Anno IV - Numero 38 - Sabato 14 febbraio 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Economia
Attualità
Esteri
Scandalo Popolari,
la Consob insiste
Lotito senza freni
Il calcio si ribella
Ucraina appesa
alla fragile tregua
Colosimo a pag. 3
a pag. 4
a pag. 4
UN DESOLANTE QUADRO DEL PLURALISMO INESISTENTE IN RAI NEI DATI DELL’OSSERVATORIO DI PAVIA SULLE PRESENZE POLITICHE
di Francesco Storace
I
n poco più di un mese non si
è trovato un solo giornalista
Rai disponibile a chiedere
conto al premier degli affari
di famiglia nell’azienda di
papà Tiziano. E dire che Renzi non
è certo restio di fronte ai microfoni
del servizio pubblico radiotelevisivo.
Dal 20 dicembre a fine gennaio, il
premier ce lo siamo sorbiti in voce
- cioè lui che parla e non che parlano
di lui - per ben quattro ore, ovvero
243 minuti, ovvero 14mila e passa
interminabili secondi.
I dati dell’osservatorio di Pavia sul
pluralismo in tv - disponiamo solo
di quelli Rai e sarebbe interessante
conoscere l’intero panorama televisivo, emittenti “libere” comprese
- sono spaventosi: il monopolio della
maggioranza di governo è micidiale.
Il rapporto con l’opposizione è davvero impari: basti pensare che un
partito minuscolo come il nuovo
centrodestra di Alfano ha più tempo
della Lega di Salvini.
Quest’ultimo è in particolare un
vero fenomeno mediatico. La vulgata
corrente dice che il capo leghista
sta sempre in televisione. I dati affermano il contrario: le presenze
verdi in tv “parlano” - Salvini compreso - per 266 minuti; i parlamentari
Ncd hanno più microfoni a disposizione, quelli pagati col canone di
tutti gli italiani, per cui volano dai
157 minuti dei soli parlamentari ad
altri 177 minuti grazie all’intermittente, asfissiante, martellante recita
oraria, quotidiana, settimanale di
Alfano e Lupi con il supporto, scarso
per la verità, del ministro della
sanità, Beatrice Lorenzin, per un totale di circa quattro ore e mezzo. La
poltrona ministeriale dà più visibilità
che voti, stando ai sondaggi.
Ma il dato clamoroso è un altro: le
quattro ore leghiste “parlano” un
quarto del solo Pd, e la metà di
Forza Italia, i cui esponenti hanno
presenze in voce alla Rai per più
BalleRAI
Altro che Salvini star: il leader leghista va in tv come Alfano, la metà
degli azzurri, un quarto del Pd. Ma evidentemente rende meglio
del doppio del tempo, otto ore e
mezzo.
Morale: Salvini sta in tv meno di
Ncd e la metà di Forza Italia, ma nei
sondaggi sta molto meglio di entrambi. Vuol dire che usa meglio di
loro il mezzo televisivo. Sempre nel
centrodestra, poco più di un’ora in
quaranta giorni a Fratelli d’Italia,
che supera di una ventina di minuti
Scelta civica. In pratica, la Rai sce-
RIFORME: RISSA IN AULA, OPPOSIZIONI SULL'AVENTINO
glie sempre di far parlare - con
un’inaccettabile sopravvalutazione
- chi comanda in questo Paese.
Non c’è paragone neppure nella
partita tra il Pd - depurato delle
presenze televisive di ministri e sottosegretari - con il movimento 5
stelle: ha più voce il partito di Renzi
sui grillini per 15 ore contro tre
mezza. Un’indecenza, che non si
giustifica solo con i talk show.
Un’altra sopravvalutazione, perlomeno rispetto ai sondaggi, riguarda
Sel. Il partito di Vendola sta in televisione a dire la sua per due ore e
quarantacinque minuti, quasi due
volte e mezza Fratelli d’Italia. La
proporzione è assolutamente e immotivatamente sbilanciata in favore
dell’estrema sinistra.
Gubitosi, direttore generale della
Rai, annuncia riforme per l’infor-
mazione. Ma se i risultati sono questi, è lui che deve cambiare mestiere. Quelle 55 ore di politica propinata ai cittadini dal 20 dicembre
fino all’elezione di Mattarella al
Colle sono state una vergogna, disinformazione pura, che viene occultata da un sistema mediatico assente sulle notizie. Ma i cittadini
hanno diritto di essere correttamente informati.
L’ISIS AVANZA VERSO TRIPOLI, LA SITUAZIONE PRECIPITA
Via gli italiani dalla Libia
llarme in corso già da alcuni giorni,
sempre più forte, e ieri pomeriggio
l’invito perentorio, praticamente un ordine, ai tanti italiani presenti nel Paese: “Lasciate
immediatamente la Libia, tornate subito a
casa”. Nelle prossime ore l’Italia chiuderà
anche la sede diplomatica e anche il personale
dell’ambasciata lascerà la Libia.
La situazione, già gravissima, è precipitata
l’altra note, quando i guerriglieri islamici
dell’Isis hanno preso il controllo di alcune
radio locali e di altre strutture strategiche a
Sirte, importante città a circa 400 km da
Tripoli. L’Isis ha così trasmesso via radio i discorsi del suo autoproclamato emiro, Abu
Bakr al-Baghdadi, e quelli del suo portavoce,
Abu Muhammad al-Adnani, ordinando alla
popolazione di Sirte “di sottomettersi”.
I guerriglieri Isis sono già presenti in Cirenaica
e ora hanno preso di mira Tripoli, rivendicando
altresì l'attacco kamikaze all'hotel Corinthia
del 27 gennaio, durante il quale sono morti
5 stranieri.
A
Braccio di ferro
Traboni a pag. 2
I genitori: giustizia
Neonata morta
a Catania: aperte
due inchieste
a pag. 10
In queste ultime ore, inoltre, l’Isis ha annunciato l'uccisione di 21 copti egiziani rapiti all'inizio di gennaio a Sirte. Insomma, una situazione sempre più esplosiva, a fronte della
quale la politica governativa italiana per ora
si limita però alle solite frasi di circostanza:
“L’emergenza Libia ormai è internazionale
non solo europea, l’Italia è pronta a fare la
propria parte”, ha detto il premier Renzi.
Senza minimamente aggiungere cosa intenda
fare l’Italia. E quando. “Senza una rapida
mobilitazione generale per la Libia, assisteremo
ancora ad altre tragedie in mare e correremo
il rischio di vedere installato un califfato islamico alle nostre porte”, ha aggiunto il ministro
dell’Interno Alfano.
Intanto, proprio sul fronte dell’emergenza immigrati provenienti dalla Libia, anche ieri la
Guardia costiera è stata impegnata nei soccorsi
a tre gommoni carichi di stranieri e in difficoltà
nel Canale di Sicilia. Un altro gommone, pure
proveniente dalla Libia, era stato invece intercettato al largo della Puglia.
2
Sabato 14 febbraio 2015
Attualità
OPPOSIZIONI SULL’AVENTINO, RENZI INSISTE AD ANDARE AVANTI MA SPACCA DI NUOVO IL PARTITO
Riforme: siamo al tutti contro tutti
E intanto nella notte si consuma l’ennesima rissa alla Camera, con 13 parlamentari espulsi
di Igor Traboni
ventino. Da ieri pomeriggio è questa la parola d’ordine delle opposizioni al
governo Renzi (un puzzle
quanto mai variegato, che
va da Forza Italia a Fratelli d’Italia,
dalla Lega a Sel, dai grillini ai fuoirusciti dei 5 stelle) per denunciare
quella che viene definita “la deriva
autoritaria di Matteo Renzi” e che a
questo punto mette a rischio il cammino delle riforme, anche se lo stesso premier-segretario è convinto di
farcela. Dalla sua, almeno sulla carta,
c’è in effetti la forza dei numeri, ma
i mal di pancia all’interno del Pd
sono sempre più forti.
Ma partiamo dalle opposizioni e da
Forza Italia, che ha ritrovato a pieno
questo ruolo dopo la rottura del
Patto del Nazareno: "Abbiamo votato
nel nostro gruppo ed abbiamo deciso di abbandonare l'Aula come
segno di responsabilità vero. Matteo
Renzi ti faremo vedere i sorci verdi.
Denunciamo la deriva autoritaria
che, nel metodo e nel merito, la riforma costituzionale e la legge elettorale hanno assunto in questa fase
della vita politica del paese. Un
colpo mortale alla democrazia parlamentare Un mostro è la riforma
A
della costituzione, un mostro e'' la
legge elettorale. Abbiamo un mostro
al quadrato che ci porta a una deriva
autoritaria", ha detto Renato Brunetta,
capogruppo di Fi e il primo a convocare poi la conferenza stampa
per rendere edotti l’Italia e gli italiani
del ‘grande passo’. Poi lo stesso
Brunetta, rivolto al Pd, si è lasciato
andare ad un “Per l’amor di Dio, ripensateci!", prima di far sapere che
"Abbiamo chiesto di essere ricevuti
ed il presidente della Repubblica
ci ha fatto sapere che da martedì
prossimo ci riceverà gruppo per
gruppo".
Un fronte, come detto, assolutamente
non omogeneo quello delle oppo-
sizioni, tanto che il senatore Maurizio Gasparri ha poi detto:
"Mai entusiasta di Renzi, d''accordo con la
contestazione decisa
alla Camera di fronte
alla sua arroganza,
sono contrario alla sola
ipotesi di iniziative comuni con i grillini, che
fanno dell''insulto a
Berlusconi e al centrodestra la loro prassi
quotidiana”.
E Renzi? Ieri sera ha
riunito per l’ennesima
volta i gruppi parlamentari del partito,
per cercare di far quadrare il cerchio, dopo
aver twittato:“La riforma sarà sottoposta a
referendum.Vedremo
se la gente starà con
noi o con il comitato del no guidato
da Brunetta, Salvini e Grillo. Da anni
la politica non fa le riforme. Noi
ascoltiamo tutti, ma non ci facciamo
ricattare da nessuno. Avanti. Questa
è #lavoltabuona".
Ma Renzi, come detto, si ritrova ora
anche con il cerino in mano del suo
partito sempre più spaccato. La mi-
noranza è infatti pronta a chiedere
all’ex rottamatore quanto meno “una
pausa di riflessione”. Stefano Fassina
e Pippo Civati vanno oltre e parlano
di “fatto politico gravissimo. Chiedo
al Pd ed al governo di fermare i nostri lavori” (Fassina) e “Neanche io
parteciperò alle votazioni sulle riforme” (Civati).
"Se si continua così, le riforme saranno approvate dal 100% di quelli
che restano in aula, cioè noi. Se sarà
così, rischiamo di scrivere una brutta
pagina della storia italiana", ha detto
Francesco Boccia, deputato Pd
Una giornata, quella di ieri, quanto
mai convulsa, dopo che nella notte
precdente era andata addirittura
peggio, con un muro contro muro
tra Pd e 5 stelle e un parapiglia tra
deputati del Pd e di Sel (Gianni
Melilla di Sel ferito ad una mano è
andato anche nell’infermeria di
Montecitorio; un’altra deputata di
Sel, Donatella Duranti, dolorante ad
una spalla, ha ricevuto un calcio
durante la rissa). Il bilancio finale
recita di 13 espulsi: Carla Ruocco,
Alfonso Bonafede, Alessandro Di
Battista, Davide Tripiedi, Diego De
Lorenzis, Emanuele Scagliusi, Giuseppe Brescia, Stefano Vignaroli,
Arianna Spessotto, Gianluca Vacca,
Mirella Liuzzi.
L’EUROPARLAMENTARE: “RESTO NEL PARTITO, NON CREDO MI CACCINO PER ALZATA DI MANO”
Fitto tiene duro, ma tra gli azzurri non c’è pace
R
affaele Fitto ieri, e per l’ennesima volta,
lo ha ribadito senza mezzi termini: "Io
sono in Forza Italia dove ero, sono e
sarò. Lì faccio la mia battaglia. Non credo
possa essere vero che ci sia stata una proposta
di cacciata di qualcuno per alzata di mano.
Se fosse vero saremmo su 'Scherzi a parte' e
sarebbe imbarazzante per tutti”.
Ma subito dopo la conferenza stampa tenuta
dall’europarlamentare ed ex presidente della
Regione Puglia, subito dall’interno del partito
di Berlusconi è partito un fuoco di fila nei
confronti di Fitto, tanto che il leader de La Destra, Francesco Storace, ha avuto buon gioco
nel commentare su facebook: “Da Forza Italia
le dichiarazioni anti Fitto battono di gran lunga
le dichiarazioni anti Renzi. Qualcosa non mi
quadra”. Dichiarazioni aperte da Renato Brunetta, capogruppo di FI a Montecitorio: “A
Raffaele Fitto, che ci informa del voto contrario
dei suoi, dico che e'' rimasto indietro. Forza
Italia lo sta gia'' facendo dopo decisioni partito
e gruppo".
Dal canto suo, Giovanni Toti, consigliere politico
del presidente Berlusconi, ha scritto su twitter:
“La linea di Fi è chiara: opposizione. Basta
critiche strumentali. Si discuta negli organi di
partito per tornare a vincere con alleanza
centrodestra".
"Giocare a fare il primo della classe, provando
così a perseguire solo meri interessi personali
non e'' corretto. In Forza Italia si sta se si
lavora per l''affermazione del movimento”,
ha detto la senatrice di Forza Italia, Maria Rizzotti.
Alessandro Cattaneo, membro del Comitato
di Presidenza di Forza Italia e Responsabile
Formazione del partito, ha aggiunto: "Fitto ci
propone l''ormai quotidiana conferenza stampa
in cui spara a zero su Forza Italia e Berlusconi.
