SOMMARIO / NOVEMBRE-DICEMBRE
EUROPA RURALE / DIREZIONE LAZIO
Bimestrale
di informazione europea
e regionale
Anno 5,
Novembre / Dicembre 2009
Distribuzione gratuita
Direttore
Maria Grazia Ardito
Segreteria di Redazione
Paola Piacentini
Redazione
Erica Antonelli
Daniele Camilli
Maria Teresa Cinanni
Beatrice Curci
Alessandra De Luca
Benedetta Ferrari
Hanno collaborato
a questo numero
Ivana Della Portella
Giuseppina Incalza
Vittorio Mazzocchi
Paola Ortensi
Paola Rosatini
Comitato Scientifico
Gino Settimi
Cristiana Storti
Progetto grafico
C. Lindbergh & P.
Recapito Redazione
Regione Lazio,
via Cristoforo Colombo n. 112
Internet
www.cdelazio.eu
Email
[email protected]
Reg. Tribunale di Viterbo N. 457 dell’11.08.1998
Stampa
Tipografia Agnesotti
Std. Tuscanese km. 1,700
Viterbo
Editore e proprietario
Regione Lazio
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EDITORIALE
Un anno di scelte importanti
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LAZIO / ATTIVITÀ DELL’ASSESSORATO
I Aspettando il Natale. Agricoltura & Commercio
I Cibi di strada in festival
I Lazio Qualità Spese Bene
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LAZIO / DAL TERRITORIO
I Rea Silvia a ‘I Granai’
I Dalla Regione 2 milioni di euro per i comuni e i municipi
I Provincia di Roma: presto un portale dedicato
ai centri commerciali naturali
I Regione Lazio, stanziati 115 milioni
per riqualificazione centri storici dei comuni minori
I Dalla Regione 33 milioni per le Ater di Roma e provincia
I In arrivo 13 milioni per comuni colpiti da maltempo
I Concluso il primo corso intensivo
per stampa e diplomazia commerciale
I Olio: nel Lazio presentati tre PIF
I Pmi: da Regione e banche un Fondo Rotativo di 240 milioni
I Successo nei frantoi per l’olio di qualità della regione
I Il biologico approda su internet
I Si mangia a Vetralla la ‘pizza classica’ più buona al mondo
LAZIO / LAVORO
I 200 autiste assunte da COTRAL
I Al via i laboratori sull’occupazione
I Sicurezza sul lavoro, dalla Provincia di Roma
un corso per immigrati
I Lazio, aumenta la presenza “femminile” nel mondo del lavoro
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LAZIO / AMBIENTE
I Lazio, Case Ater: da Regione 22 milioni
per fotovoltaico sui tetti
I Acquisti verdi volano per Green economy
I A Cerveteri consegnate le prime 3 compostiere per rifiuti
I A Gaeta l’ultimo appuntamento con Ecofest
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EUROPA / ATTIVITÀ UE
I Via Francigena, destinazione Europa
I Il nuovo esecutivo europeo
I Ue: stop alla povertà e alle discriminazioni
I Lisbona: un Trattato nuovo di zecca!
I Vertice Copenaghen
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EUROPA / CLIMA
I Pesca a rischio con cambiamento climatico
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UNIVERSITÀ / INTERVISTA
I Intervista a Bruno Ronchi
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CULTURA
I Dal Futurismo, al Dadaismo al mondo classico
I Al Bramante rivive la Belle Epoque
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RECENSIONE
I Via dei Fienili è ancora là…
I Da rubrica a pubblicazione
I Naturalmente Lazio
I Calendario UDI 2010
I Il Pane del Lazio
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NEWS
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EDITORIALE
Un anno di scelte importanti
d i D a n i e l a Va l e n t i n i
Inizia un nuovo anno, ricco di appuntamenti e sfi-
cittadini.
de importanti per il futuro del Lazio, ma anche
Soprattutto dell’agricoltura, un settore in cui
dell’Europa. Nel mese trascorso si è parlato di cli-
vorremmo proseguire il nostro lavoro e vedere
ma, dei valori fondanti l’Unione Europea.
concretizzate le azioni intraprese grazie ai fondi
Temi centrali che si riflettono a livello globale e su
del Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013, a
cui siamo chiamati a riflettere e ad impegnarci
cui abbiamo affidato le nostre aspettative per lo
con politiche valide e attuabili anche a livello re-
sviluppo multifunzionale dell’agricoltura, l’inno-
gionale. In particolar modo, il 2010 è disegnato
vazione, il ricambio generazionale, la tutela del-
come Anno europeo di lotta contro la povertà e
l’ambiente e della biodiversità.
l’esclusione sociale.
E poi, c’è l’augurio che questo nuovo anno sia
Un obiettivo condiviso, a cui va tutto il nostro so-
foriero di quella pace e speranza necessaria al-
stegno. Un sostegno che passa attraverso lo svi-
la serenità di tutti, specialmente in un momento
luppo di un’agricoltura multifunzionale, attenta al
in cui il nostro Paese sta attraversando un pe-
sociale, così come attraverso il progetto di svilup-
riodo di crisi non solo economica, ma di valori e
po e di educazione alimentare che, come Regio-
contenuti.
ne Lazio, stiamo sostenendo in Congo, con
l’obiettivo di insegnare i
metodi di coltivazione e
le tecniche di conservazione dei cibi, in particolare alle donne.
Il 2010 è un anno importante
anche
per
l’appuntamento elettorale a cui sono chiamati i cittadini del Lazio:
l’elezione di un nuovo
presidente e di una
nuova Giunta regionale,
senza dimenticare il
buon lavoro svolto fino
a questo momento e
che, fino a marzo, continueremo ad operare
nell’interesse di tutti i
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LAZIO / ATTIVITÀ DELL’ASSESSORATO
Aspett
Agrico
A Roma, in via dei Ca
di Daniele Camilli
Agricoltura e Commercio a Roma, aspettando il Natale all’insegna della qualità dei prodotti
enogastronomici regionali. Si è svolto dal 6 all’8 dicembre scorso, un lungo fine settimana
con le tipicità del Lazio in via dei Castani.
Degustazioni, musica, giocolieri, Sagra della Castagna e “Voci colorate”, gara canora interamente dedicata ai bambini. Migliaia le persone presenti che hanno attraversato una via ricca di attività commerciali nel cuore del quartiere di Centocelle. Il tutto organizzato dall’assessorato all’Agricoltura Regione Lazio, Arsial e Associazione Commercianti di via dei Castani.
Un mercatino agricolo e artigianale di oltre 70 espositori che si è intrecciato con il mondo del
commercio, proponendo anche un’area ristoro e uno spazio interamente dedicato ai bambini con giochi e storie riguardanti l’agricoltura e le sue tradizioni.
“Agricoltura e commercio, un legame reale - ha sottolineato l’assessore all’agricoltura del
Lazio, Daniela Valentini che ha visitato stand enogastronomici e i negozi che si affacciano
sulla Via - una sinergia fondamentale sia per il mondo agricolo, che trova nella Capitale e nel
commercio uno sbocco di straordinaria importanza, sia per la città che attraverso i suoi
commercianti porta sulla tavola dei cittadini la qualità dei prodotti regionali assieme alla cultura del mangiar bene. Ed è all’insegna di questa sinergia che è stato organizzato quest’evento che simbolicamente anticipa e apre anche le festività natalizie. Un’alleanza, tra
mondo agricolo e mondo del commercio, che trova a via dei Castani un vero e proprio punto di incontro; luogo dove il commercio rappresenta l’anima delle attività economiche e una
strada - ha spiegato la Valentini - che appartiene a uno dei più importanti quartieri popolari
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tando il Natale.
oltura & Commercio
astani, l’attesa del Natale è stata all’insegna della qualità enogastronomica del Lazio
di Roma, Centocelle, ricco di storia e tradizioni; la storia e le
tradizioni della nostra città”.
Una festa allietata dalle musiche di Cristina Stabile, Natalia
Kersh, Capoeira Soluna e dalla canzone romana di Fabrizio
Amici. Così come dalle “Voci Colorate” di bambine e bambine che hanno partecipato alla gara canora tenutasi nella mattinata del 6 dicembre, premiati infine dalla Valentini. Ricco il
menu di prodotti offerti lungo la strada: tutti rigorosamente laziali ed espressione delle tradizioni culinarie regionali.
“Favorire l’incontro - ha poi detto il Commissario straordinario ARSIAL, Fabio Massimo Pallottini - tra la produzione
agroalimentare della nostra regione e il mondo del commercio rappresenta una sfida che in questi anni si è dimostrata
vincente per supportare la crescita e lo sviluppo delle numerose imprese agricole di qualità del Lazio. Abbiamo scelto di
puntare con decisione sull’appeal del made in Lazio che
racchiude in sé un enorme potenziale. Un modo - ha concluso - per valorizzare la caratteristica multifunzionale dell’impresa agricola, recuperando la sua competitività sul
fronte commerciale”. I
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LAZIO / ATTIVITÀ DELL’ASSESSORATO
Cibi di strada in
Si è svolto nella prima settimana di dicembre il primo fest
a c u r a d e l l a re d a z i o n e
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Dal 5 al 6 dicembre all’Esquilino è andato in scena lo street food made in Lazio, il primo Festival dei Cibi di Strada.
L’Iniziativa, ideata dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio ed ARSIAL, ha proposto uno spaccato della grande tradizione gastronomica della regione, con l’obiettivo di
valorizzare le piccole produzioni che resistono all’avanzata della globalizzazione. Un’occasione per romani e turisti per riscoprire, all’interno di uno dei luoghi storici della Capitale, la
bontà di cibi che hanno reso viva la tradizione, di prodotti ancora oggi conosciuti, apprezzati e consumati. Dalla porchetta di Ariccia ai supplì al telefono, fino ai filetti di baccalà fritti. Dalle ‘coppiette’ ai formaggi, dai sott’oli al pane, per passare ai prodotti da forno.
“Con questa iniziativa abbiamo voluto valorizzare e mettere a sistema le risorse dei territori con la loro storia, cultura, tipicità ed eccellenze dei prodotti fino a farli diventare un vero
e proprio volano di crescita e sviluppo per tutta l’economia - ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Daniela Valentini - Un percorso in cui si inserisce a pieno titolo la conoscenza dei cibi di strada, antica e radicata consuetudine, ancora viva e presente nella
nostra regione, testimonianza di tradizioni e culture tutte da raccontare”.
Due le aree del Festival. La prima ‘culturale’ nei Giardini di Piazza Vittorio, dove è stata allestita la mostra fotografica ‘Piazza Vittorio e il suo mercato’ curata da Luigi Jovino e Giulia Del Papa che ha ripercorso, attraverso un percorso di immagini, le tappe dello storico
mercato dalle sue origini alla sistemazione attuale. La seconda ‘commerciale’ nel Mercato
Esquilino, ricco di stand gastronomici in rappresentanza dei Comuni del Lazio e grazie ai
quali è stato possibile degustare lo street food.
Soddisfazione per l’iniziativa anche da parte del Commissario straordinario ARSIAL, Massimo Pallottini, che ha sottolineato come “promuovere i cibi di strada significa per noi diffondere la cultura, gli usi e costumi di realtà locali profondamente radicate nel territorio laziale. Un fenomeno culturale e territoriale importante su cui abbiamo voluto puntare e che
abbiamo riproposto tramite la realizzazione di quest’evento come modo originale per rispondere con la tradizione genuina alla globalizzazione e alla produzione industriale delle
merci”. I
festival
ival dei cibi di strada del Lazio
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LAZIO / ATTIVITÀ DELL’ASSESSORATO
Lazio Qualità Spese Bene
Prende il via la promozione delle produzioni tipiche laziali attraverso il circuito Coop
Vini DOC e IGT, prodotti da forno, conserve, olio. E ancora formaggi, salumi, ortaggi, dolci
tipici. Oltre 1.500 i prodotti regionali certificati che compongono l’invitante menù di “Lazio
Qualità Spese Bene” e che verranno commercializzati in 110 punti vendita Coop coinvolgendo circa 150 produttori locali di tutta la regione. È questa la campagna di promozione e
commercializzazione dei prodotti di qualità delle realtà produttive laziali illustrata oggi a Roma alla presenza di Daniela Valentini, assessore all’Agricoltura Regione Lazio, Massimo
Pallottini, Commissario Straordinario ARSIAL, Pasquale Rotta Responsabile Commerciale
Unicoop Tirreno.
Promossa dall’assessorato regionale all’Agricoltura, ARSIAL e Unicoop Tirreno, l’iniziativa
ha lo scopo di valorizzare e commercializzare le specialità enogastronomiche laziali in centododici punti vendita Coop in Toscana, Lazio, Campania e Umbria ed inserire nuovi fornitori laziali nel carnet della Cooperativa.
“L’accordo tra assessorato all’Agricoltura, ARSIAL e Unicoop Tirreno nasce dalla volontà di
rilanciare l’agricoltura regionale attraverso una nuova politica integrata di filiera - ha dichiarato la Valentini - questo significa non solo diffondere la conoscenza delle tante produzioni
tipiche di qualità del nostro territorio, ma sostenere concretamente le aziende nella fase di
commercializzazione e di conquista di nuovi mercati”.
I fornitori locali sono stati selezionati da Unicoop Tirreno da una lista fornita dall’ARSIAL,
tenendo conto dei criteri standard di qualità, sicurezza, igiene, capacità produttiva e distributiva, ma anche delle caratteristiche di tipicità e genuinità delle produzioni. Un percorso
che non si chiude qui, ma lascia aperta nel tempo la possibilità di inserimento a nuove aziende.
“Attraverso quest’accordo con la Grande Distribuzione - ha
aggiunto Pallottini - siamo convinti d’interpretare al meglio
• 112 punti vendita Coop in Toscana, Lazio, Campania e
il ruolo che, in questo settore, la nostra regione può assuUmbria;
mere come grande produttore di qualità, sostenendo, al
• 1809 prodotti laziali certificati;
tempo stesso, il reddito degli agricoltori e il potere di acqui• 121 i fornitori regionali partecipanti;
sto delle famiglie. Un altro tassello importante per di rilan• 59 fornitori della provincia di Roma, 43 di Viterbo, 10 di
ciare l’agricoltura regionale attraverso una nuova politica
Latina, 8 di Frosinone e 1 di Rieti;
integrata di filiera”.
• per informazioni contattare il numero verde 800861081.
Ad oggi Unicoop Tirreno conta 210 fornitori laziali (24% del
totale fornitori Unicoop Tirreno, per un giro d’affari di circa
di Daniele Camilli
e Giorgio Gherardi
I numeri dell’iniziativa
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I prodotti di qualità del Lazio
I PRODOTTI TIPICI
Sono 354 i prodotti tradizionali del Lazio, diffusi su tutto il territorio. A questi si affiancano 9 DOP (Denominazioni di Origine Protetta), 6 IGP (Indicazioni Geografiche Protette), una DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita),
26 DOC (Denominazione di Origine Controllata) e 4 IGT (Indicazione Geografica Territoriale).
I PRODOTTI TRADIZIONALI
Per quanto riguarda i prodotti tradizionali, il Lazio si colloca al 4° posto a livello nazionale per numero di prodotti registrati, dopo la Toscana (455), il Veneto (371) e il Piemonte (366), a testimonianza della tipicità di produzioni inscindibilmente legate agli usi e alle tradizioni del territorio. Le specialità che presentano un peso maggiore nel paniere del Lazio sono i prodotti della panetteria e della pasticceria (42%), seguiti dai prodotti ortofrutticoli (26%) e dalla categoria
carni e salumi (13%).
DOP E IGP
La superficie agricola coinvolta da DOP e IGP interessa invece quasi 4.300 ettari, pari al 6,5% delle regioni centrali e al
3,3% del totale Italia. La filiera regionale di qualità DOP/IGP coinvolge oltre 3.800 strutture produttive, il 65% delle quali sono aziende agricole. Il valore della produzione delle DOP e IGP del Lazio è di oltre 797 milioni di euro, pari al 14,22
del totale Italia; il peso più consistente nel paniere Lazio spetta ai formaggi e ai salumi, che totalizzano rispettivamente quasi 509 milioni di euro e oltre 250 milioni di euro.
I VINI
La regione ha infine per una produzione annua di 33 milioni di bottiglie di vino e secondo una ricerca commissionata
dall’ARSIAL, il 90,5% dei ristoratori regionali ha inserito i vini del Lazio nella propria carta dei vini con una scelta del numero di etichette sempre più varia e in costante aumento, a testimonianza dell’apprezzamento crescente dei consumatori per i vini laziali di qualità.
I RICONOSCIMENTI DEGLI ULTIMI ANNI
In questi ultimi anni, sono stati cinque i nuovi riconoscimenti europei (una DOP, Ricotta Romana, due IGP, Abbacchio
Romano e Sedano Bianco di Sperlonga, una DOCG, Cesanese del Piglio, e una DOC, Moscato di Terracina), 11 i prodotti che hanno terminato l’iter nazionale, ottenendo la protezione transitoria, e 14 i dossier DOC/IGT in revisione.
Schede e caratteristiche, anche dei prodotti tradizionali e riconosciuti, sono consultabili sul portale dell’ARSIAL
(www.arsial.regione.lazio.it) che in poco tempo ha già raggiunto i 31 mila visitatori.
80milioni di euro) di cui 121 locali (fatturato oltre 25milioni di euro). “Con ‘Lazio Qualità Spese Bene’, - ha affermato Rotta - Coop concretizza la volontà di promuovere i territori in cui
opera, avviando un contatto diretto con i consumatori e i produttori a cui si intende riservare il massimo dell’attenzione. Iniziative simili, in altre province, si sono trasformate in trampolini di lancio per molte aziende che crescendo con noi hanno superato la dimensione locale, arrivando a distribuire i loro prodotti in tutta Italia”.
L’iniziativa di inserisce all’interno di un più ampio piano di azioni volte a valorizzare sempre
più le tradizionali produzioni locali, facendole conoscere al grande pubblico che, da parte
sua, potrà arricchire la propria cultura alimentare con nuove prelibatezze e ricette composte di sapori genuini e caratteristici. I
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LAZIO / DAL TERRITORIO
Rea Silvia a ‘I Granai’
Tra le tante piazze della Capitale visitate dai mercatini verdi di Rea Silvia, an
Un connubio perfetto tra settore primario e terziario.
di Paola Ortensi
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La fine di un anno e l’inizio di un altro. In qualche modo può essere considerato, ci piace
pensare, come un matrimonio in cui le azioni di uno costituiscono le conseguenze delle
azioni di un altro. Ed è questa la metafora con cui vogliamo illustrare quel ‘matrimonio’ avvenuto già a partire dal 2007 fra il centro commerciale ‘I Granai’ e il mercatino di Rea Silvia.
Un connubio che pensiamo abbia dato i suoi frutti e ci auguriamo possa continuare nel
2010.
Tante premesse, ma significative, per arrivare a sottolineare un processo interessante che
per tre anni ha permesso le attività del mercatino verde di Rea Silvia presso ‘I Granai’ e rispetto al quale vorremmo puntualizzare alcune considerazioni generalizzabili, che vanno
ben aldilà dell’esperienza a cui si fa riferimento e che speriamo rimangano, per il futuro,
idea valida in tanti progetti.
