Periodico di informazione, storia, cultura attualità
APRILE 2001
Anno XIX n. 1 - Quadrimestrale - Spedizione in abb. postale Comma 34 Art. 2 Legge 549/95 - Filiale di Trento
La Magnifica Comunità di Fiemme
Registrato Tribunale di Trento 28.11.1981 n. 351
Direttore responsabile:
Mario Felicetti
Comitato di Redazione:
Elvio Partel - Renzo Paluselli
Luca Giongo - Albino Defrancesco
Foto di copertina:
Stemma della Magnifica Comunità di Fiemme
(Foto Felicetti Predazzo)
Stampa: Nova Print - Carano
Distribuzione gratuita ai “vicini”
di Fiemme e ai “vicini” emigrati
all’estero che ne facciano richiesta
presso la segreteria della Comunità
MAGNIFICA COMUNITÀ DI FIEMME
38033 CAVALESE (TN) - Piazza C. Battisti 2
Tel. 0462 340365 - Fax 0462 239441
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in questo numero:
PALAZZO COMUNITARIO
NELLA FASE DECISIVA
EUROFLORA A GENOVA
APPUNTAMENTO COL VERDE
TRA GLI OBIETTIVI PRIMARI
IL RECUPERO DEGLI SCHIANTI
DAL CONSIGLIO DEI REGOLANI
Le principali decisioni adottate fino a
metà marzo
NUOVI MACCHINARI IN SEGHERIA
FUNGHI :
RINNOVATA LA CONVENZIONE
I PRESEPI DI FIEMME
UNA STORIA DA RICOSTRUIRE
LA PAROLA AI VICINI
GLI SPORT ACQUATICI
VANNO REGOLAMENTATI
QUATRO CIACERE con GINO BELLANTE
LAGHI D’ALTA QUOTA
TUTTI DA SCOPRIRE
NELL'INSERTO SPECIALE:
Concorso di poesia dialettale
“Il mio amico albero”
APPROVATO DAL CONSIGLIO DEI REGOLANI IL PROGETTO ESECUTIVO DI RESTAURO
PALAZZO COMUNITARIO
NELLA FASE DECISIVA
255 elaborati, tra relazioni e tavole, a confermare un lavoro lungo e impegnativo,
avviato ancora una decina di anni fa ed ora giunto alla sua conclusione.
Nei prossimi mesi, si procederà all’appalto dell’opera, i cui lavori dovrebbero
iniziare entro il 2001
Una relazione tecnica, 37 tavole di rilievi metrici,
29 tavole di analisi, 36 tavole di interventi, 6 tavole di
dettaglio e di particolari costruttivi, 8 tavole di particolari dei serramenti, 16 tavole di opere murarie di consolidamento, 21 tavole e relazioni per il consolidamento delle fondazioni, 56 tavole e relazioni per il consolidamento dei solai, 19 tavole e relazioni per il progetto
dell’impianto elettrico, 10 tavole e relazioni per il progetto dell’impianto termoidraulico, 11 allegati al progetto, 5 tavole di progetto per la Commissione
Provinciale di Pubblico Spettacolo.
Si compone di ben 255 elaborati il grosso lavoro
tecnico portato avanti dai progettisti in vista della
ristrutturazione e del restauro del cinquecentesco
palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme che, se
tutto procederà come è nelle speranze di amministratori e “vicini”, dovrebbero iniziare entro l’anno 2001.
Un passo importante è stato fatto dal Consiglio dei
Regolani nella seduta del 7 febbraio, quando, con voto
unanime, è stato approvato il progetto esecutivo dei
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lavori. L’incarico era stato
affidato lo scorso anno, esattamente il 4 luglio, all’arch.
Antonello Marastoni e al suo
Studio di Bolzano, dopo che,
il 23 gennaio 2000, il
Consiglio dei Regolani aveva
già approvato, ai soli fini tecnici, il progetto di massima,
redatto dallo stesso Studio
Marastoni ed integrato con la
relazione dei professori
Possamani, Boninsegna e
Cavada. Allora il provvedimento era finalizzato alla
presentazione alla Provincia
di Trento della domanda di
contributo, successivamente
assicurato dai massimi esponenti provinciali, convinti
della straordinaria valenza
culturale dell’edificio, giudicato non solo di interesse
valligiano ma di valore assoluto.
È stato lo Scario Elvio Partel, al quale va il merito
di aver seguito con particolare attenzione e puntiglio
l’iter tecnico e procedurale dell’opera, ad illustrare ai
regolani l’intera problematica, avviata ancora una decina di anni fa.
Un percorso lungo, delicato e difficile, ha ricordato
lo Scario, sia per l’ottenimento delle singole autorizzazioni previste dalla legge sia perché, ad ogni cambio di
amministrazione provinciale, i progettisti si sono trovati nella necessità di dover integrare il loro lavoro, sulla
base delle nuove volontà di volta in volta espresse in
sede trentina.
La situazione si è definitivamente sbloccata dopo un
incontro avuto a Trento con i funzionari del Servizio
beni Culturali e del Servizio Antincendi, con i progettisti e con lo stesso Scario. Dopo quell’incontro, è stato
possibile elaborare il progetto preliminare e presentare
in Provincia la domanda di contributo. L’ultima fase
progettuale era appunto la stesura del progetto esecutivo, comprensivo di tutti gli elaborati collegati e con il
recepimento delle osservazioni evidenziate dagli organi provinciali. L’importanza che la Provincia ha attribuito al lavoro è stata confermata dal fatto che, nel
corso dell’intero iter progettuale, i tecnici sono stati
affiancati dall'arch. Lattanzi del Servizio Beni
Culturali, con il quale è stato quindi possibile concordare ed approfondire tutte le scelte di progetto. E la
cosa, evidentemente, costituisce una garanzia ulteriore
che, d’ora in avanti, non si incontreranno altre difficoltà, senza dimenticare che, sempre durante la stesura
degli elaborati esecutivi, si sono susseguiti gli incontri
tra la Comunità e i funzionari competenti, in modo da
chiarire subito e risolvere con immediatezza eventuali
interrogativi.
In definitiva, il progetto è pronto e la prossima
dovrebbe essere la fase degli appalti. Per la parte architettonica, è stato redatto dall'arch, Marastoni, con la
collaborazione dell'arch. Bianca Monti, per la parte
artistica dall’arch. Claudio Salizzoni, in collaborazione
con l’ing. Emanuele Salizzoni e l’arch. Sabina Valenti,
per la parte statica dall’ing. Ugo Braito di Daiano, con
il quale hanno collaborato l’ing. Maurizio Merli, l’ing.
Gianfranco Marchi e l’ing. Paola Campana, per la parte
impiantistica dall’ing. Paolo Rosati, in collaborazione
con l’ing. Ivano Genoni e l’ing. Giovanni Burli.
“Con l’approvazione odierna” ha sottolineato lo
Scario “si chiude la fase progettuale iniziata ancora
dieci anni fa e si entra nella fase di appalto dei lavori
e dell’esecuzione degli stessi, in perfetta sintonia con i
tempi che questa amministrazione si era prefissata. E
questo è sicuramente un motivo di soddisfazione e di
orgoglio per tutti noi. Stiamo entrando in un momento
importante, che ci impegnerà ancora nei prossimi anni.
Questa amministrazione non vedrà sicuramente il completamento di tutti i lavori, ma sarà senza dubbio in
grado di consegnare alla prossima la ristrutturazione
avviata”.
Nel breve dibattito che ne è seguito, il regolano di
Predazzo Luca Giongo ha ringraziato anche le passate
Amministrazioni per aver avviato il
discorso, mentre Francesco Zanon di
Tesero, Giorgio Zorzi di Ziano e
Claudio Demarchi di CastelloMolina hanno espresso la raccomandazione di mantenere all’interno del
palazzo alcuni spazi da destinare
comunque all’attività gestionale
dell’ente, evitando di trasformarlo in
un esclusivo polo museale.
relativamente
ai
lavori,
ammontano
a
£. 16.033.889.250, compresi Iva e imprevisti.
£. 1.694.056.360 costituiscono il totale delle spese tecniche, per cui la spesa finale preventivata è pari a
£. 17.727.945.610. Un onere considerevole, a fronte
del quale si attende l’intervento della Provincia in
misura adeguata al valore dell’iniziativa.
LA STORIA
Come è risaputo, gli interessi dei Principi Vescovi
di Trento, dopo il 1111, non furono soltanto di tipo
feudale. Spesso infatti accadeva che lo stesso Vescovo,
assieme ai suoi collaboratori di fiducia, soggiornasse in
valle di Fiemme durante le stagioni estive o nei casi di
pericolo. Per questo, ancora nel secolo XIV sembra
fosse realizzato l’originario, antico palazzo, restaurato
una prima volta dal Vescovo Udalrico III, prima
dell’intervento del grande Vescovo e Cardinale
Bernardo Clesio, che ne completò le caratteristiche in
stile rinascimentale, anche se l’opera fu portata a termine soltanto dopo la sua morte, avvenuta nel 1539. Il
palazzo continuò a fungere da residenza signorile estiva fino a quando, nell’800, venne affittato al governo
austriaco per essere trasformato in carcere giudiziario.
