1 Terra Trentina PRIMO PIANO 3Nasce il marchio collettivo TrentoDoc 6 Un marchio che interpreta il terroir del Trentino SOMMARIO 7 PROMOZIONE TrentoDoc. Il resto, solo bollicine 9 Incontri Incontro dei corpi forestali delle regioni e province autonome 11 INIZIATIVE Guida alle fattorie didattiche 13 ALPEGGIO/PROGETTI Focolare a completa tenuta dei fumi 17 alpeggio/infestanti Piano di bonifica e di controllo dei pascoli dell’altopiano della Vezzena dall’infestazione di Deschampsia caespitosa 24 difesa/feromoni Insetti del melo e della vite “confusi” dai feromoni 28 MACCHINE AGRICOLE Giornata dimostrativa sulle macchine per la fienagione notizie 12 Fatti previsioni 36 Tecnica flash 37 Scadenze 38 Europa informa 40 Notizie dall’Istituto Agrario 42 Brevi 43 RECENSIONE Fresco di stampa 44 CIBO E SALUTE È l’olio extra-vergine di oliva che ci salverà le arterie? 45 orto&dintorni Terra Trentina Il pane di “San Giovanni”, la carruba 2 TERRA TRENTINA 11/2007 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Mensile di economia e tecnica dell’agricoltura Organo dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento Reg. Trib. Trento n. 41 del 29.8.1955 Direttore responsabile Alberto Faustini Coordinatore tecnico Sergio Ferrari Segreteria di redazione Daniela Poletti Redazione Piazza Dante, 15 38100 TRENTO Tel. 0461.494614-492670 Fax 0461-494615 COMITATO DI DIREZIONE Mauro Fezzi Dipartimento agricoltura e alimentazione Fabrizio Dagostin Servizio aziende agricole e territorio rurale Marta Da Vià Servizio promozione delle attività agricole Alberto Giacomoni Incarico speciale di studio, verifica e attuazione dell’Organismo pagatore regionale Giovanni De Silvestro Servizio promozione delle attività agricole Giuliano Dorigatti Servizio aziende agricole e territorio rurale Romano Masè Dipartimento risorse forestali e montane Michele Pontalti Centro per l’assistenza tecnica – IASMA Silvia Ceschini Ufficio stampa – IASMA Fotocomposizione e stampa Tipografia Editrice Temi s.a.s di Bacchi Riccardo & C. Via Maccani, 108/12 – Trento Il pregiato spumante trentino ottenuto con il metodo classico della rifermentazione in bottiglia partendo quasi esclusivamente da vino base Chardonnay si sposa con il territorio in un progetto di tutela e valorizzazione Londra, che cura gli aspetti relativi a grafica, design e corporate identity aziendale). Il Trento Doc è un prodotto dalle indiscusse potenzialità, ma ancora oggi non viene identificato a colpo sicuro dai consumatori. Da qui la necessità di legare inscindibilmente lo spumante alla sua terra di appartenenza, creando un binomio di grande appetibi- lità. In che modo? Proprio attraverso un logo fortemente identitario, che figurerà sulle etichette delle 25 aziende produttrici di vino base spumante e che ne dovrà costituire lo strumento per promuovere e tutelare la qualità, l’origine e la diffusione. Il marchio collettivo è costituito dalla parola TRENTODOC, scritta sulla facciata principale del- Terra Trentina Legare il territorio ad un prodotto di grande eccellenza qual è lo spumante Trento Doc per creare un brand forte sia sui mercati nazionali sia su quelli internazionali. Ruota attorno a queste finalità il progetto di valorizzazione delle “bollicine” nostrane, che ha portato alla creazione del marchio collettivo TRENTODOC e che vede come attori l’Assessorato all’Agricoltura, Commercio e Turismo della Provincia Autonoma di Trento, la Camera di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura di Trento, la Trentino Spa e due agenzie (la J. Walter Thompson di Milano, che si occupa di pubblicità, e la Studio Minale Tattersfield di Milano- PRIMO PIANO NASCE IL MARCHIO COLLETTIVO TRENTODOC 3 PRIMO PIAN0 la bottiglia in lettere maiuscole (su sfondo bianco o nero) e costituita dall’unione del sostantivo Trento e della sigla Doc. Il logotipo TRENTODOC è stato realizzato con l’intento di comunicare la caratteristica principale del metodo classico, il Rémuage, l’operazione manuale di rotazione delle bottiglie attraverso la quale i sedimenti scendono a contatto con il tappo metallico. Ecco allora che le due “o” contenute nel marchio si presentano costituite da un disegno di fantasia che vuole ricordare appunto tale movimento rotatorio, frutto di dedizione, pazienza e sapienza. Doti che racchiudono ed esprimono appieno l’essenza del pregiato nettare nostrano. Il TRENTODOC metodo classico è il fiore all’occhiello dell’enologia provinciale con oltre 7 milioni di bottiglie sboccate e vendute. I dati relativi al 2006 parlano di un ulteriore incremento della produzione di Trento Doc, arrivata al livello record di 7.511.000 bottiglie stoccate, pari a più del 35% della produzione nazionale. È principalmente con uve Chardonnay che si ottiene il vino base del TRENTODOC, anche se in quantità minore esso può contenere piccole percentuali di Pinot bianco e di Pinot nero. Lo Chardonnay è il vitigno più coltivato sull’intero territorio provinciale: è stato introdotto sul nostro territorio alla fine dell’Ottocento e in questa terra ha trovato le condizioni ideali per esprimersi al meglio. In Trentino il clima è caratterizzato da forti escursioni termiche fra il giorno e la notte, nonché fra l’estate e l’inverno, che permettono all’uva, qui e solo qui, di poter acquistare le caratteristiche organolettiche che si ritengono ottimali per una base spumante di qualità. Terra Trentina I PRODUTTORI DI TRENTODOC 4 ABATE NERO BALTER Az. Agr. ACCADEMIA DEL VINO CADELAGHET Az. Vin. CANTINA ALDENO SOCIETÀ COOPERATIVA AGRARIA RIVA DEL GARDA CANTINA TOBLINO Sponda Trentina, 45 38014 GARDOLO TN T. 0461 246566 – F 0461 247819 [email protected] – www.abatenero.it Via Roma, 13 38045 CIVEZZANO TN T. 0461 859045 – F 0461 858520 [email protected] – www.accademiadelvino.it Via Lutti, 10 38066 RIVA DEL GARDA TN T. 0464 552133 – F 0464 560904 [email protected] – www.agririva.it Via Vallunga II, 24 38068 ROVERETO TN T. 0464 430101 – F 0464 401689 [email protected] – www.balter.it Via Roma, 76 38060 ALDENO TN T. 0461 842511 – F 0461 842655 [email protected] – www.cantina-aldeno.it Via Longa, 1 38070 SARCHE TN T. 0461 564168 – F 0461 561026 [email protected] – www.toblino.it CANTINA MORI COLLI ZUGNA REVÌ Az. Vin. Via del Garda, 35 38065 MORI TN T. 0464 918154 – F 0464 910922 [email protected] www.cantinamoricollizugna.it Via Florida, 10 38060 ALDENO TN T. 0461 84.21.62 – F 0461 84.21.62 [email protected] – www.revispumanti.com CANTINE MONFORT Srl Loc. Navicello, 7 38068 ROVERETO TN T. 0464 43.23.73 – F 0464 48.73.71 [email protected] – www.simoncelli.it Via Carlo Sette 21 38015 LAVIS TN T. 0461 246353 – F 0461 241043 [email protected] – www.cantinemonfort.it CAVIT Srl Via del Ponte, 31 38040 RAVINA TN T. 0461 381711 – F 0461 912700 [email protected] – www.cavit.it CESARINI SFORZA SPUMANTI Via Stella, 9 38040 RAVINA TN T. 0461 382200 – F 0461 382222 [email protected] – www.cesarinisforza.com CONTI WALLENBURG Srl Via Bassano 3 38040 MARTIGNANO TN T. 0461 821513 – F 0461 821513 [email protected] – www.masowallenburg.it SIMONCELLI ARMANDO Az. Agr. VITICOLTORI IN AVIO – ATHESIA VINI Viale Dante, 14 38063 AVIO TN T. 0464 684008 – F 0464 684921 [email protected] – www.cantinaavio.it VIVALLIS Via Valentini, 37 38060 CALLIANO TN T. 0464 498768 – F 0464 835371 [email protected] - www.vivallis.it ZENI ROBERTO Az. Agr. Via Stretta, 2 38010 GRUMO S. MICHELE a/A TN T. 0461 650456 – F 0461 650748 [email protected] - www.zeni.tn.it ENDRIZZI Az. Vin. Loc. Masetto, 2 38010 S. MICHELE a/A TN T. 0461 650129 – F 0461 650043 [email protected] – www.endrizzi.it FERRARI F.LLI LUNELLI Via del Ponte di Ravina, 15 38040 TRENTO T. 0461 972311 – F 0461 913008 [email protected] – www.ferrarispumante.it ISTITUTO AGRARIO DI S. MICHELEa/A Via E. Mach, 1 38010 S. MICHELE a/A TN T. 0461 615252 – F. 0461 615352 [email protected] – www.ismaa.it LETRARI Az. Agr. Via Monte Baldo, 13/15 38068 ROVERETO TN T. 0464 480200 – F 0464 401451 [email protected] – www.letrari.it MADONNA DELLE VITTORIE Az. Agr. Via Linfano, 81 38062 ARCO TN T. 0464 505432 – F 0464 505542 [email protected] www.madonnadellevittorie.it MASO MARTIS Az. Agr. Via dell'Albera, 52 38040 MARTIGNANO TN T. 0461 821057 – F 0461 820394 [email protected] – www.masomartis.it Via Romana, 8 38016 MEZZOCORONA TN T. 0461 605313 – F 0461 605830 [email protected] – www.methius.it MEZZACORONA- ROTARI Via del Teroldego, 1 38016 MEZZOCORONA TN T. 0461 616399 – F 0461 605695 [email protected] – www.gruppomezzacorona.it PISONI Az. Agr. Fraz. Pergolese - Via S. Siro, 7/a 38070 PERGOLESE TN T. 0461 56.41.06 – F 0461 56.31.63 [email protected] – www.pisoni.net Terra Trentina METIUS 5 L’assessore Mellarini: Dedicheremo un Festival al nostro prodotto bandiera PRIMO PIAN0 “Un marchio che interpreta il terroir del Trentino” Terra Trentina di Corrado Zanetti 6 “Un marchio che interpreta il “terroir” del Trentino”. Così l’assessore all’agricoltura, commercio e turismo Tiziano Mellarini ha sintetizzato, in occasione della presentazione a Palazzo Roccabruna di TRENTODOC, il valore e la mission del marchio collettivo che da oggi in poi distinguerà sui mercati nazionale ed estero lo spumante trentino. Mellarini, che alla presentazione del marchio e della campagna pubblicitaria ha portato anche la soddisfazione del presidente Lorenzo Dellai per il raggiunto accordo tra le case spumantistiche trentine, saluta con grande favore il lancio di TRENTODOC. “Ci sono voluti tre anni e mezzo – afferma l’assessore – ma il percorso compiuto con la condivisione, fin dall’inizio, dei viticoltori, apre oggi una nuova stagione. Il marchio conferisce un valore aggiunto al lavoro dei viticoltori. Il Trentino aveva la necessità di individuare un marchio fortemente identificativo e identitario del proprio territorio e non poteva trovarlo che nello spumante, il prodotto d’eccellenza che più di ogni altro può incarnare il ruolo di “ambasciatore” del nostro territorio”. Spumante a parte, i vini del Trentino scontano però nei confronti dell’Alto Adige minori attestazioni d’eccellenza nelle guide. Non siamo secondi a nessuno. Per quanto riguarda lo spumante siamo, anzi, gli attori primari, superando gli amici altoatesini. Il grande successo che sta avendo l’agricoltura trentina, per altro, è testimoniato e decretato da altri critici, che guardano con crescente interesse e considerazione ai nostri prodotti. Per sostenere TRENTODOC la Provincia ha investito notevoli risorse. Sono risorse ben destinate e ben spese: l’investimento per TRENTODOC testimonia la volontà di impiegare le risorse dell’autonomia per obiettivi sempre più alti. La Provincia si è accollata la spesa perché si è ritenuto che lo spumante sarà, oggi e domani, l’emblema dell’agricoltura trentina, senza nulla togliere agli altri prodotti che qualificano il nostro territorio. È il valore aggiunto della competitività del turismo trentino, quanto la nostra terra sa dare. Non si tratta dunque di risorse buttate al vento, come ente pubblico abbiamo il dovere di sostenere tutto questo. Con oltre 7,5 milioni di bottiglie, lo spumante trentino copre già oggi il 35 per cento della produzione nazionale. E’ sufficiente? I risultati raggiunti sono di assoluta importanza ma non dobbiamo fermarci qui. Il nuovo marchio collettivo dello spumante trentino è il viatico per raggiungere altre mete, ora spetta solo a noi aumentare la produzione sfruttando appieno la vocazionalità del nostro territorio. È un obiettivo al quale dobbiamo lavorare con convinzione. La campagna promozionale è stata avviata. Quali eventi, in particolare, vedranno protagonista il TRENTODOC? Accanto alla campagna pubblicitaria contrassegnata dallo slogan “TRENTODOC. Il resto, solo bollicine”, saranno sponsorizzati eventi di prestigio ad alta rilevanza mediatica, sarà curata la presenza alle più importanti fiere nazionali ed europee di settore e saranno proposti pacchetti turistici-enogastronomici per weekend dedicati al TRENTODOC. Ho anche proposto alla Camera di commercio di organizzare, in una località turistica d’eccellenza, un Festival degli spumanti trentini. Vocazionalità, elevazione, contrasto La strategia di comunicazione, che vedrà coinvolti su versanti diversi ma complementari produttori e istituzioni, mira ad enfatizzare alcuni nuclei tematici riconosciuti come punti di forza dello spumante Trentodoc Paolo Milani Palazzo Roccabruna – C.C.I.A.A. di Trento za rappresentativa di un marchio, questo patrimonio di valori diventa un vantaggio strategico in grado di generare effetti di rassicurazione, fidelizzazione, motivazione e coinvolgimento nel consumatore, nel turista o nel potenziale investitore. Partendo da queste considerazioni, nel corso del 2007 la Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Trento, la Provincia autonoma di Trento e Trentino spa, insieme ai rappresentanti del Consorzio di tutela vini del Trentino, dell’Istituto Trento metodo classico e ad alcuni produttori, hanno costituito un gruppo di lavoro dedicato all’elaborazione di un progetto di valorizzazione dello spumante Trento D.O.C. metodo classico, vero e proprio fiore all’occhiello della nostra vitivinicoltura, che con oltre 7 milioni di bottiglie all’anno pone la nostra provincia ai vertici nazionali nella produzione di spumante classico (oltre il 35% del totale). La finalità che l’ente pubblico si propone, associare definitivamente le bolli- Terra Trentina Nello scenario economico attuale l’accresciuta mobilità di prodotti, capitali e persone, unita al costante sviluppo della tecnologia e delle telecomunicazioni, ha rapidamente trasformato la sfida internazionale tra imprese e Stati in una competizione di carattere anche territoriale. Tale confronto assume oggi proporzioni estese. È ormai comunemente accettata l’idea che la competitività di un sistema produttivo, regionale o locale che sia, si giochi non solo sulla qualità intrinseca delle risorse imprenditoriali e umane, sulla qualità ed innovatività delle organizzazioni e delle imprese, ma anche sulla forza attrattiva del contesto territoriale. Un aspetto questo che dipende sia dagli investimenti materiali (prodotti, strutture ricettive, reti distributive, servizi, infrastrutture etc.) sia dall’insieme delle variabili che costituiscono il cosiddetto capitale immateriale: l’identità, l’immagine, i valori associati al territorio. Restando sul piano dell’offerta turistico-enogastronomica – che è quello che qui ci interessa – la competitività di un’area geografica consiste, in sintesi, nella capacità di trasformare le risorse distintive (gli elementi identitari) in fattori di richiamo (valori) attraverso un’azione di comunicazione mirata (creazione dell’immagine). In ciò trova espressione quel processo di differenziazione, che sottraendo il territorio al rischio dell’anonimato, assicura riconoscibilità e produce attrattività. Efficacemente concentrato nell’eviden- promozione TRENTODOC. IL RESTO, solo BOLLICINE 7 Terra Trentina promozione 8 cine trentine al territorio attraverso un brand distintivo, ha trovato una prima concreta realizzazione nella definizione di un marchio collettivo, chiamato a conferire allo spumante trentino quella notorietà che finora è stata appannaggio solo di poche aziende. Punto di partenza nel percorso di rilancio del prodotto, il marchio è costituito dalla parola TRENTODOC che fonde in un unico elemento lessicale le due componenti della denominazione di origine (Trento – D.O.C.), con le due “o” rappresentate da un disegno di fantasia che vuole ricordare il movimento rotatorio del rémuage, simbolo della dedizione, della pazienza e della cura necessarie alla produzione di un vino raffinato ed esclusivo qual è lo spumante metodo classico. La strategia di comunicazione – che vedrà coinvolti su versanti diversi, ma complementari produttori e istituzioni – mira ad enfatizzare alcuni nuclei tematici riconosciuti