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Spedizione i n abbonamento postale
Gruppo Il1
Anno X - N. 9 - settembre 1962
Direzione e Redaz.: Plazza d i Trevi, 86
ROMA
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bil'%&.8.4
C&+
ORGANO MENSILE
DELL'ASSOCIAZIONE
. .
Doveri operativi
di Gianfranco Martini
Gli Stati generali del CCE, nel corso
della recente convocazione dell'aprile scorso
a Vienna, hanno approvato a,l19unanimità
la
Carta federalista dei Comuni e dei
Poteri locali d'Euro~pa della quale è già
stata data notizia su questa rivist,a.
Successivame~nte,nella riunione del Consiglio di Preside'nza che si è tenut,a a To~lone
nel mese di settembre, è stato deciso che
tale cc Carta federalista sia ratificata dagli
organi deliberanti degli Enti locali aderenti
al CCE e che se n e dia la più ampia
diffusione nell'opinione pub'b'lica.
Tale decisione rappresenta senza dubbio
un logico sviluppo delle decisio~ni di Vienna
e si presta ad alcune utili co'nsiderazio'ni
di fondo, che finiscono per investire tutta
l'attività del CCE.
La Carta fedeialista pone e riaffemrma la
esigenza e delinea sinteticamente una completa prospettiva istituzionale che comprende, dal Comune all'ordine internazionale,
ai varii livelli, una serie di enti intermedi
dotati di libertà di decisione e dei mezzi
indis'pensabili per darvi esecuzione: essa
è quindi un documento originale ed organico, che racchiude unitariamente alcuni
principi fondamentali che reggono la costruzione a i un'Europa democratica. Ciò dovrebbe bastare di per sé a met,terne in
rilievo l'importanza, se, diffidando di una
concezione illuministica della politica, non
fossimo, consapevoli della facilit,à con la
quale documenti ed enunciazioni di principio, così frequenti al giorno d'oggi, finiscono
per passare ino,s#servatia gran parte delle
popolazioni.
E' necessario invece che su tale documento fondamentale si faccia convergere
l'attenzione di tutti i cittadini europei e
che da esso, inevitabilmente conciso come
tutte le risoluzioni finali congressuali, si
possano trarre le o,pportune deduzioni sul
piano delle pratiche realizzazioni: va infat,ti
ricordato che la storia dei grandi fatti innovativi nella vita dei popoli è sempre stat'a
preparata e accompagnata da affermazio'ni
di principio che hanno costituito la premessa e la spinta per l'azione politica, purché adeguatamente tradotte a livello de~lle
colscienze individuali e dei gruppi sociali.
Così deve avvenire anche per la N Carta
federalista di Vienna: questo documento
approvato in un'as'sise di oltre 3.500 amministratori locali d'Europa, non può rima11
12,
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I T A L I A N A P E R I L C O N S I G L I O DEI C O M U N I D ' E U R O P A
nere liniitato ad una, sia pur così autorevo~le
e sotto vari aspetti clamorosa, assemblea
rappresentativa, ma va portato a conoscenza dei s'ingoli cittadini e alla lo'ro attenzio'ne tramite, in particolare, una ratifica da
parte dei Consig'li comunali, provinciali e
regionali dei vari Paesi aderenti al CCE.
In questo modo il CCE risponde a d uno dei
suoi compiti statutari, al più rilevante di
essi, quello cioè di fare dell'Europa u n fatto
di coscienza individuale: e non sembri e8ccessivo parlare di fatto di coscienza perché
tale è quello che impegna proiblemi di libertà, di ordinata convivenza, di pro,gresso
civico, di pace,, cioè proprio i valori che
l'unificazione democratica dell'Euroga vuo'le
tutelare. Se la << Carta federalist,a » viene portata all'esame dei corpi rappresentativi intermedi di un Paese, s e e'ssa viene pubblicamente discussa, se i reso'conti delle riunioni in
cui ciò è avvenuto vengono opportunam,eate
divulgati, è leg,ittimo ritenere che una parte
cons'iderevole dei cittadini vedranno richiamata la loro attenzione sui principi fondamentali che la
Carta
enuncia e che
costituisco~no le premesse indis,pens,abili per
la costruzione di una Europa politicamente
unita nel rispetto dei principi democrat,ici:
in tal modo l'enunciazione di concetti quali
la Federazione delle nazioni eu,rcpee, le
istituzioni sovranazionali, il ruolo delle Comunità lo'cali autonome, e simili creeranno
interrogativi
e problemi di immediat,a risonanza nelle coscienze individuali.
D'altra parte la ratifica della Carta federalista da parte degli Enti locali non co'stituisce in alc,un modo un eccesso di zelo
o un illegittimo sconfina mento^ dei co~m,piti
loro demandati nel nostro ordinammto~: la
nostra Carta costituzio:nale delinea invece
proprio un o'rdinamento pluralista in cui i
vari corpi intermedi non possono co.nsiderarsi una pura creazione dello St,at.o ma
derivano da naturali esigenz,e pree~is~tenti
e non necessariamente dipendenti d a quelle
dello Stato\, e che hanno dei diritti che lo
Stato no'n può a suo piacere sopprimere^.
I principii ispiratori della K Carta federalista » trovano quindi nella nostra Costituzione una particolai-e corrispondenza e gli
Enti locali che la ratificheranno non sollo
faranno corretto uso della loro auto'nomia
e della loro natura di enti po~lit,ici,ma riaffermeranno, in una più ampia prospettiva
europea, dei fondamentali concetti co~stituzionali.
11
* * *
Ma il contatto fra CCE e Poteri locali
di ogni singolo Paese, tra problemi della
unione politica europea e cittadini, non si
limita a fatti importanti, m a p u r sempre
episodici, come quelli di una ratifica della
Carta lederalista dei Comuni
e dei Poteri locali d ' b r o p a
1. Dal Comune all'ordine internazionale, a ciascun livello e per ciascuna
fondamentale funzione debbono corrispondere appropriate istituzioni dotate
della libertà d i decisione nell'ambito che
le riguarda e dei mezzi e poteri indispensabili all'esecuzione d i queste decisioni.
2. Queste istituzioni debbono essere
basate sul libero suffragio dei cittadini
e sul principio della divisione dei poteri,
non solo f r a il legislativo, l'esecutivo e
il giudiziario, m a anche f r a le collettività locali, g l i stati e le federazioni d i
stati.
3. La federazione delle nazioni europee deve essere fondata sulla decisione
irrevocabile delle stesse popolazioni.
Una equa rappresentanza delle nazioni
i n seno agli organismi comunitari, la
soppressione del d i r i t t o d i veto e il
ricorso a l parere dei cittadini. espresso
attraverso consultazione diretta o per
mezzo dei loro rappresentanti eletti con
mandato europeo, garantiranno I'irreversibilità delle istituzioni così fondate.
Questa irreversibilità è l a condizione
necessaria per poter proporre e attuare
progetti economici, sociali e politici a
lunga scadenza.
4. Le attribuzioni delle istituzioni europee debbono estendersi alla politica
estera, alla difesa e alla attuazione d i
una politica economica, sociale e finanziaria, che tenga conto del necessario
equilibrio f r a le diverse regioni. Queste
istituzioni dovranno altresi provvedere
alla promozione del progresso scientifico
e tecnico.
5. Infine le nazioni europee dovranno
elaborare una politica comune d i aiuto
a i Paesi sottosviluppati e garantire
ovunque le libertà fondamentali della
persona umana.
6. Tali molteplici compiti debbono essere attuati da u n insieme di organi
comprendente: un Esecutivo europeo
dotato d i poteri reali, un Parlamento
capace d i legiferare e una Corte di
Giustizia, che garantisca i d i r i t t i dell'uomo allo stesso tempo che i d i r i t t i
essenziali d i t u t t e le collettività locali.
7. I n seno alla società europea così
definita, i sindaci e i rappresentanti
eletti delle comunitd locali autonome
hanno il d i r i t t o e il dovere d i contribuire attivamente a l progresso e a l rafforzamento dell'unitd europea, d i far
conoscere agli stati e alla loro federazione i bisogni e le aspirazioni delle
popolazioni e d i informare queste ultime
sugli a t t i delle istituzioni della Comunità
politica europea.
settembre 1962
COMUNI D'EUROPA
C a r t a federalista
d a p a r t e degli organi
deliberanti d e i varii E n t i locali. I1 problema
d i fondo è quello d i assicurare una connessione permanente e quindi dei rappomrti
continui e d organici t r a l'azione politica,
elab'orata dal CCE t r a m i t e i suoi organi
i,appresentativi, e i varii Poteri locali che
v i aderiscono, i n modo c h e non soltanto l e
enunciazioni d i fondo, quali l a C a r t a federalista ),, m a t u t t a l a complessa attività d e l
CCE trovi immediata eco nell'opinione pubblica dei varii Paesi. I1 problema, d a squisit a m e n t e politico, diventa a questo p u n t o
anche ~ ~ r g a n i z z a t i v oa!, fine d i c r e a r e una
stabile piattaforma sufficientemente decent r a t a nella q u a l e articolare l'azione e l a
collaborazione dei diversi P o t e r i locali appartenenti alla stessa Sezicne nazionale.
Ciò è già s t a t o realizzato in Francia ed è
p u r e espressamente previsto nello statuto
delllAICCE che. all'art. 24. stabilisce la
possibilità p e r i Comuni e le Provincie
ademrenti all'Associazione d i riunirsi i n Federazioni regionali con compiti d i coordinamento e d i propulsione delle iniziative
locali. Tali Federazioni rispondone a l t e m p o
stesso a d ovvii motivi d i coerenza sulla
linea di u n necessario decentramento di ogni
organismo a base nazionale nonché a ragioni
d i funzionalità e d i efficacia organizzativa,
d i più s t r e t t a e teinpestiva aderenza alle
situazio'ni locali.
Non v a infatti m a i dimenticato che il
discorso federalista, p u r rimanendo s e m p r e
uguale a se stesso nei suoi principi ispiratori
e nelle s u e esigenze d i fondo, no'n h a speranza d i t r a d u r s i in u n f a t t o d e t e r m i n a n t e
dell'opinione pubblica s e non s a intrecciarsi
con problemi concreti, a d e r e n d o a realtà
vive d i n a t u r a economica, sociale e culturale.
L e Federazioni regionali delllAICCE, la
cui strutturazione è già allo studio', servir a n n o quindi a meglio canalizzare il discorso
europe'o a livello d i determinate zone d e l
nostro Paese, trasferendo con maggiore tempestività s u l piano locale sia l e decisioni
d e l CCE, sia i f a t t i politici che interessano
l'Europa, sia l e vicende dell'integrazione
eccnomica.
))
zione e formazione dell'opinione pubblica
nel senso autenticamente europeo, e cioè
federalista.
*
*
1.:
Il discorso sulla cc C a r t a federalista dei
Polteri locali d'Europa con la quale si sono
iniziate queste 'ighe, ci h a portato assai
più lontana': m a e r a necessario c h e ciò
avvenisse p e r diiiiostrare il logico svolgim e n t o dell'iniziativa c h e d a l piano sovranazionale, quali sono stati gli S t a t i generali
di Vienna, si distribuisce sul piano nazion a l e e locale iri modo capillai,e.
G l i ideali federalisti stanno attraversando
a t t u a l m e n t e un momento assai critico e ciò
c h e ci preoccupa ~ n a g g i o r m e a t e è il fatto
c h e moiti non s e n e avvedonol, soddisfatti
dell'innegabile progresso eco~nomico, che f a
spesso velo alla affermazione d i più importanti e p e r m a n e n t i valori.
Non ci può perdere altro tempo
sensibilizzare e d aggio~rnarel'opinione pubblica e quella d i g r a n p a r t e della classe
87
dirigente circa l e esigenze democratiche
della costruzione dell'Euro'pa c h e oggi m a r cia i n modo scddisfacente sul piano econoniico. m a senza c h e sia m a i stato posto i n
modo serio. nell'unico modo corretto, il
problema del controllo democratico, cioè
politico', d i tale crescita economica.
I1 realismo politico non consiste nel possibilisino m a nella tempestiva individuazicne delle reali necessità d i u n a comunità:
impostare il problema dell'Europa i n chiave
politica e democratica, affrontarlo i n t,ermini
d i collaborazione t r a forze democratiche,
vucl d i r e certamente s u p e r a r e a l tempo
stesso l e tentazicnj d e l massimalismo e del
possibilisino momderato.
I1 tessuto autenticamente popolare e r a p p r e s e n t a t i ~ deli'AICCE,
~
espressione diretta
e democratica d i g r a n p a r t e della popolaz i c n e italiana. è a i servizio di questo indispensabiie rilancio d e l federalismo europeo:
essa a t t e n d e l'adesione d i t u t t i coloro c h e
c c n d a cggi conibattcno l a stessa battaglia.
La ratifica di Rocca Priora
* * *
T u t t a v i a gli E n t i locali, i Sindaci, i Presidenti d i Provincia e d i Regione e i varii
co'nsiglieri possono essere i catalizzatori d i
questa azione (la loro veste d i rappresentanti democratici e qualificati delle popolazioni n e d à loro pieno diritto), m a non
possono esaurire e coprire t,utto, lo' spazio
dell'opinione pubb'lica c h e vive e che si
articola a livello d i numerosi e diversi
g r u p p i sociali, quali i part,iti politici, i
sindacati, l e associazicni culturali, ecc. Nasce
ccsì l'esigenza, già formulata nell'articolo di
iondo d i << Comuni d'Europa » del giugno
sccrso ( « Un p u n t o di partenza », a firma d e l
Segretario generale dell'AICCE, Umberto S e rafini), quella a p p u n t o di f a r e del CCE « l'elem e n t c propulsore d i una larga alleanza democratica europea ».
Attorno alle Federazioni regionali dell'AICCE, così c o m e ovviamente a t t o r n o a i
suoi organi centrali, bisogna mobilitare u n a
serie d i forze autenticamente democratiche,
c h e abbiano l a loro radice pro:fonda nelle
popolazioni, affinché d a t a l e omrganica collaborazione sorga u n a più efficace informa-
L'Amministrazione comunale di Rocca Prioi2, in Provincia di Roma, ha approvato con
14 voti favorevoli e 2 astenuti. la Carta federalista dei Comuiii e dei Poteri locali d'Europa.
Alla riunione, convocata in sessione straordinaria e in seduta pubblica, il 16 giugno
scorso, hanno partecipato i membri: Aldo Emili. Luigi Vinci, Antonio Mazzi, Valentino Corvesi.
Aldo Vinci, Enrico Fiorentini, Giuseppe Amelia, Osvaldo Molinari, Nicola Bacchiocchi, Luigi
inastracci, Egisto Rosi. Mario Vinci, Giulio Raponi, Domenico Fiore, Giuseppe Vinci, Alessandro Pucci.
Riportiamo di seguito l'estratto della delibera eonsiliare, ad esempio concreto di come ciò
che è indicato nell'editoriale di questo numero sia già maturo nella coscienza di valorosi amministratori locali.
I1 Presidente invita il Segretario del Coniune, dott. Francesco Lo Iacono, a svolgere una
relazione sugli avvenimenti inerenti al Congresso di Vienna dei Sesti Stati generali dei Comuni
d'Europa (26-28 aprile 19621, ai quali il funzionario hr, partecipato.
I1 Segretario dà lettura del suo intervento i11 seno alla I Commissione del Congresso dopo
aver fatto un breve resoconto degli avvenimenti.
I1 Presidente ringrazia il Segretario dell'opeis svolta con impegno e con onore e propone
:'approvazione della Carta federalista dei Comiini e dei Poteri locali d'Europa.