Con questo metodo degli stracci che volano
quotidianamente in pubblico si fa solo male
al nostro futuro politico. Le divisioni laceranti,
ogni giorno fomentate e alimentate, allontanano
l''elettorato e non ci permettono di impostare
un percorso di rilancio vero e costruttivo".
Sull’argomento è intervenuta anche Maria
Stella Gelmini, vicecapogruppo alla Camera
e chiamata direttamente in causa d più parti
per la conduzione della partita-Quirinale: "Il
confronto politico – ha detto l’ex ministro -è il
sale della democrazia e Forza Italia vuole allargare e irrobustire la democrazia nel movimento. Quando pero'' il confronto degenera
in scontro e in continui attacchi a Forza Italia
e al suo leader, si comunica un messaggio
sbagliato agli elettori. Per queste ragioni
ritengo un errore che Raffaele Fitto scelga di
criticare le decisioni del partito fuori dalle
sedi proprie”.
Sulla stessa falsariga il deputato Annagrazia
Calabria: “Un conto è la legittima rivendicazione di una posizione politica, ben altro la
polemica strumentale a getto continuo”.
NUOVE POLEMICHE SUL CASO CUCCHI E INDAGATO PER QUELLO ALDOVRANDI
Altri guai per il senatore Giovanardi
l senatore Carlo Giovanardi finisce
di nuovo nella bufera per il caso
Cucchi, dopo che ieri mattina
ad una trasmissione radio ha dichiarato: "Stefano Cucchi era un grosso
spacciatore, non solo un consumatore,
basta vedere cosa hanno trovato
nella perquisizione a casa". Giovanardi ha poi risposto, scatenando
altre polemiche, all'articolo di Saviano
apparso l’altro ieri su Repubblica, in
cui lo scrittore raccontava della crisi
dei cartelli messicani grazie alla legalizzazione della marijuana in Colorado e nello Stato di Washington:
"Siamo di fronte alla solita 'savianata'
– ha detto il senatore Ncd – Saviano
non ha letto l'intero rapporto annuale
delle Nazioni Unite, ma solo una riga.
Il parere di Saviano viene preso
sempre per oro colato, ma sono no-
I
tizie che non hanno riferimento con
la realtà. Saviano la deve smettere
di fare falsa informazione, questa è
un'altra delle sue balle cosmiche,
una mistificazione della realtà".
Intanto lo stesso Giovanardi è stato
indagato per diffamazione a Ferrara,
sulla scorta delle dichiarazioni rilasciate al programma radiofonico
'La zanzara' nel 2013, legate al caso
di Federico Aldrovandi, il ragazzo
morto nella stessa città estense,
decesso per cui sono stati condannati 4 agenti. Ora sarà comunque il
Senato a deliberare per la prosecuzione o meno del procedimento
penale a carico del senatore. I difensori di Giovanardi avevano invece
chiesto al Gup di Ferrara l'archiviazione dell’accusa, sostenendo
la tesi l'insindacabilità delle sue
opinioni quale parlamentare.
Il gip estense, però, dopo aver sciolto
la riserva rispetto all'udienza svoltasi
la settimana scorsa, ha respinto le
richieste della difesa e disposto l'invio
degli atti al Senato, che come detto
dovrà decidere ora sulla sorte di
Giovanardi. Il senatore alfaniano è
indagato per diffamazione assieme
ad altri coindagati (il segretario del
sindacato di polizia Coisp Franco
Maccari e l'ex senatore Alberto Balboni, la cui posizione è stata stralciata)
che fecero dichiarazioni ritenute diffamatorie contro la mamma di Federico, Patrizia Moretti, pronunciate
dopo la manifestazione di solidarietà
agli agenti di polizia ferraresi condannati, che si tenne a Ferrara, sotto
l'ufficio del Comune dove lavora la
Moretti.
Via Giovanni Paisiello n.40
00198 Roma
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
Fax 06 85357556
email: [email protected]
Direttore responsabile
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
Capo Redattore
Igor Traboni
Progetto grafico
Raffaele Di Cintio
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità
Responsabile Marketing
Daniele Belli
tel. 335 6466624 - 06 37517187
mail: [email protected]
-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
3
Sabato 14 febbraio 2015
Attualità
POPOLARI, IL FEDELISSIMO DI RENZI NEGLI UFFICI DELL’AUTHORITY. POI LA CONVOCAZIONE IN PROCURA?
La Consob… Serra i ranghi
Il fondatore di Algebris dovrà spiegare se e cosa sapeva della mossa del governo
PER I GIOVANI DI OGGI PENSIONI DA FAME
di Federico Colosimo
a notizia è che Davide Serra,
il fondatore del fondo Algebris,
dovrà prendere un volo Londra-Roma per recarsi negli uffici della Consob e spiegare
se e cosa sapeva prima del 16 gennaio
2015 su quanto il governo guidato dal
suo grande amico Matteo Renzi stava
elaborando circa la trasformazione delle
banche Popolari in società per azioni.
Un consiglio: sarebbe bene che il consigliere finanziario del Rottamatore facesse un biglietto di sola andata. Posticipando il ritorno. Perché la sensazione
è che dopo l’ “audizione” davanti all’Authority possa essercene anche una
di fronte alla Procura di Roma, che ha
aperto un’inchiesta per insider trading.
Inutile farne due, si sprecherebbero solo
un sacco di soldi.
L’imprenditore dovrà spiegare anche se
è stato lui a consigliare al premier la riforma delle Popolari. In caso contrario
non ci sarebbe nulla di cui stupirsi se
non fosse che Serra è uno dei più grandi
investitori di Londra. E un anno fa – per
sua stessa ammissione – ha cominciato
a comprare titoli di banche Popolari. Ma
quando le quotazioni di quest’ultime,
nel gennaio scorso sono letteralmente
Così tramonta in Italia
la generazione mille euro
L
ltro che generazione
mille euro: i giovani
italiani avranno ancora meno soldi a fine
carriera. Oggi il 40% dei
lavoratori dipendenti di
25-34 anni ha infatti una
retribuzione netta media
mensile fino a mille euro.
E in molti si troveranno
ad avere dalla pensione
un reddito più basso di
quello che avevano a inizio carriera. È quanto
emerge da una ricerca
realizzata dal Censis, in
collaborazione con Fondazione Generali.
Da questa ricerca emerge
che il 65% dei giovani occupati dipendenti (tra i 25
e i 34 anni) avrà poi una
pensione sotto i mille euro,
pur potendo ‘godere’ di
avanzamenti di carriera
A
esplose in Borsa, s’è cominciato a capire
che forse qualcuno aveva fatto grosse
plusvalenze. E chissà, magari perché
sapeva qualcosa in anticipo della mossa
dell’esecutivo. Il sospetto infatti è qualche
chiacchiera di troppo sia filtrata da Palazzo
Chigi e abbia in qualche modo scatenato
quella che in molti hanno definito, senza
mezzi termini, una autentica “speculazione”.
Con una nota il fondo Algebris Investments s’è detto assolutamente disposto
a collaborare con le autorità. Insomma,
Serra mette le mani avanti, sottolinea
che non ha comprato azioni nel 2015,
ma questa volta dovrà essere più convincente. Tweet e comunicati stampa
non bastano più, è arrivata l’ora di un
faccia a faccia che probabilmente non
chiarirà la questione, ma potrebbe far
luce su molti aspetti, ancora oscuri.
La Consob sta studiando attentamente
tutte le operazioni più delicate e continua
a parlare di guadagni sospetti per 10
milioni di euro. Mentre gli inquirenti capitolini si stanno concentrando sugli investitori per stabilire da chi possano
aver avuto anticipazioni per manipolare
il mercato.
In attesa che le indagini facciano il loro
corso, a Serra non resta che preparare
la valigia. Ultima chiamata, l’aereo è in
partenza e l’atterraggio rischia di essere
piuttosto burrascoso. Anche per l’ese-
medi assimilabili a quelli
delle generazioni che li
hanno preceduti, considerando l'abbassamento dei
tassi di sostituzione.
E la previsione riguarda
i più 'fortunati', cioè i 3,4
milioni di giovani oggi inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard, visto che l’Italia è
tristemente in testa alle
classifiche della disoccupazione giovanile. Poi ci
sono altri 890.000 giovani
25-34enni autonomi o con
contratti di collaborazione
e quasi 2,3 milioni di
Neet, che non studiano
né lavorano. Andando
avanti di questo passo,
sottolinea il Censis, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani.
ANCORA DATI NEGATIVI, PER IL TERZO ANNO. LA GERMANIA INVECE RIPRENDE A CORRERE
Il Pil specchio dell’Italia: crescita zero
LA CRISI CHE NON LASCIA SCAMPO
Bollette, che angoscia:
aumentano i ‘morosi’
a crisi non lascia
scampo agli italiani,
altro che le frottole di
Matteo Renzi e dei governi
Letta e Monti che l’hanno
preceduto, e una riprova
arriva dal fenomeno della
morosità, ovvero di persone
che non riescono a pagare
più le bollette, sempre più
elevato nell’ultimo biennio.
Nel 2013, secondo gli ultimi
dati disponibili e contenuti
nel rapporto dell’Autorità
per l’energia elettrica, le
richieste di sospensione
presentate dai clienti domestici sono state 1,76 milioni, in aumento del 9,6%
rispetto all'anno precedente. Sono state registrate richieste di sospensione effettive, nel settore elettrico
(considerato nel suo complesso, senza distinguere
tra mercato libero e servizi
di tutela) per il 6,1% dei
clienti domestici, per il
10,6% dei clienti alimentati
da bassa tensione e per il
14,1% dei clienti alimentati
da media tensione.
In crisi fortissima anche il
settore del gas, e quindi con
ovvie ripercussioni per il
riscaldamento di molti nuclei familiari: nel 2013 sono
L
state avanzate richieste di
sospensione per l’1,9% dei
clienti domestici, per il 2,9%
dei condomini uso domestico, per il 4,9% dei clienti
altri usi con consumi fino a
50.000 Smc/anno e per il
14% dei clienti altri usi con
consumi
tra
50.000
Smc/anno e 200.000
Smc/anno. Dal punto di vista
geografico c’è una maggiore rilevanza di ‘morosi’
in tutte le regioni della macro area Sud.Valori leggermente più alti si registrano
al Centro e sotto la media
nazionale in tutte le regioni
del Nord.
Tra il 2012 e il 2013 la percentuale delle richieste di
sospensione per morosità,
rispetto ai punti di prelievo
serviti, è aumentata in maniera significativa per i
clienti domestici sul mercato libero (+2,1 punti percentuali) e in misura minore per i clienti bt sul
mercato libero (+0,5) e in
maggior tutela (+0,2), mentre è diminuita per i domestici in maggior tutela
(-0,1), i bt in salvaguardia
(-3,5) e per gli mt del mercato libero (-1,2) e della
salvaguardia (-4,5).
el quarto trimestre la crescita del
Pil italiano è stata pari a zero. Lo
afferma l’Istat, che rileva come tra
ottobre e dicembre il Prodotto interno
lordo è rimasto invariato rispetto ai tre
mesi precedenti. Su base annua invece,
secondo le prime stime dell'Istituto di
statistica, il Pil è diminuito dello 0,4%
nel 2014.
Siamo dunque al terzo anno consecutivo
di calo per il Pil italiano. Il -0,4% calcolato
dall'Istat in base alle prime stime sulla
media dei trimestri segue infatti il crollo
del 2,3% del 2012 e il -1,9% del 2013.
Le ultime stime del governo per l'anno
scorso indicavano un calo dello 0,3%.
Nel complesso, sono ben 14 i trimestri
senza crescita per l'economia italiana.
Secondo i dati Istat, il Pil non aumenta
nel nostro Paese dal secondo trimestre
2011. La variazione nulla dell'ultima parte
del 2014 segna comunque un arresto
della caduta registrata nei due trimestri
precedenti (-0,2% tra aprile e giugno e
-0,1% tra luglio e settembre). I due trimestri di calo del pil indicavano per il
nostro Paese una recessione tecnica.
Va decisamente meglio, invece, in Germania, dove l'economia è cresciuta dello
0,7% nel quarto trimestre, portando a
+1,6% la crescita del Pil in Germania
nel 2014. "L'economia tedesca ha guadagnato terreno nell'ultima parte dell'anno - commenta l'ufficio federale di
statistica Destatis - Dopo un buon inizio
e un successivo indebolimento nel secondo e terzo trimestre l'economia si è
stabilizzata negli ultimi tre mesi. Gli
analisti si aspettavano una crescita dello
0,3% nel quarto trimestre e la stima preliminare di Destatis per il 2014 era di
+1,5%.
L'economia francese, invece, rallenta nel
quarto trimestre, attestandosi a +0,1%,
N
contro il +0,3% dei precedenti tre mesi,
come rende noto l'Insee, l'ufficio nazionale
di statistica, secondo il quale il Pil nel
2014 ha registrato una crescita dello
0,4%, come nel 2013 e nel 2012. Il
ministro delle Finanze, Michel Sapin, in
un comunicato, ricorda che il governo
alla fine dell'estate aveva rialzato le sue
stime sul Pil a +0,4% nel 2014, contro un
iniziale +0,1%. "E' ancora troppo debole
- commenta il ministro - ma ci sono le
condizioni per un miglioramento nel
2015". L'esecutivo francese si aspetta
una crescita dell'1% del Pil per quest'anno.
Peggio sta invece la Grecia, dove il Pil
nel quarto trimestre del 2014 è sceso
dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Le stime erano invece per una
crescita dello 0,4%. Su base annua il pil
è cresciuto dell'1,7%, contro il +1,6%
del trimestre precedente.
