. I X , f a s e . 26), q u e s t o li b r o , c o n s e r v a t o n e l co d . 31-3-23 d e lla B ib lio t e c a d e lla M is s i o n e U r b a n a d i G e n o v a ( s e c . X I V ) , è, p e r la m a g g io r p a r t e , u n a t r a d u z i o n e l e t t e r a l e d e l l a M iseria dell’ Uomo d i B o n o G ia m b o n i. R ig u a r d o a lla c o m p i l a z i o n e d e l m io b r e v e le s s ic o — d o v e h o r a c c o lt o s o lo i v o c a b o li c h e n o n o c c o r r o n o n e l le s s ic o d e l F le c h ia (Archivio Glottologico II., v o l. V I I I , p 317 e s g g .) e n e l le s s ic o d e l P a ro d i (ib., v o l. X V , p . 42 e s g g .) , e q u e l li c h e , p u r t r o v a n d o v i s i n o t a t i, p r e s e n ta v a n o n o t e v o li d iffe r e n z e d i fo r m a o d i s i g n i f i c a t o — a v v e r t o c h e , p e r re n d e r lo p iù m e to d ic o e u t ile , m i so n v a ls o d e l l a c o r r i s p o n d e n z a d e l libro co n l ’ o r ig in a le in v o lg a r e t o s c a n o e , p e r q u a n t o e r a p o s s i b i l e , c o n il D e Contemptu Mundi d i I n n o c e n z o I I I , fo n t e p r i m a e m e d i a t a d e l l ’ o p e r a , m e tte n d o cosi in e v id e n z a a n c h e q u e i p o c h is s i m i c a s i n e i q u a li si p u ò a g e v o lm e n te so s p e tta re c h e il t r a d u t t o r e , a n z ic h é a t t i n g e r e a l p r o p r i o p a t r im o n io d ia le tta le , a b b ia s o lta n to a t t e g g ia t o i v o c a b o li t o s c a n i s e c o n d o le n o r m e d e l d ia le tto lig u r e . — I l n u m e ro a c c a n t o r i m a n d a a l l e p a g in e d e l c o d ic e . H o u s a to d e l G ia m b o n i, c it a n d o , l ’ e d iz io n e S i l v e s t r i . L e s i g l e G M L , L P , L F , S D P, si r ife r is c o n o r is p e t t iv a m e n t e a l G lossario Medievale L ig ure d i G i r o l a m o R o s s i , T o r in o , 1896 ; a l lessico lessico F l e c h i a , e a l lessico dell’antico dialetto pavese e d . d a l S a l v i o n i n e l Bollettino della Soc. Pav. di St. P ., a n n o I I , 1902 , p . 218 P a r o d i, al e sgg. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 329 — a f r e z a r s e 145, G ia m b ., p. 48 , affrettarsi; cfr. afrezasse in Arch. Glott., I l i , p. 276, e afreçar, ib. X , p. 252. agno 170, anno, come tyragno da tyrannus, in libro 176. a g o g ia 141, G ia m b ., p. 40, ago; cfr. lomb. aogia in Arch. Glott., X I V , p. 205; genov. odierno agoggia (Diz. C A S A C C I A ) . Per l’etim ologia, v. il Lateinisch. roman. Wôrt. di G . KòRt i n g , n. 125. a lo g a r 135 , collocare; G iam b ., p. 31, alluogare; gen . od. allûgâ. a ly g a r 120, leg a re; G iam b ., p. 31, allegare; I n n o c e n z o III, D . Cont. Mundi., cap. IIII, lib. I, alligare. a m a n y s t r a r 146, G iam b., p. 50, amministrare, a m a s s a r 135, G ia m b ., p. 32, radunare; cfr. lom b. in A rch. Glott., X I V , p. 205. a n g u s tia r 1 37 , radunare, raccogliere in luogo angusto: angustiar aitey, radunare ricchezze, a r a y s a r s e 174, radicarsi, a s e r u ir 139, obbligare: eli e aseruio a far. a s ig n a r 157, G ia m b ., p. 64, assegnare, a sm in u ir 116, diminuire, G ia m b ., p. 5, schencire. a s s in a r 117, assassinare, più volte; ma, nelle Rime pubbl. dal P a r o d i in Arch. Glott., X , 109 e s g g ., sempre asaxinar , asaxim. asto 152, astio; G ia m b ., p. 58, malanimo; dal lat. astus. auillir 145, G ia m b ., p. 37, avvilire, a u is t e ç a 148, avvedutezza; cfr. uisteça in L F, p. 403, e auisto in L P, p. 49. babio 137, G ia m b ., p. 35, talpa; scomparso forse nell’od. gen., si trova, con significato diverso, nell’od. piem., babi, rospo, intorno al quale v. F l e c h i a , Arch. Glott., II, p. 34. Il gen. od. ha però bagio, rospo ; e nulla vieta di credere che il trad. designasse la talpa col voc. babio per certe analogie fra i due animali. b r e s c a 1 5 0 , favo; G i a m b . , p. 5 5 , fiale. E probabile qui un fraintendimento del traduttore. In G M L , p. 2 8 , è no tato bresca per favo, dal lat. bnsca. Cfr. K ò r t in g - , n. 1578 e le osserv. di' W a g n e r in Arch. Stor. Sardo, I, 143. b ru tezo 130, bruttura, putridume; cfr. brutecium in G M L, p. 29. c a u a l a r ia 168, milizia; G ia m b ., p. 77 , cavalleria; D e Cont. M undi, cap. X X , lib. I, militia. c h io d e r 152, G ia m b ., p. 58, chiudere. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 330 — chioenda 1 4 6 , ch iu d en d a , G iam b. , p. 5 0 , siep e; cfr. çoendam in Lessico lat. del P a r o d i , Arch. G lott., X IV , p. 21. c irc u m d a re 143, andare attorn o : corno li fa n ti chi uam circumdando; cfr. circondo, d ’ attorno, in L P , 54, circundamento in Arch. Glott., X , p. 581; e circundare in S D P, P· 3 5 · co b ia 179, G ia m b ., p. 60, coppia; cfr. cobia in G M L , p . 38, m a con altro significato. c o m p re y so 134, offuscato; compreyso de luxuna; G iam b., p. 28, com preso. com m onie 136, G ia m b ., p. 32, comunanze, com unali 160, m em bri di un comune ; cfr. comunaha in G M L, p. 40. conzunzim ento 146, G ia m b ., p. 50, congiungim ento ; cfr. zunçe in L F, p. 406. c o s h a 122, G iam b ., p. 15, coscia, culto 156, corto: la uita culta. d a n g ie r 166, danno, pericolo?: d’ esser agraué... per le soe inimistae e de lo so dangier. d e lic a r s s e 162, G ia m b ., p. 73, lisciarsi, desan gu alitae 1 39, disuguaglianza ; cfr. enguar in L F , p· 350. d e sa v e n tu ra 141, disgrazia. d e s c h ia r a r 119, chiarire, far luce: deschiarar soura la miseria. d e s c o r r e r 116, G ia m b ., p. 5, scorrere, desdegnam ento 134, disprezzo; G ia m b ., p. 29, disdegnam ento. d e sg e rir 155, G iam b., p. 62, digerire, deslià [r] 165, sleale; cfr. delear e deslegai in L P, p. 57· destem p erao 124, G iam b., p. 17, stemperato: logo destemperao a Vayre de questo mondo; cfr. destemperanza , incle menza del tempo, in L P, p. 58. d e ste r g a r 178, purificare, dal lat. detergere (cfr., per il prefìsso, descrescenza dal lat. decrescere in L F, p. 346) con lo scambio della coniugazione. d e su eg n ir 126, venir meno, svenire. diputao 146, ascritto assegnato ; la soa fam igia, la qual s i e diputaa a lo so seruixio; Giamb., p. 49, diputato. dobio 151, G iam b., p. 56, doppio; cfr. indietro cobia. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 331 — dona 156, p ad ro n a; de dona deuem sema. eninuidia 153, invidia; per il prefisso en, cfr, encernue in L F , p. 350. e s c h a 119, G ia m b ., p. 10, esca. e stre p ir 1 2 5 , indebolire: la negieza.... Il’ odora estrepisse e Ilo thocar asì ; GlAMB., p. 20, scipidire. te m e n t e 1 3 1 , adirato , furioso , f eruenti contra le cosse temporale. fia c o x a 125, fiacca, debole: uoxe fiacoxa. fia r o x a 155, con fiato putente; G iam b., p. 63, fìatosa. fig u r a 127, G ia m b ., p. 22, sim ilitudine letteraria, floo 135, G ia m b ., p. 31, frode. fr a c h è 1 6 3 , f i a c c a t e , f r a g i l i ; c f r . fraso e frazo i n L F , P· 3 5 4 · b frandigi 1 2 5 , fradici (cariati?): dentifrandigi; G ia m b ., p. 20, fracid i; cfr. intropicho, più innanzi, frau 151 , frode. fr a u e g o 127, G ia m b ., p. 22, fabbro; cfr. frauego , orafo, in G M L , p. 115. fro 179, fro d e . fu rtà 1 5 8 , r u b a r e ; v . /urtare in D e B a r t h o l o m a e i s , La Leggenda dei Dieci Comandamenti, in Studj di F il. Rom., v o l . V i l i , p . 39, v . 1 2 7 . fre d o r 127, G ia m b ., p. 22, freddo. gota 1 6 2 , g o c c i a d a l l a t . gutta, v . in L P, p. graseza, in L F, p. guastar in v e c e gota, gu a n cia , 62. 121, G iam b ., p . 1 3 , g r a s s e z z a ; i n v e c e graxura, 357. dissipare; guastaor, 1 4 8 , d issip a to re , scia lacq u ato re; G ia m b ., p. 52, guastatore. im p a c h ia r 1 5 1 , G ia m b ., p . 5 6 , i m p a c c i a r e ; c f r . impailià in L F , 148 , 3 6 ; impachiar impazato in S D p. p. 289; e (lo m b .) in Arch. G lott., X IV , P , p . 39. incontro 127, in to p p o ; G ia m b ., p. 22 , rintoppo ; v . in contrar, a n d a r con tro, in libro 173. indura 1 7 7 , p e r s i s t e r e ; c f r . ese indurao, i n L F , p . 3 5 0 . in fe n z e rse 1 2 8 , f i n g e r e ; G iam b ., p . 2 5 , i n f i n g e r e , inrucinir 1 4 2 , a r r u g g i n i r e ; c f r . ruzenento i n L F , p . 3 8 5 . insirir 1 7 8 , i n n e s t a r e : la feria ( r a m o ) de che elio insirì I' erboro. intropicho 137, 130, G iam b ., p. 35, idropico. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 332 — inuegir 1 6 1 , i n v e c c h i a r e . inurio 1 5 6 , u b b r i a c o ; G ia m b ., p . 6 4 , e b b r o ; c f r . e n u n o i n L P , p . 60; v. p u r e i l K òrting -, o p . c it., n . 2 7 5 1 . inzegno 1 5 5 , a r t i f ì c i o : inzegni de mandaoy; G ia m b ., p . 62, i n g e g n o ; v . inzegno, i n t e l l e t t o , in L P , p . 65. lagnoso 1 2 6 , lamentoso; G ia m b ., p. 20, lamentevole; cfr. lagno in L F , p. 3 6 2 . la r g e z a 152, l a r g h e z z a ; G ia m b ., p . 58, l i b e r a l i t à , laudo 148, G ia m b ., p . 55, l i u t o ; v . laudus, c o n i l s i g n i f i c a t o d i n a v e , i n G M L , p . 69 , d o v e p e r l i u t o si h a i n v e c e leutus; d a c o r r e g g . p r o b a b i l m e n t e i n leudo. lea m e 162, l e t a m e . lendene 123, G ia m b ., p. 1 5 , lendini, dal lat. lendes ; v. anch e D e Cont. M., cap. I X , lib. I. le y te r e 1 6 2 , l e t t i e r e , g i a c i g l i (di a n im a li) . limoso 121, G ia m b ., p. 12, limoso. liotae 179, lealtà, vin co lo ?: lei liotae donda elli se som aligay. lom brigom 1 2 3 , in se tti; G ia m b ., p. 1 5 , lo m b rich i; v. lombricos in De C. M., cap. I X , lib. I. m a lu a x e 141, G ia m b ., p. 42, m alagevole: à lo rìcho maluaxe uia a intrar in lo regno de cel. m an gia 146: li conuì e li mangia; G ia m b ., p. 62, banch etti. m a rin a 1 28, g u a sta re ; G ia m b ., p. 24, m en o vare, c r. mairinna i n L P , p . 6 6 . m a r c è 1 6 4 , m e r c e d i : se tu te troueray wipnxonao e uenzuo in man de I’ inimigo, conuerate star cun elio a e soe marce. m e s c ià 1 55, m escolato: cosse mesciae; G ia m b ., p. 62, m iscu gli; gen. od. mescla. nab icadenasor 162, G iam b., p. 72, Nabucodonosor. nauiri 165, n avigli. negligentar 152, G ia m b ., p. 58, neghettire. ^ niure 162 , G ia m b . , p. 72, nuvole; cfr. niuola in L P , p. 69. n o g en ç a 146, conoscenza: ben nogença, riconoscenza, odia 1 5 0 , udito, sost.; G ia m b ., p. 10, udire, ogio 133, G ia m b ., p. 27, occhio; cfr. oio in L F , p. 374 · olitoxo 1 23 , aulente: cosse olitoxe; nel G ia m b ., p. 15» corrispondentem ente : soavissimi odori. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 333 — o r a r 1 1 7 , G ia m b ., p. 7, p regare; v. S D P, p. 43· o rd e n a r 1 3 0 , o b lig a re : unde le cosse brute som ordenà a star. otragio 125, oltraggio. o u e r a r 130, adoperare: ouerondo li remedy. paom 4, G ia m b ., p. 7, pavone, p a ren ta o 146, parentado, p a r e y s e 145, G ia m b .. p. 48, palese, p a s s a r 116, sopportare, dal lat. pati, passus: lo sauio no se dole per morte de caro amigo, ma zo passa secondo che se conuem ; G ia m b ., p. 5, sofferire, p ec u n ia 142, G ia m b ., p. 42, pecunia, p e rfe c to 153, perfezione: cfr. perffeto in L P, p. 71, che il Parodi pensò di sviluppare in stao perffeto\ però ab biamo anche tranquillo, 171, tranquillità. p ertem 175, appartiene, conviene, dal lat. pertinet: a ti perteni f a r inver lor la satisfaciom che ti g* e tegnuo. p esso , p isso 130, pesce ; plur. pis s i , p iso r, pisoy , 155, pisci, 121, pessi, 138; v. Arch. Glott., vol. IX , p. 251. pigogi 123, G ia m b ., p. 15, pidocchi, p rexo m 130, G ia m b ., p. 13, carcere, p r ig e r e 1 61 , istanze ; v. prigera, istanza, in G M L, p. 79. p rofecto 1 4 5 , 1 5 1 , p ro fitto ; G ia m b ., p. 4 9 , pr ò’ ; cfr. proffeto in L P, p. 71. r e c o r r e r e 133, riandare : recorrere quello eli el a impresso (appreso); G lA M B ., p. 28, rincorrere. r e c u u e r a r e 131, ricuperare; recuuerare la grada de deo; cfr. recovrare in Arch. Glott., vol. I li, p. 282. r e q u e s ta 147, domanda; cfr. require in L F, p. 384, r e u e r s o 122, capovolto; G ia m b ., p. 5, travolto, r e y n a m e 119, regno: reyname de cel. r u m e g a r 146, ruminare, volgere in mente, ma in senso cattivo; da nimicare, cfr. Arch. Glott., vol. II, p. 7. sa g o lò 155, G ia m b ., p. 62, satollo; cfr. saollar in L P, p. 74. s a lu a g o 178, selvaggio: a descazar lo saluago fritto. s a lu o s a 172, salvabile, suscettibile di salvezza: pero che la personna sea saluosa per uia de uirtude. s c e y u e 157. fievole; G ia m b ., p. 6 6 , debole; cfr. xeiuer e seiuer con ugual significato in L F, pgg. 4°3 e 3^8· Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 334 — s c h e n g e 157, G ia m b ., p. 66, scherni, s c u s a r e 125, evitare; G iam b., p. 20, schifare, s e g u r a r s e 167, addolorarsi: e bem e zego (cieco) cin se segura per e c c ...... sezam en ti 157, ciecamente; ved. cego in L P, p. 53. s e x e 151, G ia m b ., p. 56, sei, che conferma la correzione Parodi in Giorn. Lig., X III, p. 24, al L F, p. 389. sm a x ì 155, G ia m b ., p. 62, smaltito, sm euegnui 134, G iam b ., p. 28, venir meno; la fonte prima, il D . C. M .f cap. X III, lib. I, ha minus inveniet. so p erch io 155, G iam b ., p. 54, superfluo; cfr. soperzhoso in L F, p. 390, e soperzho in L P, p. 77. S O tà m n ò , sotterraneo; G iam b., p. 5, sottano. soureprixio 134, so rp re so ; G ia m b ., p. 28 , so v ra p p re so ; cfr. sourepreyso in libro, 164, e soureprexi in L l·, p. 391. s o u r e s ta r 1 36, sofferm arsi; G ia m b ., p. 3 3 , so p ra sta re; v iv o , co n identico significato, nell’ od. gen. ; cfr. sourestar in S D P, p. 48. sp ach iam ento 164, liberazione; cfr. od. gen. spacciamento, id en tico p er il significato, sp o ngia 127, spugna. stocho 142, stocco; G iam b., 42, coltello aguzzo; cfr. stochutn in G M L, p. 133. s tr a y n e y o 148, straniero; ma anche stranyno, e stranyo, passim; cfr. stranio in S D P, p. 49. s tr e p e d iss e 155, G iam b ., p. 62, istipidisce; strepedisse la soa uatura. tem peram enti 142, G iam b., p. 42, temperatamente, tem poralm enti 147, opportunamente: lo sauio temporahnenti s i n aviaystra; cfr. temporii in L F, p. 397; e temporia in S tu d j di F il. Rovi., voi. VII, p. 131. te rm in ar 130, confin .re, obligare a star dentro certi li m iti : unda Γanima si e termina a star. t ig o r a 1 1 6 , co rre g g e re i in tignora ; G ia m b ., p. 4 , tig n u o la . too 122, G ia m b ., p. 15, fusolo del pedale della pianta; v. truncus nel D C M, cap. IX, lib. I. tranquillo 171, G iam b., p. 6, tranquillità: no am reposso n i tranquillo. trau agi 135, tormenti; G i a m b ., p. 30, travagli; cfr. trauaiamento in L P, p. 79; e travaglia in S D P, p. 50. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 335 — tr o m e n ta r n ò ; G ia m b ., p. 5, torm entare, u gu a 119; G ia m b ., p. 11 uva; od. gen. uga. u a g a 133, g ra d ita ? : auegna che ella sea grande fayga, ma ella si e monto uaga e naturai a V 07U0. u a y r e s e 125, va le rsi: e quando ella uorea uayrese, no po... ecc. uer 151, da corregg. forse in ueer, vedere : cfr. uedeir in L P, p. 80; e ueser ib. u e n g ia n z a 174, vendetta; cfr. it. vengiare; v. il K òR TlN G , n. 8736. uiola 148; G ia m b ., p. 55, viola. F r a n c e s c o L u ig i M a n n u c c i . L A S T A M P A O R IG IN A L E D E L L ’OD E A L U IG IA P A L L A VICIN I. L a prima edizione di questo componimento venne rite nuta fino a qui quella pubblicata nel Nuovo Giornale dei Letterati di P isa l’anno 1802 (1); senonchè il Carrer nella vita del Foscolo notò che « riavutasi » la Pallavicini « si volle cantarne la guarigione, e parecchie poesie vennero in gara. P rim eggiò quella del Foscolo » (2). Le quali parole possono appunto accennare a varie poesie sul medesimo argomento, pubblicate con l’ ode foscoliana. Tuttavia le ri cerche per trovare questa stampa originale erano rimaste senza effetto ; gli stessi giornali contemporanei, i quali s’ erano affrettati man mano ad annunziare V Ode a Bo naparte e il Discorso del F oscolo, le Poesie leggere del Petracchi, e il Papagalletto del Ceroni, opuscoli usciti a Genova dal novembre 1799 al marzo 1800, non avevano fatto alcun cenno delle poesie scritte per la caduta della Pallavicini. Questi risultati negativi ci fecero porre in dubbio l’ at tendibilità delle informazioni fornite dal Carrer, poiché nè il tocco intorno alla Pallavicini fatto dal Ceroni nel Pappagalletto, nè il ritratto di lei inserito dal Petracchi nelle so(1) Pisa, d alla tip. della Società letteraria, vo l. IV, pp. 116 sgg. (2) In Prose e Poesie di U. F., Venezia, 1842, p. x x x i. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 336 — pra ricordate Poesie, ci presentavano elementi propri a co stituire i termini di una gara di poeti sulla fatale caduta (i).. Ora invece dobbiamo ricrederci e dare piena ragione al biografo del Foscolo. Infatti ci è venuto a mano un opu scolo, il cui titolo è il seguente: Omaggio | a Luigia Pal lavicini I — Genova, Anno 8. | Stamperia Frugoni. E un piccolo 8.° in carta azzurrognola di pp. 32; e contiene sei componimenti, i quali, salvo il primo , si riferiscono alla caduta: gli autori sono indicati alla fine di ciascuno dalle sole iniziali (2). U n F. G ., che apparisce il raccoglitore del manipolo poetico, si volge con quattro strofette alla Pallavicini così : Q uesti cui vita diedero S pirti alle muse cari In genui versi teneri D al nom e tuo più chiari In dono io t’ offro; e vorrebbe che le dicessero tutto ciò che il suo labbro non sa esprimere dinanzi alla bellezza di lei. A qual nome rispondano le sigle non sapremmo rilevare ; ci è venuto subito alla mente quello di Francesco Gianni, ma ci è sem brato doverlo escludere , perche egli certo non avrebbe scritto : . . . a m e d ’estro pindarico C hiuse natura il fonte, N è fatidico lauro Mi circonda la fronte. N el divisato argomento si entra con gli Sciolti di Γ. C., il quale invita Elisa a sorgere « dalle ingrate piume », ri fatta bella, per opera delle Grazie : Più leg gia d ra di V enere ti mostra In tua diva beltà; ti guardi e frema L a m al repressa femminile invidia; N è sulla guancia dall’ amor tornita N è su lle labbra voluttà spiranti, T r o v i la sanguinosa orma crudele. Im preca al luogo dove avvenne tanta disdetta: N efan d e rupi, che al gentil sembiante O ltrag gio feste, a voi lenti ed obliqui (1) Cfr. La caduta di L. P. in Giornale stor. e lelt. d. Liguria , a. V, p. 129. (2) Si conserva nella Biblioteca Brignole-Sale di Genova, Mise. C. 6. