Periodico di informazione, storia, cultura attualità APRILE 2001 Anno XIX n. 1 - Quadrimestrale - Spedizione in abb. postale Comma 34 Art. 2 Legge 549/95 - Filiale di Trento La Magnifica Comunità di Fiemme Registrato Tribunale di Trento 28.11.1981 n. 351 Direttore responsabile: Mario Felicetti Comitato di Redazione: Elvio Partel - Renzo Paluselli Luca Giongo - Albino Defrancesco Foto di copertina: Stemma della Magnifica Comunità di Fiemme (Foto Felicetti Predazzo) Stampa: Nova Print - Carano Distribuzione gratuita ai “vicini” di Fiemme e ai “vicini” emigrati all’estero che ne facciano richiesta presso la segreteria della Comunità MAGNIFICA COMUNITÀ DI FIEMME 38033 CAVALESE (TN) - Piazza C. Battisti 2 Tel. 0462 340365 - Fax 0462 239441 www.magnificacomunitafiemme.it E-mail: [email protected] 1 in questo numero: PALAZZO COMUNITARIO NELLA FASE DECISIVA EUROFLORA A GENOVA APPUNTAMENTO COL VERDE TRA GLI OBIETTIVI PRIMARI IL RECUPERO DEGLI SCHIANTI DAL CONSIGLIO DEI REGOLANI Le principali decisioni adottate fino a metà marzo NUOVI MACCHINARI IN SEGHERIA FUNGHI : RINNOVATA LA CONVENZIONE I PRESEPI DI FIEMME UNA STORIA DA RICOSTRUIRE LA PAROLA AI VICINI GLI SPORT ACQUATICI VANNO REGOLAMENTATI QUATRO CIACERE con GINO BELLANTE LAGHI D’ALTA QUOTA TUTTI DA SCOPRIRE NELL'INSERTO SPECIALE: Concorso di poesia dialettale “Il mio amico albero” APPROVATO DAL CONSIGLIO DEI REGOLANI IL PROGETTO ESECUTIVO DI RESTAURO PALAZZO COMUNITARIO NELLA FASE DECISIVA 255 elaborati, tra relazioni e tavole, a confermare un lavoro lungo e impegnativo, avviato ancora una decina di anni fa ed ora giunto alla sua conclusione. Nei prossimi mesi, si procederà all’appalto dell’opera, i cui lavori dovrebbero iniziare entro il 2001 Una relazione tecnica, 37 tavole di rilievi metrici, 29 tavole di analisi, 36 tavole di interventi, 6 tavole di dettaglio e di particolari costruttivi, 8 tavole di particolari dei serramenti, 16 tavole di opere murarie di consolidamento, 21 tavole e relazioni per il consolidamento delle fondazioni, 56 tavole e relazioni per il consolidamento dei solai, 19 tavole e relazioni per il progetto dell’impianto elettrico, 10 tavole e relazioni per il progetto dell’impianto termoidraulico, 11 allegati al progetto, 5 tavole di progetto per la Commissione Provinciale di Pubblico Spettacolo. Si compone di ben 255 elaborati il grosso lavoro tecnico portato avanti dai progettisti in vista della ristrutturazione e del restauro del cinquecentesco palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme che, se tutto procederà come è nelle speranze di amministratori e “vicini”, dovrebbero iniziare entro l’anno 2001. Un passo importante è stato fatto dal Consiglio dei Regolani nella seduta del 7 febbraio, quando, con voto unanime, è stato approvato il progetto esecutivo dei 2 lavori. L’incarico era stato affidato lo scorso anno, esattamente il 4 luglio, all’arch. Antonello Marastoni e al suo Studio di Bolzano, dopo che, il 23 gennaio 2000, il Consiglio dei Regolani aveva già approvato, ai soli fini tecnici, il progetto di massima, redatto dallo stesso Studio Marastoni ed integrato con la relazione dei professori Possamani, Boninsegna e Cavada. Allora il provvedimento era finalizzato alla presentazione alla Provincia di Trento della domanda di contributo, successivamente assicurato dai massimi esponenti provinciali, convinti della straordinaria valenza culturale dell’edificio, giudicato non solo di interesse valligiano ma di valore assoluto. È stato lo Scario Elvio Partel, al quale va il merito di aver seguito con particolare attenzione e puntiglio l’iter tecnico e procedurale dell’opera, ad illustrare ai regolani l’intera problematica, avviata ancora una decina di anni fa. Un percorso lungo, delicato e difficile, ha ricordato lo Scario, sia per l’ottenimento delle singole autorizzazioni previste dalla legge sia perché, ad ogni cambio di amministrazione provinciale, i progettisti si sono trovati nella necessità di dover integrare il loro lavoro, sulla base delle nuove volontà di volta in volta espresse in sede trentina. La situazione si è definitivamente sbloccata dopo un incontro avuto a Trento con i funzionari del Servizio beni Culturali e del Servizio Antincendi, con i progettisti e con lo stesso Scario. Dopo quell’incontro, è stato possibile elaborare il progetto preliminare e presentare in Provincia la domanda di contributo. L’ultima fase progettuale era appunto la stesura del progetto esecutivo, comprensivo di tutti gli elaborati collegati e con il recepimento delle osservazioni evidenziate dagli organi provinciali. L’importanza che la Provincia ha attribuito al lavoro è stata confermata dal fatto che, nel corso dell’intero iter progettuale, i tecnici sono stati affiancati dall'arch. Lattanzi del Servizio Beni Culturali, con il quale è stato quindi possibile concordare ed approfondire tutte le scelte di progetto. E la cosa, evidentemente, costituisce una garanzia ulteriore che, d’ora in avanti, non si incontreranno altre difficoltà, senza dimenticare che, sempre durante la stesura degli elaborati esecutivi, si sono susseguiti gli incontri tra la Comunità e i funzionari competenti, in modo da chiarire subito e risolvere con immediatezza eventuali interrogativi. In definitiva, il progetto è pronto e la prossima dovrebbe essere la fase degli appalti. Per la parte architettonica, è stato redatto dall'arch, Marastoni, con la collaborazione dell'arch. Bianca Monti, per la parte artistica dall’arch. Claudio Salizzoni, in collaborazione con l’ing. Emanuele Salizzoni e l’arch. Sabina Valenti, per la parte statica dall’ing. Ugo Braito di Daiano, con il quale hanno collaborato l’ing. Maurizio Merli, l’ing. Gianfranco Marchi e l’ing. Paola Campana, per la parte impiantistica dall’ing. Paolo Rosati, in collaborazione con l’ing. Ivano Genoni e l’ing. Giovanni Burli. “Con l’approvazione odierna” ha sottolineato lo Scario “si chiude la fase progettuale iniziata ancora dieci anni fa e si entra nella fase di appalto dei lavori e dell’esecuzione degli stessi, in perfetta sintonia con i tempi che questa amministrazione si era prefissata. E questo è sicuramente un motivo di soddisfazione e di orgoglio per tutti noi. Stiamo entrando in un momento importante, che ci impegnerà ancora nei prossimi anni. Questa amministrazione non vedrà sicuramente il completamento di tutti i lavori, ma sarà senza dubbio in grado di consegnare alla prossima la ristrutturazione avviata”. Nel breve dibattito che ne è seguito, il regolano di Predazzo Luca Giongo ha ringraziato anche le passate Amministrazioni per aver avviato il discorso, mentre Francesco Zanon di Tesero, Giorgio Zorzi di Ziano e Claudio Demarchi di CastelloMolina hanno espresso la raccomandazione di mantenere all’interno del palazzo alcuni spazi da destinare comunque all’attività gestionale dell’ente, evitando di trasformarlo in un esclusivo polo museale. relativamente ai lavori, ammontano a £. 16.033.889.250, compresi Iva e imprevisti. £. 1.694.056.360 costituiscono il totale delle spese tecniche, per cui la spesa finale preventivata è pari a £. 17.727.945.610. Un onere considerevole, a fronte del quale si attende l’intervento della Provincia in misura adeguata al valore dell’iniziativa. LA STORIA Come è risaputo, gli interessi dei Principi Vescovi di Trento, dopo il 1111, non furono soltanto di tipo feudale. Spesso infatti accadeva che lo stesso Vescovo, assieme ai suoi collaboratori di fiducia, soggiornasse in valle di Fiemme durante le stagioni estive o nei casi di pericolo. Per questo, ancora nel secolo XIV sembra fosse realizzato l’originario, antico palazzo, restaurato una prima volta dal Vescovo Udalrico III, prima dell’intervento del grande Vescovo e Cardinale Bernardo Clesio, che ne completò le caratteristiche in stile rinascimentale, anche se l’opera fu portata a termine soltanto dopo la sua morte, avvenuta nel 1539. Il palazzo continuò a fungere da residenza signorile estiva fino a quando, nell’800, venne affittato al governo austriaco per essere trasformato in carcere giudiziario. I lavori effettuati allo scopo di garantire tale funzione sconvolsero gli antichi contenuti della struttura, molti affreschi vennero cancellati, i soffitti rovinati, mentre l’appartamento del Principe Vescovo divenne l’abitazione del carceriere e il salone dei ricevimenti fu adibito a deposito. Nel 1850, il palazzo, in condizioni di grave degrado, venne acquistato, per 3200 fiorini, dalla Magnifica Comunità di Fiemme, che vi entrò con i suoi uffici nel 1879, anche se soltanto nel 1901 iniziarono nuovi lavori di restauro, che andarono avanti, a più riprese, fino al 1935, riportando l'edificio al suo antico splendore. Ora, questo nuovo intervento, necessario, indilazionabile, per fare di questa struttura una nuova, prestigiosa sede museale e di rappresentanza. I COSTI Lo Scario Elvio Partel ha anche illustrato l’ammontare dei costi previsti per l’intervento di restauro. Complessivamente, le spese generali, 3 IN CANTIERE NEL 2001 UN IMPEGNATIVO PROGRAMMA DI LAVORI FORESTALI TRA GLI OBIETTIVI PRIMARI IL RECUPERO DEGLI SCHIANTI - - Dopo gli eventi calamitosi del settembre 2000, molto legname si trova ancora a terra e deve essere recuperato nel più breve tempo possibile, con il successivo, veloce ripristino della copertura arborea e la conseguente ricolonizzazione del bosco La prima parte dei lavori del Consiglio dei Regolani, nella seduta del 14 marzo, è stata riservata al programma dei lavori dell’Azienda Agricola Forestale per il 2001, illustrato nei particolari operativi dal regolano di Cavalese Francesco Degiampietro, secondo uno schema che ricalca sostanzialmente i progetti degli anni precedenti. Uno dei problemi più importanti da risolvere, e che la Comunità inquadra come prioritario, riguarda gli effetti della bufera del 20 settembre scorso che, come è noto, per la Comunità ha comportato la bellezza di oltre 25.000 metri cubi di legname schiantato, con l’urgenza di un suo rapido recupero. Alla luce degli eventi straordinari accaduti, è stata ritenuta fondamentale una veloce azione di ripristino della copertura arborea nelle zone dove gli schianti hanno colpito superfici di dimensioni elevate. Per questo si prevede che, appena terminati i lavori di utilizzazione boschiva, gli operai forestali della Magnifica saranno impegnati nell’opera di ripulitura delle “fratte” e di “impianto” di piantine di abete rosso e larice, allo scopo di assicurare una immediata ricolonizzazione del bosco. Il vivaio forestale di Solaiolo fornirà il postime necessario e sarà possibile inoltre utilizzare una buona percentuale di piantine con pane di terra, predisposte appositamente nello scorso autunno. In certi casi, il trasporto di queste piantine fino alle zone di destinazione potrà avvenire mediante l’utilizzo delle teleferiche usate per l’esbosco del legname. Questi interventi, assieme alla manutenzione delle arterie forestali, richiederanno un grosso impegno, al quale va aggiunto quello relativo alla quota di sfolli e diradi che, analogamente al passato, sarà eseguita soprattutto nella prima e nell’ultima parte della stagione. È anche prevedibile un certo lavoro di alcuni operai per il recupero di accidentali sparsi o in situati in zone dove i boscaioli non arrivano, sia per la loro ubicazione 4 - - - - che per le caratteristiche del legname (boschi in fase giovanile). - Lavori da completare Il programma del 2001 prevede innanzitutto il completamento dei lavori già iniziati negli anni scorsi. In particolare riguardano: - Strada Tombol Valmaggiore Cancèl: realizzata in regia diretta, è quasi terminata; prima delle piogge autunnali mancavano solanto l’inghiaiatura finale e la posa delle canalette in ferro e cemento, i cui lavori, tramite appalto, erano stati affidati alle ditte Bortolas e Cooperativa Lagorai. Purtroppo le avverse condizioni del tempo hanno creato una serie di piccoli smottamenti lungo le rampe non ancora ben inerbite, oltre al cedimento del piano stradale per una lunghezza di circa 20 metri lineari. In quest’ultimo caso, in accordo con il direttore dei lavori dottor Ruggero Bolognani, è stata individuata una soluzione che richiede la costruzione di un muro di sostegno a valle, ancorato alla roccia sottostante, per una spesa complessiva di 30 milioni. Tale lavoro sarà realizzato direttamente dagli operai della Comunità nel corso della primavera. Interventi a Malga Inferno e per la concimaia di Malga Toazzo: i lavori, già autorizzati, saranno eseguiti prima dell’inizio della stagione dell’alpeggio. Strada dei Cercenai 1° tratto: iniziati l’anno scorso, hanno dovuto essere forzatamente interrotti anzitempo in autunno, a causa delle proibitive condizioni meteorologiche; la prosecuzione è prevista in primavera. Strada dei Cercenai 2° tratto: se arriveranno dalla Provincia comunicazioni positive per il finanziamento (sono attese entro la primavera), i lavori saranno affidati alla ditta Bortolas di Tesero, che già esegue il primo tratto. È ragionevole pensare ad una loro conclusione entro la fine dell’anno o, al massimo, all’inizio della primavera 2002. Concimaia stalla delle capre all’Agnelezza: la realizzazione è stata affidata alla ditta Betta Scavi di Castello, che ha presentato un ribasso d’asta pari al 15.50% sul prezzo base di £. 