1
Terra Trentina
PRIMO PIANO
3Nasce il marchio collettivo TrentoDoc
6 Un marchio che interpreta il terroir del Trentino
SOMMARIO
7 PROMOZIONE
TrentoDoc. Il resto, solo bollicine
9 Incontri
Incontro dei corpi forestali delle regioni
e province autonome
11 INIZIATIVE
Guida alle fattorie didattiche
13 ALPEGGIO/PROGETTI
Focolare a completa tenuta dei fumi
17 alpeggio/infestanti
Piano di bonifica e di controllo dei pascoli
dell’altopiano della Vezzena dall’infestazione
di Deschampsia caespitosa
24 difesa/feromoni
Insetti del melo e della vite “confusi” dai feromoni
28 MACCHINE AGRICOLE
Giornata dimostrativa sulle macchine per la fienagione
notizie
12 Fatti previsioni
36 Tecnica flash
37 Scadenze
38 Europa informa
40 Notizie dall’Istituto Agrario
42 Brevi
43 RECENSIONE
Fresco di stampa
44 CIBO E SALUTE
È l’olio extra-vergine di oliva che ci salverà le arterie?
45 orto&dintorni
Terra Trentina
Il pane di “San Giovanni”, la carruba
2
TERRA
TRENTINA
11/2007
PROVINCIA
AUTONOMA
DI TRENTO
Mensile di economia e tecnica
dell’agricoltura
Organo dell’Assessorato provinciale
all’agricoltura di Trento
Reg. Trib. Trento n. 41 del 29.8.1955
Direttore responsabile
Alberto Faustini
Coordinatore tecnico
Sergio Ferrari
Segreteria di redazione
Daniela Poletti
Redazione
Piazza Dante, 15
38100 TRENTO
Tel. 0461.494614-492670
Fax 0461-494615
COMITATO DI DIREZIONE
Mauro Fezzi
Dipartimento agricoltura e alimentazione
Fabrizio Dagostin
Servizio aziende agricole e territorio rurale
Marta Da Vià
Servizio promozione delle attività agricole
Alberto Giacomoni
Incarico speciale di studio, verifica e attuazione
dell’Organismo pagatore regionale
Giovanni De Silvestro
Servizio promozione delle attività agricole
Giuliano Dorigatti
Servizio aziende agricole e territorio rurale
Romano Masè
Dipartimento risorse forestali e montane
Michele Pontalti
Centro per l’assistenza tecnica – IASMA
Silvia Ceschini
Ufficio stampa – IASMA
Fotocomposizione e stampa
Tipografia Editrice Temi s.a.s
di Bacchi Riccardo & C.
Via Maccani, 108/12 – Trento
Il pregiato spumante trentino ottenuto
con il metodo classico della rifermentazione
in bottiglia partendo quasi esclusivamente da
vino base Chardonnay si sposa con il territorio
in un progetto di tutela e valorizzazione
Londra, che cura gli aspetti relativi a grafica, design e corporate
identity aziendale).
Il Trento Doc è un prodotto dalle
indiscusse potenzialità, ma ancora oggi non viene identificato a
colpo sicuro dai consumatori. Da
qui la necessità di legare inscindibilmente lo spumante alla sua
terra di appartenenza, creando
un binomio di grande appetibi-
lità. In che modo? Proprio attraverso un logo fortemente identitario, che figurerà sulle etichette
delle 25 aziende produttrici di vino base spumante e che ne dovrà costituire lo strumento per
promuovere e tutelare la qualità,
l’origine e la diffusione.
Il marchio collettivo è costituito
dalla parola TRENTODOC, scritta sulla facciata principale del-
Terra Trentina
Legare il territorio ad un prodotto di grande eccellenza qual è lo
spumante Trento Doc per creare un brand forte sia sui mercati nazionali sia su quelli internazionali. Ruota attorno a queste
finalità il progetto di valorizzazione delle “bollicine” nostrane,
che ha portato alla creazione del
marchio collettivo TRENTODOC
e che vede come attori l’Assessorato all’Agricoltura, Commercio e
Turismo della Provincia Autonoma di Trento, la Camera di Commercio Industria, Artigianato ed
Agricoltura di Trento, la Trentino Spa e due agenzie (la J. Walter Thompson di Milano, che si
occupa di pubblicità, e la Studio Minale Tattersfield di Milano-
PRIMO PIANO
NASCE IL MARCHIO
COLLETTIVO TRENTODOC
3
PRIMO PIAN0
la bottiglia in lettere maiuscole
(su sfondo bianco o nero) e costituita dall’unione del sostantivo
Trento e della sigla Doc.
Il logotipo TRENTODOC è stato realizzato con l’intento di comunicare la caratteristica principale del metodo classico, il
Rémuage, l’operazione manuale di rotazione delle bottiglie
attraverso la quale i sedimenti
scendono a contatto con il tappo metallico.
Ecco allora che le due “o” contenute nel marchio si presentano costituite da un disegno di
fantasia che vuole ricordare appunto tale movimento rotatorio,
frutto di dedizione, pazienza e
sapienza. Doti che racchiudono
ed esprimono appieno l’essenza
del pregiato nettare nostrano.
Il TRENTODOC metodo classico
è il fiore all’occhiello dell’enologia provinciale con oltre 7 milioni di bottiglie sboccate e vendute. I dati relativi al 2006 parlano
di un ulteriore incremento della
produzione di Trento Doc, arrivata al livello record di 7.511.000
bottiglie stoccate, pari a più del
35% della produzione nazionale.
È principalmente con uve Chardonnay che si ottiene il vino base del TRENTODOC, anche se in
quantità minore esso può contenere piccole percentuali di Pinot
bianco e di Pinot nero.
Lo Chardonnay è il vitigno più
coltivato sull’intero territorio provinciale: è stato introdotto sul nostro territorio alla fine dell’Ottocento e in questa terra ha trovato
le condizioni ideali per esprimersi al meglio. In Trentino il clima
è caratterizzato da forti escursioni termiche fra il giorno e la notte, nonché fra l’estate e l’inverno,
che permettono all’uva, qui e solo qui, di poter acquistare le caratteristiche organolettiche che si
ritengono ottimali per una base
spumante di qualità.
Terra Trentina
I PRODUTTORI DI TRENTODOC
4
ABATE NERO
BALTER Az. Agr.
ACCADEMIA DEL VINO CADELAGHET Az. Vin.
CANTINA ALDENO SOCIETÀ COOPERATIVA
AGRARIA RIVA DEL GARDA
CANTINA TOBLINO
Sponda Trentina, 45 38014 GARDOLO TN
T. 0461 246566 – F 0461 247819
[email protected] – www.abatenero.it
Via Roma, 13 38045 CIVEZZANO TN
T. 0461 859045 – F 0461 858520
[email protected] – www.accademiadelvino.it
Via Lutti, 10 38066 RIVA DEL GARDA TN
T. 0464 552133 – F 0464 560904
[email protected] – www.agririva.it
Via Vallunga II, 24 38068 ROVERETO TN
T. 0464 430101 – F 0464 401689
[email protected] – www.balter.it
Via Roma, 76 38060 ALDENO TN
T. 0461 842511 – F 0461 842655
[email protected] – www.cantina-aldeno.it
Via Longa, 1 38070 SARCHE TN
T. 0461 564168 – F 0461 561026
[email protected] – www.toblino.it
CANTINA MORI COLLI ZUGNA
REVÌ Az. Vin.
Via del Garda, 35 38065 MORI TN
T. 0464 918154 – F 0464 910922
[email protected]
www.cantinamoricollizugna.it
Via Florida, 10 38060 ALDENO TN
T. 0461 84.21.62 – F 0461 84.21.62
[email protected] – www.revispumanti.com
CANTINE MONFORT Srl
Loc. Navicello, 7 38068 ROVERETO TN
T. 0464 43.23.73 – F 0464 48.73.71
[email protected] – www.simoncelli.it
Via Carlo Sette 21 38015 LAVIS TN
T. 0461 246353 – F 0461 241043
[email protected] – www.cantinemonfort.it
CAVIT Srl
Via del Ponte, 31 38040 RAVINA TN
T. 0461 381711 – F 0461 912700 
[email protected] – www.cavit.it
CESARINI SFORZA SPUMANTI
Via Stella, 9 38040 RAVINA TN
T. 0461 382200 – F 0461 382222 
[email protected] – www.cesarinisforza.com
CONTI WALLENBURG Srl
Via Bassano 3 38040 MARTIGNANO TN
T. 0461 821513 – F 0461 821513
[email protected] – www.masowallenburg.it
SIMONCELLI ARMANDO Az. Agr.
VITICOLTORI IN AVIO – ATHESIA VINI
Viale Dante, 14 38063 AVIO TN
T. 0464 684008 – F 0464 684921
[email protected] – www.cantinaavio.it
VIVALLIS
Via Valentini, 37 38060 CALLIANO TN
T. 0464 498768 – F 0464 835371
[email protected] - www.vivallis.it
ZENI ROBERTO Az. Agr.
Via Stretta, 2 38010 GRUMO S. MICHELE a/A TN
T. 0461 650456 – F 0461 650748
[email protected] - www.zeni.tn.it
ENDRIZZI Az. Vin.
Loc. Masetto, 2 38010 S. MICHELE a/A TN
T. 0461 650129 – F 0461 650043
[email protected] – www.endrizzi.it
FERRARI F.LLI LUNELLI
Via del Ponte di Ravina, 15 38040 TRENTO
T. 0461 972311 – F 0461 913008
[email protected] – www.ferrarispumante.it
ISTITUTO AGRARIO DI S. MICHELEa/A
Via E. Mach, 1 38010 S. MICHELE a/A TN
T. 0461 615252 – F. 0461 615352
[email protected] – www.ismaa.it
LETRARI Az. Agr.
Via Monte Baldo, 13/15 38068 ROVERETO TN
T. 0464 480200 – F 0464 401451
[email protected] – www.letrari.it
MADONNA DELLE VITTORIE Az. Agr.
Via Linfano, 81 38062 ARCO TN
T. 0464 505432 – F 0464 505542
[email protected]
www.madonnadellevittorie.it
MASO MARTIS Az. Agr.
Via dell'Albera, 52 38040 MARTIGNANO TN
T. 0461 821057 – F 0461 820394
[email protected] – www.masomartis.it
Via Romana, 8 38016 MEZZOCORONA TN
T. 0461 605313 – F 0461 605830
[email protected] – www.methius.it
MEZZACORONA- ROTARI
Via del Teroldego, 1 38016 MEZZOCORONA TN
T. 0461 616399 – F 0461 605695
[email protected] – www.gruppomezzacorona.it
PISONI Az. Agr.
Fraz. Pergolese - Via S. Siro, 7/a 38070 PERGOLESE TN
T. 0461 56.41.06 – F 0461 56.31.63
[email protected] – www.pisoni.net
Terra Trentina
METIUS
5
L’assessore Mellarini: Dedicheremo un Festival al nostro prodotto bandiera
PRIMO PIAN0
“Un marchio
che interpreta
il terroir del Trentino”
Terra Trentina
di Corrado Zanetti
6
“Un marchio che interpreta il “terroir” del Trentino”. Così l’assessore
all’agricoltura, commercio e turismo Tiziano Mellarini ha sintetizzato, in occasione della presentazione a Palazzo Roccabruna di
TRENTODOC, il valore e la mission del marchio collettivo che da
oggi in poi distinguerà sui mercati nazionale ed estero lo spumante
trentino. Mellarini, che alla presentazione del marchio e della campagna pubblicitaria ha portato anche
la soddisfazione del presidente Lorenzo Dellai per il raggiunto accordo tra le case spumantistiche trentine, saluta con grande favore il
lancio di TRENTODOC.
“Ci sono voluti tre anni e mezzo –
afferma l’assessore – ma il percorso compiuto con la condivisione,
fin dall’inizio, dei viticoltori, apre
oggi una nuova stagione. Il marchio conferisce un valore aggiunto
al lavoro dei viticoltori. Il Trentino
aveva la necessità di individuare
un marchio fortemente identificativo e identitario del proprio territorio e non poteva trovarlo che nello
spumante, il prodotto d’eccellenza
che più di ogni altro può incarnare
il ruolo di “ambasciatore” del nostro territorio”.
Spumante a parte, i vini del
Trentino scontano però nei
confronti dell’Alto Adige minori attestazioni d’eccellenza nelle guide.
Non siamo secondi a nessuno.
Per quanto riguarda lo spumante siamo, anzi, gli attori primari, superando gli amici altoatesini.
Il grande successo che sta avendo l’agricoltura trentina, per altro,
è testimoniato e decretato da altri
critici, che guardano con crescente
interesse e considerazione ai nostri prodotti.
Per sostenere TRENTODOC la
Provincia ha investito notevoli risorse.
Sono risorse ben destinate e ben
spese: l’investimento per TRENTODOC testimonia la volontà di
impiegare le risorse dell’autonomia per obiettivi sempre più alti.
La Provincia si è accollata la spesa perché si è ritenuto che lo spumante sarà, oggi e domani, l’emblema dell’agricoltura trentina,
senza nulla togliere agli altri prodotti che qualificano il nostro territorio. È il valore aggiunto della
competitività del turismo trentino,
quanto la nostra terra sa dare. Non
si tratta dunque di risorse buttate
al vento, come ente pubblico abbiamo il dovere di sostenere tutto questo.
Con oltre 7,5 milioni di bottiglie, lo spumante trentino copre già oggi il 35 per cento della
produzione nazionale. E’ sufficiente?
I risultati raggiunti sono di assoluta importanza ma non dobbiamo
fermarci qui. Il nuovo marchio collettivo dello spumante trentino è il
viatico per raggiungere altre mete,
ora spetta solo a noi aumentare la
produzione sfruttando appieno la
vocazionalità del nostro territorio.
È un obiettivo al quale dobbiamo
lavorare con convinzione.
La campagna promozionale è
stata avviata. Quali eventi, in
particolare, vedranno protagonista il TRENTODOC?
Accanto alla campagna pubblicitaria contrassegnata dallo slogan
“TRENTODOC. Il resto, solo bollicine”, saranno sponsorizzati eventi di prestigio ad alta rilevanza mediatica, sarà curata la presenza alle
più importanti fiere nazionali ed
europee di settore e saranno proposti pacchetti turistici-enogastronomici per weekend dedicati al
TRENTODOC. Ho anche proposto
alla Camera di commercio di organizzare, in una località turistica
d’eccellenza, un Festival degli spumanti trentini.
Vocazionalità, elevazione, contrasto
La strategia di comunicazione,
che vedrà coinvolti su versanti diversi
ma complementari produttori e istituzioni,
mira ad enfatizzare alcuni nuclei tematici
riconosciuti come punti di forza
dello spumante Trentodoc
Paolo Milani
Palazzo Roccabruna – C.C.I.A.A. di Trento
za rappresentativa di un marchio,
questo patrimonio di valori diventa un vantaggio strategico in grado di generare effetti di rassicurazione, fidelizzazione, motivazione
e coinvolgimento nel consumatore, nel turista o nel potenziale investitore.
Partendo da queste considerazioni, nel corso del 2007 la Camera
di commercio industria artigianato
e agricoltura di Trento, la Provincia autonoma di Trento e Trentino spa, insieme ai rappresentanti del Consorzio di tutela vini del
Trentino, dell’Istituto Trento metodo classico e ad alcuni produttori, hanno costituito un gruppo
di lavoro dedicato all’elaborazione di un progetto di valorizzazione dello spumante Trento D.O.C.
metodo classico, vero e proprio
fiore all’occhiello della nostra vitivinicoltura, che con oltre 7 milioni
di bottiglie all’anno pone la nostra
provincia ai vertici nazionali nella
produzione di spumante classico
(oltre il 35% del totale). La finalità che l’ente pubblico si propone,
associare definitivamente le bolli-
Terra Trentina
Nello scenario economico attuale l’accresciuta mobilità di prodotti, capitali e persone, unita al costante sviluppo della tecnologia e
delle telecomunicazioni, ha rapidamente trasformato la sfida internazionale tra imprese e Stati in
una competizione di carattere anche territoriale.
Tale confronto assume oggi proporzioni estese. È ormai comunemente accettata l’idea che la competitività di un sistema produttivo,
regionale o locale che sia, si giochi non solo sulla qualità intrinseca delle risorse imprenditoriali
e umane, sulla qualità ed innovatività delle organizzazioni e delle imprese, ma anche sulla forza
attrattiva del contesto territoriale. Un aspetto questo che dipende sia dagli investimenti materiali (prodotti, strutture ricettive, reti
distributive, servizi, infrastrutture
etc.) sia dall’insieme delle variabili che costituiscono il cosiddetto capitale immateriale: l’identità, l’immagine, i valori associati al
territorio. Restando sul piano dell’offerta turistico-enogastronomica
– che è quello che qui ci interessa
– la competitività di un’area geografica consiste, in sintesi, nella
capacità di trasformare le risorse
distintive (gli elementi identitari)
in fattori di richiamo (valori) attraverso un’azione di comunicazione mirata (creazione dell’immagine). In ciò trova espressione quel
processo di differenziazione, che
sottraendo il territorio al rischio
dell’anonimato, assicura riconoscibilità e produce attrattività. Efficacemente concentrato nell’eviden-
promozione
TRENTODOC.