come punti di forza del prodotto trentino. Recenti indagini di marketing hanno infatti mostrato come i valori associati al Trento D.O.C. si possano riassumere essenzialmente in tre concetti che legano le caratteristiche del prodotto con quelle del territorio: “la vocazionalità”, intesa come sintesi di tradizione e ambiente, come particolare propensione di un’area geografica per una particolare produzione,”l’elevazione” , cioè l’effetto positivo di un’esperienza gratificante ed arricchente, capace di regalare emozioni uniche e straordinarie, e “il contrasto”, ovvero la tensione dinamica, l’energia che si scatena nell’opposizione fra la frizzante esplosione delle bollicine e la struttura morbida e vellutata del vino. Punto di incontro fra ambiente e prodotto, questi valori richiedono di essere declinati in modo efficace e convincente per procurare al marchio quella visibilità in termini territoriali che da anni attende. Così dalla valorizzazione del vino si arriva dritti alla conoscenza ed alla promozione dell’area geografica che lo esprime. La strada per il rafforzamento di tale binomio passa necessariamente attraverso un’azione di comunicazione integrata che in una prima fase punta soprattutto sulla carta stampata, sui siti internet, sui punti vendita e sui luoghi di consumo, onde garantire al nuovo brand un posizionamento elevato attraverso un’immagine che faccia leva sui caratteri di distintività, di prestigio, di riconoscimento sociale. Ecco allora che lo slogan “TRENTODOC. Il resto, solo bollicine”, a partire da dicembre comparirà sui quotidiani a più ampia diffusione nazionale come “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera”, “Il Sole 24 Ore” e “Il Giornale”, sulle riviste più autorevoli e sui siti più cliccati. La comunicazione si rivolgerà ad un target che è stato individuato in un consumatore desideroso di distinguersi attraverso scelte di carattere, ispirate ad eleganza e sobrietà e come tali finalmente libere di trovare un’alternativa al “solito” champagne, un consumatore che cerca il valore della provenienza e la qualità della produzione, che non è necessariamente un intenditore, ma è animato da interesse e curiosità per le nuove mode e tendenze del gusto. Il quadro sarà completato da attività informative e di supporto come le degustazioni organizzate all’interno dei punti vendita della grande distribuzione e delle enoteche italiane, dalla presenza dello spumante in programmi radiotelevisivi, dalla sponsorizzazione di eventi di prestigio ad ampia rilevanza mediatica, dalla proposta di seminari e punti di degustazione presso le più importanti fiere a livello nazionale ed europeo (Vinitaly e Prowein), nonchè da pacchetti turistico-enogastronomici per weekend dedicati al TRENTODOC. Non mancherà in ambito cittadino – ma con manifestazioni che ambiranno ad avere una risonanza a livello nazionale – l’impegno di Palazzo Roccabruna, sede dell’Enoteca provinciale del Trentino, che si proporrà come vetrina esclusiva delle bollicine, capace di coniugare concretamente nell’eleganza e nella raffinatezza dei suoi ambienti, nell’attenzione al territorio delle sue iniziative, nell’originalità delle sue esposizioni, i valori più alti che il marchio TRENTODOC intende esprimere. Tante ragioni quindi per brindare al nuovo anno con bollicine rigorosamente trentine. Si è svolto a Trento dal 24 al 25 ottobre 2007 L’incontro aveva lo scopo di effettuare uno scambio di esperienze tra operatori di diverse realtà territoriali, mettere a confronto luci ed ombre del lavoro quotidiano ed affrontare in maniera congiunta problematiche comuni Emilio Brotto Dipartimento Risorse Forestali e Montane Autonoma Valle d’Aosta, del Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Bolzano e del Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Trento. L’obiettivo dell’incontro era quello di favorire una conoscenza diretta e uno scambio di esperienze tra i Corpi forestali delle realtà autonome, rispetto all’organizzazio- Terra Trentina Il 24 e 25 ottobre 2007 si è svolto il primo incontro tra i Corpi forestali delle Regioni e Province autonome, promosso ed organizzato dalla Provincia autonoma di Trento. All’incontro, che ha riscosso notevole interesse, hanno partecipato tutte le delegazioni dei Corpi forestali delle Regioni e Province autonome: erano infatti presenti i Comandanti e delle rappresentanze del Corpo Forestale Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna, del Corpo Forestale della Regione Siciliana, del Corpo Forestale della Regione incontri INCONTRO DEI CORPI FORESTALI DELLE REGIONI E PROVINCE AUTONOME 9 Terra Trentina incontri ne e alle funzioni svolte nei territori di competenza, e di mettere in luce anche eventuali problematiche e criticità. Con l’auspicio, favorevolmente e unanimemente accolto, di avviare una proficua collaborazione futura. I lavori hanno avuto inizio la sera del 24 ottobre, dopo che tutte le delegazioni hanno raggiunto Trento, con una cena di presentazione svoltasi nella “Sala del Capitolo” dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, alla presenza del Presidente della Provincia autonoma dei Trento, Lorenzo Dellai, che, assieme al dott. Romano Masè, Dirigente generale del Dipartimento Risorse Forestali e Montane e Comandante del Corpo Forestale Provinciale e ai Dirigenti delle Strutture forestali, ha accolto le delegazioni. Il Presidente ha sottolineato il forte legame dei Corpi forestali con le popolazioni e i territori in cui esercitano le proprie funzioni, all’insegna di una piena autonomia istituzionale, profondamente radicata nella storia. Le attività sono proseguite il giorno seguente al Centro vivaistico del Casteller, a San Rocco di Villazzano. La prima parte 10 dell’incontro, in cui è stato presente l’Assessore all’Agricoltura, Commercio e Turismo della Provincia Autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, si è concentrata sull’illustrazione degli assetti organizzativi e funzionali e delle criticità di ciascuna organizzazione. L’Assessore Mellarini ha ricordato lo scopo dell’incontro, ovvero effettuare uno scambio di esperienze tra i Corpi forestali delle realtà autonome allo scopo di mettere a confronto luci ed ombre del lavoro quotidianamente svolto nei territori di competenza e con l’auspicio che si possano affrontare in maniera congiunta problematiche comuni. Il riferimento è ad esempio al tema della valorizzazione della filiera foresta legno e più in generale della conservazione coniugata allo sviluppo socio economico dei territori forestali e montani. L’Assessore ha sottolineato, in particolare, l’importanza che la risposta dei forestali alle necessità di tutela del territorio si basi soprattutto sulla prevenzione e sul supporto agli utenti, intesi come operatori del settore ma anche cittadini in senso lato. La seconda parte dell’incontro è stata incentrata sul dibattito e sull’analisi di alcune questioni fondamentali emerse dalla discussione, con particolare riferimento ai modelli organizzativi e funzionali adottati nelle diverse realtà territoriali. La terza ed ultima parte è stata dedicata all’approfondimento delle tematiche, alla programmazione dell’attività futura e alla conclusione dei lavori. Le rappresentanze hanno considerato positivo questo primo incontro tra i Corpi forestali e hanno unanimemente manifestato l’intenzione di proseguire questa conoscenza e collaborazione reciproca, come best practice da rinnovare periodicamente, anche su specifiche tematiche da trattare congiuntamente. Può essere richiesta al Dipartimento agricoltura e alimentazione Giovanni De Silvestro Servizio promozione delle attività agricole – PAT Le fattorie didattiche (sono attualmente una trentina) si prefiggono l’obiettivo di avvicinare adulti e giovani di varia età scolare alla vita vissuta di una azienda agricola e ai prodotti che essa offre mente una trentina, si prefiggono l’obiettivo di avvicinare l’agricoltore con la sua azienda agricola ed i relativi prodotti ad un pubblico di adulti e bambini, particolarmente interessato a scoprire e toccare con mano il vivere e l’agire quotidiano di un contadino nella sua realtà, espletando, di fatto, quel ruolo di salvaguardia dell’ambiente e di conservazione delle tradizioni rurali oggi quanto mai necessario. Esse sono espressione della multifunzionalità aziendale e rientrano a pieno titolo tra le attività ricreative culturali e didattiche definite dalla Legge Provinciale n° 10 del 19 dicembre 2001. Partendo dalla consapevolezza che nella società attuale il rapporto con la natura e con le fonti del cibo è sempre più mediato dagli organi di informazione e manipolato dalla pubblicità, con l’effetto di produrre preoccupanti distorsioni nell’immagine e nella conoscenza dell’agricoltura, la fattoria didattica diventa un efficace strumento di promozione dei valori legati all’ambiente, ad una alimentazione sana e consapevole, all’agricoltura ed allo spazio rurale. Una visita alla fattoria didattica trentina rappresenta, comunque, un’occasione per un contatto caldo e diretto con gli animali, le piante, gli spazi aperti, i mestieri degli agricoltori ed il mondo delle tradizioni rurali dense di emozioni, per un viaggio alla scoperta della vita nel mondo contadino. Vi è l’opportunità di un contatto diretto con uno Terra Trentina In occasione della fiera “Fa’ la cosa giusta” svoltasi a Trento dal 2 al 4 novembre 2007 è stata messa in distribuzione una nuova pubblicazione intitolata “La guida delle fattorie didattiche in Trentino”. Essa nasce dall’esigenza di fornire all’utenza interessata un’unica ed esauriente illustrazione di tutte le fattorie didattiche autorizzate. Questa pubblicazione è stata voluta con forza dall’Assessore Tiziano Mellarini quale frutto della collaborazione tra il Dipartimento Agricoltura e Alimentazione, la Trentino S.p.A. e l’Associazione Agriturismo Trentino, che annovera tra i propri iscritti pressoché la totalità delle fattorie didattiche, molte delle quali offrono anche servizi di ristorazione e pernottamento. Le fattorie didattiche sono attual- iniziative LA GUIDA DELLE FATTORIE DIDATTICHE 11 iniziative ne tutti i settori che riguardano la produzione agroalimentare. straordinario laboratorio naturale a disposizione di tutti, per la piena riuscita di un apprendimento in tempo reale, di un gran numero di azioni e procedimenti considerati, spesso, solo in modo virtuale. I percorsi didattici offerti da queste aziende agricole sono molteplici e prendono in considerazio- La guida assolve, quindi, alla sempre maggiore richiesta di una precisa e completa informazione di questo prodotto, che tanto interessa sia il comparto della scuola, sia l’utenza turistica, che avvertono sempre di più il bisogno di un contatto diretto con la natura e con chi ha, come l’agricoltore, con essa una vitale e basilare sintonia. Sempre di più si sente, infatti, il bisogno di una sinergia tra produttore e consumatore, tra utente ed operatore per meglio conoscere e quindi apprezzare quanto la natura ci può, se ben rispettata e gestita, offrire con continuità. In questo contesto gli operatori delle fattorie didattiche trentine, avvalendosi della collaborazio- ne dell’Associazione Agriturismo Trentino ed il supporto del Dipartimento Agricoltura e Alimentazione avvieranno a breve una robusta iniziativa di marketing nei confronti delle Scuole e verso le singole A.P.T. di zona per far conoscere questo specifico “prodotto”, la stessa Trentino S.p.A. provvederà a promuoverlo in alcune fiere mirate, già in programma. A completare il programma di massima diffusione della conoscenza di questa ulteriore opportunità, quanto prima, sarà organizzata una domenica a “Fattorie didattiche aperte” L’opuscolo può essere scaricato dal sito dell’Associazione Agriturismo Trentino (www.agriturismotrentino.com), o richiesto alla Trentino S.p.A. o al Dipartimento Agricoltura e Alimentazione. FATTI/PREVISIONI Terra Trentina •Dai 28 ettari di terreno seminati a mais varietà Spin in Alta e Bassa Valsugana sono stati raccolti 1.000 quintali di granella. L’essiccazione è stata fatta in un magazzino attrezzato messo a disposizione dalla Fondazione de Bellat nell’azienda Spagolle di Borgo Valsugana. La granella sarà portata a lotti di 30 quintali al mulino Agostini di Caldonazzo. L’associazione per la tutela e la valorizzazione della farina della Valsugana intende ampliare nel 2008 la superficie coltivata. 12 •L’assemblea dei delegati di zona del CODIPRA ha approvato il programma di attività assicurativa proposto dalla dirigenza per il 2008. E’ stata confermata la soglia del 30% di danno che per contratto non viene indennizzata dalle compagnie di assicurazione. La priorità sarà data come lo scorso anno alle polizze innovative di tipo multirischio e pluririschio che godono di un contributo statale che può arrivare all’80%. Dal programma rimangono quindi escluse le polizze monorischio per danno da gelo o da grandine. •Entro il mese di dicembre 2007 il Consorzio Atesino di bonifica consegnerà alla Provincia autonoma di Trento e più precisamente all’Uffi- cio vigilanza strutture fondiarie il nuovo piano di classifica del territorio di competenza. Il lavoro affidato ad una ditta esterna ha comportato l’aggiornamento dei coefficienti di beneficio attribuiti a 30 mila particelle fondiarie che fanno capo a 10 mila proprietari pubblici e privati. La quota da pagare è proporzionata al beneficio che ogni particella ricava dal funzionamento delle opere di bonifica. L’ultimo aggiornamento è stato fatto nel 1970. Il primo nel 1930, anno di costituzione del Consorzio. •Coltivare fragole fuori suolo, cioè in vasche sopraelevate e sotto copertura di materiale plastico comporta un costo di produzione compreso tra 3,1 e 3,3 euro a kg. Il mercato non è più in grado di pagare le fragole a un prezzo superiore a 3 euro a kg., perché si può rifornire fuori dall’Italia pagandole 2 euro a kg. Per garantire al produttore un margine di guadagno remunerativo, è necessario tornare alla coltivazione su terreno pacciamato che comporta un costo di produzione di 1,6-1,8 euro a kg. L’idea è stata lanciata al direttivo della cooperativa ALPEFRUTTA di Pergine Valsugana dal presidente Marcello Beozzo. alpeggio/progetti Realizzato nella casera di Malga Lodranega (Bondo, Val del Chiese) FOCOLARE A COMPLETA TENUTA DEI FUMI La descrizione di un progetto realizzato su una malga del Trentino Occidentale per eliminare i fumi prodotti dall’antico focolare del locale di lavorazione del latte dimostra che il problema si risolve coniugando esperienza e innovazione, coinvolgendo nelle scelte costruttive anche il casaro Gilio Ghezzi Servizio aziende agricole e territorio rurale/PAT Terra Trentina Chi ha vissuto l’esperienza di una visita nelle malghe non ancora ammodernate ha potuto constatare come le condizioni di vita siano vicine a quelle dei nostri avi: scarsa l’igiene, sconosciute le comodità assicurate dalle moderne tecnologie; alto il rischio di stress e di incidentalità tra il bestiame, proprio come se il tempo si fosse fermato all’arrivo della luce a 125 volt, quando non ancora al lume a petrolio. Il lettore, non av- Malga Lodranega di Bondo 13 Terra Trentina alpeggio/progetti 14 vezzo alla realtà dell’allevamento, si chiederà come sia possibile l’insorgere di una condizione di stress tra gli animali e perché rivesta una sempre maggiore importanza nella gestione della stalla. Ebbene sì, non solo è possibile ma è più diffuso di quanto non si pensi! Studi condotti da specialisti del settore hanno evidenziato come lo stress delle bovine sia fonte di malattie psicosomatiche e di alterate produzioni di carne e di latte, tanto in termini di qualità quanto in termini di quantità. Tra le più frequenti cause di stress vanno annoverate: conflitti all’interno della mandria; insufficiente disponibilità di punti per l’abbeverata