CORRADO GINI IL PROBLEMA DEMOGRAFICO INGLESE MILANO TIPOGRAFIA SOCIALE DEL CAV. CARLO SIROl'H 1927 IL PROBLEMA DEMOGRAFICO INGLESE Estrauo dagli" ANNALI m'EcoNoMIA" Volume III del/' Università Bocconi Dopo la guerra il problema demografico ha assunto in Inghilterra un interesse del tutto speciale di cui ci si rende ragione considerando che, a parte la sua importanza scientifica, esso è, per gli Inglesi, di una decisiva importanza nazionale È difficile viaggiare in questi anni in Inghilterra senza essere interrogati dagli amici sulla propria opinione in proposito, ed ormai si pnò dire che esista tutta una letteratura sull'argomento. Come spesso avviene, dopo che l'argomento era stato trattato in modo generico, esso è diventato dominio, in un momento successivo, di una trattazione più rigorosa, in base a dati quantitativi. Effettivamente parecchi tra i migliori cultori che !'Inghilterra vanta nel campo dclle scienze sociali e in particolare della statistica, hanno da qualche anno a questa parte, fatto oggetto il problema demografico dei loro ?tudi. Meritano particolarmente di essere ricordati gli articoli di Brownlee, Bowley, Beveridge, Greenwood, Yule e la discussione aperta alla Società Statistica di Londra dallo Stevenson, a cui parteciparono molti fra i membri di codesta Società. Avviene oggi in Inghilterra qualche cosa di simile a quello che si è verificato in Francia anni or sono, quando si è delineato il problema della spopolazione. In Inghilterra però il punto di partenza fu molto diverso, anzi si può dire opposto, poichè, nella crisi che segui il dopo guerra, non fu il timore • I 4 5 ANNALI DI ECONOMIA IL PROBLEMA DEMOGRAFICO INGLESE della spopolazione che sorse, ma quello della sovrapopolazione, e, quàndo si discorre dell'argomento, si sente spesso ripetere T osservazione che gli Inglesi sono troppi sul suolo della patria. La natalità in Gran Bretagna ha raggiunto un livello molto basso, circa il 25 per mille, ma questa bassa quota di natalità è largamente compensata - si osserva - dalla diminuzione verificatasi nella mortalità: contrapponendo, ad esempio, l'àccrescLmento naturale della Gran Bretagna a quello dell'India, si trova che, per quanto in questa la natalità sia molto elevata (del 39%), l'accrescimento naturale ~ solo dell'8 per cento, mentre é dell' 11 per cento nella Gran Bretagna (1). Estendendo questi risultati al futuro si viene generalmente alla conclusione che esiste ver~mente in Inghilterra il pericolo dellasovrapopolazione e si inv:ocano misure adeguate per evitarlo.. Consistono tali misure nella limitazione delle nascite e nell' emigrazione. La prima misura ha non pochi sostenitori, specialmente nelle classi colte e tra i cultori di Eugenica, i quali, a differenza di qu;mto avviene in Italia, soI10 in maggioranza favorevoH alle pratkhe neo-malthusiane~ Solo pochi osservano che siffatta ingerenza nei diritti della n~tura può avere consegueJ,1ze perniciose e cons~gliano p~rciò di attenersi esclusivamente alla emigrazion~ (2). Questa, 'o come misura esclusiva, o come misura concorrente con la restrizione delle nascite, è rigQ.4rc;lata çOl1le doppia"": mente nec~ssaria, necessaria dal pu,nto di vista dern,ogJ;'aficQ, per evitare lasovrapopolazione, necess3,ria dal punto di vista . politico, per rafforzare l'elemento britannico nei domilli e nelle colonie. Due anni fa, nell3, imponente espm,izione di Werp):~ley, l'Inghilterra ha f~tto, si PQ.ò d~re, la, rivist3, delI!? grallçl,iose risorse del suo impero. Ma sembrava che, oltre a questo scopo, l'esposizione avesse anche quello di attirare verso le colonie, verso i domini, verso i protettorati, verso i territori soggètti al mandato, i cittadini britannic!, tanto erano numerosi gli opuscoli distribuiti gratuitamente, in cui si magnificavano le loro attrattive. Non sembra però, per quanto finora se ne può giudicare, che l'esposizione abbia avuto un successo maggiore dal punto di vista demografico che da quello finanziario, poichè le statistiche inglesi dell'emigrazione ci mostrano che l'eccedenza dei· sudditi iJlglesi emigrati in paesi extraéuropei, sugli immigrati in Gran Bretagna dai detti paesi, è risultato nel 1924 la metà di quanto era stata. nel 1923 e si è ridotta ulteriormente nel 1925. Certo è che, se confrontiamo ·la ricchezza attuale della Gran Bretagna con la prebellica, abbiamo