I lavori effettuati allo scopo di garantire tale funzione
sconvolsero gli antichi contenuti della struttura, molti
affreschi vennero cancellati, i soffitti rovinati, mentre
l’appartamento del Principe Vescovo divenne l’abitazione del carceriere e il salone dei ricevimenti fu adibito a deposito. Nel 1850, il palazzo, in condizioni di
grave degrado, venne acquistato, per 3200 fiorini, dalla
Magnifica Comunità di Fiemme, che vi entrò con i suoi
uffici nel 1879, anche se soltanto nel 1901 iniziarono
nuovi lavori di restauro, che andarono avanti, a più
riprese, fino al 1935, riportando l'edificio al suo antico
splendore. Ora, questo nuovo intervento, necessario,
indilazionabile, per fare di questa struttura una nuova,
prestigiosa sede museale e di rappresentanza.
I COSTI
Lo Scario Elvio Partel ha anche
illustrato l’ammontare dei costi previsti per l’intervento di restauro.
Complessivamente, le spese generali,
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IN CANTIERE NEL 2001 UN IMPEGNATIVO PROGRAMMA DI LAVORI FORESTALI
TRA GLI OBIETTIVI PRIMARI
IL RECUPERO DEGLI SCHIANTI
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Dopo gli eventi calamitosi del settembre 2000, molto legname si trova ancora
a terra e deve essere recuperato nel più breve tempo possibile, con il successivo,
veloce ripristino della copertura arborea e la conseguente ricolonizzazione
del bosco
La prima parte dei lavori del Consiglio
dei Regolani, nella seduta del 14 marzo, è
stata riservata al programma dei lavori
dell’Azienda Agricola Forestale per il
2001, illustrato nei particolari operativi
dal regolano di Cavalese Francesco
Degiampietro, secondo uno schema che
ricalca sostanzialmente i progetti degli
anni precedenti.
Uno dei problemi più importanti da
risolvere, e che la Comunità inquadra
come prioritario, riguarda gli effetti della
bufera del 20 settembre scorso che, come
è noto, per la Comunità ha comportato la
bellezza di oltre 25.000 metri cubi di
legname schiantato, con l’urgenza di un
suo rapido recupero. Alla luce degli eventi
straordinari accaduti, è stata ritenuta fondamentale una veloce azione di ripristino della copertura arborea nelle zone dove gli schianti hanno colpito
superfici di dimensioni elevate. Per questo si prevede
che, appena terminati i lavori di utilizzazione boschiva,
gli operai forestali della Magnifica saranno impegnati
nell’opera di ripulitura delle “fratte” e di “impianto” di
piantine di abete rosso e larice, allo scopo di assicurare
una immediata ricolonizzazione del bosco. Il vivaio
forestale di Solaiolo fornirà il postime necessario e
sarà possibile inoltre utilizzare una buona percentuale
di piantine con pane di terra, predisposte appositamente nello scorso autunno. In certi casi, il trasporto di
queste piantine fino alle zone di destinazione potrà
avvenire mediante l’utilizzo delle teleferiche usate per
l’esbosco del legname.
Questi interventi, assieme alla manutenzione delle
arterie forestali, richiederanno un grosso impegno, al
quale va aggiunto quello relativo alla quota di sfolli e
diradi che, analogamente al passato, sarà eseguita
soprattutto nella prima e nell’ultima parte della stagione. È anche prevedibile un certo lavoro di alcuni operai
per il recupero di accidentali sparsi o in situati in zone
dove i boscaioli non arrivano, sia per la loro ubicazione
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che per le caratteristiche del legname (boschi in fase
giovanile).
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Lavori da completare
Il programma del 2001 prevede innanzitutto il completamento dei lavori già iniziati negli anni scorsi. In
particolare riguardano:
- Strada Tombol Valmaggiore Cancèl: realizzata in
regia diretta, è quasi terminata; prima delle piogge
autunnali mancavano solanto l’inghiaiatura finale e
la posa delle canalette in ferro e cemento, i cui lavori, tramite appalto, erano stati affidati alle ditte
Bortolas e Cooperativa Lagorai. Purtroppo le
avverse condizioni del tempo hanno creato una serie
di piccoli smottamenti lungo le rampe non ancora
ben inerbite, oltre al cedimento del piano stradale
per una lunghezza di circa 20 metri lineari. In
quest’ultimo caso, in accordo con il direttore dei
lavori dottor Ruggero Bolognani, è stata individuata
una soluzione che richiede la costruzione di un muro
di sostegno a valle, ancorato alla roccia sottostante,
per una spesa complessiva di 30 milioni. Tale lavoro
sarà realizzato direttamente dagli operai della
Comunità nel corso della primavera.
Interventi a Malga Inferno e per la concimaia di
Malga Toazzo: i lavori, già autorizzati, saranno
eseguiti prima dell’inizio della stagione dell’alpeggio.
Strada dei Cercenai 1° tratto: iniziati l’anno scorso, hanno dovuto essere forzatamente interrotti anzitempo in autunno, a causa delle proibitive condizioni meteorologiche; la prosecuzione è prevista in primavera.
Strada dei Cercenai 2° tratto: se arriveranno dalla
Provincia comunicazioni positive per il finanziamento (sono attese entro la primavera), i lavori
saranno affidati alla ditta Bortolas di Tesero, che
già esegue il primo tratto. È ragionevole pensare ad
una loro conclusione entro la fine dell’anno o, al
massimo, all’inizio della primavera 2002.
Concimaia stalla delle capre all’Agnelezza: la
realizzazione è stata affidata alla ditta Betta Scavi di
Castello, che ha presentato un ribasso d’asta pari al
15.50% sul prezzo base di £. 22.500.000. Le condizioni di affidamento prevedono che i lavori siano
terminati prima della stagione dell’alpeggio.
Ponte sul Rio Valgrana: il progetto, predisposto
dall’ing. Pederiva, è stato già approvato dalla
Tutela del Paesaggio, per cui anche tale intervento
potrebbe essere realizzato in tempi relativamente
brevi, al massimo entro l’estate.
Realizzazione stradina di collegamento per i baiti
della Cisa: i circa 100 metri di strada sono stati
autorizzati e l’intenzione è quella di attivarsi,
durante l’estate, mediante trattativa privata con una
ditta che in zona dovrebbe lavorare per la realizzazione di una strada per conto dell’Asuc di Capriana.
Tale strada interessa tra l’altro anche bosco comunitario.
Opera di presa a Cavelonte: anche questi lavori
sono autorizzati da tempo, per cui si pensa
di garantirne l’esecuzione entro il 2001.
tenzione straordinaria della strada delle Ortighe e
di costruzione della nuova strada di “Costa Osela”,
al fine di consentire un più agevole recupero degli
schianti in zona.
- Strada Cancel: è prevista nella zona compresa tra
la Sandrina e Cece, in comune catastale di
Predazzo. I lavori dovrebbero essere realizzati verso
fine stagione.
- Strada Mugon Aeroplano: si trova in comune
catastale di Cavalese ed è particolarmente importante ai fini della coltivazione del bosco e del recupero di una parte di schianti. Il progetto sarà predisposto nei prossimi mesi da parte dell’Ufficio
Tecnico Forestale e quindi sottoposto all’approvazione del Consiglio dei Regolani. Per questo lavoro,
sarà anche chiesta la collaborazione del Comune di
Castello-Molina di Fiemme, dal momento che parte
del tracciato interessa il suolo comunale. Anche per
questa strada, come per le altre, c’è la possibilità di
accedere ai contributi provinciali previsti dal Piano
di Sviluppo Rurale.
- Bonifiche ai pascoli di Valmoena e Toazzo: si tratta di lavori straordinari, dovuti alle intense piogge
autunnali. E’ stato raggiunto un accordo con i
Bacini Montani in base al quale la Provincia interverrà per l’arginatura del torrente e la Comunità
assicurerà la fornitura dei massi ciclopici, prelevandoli in loco. I progetti hanno ottenuto l’autorizzazione della Tutela del Paesaggio e i lavori, salvo variazioni, dovrebbero essere portati a termine prima
della stagione dell’alpeggio.
Praticamente invariata, rispetto alla stagione precedente, la forza lavoro, sia per gli operai a tempo indeterminato che per gli stagionali. Il regolano
Degiampietro, alla fine del suo intervento illustrativo,
ha ricordato la necessità di tener presenti anche la strada di Vallonga, in comune catastale di Castello-Molina
di Fiemme e il rifacimento del tetto della Malga di
Cazzorga.