4
Sabato 14 febbraio 2015
Attualità
DOMANI SCATTERÀ IL CESSATE IL FUOCO, MA GLI ULTIMI SEGNALI SONO POCO INCORAGGIANTI
Tregua fragilissima sul futuro dell’Ucraina
PER MOTIVI DI SICUREZZA
di Tatiana Ovidi
he fosse un accordo fragile,
quello raggiunto a Minsk dopo
16 ore di trattative, lo si era
capito subito. Ma che di fatto
durasse poche ore, ha stupito
tutti. Procediamo però con ordine: il cessate il fuoco partirà domani notte ed il
ritiro delle armi dovrà cominciare entro
48 ore dopo l'inizio della tregua e terminare entro due settimane.
Ma dopo poche ore dall'annuncio di Putin
di giovedì mattina è arrivata un nuovo allarme da Kiev sull'ingresso da sud-est
del paese di una colonna di cinquanta
carri armati russi e altri mezzi bellici,
che avrebbe attraversato il confine proprio
mentre erano in corso i negoziati di Minsk.
A riferirlo è stato il portavoce delle forze
armate ucraine, Andrii Lisenko.
Insomma, siamo alle solite. Anzi stavolta
la situazione è peggiore. Gli occidentali
prima siglano un accordo e poi iniziano
a minarlo. Un gioco che si è ripetuto
varie volte in questo conflitto.
Ed il motivo è semplice: negli ultimi cinque
mesi gli ucraini hanno perso 500 km di
territorio ed i nuovi confini sono lontanissimi
dalla linea di demarcazione concordata
lo scorso 19 settembre a Minsk.
Il governo ucraino voleva far ripartire i
nuovi accordi da quelli precedenti e
quando ha capito che anche Francia,
Germania e l'Osce invece hanno riconosciuto la nuova geografia segnata dalle
Chiusa l’ambasciata
italiana nelloYemen
C
l ministero degli Affari
Esteri e della Cooperazione Internazionale
ha deciso la chiusura
temporanea dell’Ambasciata d’Italia a Sanaa,
capitale dello Yemen, a
seguito del precipitare
degli eventi nel paese
della penisola araba e del
progressivo aggravarsi
delle condizioni di sicurezza, che dunque metterebbero in pericolo anche il nostro personale. Lo riferisce la Farnesina in una nota
diffusa ieri, precisando che la
decisione è stata comunque
presa nel quadro di un coordinamento internazionale che ha
portato diversi paesi a chiudere
le loro Ambasciate nello Yemen.
L’ambasciatore a Sanaa, Luciano
Galli, e tutto il personale della
nostra ambasciata stanno quindi
facendo rientro in Italia in sicurezza in queste ore.
Il ministero degli Affari Esteri e
della Cooperazione Internazio-
I
vittorie russofone si è trovato in un angolo.
Ed accettare questa tregua è stato, di
fatto, un riconoscimento delle vittorie
militari degli insorti.
E le parole della Merkel e dei militari
ucraini confermano la fragilità della tregua.
Così il Cancelliere tedesco: "L'accordo
non garantisce che nei prossimi giorni
sia un successo duraturo: continuiamo a
essere vigili esercitando la pressione.
Tutto risolto dunque? Ancora troppo presto
per dirlo". Queste le parole dei vertici
dell'esercito di Kiev: "Il nemico continua
a rafforzare le sue posizioni a nord nella
regione di Lugansk e a Debaltseve".
A riprova che gli atlantici non possono
accettare i nuovi confini sono arrivate le
dichiarazioni del comandante delle truppe Usa in Europa, generale Ben Hodges:
"A marzo gli istruttori statunitensi inizieranno ad addestrare le truppe ucraine.
Un battaglione dell'Esercito Usa adde-
strerà tre battaglioni ucraini forze armate
dell'Ucraina a pratiche di pronto soccorso
e sicurezza, a operare in un contesto di
disturbo delle comunicazioni da parte
delle forze russe e a proteggersi dall'artiglieria russa e dei ribelli".
Il capo dell’autoproclamata Repubblica
di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, ha
avvertito che in caso di violazione degli
accordi "non ci saranno nuovi memorandum. Avevamo altre idee, ma prendiamo atto delle posizioni dei capi di
Russia, Germania e Francia. Se questi si
comporteranno da garanti dell'atteggiamento di Kiev, non possiamo non dare
una chance all’Ucraina".
Queste le parole dell'altro leader dei ribelli Plotnitsky: "L'accordo raggiunto a
Minsk è un grande risultato. La vittoria
sarà nostra, con mezzi politici o militari,
l'Ucraina cambierà grazie al popolo del
Donbass".
nale, prosegue la nota, auspica
che gli sforzi di mediazione
condotti dall’inviato delle Nazioni
Unite Jamal Benomar permettano al più presto il ripristino
delle condizioni di sicurezza
necessarie al ritorno in Yemen
del personale delle rappresentanze diplomatiche che hanno
lasciato il Paese. Lo Yemen
già da diverso tempo era stato
dichiarato come uno Stato particolarmente a rischio, anche
per eventuali viaggi turistici e
per affari.
IL PRESIDENTE DELLA LAZIO NELLA BUFERA PER UNA TELEFONATA REGISTRATA DAL DG DELL’ISCHIA
Il “sistema” Lotito:“Io so io e voi…”
“In Lega comando io, Beretta conta zero. Il Carpi e il Frosinone non possono salire in A, sarebbe una rovina”
IL PRESIDENTE SAMP INDAGATO PER EVASIONE
di Federico Colosimo
Ferrero, dal festival
di Sanremo al Tribunale
ufera su Claudio Lotito e il calcio
italiano. Il delirio di onnipotenza e
l’auto-idolatria a volte giocano brutti
scherzi. Soprattutto a chi si ritiene insostituibile e non lo è. A farne le spese, il
latinista del terzo millennio.
Il padrone incontrastato del football di
casa nostra viene inchiodato da una telefonata che potrebbe costargli carissimo.
Una conversazione pubblicata in esclusiva
da Repubblica, registrata dal direttore
generale dell’Ischia Pino Iodice, per testimoniare le presunte pressioni indebite
esercitate dal grande elettore di Tavecchio
nei suoi confronti. Nell’ambito delle vicende politiche interne alla Lega Pro. E
non solo. Con il presidente Macalli che
rischia di cadere. L’audio, inquietante,
dimostra come dopo Calciopoli, nulla è
cambiato. A comandare è sempre il Palazzo. I protagonisti sono mutati, la sostanza, no.
La conversazione risale al 28 gennaio
scorso e offre uno spaccato inquietante
di cosa è oggi a livello politico il movimento nel suo insieme. Il tono usato dal
patron biancoceleste con il suo interlocutore è quello di un capo assoluto che
fa sentire tutto il suo peso a un “piccolo”
dirigente (“che porta pure sfiga”) di
una squadra di Lega Pro, che deve adeguarsi alle direttive senza disturbare e
rompere troppo le scatole. Guai a toccare
Macalli insomma, perché se dovesse
saltare, i voti della “ex” Serie C potrebbero cambiare direzione, mettendo a
serio rischio la già risicata maggioranza
di Tavecchio in Lega Calcio. Ponendo
dunque a repentaglio tutto il potere conquistato in questi anni, oltre che il “progetto”, da portare avanti.
na vita davvero spericolata
quella di Massimo Ferrero.
Vissuta al massimo, ma
non sempre a gonfie vele. Dopo
la divertente ospitata al Festival
di Sanremo, il presidente della
Sampdoria finisce alla sbarra per
evasione fiscale.
Secondo la Procura di Roma,
con la sua società di produzione,
la “Blu cinematografica”, nel 2009
avrebbe evaso l’Ires (l’imposta
sul reddito delle società) per 1
milione e 176 mila euro. Accusato
per danno all’erario, il 27 maggio
“Viperetta” dovrà presentarsi davanti al giudice Annamaria Palanitario e difendersi dalle accuse
mosse nei suoi confronti. Già
condannato a 1 anno e 8 mesi,
pena patteggiata, per bancarotta
fraudolenta per il crac della compagnia aerea Livingston, il patron
U
dei blucerchiati rischia grosso.
Riuscirà a spuntarla o ci riderà –
come sempre - su?
L’importante è che se ne parli,
diceva Oscar Wild. Tant’è, il dirigente di fede giallorossa è sempre
al centro dell’attenzione. Per le
sue esultanze ai gol della Samp,
le sue interviste a Sky, i suoi
tweet sgrammaticati e le imitazioni
di Crozza. Ma Ferrero non può
permettersi di ignorare i suoi
guai con la giustizia, che lo
vedono anche indagato per truffa
e minacce nei confronti della sua
ex consorte. Va bene voler stare
sempre sotto i riflettori e far parlare di sé. Ma meglio farlo per
quanto di buono fatto vedere
fino ad esso al timone della Samp
che per accuse, tutte da dimostrare, che rischiano di affondarlo.
F.C.
B
Dichiarazioni inequivocabili, che per fortuna tutti adesso possono ascoltare. Dove
non c’è rispetto per niente e nessuno.
Neanche per il presidente della Lega di
Serie A, Maurizio Beretta, che per il
“poeta” Lotito non conta un beneamato.
Tradotto, zero!
Altro che Lazio e Salernitana. L’impero
di Lotito ormai s’è esteso a dismisura
ma lui, il filosofo, non si accontenta. Vuole
tutto.
Insopportabile e intollerabile è la strafottenza di questo dirigente, che afferma
di essere stato l’unico a mettere d’accordo
Berlusconi e Murdoch sui diritti televisivi.
E peggio ancora si permette di gettare
fango su quelle cenerentole fantastiche
che rappresentano ormai una realtà in
Serie B: la capolista Carpi e il sorprendente Frosinone. Che per Lotito non possono salire nella massima categoria,
“perché non valgono un cazzo”. Una logica da bocciare in tutto e per tutto, da
mercato. E che evidenzia come a comandare sia sempre il “sistema”. Che
non vuole premiare chi sta raggiungendo
meriti sul campo, ma le grandi potenze.
“Perché altrimenti fra 2 anni non abbiamo
più una lira”.
Frasi inaccettabili, anche per il numero
uno della Lega Serie B, Andrea Abodi,
che promette battaglia: “Non permetterò
che il tutto venga insabbiato”. E che per
il patron del Frosinone, Maurizio Stirpe,
“si qualificano da sole”.
A 8 mesi dal disastro mondiale, non è
cambiato nulla. Le cose forse sono anche
peggiorate. D’altra parte non ci si poteva
aspettare altro, le premesse (sui giocatori
mangia banane) erano state chiare. Non
resta che riflettere, ognuno ha quel che
si merita.
5
Sabato 14 febbraio 2015
Storia
IL GIORNALE D’ITALIA E MUSSOLINI /32
Venezia, 1929: l’intervista al Commissario Zorzi
Lavori pubblici e turismo, viabilità ed ordine sono le priorità del Regime per il territorio
di Emma Moriconi
l nostro viaggio di oggi ci porta a Venezia: è il 12 settembre 1929 quando
sul Giornale d'Italia viene pubblicata
l'intervista al Regio Commissario Conte
Ettore Zorzi. Il Conte Zorzi, scrive il
nostro quotidiano, è iscritto nell' "albo d'oro"
della nobiltà veneziana. Laureatosi in giurisprudenza, fece carriera nella magistratura e
allo scoppio della Grande Guerra si arruolò
volontario e rimase in prima linea sia come
ufficiale di artiglieria che dei bombardieri. Fu
fatto prigioniero a Mrzli il 24 ottobre 1917 e
venne internato nel campo di Colle, nel basso
Hannover, "uno dei più tristemente famosi commenta il cronista - per il trattamento inumano usato dai tedeschi. E aggiunge: "La
nobiltà costante, la fierezza patriottica della
sua condotta in quei mesi di martirio è consegnata alla storia nel libro di Guido Gironi 'I
vinti di Caporetto'". Non solo: "Non uscì mai
dal campo, nemmeno per una passeggiata, e
si rifiutò sempre di dare la parola d'onore per
impegnarsi a non tentare la fuga. Cercò e
trovò conforto nella poesia e scrisse un'ode
di ardente esaltazione dell'aspirante Giovanni
Battista Aicardi di Porto Ferraio, barbaramente
trucidato dalle sentinelle tedesche il 4 giugno
I
del 1918, perché aveva salutato con grida di
'Evviva la Francia!' alcuni ufficiali francesi momentaneamente accolti, perché feriti, nel
campo di prigionia italiano".
Dopo la guerra, Zorzi riprese le sue funzioni
di pretore a Longarone. Nell'aprile del 1921
divenne Giudice del Tribunale di Venezia e
alla fine dello stesso anno fu nominato giudice
istruttore. "Erano quelli i tempi in cui la giovinezza italiana, inquadrata nei Fasci di combattimento, si batteva con grande coraggio
contro i senza patria e i loro complici. Ebbene
il Conte Zorzi - continua Il Giornale d'Italia giudice istruttore in quel periodo di cruenta
lotta tra le Camicie Nere e i social-comunisti,
si comportò come gli imponeva il cuore d'italiano ed emanò delle ordinanze ch'erano sempre in contrasto con le istruzioni che il governo
di Nitti dava alla Magistratura veneziana per
soffocare il movimento di riscossa nazionale.
Solo nei due processi che egli non fu chiamato
ad istruire, cioè quelli per l'assassinio del Cattapan a Mestre e del Cattelan a Venezia, non
si riuscì ad accertare gli autori del misfatto".