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 337 — M a n d i il sole i suoi raggi; orror di m orte ι fasci intorno, e paludosa nebbia S e g g a nei vostri abbandonati massi ; " ................................... ...... loco infam e, A rim em bran za d e ll’acerbo caso E te rn a m e n te sia Deserto; vo lg a Il b u o n nocchiero il tem erario abete, E , sp av en tato , a ll’operosa ciurm a M o stri le punte inaugurate, e fugga; e impreca al cavallo che ne fu cagione: O h ! fata le d estrier, dal sen d ’A v ern o C h i ti sp in se alla lu ce? i m olti vezzi, P e r te , a lutto vestir, per te gli A m o ri L ’a rc o gittaro, e ΓA cid alio m irto D i p a llid o co lo r tinse la fronte. T u al dì scoppiasti tra le ircane b elve, O d ai cavalli barbari scendesti, C h e d ’ um an san gu e a b b everava il truce L e s tr ig o n io m onarca; oh ! alm en la sorte A v e s s i tu d e ’ F eto n tei corsieri! O in te la lancia tridentata, il fero D io d e ll’on d e scagliasse, o fra le balze P io m b a ssi infranto e lacero, onde invidia A lla c o p p ia d ’Ippolito infelice N e lla m o rte portassi, em pio, che tanto O sa sti contro le d ivin e form e D e lla L ig u r e b ella. Ma ecco la guarigione invocata, e .......................... tu dal sangu ign o letto A lz a s ti, E lisa, d ’am orosi rai T u tta cospersa, e di candor celeste S fa v illa n d o , a rallegrar lo spirto D e ’ s o lle c iti amici; in tal modo la palma abbattuta dalla grandine violenta N e l n o v o A p rile , al lusingar d e ll’aura S ’a b b e lla ; veste le risorte chiom e D i su e vivid e fronde, e più superba A l l ’a ltr e piante in sua vagh ezza insulta. Altri vegga se questi versi possano attribuirsi a Timone Cimbro, ossia a Giuseppe Ceroni. Segue l ’ode di un filosofo avvezzo a scorrere animoso G torti. S i. c Lctt. della Liguria. 23 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 33^ — » le vie dell’etere » per indagare il vero; ei tenta il pletro « sacro all’ amica Venere » spinto dal cuore che « a ra gione impera », poiché quando amore lo ha voluto S p esso a b el sen la rigida Filosofia sorrise; nè lo « stoa » nè il « portico » diedero Contro bellezza scherm o, anzi il cedere a lei l ’armi impotenti O pra è vera da saggio. E se v ’ha chi vanti ferrea ed indomabile virtù contro il potere della bellezza, venga a veder questa donna che non ha pari. Miri n ovella Am azzone Con la tem uta voce, L u ig ia il freno reggere A corridor veloce, E con nobil fierezza Sfidar l ’aure e i pericoli, A lle vittorie avvezza. A d a tta il m olle, ed agile F ian co ad anglica sella, Il m anco piede argentea Staffa accoglie, e appuntella, L ’altro in guisa si stende C h e, al desir involandosi, Mille desiri accende. L a chiom a leggiadrissima C he in lievi guizzi ondeggia, Il liscio collo e l ’omero D olce lam be e vezzeggia. Candido lino indocile Spietatam ente casto F a del suo petto ai palpiti Baldanzosi contrasto. E lla passa veloce ed involasi all’ ammirazione degli in namorati; i quali temono qualche pericolo in quella corsa vertiginosa : A l suol cader precipite Potria Luigia, e fero Miserando spettacolo Offrir al passeggero. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 33 9 — E ciò sarebbe in un tempo causa di lagrime ai devoti amatori e ...............di soggh igni acerbi S u bb ietto n e’ fem m inei C or gelosi e superbi. Ahim è! la triste previsione s’avvera: S ì, p a g h e siete, o L ig u ri D iv e , offuscato è il volto, C he in se avea d elle grazie Il paradiso accolto; L an gu e muta la Bella E accerch iato di tenebre L an gu e il m ondo con E lla. Ma non tem ete, o tenere A lm e d ’A m o r seguaci, B errete ancor dolcissim e D a ’ b egli occhi vivaci L e delizie, e le spem i, I cari inviti taciti A i piaceri suprem i. C osì talora pallido R a g g io di sol trapela D al sen di nube insolita C he m esta il copre, e vela; E così più ridente V in c e la nube, e fulgido E sce a b ear la gente. Chi si nasconda poi sotto le iniziali G-. A . è ignoto e non abbiamo alcun lume neanche per qualche plausibile con gettura; si vede bensì ch’egli doveva essere pia filosofo che poeta. Dopo l ’ ode del Foscolo inserita a questo punto, si hanno le quattro strofette seguenti: Invan del tuo periglio Con tacito sog gh ig n o R ise in suo cor m aligno L ’ invidia fem m inil. E invan con m oti acerbi D iceva or questa or q u ella : Sarà costei m en bella Men candida e gentil. A l ciglio, al labbro, al volto F e c e beltà ritorno; Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 340 — E sci1, a beare il giorno A ra lleg ra r il C iel. A m o r t ’ è gu id a, A m ore, C h e a q u esta dice, e a quella O inchinati alla bella, O copriti col vel. Sono contrassegnate da A . G. iniziali che potrebbero ri spondere al nome di Antonio Gasparinetti. V iene ultimo un inno polimetro, dove il poeta tempra la sua lira « in suon di pianto » vedendo che « spessa la crima » « infosca il mesto ciglio » ad Amore, mentre sta inerte Γ « arco temuto ». Onde gli dice : F a suon ar la chiostra idalia D i dolcissim o lam ento, E d a ll’ E co solitaria L o rapisca am ico il vento, C h e dal ligu re soggiorno L o p rop agh i intorno intorno. O im è che scalpita C on ugna ardente, O im è che palpita Im paziente Il crine ondivago Q uassando altier D el freno indocile Il superbo indomabile corsier. C o l lie v e incarco nitrisce, avvampa, S b riglia to stam pa — Torme fugaci, L ’ aure segu aci — vince nel corso Infranto il m orso — sbuffa ed infuria, C h e iniqua furia — l ’urta e flagella. P av e la bella, — nè la sua voce F re n a il feroce; — tale il baleno D ei nem bi in seno, — o tuon che m ugge R apid o fu g ge. — A hi ! tra gli alpestri S co gli di Sestri — su dura cote S trazia e percote — il bel sembiante, C h e am ore am ante — facea; già esangue T r a un rio di sangue — pallida cade, E gel di m orte i vaghi membri invade. T re m a il corpo rinverso in sulla sabbia, S u l seno il capo lauguido s ’ inchina; S o n o sangue i capei, sangue le labbia, S an gu e la tonda guancia alabastrina. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 G e m e querulo il zefiro e par n ’abbia D o lo r la im pietosita onda marina, L e G razie desolate al piè le stanno M ostran d o a g li atti angoscioso affanno. Ed ora la bellissima donna varcherà le meste N e b b ie della palude A ch eron tea? No; gli spiriti sono avvivati da un' aura dolcissima che le richiama l ’anima nel seno. M a P in a m a rii orm a resterà S u l viso pria sì arm onico e gentil ? E d el basso trionfo riderà L a satollata invidia fem m inil ? Su quel volto vegliano i teneri vezzi e le veneri leggiadre, quindi riso rg e rà , come dopo il nembo appare la luna più candida e più bella. Q uest’ inno reca infine la sola iniziale C. il che ci rende anche più difficile l’ indagine sull’autore, il quale, lasciando da parte il Foscolo , vince a nostro parere , tutti gli altri scrittori di questa raccolta : dove, secondo ben disse il Car rer, ch’ebbe certo sotto gli occhi l’opuscolo, primeggia l’ode foscoliana. Il testo che qui ne è dato reca alcune varianti in confronto della stampa di Pisa sopra citata, e noi le in dicheremo in servigio degli studiosi. S tr. I.a V. I . balsam i odorati » S tr. S tr. 2. a 3-a 3- lini beati V. 3- Q uel dì ch e i monti y> 2. D i forsennati » 6. D el C iprio V. 2. 0 fra » S tr. 5 ·“ 5- E sacrificio V. 3· M olle scendea V. 6. i baci (senza e) S tr. 6 .a V. 8 .a 3 · ai studi V. 6. mal re g g e S tr. 4 *a I . D eh ! p erch ’ ài > S tr. P iove il sudore, i crini S tr. 9 a V. I. S tr. II.® V. I . onde » » 3 - profonde 5 · Ed atterrì V. I . dal flutto » 4 · C ad e Tarcion; tu ...... S tr. 12.a Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 342 — » 5· S u la » 6. R o to lav i S tr. 13 .a v. 3. A indom ito S tr. S tr. 1 4 .a i5 .a v . i . C h ’or v . 4. insanirono. L ’opuscolo ha la data dell’ anno ottavo , e può quindi essere uscito tanto negli ultimi mesi del 1799 come nel successivo 1800, poiché, secondo il calendario francese, l ’anno ottavo spazia fra il 22 settembre 1799 e il 21 set tembre 1800. Non porge dunque alcun sussidio sulla più esatta determinazione del tempo in cui avvenne il triste caso, e per conseguenza intorno alla composizione delle poesie; ma noi, fino a che non si distrugga con qualche altra prova di fatto il racconto del Thiebault (1), stiamo fermi al tempo da esso abbastanza chiaramente indicato. Il non trovarsi finalmente menzione alcuna del libretto ne’ giornali, mentre e la Gazzetta e il Monitore solevano sempre annunziare le nuove pubblicazioni, ci fa credere che si tratti d’una stampa non venale, tirata a poche copie, e destinata ad un ristretto numero d’amici. A . N. BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO. Un anno di storia genovese (giugno 1506-1507). A tti della Soc. lig. di St. Patr., vol. X X X V II . Genova, Sambolino, 1906; in 8.° pp. 716. E m il io P a n d ia n i. L a dominazione francese a Genova è argomento , che non è mai stato trattato nel suo complesso dagli storici moderni; ma viene illustrato, nelle sue singole parti da mo nografie , di diverso valore ed importanza che tenteranno un giorno o l’altro qualche coraggioso cultore di studi sto rici a darci la desiderata opera riassuntiva. A lle notizie abbondanti, se non esatte, del De la ville Le Roulx sulla dominazione francese agli inizi del secolo X V , all’ opera pregevolissima dello Jarry sul decennio 1492-1502 , al vo lume di L. G. Pelissier, si aggiunge ora questo notevole (1) La caduta cit., 1. c., p. 121. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 343 — lavoro del P . intorno ai fatti che si riferiscono agli a v venim enti che prepararono ed accompagnarono la rivolu zione del 1507, il breve dogato di Paolo da N ovi e la feroce repressione di Luigi X II. I fatti erano noti nelle loro linee generali; ma la narrazione, compilata sulla fede del'Sen arega, testimonio oculare, che di proposito tace molte cose, e d e g li altri cronisti, che o sono male informati o p ar ziali, presen tava lacune, incongruenze, inesattezze numerose. E la figu ra d e ll’ultimo doge popolare, intorno alla cui g e nealogia si erano già occupati lo Sbertoli e lo S ta g lien o , appariva ancora, a malgrado dei recenti stu d i, circonfusa come da una nebbia, che impediva di comprendere le ca gioni della sua repentina esaltazione e l’ indole vera della sua politica. E ’ m erito principale del P. d ’ aver lum eggiato gli av venim enti e colm ato le lacu n e, giovandosi principalmente d’un diario anonimo, inedito, già noto, ma non sufficiente mente sfru ttato , corroborandone, discutendone o infirman done le afferm azioni per mezzo di numerosi documenti deir A rc h iv io di Stato. G razie alle pazienti e minute ricerche di lui, conosciamo o g g i nei più minuti particolari quel m o to , originato dalle discordie tra il partito popolare e la nobiltà, e che, date le disposizioni ostili della corte di Francia, l ’ inettitudine dei governatori francesi e le intemperanze dei democratici sa liti al potere, degenerò in aperta ribellione. Non direi il vero se affermassi che la diffusa narrazione, preposta dal Pandiani alla pubblicazione del diario, sod disfa a tutte le curiosità; poiché per citare un esempio , è probabile assai che nel moto genovese avessero parte in diretta, i nem ici della Francia, e specialmente Ferdinando il Cattolico, ai cui fini l ’ insurrezione tornava vantaggiosa. Ora di questa s e g r e ta , ma pur manifesta influenza, alla quale non p are estraneo il viaggio del re cattolico e la sua dim ora a P o rto fin o , si trova nel lavoro appena un vago accenno. N è io censuro il Pandiani ; non certo nel diario e forse neppure nelle carte dell’ archivio genovese si po trebbero trovare le prove; ma se m ai, a Napoli o in Ispagna, e perciò fuori del campo, nel quale l’ A . ha limi tato le sue in d agin i: dico tuttavia che, pur riconoscendo giuste e convincen ti le prove che Γ Α . adduce intorno alle Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 344 — origini ed allo svolgim ento dell’ azione , resta pur sempre qualche cosa di indeterminato, o di non ben chiarito. E così pure l ’elezione di Paolo da N ovi ci è presentata come una naturale reazione del partito della resistenza ad oltranza ai F ra n c e si, senza toccare affatto all’ esistenza d ’un partito, che voleva 1’ indipendenza dal governo fran cese, m entre tutti gli atti della rivoluzione, e specialmente l ’occupazione delle due riviere sembrano accennare ad un proposito, se non già intieramente prestabilito , certo ma nifestatosi già da qualche tempo in c ittà , fra l ’ elemento popolare. Ma, accennato per debito di coscienza all’ impressione che si riceve leggend o la diffusa narrazione degli a v v e n i m enti e studiando la ampia serie dei documenti pubblicati, è necessario riconoscere che il giovane professore genovese ha saputo abilmente valersi dell’ampio materiale fornitogli dalle ricerche d’archivio, e con una esposizione efficace, se pur talvolta troppo minuta, sa guidarci con mano sicura attraverso i complicati ed aggrovigliati avvenim enti, cor reggen d o numerose inesattezze dei cronisti e degli storici, che sui cronisti si fondarono, e mostrandoci il vero stato della infelicissima Genova straziata dalle discordie interne, in balia d ’una plebaglia, assetata di vendette e di sangue. D u e noterelle però vorrei fare al suo racconto : la prima che intorno all’opera del Pregent di Bidoux, capitano delle g a le e francesi, avrebbe trovato numerosi documenti nel la voro dello S p o n t , Les galères royales dans la Meditereanée de 1496 a 1518, pubblicato fin dal 1895 nella Revue des quest. histor.: l ’altra che quantunque nel diario da lui pub blicato, si parli di una squadra franco-napoletana all’assedio di G enova, non consta da tutti i documenti del tempo che il re cattolico unisse la sua alla squadra francese; nè, date le discordie recentissime del Pregent cogli Spagnuoli nel ream e di Napoli, è probabile che la cosa avvenisse real m ente. Infine, poiché il P. ha parlato degli Svizzeri, non sarebbe stato fuori di luogo l’accennare alle complesse que stioni alle quali l’assoldamento di quella fanteria diede luogo e ricordare il bel capitolo del K o h l e r , Les Suisses dans les guerres d’ Italie, (Paris, Picard, 1897). Sarebbe deside rabile che questo punto venisse chiarito con qualche nuova ricerca. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 345 — M olto lod evole è la scelta dei documenti pubblici in appendice, e molto utili le note che qua e là, specialmente nel riprodurre il diario, vi sono state apposte. E da augurarsi che il P., il quale ora attende ad un’e dizione d egli A nnali del Senarega nella nuova raccolta m uratoriana, non abbandoni l ’ argomento della domina zione francese , ma si accinga a darci un lavoro completo ed esauriente sui Francesi a Genova, risalendo alla prima signoria di C arlo V I per venire fino agli ultimi avvenimenti dei tempi di A n d rea D O ria . Il tem a sarebbe molto attraente , e il giovane autore ha m ostrato con questo suo nuovo lavoro di potere e di sapere accin gersi a più ardue imprese. C a m il l o ANNUNZI G iovanni S etti . M a n f r o n i. ANALITICI. La Grecia letteraria nei Pensieri di G. Leopardi. L iv o r n o , G i u s t i , 190 6, in 16.0 , pp. x-302. — R ileggiam o in q uesto volu m e r a c c o lte co n devota mano e lu m eggiate colla scorta d ella cri tica filo lo g ic a m od ern a le opinioni del L eopardi sugli antichi scrittori greci. D a O m e r o , poeta sovrano , fino a L u cian o e L on g in o ed ai Padri d ella C h ie sa , quasi tutti gli scrittori principali trovano il loro posto più o m e n o onorifico nei sette volum i d ello Zibaldon e. Spesso trattasi di a p p u n ti presi durante le assidue e faticose letture , di fu gaci im p ressio n i o di com m enti ad u n ' antica sentenza ch e trovava un’eco nel c u o re d el giovane; talvolta sono giu d izi espressi con g io vanile sp a v a ld e ria , o m irabili intuizioni d ’ un vero riconosciuto più tardi d o p o lu n g a e paziente indagine ; talvolta (e questo non fu sem pre in d a ga to ) s o n o giudizi altrui che il poeta a cco g lie va e faceva suoi. Ma tan to le id e e sb occiate, com e fiori cam pestri, da q u e ll’anim a ver gine d ’o g n i d o ttrin aria istruzione e ferm ate in qu este pagin e dolorose a seg n are Γ a ttim o fu ggen te di sconforto o di g io ia , quanto i p ond e rati giu d izi, sp a n d o n o nuova luce sulla vita e s u ll’ opera d el L eo pardi. O ra ci è d a to conoscere di qual cib o intellettuale egli si nutriva giorno p e r g io rn o non sotto la g u id a d ’un am orevole m aestro, m a ab b an d onan dosi in b a lia di q u elle om bre del passato , e h ’ eg li ev o ca v a nei silen zi d el p a te rn o ostello e ch e gli furono pure com pagn e nelle p eregrin a zio n i da una ad u n ’altra città d ’ Italia. O ra possiam o segu ire il g ra n d e in fe lic e p e r le innum erevoli stazioni poiché la stra d a ci della sua via cruzis, è stata rischiarata da una schiera di valorosi, ch e an im osam en te ed am orosam ente frugarono dentro a quel caos di sco n finata m a teria e va rietà per studiare lo svolgersi d el pensiero d el L e o Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 346 — pa rd i n el cam p o d ella filosofia e in q u ello d e ll’arte. In ordine di tem po ultim o vie n e il S etti, ch e in un prezioso volum e raccolse ed illustrò da m aestro i pensieri d el L eo p ard i sulla G recia letteraria. Ma a veder d en tro n el d isordin ato e m eraviglioso lavoro dello studioso e del poeta fa ceva m estieri non soltan to Γ occhio esercitato del critico e del filo lo g o , m a a n ch e un profon d o sentim ento d e ll’arte; era necessario coor d in are la m ateria con fu sam en te am m assata d a ll’ erudito , perchè un n u o v o sp ra zzo di lu ce illum inasse 1’ opera del poeta. Q uesto seppe fare e g re g ia m e n te il S etti , a cui la ricerca critica ha reso più acuto lo sg u a r d o , e la qu otid ian a fam igliarità degli scrittori greci ha reso più fine il gu sto artistico e più agile ed efficace lo stile. Peccato anzi ch e talvolta il critico ab b ia tem uto di offendere 1’ artista , sp e c ialm en te nel ten er con to dei dati c ro n o lo g ici, che sarebbero riu sciti di g ra n d e interesse nella storia della nostra coltura classica. G en era lm en te si am m ettono d u e periodi nella storia degli studi del L e o p a rd i, l ’ uno prim a del 1815, quando l ’adolescente si diè tutto alla lettera tu ra francese, trionfante colla Rivoluzione e coll’im p ero, e pub lico i prim i scritti sugli autori cristiani e il « S ag gio sugli errori popo la r i» ; l ’ altro dal 1815 in poi, che segna un salutare ritorno agli scrit tori antichi ed al culto d ella m adre lingua. Ben osserva il Setti che u n o stu d io su ll’opera del L eop ard i ellenista non può trascurare 1’ in d irizzo g e n e ra le della coltura alla fine del secolo X V III ed. al prin cip io d el X I X . Il culto di O m ero si spiega col rinato am ore per l ’I liad e: il B odoni aveva dato la sua splendida edizione, il Monti la sua m e ra v ig lio sa tra d u zio n e , e le dispute iniziate dal V ic o , s’ erano riac c e se p e r la pubblicazione d egli scolli veneti del Villoison, per i Prole g o m e n i d el W o lf e per la traduzione del Cesarotti. Possiam o in tal m o d o co m p ren d ere com e anche il Leopardi affrontasse la sfinge della q u e stio n e om erica, com e ondeggiasse tra 1’ ammirazione per la sem p lic ità e lo stupore per la grandezza di Om ero, tra la inveterata