Nuovi interventi
Tra i progetti nuovi dell’anno in corso,
ricordiamo i seguenti:
- Magazzino a Molina: Si tratta di lavori
necessari per sistemare la tettoia verso la
strada di fondovalle, con il prolungamento
della falda del tetto e il ricavo di nuovi
spazi di deposito coperto, in sostituzione
della attuale tettoia precaria.
- Strada Ortighe e Costa Osela in Val
Cadino: non appena possibile, compatibilmente con i soliti problemi di natura burocratica, saranno iniziati i lavori di manu-
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NUOVI MACCHINARI
IN SEGHERIA
Nella seduta del 15 settembre 2000, il Consiglio dei
Regolani della Comunità aveva deciso di far partire
una nuova serie di investimenti, destinati al potenziamento della segheria di Ziano, con riferimento specifico al reparto dei semilavorati. Da molti anni ormai,
infatti, è questo il settore che ha offerto e continua ad
offrire all’ente le maggiori soddisfazioni, dal punto di
vista commerciale, confermando l’efficacia di una scelta effettuata ancora nel 1986 e poi consolidata ulteriormente negli anni successivi.
Anche lo scorso 27 dicembre, quando è stato approvato il bilancio di previsione del 2001, è emerso con
estrema chiarezza che circa i due terzi dei ricavi previsti in segheria derivano appunto dalla vendita dei semilavorati, un prodotto sempre più richiesto dal mercato e
quindi in grado di garantire risultati commerciali particolarmente positivi.
Gli ultimi investimenti di settembre hanno comportato un onere pari a oltre 700 milioni, ma la scelta è
stata ancora una volta operata con attenzione, capacità
e lungimiranza.
In sostanza, le due vecchie troncatrici esistenti sono
state sostituite con due nuovissimi impianti della ditta
tedesca Paul, mentre dalla ditta specializzata Scharpf &
Koegel, sempre germanica, è stata acquistata una giuntatrice di testa. Presso la ditta Zimak di Schio
(Vicenza) è stato infine acquistato anche un nuovo
decatastatore, destinato al confezionamento dei pacchi
per la spedizione.
La spesa era ovviamente comprensiva del trasporto,
del montaggio e del collaudo,
operazioni puntualmente effettuate in gennaio, mentre la cessione delle due troncatrici preesistenti e dell’impianto di giunzione usato ha consentito alla
Comunità di recuperare circa 150
milioni. La ditta altoatesina
Unitec di Valdaora, che ha provveduto alla fornitura dei macchinari, si è impegnata a fornire gratuitamente, per il primo anno,
pezzi di ricambio fino ad un
importo di 38 milioni di lire e ad
effettuare quattro interventi di
manutenzione e riparazione,
sempre gratuiti, oltre a quelli
previsti dalle condizioni di
garanzia, fino al raggiungimento
dell’importo di 10 milioni.
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Insomma un’operazione studiata nei particolari dai
responsabili della segheria e con la quale si è compiuto
un ulteriore, importante passo avanti. I nuovi impianti
hanno iniziato a funzionare a pieno regime a partire dal
22 gennaio 2001, assicurando una accelerazione della
produttività nella misura del 30 per cento. Impianti
moderni, più sofisticati e all’avanguardia rispetto a
quelli precedentemente utilizzati. Grazie ad essi, è possibile mantenersi in posizioni di vertice, rispondendo
con prontezza ai cambiamenti che il mercato propone e
che, negli ultimi vent’anni, sono stati particolarmente
significativi. Perdere il treno sarebbe deleterio e la
Comunità non vuole sicuramente rimanere in posizioni
di rincalzo.
“La nostra clientela” sottolinea il direttore della
segheria rag. Aldo Zorzi “opera nei più diversi settori,
già ricordati sul precedente numero del giornale comunitario, dalle porte interne alle cornici, dagli zoccolini
ai serramenti. Noi oggi siamo nella condizione di poter
rispondere tempestivamente alle varie richieste, grazie
alla versatilità dei nostri impianti e a una politica di
vendita che ha privilegiato la diversificazione produttiva”.
Ricordiamo che gli ultimi investimenti costituiscono la terza fase di ristrutturazione operata negli ultimi
14 anni. Immediata, tra l’altro, la risposta estremamente positiva dei dipendenti della segheria, pronti a recepire con efficacia e grande professionalità i nuovi stimoli tecnologici. Anche questo un aspetto da non sottovalutare e che assicura per il futuro ulteriori risultati.
FUNGHI: RINNOVATA
LA CONVENZIONE
Si è parlato di funghi martedì 6 marzo, alle ore 17,
quando, presso il palazzo della Comunità, lo Scario
Elvio Partel ha convocato un incontro con gli amministratori comunali della valle che aderiscono alla apposita convenzione per la raccolta. Alla riunione erano
anche presenti il dott. Mazzucchi, responsabile
dell’Ispettorato Distrettuale delle Foreste, il dott.
Stefano Cattoi, dell’Ufficio Forestale della Comunità, e
il dott. Giovanni Defrancesco, direttore dell’Apt di
Fiemme. Nella prima parte dei lavori, si è preso atto
del riparto dei proventi della stagione 2000, vistosamente compromessi dalle condizioni metereologiche
ed ambientali non particolarmente favorevoli, che si
sono negativamente riflettute anche sugli introiti. In
sostanza, l’incasso, derivante dai permessi rilasciati ai
raccoglitori (3278 rispetto ai 5821 del 1999) e dagli
interessi attivi netti, è stato complessivamente pari a
£. 162.429.248. Da questa cifra, vanno dedotti il compenso forfettario del 10% sugli incassi netti (più Iva)
alla Comunità, che ha l’incarico di gestire il settore
attraverso la propria struttura operativa, le spese per i
guardiafunghi e gli stampati, le spese bancarie e postali, per un importo totale di £. 113.102.984. La differenza, da ripartire, è stata quindi di £. 49.326.264, rispetto
a £. 129.817.930 del 1999, quando gli incassi erano
stati pari a £. 252.849.522.
Il netto da ripartire è stato quindi suddiviso, come
vuole la convenzione, tra i dieci Comuni aderenti, per
il 50% in proporzione alla superficie catastale di ciascun Comune e per l’altro 50% con riferimento alle
presenze turistiche rilevate dall’Azienda di Promozione
Turistica nel periodo compreso tra il 1° giugno e il 30
settembre.
Questo il quadro del riparto:
PREDAZZO
£. 13.111.675
ZIANO
£. 4.717.126
PANCHIÀ
£. 2.247.862
TESERO
£. 5.789.155
CAVALESE
£. 8.548.723
VARENA
£. 2.867.166
DAIANO
£. 1.377.564
CARANO
£. 4.079.143
CASTELLO MOLINA
£. 5.384.990
CAPRIANA
£. 1.202.859
Subito dopo, è stata riapprovata la convenzione per
la disciplina della raccolta dei funghi nell’ambito territoriale di Fiemme. Avrà validità fino al 2006 e non presenta, rispetto agli anni precedenti, particolari novità.
Alla Magnifica è confermato l’incarico della gestione
del servizio di informazione, vigilanza e controllo, con
l’assunzione di quattro guardiafunghi per sei mesi e
con 40 ore di lavoro settimanali. L’orario sarà articola-
to su sei giorni per ciascun guardiafunghi e per turni, in
modo da assicurare la presenza di almeno due di essi
anche nei giorni festivi e prefestivi.
Importante anche la collaborazione con l’APT di
Fiemme, incaricata di fornire le necessarie informazioni agli ospiti e di diffondere il materiale illustrativo
sulla normativa vigente, mettendo inoltre a disposizione gli stampati per il versamento delle somme dovute.
Immutata la destinazione dei proventi, con la conferma
del 10% forfettario alla Comunità, assieme al rimborso
delle spese documentate, e ribaditi i criteri di riparto.
Una scelta importante ha riguardato la definizione
della durata dei permessi: si va da un minimo di un
giorno (£. 15.000) a tre giorni (£. 28.000), a una settimana (£. 40.000), a 15 giorni (£. 70.000), a un
mese (£. 100.000):
Saranno rilasciati dunque (come del resto avviene
in tutte le province limitrofe) anche permessi di un
giorno, allo scopo di evitare possibili fenomeni di abusivismo, da parte di quanti vengono in valle per una
giornata soltanto e non sono disposti a pagare il permesso per tre.
Per quanto riguarda le modalità di raccolta, è stato
deciso di chiedere alla Provincia Autonoma di Trento
la modifica della legge provinciale vigente, nel senso
di consentire la raccolta gratuita dei funghi ai soli residenti, in possesso del diritto d’uso civico, sottolineando quindi la “specificità” del territorio comunitario e
dei “vicini” di Fiemme.