La professionalità, la conoscenza, i rapporti che l’assessore all’Agricoltura, Daniela Valentini, aveva maturata nella sua precedente esperienza di assessore al Commercio al Comune di Roma sono divenute, per il suo mandato regionale, una marcia in più ed una caratteristica originale delle politiche messe a disposizione del settore agricolo. Sin dall’inizio infatti, l’assessore - oltre a sottolineare costantemente che l’agricoltura del Lazio poteva e
doveva trovare nel mercato romano uno sbocco decisivo - ha insistito, senza stancarsi e
con proposte coerenti, sull’importanza di un rapporto tra il settore terziario (ovvero il mondo del commercio e dei servizi) e quello primario (l’agricoltura) ed il suo complesso mondo
economico ed umano. È in questo contesto che il progetto regionale, rivolto prioritariamente alle imprenditrici e ai giovani agricoltori, ha potuto godere dell’ospitalità del centro commerciale di Grottaperfetta.
Il primo ‘insediamento’ del mercatino - avvenuto con più di 20 aziende in occasione dell’anniversario del centro commerciale, a 15 anni dalla sua apertura - ha evidenziato subito l’ottimo rapporto che si poteva instaurare. Mai un problema, mai una difficoltà in un luogo dove comunque poteva innescarsi una piccola concorrenza tra le attività commerciali della
struttura e i banchi di Rea Silvia, forniti di formaggi, verdure, salumi, miele e marmellate, biscotti, cioccolata, salsine e tartufi, fino ai fiori e alle piantine. E, rispetto alla sottolineata
mancanza di problemi, vogliamo sottolineare che non fa testo la storia mitologica di Davide (il centro commerciale) e Golia (il mercatino verde). Infatti, in tempi di crisi, tutto può es-
nche il centro commerciale di Grottaperfetta.
sere motivo di concorrenza. La verità è che la Direzione de ‘I Granai’, che negli anni non ha
mutato linea, ha scelto di proporre alla propria clientela non solo prodotti, ma un rapporto
con l’agricoltura del Lazio e i suoi protagonisti. Inoltre ‘I Granai’ hanno una caratteristica,
non comune ai grandi centri commerciali: hanno una dimensione ‘umana’, dove la gente
sembra recarsi da anni come in piazza, (ri)conoscendosi. Elemento che ha facilitato quest’esperienza, diventata input culturale che va oltre la presenza bimestrale degli imprenditori agricoli aderenti a Rea Silvia. L’obiettivo è anche quello di ‘educare’ e diffondere, anche
grazie alle pubblicazioni gratuitamente distribuite, la conoscenza dei prodotti, delle stagioni e delle aziende stesse, in cui è possibile recarsi per fare al spesa, magari approfittando
del momento per fare una bella passeggiata nelle campagne laziali.
E poi, il legame che unisce la struttura e i mercatini verdi non poteva non sussistere se pensiamo al nome del centro commerciale. ‘I Granai’ prendono infatti il nome, come spesso
capita a Roma, da un luogo segnato dalla storia (siamo intorno al 100 d.C.). È qui, secondo quanto tramandato dalla storia appunto, che l’imperatore Nerva collocò i magazzini per
il grano e i cereali per la popolazione dell’urbe.
Forse è stata quella vocazione non consumata dal tempo, unita all’intuizione progettuale e
politica dell’assessore, alla capacità culturale della Direzione del Centro Commerciale e anche alla civiltà delle agricoltrici e degli agricoltori della Regione che ha permesso di andare
oltre il contingente e di consolidare un bell’esempio di matrimonio tra commercio e agricoltura. I
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LAZIO / DAL TERRITORIO
Dalla Regione 2 milioni
di euro per i comuni
e i municipi
‘’Si tratta di importanti e inderogabili finanziamenti tesi a sostenere progetti finalizzati alla
promozione di azioni civiche e all’effettuazione di opere per il recupero e la riqualificazione del patrimonio pubblico nei Comuni laziali e nei Municipi del Comune di Roma, i cui territori sono
gravati da servitù militari. Un segnale di grande attenzione verso uno sviluppo sempre
piuù qualitativo del nostro territorio’’. Giuseppe Parroncini, assessore agli Enti Locali della Regione Lazio, commenta soddisfatto il provvedimento che destina circa 760 mila euro
a sette municipi della Capitale e oltre 1,5 milioni di euro per quindici comuni del Lazio.
I Municipi interessati sono il III (126 mila euro), V (113.858 euro), VII (134 mila euro), XI
(92.400 euro), XII (92.800 euro), XV (134 mila euro) e XVII (65 mila euro).
Invece, per ciò che concerne i comuni:
• Provincia di Roma: Sant’Oreste (116 mila euro per azioni civiche), Rocca di Papa (46 mila euro per progetto sociale), Pomezia (150 mila euro per risanamento facciate edifici pubblici), Bracciano (12.544 euro per attivita’ culturali centri anziani).
• Provincia di Viterbo: Monte Romano (80 mila euro per ristrutturazione spogliatoi centro
sportivo comunale), Tarquinia (150 mila euro per rifacimento strade e sistemazione area
del centro storico), Vetralla (150 mila euro, recupero e riqualificazione aree pubbliche).
• Provincia di Frosinone: Veroli (150 mila euro, recupero e riqualificazione ex convento
Cappuccini), Ferentino (143 mila euro, recupero e riqualificazione vicolo Meciano), Cassino (120 mila euro, recupero edificio diurno per centro anziani).
• Provincia di Latina: Latina (150 mila euro, lavori sede stradale via Livenza), Gaeta (120
mila euro, recupero e illuminazione immobili di importanza sorico-culturale).
• Provincia di Rieti: Poggio Mirteto (150 mila euro, recupero e riqualificazione edificio ‘’Il
Panettone’’), Leonessa (144 mila euro, recupero e riqualificazione edificio distretto sanitario), Antrodoco (50 mila euro, progetto per gli anziani).
“È la conferma - sottolinea l’assessore Parroncini - della politica che l’amministrazione regionale sta attuando dal suo insediamento: quella di non voler supportare lo sviluppo con
finanziamenti a pioggia, ma riservando grande attenzione alla specificità e necessità di
certi interventi. Questo ci consente di garantire un sicuro innalzamento della qualità della
vita del nostro territorio facendo convivere esigenze di natura prettamente strutturale e urbanistica, con la crescita di una socialità e
vivibilità nei nostri centri che restano il miglior biglietto da visita delle nostre tradizioni e
della capacità del territorio regionale di guardare al futuro con le carte e le argomentazioni più giuste’’. I
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Provincia di Roma: presto
un portale dedicato ai
centri commerciali naturali
In momenti difficili come quello attuale, in cui la congiuntura economica sta facendo sentire
i suoi effetti negativi in tutto il mondo, sono tante le alternative per uscire fuori dalla crisi. Ecco che arriva un portale dedicato ai centri commerciali naturali della provincia di Roma. Si
tratta di un progetto che coniuga commercio e turismo, in cui da un lato si cerca di incrementare lo sviluppo locale e dall’altro lato serve per “pubblicizzare” l’unicità e la tipicità dei
prodotti provinciali, troppo poco conosciuti. Il portale riguarda tutte quelle aree che si trovano all’interno di centri urbani con grande concentrazione di esercizi commerciali e artigianali, sarà in rete a febbraio e oltre a essere una vetrina turistica, renderà noti gli eventi culturali dei singoli territori. Il progetto è stato illustrato dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti insieme al numero uno di Confesercenti Walter Giammaria, al direttore di Cna
Lorenzo Tagliavanti e al vicepresidente di Confcommercio Roberto Polidori. ‘’A New York ha detto Zingaretti - la Quinta Avenue è famosissima ed è un esempio di buona promozione. Ma la merce che vi si trova, la si trova anche in qualunque parte del mondo. Da noi invece ci sono prodotti unici al mondo non abbastanza noti. La nostra scommessa - ha aggiunto - è puntare sulla promozione calando il discorso del commercio nella riqualificazione dei
territori, creando identità e sviluppo anche attraverso il restyling delle meraviglie della provincia. Facendo squadra - ha assicurato il presidente - otterremo grandi risultati’’. I centri
commerciali naturali sono nati da un’idea della Camera di commercio nel 2001 e sono stati
finanziati nel 2004 da Palazzo Valentini con 500mila euro. Nel 2008, ha spiegato il delegato
provinciale allo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella, la Regione li ha finanziati con 21
milioni, di cui 8,5 per Roma e Provincia. Quest’ultima ha messo a disposizione l’assistenza
di Provincia Attiva Spa per realizzare 46 dei 58 centro commerciali naturali dell’hinterland romano. Nel Lazio i Ccn approvati sono 137. In più la Provincia sta per pubblicare un bando
per le microimprese commerciali nella Valle del Tevere e in Sabina per 270 mila euro. I progetti che ricadono nei centri avranno la priorità. I
Regione Lazio,
stanziati 115 milioni
per riqualificazione centri
storici dei comuni minori
I piccoli comuni del Lazio avranno presto un nuovo look. La Regione ha sbloccato fondi straordinari pari a oltre 115 milioni di euro destinati a riqualificare i centri storici di 299 municipi.
È quanto è emerso durante l’incontro tra l’assessore alle Politiche della casa Mario Di Carlo,
e il direttore della direzione regionale “Piani e Programmi di Edilizia Residenziale” Antonio
Sperandio con i sindaci dei comuni della Provincia di Roma interessati alla realizzazione dei
“programmi di recupero e il risanamento delle abitazioni nei centri storici minori del Lazio”.
‘’Abbiamo presentato ai Sindaci un rapporto che svela i dati del nostro impegno per la realizzazione del piano - dice l’assessore Di Carlo - rilevando che la Regione non solo ha già
emesso mandati di pagamento per 5 milioni e 700 mila euro per coprire il 5 per cento del
contributo destinato ai comuni, ma ha anche disposto mandati per 4 milioni e 400 mila euro
per destinare un ulteriore 5 per cento agli interventi nei 220 comuni che hanno presentato il
progetto definitivo. Siamo pronti ad entrare nell’ultima fase -ha aggiunto l’assessore - che
vedrà l’apertura di cantieri in circa l’80 per cento dei comuni del Lazio, grazie ai fondi già prenotati in bilancio dal Governo regionale di oltre 115 milioni di euro destinati a riqualificare i
centri storici di ben 299 comuni minori’’. I
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LAZIO / DAL TERRITORIO
Dalla Regione 33 milioni
per le Ater di Roma e provincia
La Giunta Regionale mette in campo risorse per 33 milioni di euro a favore delle Ater di Roma e provincia per lottare contro
l’emergenza abitativa, in un territorio in cui la richiesta di housing sociale è molto alta. Lo stanziamento, suddiviso in
22.500.000 euro per l’Ater del Comune di Roma e 10.500.000 euro per quello della Provincia, è destinato a finanziare interventi di edilizia sovvenzionata che prevedano: nuove costruzioni, completamento di lavori, acquisto con eventuale recupero di immobili. A partire dalla comunicazione della delibera - proposta dall’assessore regionale alle Politiche della Casa Mario Di Carlo e che nel complesso interessa tutte le Ater del Lazio, con uno stanziamento complessivo di 50 milioni di euro per
il 2009 - le Ater avranno 30 giorni per presentare alla “Direzione Regionale Piani e Programmi di Edilizia Residenziale Pubblica” un piano di localizzazione degli interventi. Il piano dovrà indicare il Comune o i Comuni e le località in cui questi sono previsti (tenendo conto che gli interventi dovranno essere realizzati prioritariamente nei Comuni dove esiste una notevole presenza di domande insoddisfatte inserite nelle graduatorie comunali) e i relativi costi.
“Questo è un contributo forte della Regione per risolvere il problema della casa a Roma e nel suo hinterland - ha dichiarato
l’assessore Di Carlo - che costituiscono un territorio in cui la necessità di alloggi a prezzi accessibili è estrema”. “Inoltre - ha
concluso - l’Ater di Roma presenterà a breve un piano per permettere di cambiare la destinazione d’uso di vari immobili, come ad esempio ex scuole; stabili che verranno recuperati dalle Ater per realizzare housing sociale”.
“La possibilità di avviare il recupero di stabili in disuso - ha aggiunto il vicepresidente della Giunta regionale Esterino Montino - con un iter burocratico molto semplificato è uno degli elementi forti del piano casa approvato dalla maggioranza di centrosinistra che governa la Regione perché permette di dare una risposta ai bisogni abitativi di Roma e dei grossi centri della
provincia in tempi brevi.” I
In arrivo 13 milioni per comuni
colpiti da maltempo
Sono in arrivo 13 milioni di euro d’indennizzo a favore dei 103 Comuni del Lazio che lo scorso anno, a dicembre, sono
stati colpiti dall’alluvione. Lo stanziamento da erogare entro la fine dell’anno 2009, è stato annunciato dal vice presidente della Regione Lazio Esterino Montino e dal direttore della Protezione Civile regionale Maurizio Pucci nel corso di un incontro in Regione con i sindaci dei comini interessati. Tredici milioni di euro verranno redistribuiti distribuiti sul territorio
regionale: 7,4 milioni alla Provincia di Roma, di cui 4,8 al Comune di Roma, 700 mila euro a quella di Latina, 930 mila a
quella di Frosinone, 480 mila a quella di Viterbo e 320 mila a quella di Rieti. “Le cifre sono fortemente inferiori rispetto alle spese che avete dovuto sopportare - ha detto Montino ai sindaci - non so se siamo nelle condizioni di riaprire questo
‘capitolo’ con lo stato. Quello che vi viene erogato è circa un terzo di quello che voi avete dovuto spendere”. I
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Concluso il primo corso intensivo per
stampa e diplomazia commerciale
Uliveti del Lazio l’associazione promossa da Unaprol - consorzio olivicolo italiano - ha organizzato con il sostegno di Arsial il primo corso gratuito di assaggio dedicato esclusivamente ai giornalisti e agli addetti agricoli e commerciali delle
ambasciate estere in Italia.
Un minicorso intensivo, svoltosi dal 2 al 3 dicembre scorso presso la sala conferenze della sede Unaprol, di prove di degustazione, intervallato da notizie di carattere tecnico ed economico che hanno arricchito la conoscenza del prodotto
simbolo del made in Italy.
A fine corso, la consegna degli attestati di partecipazione a cui è seguito un aperitivo rinforzato all’olio extravergine di oliva preparato per l’occasione dal bar manager Massimo D’Addezio. Si è trattato di un’iniziativa volta a promuovere la conoscenza dell’olio laziale tra gli operatori coinvolti in attività divulgative e commerciali del settore, in un momento in cui il
mercato dell’olio, italiano ed europeo, ha vissuto un periodo abbastanza delicato, con prezzi al ribasso, per tutto il 2009.
L’ingresso sul mercato dell’olio extravergine novello, di contro, sta portando un aumento d’interesse da parte dei consumatori, soprattutto nelle regioni più conosciute per la produzione di olio di qualità, tra cui il Lazio. I
Olio: nel Lazio presentati tre PIF
L’eccellenza dell’olio del Lazio cresce di anno in anno, guadagnandosi una posizione di pregio sia sul piano nazionale che
internazionale. Una crescita su cui la Regione Lazio ha voluto investire con le risorse del Programma di Sviluppo Rurale
2007/2013 che andranno a finanziare tre Progetti di Filiera Integrati (PIF) nelle province di Frosinone, Roma e Viterbo per
una spesa pubblica di oltre 11,7 milioni di euro e un investimento complessivo che supera i 23 milioni. (I.D.P.) I
L’olivicoltura del Lazio in cifre
L’olivicoltura laziale si estende per circa 80mila ettari. È
diffusa su tutto il territorio regionale e rappresenta quasi
il 50% dell’intera superficie destinata alle colture arboree
da frutto. L’81% della superficie olivicola regionale ricade
in zone collinari, il 15% in zone di montagna e solo il 4%
in pianura.
L’olivo è presente in maniera abbastanza omogenea su
tutto il territorio laziale; in particolare, Rieti, Roma e Viterbo sono le province con maggiore superficie olivetata.
Per quantità di produzione e con oltre 200mila quintali di
prodotto il Lazio si colloca al 5° posto nella classifica delle regioni produttrici di olio
extra vergine di oliva. Un dato alla cui formazione concorrono circa 350 impianti di lavorazione delle olive che rappresentano il 6% circa di tutti i frantoi operanti in Italia.
Cinque le Dop riconosciute che possono fregiarsi del riconoscimento comunitario:
Canino, Tuscia, Soratte, Sabina e Colline Pontine.
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LAZIO / DAL TERRITORIO
Pmi: da Regione
e banche
un Fondo Rotativo
di 240 milioni
Si tratta del Fondo rotativo che sarà gestito da Sviluppo Lazio
e va incontro a tutte quelle piccole e medie imprese
che intendono fare nuovi investimenti
di Noemi Romano
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Concedere investimenti alle piccole e medie imprese del
Lazio, favorendo così l’accesso al credito e cercando di tenere vivo il tessuto produttivo del territorio. È uno dei tanti
strumenti che la Regione ha avviato per fare fronte alla crisi economica. Si tratta del Fondo rotativo che sarà gestito
da Sviluppo Lazio e va incontro a tutte quelle piccole e medie imprese che intendono fare nuovi investimenti.
Il progetto è stato presentato nella sede della Camera di
Commercio di Roma dall’assessore regionale alla Piccola
e Media Impresa, Commercio, Artigianato Daniele Fichera,
insieme al presidente della Camera di Commercio di Roma
Andrea Mondello e al direttore Abi Lazio Mario Fiumara.
Le banche che aderiranno all’iniziativa potranno concedere un mutuo a tassi d’interesse agevolati e garantito da
Banca Impresa Lazio per un totale di 240 milioni di euro.
Potranno usufruire dell’agevolazione le imprese del settore
commerciale, dell’artigianato, industriale e dei servizi e riguarderà, tra gli altri, interventi finalizzati all’ampliamento,
riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento e consolidamento. L’importo degli investimenti per ciascuna
azienda varia da 50mila euro a un milione.
“Il Fondo per il 50 per cento è finanziato dalla Regione, e
ciò consente di dare un tasso d’interesse dello 0,50 per
cento l’altro 50 per cento è gestito dalle banche convenzionate - spiega Fichera -. Ciò significa che dal primo semestre 2010 saranno a disposizione delle imprese che vorranno investire 240 milioni di euro di credito agevolato,
cioè il 20 per cento in più di quello che è stato disponibile
nell’ultimo anno. Noi contiamo che dal momento della domanda a quello della risposta definitiva, che deve passare
attraverso l’assenso della banca, non trascorrano più di
120-150 giorni. Si tratta - prosegue Fichera - di una scelta
politica in una situazione di crisi come quella che stiamo
vivendo. Oggi però si avverte un cambiamento nel tessuto
imprenditoriale perché c’è chi comincia a riesaminare le
possibilità rivolte alla crescita della propria azienda”. La
convenzione è stata firmata attualmente da sei banche, tra
cui Unicredit e Banca di Roma e si sta procedendo a un’intesa con altri istituti di credito tra i quali Intesa San Paolo.
“Il nostro territorio ha una capacità di adattamento e reazione spesso sottovalutate - sottolinea Fichera -, che ha
grandi risorse umane. Tanti operatori vogliono rimettersi in
gioco ed era nostro dovere aiutarli”. Mondello rileva poi il
grande coraggio degli imprenditori del Lazio negli investimenti, coraggio che è stato dimostrato soprattutto quando
“abbiamo avviato il bando che riguardava la trasformazione del lavoro precario in contratti a tempo indeterminato.
