Anno IV - Numero 38 - Sabato 14 febbraio 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Economia Attualità Esteri Scandalo Popolari, la Consob insiste Lotito senza freni Il calcio si ribella Ucraina appesa alla fragile tregua Colosimo a pag. 3 a pag. 4 a pag. 4 UN DESOLANTE QUADRO DEL PLURALISMO INESISTENTE IN RAI NEI DATI DELL’OSSERVATORIO DI PAVIA SULLE PRESENZE POLITICHE di Francesco Storace I n poco più di un mese non si è trovato un solo giornalista Rai disponibile a chiedere conto al premier degli affari di famiglia nell’azienda di papà Tiziano. E dire che Renzi non è certo restio di fronte ai microfoni del servizio pubblico radiotelevisivo. Dal 20 dicembre a fine gennaio, il premier ce lo siamo sorbiti in voce - cioè lui che parla e non che parlano di lui - per ben quattro ore, ovvero 243 minuti, ovvero 14mila e passa interminabili secondi. I dati dell’osservatorio di Pavia sul pluralismo in tv - disponiamo solo di quelli Rai e sarebbe interessante conoscere l’intero panorama televisivo, emittenti “libere” comprese - sono spaventosi: il monopolio della maggioranza di governo è micidiale. Il rapporto con l’opposizione è davvero impari: basti pensare che un partito minuscolo come il nuovo centrodestra di Alfano ha più tempo della Lega di Salvini. Quest’ultimo è in particolare un vero fenomeno mediatico. La vulgata corrente dice che il capo leghista sta sempre in televisione. I dati affermano il contrario: le presenze verdi in tv “parlano” - Salvini compreso - per 266 minuti; i parlamentari Ncd hanno più microfoni a disposizione, quelli pagati col canone di tutti gli italiani, per cui volano dai 157 minuti dei soli parlamentari ad altri 177 minuti grazie all’intermittente, asfissiante, martellante recita oraria, quotidiana, settimanale di Alfano e Lupi con il supporto, scarso per la verità, del ministro della sanità, Beatrice Lorenzin, per un totale di circa quattro ore e mezzo. La poltrona ministeriale dà più visibilità che voti, stando ai sondaggi. Ma il dato clamoroso è un altro: le quattro ore leghiste “parlano” un quarto del solo Pd, e la metà di Forza Italia, i cui esponenti hanno presenze in voce alla Rai per più BalleRAI Altro che Salvini star: il leader leghista va in tv come Alfano, la metà degli azzurri, un quarto del Pd. Ma evidentemente rende meglio del doppio del tempo, otto ore e mezzo. Morale: Salvini sta in tv meno di Ncd e la metà di Forza Italia, ma nei sondaggi sta molto meglio di entrambi. Vuol dire che usa meglio di loro il mezzo televisivo. Sempre nel centrodestra, poco più di un’ora in quaranta giorni a Fratelli d’Italia, che supera di una ventina di minuti Scelta civica. In pratica, la Rai sce- RIFORME: RISSA IN AULA, OPPOSIZIONI SULL'AVENTINO glie sempre di far parlare - con un’inaccettabile sopravvalutazione - chi comanda in questo Paese. Non c’è paragone neppure nella partita tra il Pd - depurato delle presenze televisive di ministri e sottosegretari - con il movimento 5 stelle: ha più voce il partito di Renzi sui grillini per 15 ore contro tre mezza. Un’indecenza, che non si giustifica solo con i talk show. Un’altra sopravvalutazione, perlomeno rispetto ai sondaggi, riguarda Sel. Il partito di Vendola sta in televisione a dire la sua per due ore e quarantacinque minuti, quasi due volte e mezza Fratelli d’Italia. La proporzione è assolutamente e immotivatamente sbilanciata in favore dell’estrema sinistra. Gubitosi, direttore generale della Rai, annuncia riforme per l’infor- mazione. Ma se i risultati sono questi, è lui che deve cambiare mestiere. Quelle 55 ore di politica propinata ai cittadini dal 20 dicembre fino all’elezione di Mattarella al Colle sono state una vergogna, disinformazione pura, che viene occultata da un sistema mediatico assente sulle notizie. Ma i cittadini hanno diritto di essere correttamente informati. L’ISIS AVANZA VERSO TRIPOLI, LA SITUAZIONE PRECIPITA Via gli italiani dalla Libia llarme in corso già da alcuni giorni, sempre più forte, e ieri pomeriggio l’invito perentorio, praticamente un ordine, ai tanti italiani presenti nel Paese: “Lasciate immediatamente la Libia, tornate subito a casa”. Nelle prossime ore l’Italia chiuderà anche la sede diplomatica e anche il personale dell’ambasciata lascerà la Libia. La situazione, già gravissima, è precipitata l’altra note, quando i guerriglieri islamici dell’Isis hanno preso il controllo di alcune radio locali e di altre strutture strategiche a Sirte, importante città a circa 400 km da Tripoli. L’Isis ha così trasmesso via radio i discorsi del suo autoproclamato emiro, Abu Bakr al-Baghdadi, e quelli del suo portavoce, Abu Muhammad al-Adnani, ordinando alla popolazione di Sirte “di sottomettersi”. I guerriglieri Isis sono già presenti in Cirenaica e ora hanno preso di mira Tripoli, rivendicando altresì l'attacco kamikaze all'hotel Corinthia del 27 gennaio, durante il quale sono morti 5 stranieri. A Braccio di ferro Traboni a pag. 2 I genitori: giustizia Neonata morta a Catania: aperte due inchieste a pag. 10 In queste ultime ore, inoltre, l’Isis ha annunciato l'uccisione di 21 copti egiziani rapiti all'inizio di gennaio a Sirte. Insomma, una situazione sempre più esplosiva, a fronte della quale la politica governativa italiana per ora si limita però alle solite frasi di circostanza: “L’emergenza Libia ormai è internazionale non solo europea, l’Italia è pronta a fare la propria parte”, ha detto il premier Renzi. Senza minimamente aggiungere cosa intenda fare l’Italia. E quando. “Senza una rapida mobilitazione generale per la Libia, assisteremo ancora ad altre tragedie in mare e correremo il rischio di vedere installato un califfato islamico alle nostre porte”, ha aggiunto il ministro dell’Interno Alfano. Intanto, proprio sul fronte dell’emergenza immigrati provenienti dalla Libia, anche ieri la Guardia costiera è stata impegnata nei soccorsi a tre gommoni carichi di stranieri e in difficoltà nel Canale di Sicilia. Un altro gommone, pure proveniente dalla Libia, era stato invece intercettato al largo della Puglia. 2 Sabato 14 febbraio 2015 Attualità OPPOSIZIONI SULL’AVENTINO, RENZI INSISTE AD ANDARE AVANTI MA SPACCA DI NUOVO IL PARTITO Riforme: siamo al tutti contro tutti E intanto nella notte si consuma l’ennesima rissa alla Camera, con 13 parlamentari espulsi di Igor Traboni ventino. Da ieri pomeriggio è questa la parola d’ordine delle opposizioni al governo Renzi (un puzzle quanto mai variegato, che va da Forza Italia a Fratelli d’Italia, dalla Lega a Sel, dai grillini ai fuoirusciti dei 5 stelle) per denunciare quella che viene definita “la deriva autoritaria di Matteo Renzi” e che a questo punto mette a rischio il cammino delle riforme, anche se lo stesso premier-segretario è convinto di farcela. Dalla sua, almeno sulla carta, c’è in effetti la forza dei numeri, ma i mal di pancia all’interno del Pd sono sempre più forti. Ma partiamo dalle opposizioni e da Forza Italia, che ha ritrovato a pieno questo ruolo dopo la rottura del Patto del Nazareno: "Abbiamo votato nel nostro gruppo ed abbiamo deciso di abbandonare l'Aula come segno di responsabilità vero. Matteo Renzi ti faremo vedere i sorci verdi. Denunciamo la deriva autoritaria che, nel metodo e nel merito, la riforma costituzionale e la legge elettorale hanno assunto in questa fase della vita politica del paese. Un colpo mortale alla democrazia parlamentare Un mostro è la riforma A della costituzione, un mostro e'' la legge elettorale. Abbiamo un mostro al quadrato che ci porta a una deriva autoritaria", ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Fi e il primo a convocare poi la conferenza stampa per rendere edotti l’Italia e gli italiani del ‘grande passo’. Poi lo stesso Brunetta, rivolto al Pd, si è lasciato andare ad un “Per l’amor di Dio, ripensateci!", prima di far sapere che "Abbiamo chiesto di essere ricevuti ed il presidente della Repubblica ci ha fatto sapere che da martedì prossimo ci riceverà gruppo per gruppo". Un fronte, come detto, assolutamente non omogeneo quello delle oppo- sizioni, tanto che il senatore Maurizio Gasparri ha poi detto: "Mai entusiasta di Renzi, d''accordo con la contestazione decisa alla Camera di fronte alla sua arroganza, sono contrario alla sola ipotesi di iniziative comuni con i grillini, che fanno dell''insulto a Berlusconi e al centrodestra la loro prassi quotidiana”. E Renzi? Ieri sera ha riunito per l’ennesima volta i gruppi parlamentari del partito, per cercare di far quadrare il cerchio, dopo aver twittato:“La riforma sarà sottoposta a referendum.Vedremo se la gente starà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta, Salvini e Grillo. Da anni la politica non fa le riforme. Noi ascoltiamo tutti, ma non ci facciamo ricattare da nessuno. Avanti. Questa è #lavoltabuona". Ma Renzi, come detto, si ritrova ora anche con il cerino in mano del suo partito sempre più spaccato. La mi- noranza è infatti pronta a chiedere all’ex rottamatore quanto meno “una pausa di riflessione”. Stefano Fassina e Pippo Civati vanno oltre e parlano di “fatto politico gravissimo. Chiedo al Pd ed al governo di fermare i nostri lavori” (Fassina) e “Neanche io parteciperò alle votazioni sulle riforme” (Civati). "Se si continua così, le riforme saranno approvate dal 100% di quelli che restano in aula, cioè noi. Se sarà così, rischiamo di scrivere una brutta pagina della storia italiana", ha detto Francesco Boccia, deputato Pd Una giornata, quella di ieri, quanto mai convulsa, dopo che nella notte precdente era andata addirittura peggio, con un muro contro muro tra Pd e 5 stelle e un parapiglia tra deputati del Pd e di Sel (Gianni Melilla di Sel ferito ad una mano è andato anche nell’infermeria di Montecitorio; un’altra deputata di Sel, Donatella Duranti, dolorante ad una spalla, ha ricevuto un calcio durante la rissa). Il bilancio finale recita di 13 espulsi: Carla Ruocco, Alfonso Bonafede, Alessandro Di Battista, Davide Tripiedi, Diego De Lorenzis, Emanuele Scagliusi, Giuseppe Brescia, Stefano Vignaroli, Arianna Spessotto, Gianluca Vacca, Mirella Liuzzi. L’EUROPARLAMENTARE: “RESTO NEL PARTITO, NON CREDO MI CACCINO PER ALZATA DI MANO” Fitto tiene duro, ma tra gli azzurri non c’è pace R affaele Fitto ieri, e per l’ennesima volta, lo ha ribadito senza mezzi termini: "Io sono in Forza Italia dove ero, sono e sarò. Lì faccio la mia battaglia. Non credo possa essere vero che ci sia stata una proposta di cacciata di qualcuno per alzata di mano. Se fosse vero saremmo su 'Scherzi a parte' e sarebbe imbarazzante per tutti”. Ma subito dopo la conferenza stampa tenuta dall’europarlamentare ed ex presidente della Regione Puglia, subito dall’interno del partito di Berlusconi è partito un fuoco di fila nei confronti di Fitto, tanto che il leader de La Destra, Francesco Storace, ha avuto buon gioco nel commentare su facebook: “Da Forza Italia le dichiarazioni anti Fitto battono di gran lunga le dichiarazioni anti Renzi. Qualcosa non mi quadra”. Dichiarazioni aperte da Renato Brunetta, capogruppo di FI a Montecitorio: “A Raffaele Fitto, che ci informa del voto contrario dei suoi, dico che e'' rimasto indietro. Forza Italia lo sta gia'' facendo dopo decisioni partito e gruppo". Dal canto suo, Giovanni Toti, consigliere politico del presidente Berlusconi, ha scritto su twitter: “La linea di Fi è chiara: opposizione. Basta critiche strumentali. Si discuta negli organi di partito per tornare a vincere con alleanza centrodestra". "Giocare a fare il primo della classe, provando così a perseguire solo meri interessi personali non e'' corretto. In Forza Italia si sta se si lavora per l''affermazione del movimento”, ha detto la senatrice di Forza Italia, Maria Rizzotti. Alessandro Cattaneo, membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia e Responsabile Formazione del partito, ha aggiunto: "Fitto ci propone l''ormai quotidiana conferenza stampa in cui spara a zero su Forza Italia e Berlusconi. Con questo metodo degli stracci che volano quotidianamente in pubblico si fa solo male al nostro futuro politico. Le divisioni laceranti, ogni giorno fomentate e alimentate, allontanano l''elettorato e non ci permettono di impostare un percorso di rilancio vero e costruttivo". Sull’argomento è intervenuta anche Maria Stella Gelmini, vicecapogruppo alla Camera e chiamata direttamente in causa d più parti per la conduzione