ovvero concentrazione degli abbeveratoi in punti a transito obbligato, a mo’ di forche caudine; fenomeni di bullismo imposti dalle bovine più forti; insicurezza nei movimenti generata da spazi angusti e da pavimentazioni sdrucciolevoli. Se si considera che il sessanta per cento del fabbisogno di acqua é assunto dalle mucche in lattazione subito dopo la mungitura, é intuitiva l’importanza di disporre di abbeveratoi in numero sufficiente ed in posizione facilmente raggiungibile dalla totalità degli animali, in condizioni di sicurezza e tranquillità. Ogni allevatore sa che in una stalla tranquilla le probabilità di una buona annata sono decisamente più alte. Ecco, allora, che si affrontano investimenti consistenti per ammodernare le stalle di fondovalle; si modifica la tipologia delle stalle e si introduce una serie di accorgimenti atti a migliorare la vita degli animali e, a cascata, il loro rendimento. E in malga? Sembra forse logico abituare le giovenche ad una stalla spaziosa, luminosa ed arieggiata, magari anche alla sala di mungitura, e poi, per tre mesi, costringerle ad adattarsi a stalle buie, dal soffitto basso, con il pavimento spesso sconnesso dove l’equilibrio é precario? É quindi Foto 1: panoramica casera di facile comprensione l’importanza attribuita dalle Amministrazioni pubbliche alle logiche di valorizzazione del patrimonio edilizio montano. Di più, in aggiunta, diremo che tutte le iniziative di recupero oggetto di pubblica contribuzione (FEOGA e PAT) sono da inquadrarsi nel rispetto degli obiettivi specifici dell’azione 6.2.2 del Piano di Sviluppo Rurale, denominata “conservazione delle superfici a pascolo mediante l’alpeggio del bestiame”, in quanto la finalità essenziale è quella di mantenere inalterato l’ecosistema per la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, nonché preservare il patrimonio di storia e tradizioni nel quale affondano le radici della cultura della montagna. In siffatto contesto, anche Malga Lodranega di Bondo, nelle Giudicarie, pur essendo stata oggetto di cure continue e di interventi manutentivi negli anni novanta, abbisognava di essere adeguata alla vigente normativa in materia di igiene e sanità, sia sul versante delle condizioni di mungitura, lavorazione del latte e stagionatura dei formaggi, sia su quello delle condi- zioni di vita del personale di malga e del bestiame. Geograficamente parlando, è ubicata sulla sinistra idrografica del torrente Arnò, in Val di Breguzzo, a quota m 1.657 s.l.m. ed é proprietà del Comune di Bondo. Vi si accede percorrendo una comoda strada, in gran parte asfaltata, perché interessa i molti masi sparsi sul fianco della montagna. Tradizionalmente é monticata da giugno ad agosto con, tra l’altro, un consistente numero di vacche da latte. Già nel periodo di dominio dell’Imperial Regio Governo Austriaco, gran parte delle malghe trentine comprese tra i 632 ed i 2844 m s.l.m. tradizionalmente producevano formaggi grassi, semigrassi e magri oltre a burro e ricotta. Lodranega, come documentato all’Ufficio Tavolare di Tione di Trento, é stata oggetto di permuta fin dal 25 ottobre 1891, quindi é presumibile che abbia fatto parte del novero delle malghe dove si producevano formaggi. Il compendio, identificato alla p.f. 2730 di circa ha 70 (pascolo), pp.edd. 350 (casina) e 352 (stallone) in C.C. Bondo, è caratterizzato da natura di terre di uso ci- Foto 2: fuoco casera una più agevole manualità nell’impasto e raccolta della massa cagliata. Il focolare tradizionale, aperto sul davanti, è sempre stato fonte di eccessivo riscaldamento, quando non di scottature, a danno delle gambe del casaro. La foto 1 ci mostra una panoramica del locale della casina deputato alla lavorazione del latte (casèra) con il paiolo in rame (caldèra) utilizzato per la cottura del latte, e dopo, per la cagliatura del formaggio. La struttura del focolare prevede una parte fissa in muratura refrattaria, una mobile in acciaio (portellone) ed un sostegno verticale, sempre in acciaio, per il movimento della caldera. A ridosso della parete di fondo è ricavata la canna fumaria, che arriva fino a terra, corredata da una “camicia” detta lupa con funzione Foto 3: cigàm di camino di tiraggio (foto 2). È consigliabile dotare la bocca della lupa di un diaframma, manovrabile dall’esterno, per una minore dispersione di calore e per il giusto tiraggio. La medesima foto 2 mostra un legno posizionato alla base della lupa per ridurre il tiraggio. Il dimensionamento della canna fumaria va proporzionato all’altezza: per brevi tratti deve avere un diametro maggiore rispetto a quello per lunghi tratti. Il camino è bene che sporga oltre il colmo del tetto; la dispersione del fumo deve essere ottimale per evitare il ribollire del medesimo all’interno della canna fumaria, con conseguente fuoriuscita nella casera. Il portellone, in acciaio o ghisa, è incernierato sulla sinistra e bloccato a destra per mezzo di un adeguato chiavi- Terra Trentina vico, ai sensi e per gli effetti della Legge 16 giugno 1927 num. 1766 e della Legge provinciale 14 giugno 2005 num. 6. Il progetto, a cura del geom. Sergio Oradini di Bondo è stato suddiviso in due distinti interventi. Il primo si è concretizzato nel recupero della casina. Esso, pur mantenendo l’originale conformazione della struttura, ha felicemente coniugato le esigenze di confort per il malgaro (vachèr) a quelle di comodità ed igiene per il casaro. Nel secondo intervento a carico dello stallone e dell’andito, oltre a predisporre una moderna attrezzatura per la mungitura in condizioni igieniche, si è pensato anche al bestiame. Il progetto ha dovuto tener conto altresì della circostanza che in materia di approvvigionamento di acqua a scopi alimentari, di messa a norma delle casere e di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti, è competenza della proprietà accertarsi che sia osservato il combinato disposto del Decreto del Presidente della Giunta Provinciale di Trento 26 gennaio 1987 numero 1/41/legisl. “approvazione del T.U.L.P. in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti” e della Deliberazione della Giunta Provinciale di Trento 08 giugno 2001 numero 1414 “direttiva per la messa a norma delle casere annesse alle malghe e adibite alla trasformazione del latte prodotto”, così come modificata ed integrata dalla D.G.P. 05 maggio 2006 num. 868. Alla luce dell’esperienza maturata presso altre realtà, sentito il parere di maestranze esperte nella costruzione delle canne fumarie e, non ultimo, del casaro, nella casina è stato realizzato un focolare a completa tenuta dei fumi. Proprio l’esperienza del casaro ha significato l’importanza della forma della caldera, che deve essere tronco conica e con il fondo bombato, per una maggiore distribuzione della fiamma sui lati ed 15 alpeggio/progetti con la struttura muraria, l’altro con il portellone. È consigliabile ancorare i due semicerchi mediante tasselli “fisher” in modo da poterli sostituire in caso di necessità, magari perché sono cambiate le dimensioni della caldera. Ai due lati del portellone sono state messe due alette per conferire la necessaria sfericità. Dette alette sono incernierate ed in grado di essere sollevate per facilitare il movimento della caldera. A circa due terzi della sua altezza, la caldera si appoggia agli anelli (disegno 2). Quando il latte ha raggiunto la temperatura desiderata ed è venuto il momento di aggiungere il caglio, si apre il portellone, si sollevano le due alette laterali e la caldera esce dal fuoco ruotando con il becco d’oca. Poi si chiude il portellone e si copre con un coperchio di adeguate dimensioni. Qualora si volesse utilizzare il fuoco per riscaldare l’acqua, basta dotarsi di più anelli con diametro digradante. Tutto l’ambiente dedicato alla lavorazione del latte, è ovvio, va pavimentato e piastrellato con ceramica; i muri verniciati con tinte antimuffa lavabili. I disegni 1 e 2, concessi dalla cortesia del geom. Sergio Oradini, che si ringrazia, illustrano nel dettaglio la sezione e la pianta della caldera. Se il lettore avrà interesse per mag- giori dettagli e chiarimenti, potrà rivolgersi al Comune di Bondo ovvero al geom. Oradini Sergio con studio in Bondo. Il Servizio aziende agricole e territorio rurale della PAT, Ufficio tecnico e per l’agricoltura di montagna (0461 495915) e gli Uffici agricoli periferici, mettono a disposizione sia le fotografie di malga Lodranega e sia i disegni 1 e 2 (tutto in formato jpg). Una breve menzione merita anche la sistemazione dello stallone. È lapalissiano che l’igiene nella lavorazione del latte, non può che essere il continuum della cura e dell’igiene messe in atto al momento della mungitura. È pur vero che in malga le giovenche vivono all’aperto, riservando lo stallone al ricovero dalle intemperie ed alla mungitura; tuttavia, essendo indispensabile pulire le mammelle ed evitare che lo sporco vada a contaminare il latte, bisogna che l’ambiente sia areato e luminoso e che la pavimentazione sia tale da consentire un comodo, quanto completo, asporto delle deiezioni. L’attuale tendenza è di dotare lo stallone di una sala mungitura oppure di un lattodotto, inteso come tubo che porta il latte dal gruppo mungitura al serbatoio di raccolta. In questo senso si è mossa anche l’Amministrazione civica di Bondo. Terra Trentina stello. Al centro ed in basso, è ricavato uno sportello, grigliato, per l’alimentazione del fuoco e la presa d’aria. La chiusura del portellone è studiata per garantire la completa tenuta stagna. Le cerniere ne permettono la completa apertura per facilitare il movimento in entrata ed uscita della caldera. Durante la cottura del latte la caldera è mantenuta in posizione dal sostegno detto “becco d’oca” (cigàgn) costituito da un palo verticale in acciaio, ancorato al soffitto ed alla spalla di destra della casera ed in grado di ruotare in senso orizzontale, e da un braccio ortogonale provvisto di un gancio regolabile in altezza (foto 3). È stato sufficiente mettere una barra provvista del gancio ad una estremità, di una serie regolare di buchi ed un fermo al capo opposto. La barra è fissata al braccio ortogonale del becco d’oca mediante una cravatta ad “U“ attraversata in senso radiale da un perno. Inserendo la barra nella cravatta, è sufficiente regolarne l’altezza e far coincidere il buco più idoneo con quello della cravatta. Il perno assicura barra e cravatta in modo solidale. Per alloggiare la caldera in modo che il fumo non fuoriesca nell’ambiente, si è pensato agli anelli della cucina economica. L’anello è diviso a metà: un semicerchio è solidale 16 Disegno 1 Disegno 2 alpeggio/infestanti Piano di bonifica e di controllo dei pascoli dell’Altopiano della Vezzena dall’infestazione di Deschampsia caespitosa Matteo Dainese e Angelo Pecile Istituto Agrario di San Michele all’Adige – Centro Assistenza Tecnica Ufficio Zootecnia e Produzioni Foraggere Michele Scotton Università degli Studi di Padova Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali Gianernesto Feltrin Libero professionista Terra Trentina L’altopiano delle Vezzene (foto 1 e 2) collocato nella parte sudorientale della provincia di Trento ad una altitudine compresa tra i 1300 e i 1500 m s.l.m., è caratterizzato dalla presenza di ampie zone pascolive circondate da rigogliose superfici boscate. La superficie di proprietà del Comune di Levico comprende oltre 500 ha sui quali sono insediate 10 malghe. Un aspetto che accomuna i pascoli e le malghe dell’Altopiano è sicuramente rappresentato dalla diffusione, sia pure diversificata quantitativamente, di una specie erbacea infestante: la Deschampsia caespitosa (foto 3). Il problema determinato da questa infestante non è certamente recente ed è stato inoltre oggetto, in anni passati, di ripetuti tentativi di intervento che, per svariati motivi, non hanno portato ad una risoluzione della situazione. Le ripercussioni negative della diffusione di D. caespitosa hanno indotto il Comune di Levico ad incaricare l’Istituto Agrario di analizzare la situazione e definire, malga per malga, criteri, metodi e costi di miglioramento dei pascoli. Questa iniziativa dell’amministrazione comunale di Levico è sicuramente da sottolineare in quanto, mentre risulta frequente l’interessamento dei comuni proprietari per la ristrutturazione e l’adeguamento degli Vista dei pascoli dell’Altopiano della Vezzena 17 alpeggio/infestanti Terra Trentina Pascolo con elevata diffusione di D. caespitosa 18 edifici di malga, è molto più raro riscontrare volontà ed interventi conseguenti nei confronti della risorsa pascoliva. Il Centro per l’Assistenza Tecnica dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige (CAT – IASMA), con il supporto scientifico del Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzione Vegetale dell’Università di Padova ha predisposto un Piano organico così articolato: – analisi della situazione attuale di diffusione di D. caespitosa nelle singole malghe; – definizione delle principali cause gestionali; – proposta degli interventi di carattere straordinario da effettuare per migliorare nel breve termine lo stato dei pascoli; – elaborazione delle prescrizioni gestionali per il mantenimento, nel medio e lungo termine, di una buona situazione dei pascoli; – consulenza ai gestori per l’esecuzione dei diversi interventi. Caratteristiche della specie D. caespitosa (foto 4) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle graminacee, diffusa sia in ambienti più o meno illuminati che vanno dalle chiarie dei boschi, alle aree aperte sopra il limite del bosco, sia alle vegetazioni erbacee secondarie poco intensivamente utilizzate poste sotto il limite del bosco. Predilige climi freschi e continentali, dove occupa siti umidi, oppure con umidità fluttuante anche se è in grado di vivere pure su suoli secchi. Oltre che per via vegetativa, si riproduce e diffonde per seme che rimane vitale anche a distanza di anni, andando a costituire un’importante riserva nel suolo. La specie non è appetita dagli animali, in particolare dai bovini, perché le foglie mature sono molto ruvide e sono caratterizzate da un elevato contenuto di silice. La pianta può essere utilizzata da questi animali solo quando le foglie sono ancora giovani, oppure se l’erba è tagliata ed essiccata. I cespi sono invece più facilmente mangiati dagli equini e sembrano caratterizzati da una maggiore appetibilità nelle aree di alta quota rispetto alle quote più basse. Cause di diffusione Le cause che inducono l’abbondante diffusione di D. caespitosa possono essere di tipo ambientale e legate alle esigenze ecologiche della specie oppure di tipo gestionale e dovute invece alla modalità con cui viene utilizzato il pascolo. • Cause ambientali animali dotati di incisivi quali i cavalli. – Modalità gestionali che favoriscono la capacità di selezione dell’animale. Se l’animale al pascolo ha la possibilità di scegliere quale specie mangiare la sua scelta si orienterà prima alle specie più appetite e successivamente alle altre. Nel tempo, questa continua predilezione per le specie migliori non fa altro che indebolire le buone foraggere a favore invece delle specie poco appetite e di D. caespitosa in particolare. – Limitata intensità di controllo della diffusione dell’infestante. Il mancato intervento periodico di controllo dell’infestazione, per mezzo del taglio delle piante non mangiate dagli animali, ne provoca la progressiva diffu- sione a scapito delle buone foraggere. – Riduzione dell’ingestione al pascolo per eccesso di integrazioni alimentari. L’utilizzazione dei concentrati nell’alimentazione della vacca al pascolo è un comportamento che risulta accettabile se rapportato al tipo di animali che mediamente vengono portati in malga (ad esempio lattifere con elevate produzioni ed elevati fabbisogni), e solamente se viene contenuto a livelli di “integrazione” di quanto