22.500.000. Le condizioni di affidamento prevedono che i lavori siano terminati prima della stagione dell’alpeggio. Ponte sul Rio Valgrana: il progetto, predisposto dall’ing. Pederiva, è stato già approvato dalla Tutela del Paesaggio, per cui anche tale intervento potrebbe essere realizzato in tempi relativamente brevi, al massimo entro l’estate. Realizzazione stradina di collegamento per i baiti della Cisa: i circa 100 metri di strada sono stati autorizzati e l’intenzione è quella di attivarsi, durante l’estate, mediante trattativa privata con una ditta che in zona dovrebbe lavorare per la realizzazione di una strada per conto dell’Asuc di Capriana. Tale strada interessa tra l’altro anche bosco comunitario. Opera di presa a Cavelonte: anche questi lavori sono autorizzati da tempo, per cui si pensa di garantirne l’esecuzione entro il 2001. tenzione straordinaria della strada delle Ortighe e di costruzione della nuova strada di “Costa Osela”, al fine di consentire un più agevole recupero degli schianti in zona. - Strada Cancel: è prevista nella zona compresa tra la Sandrina e Cece, in comune catastale di Predazzo. I lavori dovrebbero essere realizzati verso fine stagione. - Strada Mugon Aeroplano: si trova in comune catastale di Cavalese ed è particolarmente importante ai fini della coltivazione del bosco e del recupero di una parte di schianti. Il progetto sarà predisposto nei prossimi mesi da parte dell’Ufficio Tecnico Forestale e quindi sottoposto all’approvazione del Consiglio dei Regolani. Per questo lavoro, sarà anche chiesta la collaborazione del Comune di Castello-Molina di Fiemme, dal momento che parte del tracciato interessa il suolo comunale. Anche per questa strada, come per le altre, c’è la possibilità di accedere ai contributi provinciali previsti dal Piano di Sviluppo Rurale. - Bonifiche ai pascoli di Valmoena e Toazzo: si tratta di lavori straordinari, dovuti alle intense piogge autunnali. E’ stato raggiunto un accordo con i Bacini Montani in base al quale la Provincia interverrà per l’arginatura del torrente e la Comunità assicurerà la fornitura dei massi ciclopici, prelevandoli in loco. I progetti hanno ottenuto l’autorizzazione della Tutela del Paesaggio e i lavori, salvo variazioni, dovrebbero essere portati a termine prima della stagione dell’alpeggio. Praticamente invariata, rispetto alla stagione precedente, la forza lavoro, sia per gli operai a tempo indeterminato che per gli stagionali. Il regolano Degiampietro, alla fine del suo intervento illustrativo, ha ricordato la necessità di tener presenti anche la strada di Vallonga, in comune catastale di Castello-Molina di Fiemme e il rifacimento del tetto della Malga di Cazzorga. Nuovi interventi Tra i progetti nuovi dell’anno in corso, ricordiamo i seguenti: - Magazzino a Molina: Si tratta di lavori necessari per sistemare la tettoia verso la strada di fondovalle, con il prolungamento della falda del tetto e il ricavo di nuovi spazi di deposito coperto, in sostituzione della attuale tettoia precaria. - Strada Ortighe e Costa Osela in Val Cadino: non appena possibile, compatibilmente con i soliti problemi di natura burocratica, saranno iniziati i lavori di manu- 5 NUOVI MACCHINARI IN SEGHERIA Nella seduta del 15 settembre 2000, il Consiglio dei Regolani della Comunità aveva deciso di far partire una nuova serie di investimenti, destinati al potenziamento della segheria di Ziano, con riferimento specifico al reparto dei semilavorati. Da molti anni ormai, infatti, è questo il settore che ha offerto e continua ad offrire all’ente le maggiori soddisfazioni, dal punto di vista commerciale, confermando l’efficacia di una scelta effettuata ancora nel 1986 e poi consolidata ulteriormente negli anni successivi. Anche lo scorso 27 dicembre, quando è stato approvato il bilancio di previsione del 2001, è emerso con estrema chiarezza che circa i due terzi dei ricavi previsti in segheria derivano appunto dalla vendita dei semilavorati, un prodotto sempre più richiesto dal mercato e quindi in grado di garantire risultati commerciali particolarmente positivi. Gli ultimi investimenti di settembre hanno comportato un onere pari a oltre 700 milioni, ma la scelta è stata ancora una volta operata con attenzione, capacità e lungimiranza. In sostanza, le due vecchie troncatrici esistenti sono state sostituite con due nuovissimi impianti della ditta tedesca Paul, mentre dalla ditta specializzata Scharpf & Koegel, sempre germanica, è stata acquistata una giuntatrice di testa. Presso la ditta Zimak di Schio (Vicenza) è stato infine acquistato anche un nuovo decatastatore, destinato al confezionamento dei pacchi per la spedizione. La spesa era ovviamente comprensiva del trasporto, del montaggio e del collaudo, operazioni puntualmente effettuate in gennaio, mentre la cessione delle due troncatrici preesistenti e dell’impianto di giunzione usato ha consentito alla Comunità di recuperare circa 150 milioni. La ditta altoatesina Unitec di Valdaora, che ha provveduto alla fornitura dei macchinari, si è impegnata a fornire gratuitamente, per il primo anno, pezzi di ricambio fino ad un importo di 38 milioni di lire e ad effettuare quattro interventi di manutenzione e riparazione, sempre gratuiti, oltre a quelli previsti dalle condizioni di garanzia, fino al raggiungimento dell’importo di 10 milioni. 6 Insomma un’operazione studiata nei particolari dai responsabili della segheria e con la quale si è compiuto un ulteriore, importante passo avanti. I nuovi impianti hanno iniziato a funzionare a pieno regime a partire dal 22 gennaio 2001, assicurando una accelerazione della produttività nella misura del 30 per cento. Impianti moderni, più sofisticati e all’avanguardia rispetto a quelli precedentemente utilizzati. Grazie ad essi, è possibile mantenersi in posizioni di vertice, rispondendo con prontezza ai cambiamenti che il mercato propone e che, negli ultimi vent’anni, sono stati particolarmente significativi. Perdere il treno sarebbe deleterio e la Comunità non vuole sicuramente rimanere in posizioni di rincalzo. “La nostra clientela” sottolinea il direttore della segheria rag. Aldo Zorzi “opera nei più diversi settori, già ricordati sul precedente numero del giornale comunitario, dalle porte interne alle cornici, dagli zoccolini ai serramenti. Noi oggi siamo nella condizione di poter rispondere tempestivamente alle varie richieste, grazie alla versatilità dei nostri impianti e a una politica di vendita che ha privilegiato la diversificazione produttiva”. Ricordiamo che gli ultimi investimenti costituiscono la terza fase di ristrutturazione operata negli ultimi 14 anni. Immediata, tra l’altro, la risposta estremamente positiva dei dipendenti della segheria, pronti a recepire con efficacia e grande professionalità i nuovi stimoli tecnologici. Anche questo un aspetto da non sottovalutare e che assicura per il futuro ulteriori risultati. FUNGHI: RINNOVATA LA CONVENZIONE Si è parlato di funghi martedì 6 marzo, alle ore 17, quando, presso il palazzo della Comunità, lo Scario Elvio Partel ha convocato un incontro con gli amministratori comunali della valle che aderiscono alla apposita convenzione per la raccolta. Alla riunione erano anche presenti il dott. Mazzucchi, responsabile dell’Ispettorato Distrettuale delle Foreste, il dott. Stefano Cattoi, dell’Ufficio Forestale della Comunità, e il dott. Giovanni Defrancesco, direttore dell’Apt di Fiemme. Nella prima parte dei lavori, si è preso atto del riparto dei proventi della stagione 2000, vistosamente compromessi dalle condizioni metereologiche ed ambientali non particolarmente favorevoli, che si sono negativamente riflettute anche sugli introiti. In sostanza, l’incasso, derivante dai permessi rilasciati ai raccoglitori (3278 rispetto ai 5821 del 1999) e dagli interessi attivi netti, è stato complessivamente pari a £. 162.429.248. Da questa cifra, vanno dedotti il compenso forfettario del 10% sugli incassi netti (più Iva) alla Comunità, che ha l’incarico di gestire il settore attraverso la propria struttura operativa, le spese per i guardiafunghi e gli stampati, le spese bancarie e postali, per un importo totale di £. 113.102.984. La differenza, da ripartire, è stata quindi di £. 49.326.264, rispetto a £. 129.817.930 del 1999, quando gli incassi erano stati pari a £. 252.849.522. Il netto da ripartire è stato quindi suddiviso, come vuole la convenzione, tra i dieci Comuni aderenti, per il 50% in proporzione alla superficie catastale di ciascun Comune e per l’altro 50% con riferimento alle presenze turistiche rilevate dall’Azienda di Promozione Turistica nel periodo compreso tra il 1° giugno e il 30 settembre. Questo il quadro del riparto: PREDAZZO £. 13.111.675 ZIANO £. 4.717.126 PANCHIÀ £. 2.247.862 TESERO £. 5.789.155 CAVALESE £. 8.548.723 VARENA £. 2.867.166 DAIANO £. 1.377.564 CARANO £. 4.079.143 CASTELLO MOLINA £. 5.384.990 CAPRIANA £. 1.202.859 Subito dopo, è stata riapprovata la convenzione per la disciplina della raccolta dei funghi nell’ambito territoriale di Fiemme. Avrà validità fino al 2006 e non presenta, rispetto agli anni precedenti, particolari novità. Alla Magnifica è confermato l’incarico della gestione del servizio di informazione, vigilanza e controllo, con l’assunzione di quattro guardiafunghi per sei mesi e con 40 ore di lavoro settimanali. L’orario sarà articola- to su sei giorni per ciascun guardiafunghi e per turni, in modo da assicurare la presenza di almeno due di essi anche nei giorni festivi e prefestivi. Importante anche la collaborazione con l’APT di Fiemme, incaricata di fornire le necessarie informazioni agli ospiti e di diffondere il materiale illustrativo sulla normativa vigente, mettendo inoltre a disposizione gli stampati per il versamento delle somme dovute. Immutata la destinazione dei proventi, con la conferma del 10% forfettario alla Comunità, assieme al rimborso delle spese documentate, e ribaditi i criteri di riparto. Una scelta importante ha riguardato la definizione della durata dei permessi: si va da un minimo di un giorno (£. 15.000) a tre giorni (£. 28.000), a una settimana (£. 40.000), a 15 giorni (£. 70.000), a un mese (£. 100.000): Saranno rilasciati dunque (come del resto avviene in tutte le province limitrofe) anche permessi di un giorno, allo scopo di evitare possibili fenomeni di abusivismo, da parte di quanti vengono in valle per una giornata soltanto e non sono disposti a pagare il permesso per tre. Per quanto riguarda le modalità di raccolta, è stato deciso di chiedere alla Provincia Autonoma di Trento la modifica della legge provinciale vigente, nel senso di consentire la raccolta gratuita dei funghi ai soli residenti, in possesso del diritto d’uso civico, sottolineando quindi la “specificità” del territorio comunitario e dei “vicini” di Fiemme. La riunione si è chiusa con l’affidamento all’Apt di Fiemme dell’incarico di curare la stampa di un nuovo libretto intitolato “Come vivere il bosco”, da destinare a valligiani e ospiti per mettere tutti nella condizione di apprezzare al meglio i contenuti e le emozioni che la realtà naturalistica riesce ad offrire, ovviamente nel rispetto di determinati criteri di comportamento. Il costo presunto è di circa 20 milioni, che saranno equamente ripartiti tra gli enti convenzionati, al momento della suddivisione degli utili. Ricoriamo per concludere che la convenzione che disciplina la raccolta dei funghi associata con i Comuni del nesso è stata approvata dal consiglio dei regolani nella seduta del 14 marzo. 