La riunione si è chiusa con l’affidamento all’Apt di
Fiemme dell’incarico di curare la stampa di un nuovo
libretto intitolato “Come vivere il bosco”, da destinare
a valligiani e ospiti per mettere tutti nella condizione di
apprezzare al meglio i contenuti e le emozioni che la
realtà naturalistica riesce ad offrire, ovviamente nel
rispetto di determinati criteri di comportamento. Il
costo presunto è di circa 20 milioni, che saranno equamente ripartiti tra gli enti convenzionati, al momento
della suddivisione degli utili.
Ricoriamo per concludere che la convenzione che
disciplina la raccolta dei funghi associata con i Comuni
del nesso è stata approvata dal consiglio dei regolani
nella seduta del 14 marzo.
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GLI SPORT ACQUATICI
VANNO REGOLAMENTATI
LAGHI D’ALTA QUOTA
TUTTI DA SCOPRIRE
Rafting, cioè la discesa lungo i corsi d’acqua a
bordo dei gommoni, ma anche hydrospeed, canoa, torrentismo. Sono gli sport acquatici emergenti, che fanno
tanto gioventù, che si impongono sempre più anche
come attrazione turistica, ma che suscitano crescenti
preoccupazioni in quanti vedono in rivi e torrenti un
patrimonio da tutelare, evitando danni alla fauna ittica.
Occorre dunque trovare un giusto equilibrio tra
quanti praticano queste nuove discipline e la necessità
di preservare importanti contenuti ambientali, che si
legano soprattutto alla pesca. Insomma, serve una regolamentazione e con tali presupposti la Magnifica
Comunità di Fiemme ha promosso un incontro lo scorso 19 febbraio presso la sede, nella sala dei consessi,
convocando sindaci, amministratori pubblici, presidenti e responsabili delle associazioni pescatori della valle,
il presidente provinciale degli albergatori (ed ex
Scario) Italo Craffonara, il direttore dell’APT di
Fiemme Guido Travaglia. Un paio d’ore di dibattito,
coordinato dallo Scario Elvio Partel e dal regolano di
Predazzo Luca Giongo, che hanno seguito da vicino
tutta la vicenda e che ne hanno illustrato in dettaglio i
contenuti. Inizia praticamente il 19 gennaio 2000,
quando una società di rafting chiede di poter avviare
l’attività, in estate, lungo il corso dell’Avisio, a partire
da Masi di Cavalese. La Comunità risponde picche, ma
i dirigenti del sodalizio si rivolgono alla Provincia, che
ha l’esclusiva competenza in materia di gestione delle
acque pubbliche. L’attività parte puntualmente all’inizio dell’estate, nonostante le proteste dei pescatori e le
prese di posizione molto critiche dell’ente valligiano.
Passata la stagione estiva, all’inizio di ottobre, viene
presentata una seconda domanda, seguita da una terza.
Scatta nuovamente l’allarme. Le associazioni pescatori
confermano le loro preoccupazioni. La fauna ittica ma
anche l’ambiente, dicono, è a rischio, anche perché l’acqua non è abbondante e i pesci, soprattutto la pregiatissima trota marmorata, possono
risentirne in modo decisivo. Il 2 novembre, la
Comunità incontra a Trento l’assessore provinciale Iva Berasi. Molte promesse ma pochi fatti concreti. Il consiglio comunale di Castello-Molina
approva una mozione particolarmente critica. Il
27 dicembre 2000, il consiglio dei Regolani decide di coinvolgere tutte le componenti valligiane in
un’azione congiunta, al fine di chiedere alla
Provincia di garantire, in tempi brevi, la regolamentazione della materia, attraverso nuove disposizioni di legge.
Poi, il 19 febbraio, l’ultimo incontro.
Numerosi gli interventi, a confermare l’atten-
Come avevamo annunciato, su questo giornale, nel
numero di aprile dello scorso anno, durante l’estate
2000 è stata avviata una interessantissima campagna di
ricerche sui laghi del bacino dell’Avisio, frutto della
collaborazione tra il Museo Trentino di Scienze
Naturali e l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige
di Trento, sostenuta dall’intervento finanziario del
Consorzio Bim Adige di Trento ed affiancata
dall’attenzione e dall’interesse della Comunità di
Fiemme. Il progetto, che proseguirà anche quest’anno,
ha come obbiettivo la caratterizzazione biologica e
geografica dei laghi, mediante una serie di approfonditi
rilevamenti limnologici, attraverso i quali ottenere un
quadro molto più preciso dell’importante risorsa idrica
che gli stessi laghi rappresentano. Senza dimenticare la
loro valorizzazione anche sotto il profilo turisticoricreativo.
Nel periodo compreso tra il 3 luglio e il 20 agosto,
sono stati 24 i laghi rilevati, con la registrazione delle
loro variabili chimico-fisiche e la raccolta di dati fondamentali sul loro stato di conservazione.
Il lavoro è tato condotto e coordinato da Marco
Cantonati e Adriano Boscaini del Museo Tridentino e
da Flavio Corradini dell’Istituto Agrario, con i quali
hanno fattivamente collaborato uno stuolo di giovani
biologi e naturalisti, Sara Zuccati, Nicola Angeli, Paola
Sartori, Morena Lazzara, Rita Ziglio e Alessandra
Franceschini.
Alla fine dello scorso mese di dicembre, è stata resa
nota la prima, interessantissima relazione sul lavoro
portato avanti fin qui. Dalla stessa si evince come, oltre
ad eseguire rilievi e campionamenti, siano stati raccolti
un gran numero di dati e di campioni relativi
all’ambiente da studiare. In tal modo, si sono ottenuti
materiali in grado di caratterizzare ulteriormente non
solo le condizioni attuali degli ambienti lacustri, ma
anche la loro evoluzione nel tempo, grazie allo studio
del prezioso archivio di informazioni rappresentato dai
sedimenti. Da segnalare inoltre che nei campionamenti
si sono adottate delle metodiche del tutto analoghe a
quelle del maggiore progetto dell’Unione Europea
attualmente in corso e dedicato sempre ai laghi d’alta
quota, vale a dire l’EMERGE, European mountain
lake ecosystems: regionalisation diagnostics and
socio-economic evaluation. Lo studio dei laghi del
bacino dell’Avisio è stato affrontato in un clima di proficua collaborazione informale appunto con il progetto
europeo.
Lo studio ha riguardato in modo particolare i laghi
sparsi lungo la catena di Lagorai, raggiunti a piedi, con
l’attrezzatura in spalla, dopo aver percorso un primo
tratto in automobile su strade forestali. Importante la
collaborazione offerta dalla Comunità, che ha messo a
8
zione che il problema suscita e la volontà di operare in
sintonia, anche se scegliendo le strade più efficaci, possibilmente attraverso una forma di autoregolamentazione consensuale tra le parti, e comunque senza cedimenti su determinati principi di difesa della realtà locale e
delle sue prerogative. Si chiede in particolare una normativa che qualifichi gli sport acquatici come attività
soggette a regolamentazione da parte dei Comuni,
demandando quindi a questi ultimi la possibilità di
essere determinanti nel momento in cui le società
hanno bisogno delle autorizzazioni locali per realizzare
delle strutture fisse, attraverso le quali organizzare al
meglio la loro attività. Delle regole certe vanno comunque trovate, e su questo concetto chiave i presenti concordano all’unanimità. Anche perché, sottolineano
soprattutto i pescatori, le associazioni locali sono soggette a sanzioni e controlli, mentre le società di rafting
non devono sottostare ad alcun vincolo. E tale situazione non è per nulla accettabile. Alla fine, con lo scopo
di studiare una scaletta di richieste da presentare alla
giunta provinciale, è stata nominata una commissione,
composta dallo Scario, dal regolano Giongo, anche a
nome dei pescatori, dal vicesindaco di Castello-Molina
Marziano Weber, in rappresentanza dei Comuni di
Fiemme, dal dott. Guido Travaglia dell’Apt e da
Diego Zorzi di Ziano, per conto dell’Associazione
Albergatori. La commissione si è successivamente riunita per discutere le proposte da sottoporre poi all'attenzione della Giunta Provinciale. Il discorso è chiaro e
gli obbiettivi anche. Bisogna solo studiare le iniziative
più efficaci per arrivare ad una soluzione soddisfaciente per tutti. Il rafting, a questo punto, difficilmente
potrà essere bloccato, ma la collocazione di precisi
paletti comportamentali diventa davvero scelta improrogabile.