l'impressione che non sia giustificato il timore che la popolazione cresca troppo rapidamente. La ricchezza per testa è infatti aumentata del 7% in confronto al 1914, fatta naturalmente astrazione dal diverso potere d'acquisto deHa moneta, ed il reddito per testa è nello stesso periodo aumentato del 9 %. Ricchezza e reddito sono dunque aumentati più rapidamente della popolazione. L'osservatore obbiettivo riporta l'impressione che quello che può angustiare gli Inglesi non è tanto la posizione economica, presa in senso assoluto, della loro patria, quanto la sua posizione economica relativa. Gli Inglesi si· accorgono di aver perduto o, quanto meno, di dover condividere con gli Stati Uniti il primato economico mondiale. Quando si pensa che~ prìma della guerra, l}.no dei loro uomini politici più eminenti affermava che il mondo stava diventando rapidamente inglese. si può intendere come debba essere amara la delusione che ha preso il posto di tale baldanzosa sicurezza. La popolazione degli Stati Uniti è aumentata, in confronto a prima della guerra, molto più di quella della Gran Bretagna. E tuttavia il miglioramento economico per testa vi è stato indubbiamente maggiore che in Inghilterra. Il reddito per testa negli Stati Uniti è aumentato del 15 %, nel Regno Unito, come si è detto, del 9 %. Globalmente considerato, il reddito (1) Cfr. in questo sens? p'er esempio, H. C9x, The pJ;oblem o/ popula,t(on, J. Cape, Lond,on, 1922, pagg. 26-~9. (2) Vedi, in questo senso, J. BROWNLEE Le recensement dc 1921 et ses lCçollS • Manchester Guard,ian Co~merciaI, La rec<mstruction de l'Europe~, l'{. VI, pa~. gine 365-367; Reslrietion o/ Birth in relalion lo Nat.ional Weal, ~Lancel. 1922..• DÌ! the question 01 Birih Control in some '1/ its statistical aspecf1!, Ibidem, 1924; Thc present tendencies 01 population in Great Britain with respect lo Ql.lantity and Quality, ~ Eugeniis Review &, JuIy 1925. • 7 ANNALI DI ECONOMIA IL PROBLEMA DEMOGRAFICO INGLESE nazionale è aumentato negli Stati Uniti del 30%, nel Regno Unito del 7% (1). . Può ancora osservarsi che il pessimismo degli Inglesi trova fondamento in ciò che la psicologia delle' classi lavoratrici inglesi si è modificata, così da far dubitare che i progressi eco-. nomici futuri dell' Inghilterra possano corrispondere a quelli che furono i progressi passati, prossimi e remoti. Frattanto, come si verifica spesso negli argomenti che, dopo una trattazione generica, iniziata sotto lo stimolo del sentimento, vengono sottoposti al vaglio della statistica, è avvenuto che, approfondendo l'esame, si è arrivati a conclusioni molto diverse da quelli che erano i presupposti da cui si erano prese le mosse. Si è giunti infatti alla conclusione che, non solo il pericolo della sovrapopolazione era stato esagerato, ma che esso avrebbe ben presto lasciato luqgo al pericolo contrario, vale a dire alla stazionarietà e successivamente al decremento della popolazione. Si era già osservato da tempo che, quando ad un lungo periodo di incremento delle nascite succede un periodo di decrescenza, la composizione della popolazione per età viene a modificarsi in modo. da far apparire il suo accrescimento naturale singolarmente favorevole (2). Il fatto che le nascite di una popolazione hanno aumentato per lungo tempo fa sì che, indipendentemente <;la ogni variazione della mortalità, le classi delle persone vecchie e mature siano rappresentate in quella popolazione in misura ristretta rispetto a quelle che si trovano nel fiore della giovinezza. . D'altra parte, la successiva diminuzione delle nascite ha per ,effetto che, di fronte a queste ultime, siano relativamente poco .numerose anche le classi dei fanciulli e dei bambini. Vengono così ad essere più largamente rappresentate le classi le quali maggiormente contribuiscono alla riproduzione e meno larga- mente quelle che per l'accrescimento della popolazione sono passive. Questo fa si che i coefficienti di natalità e di mortalità dieno un'impressione, che è bensì rispondente al vero p(;lr il momento presente, ma risulta fallace se estesa al futuro. . . Per antivedere l'accrescimento futuro della popoÌazione, SI può calcolare quello che esso risulterebbe supponendo che, nelle singol~ categorie di età, i coefficienti di natalità e di mortalità non variassero, ma tenendo conto della diversa composizione per età della