7 GLI SPORT ACQUATICI VANNO REGOLAMENTATI LAGHI D’ALTA QUOTA TUTTI DA SCOPRIRE Rafting, cioè la discesa lungo i corsi d’acqua a bordo dei gommoni, ma anche hydrospeed, canoa, torrentismo. Sono gli sport acquatici emergenti, che fanno tanto gioventù, che si impongono sempre più anche come attrazione turistica, ma che suscitano crescenti preoccupazioni in quanti vedono in rivi e torrenti un patrimonio da tutelare, evitando danni alla fauna ittica. Occorre dunque trovare un giusto equilibrio tra quanti praticano queste nuove discipline e la necessità di preservare importanti contenuti ambientali, che si legano soprattutto alla pesca. Insomma, serve una regolamentazione e con tali presupposti la Magnifica Comunità di Fiemme ha promosso un incontro lo scorso 19 febbraio presso la sede, nella sala dei consessi, convocando sindaci, amministratori pubblici, presidenti e responsabili delle associazioni pescatori della valle, il presidente provinciale degli albergatori (ed ex Scario) Italo Craffonara, il direttore dell’APT di Fiemme Guido Travaglia. Un paio d’ore di dibattito, coordinato dallo Scario Elvio Partel e dal regolano di Predazzo Luca Giongo, che hanno seguito da vicino tutta la vicenda e che ne hanno illustrato in dettaglio i contenuti. Inizia praticamente il 19 gennaio 2000, quando una società di rafting chiede di poter avviare l’attività, in estate, lungo il corso dell’Avisio, a partire da Masi di Cavalese. La Comunità risponde picche, ma i dirigenti del sodalizio si rivolgono alla Provincia, che ha l’esclusiva competenza in materia di gestione delle acque pubbliche. L’attività parte puntualmente all’inizio dell’estate, nonostante le proteste dei pescatori e le prese di posizione molto critiche dell’ente valligiano. Passata la stagione estiva, all’inizio di ottobre, viene presentata una seconda domanda, seguita da una terza. Scatta nuovamente l’allarme. Le associazioni pescatori confermano le loro preoccupazioni. La fauna ittica ma anche l’ambiente, dicono, è a rischio, anche perché l’acqua non è abbondante e i pesci, soprattutto la pregiatissima trota marmorata, possono risentirne in modo decisivo. Il 2 novembre, la Comunità incontra a Trento l’assessore provinciale Iva Berasi. Molte promesse ma pochi fatti concreti. Il consiglio comunale di Castello-Molina approva una mozione particolarmente critica. Il 27 dicembre 2000, il consiglio dei Regolani decide di coinvolgere tutte le componenti valligiane in un’azione congiunta, al fine di chiedere alla Provincia di garantire, in tempi brevi, la regolamentazione della materia, attraverso nuove disposizioni di legge. Poi, il 19 febbraio, l’ultimo incontro. Numerosi gli interventi, a confermare l’atten- Come avevamo annunciato, su questo giornale, nel numero di aprile dello scorso anno, durante l’estate 2000 è stata avviata una interessantissima campagna di ricerche sui laghi del bacino dell’Avisio, frutto della collaborazione tra il Museo Trentino di Scienze Naturali e l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige di Trento, sostenuta dall’intervento finanziario del Consorzio Bim Adige di Trento ed affiancata dall’attenzione e dall’interesse della Comunità di Fiemme. Il progetto, che proseguirà anche quest’anno, ha come obbiettivo la caratterizzazione biologica e geografica dei laghi, mediante una serie di approfonditi rilevamenti limnologici, attraverso i quali ottenere un quadro molto più preciso dell’importante risorsa idrica che gli stessi laghi rappresentano. Senza dimenticare la loro valorizzazione anche sotto il profilo turisticoricreativo. Nel periodo compreso tra il 3 luglio e il 20 agosto, sono stati 24 i laghi rilevati, con la registrazione delle loro variabili chimico-fisiche e la raccolta di dati fondamentali sul loro stato di conservazione. Il lavoro è tato condotto e coordinato da Marco Cantonati e Adriano Boscaini del Museo Tridentino e da Flavio Corradini dell’Istituto Agrario, con i quali hanno fattivamente collaborato uno stuolo di giovani biologi e naturalisti, Sara Zuccati, Nicola Angeli, Paola Sartori, Morena Lazzara, Rita Ziglio e Alessandra Franceschini. Alla fine dello scorso mese di dicembre, è stata resa nota la prima, interessantissima relazione sul lavoro portato avanti fin qui. Dalla stessa si evince come, oltre ad eseguire rilievi e campionamenti, siano stati raccolti un gran numero di dati e di campioni relativi all’ambiente da studiare. In tal modo, si sono ottenuti materiali in grado di caratterizzare ulteriormente non solo le condizioni attuali degli ambienti lacustri, ma anche la loro evoluzione nel tempo, grazie allo studio del prezioso archivio di informazioni rappresentato dai sedimenti. Da segnalare inoltre che nei campionamenti si sono adottate delle metodiche del tutto analoghe a quelle del maggiore progetto dell’Unione Europea attualmente in corso e dedicato sempre ai laghi d’alta quota, vale a dire l’EMERGE, European mountain lake ecosystems: regionalisation diagnostics and socio-economic evaluation. Lo studio dei laghi del bacino dell’Avisio è stato affrontato in un clima di proficua collaborazione informale appunto con il progetto europeo. Lo studio ha riguardato in modo particolare i laghi sparsi lungo la catena di Lagorai, raggiunti a piedi, con l’attrezzatura in spalla, dopo aver percorso un primo tratto in automobile su strade forestali. Importante la collaborazione offerta dalla Comunità, che ha messo a 8 zione che il problema suscita e la volontà di operare in sintonia, anche se scegliendo le strade più efficaci, possibilmente attraverso una forma di autoregolamentazione consensuale tra le parti, e comunque senza cedimenti su determinati principi di difesa della realtà locale e delle sue prerogative. Si chiede in particolare una normativa che qualifichi gli sport acquatici come attività soggette a regolamentazione da parte dei Comuni, demandando quindi a questi ultimi la possibilità di essere determinanti nel momento in cui le società hanno bisogno delle autorizzazioni locali per realizzare delle strutture fisse, attraverso le quali organizzare al meglio la loro attività. Delle regole certe vanno comunque trovate, e su questo concetto chiave i presenti concordano all’unanimità. Anche perché, sottolineano soprattutto i pescatori, le associazioni locali sono soggette a sanzioni e controlli, mentre le società di rafting non devono sottostare ad alcun vincolo. E tale situazione non è per nulla accettabile. Alla fine, con lo scopo di studiare una scaletta di richieste da presentare alla giunta provinciale, è stata nominata una commissione, composta dallo Scario, dal regolano Giongo, anche a nome dei pescatori, dal vicesindaco di Castello-Molina Marziano Weber, in rappresentanza dei Comuni di Fiemme, dal dott. Guido Travaglia dell’Apt e da Diego Zorzi di Ziano, per conto dell’Associazione Albergatori. La commissione si è successivamente riunita per discutere le proposte da sottoporre poi all'attenzione della Giunta Provinciale. Il discorso è chiaro e gli obbiettivi anche. Bisogna solo studiare le iniziative più efficaci per arrivare ad una soluzione soddisfaciente per tutti. Il rafting, a questo punto, difficilmente potrà essere bloccato, ma la collocazione di precisi paletti comportamentali diventa davvero scelta improrogabile. Lago di Moregna disposizione dei ricercatori la consolidata esperienza del guardiapesca Alfredo Zorzi, prezioso accompagnatore fino ai laghi di propria competenza. Al centro della ricerca i seguenti bacini: Le Aie (due), Antermoia, Bocche, Bombasel (tre), Brutto, Buse, Casarina, Cavallazza, Cece, Forame, Iuribrutto, Lagorai maggiore e minore, Lagusel, Lusia (tre), Moregna, S. Maria di Fedaia, Stellune e Trote. Per ciascuno di essi, è stato individuato il punto di maggiore profondità e sulla sua verticale è stata posizionata una boa per segnalare il punto di campionamento. Inoltre è stata predisposta una scheda dettagliata, con una immagine panoramica e i principali dati chimico-fisici rilevati direttamente sul campo. Da rilevare il fatto che, dopo la conclusione del lavoro, potranno anche essere avviati dei progetti didattici sui laghi oggetto della ricerca, con il coinvolgimento delle scuole e con la possibilità che gli stessi alunni diventino protagonisti del progetto. E’ anche prevista la predisposizione di opuscoli e pannelli, attraverso i quali mettere gli utenti nella condizione di conoscere al meglio questi ambienti, assieme ai loro straordinari contenuti naturalistici. Laghetti di Lagorai Maggiore 9 EUROFLORA A GENOVA APPUNTAMENTO COL VERDE Dal 21 aprile al 1° maggio, anche la Magnifica Comunità di Fiemme sarà presente a Genova in occasione di “EUROFLORA 2001”, manifestazione di grande prestigio internazionale, massimo appuntamento con il verde a livello europeo e, ovviamente, iniziativa di considerevole valenza promozionale. L’ente valligiano interverrà assieme all’Apt di Fiemme e al Servizio Foreste della Provincia di Trento, all’interno di un’area espositiva denominata “Val di FiemmeTrentino”. La sua collaborazione riguarda in modo particolare il reperimento e l’allestimento del materiale verde reciso (conifere e altre essenze montane), il reperimento di altri elementi che costituiscono l’ambiente montano, presenti in zona (pietre con licheni, muschi, cortecce ecc.), la fornitura della manodopera per l’allestimento e lo smontaggio dell’area espositiva (350 metri quadrati), la disponibilità di un pulmino per il trasporto a Genova della squadra operai e per i suoi movimenti dalla sede di alloggio alla Fiera, la fornitura del materiale legnoso tondo e segato per l’allestimento dell’area espositiva, la realizzazione del tabellone destinato ai visitatori, con la illustrazione dell’attività dell’ente. Alla redazione del progetto tecnico-espositivo, oltre che per l’assistenza tecnica di personale specializzato, offrirà un contributo importan- 10 DAL CONSIGLIO DEI REGOLANI 27 DICEMBRE 2000 APPROVATO IL CONTO CONSUNTIVO te anche il Servizio Foreste, in grado a sua volta di contribuire efficacemente alla diffusione dell’immagine del Trentino. Va ricordato che la valle di Fiemme ha con Genova un particolare rapporto di amicizia, confermato anche in occasione dello scorso Natale 2000, quando la Magnifica ha regalato alla città lagunare uno dei suoi splendidi abeti, portato sempre in collaborazione con l’Apt e consegnato ufficialmente il 10 dicembre, nel corso di una cerimonia in Piazza Matteotti, di fronte al Palazzo Ducale, con l’intervento della Banda Sociale di Tesero. 1999 L’ultima seduta dell’anno 2000 si è aperta con l’approvazione del conto consuntivo dell’esercizio finanziario 1999, illustrato nelle sue risultanze finali dal vicescario Renzo Paluselli. Un adempimento poco più che formale, tenuto conto che il documento contabile presenta le identiche risultanze del corrispondente rendiconto di gestione, approvato dal Consiglio dei Regolani nella seduta del 26 aprile 2000. Chiude a pareggio sulla cifra di £. 15.500.061.368. Per quanto si riferisce alle attività commerciali, presenta un utile di £. 1.627.051.987 per l’Azienda Agricola Forestale, £. 360.804.846 per l’Azienda Segagione Legnami e £. 109.482.531 per la gestione immobiliare. L’avanzo di amministrazione al 31 dicembre 1999 è pari a £. 167.284.948 che il Consiglio dei Regolani ha deliberato di ripartire nel modo seguente: £. 18.500.000 di contributi nel settore dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e del Soccorso Pubblico; £. 16.000.000 per il settore delle tradizioni musicali della valle; £. 39.000.000 per il settore delle attività sportive; £. 12.784.948 per gli interventi nei settori dell’arte e della cultura; £. 6.000.000 a sostegno dell’istruzione; £. 50.000.000 per interventi nei settori della solidarietà e delle attività turistiche e folkloristiche. Due interventi di carattere straordinario sono stati affettuati nel corso dell’anno a beneficio del Soccorso Alpino di Fiemme (£. 14.000.000) e dell’AVIS Valli dell’Avisio (£. 