Nel 1928 Zorzi vinse il concorso per merito
distinto al grado di Consigliere di Corte d'Appello, posto che lasciò quando dalla fiducia
del Capo del Governo fu chiamato nel 1929 a
reggere il Comune di Venezia, a giugno come
Commissario straordinario e ad
ottobre come Podestà. Al momento dell'assunzione della carica, il 14 giugno il Conte Zorzi
aveva annunciato nel manifesto
alla cittadinanza che avrebbe
"fascisticamente richiamato al
ritmo delle altre grandi città anche quello di Venezia".
Ecco cosa racconta il Conte
Zorzi al Giornale d'Italia in quel
settembre del 1929: "Circa le
principali questioni d'interesse
pubblico, un recente comunicato
della Federazione fascista ha
precisato che pratiche svolte
per l'attuazione dell'indirizzo di
massima già approvato dal
Duce, è stato tenuto presso l'on.
Giovanni Giuriati, con l'intervento del prefetto della provincia, mio e dei gerarchi locali
del Partito, un Convegno che
ha fissato le modalità per passare alla fase esecutiva. In questo
Convegno il Segretario Federale avv. Suppiej
ha indicato le conclusioni relative sia alla parte
tecnica che alla parte finanziaria dei problemi.
Nella riunione del Direttorio della Federazione
fascista del 21 agosto io ho dato comunicazione
di aver conferito formale incarico all'on. Ing.
Fantucci di esperire, secondo le direttive già
stabilite, tutte le pratiche necessarie all'approntamento di un piano tecnico di pubblico
concorso per l'esecuzione delle opere relative
al problema delle comunicazioni (tramviarie,
automobilistiche e per via d'acqua)". Poi riferisce di aver predisposto la costituzione del
fondo iniziale dei mezzi finanziari occorrenti
per l'esecuzione delle opere, che sarà formato
sia con il contributo diretto del Comune sia
con il contributo di altri Enti veneziani. L'avvocato incaricato di elaborare il piano per il
completo finanziamento delle opere è Max
Ravà. Si parla poi di rinnovare l'Ospedale
Civile e, naturalmente, del turismo, grande risorsa per la bella città. "In seguito al riconoscimento di Venezia come stazione di cura,
soggiorno e turismo - dice ancora Zorzi a
questo proposito - il Comune ha istituito nel
maggio di quest'anno un Ufficio turistico e di
pubblicità, ch'è alle sue dirette dipendenze e
ch'è diretto da un esperto della materia, il
dott. Stocca Augusto. QUest'Ufficio provvede,
per l'estero, alla propaganda e al coordinamento
dei servizi, per l'interno alla sorveglianza e
alla tutela dei servizi cittadini nell'interesse
del forestiero".
Sempre su questo tema, il Commissario riferisce che la Camera di Commercio italo-germanica presieduta dal maggiore Renzetti, e
le Camere di Commercio di Budapest e di
Praga, hanno compiuto "un lodevole servizio"
in tema di relazioni estere relativamente al turismo veneziano: "Abbiamo inoltre istituito
venti Agenzie fiduciarie principali delle Capitali
d'Europa e d'oltre mare".
Inoltre il Commissario spiega che ci sono
altre duemila Agenzie "nostre corrispondenti
all'estero", in tutto si tratta di tremila Agenzie
che rappresentano Venezia nel mondo, di cui
1500 nell'America del Nord. "Molti giornali ricevono e pubblicano i nostri articoli e le nostre
inserzioni" dice ancora.
E aggiunge: "Abbiamo spedito all'estero, redatti
in sei lingue, oltre 300mila fra opuscoli e programmi di festeggiamenti. Parecchie migliaia
di fotografie di Venezia figurano nelle vetrine
delle nostre Agenzie. Si è organizzata, insomma,
tra Venezia e l'estero una rete fittissima di relazioni".
Poi riferisce di cosa è stato fatto, invece, per
l'Italia: la partecipazione alla Mostra di Montecassino e a quella di Bolzano con due sale
turistiche, propaganda a mezzo di giornali e
opuscoli, finanziamento da parte del Comune
di tutte le iniziative turistiche, miglioramento
del servizio delle comunicazioni: vaporetti,
gondole, motoscafi. Poi riferisce del controllo
effettuato sui prezzi degli alberghi e del servizio
di sorveglianza da parte dei vigili con un costituendo Corpo di vigili specializzati per la
tutela del turista: "essi dovranno conoscere
parecchie lingue - aggiunge il Commissario e porteranno un segno di riconoscimento".
Ancora, riferisce che si è provveduto alla nomina di un Comitato comunale per gli interessi
turistici, composto di commercianti, piccoli
esercenti ed altri, con il compito di suggerire
le soluzioni ai problemi più urgenti. Infine
alcuni numeri: nell'aprile del 1929 i turisti
sono aumentati di 3450 unità rispetto allo
stesso mese dell'anno precedente; in maggio
erano 7865 in più, in in giugno 4288, in luglio
5343, calcolando poi che a tutto agosto "siano
venuti a Venezia circa 300 mila forestieri, numero, questo, assai inferiore al reale inquantoché molti sfuggono al controllo".
LA SISTEMAZIONE DELLE AREE DESTINATE ALLE SPIAGGE E LA GRANDIOSA OPERA SPORTIVA REALIZZATA IN UN EX FORTINO AUSTRIACO
La Compagnia dei Grandi Alberghi e il Campo da Golf
Rilevante in questo ambito la figura di Giuseppe Volpi
di Misurata, che già nel '27 era assurto agli onori
della cronaca per aver raggiunto e superato la "Quota 90"
roseguendo nella lettura dell'articolo, si parla dello sviluppo del
Lido: per prima cosa il Commissario segnala l'attività della Compagnia
dei Grandi Alberghi, "presieduta dal gr.
Uff. Campione, che è davvero benemerita" e riferisce che essa "ha provveduto
alla rapida ricostruzione provvisoria
dello Stabilimento Bagni dopo l'incendio;
ha atteso ai lavori di modifica del Viale
S. Elisabetta in modo da dare accesso
al nuovo Stabilimento Bagni, che avrà
tutte le più moderne installazioni anche
per i bagni di mare medicali; ha offerto
il primo milione per il nuovo Ospizio
Marino". Inoltre riferisce che "recenti
accordi tra il Comune e la Compagnia
sistemano la distribuzione delle aree
P
della spiaggia, dove ci saranno dei
recinti riservati per gli alberghi più importanti, per quelli più modesti e le
pensioni associate, per le famiglie veneziane".
E ancora si parla del campo da golf
che l'amministrazione intende realizzare
sulla punta estrema del Lido degli Alberoni e per il quale la Compagnia dei
Grandi Alberghi impiega più di due milioni e mezzo e che sarà costruito in un
vecchio forte "che era dell'Austria e
che conserverà tutto il suo aspetto militare. Nulla sarà modificato, e gli spalti,
le difese, i canali ecc. che prima servivano a scopi bellici, saranno gli ostacoli
per i pacifici giocatori". Il Commissario
aggiunge che i lavori sono diretti dall'ing.
Cruickshauks, uno dei più esperti costruttori inglesi, e che gli operai impiegati
nei lavori sono circa 300, "che avranno
lavoro per tutto l'inverno".
A proposito del campo da Golf, ancora
oggi uno dei più belli d'Europa, dobbiamo fare un piccolo inciso: Presidente
della Compagnia Italiana Grandi Alberghi
citata da Zorzi è il Conte Giuseppe Volpi
di Misurata: a lui si deve l'individuazione
dell'area da destinarsi al circolo.
Per i lettori del Giornale d'Italia questo
nome è già ben noto: si tratta infatti di
quel Ministro delle Finanze del Regime
a cui si deve il rinnovato potere d'acquisto
della lira. Fu lui a condurre ed a portare
a termine con successo la battaglia colossale per la "quota 90", riuscendo ad
Venezia, il campo da golf (foto circologolfvenezia.it)
andare oltre le più rosee previsioni di
Mussolini, al punto che nel giugno del
'27 la sterlina è scambiata a 86 lire.
Giuseppe Volpi di Misurata sarà anche
il primo Presidente del circolo del golf
veneziano.
Non possiamo fermarci qui, però: altre
opere sono in corso di realizzazione,
come otto nuovi campi da tennis con
tribune per duemila spettatori, ma soprattutto la colossale opera di Porto
Marghera, che è l'oggetto della prossima
puntata.
[email protected]
6
Sabato 14 febbraio 2015
Storia
SETTANT'ANNI FA IL CAPOLUOGO DELLA SASSONIA FU QUASI COMPLETAMENTE DISTRUTTO DA UN ATTACCO IN VARIE ONDATE
L’inferno di Dresda: una ferita che brucia ancora
Decine di migliaia di morti, quasi tutti civili. Un orrore senza fine, che sorprende e impressiona
di Cristina Di Giorgi
Verso la metà di febbraio
la lontana città di Dresda
fu sottoposta, con il deliberato intento di seminare
la strage tra la popolazione
civile, ad un micidiale attacco sferrato
contro i quartieri del centro, non
contro gli stabilimenti e le linee ferroviarie”. A parlare così è Basil Liddell Heart, storico, militare e giornalista britannico.
A tale fonte, di sicuro non tacciabile
di partigianeria nei confronti della
Germania nazista, fanno eco le parole
di un altro studioso britannico, Frederick Taylor, secondo cui “la distruzione di Dresda ha un sapore epico
e tragico. Era una città meravigliosa,
simbolo dell'umanesimo barocco e
di tutto ciò che c'era di più bello in
Germania”. La decisione di bombardarla e di cancellarla completamente fu, secondo Taylor, “un perfetto
esempio degli orrori del modo di
concepire la guerra nel XX secolo”.
Una decisione presa dall'Alto Comando Interalleato, che stabilì un
“
piano di annientamento articolato
in più fasi. Il primo attacco fu portato
a termine la sera del 13 febbraio
dagli aerei della Royal Air Force inglese: erano circa le 22 quando a
Dresda scattò l'allarme antiaereo.
Bastarono sedici minuti soltanto e
una delle più belle città d'Europa
era praticamente scomparsa: la prima ondata di bombe distrusse gli
edifici, poi gli ordigni incendiari
crearono un micidiale inferno di fuoco (si raggiunsero temperature di
1500°C, con correnti d'aria calda e
fredda che diedero origine ad un
vero e proprio ciclone , che spingeva
le persone dentro le fiamme e lanciava in aria materiale di ogni tipo).
La seconda scarica di fuoco e morte
arrivò ancora una volta dal cielo,
questa volta per mano dei B 17 dell'aviazione americana, all'1.30 del
14 febbraio (il rapporto dell'USAF –
United Strates Air Force – parla di
1478 tonnellate di bombe esplosive
e 1182 tonnellate di bombe incendiarie lanciate nel primo attacco e
1250 tonnellate in totale nel secondo).
Ad ogni abitante della città, secondo
Unonovequattrocinque
quanto riportato da alcuni studiosi,
toccarono 42,8 metri cubi di macerie:
su un totale di circa 28000 case del
centro, ne furono distrutte quasi 25mila.
Un'area di 15 chilometri quadrati fu
completamente rasa al suolo (in essa
c'erano 14.000 case, 72 scuole, 22
ospedali, 19 chiese, 5 teatri, 50 edifici
bancari e assicurativi, 31 magazzini,
31 alberghi, 62 edifici amministrativi,
industrie, e altre costruzioni). Dei
222mila appartamenti della città,
75mila furono completamente distrutti,
11mila gravemente danneggiati.
Quanto al numero delle vittime, il
bombardamento di metà febbraio
fu una carneficina, che secondo le
stime più autorevoli (“Dichiarazione
finale della commissione di storici
ufficiale” incaricata di riesaminare i
dati nel 2005, pubblicata sul sito
dresden.de), contò tra i 18 e le 25
mila morti: un numero questo che
altre fonti ritengono decisamente
più alto: alcuni parlano addirittura
di diverse centinaia di migliaia di
morti. Tra loro il cancelliere tedesco
Adenauer, che parlò di 250 mila vittime e lo scrittore americano Von-
negut, che si trovava a Dresda come
prigioniero di guerra (secondo lui i
morti furono 135mila). E' risultato
comunque impossibile, soprattutto
a causa dell'uso massiccio di ordigni
incendiari, stabilire con certezza
quanti civili (tra abitanti della cittadina
e profughi) persero la vita: molti
corpi furono infatti completamente
distrutti dalla tempesta di fuoco.
Quel che risulta comunque evidente
è che su Dresda furono sganciate a
tappeto migliaia di tonnellate di
bombe, sia nel corso dell'incursione
di metà febbraio 1945, sia in seguito
(due nuovi attacchi furono infatti portati a termine il 2 marzo e il 17
aprile). Perché?
La risposta a questa domanda porta
a due possibili motivazioni, entrambe
verosimili e, forse, complementari:
la prima è la messa in atto di una
dimostrazione di forza per fiaccare
il morale dei tedeschi in una fase
decisiva del conflitto; la seconda si
basa invece sull'idea che tutto sia
nato dal calcolo strategico dei comandi alleati, che in questo modo
volevano sostenere l'avanzata sovietica in Europa e accelerare la
sconfitta di Hitler. Sta di fatto comunque che il capoluogo sassone,
se è vero che all'inizio del 1945 costituiva comunque un importante
centro industriale ed uno snodo dei
trasporti, fino a quel momento era
stato risparmiato.
Secondo lo storico Max Hastings il
bombardamento fu “un tentativo in
buona fede, anche se sbagliato, di
condurre la Germania alla sconfitta”.
E se Arthur Travers Harris (l'ufficiale
britannico che diede l'ordine di attacco) dichiarò in seguito che, se
avesse potuto tornare indietro, si sarebbe comportato nello stesso modo,
l'effettiva necessità di colpire tanto
violentemente la popolazione civile
è un argomento che, ancora oggi,
fa molto discutere.