IL RESTO, solo BOLLICINE
7
Terra Trentina
promozione
8
cine trentine al territorio attraverso un brand distintivo, ha trovato
una prima concreta realizzazione
nella definizione di un marchio
collettivo, chiamato a conferire allo spumante trentino quella notorietà che finora è stata appannaggio solo di poche aziende. Punto
di partenza nel percorso di rilancio del prodotto, il marchio è costituito dalla parola TRENTODOC
che fonde in un unico elemento
lessicale le due componenti della
denominazione di origine (Trento
– D.O.C.), con le due “o” rappresentate da un disegno di fantasia
che vuole ricordare il movimento rotatorio del rémuage, simbolo della dedizione, della pazienza
e della cura necessarie alla produzione di un vino raffinato ed
esclusivo qual è lo spumante metodo classico.
La strategia di comunicazione
– che vedrà coinvolti su versanti diversi, ma complementari produttori e istituzioni – mira ad enfatizzare alcuni nuclei tematici
riconosciuti come punti di forza
del prodotto trentino. Recenti indagini di marketing hanno infatti mostrato come i valori associati
al Trento D.O.C. si possano riassumere essenzialmente in tre concetti che legano le caratteristiche
del prodotto con quelle del territorio: “la vocazionalità”, intesa come sintesi di tradizione e ambiente, come particolare propensione
di un’area geografica per una particolare produzione,”l’elevazione”
, cioè l’effetto positivo di un’esperienza gratificante ed arricchente,
capace di regalare emozioni uniche e straordinarie, e “il contrasto”, ovvero la tensione dinamica,
l’energia che si scatena nell’opposizione fra la frizzante esplosione
delle bollicine e la struttura morbida e vellutata del vino. Punto di
incontro fra ambiente e prodotto,
questi valori richiedono di essere
declinati in modo efficace e convincente per procurare al marchio
quella visibilità in termini territoriali che da anni attende.
Così dalla valorizzazione del vino
si arriva dritti alla conoscenza ed
alla promozione dell’area geografica che lo esprime. La strada per
il rafforzamento di tale binomio
passa necessariamente attraverso
un’azione di comunicazione integrata che in una prima fase punta soprattutto sulla carta stampata,
sui siti internet, sui punti vendita e sui luoghi di consumo, onde garantire al nuovo brand un
posizionamento elevato attraverso un’immagine che faccia leva
sui caratteri di distintività, di prestigio, di riconoscimento sociale.
Ecco allora che lo slogan “TRENTODOC. Il resto, solo bollicine”, a
partire da dicembre comparirà sui
quotidiani a più ampia diffusione
nazionale come “La Repubblica”,
“Il Corriere della Sera”, “Il Sole 24
Ore” e “Il Giornale”, sulle riviste
più autorevoli e sui siti più cliccati. La comunicazione si rivolgerà
ad un target che è stato individuato in un consumatore desideroso di distinguersi attraverso scelte
di carattere, ispirate ad eleganza
e sobrietà e come tali finalmente
libere di trovare un’alternativa al
“solito” champagne, un consumatore che cerca il valore della provenienza e la qualità della produzione, che non è necessariamente
un intenditore, ma è animato da
interesse e curiosità per le nuove
mode e tendenze del gusto.
Il quadro sarà completato da attività informative e di supporto come le degustazioni organizzate all’interno dei punti vendita della
grande distribuzione e delle enoteche italiane, dalla presenza dello spumante in programmi radiotelevisivi, dalla sponsorizzazione
di eventi di prestigio ad ampia rilevanza mediatica, dalla proposta
di seminari e punti di degustazione presso le più importanti fiere a
livello nazionale ed europeo (Vinitaly e Prowein), nonchè da pacchetti turistico-enogastronomici
per weekend dedicati al TRENTODOC. Non mancherà in ambito
cittadino – ma con manifestazioni
che ambiranno ad avere una risonanza a livello nazionale – l’impegno di Palazzo Roccabruna, sede
dell’Enoteca provinciale del Trentino, che si proporrà come vetrina
esclusiva delle bollicine, capace
di coniugare concretamente nell’eleganza e nella raffinatezza dei
suoi ambienti, nell’attenzione al
territorio delle sue iniziative, nell’originalità delle sue esposizioni, i valori più alti che il marchio
TRENTODOC intende esprimere.
Tante ragioni quindi per brindare
al nuovo anno con bollicine rigorosamente trentine.
Si è svolto a Trento dal 24 al 25 ottobre 2007
L’incontro aveva lo scopo di effettuare
uno scambio di esperienze tra operatori
di diverse realtà territoriali,
mettere a confronto luci ed ombre
del lavoro quotidiano ed affrontare
in maniera congiunta problematiche comuni
Emilio Brotto
Dipartimento Risorse Forestali e Montane
Autonoma Valle d’Aosta, del Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Bolzano e del Corpo
Forestale della Provincia Autonoma di Trento.
L’obiettivo dell’incontro era quello di favorire una conoscenza diretta e uno scambio di esperienze
tra i Corpi forestali delle realtà autonome, rispetto all’organizzazio-
Terra Trentina
Il 24 e 25 ottobre 2007 si è svolto il primo incontro tra i Corpi
forestali delle Regioni e Province autonome, promosso ed organizzato dalla Provincia autonoma
di Trento.
All’incontro, che ha riscosso notevole interesse, hanno partecipato tutte le delegazioni dei Corpi
forestali delle Regioni e Province autonome: erano infatti presenti i Comandanti e delle rappresentanze del Corpo Forestale
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Corpo Forestale e
di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna, del Corpo Forestale della Regione Siciliana, del
Corpo Forestale della Regione
incontri
INCONTRO DEI CORPI FORESTALI
DELLE REGIONI
E PROVINCE AUTONOME
9
Terra Trentina
incontri
ne e alle funzioni svolte nei territori di competenza, e di mettere
in luce anche eventuali problematiche e criticità. Con l’auspicio,
favorevolmente e unanimemente
accolto, di avviare una proficua
collaborazione futura.
I lavori hanno avuto inizio la sera del 24 ottobre, dopo che tutte
le delegazioni hanno raggiunto
Trento, con una cena di presentazione svoltasi nella “Sala del
Capitolo” dell’Istituto Agrario di
San Michele all’Adige, alla presenza del Presidente della Provincia autonoma dei Trento, Lorenzo Dellai, che, assieme al dott.
Romano Masè, Dirigente generale del Dipartimento Risorse Forestali e Montane e Comandante
del Corpo Forestale Provinciale e
ai Dirigenti delle Strutture forestali, ha accolto le delegazioni.
Il Presidente ha sottolineato il
forte legame dei Corpi forestali
con le popolazioni e i territori in
cui esercitano le proprie funzioni, all’insegna di una piena autonomia istituzionale, profondamente radicata nella storia.
Le attività sono proseguite il
giorno seguente al Centro vivaistico del Casteller, a San Rocco di Villazzano. La prima parte
10
dell’incontro, in cui è stato presente l’Assessore all’Agricoltura,
Commercio e Turismo della Provincia Autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, si è concentrata sull’illustrazione degli assetti
organizzativi e funzionali e delle criticità di ciascuna organizzazione.
L’Assessore Mellarini ha ricordato lo scopo dell’incontro, ovvero
effettuare uno scambio di esperienze tra i Corpi forestali delle realtà autonome allo scopo di
mettere a confronto luci ed ombre del lavoro quotidianamente
svolto nei territori di competenza
e con l’auspicio che si possano
affrontare in maniera congiunta
problematiche comuni.
Il riferimento è ad esempio al
tema della valorizzazione della filiera foresta legno e più in
generale della conservazione coniugata allo sviluppo socio economico dei territori forestali e
montani. L’Assessore ha sottolineato, in particolare, l’importanza che la risposta dei forestali alle necessità di tutela del territorio
si basi soprattutto sulla prevenzione e sul supporto agli utenti,
intesi come operatori del settore
ma anche cittadini in senso lato.
La seconda parte dell’incontro è
stata incentrata sul dibattito e sull’analisi di alcune questioni fondamentali emerse dalla discussione, con particolare riferimento
ai modelli organizzativi e funzionali adottati nelle diverse realtà
territoriali. La terza ed ultima parte è stata dedicata all’approfondimento delle tematiche, alla programmazione dell’attività futura
e alla conclusione dei lavori.
Le rappresentanze hanno considerato positivo questo primo incontro tra i Corpi forestali e hanno unanimemente manifestato
l’intenzione di proseguire questa conoscenza e collaborazione
reciproca, come best practice da
rinnovare periodicamente, anche
su specifiche tematiche da trattare congiuntamente.
Può essere richiesta al Dipartimento agricoltura e alimentazione
Giovanni De Silvestro
Servizio promozione delle attività agricole – PAT
Le fattorie didattiche (sono attualmente
una trentina) si prefiggono l’obiettivo
di avvicinare adulti e giovani di varia età scolare
alla vita vissuta di una azienda agricola
e ai prodotti che essa offre
mente una trentina, si prefiggono
l’obiettivo di avvicinare l’agricoltore con la sua azienda agricola
ed i relativi prodotti ad un pubblico di adulti e bambini, particolarmente interessato a scoprire e toccare con mano il vivere e
l’agire quotidiano di un contadino nella sua realtà, espletando,
di fatto, quel ruolo di salvaguardia dell’ambiente e di conservazione delle tradizioni rurali oggi
quanto mai necessario.
Esse sono espressione della multifunzionalità aziendale e rientrano a pieno titolo tra le attività ricreative culturali e didattiche
definite dalla Legge Provinciale
n° 10 del 19 dicembre 2001.
Partendo dalla consapevolezza
che nella società attuale il rapporto con la natura e con le fonti del cibo è sempre più mediato dagli organi di informazione e
manipolato dalla pubblicità, con
l’effetto di produrre preoccupanti distorsioni nell’immagine e nella conoscenza dell’agricoltura, la
fattoria didattica diventa un efficace strumento di promozione
dei valori legati all’ambiente, ad
una alimentazione sana e consapevole, all’agricoltura ed allo
spazio rurale.
Una visita alla fattoria didattica trentina rappresenta, comunque, un’occasione per un contatto caldo e diretto con gli animali,
le piante, gli spazi aperti, i mestieri degli agricoltori ed il mondo delle tradizioni rurali dense
di emozioni, per un viaggio alla scoperta della vita nel mondo contadino. Vi è l’opportunità di un contatto diretto con uno
Terra Trentina
In occasione della fiera “Fa’ la
cosa giusta” svoltasi a Trento
dal 2 al 4 novembre 2007 è stata
messa in distribuzione una nuova pubblicazione intitolata “La
guida delle fattorie didattiche in
Trentino”. Essa nasce dall’esigenza di fornire all’utenza interessata un’unica ed esauriente illustrazione di tutte le fattorie didattiche
autorizzate.
Questa pubblicazione è stata voluta con forza dall’Assessore Tiziano Mellarini quale frutto
della collaborazione tra il Dipartimento Agricoltura e Alimentazione, la Trentino S.p.A. e l’Associazione Agriturismo Trentino,
che annovera tra i propri iscritti
pressoché la totalità delle fattorie
didattiche, molte delle quali offrono anche servizi di ristorazione e pernottamento.
Le fattorie didattiche sono attual-
iniziative
LA GUIDA DELLE FATTORIE
DIDATTICHE
11
iniziative
ne tutti i settori che riguardano la
produzione agroalimentare.
straordinario laboratorio naturale
a disposizione di tutti, per la piena riuscita di un apprendimento
in tempo reale, di un gran numero di azioni e procedimenti
considerati, spesso, solo in modo virtuale.
I percorsi didattici offerti da queste aziende agricole sono molteplici e prendono in considerazio-
La guida assolve, quindi, alla
sempre maggiore richiesta di una
precisa e completa informazione di questo prodotto, che tanto interessa sia il comparto della
scuola, sia l’utenza turistica, che
avvertono sempre di più il bisogno di un contatto diretto con la
natura e con chi ha, come l’agricoltore, con essa una vitale e basilare sintonia. Sempre di più si
sente, infatti, il bisogno di una sinergia tra produttore e consumatore, tra utente ed operatore per
meglio conoscere e quindi apprezzare quanto la natura ci può,
se ben rispettata e gestita, offrire
con continuità.
In questo contesto gli operatori
delle fattorie didattiche trentine,
avvalendosi della collaborazio-
ne dell’Associazione Agriturismo
Trentino ed il supporto del Dipartimento Agricoltura e Alimentazione avvieranno a breve una
robusta iniziativa di marketing
nei confronti delle Scuole e verso le singole A.P.T. di zona per
far conoscere questo specifico “prodotto”, la stessa Trentino
S.p.A. provvederà a promuoverlo in alcune fiere mirate, già in
programma.
A completare il programma di
massima diffusione della conoscenza di questa ulteriore opportunità, quanto prima, sarà organizzata una domenica a “Fattorie
didattiche aperte”
L’opuscolo può essere scaricato dal sito dell’Associazione Agriturismo Trentino (www.agriturismotrentino.com), o richiesto alla
Trentino S.p.A. o al Dipartimento
Agricoltura e Alimentazione.
FATTI/PREVISIONI
Terra Trentina
•Dai 28 ettari di terreno seminati a mais varietà
Spin in Alta e Bassa Valsugana sono stati raccolti
1.000 quintali di granella. L’essiccazione è stata
fatta in un magazzino attrezzato messo a disposizione dalla Fondazione de Bellat nell’azienda
Spagolle di Borgo Valsugana. La granella sarà
portata a lotti di 30 quintali al mulino Agostini di
Caldonazzo. L’associazione per la tutela e la valorizzazione della farina della Valsugana intende
ampliare nel 2008 la superficie coltivata.
12
•L’assemblea dei delegati di zona del CODIPRA
ha approvato il programma di attività assicurativa proposto dalla dirigenza per il 2008. E’ stata
confermata la soglia del 30% di danno che per
contratto non viene indennizzata dalle compagnie di assicurazione. La priorità sarà data come lo scorso anno alle polizze innovative di tipo multirischio e pluririschio che godono di un
contributo statale che può arrivare all’80%. Dal
programma rimangono quindi escluse le polizze
monorischio per danno da gelo o da grandine.
•Entro il mese di dicembre 2007 il Consorzio Atesino di bonifica consegnerà alla Provincia autonoma di Trento e più precisamente all’Uffi-
cio vigilanza strutture fondiarie il nuovo piano
di classifica del territorio di competenza. Il lavoro affidato ad una ditta esterna ha comportato l’aggiornamento dei coefficienti di beneficio
attribuiti a 30 mila particelle fondiarie che fanno capo a 10 mila proprietari pubblici e privati. La quota da pagare è proporzionata al beneficio che ogni particella ricava dal funzionamento
delle opere di bonifica. L’ultimo aggiornamento
è stato fatto nel 1970. Il primo nel 1930, anno di
costituzione del Consorzio.
•Coltivare fragole fuori suolo, cioè in vasche sopraelevate e sotto copertura di materiale plastico comporta un costo di produzione compreso tra 3,1 e 3,3 euro a kg. Il mercato non è più
in grado di pagare le fragole a un prezzo superiore a 3 euro a kg., perché si può rifornire
fuori dall’Italia pagandole 2 euro a kg. Per garantire al produttore un margine di guadagno
remunerativo, è necessario tornare alla coltivazione su terreno pacciamato che comporta un
costo di produzione di 1,6-1,8 euro a kg. L’idea
è stata lanciata al direttivo della cooperativa ALPEFRUTTA di Pergine Valsugana dal presidente
Marcello Beozzo.
alpeggio/progetti
Realizzato nella casera di Malga Lodranega (Bondo, Val del Chiese)
FOCOLARE A COMPLETA
TENUTA DEI FUMI
La descrizione di un progetto realizzato
su una malga del Trentino Occidentale
per eliminare i fumi prodotti dall’antico
focolare del locale di lavorazione del latte
dimostra che il problema si risolve coniugando
esperienza e innovazione, coinvolgendo
nelle scelte costruttive anche il casaro
Gilio Ghezzi
Servizio aziende agricole e territorio rurale/PAT
Terra Trentina
Chi ha vissuto l’esperienza di una
visita nelle malghe non ancora
ammodernate ha potuto constatare come le condizioni di vita siano vicine a quelle dei nostri avi:
scarsa l’igiene, sconosciute le comodità assicurate dalle moderne
tecnologie; alto il rischio di stress
e di incidentalità tra il bestiame,
proprio come se il tempo si fosse fermato all’arrivo della luce a
125 volt, quando non ancora al lume a petrolio. Il lettore, non av-
Malga Lodranega di Bondo
13
Terra Trentina
alpeggio/progetti
14
vezzo alla realtà dell’allevamento,
si chiederà come sia possibile l’insorgere di una condizione di stress
tra gli animali e perché rivesta una
sempre maggiore importanza nella gestione della stalla. Ebbene sì,
non solo è possibile ma è più diffuso di quanto non si pensi! Studi
condotti da specialisti del settore
hanno evidenziato come lo stress
delle bovine sia fonte di malattie
psicosomatiche e di alterate produzioni di carne e di latte, tanto in
termini di qualità quanto in termini di quantità. Tra le più frequenti
cause di stress vanno annoverate:
conflitti all’interno della mandria;
insufficiente disponibilità di punti
per l’abbeverata ovvero concentrazione degli abbeveratoi in punti a
transito obbligato, a mo’ di forche
caudine; fenomeni di bullismo imposti dalle bovine più forti; insicurezza nei movimenti generata da
spazi angusti e da pavimentazioni sdrucciolevoli. Se si considera
che il sessanta per cento del fabbisogno di acqua é assunto dalle
mucche in lattazione subito dopo
la mungitura, é intuitiva l’importanza di disporre di abbeveratoi in
numero sufficiente ed in posizione facilmente raggiungibile dalla
totalità degli animali, in condizioni di sicurezza e tranquillità. Ogni
allevatore sa che in una stalla tranquilla le probabilità di una buona
annata sono decisamente più alte.