11.000.000). Le domande pervenute alla Comunità sono state complessivamente 149, così suddivise: 14 da parte dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e del Soccorso Pubblico, 15 da parte di Bande e Cori, 29 da parte di associazioni sportive, 18 da associazioni operanti nel settore dell’arte e della cultura, 6 dalle scuole del nesso. Sono stati infine erogati anche sei premi di studio. Per quanto riguarda gli interventi a dimensione regoliera, nei settori del turismo e della solidarietà, sono state accolte 60 domande. BILANCIO DI PREVISIONE DELL’ESERCIZIO 2001 Sempre Renzo Paluselli ha analizzato i dati principali del bilancio preventivo che si possono riassumere come segue: BILANCIO ISTITUZIONALE: Entrate ed uscite, a pareggio, per complessive £. 15.557.603.563; AZIENDA AGRICOLA FORESTALE: Ricavi per £. 7.164.410.000, costi di produzione per £. 6.929.096.150, utile di esercizio previsto di £. 235.313.850. AZIENDA SEGAGIONE LEGNAMI: Ricavi totali per £. 11.182.560.000, costi di produzione pari a £. 10.826.084.250, con un utile di esercizio previsto in £. 356.475.750. AZIENDA IMMOBILIARE (AUTOSTAZIONE DI PREDAZZO): ricavi per £. 230.420.000,costi di produzione per £. 186.252.000, utile di esercizio previsto pari a £. 44.168.000. Nella sua relazione, il vicescario ha ricordato la “diffusa situazione di incertezza che ancora caratterizza sia l’Italia che l’Europa”, con una “domanda non molto brillante che si contrappone alla crescita di capacità lavorativa degli impianti, conseguenza dei massicci investimenti tecnologici effettuati a livello europeo e di una sempre più marcata presenza sul mercato dei produttori dell’Europa Orientale, i quali aumentano l’offerta di prodotto disponibile”. Renzo Paluselli ha anche ricordato i fenomeni atmosferici di inizio autunno, che hanno causato notevoli danni al patrimonio forestale della Comunità e di altre ampie zone del Trentino, con inevitabili ripercussioni sul valore del legname. Entrando nello specifico, i programmi 2001 dell’Azienda Agricola Forestale prevedono l’utilizzo di un quantitativo di legname di 35.800 metri cubi, in linea con quello del 2000. Tra i costi principali, si prevede una spesa di £. 3.120.000.000 per la manutenzione del patrimonio forestale, in leggero incremento rispetto all’anno precedente e con la previsione di riassumere tutti gli operai che erano in forza nel 2000. La somma di £. 1.111.000.000 è destinata ad interventi 11 straordinari relativi alla costruzione di nuove strade forestali, comunque con un contributo provinciale pari a circa £.739.830.000, mentre £. 70.000.000 riguardano l’acquisto di un automezzo Fiat Panda 4x4, di un rimorchio e di un verricello forestale. Non sono previsti invece interventi straordinari sulle malghe, dal momento che per queste strutture si interviene nell’ambito del progetto sull’agricoltura di montagna. I ricavi di vendita del “tondo” sono quantificati in £. 181.576 al metro cubo, mentre il prezzo della legna da opera è previsto in £. 95.000. Da rilevare che il prezzo medio di vendita del legname da parte dei Comuni di Fiemme, a settembre 2000, era pari a £. 158.353. Tra i ricavi, sono state incluse £. 85.000.000 per affitti e £. 707.410.000 relative a finanziamenti provinciali ottenuti per la costruzione di strade forestali, per il progetto di manutenzione ambientale, per il piano economico, per il Progetto “Azione 12”, per il rimborso spese destinate al servizio di vigilanza in tema di raccolta funghi, svolto per conto dei Comuni, e per il guardiapesca. L’Azienda Segagione Legnami prevede di acquistare quest’anno 32.500 metri cubi di legname tondo dall’Azienda Agricola Forestale ad un prezzo medio di £. 181.292. Gli investimenti in programma riguardano la sostituzione dell’impianto di giuntatura e la sostituzione della caldaia, con l’adeguamento e la messa a norma dei locali, per una spesa di £. 1.345.000.000 (£. 77.337.500 a carico del bilancio 2001). Per quanto riguarda i ricavi, £. 3.645.320.000 derivano dalla vendita di tavolame e £. 6.531.840.000 dalla vendita dei semilavorati (6804 mc a £. 960.000 a metri cubo). “Gli investimenti previsti” ha concluso il relatore “pur in presenza di un quadro congiunturale abbastanza incerto, sono orientati, oltre che al potenziamento del comparto dei semilavorati, diventato vitale e strategico, anche alla individuazione di nuove aree di sviluppo, che consentano metodi nuovi, efficienti ed ecocompatibili di utilizzo del legname, di lavorazione e di trasformazione in prodotti finiti. Si cercherà quindi di perseguire una sempre maggiore integrazione della filiera foresta-legno; la qualità della materia prima e la capacità di lavorazione e trasformazione del legname, prerogative che caratterizzano la Comunità, dovrebbero fornire quelli ulteriori vantaggi, capaci di mantenere le posizioni acquisite e di garantire maggiore valore aggiunto”. Unanime l’approvazione da parte del Consiglio dei Regolani. MODALITÀ DI PESCA PER IL 2001 Sono state approvate all’unanimità, dopo la loro 12 illustrazione da parte del regolano incaricato Luca Giongo di Predazzo. Sono sostanzialmente le seguenti: APERTURA DELLA STAGIONE: domenica 4 marzo per l’asta dell’Avisio e del Travignolo, 1° maggio per i rivi. Per i laghi alpini e i bacini artificiali, ovviamente dopo il disgelo della maggior parte della superficie. MISURA DEL PESCATO: misura minima cm. 22; per la trota marmorata, l’ibrido di marmorata e la trota lacustre cm. 35; per il temolo cm. 35, con cattura consentita dal 1° maggio al 30 settembre; per il salmerino comune cm. 22; infine per il salmerino alpino cm. 15. NUMERO DELLE CATTURE: 5 pezzi complessivi per uscita; per la marmorata e l’ibrido di marmorata e per il temolo, un pezzo per ciascuna specie e per ogni uscita, comunque compresi nei cinque consentiti. USCITE: 70 all’anno; oltre tale limite sarà applicata la quota valligiana. QUOTE SOCIALI: £. 100.000 annue per i soci ordinari; £. 50.000 per i soci di età inferiore ai 14 anni; £. 150.000 per i soci aggregati. PERMESSI GIORNALIERI: il costo è pari a £. 10.000 e riguarda pescatori associati ad altre associazioni di valle. PERMESSI D’OSPITE: £. 20.000 per le acque correnti e i laghi alpini; £. 15.000 per i bacini artificiali. Nella stessa giornata di pesca, è consentito usufruire di un solo permesso d’ospite per l’intera valle di Fiemme. Per i Vicini non associati ad alcuna associazione valligiana, il costo del permesso è stabilito in £. 20.000 per le acque correnti e i laghi alpini e in £. 15.000 per i bacini artificiali. LIMITAZIONI: 4 permessi giornalieri per Moena, nessuna limitazione a Predazzo, 10 per Ziano e Panchià, 10 per Tesero, con 5 permessi nel tratto “no kill” e nessuna limitazione per i laghi alpini, 15 per Cavalese, con 5 nel tratto “no kill”, 15 per Molina per le acque correnti, nessuna limitazione per i laghi alpini e il bacino artificiale. COMPUTO PERMESSI D’OSPITE: i valligiani e i soci di una associazione pescatori di valle non verranno computati ai fini del contingentamento dei permessi d’ospite, a condizione che gli stessi esibiscano, all’atto della richiesta del permesso, il proprio libretto catture rilasciato dall’Associazione di appartenenza e la tessera dell’Associazione Pescatori Valfiemme. AMI ESCHE CANNE: La misura dell’amo è libera. Con esche naturali è proibito l’uso di ami ed ancorette dotati di ardiglione. È vietato l’uso di più di due camole sulla camoliera. Nelle acque correnti e nei laghi alpini è consentita la pesca con l’uso di una sola canna. CHIUSURA DELLA STAGIONE: è fissata, come per gli anni scorsi, al 30 settembre. A proposito di pesca, ricordiamo che si svolgerà dal 5 al 12 maggio il secondo corso di abilitazione per i pescatori della valle. Per eventuali informazioni, rivolgersi presso le singole associazioni. RAFTING SULL’AVISIO INDISPENSABILE UNA REGOLAMENTAZIONE Sempre il regolano Giongo ha sollevato nella medesima seduta il grosso problema legato alla pratica del rafting e di altre attività sportive similari lungo il corso del torrente Avisio. Già l’anno scorso, di fronte alla prima domanda di autorizzazione accolta dalla Provincia, la Comunità aveva espresso grosse perplessità, paventando conseguenze del tutto negative per i pescatori, per l’ambiente e per il patrimonio ittico. Nonostante un incontro con l’assessore provinciale competente, nulla è stato fatto per regolamentare il settore, per cui la questione è ancora aperta. Ed ora, altre due domande si annunciano per ulteriori iniziative similari alla prima. Completamente d’accordo il consiglio dei regolani con le valutazioni di Luca Giongo, per cui, in conclusione, lo scario Elvio Partel si è impegnato a sentire i sindaci della valle, i pescatori e i rappresentanti dell’Apt, per chiedere alla Provincia un intervento urgente, in grado di arrivare entro breve tempo ad una opportuna regolamentazione. L’incontro, in effetti, si è svolto lunedì 19 febbraio, presso la sede di Cavalese. Ne parliamo, con i particolari, in altra parte del giornale. PREMI DI ALLEVAMENTO E SOSTEGNO ALLA ZOOTECNIA Nella riunione del 19 dicembre, come ha ricordato il regolano di Tesero Francesco Zanon, si è tenuta la consueta seduta della “Commissione di cui al Regolamento per l’utilizzazione dei fondi stanziati dalla Comunità di Fiemme per la difesa dell’economia zootecnica valligiana”. La stessa provvede a ripartire la cifra annualmente stabilita dal consiglio in alcuni fondi: il FONDO A che comprende le spese di raccolta delle prenotazioni e dei controlli, nonché un contributo alle Federazioni Usab e Fab, che riunisce gli allevatori delle razze Bruna Alpina e Grigio Alpina; il FONDO B sul quale vengono direttamente stanziati i contributi per l’allevamento e l’alpeggio dei capi bovini; il FONDO C che prevede la concessione di contributi ai tenutari delle stazioni di monta naturale (confermando un orientamento già assunto in passato, si sono privilegiate le stazioni di monta pubblica, escludendo quelle private); il fondo che premia i tenutari degli stalloni iscritti nei libri genealogici delle razze Avelignese e Norico. L’anno scorso, sono stati complessivamente allevati 433 capi bovini, 5 tori da riproduzone e due stalloni equini riproduttori. Il contributo per ogni capo allevato è pari a £. 80.000 per le vitelle e per i ristalli alpeggiati, mentre è ridotto del 50% per i ristalli non alpeggiati. Alle stazioni di monta bovina pubblica, è stato assegnato un contributo di £. 350.000, per gli stalloni riproduttori equini £. 100.000. L’importo complessivo messo a disposizione dalla Comunità di Fiemme è stato pari a £. 40.000.000. PARTECIPAZIONE ALLA SOCIETÀ BIO ENERGIA FIEMME Al termine della seduta, il vicescario Renzo Paluselli ha comunicato ai regolani che l’assemblea della Società Bio Energia Fiemme, nella riunione del 27 dicembre, ha rieletto consigliere di amministrazione il regolano Francesco Degiampietro di Cavalese ed ha nominato sindaco effettivo il regolano Claudio Demarchi di Castello-Molina. NUOVE CORNICI PER I QUADRI Una iniziativa importante, attuata da parte del regolano di Varena Albino Defrancesco, ha riguardato l’adozione di nuove cornici per i quadri esposti nella sala del consiglio. Quest’ultimo ha accolto con apprezzamento questo tipo di scelta, condividendo la volontà di continuare lungo la strada della valorizzazione del patrimonio artistico comunitario, garantendo a tutti i dipinti la massima attenzione e la massima cura. 13 7 FEBBRAIO 2001 APPROVATO IL PROGETTO DEFINITIVO DEL RESTAURO DEL PALAZZO Il discorso relativo alla completa ristrutturazione del palazzo è stato l’argomento principale della seduta di inizio febbraio. Con questo atto, si è chiusa la fase progettuale iniziata ancora dieci anni fa e si entra in quella decisiva dell’appalto dell’appalto e dell’esecuzione definitiva dei lavori. L’argomento è presentato in maniera completa nella prima parte di questo giornale. TRODENA AUTORIZZATO PER IL PASSAGGIO DELL’ELETTRODOTTO Lo scorso 16 gennaio, il Comune di Trodena ha inoltrato alla Comunità di Fiemme la richiesta di autorizzazione per lo scavo e la posa in opera di un elettrodotto in comune catastale di San Lugano, al fine di poter collegare alla rete elettrica l’illuminazione del nuovo svincolo che dalla strada 48 porta verso Anterivo. Il lavoro interessava circa 300 metri lineari di terreno di proprietà dell’ente valligiano. Il consiglio ha deliberato di accogliere la richiesta alle seguenti prescrizioni: ottenimento da parte del Comune di tutte le autorizzazioni di legge; ripristino della cotica erbosa, con il rinverdimento delle superfici smosse; impegno a spostare il cavo, qualora lo richiedessero particolari esigenze della Comunità. Trodena 305.200. Infine, è stato liquidato un gettone di presenza pari a £. 