Alcuni autori (tra loro l'italiano Douhet
e lo statunitense Mitchell) hanno
esplicitamente fatto riferimento all'opportunità di “utilizzare l'arma aerea come strumento di distruzione
sistematica del potenziale economico, umano e morale (quindi non
solo industriale e militare) del nemico. Il bombardamento a tappeto
su grandi aree abitate era quindi
considerato da tempo un uso razionale dell'arma aerea”. Un uso che
poi, nella sicurezza della pace, come
ha riconosciuto lo stesso Hastings
“molti politici e civili inglesi avrebbero preferito dimenticare”.
Quel che si dovrebbe fare, invece, è
proprio ricordare i drammi della guerra, senza barriere ideologiche e strumentalizzazioni. Tutti, e non soltanto
quelli provocati dagli eserciti sconfitti.
Solo così si potrà restituire un po’ di
pace e di giustizia alle vittime innocenti. Come la gente di Dresda.
STORIA E DIRITTO
(Hobbit)
Atto bellico o crimine di guerra?
Dresda è in fuoco, Dresda uccisa da poco
Il bombardamento a tappeto sulla “Firenze dell’Elba” fa ancora discutere
Sola e indifesa come una donna vestita di bianco
Ora giace distesa!
Dresda il ricordo, Dresda io non scordo
Mi sembra un incubo, ma forse è la realtà
Pioggia di morte si è abbattuta qui
I nuovi dei dal cielo han distrutto la città!
Dresda, la guerra era ormai finita!
E i leoni assetati di sangue credono di aver vinto,
Ma sono solo iene, sono solo iene, ma sono solo iene!
Questo è un attentato alla sacra civiltà
È un crimine impunito che grida vendetta
Nel cuore dell'Europa, un cuore batte ancora!
Dresda, la guerra era ormai finita!
E i leoni assetati di sangue credono di aver vinto,
Ma sono solo iene, sono solo iene, ma sono solo iene!
Ma la guerra, no, non è finita!
l bombardamento di Dresda è stato oggetto
di un lungo e controverso dibattito: si è
trattato di un “crimine di guerra” o no?
Dati storici alla mano, entrambe le ipotesi
hanno dalla loro elementi a favore e contro.
La posizione di quanti si sono dichiarati
convinti che l’episodio in questione debba
essere considerato senz’altro un crimine (tra
loro voci autorevoli come il nobel per la letteratura Gunter Grass e il giornalista ex direttore di The Times Simon Jenkins) si basa
essenzialmente sui seguenti punti:
- un attacco tanto violento come quello
portato a termine sulla “Firenze dell’Elba”
(città di straordinaria importanza culturale
ed artistica) non poteva avere altro scopo
che un massacro di civili
- Dresda, fino a quel momento attaccata
solo occasionalmente, era considerata da
tutti “città aperta” in quanto priva di obiettivi
militari strategicamente determinanti e per
questo era divenuta meta e rifugio per moltissimi sfollati e luogo di concentramento
dei prigionieri di guerra
I
- I tedeschi non la consideravano un possibile bersaglio di raid e quindi non era stata
dotata di difese adeguate, sia in termini di
armamenti antiaerei, sia quanto a bunker e
rifugi (un dato questo di cui gli Alleati erano
perfettamente a conoscenza: era quindi assai
probabile che fossero consapevoli dell’alto
costo in vite umane che l’operazione avrebbe
comportato)
- alla data del bombardamento la Germania
era già praticamente sconfitta: l’importanza
strategica del raid per ostacolare lo spostamento di truppe era quindi quantomeno
dubbia
Coloro che, al contrario, considerano il bombardamento di Dresda come un’azione di
guerra e non come un crimine, affermano
invece che:
- nel 1945 non esistevano trattati o convenzioni che ponessero regole sui bombardamenti (in grado quindi, in caso di violazione
delle stesse, di qualificare un’azione come
crimine di guerra)
- i raid avevano come obiettivo legittimo
la ferrovia e che in città c’erano sufficienti
unità e mezzi militari da impedire di classificarla come indifesa
- nelle azioni intraprese, inoltre, non vennero
usati mezzi o modalità diverse da quelle impiegate in attacchi simili (per i quali non si è
mai parlato di eccessi e azioni criminali)
- gli obiettivi vennero raggiunti senza un
“eccessivo” costo di vite umane
- l’attacco era necessario per impedire i
rinforzi nazisti e anche perché in città vi
erano parecchi stabilimenti industriali che
producevano armamenti e materiali importanti
per le forze armate (è vero che il bombardamento si concentrò principalmente sul centro
storico, ma al tempo le aree industriali erano
inserite nel tessuto urbano. A Dresda tra
l’altro vi erano piccole imprese semi artigianali
e non grandi fabbriche come nella regione
della Ruhr).
- la città era sede di guarnigioni e caserme
(anche se l’area su cui insistevano fu risparmiata dalle bombe)
CdG
7
Sabato 14 febbraio 2015
Da Roma e dal Lazio
TENSIONE AL CASILINO
Immigrati in rivolta: poliziotti
presi a sediate, calci e pugni
Malgrado la revoca delle misure di accoglienza, gli stranieri si sono
barricati nella struttura. Il bilancio è di 6 arresti e altrettante denunce
orna la violenza nei
centri di accoglienza
della Capitale. Si
sono asserragliati all’interno della struttura del
Casilino, quartiere periferico
di Roma, e hanno aggredito
alcuni poliziotti. Dopo qualche momento di tensione,
gli agenti sono riusciti a riportare la calma. Sono scattate le manette per sei immigrati, mentre altri sei sono
stati denunciati.
Agli stranieri era stato notificato il decreto prefettizio
di revoca delle misure di accoglienza, spiegano dalla
Questura, a seguito “della
violazione grave e reiterata
delle regole di comportamento” avvenuta mercoledì.
Il giorno dopo, però, erano
ancora lì. Così, gli immigrati
sono stati invitati ad allontanarsi dai responsabili del
centro. Ma niente da fare.
A quel punto, è iniziata una
piccola rivolta, poi degenerata. Il gruppo si è barricato
all’interno del centro, “improvvisando - si legge in una
nota della Questura - uno
sbarramento con alcune sedie”.È stato necessario l’intervento della polizia, allar-
T
SUL CASO INDAGA LA POLFER DELLA CAPITALE. SI TRATTA
DI UN RITROVAMENTO CASUALE DA PARTE DEGLI ADDETTI
Minaccia No Tav: ordigni
(con micce bruciate)
a pochi passi dai binari
I contenitori erano nascosti all'interno
di due pozzetti, a pochi chilometri
dalla stazione di Settebagni
aura a Settebagni. Due
ordigni rudimentali con
le micce parzialmente
consumate sono stati trovati
dagli addetti delle Ferrovie
dello Stato, durante un’ispezione manutentiva lungo la linea ferroviaria Roma-Firenze.
A richiamare la l’attenzione è
stata probabilmente una scritta
“No Tav” in vernice rossa posizionata sulle grate dei binari.
Gli operai non potevano credere ai loro occhi: aprendo un
pozzetto hanno trovato una
bottiglia di plastica e alcuni
stracci tra i cavi.
Qualche metro più avanti, gli
agenti hanno rilevato la manomissione di un secondo pozzetto dove è stata posizionata
un’altra bottiglia incendiaria
con accanto residui di plastica
fusa, in questo caso con l’innesto parzialmente bruciato.
Come mai l’ordigno non è
esploso? Un errore degli attentatori oppure si tratta di un
avvertimento?
Intanto i primi accertamenti
della polizia ferroviaria di Roma
hanno consentito di constatare
la presenza di liquido infiam-
P
mati dai responsabili della
struttura. Alla vista degli
agenti, giunti dal vicino commissariato Casilino, gli animi
degli immigrati si sono ulteriormente infuocati. Il
gruppo ha così iniziato a
lanciare alcune sedie contro
i poliziotti.
Gli agenti hanno comunque
mantenuto un atteggiamento
prudente, tentando di avvicinarsi per riportare la calma
e instaurare un dialogo. Un
comportamento che non è
andato a buon fine. Infatti
gli uomini del 113 sono stati
aggrediti fisicamente, a calci
e pugni.
E’ giunto quindi l’aiuto di
una volante del Reparto mobile.“Gli agenti hanno preso
uno ad uno gli stranieri e secondo quanto comunicato
dalla Questura - li hanno
portati fuori dal centro, dove
6 di essi, i più facinorosi,
sono stati arrestati e altri 6
denunciati in stato di libertà
per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale e
invasione di edifici”.
Giuseppe Sarra
mabile all’interno del contenitore. Fortunatamente l’episodio non ha provocato danni
alla circolazione ferroviaria,
ma è l’ennesima prova di quanto siano tornati attivi e pericolosi
gli attivisti No Tav, dopo un periodo di silenzio. Sul posto
sono giunti anche gli agenti
della polizia scientifica, la Digos
e gli artificieri della polizia.
Sul caso stanno indagando i
poliziotti della Polfer, diretti dal
dottor Domenico Ponziani e
coordinati dal vicequestore
aggiunto Marco Napoli.
Al momento gli investigatori
non escludono altre ipotesi,
anche se la pista più calda
resta quella che porta ai “No
Tav”, avvalorata dal ritrovamento delle due scritte lungo
la linea ferroviaria. Resta da
capire quali erano - o sono G.S
le loro intenzioni.
ARRIVA L’OK ANCHE DAL TAR DEL LAZIO
Schettino in cattedra, sospeso professore della Sapienza
pochi giorni dalla
condanna, che sta facendo
discutere
l’opinione pubblica, inflitta
a Francesco Schettino, è
arrivata un’altra sentenza
che riguarda indirettamente l’ex comandante della
Concordia.
Il Tar del Lazio ha confermato la sospensione per
due mesi da incarico e stipendio per il professor Vincenzo Mastronardi, titolare
A
della cattedra di psicopatologia forense all’Università
La Sapienza di Roma.
Come ricorderete, lo scorso
agosto, Schettino aveva avuto una lezione accademica,
su invito - a suo dire - dello
stesso professore.
Durante la lezione, l’ex capitano aveva commentato
una ricostruzione del naufragio del Giglio e raccontato agli studenti universitari
aneddoti tratti dalla sua
esperienza di comandante
di navi, soffermandosi in
particolare sulla gestione
di situazioni di panico e di
crisi. Tanto da meritarsi anche un diploma dall’ateneo.
“Sono stato invitato come
esperto e ho illustrato agli
studenti la gestione del controllo del panico - si giustificò così alcuni giorni dopo
la lezione accademica - So
come ci si comporta in casi
del genere, come bisogna
reagire quando ci sono
equipaggi di etnie diverse.
Tra l’altro ci sono studi accademici comparativi che
mettono a confronto il disastro della Concordia con
altre tragedie simili, anche
con l’attentato alle Torri
Gemelle”.
L’allora rettore dell’università, Luigi Frati, prese subito
le distanze “dal grave episodio”.
MICROCRIMINALITÀ
PARIOLI
Minacce e rapine, fermata baby gang
“Mai con Salvini”: blitz
nella sede della Lega Nord
ndividuavano le loro vittime nei
grandi centri commerciali o alle
fermate della metropolitana prediligendo perlopiù adolescenti dai quali,
sotto la minaccia di un coltello o incutendo timore con la superiorità numerica, si facevano consegnare danaro,
smartphone, tablet e quanto altro avessero con loro. Dopo un’attenta indagine
degli agenti del commissariato Vescovio
è stata sgominata una bay gang, composta da giovanissimi tra i 15 e 17, due
di nazionalità italiana, uno vietnamita
ed uno albanese Con loro anche un
bengalese, poco più che maggiorenne,
già raggiunto da misura restrittiva della
I
libertà personale.
Le indagini sono scaturite dalle denunce
presentate dai genitori di alcuni studenti,
finiti nel mirino della banda all’esterno
di un centro commerciale del nord di
Roma dove, attirati con uno stratagemma
nei garage sotterranei, erano stati accerchiati e derubati.
Gli investigatori, dopo aver individuato
uno dei responsabili, sono risaliti agli
altri membri del gruppo attraverso un
incrocio di dati ed eventi delittuosi.
Il modus operandi era sempre lo stesso.
A capo della gang un giovane con caratteristiche somatiche asiatiche.
E’ emerso anche che i giovanissimi, attraverso messaggi incrociati fra loro,
erano soliti ostentare i proventi delle
razzie, calcolando l’ammontare delle
somme da dividersi e programmando
i colpi futuri da eseguire.
ova e vernice contro la sede
della Lega Nord a Roma, in via
Caroncini 23, nel quartiere Parioli.
A fare irruzione è stato un gruppo
composto da una decina di persone.
L’episodio è accaduto ieri intorno alle
12 e 30. Gli autori indossavano giubbini
neri e avevano il voto travisato con
sciarpe e bandane.
Dopo aver aggirato il portiere, il gruppo
è entrato nella sede del Carroccio e ha
sporcato le pareti usando le bombolette
spray.
Poco dopo è giunta sul posto una vo-
U
lante della polizia. A chiamare gli uomini
del 113 è stato il portiere dello stabile.
L’incursione è stata rivendicata qualche
ora più tardi dal gruppo “Mai con Salvini”.
“Un gruppo di cittadini romani, nell’ambito della campagna Mai con Salvini
- si legge in un comunicato - che vuole
impedire ai leghisti la loro adunata a
Roma del 28 febbraio, ha portato i
suoi omaggi alla sede romana della
Lega Nord”.
Sulla vicenda indaga il commissariato
villa Glori.