Ecco, allora, che si affrontano investimenti consistenti per ammodernare le stalle di fondovalle; si
modifica la tipologia delle stalle e
si introduce una serie di accorgimenti atti a migliorare la vita degli animali e, a cascata, il loro rendimento. E in malga? Sembra forse
logico abituare le giovenche ad
una stalla spaziosa, luminosa ed
arieggiata, magari anche alla sala
di mungitura, e poi, per tre mesi, costringerle ad adattarsi a stalle buie, dal soffitto basso, con il
pavimento spesso sconnesso dove l’equilibrio é precario? É quindi
Foto 1:
panoramica
casera
di facile comprensione l’importanza attribuita dalle Amministrazioni pubbliche alle logiche di valorizzazione del patrimonio edilizio
montano. Di più, in aggiunta, diremo che tutte le iniziative di recupero oggetto di pubblica contribuzione (FEOGA e PAT) sono
da inquadrarsi nel rispetto degli
obiettivi specifici dell’azione 6.2.2
del Piano di Sviluppo Rurale, denominata “conservazione delle superfici a pascolo mediante l’alpeggio del bestiame”, in quanto la
finalità essenziale è quella di mantenere inalterato l’ecosistema per
la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, nonché preservare il
patrimonio di storia e tradizioni
nel quale affondano le radici della
cultura della montagna.
In siffatto contesto, anche Malga
Lodranega di Bondo, nelle Giudicarie, pur essendo stata oggetto di
cure continue e di interventi manutentivi negli anni novanta, abbisognava di essere adeguata alla vigente normativa in materia di
igiene e sanità, sia sul versante delle condizioni di mungitura, lavorazione del latte e stagionatura dei
formaggi, sia su quello delle condi-
zioni di vita del personale di malga
e del bestiame.
Geograficamente parlando, è ubicata sulla sinistra idrografica del
torrente Arnò, in Val di Breguzzo, a
quota m 1.657 s.l.m. ed é proprietà
del Comune di Bondo. Vi si accede
percorrendo una comoda strada,
in gran parte asfaltata, perché interessa i molti masi sparsi sul fianco
della montagna. Tradizionalmente é monticata da giugno ad agosto con, tra l’altro, un consistente numero di vacche da latte. Già
nel periodo di dominio dell’Imperial Regio Governo Austriaco, gran
parte delle malghe trentine comprese tra i 632 ed i 2844 m s.l.m.
tradizionalmente producevano formaggi grassi, semigrassi e magri
oltre a burro e ricotta. Lodranega,
come documentato all’Ufficio Tavolare di Tione di Trento, é stata
oggetto di permuta fin dal 25 ottobre 1891, quindi é presumibile che
abbia fatto parte del novero delle
malghe dove si producevano formaggi. Il compendio, identificato alla p.f. 2730 di circa ha 70 (pascolo), pp.edd. 350 (casina) e 352
(stallone) in C.C. Bondo, è caratterizzato da natura di terre di uso ci-
Foto 2:
fuoco casera
una più agevole manualità nell’impasto e raccolta della massa cagliata. Il focolare tradizionale, aperto
sul davanti, è sempre stato fonte
di eccessivo riscaldamento, quando non di scottature, a danno delle
gambe del casaro. La foto 1 ci mostra una panoramica del locale della casina deputato alla lavorazione del latte (casèra) con il paiolo
in rame (caldèra) utilizzato per la
cottura del latte, e dopo, per la cagliatura del formaggio. La struttura
del focolare prevede una parte fissa in muratura refrattaria, una mobile in acciaio (portellone) ed un
sostegno verticale, sempre in acciaio, per il movimento della caldera. A ridosso della parete di fondo è ricavata la canna fumaria, che
arriva fino a terra, corredata da una
“camicia” detta lupa con funzione
Foto 3:
cigàm
di camino di tiraggio (foto 2). È
consigliabile dotare la bocca della
lupa di un diaframma, manovrabile dall’esterno, per una minore dispersione di calore e per il giusto
tiraggio. La medesima foto 2 mostra un legno posizionato alla base
della lupa per ridurre il tiraggio. Il
dimensionamento della canna fumaria va proporzionato all’altezza:
per brevi tratti deve avere un diametro maggiore rispetto a quello
per lunghi tratti. Il camino è bene
che sporga oltre il colmo del tetto; la dispersione del fumo deve
essere ottimale per evitare il ribollire del medesimo all’interno della canna fumaria, con conseguente
fuoriuscita nella casera. Il portellone, in acciaio o ghisa, è incernierato sulla sinistra e bloccato a destra
per mezzo di un adeguato chiavi-
Terra Trentina
vico, ai sensi e per gli effetti della
Legge 16 giugno 1927 num. 1766 e
della Legge provinciale 14 giugno
2005 num. 6.
Il progetto, a cura del geom. Sergio Oradini di Bondo è stato suddiviso in due distinti interventi. Il
primo si è concretizzato nel recupero della casina. Esso, pur mantenendo l’originale conformazione
della struttura, ha felicemente coniugato le esigenze di confort per
il malgaro (vachèr) a quelle di comodità ed igiene per il casaro. Nel
secondo intervento a carico dello
stallone e dell’andito, oltre a predisporre una moderna attrezzatura per la mungitura in condizioni
igieniche, si è pensato anche al bestiame. Il progetto ha dovuto tener conto altresì della circostanza
che in materia di approvvigionamento di acqua a scopi alimentari, di messa a norma delle casere e di tutela dell’ambiente dagli
inquinamenti, è competenza della proprietà accertarsi che sia osservato il combinato disposto del
Decreto del Presidente della Giunta Provinciale di Trento 26 gennaio
1987 numero 1/41/legisl. “approvazione del T.U.L.P. in materia di
tutela dell’ambiente dagli inquinamenti” e della Deliberazione della Giunta Provinciale di Trento 08
giugno 2001 numero 1414 “direttiva per la messa a norma delle casere annesse alle malghe e adibite
alla trasformazione del latte prodotto”, così come modificata ed
integrata dalla D.G.P. 05 maggio
2006 num. 868. Alla luce dell’esperienza maturata presso altre realtà, sentito il parere di maestranze esperte nella costruzione delle
canne fumarie e, non ultimo, del
casaro, nella casina è stato realizzato un focolare a completa tenuta
dei fumi. Proprio l’esperienza del
casaro ha significato l’importanza
della forma della caldera, che deve
essere tronco conica e con il fondo bombato, per una maggiore distribuzione della fiamma sui lati ed
15
alpeggio/progetti
con la struttura muraria, l’altro con
il portellone. È consigliabile ancorare i due semicerchi mediante tasselli “fisher” in modo da poterli sostituire in caso di necessità, magari
perché sono cambiate le dimensioni della caldera. Ai due lati del portellone sono state messe due alette
per conferire la necessaria sfericità.
Dette alette sono incernierate ed in
grado di essere sollevate per facilitare il movimento della caldera. A
circa due terzi della sua altezza, la
caldera si appoggia agli anelli (disegno 2).
Quando il latte ha raggiunto la temperatura desiderata ed è venuto il
momento di aggiungere il caglio, si
apre il portellone, si sollevano le
due alette laterali e la caldera esce
dal fuoco ruotando con il becco
d’oca. Poi si chiude il portellone e
si copre con un coperchio di adeguate dimensioni. Qualora si volesse utilizzare il fuoco per riscaldare
l’acqua, basta dotarsi di più anelli
con diametro digradante.
Tutto l’ambiente dedicato alla lavorazione del latte, è ovvio, va pavimentato e piastrellato con ceramica; i muri verniciati con tinte
antimuffa lavabili.
I disegni 1 e 2, concessi dalla cortesia del geom. Sergio Oradini, che
si ringrazia, illustrano nel dettaglio
la sezione e la pianta della caldera.
Se il lettore avrà interesse per mag-
giori dettagli e chiarimenti, potrà rivolgersi al Comune di Bondo ovvero al geom. Oradini Sergio con
studio in Bondo.
Il Servizio aziende agricole e territorio rurale della PAT, Ufficio tecnico e per l’agricoltura di montagna
(0461 495915) e gli Uffici agricoli
periferici, mettono a disposizione
sia le fotografie di malga Lodranega e sia i disegni 1 e 2 (tutto in formato jpg).
Una breve menzione merita anche
la sistemazione dello stallone. È lapalissiano che l’igiene nella lavorazione del latte, non può che essere
il continuum della cura e dell’igiene messe in atto al momento della
mungitura. È pur vero che in malga le giovenche vivono all’aperto,
riservando lo stallone al ricovero
dalle intemperie ed alla mungitura; tuttavia, essendo indispensabile
pulire le mammelle ed evitare che
lo sporco vada a contaminare il latte, bisogna che l’ambiente sia areato e luminoso e che la pavimentazione sia tale da consentire un
comodo, quanto completo, asporto delle deiezioni. L’attuale tendenza è di dotare lo stallone di una
sala mungitura oppure di un lattodotto, inteso come tubo che porta
il latte dal gruppo mungitura al serbatoio di raccolta. In questo senso
si è mossa anche l’Amministrazione civica di Bondo.
Terra Trentina
stello. Al centro ed in basso, è ricavato uno sportello, grigliato, per
l’alimentazione del fuoco e la presa d’aria. La chiusura del portellone è studiata per garantire la completa tenuta stagna. Le cerniere ne
permettono la completa apertura
per facilitare il movimento in entrata ed uscita della caldera. Durante la cottura del latte la caldera
è mantenuta in posizione dal sostegno detto “becco d’oca” (cigàgn) costituito da un palo verticale in acciaio, ancorato al soffitto
ed alla spalla di destra della casera ed in grado di ruotare in senso
orizzontale, e da un braccio ortogonale provvisto di un gancio regolabile in altezza (foto 3). È stato
sufficiente mettere una barra provvista del gancio ad una estremità,
di una serie regolare di buchi ed
un fermo al capo opposto. La barra è fissata al braccio ortogonale
del becco d’oca mediante una cravatta ad “U“ attraversata in senso
radiale da un perno. Inserendo la
barra nella cravatta, è sufficiente
regolarne l’altezza e far coincidere
il buco più idoneo con quello della cravatta. Il perno assicura barra
e cravatta in modo solidale.
Per alloggiare la caldera in modo
che il fumo non fuoriesca nell’ambiente, si è pensato agli anelli della
cucina economica. L’anello è diviso
a metà: un semicerchio è solidale
16
Disegno 1
Disegno 2
alpeggio/infestanti
Piano di bonifica
e di controllo dei pascoli
dell’Altopiano della Vezzena
dall’infestazione
di Deschampsia caespitosa
Matteo Dainese e Angelo Pecile
Istituto Agrario di San Michele all’Adige – Centro Assistenza Tecnica
Ufficio Zootecnia e Produzioni Foraggere
Michele Scotton
Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali
Gianernesto Feltrin
Libero professionista
Terra Trentina
L’altopiano delle Vezzene (foto
1 e 2) collocato nella parte sudorientale della provincia di Trento ad una altitudine compresa tra
i 1300 e i 1500 m s.l.m., è caratterizzato dalla presenza di ampie
zone pascolive circondate da rigogliose superfici boscate. La superficie di proprietà del Comune di Levico comprende oltre
500 ha sui quali sono insediate
10 malghe.
Un aspetto che accomuna i pascoli e le malghe dell’Altopiano è
sicuramente rappresentato dalla
diffusione, sia pure diversificata
quantitativamente, di una specie
erbacea infestante: la Deschampsia caespitosa (foto 3). Il problema determinato da questa infestante non è certamente recente
ed è stato inoltre oggetto, in anni
passati, di ripetuti tentativi di intervento che, per svariati motivi,
non hanno portato ad una risoluzione della situazione.
Le ripercussioni negative della
diffusione di D. caespitosa hanno indotto il Comune di Levico ad incaricare l’Istituto Agrario di analizzare la situazione e
definire, malga per malga, criteri, metodi e costi di miglioramento dei pascoli. Questa iniziativa
dell’amministrazione comunale
di Levico è sicuramente da sottolineare in quanto, mentre risulta frequente l’interessamento dei
comuni proprietari per la ristrutturazione e l’adeguamento degli
Vista dei pascoli dell’Altopiano della Vezzena
17
alpeggio/infestanti
Terra Trentina
Pascolo con elevata diffusione di D. caespitosa
18
edifici di malga, è molto più raro
riscontrare volontà ed interventi
conseguenti nei confronti della
risorsa pascoliva.
Il Centro per l’Assistenza Tecnica dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige (CAT – IASMA),
con il supporto scientifico del
Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzione Vegetale
dell’Università di Padova ha predisposto un Piano organico così
articolato:
– analisi della situazione attuale
di diffusione di D. caespitosa
nelle singole malghe;
– definizione delle principali
cause gestionali;
– proposta degli interventi di
carattere straordinario da effettuare per migliorare nel
breve termine lo stato dei pascoli;
– elaborazione delle prescrizioni gestionali per il mantenimento, nel medio e lungo
termine, di una buona situazione dei pascoli;
– consulenza ai gestori per
l’esecuzione dei diversi interventi.
Caratteristiche della specie
D. caespitosa (foto 4) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle graminacee, diffusa
sia in ambienti più o meno illuminati che vanno dalle chiarie
dei boschi, alle aree aperte sopra
il limite del bosco, sia alle vegetazioni erbacee secondarie poco
intensivamente utilizzate poste
sotto il limite del bosco.
Predilige climi freschi e continentali, dove occupa siti umidi,
oppure con umidità fluttuante
anche se è in grado di vivere pure su suoli secchi. Oltre che per
via vegetativa, si riproduce e diffonde per seme che rimane vitale anche a distanza di anni, andando a costituire un’importante
riserva nel suolo. La specie non
è appetita dagli animali, in particolare dai bovini, perché le foglie mature sono molto ruvide e
sono caratterizzate da un elevato
contenuto di silice. La pianta può
essere utilizzata da questi animali solo quando le foglie sono ancora giovani, oppure se l’erba è
tagliata ed essiccata. I cespi sono
invece più facilmente mangiati
dagli equini e sembrano caratterizzati da una maggiore appetibilità nelle aree di alta quota rispetto alle quote più basse.
Cause di diffusione
Le cause che inducono l’abbondante diffusione di D. caespitosa
possono essere di tipo ambientale e legate alle esigenze ecologiche della specie oppure di tipo
gestionale e dovute invece alla
modalità con cui viene utilizzato il pascolo.
• Cause ambientali
animali dotati di incisivi quali
i cavalli.
– Modalità gestionali che favoriscono la capacità di selezione dell’animale.
Se l’animale al pascolo ha la
possibilità di scegliere quale
specie mangiare la sua scelta si orienterà prima alle specie più appetite e successivamente alle altre. Nel tempo,
questa continua predilezione
per le specie migliori non fa
altro che indebolire le buone foraggere a favore invece
delle specie poco appetite e
di D. caespitosa in particolare.
– Limitata intensità di controllo
della diffusione dell’infestante.
Il mancato intervento periodico di controllo dell’infestazione, per mezzo del
taglio delle piante non mangiate dagli animali, ne provoca la progressiva diffu-
sione a scapito delle buone
foraggere.
– Riduzione dell’ingestione al
pascolo per eccesso di integrazioni alimentari.
L’utilizzazione dei concentrati nell’alimentazione della
vacca al pascolo è un comportamento che risulta accettabile se rapportato al tipo di
animali che mediamente vengono portati in malga (ad
esempio lattifere con elevate
produzioni ed elevati fabbisogni), e solamente se viene
contenuto a livelli di “integrazione” di quanto gli animali
non riescono ad assumere sul
pascolo; entro questi limiti è
in grado inoltre di stimolare
la capacità di ingestione. La
somministrazione di foraggi,
al contrario, se non giustificata dalla carenza di erba, è
sempre da evitare in quanto
riduce l’ingestione al pascolo. Questo si ripercuote sul-
Terra Trentina
La specie si diffonde abitualmente nelle aree pianeggianti, negli impluvi, nei versanti poco
pendenti ad esposizione riparata e nei pressi delle pozze e
dei punti di abbeveraggio.