95.700 lorde ai componenti delle commissioni matricolari di ogni Regola, per le sedute che si sono svolte in gennaio ai fini dell’accertamento della consistenza delle matricole al 31 dicembre 2000. INCARICHI Per il biennio 2001-2002 sono stati confermati due incarichi di consulenza: il primo al dott. Giovanni Paolo Bortolotti di Molina in materia fiscale e tributaria, con un compenso mensile di £. 1.300.000, oltre all’Iva e ai contributi previdenziali; il secondo al rag. Massimo Finco di Predazzo in materia di lavoro, stipendi e gestione del personale, verso un compenso mensile di £. 270.000, più Iva e contributi pensione, oltre a £. 80.000 orarie per l’assolvimento di specifici adempimenti a richiesta, individuabili di volta in volta. SPESA PER IL GUARDIAPESCA Con voti unanimi, dopo l’illustrazione del regolano Luca Giongo, il consiglio ha approvato il rendiconto delle spese sostenute per il guardiapesca comunitario nell’anno 2000. Il costo totale è stato pari a £. 63.811.565. Lo scario ha presentato alla Provincia la domanda di contributo, ai sensi della L.P. 60/1978. NUOVI RIMBORSI AI COMUNI E COMPENSI PER LE MATRICOLE Con riferimento alla apposita convinzione approvata il 1° ottobre 1998, il consiglio ha deciso di liquidare ad ogni Comune del nesso le somme spettanti quale rimborso forfetario delle spese sostenute per la tenuta e l’aggiornamento annuale delle matricole, nella misura di 200 lire per ogni vicino. In totale sono £. 3.820.000, così distribuite: Moena 490.000 lire; Predazzo 780.000; Ziano 290.000; Panchià 130.000; Tesero 490.000; Cavalese 650.000; Varena 150.000; Daiano 120.000; Carano 170.000; Castello Molina 380.000; Trodena 170.000. Agli incaricati della tenuta delle matricole sono stati confermati i compensi di 350 lire lorde annue per ogni vicino iscritti, per un costo totale di £. 6.680.100, così suddivise: Moena 854.350; Predazzo 1.371.650; Ziano 502.250; Panchià 223.650; Tesero 853.650; Cavalese 1.132.600; Varena 266.000; Daiano 208.950; Carano 298.200; Castello Molina 663.600; 14 DI CONSULENZA RUOLI IN SEGHERIA In conseguenza della nuova organizzazione del personale, è stato necessario procedere ad una revisione delle figure professionali presso la segheria di Ziano. In particolare, su indicazione del regolano responsabile Claudio Demarchi, è stato affidato al signor Carlo Zorzi, a decorrere dal 1° gennaio 2001, l’incarico di responsabile della manutenzione degli impianti e di delegato alla sicurezza, come previsto dalla legge 626, mentre il signor Michele Zanon è stato incaricato di ricoprire il ruolo di capoturno del reparto semilavorati. La delibera è stata dichiarata immediatamente esecutiva. PROGETTO “AZIONE 12” CONTABILITÀ FINALE Il regolano Francesco Zanon di Tesero ha illustrato in sintesi i lavori eseguiti nel corso dell’anno 2000, all’interno del progetto “Azione 12”, e conclusi a fine novembre. Due i filoni di intervento, il primo rivolto alla manutenzione ambientale, il secondo destinato al riordino dell’archivio del Comprensorio C1 di Fiemme. Per quanto riguarda l’ambiente, sono proseguiti i lavori di miglioramento del sentiero che porta al Lago di Cece, iniziati ancora nel 1999, e sono state effettuate una serie di operazioni di eliminazione della vegetazione che aveva invaso alcuni pascoli. Il maggiore impegno ha riguardato il sentiero per Cece, tenuto conto che si trattava di un’opera destinata ad essere fruita anche da parte di persone con svantaggi fisici. Per l’apertura della traccia, è stato anche noleggiato un miniescavatore con operatore e anche per il trasporto del materiale di sottofondo e di riempimento ci si è avvalsi di mezzi e personale estraneo a quello assunto nell’ambito del progetto. Per sei mesi, sono stati assunti quattro operai, coordinati da un caposquadra. Il programma non ha potuto essere realizzato nella sua interezza, sia per alcune assenze dovute a malattia sia a causa del maltempo, che ha caratterizzato soprattutto la parte finale della stagione lavorativa. La direzione lavori è stata curata dal dott. Ruggero Bolognani. Ricordiamo che la Provincia finanzia l’intervento con una compartecipazione alle spese pari al 70% del salario degli operai e sostiene interamente l’onere relativo al caposquadra, contribuendo inoltre, nella misura del 10% sul totale del contributo, al costo della direzione lavori, mentre il resto rimane a carico dell’ente. In merito al secondo intervento, relativo alla prosecuzione del lavoro di riordino dell’archivio del C1, già avviato nel 1996, è stata impiegata una persona per un periodo di nove mesi, da fine marzo a dicembre. Anche in questo caso, la Provincia interviene con una compartecipazione del 70% della spesa, mentre il resto è interamente a carico del Comprensorio. In definitiva, i costi sostenuti nel 2000 (manodopera, direzione lavori, acquisto di materiali, noleggi e trasporti) sono stati pari a £. 122.256.222, Iva compresa, mentre i contributi della Provincia e del Comprensorio ammontano complessivamente a £. 72.360.506, per cui la Comunità ha dovuto accollarsi direttamente un onere di £. 49.895.716. PIANO ECONOMICO DEL TERZO DISTRETTO L’argomento è stato illustrato dal regolano Francesco Degiampietro di Cavalese, il quale ha ricordato come, a fine anno 2001, cessi la validità decennale del piano esistente, che riguarda i boschi situati in Valmoena, Val Forame e Val Inferno, nel comune catastale di Cavalese, per un’estensione di 2179 ettari, 982 dei quali di fustaia di produzione, 322 di fustaia di protezione e 875 di pascoli, altre colture e improduttivi. Nel corso della prossima estate, sarà quindi necessario compiere le operazioni necessarie per la redazione del nuovo piano, in vigore nel 2002. L’incarico della revisione è stato affidato al dott. Stefano Cattoi, responsabile dell’Ufficio Tecnico Forestale, mentre per le operazioni di rilievo diretto nel bosco (il cavallettamento) saranno assunti, nei mesi di luglio e parte di agosto, una quindicina di ragazzi, divisi in cinque squadre, e due persone saranno incaricate della confinazione. Il preventivo di spesa prevede un costo totale di 105 milioni di lire, 37 dei quali per onorari, 49 per spese di cavallettamento e 19 per spese di confinazione. La revisione del piano comunque può beneficiare di un contributo provinciale del 60% della spesa ritenuta ammissibile, per cui lo scario è stato incaricato di presentare a Trento la relativa domanda. INCONTRO ALL’ISTITUTO S. MICHELE ALL’ADIGE DI In chiusura della seduta, lo Scario ha informato il Consiglio in merito alla cerimonia di consegna degli attestati di qualifica di “esperto ambientale forestale”, svoltasi il 5 febbraio nella sede dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Nella stessa occasione, è stato anche firmato il protocollo d’intesa tra l’Istituto e la Comunità, mediante il quale è stata formalizzata la collaborazione dell’ente valligiano per la formazione dei futuri tecnici forestali. 14 MARZO 2001 PROGETTO “AZIONE 12” PER IL 2001 Anche per l’anno in corso, la Comunità ha attivato il Progetto “Azione 12”, in collaborazione con l’Agenzia del Lavoro e con il Comprensorio di Fiemme. Gli interventi, illustrati in dettaglio dal regolano Francesco Zanon di Tesero, sono sostanzialmente due: il primo riguarda le iniziative di manutenzione ambientale, il secondo il riordino dell’archivio del C1. Per il primo, sono stati assunti quattro operai per sette mesi (da metà aprile a metà novembre), oltre al caposquadra, individuato come sempre in Giovanni Delvai di Carano. I lavori programmati sono relativi al completamento del sentiero verso il lago di Cece, al miglioramento e alla manutenzione di alcuni pascoli, alla posa in opera dei cartelli di benvenuto in valle, in accordo con l’Apt di Fiemme e con il Comitato Mondiali 2003, infine la sistemazione di diversi cartelli indicatori in Valmoena, a beneficio di locali e turisti. Per quanto si riferisce al riordino dell’archivio comprensoriale, è stata decisa l’assunzione di un dipendente per 15 nove mesi. Ricordiamo che le spese del progetto sono in buona parte a carico della Provincia e del Comprensorio. La Comunità dovrà accollarsi un onere pari complessivamente ad una trentina di milioni di lire. NUOVE STRADE FORESTALI All’unanimità, il Consiglio dei Regolani ha approvato i progetti relativi alla costruzione di due nuove strade forestali. La prima è quella denominata “Costa Osela” in comune catastale di Castello e si prevede il ripristino di 200 metri della strada esistente e la realizzazione di 450 metri lineari ex novo. Costo previsto, circa 81 milioni per lavori a base d’asta, oltre alle spese tecniche e agli imprevisti, per un totale di oltre 114 milioni. La seconda, denominata “Cancel” in comune catastale di Predazzo, prevede una lunghezza di circa 1095 metri, nella zona compresa tra la “Sandrina” e “Cece” , per un costo complessivo di circa 166 milioni, dei quali 113 per lavori a base d’asta. Su entrambe le opere, la Comunità ha presentato alla Provincia domanda di contributo ai sensi del Piano di Sviluppo Rurale che prevede la copertura del 70% della spesa ammessa. PISTA E INNEVAMENTO AL PASSO DI LAVAZÈ Consiglio dei Regolani, dopo l’illustrazione dettagliata dell’argomento da parte del regolano di Moena Candido Zanoner, responsabile della gestione delle problematiche legate allo sport. In definitiva, la pista agonistica che sorgerà sull’altipiano prevede una lunghezza di 5 km (3.550 metri interessano il territorio comunitario) e una larghezza progettuale di sei metri, in qualche tratto forzatamente ridotta a cinque. Il consiglio ha fissato anche una articolata serie di prescrizioni, per il pronto reinverdimento delle superfici smosse durante i lavori, con il completo consolidamento del cotico erboso, e per la tutela dell’attività dell’alpeggio, oltre al deposito di una fidejussione di 15 milioni, che saranno restituiti dopo che l’Ufficio Tecnico Forestale avrà espresso il proprio benestare. Per quanto riguarda l’innevamento programmato, sono previste le tubazioni per il trasporto dell’acqua e la costruzione di due bacini di accumulo interrati della capacità di 800 metri cubi ciascuno. Identiche, come per la pista, le prescrizioni, tra le quali è stato anche stabilito un canone di concessione di un milione all’anno per cinque anni, giustificato dalla perdita di superficie boschiva produttiva, oltre ad una fidejussione di 50 milioni. La Comunità si è inoltre garantita il diritto di utilizzare gratuitamente l’acqua dei depositi per gli scopi ritenuti più idonei. COLLETTORE FOGNARIO BELLAMONTE A Nel 2003, la valle di Fiemme ospiterà i Campionati del Mondo di prove nordiche. La manifestazione iridata, per quanto riguarda le gare di fondo, è in programma presso il Centro del Fondo di Lago di Tesero. Una pista di riserva sarà comunque realizzata al Passo di Lavazè, in modo da poter far fronte ad ogni eventuale problema, legato alle bizze della meteorologia. Per questo intervento, che interessa in parte le proprietà della Magnifica, il Comune di Varena ha chiesto l’autorizzazione di quest’ultima, deliberata dal APPUNTAMENTI DI PRIMAVERA Come ogni anno, nel corso della primavera e fino all’inizio della stagione estiva, la Comunità di Fiemme assicura il proprio patrocinio a tre importanti manifestazioni tradizionali. Riguardano il Convegno Distrettuale dei Vigili del Fuoco, che si terrà domenica 27 maggio a Tesero, il Concertone delle Bande Fiemmesi, in programma domenica 1° luglio a Cavalese e la Rassegna dei Cori della Montagna, organizzata dal Coro Coronelle di Cavalese. Al momento di andare in stampa, la data di questo appuntamento non era stata ancora fissata. 