della partita-Quirinale: "Il confronto politico – ha detto l’ex ministro -è il sale della democrazia e Forza Italia vuole allargare e irrobustire la democrazia nel movimento. Quando pero'' il confronto degenera in scontro e in continui attacchi a Forza Italia e al suo leader, si comunica un messaggio sbagliato agli elettori. Per queste ragioni ritengo un errore che Raffaele Fitto scelga di criticare le decisioni del partito fuori dalle sedi proprie”. Sulla stessa falsariga il deputato Annagrazia Calabria: “Un conto è la legittima rivendicazione di una posizione politica, ben altro la polemica strumentale a getto continuo”. NUOVE POLEMICHE SUL CASO CUCCHI E INDAGATO PER QUELLO ALDOVRANDI Altri guai per il senatore Giovanardi l senatore Carlo Giovanardi finisce di nuovo nella bufera per il caso Cucchi, dopo che ieri mattina ad una trasmissione radio ha dichiarato: "Stefano Cucchi era un grosso spacciatore, non solo un consumatore, basta vedere cosa hanno trovato nella perquisizione a casa". Giovanardi ha poi risposto, scatenando altre polemiche, all'articolo di Saviano apparso l’altro ieri su Repubblica, in cui lo scrittore raccontava della crisi dei cartelli messicani grazie alla legalizzazione della marijuana in Colorado e nello Stato di Washington: "Siamo di fronte alla solita 'savianata' – ha detto il senatore Ncd – Saviano non ha letto l'intero rapporto annuale delle Nazioni Unite, ma solo una riga. Il parere di Saviano viene preso sempre per oro colato, ma sono no- I tizie che non hanno riferimento con la realtà. Saviano la deve smettere di fare falsa informazione, questa è un'altra delle sue balle cosmiche, una mistificazione della realtà". Intanto lo stesso Giovanardi è stato indagato per diffamazione a Ferrara, sulla scorta delle dichiarazioni rilasciate al programma radiofonico 'La zanzara' nel 2013, legate al caso di Federico Aldrovandi, il ragazzo morto nella stessa città estense, decesso per cui sono stati condannati 4 agenti. Ora sarà comunque il Senato a deliberare per la prosecuzione o meno del procedimento penale a carico del senatore. I difensori di Giovanardi avevano invece chiesto al Gup di Ferrara l'archiviazione dell’accusa, sostenendo la tesi l'insindacabilità delle sue opinioni quale parlamentare. Il gip estense, però, dopo aver sciolto la riserva rispetto all'udienza svoltasi la settimana scorsa, ha respinto le richieste della difesa e disposto l'invio degli atti al Senato, che come detto dovrà decidere ora sulla sorte di Giovanardi. Il senatore alfaniano è indagato per diffamazione assieme ad altri coindagati (il segretario del sindacato di polizia Coisp Franco Maccari e l'ex senatore Alberto Balboni, la cui posizione è stata stralciata) che fecero dichiarazioni ritenute diffamatorie contro la mamma di Federico, Patrizia Moretti, pronunciate dopo la manifestazione di solidarietà agli agenti di polizia ferraresi condannati, che si tenne a Ferrara, sotto l'ufficio del Comune dove lavora la Moretti. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 14 febbraio 2015 Attualità POPOLARI, IL FEDELISSIMO DI RENZI NEGLI UFFICI DELL’AUTHORITY. POI LA CONVOCAZIONE IN PROCURA? La Consob… Serra i ranghi Il fondatore di Algebris dovrà spiegare se e cosa sapeva della mossa del governo PER I GIOVANI DI OGGI PENSIONI DA FAME di Federico Colosimo a notizia è che Davide Serra, il fondatore del fondo Algebris, dovrà prendere un volo Londra-Roma per recarsi negli uffici della Consob e spiegare se e cosa sapeva prima del 16 gennaio 2015 su quanto il governo guidato dal suo grande amico Matteo Renzi stava elaborando circa la trasformazione delle banche Popolari in società per azioni. Un consiglio: sarebbe bene che il consigliere finanziario del Rottamatore facesse un biglietto di sola andata. Posticipando il ritorno. Perché la sensazione è che dopo l’ “audizione” davanti all’Authority possa essercene anche una di fronte alla Procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta per insider trading. Inutile farne due, si sprecherebbero solo un sacco di soldi. L’imprenditore dovrà spiegare anche se è stato lui a consigliare al premier la riforma delle Popolari. In caso contrario non ci sarebbe nulla di cui stupirsi se non fosse che Serra è uno dei più grandi investitori di Londra. E un anno fa – per sua stessa ammissione – ha cominciato a comprare titoli di banche Popolari. Ma quando le quotazioni di quest’ultime, nel gennaio scorso sono letteralmente Così tramonta in Italia la generazione mille euro L ltro che generazione mille euro: i giovani italiani avranno ancora meno soldi a fine carriera. Oggi il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha infatti una retribuzione netta media mensile fino a mille euro. E in molti si troveranno ad avere dalla pensione un reddito più basso di quello che avevano a inizio carriera. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis, in collaborazione con Fondazione Generali. Da questa ricerca emerge che il 65% dei giovani occupati dipendenti (tra i 25 e i 34 anni) avrà poi una pensione sotto i mille euro, pur potendo ‘godere’ di avanzamenti di carriera A esplose in Borsa, s’è cominciato a capire che forse qualcuno aveva fatto grosse plusvalenze. E chissà, magari perché sapeva qualcosa in anticipo della mossa dell’esecutivo. Il sospetto infatti è qualche chiacchiera di troppo sia filtrata da Palazzo Chigi e abbia in qualche modo scatenato quella che in molti hanno definito, senza mezzi termini, una autentica “speculazione”. Con una nota il fondo Algebris Investments s’è detto assolutamente disposto a collaborare con le autorità. Insomma, Serra mette le mani avanti, sottolinea che non ha comprato azioni nel 2015, ma questa volta dovrà essere più convincente. Tweet e comunicati stampa non bastano più, è arrivata l’ora di un faccia a faccia che probabilmente non chiarirà la questione, ma potrebbe far luce su molti aspetti, ancora oscuri. La Consob sta studiando attentamente tutte le operazioni più delicate e continua a parlare di guadagni sospetti per 10 milioni di euro. Mentre gli inquirenti capitolini si stanno concentrando sugli investitori per stabilire da chi possano aver avuto anticipazioni per manipolare il mercato. In attesa che le indagini facciano il loro corso, a Serra non resta che preparare la valigia. Ultima chiamata, l’aereo è in partenza e l’atterraggio rischia di essere piuttosto burrascoso. Anche per l’ese- medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti, considerando l'abbassamento dei tassi di sostituzione. E la previsione riguarda i più 'fortunati', cioè i 3,4 milioni di giovani oggi inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard, visto che l’Italia è tristemente in testa alle classifiche della disoccupazione giovanile. Poi ci sono altri 890.000 giovani 25-34enni autonomi o con contratti di collaborazione e quasi 2,3 milioni di Neet, che non studiano né lavorano. Andando avanti di questo passo, sottolinea il Censis, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani. ANCORA DATI NEGATIVI, PER IL TERZO ANNO. LA GERMANIA INVECE RIPRENDE A CORRERE Il Pil specchio dell’Italia: crescita zero LA CRISI CHE NON LASCIA SCAMPO Bollette, che angoscia: aumentano i ‘morosi’ a crisi non lascia scampo agli italiani, altro che le frottole di Matteo Renzi e dei governi Letta e Monti che l’hanno preceduto, e una riprova arriva dal fenomeno della morosità, ovvero di persone che non riescono a pagare più le bollette, sempre più elevato nell’ultimo biennio. Nel 2013, secondo gli ultimi dati disponibili e contenuti nel rapporto dell’Autorità per l’energia elettrica, le richieste di sospensione presentate dai clienti domestici sono state 1,76 milioni, in aumento del 9,6% rispetto all'anno precedente. Sono state registrate richieste di sospensione effettive, nel settore elettrico (considerato nel suo complesso, senza distinguere tra mercato libero e servizi di tutela) per il 6,1% dei clienti domestici, per il 10,6% dei clienti alimentati da bassa tensione e per il 14,1% dei clienti alimentati da media tensione. In crisi fortissima anche il settore del gas, e quindi con ovvie ripercussioni per il riscaldamento di molti nuclei familiari: nel 2013 sono L state avanzate richieste di sospensione per l’1,9% dei clienti domestici, per il 2,9% dei condomini uso domestico, per il 4,9% dei clienti altri usi con consumi fino a 50.000 Smc/anno e per il 14% dei clienti altri usi con consumi tra 50.000 Smc/anno e 200.000 Smc/anno. Dal punto di vista geografico c’è una maggiore rilevanza di ‘morosi’ in tutte le regioni della macro area Sud.Valori leggermente più alti si registrano al Centro e sotto la media nazionale in tutte le regioni del Nord. Tra il 2012 e il 2013 la percentuale delle richieste di sospensione per morosità, rispetto ai punti di prelievo serviti, è aumentata in maniera significativa per i clienti domestici sul mercato libero (+2,1 punti percentuali) e in misura minore per i clienti bt sul mercato libero (+0,5) e in maggior tutela (+0,2), mentre è diminuita per i domestici in maggior tutela (-0,1), i bt in salvaguardia (-3,5) e per gli mt del mercato libero (-1,2) e della salvaguardia (-4,5). el quarto trimestre la crescita del Pil italiano è stata pari a zero. Lo afferma l’Istat, che rileva come tra ottobre e dicembre il Prodotto interno lordo è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti. Su base annua invece, secondo le prime stime dell'Istituto di statistica, il Pil è diminuito dello 0,4% nel 2014. Siamo dunque al terzo anno consecutivo di calo per il Pil italiano. Il -0,4% calcolato dall'Istat in base alle prime stime sulla media dei trimestri segue infatti il crollo del 2,3% del 2012 e il -1,9% del 2013. Le ultime stime del governo per l'anno scorso indicavano un calo dello 0,3%. Nel complesso, sono ben 14 i trimestri senza crescita per l'economia italiana. Secondo i dati Istat, il Pil non aumenta nel nostro Paese dal secondo trimestre 2011. La variazione nulla dell'ultima parte del 2014 segna comunque un arresto della caduta registrata nei due trimestri precedenti (-0,2% tra aprile e giugno e -0,1% tra luglio e settembre). I due trimestri di calo del pil indicavano per il nostro Paese una recessione tecnica. Va decisamente meglio, invece, in Germania, dove l'economia è cresciuta dello 0,7% nel quarto trimestre, portando a +1,6% la crescita del Pil in Germania nel 2014. "L'economia tedesca ha guadagnato terreno nell'ultima parte dell'anno - commenta l'ufficio federale di statistica Destatis - Dopo un buon inizio e un successivo indebolimento nel secondo e terzo trimestre l'economia si è stabilizzata negli ultimi tre mesi. Gli analisti si aspettavano una crescita dello 0,3% nel quarto trimestre e la stima preliminare di Destatis per il 2014 era di +1,5%. L'economia francese, invece, rallenta nel quarto trimestre, attestandosi a +0,1%, N contro il +0,3% dei precedenti tre mesi, come rende noto l'Insee, l'ufficio nazionale di statistica, secondo il quale il Pil nel 2014 ha registrato una crescita dello 0,4%, come nel 2013 e nel 2012. Il ministro delle Finanze, Michel Sapin, in un comunicato, ricorda che il governo alla fine dell'estate aveva rialzato le sue stime sul Pil a +0,4% nel 2014, contro un iniziale +0,1%. "E' ancora troppo debole - commenta il ministro - ma ci sono le condizioni per un miglioramento nel 2015". L'esecutivo francese si aspetta una crescita dell'1% del Pil per quest'anno. Peggio sta invece la Grecia, dove il Pil nel quarto trimestre del 2014 è sceso dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Le stime erano invece per una crescita dello 0,4%. Su base annua il pil è cresciuto dell'1,7%, contro il +1,6% del trimestre precedente. 