• Cause gestionali
La diffusione della specie è dovuta in questo caso a comportamenti, spesso tenuti inconsapevolmente, che incrementano la
presenza e la competitività della specie rispetto alle altre buone foraggere:
– Ritardo nell’utilizzazione.
D. caespitosa è appetita dal
bestiame solo se in stadi giovanili; con il procedere della stagione vegetativa, l’invecchiamento dei tessuti, ed in
particolare l’indurimento della seghettatura delle nervature fogliari, fanno sì che le foglie diventino dure e taglienti.
Il rifiuto è massimo per i bovini, mentre è maggiormente appetita se affienata o per
Cespo di D. caespitosa
19
alpeggio/infestanti
la qualità del pascolamento,
in quanto animali già in parte
sazi non fanno altro che accentuare la selezione di buone foraggere a scapito delle
specie meno appetite quali
D. caespitosa.
Effetti negativi
dell’infestazione
Gli effetti negativi dell’infestazione dei pascoli da parte di D.
caespitosa si ripercuotono sia sul
pascolo, sia sulla produzione degli animali.
Tali effetti sono:
– riduzione del valore foraggero e della capacità di carico
del pascolo a causa della di-
minuita presenza delle buone
foraggere;
– aumento dei fabbisogni alimentari, in quanto l’animale è
costretto a spostarsi maggiormente per trovare l’alimento
a causa della riduzione delle
buone foraggere;
– volendo mantenere lo stesso
carico, vi è necessità di introdurre alimenti extraziendali
con conseguente alterazione
del ciclo degli elementi nutritivi: le deiezioni degli animali al pascolo, da risorsa possono così diventare un fattore
di rischio per l’inquinamento
delle falde; lo stesso aumento della fertilità, in condizioni
gestionali non adeguate, non
fa altro che favorire le specie
rifiutate e quindi aggravare il
problema;
– l’aspetto estetico sgradevole che assume il paesaggio e
l’ambiente, con la percezione
di un senso di disordine ed
abbandono.
Piano di bonifica
e di controllo
Alla luce di quanto esposto, in linea generale i possibili rimedi e
gli interventi consigliabili per limitare o eliminare le cause di
diffusione sopra descritte possono essere sintetizzate nella tabella 1.
Tabella 1: Rimedi ed interventi per limitare o eliminare l’infestazione
CAUSE
RIMEDI
Ambiente naturale favorevole
a D. caespitosa.
Adottare strategie gestionali che favoriscano
le buone foraggere e che contengano
l’espansione della D. caespitosa.
– taglio dei residui di pascolamento
– utilizzazione di diverse specie animali
Appetibilità nulla
delle piante invecchiate
Favorire l’utilizzazione precoce della pianta
–
–
non fissare date di monticazione predefinite
ma adattarsi alle esigenze della singola malga
sulla singola malga organizzare il pascolo
secondo la scalarità di maturazione dell’erba
Selezione dell’animale
al pascolo
Adottare modalità di pascolamento
che riducano al minimo la selezione
–
–
–
–
correzione rapporto tempi di pascolamento/
turno di pascolamento
carichi istantanei elevati
adozione pascolo “guidato”
adozione pascolo a rotazione
Evitare apporti alimentari che riducono
la capacità di ingestione al pascolo
–
–
distribuire i concentrati in più dosi giornaliere
possibilmente anche sul pascolo
ridurre le dosi prima del momento
di massima ingestione
Terra Trentina
Integrazioni
eccessive
20
1. Interventi di bonifica
Consentono l’eliminazione totale dei cespi di D. caespitosa
attualmente presenti e consistono nel distacco di singoli
cespi con piccone (superfici
con infestazione fino al 10%
e dimensioni dei cespi piccole) o con miniescavatore (in
situazioni con infestazione
elevata, ma localizzata). Successivamente i cespi devono essere accumulati in zone
idonee (ad esempio buche).
Tuttavia, essi non garantiscono contro il possibile ritorno
dell’infestazione, in quanto
altri cespi possono insediarsi
INTERVENTI CONSIGLIABILI
successivamente all’intervento per germinazione di semi
presenti nel terreno.
2. Interventi di controllo
Gli interventi di controllo non
consentono di eliminare le
piante, ma di ridurre l’entità
dell’infestazione. Si tratta degli interventi di rasatura dei
cespi realizzati con falce o decespugliatore, con barra falciante (foto 5 e 6) o con rullo
frangitutto.
A seguito di questi interventi le
piante interessate rimangono in
vita. Tuttavia, la dimensione dei
cespi si riduce e quindi viene lasciato spazio per una maggiore
crescita delle altre specie foraggere. Inoltre, i ricacci freschi di D.
caespitosa vengono almeno parzialmente utilizzati dagli animali
e ciò riduce la crescita dei cespi.
Gli interventi di rasatura, seppure realizzati in forma intensiva su
superfici più o meno fortemente
invase, devono comunque essere seguiti da una successiva ottimale gestione del pascolamento
e del pascolo affinché la situazione degradata iniziale non si venga a ricreare. Tra questi interventi è da inserire anche la gestione
del pascolo con il pascolamento
a rotazione.
3. Gestione del pascolamento
Terra Trentina
Barra falciante utilizzata per la rasatura dei cespi di D. caespitosa.
Il pascolamento a rotazione è
la tecnica che andrebbe applicata nella normale gestione effettuata dal pastore. Il
pascolo viene diviso in sezioni (almeno 5) che vengono pascolate in successione,
ciascuna per un periodo che
non superi i 6 giorni. In questo modo gli animali sono indotti ad utilizzare una maggiore quota di erba presente
e a selezionare di meno tra
le specie. Finito il primo ciclo di pascolamento gli animali ritornano sulla prima sezione pascolata, seguita dalla
seconda e via di seguito.
L’inizio primaverile del pascolamento deve avvenire quando l’erba è alta al massimo 20
cm circa in modo che la D.
caespitosa si trovi ad uno stadio ancora relativamente precoce di maturazione e venga
quindi utilizzata in buona misura dagli animali.
Per poter controllare meglio
l’intensa crescita primaverile, è opportuno che nel primo ciclo il periodo di pasco-
Esecuzione dell’intervento di rasatura dei cespi di D. caespitosa.
21
lamento di ciascuna sezione
sia breve (2-3 giorni) in modo che in poco tempo (15
giorni) tutte le sezioni vengano pascolate. Nei primi due
cicli, andrebbero utilizzate
intensamente e solamente le
aree più sensibili alla diffusione di D. caespitosa. Inoltre bisognerebbe eseguire
una pulizia dei residui di pascolamento almeno una volta
all’anno. Tra i possibili interventi di miglioramento risulta importante esaminare con
l’autorità forestale la possibilità che nelle diverse annate le malghe vengano carica-
te in tempi diversi a seconda
della velocità di crescita primaverile. Ciò è molto importante in quanto D. caespitosa può essere mangiata dagli
animali quando ancora si trova allo stadio giovanile. Un
secondo tipo di intervento
può riguardare la ridefinizione del carico che in qualche
malga sembra essere inferiore a quello effettivamente sostenibile.
Situazione generale
del degrado dei pascoli
della Vezzena
Sui pascoli della Vezzena, una
elevata potenzialità di diffusione
della D. caespitosa riguarda solo il 20% circa della superficie.
Si tratta soprattutto delle aree di
fondovalle a suolo profondo e
fresco.
A questo non elevatissimo potenziale di diffusione corrisponde però un’alta diffusione reale
dell’infestante. Ciò fa supporre che, accanto alle condizioni
ambientali favorevoli, anche la
gestione passata sia fortemente responsabile del degrado del
pascolo. In media, la presenza
di D. caespitosa supera il 15%
sul 36% della superficie totale
dei pascoli.
66.5
59.8
72.1
66.3
647
Estensione del bosco (ha)
10.2
5.3
43.1
18.8
8.5
7.2
0.2
3.7
8.3
3.5
109
Estensione delle superfici erbacee (ha)
27.1
72.2
64.6
37.8
22.1
65.1
66.4
56.1
63.8
62.8
538
Totale
(media
pond.)
72.4
Fratte
30.6
Basson
di sopra
56.6
Basson
di sotto
107.7
Biscotto
77.4
Cima
Verle
Macai
di sopra
37.3
Costo
di sopra
Postesina
Estensione totale (ha)
Nome
della malga
Costo
di sotto
Palù
Tabella 2: Potenzialità di diffusione, livello di infestazione di deschampsia caespitosa, meccanizzabilità degli interventi ed entità degli interventi previsti
Potenzialità di diffusione Deschampsia (%)
5.4
2.1
0.5
0.6
2.3
5.2
7.2
15.3
3.0
1.5
4
favorevole
20.9
22.4
2.1
8.3
8.8
22.3
29.2
33.1
15.8
10.0
17
poco favorevole
32.1
34.3
16.2
34.4
31.6
40.7
36.1
30.1
44.8
45.7
35
difficile
41.6
41.2
81.3
56.7
57.3
31.8
27.5
21.5
36.4
42.8
44
molto favorevole
Livello di infestazioni (% rispetto alle superfici erbacee)
assente
12.2
31.3
85.2
68.3
74.7
22.0
21.0
18.6
38.7
45.7
42
0-5%
46.0
6.8
4.7
9.8
8.3
20.4
10.6
18.3
23.7
11.4
16
5-15%
13.2
8.1
5.3
0.0
5.5
22.3
5.5
5.2
17.8
8.1
9
15-30%
13.9
23.8
4.3
0.0
11.5
22.0
30.5
31.0
13.1
18.4
17
30-50%
11.5
19.6
0.0
0.0
0.0
13.2
23.9
22.5
4.7
9.9
11
50-75%
3.2
10.4
0.5
18.8
0.0
0.1
7.0
3.5
1.1
4.7
5
75-100%
0.0
0.0
0.0
3.0
0.0
0.0
1.4
0.9
0.8
1.8
1
Possibilità di meccanizzazione (%)
82.8
41.6
22.8
80.6
72.7
38.3
71.2
76.8
49.0
49.8
59
mecc. con limiti di pendenza
0.0
0.6
40.2
0.0
0.0
0.0
1.8
0.9
8.6
10.4
6
mecc. con limiti per presenza di
buche o sassi
5.7
14.9
4.7
13.8
6.0
17.9
10.3
0.0
18.7
8.8
10
Terra Trentina
mecc. senza limiti
22
11.5
27.0
29.8
5.7
0.0
18.7
7.1
9.6
18.3
17.6
15
diffic. percorribile p
er presenza di buche o sassi
0.0
8.3
2.6
0.0
18.1
11.4
1.8
0.0
5.4
0.2
5
non meccanizzabile
0.0
7.7
0.0
0.0
3.2
13.8
7.8
12.7
0.0
13.1
6
Interventi di bonifica
1.6
1.1
1.6
0.0
0.0
3.5
2.5
0.8
4.7
2.2
18
Interventi di controllo
22.2
48.5
8.0
12.0
8.0
47.3
49.9
31.1
31.9
Pascolo a rotazione
20.4
60.9
–
–
–
65.1
66.4
42.9
26.0
diffic. mecc. per pendenza elevata
Tipo di intervento
304
49.1
331
Inizio dei lavori
e prospettive future
Già quest’anno è iniziata una prima bonifica dei pascoli da parte
degli affittuari. Sono stati realizzati alcuni interventi di distacco e di rasatura dei cespi di D.
caespitosa (foto 7, 8 e 9). Questi interventi sono stati eseguiti in
maniera localizzata all’interno di
ogni malga (1-2 ha circa).
La seconda fase sarà estesa a tutta l’area di bonifica e comporterà un’esecuzione più sistematica
degli interventi e sarà realizzata
in più anni. Questa fase verrà attuata attraverso tre criteri:
1. ridefinizione di carico e momento di inizio pascolamento.
2. interventi di controllo e di bonifica: l’esecuzione di questi
interventi si compierà nell’arco di due stagioni vegetative.
3. pascolamento a rotazione:
questo intervento comporterà
una prima fase di studio dell’esecuzione
dell’intervento
Superfice sottoposta a rasatura dei cespi di D. caespitosa con martellante: visibile la differenza tra la zona non bonificata e quella dell’intervento.
in base alle caratteristiche di
ogni malga e successivamente una ridefinizione dell’intervento anno per anno in seguito all’esperienza maturata, fino
a che rientri nella normale ge-
stione del pascolo. Ci si augura che grazie all’aiuto del Comune di Levico, degli affittuari
e dell’autorità forestale questo
intervento possa diventare un
esempio per altre realtà.
Superficie sottoposta a rasatura dei cespi con barra falciante (parte alta della
foto intervento eseguito da una settimana; parte bassa della foto intervento non
ancora effettuato), e visione dell’area dopo un mese dall’intervento.
Terra Trentina
Interventi complessivi
previsti
Gli interventi complessivi necessari per l’iniziale bonifica e
controllo della diffusione dell’infestante riguardano 322 ha,
equivalenti a circa il 60% delle
superfici erbacee pascolate sulle malghe (tabella 2). Si tratta soprattutto di rasatura per lo più
meccanizzata con rullo frangittutto (202 ha) o manuale con falce o decespugliatore (102 ha) e
solo in piccola parte di interventi di vera e propria eliminazione dei cespi tramite distacco con
piccone o miniescavatore (circa
18 ha). Per 198 ha tali interventi
saranno a carico del proprietario
mentre per i restanti 124 saranno
a carico dell’affittuario.
Per il buon controllo della diffusione dell’infestante viene previsto il passaggio al pascolamento
a rotazione su 7 delle 10 malghe
per un totale di 331 ha.
23
difesa/feromoni
Una pratica ormai consolidata e diffusa in Trentino
INSETTI DEL MELO
E DELLA VITE “CONFUSI”
DAI FEROMONI
Luisa Mattedi
Centro ricerche IASMA, Dipartimento Protezione delle Piante
Enzo Mescalchin
CAT IASMA, Ufficio Viticoltura
Mauro Varner
Mezzacorona Sca
L’uso di feromoni per il controllo dei più
importanti fitofagi del melo e della vite
è ormai radicato nei metodi di difesa
adottati in Trentino. I vantaggi nei confronti
degli insetticidi di sintesi sono di ordine tecnico,
ambientale, tossicologico
e di salvaguardia della salute pubblica
Terra Trentina
Nel mese di maggio, durante
una visita in Italia, il dottor Kina Ogawa della ditta giapponese
Shin-Etsu, è stato ospite del nostro Istituto per l’ennesima volta; quest’ultima visita però è stata
particolare, dato che ha annunciato di ritirarsi definitivamente
in pensione.
Il mondo agricolo è particolarmente grato a questo personaggio, perché è stato “il padre della
sintesi dei feromoni degli insetti” mettendo così a disposizione
una nuova opportunità per tutta
l’agricoltura moderna che, affannosamente, cerca di deturpare il
meno possibile la Natura. Grazie
24
Piana Rotaliana: zona di prima diffusione del metodo della confusione sessuale in viticoltura.
ai suoi lavori è stato infatti possibile applicare dei metodi rivoluzionari rispetto all’uso classico degli insetticidi, ricorrendo al
metodo della “confusione sessuale” per il contenimento di diversi fitofagi. In quest’occasione
al dottor Ogawa è stata donata
una medaglia per rendere merito
a tanti anni di preziosa e fattiva
collaborazione sia con il settore
della ricerca dell’Istituto Agrario
di San Michele, sia direttamente
con l’assistenza tecnica del nostro Trentino.
Grazie alla professionalità di diversi ricercatori fra i quali, oltre al
dottor Ogawa, il dottor Charmillot della Stazione Federale di Ricerche Agronomiche di Nyon in
Svizzera e il dottor Arn della Stazione Federale di Ricerche Agronomiche di Waedenswil (Svizzera), abbiamo potuto attivarci
nell’applicazione e nella diffusione del metodo della confusione
sessuale per il controllo di diversi Lepidotteri e precisamente, per
quanto riguarda il Trentino, carpocapsa, cidia del pesco e ricamatori sul melo, tignola e tignoletta sulla vite.
In Trentino infatti le prime esperienze in frutticoltura sono inizia-
te a partire dal 1980 e dopo una
prima fase di sperimentazione,
dal 1991 è iniziata la diffusione
di questo metodo anche sulla vite. Da alcuni anni la confusione
viene applicata su 9000 ha di vite
(circa il 90% della superficie totale) e su circa 3150 ha di melo (circa il 25% del totale). Grandi passi
sono stati fatti, traguardi prestigiosi sono stati raggiunti e…..dopo tanti anni la confusione è più
attuale e necessaria che mai!