16 Il Consiglio dei Regolani ha accolto la richiesta del Comune di Predazzo per la disponibilità dei terreni sui quali è previsto l’interramento delle tubazioni relative al nuovo collettore fognario e al cavidotto per l’energia elettrica a media e bassa tensione. Tutto questo nella zona di Castellir a Bellamonte in località “La Torbiera”, complessivamente per una lunghezza di 90 metri lineari. Il Comune, una volta eseguiti i lavori, si è impegnato al perfetto ripristino della zona interessata. LO STEMMA COMUNITARIO NELLE SCUOLE DI FIEMME Confermando la sua volontà di avvicinare le nuove generazioni alla storia e ai contenuti della Comunità, è stata concordata, assieme ai Direttori Didattici delle Scuole Elementari di Fiemme, una nuova, interessante iniziativa. Nell’atrio di ogni scuola della valle, da Moena a Trodena, sarà sistemato in bella vista lo storico stemma dell’ente, realizzato in legno di cirmolo dall’artista teserano Felix Deflorian. Lo stemma è riportato sulla copertina di questo numero del giornale. APPELLO DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL PRESEPIO ALLA POPOLAZIONE DELLA VALLE I PRESEPI DI FIEMME UNA STORIA DA RICOSTRUIRE Da oltre 35 anni, una delle iniziative di maggiore successo, culturale ma anche turistico, è rappresentata dalla manifestazione “Tesero e i suoi presepi”, che, da prima di Natale e metà gennaio, riesce a far rivivere una delle tradizioni più classiche, riscoperta a Tesero nel 1965 e ripresa negli anni seguenti anche in numerose altre località del Trentino. Dopo i risultati, ancora una volta estremamente positivi dell’ultima edizione 2000-2001, l’Associazione, presieduta da Walter Deflorian, ha deciso di allargare all’intera valle il proprio giro d’orizzonte, promuovendo una ricerca storica che vada al di là dei confini strettamente locali e coinvolga l’intera realtà fiemmese. “Siamo convinti” ci ha dichiarato lo stesso Deflorian “che in tutti i paesi esistono antichi presepi, magari anche singoli pezzi, comunque materiali estremamente importanti a documentare una storia sicuramente molto datata. A Tesero, abbiamo realizzato il primo catalogo dei presepi esistenti in questo paese nel 1995, in occasione dei primi 30 anni di vita della nostra Associazione. Ora siamo intenzionati ad andare avanti, inventariando, selezionando e catalogando altri presepi e altro materiale, aprendo magari la strada agli storici, per andare alla ricerca di una tradizione preseppistica in grado, ne siamo certi, di rivelare contenuti prestigiosi”. Uno stimolo e un suggerimento che derivano dalla recente scoperta, proprio a Tesero, di tre formelle in ceramica, facenti parte di una vecchia stufa situata all’interno di una storica abitazione nelle vicinanze di Piazza Nuova e che propongono altrettante sculture di presepi, datate 1624. “Documenti preziosi” sottolinea ancora Walter Deflorian, “dai quali viene la conferma di una tradizione antica, come del resto si rileva anche dal presepio di scuola lombarda, dipinto, nell’abside della chiesetta di San Leonardo, tra il 1541 e il 1542. Ecco perché vogliamo attivarci in questa direzione, chiedendo la indispensabile collaborazione della gente di Fiemme, per vedere, fotografare, catalogare tutto quanto riusciremo a scoprire e quindi creare, a Tesero, nella storica “Casa Jellici” un vero e proprio Museo dei Presepi. Il presepio è un valore storico ben radicato non solo a Tesero ma in tutta la valle e, con l’aiuto di tutti, potremo arrivare presto ad acquisire una dimensione importante, anche nel contesto nazionale, dove del resto già abbiamo una collocazione significativa, accanto ad altre località famose”. L’appello è stimolante. Chi volesse collaborare in modo concreto, mettendo a disposizione eventuale materiale, può mettersi in contatto con: WALTER DEFLORIAN: tel. 0462/814522 ASSOCIAZIONE AMICI DEL PRESEPIO: 0462/814815 17 LA PAROLA AI VICINI D’ACCORDO CON VAIA Mi sia permesso un breve commento alla lettera del consigliere di Regola di Cavalese Paolo Vaia, apparsa sul numero 3 di codesto periodico, e alla relativa risposta del signor Scario. Tolto l’espressione un po’ forte di “ottusità” riferita ad alcuni regolani, condivido per il resto il contenuto dello scritto del sig. Vaia. Più volte al Comun Generale è stato sollevato il problema delle modifiche statutarie ed è vero che, per la mancata attuazione, se ne è attribuita la responsabilità allo Scario di allora sig. Bruno Sommariva, oggi dimissionario sia dalla carica di regolano che di consigliere di Regola. Ha ragione il sig. Vaia Paolo a sentirsi “preso in giro” per quanto occorso alla commissione di cui faceva parte, nominata dal Comun Generale per fare proposte di modifiche statutarie e miseramente fallita per l’opposizione del Consiglio dei regolani (e non solo dello Scario) che ha rivendicato la propria competenza statutaria in materia. Non è possibile che, nella situazione in cui si trova la Comunità, non si avverta il bisogno di fare qualcosa per uscire dallo stallo. Il livello di popolarità, di senso di appartenenza, di attaccamento all’istituzione non è mai stato così basso; i risultati economici e la soddisfazione del diritto di vicinia non sono mai stati così scadenti. È stata creata una pletora di enti, di per sé significativi ma inutili perché privi di potere. Si è creato un nucleo dirigenziale che potrebbe anche avere una funzione stimolante ed efficiente, ma in realtà la gestione, nel suo complesso, non è migliorata, forse anche perché si è creata una certa conflittualità tra direzione tecnica ed istituzionale. Bisognerebbe tenere distinti i compiti gestionali da quelli istituzionali, i primi di competenza dei dirigenti che dovrebbero rispondere dei risultati eventualmente non conseguiti di fronte agli organi istituzionali, Consiglio dei Regolani non solo, ma anche di fronte al Comun Generale. Così ha insegnato e lasciato scritto il Magnifico Rettore dell’Università di Bologna Fabio Roversi Monaco al Convegno sui problemi della Comunità organizzato a Cavalese nel 1988. I Vicini avrebbero diritto di esprimere le proprie opinioni, ma in che modo? L’unica possibilità loro riservata è quella di scrivere a questo periodico, sperando che quanto manifestato sia pubblicato in questa rubrica. Lo Scario non può limitarsi a dire che nessun consigliere di Regola ha risposto alla sua precisa richiesta di formulare proposte. Basta solo quel “se condivise” per far capire che chi valuta e decide non sono i consiglieri di Regola, né come singoli né come componenti del 18 Comun Generale, ma il Consiglio dei Regolani, che, così come funziona, è un organo giuridicamente anomalo, per usare un eufemismo, che accentra tutti i poteri, forse nel rispetto delle consuetudini secolari, ma certo poco rispettoso della natura giuridica della Comunità, come risulta dalla sentenza della Corte di Appello di Roma del 1950 e perfino dai Patti Gebardini e dal Privilegio Enriciano, ove si parla di vicini e non di vicini capifuoco. Senza dire che anomalo è il potere del Consiglio dei Regolani anche in rapporto al funzionamento di qualsiasi altro ente sia pubblico che privato previsto dall’ordinamento giuridico italiano, cui si richiama lo Statuto della Comunità all’art. 2. Lo Scario, quindi, secondo me, dovrebbe essere più chiaro, dire se condivide l’opinione dello Scario precedente o se ritiene che, a determinate condizioni, modifiche potrebbero essere opportune. E’ chiaro che, se è contrario e lo fosse la maggioranza dei Regolani, il discorso è chiuso per tutti. In caso contrario, e non vedo come si possa esserlo, allora scaricare le responsabilità su altri che nulla hanno proposto o che sull’esperienza del passato nulla di costruttivo possono proporre, è troppo comodo, è lavarsene le mani. Chi presiede una istituzione gloriosa come la “Magnifica Comunità Generale di Fiemme” (magnifica significa “usare e anche gestire in modo splendido la cosa pubblica e comune”) deve sentirne tutta la responsabilità ed agire di conseguenza. Con ossequio Ferruccio Longo MOENA GRAZIE PER IL GIORNALE Prima di tutto desidero ringraziare la Redazione de “La Comunità di Fiemme” per aver accolto l’invito ad inviare la pubblicazione a questa associazione. Il ringraziamento si intende anche per i “fiemazi” emigrati all’estero e quelli in madrepatria, all’oscuro del quadrimestrale. Il periodico, ricco di storia e vicende locali, di interesse all’associazione, verrà inventariato e custodito presso la biblioteca della “Predazzani nel Mondo” - Sezione Lombardia. Colgo l’occasione per invitare lo Scario e il Regolano Luca Giongo alla festa dei “GABRIELLI” che avrà luogo a Predazzo il 25 luglio 2001 (San Giacomo). Michele Boninsegna “Bincio” PRESIDENTE Associazione “Predazzani in Lombardia” OLGIATE COMASCO (Como) QUATRO CIACERE con GINO BELLANTE ACCENDI UN LUME E NON MALEDIRE IL BUIO (Proverbio cinese) Avevo un caro amico, pittore di Moena, Domenico Chiocchetti, conosciuto in paese come “il Goti”. Andando una volta a trovarlo, mi fece osservare sulla facciata della sua casa una scritta fatta da lui: era appunto questo proverbio, tradotto in ladino. Ciò significa che, quando siamo colpiti dalla sventura, malattia, disgrazia, la perdita di una persona cara, non dobbiamo scoraggiarci e imprecare contro la sorte, ma cercare il modo di affrontare la situazione e sempre, se lo vogliamo, possiamo trovarlo. Ecco cos’è quel lume che ci permette di continuare ad andare avanti con lo sguardo proiettato in avanti, nonostante tutto. LA RICETTA TORTA DI FECOLA INGREDIENTI: 300 gr. di fecola, 200 gr. di farina, 200 gr. di burro, 300 gr. di zucchero, 6 uova, un sedicesimo di ruhm, 2 bustine di lievito, una bustina di zucchero vanillinato. ESECUZIONE: Sbattere il burro a crema, aggiungere lentamente lo zucchero, i tuorli, uno alla volta (uno che non veda l’altro, si diceva una volta), la farina unita alla fecola, anche questa a cucchiaiate, alla fine il lievito, il ruhm e gli albumi battuti a neve soda. Mettere in uno stampo piuttosto grande (28 cm. di diametro), cuocere in forno a 160 gradi per circa un’ora. Completare con una spruzzata i zucchero a velo. Anche questa è una ricetta di mia mamma, conservata nel mio archivio mentale, fra i tanti dolci che lei faceva, con grande passione, senza aver fatto scuole di cucina. Consigli pratici per chi vuole dedicarsi alla pasticceria: mescolare la pasta lentamente e a lungo e avere bilancia e orologio. LA POESIA STELE ALPINE di Giacomo Floriani Sul cassabanc, che polsa dentro ‘n vaso, en pòc secae, ma ancora veludine, ligade ‘nsema da ‘n nastrim de raso, gh’ò ‘n maz de stèle alpine. E le tegno con tut el sò riguardo, come fusse robe delicate, perché le mé ricorda, se le vardo, le zime ‘ndò l’è nate. Oh, fiori de montagna sempre vivi, che conossè le alture sconfinade, le cròne ‘ndove l’aquila fa i nivi, le erte desperade, che conossè i segreti dei buroni, el pas lizèr dei levri e dei camozzi, el sciabolar dei lampi, ‘l cias dei tòni, el slavinar dei crozzi, perché mai v’ò robà a le vosse altezze, piene de paze, ‘ncanti e de splendori, e v’ò portà ‘n de stò mondo de tristezze, de ansie e de dolori? Perché mé portesse ‘n còr, fiori cari, en de sta camera pitoca e scura, en dei momenti pensierosi e amari, en pòc de aria pura, La paze de le alture, che ristòra, l’alegria dei vossi ciari orizzonti; e gòderme cossì ‘n moment ancora la poesia dei monti. 