popolazione che si verificherà nell'avvenire. Le classi numerose dei giovani di oggi daranno luogo infatti nell'avvenire a classi corrispondentemente numerose di ~per sane· mature o vecchie, mentre le classi che ne prenderanno il posto, derivanti dalle classi odierne dei fanciulli e dei bambini, risentiranno dell'assottigliamento che queste oggi presentano. Le condiziO'1i, da favorevoli, saranno allora divenute sfavo:evoli. Le classi più attive per l'accrescimento della popolaZIOne rappresenteranno una parte relativamente scarsa di fronte alle passive. In base a tali considerazioni, il Cannall era arrivato anni or sono al risultato che l'aumento della popolazione inglese si ~aI'ebbe arrestato al 1991 (1). In quest' anno, cioè, la popolazione mglese avrebbe raggiunto il massimo; in seguito essa sarebbe andata via via diminuendo. . Il Bowley ha sUccessivamente ripreso il calcolo con ipoteSI analoghe, ma su dati più recenti, per tutta la Gran Bretagna ed ha trovato che, supponendo che non vi fosse alcuna emigrazione, la sua popolazione avrebbe raggiunto il massimo verso il 1971. ma, ammettendo che l'emigrazione vi fosse e assumesse rispetto alla popolazione la stessa importanza che ha attualmente, il massimo suddetto si sarebbe raggiunto oià ~lWl~' b Da ultimo il Greenwood ha, ripetuto il calcolo per il 1931 e il 1941, relativamente all' Inghilterra, tenendo conto della 6 (1) Cfr. per maggiori dettagli: A comparison o{ the wealth and naUona1 income o{ severa1 important nations (!talg, France, Be/gium, United Kingdoms and United Sta/es) bejore and ajter the war, Roma, Provveditorato dello Stato, 1925. (2) Vedi: I {attori demografici dell'evoluzione delle nazioni, Torino, Bocca, 1914 pagg. 37-38,40 e 41, e anche l'articolo su Il Neo-Malthusiallismo, in ~ Difesa Sociale., Agosto 1922. . In (1) C. CANNAN, The probability oj the cessatioll o{ tile growth oj population England alld Wa1es durillg the century, «The Economie Journal ~ deeember 1895. (2) A. L. BOWLEY, Birth and popa1alion in Great Erilain, Journab, june 1924. ~. ' , The Economie t 8 ANNALI DI ECONOMIA diminuzione in corso sia. delle nascite che della mortalità, ed è giunto a risultati analoghi a quelli del Bowley (1). In conclusione, queste indagini. hanno mostrato che, non solo la questione dclla sovrapopolazione· si risolverebbe in Inghilterra da sè, senza bisogno di interventi esterni, ma che essa si risolverebbe anzi troppo presto. Pòichè è evidente che una nazione si trova a mal partito dal punto di vista militare e politico se la sua popolazione' viene a diminuire, mentre quella delle altre nazioni continua a crescere. E la diminuzione della popolazioue inglese si inizierebbe iu un tempo molto viciuo a . noi, poichè quindici anni rappresentano un attimo nella storia di una nazione. Per la vexità, questa crisi demografica, o per lo meno questa diminuzione della popolazione, a cui va incontro !'Inghilterra, era stata prevista anni or sono in base all'esperienza francese, alla storia di popoli, quali i Greci e i Romani, che nell'antichità hanno presentato fenomeni analoghi, e alle nozioni generali sulla teoria dei cicli delle nazioni. Si può ritenere invero come dimostrato che anche le nazioni seguano una evoluzione, ed è quindi possibile prevedere, in base a certi sintomi, quale sarà lo svolgimcnto futuro della loro.ppoolazione. E non solo si era previsto che !'Inghilterra sarebbe andata incontro ad una diminuzione di popolazione, ma si erano pure segnalati gli effetti che ne sarebbero derivati sulla composizione demografica, non meno che sulla economia e sulla psicologia stessa, della nazione (2). Dal punto di vista economico, la diminuzione delle nascite, accompagnata da una diminuzione delle morti, non produce effetti sfavorevoli, perchè determina bensi un aumeuto delle classi di età più avanzate, ma contemporaneamente una diminuzione delle classi di età più giovani che la compensa, per modo che globalmente la percentuale delle classi di età economicamente improduttive non aumenta, ma piuttosto diminuisce. Cosi il Greenwood calcola che nel 1941 il 20 per cento, (1) M. GREENWOOD, The growth oj population and the tactors which control il, , Metron », 1 setto 1925. (2) Cfr. I fallori demografici, ecc, Op. cit., pagg. 37-38, ~O, 70-71, 96 e segg. IL PROBLEMA DEMOGRAFICO INGLESE 9 sia dei maschi che delle