4 Sabato 14 febbraio 2015 Attualità DOMANI SCATTERÀ IL CESSATE IL FUOCO, MA GLI ULTIMI SEGNALI SONO POCO INCORAGGIANTI Tregua fragilissima sul futuro dell’Ucraina PER MOTIVI DI SICUREZZA di Tatiana Ovidi he fosse un accordo fragile, quello raggiunto a Minsk dopo 16 ore di trattative, lo si era capito subito. Ma che di fatto durasse poche ore, ha stupito tutti. Procediamo però con ordine: il cessate il fuoco partirà domani notte ed il ritiro delle armi dovrà cominciare entro 48 ore dopo l'inizio della tregua e terminare entro due settimane. Ma dopo poche ore dall'annuncio di Putin di giovedì mattina è arrivata un nuovo allarme da Kiev sull'ingresso da sud-est del paese di una colonna di cinquanta carri armati russi e altri mezzi bellici, che avrebbe attraversato il confine proprio mentre erano in corso i negoziati di Minsk. A riferirlo è stato il portavoce delle forze armate ucraine, Andrii Lisenko. Insomma, siamo alle solite. Anzi stavolta la situazione è peggiore. Gli occidentali prima siglano un accordo e poi iniziano a minarlo. Un gioco che si è ripetuto varie volte in questo conflitto. Ed il motivo è semplice: negli ultimi cinque mesi gli ucraini hanno perso 500 km di territorio ed i nuovi confini sono lontanissimi dalla linea di demarcazione concordata lo scorso 19 settembre a Minsk. Il governo ucraino voleva far ripartire i nuovi accordi da quelli precedenti e quando ha capito che anche Francia, Germania e l'Osce invece hanno riconosciuto la nuova geografia segnata dalle Chiusa l’ambasciata italiana nelloYemen C l ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha deciso la chiusura temporanea dell’Ambasciata d’Italia a Sanaa, capitale dello Yemen, a seguito del precipitare degli eventi nel paese della penisola araba e del progressivo aggravarsi delle condizioni di sicurezza, che dunque metterebbero in pericolo anche il nostro personale. Lo riferisce la Farnesina in una nota diffusa ieri, precisando che la decisione è stata comunque presa nel quadro di un coordinamento internazionale che ha portato diversi paesi a chiudere le loro Ambasciate nello Yemen. L’ambasciatore a Sanaa, Luciano Galli, e tutto il personale della nostra ambasciata stanno quindi facendo rientro in Italia in sicurezza in queste ore. Il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazio- I vittorie russofone si è trovato in un angolo. Ed accettare questa tregua è stato, di fatto, un riconoscimento delle vittorie militari degli insorti. E le parole della Merkel e dei militari ucraini confermano la fragilità della tregua. Così il Cancelliere tedesco: "L'accordo non garantisce che nei prossimi giorni sia un successo duraturo: continuiamo a essere vigili esercitando la pressione. Tutto risolto dunque? Ancora troppo presto per dirlo". Queste le parole dei vertici dell'esercito di Kiev: "Il nemico continua a rafforzare le sue posizioni a nord nella regione di Lugansk e a Debaltseve". A riprova che gli atlantici non possono accettare i nuovi confini sono arrivate le dichiarazioni del comandante delle truppe Usa in Europa, generale Ben Hodges: "A marzo gli istruttori statunitensi inizieranno ad addestrare le truppe ucraine. Un battaglione dell'Esercito Usa adde- strerà tre battaglioni ucraini forze armate dell'Ucraina a pratiche di pronto soccorso e sicurezza, a operare in un contesto di disturbo delle comunicazioni da parte delle forze russe e a proteggersi dall'artiglieria russa e dei ribelli". Il capo dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, ha avvertito che in caso di violazione degli accordi "non ci saranno nuovi memorandum. Avevamo altre idee, ma prendiamo atto delle posizioni dei capi di Russia, Germania e Francia. Se questi si comporteranno da garanti dell'atteggiamento di Kiev, non possiamo non dare una chance all’Ucraina". Queste le parole dell'altro leader dei ribelli Plotnitsky: "L'accordo raggiunto a Minsk è un grande risultato. La vittoria sarà nostra, con mezzi politici o militari, l'Ucraina cambierà grazie al popolo del Donbass". nale, prosegue la nota, auspica che gli sforzi di mediazione condotti dall’inviato delle Nazioni Unite Jamal Benomar permettano al più presto il ripristino delle condizioni di sicurezza necessarie al ritorno in Yemen del personale delle rappresentanze diplomatiche che hanno lasciato il Paese. Lo Yemen già da diverso tempo era stato dichiarato come uno Stato particolarmente a rischio, anche per eventuali viaggi turistici e per affari. IL PRESIDENTE DELLA LAZIO NELLA BUFERA PER UNA TELEFONATA REGISTRATA DAL DG DELL’ISCHIA Il “sistema” Lotito:“Io so io e voi…” “In Lega comando io, Beretta conta zero. Il Carpi e il Frosinone non possono salire in A, sarebbe una rovina” IL PRESIDENTE SAMP INDAGATO PER EVASIONE di Federico Colosimo Ferrero, dal festival di Sanremo al Tribunale ufera su Claudio Lotito e il calcio italiano. Il delirio di onnipotenza e l’auto-idolatria a volte giocano brutti scherzi. Soprattutto a chi si ritiene insostituibile e non lo è. A farne le spese, il latinista del terzo millennio. Il padrone incontrastato del football di casa nostra viene inchiodato da una telefonata che potrebbe costargli carissimo. Una conversazione pubblicata in esclusiva da Repubblica, registrata dal direttore generale dell’Ischia Pino Iodice, per testimoniare le presunte pressioni indebite esercitate dal grande elettore di Tavecchio nei suoi confronti. Nell’ambito delle vicende politiche interne alla Lega Pro. E non solo. Con il presidente Macalli che rischia di cadere. L’audio, inquietante, dimostra come dopo Calciopoli, nulla è cambiato. A comandare è sempre il Palazzo. I protagonisti sono mutati, la sostanza, no. La conversazione risale al 28 gennaio scorso e offre uno spaccato inquietante di cosa è oggi a livello politico il movimento nel suo insieme. Il tono usato dal patron biancoceleste con il suo interlocutore è quello di un capo assoluto che fa sentire tutto il suo peso a un “piccolo” dirigente (“che porta pure sfiga”) di una squadra di Lega Pro, che deve adeguarsi alle direttive senza disturbare e rompere troppo le scatole. Guai a toccare Macalli insomma, perché se dovesse saltare, i voti della “ex” Serie C potrebbero cambiare direzione, mettendo a serio rischio la già risicata maggioranza di Tavecchio in Lega Calcio. Ponendo dunque a repentaglio tutto il potere conquistato in questi anni, oltre che il “progetto”, da portare avanti. na vita davvero spericolata quella di Massimo Ferrero. Vissuta al massimo, ma non sempre a gonfie vele. Dopo la divertente ospitata al Festival di Sanremo, il presidente della Sampdoria finisce alla sbarra per evasione fiscale. Secondo la Procura di Roma, con la sua società di produzione, la “Blu cinematografica”, nel 2009 avrebbe evaso l’Ires (l’imposta sul reddito delle società) per 1 milione e 176 mila euro. Accusato per danno all’erario, il 27 maggio “Viperetta” dovrà presentarsi davanti al giudice Annamaria Palanitario e difendersi dalle accuse mosse nei suoi confronti. Già condannato a 1 anno e 8 mesi, pena patteggiata, per bancarotta fraudolenta per il crac della compagnia aerea Livingston, il patron U dei blucerchiati rischia grosso. Riuscirà a spuntarla o ci riderà – come sempre - su? L’importante è che se ne parli, diceva Oscar Wild. Tant’è, il dirigente di fede giallorossa è sempre al centro dell’attenzione. Per le sue esultanze ai gol della Samp, le sue interviste a Sky, i suoi tweet sgrammaticati e le imitazioni di Crozza. Ma Ferrero non può permettersi di ignorare i suoi guai con la giustizia, che lo vedono anche indagato per truffa e minacce nei confronti della sua ex consorte. Va bene voler stare sempre sotto i riflettori e far parlare di sé. Ma meglio farlo per quanto di buono fatto vedere fino ad esso al timone della Samp che per accuse, tutte da dimostrare, che rischiano di affondarlo. F.C. B Dichiarazioni inequivocabili, che per fortuna tutti adesso possono ascoltare. Dove non c’è rispetto per niente e nessuno. Neanche per il presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta, che per il “poeta” Lotito non conta un beneamato. Tradotto, zero! Altro che Lazio e Salernitana. L’impero di Lotito ormai s’è esteso a dismisura ma lui, il filosofo, non si accontenta. Vuole tutto. Insopportabile e intollerabile è la strafottenza di questo dirigente, che afferma di essere stato l’unico a mettere d’accordo Berlusconi e Murdoch sui diritti televisivi. E peggio ancora si permette di gettare fango su quelle cenerentole fantastiche che rappresentano ormai una realtà in Serie B: la capolista Carpi e il sorprendente Frosinone. Che per Lotito non possono salire nella massima categoria, “perché non valgono un cazzo”. Una logica da bocciare in tutto e per tutto, da mercato. E che evidenzia come a comandare sia sempre il “sistema”. Che non vuole premiare chi sta raggiungendo meriti sul campo, ma le grandi potenze. “Perché altrimenti fra 2 anni non abbiamo più una lira”. Frasi inaccettabili, anche per il numero uno della Lega Serie B, Andrea Abodi, che promette battaglia: “Non permetterò che il tutto venga insabbiato”. E che per il patron del Frosinone, Maurizio Stirpe, “si qualificano da sole”. A 8 mesi dal disastro mondiale, non è cambiato nulla. Le cose forse sono anche peggiorate. D’altra parte non ci si poteva aspettare altro, le premesse (sui giocatori mangia banane) erano state chiare. Non resta che riflettere, ognuno ha quel che si merita. 5 Sabato 14 febbraio 2015 Storia IL GIORNALE D’ITALIA E MUSSOLINI /32 Venezia, 1929: l’intervista al Commissario Zorzi Lavori pubblici e turismo, viabilità ed ordine sono le priorità del Regime per il territorio di Emma Moriconi l nostro viaggio di oggi ci porta a Venezia: è il 12 settembre 1929 quando sul Giornale d'Italia viene pubblicata l'intervista al Regio Commissario Conte Ettore Zorzi. Il Conte Zorzi, scrive il nostro quotidiano, è iscritto nell' "albo d'oro" della nobiltà veneziana. Laureatosi in giurisprudenza, fece carriera nella magistratura e allo scoppio della Grande Guerra si arruolò volontario e rimase in prima linea sia come ufficiale di artiglieria che dei bombardieri. Fu fatto prigioniero a Mrzli il 24 ottobre 1917 e venne internato nel campo di Colle, nel basso Hannover, "uno dei più tristemente famosi commenta il cronista - per il trattamento inumano usato dai tedeschi. E aggiunge: "La nobiltà costante, la fierezza patriottica della sua condotta in quei mesi di martirio è consegnata alla storia nel libro di Guido Gironi 'I vinti di Caporetto'". Non solo: "Non uscì mai dal campo, nemmeno per una passeggiata, e si rifiutò sempre di dare la parola d'onore per impegnarsi a non tentare la fuga. Cercò e trovò conforto nella poesia e scrisse un'ode di ardente esaltazione dell'aspirante Giovanni Battista Aicardi di Porto Ferraio, barbaramente trucidato dalle sentinelle tedesche il 4 giugno I del 1918, perché aveva salutato con grida di 'Evviva la Francia!' alcuni ufficiali francesi momentaneamente accolti, perché feriti, nel campo di prigionia italiano". Dopo la guerra, Zorzi riprese le sue funzioni di pretore a Longarone. Nell'aprile del 1921 divenne Giudice del Tribunale di Venezia e alla fine dello stesso anno fu nominato giudice istruttore. "Erano quelli i tempi in cui la giovinezza italiana, inquadrata nei Fasci di combattimento, si batteva con grande coraggio contro i senza patria e i loro complici. Ebbene il Conte Zorzi - continua Il Giornale d'Italia giudice istruttore in quel periodo di cruenta lotta tra le Camicie Nere e i social-comunisti, si comportò come gli imponeva il cuore d'italiano ed emanò delle ordinanze ch'erano sempre in contrasto con le istruzioni che il governo di Nitti dava alla Magistratura veneziana per soffocare il movimento di riscossa nazionale. Solo nei due processi che egli non fu chiamato ad istruire, cioè quelli per l'assassinio del Cattapan a Mestre e del Cattelan a Venezia, non si riuscì ad accertare gli autori del misfatto". Nel 1928 Zorzi vinse il concorso per merito distinto al grado di Consigliere di Corte d'Appello, posto che lasciò quando dalla fiducia del Capo del Governo fu chiamato nel 1929 a reggere il Comune di Venezia, a giugno come Commissario straordinario e ad ottobre come Podestà. Al momento dell'assunzione della carica, il 14 giugno il Conte Zorzi aveva annunciato nel manifesto alla cittadinanza che avrebbe "fascisticamente richiamato al ritmo delle altre grandi città anche quello di Venezia". Ecco cosa racconta il Conte Zorzi al Giornale d'Italia in quel settembre del 1929: "Circa le principali questioni d'interesse pubblico, un recente comunicato della Federazione fascista ha precisato che pratiche svolte per l'attuazione dell'indirizzo di massima già approvato dal Duce, è stato tenuto presso l'on. Giovanni Giuriati, con l'intervento del prefetto della provincia, mio e dei gerarchi locali del Partito, un Convegno che ha fissato le modalità per passare alla fase esecutiva. In questo Convegno il Segretario Federale avv. Suppiej