Noi - dice Mondello - avevamo dato un fondo di soli 5mila
euro e dopo pochissimi giorni sono stati assorbiti circa mille impiegati. È stata una sorpresa e dimostra il fatto che gli
imprenditori del Lazio investono. Nelle fasi più difficili hanno la capacità di riadattare la loro tipologia d’impresa a
scenari complessi e questa capacità è più rapida rispetto a
imprenditori delle altre regioni. L’iniziativa avrà successo
perchè - conclude - i nostri imprenditori sono bravi, flessibili e coraggiosi”. I
Successo nei frantoi
per l’olio di qualità
della regione
L’ingresso sul mercato dell’olio extravergine novello sta portando un aumento d’interesse da parte dei consumatori, anche nel Lazio, dove il 59%
dell’olio viene acquistato direttamente dal produttore
d i Va l e n t i n a C o n t i
Anche quest’anno, grande successo per l’iniziativa ‘Frantoi
aperti’ nel Lazio, organizzata dall’Assessorato all’Agricoltura
della Regione Lazio ed ARSIAL. Un’occasione che ha fatto
conoscere ad appassionati, cultori del gusto e semplici curiosi del territorio e non l’olio extravergine garantito della regione. Un lungo week end, ricco di gustosi appuntamenti, in
cui è stato possibile visitare gli oltre 80 frantoi delle zone più
rinomate del Lazio, assistere alla molitura e sentire il profumo ed il sapore di un olio appena nato. Un modo pensato
‘ad arte’ per incentivare la filiera corta. Il mercato dell’olio,
Bollino Unaprol: garantita
qualità olio italiano
La lotta all’olio di dubbia provenienza e “low cost”, si combatte con “I.O.O.%”, l’olio extra vergine di oliva di qualità italiana. È il bollino di Unaprol, il consorzio olivicolo italiano,
che aiuterà i consumatori nella scelta delle confezioni di olio extra-vergine di oliva made
in Italy. Si tratta di un progetto di trasparenza che introdurrà, per la prima volta sul mercato, l’offerta di una qualità certificata da un ente terzo e a cui partecipano le 400 filiere
tracciate di Unaprol, con un prima rete di monitoraggio di oltre sei mila aziende ad alta
qualità in tutta Italia. “Il nostro obiettivo è tutelare l’eccellenza del sistema produttivo,
frutto della diversità di un territorio continuamente discontinuo, perchè l’offerta della
qualità italiana certificata non resti confusa, schiacciata tra saldi e svendite di fine stagione nelle mani di qualche prestigiatore”, ha affermato Massimo Gargano, presidente di
Unaprol, che aggiunge “I.O.O.% qualità italiana è il nuovo marchio dell’olio extra vergine di oliva di alta qualità italiana legato al territorio, alle tipicità del nostro sistema olivicolo gestito dalla nuova società consortile di filiera tutta agricola e soprattutto esclusivamente italiana, costituita da Unaprol, da cooperative, associazioni olivicole e assaggiatori professionisti; frantoiani dell’AIFO e del FOR, imprese di confezionamento; mondo
accademico, tecnologia olearia ed Istituzioni”. (E.A.)
italiano ed europeo, ha vissuto un periodo abbastanza delicato, con prezzi al ribasso, per l’intero 2009. L’ingresso sul
mercato dell’olio extravergine novello, di contro, sta portando un aumento d’interesse da parte dei consumatori, soprattutto nelle regioni più conosciute per la produzione di
olio di qualità, tra cui il Lazio. Questo fenomeno è ancora più
marcato nella regione, vista l’abitudine, largamente diffusa
tra i consumatori laziali, di acquistare l’olio direttamente dal
produttore. Ben il 59% dell’olio regionale viene, infatti, venduto direttamente dal produttore al consumatore. Una prassi in aumento negli ultimi anni, che testimonia come i consumatori, se adeguatamente sensibilizzati, siano sempre più
disposti a cercare il giusto rapporto sicurezza, qualità, prezzo per l’acquisto di produzioni di qualità certificata.
“L’eccellenza del nostro olio cresce di anno in anno, guadagnandosi una posizione di pregio sia sul piano nazionale che
internazionale”, commenta l’assessore all’Agricoltura della
Regione Lazio, Daniela Velentini. “Una crescita su cui abbiamo voluto investire con le risorse del Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013, che andranno a finanziare tre Progetti di Filiera Integrati (PIF) nelle province di Frosinone, Roma
e Viterbo, per una spesa pubblica di oltre 11,7 milioni di euro ed un investimento complessivo che supera i 23 milioni”.
“L’ARSIAL - aggiunge il Commissario straordinario dell’Agenzia regionale, Massimo Pallottini - sta lavorando da
quattro anni per avvicinare i consumatori ai prodotti regionali di qualità attraverso due linee d’intervento. La prima incide
sul sistema distributivo per accorciare la filiera e portare sulle tavole dei romani i prodotti del Lazio a prezzi più competitivi. La seconda punta a valorizzare il territorio e le sue risorse per favorire l’acquisto diretto dei prodotti”. Nel Lazio
sono 3 le Dop riconosciute, Canino, Tuscia, Sabina e 2 sono
in fase di riconoscimento, Colline Pontine e Terre Tiburtine.
A conferma della vocazione di tutto il territorio alla produzione di olio extravergine di alta qualità. I
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LAZIO / DAL TERRITORIO
Il biologico
approda su internet
È attivo Borsabio, il portale online che permette di acquistare i prodotti biologici in rete.
E fornisce al produttore suggerimenti sull’andamento dei prezzi
d i M a r i a Te r e s a C i n a n n i
Approdano su internet i prodotti biologici. Visto il successo riscosso negli ultimi anni dall’universo bio, adesso è anche possibile acquistarli. Nasce prevalentemente con questa finalità
Borsabio.it, il portale internet lanciato da Amab (Associazione mediterranea per l’agricoltura
biologica), in collaborazione con Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica), Consorzio Gusti del Lazio e con il ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali. L’obiettivo principale di Borsabio, come ha detto il segretario Amab Francesco Torriani, “è semplice
e ambizioso: aggregare l’offerta dei prodotti bio italiani, favorendo promozione e commercializzazione via internet. Delle 50 mila aziende che in Italia fanno agricoltura bio, infatti, solo una
piccola parte al momento utilizza internet, nonostante l’aumento della richiesta del biologico.
Per questo abbiamo realizzato Borsabio, che ha avuto una prima fase di promozione tra le
aziende e una seconda in cui siamo riusciti a metterne on line circa 5 mila”. Il sito permette ai
clienti di acquistare e alle aziende di vendere prodotti sia al privato che all’ingrosso, con dettagliati suggerimenti sul prezzo, l’etichettatura e le normative. Il portale ha infatti una ricerca
suddivisa per prodotto, aziende, e regioni, cui segue una ulteriore suddivisione relativa a
gruppi di acquisto, fattorie sociali, negozi specializzati, ristoranti bio, agriturismo, certificazioni, normative, e la possibilità di attivare anche una carta di credito bio. Il tutto in una versione
spartana e lineare che semplifica la ricerca e permette i collegamenti tra i vari campi.
“Finalmente aziende e consumatori - ha aggiunto il presidente di Aiab, Andrea Ferrante avranno a disposizione uno strumento per accorciare la filiera. Ed è altresì importante la rilevazione prezzi sui cereali, un settore che sta conoscendo dei problemi evidenti di concentrazione della domanda, meccanismo che tiene artificialmente bassi i prezzi di acquisto all’ingrosso”.
Sulla destra del sito, in alto,
infatti, c’è un’intera sezione
dedicata all’andamento dei
cereali, con riferimento alle
statistiche, alla borsa, alla
produzione, alla qualità, ma
anche ad iniziative, seminari e mostre ad essi dedicati.
Un bianco nato dai vigneti di Monteporzio Catone e realizzato in prevalenza con Malva“Ogni azienda inoltre - ha
sia Puntinata (60%) e Greco (30%), due vitigni storici dei bianchi castellani, e un 10% di
specificato Alberto CleChardonnay. È il Lazio IGT (Indicazione Geografica Tipica) Bianco 2008 “Donnaluce” di
mentelli, del Consorzio guPoggio Le Volpi il miglior vino bianco d’Italia secondo l’Annuario dei Migliori Vini Italiani
sti del Lazio - dispone di
di Luca Maroni. Il critico enologico ha presentato la sua guida presso l’Auditorium della
una password personale
Musica di Roma. Un’attenta fotografia del panorama vitivinicolo nazionale che comprencon cui può gestire la prode tutti i vini con indice di piacevolezza/qualità superiore a 90 centesimi.
pria pagina on line e verifiMedaglia d’argento, nella categoria vini rossi, al Lazio Igt Rosso 2007 “Amadis” di Isacare in tempo reale acquibella Mottura: un Montepulciano che spicca per la sua mineralità, dote ereditata dai tersti, ordini e andamento dei
reni vulcanici tipici della provincia di Viterbo.
prezzi”. I
È dei Castelli il miglior
bianco d’Italia
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LAZIO / DAL TERRITORIO
Si mangia a Vetralla la ‘pizza
È originario di Napoli Giuseppe Cravero, ma ormai da 20 anni vive in provincia di Viterbo dove g
Il primo premio al ‘Pizza Word Cup’ è arrivato nella categoria ‘Pizza classica’, prevalendo su 45
di Daniele Camilli
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Campioni del Mondo! No, non stiamo parlando di calcio o di una qualsiasi altra competizione sportiva, ma di pizza: prodotto nobile e antico, a portata di tutti, popolare e capace
di identificare ovunque l’enogastronomia della nostra penisola. Ebbene, da oggi, il Lazio
ha il suo campione tra i campioni pizzaioli del pianeta. Va a infatti a un vetrallese e alla sua
invenzione, la pizza ‘Tuscia’ a base di prodotti locali, la ‘Pizza Word Cup’, disputata a San
Sebastiano al Vesuvio (Napoli) dal 30 novembre al 1 dicembre e organizzata dalla UEPT&R
(Unione europea pizzaioli tradizionali e ristoratori). Giuseppe Cravero, 38 anni, originario di
Napoli, dal 1989 residente a Vetralla in provincia di Viterbo, dove è titolare della pizzeria “Il
Babbà”, ha sbaragliato la concorrenza di 450 pizzaioli provenienti da tutto il mondo. Cravero è giunto primo nella categoria “Pizza Classica”, secondo nelle categorie “Margherita
doc” e “Pizza dolce dessert”, quarto nelle categorie “Pizza in pala”, “Pizza fritta” e “Calzone doc”. La somma dei punteggi conseguiti nelle varie competizioni lo hanno fatto balzare al primo posto nella Coppa del Mondo. A far conquistare a Cravero il gradino più alto del podio nella categoria “Pizza classica”, determinante per la vittoria finale, e’ stata
una sua invenzione, la “Pizza Tuscia”, tutta a base di prodotti tipici e tradizionali viterbesi.
Il condimento era costituito da un mix di fungo ferlengo di Tarquinia, salame cotto di Viterbo, aglio rosso di Proceno, pecorino di fossa, olio di Vetralla, finocchietto selvatico di
Monte Romano, mozzarella fior di latte di Cioffi.
“Non serve però organizzare un campionato mondiale di Pizza - ci ha detto Cravero quando molti italiani non vogliono fare più questo meraviglioso mestiere. La pizza ci distingue in tutto il mondo e io, nel mio piccolo, senza retorica e con molta umiltà, porterò avanti questo progetto di tradizione, cultura e passione che mi lega alla nostra nazione e alle
classica’ più buona al mondo
gestisce con successo la sua pizzeria.
50 pizzaioli
mie origini”.
La passione per la cucina viene dalla sua famiglia: “mia nonna - ha sottolineato - aveva scritto un libro di cucina che purtroppo è andato perduto,
ma le ricette me le ricordo tutte e le ripropongo di tanto in tanto”.
Ad esempio dal libro della nonna Giuseppe ha tratto la pizza con il baccalà scrivendo egli stesso una storia della pizza napoletana che regala
ai suoi clienti. Cravero si aggiorna costantemente su ingredienti e specialità locali.
“Non porto mai le stesse pizze ai concorsi. Ogni volta sono nuove proposte basate sui prodotti locali”, perché le gare sono competizioni a
tutti gli effetti: “c’è molta rivalità durante e i parametri da rispettare sono tanti; i giudici non si limitano soltanto ad assaggiare, guardano tutto e la presentazione del prodotto è molto importante”.
“Nella mia vita - ha poi aggiunto il campione del Mondo - ho fatto tutti i mestieri. In pizzeria si lavora di sera, quindi di giorno c’è tempo e bisogna rimboccarsi le maniche! Ho fatto anche il muratore tant’è vero che il forno dove cucino l’ho creato con le mie mani. Ho
anche insegnato a ragazzi ex tossicodipendenti in un corso organizzato dal CESV (Centro
Servizi per il Volontariato) ed è stata una bella esperienza. Alcuni di questi ragazzi hanno
continuato ed è il risultato migliore che mi potessi aspettare.”
Ma Giuseppe non è solo. Con lui c’è Sheila Comi, la sua compagna, campionessa a sua volta: “Giuseppe mi ha insegnato a fare la pizza e anch’io ho vinto dei premi, ma purtroppo in
questo campo le donne sono poco considerate e gli uomini molto critici verso di esse”. I
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LAZIO / LAVORO
200 autiste
assunte da COTRAL
L’assunzione del nuovo personale dà attuazione ad un protocollo
d’intesa siglato tra l’azienda di trasporto e l’Ente regionale
di E. A.
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La Cotral si tinge sempre più di rosa. L’azienda ha infatti assunto 200 nuovi autisti, tutte
donne, in attuazione del protocollo d’intesa siglato tra Regione Lazio e Cotral. “Si tratta di
un intervento tanto più meritorio in quanto interessa un settore quasi esclusivamente a presenza maschile’’, ha detto l’assessore regionale al Lavoro, Pari opportunità e Politiche giovanili, Alessandra Tibaldi, a margine della conferenza stampa ‘’Cotral Guida Rosa, 200
donne operatori d’esercizio per il trasporto extraurbano’’ organizzata a metà dicembre da
Cotral S.p.A. e tenutasi presso il Consiglio Regionale del Lazio. “È con azioni di questo tipo - ha aggiunto la Tibaldi - che si valorizza la qualificazione professionale in vista di un effettivo inserimento nel mercato del lavoro, che si promuovono le politiche per l’inclusione
sociale e le pari opportunità. Per proseguire su questa strada, in questo scorcio di legislatura come Regione Lazio abbiamo attivato una griglia di interventi, per complessivi 67 milioni di euro. Si tratta - ha sottolineato l’assessore - di un ricco programma di tirocini e di
azioni per l’attuazione delle politiche di emersione, quali incentivi all’assunzione e voucher
per i soggetti svantaggiati e, a seguire, di una pluralità di altri interventi per l’outplacement,
l’inserimento lavorativo dei disabili, il potenziamento del Sistema Informativo del Lavoro, gli
incentivi occupazionali per le imprese artigiane e del settore turistico ed infine la sicurezza
sul lavoro. Questa articolata offerta di interventi strategici nelle politiche del lavoro è potenziata attraverso altri programmi ed azioni di sistema che saranno resi disponibili nel primo
trimestre del 2010”.
Tra questi, il reinserimento e la stabilizzazione dei lavoratori precari, le azioni volte a favorire le politiche di conciliazione a favore delle lavoratrici e quelle per il miglioramento dell’organizzazione e la gestione delle risorse umane in un’ottica di genere. “Anche di queste misure - ha concluso la Tibaldi - si parlerà nella Conferenza Regionale sull’Occupazione, che
avrà luogo dal 26 al 28 gennaio 2010 nello Spazio Etoile di Roma, che affronterà le politiche anticrisi attuate dalla Regione Lazio in questo periodo di grave recessione globale’’. I
Al via i laboratori
sull’occupazione
Dal precariato alle politiche di reddito, dall’immigrazione ai nuovi modelli di organizzazione,
dal ruolo delle donne a quello delle banche, al nuovo sistema di welfare. Questi i temi del
ciclo di tavole rotonde in vista della Conferenza Regionale sul Lavoro del prossimo gennaio
di V. M.
Al via i lavori del ciclo di tavole rotonde per affrontare le tematiche legate all’occupazione.
Punto di partenza la sede della Provincia di Rieti ma, via via, l’iniziativa coinvolgerà le altre
amministrazioni provinciali. Gli incontri, organizzati dall’assessorato Lavoro, Pari opportunità e Politiche giovanili della Regione Lazio, con il supporto tecnico di Lait e BicLazio, serviranno da laboratorio in vista della Conferenza Regionale sul Lavoro del 26, 27 e 28 gennaio. Gli incontri sono infatti finalizzati a condividere, a livello provinciale, con le parti istituzionali e gli attori socio-economici i temi guida della Conferenza di gennaio, validandoli, integrandoli o modificandoli; ma anche a raccogliere punti di vista, nodi critici, esperienze e
proposte sulle tematiche stesse: dal precariato alle politiche di reddito, dall’immigrazione ai
nuovi modelli di organizzazione, dal ruolo delle donne a quello delle banche, al nuovo sistema di welfare. I laboratori serviranno inoltre a ragionare sulle specificità di ogni territorio, un
lavoro necessario al fine di individuare i settori di attività e il tessuto produttivo in cui sia
possibile trovare risposte adeguate alla crisi occupazionale.
Incontri la cui utilità risiede dunque nell’analisi delle problematiche dei territori e nell’elaborazione di proposte concrete per la definizione di politiche di miglioramento della situazione occupazionale e del lavoro da sottoporre in sede di programmazione regionale. I
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LAZIO / LAVORO
Sicurezza sul lavoro,
dalla Provincia di Roma
un corso per immigrati
L’attenzione è a contrastare la precarietà, le morti bianche e il sommerso
favorendo la condizione dei lavoratori immigrati
di N. R.
24
Integrazione, legalità e lotta al lavoro nero sono alcuni dei
capisaldi su cui si fonda la politica della Provincia di Roma
che, a riguardo, ha già avviato numerosi progetti e iniziative. Tra questi, l’ultimo è quello che si rivolge agli immigrati
i quali, attraverso un apposito corso di formazione sulla sicurezza, potranno avere le conoscenze adeguate per uscire dalla condizione di sfruttamento e contrastare il fenomeno del caporalato, tanto diffuso a Roma.
Il progetto è stato organizzato da Fabio Nobile, delegato
del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti
per la sicurezza sul lavoro, e l’idea coinvolge anche Carlo
Nicolini, presidente del Comitato paritetico territoriale
(Ctp), i sindacati Cgil, Cisl e Uil e i direttori dei dipartimenti di Prevenzione e Protezione delle Asl RmE e RmA, Vladimiro Perretta e Daniele Gamberale. Non è la prima volta
che la Provincia di Roma sperimenta un corso di formazione per gli immigrati, già tra maggio e giugno era stato organizzato un progetto di questo tipo a Guidonia.
Il nuovo corso invece si terrà a Tor di Quinto ed è iniziato lo
scorso 23 novembre. L’idea arriva sulla scia del protocollo
che a ottobre l’amministrazione provinciale ha firmato insieme alle parti sociali e che prevede la nascita dell’”Osservatorio sugli appalti di lavori pubblici, servizi e forniture”. Grande attenzione dunque a politiche rivolte a contrastare la precarietà, le morti bianche e il lavoro nero, per
aiutare principalmente i lavoratori immigrati che sono la
parte più debole. Ne è convinto Nobile secondo cui è importante fare capire che “a Roma esistono decine di
‘smorzi’, cioè luoghi di aggregazione dei lavoratori immigrati che vengono sfruttati per pochi soldi e a volte neanche pagati. Con questi corsi facciamo diventare le istitu-
zioni dei punti di riferimento per i lavoratori e in questo modo puntiamo alla loro integrazione. Daremo loro le informazioni necessarie per la sicurezza sul lavoro contenute in un
libriccino, per far capire come salvare e preservare la loro
vita e allo stesso tempo li informeremo sul nostro sistema
sanitario. Consegneremo anche gli strumenti necessari
per evitare gli infortuni, come il caschetto, le scarpe antinfortunistica. Elementi questi che dovrebbero fornire le
aziende ma che non danno”.