ere-· d en za n e ll’ unità d el poem a e la vaga intuizione del vero. Il L eopardi c o n o s ce p o c o i tragici, m a po co eran conosciuti anche dagli altri Ita lian i, n è la m usa d e ll’A lfieri era riuscita a scuotere subitam ente gli in erti d al lu n g o letargo. S e invece il poeta è vinto d all’apparente sem pli c ità d el P seu d o-A n acreon te (neppur oggi messo al bando dalle scuole), n on è forse accaduto questo per la esuberante fioritura di anacreon tic h e d a lle strofette agili e profumate di cipria, che facevano vivo con trasto c o lla rude poesia d e ll’Alfieri e con quella plastica e forte del F o s c o lo ? C o sì, m entre la letteratura francese lo aveva ammaliato nei primi a n n i, e 1’ italiana lo aveva attratto a sè dopo il tramonto d ell’ astro n a p o leo n ico , neppure una lontana eco del gigantesco lavoro di critica in izia to d a lla G erm an ia giungeva a lui nel solitario borgo di Recanati. Il L e o p a r d i si affanna sopra edizioni scorrette, si guasta il sangue e la sa lu te su libri m al stam pati e poco m aneggevoli, perde il suo tem po su o p e re ch e la critica ha ripudiato, tormentandosi con vani enigm i lettera ri, q u an d o in altre parti d ’ Europa uno spirito nuovo ha vivifi- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 347 — cato la filo lo g ia , affidandole il com pito di rivedere tutto il patrim onio intellettuale c la ssico . T ard i viene il Nostro a partecipare a questo la voro ; e q u an d o e g li consegna al D e-Sinner gli Excerpta e x schedis criticis , p e rch è li pubblichi nel « Rheinisches Museum , » consolandosi di q u esto a vv en im e n to che avrebbe dovuto dar vita a lavori di m olti anni trascu rati (E p ist. II, pag. 402), la sua fibra è già logorata ed in capace di s o s te n e re il peso di severi studi. Fortunatam ente però an che le su b lim i strofe delle canzoni avevano già preso il vo lo dalla sua gra n d e an im a ed il m onum ento aere perennius e ia già innalzato sopra in cro lla b ile base. 11 poeta non era più in grado di tornare ad dietro; g ià d a lu n g o tem po s’era im padronito di lui il travaglio fisico e m orale ch e g li offuscava la chiara visione del passato. Ed ora, per ef fetto di o ttica , co m e accade ai p iù , quel lontano mondo eroico g li apparirà forte, g ra n d e , bello ed egli esclam erà con Orazio: — hos uti- nam inter — heroas natum tellus me prima tulisset! e confrontando la sua p rese n te m iseria darà sfogo all'an goscia con note im m ortali di pianto; ora a cc o rg e n d o si che le cose non andavano p e rii passato m e glio di q u e llo c h e vadano oggi e che il dolore è com pagno insepara bile d e ll’ u om o , u scirà in accenti d isp e ra ti, m aledicendo alla vita. Scrive il S etti : « C on che trepida ed accorata ansia il povero L e o pardi a vrà sp ia to nelle antiche opere grech e , fievoli echi di quella gran vo ce a n tic a , i frammenti di quelle antiche anim e, consunte dalla febbre d e lla p a ssio n e, e che pur n ell’ ebbrezza d ella gio ia, tra i cori ed i sim p o sii, in fondo alla coppa del piacere avevano trovato l ’a mara stilla d el d o lo re ! A h ! un popolo così genialm ente felice , nella spensierata in g en u ità di quella vita veram ente gio van e ed esu berante, nella e b b rezza m o lle e voluttuosa di una giocond ità libera ed accesa, tem perata a m alin co n ia da una precoce visione pessim istica dei d e stini d elP u o m o ; un popolo così sensibile e fantastico, abile a ferm are nel verso o nel ritm o o nel m arm o i m obili fantasmi del m ondo e s te riore, co m e a scru tare lim pidam ente le patetiche profondità d e ll’ a- nima; ch e co sa m ai non d oveva aver effuso di sè , della sua interna dovizia sp iritu a le in q u ella forma agile, alata, quasi eterea, ch e d opo la m usica è la p iù pura e delicata delle m anifestazioni psichich e ! ». E mi v e rre b b e v o g lia di trascrivere ancora, se non sperassi ch e q u e ste p o ch e rig h e varrann o a destare il desiderio di le g g e re Γ intero volum e ( N a t a l e V ianello ). Sopra un poemetto sul preteso diritto cosciatico . Lettera a l barone D . A . Manno. T orin o , P aravia, 1905 , in S.° g r. di pp. i t . — L ’a. h a scovato un p o em etto scritto d a un p r e te A n d re a Panizzi di B a d a lu c c o , e m esso fuori nel 1713 forse a R o m a (il ch e non si rile v a m a n c a n d o le indicazioni tipografiche), nel q u a le si n a rra com e il c o n te O b e r to di V entim iglia, reclam an d o Y ju s prim ae noctis da u n a sp o sa d i fresca d a ta , venne assalito ed assed iato n el su o c a stello, di g u is a c h e rid o tto a m al p artito fu co stretto a d is c e n d e re a patti cogli u o m in i d e l paese, rinunziand o all’eso so d iritto . V a q u i n o G irolam o R ossi. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 348 — tato che il patrizzi ha p reced u to di ben sessantadue anni il p. Cordara nel far argom en to di poem a quella pretesa prestazione , seb b en e sia rim asto da questi assai più lontano nel. fatto d e ll’ arte. M a il R . ri c erca d o n d e abbia eg li potu to trarre la leggen d a che m ette in cattivi versi, e la tro va n elle cron ache d el V errand o dettate sulla m età del sec o lo X V I . E p o ich é in ge n e ra le tutte codeste leg g en d e m uovono da q u alch e fatto veram en te accaduto , scrutando i docum en ti Γ a. ri rileva ch e n el secolo X I I I O b erto fu assediato nel suo castello di B a d a lu cco d a gli uom ini di C arpasio, perchè aveva im posto « fodrum » sen za alcu n senso d ’ eq u ità, con aggravio « hom inum rusticorum » a p e tto « n obiliu m vassalloru m », e per liberarsene d ovette prom ettere di rin u n ziare al p a g am en to di quella imposizione da parte dei conta d in i. D ’a ltra p arte d a lle indagini da lui praticate si viene a stabilire ch e i conti di V e n tim ig lia , avevano diritto ad una tassa sui m atrim oni. E d e c c o il fo d ru m , ch e, c o m ’è noto , ebbe altro significato , volto a ra p p resen ta re lo strano diritto di cosciatico , e 1’ assedio , di che s ’ è to c c a to in n an zi, con le contam inazioni della fantasia innalzato a vindice d e ll’ offeso o n o re di q u e ’ terrazzani. Non occorre a gg iu n g ere che il R. co sì ad illu strare il fatto sp eciale , com e a spiegare la esten sione del d o m in io d e ’ conti di V en tim ig lia ha dato prova della consueta erudi zio n e. A m e d e o P e l l e g r i n i . P e r la giierra dei Sette A nni. Lettere dal campo , 775<5-/7<5^. L u c c a , P e llic c i, 1905 , in 16.0 , pp. 62. Il prof. P e lle g r in i p u b b lica alcun e lettere di un ufficiale di cavalleria toscano, il co n te L e lio B aldassare C erretani, inviato con molti altri a com bat te re in G erm an ia contro il re di Prussia , e più tardi salito ad alti grad i m ilitari du ran te il go vern o di Pietro Leop oldo. L e lettere da lui sc ritte alla fam iglia durante la guerra dei Sette A n n i fino al m o m en to d e lla sua prigion ia, avvenuta alla battaglia di T o rga u descri v o n o prevalen tem en te gli avvenim enti militari e danno inform azioni su lla v ita d el cam p o e sulle voci che correvano fra i soldati; le altre, m en o n u m ero se, con ten gon o notizie domestiche, e pochi accenni po litic i, q u ali p o teva a vere, specialm ente a quei te m p i, un ufficiale au stria co prigion iero del re di Prussia. In complesso queste lettere , se n on ci a ppren d on o nulla di nuovo intorno alla guerra, forniscono al c u n e n o tizie curiose e in teressan ti, che si cercherebbero invano al tr o v e : c ito a caso: la lettera 26 luglio 1760 in cui si parla d elle triste co n d izio n i d e g li ufficiali che non avevano denari per com prare le com p a g n ie ; la descrizione del fatto d ’armi di Landshut (lett. 25 giugno); la d escrizio n e di K ón igsb erg, dove il Cerretani passò gli ultimi giorni d e lla su a p rigion ia, etc. Perciò la pubblicazione di queste lettere non è sen za v a n ta g g io , e se pure io non sono d ’accordo col P ellegrini nel rite n e re ch e alcu n e di esse siano importantissime, tuttavia trovo lo d e v o le 1’ id ea di pubblicarne e commentarne un certo num ero. Nel p u b b lica re le lettere il Pellegrini ha aggiunto una breve prefazione illu stra tiv a e q u alch e nota per correggere i numerosi errori di scrit Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 349 tura, sp e c ia lm e n te dei nomi di persone e di lu o g h i, per lo più sto r piati dal g io v a n e senese. Non capisco però perchè a pag. 32 il P. abbia c o rre tto il nom e del Laudon in Loudon. H o dinnanzi a m e la grande p u b b lic a z io n e dello Stato M aggiore Prussiano (Die K rieg e Friedricks der Grosse) e trovo sem pre scritto Laudon e non L o u d o n . T ro vo poi non corretti i nomi di Schevaidnitz per Sch w eid n itz , Naistater p e r N eu stiitter e via dicendo. Infine mi sia lecito di osservare che non è v e ro ch e il cornetta fosse 1’ ufficiale di ordinanza , com e il P. afferm a, m a le interpretando una frase della lettera 29 m arzo 1758 da R eich en au (non Reichenan): ma, com e ognuno s a , il cornetta era il sottotenente di cavalleria, che in Italia si chiam ava alfiere o insegna , e q uesto d ice a p p u n to il Cerretani, ricordando , che alla b attag lia di Breslau e d o p o .e g li, che era stato di fresco prom osso da co rn etta a tenente, c o n tin u ò tuttavia a prestar servizio com e ufficiale di ord i nanza d e l g e n e r a le Daun (C. M.). S P IG O L A T U R E E N O TIZIE. *** Il p. P l a c i d o L u g a n o , continuando i suoi ottimi ed im por tanti studi s u lle b e lle arti coltivate dagli O livetani, neLrecente lavoro, D i Fra Giovanni da Verona maestro d’intaglio e di tarsia e della sua scuola (in B u lle t tino settese di Storia Patria , a. X II, p. 135 e seg g .) ricorda n u o v a m e n te frà Paolo da R ecco scolaro di fra S ebastian o da R o vign o (p. 161 e 231 sgg.), del quale aveva raccolte le n otizie fino dal 1902 in una n ota a ll’altra sua m onografia: I l « Sodoma » e i suoi affreschi a Camprena (in Bullett. cit., a. IX , p. 240). C rediam o utile riferirla per in tero , notando che una b reve notizia di q u esto artefice tratta d a ll’o p e ra d e l T hom as, aveva inserito I’ O l c e s e nella Storia ci vile e religiosa della città di Recco (G en ova, 1S96, p. 285). « F rà Paolo da R e c c o », scrive il L u gano, « olivetano, è uno dei m olti ar tisti, ch e in siem e a frà Giovanni da V erona, tennero alta la rinom anza d e ’ m on aci o liv e ta n i, n e ll’arte (cf. G r é g o i r e M . T h o m a s , L ’Abbaye de M ont-Olivet M ajeur , Sienne, 1898, p. 73). E gli si trovava a Sant ’A n n a in C a m p re n a nel 1501-1502 ( F a m ilia r . T a b u la , ad annuiti), e vi lavorò i m a gn ifici dorsali che ne circondavano il refettorio. N el Liber Professorum et mortuorum è detto : faber operis segmentati clarus (p. x c iin ) , e n el Necrologium Olivelannm (ad an. 1 5 2 1), si le g g e di lui q u e st’e lo g io : f r . Paulus de Reco , sive Genua, conversus: hic ope ribus arte fa b r i lignam inis , multa eleganter manibus suis p erfecit . Inter alia refectorium S. Anne (Camprenatis), S. Hieronymi de Quarto (ad ora ligustica orientalia , ibique armaria ecclesie : chorus et tegile in monasterio nostro Portus Veneris: hic fu it sancte vite: obiit in se nectute bona , Getiue. Io ho m emoria di questo frà Paolo da R e cc o dal 1471 al 15 2 1, anno in cui m orì. D im orò nel m onastero di S. G i- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — rolam o a Q u a r t o , presso 350 — G en o v a (ann. 1461-74 ; 1478-79 ; 1484-89 ; 1502-08; 1515-18; 1521), a M onte O liveto M aggiore ( i 4 75’> r494-96)> a S . M iniato di F iren ze (1476), a Porto V en ere [N. S . d elle G razie] nel G o lfo di S p e z ia (1477; 1482-83; 1491-92; 1466-1500; 1509-1514; I4 I9 -20)> a B e d a g io (B aggio) nel M ilanese (14S0; 1490), a S . A n n a in Cam pren a (150 1), a S . G io rg io di F errara (1481) e a San Ponziano di L u c c a (150 1). F e c e i disegni d eg li eleganti capitelli sovrapposti alle co lo n n e d e l chiostro nel co n v en to di S . A n na in Cam prena, d ove però non esisto n o più « i m agn ifici dorsali, o spalliere, che circondavano il p ic c o lo , m a eleg a n te refettorio »; nè altro di lui forse si conserva, alP in fu o ri d el coro e del le g g io della chiesa delle G razie « in m ediocre sta to di c o n serv a zio n e ».. *** N e l co d . 92 d ella B ib lioteca Alessandrina di R om a, che è una ra c co lta d e g li Acta sanctorum d e ’ mesi di marzo e a p rile , m essa in siem e d a C ostan tin o G a eta n i, si legge (c. 615-622, sec. X V ) il Mar tyrium B . A n to n ii de Pedemonte dei Predicatori com posto da frate C o sta n z o , il q u ale fu presente al martirio avvenuto a Tunisi il 10 ap rile 1460. F ra le attestazioni testimoniali poste in fine alla narrazione si tro v a : N o s Iohannes Baptista de Grimaldis consul lanuensium in T u n izi in lerfu i et fidem facio praedictis — Ego Clemens Cicer civis Ianuensis ad praesens in T u n izi interfui supradtctis, etc. (Cfr. P o n c e l e t , Catal. Cod. hagiographicorum lat. biblioth. Romanarum in A p p e n d ic e ad Analecta Bolland. p. 147). *** E milio T eza con la orm ai nota e consueta acuta dottrina, torna a ra g io n a re d el celeb re e rarissimo lunario genovese intitolato: La razone de la Pasca e de la luna e le feste , specialm ente a proposito de la Oratione cantava Dante oni hora. E si giova, con lode, della m o n o g ra fia ch e su questo libretto, di cui si ha il facsimile, inserì N iccolò G iu lia n i n el nostro Giornale Ligustico , a. V II-V III , pag. 81. (Cfr. N ote d i erudizione piccina in A tti e memorie della R . Accademia di scienze , lettere ed arti in Padova, N. S. vol. X X I, p. 80 sg g .). A lla fine di marzo del 1777 venne armato a Napoli per ordine d e l R e un nu ovo Pinco , con 150 uomini e 18 can n o n i, posto al co m a n d o d el capitano gen o vese B erlingeri, a fine di dar la caccia ai co rsari b arbaresch i che infestavano i mari. Uscito dal porto, incontrò a ll’ a ltu ra di C ap o Passero un sciabecco algerino forte di ben 200 u o m ini e 21 pezzi di can n o n e; vista la sua inferiorità cercò sfuggirlo, m a v e n n e raggiu n to e quando il capitano si difendeva fu vilm ente a b b a n d o n a to d a ll’equipaggio, onde malconcio dalle ferite, fatto schiavo, c o n d o tto a T u n isi e poi ad A lgeri quivi cessò di vivere. (Cfr. Arch. Storico N a p o li X X X I, p. 43). N e l lavoro di R e m i g i o S a b b a d i n i : Le scoperte dei codici latini e g r e c i n el secolo X I V e X V (Firenze, Sansoni, 1905), d o v e , con la b en n ota com peten za e sicura erudizione, ha raccolto in una esposi zio n e m eto d ica tutto quanto si riferisce all’ importante argom ento , tr o v a lu o g o altresì la menzione di umanisti lig u ri, com e a dire Già- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3 51 — com o C u rio , E lia n o Spinola, N iccolò C ev a (Ceba), N iccolò N oceto; e fra i ra c co g lito ri i d u e D ella R overe, D om enico e G iuliano , e T o m maso F r e g o s o . P iù d ’ogni altro illustre Tom m aso Parentucelli , poi N iccolò V , ricercato re sapiente ed indefesso, bibliofilo illum inato, m e cenate la rg o e va lo ro so . N otizie tutte queste sparse qua e colà, e che torna u tile v e d e r opportunam ente disposte e disciplinate nel presente volum e con illu strazion i convenienti. *** D a ll’A r c h iv io di Casa Frescobaldi, che il m arch. F erdinando gli concesse di v isita re , Mario B ovi ha tratte alcune notizie sul D on atello . E sse si c o n te n g o n o in un libro cartaceo « già di S told o e L am b erti di L io n a rd o , se g n a to A di dare e avere ». Siccom e fra il 1421 e il 1426 il D o n a te llo era pigionale dei Frescobaldi in Fondaccio (o g g i via di S . S p irito ), in d etto libro sono conti di queste pigioni, e anch e di riscossioni ch e S to ld o faceva per lo scultore da varie p e rso n e , e , fra altri, da q u el « T o m m a so F rescobaldi che morì eroicam ente a ll’ a s salto di G e n o v a nel 1427 , essendo com m issario di guerra per i fio rentini in L ig u r ia ». (Cfr. Marzocco , 1906, n. 14). *** L ’im p o rta n te com unicazione fatta da Mons. L u i g i D uschesne al C o n gresso internazionale di Scien ze storiche del 1903: Les evêschès d'Italie et Γ invasioni lombarde, ci fornisce alcuni rilievi sopra i vesco vati di L u n i e di G en o v a. (A tti del Congresso internaz. dì Se. Stor ., Rom a, S a lv iu cc i 1906, vol. I l i , p. 79). NECROLOGIO. A tlcle P Icrottet. — N ata nel 1860 si addisse agli studj per conse guire il d ip lo m a di m aestra elem entare, ed entrò nelle scu o le civich e di G e n o v a . S u b ì in seguito con fortuna gli esami d ’abilitazione a ll’in segn am en to d ella p e d a g o g ia , e non tralasciò mai per tutta la vita di a ccrescere la su a cultura alternando le cure della scuola, con la sol lecitudine d e lla b en eficen za. S i spense per m alattia sottile il 26 g e n naio 1906. — A b b ia m o di lei alle stam pe : La musica nell’educazione , coìiferenza , M ila n o , Ricordi , 1889 , in 8 .° , pp. 24 — P er Je scuole miste, G e n o v a , tip . della G ioven tù , 1S93, in 8.°, pp. 24 — D a ll’E p i stolario di E ldea, M ila n o , R ico rd i, 1895, in i£.°, pp. 23 — Camillo Sivori , biografia , M ila n o , R ic o r d i, 1896, in 16.0, pp. 95 — I l padre maestro Alessandro Borroni, appunti biografici. Pesaro, N obili, 1898, in 16.0, pp . 37 — P er la negra, per la triste, per la dolorosa vecchiaia, note e documenti sull'istituto M artinez, G e n o v a , tip. d ella G ioven tù , 1899; in 16 .0 p p . 32 — Porta Pila in Genova e la sua Madonna, G e nova, tip . d e lla G io v en tù , 1902, in 8.°, pp. 18 — In A ssisi ne\\a R as segna N a zion a le , 1900, vol. C X I V , pp. 417-423. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 35^ — A c h i l l e l i o m b a r d i n i . — Il 12 m arzo 1906 si sp egn eva in Carrara d o v e era n ato nel 1857. S i ad dottorò in m edicina a M odena nel 1881, e fatta la pratica a F iren ze, si ritrasse in patria n ell’ anno appresso, d an d o o p era all* esercizio d ella professione. Ma alla scien za d ella sa lu te v o lle e sep p e co n g iu n g ere cultura varia e m olteplice d ’ arte e di le tte re , di filosofia e di econom ia, di che dette prova con la viva pa ro la, e co n g li scritti n e ’ giorn ali cittadini. Sostenne parecchie cariche o n o rific h e , e gio van issim o ven n e chiam ato alPinsegnam ento d e ll’ ana to m ia p itto ric a n ella A c c a d e m ia di Carrara, dove per ben ve n tu n ’anno e sp o se le su e p re g ia te lezion i. F u altresì socio corrispondente della R . D e p u ta z io n e di S to ria P atria, per le provincie m odenesi. O ltre ad a lc u n e m o n o gra fie di m ed icin a, abbiam o di lui il Manuale di anatomia pittorica (M ilan o, H o ep li), del, quale si hanno due edizioni, ed è l ’o p e ra sua p iù repu tata. P . M a rc e llin o d a Cfvezza. — Nato il 29 m aggio 1822 a C ivezza (P o rto M au rizio ) d a V in c e n zo Ranise e Maria Frontero, il 5 febbraio 1838 v e stì l ’ab ito di S . F ran cesco, e professò l ’anno successivo. C om pì g li stu d i in L u c c a nel C on ven to dei M in o ri, dove fu ordinato sacer d o te il 17 m a g g io 1845. In segnò nelle scuole pubbliche di F eren tino la re tto ric a , quindi teo lo gia a V iterbo, e nel 1850 fu nom inato A rca d e in R o m a . L ’anno appresso tenn e la catedra d ’eloquenza in A ra co eli; v e n n e n om in ato socio d e ll’A ccadem ia T ib e rin a , e poi nel 1853 di q u e lla d ei Q u iriti. Più tardi entrò a far parte dell’A ccad em ia di reli g io n e , e salito in grid o per le sue opere storiche venne chiam ato da L e o n e X I I I n ella C om m issione di studi storici. N ell’ Ordine coprì gli uffici di L e tto re e di D efinitore generale. Morì a Livorno il 28 marzo 1906. A s s a i n u m erose sono le scritture da lui date alle stam pe. R i c o rd e re m o a nostro uopo il Saggio di Bibliografia geografica , storica , etnografica Sanfrancescana , Prato , 1879 ; I l romano pontificato nella storia d ’Ita lia , Prato, 1888, e la Storia universale delle missioni Fran cescane, R o m a , 1866-1895 in undici volumi, che è l’opera sua più p o d e r o s a e p e r o g n i rispetto p iù importante. Tradusse varie opere altrui fra le q u a li notiam o la vita di Colombo del Rosselly de L orgu es, (P ra to , G u a sti, 1876), e L'arte in Italia; Dante e la Div. Commedia d i D r o u ilh e t de S igalâs, (G en ova, 1853). Curò la pubblicazione di pa r e c ch i te sti, com e La Divina Commedia col commento di G iovanni d a S e r ra v a lle , (P ra to , 1891), La Leggenda di S. Francesco , (R o m a, 1899), ed altri non pochi d e ’ quali, come degli scritti s u o i , può v e d ersi l ’ e le n c o nel Catalogo generale della Libreria Italiana dall' anno 1847 a l 1899 compilato da A t t i l i o P a g l i a i n i , Milano, 1901-05. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 353 — A P P U N T I D I B IB L IO G R A F IA L IG U R E . A n s e l m o (P .) d a V e z z a n o . Ricordo del primo cinquantenario dalla p ro cla m a zio n e del dogm a della Immacolata Concezione nella p ro vincia m in o ritica di G en ova. G e n o v a , tip. d^l « Serafino d ’A ssisi », 1905, in 8.°, p p . 183 con tav. B a c c e l l i A l f r e d o . Marina ligure [versi], (in Santo Mare , a cura della Sezione d i Roma della Lega Navale. Rom a , Casa E dit. N az., 1906, pp. 85 e s g g .). B e r n a r d i n i N . G li ultimi dieci anni di Giuseppe Libertini (in R i vista storica s aient ina , II, 9 10). Con lettere di Giuseppe M azzini. Bo g h e n - C onigliani E m m a . Per G iuseppe Mazzini (in La nuova parola , 1906, m a g g io ). B r i z z o l a r a G i o v a n n i . M em orie storiche genovesi. Il Polittico di S. B artolom eo d el Fossato di Prom ontorio (in Settimana Religiosa , 1906, n. 13). B u o n o c o r e O . Nel IV centenario della morte di C ristoforo C o lom bo (in Alessandro Manzoni, 1906, n. 5). C a ta lo g o d e lle op ere com ponenti la R accolta Colom biana esistente nella C iv iv a B ib lio te ca Berio di G en ova. G en ova, Pagano, 1906, in 8.°, PP. 123. C L ervetto uigi A ugusto. Portofino Kulm e i suoi d in torn i: la S vizzera in m e zzo al m are. G en ova, tip. A rm anino, 1906, in 24.0, obi. pp. 49, co n fig. e tav. Cim b a l i G iuseppe. G iuseppe Mazzini e la filosofia del d o v ere (in Rivista Popolare , 1906, 28 febbraio). C o d ice d ip lo m a tic o dei Santuari della L iguria , A . I l i , S er. III, n. 9. C o m p e n d io sa n oticia historica do hospicio dos religiosos C apuchi nhos na c id a d e d o R io de Janeiro (1659-1S14) [edito per cura e con prefazione d el P. F rancesco S a v e r i o M o l f i n o ]. G enova, T ip . d ella G ioven tù , 1906, in 8.°, pp. 62. Sono ricordati parecchi liguri. C orradino F. M. Il Palazzo M unicipale di G enova (in Pro Fa milia , B e rg a m o , 1906, A . V I I , pag. 1S0 e seg g . con incis.). C r e s c i n i V i n c e n z o . [Recensione a] G i u l i o B e r t o n i . I trovatori minori di Genova. D resden 1903 (in Giornale storico d. lett. ital ., voi. X L V I I , p a g . 331 e sgg.). De F aria A ntonio . Notas para a genealogia de fam illa P ersollo (de o rig e m g e n o v e s a ). L eorne, G iusti, 1906, in 8.°, pp. V IIII-12 0 , con rit. e tav. D elle Pere L uigi. P arole dette sulla tom ba del nobil u om o A le s- Giorn. St. e Leti, delia Liguria. 24 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 354 — sandro d ei m archesi M agni-G riffi il giorno del suo sep pellim en to nel cim itero di S arzan a, 26 d icem bre 1905. Sarzana, Costa, 1906, in S.<> di pp. 10. D e l l e p i a n e G i o v a n n i . G u id a per le escursioni nelle A lp i ed A p pennini L ig u r i con n ote di G . I s s e l , G . R o v e r e t o , O . P e n z i g , R . e G . C. R a f f a e l l i . T erza edizione. G enova, B acigalu pi, 1906, in 16 .°, p p . X X X I-3 3 4 , con ta v. e carte. G estro D o m e n ic h e l l i T . In m em oria del P. M arcellino da C ivezza. F i ren ze, B arb era , 1906, in 8.°. pp . 26. F e l i c e ( F r a ) . Il P. B ernardo da Fivizzano, ex-provinciale dei c a p p u ccin i di T o sc a n a : N ote b io grafich e. Firenze, tip S. G iu sep pe, 1906, in 8.° p p . 31. F e r r e t t o A r t u r o . L ib e r M agistri Salm onis Sacri Palatii N otarii. 1222-1226 (in A tti della Società Ligure di Storia P a tr ia , R o m a , tip. A r tig ia n e lli, 1906, vol. X X X V I ) . F o g lie s p a r s e , 190 6, I , n. 4. Oggetti riposti in una scatola sal data ejitro alla palla che serve d i base alla Croce del Campanile della Cattedrale d i Sarzana. — Noterelle intorno alla lettera di fr a Niccolò Carosini ( A . N eri). — L e cinque terre — Spigolature Storiche (Calleg a r i e P u tti). = N . 5. L e A lp i Apuane (Bertoloni , trad. di C. M ontefio ri). — L a Lunigiana nella Divina Commedia (F. Podestà). — D ante A lig h ie r i al Castello de’ Malaspina (Versi del Monti illustr.). — N ostra Signora dell'Olm o ; memorie storiche (G. Pellistri). = N . 6. I nostri Illustri. Domenico Viviani (Podestà). — Regolamento p er la Processione del P rez. Sangue in Sarzana. — Cristoforo Colombo. R i tratto (d al Colombo di L . Costa). — Spigolature storiche (C allegari e P utti). F o n t a n e l l a F r . A n n u aire Fontanella : guide com plet de la còte b leu (riviera italienne), adm inistratif, commercial, illustrée de S . Rem o e t ses en viro n s, 1906 (V année). San Remo, tip. L igure, 1906, in 16.°, p p . 480, co n ritr. e tav. F rom g e n n a io ). H . G . L e cardinal Spinola (in La Vérité française, 1906, 2i · G e r in i G. B. L* educazione fisica e morale secondo N iccolò O li v a ri (in Car onda Rivista di pedagogia e scienze ausiliarie , A cireale, 1902, n. 1-2). G o l in e l l i A . G lo rie L igu ri. Cenni biografici intorno ai titolari d e lle sc u o le di G e n o v a . B iagio Assereto, Genova, Libreria scolastica, 1906, in 1 8 . pp. 8. — G abriello Chiabrera, Ivi , pp. 7. — BrignoleS a le , I v i, p p . 8. I s s e l A r t u r o . E xcursion géologique dans les environs de G enes (in A tti d. soc. lig. di scienze 7iaturali e geogr. , A . X V I , fascicoli 3 -4 , 1905). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 355 — T o i rig lia e il suo territorio: cenni Pace, 1906, in 8.°, pp. 58. geologici. R o m a , tip. della L a n a t a G . S to ria della taum aturga immagine del S S . Crocifisso in C hiavari. G e n o v a , tip. del « Serafino d ’Assisi », 1906, in 8.°, di p p . 262. L astri A lfredo. G enova dal 1797 al 1800. Appunti storici (in A rs et salus , G e n o v a , 1906, n. 7 in continuazione). L u g a n o P . P l a c i d o ^ L ’ abate Fabrizio Malaspina e l ’ istoria d ella sua fam iglia (in Bollettino della Società per g li studi di storia d'eco nomia e d'arte n el Tortonese, 1906, p. 23-31). L u z io A l e s s a n d r o . G offredo Mameli — Nino Bixio (in P rofili biogiafici e bozzetti storici , Milano, Cogliati, 1906, pag. 171 e se g g . \ 303 e se g g .). M a s c i F i l i p p o . Il pensiero filosofico di Giuseppe Mazzini. M em oria (in A tti della R . Accademia di scienze morali e politiche, vol. X X X V I , pag. 167 e s g g .) . M. D . M a zzin i (in Le Petit Temps, 1906, 18 gennaio). M a z z in i G iu s e p p e . Una lettera inedita (in La Vita internazionale} A . IX , p a g . 245). M e l e g a r i D o r a . L a G iovine Italia e la G iovine E uropa dal car teggio in ed ito di G iu sep pe Mazzini a L u igi A m ed eo M elegari. M ilano, T reves, 1906, in 16.°, pp, 345. L u ig i A m e d e o M elegari e G iuseppe Mazzini (in Nuova Anto logia, vol C X X I I I , p ag. 237 e segg.). Menandro G reco M. T ra gli inni: breve discorso su G iu sep p e Mazzini, d e tto nel R . istituto nautico di Procida pel primo cen ten ario della sua n a scita . R om a, B. L u x (s. tip.), 1905, in 8.0, pp. 22. P a r o d i G i u s e p p e . Memorie storiche genovesi. Im portantissim o d o cum ento a n tico intorn o alla donazione d ell’insigne reliquia d ella S an ta Croce fatta ai C on fratelli d e ll’ Oratorio di S. Giovanni Battista (Sestri Ponente) (in Settimana Religiosa , 1906, 11. 10, 12). P e d e v i l l a G . D an te in L unigiana ospite dei Malaspina (in La Verna, rivista illustrala sanfrancescana , A . I I , 1906, pag. 731 e se guenti). P e l i s s i e r L e o n e G . Sur quelques docum ents utiles pour l ’histoire des rapports e n tre la France et l ’Italie (in A lti del Congresso interna zionale di scienze storiche. Rom a, Salviucci, 1906, vol. III). P u bb lica un viagg io in Italia d e ll’ olandese Som m elsdyek fatto nel 1654 , d ove ha larga p a rte la L ig u ria (pp. 244-256). P e n z ìg O. C om m em orazion e di Federico Delpino (in A tti d. soc. lig. di scienze nat. c geogr ., A . X V I , fase. 3-4, 1905). P e r s o g l io P. n. 14, 18, 19). — L . L e vie di G enova (in Settimana Religiosa, 1906, L e F iglie di Casa (ivi, 11. 14, 16, 18, 19). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 356 — Poggi G aetano. L a L ig u ria nella storia (in D e l l e p ià n e , Guida e c c . (vedi) p p . V I I - X X X I ) . P uppo A n t o n io . D allo sco g lio di Q uarto. C anzone. G en o v a , tip. M arittim a, 1906, fol. v o i. R o ssi L u ig i. N icco lò V e le Potenze d ’Italia dal m a gg io d el 1447 al d ice m b re del 1451 (in Rivista di scienze storiche, III, 241). S au li S . A lessan d ro . N o te e docum enti. M ilano, C o g lia ti, 1905, in 8. ° di p p . 143. — C o n tien e: O . P r e m o l i , Introduzione. — Lo stesso I prim i anni di S . A lessan d ro . — Lo stesso , G en ealogia S au li. — , L. M a n z i n i . S . A lessan d ro in Pavia dal 1557 al 1567· G. B a r z a S . A lessa n d ro e S . C arlo . — Pastorale di S. A lessan d ro alla città e d io cesi di P avia. — M orte di S . Alessandro. — D eposizione giurata g h i , d ella C o n tessa C arlotta R o ero di Costanze. — G . B o f f i t o , S a g g io di b ib lio g ra fia Sauliana. H e i n r i c h . S tu d io sulle finanze genovesi nel m edio evo e in partico la re sulla C asa di S . G iorgio. T raduzion e dal tedesco di O n o r i o S o a r d i rived u ta d a ll’ autore (in A tti d. Soc. L ig . di Stor. pat., S iE V E K iN G v o l. X X X V , P arte i . a). S o m m a r iv a -T esi V it t o r ia . Studio su Goffredo M am eli: conferenza. P isto ia , G . F lori e C ., 1905, in 8.°, pp. 86. T i b e r i o D . I d e l f o n s o . L a Badia e il Santuario di M aria SS. di F in a lp ia . G e n o v a , tip. d ella G io v en tù , 1906, in 16.0 di pp. 32, con illu stra zio n i. TOLOMEI U g o . D ante in Lunigiana e le famiglie M aiaspina. Pistoia, tip . G ro tta G iusti, 1905, in 16.0 di pp. 24. U z ie l l i G ustavo. sim a F ire n ze -B o lo g n a . G en ova e Livorno porti europei Con L a direttis due carte geografiche. Firenze , S eeb er, 1906 (tip. Pellas), in 8.°, pp. 54. V ia l e A g o s t in o . donna della Guardia , S alvatore Revelli [scultore di T aggia] (in La Ma A. X I, 1906, n. 1, pag. 19 e sg g ., con ritr.). S O C IE T À L IG U R E DI S T O R IA P A T R I A C R O N A C A D E L L A S O C IE T À . N e ll’A sse m b le a G enerale Ordinaria che ebbe luogo il 14 gennaio 1906, so tto la presidenza del Marchese Cesare Imperiale di S . A n g e lo , è sta to approvato a ll’ unanimità e senza discussione il bilancio p reven tiv o p e l 1906. Il P resid en te ha quindi presentato all’Assem blea il volum e X X X V II d e g li A t ti d ella S o cietà (Prof. E m il io P a n d i a n i . Un anno di storia genovese. Giugno 1506-1507, con Diario e documenti inediti) e la prima p a rte (Le finanze genovesi dal X I I al X IVsecolo) del V olum e X X X V Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 357 — Studio sulle finanze genovesi nel Medio Evo e in particolare sulla Casa di S, Giorgio. T rad u zion e dal (Dott. Prof. H tedesco di O e in r ic h n o r io S i e v e <ì:k i n g . S o a r d i ). Ha riferito inoltre sulla pubblicazione della Monografia stoi'ica dei Porti d ell’antichità nella Penìsola italiana, che il Ministero d ella Ma rina offriva ai M em bri del X Congresso Internazionale di N avigazione convenuti in M ila n o nel settem bre del 1905 , dicendo com e S . E . il Ministro M ira b ello fosse assai grato alla Società della sua valida co o perazione. Si delle Il gnori p ro c e d e tte qu in d i alla parziale votazione , a scrutinio segreto, carich e so cia li a sensi delPart. 35 dello Statuto. risu ltato d e lla votazione confermò nelle cariche consigliari i S i C av . L u ig i A u g u sto C ervetto, Com m . Francesco D. C osta, A v vocato Prof. M a ttia Moresco , Mons. A b . Prof. Prospero P eragallo, March. C o m m . A le ra m e Spinola e ad essi aggiunse il March. A v v . A n tonio C a rre g a fu A n g e lo . F u ro n o in o ltre eletti a Revisori dei conti pel 1905 i soci M arch. V it torio C e n tu rio n e , Isidoro Ivani, Sac. Prof. Dott. Silvio M onaci. * * * L ’A ss e m b le a G en erale Ordinaria per 1’ approvazione del Bilancio consuntivo d e l 1905 , a sensi dell’ art. 40 dello Statuto sociale , ebbe luogo il 3 g iu g n o e fu aneli’ essa presieduta dal March. C esare Im p e riale di S . A n g e lo . Il P res id e n te annunziò che S . E . i l ’ Ministro della M a rin a , assai soddisfatto d ella coop erazion e scientifica prestatagli dalla S o cietà L i gure di S to r ia P atria lo scorso anno, in occasione della pubblicazione promossa d a q u el M inistero sui Porti d ell’antichità nella P enisola ita liana, con su a le tte ra urgente del 18 febbraio 1906, si rivolse nuova mente alla S o c ie tà pregandola di cooperare ad un nuovo volu m e sui Porti deU ’A n tic h ità n ell’ Italia insulare, inteso a com pletare la Mono grafia su rric o rd a ta , affermando che « la trattazione storica dei porti della C orsica, p e r a ver quest’ isola tratto le sue prime origini da p o poli liguri c h e l ’abitarono, e per essere poi stata lungam ente so g getta alla R e p u b b lica di G en ova, avrebbe potuto con vera com petenza es sere sv o lta d a lla nostra Società ». L a P resid e n za d ella Società accettò di buon grado l ’invito e d ied e al C on sigliere A r tu r o Ferretto , del R. A rchivio di Stato di G en o v a, l ’incarico d e lla n u o v a com pilazione. Il C o n sig lie re F erretto si recò in Corsica a spese, del M inistero, e, specialm ente a iu ta to colà d all’A b . Prof. Letteron , Bibliotecario d ella C om unale di B a stia , condusse a termine il lavoro nel tem po stabilito, consegnando il m anoscritto al Ministero della Marina , che p rovved e ora alla sua sta m p a . Il Presidente propose un voto di p lau so a ll’A bate L e tte ro n , e la proposta fu approvata per acclam azione. 11 M arch . Im p eria le partecipò quindi che rappresentò ufficialm ente Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 35§ — la S o c ie tà in u nione al M arch. M arcello S taglien o, V ice-P resid en te, e a ll’A b . P rosp ero P era g allo , C onsigliere della S ocietà, alla com m em o ra zio n e b icen te n a ria d e ll’A ss ed io di T orino , prom ossa dalla R . D e p u tazio n e di S to ria Patria per le A n tich e P rovincie e la L om bardia. A g g iu n s e ch e in sen o alla R . D eputazione fu accolta la sua pro p o sta, p rese n tata in u n ione al Prof. C am illo Manfroni , di far copiare e p u b b lica re i volu m i d el L ib er Jurium , che si trovano attualm ente a P a rig i, p resso qu el M inistero d eg li A ffari E steri. L ’A ss e m b le a approvò quindi alP unanim ità e senza osservazioni il b ila n cio consu ntivo del 1905 e la relazione presentata dal socio Isidoro Iv a n i, altro d ei R evisori dei conti. F u ro n o poscia acclam ati Soci Corrispondenti, dietro proposta dell ’ U fficio di P resid enza, i S ig n o ri: C ushing R ichardson Ernest, B iblio te ca rio d ella U n iversità di Princeton, New-Jersey, Stati Uniti d ’A m e r ic a ; L ette ro n (A b ate Professor), Bibliotecario della Com unale di Bastia (C orsica) ; S ie v e k in g D ott. E nrico , Professore di E conom ia politica n e ll’ U n iv ersità di M arburgo (Germ ania). * % L a S o c ie tà L ig u re di S to ria Patria deplora vivam ente la perdita d el M arch. V itto rio C enturione , da vari anni solerte e coscienzioso R e v iso re dei conti d ella S ocietà, avvenuta il 15 giugno. E , purtroppo, a n c h e n elle file dei S o ci Corrispondenti, bisogna rilevare un decesso: q u e llo d el N ob il U om o Com m . N icolò Barozzi, che lascia un d u revole ric o rd o d i sè colle sue operose ricerche sulla Storia di V en ezia. A i paren ti dei du e Estinti, giunga l ’espressione sincera di cordoglio d e lla fam ig lia sociale. * * * S o n o stati iscritti tra i Soci Effettivi, i Signori : Cresta D on Carlo, D ire tto r e d e ll’ istitu to N egron e Durazzo Brignole Sale. — C udia S a l v a to re . — D ’ O ria Lam ba M arch. Lodovico. — Ferraris E ttore. — F oà R a ffa e le — L e v i Priam o — Marsano Don Alfredo, Arciprete di Rivar o lo — O x ilia D ottor G iuseppe U go , Professore di Storia nel L iceo p a r e g g ia to di C hiavari — Pace Don Paolo, Rettore di S . T o rp e te — P a v e si D o tto r C am illo — Rollino Don Francesco, Arciprete di S. M ar g h e r ita L ig u r e — Rossi A v v . Pietro — Soardi Onorio — Tom asinelli M a rio — V a ss a llo C av. L u ig i Arnaldo — V irgilio A v v . A gostin o. * * *: L a B ib lio te c a sociale ha ricevuto in dono le seguenti pubblicazioni : L a Biblioteca Marciana netta sua nuova sede. X X I I I I Aprite M D C C C C V . V e n e zia , B iblioteca Marciana, X X V II aprile M D C C C C V J . — C i a r d i n i M a r i n o . Un « Consilium » per il Monte di Pietà (1473). F ire n z e , B ertin i., 1905. — C o l o m b o C r i s t o f o r o . Tre lettere auto g ra fe conservate nel Palazzo Municipale di Genova. Ricordo ojjei'to dal JMunicipio di Genova ai Membri del X Congresso Internazionale Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 359 — di Navigazione i l j Q Settembre 1905. G e n o v a , A r m a n i n o , 1905. — F a u c h é G . B . Una pagina di storia sulla spedizione dei M ille. Let