ha indicato le conclusioni relative sia alla parte tecnica che alla parte finanziaria dei problemi. Nella riunione del Direttorio della Federazione fascista del 21 agosto io ho dato comunicazione di aver conferito formale incarico all'on. Ing. Fantucci di esperire, secondo le direttive già stabilite, tutte le pratiche necessarie all'approntamento di un piano tecnico di pubblico concorso per l'esecuzione delle opere relative al problema delle comunicazioni (tramviarie, automobilistiche e per via d'acqua)". Poi riferisce di aver predisposto la costituzione del fondo iniziale dei mezzi finanziari occorrenti per l'esecuzione delle opere, che sarà formato sia con il contributo diretto del Comune sia con il contributo di altri Enti veneziani. L'avvocato incaricato di elaborare il piano per il completo finanziamento delle opere è Max Ravà. Si parla poi di rinnovare l'Ospedale Civile e, naturalmente, del turismo, grande risorsa per la bella città. "In seguito al riconoscimento di Venezia come stazione di cura, soggiorno e turismo - dice ancora Zorzi a questo proposito - il Comune ha istituito nel maggio di quest'anno un Ufficio turistico e di pubblicità, ch'è alle sue dirette dipendenze e ch'è diretto da un esperto della materia, il dott. Stocca Augusto. QUest'Ufficio provvede, per l'estero, alla propaganda e al coordinamento dei servizi, per l'interno alla sorveglianza e alla tutela dei servizi cittadini nell'interesse del forestiero". Sempre su questo tema, il Commissario riferisce che la Camera di Commercio italo-germanica presieduta dal maggiore Renzetti, e le Camere di Commercio di Budapest e di Praga, hanno compiuto "un lodevole servizio" in tema di relazioni estere relativamente al turismo veneziano: "Abbiamo inoltre istituito venti Agenzie fiduciarie principali delle Capitali d'Europa e d'oltre mare". Inoltre il Commissario spiega che ci sono altre duemila Agenzie "nostre corrispondenti all'estero", in tutto si tratta di tremila Agenzie che rappresentano Venezia nel mondo, di cui 1500 nell'America del Nord. "Molti giornali ricevono e pubblicano i nostri articoli e le nostre inserzioni" dice ancora. E aggiunge: "Abbiamo spedito all'estero, redatti in sei lingue, oltre 300mila fra opuscoli e programmi di festeggiamenti. Parecchie migliaia di fotografie di Venezia figurano nelle vetrine delle nostre Agenzie. Si è organizzata, insomma, tra Venezia e l'estero una rete fittissima di relazioni". Poi riferisce di cosa è stato fatto, invece, per l'Italia: la partecipazione alla Mostra di Montecassino e a quella di Bolzano con due sale turistiche, propaganda a mezzo di giornali e opuscoli, finanziamento da parte del Comune di tutte le iniziative turistiche, miglioramento del servizio delle comunicazioni: vaporetti, gondole, motoscafi. Poi riferisce del controllo effettuato sui prezzi degli alberghi e del servizio di sorveglianza da parte dei vigili con un costituendo Corpo di vigili specializzati per la tutela del turista: "essi dovranno conoscere parecchie lingue - aggiunge il Commissario e porteranno un segno di riconoscimento". Ancora, riferisce che si è provveduto alla nomina di un Comitato comunale per gli interessi turistici, composto di commercianti, piccoli esercenti ed altri, con il compito di suggerire le soluzioni ai problemi più urgenti. Infine alcuni numeri: nell'aprile del 1929 i turisti sono aumentati di 3450 unità rispetto allo stesso mese dell'anno precedente; in maggio erano 7865 in più, in in giugno 4288, in luglio 5343, calcolando poi che a tutto agosto "siano venuti a Venezia circa 300 mila forestieri, numero, questo, assai inferiore al reale inquantoché molti sfuggono al controllo". LA SISTEMAZIONE DELLE AREE DESTINATE ALLE SPIAGGE E LA GRANDIOSA OPERA SPORTIVA REALIZZATA IN UN EX FORTINO AUSTRIACO La Compagnia dei Grandi Alberghi e il Campo da Golf Rilevante in questo ambito la figura di Giuseppe Volpi di Misurata, che già nel '27 era assurto agli onori della cronaca per aver raggiunto e superato la "Quota 90" roseguendo nella lettura dell'articolo, si parla dello sviluppo del Lido: per prima cosa il Commissario segnala l'attività della Compagnia dei Grandi Alberghi, "presieduta dal gr. Uff. Campione, che è davvero benemerita" e riferisce che essa "ha provveduto alla rapida ricostruzione provvisoria dello Stabilimento Bagni dopo l'incendio; ha atteso ai lavori di modifica del Viale S. Elisabetta in modo da dare accesso al nuovo Stabilimento Bagni, che avrà tutte le più moderne installazioni anche per i bagni di mare medicali; ha offerto il primo milione per il nuovo Ospizio Marino". Inoltre riferisce che "recenti accordi tra il Comune e la Compagnia sistemano la distribuzione delle aree P della spiaggia, dove ci saranno dei recinti riservati per gli alberghi più importanti, per quelli più modesti e le pensioni associate, per le famiglie veneziane". E ancora si parla del campo da golf che l'amministrazione intende realizzare sulla punta estrema del Lido degli Alberoni e per il quale la Compagnia dei Grandi Alberghi impiega più di due milioni e mezzo e che sarà costruito in un vecchio forte "che era dell'Austria e che conserverà tutto il suo aspetto militare. Nulla sarà modificato, e gli spalti, le difese, i canali ecc. che prima servivano a scopi bellici, saranno gli ostacoli per i pacifici giocatori". Il Commissario aggiunge che i lavori sono diretti dall'ing. Cruickshauks, uno dei più esperti costruttori inglesi, e che gli operai impiegati nei lavori sono circa 300, "che avranno lavoro per tutto l'inverno". A proposito del campo da Golf, ancora oggi uno dei più belli d'Europa, dobbiamo fare un piccolo inciso: Presidente della Compagnia Italiana Grandi Alberghi citata da Zorzi è il Conte Giuseppe Volpi di Misurata: a lui si deve l'individuazione dell'area da destinarsi al circolo. Per i lettori del Giornale d'Italia questo nome è già ben noto: si tratta infatti di quel Ministro delle Finanze del Regime a cui si deve il rinnovato potere d'acquisto della lira. Fu lui a condurre ed a portare a termine con successo la battaglia colossale per la "quota 90", riuscendo ad Venezia, il campo da golf (foto circologolfvenezia.it) andare oltre le più rosee previsioni di Mussolini, al punto che nel giugno del '27 la sterlina è scambiata a 86 lire. Giuseppe Volpi di Misurata sarà anche il primo Presidente del circolo del golf veneziano. Non possiamo fermarci qui, però: altre opere sono in corso di realizzazione, come otto nuovi campi da tennis con tribune per duemila spettatori, ma soprattutto la colossale opera di Porto Marghera, che è l'oggetto della prossima puntata. [email protected] 6 Sabato 14 febbraio 2015 Storia SETTANT'ANNI FA IL CAPOLUOGO DELLA SASSONIA FU QUASI COMPLETAMENTE DISTRUTTO DA UN ATTACCO IN VARIE ONDATE L’inferno di Dresda: una ferita che brucia ancora Decine di migliaia di morti, quasi tutti civili. Un orrore senza fine, che sorprende e impressiona di Cristina Di Giorgi Verso la metà di febbraio la lontana città di Dresda fu sottoposta, con il deliberato intento di seminare la strage tra la popolazione civile, ad un micidiale attacco sferrato contro i quartieri del centro, non contro gli stabilimenti e le linee ferroviarie”. A parlare così è Basil Liddell Heart, storico, militare e giornalista britannico. A tale fonte, di sicuro non tacciabile di partigianeria nei confronti della Germania nazista, fanno eco le parole di un altro studioso britannico, Frederick Taylor, secondo cui “la distruzione di Dresda ha un sapore epico e tragico. Era una città meravigliosa, simbolo dell'umanesimo barocco e di tutto ciò che c'era di più bello in Germania”. La decisione di bombardarla e di cancellarla completamente fu, secondo Taylor, “un perfetto esempio degli orrori del modo di concepire la guerra nel XX secolo”. Una decisione presa dall'Alto Comando Interalleato, che stabilì un “ piano di annientamento articolato in più fasi. Il primo attacco fu portato a termine la sera del 13 febbraio dagli aerei della Royal Air Force inglese: erano circa le 22 quando a Dresda scattò l'allarme antiaereo. Bastarono sedici minuti soltanto e una delle più belle città d'Europa era praticamente scomparsa: la prima ondata di bombe distrusse gli edifici, poi gli ordigni incendiari crearono un micidiale inferno di fuoco (si raggiunsero temperature di 1500°C, con correnti d'aria calda e fredda che diedero origine ad un vero e proprio ciclone , che spingeva le persone dentro le fiamme e lanciava in aria materiale di ogni tipo). La seconda scarica di fuoco e morte arrivò ancora una volta dal cielo, questa volta per mano dei B 17 dell'aviazione americana, all'1.30 del 14 febbraio (il rapporto dell'USAF – United Strates Air Force – parla di 1478 tonnellate di bombe esplosive e 1182 tonnellate di bombe incendiarie lanciate nel primo attacco e 1250 tonnellate in totale nel secondo). Ad ogni abitante della città, secondo Unonovequattrocinque quanto riportato da alcuni studiosi, toccarono 42,8 metri cubi di macerie: su un totale di circa 28000 case del centro, ne furono distrutte quasi 25mila. Un'area di 15 chilometri quadrati fu completamente rasa al suolo (in essa c'erano 14.000 case, 72 scuole, 22 ospedali, 19 chiese, 5 teatri, 50 edifici bancari e assicurativi, 31 magazzini, 31 alberghi, 62 edifici amministrativi, industrie, e altre costruzioni). Dei 222mila appartamenti della città, 75mila furono completamente distrutti, 11mila gravemente danneggiati. Quanto al numero delle vittime, il bombardamento di metà febbraio fu una carneficina, che secondo le stime più autorevoli (“Dichiarazione finale della commissione di storici ufficiale” incaricata di riesaminare i dati nel 2005, pubblicata sul sito dresden.de), contò tra i 18 e le 25 mila morti: un numero questo che altre fonti ritengono decisamente più alto: alcuni parlano addirittura di diverse centinaia di migliaia di morti. Tra loro il cancelliere tedesco Adenauer, che parlò di 250 mila vittime e lo scrittore americano Von- negut, che si trovava a Dresda come prigioniero di guerra (secondo lui i morti furono 135mila). E' risultato comunque impossibile, soprattutto a causa dell'uso massiccio di ordigni incendiari, stabilire con certezza quanti civili (tra abitanti della cittadina e profughi) persero la vita: molti corpi furono infatti completamente distrutti dalla tempesta di fuoco. Quel che risulta comunque evidente è che su Dresda furono sganciate a tappeto migliaia di tonnellate di bombe, sia nel corso dell'incursione di metà febbraio 1945, sia in seguito (due nuovi attacchi furono infatti portati a termine il 2 marzo e il 17 aprile). Perché? La risposta a questa domanda porta a due possibili motivazioni, entrambe verosimili e, forse, complementari: la prima è la messa in atto di una dimostrazione di forza per fiaccare il morale dei tedeschi in una fase decisiva del conflitto; la seconda si basa invece sull'idea che tutto sia nato dal calcolo strategico dei comandi alleati, che in questo modo volevano sostenere l'avanzata sovietica in Europa e accelerare la sconfitta di Hitler. Sta di fatto comunque che il capoluogo sassone, se è vero che all'inizio del 1945 costituiva comunque un importante centro industriale ed uno snodo dei trasporti, fino a quel momento era stato risparmiato. Secondo lo storico Max Hastings il bombardamento fu “un tentativo in buona fede, anche se sbagliato, di condurre la Germania alla sconfitta”. E se Arthur Travers Harris (l'ufficiale britannico che diede l'ordine di attacco) dichiarò in seguito che, se avesse potuto tornare indietro, si sarebbe comportato nello stesso modo, l'effettiva necessità di colpire tanto violentemente la popolazione civile è un argomento che, ancora oggi, fa molto discutere. Alcuni autori (tra loro l'italiano Douhet e lo statunitense Mitchell) hanno esplicitamente fatto riferimento all'opportunità di “utilizzare l'arma aerea come strumento di distruzione sistematica del potenziale economico, umano e morale (quindi non solo industriale e militare) del nemico. Il bombardamento a tappeto su grandi aree abitate era quindi considerato da tempo un uso razionale dell'arma aerea”. Un uso che poi, nella sicurezza della pace, come ha riconosciuto lo stesso Hastings “molti politici e civili inglesi avrebbero preferito dimenticare”. Quel che si dovrebbe fare, invece, è proprio ricordare i drammi della guerra, senza