Propo'ne inoltre che, a niemoria dell'iinportailte avvenimento, sia dedicato un largo e precisamente lo spiazzo antistante Via Regina Margherita, dove nel 1954 è avvenuto il crollo di
alcune vecchie case a seguito delle alluvioni.
.
IL CONSIGLIO
Udita l'ampia relazione del Segretario del Comune. la relaziorie del Presidente e l'intervento
del Consigliere, dott. Molinari;
Con voti favorevoli n. 14 e n. 2 astenuti su n. 16 presenti:
DELIBERA
1) di approvare la Carta federalista dei Comuni d'Europa (segue testo)
2) di intitolare con il nome di N LARGO EUROPA » 10 spiazzo antistante all'imbocco di
Via Regina Margherita, a memoria dei u VI Stati generali dei Comuni d'Europa M.
settembre 1962
COMUNI
D'EUROPA
Tribuna libera
Ma chi la vuole questa Europa?
Parigi, ottobre 1962
Da qualche tempo non si parla più in Francia
del famoso progetto gollista di unione politica
europea. L'attenzione si limita infatti alle trattative di Bruxelles per l'entrata della Gran
Bretagna nel Mercato Comune. Ma anche qui
si continuano a registrare ritardi e rinvii. La
verità è che de Gaulle non n e vuole sapere di
dover spartire con la potenza d'oltre Manica la
propria presunta leadership europea. P e r questo
gli basta la Germania di Adenauer, ch'egli si
illude, col suo personale prestigio, di sapere
ancora arginare. La Gran Bretagna, invece, è
un'altra cosa, perché il suo semplice ingresso
nell'Europa sposterebbe automaticamente l'equilibrio di rapporti esistente tra questa e l'America, anche per quanto riguarda il delicato
problema della distensione, che preoccupa particolarmente de Gaulle.
Si dice spesso la Francia ) t , ma è un'astrazione! In realtà abbiamo de Gaulle, i suoi
ministri, i parlamentari, il vecchio mondo delle
forze politiche (per quello che ancora valgono ...l e infine - altra astrazione - u il
popolo 11, che vuole dire i n pratica l'università,
l e chiese, i sindacati, i produttori, l e donne, e
via via tutti i raggruppamenti e classificazioni
che è possibile identificare in una società, fino
ad arrivare alla cellula di ogni organizzazione
umana, che è l'individuo.
Ma l'individuo, fuori di queste sue manifestazioni associate, è esso stesso un'astrazione,
anzi una sfinge, tanto che in suo nome si
compiono spesso l e azioni più contradditorie e
impensate. Ciascuno di noi appartiene infatti
a più raggruppamenti sociali, spesso in conflitto tra loro e che in realtà non riproducono
ciascuno che un aspetto molto particolare e
limitato delle nostre esigenze, che sono sempre
complesse.
Ha ragione de Gaulle quando dice che i
francesi sono con lui?
Basta pensare ai risultati dei suoi vari re-,
ferendum per rendersene conto...
Ma che dire dei sucressi ottenuti - sia
pure con altro metro
e su altro piano con le elezioni per il
Congresso del Popolo
Europeo? In talune
località
dell'Alsazia,
dove esse sono state
a suo tempo tentate,
si ottennero talvolta
percentuali anche altissime di elettori. Né
si può dire che il programma - giusto l'opposto delle idee golliste in materia europea - non fosse stato
presentato con sufficiente chiarezza, appunto per togliere ogni
dubbio al significato
politico del voto, che
doveva essere d'inequivocabile
sostegn~
alla precisa tesi di una
Federazione Europea!
La conclusione ovvia è che in Francia
c'è di tutto, che la
popolazione è ancora
largamente disponibile
e che in genere il risultato di un'operazione dipende dalla sua
capacità di esercitare
un effettivo richiamo
su coloro che sono in
grado di determinarne
il successo.
I1 problema è di
arrivare, in ogni situazione, a raggiungere
l'elemento
icuomo ii e a f a r l o
CC
reagire direttamente davanti al problema, %ttraendolo a ogni meccanismo artificialmente
precostituito, che rischierebbe di vincolarne la
scelta e menomarne, di fatto, la libertà.
Vi sono però vari ostacoli: l'abulia del singolo inconscia difesa dalle fregature. che ci
vengono regolarmente dal prossimo, e la ctrozzatura deformatrice dei condizionamenti SOciali, che è pure una difesa dell'individuo ogni
qualvolta deve affidare ad altri il compito di
rappresentarlo. Arriviamo così al fenomeno
della massificazione, tanto diffuso nelle nostre
società meccanizzate, e quindi spersonalizzate.
Le formule tradizionali di organizzazione
politica, in Francia, contano oggi sempre meno.
Contavano, elettoralmente, quando avevano ancora un potere da offrire e da spartire, ora
non più. I1 cambiamento è stato avvertito soprattutto dai giovani, che se ne tengono infatti
regolarmente lontani. Fa eccezione solo l'OAS
che, come il neofascismo in Italia, agita un
mito capace di fare presa su menti che non
abbiano sufficientemente maturato la problematica della libertà; con in più, a favore della
organizzazione francese, l'indubbia attrattiva di
un'azione contrapposta al C, pantofolaismo della
tanto vilipesa democrazia parlamentare. I comunisti, poi, hanno perso ogni effettiva capacità
di presa sulle più giovani leve, forse per l'eccessivo tatticismo dimostrato nell'accettare la
concorrenza di partiti un tempo definiti sprezzantemente borghesi 1 1 .
Resta da segnalare un certo risveglio di coscienza negli ambienti intellettuali della sinistra
democratica: ambienti moralmente
lanciati ,)
e culturalmente vivi, ma pur sempre sotto'posti
ai limiti propri di ogni sinistra nazionale, fatalmente prigioniera, non meno della destra, della
illusione che l'attuale ordine degli Stati sia
eterno e che tutto il problema consista quindi
nel sapere scegliere la aualità &e1 vino i , sociale nuovo da travasare nell'otre <i statale
vecchio.
.
1)
)>
A questo punto viene spontanea la domanda:
c'è ancora spazio per una forza nuova, genuinamente europea, che sulle contraddizioni del
sistema sappia erigere un nuovo ordine non più
nazionale ma federale, non più basato sul mito
della sovranità assoluta degli Stati ma sopra
un nuovo rapporto - pluralistico - tra individui e società, non più rigidamente modellato
sugli odierni centri di potere ma capace di
ispirare la soluzione dei problemi al giusto
livello su cui di volta in volta si pongono:
Comune, Stato, Federazione?
Questa corrispondenza, inviataci da Parigi
ove risiede, dall'amico Bolis (col quale avevamo avuto modo di scambiare recen,temente
qualche idea), ci conferma l'utilità del discorso
che in questi ultimi tempi andiamo mettendo
quotidianamente in pi-iol-ità assoluta: la ricerca
nei varii Paesi d'Europa, delle autentiche forze
democratiche, che sicuramente, proprio perché
tali, saranno i11 definitiva per la Federazione
Europea.
Perciò preghiamo Bolis di voler cominciare
a co~id.itrre in Francia, sperando di poterla
estendere presto ad altri Paesi, una inchiesta
su questi gruppi non senapre consapevoli del
luogo geometrico - che per noi è la costruzione della nuova Europa e, frattanto, il controllo democratico dell'Europa dei miracoli
- di tutte le battaglie a t t i ~ a l iper la libertà,
la pace e il progresso.
Se è vero che il Consiglio dei Comu~tid'Europa
vuoLe essere il possibile picltto d'i~tcontro degli
uomini e delle forze democratiche che coltservino il senso della realtà profoltda, sta a iaoi
cogliere il, particolare nel1'1tniversale e proporre
efficacemelzte a questi uomini e a queste forze
il loro posto coizgeniale nella battaglia per la
nuova Europa; e, prima ancora di ciò, sta a
noi conoscere nelle loro caratteristiche sociali e
psicologiche, izelle loro aspirazioni economiche,
culturali e umane, queste forze e questi uomini.
La pubblicistica attuale si limita troppo spesso
alla descrizione della facciata.
.
.
La persuasione e la rettorica
Milano, e s t a t e
1962
Egregio dott. Paolini,
leggo su
Comuni d'Europa
il resoconto
di alcune delle manifestazioni, che hanno accompagnato o seguito la IX Giornata Europea della
Scuola con la validissima partecipazione dell'AICCE e ricevo d'altra parte la relazione
(circolare 233) della Direzione Generale per
gli Scambi Culturali, che documenta l'imponente sviluppo della manifestazione. Risulta
che vi hanno partecipato per l'istruzione superiore 78.910 alunni su 129.720, per l'inferiore
260.659 su 378.365, per la post-elementare 9.910
su 16.258, per l'elementare (quinta classe)
514.061 su 725.883. In totale il 69.23% degli
alunni frequentanti ha svolto il tema per la
Giornata europea nell'ultima classe di ogni
ordine di scuole. Quest'anno vi hanno partecipato. oltre alle scuole europee di Bruxelles e
Lussemburgo, anche l e scuole italiane all'estero
funzionanti in Europa. Risultato, come si vede,
veramente grandioso, che si avvia a diventare
totalitario cioè a coprire tutta la popolazione
scolastica che ha àdito al concorso, ufficialmente
presentato con carattere di volontarietà.
Di fronte a questa prospettiva e all'impegno
assunto dall'AICCE mi consenta qualche considerazione, dettata dal desiderio di trarre i
migliori frutti da questa iniziativa della cui
opportunità sono ben convinto e che d'altronde
risulta ben confermata dallo sviluppo assunto
nelle nuove edizioni sinora espletate. La 11 Giornata europea si è ormai inserita nella tradizione scolastica italiana: è un fatto, e può essere
uno svantaggio nel senso che essa si installa
nella routine professionale di ogni insegnante
col suo bagaglio di frasi fatte, di schemi illustrativi a fianco della N giornata del risparmio 11
C!
COMUNI
o c c della giornata degli alberi H. La caccia
affannosa ai volantini e agli opuscoli propagandistici nei giorni immediatamente precedenti l o svolgimento del t e m a conferma che
buona parte degli insegnanti non ha inquadrato il tema come punto d i arrivo di tutto
l'insegnamento storico e geografico, m a l o considera come manifestazione isolata. T a l e naturalmente resta anche nella vita scolastica degli
allievi, per i quali anzi arrischia di diventare
ormai una obbligata ripetizione di slogan al
passaggio dell'ultima classe di ogni ordine di
scuola. Prevedo l'obbiezione: meglio questo che
niente, bene o male c'è alineno u n giorno ogni
anno i n cui gli alunni e gli studenti affrontano
u n argomento specificamente europeo. D'accordo: m a l'impegno dei comitati nazionali,
delllAICCE, dell'AEDE e la stessa imponenza
della partecipazione ormai tradizionale giustificano qualche prospettiva nuova per evitare che
la cc Giornata diventi fine a se stessa, bella
m a sterile (come osservai i n altra s e d e ) , dato
che il fine del concorso n o n è - come viene
opportunamente indicato ogni anno nel bando - u n saggio di bello scrivere n é u n centone
di statistiche comunitarie o di notizie storiche,
m a una presa di coscienza del t u t t o libera, m a
seria coi problemi dell'unificazione europea.
Già nella manifestazione ' d i premiazione dei
vincitori locali a Milano il consigliere comunale
dott. Jori ha proposto che d u e studenti delle
scuole m e d i e superiori (evidentemente scelti
tra i vincitori) siano immessi come osservatori
nelle delegazioni comunali alla Conferenza dei
poteri locali e agli Stati Generali dei comuni
d'Europa. E' u n tentativo di dare concretezza
e di utilizzare i n qualche
alla
Giornata
modo europeisticamente coloro che si sono se-.
gnalati. Ma il problema è quello di trasformare
il tema occasionale i n
saggio di profitto
europeo anche a costo di comntrarre il numero
dei partecipanti. Perché 1'AICCE non prenderebbe l'iniziativa di u n convegno ristretto per
studiare il problema e avanzare propo'ste concrete al Comitato Internazionale? T a n t o per
dare qualche indicazione: la i( Giornata N potrebbe essere istituzionalizzata come conclusione dell'intero corso di educazione civica;
ovvero i n luogo del tema individuale almeno
per l e classi superiori potrebbero essere previste ricerche d i gruppo ( d i classe, di corso,
persino di istituto) su determinati argomenti
europei; ovvero, per l e scuole superiori i n cui
vige l'insegnamento delle lingue estere,, il lavoro
dovrebbe essere svolto nella lingua europea di
studio. Eccetera eccetera: quel che conta è, m i
pare, di escogitare qualche cosa che tolga il
pericolo della consuetudine retorica e renda
la 11 giornata )I utile e alla scuola e alla coscienza euro'pea. Oggi come oggi, chi si sentirebbe di giurare sul 69.23% di sincero europeismo o meglio federalismo europeo della
scolaresca italiana? Non è scetticismo, egregio
dottor Paolini, m a conoscenza della vita scolastica e desiderio di strumentalizzare meglio la
felice iniziativa che m i spinge a porre la
domanda all'AICCE e a ringraziarla per la
ospitalità
Giuseppe Tramarollo
1,
81
1,
settembre 1962
D'EUROPA
La pipa di a.c.b.
)B
La rivista
L e Fédéraliste e , diretta - a
Pavia - da Mario Albertini ha pubblicato nel
su.0 nuirlero del luglio scorso (anno I V , n . 2 ) la
noterella seguente (titolo: A' propos P' Etats
Généraux " , p ; firma: a.c.b.), che noi traduciamo
dal francese.
<,Abbiamo spesso a f f e r m a t o che organizzazioni ..parafederaliste" e, come si direbbe i n
italiano, fiancheggiakici (tali l'"Associazione
Europea degli Insegnanti" e la stia isic - NdRI
" Giornata europea della scuola ", o l'" Associazione dei Comuni d'Europax) n o n potrebbero
recare un contributo apprezzabile alla causa
dell'unità europea che nella misura i n cui esistesse u n Movimento Federalista forte, e con
u n a precisa ed efficace linea politica, capace di
controllarle e di influenzarle i n modo decisivo.
Le organizzazioni para-comuniste hanno iin
senso e conoscono, o hanno conosciuto, successi
(tali i .' Partigiani della Pace ", oggi sostituiti
dai " marciatori della pace ", dagli -.unilateralisti" e i n generale dall'esercito sterminato
degli imbecilli di cui il miracolo e'conomico ha
fatto aumentare ancora la produzione), perché
dietro di esse e al d i sopra d i esse c'è u n a politica "marxista-leninista" ( o piuttosto la politica estera dell'unione Sovietica). I n questo
quadro anche le feste danzanti d e L'Unità, che
si organizzano i n Italia, o altre manifestazioni
folcloristiche analoghe, hanno u n significato e
raggii~ngonoil loro scopo. Ma esse resterebbero
tutte manifestazioni folcloristiche, senza conseguenze politiche, se n o n ci fosse il '. partito
che le incanala e le sfrutta.
Ora tale è sfortunatamente il caso, al contrario, per le organizzazioni '.folcloristiche"
europee, come quelle che abbiamo menzionato
più i n alto. Il Coizgrt?sso internazionale dei Com u n i d'Europa d i V i e n n a del mese d'aprile ( o
.. Stati generali dei poteri locali d'Europa ",
come li si chiama col linguaggio tipico della
Europa ufficiale - lucus ai non lucendo -, nel
quale m e n o si conta, più si f a sembiante d i
contare) ha confermato queste riflessioni m e lanconiche, che solo un osservatore superficiale
potrebbe giudicare troppo severe. L'Associazione potrebbe teoricamente incamminarsi per
due strade ( i n realtà i n stretto rapporto d'interdipendenza e che sarebbe augurabile percorrere
congiuntamente): o battersi energicamente per
iin decentramento reale e profondo; ovvero,
come m e z z o a questo fine, far proprie le rivendicazioni dei federalisti, a cominciare dalla
Costituente. Ma i n u n caso come nelll'altro essa
dovrebbe condurre una lotta intransigente contro i poteri nqzionali: ciò che è radicalmente
impossibile, per il fatto che le forze che la doininano sono questi stessi partiti nazionali che
hanno anche la maggioranza nei parlamenti
dei diversi Paesi, e che n e controllano i governi.