tera preceduta da un preambolo di F r a n c e s c o G u a r d i o n e . R o m a , 1906. G r a s s e l l i V i n c e n z o . Nella Divina Commedia un passo dai commentatori dichiarato incomprensibile, dallo stesso Dante chiara mente illustralo. P a d o v a , Prosperili!, 1905 - Istituto Idrografico della R. Manna. L e segnalazioni marittime. Omaggio ai Membri del X Congresso Internazionale di Navigazione convenuti in Milano. Set tembre M C M V . G e n o v a , tip. del R. Istituto Idrografico, 1905. — M o l f i n o I . I r a n c e s c o S a v e r i o . I l Convento dei Cappuccini di Varazze. G enova, tip. G i o v e n t ù , 1906. - Compendiosa noticia historica do Hospicio dos R eligiosos Capuchinhos na cidade do Rio Janeiro 1659-1814 [per cu ra e c o n p r e fa z io n e del P. S a v e r i o M o l f i n o ] . G e n o v a , t i p o — M o r e s c o M a t t i a . La separazione della Chiesa dallo Stato in Francia. Torin o , Streglio, 1906. — O x i l i a G i u seppe U g o . Una lettera inedita di Pietro Giordani. G en o va , tip. S u c cursale del « S e c o lo X IX », 1906. — P e c o r i n i M a n z o n i E m i l i o . Una pagina di stona. In omaggio alla memoria dei prodi militi di Gari baldi m oili nella battaglia del Volturno il. I ottobre 1860. S a n t a Maria C. V . , 1905. P o d e s t à P r a n c e s c o . Cristoforo Colombo nacque in Genova. G e n o v a , t i p . della G io v e n tù , 1905. — P o g g i G a e t a n o . Ge nova. X X V I secoli di storia. G e n o v a , 1905. — P r o f u m o A t t i l i o . Le Jouli ed i tempi dello Incendio Neroniano. Rom a, Forzani e C ., 1905. P r o f u m o A t t i l i o . Le fo n ti ed i tempi del!'Incendio Neroniano. Parte l . ( n po d i epilogo generale. R o m a , Forzani e C. , 1905. — R ossi G i r o l a m o . Documenti inediti riguardanti la Chiesa di Ventimiglia. — T o r in o , P aravia, 1906. — S c l a v o F r a n c e s c o . Sulla me daglietta che vuoisi J'atta coniare da Carlo Alberto nel 1S21 come segno di riconoscimento a i suoi compagni di cospirazione. Torino , Pozzo, 1906. — S e l l a P i e t r o . Piano di pubblicazione di un « Corpus Statu torum Italicorum ». Rom a, Forzani, 1906. — S f o r z a G i o v a n n i . A le s sandro Mag n i- G r iffì. Necrologia. G enova , tip. Gioventù , 1906. — To r t a r o l o P . , L u i g g i L ., R e g g i o G . Intorno ad alcuni progetti di ingrandimento ed ilizio ad oriente di Genova. Esame e studi della Com missione nominata i l 9 agosto 1905 dalla Onorevole Giunta Munici pale. G en ova, P a g a n o , 1906. — T o r t o r a E u g e n i o . I l Banco di N a poli. Parte I: Raccolta di documenti storici e statistici con dieci ta vole grafiche. P arte I I : Regolamento illustrato coll'altre leg g i , decreti , ordinanze, massima e con note storiche e dichiarative. N a p o li, G ia n nini, 1883. — T o r t o r a E u g e n i o . Nuovi documenti per la storia del Banco di N a poli N ap oli, Bellisario, 1890. grafia G i o v e n t ù , 1906. Il M archese P o m p e o Sertorio ha offerto un’altra collezione di libri ed opuscoli di sto ria genovese e del Risorgimento. I nuovi a cq u isti d ella Biblioteca sono i seguenti : I l sistema della costituzione economica e sociale ita liana nelPelà dei Comuni. Torino-Rom a , Roux e V iarengo , 1905. — A rias G in o . Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 360 — B a r a c c o n i G i u s e p p e . I rioni di Roma.. Terza edizione interamente rifatta . R o m a , Casa Editrice Nazionale, 1905. — B i a n c h i N i c o m e d e . Carlo Malteucci e VItalia del suo tempo. Narrazione corredata di documenti inediti. T o rin o , B o cca , 1874. — C a p p e l l e t t i L i c u r g o . Storia della città e stato di Piombino dalle origini fino all’anno 1814, scritta coir aiuto di documenti inediti 0 rari. Liv orno, Giusti, 1897. C iocCHiNi A n t o n i o . I Pisani all’assedio e conquista di Gerusalemme. Stu dio storico-cj'itico. Pisa , M a r i o t t i , 1901. — C i p o l l a C a r l o . Per la Storia d ’Italia e de’ suoi conquistatori nel Medio Evo più antico. R i cerche varie. Bo lo gn a , Z a n i c h e l l i , 1895. — C l a r e t t a G a u d e n z i o . D e ll’ Ordine Mauriziano nel primo secolo della sua ricostituzione e del suo Grand’Ammiraglio Andrea Provana di Leinì. Notizie storiche con documenti. T o rin o , Bocca (Pinerolo, tip. Sociale), 1890. C u r t i G io v a n n i . Carlo -Emanue!e I secondo i più recenti studi. Milano , Rebesch in i, 1904. — E r r e r a C a r l o . L ’ epoca delle grandi scoperte Geo grafiche. Milano, H o epli, 1902. — G a b o t t o F e r d i n a n d o . G li ultimi principi d ’Acaia e la politica subalpina dal 1383 al 1407. T o r in o , Bocca, (P in e r o lo , tip. Sociale), 1898. — H u g u e s L u i g i . L e esplorazioni po la ri nel secolo X IX . Milano, Hoepli, 1901. — L i n a i c e r A r t u r o . La vita e i tempi di Enrico Mayer. Con documenti inediti della storia della educazione e del risorgimento italiano (/802-1877). F ire n z e, Bar b è r a , 1898, 2 voli. — M a r m o r a ( L a ) A l f o n s o . I segreti di stato nel Governo costituzionale. F irenze, Barbèra, 1877. — M a s s a r a n i T u l l o . Carlo Tenca e il pensiero civile del suo tempo. Milano, H o e p li, 1888. — M o l m e n t i P. G . La Dogaressa di Venezia. T o rin o , R o u x , 1887. — P a s s e r i n i G i u s e p p e L a n d ò , M a zzi C u r z i o . Un decennio dì bi bliografia dantesca (1891-içoo). Milano, Hoepli, 1905. — R e v e l (D i ) G e n o v a . I l 183g e l ’Italia centrale. Miei ricordi. M i l a n o , Dumolard, 18 9 1. — R e v e l (D i ) G e n o v a . Da Ancona a Napoli. M iei ricordi. M ila n o , D u m o lard , 1892. — R e v e l ( D i ) G e n o v a . Umbria ed Aspro monte. Ricordi diplomatici. M ilano , D u m o la r d , 1894. — R e v e l (D i) G e n o v a . Sette mesi al Ministero. Ricordi ministeriali. Con una <4 p pendice contenente i cenni biografici del conte Ottavio Thaon D i Revel. M i l a n o , Du m olard , 1905. — S c h m i d t R o d o l p h e . Les armes à feu portatives , leur origine et leur développement historique et technique ju s q u ’ à ?ios jours. G e n è v e , G eo rg , 1877. — S e r v i o n J e h a n . Gestes et Croniques de la Mayson de Savoye, publiées d’après le manuscrit li n i que de la Bibliothèque Nationale de Turin et enrichies d'un Glos saire par F r é d é r i c - E m m a n u e l B o l l a t i . T u r i n , C a s a n o v a , 1879, 2 v o l . — S o l E u g è n e . Les rapports de la France avec l ’ Italie du X II siècle à la fin du I Empire , d ’après la série K des Archives nationales. P a r is . C h a m p io n , 1905. — V i g n a u d H e n r y . Études critiques sur la vie de Colomb avant ses découvertes. Paris, W e lt e r , 1905. — V i l l a r i P a s q u a l e . Discissioni critiche e discorsi. B o lo gn a, Za nic helli, 1905. G i o v a n n i D a P o zz o amministratore responsabile. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 PUBBLICAZIONI RICEVUTE A n t o n i o P i l o t . Un altro poeta veneto del 1500 (Girolamo Verità ). Vestri, 1906. Prato , Casa di riposo p e r musicisti in Milano. Fondazione Giuseppe Verdi. Milano, Ricordi, 1906. Storia del reame d i Napoli dal /7^7 al 1825 dì P i e t r o C o l l e t t a con intro duzione e commento di C a m i l l o M a n f r o n i . Milano, V allard i, 1905. G u id o M a n a c o r d a . I manoscritti della Biblioteca Municipale Leardi in Ca sale Monferrato. Casale, Torelli, 1905. A l f r e d o S e g r è . M aestri di musica, cantori ecc. in Pisa nei sec. X V I , X V I I e X V II I. C ittà d ella Pieve, Melosio, 1906. Antologia della prosa scientifica italiana da Galileo ai giorni 710stri compi lata ad uso delle scuole da R o s o l i n o G u a s t a l l a . Firenze, B arbera, 1905. Catalogo delle opere componenti la Raccolta Colombiana della Civica Biolioteca B erio i?i Genova. Genova, Pagano, 1906. L u c i e n A u v r a y . L a collection Custodi a la bibliothèque nationale. Bordeaux, Feret, 1905. E d g a r d o M a d d a l e n a . Lessing e Goldoni. Torino, L o esch er, 1906. A c h i l l e P e l i z z a r i . Poeti giovani, Firenze, 1906. — La vita e le opere di Guittone d ’Arezzo. Pisa, Nistri, 1906. F rancesco A sandro po sto li. D ’A ncona Le lettere sirmiensi riprodotte ed illustrate da A l e s colla vita dell'autore scritta pai prof. G u i d o B i g o n i . R om a-M ilano, A lb rig h i, Segati e C ., 1906. F o r t u n a t o R i z z i . 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A/y.rfV- Meri & *# * i-r ii- ff& Ÿhit,::, -tWnrf/ Χ Α 4 K&JIIÌJJ * * * · * & Γ Α β - ^ teif&to/fr/M d*l y ì'MU/, -,yœœ~ i , fa ÿfê/m êÎm tjén à ’ tm per V, itat» ^ L i s a * K . — Per f&lerb kmM n> M S I0 N 0 R 1 COLLABORATORI '/ " /v.v; v/ri',< Ί'; ai propri co.!abonc2ti 2 ; copie >— a r a tri -/V/ v r .'■'·. originali Coloro che ne desiderassero 3 1 mag^ - · */4*0 di copie, potranno rivolgersi alla Tiprssnma della Vte Corsica N. 2 (Genova) che ha fissato 1 prezzi (/a 1 '4 '4 p a g i n e Da fc/jffe $ 0 ......................L . // # 0 0 ..........................* // <00 #UCCè#iWV0 6 16 p a g in e Copie 5 0 ...........................L · 10 10 » 1 a » 6 ........ ..................................... > *5 » 100 successive . » 8 ίτ; ί|υ<:>Λί prezzi μ comprendono le spese della copertina co1/yffti.ft * <fe]la legatura, nonché di porto a domicilio degli Autori. Prezzo del presente fascicolo L. 3 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 0 -IO R N A L E STORICO E LETTERARIO DELLA τ T T T "Γ ) J Λ d ir e tto L , 1 VJT LJ Γ υ 1 / \ e da ACHILLE UBALD O da pubblicato sotto g li auspici della S o c ie t à L ig u r e AN N O V II F ascicolo 10 -11-12 NERI * * * M AZZINI * * * di S t o r ia P a t r ia 1906 O ttobre-N ovem bre-D icem bre SOMMARIO. G. S f o r z a : C o n trib u to alla vita di G iovanni Fantoni, pag. 361. — A . P e l li z z a ri : Un a sce ta d e l rinascim ento, pag . 385. — M . V a l g im i g li : Su la c o m p o sizione del c a rm e L X I V di C atullo, *pag. 401. — G . R o s s i: P ietro P agan etti e la Storia e c c le sia s tica della L igu ria, pag. 428. — F . L . M a n n u c e i : U n nuovo trovatore d ella C o r te A n gioin a , pag. 440. — V A R I E T À : A . B o z z o : U n m oto V andeano d u ra n te il go vern o della R epubblica L igu re a Sestri P o n e n te , pag. 448. — G . B ig o n i : S u d ’ un contributo di E . Sim onsfeld alla storia g e n o vese d el d o dicesimo sec o lo , p a g . 456. — A N N U N Z I A N A L I T I C I : V i si parla d i: Im b ert, V illa , R iz z i, P a r is i, C a p p e lli, G u astalla, F erraris, P rom is, M an acord a, M olfino, Biadego, R o b e rti, M u s a tti, Calvo, A u v ra y , M ed ici, S e g r è , P ilo t, C ip o lla , L e v i, M addalena, C a p a s so , D ’A ste, Rossi, pag. 461. — S P I G O L A T U R E 'E N O T IZ IE , pag. 477. — In d ice d el voi. V II, pag. 478. L A S P E Z IA d ir e z io n e S ocietà d’ Incoraggiam ento editrice Genova - C o rso M en ta n a 43-12 T ip . d ella G io v e n t ù A M M I N IS T R A Z I O N E L a S p e z ia - A m m in istrazion e d el G iornale Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 36 i — CONTRIBUTO A LLA V I T A DI GIOVANNI FANTONI (L A B I N D O ) IV. LA R IS P O S T A A L Q U ESITO : « Q U A L E D E I G O V E R N I L I B E R I M E G L IO C O N V E N G A A L L A F E L IC IT À D E L L ’ I T A L I A ». L ’Amministrazione generale della Lombardia, il 6 ven demmiale dell’anno V [27 settembre 1796], offriva in premio « una medaglia d’oro, del valore di dugento zecchini », a chi facesse « il miglior discorso » sul quesito : Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità dell’Italia. N el l’appello, rivolto « a tutti li buoni cittadini ed amanti della libertà » , diceva : « La Francia ha scosso il giogo e si è resa il terrore de’ tiranni e la speranza de’ popoli ; ma la face della filosofia ha preceduto il balenare dell’ invincibile sua spada. Essa, coll’armi della ragione, ha persuaso il po polo che egli doveva esser libero , ed il popolo vi si è reso. Essa ha predetto che un popolo libero avrebbe su perate le forze di tutti i despoti della terra , ed il popolo ha veduto i satelliti degli oppressori del mondo fuggirsene vinti dinanzi alle insegne repubblicane.... Il nostro primo dovere , nelle fortunate circostanze in cui ci troviamo , è quello di aprire agli ingegni italiani una vasta carriera, in cui trattando i grandi interessi della intiera nazione, ren dano famigliari al popolo gli eterni principi della libertà ed eguaglianza; gli facciano conoscere l’estensione de’ suoi diritti, la facoltà di rivendicarli; e gli possano ad un tempo indicare gli scogli in cui può inciampare chi passa dal ser vaggio alla libertà.... Oh voi tranquilli coltivatori delle let tere, l’amore della patria e della gloria vi scuota!.... alzate la voce, ed alla patria comune offrite i vostri lumi ed i vostri talenti ». Il « discorso » , da presentarsi « nello Giorn. St. e Lctt. della Liguria. 25 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 . — &2 — spazio di due mesi » , doveva essere scritto « in italiano, o in francese , o in latino ». Erano ammessi al concorso g l’ italiani e gli « esteri » (i). Il giorno prima che l’appello venisse pubblicato, Bona parte scrisse a’ Bolognesi: « Le temps est arrivé où l’Italie va se montrer avec honneur parmi les nations puissantes. La Lombardie, Bologne, Modène, Reggio, Ferrare, peut-être la Rom agne, si elle s'en montre digne, étonneront un jour l’Europe et nous retraceront les plus beaux jours de 1’ Italie. Courez aux armes! Faites trembler les ennemis de vos droits et de votre liberté ». Sotto il fascino di queste parole animatrici, cinquantaquattro scrittori, non cinquantadue come fa detto e si ripete (2), risposero al quesito. Il premio toccò a Melchiorre Gioia; ebbero la menzione ono revole Giuseppe Fantuzzi e Carlo Botta (3). Tra’ concor renti — fatto ignorato fino a qui — fu anche Labindo. Accennando alla dissertazione del Gioia notò il Maz zini : « L ’unità, comechè presentita di secolo in secolo da taluni fra i nostri grandi, era sul campo della politica pra tica ciò che gli uomini battezzano, sorridendo , un’ utopia. Nessuno la sospettava possibile.... Nè credo che , da Mel chiorre Gioia infuori in un libriccino dimenticato, un solo degli scrittori politici sorti in Italia nel periodo dell’ inva sione francese contemplasse l’unità politica della patria co mune. Miravano a una lega di Stati. E , d’ altra parte, la questione di libertà preoccupava più assai le menti che non quella della nazione » (4). Il Gioia non fu il solo de’ concorrenti a propugnare l’unità dell’ Italia, nè il solo de g l’ italiani d’allora che se ne facesse banditore (5). Sotto il nome di Publicola Tiberino , la caldeggiò anche Giuseppe Lattanzi; nemico del federalismo , perchè , a suo giudizio , menava all’ anarchia nazionale ; vagheggiatore di un go verno democratico repubblicano, « unico per tutta l’Italia », il solo, per lui, che fosse capace di rendere felici i popoli (6). Lo stesso Botta, benché non levi gli occhi dagli angusti confini della « nazion lombarda », in fondo, non è troppo tenero del governo federativo (7), che, « ottimo in sè stesso per conservare la libertà e preservarla dagli assalti degli Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 363 — uomini ambiziosi e che affettano la tirannide al di dentro, non riesce egualmente buono per difenderla e preservarla dagli inimici esterni e potenti » (8). Enrico Michele L ’A u rora, romano, il quale peraltro non fu de’ concorrenti, fin dai 1793 chiedeva aiuto alla Convenzione nazionale di Francia, « per levare legioni, composte di soli italiani, che all’Aquila Romana conquistassero tutta l’Italia » (9); scop piato il sollevamento di R eg g io , propose si convocasse una convenzione nazionale a Reggio, o Milano, o Bologna, « formata da tutti gli Stati d’Italia », e si lusingava fosse la scintilla della « rivoluzione generale » (10); con un libro bizzarro, lo stesso anno, consigliò di mandare il Papa in Sardegna e far della penisola una sola Repubblica, gover nata da un Senato elettivo, residente in Roma (11). Un altro italiano , che volle nascondere il proprio nome , ma fu Matteo Ga l d i , esule napoletano (12), fattosi propugna tore della necessità di stabilire una repubblica in Italia scriveva : « En faisant des divers états au pouvoir des Français, autant de républiques, ou indépendantes ou fé dérées, il y aura entre elles différences d’institutions, de constitution, de rapports politiques; et quand bien même elles seroient assez sages pour n’en pas venir aux mains entre elles, quand elles respecteroient réciproquement leur commune liberté, elles n’en seroient pas moins divisées et impuissantes dans le cas d’une aggression étrangère. L ’olygarchie des gouvernemens voisins, l’inquiétude des rois, ne perdroient pas les occasions d’y jetter la pomme de di scorde et de les armer les unes contre les autres, de se faire ensuite médiateurs de leurs querelles, de se lier avec les plus foibles pour écraser les plus fortes, et finir par les dompter et les envahir toutes , après les avoir dépouillées d’hommes et de moyens. Ce ne sont pas l à , citoyens, les théories vagues de quelques pédans qui, du fonds de leurs cabinets, pensent faire aller le monde ; ce sont les leçons parlantes et instructives de l’expérience et de l ’histoire. Rappelez-vous les causes de la décadence des républi ques italo-grecques ; rappelez vous la destruction de celles du Péloponèse par le Macédoniens ; rappelez-vous vos Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3 64 — propres malheurs plus récens et les évènemens qui suivi rent depuis le douzième siècle la renaissance des arts et de la liberté ». Finiva: « Et vous, illustres Quinquevirs de la France ! vous qui paroissez dépositaires du pouvoir de la création, imitez son active énergie, prononcez, à la face de l ’Europe , ces paroles sacrées : Que la république italique existe, ainsi qu’au commencement des siècles le père des mondes dit : Que la lumiere se fa s se , et la lu miere se fit » (13). Anche Vittorio Barzoni invocava «una costituzione, che unisca in una massa sola tutte le parti separate e disperse » d’ Italia. « Riparate ai suoi mali voi che lo potete », scriveva a Bonaparte: « fondetela in una sola repubblica » (14). E la preghiera inascoltata fu forse cagione dell’odio tremendo e implacabile che gli si accese nel petto contro 1’ uomo che poteva e non volle. Bandito il concorso, il primo a farsi avanti fu un gia cobino de’ più focosi e scapigliati, il prof. Gio. Antonio R anza di Vercelli (15); il famoso «cittadino francese per benefìcio d’ ospitalità e archivista rivoluzionario del distretto di Nizza » (così gli piaceva chiamarsi) che ideò e stampò un Progetto di correzione alla guillottina, '« stromento ven dicatore del popolo», del quale si doveva l ’ invenzione «alla sensibilità francese» (16). Questo pazzo, che non mancava nè d’ ingegno, nè di studi, rispose al quesito stam pando alcuni suoi pensieri, « stesi con brevità spartana in Genova nello scorso gennaio, per l’ozio d’una malattia, con tratta