Per quanto riguarda la situazione del caporalato in provincia Nobile spiega che “sono numerosissimi gli ‘smorzi’ e
coinvolgono circa 4-5 mila lavoratori. La maggior parte di
questi sono rumeni e lavorano nel campo dell’edilizia.
Questi ragazzi vengono percepiti come nuovi schiavi e
quindi anche cittadini che hanno bisogno di fare dei lavori
in casa si recano negli smorzi per prenderli”. Si tratta quindi di un processo che “bisogna assolutamente contrastare, soprattutto in un paese come il nostro dove il fenomeno dell’immigrazione viene associato alla criminalità”. Il
presidente del Ctp fa notare come ultimamente gli infortuni nell’edilizia siano diminuiti del 12 per cento ma dall’altro
lato “bisogna segnalare che a fianco a questo dato positivo, a causa della crisi, sta aumentando il lavoro in nero e di
conseguenza anche l’incidenza degli infortuni”. Secondo
Nicolini, per ostacolare questo fenomeno in crescita “è necessario un forte controllo sul territorio da parte delle istituzioni. Bisogna anche contrastare gli imprenditori che si
tengono al margine della legalità e i cittadini che usano
questi lavoratori in nero. Per fare questo - conclude - si deve far sì che ci sia una formazione continua sui diritti di
ognuno”. I
Lazio, aumenta
la presenza “femminile”
nel mondo del lavoro
Ancora forte il divario con gli uomini. Sussistono inoltre discriminazioni di genere per
quanto riguarda la formazione, la retribuzione e la presenza in posizioni di alta responsabilità
di Noemi Romano
Le donne sono sempre più protagoniste della vita quotidiana.
Regine della casa, fanno sentire sempre più la loro presenza
anche nel mondo del lavoro. Da un’attenta analisi emerge infatti che nel corso degli anni nel Lazio il numero di donne nel
mercato del lavoro è aumentata, anche se i tassi di attività e
di occupazione femminile si mantengono lontani dalla media
dell’Unione Europea e dai limiti fissati da Lisbona, quelli secondo cui entro il 2010 l’occupazione delle donne dovrebbe
arrivare al 60 per cento. È quanto rivela il “Rapporto sul lavoro delle donne nel Lazio” relativo al biennio 2006-2007 presentato presso la Casa Internazionale delle Donne. Sono 496
le aziende pubbliche e private laziali con oltre 100 dipendenti
che hanno presentato i dati relativi alle loro condizioni interne.
E ciò che emerge in generale è una notevole difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro da parte del “gentil sesso”. Esistono poi forti discriminazioni di genere per quanto riguarda la
formazione, la retribuzione e la presenza in posizioni di alta responsabilità. Scendendo nel particolare, tra il 2006 e il 2007 si
assiste a un aumento degli occupati sia maschi che femmine,
queste sono passate dal 32 al 34 per cento. Le province maggiormente interessate sono Roma, Latina e Viterbo, stazionari invece i dati relativi a Rieti e Frosinone. Per quanto riguarda
la ripartizione per settori, il 62 per cento delle donne è occupata nei servizi e il 24 nell’industria.
Il dato maggiore a livello regionale dei servizi è determinato
dalla forte presenza che questi hanno nella provincia di Roma, dove le aziende del terziario sono circa il 67 per cento del
totale. Da sole, la capitale e la sua provincia concentrano il 60
per cento delle donne occupate in tutta la regione. Riguardo
alle altre province la percentuale più alta nel settore dei servizi si registra a Viterbo con il 60,4 per cento e la minima a Frosinone con il 21,4. Quanto all’industria il dato più significativo
è quello di Roma, con il 27,8 per cento e quello più basso è a
Viterbo con il 5 per cento. Guardando alle categorie professionali, complessivamente in tutto il territorio regionale le donne occupate sono principalmente impiegate. I dirigenti, infatti, rappresentano solo il 3 per cento dei lavoratori e di questo
il 15,5 per cento è costituito dalla presenza femminile. Gli impiegati invece sono il 56,4 per cento e di questi ben il 71,5 per
cento sono donne. Quanto agli operai, costituiscono il 27 per
cento dei lavoratori e l’occupazione femminile è pari al 16,4
per cento. Ancora più marcato il divario tra uomini e donne
se si guarda alla tipologia contrattuale.
Dal rapporto emerge che l’occupazione a tempo indeterminato è l’87,6 per cento del totale e quella maschile rappresenta il 68 per cento. Diverso l’andamento per i contratti a
tempo determinato. Su un totale del 6 per cento, il “gentil
sesso” costituisce l’8,5 per cento delle occupate, mentre gli
uomini il 4,7 per cento. Si riscontra invece una forte presenza femminile per quanto riguarda il contratto part-time. Le
donne che ne usufruiscono sono ben il 70 per cento del totale. A colpire anche la forte differenza tra le province dove
a Roma il 19 per cento degli occupati a tempo parziale sono donne, mentre a Rieti solo l’1,5. Notevoli differenze tra i
due sessi anche riguardo alle retribuzioni, che risultano a favore degli uomini in tutte le province e le categorie professionali. Ciò accade per due motivi: perché spesso le donne
sono inserite a livelli di inquadramento più bassi e perché
fanno più ricorso al lavoro part-time. Il divario più significativo si riscontra nella provincia di Frosinone, dove le dirigenti percepiscono il 48 per cento in meno rispetto ai colleghi.
Le impiegate il 21 per cento e le operaie il 65 per cento in
meno rispetto agli uomini.
Nella provincia di Latina le differenze si assottigliano a favore delle donne, dove le dirigenti percepiscono il 15 per cento in meno, le impiegate il 4,8 e le operaie il 7,2 per cento. A
Roma le differenze diventano minime a livello dei dirigenti:
la retribuzione femminile è del 3,1 per cento inferiore a quella maschile, mentre per le operaie la differenza è del 31,2
per cento. Secondo il consigliere di Parità del Lazio Alida
Castelli la regione “ha sperimentato più di tutte le altre la
flessibilità. C’è la percentuale più alta di tutta Italia di occupazione femminile nella Pubblica amministrazione e ciò
spiega perché la flessione del lavoro è stata meno forte rispetto al resto del paese”. Ma le donne devono ancora affrontare diversi problemi, tra cui quello del “doppio sì: cioè il
potere fare figli e avere al contempo opportunità di continuare a lavorare senza che la famiglia intralci la qualità del
lavoro. Spesso - dice Castelli - bisogna scegliere tra l’una o
l’altra opportunità”. I
25
LAZIO / AMBIENTE
Lazio, Case Ater:
da Regione 22 milioni
per fotovoltaico sui tetti
La Regione Lazio sempre
più a favore della “green
economy” e delle fonti
energetiche alternative. Il
Fotovoltaico arriva sui tetti
delle case dell’Ater su tutto
il territorio regionale. Si
tratta di un progetto sperimentato per la prima volta
in Italia e che prevede interventi di manutenzione ed
efficentamento dei tetti delle case e al contempo l’installazione e la gestione di
pannelli fotovoltaici.
L’iniziativa, presentata dagli assessori regionali alle
Politiche della Casa e all’Ambiente e Cooperazione
fra i Popoli Mario Di Carlo e
Filiberto Zaratti, stabilisce
che la Regione investa
complessivamente 22 milioni di euro dei quali 15 milioni concessi dall’assessorato alla Casa e 7 milioni da quello all’Ambiente.
Si attiveranno inoltre risorse private per circa 20,8 milioni di
euro, che riguarderanno la realizzazione dei pannelli, portando così la Regione a uno stanziamento complessivo di
26 milioni di euro.
“Gli interventi riguarderanno circa 40 mila abitazioni popolari - spiega Di Carlo -, e questo comporterà una produzione significativa. È stata una delibera molto complicata che
ci ha impegnato per otto mesi ma abbiamo fatto un intervento rilevante perché riguarderà la manutenzione, aumentiamo la capacità di produzione elettrica della regione
e costruiamo una fonte di reddito per il sistema territoriale
e le Ater”.
La superficie di pannelli fotovoltaici che verrà istallata sarà
pari a circa 64 mila metri quadrati, e saranno prodotti “6,5
Megawatt di energia pulita, sufficienti ad alimentare una
cittadina di 10 mila abitanti. Questo - sottolinea Zaratti - ci
permetterà di ridurre le emissioni di Co2 per 4mila 200 tonnellate. Nel 2005 nella nostra regione si producevano solo
0,5 Megawatt di energia”. Il prossimo obiettivo è l’apertura
prevista per l’11 dicembre della più grande centrale fotovoltaica d’Italia a Montalto di Castro. E riguardo alla crisi
economica l’assessore spiega come la “green economy”
stia permettendo alla regione di rispondere positivamente
alla congiuntura.
“Se il pil della nostra regione è sceso meno di quello delle
altre - dice - ciò è dovuto al fatto che in questi anni, oltre
alle altre iniziative, abbiamo investito circa un miliardo e
mezzo di euro per l’ambiente. Abbiamo dimostrato che
non è vero ciò che si sostiene cioè che in un momento di
crisi economica l’ambiente diventa un lusso, in questo momento è il contrario. Gli investimenti sull’innovazione dell’ambiente - conclude - permettono al sistema delle piccole e medie imprese di poter resistere meglio alla congiuntura”. I
Acquisti verdi volano
per Green economy
“La necessità per le pubbliche amministrazioni di applicare il
sistema del Green Public Procurement (GPP), ovvero il ricorso a criteri di sostenibilità ambientale, nella scelta di beni e
servizi necessari per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali, è presente nelle politiche della Regione Lazio, che
già da tempo si è dotata di documenti di indirizzo per l’adesione al GPP”. Lo ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente della Regione Lazio, Filiberto Zaratti, durante il seminario della rete regionale per il GPP nel Lazio svoltosi a novembre presso la sede dell’amministrazione regionale.
“La Regione Lazio - ha ricordato Zaratti - già nel 2006, ha
introdotto il GPP per orientare gli acquisti secondo i criteri
della sostenibilità ambientale negli Enti regionali che operano per la tutela dell’ambiente e siamo stati i primi in Italia ad
approvare linee guida per gli appalti pubblici di lavori, seguendo così le indicazioni della Commissione UE, che nel
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“Libro Verde - Gli appalti pubblici nell’Unione Europea”, ha
stabilito indirizzi per integrare aspetti di carattere ambientale nella definizione degli appalti pubblici. Abbiamo anche
pubblicato le Linee Guida per l’applicazione del Green Public Procurement nell’intero sistema regionale”.
Il Green Public Procurement è uno strumento di sviluppo
sostenibile importante per le Pubbliche Amministrazioni e
per i mercati, visto che gli acquisti delle amministrazioni
pubbliche rappresentano circa il 16% del Pil e può essere
utilizzato al fine di orientare le procedure di appalto verso
prodotti e processi compatibili con l’ambiente. “Il fine conclude l’assessore - è quello di ridurre l’uso delle risorse
naturali, la produzione di rifiuti, le emissioni inquinanti, i pericoli e i rischi per ambiente e la salute umana, ma soprattutto dare indicazioni virtuose al mercato per uno sviluppo
ecosostenibile”. I
A Cerveteri consegnate
le prime 3 compostiere
per rifiuti
L’assessore provinciale alle Politiche del Territorio e alla Tutela dell’Ambiente, Michele Civita, nell’ambito della Settimana europea della prevenzione e riduzione dei rifiuti, ha consegnato simbolicamente alla presenza del sindaco Gino Ciogli e dell’assessore all’Ambiente
Aldo De Angelis, le prime tre compostiere domestiche ad altrettante famiglie del Comune di
Cerveteri. “Si tratta - ha spiegato Civita - delle prime di circa 15mila compostiere, il cui bando di acquisto si è da poco chiuso per un finanziamento da parte della Provincia di Roma di
oltre 700mila euro, che verranno distribuite ai Comuni con zone rurali e case sparse, difficili
da raggiungere con regolarità per il servizio porta a porta e per la raccolta della frazione umida dei rifiuti”. Inoltre, grazie ad un finanziamento di oltre 1,3 milioni di euro da parte della Provincia di Roma è stato presentato il servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta per i 45mila
abitanti di Cerveteri. “Entro la fine dell’anno - ha annunciato il sindaco Ciogli - verrà stanziato dall’amministrazione provinciale un ulteriore contributo di 130mila euro, integrativo rispetto ai 54mila finanziati nel 2008, grazie al quale sarà possibile completare la realizzazione, già
iniziata, dell’ecocentro di Cerveteri, che sarà un’infrastruttura di supporto fondamentale per
la messa a regime del Porta a Porta su tutto il Comune”.
Ad oggi sono stati superati i 600 mila abitanti del territorio provinciale coinvolti nella strategia di prevenzione, riduzione e riutilizzo dei rifiuti solidi urbani. “Un dato - sottolinea Civita che ci consente di affermare con orgoglio di essere una tra le migliori amministrazioni italiane nel campo della tutela dell’ambiente e della creazione di nuove opportunità economiche
eco-compatibili”.
Entro la fine del la Provincia di Roma sarà in grado di offrire ad oltre un milione di abitanti del
territorio, grazie ad investimenti complessivi di circa 22 milioni di euro, il servizio di raccolta
dei rifiuti porta a porta. I
A Gaeta l’ultimo
appuntamento con Ecofest
Sono partiti lo scorso 28 novembre gli appuntamenti con Ecofest, la manifestazione dell’assessorato regionale all’Ambiente. “Ecofest è un’occasione di confronto e riflessione tra istituzioni, imprese, organizzazioni, ricercatori e cittadini - afferma l’assessore regionale all’Ambiente Filiberto Zaratti - intorno a questioni ecologiche e sociali, dalla tutela ambientale allo
sviluppo sostenibile, dalla solidarietà ai lavori ‘verdi’. Questioni che dobbiamo affrontare insieme per costruire una nuova etica ecologista fondata su stili di vita rispettosi di noi stessi
e del pianeta che ci accoglie”.
Convegni, aree espositive e spettacoli per grandi e bambini le modalità scelte per attirare
l’attenzione del maggior numero di persone con l’unico obiettivo di divulgare, in modo
esemplificativo e anche divertente, i temi del risparmio e dell’efficienza energetica oltre a fornire ai cittadini gli elementi di conoscenza di base sulle fonti rinnovabili e sul nucleare, per
creare consapevolezza su problematiche e vantaggi che impattano territorio e ambiente.
Il 28 e 29 novembre la manifestazione ha toccato il comune di Ladispoli, il 5 e 6 dicembre
quello di Rieti, il 12 e 13 dicembre Monterotondo. L’ultimo appuntamento è stato il 16 e 17
gennaio a Gaeta. I
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EUROPA / ATTIVITÀ UE
Via Francigena, destin
A Bruxelles un’iniziativa organizzata dall’AEVF per promuovere l’antica via d
di Beatrice Curci
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La rivista “Via Francigena” sceglie Bruxelles, cuore delle Istituzioni europee, per presentare il suo decimo numero. Un taglio sempre più europeo per questa pubblicazione che, in
collaborazione con l’Istituto Europeo degli Itinerari Culturali
di Lussemburgo, ha scelto di occuparsi della valorizzazione
degli Itinerari Culturali d’Europa.
Lo scorso 9 dicembre una delegazione dell’AEVF (Associazione Europea delle Vie Francigene), guidata dal presidente
Massimo Tedeschi, è arrivata nella capitale d’Europa per
sensibilizzare il Parlamento Europeo, l’Esecutivo e la Commissione cultura sul valore della rete degli Itinerari Culturali
Europei nello sviluppo di un turismo identitario e sostenibile.
E perché se ne promuovano le potenzialità ed il carattere innovatore, a vantaggio della destinazione dei mille paesi dell’Europa cosiddetta minore.
L’incontro si è aperto con i saluti di Alphonse Berns, Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Gran Ducato di
Lussemburgo, seguito da Guy Dockendorf, Primo consigliere del Governo del Lussemburgo e Direttore Generale del Ministero della Cultura. Numerosi i relatori che sono intervenuti
a questa presentazione. Ma paladina della “Via Francigena”,
anche per suo passione personale, è stata Silvia Costa, europarlamentare e membro della Commissione Cultura che ha
voluto sottolineare come: “Lo sviluppo del Cammino Francigeno ha il significato di promuovere l’identità europea, sostenendo democrazia culturale e dialogo interreligioso. Per questo la Via Francigena merita che le venga attribuito il giusto
peso per gli aspetti turistici, ambientali, enogastronomici e
artistici, ma anche sociali ed economici”. L’eurodeputata ha
inoltre spiegato che: “Nell’antico Medio Evo, il pellegrinaggio a Roma era, con quelli in Terra Santa e a Santiago de
Campostela, una delle tre peregrinationes maiores. Riscoprire questi percorsi, che attraversano le frontiere degli
Stati europei, significa andare alle radici della stessa Europa unita. E come dimostra l’esperienza della regione di
Santiago de Campostela, oggi la via Francigena può essere anche volano di un nuovo tipo di sviluppo legato al territorio ed alle sue tradizioni. A livello locale si sta già muovendo qualcosa. I comuni europei interessati dalla via francigena si sono recentemente messi in rete. Una regione
come il Lazio ha stanziato 10 milioni di euro per la valorizzazione del proprio tratto. Anche l’Europa, intesa come
Unione europea, avrebbe interesse a contribuire alla promozione di questo patrimonio culturale, turistico e sociale,
con un progetto mirato che coniughi sussidiarietà e dimensione comunitaria”. E nel corso dell’iniziativa, Silvia Costa
ha lanciato anche la proposta di fondare un intergruppo
parlamentare proprio per sostenere la valorizzazione degli
itinerari culturali europei.
L’Europa è infatti solcata da grandi vie di comunicazione,
virtuali e reali. E proprio in questo ventunesimo secolo si
vuole riscoprire una rete di tracciati antichi, che hanno segnato la storia del continente attraverso il commercio, i
viaggi, il cammino che i popoli hanno percorso identificando così il proprio status di cittadini europei. In tal senso il
Massimo Tedeschi ha sostenuto: “La Via Francigena è un
percorso unico ed un progetto europeo che coniuga la dimensione religiosa con quella culturale e paesaggistica da
nazione Europa
d’Europa
Canterbury a Roma”. Ed ha aggiunto: “Se nostra meta è
un’Europa davvero più integrata ed unita anche sul piano politico diviene allora necessario creare collegamenti più stretti
tra le politiche culturali e turistici degli Stati membri e la politica culturale del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea. E
quindi c’è bisogno che il progetto della Via Francigena e dello sviluppo della rete degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa approdi nelle aule del Parlamento Europeo attraverso
l’approvazione di una specifica Risoluzione così che possa
diventare Programma della Commissione Europea”.