19 NOTE SULLA STORIA DELLA VALLE DI FIEMME Segherie in attività alla fine del Trecento nel territorio della Comunità di Fiemme e altre interessanti notizie… a cura di Italo Giordani Come molti lettori sanno, il 17 marzo del 2000 è stato ufficialmente presentato il volume Magnifica Comunità di Fiemme. Inventario dell’archivio (12341945), a cura di Marcello Bonazza e Rodolfo Taiani. L’edizione di questo corposo ed accurato lavoro ha consentito a molti studiosi quanto meno di farsi una prima idea della consistenza dell’archivio della nostra Comunità e del suo prezioso contenuto. Naturalmente, come appassionato di storia locale, mi sono servito molto di questo strumento e, grazie alla cortese disponibilità del segretario, dott. Carlo Betta, ho potuto più volte visitare l’archivio per esaminare specifici documenti. In uno di questi “sondaggi” ho avuto tra le mani due fascicoli cartacei del 1402, che avevano attirato immediatamente la mia curiosità, se non altro per la datazione antica. Dal loro esame scaturisce il racconto che propongo in questo breve inserto. Premessa storico-geografica Dopo quello che aveva portato, nel 1234, ad una comune ricognizione dei cippi di confine e ad un sostanziale accordo, tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento la nostra Comunità ebbe un nuovo e durissimo scontro con le comunità confinanti a ovest e nordovest (Redagno, Doladizza, Montagna e Pinzano della pieve di Egna; ci sarebbe anche un Perseniga, ma non sono riuscito ad individuare il maso o i masi corrispondenti, collocabili però nella piana di Doladizza). Questa volta la contesa fu assai più seria e, a mio parere, notevolmente più costosa; ma, lo anticipo subito, con esito ancora completamente favorevole alla nostra Comunità. La zona in contestazione era grosso modo quella che dalla chiesa di S. Lugano giunge fin sotto la Pausa. Gli abitanti dei masi di Doladizza, sostenuti dalla regola di Montagna e dalle altre regole sopra nominate, affermavano d’aver sempre avuto diritto di pascolare il bestiame, di falciare l’erba e di tagliare legna e legname fin nei pressi della chiesa. La Comunità di Fiemme, al contrario, ribadiva la validità dei confini confermati nel documento del 1234 e sosteneva che il territorio di sua competenza arrivava fino ad una Costa sotto la Pausa (potrebbe essere, secondo le varie descrizioni fatte dai testimoni, lo spuntone situato circa 1 km a valle della Pausa, che la strada aggira con un semitornante, da poco leggermente addolcito; vedi in proposito in cartografia anche l’angolo formato, in quel punto, dal confine comunale di Trodena); e per il resto si confermavano i confini precedenti: il Monte Chegalla con i Luxores accipitrum [cioè il crinale che collega il Monte Cugola ed il Monte Rocca, compresa la località dei Zugadori, che nei documenti in latino viene letteralmente tradotta come “i giochi degli sparvieri”], la sinistra orografica del Rio Freddo (o Nero), il mulino de Doza sotto Doladizza, la magna albedine sotto il Monte Ciano [cioè le rocce di colore chiaro sul versante settentrionale del Monte oggi detto Cislon], la Chiusa di Trodena, il Monte Braga [oggi Monte Corno] fin presso le due lagune [cioè i laghi Nero e Bianco]. In particolare per quanto riguarda il mulino de Doza esiste ancora nell’archivio della Comunità un documento del 1279, con cui venne sottoscritto un contratto d’affitto di quel mulino e del territorio circostante di proprietà comunitaria. Tuttavia per noi l’indicazione sotto Doladizza è molto generica ed è arduo ritrovare la sua precisa collocazione, tanto più che già secondo le testimonianze del 1402 dell’opificio vi erano solo i ruderi, situati nei pressi della riva sinistra del Rio Freddo (o Nero), più o meno all’altezza di Olmi. In queste testimonianze del 1402, inoltre, si nomina più volte il bosco soprastante la località Pausa, anch’essa più volte espressamente citata (in riferimento però alla strada e agli edifici a monte dell’attuale hotel), detto Roncio o Ronzio, corrispondente all’attuale zona denominata in cartografia come Rentsch, in cui si trovavano cave di pietra da macine; vi passava l’antica strada costruita e mantenuta dalla Comunità (ad integrare le poche notizie date in merito dal maestro Antonio Molinari, La strada della Valle di Fiemme, Calliano 1990) e vi era un ponte sul torrente che scende per quel versante, più volte nominato ponte di Roncio, costruito in pietra dalla Comunità. Il duro contrasto iniziò verso il 1380 e non ci fu modo di trovare un accomodamento tra le parti, che proseguirono nella lite costosa ed inconcludente. Alla fine, ma dopo oltre venti anni di aspre discussioni, si ricorse ad un arbitrato: Francesco de Greiffenstain e Ludovico Sporenberg di Appiano vennero nominati arbitri da Leopoldo duca d’Austria e conte del Tirolo (il territorio della pieve di Egna era giurisdizione tirolese), Guglielmo von Belasi ed Erasmo de Tono vennero nominati arbitri dal principe vescovo di Trento Giorgio Lichtenstein (il territorio della pieve di Cavalese era giurisdizione vescovile); costoro nominarono giudice Leonardo di Lebemperg. Prima di giungere alla sentenza di arbitrato, la Comunità preparò tutta la documentazione utile conservata nel proprio archivio: il documento di ricognizione confinaria del 1234; il sopra nominato documento d’affittanza del mulino de Doza del 1279; un documento di conferma di Enrico figlio di Mainardo, I conte del Tirolo, rilasciato nel 1312; un documento di conferma di Ludovico di Brandeburgo, conte del Tirolo, rilasciato nel 1347; vari documenti di affittanza del maso di S. Lugano, del maso di Ronco Marzollo, situato sul versante orografico sinistro della Valle dei Mulini, in località oggi detta Ronchi; ed ancora i documenti di sequestro di bestiame o legname da parte dei saltari della Comunità nei confronti di chi aveva indebitamente superato i confini. Ma soprattutto, già nel 1402, raccolse preventivamente una serie di oltre 150 testimonianze, ovviamente di persone non vicine, tramite il notaio Paolo del fu Giovanni del fu Fato di Terlago, abitante a Trento, estensore degli atti di tutto il procedimento arbitrale, e tramite un suo collaboratore, il notaio Giacobino di ser Albertino di Possena, abitante a Trento. Altrettanto fece la parte avversa, raccogliendo 23 testimonianze favorevoli alla propria tesi. La sentenza, a favore della Comunità nel senso che si ribadirono in toto come giusti e veritieri i confini già stabiliti nel 1234, si ebbe venerdì 1° ottobre 1406 a Bolzano, nel convento dei Domenicani, e la sua ratifica da parte di Leopoldo, duca d’Austria e conte del Tirolo, il successivo 6 dicembre a Vienna. Anche il suo successore, Federico d’Asburgo (soprannominato Taschevuote), duca d’Austria e conte del Tirolo, confermò la sentenza il 1° febbraio 1408 a Merano, ponendo in tal modo fine ad un contenzioso durato circa trent’anni (ma che verrà ripreso all’inizio del Cinquecento e molte altre volte nei secoli successivi). Le testimonianze Ma dopo questa necessaria premessa, veniamo alla cosa per noi più interessante, cioè al contenuto di alcune delle testimonianze raccolte nel 1402. I testimoni, infatti, non si limitarono a dire sì o no, ma dettarono le circostanze a sostegno delle loro affermazioni. Per correttezza preciso che il testo originale è in latino e che in questo articolo mi limito ad una scelta personale tra quanto è scritto, presentandone una traduzione libera e parziale, tuttavia fedele al testo nella sostanza. Ricordo inoltre ai lettori che la fluitazione lungo l’Avisio in questo periodo è gia documentata per la maggior parte del legname prodotto in Valle di Fiemme, ma che quello della zona di Trodena ovviamente veniva trasportato per strada verso Egna; così come veniva privatamente venduto e trasportato ad Egna il legname da commercio che ciascun vicino aveva diritto di tagliare nei boschi comunitari. Valentino del fu Concio di Merano, abitante a Trento, di anni 40. Questi dichiara di essere stato al servizio, circa 14 anni prima (perciò nel 1388 all’epoca del principe vescovo Alberto di Ortenburg), del vicario vescovile di Fiemme e mercante di legname ser Bartolomeo del fu ser Cambio di Trento. Un giorno, mentre saliva col suo padrone verso Fiemme, giunto al costone sotto la Pausa, ser Bartolomeo gli descrisse in dettaglio i confini tra Fiemme e le comunità circostanti ed aggiunse che, in particolare, riguardo al territorio che stavano percorrendo, gli abitanti di Fiemme da sempre vi avevano pascolato, tagliato legname, raccolto legna da fuoco, falciato erba, locando boschi, affittando la cave per pietra da macine situate nel monte Roncio a degli scalpellini provenienti da Como, dietro il pagamento di una cazza d’olio alla pieve di S. Maria di Fiemme. Inoltre la Comunità incassava l’affitto per il maso di S. Lugano e manteneva agibile la strada ed il ponte in pietra sul Rivo di Roncio; II altri abitanti di Fiemme facevano lavorare la sega sotto Trodena, posta lungo il Rio dei Mulini, a monte del bivio per Casignano. Racconta inoltre d’aver visto di persona i saltari della Comunità sequestrare e portare a Cavalese un paio di buoi sconfinati nella zona di S. Lugano. Testimonia che lui stesso con altri si era portato più volte a caccia in località Zugadori, cioè nella plaga sotto il Monte Nero [ovviamente il Corno Nero] per catturare sparvieri, colombi, porcos silvestres (è la prima volta in assoluto che si nomina una specie di cinghiali in Valle di Fiemme) et camucios. Anzi una volta, recatosi con due amici sul Monte Ciano per controllare delle trappole per sparvieri, colse in flagrante un certo Bareng, servo del capitano del Castello di Egna, Guglielmo, mentre cercava di rubarne una; lo catturarono e lo accompagnarono fino a Cavalese. Infine testimonia d’aver visto i mansatores di S. Lugano a Cavalese, chiamati dai loro creditori davanti al giudice (e se erano sottoposti al giudice di Cavalese, era chiaro che il maso ed il territorio circostante erano giurisdizione vescovile e non tirolese di Egna). Rigo del borgo di S. Tommaso, figlio del fu Giovanni di Treviso, abitante a Trento in contrada ab Aquila cioè di S. Maria Maddalena, di anni 35. Racconta d’aver abitato per otto anni a Trodena come pastore a servizio di vari padroni dal 1382 (all’età di 15 anni!) fino al 1390, quando venne ad abitare a Trento, e d’aver osservato più volte dove lavoravano gli abitanti di Fiemme e quindi di conoscere i confini con le comunità circostanti, perché anch’egli più volte aveva lavorato nel bosco a far legna e legname nella zona tra la Costa sopra Doladizza e la chiesa di S. Lugano. Nomina le località Valle di Roncio, la Pausa, le Spartide, Flumadega, Valtorna (tutte località sul versante orografico destro o sinistro scendendo da S. Lugano) e, dall’altra parte, i masi di Casignano. Ricorda che gli abitanti di Trodena avevano tagliato del legname nella zona del Monte Corno e l’avevano trasportato servendosi della strada della Cisa e che la Comunità di Fiemme affittava il maso di Ronco Marzollo, il maso di S. Lugano e che aveva costruito e manteneva il ponte in pietra di Roncio. Rigolo del fu ser Mexio di Isera della Val Lagarina, mercante di legnami, di anni 70. Questi dichiara d’aver frequentato la Valle di Fiemme con suo padre dal 1367 fino al 1391, acquistando legname da molte persone. Aveva pertanto avuto modo di osservare che i pastori di Fiemme pascolavano dalla Costa sopra Doladizza fino a S. Lugano e che gli abitanti di Trodena tagliavano legname in quei boschi. Afferma che in località le Spartide, al di qua del Rio Freddo (o Nero), c’era una sega, costruita da ser Giacomo Becapan di Trento (mercante di legnami noto anche da altri documenti) assieme ad un certo Pizadin di Trodena; la vide in funzione e nei pressi vide anche un mulino. C’era anche, a sua memoria, un’altra sega sotto Trodena, più in basso rispetto al maso di Ronco Marzollo, che apparteneva ad un certo Zasso di Trodena, e la vide in funzione per segare assi sottili e grosse di varia misura. Egli stesso acquistò più volte dell’assame prodotto in ambedue queste seghe. Infine testimonia d’aver visto di persona i ruderi del mulino de Doza, al quale si giungeva attraverso un sentiero detto trames zo Checspam [un sentiero che tagliava in discesa un costone probabilmente verso il Maso Stampfer al di là del Rio Freddo]. A dar maggior vigore alla sua testimonianza, afferma d’esser stato personalmente per via della sua attività mercantile sul Monte Corno, sul Monte Ciano, a Trodena, sul Monte Chegalla, sul Monte Ioachrem (Corno Bianco), ad Arodena (Redagno), a Nova Teutonica (Nova Ponente). Benedetto, figlio di ser Francesco Trepelli di Padova, abitante a Verona, commerciante di legnami. Rispetto alle altre testimonianze aggiunge che circa otto anni prima (1394) aveva acquistato 40 tronchi da ser Maiata de Molonibus, mercante di legnami di Trento abitante a Cavalese (noto anche da altri documenti), ed altri 30 da un certo Tomaso Montanari di Castello, tutti lavorati nei boschi sotto S. Lugano; e poi d’averne acquistati 50 da Nicoleto di Carano, che li aveva lavorati in tovo a paludibus Octoboni in Flumadega. Pertanto vide i boscaioli di Fiemme all’opera in quelle località per ricavare tronchi, travi e travetti. Cita anch’egli il ponte in pietra di Roncio costruito e mantenuto dalla Comunità ed i pastori di Fiemme da sempre al pascolo pacificamente e senza contraddizione in tutta quella zona. Bontura del fu ser Delavacio de Piris di Verona, abitante a Trento, ruotaio, di anni 75. Dichiara d’esser venuto in Fiemme la prima volta, come mercante di legnami, 25 anni prima (1377). Testimonia d’aver personalmente acquistato assame dalla sega situata sulla riva sinistra del Rio Freddo (o Nero), in luogo detto a le Spartide in Flumadega, che sapeva essere stata costruita da due