Ecco perché l'Associazione ha scelto per sé il
ruolo assai più comodo d'applaudire e di rallegrarsi di tutto, o di quasi tutto, e anche - raggiungendo le vette del comico - del fatto
- c h e il contributo che gli Stati generali apportano alla causa degli Stati Uniti d'Europa
è determinante per i l successo di questa grande
impresa" (nella risoluzione "politica" approvata appunto a V i e n n a ) . Presso i Comuni d'Europa si può anche prevedere l'avvenire.
E' cosi che l'Associazione si inserisce armoniosamente e senza residui i n questa funzione
che noi abbiamo da tempo denunciato come la
vera ragion d'essere dell'Europa ufficiale e
comunitaria: quella d i far credere che si f a
qunlcosa, che l'.'Europa è i n cammino", per
dirottare la pressione spontanea dell'.' europeismo difiuso' e per meglio conservare così gli
immobilismi ~urzionali. Ed è cosi che l'Associazione dei Contuni d'Europa si trasforma i n
u n semplice grano di questo " o p p i o del popolo
europeo ?' che la pipa dell'opinione pubblica continua, ahimè, a fumare senza sospetti. S i potrebbe dunque affermare, parafrasando Eluard.
che l'Europa anche è u n a pipa. E che pipa!
Accendendola è possibile a parecchi - proprio
come a Eliiard con la sua pipa poetica - n o n
soltanto divertirsi senza sforzo prendendosi
giuoco degli altri, m a altresì ricavarne 7112 profitto personale. C h e si vuole di meglio?
<C
il
CC
"
<t
Abbiamo rinviato di qualche tempo la piibblicazione della lettera dell'amico Tramaroil0
per d u e ragioni: a ) preferivamo che uscisse a
nuovo anno scolastico iniziato, quando la discussione sulla Giornata europea i l ridiventa
attuale; b ) desideravamo di poter annunciare a
Tramarollo l'organizzazione prossima - per ora
su scala italiana, m a con l'intenzione d i ripeterla a lii~ello europeo - di u n convegno di
assessorz comunali, provinciali e regionali alla
pubblica istruzione, sotto i comuizi auspici del1'AICCE e dell'AEDE (Sezione italiana), ove
t1 dibattito sulla II Giornata dovrebbe avere
la sua giusta collocazione.
Comiinque ci sembra dz poter dire sin da
ora che Tramarollo m e t t e opportunamente il
dito sulla piaga: e da oggi al convegno gradiremo tutte le osservarioni dei nostri lettori sull'importante argomento, che si inquadra nel
problema generale di una formazione ctvica
federalista della popolazione, centrale per gli
associati al CCE e per tutti gli amministratori
locali europei e deinocrattc~i.
(<
IJ
con essa. Tanto più che i lettori d i Comuni
d'Europa sono abituati ad autocritiche s u f f i cientemente severe per dover perder t e m p o col
narcisismo panflettistico d i a.b.c.: sugli Stati
generali d i V i e n n a n o n ci pare che si potesse
dire di più di quanto è stato scritto nell'editoriale U n punto di partenza D del nostro niimero
d i giugno (anno X , n. 6 ) . Tuttavia ci sono ar1.ivate cosi sdegnate proteste da parte di lettori,
nostri e - evidentemente - di e L e Fédéraliste n,
da indurci a chiudere u n occhio e dal- soddisfazione alla vanità d i a.c.b.: n o n senza rassicurarlo affettuosamente che n o n siamo fumatori
di pipa. Ecco dunque u n a delle lettere pervenute alla nostra redazione:
>l.
La noterella n o n ci era parsa, nel suo nichilismo da tavolino ( o da s o f à ) , tanto interessante da costringerci a scendere i n polemica
C
Aci CasteHo: settembre 1962
Caro direttore,
l'estremismo n o n è la malattia infantile soltanto del comunismo. Ogni movimento, ogni
gruppo di azione politica e ideologica trascina
nel suo ambito, i n genere sul fianco sinistro
o sul destro, u n piccolo pittoresco drappello
di esagitati, di sacerdoti del t u t t o o niente
di spregiatori cavillosi e vocianti di ogni azione
definitiva
che non sia i* pura , I , totale
I1 m o v i m e n t o federalista n o n sfugge alla
regola.
Non altrimenti che come una manifestazione
di infantilismo politico può essere i n f a t t i interpretato il sorprendente attacco che sulle
colonne del numero di luglio della rivista L e
Fédéraliste n , per altri versi rispettabile, viene
rivolto all'Associazione dei Comuni d'Europa a
firma di u n certo a.b.c. ( l a sigla forse indica
l e iniziali del nome, m a forse anche la pagina
dell'alfabeto politico a cui il corsivista è stato
costretto ad arrestarsi).
Nel corsivo, sfiorato appena - con una superficialità incredibile - quello che poteva
essere l'unico argomento serio e meritevole di
discussione ( e sul quale varrebbe la pena che
11 Comuni
d'Europa
tornasse), cioè a dire i1
problema dei rapporti tra il Movimento Federalista e l e organizzazioni federalistiche di settore, si sceglie la via facile e degradante dei
luoghi comuni dell'estremismo parolaio.
I1 fatto che a V i e n n a diverse migliaia di sindaci e rappresentanti dei poteri locali di tutta
Europa abbiano chiesto la Federazione politica
europea, si siano impegnati a muovere tutta
la loro influenza politica i n questa direzione,
non ha alcuna importanza per il sig. c.b.a.
In realtà, a suo parere. il Consiglio dei Com u n i d'Europa II si inserisce armoniosamente
e senza residui i n questa funzione che noi
abbiamo da lungo t e m p o denunciata come la
vera ragione d'essere dell'Europa ufficiale e
comunitaria: q u e l h di far credere che si fa
qualche cosa, che l'Europa è i n marcia, per
distogliere la pressione spontanea del1'"europeismo d i f f u s o " e per meglio conservare gli
immobilismi nazionali. Ed è così che l'Associazione dei Comuni d'Europa si trasforma i n
u n semplice granello di questo "oppio del
popolo europeo" ... P.
Proponiamo ai lettori di Comuni d'Europa
u n esercizio divertente e istruttivo: rileggere
il pezzo sopra citato sostituendo ai termini
u Europa
r , Europeismo d i f f u s o ,V, <,immobiliquelli di I, Socialismo ),, lotta
smo nazionale
I< oppressione capitalistica ,V.
di classe
S i avrà u n brano esemplare - non manca
n e m m e n o l'=oppio dei popoli n! - di quelle
filippiche che gli sparuti gruppetti di estremisti
trozchisti o anarchici, rivolgevano alcune decine
di anni fa ai grandi partiti operai - socialisti,
socialdemocratici e persino comunisti - colpevoli di avere scelto al posto dei mugugni sterili
e solitari - e i n fondo individualmente comodi - la lotta politica quotidiana con tutte
l e sue incertezze, i suoi necessari compromessi,
i suoi rischi.
E potremmo finire qui se il sig. b.c.a. non
chiudesse il suo corsivo con qualche insinuazione personale di dubbio gusto.
Credevamo che quello del federalismo, anche
nei momenti della polemica, fosse il campo del
confronto delle idee, del dibattito appassionato
m a sereno; credevamo che la volgarità, la virulenza, l'insinuazione personale f o s s ~ r oroba propria dei metodi e del costume fascista. Che
qualcuno abbia sbagliato porta?
Suo
Alfio Gerace
11.
$1
t,,
13.
1,
),,
)),
H,
(,
settembre 1962
COMUNI
5
D'EUROPA
--
bconomia europea e autonomia locale
alla ventiseiesima Fiera del Levante
di Dornenico Sabella
Se alcuni anni or sono fosse stata prospettata,
in sede di politica economica, la necessità della
vitalizzazione e della autonomia degli Enti
locali del Mezzogiorno nel quadro più ampio
di una politica di programmazione generale del
paese, compreso nella ancora più vasta programmazione territoriale della Comunità Economica Europea, i realpolitiker avrebbero senza
meno dato dell'illuso o, più diplomaticamente,
del dottrinario a chiunque avesse prospettato
una simile necessità; la quale. pur essendo
matura per i tempi, non è affatto compresa
ancora da molti settori della nostra vita politica
ed economica. f? uno strano paradosso: sotto
questo sole mediterraneo italiano, l e idee vengono lanciate, ma maturano nella coscienza
degli uomini molto più lentamente che altrove.
Ma, bando alle malinconie e passiamo ai fatti!
E i fatti consistono proprio in quella che è
considerata a buon diritto la manifestazione più
criticamente consuntiva e più avanzata nei compiti che si assegna nella propulsione evolutiva
del nostro Mezzogiorno, nel quadro non solo
della economia del paese, ma della politica
europea (fin dove è possibile alla Comunità
Europea iare una politica) nei suoi rapporti col
mondo: la Fiera del Levante.
Quest'anno si è celebrata la 26" manifestazione
e chi ha potuto seguirne le varie fasi da vicino
non ha mancato di notare come la campionaria
barese, sorta intorno agli anni trenta come tentativo locale e provinciale per rompere l'asfissia
economica dei vasi chiusi, sia oggi da annoverare
tra le manifestazioni eco'nomiche e merceolo-.
giche di maggiore prestigio internazionale. Non
a caso, perciò, l'autorevole rivista inglese N The
ha affermato che, per quanto comStatist
prensibile possa essere per il governo di Sua
Maestà britannica il tentativo di economizzare
non partecipando alle manifestazioni fieristiche
internazionali. tuttavia per la Fiera di Bari
sarebbe quanto mai auspicabile e necessaria
una lodevole eccezione, trattandosi della più
autorevole manifestazione, capace di mettere in
comunicazione i mercati europei con quelli del
Mediterraneo e del vicino Medio Oriente, area
che non può essere trascurata dagli operatori
economici britannici.
Ma una domanda alla quale desideriamo dare
una risposta il più possibile documentata (nella
quale è contenuta la possibilità futura dello
sviluppo autonomo del Mezzogiorno) si affaccia
imperiosa: la manifestazione di Bari ha una
sua intrineeca vitalità ed ha quindi un avvenire
degno di fiducia, oppure è una tradizionale
sagra conservata e mantenuta per ragioni contingenti, gonfiata e sostenuta artificiosamente.
soprattutto in considerazione di essere localizzata in un'ampia regione sottosviluppata del
sud-Europa?
Giustamente questo nostro tempo preferisce
la persuasione dei numeri e delle cifre. Perciò
considereremo i fatti in base a i dati contenuti
in quell'arco di teinpo che va dall'immediato
assestamento post-bellico ad oggi, dalla XIII alla
XXVI edizione, dal 1949 al 1962.
1949: superficie investita mq. 180 mila; superficie occupata mq. 60 mila; totale degli espositori 3.657, dei quali 850 esteri.
1962: superficie investita mq. 315 mila; superficie occupata mq. 167 mila; totale espositori
7.650, dei quali 2.260 esteri.
Dietro questi scarni risultati c'è tutto un
impegno politico economico a lunga scadenza
sul quale i dirigenti ed i responsabili dell'Ente
e dell'Ufficio Studi hanno puntato, con perfetta
e cosciente intuizione facendosene a volte a
volte anticipatori, sostenitori o costruttivamente
critici, l e sorti della Fiera del Levante quale
espressione dello sviluppo del Mezzogiorno:
liberalizzazione degli scambi. riforma agraria e
Cassa per il Mezzogiorno. politica di integrazione europea, libera collaborazione tra la CEE
e i paesi nuovi per lo sviluppo di questi ultimi,
piani regionali di sviluppo per il Mezzogiorno
e le Isole.
Ma il Mezzogiorno e il suo sviluppo esistono
o non esistono nella realtà della campionaria
barese?
Nello stesso periodo di tempo (1949-62) già
considerato, si hanno i seguenti dati: Espositori
del IlIezzogiorno e delle Isole: 1949, non raggiungevano il centinaio; 1962 circa 1500. E, dato
di fatto davvero nuovo, per la prima volta la
Basilicata si è presentata con espositori propri
che hanno esposto rispettivamente nel settore
di materiale edile in plastica, trebbiatrici e
macchine agricole e vini e liquori caratteristici
e ricercati del Vulture. Si intende che qui non
contempliamo gli espositori rappresentanti i
grandi investimenti pubblici, bensì il primo
inizio di quella libera intrapresa privata cui
è affidata la sorte e l'avvenire dello sviluppo
del nostro Sud.
Com'è noto, infatti, perché il Mezzogiorno
possa dirsi avviato veramente ad uno sviluppo
autonomo è necessario che esso non sia soltanto
un mercato di consumatori, ma che, senza limitare i consumi attuali, si sostituisca via via allo
effetto propulsivo oggi esercitato dalla domanda
per consumi una domanda che scaturisca da
una più intensa formazione di capitali nel
nostro territorio meridionale. Si tratta non già
di frenare la espansione attuale della economia
italiana, ma di modificarne il tipo qualitativo,
cosa possibile in una chiara visione dei fini e
dei mezzi di una politica programmata a livello
degli enti locali (comune e regione), del paese
e del complesso economico continentale del
quale il nostro paese è parte integrante ed in
via di integrazione: la Comunità Economica
mico assume l'aspetto squisitamente politico.
Si tratta, in sostanza, della istituzione di quell'organo da considerarsi titolare della programmazione regionale: l'istituto della regione, saggiamente previsto dalla nostra costituzione. La
regione non deve affatto rappresentare, come
dicono in buona e mala fede, la disgregazione
dello Stato bensì la articolazione dello Stato e
della società nazionale, ente perciò capace di
coordinare sul terreno istituzionale pubblico le
esigenze locali e l'esigenza nazionale. Di conseguenza, in assenza di un interlocutore regionale la programmazione globale potrebbe essere
un potente motore senza cinghia di trasmissione
del moto alle ruote.
Occorre, dunque, partire dalla realtà comunale
se veramente si vuole distribuire al massimo il
beneficio che scaturisce dalla integrazione della
economia italiana in quella europea. Non per
accademia il Presidente della Fiera, Prof. Tridente, nella conferenza-stampa del 3 settembre.
presentando a i giornalisti la imminente apertura
della Fiera, diceva testualmente: Siamo perciò
pienamente d'accordo con chi sostiene che la
nuova Europa dovrà poggiare essenzialmente sui
comuni e sulle regioni dei singoli paesi, per
poter essere una Europa veramente unita. È dal
comune che si parte per arrivare all'ordine
europeo n.
Ma anche qui una domanda: di quale Europa
si tratta? Quella di Bidault, di Hitler. di Stalin
o del binomio attuale De Gaulle-Adenauer?
Rispondiamo con due passi tratti rispettivamente dai discorsi pronunciati dal Vice Presidente della Fiera in occasione della visita del
Presidente del Consiglio Fanfani alla Fiera
(22 settembre) e in occasione della = Giornata
Europea (23 settembre).
Occorre vitalizzare capillarmente lo sviluppo
delle nostre terre meridionali, dal comune alla
regione: bisogna che l'unità economica e sociale
-
.