All’iniziativa hanno inoltre preso parte Nicola Macrì, funzionario della Direzione Generale Biblioteche, Istituti Culturali e Diritto d’Autore, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
che ha ricordato quanto fatto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali a sostegno della Via Francigena e degli Itinera-
ri Culturali: la convenzione con AEVF, la sottoscrizione di un
Protocollo d’Intesa, la costituzione della Consulta per gli Itinerari Storici, Culturali e Religiosi prima, e del Comitato
Scientifico poi. Carla Cropera, coordinatrice editoriale di Via
Francigena e Segretario Generale di AEVF, Roberta Alberotanza, Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Lussemburgo, e Michel Thomas-Penette, Direttore dell’Istituto Europeo
degli Itinerari Culturali, con il quale è stato organizzato
l’evento. In rappresentanza degli altri paesi attraversati dalla
Via Francigena erano presenti William Pettit, per la Città di
Canterbury, François Louviot, Presidente dell’Associazione
Via Francigena Francia, Damien Revaz, Sindaco di Saint
Maurice. E alcuni rappresentanti della Commissione Europea, dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles e delle Regioni Italiane presenti a Bruxelles. I
L’Europa dei pellegrini
Da Canterbury a Roma, l’itinerario storico della via che risale al Medioevo
La Via Francigena è un antico e importante itinerario che attraversa l’Europa, le cui origini
risalgono al Medioevo. Parte da Canterbury, percorre la contea del Kent, arriva alla Manica,
prosegue lungo le regioni francesi Nord Pas de Calais, Picardie, Champagne-Ardenne
Franche-Comté, varca la frontiera Svizzera nel cantone di Vaud e, in Italia, si snoda attraverso le regioni: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e
Lazio. Questo cammino è costituito da un insieme di strade che prevedono una ricca serie
di alternative e varianti, tali da renderlo una sorta di ‘territorio-strada’. Nel Medioevo, infatti, a causa delle divisioni politiche, delle pessime e alterne condizioni viarie, non sarebbe
stato possibile pensare a una strada vincolata ad un unico tracciato.
Ma è nel percorso storico fatto dell’Arcivescovo di Canterbury, Sigerico, nel 990 d.C che la
Via Francigena trova una sua unitarietà, fruibile, in termini progettuali: sia a livello turistico
sia di valorizzazione dei beni culturali ad essa afferenti. Fra i numerosi documenti e memorie di viaggio che attestano l’antichità di questo percorso, uno dei primi e più famosi è proprio il Diario di Sigerico che di ritorno da Roma, dove si era recato in pellegrinaggio per ricevere direttamente dal papa Giovanni VI il “pallio”, o mantello, vescovile, lasciò uno scarno ma preciso elenco delle 79 tappe, o submansiones, del viaggio (“de Roma usque ad
mare”) compiuto dalla sede papale fino alla costa atlantica. La Comunità Europea ha adottato l’itinerario di Sigerico, giunto a noi in un prezioso manoscritto conservato presso la British Library di Londra, come itinerario ufficiale del Cammino per Roma. La Via Francigena
ufficiale è dunque quella documentata da Sigerico nel X secolo.
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EUROPA / ATTIVITÀ UE
Ma attraverso quali percorsi gli antichi pellegrini giungevano a Roma, altera Jerusalem? Fra i numerosi percorsi “romei” che da varie parti d’Europa e d’Italia raggiungevano la
capitale della cristianità, uno dei più anticamente documentati è l’itinerario detto “Via Francigena” o via “francesca” proveniente cioè dalla Francia. La sua origine risale all’età longobarda, quando infatti i Longobardi nel VI secolo
stabilirono il proprio dominio sull’Italia settentrionale e centro-meridionale, creando un regno con capitale Pavia. E si
trovarono costretti, per raggiungere i propri ducati al di là
dell’Appennino, a cercare un percorso sicuro, lontano dagli
itinerari romagnoli e liguri, di origine romana e certamente
più comodi. Ma tutti controllati dai bizantini, loro nemici irriducibili.
Diedero così impulso al percorso di Monte Bardone (‘Mons
Langobardorum’), tra Fornovo, Berceto e Pontremoli, corrispondente grosso modo all’attuale passo della Cisa, attra-
verso cui raggiungere l’antico scalo marittimo di Luni, alla
foce del Magra, e la Tuscia. Quando poi ai Longobardi subentrarono i Franchi, il percorso venne ampliato e consolidato in direzione della Francia da cui la via prese il nome e
attestato per la prima volta, non a caso, nei documenti di
questo periodo. Proprio perché in direzione di Roma e del
papato, che in Carlo Magno e nei Franchi aveva trovato
preziosi alleati. Probabilmente fu allora che, con il consolidarsi dei traffici in direzione nord-sud, prese deciso impulso anche il pellegrinaggio verso i luoghi sacri della Città
Eterna. Va sempre ricordato, però, che non si trattava propriamente di “una” strada ma di un’”area-strada”, di un insieme quindi di percorsi usati in tempi diversi e forse con
funzione diversa, a seconda dei tipi di traffico e delle vicende politiche, topografiche e climatiche delle varie zone.
Non una sola Francigena, dunque, ma “tante” Francigene,
confluenti tra di loro in alcuni punti nodali. I
I tracciati della via Francigena
I più frequentati valichi “francigeni” attraverso le Alpi erano
il Monginevro e il Moncenisio, confluenti, nel versante italiano, nel nodo viario di Susa. Altri punti di accesso erano il
Grande e il Piccolo S. Bernardo, il cui sbocco sul versante
italiano è la valle d’Aosta. Fra tutti questi valichi, uno dei più
frequentati dai pellegrini fu certamente quello del Moncenisio, il cui percorso di accesso all’Italia è segnato dall’antichissima abbazia di Novalesa e dalla Sacra di S. Michele,
sorta nelle vicinanze del luogo che vide l’esercito di Carlo
Magno aggirare a sorpresa lo sbarramento posto dall’esercito di Adelchi, figlio di Desiderio, ultimo re longobardo, di
manzoniana memoria.
Altre tappe fondamentali furono Pavia, ex capitale longobarda, Piacenza, nodo viario importantissimo, Fidenza,
punto di snodo fra i percorsi di pianura e il valico di Monte
Bardone, e sul tratto appenninico, le città di Fornovo e di
Berceto. Al di là degli Appennini, il percorso toccava Pontremoli e Luni. La decadenza del porto di Luni, avvenuta a
partire dal sec. VIII, portò allo sviluppo di Sarzana, di Massa
e Pietrasanta, che, collocate lungo l’antica direttrice della
via consolare Aurelia, divennero punti fondamentali del
transito francigeno.
Dopo Pietrasanta, lasciata la zona costiera, insicura a causa delle incursioni piratesche, il percorso più frequentato
toccava Camaiore, Lucca, Altopascio, splendido esempio
di centro di assistenza ed ospitalità tra i meglio organizzati
dell’Europa medioevale. Dopo Altopascio, il tracciato della
Francigena toccava la Val d’Elsa e Siena. E da lì si innestava sulla Cassia romana, toccando Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Capranica, Sutri, Monterosi. Alla Storta, nei pressi di Roma, i pellegrini preferivano lascia-
re la Cassia, che attraversava zone allora malsane e pericolose, per seguire l’antica Via Triumphalis ed arrivavano al
Vaticano dal monte Mario, detto Mons Gaudii (‘monte della
gioia’). L’accesso al piazzale della basilica di S. Pietro avveniva dal lato destro, dalla via del Pellegrino e dalla Porta
Sancti Pellegrini lungo un tratto di strada che, non a caso,
venne a lungo chiamato “ruga francisca”, strada dei francesi. La Via Francigena divenne con il tempo arteria di traffici
e di pellegrinaggio, una via di collegamento importantissima fra il nord e il sud Europa e un fecondo terreno di scambio culturale. Monumenti e tesori d’arte arricchirono i principali centri del percorso: splendide cattedrali, come quelle di
Lucca, di Sarzana o di Fidenza, chiese dove si custodivano
preziose reliquie connesse al pellegrinaggio, come quella
proveniente, secondo la tradizione, dal pretorio di Gerusalemme custodita nella cripta della Cattedrale del Santo Sepolcro di Acquapendente o come il misterioso Volto Santo
di Lucca, prefigurazione della Veronica romana. Lungo il
percorso sorsero santuari e oratori dedicati ai santi protettori del cammino, come Giacomo, Cristoforo, Michele arcangelo, Donnino, o, più tardi, Rocco. Miracoli strepitosi accaddero lungo la Francigena, come quello di Bolsena che,
avvenuto nel sacello della martire Cristina, riportò alla fede
un sacerdote dubbioso, anch’egli pellegrino a Roma, e diede alla Chiesa la festa del Corpus Domini.
Sulla Francigena, come sul Cammino di Santiago, si è fatta
la comune civiltà europea. Per queste ragioni nel 1994 il
Consiglio d’Europa ha riconosciuto alla Via Francigena la
dignità di “Itinerario Culturale Europeo”, al pari del Cammino di Santiago diretto alla tomba dell’apostolo Giacomo, difensore della cristianità.
La via Francigena oggi
Chi oggi ripercorre la Via Francigena, magari a piedi, con il
ritmo lento e naturale del viandante, può scoprire itinerari
spesso “minori” ma ricchi di storia e di tradizioni.
Il moderno camminatore può incontrare grandi monumenti
che ancora parlano della storia e della cultura del pellegrinaggio, come il duomo di Fidenza, costruito in fregio alla via
Francigena; può riscoprire gioielli nascosti d’architettura come la romanica Pieve di Bardone, ai piedi dell’antico valico di
Monte Bardone (Cisa); può visitare e toccare santuari e reliquie che da secoli attirano folle di pellegrini, come il misterioso e celebre Volto Santo venerato nella Cattedrale di S. Martino di Lucca prefigurazione della Veronica romana; ritrovare
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i segni di una devozione “minore”, ma determinante per capire lo spirito che animava gli antichi pellegrini: edicole sacre,
ex voto, croci segnavia, pie iscrizioni.
Altri segni, meno “faticosi” ma leggibili solo dai cultori del
“viaggio lento”, sono, sul cammino per Roma, le effigi del Volto Santo che numerose costellano le strade da e per Lucca, o
le belle “maestà” (effigi della Vergine) in marmo di Carrara poste da artigiani sapienti e fedeli devoti sulle facciate delle case lungo le strade della Lunigiana e della Versilia. I tesori del
cammino romeo non sono solo i “luoghi del sacro”, ma anche
numerosi “luoghi del profano”: le terme romane naturali di Bagnaccio presso Viterbo, o la vasca termale medioevale di Ba-
gno Vignoni, presso Siena. È possibile, infine, percorrere tratti intatti dell’antico cammino: a Castellonchio, prima di Berceto, presso l’antico valico di Monte Bardone, o, in Toscana, a
Galleno, o, nel Viterbese, a Capranica, dove, fra i noccioleti, in
luoghi legati al ricordo di Carlo Magno e delle chanson de geste, è possibile ancora camminare sul basolato della via Cassia romana affiorante nell’erba. Addirittura, nella zona di Baccano, presso Roma, la via Cassia romana affiora intatta,
emergono le antiche infrastrutture del viaggiare: camminando, se ne possono scoprire moltissime: granai e ponti fortificati, ospedali, stazioni di posta, cisterne, mulini, antiche locande. Ma ora che i collegamenti fra l’Italia e l’Europa sono
facili, rapidi e numerosi e che l’antico percorso compiuto dai
pellegrini è stato inglobato in una rete stradale molto più ampia ed articolata, è importante cercare di fare rivivere la Via
Francigena, per ridarle in pieno quella dignità che la Comunità Europea, sulla carta, le ha già riconosciuto e per restituire
al nostro Paese una parte, importantissima, della propria cultura e della propria storia. Le difficoltà, purtroppo, sono numerose, perché il percorso francigeno, a differenza del Cam-
mino di Santiago, non ha mai avuto una “mitologia” ed una
identità comune e non ha più una solida tradizione di cammino. La strada di Santiago era nata ed era stata sostenuta da una precisa volontà politica di difesa nei confronti
dell’Islam; il percorso francigeno era solo uno dei tanti che
portavano a Roma, risultava esso stesso dal confluire di
molti percorsi. Ora, se si vuole ridare davvero vita a questo
itinerario, come è accaduto per il Cammino di Santiago,
occorre individuare concretamente sul terreno un tracciato
unitario e rivitalizzarlo tanto dal punto di vista del turismo
culturale quanto dal punto di vista del turismo pedonale. A
questo proposito, per chi viaggia a piedi o in bicicletta occorrono innanzi tutto segnaletica e cartografia adeguate,
solo in parte finora realizzate; occorrono percorsi appartati
dal traffico; occorrono credenziali ufficiali, che però su iniziativa dell’AEVF l’Associazione dei Comuni italiani sulla
Via Francigena ha già predisposto; occorrono strutture di
accoglienza a basso costo, organizzate, efficienti, ben distribuite. Solo così si potrà fare della Via Francigena una
vera strada per l’Europa. I
Mille chilometri di gusto
I prodotti Dop e Igp, i sapori da riscoprire lungo la strada del “pellegrino gourmet”
Si cammina e si mangia “lento” lungo i mille chilometri italiani della Via Francigena, Nel nostro
Paese il tracciato solca secoli di storia e tradizioni, dal Lazio della capitale alla Val d’Aosta (dalla quale si passa in Svizzera), attraversando la Toscana, la Liguria, l’Emilia, la Lombardia, e il
Piemonte. Sette regioni italiane ricche di fascino e storia, e note anche per la ricchezza e la
qualità dei prodotti gastronomici: sono ben 40 lungo questa via le eccellenze insignite dei marchi Dop e Igp. Da nord a sud, il pellegrino diventa buongustaio e può camminare seguendo la
qualità e assaggiando lungo il percorso cibi di antichissima tradizione: gli stessi che molto probabilmente anche i viandanti del medioevo mangiarano per rifocillarsi nel cammino. La Valle
d’Aosta offre Fontina, Fromadzo, Jambon de Bosses e Lard d’Arnad; il Piemonte Toma piemontese, Nocciola Igp, Riso di Baraggia Biellese e Vercellese, Gorgonzola insieme alla Lombardia, Grana Padano in condivisione con Emilia e Lombardia. La Lombardia è terra di Taleggio, Quartirolo Lombardo e Salame d’oca di Mortara; l’Emilia di Parmigiano-Reggiano, Fungo
di Borgotaro, Coppa, Pancetta e Salame Piacentini, Prosciutto di Parma e Culatello di Zibello.
Scendendo si incontra la Liguria con il suo Olio Dop e Basilico genovese, ingredienti base del
più famoso e gustoso pesto. La ricchissima Toscana apparecchia una tavola completa: Pecorino toscano e olio di oliva nelle varietà Chianti Classico, Terre di Siena, Toscano, e Lucca; Farina e Farro della Garfagnana; Castagna del Monte Amiata; Vitellone bianco dell’Appennino
Centrale (insieme al Lazio), Prosciutto Toscano, Lardo di Colonnata; Miele della Lunigiana e
Zafferano di San Gimignano. E poi il Lazio che offre pecorino romano, ricotta, olio d’oliva Canino e Tuscia e Carciofo romanesco. E lungo tutta la strada, ad esclusione della Valle d’Aosta,
i vari salamini alla cacciatora Igp. Un excursus storico-gastronomico che tocca le tappe di un
cammino che da spirituale diventa anche delizia del palato. Perché questi alimenti, che ora sono stati elevati al grado di prelibatezze gastronomiche, sono prodotti ancora oggi secondo
l’antica tradizione locale e che sono stati la base dell’alimentazione delle popolazioni che vivevano nei secoli passati lungo questa via. I
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EUROPA / ATTIVITÀ UE
Il nuovo esecutivo europeo
La Commissione Europea rimarrà in carica fino al 2014,
molte riconferme a partire dalla Presidenza di Barroso
di Beatrice Curci
La nuova commissione europea è stata nominata e rimarrà
in carica fino al 2014. La presidenza è stata riconfermata a
Josè Manuel Barroso e l’esecutivo che lo affiancherà è dominato dalla destra: conta 13 conservatori, 8 liberali e 6 socialisti. Dall’UE quindi solo un segnale di continuità con il
recente passato, anche se la metà dei commissari è di nuova nomina, 14 però i riconfermati. Ma per Barroso: “Questa
squadra è un mix perfetto di esperienza e forze fresche.
Abbiamo un programma europeo, ora abbiamo un’équipe
europea”.
Un’elezione iniziata tra molte polemiche e proseguita con le
discusse designazioni del belga Herman Van Rompuy quale presidente stabile del Consiglio dell’UE e della baronessa Catherine Ashton quale Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune. La nuova commissione
ha 7 vicepresidenti di cui tre donne, inclusa Catherine
Ashton, in seguito proprio all’entrata in vigore del Trattato di
Lisbona avvenuta il 1° dicembre. Gli altri vicepresidenti saranno Reding, Almunia, Kallas, Kroes, Tajani e Sefãoviã. In
totale ci saranno nove donne Commissario su 27. Ma il
nuovo Esecutivo europeo avrà l’approvazione finale del
Parlamento europeo e del Consiglio a gennaio 2010 quando i commissari designati cominceranno le audizioni in Parlamento, istituzione di fronte alla quale sono responsabili, e
dovranno prestare giuramento per insediarsi compiutamente nel febbraio 2010. Tra i nuovi portafogli assegnati ci
sono le Azioni in favore del clima (affidato alla danese Connie Hedegaard), gli Affari Interni, (Cecilia Mallmström, sve-
I commissari designati
e relative competenze
• Joaquín ALMUNIA (Spagna): Concorrenza
• László ANDOR (Ungheria): Occupazione, Affari Sociali e Inclusione
• Catherine ASHTON (Gran Bretagna): Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Sicurezza
• Michel BARNIER (Francia): Mercato Interno e Servizi
• Dacian CIOLOS (Romania): Agricoltura e Sviluppo Rurale
• John DALLI (Malta): Salute e Consumatori
• Maria DAMANAKI (Grecia): Affari Marittimi e Pesca
• Karel DE GUCHT (Belgio): Commercio.
ˇ
• Stefan
FÜLE (Repubblica Ceca) : Allargamento e Politica di vicinato
• Johannes HAHN (Austria): Politica Regionale
• Connie HEDEGAARD (Danimarca): Clima
• Maire GEOGHEGAN-QUINN (Irlanda): Ricerca e Innovazione.
• Rumiana JELEVA (Bulgaria): Cooperazione Internazionale, Aiuto Umanitario e Risposta alle Crisi
• Siim KALLAS (Estonia): Trasporti
• Neelie KROES (Olanda): Agenda Digitale
• Janusz LEWANDOWSKI (Polonia): Budget e Programmazione Finanziaria
• Cecilia MALMSTRÖM (Svezia): Affari Interni
• Günter OETTINGER (Germania): Energia
• Andris PIEBALGS (Lettonia): Sviluppo
• Janez POTOÂNIK (Slovenia): Ambiente
• Viviane REDING (Lussemburgo): Giustizia, Diritti Fondamentali e Cittadinanza
• Olli REHN (Finlandia): Affari Economici e Monetari
ˇ
• Marosˇ SEFÂOVIÂ
(Slovacchia): Relazioni Interistituzionali e Amministrazione
ˇ
• Algirdas SEMETA
(Lituania): Tassazione e Unione Doganale, Audit e Antifrode
• Antonio TAJANI (Italia): Industria e Imprenditoria
• Androulla VASSILIOU (Cipro): Educazione, Cultura, Multilinguismo e Gioventùˇ
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dese) e altri che vengono riconfigurati, come ad esempio
quello per la Giustizia, che assume anche nella dicitura ufficiale le competenze in tema di diritti fondamentali e cittadinanza affidato a Viviane Reading (Lussemburgo).
Vi è poi la creazione di una squadra “economica” che è al
tempo stesso frutto di un grande compromesso ma anche
forte ed autorevole, se non altro perché composta da commissari (Competitività, Affari economici e monetari, Mercato interno) le cui decisioni hanno effetti legali immediati per
Stati membri e imprese, sull’economia e sulla finanza.
A guidare questa squadra sarà lo spagnolo Joaquin Almunia, (Competitività) commissario ormai di lungo corso, essendo entrato già nell’esecutivo Prodi dal 1999 al 2004 ed
avendo gestito il portafoglio degli Affari economici e monetari per tutta la legislatura appena terminata, uomo a cui è
riconosciuto il rigore delle politiche di bilancio degli Stati
membri.