femmine, cadrà nclla categoria al di sotto dei lO e al di sopra dei 70 anni, mentre la percentuale era per i maschi del 22 % e per le femmine del 21 % nel 1921. Se però, dal punto di vista economico, la capacità produttiva della popolazione resta costante o anzi si avvantaggia, dal punto di vista demografico, le sue condizioni invece peggiorano da quando viene a diminuire di importanza la categoria dai 20 ai 45 anni di età che contribuisce maggiormente all'accrescimento della popolazione. Il crescere di importanza delle categorie di età più elevata fa .si che nello stesso tempo crescano i coeflìcienti di mortalità. Quindi, mentre dimiuuisce la natalità, cresce la mortalità. Il Greenwood prevedeva; per queste circostanze, un aumento della mortalità di circa il 10 per cento nel 1931 e di oltre il 20 per cento nel 1941. . Mentre da priucipio la diminuzione delle nascite porta dunque ad un' impressione ottimista della potenzialità d'accrescimento della popolazione, questa vieue ad essere, dopo breve volgere di tempo, sostituita da risultati opposti. La modificazione della composizione della popolazione porta alla conseguenza che anche la sua psicologia si modifica, poichè non prevalgono più in essa le classi giovani, ma classi più avanzate in età, le quali sono più riflessive, più calme, meno impulsive, meno intraprendenti, meno coraggiose. Si capisce facilmente come il comportarsi di una nazione in cui prevalgono, sulle giovani, le classi vecchie, debba essere diverso da quello di una nazione a composizione demografica opposta. Ancora più che come causa determinante di modificazioni nella psicologia nazionale e nei fenomeni economici e demografici, il declinare delle nascite ha importanza come sintomo delle modificazioni che intervengono nell'organismo nazionale. Tutta la condotta umana è· infatti dominata dagli istinti; ed è da domandarsi dove coloro che non hanno prole possano trovare uno stimolo, altrettanto potente dell'amor paterno, ad. accumulare ricchezza, e come coloro che riguardano un sacrificio insopportabile quello di costituire una famiglia, possano sottomettersi ad altri ben più gravi sacrifici che la nazione continuamente reclama dai suoi cittadini. A questo .10 11 ANNALI DI ECONOMIA IL PROBLEMA DEMOGRAFICO INGLESE proposito vien fatto di notare la scarsa coscienza delle esigenze nazion ali, di cui oggi fanno mostra, in Francia, soprattutto le classi capitaliste e, in Inghilterra, soprattutto le classi operaie, ed è da chiedersi se non è questa una manifestazione di quella mancanza di solidarietà di cui il desiderio di non sobb~rcarsi ai pesi della famiglia costituisce un grave sintomo. È la considerazione di questa scarsa solidarietà con gli interessi nazionali, di cui le classi operaie danno prova, che induce molti a dubitare che l'avvenire della Gran Bretagna . possa corrispondere a quello che fu il suo passato. La Gran Bretagna, che oggi divide il suo primato economico con gli Stati Uniti, è infatti obbligata per mantenerlo ad una lotta dura. Troverà essa nelle sue classi lavoratrici i mezzi sufficienti per mantenerlo? La. Gran Breta·gna non è però solo un potente Stato europeo, e il suo problema demografico ha un'importanza che trascende di molto quella che può avere il problema demografico . di qualunque altro Stato d'Europa.· L'Inghilterra è il cuore e la mente direttiva di un immenso impero che contiene oltre un quarto della popolazione del globo e occupa una frazione anche maggiore della sua superficie; di un impero che comprende parecchi Stati tra i più ricchi del mondo; di un impero che abbonda delle produzioni più preziose, diamanti,· perle, oro, e di quelle altresì maggiormente necessarie alle industrie moderne, carbone, ferro, gomma, lana; di un impero che domina i mari ~ ne possiede quasi tutte le posizioni strategiche; di un impero che non solo ha tutto questo, ma giunge ~ol suo potere molto al. di là dei suoi pur tanto estesi confini naturali, in quanto che, e con la fondazione di compagnie all'estero, e con investimenti immobiliari, e con partecipazioni azionarie o finanziamenti bancari ad imprese straniere estende la sua influenza economica e politica su tutto il mondo, influenza economica e politica che oggi viene facilitata anche dalla preponderanza che la Gran Bretagna ha assunto nella Società delle Nazioni. Si intende così