appunto per lo strapazzo di replicati viaggi per la li bertà italiana (17) ». Essendo l’ Italia, « divisa in tanti Stati, diversi di costumi, di massime, di dialetto, d’ interesse, che nutrono vicendevolmente gli uni agli altri avversione », rico nosce che « il volere unire questi Stati in un solo governo ad un tratto, con una sola costituzione, è lo stesso che cercare il moto perpetuo, la pietra filosofale». Ritiene, per conse guenza, che non si possa « distruggere in un giorno e modi ficare l’opera di molti secoli, avvalorata dall’ abitudine di tante generazioni, senz’ anarchia » ; e consiglia di andare « per gradi»; solo modo di ottenere «il gran fine con poco disturbo » e « col minimo possibile di disordine ». Vuole Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 365 — che i popoli italiani rivendichino la « loro sovranità » sul Trentino, sui B aliaggi S v izzeri, sui G rig io n i, sul F r iu li, suiristria, su Trieste, sulla Corsica,· « italiana per lin g u a , costumi, posizione geografica »; propone di spartire la pe nisola in undici repubbliche, da intitolarsi Ligure, Piem on tese, Lom barda, dell’Adria, dell’A rno, del Tevere, del V e suvio, Sicula, Sarda, Corsa, Maltese; e « senza paura dello spauracchio , chiamato dagli imbecilli federalismo », pro pone per esse « l ’unità del governo federativo degli Stati Uniti d ’A m erica e dei Cantoni Svizzeri » , con una costi tuzione, da discutersi e approvarsi al principio del 1798 in Pisa, d ove le undici repubbliche manderebbero dieci depu tati per ciascuna ; sciolto il con gresso, la federazione sa rebbe go vern ata da un consiglio permanente di due depu tati d ’ognuna delle repubbliche. A l pari del R anza gli altri concorrenti parteggiarono tutti per la confederazione (18), a cominciare da Giuseppe Fantuzzi « figlio della Piave » (19), che nell’ assedio di Genova cad d e nobile V itttim a del furor V an dalico, N o n sè piangendo, m a il tradito e m obile D estino italico, come cantò Labindo , suo amico e compagno d’ armi (20). A ll’ invito da lui fatto agli « itali bardi » di sciogliere « la canzon di d oglia » sul sepolcro di quel prode, nei consigli stabile, N e ’ va ri casi d ella sorte indocile Im perturbabile, rispondeva U g o Foscolo, uno de’ difensori di G enova anch’esso. Il Fantuzzi vuole spartita l ’ Italia in dieci repub bliche, da chiamarsi : Alpina, L igure , Etrusca, Lom barda, A d ria tica , B e llic a , A u so n ic a , V esuviana 7 Sillacariddica e Iserica, retta ciascuna di loro da un Senato suo proprio , con autorità affatto regionale. L^n Consiglio, da intitolarsi de’ Saggi, rego la le relazioni delle dieci repubbliche col di fuori; il potere legislativo è esclusivamente riservato al Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3^6 — l’universalità dei cittadini (21). Il Botta propone che la Lombardia sia governata da un Senato; ma siccome, «po trebbe anche fare il male » , due tribuni del popolo ab biano la facoltà d’ impedire che faccia il male. Il territorio sia diviso in trenta Municipi, « ai quali verranno dati dei nomi appropriati » ; e in ogni Municipio annualmente si tengano i comizi « la prima domenica di maggio , nella chiesa più spaziosa » , per nominare un senatore e pro porre un tribuno. Votino « tutti i maggiori di venti anni». Fra i proposti a tribuno se n’ estraggano due a sorte, da essere « attivamente investiti di tale autorità » , che con sisteva nell’opporsi alle leg*gi dannose al popolo e nel con sigliarne di nuove a vantaggio suo. Quando il Senato le respingesse, l’assemblea di tutto il popolo, convocato nella città capitale , decideva la controversia. Era pure ufficio de’ tribuni il capitanare il popolo nelle sollevazioni. Se fosse ingiusta, dovevano quietarlo ; se non dava ascolto , dichiararlo ribelle. Se giusta, mettersi alla testa de solle vati, e così legittimare il tumulto. Il Senato aveva inoltre la facoltà di nominare due consoli, a’ quali apparteneva « il comando supremo della milizia » ; ogni cittadino era soldato, ogni soldato cittadino. Voleva che il governo te nesse in proprietà la sesta parte del territorio, e con que sti latifondi inalienabili provvedesse a tutte le pubbliche necessità. A quelli poi « che più ne hanno bisogno, 0 per la loro assoluta povertà, o per la numerosa famiglia, o per l ’ infermità del corpo » la Repubblica assegni terre in dono per una rendita di trecento lire, da prendersi in parte da beni demaniali, e in parte « a certe comunità religiose che potessero venir soppresse » ; e se non bastavano , da sot trarsi « ai più ricchi della Lombardia ». I l^rancesi « la sceranno in propria balìa la nazione lombarda in capo ad un anno »; Bonaparte avrà in dono dalla Repubblica una « bellissima ed amenissima possessione » e ritrattosi « alla villa », sarà chiamato « a parte nelle faccende importanti del comune »; alla sua morte « i trombetti pubblici divul gheranno questo bando : II popolo lombardo seppellisce colla spesa di dugento mine questo Bonaparte da Corsica; e vuole Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 367 — inoltre che perpetuamente venga onorato con gare musicali equestri e ginniche ». Par di sognare ! Labindo offrì la sua memoria agli Amministratori ge nerali della Lombardia con questa lettera: C itta d in i , C o n sid era te le po ch e riflessioni che vi presento. N on v i so rp ren dano le n u o v e ve rità che contengono. U n ’opera sulla felicità d elle N a zioni (22) vi farà con o scere quanto prima che senza di queste non esiste nè L ib ertà , n è E g u a g lia n z a ; procurate che la L om bardia le con o sca in fatti, non in p arole; e pensate che 1’ Italia ci spera e 1’ E u ro p a vi osserva. S a lu te e fratellanza. Un Italiano. L ’ epigrafe, che sta in fronte alla memoria, è tratta da Orazio, s’ intende : Quid, Leges sine moribus Vanae proficiunt. Si fa una domanda : « Per quali ragioni 1’ Italia ora non può essere libera nella sua totalità? » Risponde: P erch è la F ra n cia non perm etterà m ai accanto a lei una rep u b blica talm ente p o ten te che possa divenire sua rivale. P erch è non pu ò sollecitam en te d istru ggersi 1’ influenza su lle opinioni in Italia d el p o tere del P ap a, q u an d ’anche riuscisse di togliergli lo S tato e ridurlo all’esem plare p o v e r tà dei primi pontefici. P erchè la differenza d ei d ia letti, dei costu m i e d e g l’ interessi dei popoli del m ezzo giorn o con quelli d el setten trio n e d ’Italia s ’oppone a una pronta riunione di essi. Perchè i trattati di pace conclusi con le Corti di T o r in o , N ap oli e Parm a, la n eu tralità riconosciuta di V en ezia, G en ova e T o sc a n a , 1’ al leanza con la S p a g n a lo im pediscono per ora , nè i popoli di d ette regioni d ’ Italia son o in istato, senza il soccorso d ella F ra n cia , di p o tere d ich iarare la loro indipendenza. P erchè finalm ente il p ro g etto di rendere l ’ Italia u n a sola repubblica non può essere realizzato ch e da un po p olo con q u istatore , che scorrendola con u n ’ arm ata da cim a a fondo e scaccian d o n e tutti i tiranni, volesse rendersi im m ortale con darle ottim e le g g i e proteggern e l ’esecuzione sul principio con la forza d ell’ arm i. Si fa poi un’ altra domanda: « Potrà giammai l ’ Italia col consenso della Francia divenire una sola repubblica; » Risponde : N on cre d o c h e possa mai essere interesse della F ran cia ch e l ’ Italia divenga u n a so la repubblica, e dubito che , alm eno per un sec o lo , Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 363 - possa convenire ai popoli del m ezzogiorno d ’ Italia di riunirsi a quelli del settentrione. Sem bra che i primi siano per ora destinati al com m ercio, i secondi all’ agricoltura ; cioè gli uni ad avere un governo m isto, g li altri dem ocratico. Variando le circostanze politiche dell’Eu ropa ed i rapporti attuali della Francia con le altre nazioni, non du b ito che q u esta si darà ogni premura per formare in Italia due re pu b b lich e, cioè una dem ocratica, che dall’A lp i si estenda fino ai mari A d ria tic o , T irren o e L igustico, al T evere ed al Metauro, e l ’altra aristodem ocratica, che com prenda quanto v ’è d ’Italia al di là del T evere e d el M etauro. Queste due rep u b b lich e, necessariamente gelose, per la loro differente costituzione, l ’una dell’altra, assicurerebbero la Fran cia dal tim ore di una potente rivalità italiana, e la prima coi prodotti d e ’ suoi terreni, la seconda con quella del suo commercio contribui reb b ero sem p re più alla prosperità ed alla grandezza della loro libe ratrice. Si fa poi una terza domanda: « E interesse della Francia fondare ora in Italia una nuova repubblica ? » Questa è la risposta : C re d o inutile provare che sia interesse della Repubbblica Francese 10 scacciare d ’Italia la Casa d ’Austria ed impedire che questa non vi p ossa m ai più avere influenza. Per ottenerlo , non ha altro mezzo si cu ro ch e te n ere in Italia , con suo grave dispendio e p e ric o lo , forze im p on en ti, o fondarvi una repubblica, per necessità nem ica degli A u striaci ed a cui com peta pagarle il mantenimento di q uelle truppe c h ’essa d e v e tenere in Italia. Questo secondo partito è il più giusto. N on vi è cosa che tanto pregiudichi ad una nazione libera quanto l ’o p in io n e di m ala fede; nè vi è odio più capace di grandi cose quanto q u e llo di un popolo che si vede rapire la libertà. Potrebbe questo al lo ra c o lle g a rs i con gli altri despoti dell’ Ita lia , e profittando della sem p re p ron ta ambizione della Corte di Roma, prom uovere sordamente u n a fed e ra zio n e italiana, tanto più forte e terribile , quanto più pro m ossa d a ll’odio e protetta dal fanatismo. Conviene che i Francesi si p ersu a d a n o che i preti ed i re saranno sempre i loro nemici , e che un iti co n g iu n g eran n o sem pre utilmente contro di essi, finché non sorga in Ita lia u n a repubblica che con una virtuosa costituzione faccia co n o sc e re a lle Nazioni ch ’esiste la felicità sociale senza teocrazia, e che 11 v e ro m e z zo di distruggere il dispotismo del trono e d e ll’altare riu niti è q u e llo di m ettergli a fronte il governo della virtù. Q uesto go v e rn o n on p u ò esistere facilm ente che in un paese agricolo , e tal è q u el tratto di paese di cui può formarsi ora in Italia la nuova repub b lica. C re a n d o la , non solo la Francia fa un atto di giustizia e si pro c a c c ia u n a gloria, ma giova a sè stessa e può più facilm ente dar la legge nel m ezzo g io rn o d ’ Ita lia , trovare dei compensi per i suoi alleati ed am ici e le necessarie risorse per le sue armate. T u tto in fine prescrive Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 369 — alla F ra n cia di form are una repubblica L om barda dem ocratica; e tu tto in seguito la m in accia di disonore e di danno se ced e i p o p o li di essa a n uovi p ad ro n i, o gli vende per p rezzo di pace a g li antichi tiranni. A lla nuova Repubblica dava « per confine a setten trione i Grigioni e ló Stato Veneto ; a levante il Serchio ed il mare Adriatico ; a mezzogiorno il Metauro , gli A p pennini toscani ed il Serchio ; a ponente il mar Tirreno e Ligustico, gli Appennini del Genovesato e il Piemonte ». Per Labindo, « la libertà è il potere che ha l’uomo di far ciò che non nuoce ai diritti altrui: ha per principio la Na tura, per regola la Giustizia, per salvaguardia la L egge. Il suo confine morale è in questa massima : Non fare altrui quello che non vuoi che sia fatto a te ; quando questo evidentemente non serva a salvare la Patria ». La libertà soltanto può essere « ove sono costumi e questi sono pro tetti dalle leggi. La libertà esiste nel cuore dei cittad in i, nè v'è legge coercitiva che renda libero chi è schiavo delle proprie passioni. Perchè uno Stato sia libero, con viene in conseguenza che adotti leggi istitutive che for mino con le abitudini gli uomini virtuosi, e crei un go verno in cui non possa germogliare stabilmente nel cuore degli amministratori nè ambizione, nè avarizia. Ciò non può seguire che nel solo Governo democratico. Dunque il Governo democratico è il solo Governo libero ; e s’ è il solo Governo libero , a tenore del quesito , è quello che conviene all’ Italia ». Ritiene che Γ adottare « un’ assoluta democrazia, cioè quel Governo in cui tutto il popolo è nel tempo stesso legislatore ed amministratore delle proprie leggi », sarebbe come pretendere « di trattenere la cor rente di un fiume e di rivolgerlo altrove senza avergli prima scavato altro letto ». A suo giudizio , Γ unico Go verno che « non violentando Γ eguaglianza e la libertà » poteva allora scegliersi dall’ Italia per prepararla « all’ as soluta democrazia » era quello « in cui i magistrati scelti annualmente dal popolo sono in minor parte esecutori delle leggi ed in m aggior parte amministratori invigilativi del l’esecuzione di esse, e soggetti a render conto, ogni anno, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 370 — al fine della loro amministrazione , al popolo , censore na turale della loro condotta, ed in cui il potere legislativo risiede sempre nel popolo sovrano > ed è da lui soltanto conferito alla legge adottata ». Traccia quindi un disegno dell 'atto costituzionale da darsi alla nuova Repubblica Lom barda (23); la quale riteneva dovesse esistere « più che nel suo territorio, nel cuore e nelle braccia de’ suoi cittadini ». Femmine e maschi, « compiti i venti anni » , son tutti elettori ; però soltanto chi sa leggere e scrivere è eligibile « alle funzioni pubbliche » (24). In ogni Distretto, formato di due Municipalità e « composto di diecimila cittadini at tivi », annualmente si tiene adunanza « il primo pratile » per eleggere il proprio deputato all’Assemblea nazionale, « o per deliberare sulla proposizione , accettazione , o rigettazione di nuove leggi ». Essendo il popolo « il so vrano, ed in conseguenza non potendo essere eh’ egli solo il legislatore », l’Assemblea nazionale, che si rinnova ogni anno, « non propone nè fa l eggi , ma rende decreti per provvedere alla salvezza della Repubblica e fare osservare le leggi sanzionate dal popolo »; si riunisce « il primo di fruttifero, e si stabilisce per un anno in ciascuna delle città che è capo del Dipartimento » ; compito « il giro di tutti i Dipartim enti, riprincipia le sue sedute dove ha comin ciato ». Il Potere esecutivo è formato « del sesto dei mem bri dell’ Assemblea ed invigilato dagli altri cinque » ; si spartisce in otto Comitati : delle Finanze, de’ Domini na zionali, d ’ Educazione , Militare, dell’ Acque , de’ Lavori e soccorsi pubblici, di Commercio, e di Salute pubblica. A l Comitato de’ Lavori e soccorsi pubblici « spetta sommi nistrare lavoro a tutti quei cittadini che ne mancassero »; ha la « direzione delle opere pubbliche »; provvede « alla sus sistenza de’ cittadini inabili a procacciarsela, o per fanciul lezza, o per vecchiaia , o per malattie ». A l Comitato di Salute pubblica, « 0 Direttorio esecutivo » , appartiene « tutto ciò che riguarda l’ esecuzione suprema delle leggi, la condotta dei m agistrati, i complotti contro la Repub blica e l ’ apertura dei trattati coll’ altre nazioni ». Mentre « il numero dei membri di ciascun Comitato è fissato a Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 371 — proporzione del numero dei membri che formano il sesto dell’Assem blea nazionale , il solo Comitato di Salute pub blica, o Direttorio, è stabilmente di dodici membri ; cinque annuali e sette trimestrali. Ogni Comitato elegge uno di questi sette e lo invia a risiedere per tre mesi nel D iret torio. Questo, ogni mese, elegge un Presidente, che ha la firma, e la custodia del sigillo ». Le M unicipalità, i Distretti e i Dipartimenti hanno un’ amministrazione propria, che si rinnova ogni anno. I cinque amministratori delle Municipalità « sono eletti dal l’assemblea dei cinquemila cittadini attivi di ciascuna M u nicipalità »; i quattro amministratori del Distretto « sono nominati dalla respettiva assemblea del distretto »; i dieci amministratori del Dipartimento, dai voti delle dieci as semblee distrettuali che lo formano. La giustizia civile e criminale la vuole così regolata: Non p uò esser fatta alcuna violazione al diritto che hanno i citta dini di far p ron u nziare su le loro dispute da arbitri di loro scelta . L a decisione di q u esti arbitri è definitiva, sei cittad in i non si son o riser vati il diritto di reclam are. V i son o G iu d ici di pace eletti dai cittadini dei circondarli d eter minati d alla le g g e , conciliano e giudicano senza spesa; i) loro num ero e la loro co m p eten za sono regolate d alP A ssem blea gen erale. V i son o A r b itri pubblici eletti dalle assem blee di distretto; il loro numero ed i lo ro circondari sono fissati d a ll’A ssem b lea nazion ale; ri conoscono le contestazion i che non sono state determ inate d efin itiva mente d a gli arbitri privati, o dai giudici di pace ; d eliberan o in pu b blico, opinano ad alta voce , stabiliscono in ultim o appello le d ifese verbali, o su la sem p lice m emoria senza processo e senza sp esa; m o tivano le lo ro d ecisioai. I G iu d ici di p a c e e gli A rbitri pubblici sono eletti ogni anno. In m ateria crim inale alcun cittadino non può esser g iu d icato ch e su d ’un ’accu sa ricevu ta dai g iu r a ti, o dichiarata d a ll’ A ss em b le a na zionale. G li accu sa ti hanno consiglieri scelti da essi, o nom inati d ’uf fizio. L ’ istru zion e è pubblica , il fatto e Γ intenzione sono d ich iarati da un giu rato di G iudizio; la pena è applicata minale. T u tte le p e n e sono com pensative del da un T rib u n ale c ri danno recato alla so cietà dal co lp ev o le; e a proporzione del m aggiore o m inor d anno, recan o seco l’o b b rob rio . L a pena di morte esiste soltanto per i p arricid i ed i traditori d ella patria. L a patria è in lutto ed i cittadini si ch iu d o n o nelle prop rie c a se quando si sentenzia a m orte un co lp evo le. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 372 — Vuole che anche i componenti il Tribunale di cassa zione, unico per tutta la Repubblica, che « non tratta gli affari da principio, ma pronunzia la violazione delle forme e su le contravvenzioni fatte espressamente alla legge » , siano nominati ogni anno dalle assemblee dei Distretti. Curioso è l’ articolo che tratta delle contribuzioni pub bliche : N on poten do alcun cittadino avere più di mille zecchini d ’entrata, e d o v en d o depositare ogni quattro anni il superfluo d ella sua industria n e ll’erario nazionale, la Repubblica, godendo dei frutti di questo su perfluo, avrà com e provvedere alle spese a lei necessarie; ma quando l ’A ssem b le a nazionale fosse necessitata ad imporre qualche contribu zion e, verun cittadino è dispensato dall’onorevole obbligo di contribuire ai pesi pubblici. La Tesoreria nazionale « è amministrata da Agenti re sponsabili, nominati dal Potere esecutivo »; e vengono in vigilati « da commissari eletti dall’ Assemblea nazionale, presi fuori del di lei seno, e responsabili degli abusi che non denunziano ». Gli ultimi quattro articoli della Costituzione immaginata da Labindo trattano della censura, della milizia, de’ rap porti della Repubblica con le nazioni straniere, e della garanzia dei diritti. Trascrivo il primo , per più conti no tevole. Il p o p o lo è censore naturale di se medesimo e dei suoi magistrati; ha p e rciò diritto di poter formare in ogni Municipalità due Società po p olari, una nel luogo dove risiede l ’Amministrazione municipale, l ’altra nel più centrale per gli abitanti della cam pagna soggetta alla stessa M unicipalità; diritto inalienabile, quando non si usurpi in dette S o cietà alcuna di quelle facoltà che appartengono al G overno. Le So- 1 cietà popolari sono le sentinelle della lib e rtà , la salvaguardia dei co stu m i, il tem pio civile dell’ istruzione e della concordia, e ad esse ap partien e Γ invigilare sul superfluo della fortuna dei cittadini. Ciascuno in essa ha diritto di accusare un altro cittadino; ma deve fare la sua d e p o sizio n e in iscritto e deve esser questa affissa nella Società popo lare. D o p o tre giorni è recata al più vicino Tribunale criminale. Se l ’accu sa è da questo riconosciuta falsa, l ’accusatore è privato dal T ri b u nale p e r quattro anni del diritto di cittadino e marcato sulla mano d estra co lla lettera C. Se poi l ’accusato è riconosciuto reo, 1’ accusa to re è ringraziato dalla Società popolare, e il Tribunale criminale pro n u n zia a n om e d ell’Assem blea nazionale ch’ egli ha ben m eritato della patria. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 373 — Partigiano della nazione armata, scrive: L a forza ge n e ra le della Repubblica è com posta del p o p o lo intero, diviso in 5 requisizioni , cioè di quella dei giovani dai 20 ai 40 anni; dei virili dai 40 ai 60; degli adolescenti dai 16 ai 20; d elle don ne dai 20 ai 60; dei ve cc h i dai 60 ai 75. Ogni repubblicano è soldato. T u tti egualm ente nei giuochi e nelle feste nazionali sono esercitati nel m a neggio d elle arm i. L a Repubblica mantiene al suo soldo , anche in tempo di p ace , una forza armata alle frontiere. Non p u ò a v ere un generalissim o; n è alcun generale può ritenere il com ando d e ll’arm ata più di un anno; p u ò bensì essere conferm ato per il secondo d a ll’ A s sem blea n azion ale, quando evidentem ente lo richiegga la salu te d ella R epubblica. N on può sussistere fra le truppe differenze di gra d i e segni d istin tivi c h e relativam ente al servizio. La forza pu b b lica, im piegata per m antenere P ordine e la p a ce nelP interno, non a g isc e che per una richiesta in iscritto delle A u to rità costituite. Q u este sono responsabili degli ordini che danno al P otere esecutivo. L a forza p u b b lica contro i nemici esterni agisce sotto gli ordini d el Com itato di S a lu te pubblica e sotto la vigilanza d ell’ A ss em b le a n a zionale. A lc u n co rp o arm ato, benché deponga le armi, se non si d iscio glie e rende i suoi m em bri alle rispettive assem blee di D istretto, non può deliberare. Vuol così regolate le relazioni della Repubblica con le nazioni straniere: Il P op o lo L o m b a rd o è l ’amico di tutti i popoli liberi e co m p ia n g e gli schiavi. N on si m escola nel governo d elle altre nazioni, e non so f fre che le a ltre nazioni si mescolino nel suo. Non m anda a m b a scia tori; ricev e ai confini quelli delle . altre nazioni , i quali non p osson o avere altro se g u ito che di quattro persone. D à ogni ventenn io a quei popoli liberi ch e ne abbisognano il superfluo della sua virtu osa p o p o lazione, o lo m an d a a popolar quelle terre che non hanno coltivatori. Non riceve n e ’ suoi porti altre flotte che quelle d ella F ran cia; le altre nazioni non vi posson o entrare che con tre soli legni da g u e rra . P ro tegge quei le g n i m ercantili che recano nei suoi porti com m estib ili, o generi g r e g g i, e quelli stranieri che vengono fraternam ente p e r tre giorni alle c ittà di confine per la stessa cagion e. Non co n o sce altro dritto di g u e rr a ch e la propria difesa. A c c e tta per cittadini tutti q u elli uomini ch e utili e con le loro azioni e con i loro scritti hanno so f ferto e soffron o p e r la causa im peribile d ella libertà. Non dà a silo n è ai tiranni, n è a g li schiavi, e non fa mai pace con un n em ico ch e o c cupa il su o te rrito rio . Immagina anche un trattato di alleanza, che alla nuova Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 374 — Repubblica assicuri la sua esistenza e alla Francia i propri vantaggi. E questo: I. L a R epubblica Francese dichiara il Trentino e Brissanonese una R e p u b b lic a alleata delle due Repubbliche Francese e Lom barda. II. S i ob bliga fornire ventimila soldati alla Repubblica Lom barda, ch e d o v rà mantenerli a sue spese. Ottomila staranno nella Repubblica T r e n tin a , quattrom ila sulle coste e nei porti, e gli altri saranno ripar titi n elle città di confine. I I I . L a R epubblica L om barda, per dimostrare la propria ricono scen za alla sua liberatrice, si proibisce di creare una marina mercan tile e da gu erra. Sicura della fertilità del suo territorio e della so b rietà ed industria d e’ suoi cittadini, protette dalla sua pubblica edu ca zio n e, vu o le riconoscere la sua esistenza politica d all’ agricoltura e d a lle arti ch e non sono di lusso I V . L a R epubblica Francese , in cam bio di quanto la Repubblica L o m b a r d a le accorda, si obbliga di proteggere e scortare con le sue sq u a d re q u ei bastimenti che recheranno merci non lavorate ai porti d e lla R ep u b b lica Lom barda. V . L e m ercanzie francesi di transito non saranno soggette a ga b e lla su l territorio lom bardo. V I . L a R epubblica F ran cese si obbliga di non vendere sul terri to rio lom b ard o che com m estibili e generi greggi e di sm erciare al tr o v e i su oi generi lavorati. V I I . O g n i qual volta i nemici invaderanno il territorio dell’ una o d e ll’ altra d elle due R epubbliche, quella di loro che non sarà invasa, sarà o b b lig ata a somministrare all’altra un corpo arm ato di ventimila u o m in i. S e fossero richiamati dalla Repubblica Francese i ventimila u om in i ch e si è obbligata di tenere in Italia, non potrà pretendere dalla R e p u b b lic a Lom barda altra truppa, ma il solo m antenim ento dei ven tim ila uom in i. L a R epubblica Francese si obbliga sei mesi prima di rich iam arli di darne avviso al Governo. V i l i . Q u esto corpo non può essere com andato che da un gene rale d ella respettiva n a z io n e , che sarà subordinato al generale della n azio n e d el territorio invaso. I X . S e la Repubblica Francese, o Lom barda, farà la guerra fuori d el suo territorio , quella Repubblica che non è in guerra non sarà o b b lig a ta ch e a som m inistrare un corpo di diecim ila u o m in i, quando n e sia rich iesta. X . Q u an d o nel m edesim o tem po i territori d elle due Repubbliche fo ssero in vasi, tutte le truppe d ’ ambedue saranno in requisizione ed am bi i G o v e rn i concerteranno il piano di difesa com une. X I . N o n si farà trattato da alcuna delle due Repubbliche nel quale l ’altra n on sia com presa. X I I . L a R epubblica Francese si obbliga di tenere aperte due strade p e r com u n icare con la R epubblica Lombarda: quella del monte Cen isio e q u e lla delle A lp i m arittim e, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 375 — La Costituzione si aveva « da rivedere e migliorare di qui ad un secolo » ; essere « scolpita in bronzo o in marmo nella sifla dell’Assemblea nazionale e in tutte le pubbliche piazze della Repubblica ». Garantiva « ad ogni cittadino la libertà, l’eguaglianza, la proprietà, la sicurezza, il libero esercizio domestico dei culti, un’ educazione comune, gra tuita e ministra di sussistenza, i soccorsi pubblici, la libertà della stampa, il diritto di petizione, il diritto di riunirsi in società popolari, il godimento in fine di tutti i diritti dell’ uomo ». Il poeta più d’ una volta , anzi troppe volte , piglia la mano al legislatore; ma di quando in quando qualche lampo di pensiero c’è. G io v a n n i S f o r z a . (1) Raccolta degli ordini, avvisi, proclam i, ecc. pubblicati in M ilano nell’anno V Repnbblicano Francese, Milano, presso Luigi Veladini, 3796, tom. II, pp. 16-17. (2) Le memorie dovevano essere spedite a ll’Amministrazione generale della Lombardia con « un bullettino suggellato, sull’esteriore parte del quale sarà scritta l ’ ep igrafe, che verrà posta anche alla testa della m em oria, e nell’interno il nome e la patria dell’autore ». L ’Amministrazione, per giu dicarle, nominò « una commissione di persone letterate, presieduta da uno 0 più membri », assegnandole quindici giorni di tempo a decidere. Si ob bligò poi di far pubblicare « col mezzo della stampa » la memoria prem iata, e di usare « tale distinzione » anche a quelle che « la commissione giudi cherà degne ». Nel R. Archivio di Stato in Milano si conservano mano scritte ventidue di queste memorie; alcune sono segnate con un num ero; altre non hanno numerazione. Le numerate son queste: 2. Memoria dell ’avv. Gio. Nepumoceno Alessi di Montecalvo nell’ Oltrepò Sardo (presen tata il i.° annebbiatore dell’ anno V). — 5. Id. brevissim a, firmata C. (22 brumale). — 8. Id. col motto : Concordia sonant (28 brumale). — 10. Id . di Giambattista Pacchiarotti di Cadovilla, presso Voghera ( 1 4 glaciale). — 11. Id. d ell’ avv. Francesco Bergancino di Livorno Piemontese (4 g la ciale). _ 12. Piano di costituzione repubblicana per l’ Italia di T eo doro Accio di Borgo d ’Ale presso Vercelli, prof, di retorica (28 brum ale). — 13 Memoria, in francese, del Rouher, segretario in Bozzolo della Commissione amministrativa del Mantovano (6 glaciale). — 24. Id. in francese, di Carlo Theremin , capo ufficio al ministero degli affari esteri a Parigi (14 glaciale). — 25. I d ., in francese, di Giambattista M aurice di Parigi (12 glaciale). — 27. Id., in italiano, con l ’epigrafe: O quisquis volet impias (10 glaciale). — 28. Id., in francese, di Giuseppe Antonio Florens di Parigi (1.0 nevoso). — 29. Id. di Francesco F a b re , impiegato del genio a Pavia (28 glaciale). — 48. Id., in francese, del Boillet, medico nel d iparti mento del Cher (15 nevoso). — 51. Id. in italiano, con l ’ epigrafe: I l solo governo democratico è legilhwio (17 glaciale). 53. Polo costituzionale Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 376 — p c-r la Repubblica Lombarda, di Giuseppe Faroni di Cremona (2 piovoso). — 54. Id., in italiano, di due autori, l’avv. Pe...... . (strappo nel ballettino) e il cittadino Gio. Maria Bosisio abate (9 glaciale). — Le memorie senza numerazione sono le seguenti : a) Memoria del medico condotto di Angera (28 nevoso). — b) Id., di Pietro Antonio Bindi, parroco di Pietrella Guidi (9 germinale anno VI). — c) I d ., in francese, con l ’ epigrafe: La Liberté est le prem ier droit (senza data). — d) Id., di Eustachio D olfini, carmeli tano torinese, di anni 62 (4 glaciale). — e) Piano di Giuseppe Pozzi per il benessere della Repubblica Cisalpina (Milano, 20 fruttidoro anno V). Da una lettera del Ministro degli Interni Ragazzi, del 15 ventoso anno V I, ri sulta che trenta di queste memorie erano presso il dott. Antonio Crespi presidente della Municipalità di Milano. Varie lettere riguardanti il con corso, si trovano nella filza. Sono di Publicola Tiberino (Giuseppe Lattanzi), 4 glaciale; d ell’avv. Giuseppe Poggi di Piazzano (Piacenza), 22 vendemmiale; di Ferdinando Marescalchi di Bologna, 6 ottobre, 1796; di Gaetano Rossi, esule napolitano , 22 frimale. Alle memorie inedite sono poi da aggiungere quelle stampate del Gioia, del Botta, del Fantuzzi, del Ranza, di Labindo e le seguenti : Risposta al quesito dell’Amministrazione generale della Lom bardia : « Quale dei Governi liberi convenga meglio alla fe lic ità dell’ Italia? s> d 'Un Patriot ta Bolognese, Milano, Tanno V della Repubblica Fran cese (1796), in 8.° di pp. V i li . [È firmata C. G.]. — Quale sia i l Governo m igliore. Dissertazione ; s. n. t. in 8.° di pp. 12. [È di G. Tirelli, mode nese]. — Sbozzo su l quesito proposto dall’Amministrazione generale della Lombardia : Quale de’ governi liberi meglio convenga alla fe lic ità dell’ I talia ; nel Giornale de’ Patrioti d’Italia, n.° 3, 5 piovoso, anno I della li bertà italiana (24 gennaio 1797). È accompagnato dalla seguente dichiara zione: « Le vicende di una vita da lungo tempo consacrata alla libertà hanno impedito all’ autore di quest’ articolo di mandare nel termine pre fisso la memoria, di cui avea fatto il piano e fissato le idee principali: sono queste che crede dovere sviluppare nelle, circostanze attuali con quella ra pidità che esige un foglio periodico, premuroso più del titolo di buon cit tadino che d ’ eloquente scrittore ». È firmato B. e porta scritto, in fine, « sarà continuato »; promessa non mantenuta. (3) C a v a l l i F . La scienza politica in Italia, Venezia, A nton elli, 1881 ; tom. IV, pp. 275-280, 282-291 e 291-295. — M o m i g l i a n o F. Un pubblicista, economista e filosofo del periodo napoleonico (Melchiorre Gioia); nella R i vista di filosofia e scienze affini, ann. V, vol. I, n. 2, febbraio 1903, pp. 135153. C f r . anche F i o r i n i , V. I l tempio del Risorgimento Ita lian o , vol. II, part. I , pp. 700-702. — M a z z o n i G. L ’ Ottocento (edizione Vallardi), pp. 123-125. (4) M a z z i n i G. Scritti editi e inediti; I, 182. (5) Intorno alle prime aspirazioni degl’ italiani all’ unità nazionale molto e da molti fu scritto, e molto resta ancora da scrivere. Qui cito i lavori che hanno importanza maggiore : D ' A n c o n a A . I l concetto dell’unità politica nei poeti italiani; in Studi di critica e storia letteraria, Bologna, Zani chelli, 1880, pp. 1-103. — N e r i A . Un giornalista della rivoluzione geno vese [Gaspero Sauli]; nell’Illustrazione Italiana, anno X IV [1887], n.° 8 e 9, PP· I 53 e I73· — F r a n c h e t t i A . Della unità italiana nel 1799; nella Nuova Antologia, fascicolo del i .0 aprile 1890; pp. 401-437. — C r o c e D .R ela zion i dei patrioti napoletani col Direttorio e col Consolato e I’ idea dell’ unità italiana (1799-1801); Archivio storico per le Provincie Napoletane, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 377 — ann. X X V II [1902], fase. 1 e 2, pp. 94-168 e 235-281. — D ’A n c o n a A . Unità e federazione ; in Ricordi ed affetti, Milano, Treves, 1902, pp. 287-349. Cfr. pure: T i v à r o n i C. L ’ Italia durante i l dominio francese, Torino, Roux, 1889; II, 450-466. — F r a n c h e t t i A . Storia moderna d’ Italia (1789-1799), Milano, Vallardi, 1900 e segg., pp. 281-283. (6) D iscorso storico politico su l quesito progettato dall’Am m inistrazione Generale della Lombardia : « Quale dei Governi liberi meglio convenga alla fe lic ità d ell’Ita lia », di P u b l i c o l a T i b e r i n o , Milano, presso Gaetano Motta, s. a. ; in 8.0 di pp. 50. (7) Il Botta si proponeva di parlare del governo federativo « in un altro scritto », che poi non fece; e « dai suoi atti successivi si ha la prova che mirasse a ll’ unità d ’ Ita lia , non ad una confederazione delle diverse sue parti » Cfr. D i o n i s o t t i C. Vita di Carlo Botta, T orino, Favai e , 1867; p. 43· (8) Proposizione ai lomba?'di di una maniera di libero governo, In Mi lano M D C C X V II, della Rep. Frane, anno V ; in 8.° Venne ristampato a Capolago, ma perchè potesse correre liberamente per la penisola, vi fu cam biato il titolo, incollandovi il frontespizio: Pensieri p olitici di C a r l o B o t t a , Italia, 1840, in 8.° di pp. 296. (9) Tra le carte che la Repubblica di Genova sequestrò a Gaspero Sauli c’ è una lettera anonim a, scritta da Nizza l ’ 8 aprile 1793, che dice: « Mi sono incontrato col cittadino L ’Aurora, una delle prime famiglie romane, il quale ha servito l ’ imperatore ed ha girato l ’ Europa per l ’esecuzione di un progetto che anderò a dirvi. Ha progettato costui alla Convenzione nazio nale di volergli accordare soccorsi per levare legioni che all’Aquila romana conquistassero tutta l ’ Italia. Queste legioni saranno composte di soli ita liani, ed egli ha dei partiti considerabili a Cadice, M adrid, L on d ra, Pa rigi, dove i mercanti l ’aiutano col danaro e la gioventù colla forza. Sta ne goziando con Biron e si lusinga dell’esito. Sarebbe buono che voi scriveste a Serra che si degnasse di dar orecchio a quanto gli scriverà L ’Aurora. Egli stamperà un manifesto, che avrò la cura d ’inviarvi. Il progetto di liberare l’ Italia da noi stessi sarebbe grande in se stesso, ma l ’ esecuzione mi par difficile ». Cfr. N e r i A. Un giornalista della rivoluzione genovese cit. (10) Il 30 fruttidoro dell’anno IV (16 settembre del 1796) scriveva al Co mitato di Polizia di Milano: « i nostri tiranni sono avviliti: la magnanima determinazione di Reggio li ha fulminati » ; « quella città che in diciannove secoli di oppressione fu 1’ unica dell’ Italia che spezzò le sue catene e ricu però i suoi naturali diritti », Reggio « dev’ essere il centro e la sorgente della nostra rigenerazione e l ’epoca memorabile della libertà d ’ Italia» . Pro poneva pertanto che il popolo di Reggio, « come una particella della so vranità universale d ’ Italia », deliberasse di convocare « una Convenzione nazionale, formata di tutti gli Stati d ’ Italia », da adunarsi il 25 del futuro vendemmiale (16 ottobre) « a Reggio, Milano, o Bologna ». Spartiva « mo mentaneamente » l ’ Italia in dieci dipartimenti: là Lom bardia, con Man tova, doveva eleggere 24 deputati; 14 Reggio, con Modena, Parma e Pia cenza; 10 il Piem onte; 8 Genova, con Lucca e Massa; 8 Venezia; 8 la T o scana; 24 Roma; 10 Napoli; 6 la Sicilia: 8 la Sardegna: 120 in tutto. Gli ecclesiastici non potevano venire eletti; la scelta doveva cadere sopra « uo mini di cognizioni e di probità, conosciuti per repubblicani determinati ». Se nel tratto d ’ Italia che « giace nell’oppressione », non fosse possibile conGiorn. St. e Leti, della Liguria. 