Con Almunia ci sarà Oli Renh, finlandese responsabile per
l’Allargamento nel periodo caldo 2004-2009 che allo stesso
Almunia succede agli Affari economici e monetari, e ci sarà
Michel Barnier fedelissimo del presidente fencese Nicolas
Sarkozy e da questi imposto quale commissario al Mercato
Interno e ai Servizi. Si tratta di personalità che il Regno Unito teme come “eccessivamente regolazionista” e quindi
potenzialmente dannose per gli interessi della City. Barnier
però sarà affiancato da un nuovo direttore generale, Roger
Faull, che oltre ai meriti di alto funzionario e di ex portavoce di Romano Prodi per una fase del suo mandato può vantare la nazionalità britannica. Fuori dalla squadra “economica” completata con il belga Karel de Gucht, già responsabile per gli Aiuti umanitari che nella nuova Commissione gestirà il portafoglio del Commercio, la Germania della cancelliera Angela Merkel, abile regista delle trattative sulle nomine emerse dall’ultimo Consiglio Europeo e che per ora
“si accontenta” del portafoglio dell’Energia, affidato a Gunter Oettinger in attesa che nel 2011 si liberi il posto di governatore della Banca Centrale Europea (BCE).
Ci sono, infine, i cambiamenti che hanno riguardato tutti i
commissari riconfermati perché, come ricorda Barroso, «lavorare per dieci anni sulle stesse cose può creare routine».
Così nella squadra rimangono Rehn, Almunia, de Gucht, Viviane Reding, lussemburghese già responsabile della Società dell’Informazione, passa al settore Giustizia, Diritti
fondamentali e Cittadinanza, mentre l’olandese Neelie Kroes non si occuperà più di Concorrenza come nel precedente quinquennio ma di Agenda digitale e cambio di dicastero anche per Antonio Tajani, che passa dai trasporti all’industria. E in attesa che la macchina istituzionale si semplifichi e si alleggerisca, a cominciare da quella riduzione del
numero dei commissari già prevista dal Trattato di Nizza e
che prosegue con le innovazioni introdotte dal Trattato di
Lisbona, ma che non potrà essere pienamente attuato prima del triennio 2014-2017, per la Commissione Il punto di
partenza è il rafforzamento del ruolo dell’UE di fronte alle
questioni globali e le sfide principali che si è lanciata sono
quelle di rilanciare la crescita economica oggi e assicurare
sostenibilità e competitività nel futuro; la lotta alla disoccupazione e il rafforzamento della coesione sociale; un’Europa sostenibile a vantaggio della competitività; garantire la
sicurezza dei cittadini europei; rafforzare la cittadinanza europea e la partecipazione. I
Ue: stop alla povertà
e alle discriminazioni
80 milioni di cittadini europei vive sotto la soglia della povertà
di B. F.
L’Unione europea e i suoi Stati membri sono vigorosamente
impegnati ad affrontare le piaghe della povertà e dell’esclusione sociale. L’Agenda sociale 2005-2010 della Commissione ha designato il 2010 quale Anno europeo della lotta alla
povertà e all’esclusione sociale al fine di riaffermare e rafforzare l’iniziale impegno politico dell’Ue formulato all’avvio della strategia di Lisbona a “imprimere una svolta decisiva alla
lotta contro la povertà”.
9 europei su 10 vogliono un
intervento urgente sulla povertà
Questi sono i risultati principali di una nuova indagine di Eurobarometro sugli atteggiamenti alla povertà e all’esclusione sociale presentata dalla Commissione europea il 27
ottobre 2009.
Nel complesso, circa 27.000 i cittadini in tutti gli Stati membri dell’Ue sono stati intervistati a seguito di una selezione casuale. Il 73% degli europei ritiene che la povertà è
un problema diffuso nel loro paese. L’89% vuole un intervento urgente da parte del loro governo per affrontare il problema. 80 milioni di persone - ovvero il 16% della popolazione dell’Unione europea vivono sotto la soglia di povertà.
Tre le cause concomitanti che la determinano: (52%) l’elevato tasso di disoccupazione (49%) i salari insufficienti, (29%) insufficienti prestazioni sociali e pensionistiche,
(26%) il costo eccessivo di un alloggio dignitoso (37%), la mancanza di istruzione, di
formazione o di competenze nonché “la povertà ereditata” per il (25%) e la tossicodipendenza (23%). Oltre la metà degli europei (56%) ritiene che i disoccupati sono più a
rischio di povertà, mentre il 41% ritiene che gli anziani sono più vulnerabili; e il 31%
giudica a rischio quelle con un basso livello di istruzione, formazione e competenze.
Circa nove cittadini europei su dieci (87%) ritengono che la povertà ostacoli la possibilità degli stessi di accedere ad una abitazione dignitosa; otto su dieci ritengono che
essere poveri limiti l’accesso all’istruzione superiore. In media, l’89% degli europei sostiene che è necessaria un’azione urgente dal governo nazionale per combattere la
povertà.
In tutta Europa, il 53% ritiene che i loro governi nazionali siano i principali responsabili per la lotta contro la povertà; il ruolo dell’UE è comunque considerato importante (il
28% lo giudica come “molto importante”, il 46% “un po’ importante”).
L’avallo del Parlamento europeo e del Consiglio alla tematica dell’Anno europeo 2010 è stato pubblicato sulla
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (L. 298 del
7.11.2008). La campagna, che avrà una dotazione di 17
milioni di euro, intende ribadire l’impegno dell’UE a svolgere un ruolo decisivo, all’orizzonte del 2010, per l’eliminazione della povertà.
La crisi economica e finanziaria internazionale del 2008
può avere conseguenze di lungo periodo per la crescita e
l’occupazione nell’UE e saranno le persone più vulnerabili nelle nostre società a risentirne probabilmente di più.
L’Anno europeo della lotta alla povertà dovrebbe quindi
avere un impatto cruciale in materia di sensibilizzazione
sull’esclusione sociale e di promozione dell’inclusione attiva poiché nessun paese può sottrarsi alle conseguenze
di questa crisi mondiale.
Il documento quadro strategico presentato dalla Commissione Ue prevede tra gli obiettivi e i principi guida:
• Riconoscimento di diritti - riconoscere il diritto fondamentale delle persone in condizioni di povertà e di
esclusione sociale di vivere dignitosamente e di far parte a pieno titolo della società, contribuendo a combattere gli stereotipi e la stigmatizzazione;
• Responsabilità condivisa e partecipazione - aumentare
la partecipazione pubblica alle politiche e alle azioni di
inclusione sociale, sottolineando la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale e l’importanza di promuovere e sostenere
le attività di volontariato;
• Coesione - promuovere una società più coesa, sensibilizzando i cittadini sui vantaggi offerti a tutti da una società senza povertà, che consente l’equità distributiva e
nella quale nessuno è emarginato, il benessere sociale,
ivi compreso il benessere dei bambini e la parità di opportunità per tutti.
• Impegno e azioni concrete - riaffermare il fermo impegno politico dell’Unione europea e degli Stati membri
ad attivarsi con determinazione per eliminare la povertà
e l’esclusione sociale e promuovere tale impegno con
azioni a tutti i livelli del potere. I
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EUROPA / ATTIVITÀ UE
Lisbona: un Trattato
nuovo di zecca!
Entrato in vigore il 1 dicembre 2009, rafforza i valori
e gli obiettivi su cui l’Unione si fonda
Con il sì dell’Irlanda, tutti i popoli dell’UE (direttamente tramite referendum o indirettamente attraverso un voto dei rispettivi Parlamenti) si sono pronunciati a favore del Trattato di
Lisbona. Un accordo arrivato dopo due anni di riflessione, che il 1° dicembre 2009 ha permesso al Trattato di entrare in vigore, mettendo fine a diversi anni di negoziati sulla riforma istituzionale.
“Il trattato di Lisbona pone il cittadino al centro del progetto europeo,- ha dichiarato il presidente Barroso -. Disporremo finalmente delle istituzioni giuste per agire e della stabilità
necessaria.” Il Trattato di Lisbona è nella giusta direzione. Infatti, anche se ha abbandonato ogni riferimento al linguaggio costituzionale, esso sviluppa la costituzionalizzazione e la
democratizzazione dell’UE: la Carta dei diritti assume valore vincolante, le materie assegnate alla codecisione tra Parlamento e Consiglio passano dal 60% al 90%, si introducono le cariche permanenti del Presidente del Consiglio europeo e di un quasi-ministro degli esteri. Il Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini dell’UE, è dotato di nuovi importanti poteri per quanto riguarda la legislazione, il bilancio dell’UE e gli accordi internazionali, grazie ad un nuovo meccanismo (principio di
sussidiarietà) per verificare che l’Unione intervenga solo
quando l’azione a livello europeo risulti più efficace.
Una voce più forte per i cittadini: grazie alla cosiddetta
“iniziativa popolare”, un gruppo di almeno un milione di
cittadini, di un certo numero di Stati membri, può invitare
la Commissione a presentare nuove proposte. Per la prima
Il trattato di Lisbona migliora la capacità di azione dell’UE in diversi settori prioritari
volta il Trattato di Lisbona riconosce espressamente agli
per l’Unione di oggi e per i suoi cittadini. È quanto avviene in particolare nel campo
Stati membri la possibilità di uscire dall’Unione, rafforzandella “libertà, sicurezza e giustizia”, per affrontare problemi come la lotta al terrorismo
do i valori e gli obiettivi su cui l’Unione si fonda e che soe alla criminalità. La stessa cosa si verifica, in parte, anche in ambiti come la politica
no necessari per poterne far parte: libertà, sicurezza, solienergetica, la salute pubblica, la protezione civile, i cambiamenti climatici, i servizi di
darietà. Gli Stati membri sono tenuti ad agire congiuntainteresse generale, la ricerca, lo spazio, la coesione territoriale, la politica commerciamente in uno spirito di solidarietà se un Paese dell’Ue è
le, gli aiuti umanitari, lo sport, il turismo e la cooperazione amministrativa. Valori deoggetto di un attacco terroristico o vittima di una calamità
mocratici: il Trattato precisa e rafforza i valori e gli obiettivi sui quali l’Unione si fonda.
naturale o provocata dall’uomo.
Questi valori devono servire da punto di riferimento per i cittadini europei e dimostraL’Europa diventa così protagonista sulla scena internaziore quello che l’Europa può offrire ai suoi partner nel resto del mondo.
nale, la personalità giuridica unica conferitale ne rafforza il
I diritti dei cittadini e la Carta dei diritti fondamentali: l’Unione si fonda sui valori indipotere negoziale, potenzia ulteriormente la sua azione in
visibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà principi
ambito internazionale e la rende un partner più visibile per
giuridicamente vincolanti.
i paesi terzi e le organizzazioni internazionali. I
di B. F.
Migliora la vita per gli europei
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Vertice Copenaghen
Entra nel vivo la lotta ai gas serra. Nel cambiamento climatico
coinvolta pesantemente anche l’agricoltura
di Benedetta Ferrari
E l’allarme agricoltura nel mondo per il cambiamento climatico arriva anche dal vertice di Copenaghen. Il 40% dei
terreni attualmente destinati alla coltivazione di semi avrà
bisogno di specie sempre più tolleranti a caldo e siccità,
mentre per esempio si calcola che per la manioca, una delle principali fonti di cibo e di materie prime industriali,
l’area di produzione aumenterà di due milioni di ettari. E i
pascoli dovranno fare i conti con il calcolo delle emissioni
di Co2. Ma per la rivoluzione agricola è necessario almeno
un decennio. Il lavoro di adattamento al riscaldamento globale è appena iniziato ma la strategia esiste.
A scattare la fotografia della nuova agricoltura è la più
grande alleanza mondiale di scienziati agricoli internazionali - il Gruppo Consultivo sulla Ricerca Agricola Interna-
La classifica dei paesi più “inquinanti”
Cina, Usa, Ue, Russia, India e Giappone sono i primi sei maggiori emettitori di Co2 e
producono il 70%delle emissioni totali. Dal 1990 al 2008 la metà dell’aumento mondiale delle emissioni è stato prodotto dalla Cina che produce il 22,2 per cento delle emissioni globali (1,9 miliardi di tonnellate di carbonio nel 2008). Gli Stati Uniti producono il
18 per cento delle emissioni (1,5 miliardi di tonnellate nel 2008). Cina e Usa producono
il 40 per cento delle emissioni mondiali.
20 paesi producono il 75 per cento delle emissioni mondiali e il 78 per cento del loro aumento. L’Italia è al 13esimo posto per emissioni totali di Co2 (119 milioni di tonnellate
di Co2 nel 2008).
Obiettivi al 2020 compatibili col budget disponibile:
• Usa, Ue, Giappone - 30% emissioni Co2 al 2020;
• Russia - 25% emissioni Co2 al 2020;
• Cina - 2% emissioni Co2 al 2020;
• India - non dovrebbe aumentare emissioni più del 60%.
(Dati della Fondazione per lo sviluppo sostenibile)
zionale (Cgiar) - che intervenendo al vertice Onu sul clima a Copenaghen, ha reso noto un rapporto che ha
l’obiettivo di tradurre la minaccia climatica in opportunità contro fame, povertà e per la sicurezza alimentare. Secondo il rapporto di 45 pagine preparato della Cgiar “Il
cambiamento climatico, l’agricoltura e la sicurezza alimentare”, due le linee d’azione: una che considera le disponibilità attuali e l’altra che guarda alle soluzioni per il
domani. La strategia invita a un intenso sforzo per accelerare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie di miglioramento, comprese le varietà vegetali più resistenti, e più
efficienti modalità di gestione delle acque, alberi, terreni,
animali, risorse marine e foreste.
“Questa operazione - ha detto Thomas Rosswall, presidente del comitato direttivo del rapporto - creerà benefici immediati, rafforzerà la sicurezza alimentare e l’agricoltura adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici a breve termine, mentre consentirà di mitigare gli impatti futuri attraverso la riduzione dei gas a effetto serra”.
Per gli autori una soluzione ci sarebbe ed è quella di
compensare le emissioni in cambio di quote ad hoc di
carbonio da pagare. I modelli di simulazione, poi, porteranno a mappare il Pianeta per gestire le colture e sistemare quelle più adatte al clima che cambia per interventi mirati. Le speranze del Pianeta sono appese al filo di
questo Vertice che vede la presenza di 192 Paesi che in
due settimane dovranno trovare un accordo alla presenza di 110 capi di Stato e di governo. Gli occhi sono puntati sui Paesi emergenti, Cina India e Brasile.
Il premier danese Rasmussen all’apertura dei negoziati
ha dichiarato: “L’umanità speranzosa guarda alla conferenza di Copenaghen come l’ultima possibilità per bloccare il riscaldamento globale: per questo nelle prossime
settimane la capitale danese sarà agli occhi del mondo
“Hopenaghen”, il porto della speranza. Possiamo cambiare e dobbiamo cambiare”. Parole sante! I
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EUROPA / CLIMA
Pesca a rischio con cambia
Uno studio della Fao lancia l’allarme per pesca e acquacoltura del pianeta, seriamente minac
d i M a r i a Te r e s a C i n a n n i
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La pesca, già minacciata da ipersfruttamento, perdita di habitat e cattiva gestione delle risorse, avrà serie difficoltà ad affrontare le nuove sfide poste dal cambiamento climatico.
Questo l’allarme lanciato da un nuovo studio della Fao, “Climate change implications for
fisheries and aquaculture”, redatto con i contributi dei maggiori esperti mondiali. Basato
su circa 500 relazioni scientifiche, lo studio offre un’indagine approfondita degli effetti del
cambiamento climatico sulla pesca e sull’acquacoltura.
Particolarmente vulnerabili sarebbero i piccoli stati insulari in via di sviluppo, che dipendono dalla pesca e dall’acquacoltura per almeno il 50% del loro apporto di proteine animali.
Anche la pesca nelle acque interne - il 90 per cento della quale è condotta in Africa ed Asia
- sarebbe ad alto rischio, con prevedibili conseguenze per le condizioni di vita e la sicurezza alimentare di alcune tra le più povere popolazioni al mondo. Il riscaldamento in Africa ed in Asia centrale, si legge nel rapporto, sarà superiore alla media globale, e le previsioni indicano che per il 2100 l’impatto negativo sarà avvertito dal 25 per cento degli ecosistemi di acque interne africani. L’impatto si farà sentire anche sulla pesca d’allevamento. Circa il 65% dell’acquacoltura è in acque interne ed è concentrata per lo più nelle regioni tropicali e sub-tropicali dell’Asia, spesso nei delta dei grandi fiumi. L’innalzamento
del livello del mare previsto per i prossimi decenni incrementerà la salinità dei fiumi, ripercuotendosi sugli allevamenti ittici.
Secondo lo studio, già ora si può predire con ampio margine di sicurezza l’impatto che fenomeni connessi con le temperature, con i venti e con l’acidificazione del mare avranno
sui sistemi marini ed acquatici. Nel giro di pochi anni l’aumento delle temperature avrà un
impatto sulla fisiologia dei pesci a causa del minore trasporto d’ossigeno ai tessuti in presenza di temperature più alte. Questo a sua volta porterà a cambiamenti nella distribuzione sia delle specie marine che di quelle d’acqua dolce. Le popolazioni ittiche con l’innalzamento delle temperature aumenteranno verso i poli e caleranno nelle zone di distribuzione più a sud. Poiché la maggior parte delle specie acquatiche sono a sangue freddo, il
loro metabolismo è fortemente influenzato dalle condizioni ambientali, specialmente dalle
temperature che possono avere grandi ripercussioni sui cicli riproduttivi, per esempio sul-
amento climatico
ciati dai mutamenti del clima e dal conseguente innalzamento del livello del mare
la velocità con cui raggiungono la maturità sessuale, sul
periodo di riproduzione e sulle dimensioni delle uova deposte. La pesca del merluzzo nell’Atlantico settentrionale,
da decenni in difficoltà, sarà una delle prime a risentire del
cambiamento climatico. Le fluttuazioni nel plancton causate dalle variazioni di temperatura hanno già avuto un impatto negativo sui tassi di sopravvivenza dei merluzzi giovani. E inoltre le proiezioni indicano che la loro sopravvivenza si abbasserà. Analogamente le simulazioni suggeriscono che nell’Atlantico nord occidentale l’aumento delle
temperature provocherà il declino delle popolazioni di
merluzzi del Mar nel Nord. Le specie che vivono a temperature fredde, come ad esempio il salmone atlantico, “potrebbero venire estirpati dai loro habitat attuali a causa degli effetti congiunti del riscaldamento, del cambiamento di
habitat, dell’introduzione di nuovi predatori e dell’aumento
dei parassiti”, fa notare il rapporto Fao.
Il gambero polare dal 1976 ad oggi si è ridotto tra il 38 ed
il 75 per cento per decennio, probabilmente in conseguenza della riduzione del ghiaccio marino nella zona occidentale della penisola Antartica, con implicazioni non da poco
per la rete alimentare dell’Oceano meridionale, dove i
gamberi polari sono fonte primaria di cibo per pinguini, foche e balene. Da tempo le barriere coralline sono identificate come particolarmente a rischio per l’aumento delle
temperature, dell’acidità delle acque, dell’intensità delle
tempeste e del livello dei mari. Esse sono l’habitat di un
quarto di tutte le specie marine e rappresentano un’impor-
tante fonte di proteine e di reddito per molti paesi in via di
sviluppo. Circa 520 milioni di persone dipendono dalla pesca e dall’acquacoltura come fonte primaria di sussistenza. Per 400 milioni di esse, tra le più povere al mondo, il
pesce fornisce più della metà dell’apporto di proteine animali e di minerali.
Molte comunità costiere vivono già in condizioni precarie a
causa della povertà e del sottosviluppo rurale, con i mezzi
di sussistenza a repentaglio a causa del ipersfruttamento
delle risorse marine e dal degrado degli ecosistemi.