come non fosse poi del tutto priva di fondamento l'affermazione, che a tutta prima poteva parere presuntuosa, di quel Primo Ministro inglese che affermava che il mondo stava diventando rapidamente inglese. Tale baldanzosa fiducia ha riscontro in quella degli scrittori romani quando, negli ultimi tempi della repubbliéa e nei primi dell'Impero, inneggiavano alla Città Eterna. Questo i'iavvicinamento dell'Inghilterra con Roma non può non richiamarci alla mente il parallelo che si è voluto istituire fra ~ queste due massime espressioni delle associazioni politiche umane. Il quale parallelo però, se è giustificato da molti punti di vista, non lo è da uno per noi importantissimo. La politica di Roma e dell'Inghilterra furono infatti nettamente .differenti per tutto ciò che riguarda l'emigrazione. L'impero inglese si è sviluppato per effetto di una emigrazione essenzialmente libera,. Vi è stato, è vero, un' certo numero di deportati in Tasmania e in Australia nei primi tempi di que-; ste colonie, ma queste pure non hanno assunto importanza se non in seguito alle scoperte, dapprima delle attitudini particolari che il territorio presentava per l'allevamento del bestiame e poi delle miniere d'oro, scoperte che provocarono l'immigrazione libera di notevoli masse di popolazione. Emigrava dall'Inghilterra chi voleva e quando voleva e dove voleva, e lo Stato non interveniva a dirigere o regolare il flusso dell'emigrazione. In Roma, al contrario, la colonizzazione fu non solo con':' trollata, ma eseguita dallo Stato e concepita come un·a vera e propria funzione di Stato. Colonizzare significava fondare un nuovo centro di popolazione con elementi appositamente designati, spesso militari od ex-militari. Alle assegnazioni individuali di terre, che pur vennero fatte in certi tempi, neppure si dava il ,nome ,di colonizzazione. Le colonie latine, a cui Roma partecipava come capo della lega latina, e le colonie romane, che essa fondava in nome proprio, erano stabilite in siti determinati, dove si giudicava che maggiori fossero i bisogni militari della difesa o più importante la funzione economica e politica -da assolversL Le colonie romane furono stabilite sul mare a difesa del1'incolumità del territorio. Le stesse assegnazioni individuali di terre venivano fatte nelle vicinanze di Roma, e il Senato si oppose tenacemente a che venissero colonizzati i territori lontani prima che fossero completamente sistemati i territori vicini. l 12 ANNALI DI ECONOMIA Solo quando lo Stato Romano fu solidamente sistemato nella penisola si iniziò la fondazione delle colonie sul continente. Modena e Parma ne fnrono i primi esempi. Non fu permesso per molto tempo di andare al di là dei confini delle Alpi e del mare. Il programma di Caio Gracco che inclndeva la fondazione di colonie transmarine fn troncato con la morte dello stesso autore, originata, come è noto, dalle diatrJbe sorte intorno alla nuova colonia di Cartagine da Ini fondata. Fn solo dopo che le vittorie di Pompeo e di Cesare assicurarono a Roma il dominio -incontrastato del mondo antico, in modo che essa non potè avere alcun timore di espandersi, che Cesare riprese ed attuò il disegno di Caio Gracco e fn lasciato sfogo alla popolazione di fondare colonie al di là dei mari. Perciò lo Stato romano costitni nn tntto compatto e le successive provincie di mano in mano che furono unite, vennero completamente assimilate, così che, qnando l'Italia esausta non ebbe più uominì adeguati alla situa:zione, Spagna, Illirico, Asia ed Africa fornìrono alle c1assì dirigentì, e persino al trono, ì loro cittadini, romani di sangne o almeno di sentimento. È perciò che l'impero romano potè compiere tutto il ciclo della sua vita, immune, pur tra le lotte intestìne, da ognì tendenza disgregatrice, e non cedette di fronte alla invasione dei barhari che qnando maturarono le consegnenze del suo naturale esaurimento demografico. La costituzione e lo sviluppo dell'impero coloniale inglese hanno carattere completamente opposto. Seguendo le naturali tendenze, i coloni lasciano la madre patria senza altra preoccupazione che di scegliersi le sedi che sono prefei-ibili dgll punto di vista Individuale. Si sparpagliano perciò su tutto il mondo, sfruttando i territori più redditizi, e lasciano sulla porta di casa, nell'Irlanda, popolazioni non assimilate ed ostili. Oggi !'impero inglese è dislocato su tutti i continenti, tenuto insieme dai fili di una fiotta potente, ma la cui potenza viene ormai eguagliata da qnella di flotte rivali, potenza, d'altra parte, che l'esperienza dell'ultima guerra ha mostrato poter essere messa in serio pericolo da ritrovati inattesi. Ma quello che è più grave è che !'impero inglese non è un impero di inglesi. Solo un ottavo probabilmente della sua IL PROBLEMA DEMOGRAFICO INGLESE 13 popolazione è formato di sudditi britannici. Si comprende allora come possano esservi parti dell'Impero, !'India per esempio, in cui il dominio si può sostenere solo contando sopra la discordia delle razze indigene. In altre parti, l'Inghilterra ha dovuto ormai cedere all'affermarsi del sentimento nazionale di popolazioni compatte, come recentemente nell'Egitto e come un tempo nelle colonie della Nuova Inghilterra. Nello stesso impero inglese, già si è manifestata e si accentua una tendenza favorevole alla decentrazione. La figura giuridica dell'Impero Inglese è venuta modificandosi essenzialmente nell'ultimo periodo. Da uno Stato nnitario, esso è divenuto una associazione di Stati tenuta insieme dalla comunanza della lingua pcr parte delle classi dominatrici, e da una comunanza di interessi che va però attenuandosi, tanto che, da parecchi Stati, si è iniziata una politica protezionista rivolta contro la stessa madre patria. Si ha !'impressione che già oggi l'impero inglese sia troppo vasto per gli Inglesi. Ora che cosa sarà nell'avvenire, quando la popolazione britannica avrà raggiunto la stazionarietà e comincierà a de'clinare? In alcune parti dell'impero !'immigrazione britannica non basta ormai più a fronteggiare l'immigrazione di altre provenienze, ed è verosimile che le tendenze all'autonomia siano alimentate dalla frazione. di popolazione che è costituita da immigranti di altre nazionalità o da questi discende, frazione che naturalmente non sente per la Gran Bretagna quei vincoli di sangne e di tradizioni che ad essa possono legare i sudditi di origine britannica. Ho avuto occasione di percorrere un anno e mezzo fa in lungo ed in largo il dominio del Canada. Ero stato invitato ad un congresso internazionale di matematici a Toronto, proprio quando si tcneva contemporaneamente in quella città, e per la seconda volta nel giro di pochi anni, il congresso dell'Associazione britannica per il progresso delle scienze. Questi congressi dell' associazione nazionale per il progresso delle scienze, che da noi in Italia, pure in sedi comode, hanno al massimo qualche centinaio di aderenti, là, anche se tenuti a parecchie migliaia di miglia di distaI)za dalla madre patria, raccolgono migliaia di membri; e vi convengono le persone più elevate, 14 ANNALI DI ECONOMIA più autorevoli e più facoltose della scienza e dell' industria della Gran Bretagna e del suo impero. Finito il congresso, i memBri dell'Associazione britannica percorsero con treni speciali il dominio del Canadà, e ad essi si aggregarono nel magnifico viaggio i membri del congresso internazionale dei matematici. Si visitavano ad ogni tappa le mirabili risorse del paese, e se ne ammiravano i luoghi più pittoreschi e, secondo il costume inglese, si ascoltavano conferenze di oratori scelti tra i congressisti e tra le autorità locali, che illustravano i problemi più interessanti dal punto di vista scientifico e pratico. Parecchie conferenze trattarono di proposito dell'avvenire demografico del Canadà in relazionc coIi gli interessi della madre patria e, anche quando la preoccupazione del prevalere .dell'elemento non anglo-sassone non era dichiarata dai discorsi, essa si palesava attraverso alle più varie circostanze. La preoccupazione è giustificata. Il Canadà è un dominio bilingue. Di fronte all'elemento inglese vi è l'elemento francese, caratterizzato da una singolare prolificità. L'elemento inglese ha potuto tuttavia mantenere finora la sua posizione, compensando' il minore accrescimento naturale con l'immigrazione di Inglesi o con l'assimilazione di immigrati di altre nazioni. Ma ormai, fra gli immigrati, la percentuale dei sudditi britannici diminuisce e la massa dei nuovi immigrati, in maggioranza allogeni, si dirige verso gli Stati centrali che, meno popolati e non meno ricchi di risorse minerali e agricole, presentano il"massimo incremento demografico. Prevalgono in