barriere ideologiche e strumentalizzazioni. Tutti, e non soltanto quelli provocati dagli eserciti sconfitti. Solo così si potrà restituire un po’ di pace e di giustizia alle vittime innocenti. Come la gente di Dresda. STORIA E DIRITTO (Hobbit) Atto bellico o crimine di guerra? Dresda è in fuoco, Dresda uccisa da poco Il bombardamento a tappeto sulla “Firenze dell’Elba” fa ancora discutere Sola e indifesa come una donna vestita di bianco Ora giace distesa! Dresda il ricordo, Dresda io non scordo Mi sembra un incubo, ma forse è la realtà Pioggia di morte si è abbattuta qui I nuovi dei dal cielo han distrutto la città! Dresda, la guerra era ormai finita! E i leoni assetati di sangue credono di aver vinto, Ma sono solo iene, sono solo iene, ma sono solo iene! Questo è un attentato alla sacra civiltà È un crimine impunito che grida vendetta Nel cuore dell'Europa, un cuore batte ancora! Dresda, la guerra era ormai finita! E i leoni assetati di sangue credono di aver vinto, Ma sono solo iene, sono solo iene, ma sono solo iene! Ma la guerra, no, non è finita! l bombardamento di Dresda è stato oggetto di un lungo e controverso dibattito: si è trattato di un “crimine di guerra” o no? Dati storici alla mano, entrambe le ipotesi hanno dalla loro elementi a favore e contro. La posizione di quanti si sono dichiarati convinti che l’episodio in questione debba essere considerato senz’altro un crimine (tra loro voci autorevoli come il nobel per la letteratura Gunter Grass e il giornalista ex direttore di The Times Simon Jenkins) si basa essenzialmente sui seguenti punti: - un attacco tanto violento come quello portato a termine sulla “Firenze dell’Elba” (città di straordinaria importanza culturale ed artistica) non poteva avere altro scopo che un massacro di civili - Dresda, fino a quel momento attaccata solo occasionalmente, era considerata da tutti “città aperta” in quanto priva di obiettivi militari strategicamente determinanti e per questo era divenuta meta e rifugio per moltissimi sfollati e luogo di concentramento dei prigionieri di guerra I - I tedeschi non la consideravano un possibile bersaglio di raid e quindi non era stata dotata di difese adeguate, sia in termini di armamenti antiaerei, sia quanto a bunker e rifugi (un dato questo di cui gli Alleati erano perfettamente a conoscenza: era quindi assai probabile che fossero consapevoli dell’alto costo in vite umane che l’operazione avrebbe comportato) - alla data del bombardamento la Germania era già praticamente sconfitta: l’importanza strategica del raid per ostacolare lo spostamento di truppe era quindi quantomeno dubbia Coloro che, al contrario, considerano il bombardamento di Dresda come un’azione di guerra e non come un crimine, affermano invece che: - nel 1945 non esistevano trattati o convenzioni che ponessero regole sui bombardamenti (in grado quindi, in caso di violazione delle stesse, di qualificare un’azione come crimine di guerra) - i raid avevano come obiettivo legittimo la ferrovia e che in città c’erano sufficienti unità e mezzi militari da impedire di classificarla come indifesa - nelle azioni intraprese, inoltre, non vennero usati mezzi o modalità diverse da quelle impiegate in attacchi simili (per i quali non si è mai parlato di eccessi e azioni criminali) - gli obiettivi vennero raggiunti senza un “eccessivo” costo di vite umane - l’attacco era necessario per impedire i rinforzi nazisti e anche perché in città vi erano parecchi stabilimenti industriali che producevano armamenti e materiali importanti per le forze armate (è vero che il bombardamento si concentrò principalmente sul centro storico, ma al tempo le aree industriali erano inserite nel tessuto urbano. A Dresda tra l’altro vi erano piccole imprese semi artigianali e non grandi fabbriche come nella regione della Ruhr). - la città era sede di guarnigioni e caserme (anche se l’area su cui insistevano fu risparmiata dalle bombe) CdG 7 Sabato 14 febbraio 2015 Da Roma e dal Lazio TENSIONE AL CASILINO Immigrati in rivolta: poliziotti presi a sediate, calci e pugni Malgrado la revoca delle misure di accoglienza, gli stranieri si sono barricati nella struttura. Il bilancio è di 6 arresti e altrettante denunce orna la violenza nei centri di accoglienza della Capitale. Si sono asserragliati all’interno della struttura del Casilino, quartiere periferico di Roma, e hanno aggredito alcuni poliziotti. Dopo qualche momento di tensione, gli agenti sono riusciti a riportare la calma. Sono scattate le manette per sei immigrati, mentre altri sei sono stati denunciati. Agli stranieri era stato notificato il decreto prefettizio di revoca delle misure di accoglienza, spiegano dalla Questura, a seguito “della violazione grave e reiterata delle regole di comportamento” avvenuta mercoledì. Il giorno dopo, però, erano ancora lì. Così, gli immigrati sono stati invitati ad allontanarsi dai responsabili del centro. Ma niente da fare. A quel punto, è iniziata una piccola rivolta, poi degenerata. Il gruppo si è barricato all’interno del centro, “improvvisando - si legge in una nota della Questura - uno sbarramento con alcune sedie”.È stato necessario l’intervento della polizia, allar- T SUL CASO INDAGA LA POLFER DELLA CAPITALE. SI TRATTA DI UN RITROVAMENTO CASUALE DA PARTE DEGLI ADDETTI Minaccia No Tav: ordigni (con micce bruciate) a pochi passi dai binari I contenitori erano nascosti all'interno di due pozzetti, a pochi chilometri dalla stazione di Settebagni aura a Settebagni. Due ordigni rudimentali con le micce parzialmente consumate sono stati trovati dagli addetti delle Ferrovie dello Stato, durante un’ispezione manutentiva lungo la linea ferroviaria Roma-Firenze. A richiamare la l’attenzione è stata probabilmente una scritta “No Tav” in vernice rossa posizionata sulle grate dei binari. Gli operai non potevano credere ai loro occhi: aprendo un pozzetto hanno trovato una bottiglia di plastica e alcuni stracci tra i cavi. Qualche metro più avanti, gli agenti hanno rilevato la manomissione di un secondo pozzetto dove è stata posizionata un’altra bottiglia incendiaria con accanto residui di plastica fusa, in questo caso con l’innesto parzialmente bruciato. Come mai l’ordigno non è esploso? Un errore degli attentatori oppure si tratta di un avvertimento? Intanto i primi accertamenti della polizia ferroviaria di Roma hanno consentito di constatare la presenza di liquido infiam- P mati dai responsabili della struttura. Alla vista degli agenti, giunti dal vicino commissariato Casilino, gli animi degli immigrati si sono ulteriormente infuocati. Il gruppo ha così iniziato a lanciare alcune sedie contro i poliziotti. Gli agenti hanno comunque mantenuto un atteggiamento prudente, tentando di avvicinarsi per riportare la calma e instaurare un dialogo. Un comportamento che non è andato a buon fine. Infatti gli uomini del 113 sono stati aggrediti fisicamente, a calci e pugni. E’ giunto quindi l’aiuto di una volante del Reparto mobile.“Gli agenti hanno preso uno ad uno gli stranieri e secondo quanto comunicato dalla Questura - li hanno portati fuori dal centro, dove 6 di essi, i più facinorosi, sono stati arrestati e altri 6 denunciati in stato di libertà per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale e invasione di edifici”. Giuseppe Sarra mabile all’interno del contenitore. Fortunatamente l’episodio non ha provocato danni alla circolazione ferroviaria, ma è l’ennesima prova di quanto siano tornati attivi e pericolosi gli attivisti No Tav, dopo un periodo di silenzio. Sul posto sono giunti anche gli agenti della polizia scientifica, la Digos e gli artificieri della polizia. Sul caso stanno indagando i poliziotti della Polfer, diretti dal dottor Domenico Ponziani e coordinati dal vicequestore aggiunto Marco Napoli. Al momento gli investigatori non escludono altre ipotesi, anche se la pista più calda resta quella che porta ai “No Tav”, avvalorata dal ritrovamento delle due scritte lungo la linea ferroviaria. Resta da capire quali erano - o sono G.S le loro intenzioni. ARRIVA L’OK ANCHE DAL TAR DEL LAZIO Schettino in cattedra, sospeso professore della Sapienza pochi giorni dalla condanna, che sta facendo discutere l’opinione pubblica, inflitta a Francesco Schettino, è arrivata un’altra sentenza che riguarda indirettamente l’ex comandante della Concordia. Il Tar del Lazio ha confermato la sospensione per due mesi da incarico e stipendio per il professor Vincenzo Mastronardi, titolare A della cattedra di psicopatologia forense all’Università La Sapienza di Roma. Come ricorderete, lo scorso agosto, Schettino aveva avuto una lezione accademica, su invito - a suo dire - dello stesso professore. Durante la lezione, l’ex capitano aveva commentato una ricostruzione del naufragio del Giglio e raccontato agli studenti universitari aneddoti tratti dalla sua esperienza di comandante di navi, soffermandosi in particolare sulla gestione di situazioni di panico e di crisi. Tanto da meritarsi anche un diploma dall’ateneo. “Sono stato invitato come esperto e ho illustrato agli studenti la gestione del controllo del panico - si giustificò così alcuni giorni dopo la lezione accademica - So come ci si comporta in casi del genere, come bisogna reagire quando ci sono equipaggi di etnie diverse. Tra l’altro ci sono studi accademici comparativi che mettono a confronto il disastro della Concordia con altre tragedie simili, anche con l’attentato alle Torri Gemelle”. L’allora rettore dell’università, Luigi Frati, prese subito le distanze “dal grave episodio”. MICROCRIMINALITÀ PARIOLI Minacce e rapine, fermata baby gang “Mai con Salvini”: blitz nella sede della Lega Nord ndividuavano le loro vittime nei grandi centri commerciali o alle fermate della metropolitana prediligendo perlopiù adolescenti dai quali, sotto la minaccia di un coltello o incutendo timore con la superiorità numerica, si facevano consegnare danaro, smartphone, tablet e quanto altro avessero con loro. Dopo un’attenta indagine degli agenti del commissariato Vescovio è stata sgominata una bay gang, composta da giovanissimi tra i 15 e 17, due di nazionalità italiana, uno vietnamita ed uno albanese Con loro anche un bengalese, poco più che maggiorenne, già raggiunto da misura restrittiva della I libertà personale. Le indagini sono scaturite dalle denunce presentate dai genitori di alcuni studenti, finiti nel mirino della banda all’esterno di un centro commerciale del nord di Roma dove, attirati con uno stratagemma nei garage sotterranei, erano stati accerchiati e derubati. Gli investigatori, dopo aver individuato uno dei responsabili, sono risaliti agli altri membri del gruppo attraverso un incrocio di dati ed eventi delittuosi. Il modus operandi era sempre lo stesso. A capo della gang un giovane con caratteristiche somatiche asiatiche. E’ emerso anche che i giovanissimi, attraverso messaggi incrociati fra loro, erano soliti ostentare i proventi delle razzie, calcolando l’ammontare delle somme da dividersi e programmando i colpi futuri da eseguire. ova e vernice contro la sede della Lega Nord a Roma, in via Caroncini 23, nel quartiere Parioli. A fare irruzione è stato un gruppo composto da una decina di persone. L’episodio è accaduto ieri intorno alle 12 e 30. Gli autori indossavano giubbini neri e avevano il voto travisato con sciarpe e bandane. Dopo aver aggirato il portiere, il gruppo è entrato nella sede del Carroccio e ha sporcato le pareti usando le bombolette spray. Poco dopo è giunta sul posto una vo- U lante della polizia. A chiamare gli uomini del 113 è stato il portiere dello stabile. L’incursione è stata rivendicata qualche ora più tardi dal gruppo “Mai con Salvini”. “Un gruppo di cittadini romani, nell’ambito della campagna Mai con Salvini - si legge in un comunicato - che vuole impedire ai leghisti la loro adunata a Roma del 28 febbraio, ha portato i suoi omaggi alla sede romana della Lega Nord”. Sulla vicenda indaga il commissariato villa Glori. 