Lago di Moregna
disposizione dei ricercatori la consolidata esperienza
del guardiapesca Alfredo Zorzi, prezioso accompagnatore fino ai laghi di propria competenza. Al centro
della ricerca i seguenti bacini: Le Aie (due),
Antermoia, Bocche, Bombasel (tre), Brutto, Buse,
Casarina, Cavallazza, Cece, Forame, Iuribrutto,
Lagorai maggiore e minore, Lagusel, Lusia (tre),
Moregna, S. Maria di Fedaia, Stellune e Trote. Per ciascuno di essi, è stato individuato il punto di maggiore
profondità e sulla sua verticale è stata posizionata una
boa per segnalare il punto di campionamento. Inoltre è
stata predisposta una scheda dettagliata, con una
immagine panoramica e i principali dati chimico-fisici
rilevati direttamente sul campo.
Da rilevare il fatto che, dopo la conclusione del
lavoro, potranno anche essere avviati dei progetti
didattici sui laghi oggetto della ricerca, con il coinvolgimento delle scuole e con la possibilità che gli stessi
alunni diventino protagonisti del progetto. E’ anche
prevista la predisposizione di opuscoli e pannelli, attraverso i quali mettere gli utenti nella condizione di
conoscere al meglio questi ambienti, assieme ai loro
straordinari contenuti naturalistici.
Laghetti di Lagorai Maggiore
9
EUROFLORA A GENOVA
APPUNTAMENTO COL VERDE
Dal 21 aprile al 1° maggio, anche
la Magnifica Comunità di Fiemme
sarà presente a Genova in occasione
di “EUROFLORA 2001”, manifestazione di grande prestigio internazionale, massimo appuntamento con il
verde a livello europeo e, ovviamente, iniziativa di considerevole valenza
promozionale. L’ente valligiano
interverrà assieme all’Apt di Fiemme
e al Servizio Foreste della Provincia
di Trento, all’interno di un’area espositiva denominata “Val di FiemmeTrentino”. La sua collaborazione
riguarda in modo particolare il reperimento e l’allestimento del materiale
verde reciso (conifere e altre essenze
montane), il reperimento di altri elementi che costituiscono l’ambiente
montano, presenti in zona (pietre con
licheni, muschi, cortecce ecc.), la fornitura della manodopera per l’allestimento e lo smontaggio dell’area
espositiva (350 metri quadrati), la disponibilità di un
pulmino per il trasporto a Genova della squadra operai
e per i suoi movimenti dalla sede di alloggio alla Fiera,
la fornitura del materiale legnoso tondo e segato per
l’allestimento dell’area espositiva, la realizzazione del
tabellone destinato ai visitatori, con la illustrazione
dell’attività dell’ente. Alla redazione del progetto tecnico-espositivo, oltre che per l’assistenza tecnica di
personale specializzato, offrirà un contributo importan-
10
DAL CONSIGLIO
DEI REGOLANI
27 DICEMBRE 2000
APPROVATO
IL CONTO
CONSUNTIVO
te anche il Servizio Foreste, in grado a sua volta di
contribuire efficacemente alla diffusione dell’immagine del Trentino.
Va ricordato che la valle di Fiemme ha con Genova
un particolare rapporto di amicizia, confermato anche
in occasione dello scorso Natale 2000, quando la
Magnifica ha regalato alla città lagunare uno dei suoi
splendidi abeti, portato sempre in collaborazione con
l’Apt e consegnato ufficialmente il 10 dicembre, nel
corso di una cerimonia in Piazza Matteotti, di fronte al
Palazzo Ducale, con l’intervento della Banda Sociale
di Tesero.
1999
L’ultima seduta dell’anno 2000 si è aperta con
l’approvazione del conto consuntivo dell’esercizio
finanziario 1999, illustrato nelle sue risultanze finali
dal vicescario Renzo Paluselli. Un adempimento poco
più che formale, tenuto conto che il documento contabile presenta le identiche risultanze del corrispondente
rendiconto di gestione, approvato dal Consiglio dei
Regolani nella seduta del 26 aprile 2000. Chiude a
pareggio sulla cifra di £. 15.500.061.368. Per quanto si
riferisce alle attività commerciali, presenta un utile di
£. 1.627.051.987 per l’Azienda Agricola Forestale,
£. 360.804.846 per l’Azienda Segagione Legnami e
£. 109.482.531 per la gestione immobiliare.
L’avanzo di amministrazione al 31 dicembre 1999 è
pari a £. 167.284.948 che il Consiglio dei Regolani ha
deliberato di ripartire nel modo seguente:
£. 18.500.000 di contributi nel settore dei Vigili del
Fuoco, della Protezione Civile e del Soccorso
Pubblico; £. 16.000.000 per il settore delle tradizioni
musicali della valle; £. 39.000.000 per il settore delle
attività sportive; £. 12.784.948 per gli interventi nei
settori dell’arte e della cultura; £. 6.000.000 a sostegno
dell’istruzione; £. 50.000.000 per interventi nei settori
della solidarietà e delle attività turistiche e folkloristiche. Due interventi di carattere straordinario sono stati
affettuati nel corso dell’anno a beneficio del Soccorso
Alpino di Fiemme (£. 14.000.000) e dell’AVIS Valli
dell’Avisio (£. 11.000.000).
Le domande pervenute alla Comunità sono state
complessivamente 149, così suddivise: 14 da parte dei
Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e del
Soccorso Pubblico, 15 da parte di Bande e Cori, 29 da
parte di associazioni sportive, 18 da associazioni operanti nel settore dell’arte e della cultura, 6 dalle scuole
del nesso. Sono stati infine erogati anche sei premi di
studio. Per quanto riguarda gli interventi a dimensione
regoliera, nei settori del turismo e della solidarietà,
sono state accolte 60 domande.
BILANCIO DI PREVISIONE
DELL’ESERCIZIO 2001
Sempre Renzo Paluselli ha analizzato i dati principali del bilancio preventivo che si possono riassumere
come segue:
BILANCIO ISTITUZIONALE: Entrate ed uscite,
a pareggio, per complessive £. 15.557.603.563;
AZIENDA AGRICOLA FORESTALE: Ricavi
per £. 7.164.410.000, costi di produzione per
£. 6.929.096.150, utile di esercizio previsto di
£. 235.313.850.
AZIENDA SEGAGIONE LEGNAMI: Ricavi
totali per £. 11.182.560.000, costi di produzione pari a
£. 10.826.084.250, con un utile di esercizio previsto in
£. 356.475.750.
AZIENDA IMMOBILIARE (AUTOSTAZIONE
DI PREDAZZO): ricavi per £. 230.420.000,costi di
produzione per £. 186.252.000, utile di esercizio previsto pari a £. 44.168.000.
Nella sua relazione, il vicescario ha ricordato la
“diffusa situazione di incertezza che ancora caratterizza sia l’Italia che l’Europa”, con una “domanda non
molto brillante che si contrappone alla crescita di capacità lavorativa degli impianti, conseguenza dei massicci
investimenti tecnologici effettuati a livello europeo e di
una sempre più marcata presenza sul mercato dei produttori dell’Europa Orientale, i quali aumentano
l’offerta di prodotto disponibile”.
Renzo Paluselli ha anche ricordato i fenomeni
atmosferici di inizio autunno, che hanno causato notevoli danni al patrimonio forestale della Comunità e di
altre ampie zone del Trentino, con inevitabili ripercussioni sul valore del legname.
Entrando nello specifico, i programmi 2001
dell’Azienda Agricola Forestale prevedono l’utilizzo
di un quantitativo di legname di 35.800 metri cubi, in
linea con quello del 2000. Tra i costi principali, si prevede una spesa di £. 3.120.000.000 per la manutenzione del patrimonio forestale, in leggero incremento
rispetto all’anno precedente e con la previsione di riassumere tutti gli operai che erano in forza nel 2000. La
somma di £. 1.111.000.000 è destinata ad interventi
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straordinari relativi alla costruzione di nuove strade
forestali, comunque con un contributo provinciale pari
a circa £.739.830.000, mentre £. 70.000.000 riguardano l’acquisto di un automezzo Fiat Panda 4x4, di un
rimorchio e di un verricello forestale.
Non sono previsti invece interventi straordinari
sulle malghe, dal momento che per queste strutture si
interviene nell’ambito del progetto sull’agricoltura di
montagna.
I ricavi di vendita del “tondo” sono quantificati in £.
181.576 al metro cubo, mentre il prezzo della legna da
opera è previsto in £. 95.000. Da rilevare che il prezzo
medio di vendita del legname da parte dei Comuni di
Fiemme, a settembre 2000, era pari a £. 158.353.
Tra i ricavi, sono state incluse £. 85.000.000 per
affitti e £. 707.410.000 relative a finanziamenti provinciali ottenuti per la costruzione di strade forestali, per il
progetto di manutenzione ambientale, per il piano economico, per il Progetto “Azione 12”, per il rimborso
spese destinate al servizio di vigilanza in tema di raccolta funghi, svolto per conto dei Comuni, e per il
guardiapesca.