8
Sabato 14 febbraio 2015
Da Roma e dal Lazio
LA PROCURA HA CHIUSO LE INDAGINI SULLA MAXI INCHIESTA CHE DUE ANNI FA PORTÒ ALL’ARRESTO DI 40 SOGGETTI
Truffa ad assicurazioni,
in 67 a rischio processo
Gli indagati, ognuno con un ruolo specifico, sarebbero riusciti a falsificare
documenti relativi a numerosi incidenti, riuscendo a intascare risarcimenti più alti
stata chiusa l’inchiesta
sulla truffa alle assicurazioni. Sono stati infatti depositati gli atti dalla
Procura di Roma, si parla
di oltre 33mila pagine, chiudendo così l’indagine sulla
truffa organizzata a danno
delle compagnie assicurative e al fondo destinato al
risarcimento delle vittime
della strada, amministrato
dal ministero dello Sviluppo
economico. Nel calderone
sono finite ben 67 persone,
tra le quali ci sono anche
nomi eccellenti di avvocati
e medici.
Il procedimento, che tra i
mesi di maggio e giugno
del 2013 portò all’arresto
di oltre 40 soggetti, conta
tra gli indagati anche titolari
di agenzie di pratiche auto,
carrozzieri, opera specializzati, professionisti e perfino anche un carabiniere.
Le accuse sono pesantissime. Associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale e truffa ai
danni dello Stato sono i reati
ipotizzati dal pubblico ministero Tiziana Cugini.
Secondo l’accusa, gli inda-
È
gati, ognuno con un ruolo
specifico, sarebbero riusciti
a falsificare documenti relativi a numerosi incidenti,
riuscendo così ad ottenere
risarcimenti più alti del dovuto.
A capo dell’organizzazione,
sempre secondo l’impianto
accusatorio, c’era il manager Michele Bertucca. Nell’ordinanza di custodia cau-
telare, il pm mise nero su
bianco che era “promotore
dell’organizzazione criminale” e “unico referente
presso il Fondo in grado di
ottenere la ‘celere’ definizione delle pratiche di indennizzo”.
Sempre secondo quanto ricostruito, ad ogni atto falsificato corrispondeva una
somma. Per ogni certificato,
infatti, dovevano essere
sborsati quasi 500 euro.
Non solo. Secondo i pm capitolini i risarcimenti potevano arrivare anche a
70mila euro a seconda dei
sinistri.
Negli atti dell’inchiesta c’è
di tutto: dai timbri sottratti
alle firme apocrife, dai cid
falsificati alle testimonianze
inventate.
LE INDAGINI PROSEGUONO PER IDENTIFICARE
ALTRE PERSONE COINVOLTE
Assegni falsi,
centinaia di vittime
Fermato anche un dipendente Inail.
Incassavano il 20% di ogni bonifico versato
na vera e propria banda
criminale specializzata nelle
truffe agli istituti bancari,
realizzate mediante l’apertura di
conti correnti bancari utilizzando
documenti di identità falsi, dove
poi venivano versati assegni di
provenienza illecita.
Non solo. Riciclavano assegni
rubati e destinati a rimborsi per
incidenti stradali, infortuni sul lavoro e rimborsi di compagnia telefoniche e delle utenze domestiche. Nel mirino dell’organizzazione
sono finiti così oltre duecento
truffati per un bottino che ammonta a 330mila euro.
Grazie alla complicità di un dipendente dell’Inail che forniva informazioni riservate e i documenti
d’identità falsi, ottenuti tramite
falsi sigilli riportanti l’impronta
del Comune di Roma e dell’Agenzia delle Entrate di Roma. Sono
scattate quindi le manette per 12
persone, mentre per due donne
è stato disposto l’obbligo di firma.
L’operazione denominata “heads
of wood”, teste di legno in italiano,
coordinata dal pubblico ministero
Laura Condemi, si è svolta tra il
Lazio e la Campania.
Le indagini sono iniziate nel gennaio 2013 dalla denuncia presentata dal direttore di una banca,
allarmato da un gruppo di clienti
dell’istituto di credito.
U
L’organizzazione, secondo la ricostruzione degli investigatori
avrebbe aperto oltre venti conti
correnti in Italia, di cui quattro
nella Capitale, a Monteverde, Eur,
Parioli, Montesacro.
Le somme venivano spostate con
bonifici (che avevano causali
fittizie come ristrutturazioni, dentista, saldo vacanze per non far
insospettire forze polizia o operatori banche) su carte prepagate
a loro intestate. A capo dell’organizzazione un 55enne pregiudicato della provincia di Napoli
che trovava complici in sale giochi
della stessa provincia approfittando delle loro difficoltà economiche. Per ogni conto corrente
aperto e svuotato, i sodali avrebbero percepito il 20% della somma
dell’assegno versato.
Importante il ruolo delle donne
che avevano la funzione di recarsi
in banca per destare meno sospetti.
Gli indagati dovranno rispondere
a vario titolo di associazione per
delinquere finalizzata alla falsità
materiale commessa da pubblico
ufficiale in atto pubblico, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, truffa, ricettazione
e riciclaggio.
Le indagini proseguono per identificare altri soggetti coinvolti.
9
Sabato 14 febbraio 2015
Dall’Italia
IL PRELATO AVREBBE INTASCATO I FONDI DELL’8 PER MILLE, PERQUISITA LA SUA ABITAZIONE
Sotto inchiesta l’ex vescovo di Trapani
Francesco Miccichè iscritto nel registro degli indagati per appropriazione indebita
ndagato l’ex vescovo di
Trapani, Francesco Miccichè: avrebbe distratto
decine di migliaia di
euro destinate dai contribuenti all’otto per mille. Per
questo motivo l’ex prelato risulta
iscritto nel registro degli indagati.
Il reato formulato, dal procuratore Marcello Calvo nei confronti
dell’ex prelato e' di “appropriazione indebita e malversazione di fondi pubblici”. Giovedì
sera gli agenti della polizia giudiziaria e della Forestale, per
ordine della procura trapanese
hanno perquisito gli uffici della
Diocesi e le abitazioni private
di Micciche' e di Orazio Occhipinti, suo ex autista.
L’ex prealto era assente, c’erano
i suoli familiari, al rientro in Sicilia lo attende la notifica dell’avviso di garanzia per le accuse formulate dal procuratore
della Repubblica Marcello Viola.
A carico di Miccichè ci sarebbero le parole accusatorie di
Don Ninni Treppiedi, suo ex
I
braccio destro, coinvolto in
un’altra inchiesta in cui Micciché
è parte lesa e quelle dell’ex
direttore della Caritas, Sergio
Librizzi, arrestato nello scorso
giugno per un’altra inchiesta di
concussione e reati sessuali ai
danni di immigrati, e di don
Ninni Treppiedi, ex direttore
degli uffici amministrativi della
Curia. L'inchiesta, condotta dai
pm Tarondo, Di Sciuva e Morri
si collega a quella avviata sulla
Diocesi di Trapani nel 2011. Sia
Treppiedi che Librizzi hanno
reso dichiarazioni ai magistrati
Micciché venne rimosso, nel
maggio del 2012, da papa Ratzinger dalla carica di vescovo
di Trapani proprio a seguito
dell’inchiesta in cui il prelato
risultava parte lesa e nel frattempo sempre il pontefice aveva
sospeso a divinis don Treppiedi,
allora arciprete di Alcamo. Un
anno prima la Santa Sede aveva
inviato un Ispettore per controllare la regolarità della sua azione nella Diocesi, l’ inchiesta
ruotava attorno alla somma di
1 milione di euro che sarebbe
svanita nel contesto della fusione di due fondazioni clericali
Auxilium e Campanile. A quanto
pare quel milione e passa di
euro che secondo alcuni si doveva cercare tra gli atti delle
fusioni si dovrebbe cercare tra
le opere di carità gestite dalla
Caritas. Si tratterebbero di accreditamenti annuali di circa
300 mila euro. Non è ancora
quantificata la somma sfuggita
alla carità, ma sarebbe ingente
a sentire alcune indiscrezioni.
Perquisizioni sono state condotte
anche in Diocesi, ma c’è stata
ampia collaborazione da parte
del vescovo appena insediato,
mons. Pietro Maria Fragnelli.
Tornando a maggio del 2012 la
Procura di Trapani aveva aperto
le indagini dalle quali Miccichè
risultava parte lesa, mentre 13
persone furono iscritte nel registro degli indagati per vari
reati tra cui frode, calunnia, appropriazione indebita e stalking.
Chantal Capasso
I MALVIVENTI SEMINAVANO TERRORE COMPIENDO FURTI NELLE ABITAZIONI DI DIVERSE PROVINCE D’ITALIA
Fermo: catturata una banda di albanesi
I militari fanno irruzione in un appartamento a Tre Archi. I ladri avevano colpito in una villa di Chiaravalle
F
ermata la banda composta
da albanesi che il 9 febbraio
scorso ha compiuto una rapina a mano armata nella villa di
un'avvocatessa di Chiaravalle, vicino Jesi, in provincia di Ancona.
Sono quattro albanesi, tre senza
fissa dimora arrestati a Lido di
Fermo e uno già detenuto a Poggioreale. Un quinto è stato denunciato ed in seguito raggiunto a
Rovigo.
Dalle ricostruzioni degli inquirenti
A notte fonda circa le 4 del mattino
del 9 febbraio, i rapinatori si erano
introdotti nella villetta di Chiaravalle mentre i proprietari dormivano. Avevano chiuso a chiave la
famiglia nella zona notte, per poter
rubare liberamente tutto quello
che c'era in casa: gioielli, molti
pezzi di argenteria e nove fucili e
una pistola detenuti regolarmente
dall'avvocatessa, appassionata di
tiro.
La banda aveva anche cenato in
cucina, prima di fuggire con la
Bmw trovata nel parcheggio della
villa. Il rumore della vettura messa
in moto aveva svegliato la donna
facendo l'allarme alle forze di polizia. Durante la fuga, quattro banditi erano stati intercettati ad un
posto di blocco nei pressi del casello elpidiense dell'A14. Erano a
bordo di una Lancia Lybra, intestata ad un pregiudicato di Avellino, e non si sono fermati all’alt
intimato, travolgendo la pattuglia
dei carabinieri. I malviventi hanno
abbandonato la vettura proseguendo a piedi. Nella macchina
c’era parte della refurtiva.
La banda da diversi mesi stava
letteralmente saccheggiando le
abitazioni di diverse province d’Italia. I malviventi dovranno rispondere per i reati di rapina, sequestro di persona, furto, ricettazione
e porto abusivo di armi. I quattro,
Juli Markja, 30 anni, Arjan Sula,
24, Krashnik Koxha, 28, e Adrian
Gega, 25 (già in carcere). Il quinto
complice, Tauland Xhyra, 33 anni,
è stato rintracciato a Rovigo: gli è
stato applicato l'obbligo di firma.
Gli investigatori hanno anche individuato un orefice compiacente
della provincia di Teramo che
fondeva e riciclava l'oro rubato
dai rapinatori appena messo a segno i colpi.
Ma alla fine i malviventi sono stati
catturati nel pomeriggio di giovedì
. Localizzati in un appartamento a
Lido Tre Archi, venivano letteralmente braccati dai carabinieri, ai
quali non avevano aperto la porta,
fingendo di non trovarsi in casa.
Le operazioni di immobilizzazione
si sono risolte in pochi istanti, con
gli arrestati che tentavano comunque di divincolarsi e fuggire. L’operazione è terminata con la loro
cattura.
Ch.C.
SMANTELLATA DAGLI UOMINI DELL’ARMA UN’ORGANIZZAZIONE CRIMINALE DEDITA ALLO SMERCIO DI STUPEFACENTI
Bloccato traffico di cocaina a Firenze
Presi i vertici e gli spacciatori che piazzavano la droga nella zona del Mugello e di Sesto Fiorentino
n’operazione antidroga compiuta dai carabinieri ha portato
all’arresto cinque persone di
cui tre di detenzione cautelare in carcere e le altre due ai domiciliari. Le
ordinanze cautelari sono state eseguite
dai militari della compagnia di Borgo
San Lorenzo, ieri mattina, in seguito
alle attività investigative sul traffico
di droga coordinata dal pm Ettore
Squillace Greco della Dda di Firenze.
I reati formulati dalla procura toscana
è contestato è associazione del de-
U
linquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Sempre nella provincia di Firenze, in
particolare nelle zone di Borgo San
Lorenzo e Signa sono state eseguite
25 perquisizioni nell’ambito della stessa indagine.
Le manette sono scattate a due fratelli
di nazionalità albanese e un loro connazionale, tutti residenti in località
Cavallina, nel comune di Barberino
del Mugello. Sono accusati di essere
a capo di un'organizzazione criminale
che riforniva di cocaina un centinaio
di clienti nella zona del Mugello, di
Sesto Fiorentino e di Firenze. Mentre
un italiano si trova i domiciliari , un
pusher che spacciava cocaina approfittando del suo impiego come cameriere in un locale sul lago di Bilancino, l’altro è di nazionalità serba. Le
indagini partano da lontano, precisamente all’inizio del 2014, dopo la segnalazione di una madre, preoccupata
per il proprio figlio, forse coinvolto in
un brutto giro. Dalla denuncia i militari,
dopo aver scovato almeno una cinquantina di clienti, finalmente sono
risaliti ai vertici dell'organizzazione
criminale. Uno degli acquirenti, trovato
in possesso di circa 80 grammi di
hashish, è stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini
di spaccio. Quale epilogo delle indagini
i militari hanno perquisito 25 clienti
dell'organizzazione, residenti a Firenze,
Sesto Fiorentino, Barberino, Scarperia
e San Piero, Vicchio e Dicomano, e
Ch.C.
Calenzano.