8 Sabato 14 febbraio 2015 Da Roma e dal Lazio LA PROCURA HA CHIUSO LE INDAGINI SULLA MAXI INCHIESTA CHE DUE ANNI FA PORTÒ ALL’ARRESTO DI 40 SOGGETTI Truffa ad assicurazioni, in 67 a rischio processo Gli indagati, ognuno con un ruolo specifico, sarebbero riusciti a falsificare documenti relativi a numerosi incidenti, riuscendo a intascare risarcimenti più alti stata chiusa l’inchiesta sulla truffa alle assicurazioni. Sono stati infatti depositati gli atti dalla Procura di Roma, si parla di oltre 33mila pagine, chiudendo così l’indagine sulla truffa organizzata a danno delle compagnie assicurative e al fondo destinato al risarcimento delle vittime della strada, amministrato dal ministero dello Sviluppo economico. Nel calderone sono finite ben 67 persone, tra le quali ci sono anche nomi eccellenti di avvocati e medici. Il procedimento, che tra i mesi di maggio e giugno del 2013 portò all’arresto di oltre 40 soggetti, conta tra gli indagati anche titolari di agenzie di pratiche auto, carrozzieri, opera specializzati, professionisti e perfino anche un carabiniere. Le accuse sono pesantissime. Associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale e truffa ai danni dello Stato sono i reati ipotizzati dal pubblico ministero Tiziana Cugini. Secondo l’accusa, gli inda- È gati, ognuno con un ruolo specifico, sarebbero riusciti a falsificare documenti relativi a numerosi incidenti, riuscendo così ad ottenere risarcimenti più alti del dovuto. A capo dell’organizzazione, sempre secondo l’impianto accusatorio, c’era il manager Michele Bertucca. Nell’ordinanza di custodia cau- telare, il pm mise nero su bianco che era “promotore dell’organizzazione criminale” e “unico referente presso il Fondo in grado di ottenere la ‘celere’ definizione delle pratiche di indennizzo”. Sempre secondo quanto ricostruito, ad ogni atto falsificato corrispondeva una somma. Per ogni certificato, infatti, dovevano essere sborsati quasi 500 euro. Non solo. Secondo i pm capitolini i risarcimenti potevano arrivare anche a 70mila euro a seconda dei sinistri. Negli atti dell’inchiesta c’è di tutto: dai timbri sottratti alle firme apocrife, dai cid falsificati alle testimonianze inventate. LE INDAGINI PROSEGUONO PER IDENTIFICARE ALTRE PERSONE COINVOLTE Assegni falsi, centinaia di vittime Fermato anche un dipendente Inail. Incassavano il 20% di ogni bonifico versato na vera e propria banda criminale specializzata nelle truffe agli istituti bancari, realizzate mediante l’apertura di conti correnti bancari utilizzando documenti di identità falsi, dove poi venivano versati assegni di provenienza illecita. Non solo. Riciclavano assegni rubati e destinati a rimborsi per incidenti stradali, infortuni sul lavoro e rimborsi di compagnia telefoniche e delle utenze domestiche. Nel mirino dell’organizzazione sono finiti così oltre duecento truffati per un bottino che ammonta a 330mila euro. Grazie alla complicità di un dipendente dell’Inail che forniva informazioni riservate e i documenti d’identità falsi, ottenuti tramite falsi sigilli riportanti l’impronta del Comune di Roma e dell’Agenzia delle Entrate di Roma. Sono scattate quindi le manette per 12 persone, mentre per due donne è stato disposto l’obbligo di firma. L’operazione denominata “heads of wood”, teste di legno in italiano, coordinata dal pubblico ministero Laura Condemi, si è svolta tra il Lazio e la Campania. Le indagini sono iniziate nel gennaio 2013 dalla denuncia presentata dal direttore di una banca, allarmato da un gruppo di clienti dell’istituto di credito. U L’organizzazione, secondo la ricostruzione degli investigatori avrebbe aperto oltre venti conti correnti in Italia, di cui quattro nella Capitale, a Monteverde, Eur, Parioli, Montesacro. Le somme venivano spostate con bonifici (che avevano causali fittizie come ristrutturazioni, dentista, saldo vacanze per non far insospettire forze polizia o operatori banche) su carte prepagate a loro intestate. A capo dell’organizzazione un 55enne pregiudicato della provincia di Napoli che trovava complici in sale giochi della stessa provincia approfittando delle loro difficoltà economiche. Per ogni conto corrente aperto e svuotato, i sodali avrebbero percepito il 20% della somma dell’assegno versato. Importante il ruolo delle donne che avevano la funzione di recarsi in banca per destare meno sospetti. Gli indagati dovranno rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, truffa, ricettazione e riciclaggio. Le indagini proseguono per identificare altri soggetti coinvolti. 9 Sabato 14 febbraio 2015 Dall’Italia IL PRELATO AVREBBE INTASCATO I FONDI DELL’8 PER MILLE, PERQUISITA LA SUA ABITAZIONE Sotto inchiesta l’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè iscritto nel registro degli indagati per appropriazione indebita ndagato l’ex vescovo di Trapani, Francesco Miccichè: avrebbe distratto decine di migliaia di euro destinate dai contribuenti all’otto per mille. Per questo motivo l’ex prelato risulta iscritto nel registro degli indagati. Il reato formulato, dal procuratore Marcello Calvo nei confronti dell’ex prelato e' di “appropriazione indebita e malversazione di fondi pubblici”. Giovedì sera gli agenti della polizia giudiziaria e della Forestale, per ordine della procura trapanese hanno perquisito gli uffici della Diocesi e le abitazioni private di Micciche' e di Orazio Occhipinti, suo ex autista. L’ex prealto era assente, c’erano i suoli familiari, al rientro in Sicilia lo attende la notifica dell’avviso di garanzia per le accuse formulate dal procuratore della Repubblica Marcello Viola. A carico di Miccichè ci sarebbero le parole accusatorie di Don Ninni Treppiedi, suo ex I braccio destro, coinvolto in un’altra inchiesta in cui Micciché è parte lesa e quelle dell’ex direttore della Caritas, Sergio Librizzi, arrestato nello scorso giugno per un’altra inchiesta di concussione e reati sessuali ai danni di immigrati, e di don Ninni Treppiedi, ex direttore degli uffici amministrativi della Curia. L'inchiesta, condotta dai pm Tarondo, Di Sciuva e Morri si collega a quella avviata sulla Diocesi di Trapani nel 2011. Sia Treppiedi che Librizzi hanno reso dichiarazioni ai magistrati Micciché venne rimosso, nel maggio del 2012, da papa Ratzinger dalla carica di vescovo di Trapani proprio a seguito dell’inchiesta in cui il prelato risultava parte lesa e nel frattempo sempre il pontefice aveva sospeso a divinis don Treppiedi, allora arciprete di Alcamo. Un anno prima la Santa Sede aveva inviato un Ispettore per controllare la regolarità della sua azione nella Diocesi, l’ inchiesta ruotava attorno alla somma di 1 milione di euro che sarebbe svanita nel contesto della fusione di due fondazioni clericali Auxilium e Campanile. A quanto pare quel milione e passa di euro che secondo alcuni si doveva cercare tra gli atti delle fusioni si dovrebbe cercare tra le opere di carità gestite dalla Caritas. Si tratterebbero di accreditamenti annuali di circa 300 mila euro. Non è ancora quantificata la somma sfuggita alla carità, ma sarebbe ingente a sentire alcune indiscrezioni. Perquisizioni sono state condotte anche in Diocesi, ma c’è stata ampia collaborazione da parte del vescovo appena insediato, mons. Pietro Maria Fragnelli. Tornando a maggio del 2012 la Procura di Trapani aveva aperto le indagini dalle quali Miccichè risultava parte lesa, mentre 13 persone furono iscritte nel registro degli indagati per vari reati tra cui frode, calunnia, appropriazione indebita e stalking. Chantal Capasso I MALVIVENTI SEMINAVANO TERRORE COMPIENDO FURTI NELLE ABITAZIONI DI DIVERSE PROVINCE D’ITALIA Fermo: catturata una banda di albanesi I militari fanno irruzione in un appartamento a Tre Archi. I ladri avevano colpito in una villa di Chiaravalle F ermata la banda composta da albanesi che il 9 febbraio scorso ha compiuto una rapina a mano armata nella villa di un'avvocatessa di Chiaravalle, vicino Jesi, in provincia di Ancona. Sono quattro albanesi, tre senza fissa dimora arrestati a Lido di Fermo e uno già detenuto a Poggioreale. Un quinto è stato denunciato ed in seguito raggiunto a Rovigo. Dalle ricostruzioni degli inquirenti A notte fonda circa le 4 del mattino del 9 febbraio, i rapinatori si erano introdotti nella villetta di Chiaravalle mentre i proprietari dormivano. Avevano chiuso a chiave la famiglia nella zona notte, per poter rubare liberamente tutto quello che c'era in casa: gioielli, molti pezzi di argenteria e nove fucili e una pistola detenuti regolarmente dall'avvocatessa, appassionata di tiro. La banda aveva anche cenato in cucina, prima di fuggire con la Bmw trovata nel parcheggio della villa. Il rumore della vettura messa in moto aveva svegliato la donna facendo l'allarme alle forze di polizia. Durante la fuga, quattro banditi erano stati intercettati ad un posto di blocco nei pressi del casello elpidiense dell'A14. Erano a bordo di una Lancia Lybra, intestata ad un pregiudicato di Avellino, e non si sono fermati all’alt intimato, travolgendo la pattuglia dei carabinieri. I malviventi hanno abbandonato la vettura proseguendo a piedi. Nella macchina c’era parte della refurtiva. La banda da diversi mesi stava letteralmente saccheggiando le abitazioni di diverse province d’Italia. I malviventi dovranno rispondere per i reati di rapina, sequestro di persona, furto, ricettazione e porto abusivo di armi. I quattro, Juli Markja, 30 anni, Arjan Sula, 24, Krashnik Koxha, 28, e Adrian Gega, 25 (già in carcere). Il quinto complice, Tauland Xhyra, 33 anni, è stato rintracciato a Rovigo: gli è stato applicato l'obbligo di firma. Gli investigatori hanno anche individuato un orefice compiacente della provincia di Teramo che fondeva e riciclava l'oro rubato dai rapinatori appena messo a segno i colpi. Ma alla fine i malviventi sono stati catturati nel pomeriggio di giovedì . Localizzati in un appartamento a Lido Tre Archi, venivano letteralmente braccati dai carabinieri, ai quali non avevano aperto la porta, fingendo di non trovarsi in casa. Le operazioni di immobilizzazione si sono risolte in pochi istanti, con gli arrestati che tentavano comunque di divincolarsi e fuggire. L’operazione è terminata con la loro cattura. Ch.C. SMANTELLATA DAGLI UOMINI DELL’ARMA UN’ORGANIZZAZIONE CRIMINALE DEDITA ALLO SMERCIO DI STUPEFACENTI Bloccato traffico di cocaina a Firenze Presi i vertici e gli spacciatori che piazzavano la droga nella zona del Mugello e di Sesto Fiorentino n’operazione antidroga compiuta dai carabinieri ha portato all’arresto cinque persone di cui tre di detenzione cautelare in carcere e le altre due ai domiciliari. Le ordinanze cautelari sono state eseguite dai militari della compagnia di Borgo San Lorenzo, ieri mattina, in seguito alle attività investigative sul traffico di droga coordinata dal pm Ettore Squillace Greco della Dda di Firenze. I reati formulati dalla procura toscana è contestato è associazione del de- U linquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Sempre nella provincia di Firenze, in particolare nelle zone di Borgo San Lorenzo e Signa sono state eseguite 25 perquisizioni nell’ambito della stessa indagine. Le manette sono scattate a due fratelli di nazionalità albanese e un loro connazionale, tutti residenti in località Cavallina, nel comune di Barberino del Mugello. Sono accusati di essere a capo di un'organizzazione criminale che riforniva di cocaina un centinaio di clienti nella zona del Mugello, di Sesto Fiorentino e di Firenze. Mentre un italiano si trova i domiciliari , un pusher che spacciava cocaina approfittando del suo impiego come cameriere in un locale sul lago di Bilancino, l’altro è di nazionalità serba. Le indagini partano da lontano, precisamente all’inizio del 2014, dopo la segnalazione di una madre, preoccupata per il proprio figlio, forse coinvolto in un brutto giro. Dalla denuncia i militari, dopo aver scovato almeno una cinquantina di clienti, finalmente sono risaliti ai vertici dell'organizzazione criminale. Uno degli acquirenti, trovato in possesso di circa 80 grammi di hashish, è stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Quale epilogo delle indagini i militari hanno perquisito 25 clienti dell'organizzazione, residenti a Firenze, Sesto Fiorentino, Barberino, Scarperia e San Piero, Vicchio e Dicomano, e Ch.C. Calenzano. 