11
Al padiglione greco della Fiera del Levante (da sinistra): il sig. Demetrio Costantinides,
il dott. Nicolaos Micaelides, Direttore Fiere ed esposizioni internazionali del Ministero
del Commercio greco, il Presidente dedla Camera di Commercio di Bari, comm. La Gioia,
il Ministro Colombo e di spalle il dott. Michael K. Oikonomon, Segretario commerciale
dell'bmbasciata greca a Roma.
Europea. In questa visione devono essere considerati piani di sviluppo regionale. Come ha
ribadito l'on. La Malfa nel discorso di chiusura della 26" edizione. non si può fare una
programmazione globale del paese senza avere
uno scambio dialettico con gli interessi regionali e con l'impostazione regionale dei problemi, in quanto dalla dialettica dei punti di
vista e dalla contemperanza degli equilibri dello
sviluppo la programmazione si arricchisce e
diventa un fatto concreto.
Ora non si può avere una programmazione
regionale accanto ad una programmazione nazionale se alla prima mancano gli strumenti
giuridici della dialettica: il problema da econo-
del nostro paese si compia e si armonizzi nella
libera federazione dei popoli e degli Stati di
E ~ ~ r o p che
a : Bari ed il Mezzogiorno siano rispettivamente il centro propulsore ed il molo avanzato dell'Europa rinnovata e tesa alla più efficace
e solidale collaborazione per lo sviluppo dei
paesi nuovi d'Asia e d'Africa, perché tutti
insieme si possa contribuire con fiducia ed
operosità alla costruzione di un mondo più
libero, più giusto, più umano D.
= La manifestazione odierna non ha soltanto
un aspetto celebrativo, ma è soprattutto espressione della volontà impegnata a f a r si che un
ideale, profondamente radicato nell'animo delle
popolazioni meridionali, si innervi al più presto
COMUNI
6
nella realtà politica e sociale del nostro continente, il quale deve essere portato, senza tentennamenti ed indugi ed in piena libertà ed
uguaglianza dei popoli e degli stati, all'uirità
federale D.
Saluto alla Grecia
La Grecia è un paese che è stato sempre
un affezionato partecipante alla Campionaria
di Bari. La sua presenza però quest'anno ha
assunto un significato completamente nuovo:
col lo novembre infatti entrerà in vigore l'Accordo d i Associazione della Grecia alla Comunità.
Come è noto quest'accordo, durante le trattative, sollevò parecchie perplessità negli ambienti economici meridionali, in quanto la
partecipazione della Grecia avrebbe introdotto
nella Comunità vitivinicoltura, tabacchicoltura
ed ortofrutticoltura torrenziali rispetto alle
stesse colture del Mezzogiorno. Già lo scorso
anno abbiamo avuto occasione di intrattenere
il fedele lettore sul problema e non è quindi
il caso di ritornarvi. Ma vogliamo segnalare
come le cose siano cambiate. Tanto vero che
il quotidiano di Bari La Gazzetta del Mezzogiorno
per la giornata dedicata alla Grecia
nell'ambito delle manifestazioni della Fiera del
Levante, ha pubblicato un articolo il cui titolo
reca: La concorrenza dei piodotti tipici è solo
apparente - Italia meridionale e Grrcia possono
darsi una mano nel MEC - P e r gli ortofrutticoli, biso'gnerebbe costituire un orgariismo comune per la vendita nei paesi del nord - Vite
e vino: bisogna ridimensionare le colture E' anttieconomica la tabacchicoltura apulolucana , I .
Sotto questi favorevoli auspici la partecipa11,
$<
zione greca h a avuto quindi il significato intimamente cordiale di un popolo fratello che in
piena unità e libertà d i intenti si associa agli
altri liberi fratelli dell'Europa per forgiare
insieme un comune destino. Ed è stato lo stesso
Dott. Nicolaoc Michaelides, Direttore del settore Fiere ed Esposizioni internazionali del
Ministero del Commercio greco, a dare il la
alla nuova atmosfera allomrché, il giorno stesso
della inaugurazicne della Fiera, ha rivolto in
perfetto francese al Ministro Colombo, in visita
al padiglione greco, calorose parole di saluto
nelle quali venivano esaltati i comuni interessi
ed i comuni ideali. Ne è da trascurare l'opera
svolta dal Segretario Commerciale dell'Ambasciata Greca a Roma, Dott. Michael K. Oikonomou nelle relazioni con le autorità locali e
con la stampa; mentre il Sig. Demetrio Costantnides h a svolto opera diuturna nei contatti col
pubblico dei visitatori. Ed i numerosissimi visitatori (c'erano ore della giornata in cui al
padiglione greco era quasi impossibile respirare
tanta l'affluenza:) hanno mostrato di concretamente apprezzare i prodotti della esposizione
greca: dai vini pregiati e famosi, ai magnifici
tappeti, dai prodotti conservieri agli splendidi
prodotti dell'artigianato delle ceramiche: miti
e linee classiche dei maestri dell'umanità rivissuti, non indegnamente, nell'opera artigianale
dei greci di oggi, per la qual cosa spesso, all'osservatore attento, veniva fatto di formulare un
intimo augurio': O Europa, dal Capo Nord a l
Lilibeo f a che riviva in te oggi il grande
miracolo intellettuale, culturale e scientifico
della Grecia antica, in tutto fuorché nelle fratricide lo'tte che o'ppo'sero e dissanguarono Atene
e Tebe e Sparta, lo'tte che tu, Europa, per secoli
hai ereditato e che per due volte t'hanno resa
un cimitero!
Le regioni deboli della Comunità europea
di Francesco Compagna
Riteniamo utile riprodurre sulle nostra rivista questo articolo d i Francesco Compagna,
apparso su1 la. 32 di ( i Nord e sud 31, per le
importanti conside~azioniche l'autore f a e che
valgo,izo a ineglio comm.entare quanto pubblicato sul precedente numero di II Comuni d'Europa a proposito della Banca europea per gli
investimenti.
,)
La Banca Europea degli Investimenti è arrivata al compimento del suo quarto anno di vita.
E' l'occasione buona per un confronto tra la
settembre 1962
D'EUROPA
sua attività in questi quattro anni ed i compiti che ad essa furono devoluti dal Trattato
di Roma.
La BE1 è stata istituita con questi intendimenti: in primo luogo finanziare i progetti che
si propongono di valorizzare le regioni sottosviluppate, in particolare quelle periferiche,
occidentali della Francia e meridionali dell'Italia, che sono rimaste indietro rispetto alle
altre regioni del Continente e rischiano di
rimanere ancora più indietro se lo sviluppo
economico europeo, anche in conseguenza del-
l'attuazione del MEC, dovesse ulteriormente
concentrarsi nelle regioni centrali che sono
a cavallo delle frontiere e dislocate lungo
l'asse Reno-Rodano; i n secondo luogo finanziare
progetti di ammodernamento e riconversione in
quei settori e in quelle regioni dove la graduale attuazione del MEC, con abolizione dei
dazi e dei contingenti, provoca crisi e contraccolpi gravi; in terzo luogo finanziare progetti a i i, interesse comune '' per più paesi
membri, quando tali progetti, per la loro ampiezza e natura, non possono essere interamente finanziati con mezzi reperibili sui mercati dei paesi direttamente interessati.
I1 rodaggio della Banca Europea degli Investimenti è stato relativamente lungo e lento:
'i operazioni nei primi due anni, 5 nel terzo,
10 nel quarto. S i è detto perciò che dal punto
cii vista quantitativo l'attività della BEI risulta
ancora inadeguata rispetto alle funzioni che a
questo istituto sono state assegnate. E tuttavia
non si può dire che l'ordine di grandezza e il
numero delle operazioni siano stati finora limitati dalla disponibilità di mezzi. Si veda, infatti,
ciò che ha affermato il dott. Formentini, Presidente della BEI, alla Conferenza sulle economie
regionali (Bruxelles, dicembre 1961): il numero relativainente limitato di operazioni effettuate ... mostra che essa (la BEI), a differenza
d i un istituto normale di credito a lungo termine, ha voluto concentrare i suoi interventi
su operazioni le quali, oltre ad avere uno
spiccato carattere regionale: contribuissero
anche alla realizzazione del mercato comune ,,.
E ancora: ii l'esperienza della Banca Europea
degli Investimenti ha confermato quella d i
analoghi istituti internazionali di finanziamento
a lungo termine: lo sviluppo di tali istituti no'n
può essere rapido quanto alcuni desiderano' ,,.
D'altra parte, se si considera il numero delle
operazioni effettuate, l'attività della BEI risulta
raddoppiata nel 1961 rispetto al 1960; e se si
considera ].'ammontare delle o'perazioni, contro
il totale di 41,3 milioni di dollari nel 1960, sta
il totale d i 66,2 milioni di dollari nel 1961. Si
può dire, quindi, che l'obiezione che si era
mossa circa l'ordine d i grandezza dell'attività
della BEI. nel 1960, risulta attenuata nel 1961;
ed è lecito sperare che il 1962 confermerà e
accentuerà questa indicazione, che avremo, cioè.
un ulteriore, sensibile, proporzionale aumento
del numero e dell'ammontare delle operazioni
effettuate dalla REI.
Ma i1 confronto f r a il 1960 ed il 1961 comporta qualche indicazione interessante, oltre
che sul piano quantitativo, anche per quanto
rigiisrda la qualità delle operazioni effettuate
dalla BEI. Nel 1960, infatti, delle 5 operazioni
della BEI, 3 riguardavano l'Italia meridionale:
lo stabilimento dell'Alfa Romeo a Pomigliano
d'Arco
lo stabilimento siderureico
della
Finsider a Taranto, uno stabilimento per la
confezione d i vestiario in Abruzzo. E anche
un'altra deile 5 operazioni riguardava una regione periferica :ottosviluppata dell'area comunitaria: il finanziamento di opere d'irrigazione
nella Linguadoca. Anche se la quinta operazione (menc rilevante, del resto, per ammon!are del finanziamento) riguardava, invece, la
Germania (per opere ferroviarie), la prevalenza
delle operazioni riguardanti lo sviluppo delle
regioni periferiche era nel 1960 fuori discussione, come del resto per l'intero arco dei primi
tre anni di attività della BEI: 12 operazioni,
come si è detto, riguardanti per il 935; le
regioni periferichz (38.4 miliardi di lire l'Italia
e 16 la Francia, ccnti-o 2,5 miliardi di lire il
Llussemburgo e 1,5 la Germania). Ma nel 1961,
delle 10 operazioni della BEI, 3 riguardano
l'industrializzazione della Sicilia, per 3,4 milioni di dollari ( l ) ; una la elettrificazione rurale
in Bretagna, per 5 milioni di dollari; una la
valorizzazione agricola delle Lande della Guazcogna, per un milione di dollari; due la regione di Grenoble, per 6 milioni di dollari; una
il Borinage (stabilimento per la fabbricazione
della cellulosa) per 4.8 milioni di dollari: in
totale otto o'perazioni per non più d i 20 milioni
di dollari e delle quali solo quelle che riguardano la Sicilia, la Bretagna e la Guascogna
possono considerarsi dirette a promuovere lo
sviluppo delle regioni periferiche. Quanto alle
-
I finanziamenti della BEI nel Mezzogiorno d'Italia: lo stabilimento CELENE, per la
produzione di polietilene e ossido di etilene in Priolo-Melilli (1'' prestito BEI e 4 O BIRS).
~
-
(1) U n o sl;ii>ilimcnto ~ ~ t ' rI'iridustiin
.
ilolciaria (S.p.A.
Tyiid;ii.is) ;L P a t t i , u n o s t a l > i l i ~ n e i i t ouer la fabhi.icazione
(li v;il\wl:ime inclustiiale in a r c i a i n (W.E.S.P.A. Wal\i,oi.th Eiii,oria S . p . A . ) pui.~' ;i P:<Lti. lo s f r u t t a m e n t o
(li u i i i ~ m i i i i e i a di ~ ~ o t a s s iro la i>i.o<luzione(li r o n r i m i
(Sorietk Sn!i P o t a s s i c i Ti.in;ici.in) ;i P;isqii;~si;i.
COMUNI
settembre 1962
altre due operazioni effettuate dalla BEI nel
1961, e che da sole assorbono circa i due terzi
delle somme prestate dalla Banca nell'anno,
esse riguardano la sistemazione della linea
ferroviaria Genova-Modane e la elettrificazione dei collegamenti ferroviari fra i grandi
porti del nord e il sud della Germania: sono
di interesse comune ', fra
operazioni, cioè.
i paesi membri e comportano investimenti nelle
infrastrutture àelle regicni centrali dell'area
comunitaria, l e più sviluppate e le più dotate,
appunto, di infrastrutture.
C'è dunque nel 1961 un capovolgimento delle
priorità: i progetti che riguardano la valorizzazione di regioni periferiche, che negli anni
precedenti avevano assorbito il 93'P delle somme prestate, assorbono nel 1961 meno di un
quinto delle soinme prestate; ed ai progetti
di interesse comune 1) tocca la parte del
leone.
Ora, va rilevato anzitutto che per tutto il
periodo di attività della BEI non si sono dovuti
finanziare in gran numero progetti di ammodernamento e riconversione per far fronte ai
contraccolpi settoriali o regionali della graduale attuazione del MEC (fra i più recenti,
il caso più noto ci sembra quello del Borinage):
segno che non vi sono stati contraccolpi gravi
e che la gran parte delle regioni e dei settori
hanno finito col ricavare gli auspicati vantaggi
e non i temuti danni dalla prima tappa di attuazione del MEC? È presumibile che sia così. Ma
in secondo luogo, per quanto riguarda la prima
funzione che è stata assegnata alla BEI - il
finanziamento di progetti per la valorizzazione
delle regioni periferiche sottosviluppate - e
che devo essere assolta se si vuole veramente
evitare che si aggravino gli squilibri tra il
manifact~cring belt dell'asse Reno-Rodano e le
regioni italiane e francesi rimaste come tagliate fuori dalla rivoluzione industriale, va
rilevato che, alla maggiore attività della BEI
nel 1961, non corrisponde un rafforzamento di
questa funzione, ma, al contrario, un suo indebolimento, non solo in senso assoluto, ma anche
in senso relativo.
Si può dire, quindi, che nei primi anni della
sua attività la BEI ha effettuato quasi esclusivamente operazioni conformi alla politica francese di amé?iagement IL t e ~ r i t c i r e , dominata
dalla preoccupazione di industrializzare l'Ovest
ed il Sud Ovest, e operazioni conformi alla
politica italiaca di sviluppo economico regionale p i ì ~ equilibrato, dettata dall'esigenza di
industrializzare il TvIezzogiorno e le Isole; ina
tali operazioni risultavano complessivamente
poche e anche di un ordine di grandezza ancora
esiguo rispetto ai problemi da risolvere. Nell'ultimo anno, invece. proprio quando le operazioni si sono raddoppiate e l'ordine di grandezza dell'attività della BEI è considerevolmente cresciuto. sono diminuiti gli interventi
nelle regioni periferiche sottosviluppale, come
numero e soprattutto come ammontare coinplessivo.
Sembra lecito ciomandarsi se la ragione di
questa inversione di tendenza sia da ricercarsi
in una mancanza di progetti da finanziare nelle
regioni sottcsviluppate della periferia europea,
che pure a\?vano presentato il maggiore nilmero à i progetti bancabili nei primi anni. Se
così fosse, ci troveremmo di fronte a una
situazione che deve essere immediatamente corretta; e per quanto liguarda l'Italia si d e ~ e
richiamare a questo prccosito l'attenzione degli
organi responsabili della pcllitica meridionalista.