gli animali non riescono ad assumere sul pascolo; entro questi limiti è in grado inoltre di stimolare la capacità di ingestione. La somministrazione di foraggi, al contrario, se non giustificata dalla carenza di erba, è sempre da evitare in quanto riduce l’ingestione al pascolo. Questo si ripercuote sul- Terra Trentina La specie si diffonde abitualmente nelle aree pianeggianti, negli impluvi, nei versanti poco pendenti ad esposizione riparata e nei pressi delle pozze e dei punti di abbeveraggio. • Cause gestionali La diffusione della specie è dovuta in questo caso a comportamenti, spesso tenuti inconsapevolmente, che incrementano la presenza e la competitività della specie rispetto alle altre buone foraggere: – Ritardo nell’utilizzazione. D. caespitosa è appetita dal bestiame solo se in stadi giovanili; con il procedere della stagione vegetativa, l’invecchiamento dei tessuti, ed in particolare l’indurimento della seghettatura delle nervature fogliari, fanno sì che le foglie diventino dure e taglienti. Il rifiuto è massimo per i bovini, mentre è maggiormente appetita se affienata o per Cespo di D. caespitosa 19 alpeggio/infestanti la qualità del pascolamento, in quanto animali già in parte sazi non fanno altro che accentuare la selezione di buone foraggere a scapito delle specie meno appetite quali D. caespitosa. Effetti negativi dell’infestazione Gli effetti negativi dell’infestazione dei pascoli da parte di D. caespitosa si ripercuotono sia sul pascolo, sia sulla produzione degli animali. Tali effetti sono: – riduzione del valore foraggero e della capacità di carico del pascolo a causa della di- minuita presenza delle buone foraggere; – aumento dei fabbisogni alimentari, in quanto l’animale è costretto a spostarsi maggiormente per trovare l’alimento a causa della riduzione delle buone foraggere; – volendo mantenere lo stesso carico, vi è necessità di introdurre alimenti extraziendali con conseguente alterazione del ciclo degli elementi nutritivi: le deiezioni degli animali al pascolo, da risorsa possono così diventare un fattore di rischio per l’inquinamento delle falde; lo stesso aumento della fertilità, in condizioni gestionali non adeguate, non fa altro che favorire le specie rifiutate e quindi aggravare il problema; – l’aspetto estetico sgradevole che assume il paesaggio e l’ambiente, con la percezione di un senso di disordine ed abbandono. Piano di bonifica e di controllo Alla luce di quanto esposto, in linea generale i possibili rimedi e gli interventi consigliabili per limitare o eliminare le cause di diffusione sopra descritte possono essere sintetizzate nella tabella 1. Tabella 1: Rimedi ed interventi per limitare o eliminare l’infestazione CAUSE RIMEDI Ambiente naturale favorevole a D. caespitosa. Adottare strategie gestionali che favoriscano le buone foraggere e che contengano l’espansione della D. caespitosa. – taglio dei residui di pascolamento – utilizzazione di diverse specie animali Appetibilità nulla delle piante invecchiate Favorire l’utilizzazione precoce della pianta – – non fissare date di monticazione predefinite ma adattarsi alle esigenze della singola malga sulla singola malga organizzare il pascolo secondo la scalarità di maturazione dell’erba Selezione dell’animale al pascolo Adottare modalità di pascolamento che riducano al minimo la selezione – – – – correzione rapporto tempi di pascolamento/ turno di pascolamento carichi istantanei elevati adozione pascolo “guidato” adozione pascolo a rotazione Evitare apporti alimentari che riducono la capacità di ingestione al pascolo – – distribuire i concentrati in più dosi giornaliere possibilmente anche sul pascolo ridurre le dosi prima del momento di massima ingestione Terra Trentina Integrazioni eccessive 20 1. Interventi di bonifica Consentono l’eliminazione totale dei cespi di D. caespitosa attualmente presenti e consistono nel distacco di singoli cespi con piccone (superfici con infestazione fino al 10% e dimensioni dei cespi piccole) o con miniescavatore (in situazioni con infestazione elevata, ma localizzata). Successivamente i cespi devono essere accumulati in zone idonee (ad esempio buche). Tuttavia, essi non garantiscono contro il possibile ritorno dell’infestazione, in quanto altri cespi possono insediarsi INTERVENTI CONSIGLIABILI successivamente all’intervento per germinazione di semi presenti nel terreno. 2. Interventi di controllo Gli interventi di controllo non consentono di eliminare le piante, ma di ridurre l’entità dell’infestazione. Si tratta degli interventi di rasatura dei cespi realizzati con falce o decespugliatore, con barra falciante (foto 5 e 6) o con rullo frangitutto. A seguito di questi interventi le piante interessate rimangono in vita. Tuttavia, la dimensione dei cespi si riduce e quindi viene lasciato spazio per una maggiore crescita delle altre specie foraggere. Inoltre, i ricacci freschi di D. caespitosa vengono almeno parzialmente utilizzati dagli animali e ciò riduce la crescita dei cespi. Gli interventi di rasatura, seppure realizzati in forma intensiva su superfici più o meno fortemente invase, devono comunque essere seguiti da una successiva ottimale gestione del pascolamento e del pascolo affinché la situazione degradata iniziale non si venga a ricreare. Tra questi interventi è da inserire anche la gestione del pascolo con il pascolamento a rotazione. 3. Gestione del pascolamento Terra Trentina Barra falciante utilizzata per la rasatura dei cespi di D. caespitosa. Il pascolamento a rotazione è la tecnica che andrebbe applicata nella normale gestione effettuata dal pastore. Il pascolo viene diviso in sezioni (almeno 5) che vengono pascolate in successione, ciascuna per un periodo che non superi i 6 giorni. In questo modo gli animali sono indotti ad utilizzare una maggiore quota di erba presente e a selezionare di meno tra le specie. Finito il primo ciclo di pascolamento gli animali ritornano sulla prima sezione pascolata, seguita dalla seconda e via di seguito. L’inizio primaverile del pascolamento deve avvenire quando l’erba è alta al massimo 20 cm circa in modo che la D. caespitosa si trovi ad uno stadio ancora relativamente precoce di maturazione e venga quindi utilizzata in buona misura dagli animali. Per poter controllare meglio l’intensa crescita primaverile, è opportuno che nel primo ciclo il periodo di pasco- Esecuzione dell’intervento di rasatura dei cespi di D. caespitosa. 21 lamento di ciascuna sezione sia breve (2-3 giorni) in modo che in poco tempo (15 giorni) tutte le sezioni vengano pascolate. Nei primi due cicli, andrebbero utilizzate intensamente e solamente le aree più sensibili alla diffusione di D. caespitosa. Inoltre bisognerebbe eseguire una pulizia dei residui di pascolamento almeno una volta all’anno. Tra i possibili interventi di miglioramento risulta importante esaminare con l’autorità forestale la possibilità che nelle diverse annate le malghe vengano carica- te in tempi diversi a seconda della velocità di crescita primaverile. Ciò è molto importante in quanto D. caespitosa può essere mangiata dagli animali quando ancora si trova allo stadio giovanile. Un secondo tipo di intervento può riguardare la ridefinizione del carico che in qualche malga sembra essere inferiore a quello effettivamente sostenibile. Situazione generale del degrado dei pascoli della Vezzena Sui pascoli della Vezzena, una elevata potenzialità di diffusione della D. caespitosa riguarda solo il 20% circa della superficie. Si tratta soprattutto delle aree di fondovalle a suolo profondo e fresco. A questo non elevatissimo potenziale di diffusione corrisponde però un’alta diffusione reale dell’infestante. Ciò fa supporre che, accanto alle condizioni ambientali favorevoli, anche la gestione passata sia fortemente responsabile del degrado del pascolo. In media, la presenza di D. caespitosa supera il 15% sul 36% della superficie totale dei pascoli. 66.5 59.8 72.1 66.3 647 Estensione del bosco (ha) 10.2 5.3 43.1 18.8 8.5 7.2 0.2 3.7 8.3 3.5 109 Estensione delle superfici erbacee (ha) 27.1 72.2 64.6 37.8 22.1 65.1 66.4 56.1 63.8 62.8 538 Totale (media pond.) 72.4 Fratte 30.6 Basson di sopra 56.6 Basson di sotto 107.7 Biscotto 77.4 Cima Verle Macai di sopra 37.3 Costo di sopra Postesina Estensione totale (ha) Nome della malga Costo di sotto Palù Tabella 2: Potenzialità di diffusione, livello di infestazione di deschampsia caespitosa, meccanizzabilità degli interventi ed entità degli interventi previsti Potenzialità di diffusione Deschampsia (%) 5.4 2.1 0.5 0.6 2.3 5.2 7.2 15.3 3.0 1.5 4 favorevole 20.9 22.4 2.1 8.3 8.8 22.3 29.2 33.1 15.8 10.0 17 poco favorevole 32.1 34.3 16.2 34.4 31.6 40.7 36.1 30.1 44.8 45.7 35 difficile 41.6 41.2 81.3 56.7 57.3 31.8 27.5 21.5 36.4 42.8 44 molto favorevole Livello di infestazioni (% rispetto alle superfici erbacee) assente 12.2 31.3 85.2 68.3 74.7 22.0 21.0 18.6 38.7 45.7 42 0-5% 46.0 6.8 4.7 9.8 8.3 20.4 10.6 18.3 23.7 11.4 16 5-15% 13.2 8.1 5.3 0.0 5.5 22.3 5.5 5.2 17.8 8.1 9 15-30% 13.9 23.8 4.3 0.0 11.5 22.0 30.5 31.0 13.1 18.4 17 30-50% 11.5 19.6 0.0 0.0 0.0 13.2 23.9 22.5 4.7 9.9 11 50-75% 3.2 10.4 0.5 18.8 0.0 0.1 7.0 3.5 1.1 4.7 5 75-100% 0.0 0.0 0.0 3.0 0.0 0.0 1.4 0.9 0.8 1.8 1 Possibilità di meccanizzazione (%) 82.8 41.6 22.8 80.6 72.7 38.3 71.2 76.8 49.0 49.8 59 mecc. con limiti di pendenza 0.0 0.6 40.2 0.0 0.0 0.0 1.8 0.9 8.6 10.4 6 mecc. con limiti per presenza di buche o sassi 5.7 14.9 4.7 13.8 6.0 17.9 10.3 0.0 18.7 8.8 10 Terra Trentina mecc. senza limiti 22 11.5 27.0 29.8 5.7 0.0 18.7 7.1 9.6 18.3 17.6 15 diffic. percorribile p er presenza di buche o sassi 0.0 8.3 2.6 0.0 18.1 11.4 1.8 0.0 5.4 0.2 5 non meccanizzabile 0.0 7.7 0.0 0.0 3.2 13.8 7.8 12.7 0.0 13.1 6 Interventi di bonifica 1.6 1.1 1.6 0.0 0.0 3.5 2.5 0.8 4.7 2.2 18 Interventi di controllo 22.2 48.5 8.0 12.0 8.0 47.3 49.9 31.1 31.9 Pascolo a rotazione 20.4 60.9 – – – 65.1 66.4 42.9 26.0 diffic. mecc. per pendenza elevata Tipo di intervento 304 49.1 331 Inizio dei lavori e prospettive future Già quest’anno è iniziata una prima bonifica dei pascoli da parte degli affittuari. Sono stati realizzati alcuni interventi di distacco e di rasatura dei cespi di D. caespitosa (foto 7, 8 e 9). Questi interventi sono stati eseguiti in maniera localizzata all’interno di ogni malga (1-2 ha circa). La seconda fase sarà estesa a tutta l’area di bonifica e comporterà un’esecuzione più sistematica degli interventi e sarà realizzata in più anni. Questa fase verrà attuata attraverso tre criteri: 1. ridefinizione di carico e momento di inizio pascolamento. 2. interventi di controllo e di bonifica: l’esecuzione di questi interventi si compierà nell’arco di due stagioni vegetative. 3. pascolamento a rotazione: questo intervento comporterà una prima fase di studio dell’esecuzione dell’intervento Superfice sottoposta a rasatura dei cespi di D. caespitosa con martellante: visibile la differenza tra la zona non bonificata e quella dell’intervento. in base alle caratteristiche di ogni malga e successivamente una ridefinizione dell’intervento anno per anno in seguito all’esperienza maturata, fino a che rientri nella normale ge- stione del pascolo. Ci si augura che grazie all’aiuto del Comune di Levico, degli affittuari e dell’autorità forestale questo intervento possa diventare un esempio per altre realtà. Superficie sottoposta a rasatura dei cespi con barra falciante (parte alta della foto intervento eseguito da una settimana; parte bassa della foto intervento non ancora effettuato), e visione dell’area dopo un mese dall’intervento. Terra Trentina Interventi complessivi previsti Gli interventi complessivi necessari per l’iniziale bonifica e controllo della diffusione dell’infestante riguardano 322 ha, equivalenti a circa il 60% delle superfici erbacee pascolate sulle malghe (tabella 2). Si tratta soprattutto di rasatura per lo più meccanizzata con rullo frangittutto (202 ha) o manuale con falce o decespugliatore (102 ha) e solo in piccola parte di interventi di vera e propria eliminazione dei cespi tramite distacco con piccone o miniescavatore (circa 18 ha). Per 198 ha tali interventi saranno a carico del proprietario mentre per i restanti 124 saranno a carico dell’affittuario. Per il buon controllo della diffusione dell’infestante viene previsto il passaggio al pascolamento a rotazione su 7 delle 10 malghe per un totale di 331 ha. 23 difesa/feromoni Una pratica ormai consolidata e diffusa in Trentino INSETTI DEL MELO E DELLA VITE “CONFUSI” DAI FEROMONI Luisa Mattedi Centro ricerche IASMA, Dipartimento Protezione delle Piante Enzo Mescalchin CAT IASMA, Ufficio Viticoltura Mauro Varner Mezzacorona Sca L’uso di feromoni per il controllo dei più importanti fitofagi del melo e della vite è ormai radicato nei metodi di difesa adottati in Trentino. I vantaggi nei confronti degli insetticidi di sintesi sono di ordine tecnico, ambientale, tossicologico e di salvaguardia della salute pubblica Terra Trentina Nel mese di maggio, durante una visita in Italia, il dottor Kina Ogawa della ditta giapponese Shin-Etsu, è stato ospite del nostro Istituto per l’ennesima volta; quest’ultima visita però è stata particolare, dato che ha annunciato di ritirarsi definitivamente in pensione. Il mondo agricolo è particolarmente grato a questo personaggio, perché è stato “il padre della sintesi dei feromoni degli insetti” mettendo così a disposizione una nuova opportunità per tutta l’agricoltura moderna che, affannosamente, cerca di deturpare il meno possibile la Natura. Grazie 24 Piana Rotaliana: zona di prima diffusione del metodo della confusione sessuale in viticoltura. ai suoi lavori è stato infatti possibile applicare dei metodi rivoluzionari rispetto all’uso classico degli insetticidi, ricorrendo al metodo della “confusione sessuale” per il contenimento di diversi fitofagi. In quest’occasione al dottor Ogawa è stata donata una medaglia per rendere merito a tanti anni di preziosa e fattiva collaborazione sia con il settore della ricerca dell’Istituto Agrario di San Michele, sia direttamente con l’assistenza tecnica del nostro Trentino. Grazie alla professionalità di diversi ricercatori fra i quali, oltre al dottor Ogawa, il dottor Charmillot della Stazione Federale di Ricerche Agronomiche di Nyon in Svizzera e il dottor Arn della Stazione Federale di Ricerche Agronomiche di Waedenswil (Svizzera), abbiamo potuto attivarci nell’applicazione e nella diffusione del metodo della confusione sessuale per il controllo di diversi Lepidotteri e precisamente, per quanto riguarda il Trentino, carpocapsa, cidia del pesco e ricamatori sul melo, tignola e tignoletta sulla vite. In Trentino infatti le prime esperienze in frutticoltura sono inizia- te a partire dal 1980 e dopo una prima fase di sperimentazione, dal 1991 è iniziata la diffusione di questo metodo anche sulla vite. Da alcuni anni la confusione viene applicata su 9000 ha di vite (circa il 90% della superficie totale) e su circa 3150 ha di melo (circa il 25% del totale). Grandi passi sono stati fatti, traguardi prestigiosi sono stati raggiunti e…..dopo tanti anni la confusione è più attuale e necessaria che mai! In questa nota si desidera elencare un sommario bilancio delle nostre esperienze pratiche che da un lato renda merito al lavoro del dottor Ogawa e dall’altro valorizzi il grande supporto del dottor Charmillot, anche lui recentemente entrato nel mondo dei “pensionati”. Esperienze applicative in Trentino In frutticoltura sono iniziate nel 1990, su 15 ha di melo (zona Piovi di Mezzocorona nell’azienda dell’Istituto Agrario di San Michele ed in collaborazione con alcuni frutticoltori privati del luogo) e in viticoltura nel 1991 su 14 ha di vite (zona del Teroldego in località Sottodossi di Mez- Perché la confusione Diversi sono i motivi che hanno favorito l’espansione del metodo della confusione: quelli tecnici, ambientali e tossicologici sono sicuramente i più importanti. Le motivazioni tecniche sono preminenti in quanto con il metodo della confusione è possibile: • interferire sullo sviluppo di una popolazione di Lepidotteri negli anni, abbassandone l’entità; Terra Trentina In alcune realtà europee (Alsazia in Francia) il metodo della confusione viene pubblicizzato lungo le passeggiate fra i vigneti. zocorona) con il coinvolgimento, oltre che del nostro Istituto e dell’Assistenza tecnica dell’ESAT, della Cantina Cooperativa della zona (Mezzacorona SCA) e di 51 viticoltori che hanno messo a disposizione i loro appezzamenti. Queste sono state le prime due realtà dimostrative che hanno innescato un interesse crescente sia nella zona coinvolta, sia nel restante Trentino. Negli anni successivi infatti, la quasi totalità delle zone viticole, grazie alla disponibilità sia delle diverse strutture cooperative, sia delle aziende private, si è avvalsa del metodo della confusione e anche un’importante area frutticola (inizialmente in Val d’Adige e sud di Trento e successivamente anche nel resto del Trentino) ha iniziato quest’avventura tecnica entusiasmante. Pressoché contemporaneamente, in Alto Adige, l’affermarsi della resistenza da parte della carpocapsa a diversi insetticidi, ha favorito l’applicazione e la diffusione della confusione che raggiunge oggi i 13.800 ha dei 17.000 totali. In Trentino, l’applicazione e la diffusione di questo metodo, sono sicuramente state rese possibili anche dal contributo finanziario pubblico che ha riconosciuto la confusione sessuale fra le tecniche con positiva ricaduta ambientale. 