10
Sabato 14 febbraio 2015
Dall’Italia
SICILIA: IL DRAMMA DELLA PICCOLA NICOLE, SPIRATA PER MANCANZA DI POSTI IN TERAPIA INTENSIVA NEONATALE
Malasanità: si indaga sulla
morte della bimba appena nata
Le procure di Catania e Ragusa hanno aperto due inchieste - I genitori: “Chiediamo giustizia”
di Clara Lupi
l dramma della piccola Nicole,
deceduta in ambulanza per
una crisi respiratoria durante
il trasporto dalla clinica catanese in cui è nata verso
l’ospedale che avrebbe dovuto prendersi cura di lei. L’unico con un
posto libero in terapia intensiva
neonatale. Peccato che la struttura
(il “Paternò Arezzo”) si trova a Ragusa, ad un’ora circa di viaggio da
Catania: nei tre ospedali cittadini
attrezzati infatti, non c’era un letto
libero.
Ad occuparsi del caso, che al di là
di ogni considerazione medica e/o
politica ha destato comunque notevole impressione e, va detto, anche
indignazione, sarà ora la magistratura. Sono infatti state aperte due
inchieste, la prima a Ragusa (dove
si è verificato il decesso) e la seconda a Catania, presso la cui Procura la famiglia di Nicole ha presentato una denuncia. “Ci sono alcune iscrizioni nel registro degli indagati. Non faccio nomi” ha dichiarato in proposito il procuratore di
Catania Giovanni Salvi, che ha aggiunto:“in questa fase delle indagini
è necessario comprendere le singole
responsabilità”, chiarire “ogni passaggio della vicenda” e “analizzare
i risultati dell’autopsia sul corpo
della piccola”. In attesa del referto
è stato intanto disposto il sequestro
I
della cartella clinica.
Nel frattempo la casa di cura Gibiino
di Catania ha diffuso una nota in cui
“respinge fermamente ogni illazione
e congettura diffusa in queste ore
nei confronti del proprio operato
nell’ambito della morte della piccola
Nicole”. La clinica si dice infatti
certa che “dagli esami autoptici
emergerà che il decesso è stato
causato da fattori che esulano dall’attività dei medici della struttura,
che hanno fatto di tutto per salvare
la vita alla neonata”.
L’assessore regionale alla Sanità Lucia Borsellino, che ha avuto parole
durissime nel commentare la vicenda, ha intanto convocato in queste
ore una riunione con i dirigenti
degli ospedali catanesi coinvolti,
alla quale sono stati chiamati anche
i responsabili della sede operativa
del 118: “è vergognoso – ha dichiarato – che non si riesca a trovare un
posto di terapia intensiva pediatrica
in un’area metropolitana.Verificherò
come sono andate le cose, senza
guardare in faccia nessuno. Ho già
ordinato ai miei uffici tutte le verifiche”. Sul posto ad indagare anche
gli ispettori del Ministero della Sanità, inviati presso i tre ospedali catanesi che non hanno potuto ricoverare la neonata.“Abbiamo chiesto
una relazione dettagliata in tempi
brevi” ha detto il ministro, che ha
anche espresso:“profondo sdegno”
per quanto avvenuto alla piccola
Nicole. Dal canto suo il presidente
della Regione Crocetta “non vogliamo fare dei processi sommari, ma
chi dovesse avere responsabilità
verrà cacciato immediatamente, al
resto penseranno le procure di Catania e di Ragusa. Non lasceremo
che la cosa cada nel dimenticatoio.
Lo faremo per giustizia, ma soprattutto per precauzione”. Questione
di priorità.
Intanto la famiglia della piccola non
si dà pace e attende dalle istituzioni
e dalla giustizia una risposta che
consenta per lo meno di capire
come sono andate realmente le
cose. Il dolore dei genitori è ovviamente immenso. Le parole della
mamma Tania sono strazianti: “Piccola mia, tu vivrai per sempre nei
nostri cuori. Ricorderò ogni piccolo
movimento che facevi dentro di mefino a poco prima della tua nascita.
Eri e sarai per sempre la mia piccola
ballerina scatenata”. E ancora: “La
nostra bimba non c’è più – ha scritto
la donna sul suo profilo facebook –
e non per cause naturali, ma per un
errore umano. Tanti errori umani.
Ma presto si avrà giustizia e la mia
bambina avrà pace”. Al suo fianco
il padre, uno zio e il marito, che
chiedono a cronisti e curiosi silenzio
e rispetto per il dolore della famiglia:
“ora non è il caso di parlare. Quando
verrà il momento lo faremo”.
SIBARI (COSENZA)
Truffa ai danni dell’Inps per quasi mezzo milione di euro
La GdF scopre un centinaio di falsi braccianti agricoli, che hanno percepito indennità e contributi non dovuti
a Guardia di finanza di Sibari
(Cosenza), attraverso un’indagine complessa e articolata
coordinata dalla procura di
Castrovillari, ha scoperto e denunciato una consistente truffa ai danni
dell’Inps: tra indennità agricole illegittimamente assegnate e contributi
dovuti e non versati, il danno all’Istituto
di previdenza si aggira a quanto
sembra intorno ai 400 mila euro.
Al centro del modus operandi criminale, a quanto si è appreso, c’è
un imprenditore agricolo locale, denunciato a piede libero. L’uomo, attraverso la redazione di falsi contratti
di affitto e comodato di terreni,
avrebbe presentato all’Inps una documentazione in cui dichiarava un’ingente disponibilità di fondi agricoli.
Sulla base di tale dichiarazione, alla
quale ha aggiunto i documenti necessari (fraudolentemente predisposti) per legittimare l’impiego di
manodopera agricola, ha giustificato
l’assunzione, tra il 2011 e il 2012, di
118 operai a tempo determinato
per un totale di circa 12 mila giornate
lavorative.
I falsi braccianti avrebbero così ottenuto illecitamente indennità di disoccupazione e malattia. Inoltre –
riferisce il quotidiano on line stretto
L
SAN GIULIANO (PISA)
Treno contro Tir: impatto
spettacolare, nessun ferito
Il camion è rimasto bloccato sulle rotaie
ed è stato colpito da un locomotore in transito
ncidente decisamente spettacolare
quello verificatosi ieri mattina al passaggio a livello di Pugnano (San Giuliano), situato sulla linea ferroviaria
Lucca – Pisa. Intorno alle 9 un camion,
che trasportava mangimi per cani e
gatti destinati ai negozi di animali della
zona, mentre stava attraversando i binari
è rimasto intrappolato sulle rotaie. Non
essendo riuscito a spostarsi, il locomotore di un treno merci in transito tra
le stazioni di Rigoli e Ripafratta l’ha
colpito in pieno, travolgendolo.
Per fortuna il violento impatto, che ha
scaraventato nella scarpata fiancheggiante la ferrovia il tir, quasi distrutto,
non ha causato feriti.
Le ripercussioni sul traffico ferroviario
tra Pisa e Lucca si sono comunque
fatte sentire: la linea è stata ovviamente
interrotta ed è stato attivato un servizio
I
web – gli accertamenti condotti
“hanno consentito di appurare che
l’azienda agricola ha omesso di
versare nelle casse dello Stato i relativi contributi previdenziali, quantificati in circa 100mila euro. Tutte
le situazioni penalmente rilevanti a
carico del titolare dell’azienda interessata sono state opportunamente
segnalate all’Autorità giudiziaria”.
Che sta indagando anche sulle posizioni dei braccianti, approfondite
singolarmente.
Quello appena scoperto è purtroppo
solo uno dei diversi episodi del genere: l’ultimo caso di “falsi braccianti”
agricoli risale infatti al luglio scorso
nel brindisino. In quel caso l’evasione
riscontrata era stata di oltre un milione
CdG
e mezzo di euro
sostitutivo di autobus.
Quanto alla dinamica dell’incidente, non
è ancora chiaro il motivo per il quale il
camion è rimasto bloccato. Sembra che
l’autista, nel momento in cui si è reso
conto che non riusciva più a spostare il
suo mezzo, sia sceso dalla cabina di
guida e, sbracciandosi, abbia tentato di
attirare l’attenzione dei macchinisti del
locomotore per fare in modo che si
rendessero conto della situazione. La
velocità a cui viaggiava per fortuna era
ridotta, ma è risultato comunque impossibile evitare l’impatto.
Praticamente immediato l’intervento in
loco dei vigili del fuoco, dei soccorsi e
delle forze dell’ordine. Sia il camionista
(negativo all’alcoltest al quale è stato
sottoposto) sia i macchinisti, in stato
di choc, sono stati visitati dai medici
CL
del 118.
11
Sabato 14 febbraio 2015
Dall’Italia
CAGLIARI - I FRATELLI DELLA VITTIMA: “VOLEVAMO L’ERGASTOLO”
Ammazza ex fidanzata, trent’anni di carcere
L’uomo, dopo la denuncia per stalking, raggiunse
la ragazza mentre andava al lavoro e le tolse la vita
GENOVA
Clochard ruba per fame,
condannato a sei mesi
di Chantal Capasso
ondannato a 30 anni di reclusione Giuseppe Pintus, 37enne
accusato di aver ucciso la fidanzata nel 2013. La vittima,
Marta Deligia, aveva 27 anni
quando venne soffocata mentre si stava
recando al lavoro, a Villacidro, nel cagliaritano. Il gup del tribunale di Cagliari,
Cristina Ornano, ha riconosciuto Pintus
colpevole di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Accolta in
pieno, dunque, la richiesta del pm Danilo
Tronci, secondo cu il 37enne non riusciva
ad accettare che la relazione con la fidanzata fosse arrivata al capolinea.
Marta aveva deciso di chiudere la relazione con Giuseppe, ma quest’ultimo
non l’aveva accettato. Da quel momento
è iniziata la persecuzione nei confronti
della ragazza, prima la sommergeva di
doni, poi erano cominciate le insistenti
telefonate, fino a diventare soffocante.
La ragazza che in un primo momento
non voleva denunciare l’ex fidanzato per
stalking ,alla fine si era convinta recandosi
in questura. E nel giorno del delitto fu
notificato a Pintus l’ammonimento.
Marta viene uccisa il 23 settembre 2013.
All'alba esce di casa per andare al lavoro
e mentre cammina viene avvicinata da
C
uba per fame condannato a sei mesi di reclusione. Questo il destino di un clochard a Genova.
Il fatto risale a quattro anni
fa, quando un trentenne
ucraino senza fissa dimora
entra in un supermercato
perché divorato dai morsi
della fame e cerca di rubare una confezione di wurstel e due pezzi di formaggio per un totale di Euro 4.
07. L’uomo viene denunciato e giudicato colpevole.
Il trentenne è ora stato condannato in via definitiva
dalla corte d’appello di Genova a sei mesi di reclusione che dovrà scontare
con la condizionale, e dovrà
anche pagare una multa di
160 euro.
Nonostante la richiesta del
procuratore generale Antonio Lucisano, che il reato
venisse derubricato in
R
Pintus. Il giovane probabilmente stizzito
dalla denuncia, raggiunge la ragazza,
hanno un alterco, la afferra la strangola
e poi carica il cadavere a bordo della
sua auto allontanandosi.
Ore dopo, 37enne dichiara per telefono
di volersi suicidare ma alla fine viene
rintracciato e catturato, in seguito si recupererà il corpo senza vita della giovane
donna.
Subito dopo la condanna Antonello e
Roberto Deligia, i fratelli di Marta di-
chiarano di non essere soddisfatti della
decisione presa del giudice, avrebbero
preferito l’ergastolo per Pintus.
Mentre alla parte civile, rappresentata
dagli avvocati Danila Anesa Melis e Rinaldo Saiu , è stata riconosciuta una provvisionale di 400 mila euro, di cui 200
mila alla madre di Marta e 100 mila a
ciascuno dei fratelli. I legali si dimostrano
soddisfatti dell’operato della magistratura.
Il risarcimento sarà invece discusso in
un’altra sede.
“tentativo di furto spinto
dalla necessità” e che la
multa venisse abbassata a
100 euro.
Ma I giudici invece si sono
mostrati inflessibili e hanno
convalidato la pena già inflitta nel corso del processo
di primo grado punendo il
clochard.
Non è il primo caso in cui
il Tribunale di Genova ha
a che fare su casi del genere, decidendo per la strada più severa.
Giorni fa un giudice disponeva nei confronti di un
28enne l’imputazione coatta
per l’accusa di aver rubato
una scatola di cioccolatini
dal valore di 8 euro. Anche
in questo caso, nonostante
il pm avesse deciso per la
derubricazione, il giudice
aveva invece, accolto l’opposizione dei legali del supermercato aprendo così
Ch.C.
un altro processo.
SVOLTA NELL’OMICIDIO DI UN PENSIONATO TROVATO MORTO NEL SUO APPARTAMENTO, IN PROVINCIA DI MILANO
Uccide l’anziano conosciuto in chat, arrestato
Fermato un 25enne, presunto assassino di Marco Ceriani. Incastrato dalle telecamere di sorveglianza
iamo vicini ad una svolta
nelle indagini per l’omicidio di Marco Ceriani,
un pensionato di 65 anni trovato senza vita nel suo appartamento di Abbiategrasso,
in provincia di Milano, lunedì
9 febbraio. I carabinieri del
comando provinciale di Milano hanno arrestato il suo
presunto assassino nella notte
tra giovedì e venerdì in un
bar ad Alba Adriatica in provincia di Teramo. E' Loris Sal-
S
vatore Cardoville, un giovane
italiano 25enne, nato in a Bellinzona (Svizzera).