In questa nota si desidera elencare un sommario bilancio delle nostre esperienze pratiche che
da un lato renda merito al lavoro del dottor Ogawa e dall’altro
valorizzi il grande supporto del
dottor Charmillot, anche lui recentemente entrato nel mondo
dei “pensionati”.
Esperienze applicative
in Trentino
In frutticoltura sono iniziate nel
1990, su 15 ha di melo (zona
Piovi di Mezzocorona nell’azienda dell’Istituto Agrario di San Michele ed in collaborazione con
alcuni frutticoltori privati del luogo) e in viticoltura nel 1991 su
14 ha di vite (zona del Teroldego in località Sottodossi di Mez-
Perché la confusione
Diversi sono i motivi che hanno
favorito l’espansione del metodo
della confusione: quelli tecnici,
ambientali e tossicologici sono
sicuramente i più importanti.
Le motivazioni tecniche sono
preminenti in quanto con il metodo della confusione è possibile:
• interferire sullo sviluppo di
una popolazione di Lepidotteri negli anni, abbassandone
l’entità;
Terra Trentina
In alcune realtà europee (Alsazia in Francia) il metodo della confusione viene
pubblicizzato lungo le passeggiate fra i vigneti.
zocorona) con il coinvolgimento, oltre che del nostro Istituto e
dell’Assistenza tecnica dell’ESAT,
della Cantina Cooperativa della
zona (Mezzacorona SCA) e di 51
viticoltori che hanno messo a disposizione i loro appezzamenti.
Queste sono state le prime due
realtà dimostrative che hanno innescato un interesse crescente
sia nella zona coinvolta, sia nel
restante Trentino.
Negli anni successivi infatti, la
quasi totalità delle zone viticole,
grazie alla disponibilità sia delle
diverse strutture cooperative, sia
delle aziende private, si è avvalsa del metodo della confusione e
anche un’importante area frutticola (inizialmente in Val d’Adige
e sud di Trento e successivamente anche nel resto del Trentino)
ha iniziato quest’avventura tecnica entusiasmante.
Pressoché contemporaneamente, in Alto Adige, l’affermarsi della resistenza da parte della carpocapsa a diversi insetticidi, ha
favorito l’applicazione e la diffusione della confusione che
raggiunge oggi i 13.800 ha dei
17.000 totali. In Trentino, l’applicazione e la diffusione di questo
metodo, sono sicuramente state
rese possibili anche dal contributo finanziario pubblico che ha riconosciuto la confusione sessuale fra le tecniche con positiva
ricaduta ambientale.
25
Terra Trentina
DIFESA/feromoni
26
• permettere una gestione totale in caso di basse popolazioni;
• supportare la difesa classica,
in caso di elevate popolazioni, permettendo un miglioramento della gestione;
• avere a disposizione una strategia alternativa in caso di
eventuali popolazioni resistenti ai classici insetticidi,
da inserire come opportunità fondamentale nelle strategie di contenimento.
Le motivazioni ambientali sono
innumerevoli e fra le tante si ricordano:
• la possibilità di riduzione del
numero di insetticidi classici;
• l’attività a bassissimo dosaggio (al massimo 200 gr/ha/
anno che equivalgono al dosaggio dei vecchi principi attivi usati però per hl e per trattamento);
• la specificità nell’efficacia, lasciando così spazio allo sviluppo di organismi utili che
possono contenere altri fitofagi, riducendo così ulteriormente il numero di interventi;
• l’opportunità di anteporre al
classico intervento con trattore, atomizzatore e tute di protezione, un metodo di “trattare” completamente nuovo e
soprattutto meno impattante
(l’operatore espone i diffusori
semplicemente munito di un
paio di guanti).
Le motivazioni tossicologiche sono strettamente collegate a quelle tecnico-ambientali, ma è bene
ribadirle ulteriormente perché,
pur non monetizzabili (come
molte ambientali) costituiscono
sicuramente il “punto di forza” di
questo metodo:
• la confusione rappresenta un
concreto impegno sociale che
permette di “fare attivamente qualcosa” per l’ambiente
in generale e per tutta quella
“Spaghetti” diffusori della Shin-Etsu.
fetta di società che deve subire le necessità dell’agricoltura moderna: non è ammissibile vedere che vicino a centri
abitati e strutture pubbliche
(scuole, asili, campi sportivi)
continua l’uso di insetticidi di
sintesi più o meno tossici, soprattutto se non giustificati o
sostituibili con metodi alternativi. Nessuno contesta l’uso
corretto di mezzi necessari,
ma la coscienza civile chiama personalmente ciascuno a
riflettere sulla priorità di eseguire trattamenti solo se indispensabili e, se possibile,
preferendo prodotti o sistemi
il meno impattanti possibile
(questi sarebbero già principi
basilari della difesa guidata);
• bassissimi dosaggi di principio attivo emanati nell’atmosfera non lasciano residui sulla frutta, contribuendo così
alla salubrità del prodotto finale;
• dall’applicazione di questi metodi, il primo a trarne
vantaggio è l’agricoltore che,
chiamato ad una serie sempre
crescente di operazioni manuali in campo, sia in frutticoltura che in viticoltura, può
beneficiare di un ambiente
meno imbrattato e quindi più
salutare durante l’esecuzione
delle operazioni a verde.
“Impegni” richiesti dal metodo della confusione sessaule
Per ogni cosa esiste un “rovescio
della medaglia” che doverosamente va enunciato in una nota generale. Trovare degli aspetti
negativi in un metodo del genere non è facile, sicuramente il “difetto” principale è che la
confusione richiede professionalità, conoscenza dei fitofagi gestiti con questo metodo, ma anche di quelli che potenzialmente
potrebbero mantenersi in basse entità con trattamenti polivalenti e soprattutto l’attivazione
di una costante rete di controlli.
Non basta infatti esporre i diffusori al momento giusto e poi dimenticarsi del problema: tecnici
ed agricoltori sono chiamati all’attuazione di un monitoraggio
costante ed esteso che permetta
di avere sotto controllo lo sviluppo dei diversi fitofagi e che contemporaneamente garantisca di
non farsi sorprendere da eventuali altri patogeni che, in mancanza di trattamenti polivalenti,
potrebbero manifestarsi in fruttiviticoltura. Finora una simile eve-
Quale futuro per il metodo
della confusione o per i feromoni?
Da alcuni anni sono in atto diverse esperienze di riduzione
del numero di diffusori per ettaro in taluni casi, in altri si punta
ad un infittimento, vengono applicate nuove formulazioni (tignole in diverse possibilità, carpocapsa in coppia con cidia del
pesco, carpocapsa assieme a ricamatori). Si tentano inoltre altre
opportunità (soprattutto per piccole superfici) di utilizzo dei feromoni, ma il metodo della confusione sta avendo un interesse
sempre crescente.
Tecnicamente quindi il futuro
non può che essere costruttivo,
purché si mantenga una mentalità aperta e disponibile.
Quante accuse, negli ultimi anni,
alla protezione integrata, quanta voglia di “ritorno alla chimica facile”, ma quale sbaglio sa-
rebbe rinnegare molti anni di
crescita professionale condivisa
e ripudiare un’infinità di successi tecnici! Certo ci vuole più impegno, è psicologicamente meno tranquillizzante, è sempre più
comodo parlare che fare, ma è
professionalmente e moralmente
molto più edificante incamminarsi sulla via della confusione che
affidarsi ciecamente e unicamente agli interventi chimici.
Considerazioni finali
Questa è solo una nota riflessiva che cerca con semplicità di
arrivare alle singole coscienze. A
prescindere dalle singole considerazioni fin qui sviluppate, formuliamo l’auspicio che fra produttori, tecnici, sperimentatori,
ricercatori e politici rimanga l’interesse fattivo e comune di “volere questo metodo”, perché attualmente i vantaggi connessi
alla pratica della confusione sono ben maggiori rispetto alla lotta chimica tradizionale.
L’occasione del pensionamento
di alcuni “personaggi chiave” ha
ispirato questa riflessione generale che sentiamo di dover condividere con tutto il mondo agricolo. Il nostro grazie va perciò
rinnovato a personaggi come il
dottor Ogawa, a livello europeo
al dottor Charmillot e al dottor
Schmidt in Svizzera, alla dottoressa Wegner Kiss e al dottor Luis
in Germania, al dottor Waldner
in Alto Adige e a molte altre persone che in questi anni, a diversi
livelli, si sono prodigate per diffondere queste metodologie rispettose dell’ambiente.
Se possibile, continuiamo ad
“andare avanti”, perché nella nostra attività non c’è mai fine, anzi le nuove generazioni avranno
ancora tanto da difendere, tanto
da costruire e tanto da verificare. Manteniamo aperta la nostra
mentalità, sempre disponibile,
sempre affinata, sempre pronta a
recepire le novità, perché in natura e, volere o no anche in agricoltura, non esiste mai una soluzione unica e duratura!
La nostra professionalità, se accetta i principi dell’integrato,
non dovrebbe mai lasciare spazio a considerazioni che troppo
spesso, lasciano passare inosservati i molti insuccessi della chimica convenzionale, enfatizzando con superficiali condanne di
limiti, spesso localizzati, quelli
della confusione.
L’atomizzatore viene sostituito dalla distribuzione manuale dei diffusori: nuova
metodologia di intervento.
Terra Trentina
nienza non si è mai dimostrata,
in tutti i casi la comparsa di nuovi fitofagi o il ritorno di altri sono
sempre stati osservati sia in realtà in confusione, sia in condizioni convenzionali.
È sicuramente psicologicamente
più tranquillizzante “trattare” che
“controllare”, ma professionalmente è molto meno produttivo
e, soprattutto, molto meno coerente con i “principi della vera
produzione integrata” che, troppo spesso, quando fa comodo,
rappresenta un “biglietto da visita” inflazionato ma, sempre più
raramente, è un programma concreto difeso ai diversi livelli.
Fra gli aspetti tossicologici negativi c’è da segnalare qualche caso
di ipersensibilità o allergia (leggeri eritemi sulle mani) che possono
derivare dalla manipolazione dei
dispenser, se si opera senza guanti. In qualche situazione sono state segnalate delle leggere cefalee
al momento della distribuzione.
27
macchine agricole
Si è svolta a Rabbi in località Plan il 27 settembre 2007
Terra Trentina
GIORNATA DIMOSTRATIVA
SULLE MACCHINE
PER LA FIENAGIONE
28
Nell’ambito di un rapporto di collaborazione con il consorzio ACMA (associazione commercianti
di macchine agricole della provincia di Trento), il Centro per
l’Assistenza Tecnica (CAT) dell’Istituto agrario di San Michele
all’Adige, con il sostegno del comune e del Parco nazionale dello Stelvio, ha organizzato a Rabbi, giovedì, 27 settembre 2007,
in località Plan, una Giornata Dimostrativa sulle macchine per la
fienagione.
Alla base dell’iniziativa vi è, fra
l’altro, l’idea di realizzare sugli
argomenti della meccanizzazione
una serie di appuntamenti periodici, nelle diverse aree del Trentino, sulla base delle specificità
delle singole zone.
La giornata, che ha visto una
buona partecipazione di pubblico nonostante le cattive condizioni meteorologiche, ha consentito ai presenti di verificare,
in condizioni operative, la funzionalità e l’efficacia delle diverse macchine. Nelle righe che seguono vengono con l’occasione
approfonditi alcuni aspetti sulle
macchine impiegate nelle diverse operazioni del processo di fienagione (Foto 1, 2).
Sfalcio
Le macchine impiegate in quest’operazione vengono classificate in base al movimento ed al ti-
L’iniziativa ha richiamato un pubblico
numeroso e interessato a vedere da vicino
le macchine impiegate nelle diverse operazioni
del processo di fienagione
e ad assistere al loro funzionamento
Franco Fezzi
Ufficio Zootecnia e Produzioni Foraggere
Centro per l’Assistenza Tecnica - Istituto Agrario di San Michele all’Adige
1
2
po di organi di taglio: sono così
distinte in macchine con lama a
moto alternativo (es. motofalciatrici) e macchine a lama rotativa
(falciatrici a tamburi o a dischi).
In termini generali, la soluzione con lama a moto alternativo
preserva maggiormente la qualità del foraggio, mentre le barre a moto rotativo consentono
una produttività decisamente superiore. Particolare attenzione va
prestata all’altezza di taglio, che
non dovrebbe scendere sotto i 56 cm, per ridurre in tal modo la
contaminazione con terra del fieno e favorire l’essiccazione, permettendo la circolazione dell’aria
al di sotto dell’andana tra gli steli recisi.
Le motofalciatrici, tuttora impiegate nelle aree declivi o molto declivi, nello sfalcio dei bordi
e di piccoli appezzamenti, sono
molto evolute rispetto alle macchine che nei primi anni ’60 fecero la loro comparsa sui prati trentini. In particolare le ditte
italiane si sono orientate verso la
motorizzazione Diesel, accoppiata a barre falcianti a lama e denti oscillanti; con l’impiego degli
pneumatici larghi a bassa pressione si sono ottenute delle macchine in grado di operare in sicurezza su aree declivi, di buona
capacità e qualità di lavoro, con
consumi molto contenuti.
Le motofalciatrici di produzione straniera mantengono in ge-
nere motori con alimentazione a
benzina, caratterizzati da un più
elevato regime di rotazione, che
meglio si adatta alla trasmissione di tipo idraulico scelta da diversi costruttori. Queste macchine, per la loro architettura e per
le svariate possibilità di gommatura, fino al montaggio di ruote a
gabbia, possono tranquillamente
operare su superfici molto declivi, potendo variare in continuo la
velocità di avanzamento indipendentemente dalla velocità di rotazione del motore, a cui è legato
il moto alternativo della lama.
In Italia ed in parte anche nella
nostra provincia, hanno trovato
diffusione barre falcianti a lama e
dentilama oscillanti, con caratteristiche simili alle barre a doppia
lama oscillante riguardo alla qualità del taglio, ma meno delicate
rispetto alla presenza di terra (es.
cumuli delle talpe) o ad eventuali ostacoli (sassi affioranti, cippi
di confine). Montate in posizione frontale o portata posteriore
su trattrici adatte ad operare in
pendenza, coniugano produttività soddisfacente con buona qualità del lavoro (Foto 3).
Le falciatrici rotative proposte sul mercato e maggiormente
vendute presentano, quali organi di taglio, dischi muniti di lamini, in genere azionati dagli ingranaggi contenuti nella barra
stessa. Questa tipologia di macchine consente un’elevata pro-
Condizionamento
L’operazione di condizionamento del foraggio consiste nello schiacciamento dei fusti e/o
abrasione superficiale degli organi vegetali per cercare di uniformare la velocità di essiccazione dei culmi e delle foglie. Viene
normalmente effettuata accop-
4
Terra Trentina
3
duttività del lavoro (ha sfalciati
per h di lavoro) ed un’accettabile
qualità del foraggio, purché venga eseguita una regolare manutenzione ed affilatura dei lamini.
Si tratta di macchine portate sul
sollevatore posteriore della trattrice o realizzate per il montaggio in posizione frontale con un
assorbimento di potenza di 1315 kW/m di larghezza della barra; possono operare su terreni a
profilo sufficientemente regolare,
con i limiti di pendenza propri
dell’operatrice a cui è collegata
l’attrezzatura (Foto 4, 5, 6, 7).
5
29
macchine agricole
6
Terra Trentina
7
30
piando un apparato condizionatore ad una barra rotativa a
dischi: quest’ultima, infatti, consente una larghezza degli organi
di condizionamento prossima a
quella degli organi di taglio, migliorando l’efficacia dell’operazione rispetto ad es. alle falciacondizionatrici a tamburi.
Operando su prati stabili in cui
predominano le graminacee,
vengono impiegati condizionatori a flagelli, realizzati con forme e materiali svariati, mentre
vanno riservati alle coltivazioni
di leguminose, medica in particolare, i condizionatori a rulli. Il
condizionamento si integra positivamente con sistemi di conservazione che prevedano una limitata permanenza in campo del
foraggio per un parziale appassimento, come l’essiccazione in
due tempi.
I modelli più recenti di condi-
8
9
zionatrici sono dotati di un carter
all’uscita del foraggio, sul quale sono fissate una serie di deflettori orientabili che hanno la
funzione di depositare sul campo un’andana uniforme e soffice,
rendendo spesso superfluo il primo spandimento successivo allo
sfalcio (Foto 8, 9).
Spandimento
Lo spandimento costituisce
l’operazione che dovrebbe seguire, in rapida e tempestiva successione, lo sfalcio per sfruttare
al meglio la radiazione solare
ed il potenziale di evaporazione
dell’aria. All’interno dell’andana,
soprattutto quando la produzione è elevata, l’aria, a cui il foraggio cede la sua umidità fino a
raggiungere condizioni di equilibrio prossime alla saturazione, va ricambiata con interventi di spandimento/rivoltamento.
Del resto, fintanto che il contenuto in acqua, inizialmente intorno a 80 %, non scende sotto valori del 50 %, l’entità delle
perdite meccaniche è abbastanza contenuta.