25 Terra Trentina DIFESA/feromoni 26 • permettere una gestione totale in caso di basse popolazioni; • supportare la difesa classica, in caso di elevate popolazioni, permettendo un miglioramento della gestione; • avere a disposizione una strategia alternativa in caso di eventuali popolazioni resistenti ai classici insetticidi, da inserire come opportunità fondamentale nelle strategie di contenimento. Le motivazioni ambientali sono innumerevoli e fra le tante si ricordano: • la possibilità di riduzione del numero di insetticidi classici; • l’attività a bassissimo dosaggio (al massimo 200 gr/ha/ anno che equivalgono al dosaggio dei vecchi principi attivi usati però per hl e per trattamento); • la specificità nell’efficacia, lasciando così spazio allo sviluppo di organismi utili che possono contenere altri fitofagi, riducendo così ulteriormente il numero di interventi; • l’opportunità di anteporre al classico intervento con trattore, atomizzatore e tute di protezione, un metodo di “trattare” completamente nuovo e soprattutto meno impattante (l’operatore espone i diffusori semplicemente munito di un paio di guanti). Le motivazioni tossicologiche sono strettamente collegate a quelle tecnico-ambientali, ma è bene ribadirle ulteriormente perché, pur non monetizzabili (come molte ambientali) costituiscono sicuramente il “punto di forza” di questo metodo: • la confusione rappresenta un concreto impegno sociale che permette di “fare attivamente qualcosa” per l’ambiente in generale e per tutta quella “Spaghetti” diffusori della Shin-Etsu. fetta di società che deve subire le necessità dell’agricoltura moderna: non è ammissibile vedere che vicino a centri abitati e strutture pubbliche (scuole, asili, campi sportivi) continua l’uso di insetticidi di sintesi più o meno tossici, soprattutto se non giustificati o sostituibili con metodi alternativi. Nessuno contesta l’uso corretto di mezzi necessari, ma la coscienza civile chiama personalmente ciascuno a riflettere sulla priorità di eseguire trattamenti solo se indispensabili e, se possibile, preferendo prodotti o sistemi il meno impattanti possibile (questi sarebbero già principi basilari della difesa guidata); • bassissimi dosaggi di principio attivo emanati nell’atmosfera non lasciano residui sulla frutta, contribuendo così alla salubrità del prodotto finale; • dall’applicazione di questi metodi, il primo a trarne vantaggio è l’agricoltore che, chiamato ad una serie sempre crescente di operazioni manuali in campo, sia in frutticoltura che in viticoltura, può beneficiare di un ambiente meno imbrattato e quindi più salutare durante l’esecuzione delle operazioni a verde. “Impegni” richiesti dal metodo della confusione sessaule Per ogni cosa esiste un “rovescio della medaglia” che doverosamente va enunciato in una nota generale. Trovare degli aspetti negativi in un metodo del genere non è facile, sicuramente il “difetto” principale è che la confusione richiede professionalità, conoscenza dei fitofagi gestiti con questo metodo, ma anche di quelli che potenzialmente potrebbero mantenersi in basse entità con trattamenti polivalenti e soprattutto l’attivazione di una costante rete di controlli. Non basta infatti esporre i diffusori al momento giusto e poi dimenticarsi del problema: tecnici ed agricoltori sono chiamati all’attuazione di un monitoraggio costante ed esteso che permetta di avere sotto controllo lo sviluppo dei diversi fitofagi e che contemporaneamente garantisca di non farsi sorprendere da eventuali altri patogeni che, in mancanza di trattamenti polivalenti, potrebbero manifestarsi in fruttiviticoltura. Finora una simile eve- Quale futuro per il metodo della confusione o per i feromoni? Da alcuni anni sono in atto diverse esperienze di riduzione del numero di diffusori per ettaro in taluni casi, in altri si punta ad un infittimento, vengono applicate nuove formulazioni (tignole in diverse possibilità, carpocapsa in coppia con cidia del pesco, carpocapsa assieme a ricamatori). Si tentano inoltre altre opportunità (soprattutto per piccole superfici) di utilizzo dei feromoni, ma il metodo della confusione sta avendo un interesse sempre crescente. Tecnicamente quindi il futuro non può che essere costruttivo, purché si mantenga una mentalità aperta e disponibile. Quante accuse, negli ultimi anni, alla protezione integrata, quanta voglia di “ritorno alla chimica facile”, ma quale sbaglio sa- rebbe rinnegare molti anni di crescita professionale condivisa e ripudiare un’infinità di successi tecnici! Certo ci vuole più impegno, è psicologicamente meno tranquillizzante, è sempre più comodo parlare che fare, ma è professionalmente e moralmente molto più edificante incamminarsi sulla via della confusione che affidarsi ciecamente e unicamente agli interventi chimici. Considerazioni finali Questa è solo una nota riflessiva che cerca con semplicità di arrivare alle singole coscienze. A prescindere dalle singole considerazioni fin qui sviluppate, formuliamo l’auspicio che fra produttori, tecnici, sperimentatori, ricercatori e politici rimanga l’interesse fattivo e comune di “volere questo metodo”, perché attualmente i vantaggi connessi alla pratica della confusione sono ben maggiori rispetto alla lotta chimica tradizionale. L’occasione del pensionamento di alcuni “personaggi chiave” ha ispirato questa riflessione generale che sentiamo di dover condividere con tutto il mondo agricolo. Il nostro grazie va perciò rinnovato a personaggi come il dottor Ogawa, a livello europeo al dottor Charmillot e al dottor Schmidt in Svizzera, alla dottoressa Wegner Kiss e al dottor Luis in Germania, al dottor Waldner in Alto Adige e a molte altre persone che in questi anni, a diversi livelli, si sono prodigate per diffondere queste metodologie rispettose dell’ambiente. Se possibile, continuiamo ad “andare avanti”, perché nella nostra attività non c’è mai fine, anzi le nuove generazioni avranno ancora tanto da difendere, tanto da costruire e tanto da verificare. Manteniamo aperta la nostra mentalità, sempre disponibile, sempre affinata, sempre pronta a recepire le novità, perché in natura e, volere o no anche in agricoltura, non esiste mai una soluzione unica e duratura! La nostra professionalità, se accetta i principi dell’integrato, non dovrebbe mai lasciare spazio a considerazioni che troppo spesso, lasciano passare inosservati i molti insuccessi della chimica convenzionale, enfatizzando con superficiali condanne di limiti, spesso localizzati, quelli della confusione. L’atomizzatore viene sostituito dalla distribuzione manuale dei diffusori: nuova metodologia di intervento. Terra Trentina nienza non si è mai dimostrata, in tutti i casi la comparsa di nuovi fitofagi o il ritorno di altri sono sempre stati osservati sia in realtà in confusione, sia in condizioni convenzionali. È sicuramente psicologicamente più tranquillizzante “trattare” che “controllare”, ma professionalmente è molto meno produttivo e, soprattutto, molto meno coerente con i “principi della vera produzione integrata” che, troppo spesso, quando fa comodo, rappresenta un “biglietto da visita” inflazionato ma, sempre più raramente, è un programma concreto difeso ai diversi livelli. Fra gli aspetti tossicologici negativi c’è da segnalare qualche caso di ipersensibilità o allergia (leggeri eritemi sulle mani) che possono derivare dalla manipolazione dei dispenser, se si opera senza guanti. In qualche situazione sono state segnalate delle leggere cefalee al momento della distribuzione. 27 macchine agricole Si è svolta a Rabbi in località Plan il 27 settembre 2007 Terra Trentina GIORNATA DIMOSTRATIVA SULLE MACCHINE PER LA FIENAGIONE 28 Nell’ambito di un rapporto di collaborazione con il consorzio ACMA (associazione commercianti di macchine agricole della provincia di Trento), il Centro per l’Assistenza Tecnica (CAT) dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige, con il sostegno del comune e del Parco nazionale dello Stelvio, ha organizzato a Rabbi, giovedì, 27 settembre 2007, in località Plan, una Giornata Dimostrativa sulle macchine per la fienagione. Alla base dell’iniziativa vi è, fra l’altro, l’idea di realizzare sugli argomenti della meccanizzazione una serie di appuntamenti periodici, nelle diverse aree del Trentino, sulla base delle specificità delle singole zone. La giornata, che ha visto una buona partecipazione di pubblico nonostante le cattive condizioni meteorologiche, ha consentito ai presenti di verificare, in condizioni operative, la funzionalità e l’efficacia delle diverse macchine. Nelle righe che seguono vengono con l’occasione approfonditi alcuni aspetti sulle macchine impiegate nelle diverse operazioni del processo di fienagione (Foto 1, 2). Sfalcio Le macchine impiegate in quest’operazione vengono classificate in base al movimento ed al ti- L’iniziativa ha richiamato un pubblico numeroso e interessato a vedere da vicino le macchine impiegate nelle diverse operazioni del processo di fienagione e ad assistere al loro funzionamento Franco Fezzi Ufficio Zootecnia e Produzioni Foraggere Centro per l’Assistenza Tecnica - Istituto Agrario di San Michele all’Adige 1 2 po di organi di taglio: sono così distinte in macchine con lama a moto alternativo (es. motofalciatrici) e macchine a lama rotativa (falciatrici a tamburi o a dischi). In termini generali, la soluzione con lama a moto alternativo preserva maggiormente la qualità del foraggio, mentre le barre a moto rotativo consentono una produttività decisamente superiore. Particolare attenzione va prestata all’altezza di taglio, che non dovrebbe scendere sotto i 56 cm, per ridurre in tal modo la contaminazione con terra del fieno e favorire l’essiccazione, permettendo la circolazione dell’aria al di sotto dell’andana tra gli steli recisi. Le motofalciatrici, tuttora impiegate nelle aree declivi o molto declivi, nello sfalcio dei bordi e di piccoli appezzamenti, sono molto evolute rispetto alle macchine che nei primi anni ’60 fecero la loro comparsa sui prati trentini. In particolare le ditte italiane si sono orientate verso la motorizzazione Diesel, accoppiata a barre falcianti a lama e denti oscillanti; con l’impiego degli pneumatici larghi a bassa pressione si sono ottenute delle macchine in grado di operare in sicurezza su aree declivi, di buona capacità e qualità di lavoro, con consumi molto contenuti. Le motofalciatrici di produzione straniera mantengono in ge- nere motori con alimentazione a benzina, caratterizzati da un più elevato regime di rotazione, che meglio si adatta alla trasmissione di tipo idraulico scelta da diversi costruttori. Queste macchine, per la loro architettura e per le svariate possibilità di gommatura, fino al montaggio di ruote a gabbia, possono tranquillamente operare su superfici molto declivi, potendo variare in continuo la velocità di avanzamento indipendentemente dalla velocità di rotazione del motore, a cui è legato il moto alternativo della lama. In Italia ed in parte anche nella nostra provincia, hanno trovato diffusione barre falcianti a lama e dentilama oscillanti, con caratteristiche simili alle barre a doppia lama oscillante riguardo alla qualità del taglio, ma meno delicate rispetto alla presenza di terra (es. cumuli delle talpe) o ad eventuali ostacoli (sassi affioranti, cippi di confine). Montate in posizione frontale o portata posteriore su trattrici adatte ad operare in pendenza, coniugano produttività soddisfacente con buona qualità del lavoro (Foto 3). Le falciatrici rotative proposte sul mercato e maggiormente vendute presentano, quali organi di taglio, dischi muniti di lamini, in genere azionati dagli ingranaggi contenuti nella barra stessa. Questa tipologia di macchine consente un’elevata pro- Condizionamento L’operazione di condizionamento del foraggio consiste nello schiacciamento dei fusti e/o abrasione superficiale degli organi vegetali per cercare di uniformare la velocità di essiccazione dei culmi e delle foglie. Viene normalmente effettuata accop- 4 Terra Trentina 3 duttività del lavoro (ha sfalciati per h di lavoro) ed un’accettabile qualità del foraggio, purché venga eseguita una regolare manutenzione ed affilatura dei lamini. Si tratta di macchine portate sul sollevatore posteriore della trattrice o realizzate per il montaggio in posizione frontale con un assorbimento di potenza di 1315 kW/m di larghezza della barra; possono operare su terreni a profilo sufficientemente regolare, con i limiti di pendenza propri dell’operatrice a cui è collegata l’attrezzatura (Foto 4, 5, 6, 7). 5 29 macchine agricole 6 Terra Trentina 7 30 piando un apparato condizionatore ad una barra rotativa a dischi: quest’ultima, infatti, consente una larghezza degli organi di condizionamento prossima a quella degli organi di taglio, migliorando l’efficacia dell’operazione rispetto ad es. alle falciacondizionatrici a tamburi. Operando su prati stabili in cui predominano le graminacee, vengono impiegati condizionatori a flagelli, realizzati con forme e materiali svariati, mentre vanno riservati alle coltivazioni di leguminose, medica in particolare, i condizionatori a rulli. Il condizionamento si integra positivamente con sistemi di conservazione che prevedano una limitata permanenza in campo del foraggio per un parziale appassimento, come l’essiccazione in due tempi. I modelli più recenti di condi- 8 9 zionatrici sono dotati di un carter all’uscita del foraggio, sul quale sono fissate una serie di deflettori orientabili che hanno la funzione di depositare sul campo un’andana uniforme e soffice, rendendo spesso superfluo il primo spandimento successivo allo sfalcio (Foto 8, 9). Spandimento Lo spandimento costituisce l’operazione che dovrebbe seguire, in rapida e tempestiva successione, lo sfalcio per sfruttare al meglio la radiazione solare ed il potenziale di evaporazione dell’aria. All’interno dell’andana, soprattutto quando la produzione è elevata, l’aria, a cui il foraggio cede la sua umidità fino a raggiungere condizioni di equilibrio prossime alla saturazione, va ricambiata con interventi di spandimento/rivoltamento. Del resto, fintanto che il contenuto in acqua, inizialmente intorno a 80 %, non scende sotto valori del 50 %, l’entità delle perdite meccaniche è abbastanza contenuta. Questa operazione viene normalmente eseguita impiegando spandivoltafieno a trottole (a 2, 4 o 6 girelli), che negli ultimi vent’anni hanno subito profonde innovazioni. Oltre alla testata pivottante, all’adozione di pneumatici tipo “ballon o superballon”, alle sicurezze contro l’avvolgimento dell’erba sulle ruote ed il distacco/perdita di denti, particolare impegno è stato dedicato al miglioramento della qualità del lavoro, modificando i sistemi di attacco alla testata pivottante con l’impiego di bracci di reazione a molla o aste telescopiche che migliorano l’aderenza della macchina e la sua capacità di seguire il profilo del terreno. Infine, la possibilità di modificare l’angolo di lancio (o di spandimento) del foraggio sulle trottole, adattandolo all’intensità della produzione, favorisce un’essiccazione veloce ed uniforme (Foto 10, 11, 12, 13). Un costruttore straniero presenta la particolarità di una speciale forma dei denti, allo scopo di operare su due strati, l’estremità più lunga sollevando e spandendo la quantità maggiore di foraggio, l’altra ricurva raccogliendo la frazione più corta e delicata (Foto 14). 