Una questione cruciale sarà secondo il rapporto quanto
queste comunità riusciranno ad adattarsi al cambiamento.
“Servono misure urgenti di adattamento per rispondere alle possibili opportunità ed alle minacce per la sicurezza alimentare e per le condizioni di vita dovute alle variazioni climatiche”, conclude il rapporto Fao. I
Da Ue 6 mld di euro in tre anni
ai paesi poveri
I paesi europei doneranno 6 miliardi di euro in tre anni ai paesi in via di sviluppo per
aiutarli a combattere il cambiamento climatico. È quanto ha dichiaratolo il primo ministro britannico Gordon Brown da Bruxelles, in occasione del vertice dei leader dell’Unione Europea.
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UNIVERSITÀ / INTERVISTA
Intervista a Brun
È lui il nuovo preside della Facoltà di Agraria dell’Universi
di Benedetta Ferrari
Bruno Ronchi è nato a Gubbio il 12 luglio 1956. Dopo gli
studi classici, ha conseguito la laurea in Medicina Veterinaria presso l’Università degli Studi di Perugia. È approdato
alla Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia alla metà
degli anni ottanta e dove ha sviluppato buona parte della
sua carriera universitaria. Dal 2000 è Professore Ordinario di
“Nutrizione ed alimentazione animale”. È autore di oltre 170
pubblicazioni scientifiche riguardanti principalmente: le relazioni tra metabolismo, risposta immunitaria e benessere in
animali di interesse zootecnico; la presenza di inquinanti
ambientali in prodotti di origine animale. È inoltre direttore
della Azienda Agraria Didattico-Sperimentale della Università viterbese e responsabile del Laboratorio “Analisi qualità alimenti ad uso zootecnico” del Dipartimento di Produzioni Animali in Viterbo. Fa parte di associazioni scientifiche
nazionali ed internazionali. È componente del Consiglio Direttivo dell’Associazione Scientifica di Produzione Animale
(ASPA) e della Società Italiana di Patologia e di Allevamento degli Ovini e dei Caprini (SIPAOC). Per anni ha diretto
l’azienda agraria didattico-sperimentale dell’Università della
Tuscia, non un’azienda nel senso classico del termine, ma
un mosaico di attività sperimentali. Un’ esperienza da lui
stesso definita “straordinaria”, che gli ha permesso di conoscere a fondo le attività sperimentali e la ricchezza che ne
deriva, a partire dalla raccolta di genoplasmi utili sia al mondo scientifico che produttivo. Dal primo novembre è il nuovo preside della Facoltà di Agraria della Tuscia.
Come si è aperto questo anno accademico per quanto
riguarda le iscrizioni?
Le iscrizioni vanno bene siamo in controtendenza rispetto
al quadro nazionale che vede le facoltà di agraria in flessione, da noi c’è stato un notevole incremento che ci ha sorpresi, penso che sia legato tra l’altro all’offerta formativa su
cui abbiamo lavorato negli ultimi due anni per individuare
dei percorsi il più vicino possibile alle offerte occupazionali
del mondo agricolo. Per quanto riguarda il secondo livello
ci sono corsi interessanti ed innovativi, con la riforma n.
270/04 abbiamo voluto aprire una laurea specialistica in Sicurezza e Qualità Agroalimentare un argomento di attualità
che va incontro ad un’esigenza sempre più richiesta dal
mercato e dai consumatori. Viterbo ha la fortuna di avere
nella facoltà di agraria la componente forestale, queste si
38
muovono insieme integrandosi, la competenza forestale è
fondamentale, da noi è un corso consolidato.
Cosa farà da grande un laureato in scienze forestali ?
Un laureato in scienze forestali si occupa del destino dei
boschi che significa elaborazione dei Piani di Assestamento Forestale come prevedono le normative vigenti con finalità di conservazione, miglioramento ed ampliamento del
patrimonio boschivo, e molto altro. Il nostro Paese è coperto per buona parte dai boschi che svolgono una funzione
produttiva e protettiva, oltre alla componente estetica legata alla fruizione turistica. Per chi sceglie l’indirizzo ambientale c’è possibilità di lavoro nei parchi e nelle riserve naturali.
Che ruolo gioca la “sua” Facoltà per la difesa del territorio?
Noi formiamo i giovani che dovranno difendere e tutelare la
nostra agricoltura e il nostro patrimonio naturale e ambientale. La Facoltà di agraria gioca un ruolo fondamentale sui
temi di sicurezza e qualità agroalimentare. La battaglia deve essere forte e chiara soprattutto in Italia dove è presente un’agricoltura fortemente caratterizzata dalla qualità.
Così come è strategico difendere il territorio rurale continuamente eroso e ridotto nella sua ampiezza da una serie
di attività antropiche che spesso vanno contro la destinazione agricola, basti pensare alle attività artigianali, industriali e alle opere infrastrutturali, non è soltanto un questione di sottrazione, ma anche di penetrazione di attività con
bassa compatibilità ambientale. Uno dei miei impegni presi
in sede di candidatura è stato quello di puntare sulla professionalizzazione dei nostri studenti che devono avere una
solida preparazione, i laureati dovranno essere in grado di
esercitare appieno la propria professione.
Oltre allo studio, quali le iniziative collaterali messe in
piedi dalla vostra Facoltà?
Abbiamo appena concluso “Agraria Aperta”, un’iniziativa
che si svolge ogni anno nel nostro ateneo per presentare agli
studenti l’offerta formativa della facoltà, quest’anno abbiamo
dato spazio ad un momento di approfondimento sulla “difesa dell’ambiente e del patrimonio rurale”, premessa indispensabile per ottenere un’agricoltura sana che dia prodotti
no Ronchi
tà della Tuscia
sicuri. Nel campo dell’agricoltura etico sociale abbiamo creato dei percorsi per
la riabilitazione di portatori
La Facoltà di Agraria della Tuscia è stata attivata nell’anno accademico 1980/1981. Fin
di handicap dove l’agricoldalle sue origini ha cercato di rispondere al compito impegnativo di raccordo con il tertura svolge un ruolo fondaritorio per soddisfare il ruolo di polo culturale, scientifico e tecnico nei settori agricolo e
mentale. In azienda abbiaforestale-ambientale, intesi come sistemi polifunzionali di attività umane. Ben presto la
mo dato vita a degli appunFacoltà si è distinta tanto da essere posta tra i “100 casi di successo del sistema Italia”
tamenti di carattere formati(rapporto EURISPES 2006 sulle eccellenze italiane).
vo aperti a tutti, su tutte la
settimana della potatura
dell’olivo, che ha avuto un
successo oltre le aspettative, con docenti e tecnici abbiamo proposto come migliorare la
qualità dell’olio anche attraverso la potatura, senza trascurare gli aspetti estetici.
La Facoltà di Agraria della Tuscia
Un sogno che le piacerebbe realizzare?
Una sfida che mi piacerebbe vincere è quella di proporre ai già laureati, anche da tempo, dei
corsi che possano aggiornare le loro conoscenze, idonei alle mutate esigenze del mondo del
lavoro, in parole povere un programma di formazione permanente. Oltre a questo la realizzazione di un campus agroforestale, con una nuova collocazione di Agraria all’interno di un campus universitario con spazi adeguati per ricerca didattica, ricreazione, assistenza tecnica e pratiche scientifiche. Immaginare una nuova collocazione per la facoltà è obiettivamente un sogno, che spero con l’aiuto delle istituzioni e del territorio si possa un domani realizzare.
Tra i suoi prossimi impegni?
Mi voglio impegnare per la valorizzazione sia dei corsi che delle strutture ospitanti, arricchire la vita universitaria con iniziative di carattere culturale e momenti ricreativi, ci vuole anche un po’ di piacere oltre al dovere, oltre a ciò vorrei aprire il dialogo con gli istituti secondari, per orientare gli studenti che devono decidere il loro futuro e presentare quello che la
facoltà può offrire.
Com’è il dialogo con gli studenti?
Ho un dialogo costante con gli studenti che va aldilà della formalità, apprezzo molto i loro contributi, sono fondamentali, hanno le idee chiare, il nostro è un dialogo franco e sereno sono
sempre molto diretto con loro su ciò che può essere realizzato o meno. Pero loro tra l’altro è
presente nel nostro ateneo il servizio di tutorato che li accompagna nelle difficoltà che trovano
nei primi anni di studi dove più frequentemente si verifica l’abbandono.
Cosa pensa dell’agricoltura italiana?
Ci vuole un progetto strategico per la difesa del territorio rurale, ci vogliono dei vincoli, delle zonizzazioni dei territori che individuino le aree che hanno una certificazione ambientale
dove poter fare agricoltura. Per fare un’agricoltura di qualità ci vuole un ambiente sano
qualitativamente. I
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CULTURA
Dal Futurismo, al Dadaismo
al mondo classico
Dalla classicità all’avanguardia del Novecento: i musei della Capitale
offrono uno spaccato vario ed eterogeneo dell’arte del nostro Paese
di MariaTeresa Cinanni
Natale in famiglia, gennaio per musei. Dopo pranzi e cenoni, la fine delle festività potrebbe essere il momento ideale
per fare il pieno di arte e cultura in genere. E i musei romani in questo inizio d’anno offrono al visitatore molteplici
possibilità. Dai dipinti parigini di Boldini al Chiostro del Bramante, al genio futurista all’Ara Pacis, alla riscoperta del
surrealismo e del dadaismo al Complesso del Vittoriano, per
poi rituffarsi indietro nei secoli con “La pittura di un Impero”,
in mostra ancora per pochi
giorni (fino al 17 gennaio)
alle Scuderie del Quirinale
(di cui abbiamo ampliamente parlato nel numero precedente).
Nell’insolita sede dell’Ara
Pacis sarà possibile ammirare fino al 31 gennaio il
“Genio Futurista”, il grande
olio su tela d’arazzo, che
Balla dipinse nel 1925 per
l’Esposizione di Parigi.
Un’opera che, con i suoi
279x381 centimetri, è la
più grande dell’intero movimento d’avanguardia e
che, come ha sottolineato Laura Biagiotti all’inaugurazione, viene esposta accanto alla classicità per eccellenza. “Come sarebbe piaciuto a Giacomo Balla questo ossimoro: il genio futurista accanto al genio latino!”, ha
commentato la stilista che ha messo insieme la grande e
straordinaria collezione in quasi 30 anni e spera che prima possibile venga accolta in uno spazio idoneo a Roma. Genio Futurista è un’esplosione di tricolore e con
l’azzurro del cielo e il blu del mare, lo stellone italiano e
una “M” che - fa notare la Biagiotti - “potrebbe significare Marinetti o Marconi. L’effetto è comunque quello di un
omino-ideogramma, quasi un autoritratto futurista. C’è
in quest’opera la quintessenza del movimento, la sua
forza energizzante”.
Avanguardia e sperimentazione dominano anche l’esposizione allestita fino al 7 febbraio al Complesso del Vittoriano: “La riscoperta di Dada e Surrealismo”, curata dallo storico dell’arte Arturo Schwarz.
Una mostra che mette insieme più di cinquecento opere
pittoriche, sculture, disegni, collage e readymade a testimonianza del cammino artistico e di pensiero di questi
due movimenti rivoluzionari di inizio Novecento.
Tra le opere esposte: la Gioconda con i baffi di Marcel
Duchamp, il Metronomo con l’occhio di Man Ray, il Castello sospeso di Magritte, la Bocca di Man Ray. I
Al Bramante rivive
la Belle Epoque
Le opere e il percorso artistico di Boldini e degli artisti italiani che soggiornarono
a Parigi nel XIX secolo protagonisti della mostra in corso al Chiostro di via della Pace
di M. T. C.
40
“Un artista ultra chic”. Così Berenson definiva nel 1958 Giovanni Boldini, pittore versatile noto soprattutto per le sue lungiformi signore dell’alta società internazionale dipinte come
sotto un vetro traslucido. Alla sua arte e a quella degli italiani
che soggiornarono a Parigi nella seconda metà del secolo
XIX è dedicata la mostra “Boldini e gli italiani a Parigi”, in corso al Chiostro del Bramante, dove rimarrà fino al 14 marzo.
Nel corso dell’Ottocento la Francia rappresentò il fulcro
dell’arte contemporanea, meta ideale per moltissimi pittori
di tutta Europa, italiani compresi. A Parigi gli artisti furono
indotti a un continuo confronto con l’arte di quella Nazione,
complici le Esposizioni Universali che vi si tenevano periodicamente e che ne promuovevano internazionalmente
l’immagine.
Ma il vero e proprio “mito di Parigi” raggiunse il suo culmine nel periodo della cosiddetta Belle Epoque, una sorta di
età dell’oro segnata dal trionfo del modello borghese liberale e laico, dalla grande libertà di pensiero, da una decisiva accelerazione dei mezzi di trasporto, dalla nascita del
turismo di massa, dal grande fulgore dei teatri e dei giornali a stampa. In quel periodo, la capitale francese divenne un vero e proprio laboratorio artistico a cielo aperto,
una sorta di sintesi di idee, pensieri e arte diverse. Quest’atmosfera sofisticata e corposa, innovativa e prolifica
rivive nell’esposizione del Chiostro del Bramante, che ripercorre le tappe di tre celebri “italiani di Parigi”- De Nittis, Boldini, Zandomeneghi - muovendosi, sul filo del racconto, tra i luoghi cari al mito della modernità di Parigi, i
teatri, i caffè, i boulevards, gli ateliers degli artisti celebri e
quelli dimessi dei pittori bohemien, incontrando perciò gli
splendidi capolavori di Vittorio Corcos, Antonio Mancini,
Paul Helleu, Leon Bonnat, Telemaco Signorini, Serafino
De Tivoli. Il percorso espositivo presenta opere provenienti da collezioni private, difficilmente accessibili al vasto pubblico, esposte accanto a importanti prestiti provenienti da Istituzioni Italiane come la Galleria d’ Arte Moderna di Palazzo Pitti, la Galleria degli Uffizi, ed Internazionali, quali il Musée d’ Orsay. I
RECENSIONE
Via dei Fienili è ancora là…
di MariaTeresa Cinanni
Via dei Fienili, via dei Fienaroli, via della Paglia, via dei Castagni, via dei Tulipani. Sono soltanto alcune delle strade della
Capitale che attingono il proprio nome dal mondo agricolo.
Strade note, entrate oramai nella toponomastica storica della
città e pronunciate spesso distrattamente perché appartenenti al linguaggio e agli spostamenti quotidiani di noi tutti.
Ma se ci si sofferma a riflettere, emergono una serie di notizie
curiose che ripercorrono la storia stessa di Roma, che non a
caso è la più grande Capitale agricola d’Europa e che ancora
oggi basa parte della sua economia sulle tradizioni della terra.
Con questo piccolo opuscolo, Via dei fienili è ancora là…, di
Federico Capranica e Carla Pieretti, l’assessorato all’agricoltura della Regione Lazio, che ne ha sostenuto la pubblicazione, ha trovato il modo per ripercorrere il segno dell’aratro la-
sciato nella toponomastica di Roma.
Ripercorrere queste strade significa far rivivere virtualmente
e tramandare antichi mestieri, usi, abitudini di una città moderna, da sempre aperta a nuove idee e modifiche degli
spazi e dell’architettura, ma che conserva nella sua identità
e nei suoi abitanti le tradizioni da cui proviene. Un’origine di
cui questa Capitale continua a essere fiera e la presenza
degli antichi mestieri che continuano a vivere tra le strade
soprattutto del centro storico ne sono una conferma.
È da queste considerazioni che l’idea dell’opuscolo sulla toponomastica agricola di Roma che oltre al fascino e al divertimento che riesce a suscitare, è anche fonte di riflessione su un mondo che continua a elargire continui insegnamenti e suggerimenti a noi tutti. I
Da rubrica a pubblicazione
Pubblicati in un’unica raccolta i testi dell’Agricolario
di Erica Antonelli
A firma di Paola Ortensi, l’Agricolario è nato come una spassosa rubrica all’interno della rivista dell’assessorato regionale all’Agricoltura ‘Lazio Informazione’. Ma, con il crescere
dei numeri del giornale, ci siamo resi conto di come l’appuntamento mensile con l’Agricolario si fosse trasformato in
una lunga fila di piccole perle…una facile metafora per indicare tutte le parole legate al settore agricolo che, di volta in
volta, hanno accompagnato i nostri lettori alla scoperta delle mondo rurale.
A come abbioccarsi, B come bufala, C come carciofo…Q come quadrifoglio, R come rapa, per finire alla Z come zizzania.
Sono soltanto alcuni tra i più noti termini agricoli usati nel linguaggio quotidiano per indicare qualcosa di diverso. Espressioni tipiche oramai, entrate nel gergo di tutti i giorni per designare un riposino pomeridiano, una grossa bugia o un tipo
non proprio sveglio. Parole semplici che come moltissime al-
tre hanno oltrepassato il perimetro del giardino per entrare
nelle nostre case, nel nostro luogo di lavoro, nel ritrovo tra
amici. Un passaggio che l’autrice - il cui amore per l’agricoltura l’ha portata a dedicare la sua intera vita lavorativa, ma
anche privata, a questo settore - ha colto appieno e che ha
messo per iscritto dando vita ad un originale opuscolo che,
in maniera innovativa, propone un’associazione linguisticostorico-tradizionale di una terminologia che si rinnova e che
attinge dalla terra le proprie radici. I
Per ricevere una copia gratuita delle pubblicazioni,
contattare la segreteria dell’assessorato all’agricoltura
della Regione Lazio al numero 06.51686130 o scrivere
una mail all’indirizzo [email protected]
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RECENSIONE
Naturalmente Lazio
In diffusione la nuova pubblicazione curata dall’assessorato regionale all’agricoltura tutta
dedicata alle tipicità delle piantagioni,l’organizzazione di un orto e l’importanza delle sale
di MariaTeresa Cinanni
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I prodotti tipici del Lazio, la ciclicità delle piantagioni, l’organizzazione di un orto, l’importanza delle sagre regionali. Da
quella del vino di Marino, a quella delle ciliegie di Palombara, alla sagra del pesce di Fiumicino, alla castagna di Vallerano. Questi gli argomenti centrali di “Naturalmente Lazio”,
il volume curato e ideato dall’assessorato all’Agricoltura
della Regione. Un volume che spazia dalla cultura e coltura
dell’orto, allo studio delle piante, all’importanza di una sana
alimentazione per gli adulti e soprattutto per i più piccoli
che vanno indirizzati e guidati nella scelta dei cibi, alla spiegazione dei marchi di qualità Doc, Dop, Igp, Igt. Marchi e riconoscimenti oramai conferiti a moltissimi prodotti della regione e che quindi rappresentano un vanto e uno stimolo
nella promozione del patrimonio enogastronomico del Lazio. Un patrimonio fatto di secoli di storia e sacrifici, che le
numerosissime sagre del Lazio testimoniano e portano frequentemente alla ribalta e all’attenzione anche di quei con-
sumatori un po’ più distratti che, presi dalla frenesia dei ritmi moderni, spesso dimenticano le tradizioni più autentiche. E’ per questo che la Regione è orientata a diffondere la
cultura del mangiare sano e genuino e a cercare di avvicinare a questo mondo straordinario soprattutto i giovani
che, insieme all’intraprendenza e alla creatività delle donne,
rappresentano il valore aggiunto dell’economia regionale.