Ma potrebbe dai-si pure eli: la inversione di
tendenza nell'atlività della BEI sia da mettersi
in relazione a un deliberato pioposito degli
ambienti di Bruxelles, ispirato daila preoccupazione di sottrarsi a certe critiche in cui erano
incorsi. Si è detto. infatti, che la BEI è una
1 banca
italiana e che i funzionari italiani e
francesi, che occupano tutte le posizioni strategiche della Divisione dello sviluppo regionale e della Direzione generale degli affari
economici e finanziari della CEE, non hanno
perduto il loro tempo
ccme non lo hanno
perduto i loro compatrioti della BEI, la quale
concede, quindi, i suoi favori quasi esclusivamente alle
cicale mediterranee
italiane e
anche francesi, invece di agire imparzialmente
per il raggiungimento delle finalità ad essa
assegnate dal Trattato di Roma. Nla queste
critiche, di sapore nazionalistico e che proven,
gono soprattutto da ambienti belgi, non tengcno conto del fatto che, tra le finalità assegnate dal Trattato di Roma alla BEI, la prin-
7
D'EUROPA
beogratia aggiorna la
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La tavola che riproduciamo (inadeguatamente). raffigurante i centri di produzione
energetica e siderurgica della Comunità europea, fa parte di un gruppo di 12 bellissime
tavole, tutte a colori, stampate a cura del Servizio Stampa ed informazione delle
Comunità europee. La pregevole pubblicazione - destinata principalmente a fornire
una documentazione aggiornata e più completa possibile ai professori, agli studenti
e a tutti coloro che si interessano agli aspetti geografici ed economici delle Comunità (c'è anche una utile tavola su regioni e unità amministrative
- verrà inviata
gratuitamente a tutti coloro che la richiederanno all'ufficio italiano del
Seritizio stctmpm ed inforniazione d e l l e Comunitd e u r o p e e , Via Poli, 29 - R o m a
T,)
cipale è proprio quella di evitare che si aggravino certi squilibri regionali e quindi di intervenire nelle regioni che sono periferiche rispetto all'asse Reno-Hodano. regioni mediterranee dell'Italia e regioni non solo mediterranee, ma anche e soprattutto atlantiche e centrali, della Francia (2).
Non si deve credere, però, che queste critiche agli indirizzi seguiti dalla BEI nei suoi
primi anni di attività. e l'accusa ai funzionari
italiani e francesi di Bruxelles che si regolerebbero secondo i ( un senso molto personale
della giustizia distributiva . i , siano dettate soltanto da un risentimento nazionalistico e da
una visione non meno grettamente nazionalistica delle funzioni assegnate alle istituzioni
ccniunitarie. Si ritiene, infatti, specialmente
da parte dei valloni, che certi loro problemi
regionali siano stati trascurati, o sottovalutati,
per concentrare gli interventi della BEI nelle
legioni periferiche, vuoi in quelle marittime,
mediterranee o atlantiche, vuoi anche in quelle
1 2 ) Intanto « la maggioranza degli investimenti svizzeri
r d nmriicaiii si dirige lungo la vallata e le foci del Reno;
mentre nli inglesi sembrano preferire l'Olanda. La sola
Lombardia assorbe il 50% degli investimenti esteri in
TERRANOVA,
Politica regionale di sviItalia » (GIOVAKNI
I ? ~ p p o e Mercato C o m u n e , in « Incontri meditemanei ».
maggio-giumo 1962).
vicine alla cortina di ferro e che risultano in
crisi per i cambiamenti intervenuti nell'assetto
politico del continente, per aver subito, cioè.
l'amputazione di buona parte del loro storico
retroterra.
I problemi regionali trascurati, o sottovalutati, dalle istituzioni comunitarie sarebbero appunto quelli delle regioni frontaliere l ) , delle
regioni che sono state i, lacerate dalle frontiere
politiche dei sei 11; onde uno sviluppo di esse
a volte squilibrato, a volte inco'mpleto o più
lento
onde, in taluni casi, regressioni e altri
motivi di inquietudine, quando invece esse
potrebbero diventare, per la loro ricchezza
naturale e per la loro dotazione di infrastrutture, veri e propri poli di sviluppo, à la mésure de 1'Europe
della cui produzione siderurgica e carbonifera rappresentano una parte
importante: Liegi, Aauisgrana, Maastricht, lo
Hainaut, il Nord della Francia. città e N re-,
gioni frontaliere
appunto, che cc sono, più di
altre, destinate a rendere vivo il sentimento
europeistico n (.
L e Bulletin du Grand Liège *,
febbraio 1962).
Ora, non si vuol negare, affatto, l'importanza dei problemi delle cc regioni frontaliere ,);
e tanto meno si vuole affermare che interventi
ai fini della soluzione di tali problemi non
(<
1,
11:
11,
U,
8
COMUNI
settembre 1962
D'EUROPA
&no con soddisfacente previsione gli investimenti che devono essere realizzati per ogni
grande ramo d i attività, solo rare indicazioni e relative principalmente alla regione di Parigi - risultano per la localizzazione di essi in
ciascuna regione, onde la necessità di ulteriori
passi verso la
regionalizzazione del Piano
perché venga effettivamente rispettata la distinzione di cui si diceva, enunciata dal Piano
politique d'accompagnement
e
stesso, fra
<ipolitique d'entrainement n ,
e perché vengano
precisati in cifre, per ogni regione forte t, e
ogni regione II debole I,, per lo meno gli investimenti pubblici. È significativo comunque che
di questa
necessità sembrano consapevoli
oramai gli ambienti più illuminati della V Repubblica e che l a discussione sul IV Piano sia
essenzialmente una discussione sulla regionalizzazione del P i a n o > , , sulla prio'rità degli
deboli >, rispetto
investimenti nelle regioni
forti
(3).
agli investimenti nelle regioni
Mentre la Francia e l'Italia affrontano, dunque, i problemi degli squilibri regionali, sarebbe
spiacevole, e anche deplorevole, se dalle istituzioni della Comunità europea venissero indicazioni contraddittorie, di sottovalutazione dei
problemi delle regioni più deboli > $ , per concentrare gli sforzi nelle regioni più
forti
Non resta quindi che suggerire agli ambienti
d i Bruxelles, e in particolare a quelli che pre-.
siedono all'attività della BEI, di proseguire
per la loro strada, anzi di correggere a l più
presto l'inversione di tendenza che si è rilevata
nel bilancio del 1961 (4): la priorità per i progetti che si propongono la valorizzazione delle
regioni periferiche e d i coordinare la po'litica
comunitaria di sviluppo con la politica- regionale d i sviluppo della Francia e dell'Italia,
rispettivamente ispirate dall'es,igenza d i risolvere la questione del deserto francese e la
questione meridionale italiana, è stata fissata
dal Trattato di Roma e va mantenuta. Quanto
alle critiche di cui si è parlato (a parte gli
interventi che si possono e si devono decidere
a favore delle regioni frontaliere 11 1, di esse
non ci si deve preoccupare più di quanto non
si siano preoccupati i governi italiani per le
alternative alla politica meridionalistica che
sono state proposte negli ultimi anni da ambienti liberisti dell'Italia settentrionale, e ilon
soltanto settentrionale.
11:
(t
1,
8,
C(
11
11.
Lo stabilimento delllAlfa Romeo a Pomigliano d'Arco.
r,
rientrino fra i compiti assegnati alla BEI,
purché non si tratti di imporre a tutta l'industria comunitaria i costi di una anacronistica
protezione del carbone. Ma i problemi delle
regioni frontaliere ' t non possono essere posti
come alter~iativirispetto a quelli delle regioni
periferiche sottosviluppate; né si può affermare
che deve essere riconosciuta a i primi una priorità rispetto ai secondi. Quando si afferma che
gli interessi delle regioni sottosviluppate italiane e francesi sono sicuramente rispettabili ,t.
ma non è da queste regioni che ci si può
attendere una rapida espansione. a fulminante
dell'economia europea, quando si affermano
queste cose, non solo si prescinde dai problemi
del sottosviluppo delle regioni periferiche, ma
anche dai problemi dell'ipersviluppo delle regioni centrali; e si nega l'esigenza di provocare
uno sviluppo territorialmente equilibrato della
economia comunitaria, si negano le esigenze
da Pierre Uri
che i cc fondatori dell'Europa
a Robert Marjolin, hanno sempre tenuto presenti.
S i potrebbe dire, ouindi, che queste critiche
riecheggino quelle di certi ambienti dell'ltalia
settentrionale, i quali sono andati proponendo,
come alternativa alla politica meridionalista.
agli investimenti per l'industrializzazione del
Mezzogiorno, l'emigrazione dei disoccupati medesertificazio'ne ,i. cioè,
ridionali a l Nord, la
dell'Italia meridionale: coui i critici d'ell'attività
della BEI, in quanto attività che si darebbe
troppo cura delle regioni periferiche, propongono in realtà di risolvere i problemi. (i sicuradi queste regioni. I< demente rispettabili
boli ,n, promuovendo l'emigrazione; con la mobilità della manodopera. cioè, e con una concentrazione di sforzi per l'espansione economica nelle regioni forti
Fino a che punto questi temi di discussione
siano attuali lo si può dedurre, del resto, anche
dai criteri cui hanno cercato di ispirarsi gli
autori del IV Piano francese d i sviluppo economico e sociale, specialmente per quanto riguarda
la diversificazione degli interventi rispettivamente nelle regioni forti (Parigi, Nord, Est)
e nelle regioni deboli (Centro. Ovest, SudOvest). Il IV Piano francese - è stato giiistamente rilevato da Miche1 Philipponneau, autore
e promotore di studi importanti nel campo della
geografia applicata e in pari tempo presidente
della commissione regionale per l'espansione
economica della Bretagna (v. C< Le Monde n del
14 maggio 1962) - non è dominato da una
concezione I, troppo verticale n , insensibile, cioè,
nei confronti dei problemi di localizzazione
degli investimenti. ma si ispira a una concezioie r, più geografica
p e r c o s ì dire. che non
prescinde, cioè, dalla preoccupazione di corCC
11,
3).
reggere gli squilibri regionali; e pertanln il
IV Piano distingue una politiaue d'accompagnement
- che dovrebbe permettere alle
regioni il forti d i non frenare il ritmo della
loro normale espansione )I e che si propone d:
sopprimere certi colli di bottiglia che potrcbber0 appunto strozzare, o per lo meno rallen- da
tare, l'espansione delle regioni
forti
iina N politique d'entrainement
- che dovrebbe aiutare le regioni deboli ,, a colmare
il ritardo, avvalendosi di consistenti anticipazioni a nel campo degli investimenti pubblici.
Pure il IV Piano francese, ouindi, ,Cmette
l'accento sulla necessità di creare nuovi posti
d i lavoro nelle regioni che presentano ancora
una disponibilità di manodopera: e questo per
limitare l'importanza dei movimenti migratorii,
facilitare i trasferimenti in loco da un settore
all'altro di attività, ridurre gli squilibri inerenti alla distribuzione delle popolazioni e dei
redditi
D'altra parte, se nel Piano si preve'1
),
18
21
t,
((
(,
11.
(3) Tipica a questo prol>oaito la discussione sui tempi
di attuaz,io'ne d e l h « liaison Rhin-RhGne», non inclusa
nel IV Piano di sviluppo.
( 4 ) Nulla <la eccepire, a questo proposito sulla più
recente operazione c.onclusa dalla BEI (26 giugno 1062):
finanziamento p a ~ z i a l e (16.2 milioni di dollari su 52,8)
alla Societé Nàtionale Chemins de Fer (SNCF) per I'eldtiificazione della linea Le Mans-Rennes e per la modernizrnzione di altre linee ferroviarie bretoni. Grazie
all'intervento della BEI questo programma ferroviario
in una tipica regione « debole » potrà essere eseguito
in rinque anni. invece che in dieci.
)),
,I.
.
),,
Lo stabilimento SINCAT, per la fabbricazione di fertilizzanti complessi e d altri prodotti
chimici e petrolchimici a Siraciisa ( l 0 prestito BEI e 4 O BIRS).
COMUNI
settembre 1962
D'EUROPA
U n intervenito di Granzotto Basso del 16 luglio
I VI Stati generali al Senato italiano
C,Onorevole Presidente, onorevole Ministro.
onorevoli Colleghi, nel mio intervento vorrei
soffermarmi sui problemi dell'integrazione europea e, in particolare, dell'unione politica,
quali essi si presentano nelle attuali circostanze.
1) Sviluppo del Mercato Comune Europeo:
squilibri e ritardi
È generale la constatazione che il Mercato
comune ha realizzato grandi successi sul piano
dell'unione doganale e dell'abbattimento delle
tariffe interne; ma ha progredito assai più
lentamente sul piano dell'unione economica
La discussione avutasi in Parlamento europeo,
al termine dello scorso anno, è una testimonianza particolarmente eloquente in tal senso:
e la stessa V relazione generale della Commissione della CEE.
pubblicata qualche
settimana fa, offre
una conferma di
questa mia affermazione, specie lì
dove sottolinea le
difficoltà che esistono nel realizzare una politica comune dell'energia
e dei trasporti. (E
non parlo neppure
di una politica comune degli investimenti, di una politica monetaria comune, di una politica comune di sistemazione del territorio, e così via,
Il sen. Granzotto Basso
che restano di là
da venire). Altret..
tanto vasto è il
consenso circa le cause di questi squilibri e
di questi ritardi. Per giungere a una politica economica comune, perché gli Stati ed
i Governi rinuncino a prerogative così importanti delle loro sovranità, occorre potenziare la struttura sovranazionale e comunitaria del Mercato comune. in modo che questo
sia fornito di istituzioni democratiche responsabili di fronte a tutto l'elettorato europeo e
politicamente competenti a prendere decisioni
così importanti.
Infatti tutti comprendono che solo in tal
modo, solo creando un solido potere politico,
si potrà fare sì che lo sviluppo del Mercato
ccmune venga controllato e diretto da un potere
pubblico e indirizzato a fini di pubblica utilità
al livello comunitario: si potrà evitare, in altri
termini, il rischio che l'Europa unita sia sol-.
tanto, come è stato detto, l'Europa dsei padroni.
affiancando e sovrapponendo a questa l'Europa
politica. l'Europa democratica, l'Europa dei
popoli.
2) Condizioni per l'unione politica europea:
difficoltà e contrasti
Deriva da ciò una triplice esigenza: 1) che
le istituzioni comunitarie, tanto esecutive che
parlamentari, si avvicinino sempre più al modello federale, ricevendo competenze non solo
consultive ma anche deliberative; 2) che siano
attuate entro breve termine elezioni a suffragio universale dirette dal Parlamento europeo:
3) che le competenze comunitarie siano estese
a l settore politico, e sia insieme realizzata una
organica fusione delle tre Comunità esistenti
nella nuova Comunità politica che si dovrà
creare.
Non occorre che mi si ricordi quali sono le
difficoltà che si frappongono alla realizzazione
di un tale progetto, pur cosi naturale e necessario e del resto iscritto nella logica stessa, nel
significato politico più profondo, dei trattati
istitutivi tanto della CECA come della CEE e
dell'Euratom. So bene che. specie da parte
francese, si contrappone a tale progetto una
sua caricatura. o addirittura il suo rovesciamento: giacché l'Europa delle patrie, o, se più
piace, l'Unione politica, proposta dal generale
De Gaulle,non solo non vuol essere il completamento, l'approfond,imento e l'organica riduzione all'unità dello sforzo di unificazione sovranazionale, iniziato dieci anni or sono, ma
al contrario il mezzo per un ritorno al pura
sistema delle conferenze intergovernative, dell'unanimità, del veto e, in una parola, del più
rigoroso rispetto delle sovranità nazionali in
tutti i settori, anche economici.