Il movente sembra essere una
rapina finita male. Secondo
quanto accertato dagli inquirenti, i due si erano conosciuti
pochi giorni prima in una
chat. Il giovane era stato fotosegnalato perché espulso dalla Svizzera lo scorso ottobre,
per motivi ancora ignoti alle
autorità italiane. Ad incastrare
il giovane ci sarebbe un video
delle telecamere interne del
condominio, che lo ritraggono
prima mentre entra nell’appartamento del pensionato
sabato 7 febbraio, attorno alle
16, poi quando ne esce, un
paio d’ore dopo.
Dalla ricostruzione degli investigatori, i due, quel sabato
pomeriggio, si erano dati appuntamento nel monolocale
dell’anziano per avere un incontro sessuale. Ma sembra
che fra i due sia nata una lite,
al culmine del
quale il giovane
avrebbe colpito
l’uomo alla nuca,
causandone probabilmente la morte. Poi è fuggito
portando con sé il
portafoglio della
vittima , il cellulare,
un computer portatile e il cellulare,
nascosti in uno zaino. Più tardi
si disfa del telefonino. L’an-
ziano, invece viene trovato a
terra nel suo appartamento
ed ha perso molto sangue. A
dare l’allarme è un vicino
della vittima.
Il giovane è ora in carcere in
Abruzzo, in attesa di essere
trasferito nel penitenziario di
Pavia: dovrà rispondere di
omicidio volontario. Il pm della
Procura di Pavia, Andrea Zanoncelli, ha escluso le aggravanti. L’autopsia sul corpo del
pensionata è stata rimandata
in attesa della nomina dei difensori del presunto assassino.
Le indagini proseguono e
puntano a controllare sugli ultime ore di vita della vittima
e i suoi contatti in rete avuti
tramite chat con il suo preCh.C.
sunto assassino.
PALERMO: ACCOLTO IL RICORSO DEL COMUNE DI NISCEMI CONTRO IL SISTEMA DI COMUNICAZIONI SATELLITARI AMERICANO
Il Tar boccia il Muos: è pericoloso per la salute
Musumeci: “Ennesima occasione persa per il governo Crocetta, che non garantisce i siciliani”
l Muos non s’ha da fare. E’
quanto ha stabilito il Tar di
Palermo, che ha accolto il ricorso presentato dal comune di
Niscemi contro la realizzazione
del sistema di comunicazioni satellitari della Marina militare statunitense in contrada Ulmo.
Nella sentenza di annullamento
dell’autorizzazione concessa dall’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente per l’installazione, i giudici amministrativi
sottolineano tra l’altro che il
nulla osta paesaggistico del 2008
è “irrimediabilmente scaduto”,
come anche quello dell’Azienda
Foreste demaniali. Oltre a questi,
che risultano comunque ele-
I
menti importanti ai fini sia procedurali sia sostanziali del procedimento di realizzazione del
Muos, il pronunciamento del Tar
evidenzia anche la mancanza
di “indagini preliminari circa le
interferenze rispetto alla navigazione aerea relativa all’aeroporto di Comiso” e “studi in
materia di tutela della salute
dalle esposizioni elettromagnetiche e di tutela ambientale”.
Sembra quindi che secondo i
magistrati del Tar il sistema satellitare potrebbe essere pericoloso per la salute.
“Avevamo visto bene quando,
fin dal primo giorno di questa
legislatura, avevamo richiesto
un intervento risolutivo da parte
del governo della Regione con
il quale si doveva impedire il
completamento dei lavori e accertare se le emissioni fossero
nocive. Adesso il Tar blocca i
lavori del Muos perché il sistema
sarebbe pericoloso per la salute
dei cittadini”. Questo il commento di Nello Musumeci, Gino
Ioppolo e Santi Formica (Lista
Musumeci) sul recente pronunciamento dei magistrati amministrativi. “Ci troviamo di fronte
ad un’altra occasione mancata
per Crocetta e il suo governo –
aggiungono – che aveva prima
annunciato di voler revocare le
autorizzazioni, per poi, come al
solito, fare un passo indietro,
senza preoccuparsi di interpretare il reale sentimento dei siciliani e di svolgere il ruolo di
garante della loro salute”.
Clara Lupi
12
Sabato 14 febbraio 2015
Società
HAMBURGHER, MERENDINE, PATATINE FRITTE E BIBITE GASSATE PORTANO ALL’ASSUEFAZIONE E A CRISI DI ASTINENZA
Il cibo spazzatura dà dipendenza alimentare
Questi prodotti, una volta ingeriti, agiscono sulla dopamina, proprio come accade quando si assumono droghe
di Chantal Capasso
n America prende il nome di “junk
food” mentre noi lo conosciamo
come “cibo spazzatura”. Si tratta di
quei cibi grassi, pieni di colesterolo
e calorie cui sembra difficile rinunciarci, incorrendo in una vera e propria
dipendenza. Gli hamburger molto conditi,
bibite zuccherate e gassate, merendine,
conservanti, condimenti grassi, fritti:
questi sono solo alcuni cibi spazzatura
tanto amati non solo dagli adolescenti,
ma anche dagli adulti. Come anticipato
il cibo spazzatura creerebbe una forte
dipendenza addirittura simile a quella da
nicotina e della droga. Questo quanto è
emerso in un recente studio condotto
da un team di ricercatori americani. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista
Nature Neurosciense, dove gli scienziati
svelano i meccanismi attraverso i quali
si crea la dipendenza.
Gli autori di questa ricerca Paul Johnson
e Paul Kenny, dell'Istituto Scripps a Jupiter
I
in Florida, lo hanno dimostrato attraverso
la sperimentazione sui ratti di laboratorio
trasformandoli in consumatori compulsivi
ed assidui di cibi spazzatura.
I risultati ottenuti sono a dir poco sorprendenti. I due studiosi hanno osservato
infatti che il meccanismo di dipendenza
dai cibi spazzatura segue lo stesso identico
iter di quello del fumo e della droga, ma
con una differenza. Gli stupefacenti non
portano ad un senso di sazietà, ma al
contrario. Mentre, la similitudine consiste
nella produzione di dopamina, entrambi
agiscono su di essa donando una sensazione di benessere, quest’ultima se manca
crea una situazione di disagio, causando
una vera e propria crisi di astinenza.
In laboratorio è stato, infatti, dimostrato
come gli alimenti, ai quali sono stati aggiunti sali, zuccheri e grassi, vanno ad
agire sui recettori della dopamina, proprio
quello che accade quando si prendono
droghe. In questo modo quindi si arriva
alla dipendenza fisica, all’assuefazione,
visto che l’assunzione di cibi grassi
stimola i recettori dell’ormone sopracitato;
qualora poi questi recettori non vengano
più stimolati, non assumendo più cibi
grassi, il corpo si sente privato di una
sostanza che di conseguenza richiede al
proprio organismo, innescando il meccanismo della dipendenza. Con una dieta
ricca di grassi viene aumentato anche
l’ormone cui implica lo stress.
Entrare nel tunnel del junk food non è
difficile, seguire una dieta sempre scorretta
porta danni irreparabili al nostro fisico.
Si possono contrarre problemi cardiovascolari e di obesità, oltre a squilibri
emotivi e psicologici. Con una dieta ricca
di cibo spazzatura dunque non solo si
ingrassa ma si è anche più inclini ad
ammalarsi e ad essere depressi.
Tornando all’esperimento. I ricercatori
hanno diviso i ratti in due gruppi controllandone le attività neuronali: nel primo
gruppo i ratti che seguivano una dieta
normale, nel secondo quelli che seguivano
una dieta a base di cibi spazzatura. A
quest'ultime cavie sono state somministrate grandi quantità di bacon, salsicce,
dolci e cioccolato. Le conseguenze sono
state, non solo un rapido aumento del
peso corporeo, ma soprattutto la precipitazione della loro sensibilità alla ricompensa: in questo modo sono diventati
"assuefatti" al cibo spazzatura e sono diventati dipendenti. I ratti obesi pur di
mangiare l'adorato cibo spazzatura preferivano sopportare il dolore, proprio
come accade negli esseri umani. Chi
fuma, sa che fa male, ma comunque
continua a farlo, o gli stessi obesi non
rinunciano allo “spuntino” anche se
questo comporta un peggioramento
della propria salute.
I FUMATORI ACCANITI HANNO LA CORTECCIA CEREBRALE PIÙ SOTTILE A DISCAPITO DELLE CAPACITÀ COGNITIVE
Scozia: la sigaretta “mangia” il cervello
Il tabagismo nel tempo consuma la materia grigia e non sempre se si smette, la si può recuperare del tutto
I
risultati sono drammatici: in Italia ogni
anno muoiono circa 90 mila persone a
causa di varie patologie legate al vizio
del fumo, di cui mille per quello passivo.
Se proiettiamo la statistica a livello mondiale
la situazione fa rabbrividire: nello stesso intervallo di tempo i decessi sono ben quattro
milioni, e la tendenza, purtroppo è in aumento.
Si stima che nel 2030 le vittime saliranno a
dieci milioni.
Ai dati allarmanti, sopraindicati, si aggiungono
nuovi studi che ogni giorno sottolineano la
pericolosità del tabagismo. Solo nel nostro
Paese coinvolge undici milioni di cittadini.
Sembra, secondo, una ricerca che il fumo nel
tempo “consumi” il cervello. È stato dimostrato
da studi compiuti in alcune università scozzesi,
che hanno analizzato attraverso risonanze magnetiche (MRI) il cervello di circa 500 persone,
sia uomini che donne con un’età media di 73
anni. I dettagli dello studio sono stati pubblicati
sull’autorevole rivista scientifica Molecular
Psychiatry.
“Le cavie” non erano dei volontari qualsiasi,
ma soggetti che da ragazzini, nel 1947, si sottoposero allo “Scottish Mental Survey” per il
monitoraggio delle funzioni cognitive, come
il quoziente intellettivo. Premettendo questo, i
ricercatori hanno suddiviso i volontari in tre
gruppi, ovvero fumatori correnti (36 persone),
ex fumatori (223) e persone che non avevano
mai toccato una sigaretta in vita loro, la quota
maggiore con 245 soggetti. Diversi studi, in
passato, hanno associato il vizio del fumo ad
una accelerazione del declino cognitivo e
alla degenerazione neurologica, con relativo
assottigliamento della materia grigia del cervello; la ricerca scozzese ha confermato gli
stessi risultati, determinando che il gruppo
di fumatori aveva uno strato corticale del cervello generalmente più sottile rispetto a quello
dei non fumatori.
L’aspetto più interessante
dell’indagine, tuttavia, riguarda gli ex fumatori e
la loro capacità di recuperare lo spessore dello
strato corticale del cervello, “consumato” da anni
per colpa del pericoloso
vizio. Secondo i ricercatori, infatti, chi aveva fumato per ben 30 anni, aveva bisogno di restare per
almeno 25 anni senza sigarette per poter riavere
uno strato di materia grigia
simile e a quello di chi
non aveva mai fumato in
vita sua. Gli autori dello
studio, hanno però dichiarato che non sempre
questa lunga tempistica potrebbe essere sufficiente per i fumatori accaniti, ovvero per
quelli che avevano fumato una media di un
pacchetto di sigarette al giorno per 30 anni.
Elvira Mami
ALLA SORBONNE DI PARIGI HANNO SCOPERTO CHE LA PENNICHELLA POMERIDIANA FA BENE ALLA SALUTE
Notti insonni recuperate con un “pisolino”
Basterebbe una mezz’ora di riposo per contrastare la stanchezza e ripristinare i livelli ormonali
onni tranquilli anche per chi
soffre di insonnia, non è un
gioco di parole ma è quanto
scoperto da una ricerca nella Ville Lumiére, si può recuperare il sonno
perso schiacciando un (sano) pisolino
di 30 minuti. In questo modo benessere
e d equilibrio verranno ripristinati.
A rivelarlo è stato uno studio dell’Università Sorbona di Parigi che ha
preso ad esame undici uomini sani di
età compresa tra i 25 e i 32 anni.
Trascorrere una notte fissando gli
occhi aperti sul soffitto, o comunque
non riuscire a dormire , altera alcuni
livelli ormonali dell’organismo, che
però possono essere “ripristinati” con
un riposino pomeridiano, a conferma
dell’assioma sono stati proprio i test.
I volontari, sottoposti a una dieta con-
S
trollata, la prima notte hanno dormito
otto ore, mentre nella notte successiva
sono stati risvegliati dopo appena due
ore di sonno. Ma il giorno successivo
è stata data loro la possibilità di fare
un pisolino pomeridiano. Analizzando
campioni di urine e saliva di ciascun
volontario, i ricercatori hanno scoperto
che il sonno è in grado di alterare i
livelli ormonali.
Mentre ai volontari che hanno trascorso
una notte insonne è, invece, emerso
un netto squilibrio dell’ormone norepinefrina, una molecola molto importante del sistema nervoso che controlla
tra le altre cose la frequenza cardiaca.
Dalle analisi del sangue è emerso che
il suo livello era addirittura raddoppiato.
Inoltre, lo studio ha evidenziato che
la mancanza di riposo può influire
anche sui livelli di interleuchina-6,
una proteina con proprietà antivirali
presente nella saliva. La concentrazione
normale di queste due molecole presenti, appunto, nella saliva viene ripristinata nei casi in cui alla notte
semi-insonne è seguita la pennichella
pomeridiana nel giorno seguente.
L’insonnia è un problema da non sottovalutare. Non dormire correttamente
o trascorrere le notti “in bianco” può
contribuire a sviluppare malattie croniche come obesità, diabete, pressione
alta e depressione. Secondo un report
dell’Interview Survey National Health,
quasi 3 adulti su 10 sostengono di riposare in media meno di sei ore per
notte, meglio se si riuscisse a dormire
Ch.C.
almeno otto ore.
Scarica

Braccio di ferro - VirtualNewspaper