Questa operazione viene normalmente eseguita impiegando spandivoltafieno a trottole (a
2, 4 o 6 girelli), che negli ultimi vent’anni hanno subito profonde innovazioni. Oltre alla testata pivottante, all’adozione di
pneumatici tipo “ballon o superballon”, alle sicurezze contro l’avvolgimento dell’erba sulle ruote ed il distacco/perdita
di denti, particolare impegno è
stato dedicato al miglioramento della qualità del lavoro, modificando i sistemi di attacco alla
testata pivottante con l’impiego
di bracci di reazione a molla o
aste telescopiche che migliorano l’aderenza della macchina e
la sua capacità di seguire il profilo del terreno. Infine, la possibilità di modificare l’angolo di
lancio (o di spandimento) del
foraggio sulle trottole, adattandolo all’intensità della produzione, favorisce un’essiccazione veloce ed uniforme (Foto 10, 11,
12, 13).
Un costruttore straniero presenta la particolarità di una speciale forma dei denti, allo scopo di
operare su due strati, l’estremità
più lunga sollevando e spandendo la quantità maggiore di foraggio, l’altra ricurva raccogliendo la
frazione più corta e delicata (Foto 14).
10
12
13
14
Terra Trentina
11
31
macchine agricole
Andanatura
La messa in andana rappresenta
un’operazione molto delicata per
il ridotto contenuto di umidità
del foraggio, che va eseguita con
attrezzature efficienti e con velocità adeguate al fine di contenere le perdite di prodotto (quantitative e qualitative).
Per quest’operazione vengono
15
Raccolta
Il foraggio posto in andana, a seconda del sistema di fienagione, può essere raccolto in masse compresse oppure allo stato
sfuso: nel primo caso mediante
l’uso della rotoimballatrice, impiegando un carro autocarican-
Terra Trentina
16
32
17
impiegati i giroranghinatori dotati nei nostri ambienti di un unico rotore, che associano capacità di lavoro(larghezza di 3,00-4,5
m) e delicatezza nel trattamento
del foraggio. Solamente nelle zone particolarmente declivi, per
svolgere quest’operazione può
essere ancora proposto l’utilizzo di ranghinatori a cinghie con
pettini, poiché meno soggetti alla
deriva verso valle ed impiegabili anche, con opportune regolazioni, nella fase di spandimento
(Foto 15).
Anche i giroranghinatori sono stati
oggetto di notevoli migliorie tecniche, analoghe agli spandivoltafieno: adozione della testata pivottante e sistemi di attacco con aste
telescopiche o bracci di reazione a
molla. I bracci portadenti, in parte smontabili per ridurre l’ingombro nel trasporto e nel ricovero,
sono ora inseriti in posizione tangenziale sulla scatola di comando,
per migliorare la conformazione
dell’andana. L’impiego dell’assale
tandem e del ruotino tastatore migliora la qualità di rastrellatura e
consente alla macchina di seguire
al meglio l’andamento del terreno
(Foto 16, 17, 18).
18
te nel secondo. E’ quest’ultima la
soluzione più seguita per la fienagione in due tempi per cui,
dopo un parziale appassimento
in campo, viene effettuata la raccolta e completata l’essiccazione
in fienile mediante ventilazione,
spesso utilizzando aria riscaldata in un collettore solare semplificato.
Il carro autocaricante mantiene un’impostazione tradizionale, migliorata con l’adozione dei
comandi elettroidraulici e velocizzando la fase di scarico. Il
20
montaggio di un adeguato numero di coltelli per il taglio del
foraggio favorisce la distribuzione sulla catasta e ne aumenta la
densità. Nei modelli di maggior
capacità adatti all’impiego anche
per l’insilamento, l’infaldatore è
di tipo rotativo con un rotore a
becchi spiralato, ad alta capacità.
La presenza di un apparato dosatore a due o tre rulli, permette la distribuzione in mangiatoia
del foraggio o può alimentare direttamente la soffiante collegata
al distributore telescopico, ridu-
cendo però la velocità di scarico
(Foto 19).
Per l’impiego in aree declivi il
cassone autocaricante può essere montato sul telaio di un transporter, ottenendo un’operatrice
agile e compatta in grado di raccogliere il foraggio su pendenze
più elevate rispetto alla combinazione trattrice con carro autocaricante. Sullo stesso telaio
possono essere montati diverse
operatrici per aumentare l’impiego dell’unità motrice in diverse
operazioni agricole ed extragricole (Foto 20).
La rotoimballatrice si è molto diffusa anche nei nostri ambienti,
grazie soprattutto alla sua elevata produttività (ha/h), anche se
la qualità del prodotto al termine
della fase di conservazione non
sempre risulta soddisfacente, in
particolare operando in primavera, su prati molto produttivi, con
condizioni meteorologiche poco
favorevoli o con limitato irraggiamento solare. In questi casi l’umidità residua del prodotto (oltre il
limite del 20-22 %) comporta un
riscaldamento della massa con
conseguente comparsa di muffe,
Terra Trentina
19
33
Terra Trentina
21
34
pericolose sia per gli animali alimentati con tale fieno, sia per gli
operatori costretti ad operare in
ambienti contaminati. La tipologia più diffusa è quella a camera
fissa, con pick-up largo (2-2,2 m)
e legatore a doppio spago o rete;
le macchine più moderne si sono
evolute verso la camera variabile,
potendo in alcuni casi modificare le caratteristiche geometriche
della balla, ottenendo una densità uniforme o variando a piacere la densità della massa, con
un nucleo centrale meno denso
e la parte esterna più compressa.
Inoltre, superato un diametro minimo di 0,5-0,6 m, è possibile effettuare la legatura di una massa
correttamente formata in qualsiasi momento, prima di raggiungere la massima dimensione consentita dal modello impiegato.
L’ampia regolazione del grado di
compressione delle rotoballe risulta molto importante operando in condizioni climatiche non
ottimali o nel caso l’essiccazione
venga completata su impianti di
ventilazione (Foto 21, 22).
Trattrici speciali
Durante la manifestazione di Rabbi, hanno operato diverse trattrici
speciali di provenienza straniera,
austriaca in particolare, in grado di operare in sicurezza sulle
pendenze più accentuate. Oltre
22
ad alcune caratteristiche comuni,
quali baricentro basso, gommatura larga a bassa pressione, sterzatura su entrambi gli assi in fase o
in controfase, i modelli più evoluti e potenti adottano la trasmissione idraulica, che consente un
adattamento continuo della velocità di avanzamento del mezzo,
indipendentemente dal regime
23
24
Terra Trentina
di rotazione del motore e dell’operatrice azionata. Anche alcuni costruttori nazionali, partendo
in origine da trattrici tradizionali, grazie alle ruote isodiametriche larghe a bassa pressione, alla
reversibilità del posto guida, alla
sospensione sull’impianto di sollevamento, ai comandi riuniti in
un pratico joystick ed a motori
potenti ed affidabili, sono arrivati
a dei risultati che possono competere egregiamente per operare in condizioni di pendenza media o elevata (anche dell’80 %),
purchè su appezzamenti con un
profilo superficiale regolare. Oltre tale limite potrebbero operare solo le trattrici speciali di architettura classica, con baricentro
basso e motore a lato dell’operatore che, raggiunto il limite per
l’aderenza, tendono naturalmente a scivolare a valle invece di
ribaltarsi,. Nelle nostre aziende,
salvo limitate superfici, la pendenza non raggiunge tali estremi. La limitata estensione delle particelle e l’irregolarità delle
superfici, rappresentano comunque un serio pericolo per la sicurezza dell’operatore anche lavorando su aree declivi lontane da
tali limiti. (Foto 23, 24, 25).
25
35
macchine agricole
GIORNATA SULLA FIENAGIONE
IASMA / ACMA
ELENCO macchine Presenti
Sfalcio e condizionamento
1. Motofalciatrice Rapid Universo
2. Falciatrice rotativa Deutz-Fahr SM 421
3. Falciatrice rotativa Kuhn GMD 500
4. Falciatrice rotativa JF SB 2000
5. Falciatrice rotativa Vicon CM 2200
6. Falciatrice rotativa frontale Fella SM 260 FP
7. Falciatrice rotativa frontale
Pöttinger Novaalpin 226 B
8. Falciacondizionatrice rotativa Claas Disco 2650
9. Falciacondizionatrice rotativa frontale
Pöttinger 306 F
Spandimento ed il rivoltamento
10.Spandivoltafieno Claas Volto 45
11.Spandivoltafieno Deutz-Fahr CM 4621
12.Spandivoltafieno Fella TH 450 DH
13.Spandivoltafieno JF-Stoll Z 455 H
14.Spandivoltafieno Kuhn GF 4201 MH
15.Spandivoltafieno Lely Lotus 460 S
16.Spandivoltafieno Pöttinger Eurohit 470 N
Andanatura
17.Giroranghinatore Claas Liner 350 S
18.Giroranghinatore Deutz-Fahr SWM 3521
19.Giroranghinatore Fella TS 300 DN
20.Giroranghinatore JF-Stoll R 315 DS
21.Giroranghinatore Kuhn GA 3201 GM
22.Ranghinatore a nastro Molon S 210
Raccolta
23.Autocaricante Pöttinger Boss Junior 22 T
24.Autocaricante Pöttinger Europrofi 4500 D
25.Rotoimballatrice Feraboli Extreme 220
26.Rotoimballatrice Wolagri Columbia R 10/2000
27.Transporter Reform Muli T8
Trattrici speciali/Transporter
per operare in pendenza
28.Trattrice Carraro TTR 10400
29.Trattrice Ferrari Vega MT 95
30.Trattrice Holder A 8.72
31.Trattrice Reform Mounty 100
32.Trattrice Valpadana 6575 ISR-REV
TECNICA FLASH
Terra Trentina
•Il cavallo di razza Norica è presente in Trentino
con 200 soggetti. E’ allevato soprattutto nelle Valli di Fiemme e Fassa, ma si sta diffondendo anche
in Val Rendena e nella Valle del Chiese. Si tratta
di cavallo da tiro pesante. Un animale adulto pesa da 7 a 9 quintali.
Gli allevatori hanno diritto ad un premio di allevamento perchè la razza è considerata, almeno in
Trentino, in via di estinzione.
36
•La gestione degli antiparassitari usati per la difesa
delle piante da parte delle aziende agricole certificate EUREP-GAP comporta il rispetto di una
lunga ed impegnativa serie di misure di prevenzione contenute nel disciplinare. La conservazione dei prodotti non utilizzati durante la stagione
deve essere fatta in locale idoneo dotato di buona illuminazione, assolutamente privo di umidità
e precluso a persone esposte al pericolo di avvelenamento per ragioni di età o di mancanza di informazioni tecniche.
•Mosti di uve vendemmiate tardivamente per produrre vini dolci dovrebbero essere inseminati con
colture pure di lieviti osmofili che resistono ad
un’elevata concentrazione di zuccheri e producono poco acido acetico. Si tratta di lieviti del genere Torulaspora. Purtroppo in commercio non si
trovano colture selezionate, perché le ditte non
hanno convenienza a produrle. Il campo di impiego è infatti troppo limitato. La vinificazione
dei mosti è pertanto affidata a lieviti che si trovano naturalmente sui grappoli appassiti insieme a
microrganismi indesiderati.
•La raccolta delle olive nel Basso Sarca si fa per
l’80% a mano, staccando i frutti dalla pianta con
l’aiuto di pinze che evitano il distacco delle foglie.
Il 20% degli agricoltori usa agevolatori a pettine
che funzionano a batteria o ad aria compressa e
costano da 1.000 a 2.500 euro. Solo due agricoltori usano uno scuotitore a ganasce che prende
forza dalla trattrice agricola.
GIORNATA IASMA / ACMA
ELENCO DITTE PARTECIPANTI
GALASSITRATTORI di GALASSI Valerio
Via Trento 93/1
38023 CLES (TN)
Tel. 0463 424514
LORENZON Antonio
Loc. Agnedo
38050 VILLA AGNEDO (TN)
Tel. 0461 762812 Fax 0461 780843
MOTORAGRICOLA VENDER
di Vender Edoardo & C. s.n.c.
Via Trento 97
38023 CLES
Tel. e fax 0463 421220
scadenze
•Gli uffici periferici e centrali dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento hanno raccolto le domande di agricoltori interessati a fruire di indennità
compensativa e/o di premi agroambientali riferiti al
2007. La liquidazione delle spettanze è però condizionata all’approvazione da parte della Commissione
europea del piano di sviluppo rurale 2007-2013.
•La legge sulla bonifica e il riordino fondiario varata dal Consiglio provinciale di Trento il 3 aprile 2007
prevede che entro 6 mesi dalla data di promulgazione i 236 consorzi di miglioramento fondiario operanti in Trentino facciano approvare ed inseriscano nei
rispettivi statuti alcune modifiche importanti. Ai consorzi che risultano inadempienti l’Ufficio vigilanza
produzioni agroalimentari e strutture fondiarie invierà una lettera di sollecito con la prospettiva di commissariamento.
•Alla scadenza del 15 novembre 2007 risultavano presentate all’Assessorato provinciale all’agricoltura di
Trento 32 domande di assegnazione del premio di
primo insediamento da parte di altrettanti giovani
ODORIZZI Ottorino & Figli s.n.c.
Via Canova
38014 Gardolo di TRENTO
Tel.0461 992521 Fax 0461 960882
PISONI s.r.l.
Via Garda 16
Sarche - CALAVINO (TN)
Tel. 0461 564167 Fax 0461 563037
SICRA TRATTORI s.r.l.
Via Maccani 110/5
Tel. 0461 821181 Fax 0461 420491
A.Z. ZAMPEDRI Andrea
Loc. Sussie 1/A
38045 CIVEZZANO
Tel. 0461 857116 Fax 0461 857891
che hanno assunto la gestione dell’azienda familiare nel 2006. Riceveranno un premio di 25 mila euro,
ma dovranno realizzare investimenti nell’azienda gestita per un ammontare di 50 mila euro in tre anni. La
spesa a carico della Provincia di Trento è di 800 mila
euro.
•L’articolo 47 della legge 4/2003 della Provincia autonoma di Trento prevede che ai titolari di aziende biologiche siano rimborsate dall’ente pubblico le spese dei
controlli effettuati in azienda da organismi autorizzati.
Le domande di rimborso delle spese che gli interessati
sosterranno nel 2008 devono essere presentate al servizio vigilanza e promozione delle attività agricole entro il 31 dicembre 2007.
•Entro il 31 dicembre 2007 si possono presentare al
Servizio vigilanza e promozione delle attività agricole
della Provincia autonoma di Trento proposte di iniziative a carattere sperimentale-dimostrativo nell’ambito dell’agricoltura biologica. I progetti possono essere presentati da singoli produttori, associazioni di
categoria, organizzazioni di settore.
Terra Trentina
CONSORZIO AGRARIOPROVINCIALE
DI BOLZANO
Via della Cooperazione 37
38060 Mattarello di TRENTO
Tel. e fax 0461 945988 945989
37
A cura di “Europe Direct – Carrefour Eu­ro­peo Alpi”
(Istituto Agrario di San Michele all’Adige)
Terra Trentina
di Silvia Ceschini
e Giancarlo Orsingher
38
AGRICOLTURA, 510 MILIONI DI EURO PER RISTRUTTURARE I VIGNETI
La Commissione europea ha deciso uno stanziamento indicativo di 510 milioni di euro per la ristrutturazione e la riconversione di 62.816 ettari di vigneti nell’UE. I paesi maggiormente interessati sono la
Spagna (162,1 milioni di euro per la riconversione
di 20.233 ettari), la Francia (110,6 milioni di euro
per 14.384 ettari), l’Italia (101,1 milioni di euro per
12.279 ettari), davanti a Portogallo (34,7 milioni di
euro per 4.004 ettari) e Romania (25 milioni di euro
per 3.008 ettari). L’obiettivo di questi aiuti è di adattare la produzione alla domanda del mercato.
L’aiuto alla ristrutturazione e alla riconversione dei vigneti può portare ad una o più delle seguenti misure:
riconversione per varietà, nuova piantatura di vigneti, miglioramento delle tecniche di gestione dei vigneti. Il regime non contempla la sostituzione normale dei
vigneti al termine del loro ciclo di vita naturale. “Il miglioramento della qualità del vino che produciamo deve costituire una priorità assoluta, qualora vogliamo
resistere alla sfida che ci viene posta dai produttori
di vino del Nuovo mondo” ha commentato la signora
Mariann Fischer Boel, Commissario europeo all’agricoltura e allo sviluppo rurale. Secondo lei questo programma di ristrutturazione “ha svolto una funzione utile nel 1999”, anche se sono necessarie nuove misure
di riforma. Da quando un sostegno finanziario a favore della ristrutturazione e della riconversione è stato introdotto nel 1999, tre miliardi di euro sono stati attribuiti agli Stati membri produttori di vino.