È però altrettanto noto - e su questo punto
vorrei richiamare in modo particolare l'attenzione dei colleghi e del Governo - che recentemente i Paesi del Benelux, e in particolare
il Belgio e l'Olanda, si sono fermamente opposti a questo progetto. Se occorre procedere
subito all'unione politica, mentre sono ancora
in corso i negoziati per l'adesione della Gran
Bretagna al MEC - hanno sostenuto in sostanza questi due Paesi - allora tale unione
deve essere genuinamente sovranazionale. nel
senso che anche io ho sopra indicato. Se
invece detta unione non deve intaccare il
principio della sovranità nazionale, non si vede
perché non si debba attendere, prima di iniziare negoziati in tal senso, l'adesione e la
presenza britannica.
Non mi interessa, a questo punto, sapere
quali siano le intenzioni profonde di questi
due Paesi. Quello che è certo è che essi hanno
voluto e saputo svolgere una loro azione in
seno ai negoziati per l'unione politica, e che
questa azione ha avuto il suo effetto, bloccando.
nell'ultima conferenza a sei, tenutasi a Parigi,
le mire egemoniche del generale De Gaulle.
3 ) Necessità di azione dell'Italia
Orbene, io chiedo - ed è questo il punto
centrale del mio intervento, sul quale mi permetto di richiamare in modo particolare l'attenzione dell'onorevole Ministro -:
perché
l'Italia non potrebbe svolgere una analoga funzione, insieme di stimolo e di mediazione europeistica, come del resto seppe fare, dieci anni
fa, l'onorevole De Gasueri?
Non si conoscono ancora con esattezza i termini dell'accordo - o del disaccordo - dopo
i recenti collogui parigini del generale De
Gaulle e del cancelliere Adenauer; sembra
certo che la prossima conferenza a sei, per
l'unione politica, si terrà nel prossimo autunno
a Roma; ma del resto, anche se ciò non dovesse
verificarsi, questo fatto non esonererebbe l'Italia
dalla responsabilità di assumere un'iniziativa,
tanto più opportuna in quanto essa deve mettere in risalto il nuovo dinamismo che anima,
in questo settore. il Governo di centro-sinistra,
e la sua ferma adesione ai principi di una genuina sovranazionalità, di un'integrazione europea, concepita non in forma diplomatica o integrativa, ma democratica e popolare.
Occorre dunque che il Governo italiano si
faccia promotore - d'accordo con quei Paesi
che, come ricordavo, sembrano più vicini a
questo punto di vista - di soluzioni insieme
audaci e responsabili, che rafforzino il principio comunitario e lo estendano ad altri
settori.
Non si tratta di chiedere fin d'ora la realizzazione perfetta della Costituzione federale
europea, degli Stati Uniti d'Europa; ma si
tratta di indicare delle esigenze precise. di
porre delle condizioni imprescindibili e di proclamare solennemente, in modo che a nessuno
restino dubbi, che l'Italia non è disposta a dare
il proprio assenso se tali condizioni non vengono rispettate.
4 ) La risoluzione dei VI
Stati generali dei
Comuni d'Euro pa...
Dette condizioni, che ho riassunte in un
ordine del giorno, sono, secondo me, espresse
in modo efficace e in fondo soddisfacente,
nonostante una prudenza e una moderazione
forse eccessive, nelle risoluzioni politiche approvate, nei mesi scorsi, dai VI Stati generali
dei Ccmuni d'Europa, a Vienna, e dal Congresso del Movimento europeo a Monaco di
L'ORDINE DEL GIORNO
PRESENTATO AL SENATO
n
I1 Senato,
nell'auspicare la pronta ripresa dei
negoziati per l'unione politica europea,
impegna i1 Governo a sostenere con
fermezza in seno a questi i principi che
sono sempre stati propri della politica
europeista italiana, e di recente solennemente riaffermata dai 6 Stati generali
dei Comuni d'Europa a Vienm e dal
Congresso del Movimento europeo a
Monaco di Baviera;
e in particolare ad accettare la creazione del19Unione europea solo se questa:
sia ispirata alle stesse concezioni
comunitarie e sovranaziomli delle tre
Comunità europee;
preveda la fusione delle tre Comunità in una Comunità politica unica a
competenza generale;
attribuisca poteri deliberativi al
nuovo Esecutivo unico e al Parlamento
europeo di fronte al quale esso dovrà
essere responsabile;
preveda a breve scadenza elezioni
dirette per il Parlamento europeo;
preveda che, all'atto delle elezioni
dirette del Parlamento europeo, sia
rimessa a questo la fissazione definitiva
dello Statuto dell'unione che dovrà
entrare in vigore dopo esser stato sottoposto a referendum dei popoli degli Stati
aderenti;
il Senato esprime aitresì il proprio
voto più fervido che, parallelamente ai
negoziati per l'unione politica, vengano
condotti rapidamente a buon termine i
negoziati per l'adesione delia Gran Bretagna all'unione politica dei Sei, negoziati che dovranno essere improntati, da
parte di questi ultimi. allo spirito della
più larga comprensione dei problemi
britannici
,p.
Ftrmato: GRANZOTTO
BASSO.DE BOSIO,
MICARA
e GENTO
Baviera. Affermano i VI Stati generali dei
Comuni d'Europa:
Gli Stati generali dei Comuni d'Europa, riuniti a Vienna dal 26 al
29 aprile 1962 per la loro sesta sessione, preoccupati delle difficoltà che la conclusione di un
trattato di unione politica europea incontra
attualmente, ricordano e confermano le loro
precedenti risoluzioni in favore di un'Europa
politica, prolungamento e conclusione necessaria delle Comunità esistenti,
Essi chiedono che i negoziati, interrotti alla
Conferenza di Parigi, vengano ripresi al più
presto possibile, e che in tal modo venga pubblicamente affermata l'unione dei popoli europei, in un momento in cui essa appare, più
che mai, un fattore essenziale per la salvaguardia della pace nella giustizia e nella libertà.
Gli Stati generali dei Comuni d'Europa fanno
voti perché tale obiettivo venga perseguito,
senza ritardi di nessun genere. in stretto contatto con la Gran Bretagna, la cui adesione
all'Europa militante - al pari di quella degli
altri Stati europei - resta il voto di tutti i
buoni europei. Nello stesso spirito, essi parimenti si augurano che l'opinione pubblica
europea sia rapidamente definita, perlomeno in
linea di principio, in merito all'adesione britannica alle Comunità.
Gli Stati generali dei Comuni d'Europa riaffermano il loro attaccamento alla concezione
di unlEuropa democratica che comporti un
esecutivo responsabile, nell'ambito delle sue
competenze, di fronte ad un Parlamento formato da due Camere, di cui una sarà emana-
settembre 1962
COMUNI D'EUROPA
zione del suffragio universale diretto e l'altra
la rappresentanza degli Stati nazionali e delle
collettività locali. Gli Stati generali proclamano la 101-0 convinzione che il contributo che
essi apportano alla causa degli Stati Uniti
d'Europa è sin d'ora determinante per il successo di questa grande impresa, che rimarrà
ad onore del nostro tempo
11.
5)
...
e quella del Congresso del Mo;vimento
Europeo
politica, con una rigidezza e, vorrei dire, una
intrasingenza assai maggiore di quella dimostrata fin qui: abbandonando la ricerca ad ogni
costo di piccoli compromessi, che rappresentano
spesso solo effimeri successi diplomatici, ma
sono politicamente del tutto sterili, o addirittura controproducenti; e chiarendo, in modo
esplicito e solenne - ai partners del Mercato
comune come ali'opinione pubblica interna ed
internazionale - qual'è la posizione irremovibile dell'Italia.
A sua volta la risoluzione politica del Congresso del Movimento europeo afferma fra
l'altro:
6 ) L'adesione della Gran Bretagna alla CEE
e l'atteggiamento della Frmcia
L'obiettivo del Movimento europeo rimane
la costituzione d'una forte Comunità commisurata al mondo contemporaneo: gli Stati Uniti
d'Europa, capace di adempiere a tutte l e funzioni
che gli Stati nazionali non sono più in grado
di esercitare efficacemente se restano isolati.
Tale Comunità, aperta a tutti i Paesi demo
cratici dell'Europa che ne accettino le regole,
si estenderà agli altri Paesi non appena e=ci
ritroveranno la loro libertà o la loro evoluzione politica l o permetterà.
Essa deve, in particolare, essere capace di
valersi di tutte le tecniche moderne e trarnr
intiero beneficio per farle progredire per la
sicurezza e la prosperità del suo popolo, cosi
come per una più larga collaborazione con
tutti gli altri, e specialmente con quelli che
sono in via di sviluppo.
Tale obiettivo s a r à raggiunto solo quando
verrà stabilita una costituzione democratica,
rispettosa della persona umana, dell'origine
delle collettività locali e dell'individualità di
ogni singola nazione, con un Governo europeo,
un Parlamento europeo, una Corte di giustizia
ed un Consiglio economico-sociale ) t .
Sono questi i temi centrali a cui, secondo
me, deve ispirarsi, in modo fermo ed univoco,
la politica estera italiana in tema di unione
Resta, è vero, il grave problema della Gran
Bretagna. Ma, come ho già avuto l'onore di
sostenere un anno fa, parlando a Strasburgo
al Parlamento europeo, la realizzazione, anche
immediata, di un'unione politica sovranazionale dei Sei non è affatto in contrasto con iin
atteggiamento di estremo favore - che è,
secondo me, nell'interesse vero dell'Europa degli stessi Sei verso l'adesione della Gran
Bretagna al Mercato comune.
S e gli inglesi non sono disposti, almeno in
un primo tempo, ad accettare i vincoli più
ir;ipegnativi e profondi dell'unione politica,
r ~ i - s t a si costituisca senza di loro, pur contin ~ ~ n d o s icon
,
la massima comprensione da
parte dei Sei, i negoziati per l'adesione britannica alla C.F.E. che, al limite, potrebbe costituire una Comunità a due: da un lato l'Unione
politica dei Sei. come un tutto unico, e dall'altro la Gran Bretagna (ed eventualmente
altri Stati, come la Danimarca o l'Irlanda, che
non siano disposti ad assumere altri impegni,
se non quelli accettati dalla stessa Inghilterra).
Io ho molta fiducia nel senso realistico degli
inglesi, e sono certo che, una volta sperimentato il successo anche dell'unione politica. essi
non tarderebbero a chiedere di aderire anche
a questa come fu11 m e m b e r s come hanno già
fatto per il Mercato comune.
Mi si obietterà ancora che attualmente la
vera e più diretta difficoltà per la realizzazione di una Comunità politica, da m e auspicata, non sta nella Gran Bretagna, ma nella
stessa Francia. Ciò è vero: ma proprio per
questo è indispensabile una posizione ferma
ed intransigente da parte italiana. La rapida
evoluzione degli avvenimenti d'Algeria, fino
all'indipendenza del Paese, dimostra in modo
impressionante - come ha ricordato alle persone di corta memoria il drammatico processo
Salan - che il generale De Gaulle sa prontamente cambiar parere, e addirittura rovesciare
completamente l e sue posizioni, quando si
trova di fronte ad atteggiamenti fermi e risoluti, non disposti a transigere con l e sue anacronistiche illusioni di grandezza nazionale. In
tal caso - ma solo in tal caso - egli mostra
di rendersi pienamente conto della verità del
verso dantesco
non giova nella fata dar di
cozzo
Orbene, se l'Italia saprà assumere una
posizione ferma e coerente in tema di integrazione europea e in particolare di unione
politica e riuscirà - il che non dovrebbe esser
difficile - ad ottenere su tale posizione il
consenso altrettanto esplicito e fermo degli
altri partners delle t r e Comunità, isolando
cosi la Francia, non sarà lontano il giorno in
cui questa dovrà venire a più miti consigli.
anche su questo punto. Non è offrendo a De
Gaulle dei piccoli compromessi, ma opponendogli dei tenaci rifiuti che si potrà indurlo a
rivedere le sue assurde pretese egemoniche.
11
p,
7 ) Unione politica e difesa
Ispirandami a quei concetti, sottopongo alla
approvazione del Senato e all'accettazione del
Governo l'ordine del giorno, di cui è stata
testé data lettura.
Ma prima di por termine alle mie parole
vorrei ancora fare un accenno ai riflessi militari, secondo me anch'essi capitali, delle soluzioni politiche, che io caldeggio. I1 mio accenno
sarà solo fugacissimo. giacché per una parte
direzione
centrale
-
rorna
-
via del corso, 173
settembre 1962
i1 problema eccede la sfera del Ministero degli
esteri e per l'altra non costituisce l'argomento
centrale del mio intervento. Ma non P chi non
veda, anche ad una considerazione superficiale,
come l'esistenza di un solido potere politico
democratico europeo - che a più o meno breve
scadenza dovrebbe assumere precise competenze anche militari - modificherebbe profondamente i datj del problema, i termini delle
ielazioni Europa-NATO, le auestioni dell'armamento nucleare ed infine i rapporti col mondo
orientale; e sempre in un senso assai più favoievole a soluzioni che tengano conto degli interessi della democrazia europea, della distensione e della pace.
COMUNI D'EUROPA
11
Manifestazione europea a Chieti
8) I1 problema della Spagna
Mi sia consentito, prima di concludere, ancora un acceilno al problema spagnolo. La pre:ente indifferenza, per non dir colpevole connivenza, dei nostri governi nazionali di fronte
al regime franchista deve essere certo severamente condannata. in nome di quegli ideali
cccidentali di libertà e di democrazia che non
possono affermarsi vittoriosamente nei confronti del mondo orientale. r c non sono imparzialmente e intransigentemente difesi in ogni
circostanza e situazione, e non a senso unico
e in una sola direzione. Anche qui il Governo
italiano di centro-sinistra dovrebbe assumere
una chiara iniziativa di netta ostilità diplomatica verso la Spagna franchista e porre l a
sua democratizzazione come condizione sine
q u a non per il suo ingresso nel Mercato comune.
Ma ciò non toglie che un'unione politica
europea, e domani un vero e proprio Governo
federale europeo, avrebbe ben altre possibilità
di pressione per favorire tale democratizzazione, e ben altri mezzi per scongiurare soluzioni violente della crisi della Spagna, offrendo
al popolo spagnolo un'alternativa democratica
ben più reale e promettente, nella forma di
un'adesione all'unione federale, in seno alla
quale la tutela delle libertà fondamentali non
sarebbe più compito dei governi e delle autorità nazionali, ma del governo e deli'amministrazione europea. In proposito desidero concludere dando lettura al Senato della risoluzione sulla Spagna, approvata a l citato Congresso del Movimento europeo di Monaco di
Baviera, su proposta unanime d i 118 delegati
spagnoli, provenienti tanto dall'esilio come dall'opposizione clandestina interna:
,, I1 Congresso del Movimento europeo, riunito a Monaco il 7 e 8 giugno 1962, considera
che l'integrazione di tutti i Paesi con l'Europa,
sia sotto forma di adesione, che sotto forma di
associazione, esiga da ciascuno d i essi ferme
istituzioni democratiche, ciò che, nel caso della
Spagna, in concordanza con la Convenzione
GEMELLAGGI
INAMMISSIBILI
I1 Comune piemontese. di Costigliole
Saluzzo - n o n aderente al CCE stava per stringere un gemellaggio con
la città spagnola di Cervera. Richiesta
di un parere, la Segreteria dell'AICCE
ha messo in guaridia l'amministrazione
rontro tale gemellaggio, particolarmente grave in questo momento, cui
da talune parti non viene ac~coltacon
sufficiente sdegno l'eventualità della
ammissione della Spagna totalitaria al
MEC. In un solo caso, ha sottolineato
I'AICCE, il gemellaggio sarebbe stato
lecito: s e Sindaco italiano e Alcade
spagnolo avessero partecipato a un
pubblico comizio antifranchista.
