Propaganda del fatto Brani tratti da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Propaganda_del_fatto La propaganda del fatto, o propaganda col fatto, è una tipologia di azione diretta molto usata soprattutto nel movimento anarchico, particolarmente nel XIX e nel XX secolo. Nell'ambito anarchico, il termine è stato usato dagli inizi del XX secolo, in una situazione diffusa di stati a governo monarchico e/o liberticida; tale azione era sostenuta principalmente dalle idee dei rivoluzionari e filosofi anarchici Pëtr Kropotkin ed Errico Malatesta, che tuttavia non vollero mai l'uso della violenza gratuito o indiscriminato, raccomandando che il fatto si sostituisse alla parola solo in casi estremi. [1] Il termine comunque che non indica solo la lotta violenta, ma anche quella pacifica, se attuato con i fatti più che con la sola circolazione delle idee. Nella pratica, ci sono stati molti attentati violenti, spesso indicati con il termine terrorismo anarchico, largamente utilizzato adesso ed in passato, nella comunicazione e nel linguaggio politico; con esso ci si riferisce a variegati fenomeni: alle organizzazioni anarchiche che praticano la lotta armata di matrice anarco-insurrezionaliste ai singoli attentatori che adducono come movente o tra i moventi delle loro azioni delittuose l'ideologia politica-rivoluzionaria anarcoinsurrezionalista o a quelli ispirati dall'anarchismo storico, attivo nel XIX e XX secolo agli attentati motivati od ispirati dal pensiero anarcoinsurrezionalista. Nella stragrande maggioranza gli anarchici aborrono l'uso indiscriminato della violenza e assolutamente del terrorismo inteso in senso stretto. Questo non elimina il fatto che in passato e in epoca contemporanea episodi di violenza siano stati ascrivibili a soggetti anarchici. Sul termine terrorismo non esiste una definizione universalmente condivisa, da cui origina il reiterato aforisma in inglese: One man's terrorist is another man's freedom fighter, chi è terrorista per un uomo, è combattente per la libertà di un altro uomo, e l'anarchismo non è mai stato storicamente una filosofia politica omogenea né un movimento politico o sociale uniforme o uniformemente organizzato. L'inizio della stagione degli attentati anarchici La repressione che i comunardi subiranno alla caduta della Comune di Parigi (1871), portò Michail Bakunin, poco prima della sua morte (1876), a pensare che era finito il tempo delle parole e fosse necessario agire. Nel 1876, al congresso internazionale di Berna, Errico Malatesta lanciò «la guerra continua alle istituzioni stabilite, ecco ciò che chiamiamo la rivoluzione in modo permanente!». Ciò di fatto presagiva la «propaganda col fatto». Quattro anni più tardi, il 25 dicembre 1880, Kropotkin dichiarò in "Révolté": «la rivolta permanente mediante la parola, lo scritto, il pugnale, il fucile, la dinamite (...), tutto è buono per noi quello che non è la legalità». Nel 1881, durante il congresso internazionale anarchico di Londra (dove erano presenti anche Louise Michel ed Emile Pouget), questa nuova strategia sarà proclamata ed enunciata come «propaganda col fatto» (per aggiungersi agli scritti ed alle parole). Per molti di questi pensatori, in primis Kropotkin, l'azione col fatto avrebbe scatenato una serie di eventi tra loro legati indissolubilmente (determinismo) che sarebbero sfociati nell'anarchia. Più avanti, nel 1887, sempre in «Révolté», Kropotkin cambierà posizione denunciando l'illusione di tale metodo. Gli attentati di Ravachol L'anarchico franco-olandese François Koenigstein, meglio noto con lo pseudonimo di Ravachol, evaso dopo essere stato condannato al carcere nel 1892 per aver compiuto una serie di omicidi e furti dettati tanto da scopi politici quanto di guadagno, culminati nella violazione della tomba della baronessa de la Rochetaillée per asportarne il prezioso corredo funebre, divenne uno dei più noti attentatori anarchici del suo tempo. L'11 marzo del 1892 Ravachol mise una bomba nella casa del giudice di Clichy e il 27 marzo in casa del procuratore