26 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 378 - vocare i comizi, que’ dipartimenti « invieranno tre repubblicani a Reggio per prendere il modo di elezione e poi in segreto sceglieranno i membri che saranno inviati alla Convenzione ». Le Municipalità di Milano e di Reggio invieranno una deputazione al Bonaparte per dargliene 1’ annunzio. Se non l ’approvasse, « si risponderà con energia, che arrivando in Italia ha promesso libertà a ’ popoli, che la sua promessa dev’ esser sacrata e che perciò la Convenzione nazionale sarà convocata ». Dovrà essa mandare una deputazione « solenne » a Parigi, « chiedendo protezione ed alleanza con la Repubblica madre ». Conchiudeva questi suoi sogni con dire: « La con vocazione della Convenzione nazionale è assolutamente indispensabile : me diante essa si sveglierà tutta l’ Italia: il popolo vorrà eleggere: i tiranni vorranno opporsi : la sollevazione è immancabile e con essa la rivoluzione generale d e ll’ Italia ». Cfr. B a s s i V. Op. cit. pp. 430-432. (11) Lo stampò a Milano col titolo: A l l Italia nelle tenebre L ’ A u r o r a porta la luce. Così lo giudicava UOsservatore Piemontese, vol. I (i 797)> η. IV , p. 64: « L ’autore di questo libro è avvolto in tenebre troppo dense onde lusingarci che un 'aurora fortunata possa portargli una volta la luce». Scrisse anche : Educazione democratica al popolo italiano. (12) Era nativo di Coperchia e fu tra gli esuli del 1794· Rifugiatosi in Francia, entrò co’ Francesi à Milano e il Baraguay d ’ Hilliers lo scelse a traduttore d e’ suoi proclami e della sua corrispondenza. « Accusato di traf ficare a denaro il favore dei comandanti, perdette il titolo di cittadino fran cese, e rinchiuso nelle carceri dell’Arcivescovado, venne processato. Uscito, non consta se innocente, o per valide protezioni, nel gennaio del 1797 istituì il G iornale dei patrioti italiani, coll’ epigrafe: Omnes in unum ». Così il C u s a n i , Op cit.. V, 19. Nel programma scrisse: « Lungi dall’adottare quello spirito intollerante di una sedicente filosofia che urta senza misura le opi nioni rispettabili che servono di base alla probità della moltitudine, noi, da veri filosofi, facciamo protesta che attaccando con forza la superstizione, ri spetteremo la vera religione, conforto degli sventurati e fondamento d ’ogni virtù sociale ». Si pubblicava ogni due giorni; durò dal 20 gennaio al 23 'settembre 1797. (13) D e la riécessité d’établir une république en Italie, A Milan, de l ’im primerie de Louis Veladini, l’an VI de la République Française, 1796; in 16.0 di pp. 94. — Ha per motto: « Partem aliquam venti Divum referatis ad aures » e si spartisce in sette paragrafi: « I. De l ’état actuel de l ’Italie; II. Des dispositions des Italiens; III. Obstacles à l ’établissement d ’une ré publique en Italie; IV. Tableau abrégé de la situation physico-politique de l ’Italie; V . Projet d ’une république Lombarde; VI. Des maux qi^e produiroit un système fédératif en Italie; VII. Conclusion ». È composto tra il 26 agosto e il 6 ottobre del 1797; infatti scrive: « On sait que la révolution est en pleine force à Reggio, quelle celle de Modène se prépare ». Fu stam pato anche in italiano, infatti in fronte alla seconda edizione è un avviso ai lettori, ripetuto nella terza (Vicenza, MDCCXCVII. Dal cittadino Giam battista Vendramini-Mosca), dove è detto che la prima edizione « si è ven duta con una rapidità incredibile»; il «nuovo Congresso di Stato» ne do mandò 300 esemplari, «che non si poterono dare perchè esauriti; allora si fece la seconda, con giunte, incoraggiato l ’ autore dall’ invito del Congresso stesso. Annunzia poi che « il cittadino Villetard, segretario della legazione di Genova », deve dare « una elegantissima traduzione francese » e un’altra ne è eseguita « per le cure dei rifugiati italiani » a Parigi. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 379 — (m) Rappo? ίο su llo stato attuale dei paesi liberi d'Italia e sulla neces sita eh’essi sieno f u s i in una sola repubblica, presentati al Generale i n capo d ell armata francese, Italia, 1797, anno primo della libertà italiana. Ku pubblicato a Venezia il 27 settembre. Cfr. P a p a U l i s s e , Vittorio B ar boni e ι tempi Napoleonici in Italia ; nella Nuova Antologia, serie II, vo lume X V (1879), pp. 59°"323 ; il quale però, ma a torto, lo ritiene una « aperta e mordace ironia ». (15) Cfr. P e r r e r o D. Le prime pazzie del prof. Gio. Antonio Ranza in Vercelli; in II Filotecnico, di Torino, ann. I [1886], pp. 315-325 e 382-396. R o b e r t i G. I l Cittadino Ranza ricerche documentate; nella M iscellanea di storia italiana, tom. X X IX , pp, 1-185. (16) E il più raro de’ tanti opuscoli rivoluzionari del Ranza. Ne possiede un esemplare la Biblioteca del R. Archivio di Stato di Torino. Ha questo titolo. Libertà, Egualità. A i Rappresentanti del Popolo presso l ’Arm ata d Italia Robespier?-e, Ricord e Saliceti denunzia contro V esecutore crim i nale di N izza ; in-8.0 di pp. 8, senza luogo, nome di stampatore e anno. Il Progetto di correzione alla guillottina si trova a p. 7; la D en unzia , che lo precede, porta la d ata: « Nizza, 9 germinale d ell’ anno 2 della Rep. una, indivisibile, immortale », cioè 29 marzo 1793 È indubbiamente stam pato a Nizza. (17) Della Vtra, idea del federalismo italiano del Ranza se ne fecero quattro ed izion i, tanto ebbe spaccio. L J ultima « decisiva » è del giugno del 1797. (18) Un romano, che non prese parte al concorso e s’ignora come si chia masse, mandò alle stampe : Essai sur la fo rm e de gouvernement que la nation italienne doit préfer er, par un des plus zélés républicains italiens. Composto nel giugno del 1797, uscì alla luce nel settembre d ell’anno dopo. Vuole spartita l ’Italia, con la Sardegna e la Sicilia, in tredici dipartim enti 0 provincie confederate ; e che adotti « la plus simple démocratie », for mando « une république respectable et importante ». Cfr. D ’A n c o n a , Unità e federazione cit., pp. 301-302. — Il conte Gio. Francesco Galeani Napione di Cocconato era anche lui per la federazione, non di repubbliche, ma « degli attuali principi naturali e popoli italiani ». Cfr. D el nuovo stabilimento delle Repubbliche Lombarde, osservazioni; in B i a n c h i N. Storia della Mo narchia Piemontese; III, 570-611. Le scrisse nel maggio del 1797. (19) Nacque nel borgo di Piave presso Belluno il 10 ottobre del 1762; combattè per l ’ indipendenza della Polonia nel '94, poi offerse la spada a Bonaparte e si coprì di gloria ad Arcole; prese parte alle battaglie di Ma gnano, della Trebbia e di Novi; trovò la morte sui colli di Genova a ll’ as salto della Coronata. Giacomo Graberg nel suo D iario del blocco di Genova, edito negli A t ti della Società Ligure di Storia patria, X X III, 433-434, scrive: « Il 2 maggio il generale Massena aveva stabilito di attaccare i luoghi del Boschetto, di Rivarolo e di Coronata: in quest’ ultimo avevano gli Im periali posti in batteria alcuni cannoni; al principio i Francesi riuscirono, sotto la protezione del fuoco delle Tenaglie, ad impadronirsi di vari cannoni ; ma una colonna di truppe in avanguardia ed una batteria mascherata li obbli garono a r itira rsi, con una perdita di 300 a 350 tra morti e feriti. T ra i primi si trovò il generale di brigata Fantuzzi, cisalpino, al servizio fran cese, che generalmente fu compianto, tanto per le sue cognizioni ed il con tegno coraggioso tenuto due giorni prima nell’ attacco dei Due fr a t e lli, quanto anche perchè tutti gli italiani lo consideravano come un appoggio Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 380 — potente presso i generali francesi. Come particolarità curiosa, si può ricor dare, che egli aveva per aiutanti tre poeti italiani, i quali furono pure fe riti in questo combattimento », Ugo Foscolo , Antonio Gasparinetti e Giu seppe Ceroni. (20) È Γ ode X III del libro IV, In morte d’ un ufficiale italiano ucciso in una battaglia contro g li Austriaci. Nella stampa del nepote si legge in vece: contro i Francesi, errore ripetuto dopo di lui dagli altri editori. (21) Discorso politico sopra il quesito proposto quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità d’Italia, di G i u s e p p e F a n t u z z i italiano, Mi lano, V eladini, anno I della Libertà italiana. (22) Ne stampò un saggio nel giornale genovese II D ifensore della L i bertà, n. 34, 29 settembre 1797, col titolo: Massime elementari di pubblica educazione estratte da un’ opera inedita sulla Felicità delle N azion i, che fu poi ripubblicato dal Neri. Cfr. la Bibliografia. Dal suddetto libro sulla Felicità delle Nazioni Labindo attinse Γ ultimo brano della sua Risposta [pp. 37-54]. Ne trascrivo alcuni tratti. « Su quali assiomi di pubblica felicità dovrebbe stabilirsi questa nuova Repubblica ? Sopra i seguenti: L ’uomo nasce ovunque con gli stessi naturali bisogni e con ristesse disposizioni per educarsi. — L ’aggregato di tutte quelle cose che si chiamano clima, quando sia corretto dalla sobrietà e da una propor zionata fatica, qualunque temperamento formi dopo la nascita negli uomini non impedisce che possa darsi loro un’ eguale pubblica educazione. La varietà dei climi è una prova dell’unione che naturalmente esiste fra i po poli, della fratellanza che deve regnare fra gli uomini e della necessita di fondare l ’istruzione su i principj inconcussi della felicità universale. La donna ha diritto di essere educata come 1’ uomo, dovendo essere cittadina, U n ’ uguale educazione non può renderla dannosa alla società. La natura medesima la colloca a livello delle funzioni che le competono. Non può esistere società senza religione, e non vi è che una sola religione sociale, consiste questa nella morale, cioè nei doveri d ’amore verso la specie, verso la patria, verso noi stessi. Non permette di definire la Divinità, ma tollera che ciascheduno le renda privatamente quel culto che più gli piace. Non v ’è reale e stabile proprietà che quella delle proprie mani. — La miseria e la ricchezza rendono gli uomini 0 vili, 0 prepotenti ; fanno loro odiare la fatica, mancare la sussistenza o ad essi, o alla società e regnarvi l ’ ingiu stizia e il malcontento. — La povertà rende l ’uomo libero, giusto e corag gioso, gli fa amare la fatica , fa che necessariamente procuri la sussistenza a se stesso ed alla società, e vi mantiene l’ordine, l ’amore e la tranquillita. — Non si mantiene la povertà fra gli uomini che facendo loro depositare il superfluo nel pubblico erario. Questo superfluo forma la ricchezza del corpo sociale e la più giusta delle contribuzioni, provvede ai pubblici bi sogni ed a quelli di ciascun cittadino e di ciascuna famiglia e saggiamente distribuito produce l ’amor della patria. — Ogni ventennio deve farsi il bi lancio della popolazione di una Repubblica, del suo superfluo formarne delle colonie da offrirsi a quei paesi che mancano di popolazione o da man darsi in paesi disabitati. — Non possono esistere in uno spazio di terreno più uomini di quelli che possa questo mantenere con i suoi prodotti. — L ’ industria degli uom ini, ben diretta dall’ educazione nazionale , aggiugne due terzi di valore alle produzioni del territorio e mantiene in esso due terzi di più di popolazione. — Ogni popolo, che prende generi greggi dagli altri Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3δι — e li rida lavorati , acquista nuovi mezzi di sussistenza; chi gli dà greggi e gli prende lavorati si toglie una parte di sussistenza. — Le arti necessarie fanno sussistere le nazioni, l ’agricoltura è la prima fra esse — Il commercio interno d ev’essere illimitato; l ’esterno non può esser tale , sinché non siasi formata una federazione democratica di tutti i popoli della terra. — L ’ educazione è il nutrimento fisico e morale dell’uomo. Gli somministra questa il primo con le arti, con le scienze il secondo. Non può esser che uguale e gratuita, e fondata sul principio sociale che chi giova agli altri giova a se stesso. La pratica deve precedere la teoria. Senza istituzione l ’ istruzione è inutile. — L ’ istituzione forma l’ uomo fisico e gli porge i mezzi di sussi stenza e rende capace 1’ uomo morale di ricevere utilmente qualunque ge nere d ’istruzione — L ’istruzione perfeziona l'uomo e forma il cittadino ed è circoscritta in tutto ciò che si può dimostrare. — Il saper cose inutili è ignoranza, cose utili è dottrina. — L ’uomo in società non può formarsi u tile che con le leggi , per osservar le quali dev’ esser persuaso che siano buone. La prova di questa persuasione sta nel farle, o nell'accettarle scien temente. — La società non ha che due qualità di leggi : le istitutive e le coercitive. Le prime formano l ’uomo ed il cittadino con le abitudini ; le se conde impediscono che 1’ uomo ed il cittadino possano violare le prime. — Le istitutive ripongono nell’ opinione l ’ onore e l ’ infamia delle azioni. Le coercitive fondano la loro potenza nella forza della società impegnata a d i fendere la vita, la libertà e gli averi dei cittadini che le osservano, ed a punire quelli che le violano. Se proteggono, si chiamano utili ; se puniscono si chiamano crim inali. — Non possono esistere buone e poche leggi civili ove i figli non sono naturalmente ed egualmente eredi dei beni dei geni tori, ed ove non sono aboliti i fedecommessi, le doti, le donazioni ed i te stamenti. — Le leg gi criminali non sono mai nè giuste, nè rispettate che quando le pene sono proporzionate ai delitti ; 1’ obbrobrio è la pena più sensibile di un cittadino, e il dì della punizione di un colpevole è un dì di lutto per la Repubblica. — Le leggi coercitive emanano d all’ istitutive onde non possono da loro distinguersi, nè contradirle ; la violazione dell’une rende indispensabilmente necessario il rigore d ell’ altre. — Quel po tere che fa eseguire queste leggi si chiama governo. Risiede naturalmente nell’universalità dei cittadini: questi talvolta, o per difficoltà di riunirsi, o per meglio accudire ai loro particolari interessi, o per goder del riposo, lo affidano ad alcuni creduti i più probi ed i più capaci fra loro, o ad un solo, a cui danno le facoltà di eleggere i magistrati ; questi g o v e rn i, detti Aristocratico e Monarchico non sono legittim i, perchè fondati su ll’ ingiu stizia e figli di u n ’ ignorante pigrizia, e non del volere ragionato del po polo. — Ogni cittadino non p u ò , nè deve mai perdere il diritto d ’ invigi lare sulla condotta degli amministratori della legge. Essendo una frazione del Sovrano, e avendo creata la legge per la propria sicurezza, ha diritto di vegliare su ll’inviolabilità di ciò che conserva la sua felicità e quella del corpo sociale — Senza Società popolari non v ’ è democrazia; sono le sen tinelle della libertà e la fucina dell’istruzione. — La libertà della stampa è un diritto inalienabile dell’uomo libero. Il nome dell'autore è in faccia alla legge la cauzione d ell’ opera. — Il Governo democratico dev’ essere il G o verno d’ogni nazione, com’è il Governo della natura. Può adattarsi su qua lunque estensione di territorio quando questo sia diviso in popolazioni che possano facilmente congregarsi e sia regolato dalle medesime leggi. — Il Governo democratico richiedendo che i cittadini sappiano nello stesso tem po Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 3δ2 — comandare ed ubbidire, ha bisogno di somma purità di costumi. Le sole nuove abitudini possono formarli puri alla quarta generazione, distruggendo quelle di cui siamo schiavi. — Non è permesso che a pochi uomini dell’at tuale generazione di essere assolutamente liberi. — Per fare che divenghino tutti i nostri bisnipoti, conviene adottare un Governo in cui mentre le leggi formano quei che nascono, i pochi buoni viventi possano frenare i molti viziosi, senza che i primi abbiano mai forza sufficie .te di rendersi tiranni dei più. — Questo dev’esser fondato sui principj della democrazia universale, cioè i diritti inalienabili dell’uomo e del cittadino. — Deve co stituire una patria senza nuocere ai diritti degli altri popoli. — E deve fi nalmente promuovere Tassociazione di tutti gli uomini e di tutte le nazioni della terra formandone con una federazione d ’amore una sola famiglia ». Gli altri due paragrafi tratti dall’opera sulla Felicità delle Nazioni, con i quali si chiude la Risposta, son quelli stessi che stampò nel Difensore e che poi riprodusse il Neri. Uno ha per titolo: Quali dovrebbero essere le massime elementari della sua pubblica educazione (pp. 42-52) ; l ’altro: Quali leg gi coercitive sarebbero necessarie perchè i padri e le madri dell’attuale corrotta generazione non potessero colle loro abitudini paralizzare questa pubblica educazione (pp. 52-54). (23) In fronte ha questo preambolo: « Il Popolo Lombardo, convinto che la dimenticanza e il disprezzo de’ diritti naturali dell’uomo sociale sono le sole cagioni dell’infelicità della specie, si è perciò risoluto di esporre in una dichiarazione solenne questi diritti sacri ed inalienabili, affinchè tutt’ i cit tadini potendo paragonare gli atti del Governo col fine di ogni istituzione sociale, non si lascino giammai opprimere od avvilire dalla tirannia, ed af finchè il Popolo legislatore abbia sempre dinanzi agli occhi le basi della sua libertà e felicità, ed i magistrati la regola de’ loro doveri; in conseguenza proclama, in presenza dell’ Essere Supremo, che non pretende di conoscere e definire, ma che sente nel fondo del cuore, la seguente dichiarazione de’ D r itti d ell’ uomo e del cittadino. I. Il fine della società è la possibile felicità comune. II. Il Governo è istituito per guarentire il godimento de’ suoi diritti na turali e sociali. Questi sono la Libertà, 1’ Eguaglianza, la Proprietà, la Si curezza. III. Tutti gli uomini sono eguali per natura ed innanzi alla legge. IV . La legge à l ’ espressione libera e solenne della volontà generale: è eguale per tutti, o sia che protegga, 0 sia che punisca. Non può ordinare che ciò ch’è giusto ed utile alla società; non può proi bire che ciò che le nuoce. V . T u tti i cittadini sono egualmente ammissibili agl’ impieghi pubblici, terminata la loro educazione. I popoli liberi non conoscano altro motivo di preferenza nelle loro elezioni che le virtù ed i talenti utili. V I. L a libertà è il potere che ha l ’uomo di fare tuttociò che 11011 nuoce ai diritti altrui: ha per principio la natura, per regola la giustizia, per sal vaguardia la legge. Il suo confine morale è in questa massima: non fare a ltr u i quello che non vorrai che sia fatto a te, quando questo evidentemente ?i07i serva a salvare la patria. V II. Il diritto di manifestare la propria opinione, o per la stampa, 0 in qualunque altro modo, il diritto di riunirsi tranquillamente cogli altri , il libero esercizio domestico de’ culti non possono essere interdetti. V i l i . La sicurezza consiste nella protezione accordata dalla società a eia- Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 383 — scheduno d e’ suoi membri per la conservazione della sua persona, dei suoi diritti e de* suoi averi. IX. L a legge deve proteggere la libertà pubblica ed individuale contro l’oppressione, contro quelli che governano. X. Alcuno non d ev’ essere accusato, arrestato , nè detenuto che n e’ casi determinati d alla legge e secondo le forme da lei prescritte. Ogni cittadino chiamato o arrestato dall’autorità della legge deve obbedire nell’istante. La resistenza lo rende colpevole. XI. Ogni atto esercitato contro un uomo fuori del caso e senza le forme determinate dalla legge è arbitrario e tirannico. Quello contro di cui si vorrà eseguire colla violenza ha il diritto della difesa. X II. Quelli che solleciteranno, spediranno, sottoscriveranno atti arbitrari sono colpevoli e debbono esser puniti. X III. Ogni uomo è presunto innocente finché non sia stato dichiarato colpevole; s ’ è giudicato indispensabile l'arrestarlo, ogni rigore che non è necessario per assicurarsi di lui dev’essere severamente represso d a ll’ uma nità della legge. X IV . Alcuno non puoi’ essere giudicato o punito, che dopo essere stato sentito e legalmente chiamato, e che in virtù di una legge promulgata an teriormente al delitto. Una legge che punisce i delitti commessi avanti la sua esistenza sarebbe tirannica. L ’ effetto retroattivo dato alla legge sarebbe un delitt