L’Azienda Segagione Legnami prevede di acquistare quest’anno 32.500 metri cubi di legname tondo
dall’Azienda Agricola Forestale ad un prezzo medio di
£. 181.292. Gli investimenti in programma riguardano
la sostituzione dell’impianto di giuntatura e la sostituzione della caldaia, con l’adeguamento e la messa a
norma dei locali, per una spesa di £. 1.345.000.000 (£.
77.337.500 a carico del bilancio 2001). Per quanto
riguarda i ricavi, £. 3.645.320.000 derivano dalla vendita di tavolame e £. 6.531.840.000 dalla vendita dei
semilavorati (6804 mc a £. 960.000 a metri cubo).
“Gli investimenti previsti” ha concluso il relatore
“pur in presenza di un quadro congiunturale abbastanza incerto, sono orientati, oltre che al potenziamento
del comparto dei semilavorati, diventato vitale e strategico, anche alla individuazione di nuove aree di sviluppo, che consentano metodi nuovi, efficienti ed ecocompatibili di utilizzo del legname, di lavorazione e di trasformazione in prodotti finiti. Si cercherà quindi di
perseguire una sempre maggiore integrazione della
filiera foresta-legno; la qualità della materia prima e la
capacità di lavorazione e trasformazione del legname,
prerogative che caratterizzano la Comunità, dovrebbero fornire quelli ulteriori vantaggi, capaci di mantenere
le posizioni acquisite e di garantire maggiore valore
aggiunto”.
Unanime l’approvazione da parte del Consiglio dei
Regolani.
MODALITÀ
DI PESCA PER IL
2001
Sono state approvate all’unanimità, dopo la loro
12
illustrazione da parte del regolano incaricato Luca
Giongo di Predazzo. Sono sostanzialmente le seguenti:
APERTURA DELLA STAGIONE: domenica 4
marzo per l’asta dell’Avisio e del Travignolo, 1° maggio per i rivi. Per i laghi alpini e i bacini artificiali,
ovviamente dopo il disgelo della maggior parte della
superficie.
MISURA DEL PESCATO: misura minima cm. 22;
per la trota marmorata, l’ibrido di marmorata e la trota
lacustre cm. 35; per il temolo cm. 35, con cattura consentita dal 1° maggio al 30 settembre; per il salmerino
comune cm. 22; infine per il salmerino alpino cm. 15.
NUMERO DELLE CATTURE: 5 pezzi complessivi
per uscita; per la marmorata e l’ibrido di marmorata e
per il temolo, un pezzo per ciascuna specie e per ogni
uscita, comunque compresi nei cinque consentiti.
USCITE: 70 all’anno; oltre tale limite sarà applicata
la quota valligiana.
QUOTE SOCIALI: £. 100.000 annue per i soci
ordinari; £. 50.000 per i soci di età inferiore ai 14 anni;
£. 150.000 per i soci aggregati.
PERMESSI GIORNALIERI: il costo è pari a £.
10.000 e riguarda pescatori associati ad altre associazioni di valle.
PERMESSI D’OSPITE: £. 20.000 per le acque correnti e i laghi alpini; £. 15.000 per i bacini artificiali.
Nella stessa giornata di pesca, è consentito usufruire di
un solo permesso d’ospite per l’intera valle di Fiemme.
Per i Vicini non associati ad alcuna associazione valligiana, il costo del permesso è stabilito in £. 20.000 per
le acque correnti e i laghi alpini e in £. 15.000 per i
bacini artificiali.
LIMITAZIONI: 4 permessi giornalieri per Moena,
nessuna limitazione a Predazzo, 10 per Ziano e
Panchià, 10 per Tesero, con 5 permessi nel tratto “no
kill” e nessuna limitazione per i laghi alpini, 15 per
Cavalese, con 5 nel tratto “no kill”, 15 per Molina per
le acque correnti, nessuna limitazione per i laghi alpini
e il bacino artificiale.
COMPUTO PERMESSI D’OSPITE: i valligiani e i
soci di una associazione pescatori di valle non verranno computati ai fini del contingentamento dei permessi
d’ospite, a condizione che gli stessi esibiscano, all’atto
della richiesta del permesso, il proprio libretto catture
rilasciato dall’Associazione di appartenenza e la tessera dell’Associazione Pescatori Valfiemme.
AMI ESCHE CANNE: La misura dell’amo è libera.
Con esche naturali è proibito l’uso di ami ed ancorette
dotati di ardiglione. È vietato l’uso di più di due camole sulla camoliera. Nelle acque correnti e nei laghi alpini è consentita la pesca con l’uso di una sola canna.
CHIUSURA DELLA STAGIONE: è fissata, come
per gli anni scorsi, al 30 settembre.
A proposito di pesca, ricordiamo che si svolgerà dal
5 al 12 maggio il secondo corso di abilitazione per i
pescatori della valle. Per eventuali informazioni, rivolgersi presso le singole associazioni.
RAFTING SULL’AVISIO
INDISPENSABILE
UNA REGOLAMENTAZIONE
Sempre il regolano Giongo ha sollevato nella medesima seduta il grosso problema legato alla pratica del
rafting e di altre attività sportive similari lungo il corso
del torrente Avisio. Già l’anno scorso, di fronte alla
prima domanda di autorizzazione accolta dalla
Provincia, la Comunità aveva espresso grosse perplessità, paventando conseguenze del tutto negative per i
pescatori, per l’ambiente e per il patrimonio ittico.
Nonostante un incontro con l’assessore provinciale
competente, nulla è stato fatto per regolamentare il settore, per cui la questione è ancora aperta. Ed ora, altre
due domande si annunciano per ulteriori iniziative
similari alla prima.
Completamente d’accordo il consiglio dei regolani
con le valutazioni di Luca Giongo, per cui, in conclusione, lo scario Elvio Partel si è impegnato a sentire i sindaci della valle, i pescatori e i rappresentanti dell’Apt,
per chiedere alla Provincia un intervento urgente, in
grado di arrivare entro breve tempo ad una opportuna
regolamentazione. L’incontro, in effetti, si è svolto
lunedì 19 febbraio, presso la sede di Cavalese. Ne parliamo, con i particolari, in altra parte del giornale.
PREMI DI ALLEVAMENTO
E SOSTEGNO ALLA ZOOTECNIA
Nella riunione del 19 dicembre, come ha ricordato
il regolano di Tesero Francesco Zanon, si è tenuta la
consueta seduta della “Commissione di cui al
Regolamento per l’utilizzazione dei fondi stanziati
dalla Comunità di Fiemme per la difesa dell’economia
zootecnica valligiana”.
La stessa provvede a ripartire la cifra annualmente
stabilita dal consiglio in alcuni fondi: il FONDO A
che comprende le spese di raccolta delle prenotazioni
e dei controlli, nonché un contributo alle Federazioni
Usab e Fab, che riunisce gli allevatori delle razze
Bruna Alpina e Grigio Alpina; il FONDO B sul quale
vengono direttamente stanziati i contributi per l’allevamento e l’alpeggio dei capi bovini; il FONDO C che
prevede la concessione di contributi ai tenutari delle
stazioni di monta naturale (confermando un orientamento già assunto in passato, si sono privilegiate le
stazioni di monta pubblica, escludendo quelle private);
il fondo che premia i tenutari degli stalloni iscritti nei
libri genealogici delle razze Avelignese e Norico.
L’anno scorso, sono stati complessivamente allevati
433 capi bovini, 5 tori da riproduzone e due stalloni
equini riproduttori. Il contributo per ogni capo allevato
è pari a £. 80.000 per le vitelle e per i ristalli alpeggiati,
mentre è ridotto del 50% per i ristalli non alpeggiati.
Alle stazioni di monta bovina pubblica, è stato assegnato un contributo di £. 350.000, per gli stalloni riproduttori equini £. 100.000.
L’importo complessivo messo a disposizione dalla
Comunità di Fiemme è stato pari a £. 40.000.000.
PARTECIPAZIONE ALLA SOCIETÀ
BIO ENERGIA FIEMME
Al termine della seduta, il vicescario Renzo
Paluselli ha comunicato ai regolani che l’assemblea
della Società Bio Energia Fiemme, nella riunione del
27 dicembre, ha rieletto consigliere di amministrazione
il regolano Francesco Degiampietro di Cavalese ed ha
nominato sindaco effettivo il regolano Claudio
Demarchi di Castello-Molina.
NUOVE
CORNICI
PER I QUADRI
Una iniziativa importante, attuata da parte del regolano di Varena Albino Defrancesco, ha riguardato
l’adozione di nuove cornici per i quadri esposti nella
sala del consiglio. Quest’ultimo ha accolto con apprezzamento questo tipo di scelta, condividendo la volontà
di continuare lungo la strada della valorizzazione del
patrimonio artistico comunitario, garantendo a tutti i
dipinti la massima attenzione e la massima cura.