Naturalmente Lazio significa anche valorizzare tante realtà
produttive che in questi ultimi anni hanno raggiunto prestigiosi obiettivi. Dai successi delle recenti edizioni del Vinitaly, dove i vini del Lazio hanno dimostrato a livello internazionale di essere notevolmente cresciuti in qualità e quantità,
ai riconoscimenti ottenuti dagli oli regionali DOP (Canino,
Sabina e Tuscia), dai formaggi e dai prodotti tipici di una località specifica, come la castagna di Vallerano, l’abbacchio
romano o il sedano di Sperlonga che hanno ottenuto di recente la certificazione DOP e IGP. I
Calendario UDI 2010
Un cerchio, un girotondo, un tenersi per mano, per raccogliersi ed accogliere
Il Calendario dell’Unione Donne in Italia (UDI) è un “appuntamento storico” e la sua pubblicazione, dal 1952 in poi, si ripete annualmente. L’edizione del calendario 2010 è costruita intorno
all’idea del cerchio, simbolo delle relazioni e della politica che agita dalle donne. In tutti gli avvenimenti di cui è stata protagonista la Staffetta, si è riscontrata l’importanza che le donne assegnano ai riti e ai simboli nei quali si riconoscono. Si è materializzata così l’idea del cerchio,
una figura che rimanda anche alla rappresentazione millenaria della fertilità, della rigenerazione,
del succedersi del tempo e delle stagioni. “Abbiamo cercato nell’immagine del cerchio - ci dicono dalla sede dell’UDI - la sintesi di quello che ha rappresentato la Staffetta di donne contro
la violenza sulle donne che per un anno intero ha circolato per l’Italia e che il 25 novembre scorso, a Brescia, si è conclusa con l’ultimo passaggio della Testimone, gravida dei messaggi raccolti, concretamente e simbolicamente, lungo il cammino”. Il contributo per ogni
calendario, già disponibile,
varia a seconda del numero
di copie richieste. Sarà possibile prenotarlo fino al 31
gennaio prossimo. Per ricevere maggiori informazioni è
possibile mandare una email all’indirizzo:
[email protected] o
inviare un fax al numero
06.68807103. I
Scegliere il calendario dell’UDI è un modo per
dare fiducia alla politica delle donne e sostenerla.
UDI - Unione Donne in Italia
Sede nazionale Archivio centrale
Via dell’Arco di Parma, 15 - 00186 Roma
Tel 06 6865884 Fax 06 68807103
[email protected]
www.udinazionale.org / www.staffettaudi.org
www.50e50.it
“Il cerchio si è presentato e si ripresenta nella Storia, puntuale
e fecondo, ogni volta che le donne creano, pensano e lottano
insieme. Noi dell’UDI l’abbiamo ritrovato, il nostro cerchio, in
questo anno straordinario, nell’ampio girotondo dell’Anfora”.
Rosanna Marcodoppido
Il Pane del Lazio
Luoghi e cultura della filiera grano-farina-pane
di E. A.
Il pane di Genzano IGP, quello di Lariano, la ciriola romana,
la notissima pizza bianca. Sono soltanto alcune delle numerosissime varietà di pane del Lazio, regione da sempre
vocata alla produzione di frumenti. Basti pensare che nella
sola provincia di Roma esistono undici tipologie di pani diverse, cui si aggiungono quelle della Sabina (sciapo o salato) o della Tuscia. Vocazione che risale ai tempi antichi: nella Roma di Augusto ad esempio erano attivi ben 400 forni.
E oggi il pane rimane oltre che una costante dell’alimentazione di ognuno di noi, un simbolo della tradizione che si ripete e si rinnova, garantendoci quotidianamente un sapore
autentico, genuino eppur differente, a seconda del tipo pre-
scelto.
Tutto questo è raccontato nel libro “Il pane del Lazio. Luoghi e cultura della filiera grano-farina-pane” realizzato
dall’Associazione Roma Comunicazione con il sostegno
degli assessorati all’agricoltura e alla Piccola e Media Impresa della Regione Lazio.
Circa 100 pagine per illustrare tutti i pani delle cinque province del Lazio seguendone metodo di lavorazione, levitazione e le loro principali caratteristiche quali crosta,
mollica, alveolatura.
Una lettura per (ri)scoprire il gusto e la genuinità di una
sana fetta di pane! I
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NEWS
A Gennaio
conferenza regionale
sull’occupazione
Tracciare un bilancio delle politiche attuate in materia di lavoro dalla regione Lazio in cinque anni, per
contrastare la crisi economica e far ripartire l’economia regionale. Questo l’obiettivo della ‘Conferenza regionale sull’occupazione’, che si terra’ a Roma, nello Spazio Etoile, il 26, 27 e 28 gennaio
prossimi.
“In questo periodo - ha detto Esterino Montino, vicepresidente del Lazio - anche per via della crisi,
stanno cambiando il processo produttivo e la nostra economia, anche se c’è da dire che il Lazio ha
resistito meglio di altri a questa congiuntura, e alcuni settori, come il terziario, sono cresciuti. In questi mesi, la Regione - ha aggiunto - ha fatto tanto sui temi del lavoro, con tantissimi provvedimenti,
che vanno dall’assistenza a chi perde il posto di lavoro agli incentivi per le assunzioni. E questi sono programmi già esistenti, con bandi in corso e provvedimenti che abbiamo fatto, non che vogliamo fare in futuro”.
“Il confronto con i sindacati e le associazioni datoriali - ha detto l’assessore regionale al lavoro, Alessandra Tibaldi - è stato in questi anni lo strumento di orientamento e di costruzione delle politiche
per il lavoro. E le cose fatte sono state tante, visto che abbiamo provato a tenere insieme il sostegno al reddito e la creazione di nuovi posti di lavoro. Il tutto - ha aggiunto - usando prevalentemente risorse europee, in minima parte regionali, e
nazionali. Ce li siamo fatti bastare, facendo delle scelte con le parti sociali”. E la conferenza regionale sarà l’occasione giusta per tirare le somme: “Presenteremo - ha sottolineato l’assessore - il rendiconto, i numeri di quello che è stato fatto per l’occupazione, con bandi e programmi ‘veri’, attuati. L’appuntamento di fine gennaio sarà anche l’occasione per indicare il percorso di quello che ci
piacerebbe continuare a fare, anche in futuro. L’occupazione - ha concluso - può rappresentare un
nuovo ‘inizio’ per la regione”. I
Dai terreni confiscati
un vino che sa di libertà
Prodotto sui terreni confiscati alla mafia il vino “Campo Libero”, un Trebbiano Igp (Indicazione
geografica tipica), l’unico vino nel Lazio inserito nel “Paniere della legalità” dell’associazione “Libera”. Quei terreni, confiscati nel 1998, sono stati assegnati in comodato d’uso dal Comune di
Cisterna alla cooperativa “Il Gabbiano” nel 2003. Il 17 settembre 2006 il vigneto fu oggetto di un
attentato che ne distrusse 3 ettari. Nonostante questo, le vendemmie successive sono state
portate a termine. “Grazie al Gabbiano e all’iniziativa del consigliere regionale Fabrizio Cirilli - ha
detto il presidente del consiglio regionale Bruno Astorre - vogliamo sensibilizzare i mass media,
i consiglieri regionali e i cittadini, affinché i prodotti provenienti dai beni confiscati alla mafia possano anche portare reddito. Questo di ‘Campo Libero’ è un esempio da imitare e per noi istituzioni da sostenere”. Per questo progetto è stata presentata in Regione una richiesta di finanziamento sulla base della legge 15/2001 che promuove interventi a favore della sicurezza e la ristrutturazione di beni confiscati alla criminalità.
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Aiab: “anche
in carcere
si può fare
A Natale, la spesa si
impresa”
è fatta in campagna
Anche in carcere si può fare impresa. È quanto sostengono i rappresentanti dell’Associazione Italiana dell’Agricoltura Biologica
(AIAB) sulla base dei dati ricavati dal progetto ‘Buoni dentro’ e che
prevede la realizzazione di prodotti agroalimentari realizzati negli
istituti penitenziari da detenuti ed ex detenuti. Partendo proprio da
questo progetto targato AIAB, nel corso di un convegno ‘Potenzialità e problematiche del lavoro agricolo nelle carceri’ svoltosi a
Roma presso Palazzo Valentini, si è arrivati ad ipotizzare nel Lazio,
su proposta di Enrico Fontana, vicepresidente regionale della
commissione agricoltura, un tavolo istituzionale permanente di
confronto e sinergia tra Regione, Provincia ed Arsial, per favorire
l’agricoltura speciale dentro gli istituti penitenziari della Regione.
Un invoto subito raccolto dall’assessore allì’agricoltura della Provincia di Roma, Aurelio Lo Fazio, che ha affermato come si “giusto mettere in sinergia tutte le possibili risorse, non solo della pubblica amministrazione ma anche dei privati”. I
A Natale la spesa in campagna è cresciuta del 10% rispetto allo scorso anno, assicurando ai
consumatori un risparmio fino al 30%. In fattoria, infatti, si acquista a prezzi molto più contenuti, ma soprattutto c’è la garanzia della qualità e della freschezza dei prodotti. Una scelta sulla quale è d’accordo oltre il 70% degli italiani.
Dalle verdure alla frutta, dal latte fresco ai formaggi stagionati, al vino, dall’olio d’oliva al pane,
alla pasta, ai dolci fatti in casa, dalle marmellate alle conserve, dai salumi alle mozzarelle.
È quanto segnala la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), che ha promosso il progetto “La
spesa in campagna”, una rete di aziende che vendono direttamente ai cittadini e possono essere facilmente raggiunte con l’auto, anche attraverso l’ausilio del navigatore satellitare. Per le
feste natalizie è stato un vero record di presenze per acquistare direttamente in fattoria, una
scelta anche dovuta alla crisi economica. Molte sono state le famiglie che si sono recate presso i punti vendita degli agricoltori. “Un fenomeno - sottolinea la Cia - alquanto uniforme nell’intero Paese”.
Approvato piano
risanamento
qualità dell’aria
Varato il Piano per il risanamento della qualità dell’aria. Tra le novità il bollino blu in tutto il territorio
regionale dal 1° gennaio 2010 (salvo diversa deliberazione dei singoli Comuni), azioni speciali per
Roma e Frosinone e iniziative per ridurre le emissioni inquinanti degli impianti di riscaldamento e di
quelli industriali. Una misura urgente approvata dal Consiglio regionale per dare attuazione alle direttive comunitarie in materia di ‘gestione della qualità dell’aria ambiente’.
“Adottare questo piano - ha spiegato l’assessore all’Ambiente Filiberto Zaratti - è urgente innanzitutto perché nel nostro territorio sono state spesso rilevate concentrazioni di inquinanti che superano i limiti fissati dalla normativa nazionale e comunitaria. Inoltre l’approvazione è indispensabile
per fornire un’adeguata risposta alle due procedure di infrazione avviate dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto degli standard europei della qualità dell’aria in
diverse zone, tra cui le due aree di Roma e Frosinone”.
Entro il prossimo marzo, a Roma le domeniche ecologiche saranno quattro e almeno due i giorni
feriali a settimana di targhe alterne. La delibera permetterà anche di sottoscrivere un accordo con
il Ministero dell’Ambiente per accedere ad un finanziamento di 10 milioni di euro, elevabile a 15
purché aderisca anche il comune di Roma.
Nel bilancio di previsione 2009-2011, in ogni caso, le spese in tema di risanamento della qualità
dell’aria ammontano a circa 3 milioni e 800 mila euro totali. Gli obiettivi entro il 2010: risanare la
qualità dell’aria dove si è accertato il superamento dei valori limite degli inquinanti e mantenerla
nelle zone in cui non si rilevano problemi. I
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NEWS
Firmato accordo quadro per
settore cineaudiovisivo nel Lazio
Firmato da Anica e Regione Lazio un accordo quadro di settore con l’obiettivo di promuovere e
creare iniziative a sostegno del settore Cineaudiovisivo. Grazie ad esso si potranno elaborare strategie per sostenere il comparto industriale, fornire risposte alle imprese del settore e valorizzare le
ricchezze territoriali. “Un accordo molto importante - sottolinea il vice presidente della Regione
Lazio Montino - che la Regione è molto soddisfatta di firmare con l’Anica, la maggiore associazione di categoria. Nel Lazio l’audiovisivo rappresenta uno tra i maggiori settori sia di produzione di
reddito e occupazione che di valorizzazione del territorio, siamo quindi contenti di poter operare
con l’Anica a favore di un settore così importante per la nostra regione”.
La Regione e l’Anica s’Iimpegnano dunque a sviluppare e realizzare le attività previste dall’accordo in collaborazione con la Fondazione Roberto Rossellini per l’Audiovisivo; una collaborazione
che concorrerà ad incrementare la distribuzione, attrarre produzioni attraverso la promozione delle location e monitorare le condizioni del settore per individuarne le carenze e colmarle. I
Un bando per 16 officine
cultura-teatro-danza
Il finanziamento di dieci ‘officine culturali’, cinque ‘officine di
teatro sociale’ e una nuova, dedicata esclusivamente alla
danza contemporanea.
È quanto previsto dal bando regionale presentato dall’assessore alla Cultura Giulia Rodano che ha spiegato come
‘’la loro missione sarà l’animazione dei territori e la promozione del linguaggi artistici sui territori e nei luoghi del disagio.
Le cinque officine di teatro sociale metteranno in campo,
nei luoghi del disagio e della rieducazione, progetti teatrali e
artistici in cui la cultura è strumento di riabilitazione e prevenzione del disagio sociale e psichico.
Con l’officina di danza contemporanea - ha aggiunto - vogliamo dare più spazio ai linguaggi della danza contemporanea, ingiustamente trascurati dalle istituzioni e dalle reti
tradizionali di spettacolo dal vivo’’.
L’avviso 2010-2011, giunto alla sua terza edizione nel Lazio,
prevede in totale sedici nuove esperienze ed è rivolto ad associazioni culturali ed altri soggetti attivi nella promozione e
produzione culturale, come fondazioni o cooperative.
Tra il 2006 e il 2009 le officine culturali hanno messo a disposizione dei cittadini delle cinque province 197 laboratori
artistici, coinvolto oltre 5mila persone, realizzato 816 eventi
dal vivo a cui hanno assistito 125mila spettatori.
Risorse a cinema e teatri per
abbattere le barriere architettoniche
La giunta regionale, su proposta dell’assessore ai lavori
pubblici Vincenzo Maruccio,
ha approvato una delibera
con la quale si erogano contributi, per un totale di un milione e 652mila euro, per la
realizzazione di progetti relativi all’abbattimento delle barriere architettoniche, alla
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messa in sicurezza e alla dotazione di ausili audiovisivi o interpreti LIS (Lingua Italiana dei Segni) nei teatri e nei cinema di
proprietà di privati. Gli interventi, miranti a permettere a tutti i
cittadini di accedere in sicurezza agli spettacoli, saranno finanziati fino ad un massimo del
70% dalla Regione e riguarde-
ranno le seguenti strutture: Multisala Novo Mancini - Monterotondo (Rm); Cinema teatro San
Raffaele - Roma; Teatro Fara
Nume - Roma; Multisala Cinema Etrusco - Tarquinia (Vt); Cinema Excelsior - Vetralla (Vt);
Teatro Tirso de Molina - Roma;
Cinema teatro Astoria - Anzio
(Rm); Teatro de’ Servi - Roma;
Cinema dei piccoli - Roma; Teatro Verde - Roma; Cinema Teatro Redemptoris Mater - Carpineto Romano (Rm); Cinema
teatro Buonarroti - Civitavecchia (Rm); Cinema Teatro Borgo
radazzi Don Bosco - Roma; Cinema Florida - Civitacastellana
(Vt); Teatro Flaiano - Roma; Cinema Trento - Viterbo. I
Stanziati oltre 24 milioni di euro
per le persone disabili
Oltre 19 milioni di euro destinati al trasporto dei disabili da
e per i centri di riabilitazione, i
centri dialisi e i centri diurni;
3,5 milioni per i soggiorni estivi riservati alle persone con
disabilità; un altro milione e
mezzo da assegnare alle Province per l’integrazione scolastica degli alunni disabili
nelle scuole di II grado. In totale, superano i 24 milioni di
euro i fondi stanziati con una
delibera della Giunta regionale del Lazio, proposta dall’assessore alle Politiche Sociali
e delle Sicurezze Luigina Di
Liegro e dal Vicepresidente
Esterino Montino.
“È un passo fondamentale
per l’integrazione dei servizi
sociali e di quelli sanitari nella
nostra regione”, dichiara l’assessore Luigina Di Liegro -.
Per la prima volta, infatti,
vengono distinte le spese
che riguardano il sociale da
quelle che riguardano la sanità. In questo modo, siamo
certi che un servizio cruciale
per le persone disabili e le loro famiglie – quello del trasporto verso centri che hanno un forte impatto su chi vive questa condizione – sarà
effettivamente garantito. E
così anche l’opportunità di
godere di momenti di svago
nel periodo estivo, potendo
continuare a contare sul servizio di riabilitazione.”
“Un atto doveroso nei confronti di tanti pazienti e famiglie –
sottolinea il Vicepresidente
della Regione Lazio - che ri-
sponde alle urgenti e non più
procrastinabili necessità economiche di tali strutture, accreditate per la riabilitazione delle
persone disabili, evidenziate
nei mesi scorsi dalle associazioni di categoria Aris, Foai,
Codacons, Rete Sociale e da
tutti i centri ex art.26”.
“Le esigenze delle persone disabili sono una priorità per il mio
Assessorato - conclude l’assessore Di Liegro - a cui stiamo
rispondendo con atti concreti,
soprattutto quando sono in gioco diritti fondamentali, come nel
caso della salute e dell’istruzione.
E il mio impegno non finisce qui. Stanzieremo quasi
6 milioni di euro per l’integrazione scolastica degli
alunni della scuola primaria
e secondaria di 1° grado”.
1000 nuovi
posti letto di RSA
Sindacati e organizzazioni datoriali firmano l’accordo. Definiti anchei criteri e le modalità per il percorso di accreditamento di mille nuovi posti letto di residenze sanitarie assistenziali nel Lazio e per
la creazione di una lista di mobilità da cui attingere il personale da impiegare nelle nuove Rsa.
Questi i contenuti del protocollo d’intesa firmato nel mese di dicembre tra la Regione Lazio e le organizzazioni sindacali e datoriali della sanità privata.
Pronti da gennaio mille posti letto in più nelle Residenze per anziani (Rsa) presenti in tutto il Lazio.
Il documento è il risultato del confronto tra il Vicepresidente della Giunta della Regione Lazio Esterino Montino e le parti sociali interessate (Cgil, Cisl, Uil, Fpl, Ugl, Confindustria Sanità, Aiop, Aris,
Federlazio, Don Gnocchi, Lega Coop Lazio, Conf. Coop Lazio e Agci Lazio). “Attraverso questo
protocollo la giunta regionale offre al commissario Guzzanti un testo condiviso con le parti sociali e le associazioni datoriali, non una proposta di parte - spiega Esterino Montino, vicepresidente
della Giunta della Regione Lazio. La sanità del Lazio, infatti, non è solo tagli e chiusure. Infatti questi 1.000 nuovi posti letto di rsa si aggiungono ai 450 già riconvertiti. Questo accordo – prosegue
Montino - è un passo significativo verso la realizzazione del nuovo modello sanitario più territoriale e vicino ai cittadini.
È importante inoltre, l’istituzione della lista di mobilità, perché prevediamo di avere tra 500 e 600 lavoratori della sanità privata che sono stati o saranno a breve coinvolti dai tagli legati al piano di rientro. In questo modo chi apre nuove strutture sanitarie di Rsa per la selezione del personale dovrà
attingere prevalentemente a questi lavoratori recentemente espulsi dal mercato del lavoro”. I
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Europa Rurale anno 5 n. 2 novembre/dicembre 2009