ENERGIA, DIBATTITO SUL NUCLEARE
AL FORUM DI ROMA
Partecipando al ventesimo forum mondiale energetico che si è svolto a Roma, il presidente della Commissione Barroso ha sottolineato l’impegno europeo
a raccogliere la sfida energetica del ventunesimo secolo.
L’Unione Europea conta su 5 pilastri: piano di azione di efficacia energetica con economie del 20% nell’UE entro il 2020 con calo di 780 milioni di t di
emissioni di CO2; impegno di portare le rinnovabili
al 20% dell’energia entro il 2020 e i biocarburanti al
10% del totale dei carburanti entro il 2020; sviluppo
di tecnologie energetiche durevoli per ridurre il gas a
effetto serra; aumento del mercato europeo del CO2
che ora copre il 50% di emissioni con un mercato di
oltre 20 miliardi di euro; promozione di un mercato
internazionale energetico aperto e competitivo.
L’impegno per la lotta al riscaldamento climatico ha
dato forza al presidente della Commissione per ribadire l’appello ai grandi paesi emergenti, Cina e India in testa, a prendere nuovi impegni equilibrati per
ridurre il gas a effetto serra. Nell’ottica dell’accordo
internazionale dopo il protocollo di Kyoto che scade
nel 2012.
RETE NATURA, 4255 NUOVI SITI PROTETTI
La rete paneuropea Natura 2000 di habitat naturali
protetti si sviluppa, includendo 4.255 nuovi siti di importanza comunitaria, per una superficie totale di 90
mila chilometri quadrati.
La Commissione europea ha deciso, infatti, di estendere la copertura geografica della rete, aggiungendo ai siti delle regioni bio-geografiche già contemplate (atlantica, continentale, alpina, mediterranea,
boreale, macaronesica) una prima lista di siti della regione pannonica che copre la Repubblica ceca, l’Ungheria e la Slovacchia.
La Commissione ha inoltre aggiornato le liste delle regioni atlantica, boreale e continentale, per includervi
i territori degli stati membri che hanno aderito all’UE
nel 2004 ed aggiungere parecchi siti di importan-
VERSO UNA STRATEGIA EUROPEA
PER LA PROTEZIONE DEL SUOLO
Sinergia con le altre politiche comunitarie, un’imposta
sulle perdite di carbonio e pratiche agricole sostenibili. E’ quanto chiede il Parlamento europeo in merito
alla strategia comunitaria per la protezione del suolo.
I deputati sollecitano una direttiva quadro, lo studio
delle cause della desertificazione e dei relativi rimedi, norme europee per prevenire le contaminazioni e
il monitoraggio dei rischi naturali e ritengono che la
popolazione debba inoltre essere meglio informata
sui siti contaminati.
Vista la scarsità di terre agricole produttive, il Parlamento rileva la necessità di sviluppare pratiche agricole sostenibili «che salvaguardino le preziose qualità del suolo». Chiede pertanto alla Commissione di
stabilire un catalogo delle pratiche agricole e dei loro
diversi effetti sul suolo, «affinché possano essere promosse le migliori pratiche agrotecniche». Anche perché l’agricoltura e la silvicoltura «svolgono un ruolo
decisivo nella conservazione della qualità del suolo
e nella sua rivitalizzazione». Segnala inoltre la necessità di evitare l’impermeabilizzazione permanente dei
suoli ad alto valore ecologico o produttivo, ricoperti
da superfici artificiali a seguito dell’urbanizzazione o
della costruzione di altre infrastrutture.
“OBIETTIVO EUROPA”, INCONTRI E VIAGGIO
ALLA SCOPERTA DELL’UE
Quattro incontri sul territorio ed un interessante viaggio finale di studio a Bruxelles sono i contenuti del
progetto “Obiettivo Europa”, attivato nell’ambito del
“Piano giovani di zona” della Bassa Valsugana e Tesino dalle Associazioni oratorio di Roncegno Terme
e di Telve Valsugana con l’organizzazione operativa
di Europe Direct Carrefour Alpi dell’Istituto Agrario di
San Michele all’Adige.
Nei giorni scorsi si è concluso il ciclo di incontri che
ha visto trattare dagli esperti di Europe Direct la storia
della costruzione europea, il funzionamento delle istituzioni comunitarie e le opportunità europee per i giovani, mentre le sfide future dell’UE sono state illustrate
da Gianni Bonvicini, direttore dell’Istituto per gli Affari Internazionali di Roma.
Questi tre momenti sono stati propedeutici al viaggio
di studio che ha portato una ventina di giovani a Bruxelles, nel cuore delle istituzioni comunitarie. L’intenso
programma predisposto da Europe Direct ha previsto
una visita ai lavori della sessione plenaria del Parlamento europeo ed un successivo incontro con l’europarlamentare Michl Ebner, che ha illustrato ai ragazzi le attività del deputato europeo, l’organizzazione
dei lavori dell’istituzione e che cosa sta facendo l’UE
per i nostri territori. In programma anche una visita
guidata alla Commissione europea, un incontro con
i funzionari dell’ufficio di rappresentanza dell’Euregio
ed un altro appuntamento all’ufficio di Bruxelles della
Federazione trentina delle cooperative.
Al ritorno dal Belgio sono stati programmati uno o
più incontri di valutazione con la possibilità di dare il
via ad un progetto europeo nell’ambito dei programmi comunitari rivolti ai giovani.
ISTRUZIONE, NUOVO PROGRAMMA ATLANTIS
UE-STATI UNITI
Un anno dopo la firma di un nuovo accordo «Atlantis»
UE/Stati-Uniti nel settore dell’istruzione, la Commissione europea lancia insieme alle autorità americane
14 nuovi progetti di cooperazione transatlantica.
L’investimento sarà di 3,8 milioni di euro per l’UE e di
pari entità per le autorità americane. L’obiettivo è incoraggiare la cooperazione universitaria transatlantica
con scambi innovatori tra studenti che sfocino su doppi titoli di studio, l’elaborazione di programmi comuni
e di studi politici. I progetti selezionati comprendono:
1) otto titoli transatlantici: in altre parole titoli comuni
o doppi titoli di diplomi e di laurea; 2) due progetti di
mobilità che privilegino l’eccellenza; 3) quattro misure
strategiche volte a migliorare la collaborazione transatlantica con studi, seminari, gruppi di lavoro e attività
di valutazione comparata su questioni d’insegnamento superiore e di formazione professionale comparativa. Il processo di selezione comune è stato diretto dall’Agenzia esecutiva per l’istruzione, l’audiovisivo e la
cultura (EACEA) a nome della Commissione europea e
dal Fund for the Improvement of Post-secondary Education (FIPSE) (Fondo per il miglioramento dell’istruzione
superiore) a nome del ministero americano per l’istruzione. I progetti selezionati coprono in totale 32 istituti
europei di 12 Stati membri e 22 istituti americani. Gli
Stati membri più rappresentati sono la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Spagna e la Svezia.
PROCEDURE INFRAZIONE; CALANO IN ITALIA,
MA IL NOSTRO PAESE CONSERVA
IL PRIMATO NEGATIVO
Diminuiscono le procedure di infrazione aperte dalla
Commissione Ue nei confronti dell’Italia. Ma il nostro
paese resta maglia nera nell’Ue con 153 casi ancora aperti al primo maggio 2007. Penultima, ma ben
distanziata, la Spagna con 108 procedure, preceduta dalla Francia con 99.
`E quanto emerge dal rapporto europeo sul mercato interno che analizza lo stato dell’arte nell’attuazione della normativa comunitaria. La Commissione sottolinea
come dal dicembre 2006 al maggio 2007 “solo quattro Stati membri sono riusciti a ridurre il numero delle
procedure di infrazione”, oltre all’Italia (otto casi in meno), anche Grecia, Olanda e Spagna. I paesi più virtuosi restano la Slovenia e la Lituania (17 casi). Malta,
Polonia e Irlanda sono invece gli stati che hanno fatto registrare l’aumento più consistente di casi. I settori
maggiormente interessati dalle procedura di infrazione
restano l’ambiente, l’energia, il fisco e i trasporti.
Terra Trentina
za comunitaria ubicati in diversi vecchi stati membri
(Francia, Germania, Spagna e Italia). L’aggiunta di
ampie zone marine protette al largo delle coste (la
Germania ha proposto più di 8.000 chilometri quadrati) costituisce un’altra novità.
39
notizie
notizie DALL’ISTITUTO
AGRARIO
Silvia Ceschini
Ufficio Stampa – IASMA
cimo anniversario del primo tirocinio in Borgogna. Risale infatti,
al 1998 la prima collaborazione
con le diverse realtà vitivinicole
della zona.
Terra Trentina
Il gruppo di studenti che hanno svolto il tirocinio di perfezionamento 2007
nel Bordolese: in primo piano da sinistra il prof. Paolo Facchini, coordinatore
dei tirocini, Loris Cazzanelli e Matteo Rigotti; dietro, da sinistra, Marco Chistè,
Moreno Nardin, Marco Framba e Vittorio Merlo.
40
Dal Bordeaux alla Germania,
enotecnici sempre più
internazionali
Un gruppo di studenti dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ha partecipato al tirocinio di
perfezionamento in viticoltura
ed enologia in Bordeaux e Borgogna, due tra le aree di produzione vitivinicola più importanti
del mondo.
Si tratta di dodici neo-enotecnici,
i più meritevoli del Corso in viticoltura ed enologia dell’Istituto
Tecnico Agrario, che hanno avuto l’opportunità di lavorare presso le due importanti realtà vitivinicole francesi e di approfondire
le nozioni tecnico-teoriche acquisite attraverso l’attività didattica di San Michele.
Nelle scorse settimane è rientrato anche da Weinsberg (Germania) il gruppo di studenti del sesto anno del Corso in viticoltura
ed enologia dell’Istituto Tecnico
Agrario. Il tirocinio è durato otto settimane, di cui cinque trascorse presso aziende vitivinicole e tre presso l’Istituto enologico
della città, dove i ragazzi, seguiti dagli insegnanti Michele Grainfenberg e Damiana Baldo, hanno
frequentato lezioni di grammatica, vitienologia, chimica e microbiologia, rigorosamente in lingua
tedesca.
Per quanto riguarda il tirocinio in
Francia, nelle otto edizioni realizzate fino ad oggi, tra il 1998 e
il 2007, sono stati coinvolti complessivamente 46 enotecnici diplomati. L’iniziativa, che prevede a San Michele corsi di lingua
francese come attività integrativa e propedeutica al tirocinio
in Francia, può contare sul prezioso appoggio di alcune strutture didattiche e aziendali operanti nelle zone di riferimento.
Intanto la macchina organizzativa è in moto per celebrare il de-
Agricoltura e clima,
le “buone pratiche”
Dalla messa a punto di un “Codice di attitudine” del settore irriguo, vale a dire un elenco di
suggerimenti pratici su come ottimizzare l’acqua in agricoltura
all’elaborazione dei dati meteorologici e climatici del Trentino
per contribuire a creare un ”Osservatorio scientifico sui cambiamenti climatici”: una rete tra università, centri di ricerca ed enti
pubblici che dovrà effettuare un
monitoraggio continuo di alcuni
indicatori climatici e promuovere
un’agricoltura sostenibile in grado di adattarsi alle variazioni climatiche in corso.
È, in parte, quanto ha realizzato
l’Istituto Agrario nell’ambito del
progetto Accrete dedicato al rapporto tra agricoltura e cambiamenti climatici, che si è concluso in questi giorni nella città di
Egion, in Grecia. Nell’elenco delle attività realizzate da Iasma in
questo progetto, a cui hanno collaborato i ricercatori Giambattista
Toller, Emanuele Eccel e Silvia
Silvestri, figura anche un meeting organizzato lo scorso anno
in Trentino, la presentazione della rete “ArAquae” dedicata alla
fornitura di dati irrigui in formato
standard e la centrale di tele-riscaldamento a biomasse, in cor-
Corso delle 600 ore, al via
le lezioni per 64 agricoltori
È iniziata all’Istituto Agrario di
San Michele all’Adige la settima
edizione del corso formativo delle 600 ore rivolto ai giovani agricoltori che intendono conseguire
il brevetto di imprenditore agricolo ed ottenere il premio di insediamento per avviare un’azienda agricola. I partecipanti sono
64, tra cui 14 donne, provenienti da tutte le aree rurali della provincia, la metà dei quali sono in
possesso di un diploma di scuola superiore o di laurea.
Accanto all’inaugurazione del
nuovo corso 2007-2009, il 19 novembre si è svolta anche la cerimonia di chiusura dell’edizione
del corso 2005/2007 con consegna degli attestati a 61 imprenditori, tra frutti-viticoltori, allevatori, addetti del settore piccoli frutti
e altre coltivazioni.
All’evento è intervenuto l’assessore Tiziano Mellarini, che ha
sottolineato, da un lato, l’importanza non solo economica, ma
anche sociale e ambientale del
comparto agricolo e, dall’altra,
la vicinanza dell’ente pubblico
ai giovani agricoltori, come testimoniato dai dati sui premi insediamento. “Nel periodo di pro-
grammazione 2000-2006 – ha
spiegato l’assessore – sono stati erogati 16 milioni di euro di
premi insediamento a circa settecento giovani. I premi sono
passati da 4600 euro nel 1987 ai
25 mila euro di oggi, ma con la
prossima programmazione rurale saliranno a 40 mila euro.
Un segnale di attenzione preciso verso i giovani agricoltori arriva pertanto dal nuovo Piano di
Sviluppo Rurale 2007-2013, che
mi auguro venga approvato entro dicembre”.
Il presidente dell’Istituto Agrario, Giovanni Gius, ha invitato i
corsisti a considerare l’Istituto di
San Michele come un punto di
riferimento, una “seconda casa”
dove trovare risposta a domande, dubbi ed esigenze di aggiornamento: “Approfittate di tutte le
iniziative di formazione continua
promosse dal Centro Scolastico ha evidenziato - perché l’Istituto
Agrario può vantare competenze professionali uniche a livello
nazionale”. Alla cerimonia erano
presenti il dirigente del Centro
Scolastico, Marco Dal Rì, il coordinatore della Sezione qualificazione professionale agricola, Michele Covi, l’organizzatore del
corso delle 600 ore, Paolo Dalla
Valle, con il collaboratore Carlo
Micheli, accanto alla consulente
Sarah Facinelli e al rappresentante della commissione del corso,
Marco Giampiccolo.
“SOZOOALP”, nuovo direttivo
È stato nominato recentemente il
nuovo direttivo di “SoZooAlp”, la
Società per lo studio e la valorizzazione dei sistemi zootecnici
alpini nata nel 2000 su iniziativa
di studiosi e tecnici di diverse regioni e province, tra cui Trento
e Bolzano, che ha la propria sede presso l’Istituto Agrario di San
Michele all’Adige.
Tra gli autorevoli esperti del settore zootecnico che rimarranno
in carica fino al 2009, accanto
al presidente Stefano Bovolenta
dell’Università di Udine, è stato
nominato in qualità di segretario
Walter Ventura, docente della formazione professionale dell’Istituto Agrario con un’esperienza più
che ventennale nel settore dell’alpicoltura.
La società conta 120 soci in tutto l’arco alpino e si propone di
diffondere in ambito istituzionale, accademico e mediatico una
migliore consapevolezza dell’importanza delle attività zootecniche esercitate nell’arco alpino,
formulare proposte di carattere tecnico-economico e stimolare studi ed indagini. Il prossimo
appuntamento dell’associazione sarà ad Aosta, nel 2008, per
il convegno “Significato e criteri
di valutazione del benessere animale nei sistemi zootecnici alpini”.
DIRETTIVO SOZOOALP
2007-2009
prof. Stefano Bovolenta Presidente (Università di Udine),
prof. Luca Battaglini (Università di Torino), prof. Michele Corti
(Università di Milano), pof. Giulio Cozzi (Università di Padova),
dott. Emilio Dallagiacoma (Provincia di Bolzano), dott. Fausto
Gusmeroli (Fondazione Fojanini di Sondrio), prof.ssa Silvana
Mattiello (Università di Milano),
dott Lorenzo Noè (agronomo, libero professionista), dott. Renato Paoletti (Ist. CRA di Lodi), p.a.
Walter Ventura Segretario (Istituto Agrario di San Michele all’Adige) e dott.ssa Sonia Venerus (ERSA Friuli Venezia Giulia).
Difesa della vite, ultime conoscenze su malattie ed insetti
Dalle tignole alla muffa grigia,
dai prodotti in sperimentazione contro la peronospora all’ottimizzazione dei trattamenti con il
rame attraverso l’uso del compu-
Terra Trentina
so di realizzazione presso l’Istituto di San Michele.
Nello specifico, lo scopo del progetto era sensibilizzare la popolazione e gli attori del settore
per modificare i comportamenti e promuovere un’agricoltura sostenibile. Co-finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del
programma Interreg IIIB, il progetto ha visto partecipare accanto all’Istituto Agrario, anche la
Provincia di Parma (capofila), la
Regione Basilicata, la Grecia, la
Germania, la Slovenia, la Romania, la Repubblica Ceca, con la
collaborazione del CNR- Ibimet e
l’Ente CRA - Ucea.