10 12 13 14 Terra Trentina 11 31 macchine agricole Andanatura La messa in andana rappresenta un’operazione molto delicata per il ridotto contenuto di umidità del foraggio, che va eseguita con attrezzature efficienti e con velocità adeguate al fine di contenere le perdite di prodotto (quantitative e qualitative). Per quest’operazione vengono 15 Raccolta Il foraggio posto in andana, a seconda del sistema di fienagione, può essere raccolto in masse compresse oppure allo stato sfuso: nel primo caso mediante l’uso della rotoimballatrice, impiegando un carro autocarican- Terra Trentina 16 32 17 impiegati i giroranghinatori dotati nei nostri ambienti di un unico rotore, che associano capacità di lavoro(larghezza di 3,00-4,5 m) e delicatezza nel trattamento del foraggio. Solamente nelle zone particolarmente declivi, per svolgere quest’operazione può essere ancora proposto l’utilizzo di ranghinatori a cinghie con pettini, poiché meno soggetti alla deriva verso valle ed impiegabili anche, con opportune regolazioni, nella fase di spandimento (Foto 15). Anche i giroranghinatori sono stati oggetto di notevoli migliorie tecniche, analoghe agli spandivoltafieno: adozione della testata pivottante e sistemi di attacco con aste telescopiche o bracci di reazione a molla. I bracci portadenti, in parte smontabili per ridurre l’ingombro nel trasporto e nel ricovero, sono ora inseriti in posizione tangenziale sulla scatola di comando, per migliorare la conformazione dell’andana. L’impiego dell’assale tandem e del ruotino tastatore migliora la qualità di rastrellatura e consente alla macchina di seguire al meglio l’andamento del terreno (Foto 16, 17, 18). 18 te nel secondo. E’ quest’ultima la soluzione più seguita per la fienagione in due tempi per cui, dopo un parziale appassimento in campo, viene effettuata la raccolta e completata l’essiccazione in fienile mediante ventilazione, spesso utilizzando aria riscaldata in un collettore solare semplificato. Il carro autocaricante mantiene un’impostazione tradizionale, migliorata con l’adozione dei comandi elettroidraulici e velocizzando la fase di scarico. Il 20 montaggio di un adeguato numero di coltelli per il taglio del foraggio favorisce la distribuzione sulla catasta e ne aumenta la densità. Nei modelli di maggior capacità adatti all’impiego anche per l’insilamento, l’infaldatore è di tipo rotativo con un rotore a becchi spiralato, ad alta capacità. La presenza di un apparato dosatore a due o tre rulli, permette la distribuzione in mangiatoia del foraggio o può alimentare direttamente la soffiante collegata al distributore telescopico, ridu- cendo però la velocità di scarico (Foto 19). Per l’impiego in aree declivi il cassone autocaricante può essere montato sul telaio di un transporter, ottenendo un’operatrice agile e compatta in grado di raccogliere il foraggio su pendenze più elevate rispetto alla combinazione trattrice con carro autocaricante. Sullo stesso telaio possono essere montati diverse operatrici per aumentare l’impiego dell’unità motrice in diverse operazioni agricole ed extragricole (Foto 20). La rotoimballatrice si è molto diffusa anche nei nostri ambienti, grazie soprattutto alla sua elevata produttività (ha/h), anche se la qualità del prodotto al termine della fase di conservazione non sempre risulta soddisfacente, in particolare operando in primavera, su prati molto produttivi, con condizioni meteorologiche poco favorevoli o con limitato irraggiamento solare. In questi casi l’umidità residua del prodotto (oltre il limite del 20-22 %) comporta un riscaldamento della massa con conseguente comparsa di muffe, Terra Trentina 19 33 Terra Trentina 21 34 pericolose sia per gli animali alimentati con tale fieno, sia per gli operatori costretti ad operare in ambienti contaminati. La tipologia più diffusa è quella a camera fissa, con pick-up largo (2-2,2 m) e legatore a doppio spago o rete; le macchine più moderne si sono evolute verso la camera variabile, potendo in alcuni casi modificare le caratteristiche geometriche della balla, ottenendo una densità uniforme o variando a piacere la densità della massa, con un nucleo centrale meno denso e la parte esterna più compressa. Inoltre, superato un diametro minimo di 0,5-0,6 m, è possibile effettuare la legatura di una massa correttamente formata in qualsiasi momento, prima di raggiungere la massima dimensione consentita dal modello impiegato. L’ampia regolazione del grado di compressione delle rotoballe risulta molto importante operando in condizioni climatiche non ottimali o nel caso l’essiccazione venga completata su impianti di ventilazione (Foto 21, 22). Trattrici speciali Durante la manifestazione di Rabbi, hanno operato diverse trattrici speciali di provenienza straniera, austriaca in particolare, in grado di operare in sicurezza sulle pendenze più accentuate. Oltre 22 ad alcune caratteristiche comuni, quali baricentro basso, gommatura larga a bassa pressione, sterzatura su entrambi gli assi in fase o in controfase, i modelli più evoluti e potenti adottano la trasmissione idraulica, che consente un adattamento continuo della velocità di avanzamento del mezzo, indipendentemente dal regime 23 24 Terra Trentina di rotazione del motore e dell’operatrice azionata. Anche alcuni costruttori nazionali, partendo in origine da trattrici tradizionali, grazie alle ruote isodiametriche larghe a bassa pressione, alla reversibilità del posto guida, alla sospensione sull’impianto di sollevamento, ai comandi riuniti in un pratico joystick ed a motori potenti ed affidabili, sono arrivati a dei risultati che possono competere egregiamente per operare in condizioni di pendenza media o elevata (anche dell’80 %), purchè su appezzamenti con un profilo superficiale regolare. Oltre tale limite potrebbero operare solo le trattrici speciali di architettura classica, con baricentro basso e motore a lato dell’operatore che, raggiunto il limite per l’aderenza, tendono naturalmente a scivolare a valle invece di ribaltarsi,. Nelle nostre aziende, salvo limitate superfici, la pendenza non raggiunge tali estremi. La limitata estensione delle particelle e l’irregolarità delle superfici, rappresentano comunque un serio pericolo per la sicurezza dell’operatore anche lavorando su aree declivi lontane da tali limiti. (Foto 23, 24, 25). 25 35 macchine agricole GIORNATA SULLA FIENAGIONE IASMA / ACMA ELENCO macchine Presenti Sfalcio e condizionamento 1. Motofalciatrice Rapid Universo 2. Falciatrice rotativa Deutz-Fahr SM 421 3. Falciatrice rotativa Kuhn GMD 500 4. Falciatrice rotativa JF SB 2000 5. Falciatrice rotativa Vicon CM 2200 6. Falciatrice rotativa frontale Fella SM 260 FP 7. Falciatrice rotativa frontale Pöttinger Novaalpin 226 B 8. Falciacondizionatrice rotativa Claas Disco 2650 9. Falciacondizionatrice rotativa frontale Pöttinger 306 F Spandimento ed il rivoltamento 10.Spandivoltafieno Claas Volto 45 11.Spandivoltafieno Deutz-Fahr CM 4621 12.Spandivoltafieno Fella TH 450 DH 13.Spandivoltafieno JF-Stoll Z 455 H 14.Spandivoltafieno Kuhn GF 4201 MH 15.Spandivoltafieno Lely Lotus 460 S 16.Spandivoltafieno Pöttinger Eurohit 470 N Andanatura 17.Giroranghinatore Claas Liner 350 S 18.Giroranghinatore Deutz-Fahr SWM 3521 19.Giroranghinatore Fella TS 300 DN 20.Giroranghinatore JF-Stoll R 315 DS 21.Giroranghinatore Kuhn GA 3201 GM 22.Ranghinatore a nastro Molon S 210 Raccolta 23.Autocaricante Pöttinger Boss Junior 22 T 24.Autocaricante Pöttinger Europrofi 4500 D 25.Rotoimballatrice Feraboli Extreme 220 26.Rotoimballatrice Wolagri Columbia R 10/2000 27.Transporter Reform Muli T8 Trattrici speciali/Transporter per operare in pendenza 28.Trattrice Carraro TTR 10400 29.Trattrice Ferrari Vega MT 95 30.Trattrice Holder A 8.72 31.Trattrice Reform Mounty 100 32.Trattrice Valpadana 6575 ISR-REV TECNICA FLASH Terra Trentina •Il cavallo di razza Norica è presente in Trentino con 200 soggetti. E’ allevato soprattutto nelle Valli di Fiemme e Fassa, ma si sta diffondendo anche in Val Rendena e nella Valle del Chiese. Si tratta di cavallo da tiro pesante. Un animale adulto pesa da 7 a 9 quintali. Gli allevatori hanno diritto ad un premio di allevamento perchè la razza è considerata, almeno in Trentino, in via di estinzione. 36 •La gestione degli antiparassitari usati per la difesa delle piante da parte delle aziende agricole certificate EUREP-GAP comporta il rispetto di una lunga ed impegnativa serie di misure di prevenzione contenute nel disciplinare. La conservazione dei prodotti non utilizzati durante la stagione deve essere fatta in locale idoneo dotato di buona illuminazione, assolutamente privo di umidità e precluso a persone esposte al pericolo di avvelenamento per ragioni di età o di mancanza di informazioni tecniche. •Mosti di uve vendemmiate tardivamente per produrre vini dolci dovrebbero essere inseminati con colture pure di lieviti osmofili che resistono ad un’elevata concentrazione di zuccheri e producono poco acido acetico. Si tratta di lieviti del genere Torulaspora. Purtroppo in commercio non si trovano colture selezionate, perché le ditte non hanno convenienza a produrle. Il campo di impiego è infatti troppo limitato. La vinificazione dei mosti è pertanto affidata a lieviti che si trovano naturalmente sui grappoli appassiti insieme a microrganismi indesiderati. •La raccolta delle olive nel Basso Sarca si fa per l’80% a mano, staccando i frutti dalla pianta con l’aiuto di pinze che evitano il distacco delle foglie. Il 20% degli agricoltori usa agevolatori a pettine che funzionano a batteria o ad aria compressa e costano da 1.000 a 2.500 euro. Solo due agricoltori usano uno scuotitore a ganasce che prende forza dalla trattrice agricola. GIORNATA IASMA / ACMA ELENCO DITTE PARTECIPANTI GALASSITRATTORI di GALASSI Valerio Via Trento 93/1 38023 CLES (TN) Tel. 0463 424514 LORENZON Antonio Loc. Agnedo 38050 VILLA AGNEDO (TN) Tel. 0461 762812 Fax 0461 780843 MOTORAGRICOLA VENDER di Vender Edoardo & C. s.n.c. Via Trento 97 38023 CLES Tel. e fax 0463 421220 scadenze •Gli uffici periferici e centrali dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento hanno raccolto le domande di agricoltori interessati a fruire di indennità compensativa e/o di premi agroambientali riferiti al 2007. La liquidazione delle spettanze è però condizionata all’approvazione da parte della Commissione europea del piano di sviluppo rurale 2007-2013. •La legge sulla bonifica e il riordino fondiario varata dal Consiglio provinciale di Trento il 3 aprile 2007 prevede che entro 6 mesi dalla data di promulgazione i 236 consorzi di miglioramento fondiario operanti in Trentino facciano approvare ed inseriscano nei rispettivi statuti alcune modifiche importanti. Ai consorzi che risultano inadempienti l’Ufficio vigilanza produzioni agroalimentari e strutture fondiarie invierà una lettera di sollecito con la prospettiva di commissariamento. •Alla scadenza del 15 novembre 2007 risultavano presentate all’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento 32 domande di assegnazione del premio di primo insediamento da parte di altrettanti giovani ODORIZZI Ottorino & Figli s.n.c. Via Canova 38014 Gardolo di TRENTO Tel.0461 992521 Fax 0461 960882 PISONI s.r.l. Via Garda 16 Sarche - CALAVINO (TN) Tel. 0461 564167 Fax 0461 563037 SICRA TRATTORI s.r.l. Via Maccani 110/5 Tel. 0461 821181 Fax 0461 420491 A.Z. ZAMPEDRI Andrea Loc. Sussie 1/A 38045 CIVEZZANO Tel. 0461 857116 Fax 0461 857891 che hanno assunto la gestione dell’azienda familiare nel 2006. Riceveranno un premio di 25 mila euro, ma dovranno realizzare investimenti nell’azienda gestita per un ammontare di 50 mila euro in tre anni. La spesa a carico della Provincia di Trento è di 800 mila euro. •L’articolo 47 della legge 4/2003 della Provincia autonoma di Trento prevede che ai titolari di aziende biologiche siano rimborsate dall’ente pubblico le spese dei controlli effettuati in azienda da organismi autorizzati. Le domande di rimborso delle spese che gli interessati sosterranno nel 2008 devono essere presentate al servizio vigilanza e promozione delle attività agricole entro il 31 dicembre 2007. •Entro il 31 dicembre 2007 si possono presentare al Servizio vigilanza e promozione delle attività agricole della Provincia autonoma di Trento proposte di iniziative a carattere sperimentale-dimostrativo nell’ambito dell’agricoltura biologica. I progetti possono essere presentati da singoli produttori, associazioni di categoria, organizzazioni di settore. Terra Trentina CONSORZIO AGRARIOPROVINCIALE DI BOLZANO Via della Cooperazione 37 38060 Mattarello di TRENTO Tel. e fax 0461 945988 945989 37 A cura di “Europe Direct – Carrefour Europeo Alpi” (Istituto Agrario di San Michele all’Adige) Terra Trentina di Silvia Ceschini e Giancarlo Orsingher 38 AGRICOLTURA, 510 MILIONI DI EURO PER RISTRUTTURARE I VIGNETI La Commissione europea ha deciso uno stanziamento indicativo di 510 milioni di euro per la ristrutturazione e la riconversione di 62.816 ettari di vigneti nell’UE. I paesi maggiormente interessati sono la Spagna (162,1 milioni di euro per la riconversione di 20.233 ettari), la Francia (110,6 milioni di euro per 14.384 ettari), l’Italia (101,1 milioni di euro per 12.279 ettari), davanti a Portogallo (34,7 milioni di euro per 4.004 ettari) e Romania (25 milioni di euro per 3.008 ettari). L’obiettivo di questi aiuti è di adattare la produzione alla domanda del mercato. L’aiuto alla ristrutturazione e alla riconversione dei vigneti può portare ad una o più delle seguenti misure: riconversione per varietà, nuova piantatura di vigneti, miglioramento delle tecniche di gestione dei vigneti. Il regime non contempla la sostituzione normale dei vigneti al termine del loro ciclo di vita naturale. “Il miglioramento della qualità del vino che produciamo deve costituire una priorità assoluta, qualora vogliamo resistere alla sfida che ci viene posta dai produttori di vino del Nuovo mondo” ha commentato la signora Mariann Fischer Boel, Commissario europeo all’agricoltura e allo sviluppo rurale. Secondo lei questo programma di ristrutturazione “ha svolto una funzione utile nel 1999”, anche se sono necessarie nuove misure di riforma. Da quando un sostegno finanziario a favore della ristrutturazione e della riconversione è stato introdotto nel 1999, tre miliardi di euro sono stati attribuiti agli Stati membri produttori di vino. ENERGIA, DIBATTITO SUL NUCLEARE AL FORUM DI ROMA Partecipando al ventesimo forum mondiale energetico che si è svolto a Roma, il presidente della Commissione Barroso ha sottolineato l’impegno europeo a raccogliere la sfida energetica del ventunesimo secolo. L’Unione Europea conta su 5 pilastri: piano di azione di efficacia energetica con economie del 20% nell’UE