essi ancora, ma lieve~ mente, secondo le statistiche, i sudditi di origine britannica; ma è una prevalenza puramente contabile, poicIlè essa si ottiene considerando come britannici anche gli irlandesi; in ogni modo è evidente che l'elemento britannico in queste provincie centrali è in pericolo di perdere la sua supremazia. Anche quaudo si possa ammettere che i britannici, per la superiorità dell'organizzazione e della coltura, possano riuscire ad assimilare le altre razze dal punto di vista linguistico e del costume, tuttavia è molto dubbio che essi possano riuscire ad infondere ai nuovi venuti il loro attaccamento alla madre patria. Questa parte, sempre più importante, presa dall'elemento non inglese nella popolazione del Canadà, spiega !'intensificarsi IL PROBLEMA DEMOGRAFICO INGLESE 15 delle correnti separatiste. La popolazione inglese delCanadà ha avuto origine da profughi delle colonie della Nuova Inghilterra, i quali, quando qùeste si ribellarono alla madre patria e costituirono il primo nucleo degli attuali Stati Uniti, fecero atto di lealismo, abbandonando le antiche sedi per restare sudditi della corona britannica. Ora, invece, viene formandosi' nel Canadà una corrente che tende a far gravitare, anche politicamente, verso i vicini Stati Uniti il dominio del Canadà. Già questo avviene dal punto di vista economico. Il capitale americano soverchia ormai nel Canadà il capitale inglese, che pure è abbondantissimo. Le tariffe postali sono più economiche verso gli Stati Uniti che verso la Gran Bretagna, e fra i due paesi si accrescono gli intrecci di interessi e gli scambi di popolazione, , che fanno capire come la frontiera non sia ormai che un diafl'amma molto leggero tra due organismi che tendono a compenetrarsi. Solo una ripresa della prevalenza britannica fra gli emigrati potrebbe permettere che lo spirito inglese mantenesse il sopravvento. Ma non si può sperare che ciò avvenga per un aumento assoluto degli immigrati inglesi, e quindi, volendo prevenirvi ad ogni costo, non vi è che da ricorrere all'alternativa di frenare. il flusso degli immigrati di altre naziOlù. D'altra parte, però, lo sviluppo economico del Canadà è strettamente legato ad una emigrazione abbondante. Quindi si pone per esso il dilemma di divenire una grande nazione non inglese, o di rinunziare a divenire, con la rapidità di cui sarebbe èapace, una grande nazione. Nè il Canadà è il solo paese il.cui sviluppo è ritardato o minacciato dal rallentamento del flusso dell'emigrazione dalla madre patria. Il continente australiano ce ne fornisce un altro esempio. Verso l'Australia tende l'emigrazione delle popolazioni gialle. L'Australia si difende con divieti di entrata, e il numero .dei ,Cinesi e dei Giapponesi, anzichè. crescere, diminuisce. Ma è chiaro che, a lungo andare, ove la madre patria non possa alimentare lo sviluppo demografico dell'Australia, che di per , sè ha una debolissima natalità, questa, o è destinata ad un graduale indebolimento della sua potenza, o, prima o poi, sarà, di buono o di mal grado, costretta ad ammettere l'immigrazione e lo sfruttamento da parte di altre popolazioni. • 17 ANNALI DI ECONOMIA IL PROBLj':MA DJ)'MOGRAFICO INGLESE Valgano questi cenni ad illustrare il perièolo che sovrasta ad un impero sviluppatosi per una colonizzazione eseguita, anzichè sotto le direttive delle "Iutorità centrali, per libera iniziativa dei singoli. Una politica siffatta ha d'altra parte, conviene riconoscerlo, il' suo lato favorevole: esso è quello di una rapida fioritura. Gli storici hanno osservato come al brillante inizio della vita politica di Roma sia succedutfl una stasi che contrastava con il rigoglio di Marsiglia e di Cartagine (1). Gli è che Roma conteneva la sua espansione per assimilare le prime popolazioni assoggettate e costituire così su basi granitiche il suo impero. L'Inghilterra invece ha sacrificato alla prosperità la saldezza del suo dominio. Più che di assimilare i popoli soggetti, essa si è curata di amministrarli nel modo più redditizìo. Così Roma ci appare come la più grande potenza politica e militare che la storia ricordi, l'Inghilterra come la più grande amministratrice e la maggiore potenza economica e finanziaria. Analogo al contrapposto che abbiamo fatto fra Roma e !'Inghilterra è quello che si può' istituire fra le republichedi Genova e Venezia. Da