13
7 FEBBRAIO 2001
APPROVATO
IL PROGETTO DEFINITIVO
DEL RESTAURO DEL
PALAZZO
Il discorso relativo alla completa ristrutturazione del
palazzo è stato l’argomento principale della seduta di
inizio febbraio. Con questo atto, si è chiusa la fase progettuale iniziata ancora dieci anni fa e si entra in quella
decisiva dell’appalto dell’appalto e dell’esecuzione
definitiva dei lavori. L’argomento è presentato in
maniera completa nella prima parte di questo giornale.
TRODENA
AUTORIZZATO
PER IL PASSAGGIO DELL’ELETTRODOTTO
Lo scorso 16 gennaio, il Comune di Trodena ha
inoltrato alla Comunità di Fiemme la richiesta di autorizzazione per lo scavo e la posa in opera di un elettrodotto in comune catastale di San Lugano, al fine di
poter collegare alla rete elettrica l’illuminazione del
nuovo svincolo che dalla strada 48 porta verso
Anterivo. Il lavoro interessava circa 300 metri lineari di
terreno di proprietà dell’ente valligiano. Il consiglio ha
deliberato di accogliere la richiesta alle seguenti prescrizioni: ottenimento da parte del Comune di tutte le
autorizzazioni di legge; ripristino della cotica erbosa,
con il rinverdimento delle superfici smosse; impegno a
spostare il cavo, qualora lo richiedessero particolari
esigenze della Comunità.
Trodena 305.200.
Infine, è stato liquidato un gettone di presenza pari
a £. 95.700 lorde ai componenti delle commissioni
matricolari di ogni Regola, per le sedute che si sono
svolte in gennaio ai fini dell’accertamento della consistenza delle matricole al 31 dicembre 2000.
INCARICHI
Per il biennio 2001-2002 sono stati confermati due
incarichi di consulenza: il primo al dott. Giovanni
Paolo Bortolotti di Molina in materia fiscale e tributaria, con un compenso mensile di £. 1.300.000, oltre
all’Iva e ai contributi previdenziali; il secondo al rag.
Massimo Finco di Predazzo in materia di lavoro, stipendi e gestione del personale, verso un compenso
mensile di £. 270.000, più Iva e contributi pensione,
oltre a £. 80.000 orarie per l’assolvimento di specifici
adempimenti a richiesta, individuabili di volta in volta.
SPESA
PER IL GUARDIAPESCA
Con voti unanimi, dopo l’illustrazione del regolano
Luca Giongo, il consiglio ha approvato il rendiconto
delle spese sostenute per il guardiapesca comunitario
nell’anno 2000. Il costo totale è stato pari a £.
63.811.565. Lo scario ha presentato alla Provincia la
domanda di contributo, ai sensi della L.P. 60/1978.
NUOVI
RIMBORSI
AI
COMUNI
E COMPENSI PER LE MATRICOLE
Con riferimento alla apposita convinzione approvata il 1° ottobre 1998, il consiglio ha deciso di liquidare
ad ogni Comune del nesso le somme spettanti quale
rimborso forfetario delle spese sostenute per la tenuta e
l’aggiornamento annuale delle matricole, nella misura
di 200 lire per ogni vicino. In totale sono £. 3.820.000,
così distribuite: Moena 490.000 lire; Predazzo
780.000; Ziano 290.000; Panchià 130.000; Tesero
490.000; Cavalese 650.000; Varena 150.000; Daiano
120.000; Carano 170.000; Castello Molina 380.000;
Trodena 170.000.
Agli incaricati della tenuta delle matricole sono stati
confermati i compensi di 350 lire lorde annue per ogni
vicino iscritti, per un costo totale di £. 6.680.100, così
suddivise: Moena 854.350; Predazzo 1.371.650;
Ziano 502.250; Panchià 223.650; Tesero 853.650;
Cavalese 1.132.600; Varena 266.000; Daiano
208.950; Carano 298.200; Castello Molina 663.600;
14
DI CONSULENZA
RUOLI IN SEGHERIA
In conseguenza della nuova organizzazione del personale, è stato necessario procedere ad una revisione
delle figure professionali presso la segheria di Ziano. In
particolare, su indicazione del regolano responsabile
Claudio Demarchi, è stato affidato al signor Carlo Zorzi,
a decorrere dal 1° gennaio 2001, l’incarico di responsabile della manutenzione degli impianti e di delegato alla
sicurezza, come previsto dalla legge 626, mentre il
signor Michele Zanon è stato incaricato di ricoprire il
ruolo di capoturno del reparto semilavorati. La delibera
è stata dichiarata immediatamente esecutiva.
PROGETTO “AZIONE 12”
CONTABILITÀ FINALE
Il regolano Francesco Zanon di Tesero ha illustrato
in sintesi i lavori eseguiti nel corso dell’anno 2000,
all’interno del progetto “Azione 12”, e conclusi a fine
novembre. Due i filoni di intervento, il primo rivolto
alla manutenzione ambientale, il secondo destinato al
riordino dell’archivio del Comprensorio C1 di
Fiemme.
Per quanto riguarda l’ambiente, sono proseguiti i
lavori di miglioramento del sentiero che porta al Lago
di Cece, iniziati ancora nel 1999, e sono state effettuate
una serie di operazioni di eliminazione della vegetazione che aveva invaso alcuni pascoli. Il maggiore impegno ha riguardato il sentiero per Cece, tenuto conto che
si trattava di un’opera destinata ad essere fruita anche
da parte di persone con svantaggi fisici. Per l’apertura
della traccia, è stato anche noleggiato un miniescavatore con operatore e anche per il trasporto del materiale
di sottofondo e di riempimento ci si è avvalsi di mezzi
e personale estraneo a quello assunto nell’ambito del
progetto. Per sei mesi, sono stati assunti quattro operai,
coordinati da un caposquadra. Il programma non ha
potuto essere realizzato nella sua interezza, sia per
alcune assenze dovute a malattia sia a causa del maltempo, che ha caratterizzato soprattutto la parte finale
della stagione lavorativa. La direzione lavori è stata
curata dal dott. Ruggero Bolognani. Ricordiamo che la
Provincia finanzia l’intervento con una compartecipazione alle spese pari al 70% del salario degli operai e
sostiene interamente l’onere relativo al caposquadra,
contribuendo inoltre, nella misura del 10% sul totale
del contributo, al costo della direzione lavori, mentre il
resto rimane a carico dell’ente.
In merito al secondo intervento, relativo alla prosecuzione del lavoro di riordino dell’archivio del C1, già
avviato nel 1996, è stata impiegata una persona per un
periodo di nove mesi, da fine marzo a dicembre. Anche
in questo caso, la Provincia interviene con una compartecipazione del 70% della spesa, mentre il resto è interamente a carico del Comprensorio. In definitiva, i
costi sostenuti nel 2000 (manodopera, direzione lavori,
acquisto di materiali, noleggi e trasporti) sono stati pari
a £. 122.256.222, Iva compresa, mentre i contributi
della Provincia e del Comprensorio ammontano complessivamente a £. 72.360.506, per cui la Comunità ha
dovuto accollarsi direttamente un onere di £.
49.895.716.
PIANO ECONOMICO
DEL TERZO DISTRETTO
L’argomento è stato illustrato dal regolano
Francesco Degiampietro di Cavalese, il quale ha ricordato come, a fine anno 2001, cessi la validità decennale
del piano esistente, che riguarda i boschi situati in
Valmoena, Val Forame e Val Inferno, nel comune catastale di Cavalese, per un’estensione di 2179 ettari, 982
dei quali di fustaia di produzione, 322 di fustaia di protezione e 875 di pascoli, altre colture e improduttivi.
Nel corso della prossima estate, sarà quindi necessario
compiere le operazioni necessarie per la redazione del
nuovo piano, in vigore nel 2002. L’incarico della revisione è stato affidato al dott. Stefano Cattoi, responsabile dell’Ufficio Tecnico Forestale, mentre per le operazioni di rilievo diretto nel bosco (il cavallettamento)
saranno assunti, nei mesi di luglio e parte di agosto,
una quindicina di ragazzi, divisi in cinque squadre, e
due persone saranno incaricate della confinazione. Il
preventivo di spesa prevede un costo totale di 105
milioni di lire, 37 dei quali per onorari, 49 per spese di
cavallettamento e 19 per spese di confinazione. La
revisione del piano comunque può beneficiare di un
contributo provinciale del 60% della spesa ritenuta
ammissibile, per cui lo scario è stato incaricato di presentare a Trento la relativa domanda.