entro il 2020 con calo di 780 milioni di t di emissioni di CO2; impegno di portare le rinnovabili al 20% dell’energia entro il 2020 e i biocarburanti al 10% del totale dei carburanti entro il 2020; sviluppo di tecnologie energetiche durevoli per ridurre il gas a effetto serra; aumento del mercato europeo del CO2 che ora copre il 50% di emissioni con un mercato di oltre 20 miliardi di euro; promozione di un mercato internazionale energetico aperto e competitivo. L’impegno per la lotta al riscaldamento climatico ha dato forza al presidente della Commissione per ribadire l’appello ai grandi paesi emergenti, Cina e India in testa, a prendere nuovi impegni equilibrati per ridurre il gas a effetto serra. Nell’ottica dell’accordo internazionale dopo il protocollo di Kyoto che scade nel 2012. RETE NATURA, 4255 NUOVI SITI PROTETTI La rete paneuropea Natura 2000 di habitat naturali protetti si sviluppa, includendo 4.255 nuovi siti di importanza comunitaria, per una superficie totale di 90 mila chilometri quadrati. La Commissione europea ha deciso, infatti, di estendere la copertura geografica della rete, aggiungendo ai siti delle regioni bio-geografiche già contemplate (atlantica, continentale, alpina, mediterranea, boreale, macaronesica) una prima lista di siti della regione pannonica che copre la Repubblica ceca, l’Ungheria e la Slovacchia. La Commissione ha inoltre aggiornato le liste delle regioni atlantica, boreale e continentale, per includervi i territori degli stati membri che hanno aderito all’UE nel 2004 ed aggiungere parecchi siti di importan- VERSO UNA STRATEGIA EUROPEA PER LA PROTEZIONE DEL SUOLO Sinergia con le altre politiche comunitarie, un’imposta sulle perdite di carbonio e pratiche agricole sostenibili. E’ quanto chiede il Parlamento europeo in merito alla strategia comunitaria per la protezione del suolo. I deputati sollecitano una direttiva quadro, lo studio delle cause della desertificazione e dei relativi rimedi, norme europee per prevenire le contaminazioni e il monitoraggio dei rischi naturali e ritengono che la popolazione debba inoltre essere meglio informata sui siti contaminati. Vista la scarsità di terre agricole produttive, il Parlamento rileva la necessità di sviluppare pratiche agricole sostenibili «che salvaguardino le preziose qualità del suolo». Chiede pertanto alla Commissione di stabilire un catalogo delle pratiche agricole e dei loro diversi effetti sul suolo, «affinché possano essere promosse le migliori pratiche agrotecniche». Anche perché l’agricoltura e la silvicoltura «svolgono un ruolo decisivo nella conservazione della qualità del suolo e nella sua rivitalizzazione». Segnala inoltre la necessità di evitare l’impermeabilizzazione permanente dei suoli ad alto valore ecologico o produttivo, ricoperti da superfici artificiali a seguito dell’urbanizzazione o della costruzione di altre infrastrutture. “OBIETTIVO EUROPA”, INCONTRI E VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELL’UE Quattro incontri sul territorio ed un interessante viaggio finale di studio a Bruxelles sono i contenuti del progetto “Obiettivo Europa”, attivato nell’ambito del “Piano giovani di zona” della Bassa Valsugana e Tesino dalle Associazioni oratorio di Roncegno Terme e di Telve Valsugana con l’organizzazione operativa di Europe Direct Carrefour Alpi dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Nei giorni scorsi si è concluso il ciclo di incontri che ha visto trattare dagli esperti di Europe Direct la storia della costruzione europea, il funzionamento delle istituzioni comunitarie e le opportunità europee per i giovani, mentre le sfide future dell’UE sono state illustrate da Gianni Bonvicini, direttore dell’Istituto per gli Affari Internazionali di Roma. Questi tre momenti sono stati propedeutici al viaggio di studio che ha portato una ventina di giovani a Bruxelles, nel cuore delle istituzioni comunitarie. L’intenso programma predisposto da Europe Direct ha previsto una visita ai lavori della sessione plenaria del Parlamento europeo ed un successivo incontro con l’europarlamentare Michl Ebner, che ha illustrato ai ragazzi le attività del deputato europeo, l’organizzazione dei lavori dell’istituzione e che cosa sta facendo l’UE per i nostri territori. In programma anche una visita guidata alla Commissione europea, un incontro con i funzionari dell’ufficio di rappresentanza dell’Euregio ed un altro appuntamento all’ufficio di Bruxelles della Federazione trentina delle cooperative. Al ritorno dal Belgio sono stati programmati uno o più incontri di valutazione con la possibilità di dare il via ad un progetto europeo nell’ambito dei programmi comunitari rivolti ai giovani. ISTRUZIONE, NUOVO PROGRAMMA ATLANTIS UE-STATI UNITI Un anno dopo la firma di un nuovo accordo «Atlantis» UE/Stati-Uniti nel settore dell’istruzione, la Commissione europea lancia insieme alle autorità americane 14 nuovi progetti di cooperazione transatlantica. L’investimento sarà di 3,8 milioni di euro per l’UE e di pari entità per le autorità americane. L’obiettivo è incoraggiare la cooperazione universitaria transatlantica con scambi innovatori tra studenti che sfocino su doppi titoli di studio, l’elaborazione di programmi comuni e di studi politici. I progetti selezionati comprendono: 1) otto titoli transatlantici: in altre parole titoli comuni o doppi titoli di diplomi e di laurea; 2) due progetti di mobilità che privilegino l’eccellenza; 3) quattro misure strategiche volte a migliorare la collaborazione transatlantica con studi, seminari, gruppi di lavoro e attività di valutazione comparata su questioni d’insegnamento superiore e di formazione professionale comparativa. Il processo di selezione comune è stato diretto dall’Agenzia esecutiva per l’istruzione, l’audiovisivo e la cultura (EACEA) a nome della Commissione europea e dal Fund for the Improvement of Post-secondary Education (FIPSE) (Fondo per il miglioramento dell’istruzione superiore) a nome del ministero americano per l’istruzione. I progetti selezionati coprono in totale 32 istituti europei di 12 Stati membri e 22 istituti americani. Gli Stati membri più rappresentati sono la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Spagna e la Svezia. PROCEDURE INFRAZIONE; CALANO IN ITALIA, MA IL NOSTRO PAESE CONSERVA IL PRIMATO NEGATIVO Diminuiscono le procedure di infrazione aperte dalla Commissione Ue nei confronti dell’Italia. Ma il nostro paese resta maglia nera nell’Ue con 153 casi ancora aperti al primo maggio 2007. Penultima, ma ben distanziata, la Spagna con 108 procedure, preceduta dalla Francia con 99. `E quanto emerge dal rapporto europeo sul mercato interno che analizza lo stato dell’arte nell’attuazione della normativa comunitaria. La Commissione sottolinea come dal dicembre 2006 al maggio 2007 “solo quattro Stati membri sono riusciti a ridurre il numero delle procedure di infrazione”, oltre all’Italia (otto casi in meno), anche Grecia, Olanda e Spagna. I paesi più virtuosi restano la Slovenia e la Lituania (17 casi). Malta, Polonia e Irlanda sono invece gli stati che hanno fatto registrare l’aumento più consistente di casi. I settori maggiormente interessati dalle procedura di infrazione restano l’ambiente, l’energia, il fisco e i trasporti. Terra Trentina za comunitaria ubicati in diversi vecchi stati membri (Francia, Germania, Spagna e Italia). L’aggiunta di ampie zone marine protette al largo delle coste (la Germania ha proposto più di 8.000 chilometri quadrati) costituisce un’altra novità. 39 notizie notizie DALL’ISTITUTO AGRARIO Silvia Ceschini Ufficio Stampa – IASMA cimo anniversario del primo tirocinio in Borgogna. Risale infatti, al 1998 la prima collaborazione con le diverse realtà vitivinicole della zona. Terra Trentina Il gruppo di studenti che hanno svolto il tirocinio di perfezionamento 2007 nel Bordolese: in primo piano da sinistra il prof. Paolo Facchini, coordinatore dei tirocini, Loris Cazzanelli e Matteo Rigotti; dietro, da sinistra, Marco Chistè, Moreno Nardin, Marco Framba e Vittorio Merlo. 40 Dal Bordeaux alla Germania, enotecnici sempre più internazionali Un gruppo di studenti dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ha partecipato al tirocinio di perfezionamento in viticoltura ed enologia in Bordeaux e Borgogna, due tra le aree di produzione vitivinicola più importanti del mondo. Si tratta di dodici neo-enotecnici, i più meritevoli del Corso in viticoltura ed enologia dell’Istituto Tecnico Agrario, che hanno avuto l’opportunità di lavorare presso le due importanti realtà vitivinicole francesi e di approfondire le nozioni tecnico-teoriche acquisite attraverso l’attività didattica di San Michele. Nelle scorse settimane è rientrato anche da Weinsberg (Germania) il gruppo di studenti del sesto anno del Corso in viticoltura ed enologia dell’Istituto Tecnico Agrario. Il tirocinio è durato otto settimane, di cui cinque trascorse presso aziende vitivinicole e tre presso l’Istituto enologico della città, dove i ragazzi, seguiti dagli insegnanti Michele Grainfenberg e Damiana Baldo, hanno frequentato lezioni di grammatica, vitienologia, chimica e microbiologia, rigorosamente in lingua tedesca. Per quanto riguarda il tirocinio in Francia, nelle otto edizioni realizzate fino ad oggi, tra il 1998 e il 2007, sono stati coinvolti complessivamente 46 enotecnici diplomati. L’iniziativa, che prevede a San Michele corsi di lingua francese come attività integrativa e propedeutica al tirocinio in Francia, può contare sul prezioso appoggio di alcune strutture didattiche e aziendali operanti nelle zone di riferimento. Intanto la macchina organizzativa è in moto per celebrare il de- Agricoltura e clima, le “buone pratiche” Dalla messa a punto di un “Codice di attitudine” del settore irriguo, vale a dire un elenco di suggerimenti pratici su come ottimizzare l’acqua in agricoltura all’elaborazione dei dati meteorologici e climatici del Trentino per contribuire a creare un ”Osservatorio scientifico sui cambiamenti climatici”: una rete tra università, centri di ricerca ed enti pubblici che dovrà effettuare un monitoraggio continuo di alcuni indicatori climatici e promuovere un’agricoltura sostenibile in grado di adattarsi alle variazioni climatiche in corso. È, in parte, quanto ha realizzato l’Istituto Agrario nell’ambito del progetto Accrete dedicato al rapporto tra agricoltura e cambiamenti climatici, che si è concluso in questi giorni nella città di Egion, in Grecia. Nell’elenco delle attività realizzate da Iasma in questo progetto, a cui hanno collaborato i ricercatori Giambattista Toller, Emanuele Eccel e Silvia Silvestri, figura anche un meeting organizzato lo scorso anno in Trentino, la presentazione della rete “ArAquae” dedicata alla fornitura di dati irrigui in formato standard e la centrale di tele-riscaldamento a biomasse, in cor- Corso delle 600 ore, al via le lezioni per 64 agricoltori È iniziata all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige la settima edizione del corso formativo delle 600 ore rivolto ai giovani agricoltori che intendono conseguire il brevetto di imprenditore agricolo ed ottenere il premio di insediamento per avviare un’azienda agricola. I partecipanti sono 64, tra cui 14 donne, provenienti da tutte le aree rurali della provincia, la metà dei quali sono in possesso di un diploma di scuola superiore o di laurea. Accanto all’inaugurazione del nuovo corso 2007-2009, il 19 novembre si è svolta anche la cerimonia di chiusura dell’edizione del corso 2005/2007 con consegna degli attestati a 61 imprenditori, tra frutti-viticoltori, allevatori, addetti del settore piccoli frutti e altre coltivazioni. All’evento è intervenuto l’assessore Tiziano Mellarini, che ha sottolineato, da un lato, l’importanza non solo economica, ma anche sociale e ambientale del comparto agricolo e, dall’altra, la vicinanza dell’ente pubblico ai giovani agricoltori, come testimoniato dai dati sui premi insediamento. “Nel periodo di pro- grammazione 2000-2006 – ha spiegato l’assessore – sono stati erogati 16 milioni di euro di premi insediamento a circa settecento giovani. I premi sono passati da 4600 euro nel 1987 ai 25 mila euro di oggi, ma con la prossima programmazione rurale saliranno a 40 mila euro. Un segnale di attenzione preciso verso i giovani agricoltori arriva pertanto dal nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, che mi auguro venga approvato entro dicembre”. Il presidente dell’Istituto Agrario, Giovanni Gius, ha invitato i corsisti a considerare l’Istituto di San Michele come un punto di riferimento, una “seconda casa” dove trovare risposta a domande, dubbi ed esigenze di aggiornamento: “Approfittate di tutte le iniziative di formazione continua promosse dal Centro Scolastico ha evidenziato - perché l’Istituto Agrario può vantare competenze professionali uniche a livello nazionale”. Alla cerimonia erano presenti il dirigente del Centro Scolastico, Marco Dal Rì, il coordinatore della Sezione qualificazione professionale agricola, Michele Covi, l’organizzatore del corso delle 600 ore, Paolo Dalla Valle, con il collaboratore Carlo Micheli, accanto alla consulente Sarah Facinelli e al rappresentante della commissione del corso, Marco Giampiccolo. “SOZOOALP”, nuovo direttivo È stato nominato recentemente il nuovo direttivo di “SoZooAlp”, la Società per lo studio e la valorizzazione dei sistemi zootecnici alpini nata nel 2000 su iniziativa di studiosi e tecnici di diverse regioni e province, tra cui Trento e Bolzano, che ha la propria sede presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Tra gli autorevoli esperti del settore zootecnico che rimarranno in carica fino al 2009, accanto al presidente Stefano Bovolenta dell’Università di Udine, è stato nominato in qualità di segretario Walter Ventura, docente della formazione professionale dell’Istituto Agrario con un’esperienza più che ventennale nel settore dell’alpicoltura. La società conta 120 soci in tutto l’arco alpino e si propone di diffondere in ambito istituzionale, accademico e mediatico una migliore consapevolezza dell’importanza delle attività zootecniche esercitate nell’arco alpino, formulare proposte di carattere tecnico-economico e stimolare studi ed indagini. Il prossimo appuntamento dell’associazione sarà ad Aosta, nel 2008, per il convegno “Significato e criteri di valutazione del benessere animale nei sistemi zootecnici alpini”. DIRETTIVO SOZOOALP 2007-2009 prof. Stefano Bovolenta Presidente (Università di Udine), prof. Luca Battaglini (Università di Torino), prof. Michele Corti (Università di Milano), pof. Giulio Cozzi (Università di Padova), dott. Emilio Dallagiacoma (Provincia di Bolzano), dott. Fausto Gusmeroli (Fondazione Fojanini di Sondrio), prof.ssa Silvana Mattiello (Università di Milano), dott Lorenzo Noè (agronomo, libero professionista), dott. Renato Paoletti (Ist. CRA di Lodi), p.a. Walter Ventura Segretario (Istituto Agrario di San Michele all’Adige) e dott.ssa Sonia Venerus (ERSA Friuli Venezia Giulia). Difesa della vite, ultime conoscenze su malattie ed insetti Dalle tignole alla muffa grigia, dai prodotti in sperimentazione contro la peronospora all’ottimizzazione dei trattamenti con il rame attraverso l’uso del compu- Terra Trentina so di realizzazione presso l’Istituto di San Michele. Nello specifico, lo scopo del progetto era sensibilizzare la popolazione e gli attori del settore per modificare i comportamenti e promuovere un’agricoltura sostenibile. Co-finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Interreg IIIB, il progetto ha visto partecipare accanto all’Istituto Agrario, anche la Provincia di Parma (capofila), la Regione Basilicata, la Grecia, la Germania, la Slovenia, la Romania, la Repubblica Ceca, con la collaborazione del CNR- Ibimet e l’Ente CRA - Ucea. 41 notizie ter, dai marciumi radicali al mal dell’esca per arrivare