un certo punto di vista esso è anche più sìgnificativo, in quanto si tratta di due Stati contemporanei, analoghi per posizione geografica, per civiltà, per r"lzza e qualità della popolazione. Anche in questo caso i due Stati hanno tenuto una politica coloniale ed economica nettamente diversa. La politica economica di Genova fu improntata alla massima libertà e, come per l'impero inglese, alla iniziativa privata si son dovute molte volte le stesse conquiste territoriali. Invece in Venezia la ragione di Stato ha dominato sovrana nei rapporti con l'estero e ha dìretto e sindacato l'opera dei singoli. Si deve ammettere che la 'potenza, soprattutto finanziaria, di Genova ebbe momenti di maggiore splendore; ma non si può disconoscere che la repubblica di Venezia sì mostrò molto più solida e duratura. I .monumenti veneziani sparsi sulle coste dell'Adriatico e dell'Egeo e la lingua franca, che ancora si parla nel vicino . Oriente, costituiscono la scia luminosa della potenza politica di Venezia. Questi ammaestramenti della storia devouo essere tenuti presenti oggi che ntalia aspira ad una nuova espansione nei territori che già furono s'Wi. L'impero ÌI,glese non è però solo un grande impero, - e anzi il più grande ÌInpero esistente _ esso è anche l'impero che impersoll"l in buolla parre del mondo 1"1 civiltà oceident"lle, Per modo che si intende come, contro !'Inghilterra soprattutto, si appuntino le resistenze e le animosità delle naziòni orientali che aspirano a scuotere la supremazi"l occidentale. Fr"lllcia, Ol"lnda, RUssia, conserV"lno - è vero - nell'Oriente vasti territori. Ma !'impero fr"lncese non ha una notevole potenza di irradiamento, nè dal punto di vist"l politico, nè, attu"llmente, da quello economico; esi capisce come non debba destare gr"lvi allarmi. L'Olanda è politicamente una piccola nazione e d'altr"l parte i suoi cittadini non sdegnano di mescolare il loro sangue con quello degli indigeni. La Russia non ha raggiunto nn livello di civiltà tale da potersi imporre alle popolazioni orientali, e d'altra parte la sconfitta subita da parte del Giappone ne ha diminuito presso di esse il prestigio. Per modo che si intende come la civiltà occidentale venga, si può dire, identificata con la civiltà inglese. Un indebolimento della potenza inglese, conseguente al suo indebolimento demografico, apporterebbe pertanto conseguenze enormi nell' Oriente e specialmente in Cina e in India. Nulla certo è più dillicile dell'arte del profeta in fenomeni, quali quelli relativi allo sviluppo demografico delle nazioni, che sono la risultante di fattori così numerosi da rendere difficile di tenerli tutti presenti. Per esempio, i calcoli fatti per prevedere l'avvenire demografico dell:Inghilterra prescindevano dalla circostanza che il rarefarsi della popolazione in una nazione così ricca potrebbe provocare una corrente di immigrazione da parte di altre popolazioni. Noi assistiamo da alcuni anni ad una forte emigrazione dall'Italia e da altre nazionì verso la Francia, emigrazione che corregge in parte il deficiente accrescimento naturale della sua popolazione. Teoricamente è possibile che fattori di compensazione anche più efficaci intervengano a frenare il declivio demografico dell' Inghilterra, nazione ancor più ricca della Francia. Ma l'esperienza dimostra 16 (1) Cfr. P. BONFANTE, Lezioni di Storia del Commercio, Roma, Sampaolesi, 19-25. Parte la: Età antica (mediterranea). " 18 ANNALI DI ECONOMIA che tali compensi sono sempre insnfficienti. Nel caso della Francia, ad esempio, l'apporto dell' immigrazione nel dopo-' guerra sarebbe stato, secondo calcoli da taluno giudicati ottimisti, di 200.000 persone all'anno, meno della metà cioè di quanto potrebbe accrescersi, per incremento naturale, la popolazione italiana. Nel caso dcll'Inghilterra poi, la psicologia della popolazione sembra poco propensa a facilitare l'entrata degli stranieri, che anzi sono oggetto, come è noto, da qualche tempo, di disposizioni rigidamente restrittive. Questa conferenza non ha avuto lo scopo di antivedere la storia, ma quello di mettere in luce che esiste un vitale problema demografico inglese, il quale, non solo ha importanza nazionale, ma investe la solidità' di tutto l'impero britannico ed in una certa misura anche la missione che la civiltà occidentale europea ha nel mondo moderno. Corrado Gini.