41
notizie
ter, dai marciumi radicali al mal
dell’esca per arrivare all’impiego
di prodotti naturali nella lotta all’oidio. Era incentrato sulla vite e
sulla sua difesa l’incontro rivolto ad agricoltori e tecnici, che si
è svolto nei giorni scorsi, presso
l’Aula Magna dell’Istituto Agrario,
intitolato “La difesa della vite: le
ultime conoscenze su malattie e
insetti”.
L’incontro, che aveva lo scopo
appunto di presentare i più recenti prodotti naturali e tecniche
sostenibili per la difesa contro
le principali malattie della vite,
è stata l’occasione per il Centro
SafeCrop dell’Istituto Agrario di
presentare le ultime conoscenze
acquisite nel campo della patologia e della entomologia, attraverso la ricerca di base e applicata,
le attività di sperimentazione e la
collaborazione con il Dipartimento di Protezione della Piante del
Centro Sperimentale ed i tecnici del Centro Assistenza Tecnica
di San Michele. Aperto dal presidente Giovanni Gius e dall’assessore provinciale all’agricoltura,
commercio e turismo della Provincia autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, l’incontro han visto
intervenire il responsabile scien-
tifico di SafeCrop, Cesare Gessler
ed i ricercatori del centro.
SafeCrop, Centro per la ricerca e
lo sviluppo di sistemi per la protezione delle piante a basso impatto sull’ambiente e sulla salute
del consumatore, è stato attivato nel 2003 dalla Provincia autonoma di Trento presso l’Istituto
Agrario di San Michele all’Adige. Per accrescere e sostenere la
conoscenza e la consapevolezza verso l’utilizzo di tecniche a
basso impatto, il Centro ha creato una collana di pubblicazioni, gratuite, sul tema della difesa
delle colture. Con l’uscita degli ultimi due libretti, “Le tignole della vite” e “La muffa grigia
della vite”, si completa la collana
costituita da altri quattro volumi,
“Il mal dell’esca della vite”, “L’oidio della vite”, di cui “I marciumi
radicali della vite” e “La peronospora della vite sono già alla seconda edizione.
Giovani imprenditori
agricoli, tre giornate
di aggiornamento
Dalle sistemazioni idraulico
agrarie alle forme di allevamento in frutticoltura, dalle aree
più vocate per la viticoltura alle
Terra Trentina
brevi
42
•Nell’arco dell’anno la sezione trentina dell’Istituto
Zooprofilattico delle Venezie svolge un ingente lavoro, poco conosciuto dal pubblico e solo in parte dagli allevatori. Nel 2007, informa il dr. Giovanni
Farina responsabile della sezione diagnostica, sono
stati effettuati 200 mila esami sierologici, 25 mila
esami diagnostici su animali allevati a scopo di reddito, 2 mila diagnosi di malattia su animali selvatici
e 20 mila esami biologici su alimenti di origine animale. Il personale dipendente è composto da 9 addetti a tempo indeterminato, 6 a tempo determinato, 4 borsisti e 1 libero professionista.
•La vasca di raccolta delle acque della nuova idrovora di Mattarello è stata completata e in primavera
vi saranno collocate 3 pompe della portata di 2 mila 500 litri al secondo. Il costo preventivato è di 60
mila euro cadauna. L’idrovora entrerà in funzione
nell’autunno del 2008. Servirà per convogliare e far
aziende zootecniche. Coinvolgono diversi settori i temi che
sono stati affrontati nel corso
delle giornate di aggiornamento
professionale organizzate dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, rivolte agli studenti
diplomati della Scuola per imprenditori agricoli.
L’obiettivo dell’iniziativa, che
inaugura la sua prima edizione
ed è promossa dalla Sezione qualificazione professionale agricola
del Centro Scolastico, è favorire
il consolidamento di uno stretto
legame fra i giovani imprenditori agricoli e l’Istituto Agrario e garantire al contempo una risposta
efficace alle esigenze di formazione continua.
È in programma, inoltre, in accordo con il Servizio Promozione
delle attività agricole della Provincia autonoma di Trento, l’esame di idoneità all’uso dei prodotti fitosanitari per i diplomati
tecnici agricoli che hanno frequentato nel corso del quarto anno il modulo di 36 ore finalizzato
a questa attività.
Le giornate di approfondimento professionale sono state curate dagli insegnanti Ferruccio Dalpiaz e Walter Ventura.
defluire nell’Adige le acque di superficie di 20 mila
ettari di territorio sovrastante la città di Trento.
•Le cantine sociali e private aderenti al Consorzio tutela vini del Trentino hanno prodotto quest’anno 1
milione 265 mila 780 bottiglie di vino novello. Nel
2006 il numero di bottiglie è stato di 1 milione 563
mila 126 unità.
•I rappresentanti delle cantine sociali e private che
aderiscono al Consorzio tutela vini del Trentino
convocati il 7 novembre 2007 hanno invitato la dirigenza a portare avanti la disponibilità del consorzio ad occuparsi di controlli amministrativi e di campagna riguardanti i vini a denominazione di origine
controllata riconosciuti in provincia di Trento. La facoltà di esercitare l’attività di controllo è riconosciuta ai consorzi di tutela da un decreto del Ministero
per le politiche agricole.
recensione
FRESCO DI STAMPA!
a cura dell’Ufficio stampa IASMA
La frutticoltura
delle Valli del Noce:
10ª giornata tecnica
a cura di Maria B. Venturelli
Innovazioni nella gestione
delle deiezioni zootecniche:
opportunità, tecnologie,
vincoli
a cura di Angelo Pecile
edita da
Istituto Agrario
di San Michele
all’Adige
San Michele
all’Adige (TN),
2007. - 69 p. : ill.,
tab. ; 24 cm.
Il decennale delle giornate tecniche delle valli del
Noce, i cui atti sono illustrati in questa pubblicazione, ha rappresentato un momento importante
di confronto tecnico e politico testimoniato dall’intervento dell’assessore all’agricoltura, commercio e
turismo della Provincia autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, che ha consentito di fare il punto sulle strategie di intervento, per il mondo frutticolo,
da parte delle istituzioni pubbliche che operano
nel settore agricolo.
La prima tematica affrontata è stata, infatti, l’attuazione delle misure per la lotta obbligatoria contro
il fitoplasma degli “scopazzi” del melo, per poi approfondire nell’ambito delle scelte varietali, la possibilità di coltivazione della Pinova, cultivar di melo adatta agli ambienti di collina. La relazione finale
ha poi affrontato le necessità irrigue delle Valli del
Noce illustrando le caratteristiche del progetto di
studio frutto della collaborazione fra l’Istituto Agrario e l’Università di Trento e le prove sperimentali
in atto in val di Non.
Il volume può essere richiesto tramite un versamento di Euro 10.00, quale contributo spese,
su bollettino di c.c.p. n° 12973384, intestato a
Istituto Agrario di San Michele all’Adige; causale: Atti 10ª Giornata tecnica Cles.
Pubblicazione
edita da
Istituto Agrario
di San Michele
all’Adige
San Michele
all’Adige (TN),
2007. - 87 p.: ill.,
tab. ; 24 cm.
La pubblicazione degli atti relativi all’incontro tecnico che si è svolto presso l’Istituto Agrario di San
Michele all’Adige nel marzo 2006, approfondisce
alcuni importanti questioni riguardanti il settore
delle produzioni foraggere zootecniche lattiero casearie della provincia di Trento.
Gli argomenti trattati sono di attualità e affrontano il tema dello sviluppo sostenibile delle attività
zootecniche in montagna. Le relazioni riportate approfondiscono le tematiche relative al rapporto tra
zootecnia e territorio secondo la normativa nazionale e provinciale, alla valorizzazione agronomica
delle deiezioni zootecniche, ai sistemi e le tecniche
per la gestione dei reflui zootecnici solidi, al trattamento dei reflui zootecnici liquidi con finalità ambientali ed energetiche, ai metodi innovativi per la
distruzione in campo e all’innovazione nel trattamento dei reflui zootecnici.
Il volume può essere richiesto tramite un versamento di Euro 10,00, quale contributo spese,
su bollettino di c.c.p. n° 12973384, intestato a
Istituto Agrario di San Michele all’Adige; causale: Atti gestione deiezioni
Terra Trentina
Pubblicazione
43
Terra Trentina
CIBO E SALUTE
È l’olio extra-vergine
di oliva che ci salverÀ
le arterie?
44
Gli studiosi attenti agli alimenti della millenaria dieta mediterranea hanno provato scientificamente ciò che si era intuito in
Italia, Spagna, Portogallo e Grecia: l’olio extra-vergine di oliva è
in grado di prevenire l’aterosclerosi e di abbassare il colesterolo,
ma solo il colesterolo “ cattivo”,
mentre lascia inalterato quello
“buono”. Doppio effetto positivo!
Il tutto è iniziato negli anni ’50
quando il prof. Keys, incuriosito dal fatto che la mortalità per
infarto nell’Italia del Sud e nelle
isole greche era la più bassa del
mondo, decise di osservare con
attenzione la loro dieta.
E scopri che era una dieta a base di carboidrati, povera di grassi
saturi e che utilizzava come unico condimento l’olio di oliva.
Sulla base di una prima intuizione avviò una gigantesca indagine epidemiologica, i cui risultati hanno confermato che la dieta
seguita dalle popolazioni mediterranee le protegge dalle malattie cardio-vascolari.
Dagli studi effettuati sono emerse altre significative proprietà
dell’olio di oliva. Ad esempio la
capacità di diminuire la viscosità
del sangue favorendone una migliore scorrevolezza e la possibilità di regolare la pressione arteriosa.
Inoltre la ricchezza di sostanze
antiossidanti naturali( polifenoli
e vitamina E) fa sì che l’olio di
oliva resista meglio ai fenomeni di ossidazione che avvengono
nelle cellule rispetto ai grassi degli oli di semi.
La stabilità dell’olio di oliva è
superiore a quella di tutti gli altri
oli vegetali.
Infine è molto digeribile ed assimilabile ed ha un’azione di stimolo sulle secrezioni biliari, per
cui favorisce l’emulsionamento e
l’assorbimento dei grassi.
Attenzione, però, l’olio che ha
tutte queste straordinarie proprietà è quello EXTRA-VERGINE
DI OLIVA.
Anche i grassi dei pesci (omega-3) sono in pool position!
Altri studi hanno rilevato che
gli esquimesi e i giapponesi che
hanno una dieta ricca di grassi
polinsaturi omega-3, ma povera
di grassi saturi, presentano bassi livelli di malattie coronariche,
di colesterolo totale e una ridotta
aggregazione piastrinica.
Tali studi hanno dimostrato
che il consumo di pesce riduce il rischio di malattie cardiache, mentre il consumo di carne
è un fattore di rischio cardiovascolare.
In particolare la dieta dovrebbe
essere ricca di pesci che vivono
nei mari freddi come i salmoni,
gli sgombri e le aringhe (che sono i più ricchi di omega-3), a cui
bisogna aggiungere l’olio di semi
di lino, che contiene anch’esso
una elevata percentuale di omega-3.
C’è un però. Bisogna fare attenzione al fatto che tali acidi grassi
Prof. Carmelo Bruno
già insegnante di chimica
all’ITI “Buonarroti” di Trento
vanno soggetti all’irrancidimento
con formazione di radicali liberi.
Per cui il consumo di oli vegetali freschi e un adeguato apporto
di vitamina E sono misure indispensabili per prevenire tali inconvenienti.
orto&dintorni
IL PANE DI “SAN GIOVANNI”,
LA CARRUBA
Iris Fontanari
poco apprezzato, nelle regioni
meno ricche esso costituisce ancora una discreta risorsa.
La leggenda narra che i suoi
baccelli (“pane di San Giovanni”) siano stati il cibo di Giovanni Battista nel deserto (le famose
“locuste”) ed anche i frutti di cui
si nutrì il figliol prodigo.
La pianta, tipica delle regioni mediterranee, è conosciuta fino dai
tempi antichi e, in origine, venne
diffusa dai Greci. Una volta essa veniva coltivata, oltre che dalle popolazioni del Mediterraneo
orientale, anche da quelle dell’Africa settentrionale e costituiva
un buon alimento sia per gli animali in genere che per l’uomo.
Nei Paesi arabi, dove l’albero
può raggiungere una taglia notevole e una grande longevità (fino a 500 anni di vita), le carrube
continuano ad essere una risor-
sa alimentare di discreta importanza.
In Italia il carrubo è diffuso nel
Sud, soprattutto in Sicilia, Calabria e Puglia, ma si trova anche
in altre località come la Riviera ligure, l’isola d’Elba ecc.
Note botaniche e colturali
Il carrubo (Ceratonia siliqua) è
un albero sempreverde, folto,
molto longevo e dal portamento
maestoso. È originario della Siria
e della Palestina dove può raggiungere anche 20 metri d’altezza.
In Italia ha spesso l’aspetto di un
grande arbusto, alto da 3 a 5 metri, con numerosi rami dotati di
una folta chioma. Tuttavia, anche da noi (Sicilia, Calabria ecc.)
si possono ammirare esemplari
adulti con chioma imponente a
ramificazioni contorte e nodose.
Terra Trentina
La carruba è un delizioso frutto
secco il cui sapore rimane legato
ai ricordi della nostra infanzia, in
particolare al giorno di S. Lucia
quando, appena svegli, la trovavamo sempre sul tavolo accanto
al torrone, ai profumati mandarini e alle immancabili arachidi.
Anche se l’albero del carrubo
non è pianta nota agli abitanti
delle regioni dell’Italia settentrionale, altrettanto non si può dire
dei suoi frutti, ossia di quei baccelli neri e lucidi (le “caròbole”,
nel dialetto trentino) che, almeno una volta nella vita, tutti noi
abbiamo gustato.
Nel nostro Paese esiste purtroppo un pregiudizio nel consumo
domestico di questo frutto, che
viene spesso considerato un alimento povero e perciò destinato soprattutto agli animali. Tuttavia, anche se da noi è ormai
45
Terra Trentina
orto&dintorni
46
Il carrubo presenta tronco tortuoso con corteccia bruna e ruvida; foglie composte, paripennate, coriacee e lucide nella pagina
superiore; fiori raccolti in piccoli
grappoli, di colore verde variegato di rosso; frutti (baccelli) bruno-nerastri, oblunghi, appiattiti,
coriacei, lunghi fino a 25 cm, ripieni di una polpa dolce e carnosa, contenente da 12 a 16 semi,
durissimi, lucidi e piatti.
Una piccola curiosità storica: i semi, detti “carati” (dal nome greco dell’albero, keration), hanno
un peso così costante che anticamente i Greci se ne servivano come unità di misura per l’oro e le
pietre preziose.
Il carrubo predilige le zone di
pianura e di collina ben esposte
al sole. È capace di sfruttare terreni superficiali, calcarei, rocciosi e aridi in cui altre piante non
hanno possibilità di vita.
La propagazione avviene per seme o per innesto e qualche volta
si ricorre pure alla talea. La fruttificazione ha luogo verso il 10°
anno e la produzione massima si
ha dal 30° al 50° anno.
Il legno di questa pianta è duro,
lucido e chiaro, talvolta con venature rosse; viene utilizzato in
ebanisteria per lavori di intarsio.
Proprietà ed utilizzi
Le carrube maturano in autunno
e si raccolgono quando hanno
preso un colore bruno. Contengono molto zucchero (saccarosio), che rappresenta oltre il 50%
del peso secco, ed hanno pertanto un elevato valore energetico. Vengono utilizzate nell’industria alimentare e dolciaria come
sostituto del cioccolato e, per le
proprietà addensanti, pure in gelateria.
Attraverso procedimenti tradizionali è pure possibile produrre alcool.
I frutti sono impiegati pure in
zootecnia per l’alimentazione
del bestiame (cavalli, in particolare).
Molti sono gli usi previsti anche
dalla farmacopea naturale che
sfrutta, in particolare, le ottime
caratteristiche antidiarroiche dei
frutti essiccati. La farina, oltre a
formare la base di vari preparati
contro le enteriti e le diarree dei
bambini, è anche molto efficace
nella cura delle infezioni intestinali in genere. Nelle Regioni meridionali è ancora diffusa l’usanza
di aromatizzare il vino aggiungendovi, prima della fermentazione, un po’ di mosto cotto con
qualche carruba sminuzzata. Il vino che se ne ottiene è un po’ liquoroso con un gusto forte che
ricorda il sapore del frutto.
In alcune regioni del Medio
Oriente, per mezzo di procedimenti tradizionali, si utilizza la
polpa color giallo-miele dei baccelli anche per estrarre composti
concianti per le pelli o per colorare i tessuti.
I semi forniscono una gomma
usata nella fabbricazione della
carta e, come stabilizzatore, nei
prodotti alimentari. Torrefatti e
macinati, sono utili anche per sostituire il caffè.
47
Terra Trentina
Scarica

Terra Tren T in a - Riviste - Provincia autonoma di Trento