10 Sabato 14 febbraio 2015 Dall’Italia SICILIA: IL DRAMMA DELLA PICCOLA NICOLE, SPIRATA PER MANCANZA DI POSTI IN TERAPIA INTENSIVA NEONATALE Malasanità: si indaga sulla morte della bimba appena nata Le procure di Catania e Ragusa hanno aperto due inchieste - I genitori: “Chiediamo giustizia” di Clara Lupi l dramma della piccola Nicole, deceduta in ambulanza per una crisi respiratoria durante il trasporto dalla clinica catanese in cui è nata verso l’ospedale che avrebbe dovuto prendersi cura di lei. L’unico con un posto libero in terapia intensiva neonatale. Peccato che la struttura (il “Paternò Arezzo”) si trova a Ragusa, ad un’ora circa di viaggio da Catania: nei tre ospedali cittadini attrezzati infatti, non c’era un letto libero. Ad occuparsi del caso, che al di là di ogni considerazione medica e/o politica ha destato comunque notevole impressione e, va detto, anche indignazione, sarà ora la magistratura. Sono infatti state aperte due inchieste, la prima a Ragusa (dove si è verificato il decesso) e la seconda a Catania, presso la cui Procura la famiglia di Nicole ha presentato una denuncia. “Ci sono alcune iscrizioni nel registro degli indagati. Non faccio nomi” ha dichiarato in proposito il procuratore di Catania Giovanni Salvi, che ha aggiunto:“in questa fase delle indagini è necessario comprendere le singole responsabilità”, chiarire “ogni passaggio della vicenda” e “analizzare i risultati dell’autopsia sul corpo della piccola”. In attesa del referto è stato intanto disposto il sequestro I della cartella clinica. Nel frattempo la casa di cura Gibiino di Catania ha diffuso una nota in cui “respinge fermamente ogni illazione e congettura diffusa in queste ore nei confronti del proprio operato nell’ambito della morte della piccola Nicole”. La clinica si dice infatti certa che “dagli esami autoptici emergerà che il decesso è stato causato da fattori che esulano dall’attività dei medici della struttura, che hanno fatto di tutto per salvare la vita alla neonata”. L’assessore regionale alla Sanità Lucia Borsellino, che ha avuto parole durissime nel commentare la vicenda, ha intanto convocato in queste ore una riunione con i dirigenti degli ospedali catanesi coinvolti, alla quale sono stati chiamati anche i responsabili della sede operativa del 118: “è vergognoso – ha dichiarato – che non si riesca a trovare un posto di terapia intensiva pediatrica in un’area metropolitana.Verificherò come sono andate le cose, senza guardare in faccia nessuno. Ho già ordinato ai miei uffici tutte le verifiche”. Sul posto ad indagare anche gli ispettori del Ministero della Sanità, inviati presso i tre ospedali catanesi che non hanno potuto ricoverare la neonata.“Abbiamo chiesto una relazione dettagliata in tempi brevi” ha detto il ministro, che ha anche espresso:“profondo sdegno” per quanto avvenuto alla piccola Nicole. Dal canto suo il presidente della Regione Crocetta “non vogliamo fare dei processi sommari, ma chi dovesse avere responsabilità verrà cacciato immediatamente, al resto penseranno le procure di Catania e di Ragusa. Non lasceremo che la cosa cada nel dimenticatoio. Lo faremo per giustizia, ma soprattutto per precauzione”. Questione di priorità. Intanto la famiglia della piccola non si dà pace e attende dalle istituzioni e dalla giustizia una risposta che consenta per lo meno di capire come sono andate realmente le cose. Il dolore dei genitori è ovviamente immenso. Le parole della mamma Tania sono strazianti: “Piccola mia, tu vivrai per sempre nei nostri cuori. Ricorderò ogni piccolo movimento che facevi dentro di mefino a poco prima della tua nascita. Eri e sarai per sempre la mia piccola ballerina scatenata”. E ancora: “La nostra bimba non c’è più – ha scritto la donna sul suo profilo facebook – e non per cause naturali, ma per un errore umano. Tanti errori umani. Ma presto si avrà giustizia e la mia bambina avrà pace”. Al suo fianco il padre, uno zio e il marito, che chiedono a cronisti e curiosi silenzio e rispetto per il dolore della famiglia: “ora non è il caso di parlare. Quando verrà il momento lo faremo”. SIBARI (COSENZA) Truffa ai danni dell’Inps per quasi mezzo milione di euro La GdF scopre un centinaio di falsi braccianti agricoli, che hanno percepito indennità e contributi non dovuti a Guardia di finanza di Sibari (Cosenza), attraverso un’indagine complessa e articolata coordinata dalla procura di Castrovillari, ha scoperto e denunciato una consistente truffa ai danni dell’Inps: tra indennità agricole illegittimamente assegnate e contributi dovuti e non versati, il danno all’Istituto di previdenza si aggira a quanto sembra intorno ai 400 mila euro. Al centro del modus operandi criminale, a quanto si è appreso, c’è un imprenditore agricolo locale, denunciato a piede libero. L’uomo, attraverso la redazione di falsi contratti di affitto e comodato di terreni, avrebbe presentato all’Inps una documentazione in cui dichiarava un’ingente disponibilità di fondi agricoli. Sulla base di tale dichiarazione, alla quale ha aggiunto i documenti necessari (fraudolentemente predisposti) per legittimare l’impiego di manodopera agricola, ha giustificato l’assunzione, tra il 2011 e il 2012, di 118 operai a tempo determinato per un totale di circa 12 mila giornate lavorative. I falsi braccianti avrebbero così ottenuto illecitamente indennità di disoccupazione e malattia. Inoltre – riferisce il quotidiano on line stretto L SAN GIULIANO (PISA) Treno contro Tir: impatto spettacolare, nessun ferito Il camion è rimasto bloccato sulle rotaie ed è stato colpito da un locomotore in transito ncidente decisamente spettacolare quello verificatosi ieri mattina al passaggio a livello di Pugnano (San Giuliano), situato sulla linea ferroviaria Lucca – Pisa. Intorno alle 9 un camion, che trasportava mangimi per cani e gatti destinati ai negozi di animali della zona, mentre stava attraversando i binari è rimasto intrappolato sulle rotaie. Non essendo riuscito a spostarsi, il locomotore di un treno merci in transito tra le stazioni di Rigoli e Ripafratta l’ha colpito in pieno, travolgendolo. Per fortuna il violento impatto, che ha scaraventato nella scarpata fiancheggiante la ferrovia il tir, quasi distrutto, non ha causato feriti. Le ripercussioni sul traffico ferroviario tra Pisa e Lucca si sono comunque fatte sentire: la linea è stata ovviamente interrotta ed è stato attivato un servizio I web – gli accertamenti condotti “hanno consentito di appurare che l’azienda agricola ha omesso di versare nelle casse dello Stato i relativi contributi previdenziali, quantificati in circa 100mila euro. Tutte le situazioni penalmente rilevanti a carico del titolare dell’azienda interessata sono state opportunamente segnalate all’Autorità giudiziaria”. Che sta indagando anche sulle posizioni dei braccianti, approfondite singolarmente. Quello appena scoperto è purtroppo solo uno dei diversi episodi del genere: l’ultimo caso di “falsi braccianti” agricoli risale infatti al luglio scorso nel brindisino. In quel caso l’evasione riscontrata era stata di oltre un milione CdG e mezzo di euro sostitutivo di autobus. Quanto alla dinamica dell’incidente, non è ancora chiaro il motivo per il quale il camion è rimasto bloccato. Sembra che l’autista, nel momento in cui si è reso conto che non riusciva più a spostare il suo mezzo, sia sceso dalla cabina di guida e, sbracciandosi, abbia tentato di attirare l’attenzione dei macchinisti del locomotore per fare in modo che si rendessero conto della situazione. La velocità a cui viaggiava per fortuna era ridotta, ma è risultato comunque impossibile evitare l’impatto. Praticamente immediato l’intervento in loco dei vigili del fuoco, dei soccorsi e delle forze dell’ordine. Sia il camionista (negativo all’alcoltest al quale è stato sottoposto) sia i macchinisti, in stato di choc, sono stati visitati dai medici CL del 118. 11 Sabato 14 febbraio 2015 Dall’Italia CAGLIARI - I FRATELLI DELLA VITTIMA: “VOLEVAMO L’ERGASTOLO” Ammazza ex fidanzata, trent’anni di carcere L’uomo, dopo la denuncia per stalking, raggiunse la ragazza mentre andava al lavoro e le tolse la vita GENOVA Clochard ruba per fame, condannato a sei mesi di Chantal Capasso ondannato a 30 anni di reclusione Giuseppe Pintus, 37enne accusato di aver ucciso la fidanzata nel 2013. La vittima, Marta Deligia, aveva 27 anni quando venne soffocata mentre si stava recando al lavoro, a Villacidro, nel cagliaritano. Il gup del tribunale di Cagliari, Cristina Ornano, ha riconosciuto Pintus colpevole di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Accolta in pieno, dunque, la richiesta del pm Danilo Tronci, secondo cu il 37enne non riusciva ad accettare che la relazione con la fidanzata fosse arrivata al capolinea. Marta aveva deciso di chiudere la relazione con Giuseppe, ma quest’ultimo non l’aveva accettato. Da quel momento è iniziata la persecuzione nei confronti della ragazza, prima la sommergeva di doni, poi erano cominciate le insistenti telefonate, fino a diventare soffocante. La ragazza che in un primo momento non voleva denunciare l’ex fidanzato per stalking ,alla fine si era convinta recandosi in questura. E nel giorno del delitto fu notificato a Pintus l’ammonimento. Marta viene uccisa il 23 settembre 2013. All'alba esce di casa per andare al lavoro e mentre cammina viene avvicinata da C uba per fame condannato a sei mesi di reclusione. Questo il destino di un clochard a Genova. Il fatto risale a quattro anni fa, quando un trentenne ucraino senza fissa dimora entra in un supermercato perché divorato dai morsi della fame e cerca di rubare una confezione di wurstel e due pezzi di formaggio per un totale di Euro 4. 07. L’uomo viene denunciato e giudicato colpevole. Il trentenne è ora stato condannato in via definitiva dalla corte d’appello di Genova a sei mesi di reclusione che dovrà scontare con la condizionale, e dovrà anche pagare una multa di 160 euro. Nonostante la richiesta del procuratore generale Antonio Lucisano, che il reato venisse derubricato in R Pintus. Il giovane probabilmente stizzito dalla denuncia, raggiunge la ragazza, hanno un alterco, la afferra la strangola e poi carica il cadavere a bordo della sua auto allontanandosi. Ore dopo, 37enne dichiara per telefono di volersi suicidare ma alla fine viene rintracciato e catturato, in seguito si recupererà il corpo senza vita della giovane donna. Subito dopo la condanna Antonello e Roberto Deligia, i fratelli di Marta di- chiarano di non essere soddisfatti della decisione presa del giudice, avrebbero preferito l’ergastolo per Pintus. Mentre alla parte civile, rappresentata dagli avvocati Danila Anesa Melis e Rinaldo Saiu , è stata riconosciuta una provvisionale di 400 mila euro, di cui 200 mila alla madre di Marta e 100 mila a ciascuno dei fratelli. I legali si dimostrano soddisfatti dell’operato della magistratura. Il risarcimento sarà invece discusso in un’altra sede. “tentativo di furto spinto dalla necessità” e che la multa venisse abbassata a 100 euro. Ma I giudici invece si sono mostrati inflessibili e hanno convalidato la pena già inflitta nel corso del processo di primo grado punendo il clochard. Non è il primo caso in cui il Tribunale di Genova ha a che fare su casi del genere, decidendo per la strada più severa. Giorni fa un giudice disponeva nei confronti di un 28enne l’imputazione coatta per l’accusa di aver rubato una scatola di cioccolatini dal valore di 8 euro. Anche in questo caso, nonostante il pm avesse deciso per la derubricazione, il giudice aveva invece, accolto l’opposizione dei legali del supermercato aprendo così Ch.C. un altro processo. SVOLTA NELL’OMICIDIO DI UN PENSIONATO TROVATO MORTO NEL SUO APPARTAMENTO, IN PROVINCIA DI MILANO Uccide l’anziano conosciuto in chat, arrestato Fermato un 25enne, presunto assassino di Marco Ceriani. Incastrato dalle telecamere di sorveglianza iamo vicini ad una svolta nelle indagini per l’omicidio di Marco Ceriani, un pensionato di 65 anni trovato senza vita nel suo appartamento di Abbiategrasso, in provincia di Milano, lunedì 9 febbraio. I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno arrestato il suo presunto assassino nella notte tra giovedì e venerdì in un bar ad Alba Adriatica in provincia di Teramo. E' Loris Sal- S vatore Cardoville, un giovane italiano 25enne, nato in a Bellinzona (Svizzera). Il movente sembra essere una rapina finita male. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, i due si erano conosciuti pochi giorni prima in una chat. Il giovane era stato fotosegnalato perché espulso dalla Svizzera lo scorso ottobre, per motivi ancora ignoti alle autorità italiane. Ad incastrare il giovane ci sarebbe un video delle telecamere interne del condominio, che lo ritraggono prima mentre entra nell’appartamento del pensionato sabato 7 febbraio, attorno alle 16, poi quando ne esce, un paio d’ore dopo. Dalla ricostruzione degli investigatori, i due, quel sabato pomeriggio, si erano dati appuntamento nel monolocale dell’anziano per avere un incontro sessuale. Ma sembra che fra i due sia nata una lite, al culmine del quale il giovane avrebbe colpito l’uomo alla nuca, causandone probabilmente la morte. Poi è fuggito portando con sé il portafoglio della vittima , il cellulare, un computer portatile e il cellulare, nascosti in uno zaino. Più tardi si disfa del telefonino. L’an- ziano, invece viene trovato a terra nel suo appartamento ed ha perso molto sangue. A dare l’allarme è un vicino della vittima. Il giovane è ora in carcere in Abruzzo, in attesa di essere trasferito nel penitenziario di Pavia: dovrà rispondere di omicidio volontario. Il pm della Procura di Pavia, Andrea Zanoncelli, ha escluso le aggravanti. L’autopsia sul corpo del pensionata è stata rimandata in attesa della nomina dei difensori del presunto assassino. Le indagini proseguono e puntano a controllare sugli ultime ore di vita della vittima e i suoi contatti in rete avuti tramite chat con il suo preCh.C. sunto assassino. PALERMO: ACCOLTO IL RICORSO DEL COMUNE DI NISCEMI CONTRO IL SISTEMA DI COMUNICAZIONI SATELLITARI AMERICANO Il Tar boccia il Muos: è pericoloso per la salute Musumeci: “Ennesima occasione persa per il governo Crocetta, che non garantisce i siciliani” l Muos non s’ha da fare. E’ quanto ha stabilito il Tar di Palermo, che ha accolto il ricorso presentato dal comune di Niscemi contro la realizzazione del sistema di comunicazioni satellitari della Marina militare statunitense in contrada Ulmo. Nella sentenza di annullamento dell’autorizzazione concessa dall’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente per l’installazione, i giudici amministrativi sottolineano tra l’altro che il nulla osta paesaggistico del 2008 è “irrimediabilmente scaduto”, come anche quello dell’Azienda Foreste demaniali. Oltre a questi, che risultano comunque ele- I menti importanti ai fini sia procedurali sia sostanziali del procedimento di realizzazione del Muos, il pronunciamento del Tar evidenzia anche la mancanza di “indagini preliminari circa le interferenze rispetto alla navigazione aerea relativa all’aeroporto di Comiso” e “studi in materia di tutela della salute dalle esposizioni elettromagnetiche e di tutela ambientale”. Sembra quindi che secondo i magistrati del Tar il sistema satellitare potrebbe essere pericoloso per la salute. “Avevamo visto bene quando, fin dal primo giorno di questa legislatura, avevamo richiesto un intervento risolutivo da parte del governo della Regione con il quale si doveva impedire il completamento dei lavori e accertare se le emissioni fossero nocive. Adesso il Tar blocca i lavori del Muos perché il sistema sarebbe pericoloso per la salute dei cittadini”. Questo il commento di Nello Musumeci, Gino Ioppolo e Santi Formica (Lista Musumeci) sul recente pronunciamento dei magistrati amministrativi. “Ci troviamo di fronte ad un’altra occasione mancata per Crocetta e il suo governo – aggiungono – che aveva prima annunciato di voler revocare le autorizzazioni, per poi, come al solito, fare un passo indietro, senza preoccuparsi di interpretare il reale sentimento dei siciliani e di svolgere il ruolo di garante della loro salute”. Clara Lupi 12 Sabato 14 febbraio 2015 Società HAMBURGHER, MERENDINE, PATATINE FRITTE E BIBITE GASSATE PORTANO ALL’ASSUEFAZIONE E A CRISI DI ASTINENZA Il cibo spazzatura dà dipendenza alimentare Questi prodotti, una volta ingeriti, agiscono sulla dopamina, proprio come accade quando si assumono droghe di Chantal Capasso n America prende il nome di “junk food” mentre noi lo conosciamo come “cibo spazzatura”. Si tratta di quei cibi grassi, pieni di colesterolo e calorie cui sembra difficile rinunciarci, incorrendo in una vera e propria dipendenza. Gli hamburger molto conditi, bibite zuccherate e gassate, merendine, conservanti, condimenti grassi, fritti: questi sono solo alcuni cibi spazzatura tanto amati non solo dagli adolescenti, ma anche dagli adulti. Come anticipato il cibo spazzatura creerebbe una forte dipendenza addirittura simile a quella da nicotina e della droga. Questo quanto è emerso in un recente studio condotto da un team di ricercatori americani. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Neurosciense, dove gli scienziati svelano i meccanismi attraverso i quali si crea la dipendenza. Gli autori di questa ricerca Paul Johnson e Paul Kenny, dell'Istituto Scripps a Jupiter I in Florida, lo hanno dimostrato attraverso la sperimentazione sui ratti di laboratorio trasformandoli in consumatori compulsivi ed assidui di cibi spazzatura. I risultati ottenuti sono a dir poco sorprendenti. I due studiosi hanno osservato infatti che il meccanismo di dipendenza dai cibi spazzatura segue lo stesso identico iter di quello del fumo e della droga, ma con una differenza. Gli stupefacenti non portano ad un senso di sazietà, ma al contrario. Mentre, la similitudine consiste nella produzione di dopamina, entrambi agiscono su di essa donando una sensazione di benessere, quest’ultima se manca crea una situazione di disagio, causando una vera e propria crisi di astinenza. In laboratorio è stato, infatti, dimostrato come gli alimenti, ai quali sono stati aggiunti sali, zuccheri e grassi, vanno ad agire sui recettori della dopamina, proprio quello che accade quando si prendono droghe. In questo modo quindi si arriva alla dipendenza fisica, all’assuefazione, visto che l’assunzione di cibi grassi stimola i recettori dell’ormone sopracitato; qualora poi questi recettori non vengano più stimolati, non assumendo più cibi grassi, il corpo si sente privato di una sostanza che di conseguenza richiede al proprio organismo, innescando il meccanismo della dipendenza. Con una dieta ricca di grassi viene aumentato anche l’ormone cui implica lo stress. Entrare nel tunnel del junk food non è difficile, seguire una dieta sempre scorretta porta danni irreparabili al nostro fisico. Si possono contrarre problemi cardiovascolari e di obesità, oltre a squilibri emotivi e psicologici. Con una dieta ricca di cibo spazzatura dunque non solo si ingrassa ma si è anche più inclini ad ammalarsi e ad essere depressi. Tornando all’esperimento. I ricercatori hanno diviso i ratti in due gruppi controllandone le attività neuronali: nel primo gruppo i ratti che seguivano una dieta normale, nel secondo quelli che seguivano una dieta a base di cibi spazzatura. A quest'ultime cavie sono state somministrate grandi quantità di bacon, salsicce, dolci e cioccolato. Le conseguenze sono state, non solo un rapido aumento del peso corporeo, ma soprattutto la precipitazione della loro sensibilità alla ricompensa: in questo modo sono diventati "assuefatti" al cibo spazzatura e sono diventati dipendenti. I ratti obesi pur di mangiare l'adorato cibo spazzatura preferivano sopportare il dolore, proprio come accade negli esseri umani. Chi fuma, sa che fa male, ma comunque continua a farlo, o gli stessi obesi non rinunciano allo “spuntino” anche se questo comporta un peggioramento della propria salute. I FUMATORI ACCANITI HANNO LA CORTECCIA CEREBRALE PIÙ SOTTILE A DISCAPITO DELLE CAPACITÀ COGNITIVE Scozia: la sigaretta “mangia” il cervello Il tabagismo nel tempo consuma la materia grigia e non sempre se si smette, la si può recuperare del tutto I risultati sono drammatici: in Italia ogni anno muoiono circa 90 mila persone a causa di varie patologie legate al vizio del fumo, di cui mille per quello passivo. Se proiettiamo la statistica a livello mondiale la situazione fa rabbrividire: nello stesso intervallo di tempo i decessi sono ben quattro milioni, e la tendenza, purtroppo è in aumento. Si stima che nel 2030 le vittime saliranno a dieci milioni. Ai dati allarmanti, sopraindicati, si aggiungono nuovi studi che ogni giorno sottolineano la pericolosità del tabagismo. Solo nel nostro Paese coinvolge undici milioni di cittadini. Sembra, secondo, una ricerca che il fumo nel tempo “consumi” il cervello. È stato dimostrato da studi compiuti in alcune università scozzesi, che hanno analizzato attraverso risonanze magnetiche (MRI) il cervello di circa 500 persone, sia uomini che donne con un’età media di 73 anni. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Molecular Psychiatry. “Le cavie” non erano dei volontari qualsiasi, ma soggetti che da ragazzini, nel 1947, si sottoposero allo “Scottish Mental Survey” per il monitoraggio delle funzioni cognitive, come il quoziente intellettivo. Premettendo questo, i ricercatori hanno suddiviso i volontari in tre gruppi, ovvero fumatori correnti (36 persone), ex fumatori (223) e persone che non avevano mai toccato una sigaretta in vita loro, la quota maggiore con 245 soggetti. Diversi studi, in passato, hanno associato il vizio del fumo ad una accelerazione del declino cognitivo e alla degenerazione neurologica, con relativo assottigliamento della materia grigia del cervello; la ricerca scozzese ha confermato gli stessi risultati, determinando che il gruppo di fumatori aveva uno strato corticale del cervello generalmente più sottile rispetto a quello dei non fumatori. L’aspetto più interessante dell’indagine, tuttavia, riguarda gli ex fumatori e la loro capacità di recuperare lo spessore dello strato corticale del cervello, “consumato” da anni per colpa del pericoloso vizio. Secondo i ricercatori, infatti, chi aveva fumato per ben 30 anni, aveva bisogno di restare per almeno 25 anni senza sigarette per poter riavere uno strato di materia grigia simile e a quello di chi non aveva mai fumato in vita sua. Gli autori dello studio, hanno però dichiarato che non sempre questa lunga tempistica potrebbe essere sufficiente per i fumatori accaniti, ovvero per quelli che avevano fumato una media di un pacchetto di sigarette al giorno per 30 anni. Elvira Mami ALLA SORBONNE DI PARIGI HANNO SCOPERTO CHE LA PENNICHELLA POMERIDIANA FA BENE ALLA SALUTE Notti insonni recuperate con un “pisolino” Basterebbe una mezz’ora di riposo per contrastare la stanchezza e ripristinare i livelli ormonali onni tranquilli anche per chi soffre di insonnia, non è un gioco di parole ma è quanto scoperto da una ricerca nella Ville Lumiére, si può recuperare il sonno perso schiacciando un (sano) pisolino di 30 minuti. In questo modo benessere e d equilibrio verranno ripristinati. A rivelarlo è stato uno studio dell’Università Sorbona di Parigi che ha preso ad esame undici uomini sani di età compresa tra i 25 e i 32 anni. Trascorrere una notte fissando gli occhi aperti sul soffitto, o comunque non riuscire a dormire , altera alcuni livelli ormonali dell’organismo, che però possono essere “ripristinati” con un riposino pomeridiano, a conferma dell’assioma sono stati proprio i test. I volontari, sottoposti a una dieta con- S trollata, la prima notte hanno dormito otto ore, mentre nella notte successiva sono stati risvegliati dopo appena due ore di sonno. Ma il giorno successivo è stata data loro la possibilità di fare un pisolino pomeridiano. Analizzando campioni di urine e saliva di ciascun volontario, i ricercatori hanno scoperto che il sonno è in grado di alterare i livelli ormonali. Mentre ai volontari che hanno trascorso una notte insonne è, invece, emerso un netto squilibrio dell’ormone norepinefrina, una molecola molto importante del sistema nervoso che controlla tra le altre cose la frequenza cardiaca. Dalle analisi del sangue è emerso che il suo livello era addirittura raddoppiato. Inoltre, lo studio ha evidenziato che la mancanza di riposo può influire anche sui livelli di interleuchina-6, una proteina con proprietà antivirali presente nella saliva. La concentrazione normale di queste due molecole presenti, appunto, nella saliva viene ripristinata nei casi in cui alla notte semi-insonne è seguita la pennichella pomeridiana nel giorno seguente. L’insonnia è un problema da non sottovalutare. Non dormire correttamente o trascorrere le notti “in bianco” può contribuire a sviluppare malattie croniche come obesità, diabete, pressione alta e depressione. Secondo un report dell’Interview Survey National Health, quasi 3 adulti su 10 sostengono di riposare in media meno di sei ore per notte, meglio se si riuscisse a dormire Ch.C. almeno otto ore.