all’impiego di prodotti naturali nella lotta all’oidio. Era incentrato sulla vite e sulla sua difesa l’incontro rivolto ad agricoltori e tecnici, che si è svolto nei giorni scorsi, presso l’Aula Magna dell’Istituto Agrario, intitolato “La difesa della vite: le ultime conoscenze su malattie e insetti”. L’incontro, che aveva lo scopo appunto di presentare i più recenti prodotti naturali e tecniche sostenibili per la difesa contro le principali malattie della vite, è stata l’occasione per il Centro SafeCrop dell’Istituto Agrario di presentare le ultime conoscenze acquisite nel campo della patologia e della entomologia, attraverso la ricerca di base e applicata, le attività di sperimentazione e la collaborazione con il Dipartimento di Protezione della Piante del Centro Sperimentale ed i tecnici del Centro Assistenza Tecnica di San Michele. Aperto dal presidente Giovanni Gius e dall’assessore provinciale all’agricoltura, commercio e turismo della Provincia autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, l’incontro han visto intervenire il responsabile scien- tifico di SafeCrop, Cesare Gessler ed i ricercatori del centro. SafeCrop, Centro per la ricerca e lo sviluppo di sistemi per la protezione delle piante a basso impatto sull’ambiente e sulla salute del consumatore, è stato attivato nel 2003 dalla Provincia autonoma di Trento presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Per accrescere e sostenere la conoscenza e la consapevolezza verso l’utilizzo di tecniche a basso impatto, il Centro ha creato una collana di pubblicazioni, gratuite, sul tema della difesa delle colture. Con l’uscita degli ultimi due libretti, “Le tignole della vite” e “La muffa grigia della vite”, si completa la collana costituita da altri quattro volumi, “Il mal dell’esca della vite”, “L’oidio della vite”, di cui “I marciumi radicali della vite” e “La peronospora della vite sono già alla seconda edizione. Giovani imprenditori agricoli, tre giornate di aggiornamento Dalle sistemazioni idraulico agrarie alle forme di allevamento in frutticoltura, dalle aree più vocate per la viticoltura alle Terra Trentina brevi 42 •Nell’arco dell’anno la sezione trentina dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie svolge un ingente lavoro, poco conosciuto dal pubblico e solo in parte dagli allevatori. Nel 2007, informa il dr. Giovanni Farina responsabile della sezione diagnostica, sono stati effettuati 200 mila esami sierologici, 25 mila esami diagnostici su animali allevati a scopo di reddito, 2 mila diagnosi di malattia su animali selvatici e 20 mila esami biologici su alimenti di origine animale. Il personale dipendente è composto da 9 addetti a tempo indeterminato, 6 a tempo determinato, 4 borsisti e 1 libero professionista. •La vasca di raccolta delle acque della nuova idrovora di Mattarello è stata completata e in primavera vi saranno collocate 3 pompe della portata di 2 mila 500 litri al secondo. Il costo preventivato è di 60 mila euro cadauna. L’idrovora entrerà in funzione nell’autunno del 2008. Servirà per convogliare e far aziende zootecniche. Coinvolgono diversi settori i temi che sono stati affrontati nel corso delle giornate di aggiornamento professionale organizzate dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, rivolte agli studenti diplomati della Scuola per imprenditori agricoli. L’obiettivo dell’iniziativa, che inaugura la sua prima edizione ed è promossa dalla Sezione qualificazione professionale agricola del Centro Scolastico, è favorire il consolidamento di uno stretto legame fra i giovani imprenditori agricoli e l’Istituto Agrario e garantire al contempo una risposta efficace alle esigenze di formazione continua. È in programma, inoltre, in accordo con il Servizio Promozione delle attività agricole della Provincia autonoma di Trento, l’esame di idoneità all’uso dei prodotti fitosanitari per i diplomati tecnici agricoli che hanno frequentato nel corso del quarto anno il modulo di 36 ore finalizzato a questa attività. Le giornate di approfondimento professionale sono state curate dagli insegnanti Ferruccio Dalpiaz e Walter Ventura. defluire nell’Adige le acque di superficie di 20 mila ettari di territorio sovrastante la città di Trento. •Le cantine sociali e private aderenti al Consorzio tutela vini del Trentino hanno prodotto quest’anno 1 milione 265 mila 780 bottiglie di vino novello. Nel 2006 il numero di bottiglie è stato di 1 milione 563 mila 126 unità. •I rappresentanti delle cantine sociali e private che aderiscono al Consorzio tutela vini del Trentino convocati il 7 novembre 2007 hanno invitato la dirigenza a portare avanti la disponibilità del consorzio ad occuparsi di controlli amministrativi e di campagna riguardanti i vini a denominazione di origine controllata riconosciuti in provincia di Trento. La facoltà di esercitare l’attività di controllo è riconosciuta ai consorzi di tutela da un decreto del Ministero per le politiche agricole. recensione FRESCO DI STAMPA! a cura dell’Ufficio stampa IASMA La frutticoltura delle Valli del Noce: 10ª giornata tecnica a cura di Maria B. Venturelli Innovazioni nella gestione delle deiezioni zootecniche: opportunità, tecnologie, vincoli a cura di Angelo Pecile edita da Istituto Agrario di San Michele all’Adige San Michele all’Adige (TN), 2007. - 69 p. : ill., tab. ; 24 cm. Il decennale delle giornate tecniche delle valli del Noce, i cui atti sono illustrati in questa pubblicazione, ha rappresentato un momento importante di confronto tecnico e politico testimoniato dall’intervento dell’assessore all’agricoltura, commercio e turismo della Provincia autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, che ha consentito di fare il punto sulle strategie di intervento, per il mondo frutticolo, da parte delle istituzioni pubbliche che operano nel settore agricolo. La prima tematica affrontata è stata, infatti, l’attuazione delle misure per la lotta obbligatoria contro il fitoplasma degli “scopazzi” del melo, per poi approfondire nell’ambito delle scelte varietali, la possibilità di coltivazione della Pinova, cultivar di melo adatta agli ambienti di collina. La relazione finale ha poi affrontato le necessità irrigue delle Valli del Noce illustrando le caratteristiche del progetto di studio frutto della collaborazione fra l’Istituto Agrario e l’Università di Trento e le prove sperimentali in atto in val di Non. Il volume può essere richiesto tramite un versamento di Euro 10.00, quale contributo spese, su bollettino di c.c.p. n° 12973384, intestato a Istituto Agrario di San Michele all’Adige; causale: Atti 10ª Giornata tecnica Cles. Pubblicazione edita da Istituto Agrario di San Michele all’Adige San Michele all’Adige (TN), 2007. - 87 p.: ill., tab. ; 24 cm. La pubblicazione degli atti relativi all’incontro tecnico che si è svolto presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige nel marzo 2006, approfondisce alcuni importanti questioni riguardanti il settore delle produzioni foraggere zootecniche lattiero casearie della provincia di Trento. Gli argomenti trattati sono di attualità e affrontano il tema dello sviluppo sostenibile delle attività zootecniche in montagna. Le relazioni riportate approfondiscono le tematiche relative al rapporto tra zootecnia e territorio secondo la normativa nazionale e provinciale, alla valorizzazione agronomica delle deiezioni zootecniche, ai sistemi e le tecniche per la gestione dei reflui zootecnici solidi, al trattamento dei reflui zootecnici liquidi con finalità ambientali ed energetiche, ai metodi innovativi per la distruzione in campo e all’innovazione nel trattamento dei reflui zootecnici. Il volume può essere richiesto tramite un versamento di Euro 10,00, quale contributo spese, su bollettino di c.c.p. n° 12973384, intestato a Istituto Agrario di San Michele all’Adige; causale: Atti gestione deiezioni Terra Trentina Pubblicazione 43 Terra Trentina CIBO E SALUTE È l’olio extra-vergine di oliva che ci salverÀ le arterie? 44 Gli studiosi attenti agli alimenti della millenaria dieta mediterranea hanno provato scientificamente ciò che si era intuito in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia: l’olio extra-vergine di oliva è in grado di prevenire l’aterosclerosi e di abbassare il colesterolo, ma solo il colesterolo “ cattivo”, mentre lascia inalterato quello “buono”. Doppio effetto positivo! Il tutto è iniziato negli anni ’50 quando il prof. Keys, incuriosito dal fatto che la mortalità per infarto nell’Italia del Sud e nelle isole greche era la più bassa del mondo, decise di osservare con attenzione la loro dieta. E scopri che era una dieta a base di carboidrati, povera di grassi saturi e che utilizzava come unico condimento l’olio di oliva. Sulla base di una prima intuizione avviò una gigantesca indagine epidemiologica, i cui risultati hanno confermato che la dieta seguita dalle popolazioni mediterranee le protegge dalle malattie cardio-vascolari. Dagli studi effettuati sono emerse altre significative proprietà dell’olio di oliva. Ad esempio la capacità di diminuire la viscosità del sangue favorendone una migliore scorrevolezza e la possibilità di regolare la pressione arteriosa. Inoltre la ricchezza di sostanze antiossidanti naturali( polifenoli e vitamina E) fa sì che l’olio di oliva resista meglio ai fenomeni di ossidazione che avvengono nelle cellule rispetto ai grassi degli oli di semi. La stabilità dell’olio di oliva è superiore a quella di tutti gli altri oli vegetali. Infine è molto digeribile ed assimilabile ed ha un’azione di stimolo sulle secrezioni biliari, per cui favorisce l’emulsionamento e l’assorbimento dei grassi. Attenzione, però, l’olio che ha tutte queste straordinarie proprietà è quello EXTRA-VERGINE DI OLIVA. Anche i grassi dei pesci (omega-3) sono in pool position! Altri studi hanno rilevato che gli esquimesi e i giapponesi che hanno una dieta ricca di grassi polinsaturi omega-3, ma povera di grassi saturi, presentano bassi livelli di malattie coronariche, di colesterolo totale e una ridotta aggregazione piastrinica. Tali studi hanno dimostrato che il consumo di pesce riduce il rischio di malattie cardiache, mentre il consumo di carne è un fattore di rischio cardiovascolare. In particolare la dieta dovrebbe essere ricca di pesci che vivono nei mari freddi come i salmoni, gli sgombri e le aringhe (che sono i più ricchi di omega-3), a cui bisogna aggiungere l’olio di semi di lino, che contiene anch’esso una elevata percentuale di omega-3. C’è un però. Bisogna fare attenzione al fatto che tali acidi grassi Prof. Carmelo Bruno già insegnante di chimica all’ITI “Buonarroti” di Trento vanno soggetti all’irrancidimento con formazione di radicali liberi. Per cui il consumo di oli vegetali freschi e un adeguato apporto di vitamina E sono misure indispensabili per prevenire tali inconvenienti. orto&dintorni IL PANE DI “SAN GIOVANNI”, LA CARRUBA Iris Fontanari poco apprezzato, nelle regioni meno ricche esso costituisce ancora una discreta risorsa. La leggenda narra che i suoi baccelli (“pane di San Giovanni”) siano stati il cibo di Giovanni Battista nel deserto (le famose “locuste”) ed anche i frutti di cui si nutrì il figliol prodigo. La pianta, tipica delle regioni mediterranee, è conosciuta fino dai tempi antichi e, in origine, venne diffusa dai Greci. Una volta essa veniva coltivata, oltre che dalle popolazioni del Mediterraneo orientale, anche da quelle dell’Africa settentrionale e costituiva un buon alimento sia per gli animali in genere che per l’uomo. Nei Paesi arabi, dove l’albero può raggiungere una taglia notevole e una grande longevità (fino a 500 anni di vita), le carrube continuano ad essere una risor- sa alimentare di discreta importanza. In Italia il carrubo è diffuso nel Sud, soprattutto in Sicilia, Calabria e Puglia, ma si trova anche in altre località come la Riviera ligure, l’isola d’Elba ecc. Note botaniche e colturali Il carrubo (Ceratonia siliqua) è un albero sempreverde, folto, molto longevo e dal portamento maestoso. È originario della Siria e della Palestina dove può raggiungere anche 20 metri d’altezza. In Italia ha spesso l’aspetto di un grande arbusto, alto da 3 a 5 metri, con numerosi rami dotati di una folta chioma. Tuttavia, anche da noi (Sicilia, Calabria ecc.) si possono ammirare esemplari adulti con chioma imponente a ramificazioni contorte e nodose. Terra Trentina La carruba è un delizioso frutto secco il cui sapore rimane legato ai ricordi della nostra infanzia, in particolare al giorno di S. Lucia quando, appena svegli, la trovavamo sempre sul tavolo accanto al torrone, ai profumati mandarini e alle immancabili arachidi. Anche se l’albero del carrubo non è pianta nota agli abitanti delle regioni dell’Italia settentrionale, altrettanto non si può dire dei suoi frutti, ossia di quei baccelli neri e lucidi (le “caròbole”, nel dialetto trentino) che, almeno una volta nella vita, tutti noi abbiamo gustato. Nel nostro Paese esiste purtroppo un pregiudizio nel consumo domestico di questo frutto, che viene spesso considerato un alimento povero e perciò destinato soprattutto agli animali. Tuttavia, anche se da noi è ormai 45 Terra Trentina orto&dintorni 46 Il carrubo presenta tronco tortuoso con corteccia bruna e ruvida; foglie composte, paripennate, coriacee e lucide nella pagina superiore; fiori raccolti in piccoli grappoli, di colore verde variegato di rosso; frutti (baccelli) bruno-nerastri, oblunghi, appiattiti, coriacei, lunghi fino a 25 cm, ripieni di una polpa dolce e carnosa, contenente da 12 a 16 semi, durissimi, lucidi e piatti. Una piccola curiosità storica: i semi, detti “carati” (dal nome greco dell’albero, keration), hanno un peso così costante che anticamente i Greci se ne servivano come unità di misura per l’oro e le pietre preziose. Il carrubo predilige le zone di pianura e di collina ben esposte al sole. È capace di sfruttare terreni superficiali, calcarei, rocciosi e aridi in cui altre piante non hanno possibilità di vita. La propagazione avviene per seme o per innesto e qualche volta si ricorre pure alla talea. La fruttificazione ha luogo verso il 10° anno e la produzione massima si ha dal 30° al 50° anno. Il legno di questa pianta è duro, lucido e chiaro, talvolta con venature rosse; viene utilizzato in ebanisteria per lavori di intarsio. Proprietà ed utilizzi Le carrube maturano in autunno e si raccolgono quando hanno preso un colore bruno. Contengono molto zucchero (saccarosio), che rappresenta oltre il 50% del peso secco, ed hanno pertanto un elevato valore energetico. Vengono utilizzate nell’industria alimentare e dolciaria come sostituto del cioccolato e, per le proprietà addensanti, pure in gelateria. Attraverso procedimenti tradizionali è pure possibile produrre alcool. I frutti sono impiegati pure in zootecnia per l’alimentazione del bestiame (cavalli, in particolare). Molti sono gli usi previsti anche dalla farmacopea naturale che sfrutta, in particolare, le ottime caratteristiche antidiarroiche dei frutti essiccati. La farina, oltre a formare la base di vari preparati contro le enteriti e le diarree dei bambini, è anche molto efficace nella cura delle infezioni intestinali in genere. Nelle Regioni meridionali è ancora diffusa l’usanza di aromatizzare il vino aggiungendovi, prima della fermentazione, un po’ di mosto cotto con qualche carruba sminuzzata. Il vino che se ne ottiene è un po’ liquoroso con un gusto forte che ricorda il sapore del frutto. In alcune regioni del Medio Oriente, per mezzo di procedimenti tradizionali, si utilizza la polpa color giallo-miele dei baccelli anche per estrarre composti concianti per le pelli o per colorare i tessuti. I semi forniscono una gomma usata nella fabbricazione della carta e, come stabilizzatore, nei prodotti alimentari. Torrefatti e macinati, sono utili anche per sostituire il caffè. 47 Terra Trentina