I1 gemellaggio, per merito soprattutto delle forze democratiche locali e
dei federalisti piemontesi, che hanno
levato l e loro proteste unanimi, n@nha
avuto luogo.
I1 16 settembre scorso, nel quadro del gemellaggio celebrato il giorno prima tra la
città di Micon e di Chieti, si è tenuto in quest'ultima città il I1 Congresso regionale
europeista sul tema L'integrazione agricola europea e l'Abruzzo . Mentre rimandiamo
ai prossimi numeri il resoconto del Convegno e del gemellaggio, pubblichiamo una
foto della manifestazione conclusiva, tenutasi la sera della domenica iit Piazza del Duomo
gremita, durante la quale hanno preso la parola il rappresentante belga Amory, olandese
Van Wijck, il console di Francia a Roma Giovangrandi, il sindaco di Micon Escande, il
sindaco di Chieti Buracchio e i1 sottosegretario italiano all'agricoltura Sedati.
europea dei diritti dell'uomo e con la Carta
sociale europea, significa: 1) la stabilizzazione
di istituzioni decisamente rappresentative e
democratiche, che garantiscano che il Governo
sia fondato sul consenso dei cittadini; 2) la
garanzia effettiva di tutti i diritti della persona
umana, particolarmente quelli della libertà
individuale e d'opinione e la soppressione della
censura governativa; 3) il riconoscimento della
personalità delle diverse comunità naturali:
4) l'esercizio su basi democratiche delle libertà
sindacali, e la difesa, per i lavoratori, dei lo'ro
diritti fondamentali, soprattutto attraverso gli
scioperi; 5) la possibilità di organizzare delle
correnti d'opinioni e dei partiti politici, nonché
il rispetto dei diritti dell'opposizione.
11 Congresso esprime la profonda speranza
che l'evoluzione, conseguente all'applicazione
dei punti sopra enunciati, permetta l'ingresso
della Spagna nelllEuropa, della quale essa è
elemento essenziale. Prende atto della ferma
convinzione, espressa da tutti i delegati spagnoli presenti a l Congresso, che la stragrande
maggioranza del popolo spagnolo auspica che,
a questa evoluzione, si giunga con l e regole
della prudenza politica e rapidamente, quando
le circostanze lo permetteranno, in piena lealtà,
impegnandoli a rinunciare ad ogni violenza attiva o passiva, prima, durante e dopo il processo
d'evoluzione 11.
9) In teuna 'di Capitale europea
Confidando che il Governo si pronunzi in
forma chiara. esplicita ed esauriente sul mio
ordine del gioino, mi sia consentito d i osservare,
incidentalmente. che la soluzione da me in
esso proposta consentirebbe anche di risolvere,
entro un termine relativamente breve, anche
lo spinoso e attualmente insolubile problema
della capitale europea unica, Già più volte
sono stati messi in luce le irrazionalità, gli
sperperi, l e mancanze di funzionalità e di efficienza che conseguono a l fatto che le istituzioni
europee sono ripartite a casaccio fra Lussemburgo, Strasburgo e Bruxelles: ed è noto che
la più sfavorita di tali istituzioni è proprio i1
Parlamento Europeo, che ha gli uffici a Lussemburgo.
- ma il aalazzo delle sedute - arestato dal Consiglio d'Europa - a Strasburgo,
mentre le sue Commissioni si riuniscono per
lo più a Bruxelles.
secondo la formula da me oroaosta. dovrebbe essere concordato che ii parlamento
Europeo, una volta eletto a suffragio universale diretto, e una volta redatto in via definitiva lo statuto dell'unio'ne europea, scegliesse,
sempre a maggio'ranza - dopo ratifica di questo
da parte dei vari popoli a mezzo di ~ e f e ~ e n d i i m - la capitale dell'Europa unita.
A titolo di digressicne mi sia consentito di
anticipare pubblicamente che il mio voto in
proposito andrebbe al Distretto Europeo NizzaImperia, a cavallo della frontiera italo-francese.
che comprenderebbe una parte della Provincia
di lmperia e del Dipartimento delle Alpi Marittime.
Agli argo'menti tecnici particolarmente persuasivi, elencati in una pregevcle monografia
recentemente pubblicata dalla Camera di Co'mmercio di lmperia, vorrei aggiungere una fondamentale ragione politica.
L'Europa unita, che già conosce in larga misura la prosperità economica, non può e non
deve dedicarsi esclusivamente ad accrescere
tale prosperità, ed a meglio ripartirla fra le
sue regioni e fra le sue classi. Un compito
altrettanto urgente è quello d i portare un
aiuto massiccio - e non solo economico, ma
anche culturale e politico - a i Paesi in via
d i sviluppo, in una proporzione molto superiore a quella che può essere costituita oggi
dalla somma dei singoli aiuti dei nostri Stati
nazionali.
La c a ~ i t a l e eurovea affacciata sul Mediterraneo dovrebbe appunto avere questo valore e
auesto significato
simbolico.
D'altra parte l a Federazione Europea, scegliendo la sua capitale i n un luogo abbastanza
lontano dai punti di più pericolosa frizione col
modo totalitario, affermerebbe - pur nell'intrasigente rivendicazione del diritto a libere elezioni e alle libertà politiche per tutti i popoli
europei - un suo atteggiamento particolarmente conciliante e distensivo, scevro da ogni
rivendicazione territoriale, nei confronti del
blocco sovietico; e disporrebbe al tempo stesso
di una capitale particolarmente sicura, anche
dal punto di vista militare, nel caso che tali
sforzi non dovessero sortire effetto favorevole,
e la tensione internazionale dovesse aumentare.
10) L'università europea a Firenze
Un'ultima parola vorrei aggiungere prima di
terminare, circa la questione, particolarmente
interessante per noi italiani, dell1Università
( r o ~ , t i ~ 11
~ iI~
I ( Il$ ~
I.
1+)
COMUNI
12
« Comuni
Periodico
D'EUROPA
settembre 1962
d'Europa»
fondato
nel
1952
ORGANO MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA PER IL CONSIGLIO DEI COMUNI D'EUROPA
D i r e t t o r e : UMBERTO SERAFINI
Redattore-Capo : EDMONDO PAOLINI
a Comuni dlEuroper ha pubblicefo arficoli, seggi, discorsi, cronache e nofe di:
Gaetano ADINOLFI,Canzio ALMINI,Mario A L B E R ~ ~ IGaspare
NI,
AMBROSINI,
Walter ANTONIOLLI,
Silvio ARDY,Ferdinand
ARNOULT,
Fernand AUBERGER,
Charles BAILLY,Attilio BALDONI.
Lino BARBERO,
Paolo BARBI,Jean BARETH,
Paolo Alberto
BASETTI-SANI,
Mario BASTIANETTO,
Carlo BAZZAN,
Vincenzo BELLISARIO,
R.van den BERGH,Genesio BERGHINO,
Raymond
BERRURIER,
Armando BERTORELLE,
Franco BONACINA,
Henry BONNET,
Giorgio BRACCESI,
Georges BRAUSCH,
Kenato BRUEGNER, Henri BRUGMANS,
Adolfo BRUNETTI,
Nicola BURACCHIO,
Alberto CABELLA,
Corrado CALSOLARO,
Roberto CANTALUPO,
1,orenzo CAPPELLI,
Giuseppe CARON,Gino CASSINIS,
Nicola CATALANO,
Venerio CATTANI,
Francesco CAVALLARO,
Giacomo
CENTAZZO,
Jacques CHABAN-DELMAS,
Andrea CHITI-RATELLI,
Basilio CIALDEA,
Vincenzo CIANGARETTI,
Santi Coco, Piero
COLLA,Guido COMESSATTI,
Francesco COMPAGNA,
Efisio CORRIAS?
Henry CRAVATTE,
Andrea CROVETTO,
Fausto Crroco~o,
A. C. Celestino D A COSTA,Giuseppe DAGNINO,
Enzo DALLACHIESA,Lyda DALLA
VOLTA,Magda DA PASSANO,
Alessandro
DAVOLI,
Georges DARDEL,
Lazzaro Maria DE BERNARDIS,
Gas ton DEFFERRE,
Fernand DEHOUSSE,
Heinrich DEIST,Giordano
DELL'AMORE,
Glauco DELLAPORTA,Italo D'ERAMO,
Gustavo D E ROSA,Francesco DERIU,Clelso D E STEFANIS,
IVODI FALCO,
N,
EINAUDI,
Martin ERNST,Ludwig ENGEL,Kurt EXNER,Carlo FAINA,Amintore FANFANI,
Alessandro
Pierre ~ I R O U I Luigi
FANTOLI.
Virgilio FERRARI,
Gerhard FLAEMIG,
Alberto FOLCHI.Pietro F o s s o ~ .Henry FRENAY,
Carl Joachim F R ~ E ~ R I ~ H ,
Hans FURLER,
Generale GALLOIS.
Gilbert G A U E REnzo
.
GIACCHERO.
Giuseppe GIACC:HETTO,
Luigi GIOVENCO,
Enrique GIRON E L I ~ A . Alfons GOPPEL,
Alfons GORBACH,
J . P. GOUZY,Giovanni GOZZER,Luciano GRANZOTTO-BASSO,
Jean-Fi-ansois GRAV I K R , Giuseppe GROSSO,Ernst G R ~ ~ N D E R M.
~~A
Maddalena
NN,
G r r ~ s c o Walter
,
HALLSTEIN,
Emile HAMILIUS,
Guy H E R A U D ,
Otto H E R RKarl
,
HORN.Piero IMBERCIADORI.
Icaffaele JONA,Franz JONAS,Lamberto JORI,Anton KAPFINGER.
Anton KARNER,
PIRA,M. LASSY,Alphonse L E GALLO,Aldo LEVI, Lio'nello LEVI-SANDRI,
Lello LOMBARDI.
Antonio IANDOLFI,Giorgio
Giovanni MAGGIO,Piero MALVESTITI.
Giuseppe MARANINI,
John MARCUM,
Luigi MARINI.
Lord LOTHIAN,
Alois LITGGER,
ltobert MARIQUE,
Robert MARJOLIN,
Gianfranco MARTINI,
Gaetano MARTINO,
Maurice MASOIN,Roger MARZAUX,
Jcan
Joseph MERLOT.
G. Battista METIJS,Pietro MIC:ARA>
Albert MICHALLON,
G. MICHEL.P. MILLET.Walter MOELLER,
Marce1
MOLLE,Jean MONNET,
P. MORIQUAND.
Tornmaso M o ~ r . 1 ~ 0Costantino
,
MORTATI,Robert MossÉ, Rertrand MOTTE.Walter
MUENCH,
Lewis MUMFORD,
Hans MUNTZKE,
Pietro MUSANO,
Kiccardo MUSATTI,M. Arthur NAFTERLY:
Ludwig NECNIIOERFER, Adriano OLIVETTI.
Massimo OLMI, Edmondo PAOLINI,
Salvatore PAPALE,
Gabriele PANIZZI,
Mario PEDINI,Pietro
PELLEGRINI:
Renzo PELI,IZZARI.
Amedeo PEYRON,
Giuseppe PERO,Vittorio PERTUSIO.
André PHILIP,Attilio PICCIONI,
Gio\mini PIERACCINI,
PAPAPIO XII, Mariano Prri~rrs,Edoardo PIZZOT?I,POLITICAL
A N D ECONOMIC
PLANNING,
Pietro QUARONI,
S,
RAPETTI,P. KECHT,Paul KEYNAITD.
Menotti KICCIOLI,
Henry RIEBEN,Arturo RIGHETTI,
Domenico
Kcné R A D I T I Sandra
KODELLA,
Giuseppe KOMITA,Die Weisse ROSE. nieter ROSER,Aride ROSSI, Urnberto ROSSI. Carlo R i ~ s s o ,Dornenico
SABEI,I,A.
Guy D E SAINT-ESIIPERY,
Philippe SAINT-MARC,
Ramon Sainz D E VARANDA,
Natale SANTERO.
Carlo SCARASCIA.
Adolf SCHAERF,
Alessandro SCHIAVI,
Enry SCHWAMM,
Tito SCIPIONE,
J. M. de Semprun GURREA,
Urnberto SERAFINI,
Piero Swcrrr, Elena SONNINO,
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Altipro SPINELLI.
Carlo SPINELLI,
Francesco TAGI,IAMONTE.
Tiziano TESSITORI,
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Karl ' ~ I Z I A N , Michele TODISCO,Giuseppe TRAMAROLLO.
Pasquale T ~ o z z r .Generale VALLIYY,
Aldo VISAI.B E R G H I , Albert WEHRER.
Pierre WIGNY,Mario ZAGARI,
Enrico ZECCA,Giancarlo ZOLI,Angela Z r i c c o ~ r .1,iiigi Z I J R I B E R I ~ E ,
r di altri.
« Comuni d'Europa » è un organo di studio e di battaglia politica: ogni amministratore locale europeista dovrebbe
individualmente abbonarsi ad esso. Dovrebbero abbonarsi anche i tecnici e i funzionari delle Amniinistrazioni locali, gli
urbanisti, gli economisti, gli esperti di servizio sociale, gli educaatori, tutti coloro che vogliono seguire dalla « base il
processo di unificazione e di rinnovamento dell'Europa. Gli istituti di cultura, gli enti economici, le associazioni democratiche dwrebbero sottoscrivere abbonamenti sostenitori e benemeriti.
Direzione, Rcdnrione C Amministrazione : Piazza di Tre\ri, 86
Ilidirizzo telegrafico : Comuneuropa - Roma.
- Roma - Tel. 684.556 - 687.320.
Un numero L. 100.
Abbonamcnto annuo ordinario I,. 1.000.
Abbonamento sostenitore I,. 5.000 e per Enti L. 100.000.
Abbonamento benemerito L. 300.000.
L'abbonamento per gli Enti territoriali locali aderenti all'A1C:CE è conglobato nelle quote sociali.
Abbonam~ntoper amministratori locali L. 500.
L'abbonamento per amministratori locali e dipendenti degli Enti territoriali locali, aderenti all'AICCE a titolo individuale. è conglobato nelle rispettive quote sociali.
I versamenti debbono essere effettuati sul c / c postale n. 1127135 intestato a :
Banca Nazionale del Lavoro - Roma, Via Bissolati
Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa
Piazza di Trevi, 86 - Roma >>
oppure a mezzo assegno circolare
-
non trasferibile -- intestato a :
<< Co~nunid'Europa
>>
settembre 1962
COMUNI
D'EUROPA
S. Giovanni Rotondo aderisce all'Appello del CCE
Co'n votazione unanime, il Consiglio comunale d i S. Giovanni Rotondo (Foggia),
riunito i n s e d u t a straordinaria il 30 giugno scorso, h a aderito a1l1Appello rivolto d a l CCE
ai C a p i d i Governo della Comunità europea.
<< I1 Co'nsiglio comunale - dice l a delibera
vista l a risoluzione del Consiglio Nazion a l e della Sezio'ne italiana d e l Consiglio dei C o m u n i d'Europa, a d o t t a t a nella s'eduta d e l
17 gennaio 1962, con l a quale si so'ttolinea l a necessità d i p o r t a r e i n discussione nei Consigli Comunali, Provinciali e Regio'nali della Repubblica italiana l'appello del C C E a i
Governi nazionali della Comunità europea circa l'elezione a suffragio universale e diretto
dell'Assemblea p a r l a m e n t a r e europea.