locale. Nello stesso mese organizzò un attentato presso una caserma di Parigi. Gli attentati provocarono grossi danni ma non fecero vittime. Ravachol fu riconosciuto dal proprietario del ristorante "Very" nel quale si trovava per colazione ed arrestato. Lungo il percorso verso il commissariato urlò più volte: “Viva l’anarchia! Viva la Sociale! A me fratelli!” Dalla perquisizione della sua abitazione furono rinvenute numerose armi, attrezzatura per la preparazione delle bombe ed opuscoli anarchici. Alla vigilia del suo processo (26 aprile) il proprietario fu assassinato da una bomba messa nel suo ristorante. In un primo tempo fu giudicato soltanto per gli attentati dinamitardi e fu quindi condannato ai lavori forzati a vita, ma il 21 giugno 1892 il processo passò al tribunale di Montbrison dove fu giudicato anche per i cinque omicidi commessi nel 1891, alcuni furti e profanazioni di tombe. La condanna fu commutata in condanna a morte per ghigliottinamento ed eseguita. L'attentato alla Camera dei Deputati francese Il 9 dicembre 1893 l'anarchico francese Auguste Vaillant fece esplodere una bomba nella Camera dei Deputati francese, fallendo nell'intento di uccidere i parlamentari che vi erano dentro, e ferendone 20 in maniera non grave. Vaillant voleva vendicare le condizioni delle classi povere, ferendo i politici: nella bomba vi erano dei chiodi anziché dei sicuramente mortali pallettoni, perché egli stesso disse di non voler uccidere ma spaventare. Questo attentato attirò l'attenzione del mondo sul problema del terrorismo anarchico: era chiaro che gli anarchici erano in grado di colpire perfino i centri del potere. L'attentatore venne condannato alla pena capitale e ghigliottinato il 3 febbraio 1894. Era la prima volta dall'inizio del secolo che i tribunali francesi condannavano a morte un uomo che non avesse realmente ucciso qualcuno; la sentenza fu eseguita lo stesso, poiché il presidente Carnot rifiutò la grazia che avrebbe commutato la pena in ergastolo, come avvenuto per altri attentati non mortali. L'attentato al Cafè Terminus Il 12 febbraio 1894, una settimana dopo l'esecuzione di Auguste Vaillant, l'anarchico francese Émile Henry, al fine di vendicarne la morte gettò una bomba nel Cafè Terminus, alla Gare St. Lazare, causando un morto e venti feriti. Tentò di fuggire ma venne catturato dalla polizia, dopo aver ferito quattro inseguitori. Henry si era già reso responsabile di un attentato dinamitardo ad una stazione di polizia di Parigi, in rue de Bons-Enfants. Venne condannato a morte e ghigliottinato il 21 maggio 1894. L'omicidio del Presidente francese Carnot L'esecuzione di Vaillant, Ravachol ed Henry provocò molto risentimento in ambiente anarchico, compresi tra gli immigrati italiani di fede libertaria. La mancata concessione della grazia da parte del Presidente Marie François Sadi Carnot nei confronti di Vaillant (nonostante non avesse ucciso nessuno, ma solo ferito, come era sua intenzione secondo quanto dichiarò) spinsero, il ventenne anarchico italiano Sante Caserio ad un attentato riuscito contro lo stesso Carnot, identificato come il responsabile della repressione. Il 24 giugno 1894 Caserio uccise Carnot pugnalandolo per vendetta e dichiarando come movente proprio la mancata concessione della grazia a Vaillant. Caserio, dopo aver rivendicato il gesto in mezzo alla folla gridando "Viva l'anarchia!", tentò la fuga, ma venne arrestato e condannato a morte. Verrà anch'egli ghigliottinato, 16 agosto 1894. Nei giorni successivi all'arresto di Caserio e dopo l'esecuzione, ci furono inoltre numerose repressioni e aggressioni antiitaliane e anti-anarchiche in tutta la Francia. Molti italiani furono espulsi o arrestati per sospetti di simpatie verso il gesto, tra di loro l'avvocato anarchico Pietro Gori, conoscente di Caserio, che venne costretto a fuggire. Per contro, gli ambienti anarchici celebrarono Caserio come un eroe, ma persino alcuni intellettuali francesi come Alexandre Dumas figlio espressero sostegno all'anarchico italiano, incontrando ostracismo e guai giudiziari.