soci: il defunto Giacomo Becapan di Trento e il defunto Pizadin di Trodena. Ricorda inoltre che presso questa segheria c’era un mulino, costruito e tenuto in attività da gente di Trodena. Più volte ebbe occasione di osservare dei tronchi tovezari lungo i tovi e soprattutto lungo il tovo Octoboni in Flumadega da boscaioli di Trodena e di altri paesi di Fiemme; e poté seguire tutta la lavorazione dei tronchi condotti alla segheria per ottenere i vari prodotti da lui stesso acquistati: travi, travetti, assame di varia misura. Conclude affermando d’aver sempre sentito dire che il territorio dalla chiesa di S. Lugano fino a Doladizza, monti, prati e boschi, era degli uomini di Fiemme. Sacerdote Teodorico di Polonia, beneficiato della cattedrale di S. Vigilio a Trento, di anni 40. Il sacerdote racconta che 16 anni prima (1384), all’epoca del principe vescovo Alberto di Ortenburg, aveva prestato servizio come vicario del pievano presso la chiesa di S. Maria di Cavalese per due anni continui; in questa funzione, testimonia che si era recato con i fedeli in processione alla chiesa di S. Lugano (festa del 20 luglio), per amministrare i sacramenti agli affittuari del maso, per celebrare la messa e gli altri divini offici. Anch’egli, percorrendo più volte la strada per scendere in Val d’Adige o per tornare in Fiemme, aveva sempre notato che quella zona era pascolata dai mansatores di S. Lugano e da altri uomini di Fiemme e sapeva che il maso e la cappella erano della Comunità di Fiemme. Matteo del fu Avanzo di Fassa, in precedenza abitante a Capriana, ora abitante a Trento, di anni 28. Il testimone afferma che 18 anni prima (1384, dall’età di 10 anni) abitava a Capriana e che moltissime volte, percorrendo la strada da Capriana alla Cisa per recarsi a Trodena e poi scendere ad Egna, ebbe occasione di incontrare carri di legname e pastori e boscaioli di Trodena che con manariis si recavano al lavoro verso il Monte Braga (Corno). Vide inoltre uomini di Trodena pascolare e raccogliere legna da fuoco senza opposizione di alcuno nel territorio sottostante il loro paese, fin sotto il maso di Ronco Marzollo e quasi fino ai masi di Casignano, cioè fino alla Chiusa. Boninsegna del fu ser Giuliano di Campestrino di Fassa, abitante a Sopramonte di Trento, di anni 63. Questi 32 anni prima (1370) abitava a Carano e vi rimase 7 anni come servitore del sarto Giovanni del Brenzo, 1 anno come servitore del fu Giuliano detto Aradoi, e altri anni, complessivamente 25, a servizio di altre persone in vari paesi della Valle di Fiemme. Nella sua testimonianza ribadisce più volte la sua perfetta conoscenza dei confini tra Fiemme e le comunità circostanti (il Monte Chegalla, i Luxores accipitrum, il ponte di Roncio, il Monte Ciano con la magna albedine, la Chiusa di Trodena, il Monte de Braga, il maso e la chiesa di S. Lugano, il maso di Ronco Marzollo) per avervi pascolato con capre e pecore; e d’aver visto di persona il cippo di confine a monte di Doladizza, perché aveva pascolato e lavorato come boscaiolo in Flumadega e in Valtorna a valle della chiesa di S. Lugano. Ricorda d’aver visto i saltari della Comunità sequestrare una conzombla e due funi a degli uomini di Doladizza che avevano sconfinato per raccogliere legna da fuoco. Conclude asserendo che per il tempo in cui era rimasto in Fiemme aveva visto ogni anno le processioni a S. Lugano degli abitanti di Fiemme col loro pievano, con croci e gonfaloni, per partecipare ai riti sacri, alle messe e per ricevere offertoria. Mastro Antonio del fu Spinello di Val Marino, diocesi di Treviso, abitante a Cadine, di anni 42. Racconta d’aver vissuto dal 1369 al 1384 in Valle di Fiemme, a Carano e a Castello, al servizio di un certo Brunello. Ricorda d’aver visto molte volte nelle località oggetto della testimonianza gli uomini di Fiemme pascolare e lavorare nel bosco, perché anch’egli era pastore di capre e pecore e boscaiolo; quindi conosceva perfettamente il ponte di Roncio costruito e mantenuto dalla Comunità, le valli di Roncio, la Pausa, Flumadega, Valtorna; e che un giorno il suo padrone Brunello, mentre erano diretti ad Egna con un carico di travi, gli mostrò sotto la chiesa di S. Lugano i cippi di confine. Dichiara d’aver partecipato personalmente alle processioni a S. Lugano e d’aver assistito alla messa ed ai riti sacri in quella chiesa, celebrati dai sacerdoti di Fiemme. Sostiene d’aver sentito da molte persone che il mercante di legnami Maiata de Molonibus di Trento, abitante a Cavalese, pagava un censo alla Comunità per poter ricavare pegolam da dei pini nei boschi di Flumadega. Continua ricordando d’aver sentito molte volte che lo scario e i saltari della Valle di Fiemme avevano sequestrato prodotti a persone che avevano sconfinato e che, in seguito, lo stesso scario aveva concordato le modalità e la multa per la loro restituzione. Anzi una volta lo scario, i saltari ed altri uomini di Fiemme vennero alle Spartide a distruggere un ronco, con la segale già verde; ed un’altra a sequestrare del legname tagliato in Valtorna, sempre ad opera di uomini della pieve di Egna. Conclude affermando che i masi di Ronco Marzollo e di S. Lugano erano della Comunità e che aveva visto i mansatores di S. Lugano venire a Cavalese a protestare presso lo scario per gli sconfinamenti e i danni causati dai confinanti. Giacomo notaio del fu Burgesio notaio di Arco, abitante a Trento, di anni 40. Il notaio testimonia d’aver esercitato la sua attività presso il tribunale di Fiemme dal 1385 al 1392 e conferma punto per punto i confini in questione, le montagne, i pascoli, i masi, la chiesa di S. Lugano e le processioni, III la strada e il ponte di Roncio, l’attività dei pastori e boscaioli di Fiemme in quelle zone. Rispetto agli altri testimoni afferma che il cippo di confine a monte di Doladizza non esisteva più, ma che al suo posto gli fu mostrata ancor molto ben visibile una buca. Il tessitore mastro Cristoforo del fu Antonio di Bologna, abitante a Trento in contrada di S. Maria Maggiore, di anni 41. Testimonia d’esser vissuto ed aver lavorato per la sua arte a Tesero dal 1380 al 1386 e d’aver sempre visto, durante i suoi viaggi, gli uomini di Fiemme al lavoro nelle località in questione. Anche a lui venne mostrata da un certo Altomo di Cavalese e da altri anziani la buca in cui era fissato un cippo di confine, a monte di Doladizza. Afferma d’aver sentito una volta nelle valli di Roncio leggere da frate Biagio, priore dell’ospizio dei S. Martino e Giuliano di Castrozza [persona molto nota da altri documenti coevi], un atto notarile in cui si elencavano i confini della Comunità (probabilmente il documento di confinazione del 1234). Aveva inoltre sentito parlare del mulino de Doza, che pagava affitto alla Comunità; infine anch’egli aveva visto gli operai del mercante Maiata tagliare i pini in Flumadega per ricavarne pegolam. Giacomo del fu Ancio, oste di Fierozzo di Pergine, di anni 28. Aveva abitato per 15 anni a Trodena, come pastore, e conferma quanto già descritto dagli altri testimoni per quanto riguarda le località tra Doladizza e la chiesa di S. Lugano e per le attività in quelle zone da parte degli abitanti di Fiemme. Ricorda in particolare i cippi di confine alla Chiusa di Trodena, sopra i masi di Casignano, e le località soprastanti del Monte Braga, della Cisa, dei laghi. Conferma l’esistenza della busa dove si trovava il cippo a monte di Doladizza e che il ponte di Roncio in pietra era stato costruito e veniva mantenuto, così come la strada, dalla Comunità di Fiemme. Paolo del fu Paolo della Costa, pieve di Fassa, di anni 60. Rispetto alle altre testimonianze aggiunge di sapere direttamente dagli artigiani incaricati del lavoro che il tetto della chiesa di S. Lugano, su richiesta e con pagamento da parte della Comunità di Fiemme, era stato costruito da mastro Nicolò della Costa di Fassa, da suo figlio Vigilio detto Vaio e da Zassio della Valle di Fassa. Giacomo del fu Zanupo abitante a Vigo di Fassa, di anni 40. Ricorda che 15 anni prima (1387), mentre saliva a cavallo verso Fiemme con suo suocero Frugerio, questi gli mostrò il cippo di confine a monte di Doladizza, distante circa due passi e mezzo dalla strada; e ricorda che poco tempo dopo il cippo venne spezzato a metà e quindi tolto. Mastro Ognabeno, cerdone [= conciapelli] , del fu Gozalco di Monzon di Fassa, di anni 60. Da più di 25 anni egli percorreva e ripercorreva la strada ed i luoghi in questione ed era a conoscenza dei confini più volte sopra nominati. Testimonia che il ponte di Roncio era stato rifatto 8 anni prima (1394), a spese della Comunità, tramite l’opera degli scalpellini che lavoravano nella cava soprastante per ricavarne delle macine da mulino e pietre angolari; e che aveva visto lo scario, i saltari ed altri uomini di Fiemme controllare con i muratori il lavoro compiuto. Afferma che, volendo acquistare anch’egli una macina, chiese agli scalpellini a che titolo possedessero la cava ed essi risposero che IV pagavano l’affitto alla Comunità. Conosceva i nomi dei convalligiani che avevano costruito il tetto della cappella di S. Lugano, ricevendone come mercede dalla Comunità 14 marche [= 28 rainesi]. Infine ricorda che, avendo personalmente consegnato dei maiali ai mansatores di S. Lugano, che pagavano l’affitto alla Comunità, li dovette prima citare in tribunale davanti al giudice di Cavalese e poi si giunse ad un accordo. Giuliano del fu Nicolò di Palua di Fassa, di anni 40. Ricorda che quando aveva 10 anni (1372) sua nonna lo portò con sé fino a S. Gottardo di Mezzocorona [credo che questa sia la più antica testimonianza scritta e diretta del pellegrinaggio al notissimo eremo, assieme a quella di Nicolò Pillatino del fu Zano di Mazugno di Fassa, il quale poche pagine dopo racconta d’esservi recato nel 1367; in tal modo viene retrodatato di quasi due secoli quanto finora documentato in proposito] e lungo il tragitto gli mostrò il cippo di confine piantato in terra poco lontano dalla strada a monte di Doladizza. Lo stesso cippo, mentre da adulto, nel 1386, si recava ad Egna con un carro trainato da buoi per caricare del vino, gli venne indicato da Nicolò detto Russano di Vigo. Paolo de fu Enrico del Rauth di Nova Ponente, abitante al maso di S. Lugano, di anni 55. Testimonia che il maso, la chiesa, i versanti della montagna ad oriente e ad occidente e la valle sottostante, con pascoli e boschi, fino al cippo di confine a monte di Doladizza erano proprietà della Comunità di Fiemme. Egli ed i suoi predecessori, assieme a Stefano del fu Ruabello di Rotenberg ed i suoi predecessori, avevano ricevuto il maso in affitto dalla Comunità circa 40 anni prima [altrove si cita il documento d’affittanza del 9 dicembre 1352 al padre Enrico, redatto dal notaio Ugolino di Mezzano di Primiero, che costituisce la più antica testimonianza a noi pervenuta del maso di S. Lugano], dietro il pagamento annuale di 4 lire alla chiesa di S. Maria di Fiemme, 3 lire alla chiesa di S. Tomaso di Daiano e 20 soldi [= 1 lira] alla chiesa di S. Lugano, tutto per l’illuminazione; e mostra il contratto d’affitto vecchio, della durata di 29 anni, ed il nuovo, di simile durata. Cristano del fu Domenico di Trodena, abitante nel maso di Ronco Marzollo. Testimonia d’aver il maso in affitto dalla Comunità di Fiemme da circa 8 anni dietro il pagamento annuale di 4 lire e 3 grossi [12 grossi o carantani = 1 lira] e mostra il contratto. Afferma che un certo mastro Giacomo, fabbro di Egna, aveva avuto per un anno licenza dalla Comunità di fare del carbone sul Monte de Braga, col il pagamento di una galeda di olio. Conclude raccontando che egli stesso aveva liberamente costruito un mulino a valle del maso e che, ancora più in basso, c’era una sega degli uomini di Trodena e che lì, sopra la Chiusa, vi erano altri mulini di Trodena. Conclusione Le testimonianze contenute nei due fascicoli del 1402 conservati nell’archivio della Comunità sono assai più numerose e lunghe (a volte prolisse) rispetto a quanto qui presentato; ma anche da questa personale sintesi i lettori possono cogliere l’importanza delle notizie e delle informazioni fornite, che ci offrono uno spaccato di microstoria della nostra Comunità alla fine del Trecento, cioè oltre sei secoli fa: una Comunità ben organizzata nelle sue istituzioni e fortemente impegnata nella difesa del proprio territorio.