D a t o a t t o che questo Consesso, con delibera n. 233, i n d a t a 29 dicembre 1961, vistata
ed a p p r o v a t a dalla G.P.A. i n s e d u t a del 13 febbraio 1962 a l n. 984, Div. 2:', h a appromvata
l'adesione d e l Comune i n q u a l i t à d i socio dell'Associazione italiana del Consiglio dei COm u n i d'Europa.
Ritenuta l'opport,unità di appoggiare siffatta encomiabile iniziativa m i r a n t e a scong i u r a r e minacce d i n u o v e g u e r r e a t t r a v e r s o l'affratellamento dei popoli.
Con voti favorevoli n. 21 s u a l t r e t t a n t i presenti e vo'tanti:
-
FA VOTI
a che sia eletta a suffragio universale e diretto l'Assemblea Parlamentare Europea in
base a i terzi commi degli articoli 138 CEE e 108 EURATOM, e venga stipulata immediatamente una convenzione intergovernativa per conferire allPAssemblea co& detta il mandato di redigere l o Statuto politico dell'Europa, da Sottoporre su<xessivamenb a referendum
popolare D.
E r a n o presenti alla s e d u t a i Consiglieri: Michele Belvito, Francesco Buono, Francgsco
Cappucci, G e n n a r o Cascavilla, Giosuè C e n t r a , Nunzio Chiumento, Michele Cocomazzi,
Giovanni D e Angelis, S t e f a n o Ercolino, Giuseppe Fiore, L e a n d r o Giuva, Luigi Gravina,
Attilio Massa, Domenico Melchionda, Matteo Luigi Merla, S a v e r i o Palladino, Elia P i r r o ,
Filippo Placentino, M a t t e o Ricciardi, Giuseppe Siena, Giovanni Villani; assisteva il Segretario del comune, dott. Matteo Pettinicchio.
Gianfranco Martini, su proposta del Segretario
generale Serafini, è stato eletto dalla Direzione
nazionale dell'AICCE Segretario generale aggiunto. Martini, già Sindaco di Lendinara nel
Polesine, è Assessore provinciale di Rovigo:
vecchio militante del Movimento Federalista
Europeo e fra i primi aderenti al Consiglio
dei Comuni d'Europa, egli ha dato alla Direzione delllAICCE la certa garanzia di conferire sempre un valore prioritario agli obiettivi
dell'unificaxione europea su quelli particolaristici del corjidetto interesse nazionale. Pubblicista e avvocato valoroso, Martini si è interessato di problemi disparati, fra cui quelli
dell'impiego del tempo libero (ha scritto un
libro sull'argomento) , dell'organizzazione di
comunità, della pianificazione del territorio e
varii giuridici.
Vadano all'amico Martini i saluti affettuosi
di s Comuni d'Europa P>.
I libri
I LIBERI COMUNI SONO LA BASE CONCRETA DI UNA FEDERAZIONE ECONOMICA E POLITICA EUROPEA
Negli anni terribili della guerra, nei mesi delle
caotiche vicende durante l e quali alcuni Stati
rimasero senza il proprio governo, restarono
operanti le amministrazioni comunali anche se
ostacolate da difficoltà spesso quasi insormontabili, per cui alla continuità della vita comunale si deve il sollecito e democratico ripristino
dell'amministrazione Statale.
Oggi, poi, nella rapida graduale attuazione del
mercato comune europeo più che mai appare la
necessità della messa in efficienza degli enti
locali: dai Comuni, alle Regioni, alle associazioni e cooperazioni fra le ' Comunità di base.
di uno stesso comprensorio economico per affrontare e superare lo squilibrio fra la vita delle
grandi città e quella dei piccoli comuni del suo
entroterra. o fra regione e regione nell'ambito
nazionale, o fra zone e zone nell'ambito federale sovranazionale.
L'autonomia dell'amministrazione delle comic-
nità di base, nei limiti dei diritti riconosciuti
dalla legge, è condizione prima per realizzare la
buona amministrazione dello Stato, garantire la
democraticità delle istituzioni, realizzare l'integrazione economica e politica. E' evidente
quindi che in questa era di iniziata realizzazione dell'integrazione economica e di fiduciosa
speranza di una non lontana integrazione politica degli Stati della vecchia Europa, sia necessaria la ricerca della più intelligente possibile
forma di associazione e di cooperazione fra le
comunità di base.
Studiare l e varie forme esistenti nei paesi
europei, vagliare i pregi e i difetti di ognuna.
scegliere il meglio di ogni forma, è compito non
solo di studiosi, ma di tutti gli amministratori e
d i tutti i politici seri e responsabili.
A questo fine l'Istituto Europeo di Studi e
Relazioni Intercomunali, con sede a Lugano,
presieduto dall'ing. Renato Brugner, membro del
Consiglio nazionale dell'Associazione Italiana per
il Consiglio dei Comuni d'Europa, h a pubblicato
una pregevole opera divulgativa: u Enti locali in
Europa - Edizioni di Comunità - Milano che troverà certamente larghi consensi.
L'opera è il risultato di una chiara sintesi di
pubblicazioni, relazioni, bilanci comunali e di
altri Enti locali, raccolti in vai i anni dalllIstituto
stesso e che costituiscono un interessante materiale di consultazione a disposizione di studiosi,
amministratori e politici che desiderino approfondire l'importante problema.
Dai Gemeinden agli Stadtkreise, dai Kreise ai
BoLandkreise della. Germania; dai Non-Cor~~nty
roughs agli Urban Distreclcs, ai Rriral Distrecks
e alle Contee, alla grande Londra dell'Inghilterra; dai Comuni ai Cantoni della Svizzera:
dai Comuni a i Land, al Bund in Austria: dai
Comuni ai Dipartimenti in Francia; ai Comuni
e aile Provincie in Belgio e in Olanda, è un
susseguirsi chiaro, avvincente di notizie sulla
struttura, il funzionamento, l e competenze dei
vari tipi di Enti locali, e so'prattutto della
diversità nei vari Stati presi in esame, dei
rapporti con i fondamentali organi dello Stato,
elemento base di distinzione dei sistemi adottati dalle varie comunità nazionali e che, ripetiamo, dovrebbero essere oggetto di graduale
unificazione, cioè di scelta di un unico sistema
sulla base del meglio di ognuno collaudato
da tanti anni di esperienza.
In un momento in cui il Parlamento italiano
si appresta ad approvare la riforma della
finanza locale, il volume del Brugner offre
un'esemplificazione preziosa e potrà fornire
alla classe politica del nostro paese uno strumento indispensabile di studio e di confronto.
E' da augurarsi pertanto che l'Istituto Europeo
di Studi e Relazioni Intercomunali continui
questa sua utile, necessaria opera di raccolta
di documentazioni e che presto ci dia degli
studi analitici approfonditi relativi ai vari settori d i attività degli Enti locali negli Stati
d'Europa.
Vorremmo che il libro dell'ing. Brugner fosse
diffuso in tutte le Scuole superiori ove è stato
introdotto lo studio dell'educazione civica, affinché i giovani, in una visione più ampia, si
1'
14
COMUNI
sentano veramente europei; apprezzino sempre
più la bellezza della vita democratica e dello
impegno che ognuno deve avere in essa nell'interesse del bene di tutti; s'i convincano che
è nella diuturna attività comunale che la vita
politica prende forma e contenuto; che lì è la
vera scuola per la pubblica amministrazione,
la sola scuola efficiente per la formazione politica del cittadino.
Maria Maddalena Guasco
hIcrnliio del Consiglio Nazionale
<lell'A.I.C.C.E.
D'EUROPA
settembre 1962
lerie, l'Europa dei padroni) che incombono sul
processo di integrazione continentale.
Mi auguro fermamente una risposta del Ministro degli esteri, che non deluda questa mia
attesa
(Approvazioni).
))
SULMONA
.
TIRES( B o l z a n o ) . . . .
VALDAoRA
(BO'lzanO) . VALLEAURINA( B ~ l z a ~ n o. )
VENTIMIGLIA
(Imperia) . .
VERANO( B o l z a n o ) . . .
NUOVI POTERI LOCALI ADERENTI ALL'AICCE
COMUNI D'EUROPA
Province :
Organo dell'A.1.C.C.E.
Anno X - n. 9
I VI Stati generali al Senato italiano
ab.
( , , o ? , t i ? , t t < ~ z i o ~d(111~1
i,,
jii~g. I l )
Comuni
europea. Essa è certo secondaria. rispetto al
problema politico centrale, che ho trattato fin
qui; ma essa ha tuttavia una importanza non
trascurabile, tanto politica come culturale. Firenze ha una legittima aspettativa in tal sensi,.
che non può e non deve andar delusa; e il
Governo italiano deve dire, anche in proposito.
una sua parola ferma, nelle prossime conferenze, e intanto assumere impegni precisi in
Parlamento: chiarendo la responsabilità dei
ritardi e dei mancati accordi. anche per smentire certe interessate affermazioni di giornali
di destra, che vedono la causa della mancata
realizzazione dell'università di Firenze addirittura nel desiderio, espresso dal sindaco La
Pira, che detta Università si apra in larga misura -come sarebbe sommamente opportuno - anche a studenti di Paesi extraeuropei,
in particolare africani ed asiatici.
ATRI ( T e r a m o ) .
. . .
BUSTOGAROLFO( M i l a n o ) .
CASTELBELLO( B o l z a n o ) .
CERMES ( B o l z a n o ) . . .
CHIENES ( B o l z a n o ) . . .
CHIVASSO( B o l z a n o ) . . .
CIVITANOVAMARCHE ( M a -
I1 nuovo Governo italiano di centro-sinistra
tengo a riaffermarlo nel concludere - ha il
dovere di dimostrare un dinamismo ed una
sensibilità nuova anche in ordine al problema
dell'unità europea, specie di fronte ai rischi di
involuzione reazionaria (l'Europa delle cancel-
-
23.933
830
1.960
4.995
18.823
671
cerata)
settembre 1962
Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
E AMMIDIREZIONE,REDAZIONE
NISTRAZIONE
j 684.556
Piazza di Trevi, 86 - Roma - tel. ( 687.320
indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma
P
-
. . . . . .
-
Un numero L. 100 Abbonamento annuo
Abbonamento Sosteordinario L. 1.000
nitore L. 5.000 per Privati e Enti Locali L. 100.000 per Enti vari - Abbonamento
Benemerito L. 300.000.
I versamenti debbono essere effettuati
su C / C postale n. 1/27135 intestato a:
e Banca Nazionale del Lavoro - Roma, Via
Bissolati - Associazione Italiana per il
Consiglio dei Comuni di Europa - Piazza
di Trevi, 86 - Roma 11, oppure a mezzo
assegno circolare - non trasferibile intestato a e Comuni d'Europa m.
-
LISSONE( M i l a n o ) . . . .
LORIA ( T r e v i s o ) . . . .
MARLENGO( B o l z a n o ) . .
MARTINAFRANCA
(Taranto)
MONTAGNA( B o l z a n o ) . .
MONTEPORZIO
CATONE( R o ma)
-
. . . . . . . .
MONTICHIARI( B r e s c i a ) . .
NAZ-SCIAVES
(Bolzano) . .
PREDOI
(Bolzano) . . . .
RACINES( B o l z a n o ) . . .
REGGIOCAI,ABRIA. . . .
ROGENO( C o m o ) . . . .
SESTO( B o l z a n o ) . . . .
Autor. del Trib. di Roma n. 4696 deli'll-6-1955
T I P W U iASTNi#-FCM -1962
IL SERVIZIO DEI
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con 73.500 UFFICI e 30.000 SPORTELLI assicura
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PIÙ COMODO perchè si porsono disporre le operazioni dalla
propria casa o dal proprio ufficio
(al resto penserà la posta).
PIO
PI Ù S I C U RO perchè Io gestione
del conto è affidata allo Stato che
risponde sempre ed illimitatamente.
ECONOMICO perchè
molte operazioni non costano niente,
altre sono soggette a una tassa tenuissima e le somme a credito producono
interessi.
Con il CONIO CORRENTE POSTALE si può effettuare qualsiasi operazione d'incasso o di pagamento in qualunque parte d'Italia, e in taluni paesi anche all'estero
353.000 Correntisti Postali con un credito di 376 miliardi trasformano il loro TEMPO in DANARO, evitando fastidiose
attese davanti agli sportelli. Senza muovere un passo i Correotisti Postali determinano oggi un movimento di:
N. 107 milioni di versamenti,
per un importo di L. 4.609 miliardi
N. 20 milioni di assegni,
per un importo di L. 3.971 miliardi
FATEVI CORRENTISTI
Chiedete la " G U I D A
POSTALI
PRATICA DEL CORRENTISTA,,
-
N. 17 milioni postagiro,
per un importo di L. 1.988 miliardi
U S A T E
IL P O S T A G I R O
alla
DIREZIONE G E N E R A L E delle POSTE e delle TELECOMUNICAZIONI
Direzione Generale per i Conti Correnti
-
ROMA
B A N C O D I SICILIA
ISTITUTO D I CREDITO D I DIRITTO PUBBLICO
Patrimonio :
. . . . .
. . . .
L. 16.888.379.000
PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE IN PALERMO
S E D I I N : AGRIGENTO, BOLOGNA,
CALTAGIRONE, CALTANISSETTA,
CATANIA, ENNA, FIRENZE, GENOVA, MESSINA, MILANO,
PALERMO, RAGUSA, ROMA, SIRACUSA, TERMINI IMERESE,
TORINO, TRAPANI, TRIESTE, VENEZIA.
SUCCURSALI I N : MARSALA e PALERMO.
225 A G E N Z I E
UFFICI DI RAPPRESENTANZA in:
BRUXELLES - COPENAGHEN - LONDRA - MONACO DI BAVIERA
NEW YORK - PARIGI - ZURIGO
F I L I A L E
ALL'ESTERO:
TRIPOLI d'Africa
Forme speciali di credito attraverso le seguenti Sezioni:
SEZIONE DI CREDITO AGRARIO E PESCHERECCIO
SEZIONE DI CREDITO FONDIARIO
SEZIONE DI CREDITO MINERARIO
SEZIONE DI CREDITO INDUSTRIALE
SEZIONE AUTONOMA PER IL FINANZIAMENTO DI OPERE PUBBLICHE
E DI IMPIANTI DI PUBBLICA WILITA
Le cartelle fondiarie, le obbligazioni e i buoni fruttiferi emeesi dalle Sezioni
speciali del BANCO rappresentano un sicuro e vantaggioso investimento.
Corriepondenti in tutte le piazze d'Italia e nelle principali del mondo.
TUTTE L E OPEBUAZZONZ D Z BANCA E D Z BOBHA
Quanta
Prima 20
Olivetti
Elettrosumma 22
calcolare
Senza calcolo non s i prevede, ma senza calcolo scritto non s i controlla. P e r
questo tutte le addizionatrici e i calcoimmediati,
latori Olivetti scrivono
i termini, le opecerti e verificabili
razioni e i risultati.
I modelli sono diversi come sono diverse le necessità di uffici, negozi, fabbriche, istituti d i credito e c e n t r i d i
ricerca. Ma tanto nella macchina che
esegue la somma più semplice quanto
in quella destinata al complesso calcolo algebrico, la qualità della progettazione e dei materiali è la medesima.
P e r questo ogni anno aumenta il num e r o delle Olivetti da calcolo esportate nelle nazioni dove all'alto sviluppo
c o m m e r c i a l e e industriale è p a r i la
capacità di distinguere e di scegliere i
prodotti migliori del mercato mondiale.
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Multisumma 22
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Divisumma 24
Tetractys
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Anno X Numero 9 - renatoserafini.org