INCONTRO ALL’ISTITUTO
S. MICHELE ALL’ADIGE
DI
In chiusura della seduta, lo Scario ha informato il
Consiglio in merito alla cerimonia di consegna degli
attestati di qualifica di “esperto ambientale forestale”,
svoltasi il 5 febbraio nella sede dell’Istituto Agrario di
San Michele all’Adige. Nella stessa occasione, è stato
anche firmato il protocollo d’intesa tra l’Istituto e la
Comunità, mediante il quale è stata formalizzata la collaborazione dell’ente valligiano per la formazione dei
futuri tecnici forestali.
14 MARZO 2001
PROGETTO “AZIONE 12”
PER IL 2001
Anche per l’anno in corso, la Comunità ha attivato
il Progetto “Azione 12”, in collaborazione con
l’Agenzia del Lavoro e con il Comprensorio di
Fiemme. Gli interventi, illustrati in dettaglio dal regolano Francesco Zanon di Tesero, sono sostanzialmente
due: il primo riguarda le iniziative di manutenzione
ambientale, il secondo il riordino dell’archivio del C1.
Per il primo, sono stati assunti quattro operai per
sette mesi (da metà aprile a metà novembre), oltre al
caposquadra, individuato come sempre in Giovanni
Delvai di Carano. I lavori programmati sono relativi al
completamento del sentiero verso il lago di Cece, al
miglioramento e alla manutenzione di alcuni pascoli,
alla posa in opera dei cartelli di benvenuto in valle, in
accordo con l’Apt di Fiemme e con il Comitato
Mondiali 2003, infine la sistemazione di diversi cartelli
indicatori in Valmoena, a beneficio di locali e turisti. Per
quanto si riferisce al riordino dell’archivio comprensoriale, è stata decisa l’assunzione di un dipendente per
15
nove mesi. Ricordiamo che le spese del progetto sono in
buona parte a carico della Provincia e del Comprensorio.
La Comunità dovrà accollarsi un onere pari complessivamente ad una trentina di milioni di lire.
NUOVE
STRADE FORESTALI
All’unanimità, il Consiglio dei Regolani ha approvato i progetti relativi alla costruzione di due nuove
strade forestali. La prima è quella denominata “Costa
Osela” in comune catastale di Castello e si prevede il
ripristino di 200 metri della strada esistente e la realizzazione di 450 metri lineari ex novo. Costo previsto,
circa 81 milioni per lavori a base d’asta, oltre alle spese
tecniche e agli imprevisti, per un totale di oltre 114
milioni. La seconda, denominata “Cancel” in comune
catastale di Predazzo, prevede una lunghezza di circa
1095 metri, nella zona compresa tra la “Sandrina” e
“Cece” , per un costo complessivo di circa 166 milioni,
dei quali 113 per lavori a base d’asta. Su entrambe le
opere, la Comunità ha presentato alla Provincia
domanda di contributo ai sensi del Piano di Sviluppo
Rurale che prevede la copertura del 70% della spesa
ammessa.
PISTA E INNEVAMENTO
AL PASSO DI LAVAZÈ
Consiglio dei Regolani, dopo l’illustrazione dettagliata
dell’argomento da parte del regolano di Moena
Candido Zanoner, responsabile della gestione delle
problematiche legate allo sport. In definitiva, la pista
agonistica che sorgerà sull’altipiano prevede una lunghezza di 5 km (3.550 metri interessano il territorio
comunitario) e una larghezza progettuale di sei metri,
in qualche tratto forzatamente ridotta a cinque. Il consiglio ha fissato anche una articolata serie di prescrizioni, per il pronto reinverdimento delle superfici smosse
durante i lavori, con il completo consolidamento del
cotico erboso, e per la tutela dell’attività dell’alpeggio,
oltre al deposito di una fidejussione di 15 milioni, che
saranno restituiti dopo che l’Ufficio Tecnico Forestale
avrà espresso il proprio benestare.
Per quanto riguarda l’innevamento programmato,
sono previste le tubazioni per il trasporto dell’acqua e
la costruzione di due bacini di accumulo interrati della
capacità di 800 metri cubi ciascuno. Identiche, come
per la pista, le prescrizioni, tra le quali è stato anche
stabilito un canone di concessione di un milione
all’anno per cinque anni, giustificato dalla perdita di
superficie boschiva produttiva, oltre ad una fidejussione di 50 milioni. La Comunità si è inoltre garantita il
diritto di utilizzare gratuitamente l’acqua dei depositi
per gli scopi ritenuti più idonei.
COLLETTORE FOGNARIO
BELLAMONTE
A
Nel 2003, la valle di Fiemme ospiterà i Campionati
del Mondo di prove nordiche. La manifestazione iridata, per quanto riguarda le gare di fondo, è in programma presso il Centro del Fondo di Lago di Tesero. Una
pista di riserva sarà comunque realizzata al Passo di
Lavazè, in modo da poter far fronte ad ogni eventuale
problema, legato alle bizze della meteorologia. Per
questo intervento, che interessa in parte le proprietà
della Magnifica, il Comune di Varena ha chiesto
l’autorizzazione di quest’ultima, deliberata dal
APPUNTAMENTI
DI PRIMAVERA
Come ogni anno, nel corso della primavera e
fino all’inizio della stagione estiva, la Comunità di
Fiemme assicura il proprio patrocinio a tre importanti manifestazioni tradizionali. Riguardano il
Convegno Distrettuale dei Vigili del Fuoco, che si
terrà domenica 27 maggio a Tesero, il Concertone
delle Bande Fiemmesi, in programma domenica 1°
luglio a Cavalese e la Rassegna dei Cori della
Montagna, organizzata dal Coro Coronelle di
Cavalese. Al momento di andare in stampa, la data
di questo appuntamento non era stata ancora fissata.
16
Il Consiglio dei Regolani ha accolto la richiesta del
Comune di Predazzo per la disponibilità dei terreni sui
quali è previsto l’interramento delle tubazioni relative
al nuovo collettore fognario e al cavidotto per l’energia
elettrica a media e bassa tensione. Tutto questo nella
zona di Castellir a Bellamonte in località “La
Torbiera”, complessivamente per una lunghezza di 90
metri lineari. Il Comune, una volta eseguiti i lavori, si è
impegnato al perfetto ripristino della zona interessata.
LO
STEMMA COMUNITARIO
NELLE SCUOLE DI
FIEMME
Confermando la sua volontà di avvicinare le
nuove generazioni alla storia e ai contenuti della
Comunità, è stata concordata, assieme ai Direttori
Didattici delle Scuole Elementari di Fiemme, una
nuova, interessante iniziativa. Nell’atrio di ogni
scuola della valle, da Moena a Trodena, sarà sistemato in bella vista lo storico stemma dell’ente,
realizzato in legno di cirmolo dall’artista teserano
Felix Deflorian. Lo stemma è riportato sulla copertina di questo numero del giornale.
APPELLO DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL PRESEPIO ALLA POPOLAZIONE DELLA VALLE
I PRESEPI DI FIEMME
UNA STORIA DA RICOSTRUIRE
Da oltre 35 anni, una delle iniziative di
maggiore successo, culturale ma anche
turistico, è rappresentata dalla manifestazione “Tesero e i suoi presepi”, che, da
prima di Natale e metà gennaio, riesce a
far rivivere una delle tradizioni più classiche, riscoperta a Tesero nel 1965 e ripresa
negli anni seguenti anche in numerose altre
località del Trentino.
Dopo i risultati, ancora una volta estremamente positivi dell’ultima edizione
2000-2001, l’Associazione, presieduta da
Walter Deflorian, ha deciso di allargare
all’intera valle il proprio giro d’orizzonte,
promuovendo una ricerca storica che vada
al di là dei confini strettamente locali e
coinvolga l’intera realtà fiemmese. “Siamo
convinti” ci ha dichiarato lo stesso Deflorian “che in
tutti i paesi esistono antichi presepi, magari anche singoli pezzi, comunque materiali estremamente importanti a documentare una storia sicuramente molto datata. A Tesero, abbiamo realizzato il primo catalogo dei
presepi esistenti in questo paese nel 1995, in occasione
dei primi 30 anni di vita della nostra Associazione. Ora
siamo intenzionati ad andare avanti, inventariando,
selezionando e catalogando altri presepi e altro materiale, aprendo magari la strada agli storici, per andare
alla ricerca di una tradizione preseppistica in grado, ne
siamo certi, di rivelare contenuti prestigiosi”.
Uno stimolo e un suggerimento che derivano dalla
recente scoperta, proprio a Tesero, di tre
formelle in ceramica, facenti parte di una
vecchia stufa situata all’interno di una storica abitazione nelle vicinanze di Piazza
Nuova e che propongono altrettante sculture di presepi, datate 1624. “Documenti
preziosi” sottolinea ancora Walter
Deflorian, “dai quali viene la conferma di
una tradizione antica, come del resto si
rileva anche dal presepio di scuola lombarda, dipinto, nell’abside della chiesetta di
San Leonardo, tra il 1541 e il 1542. Ecco
perché vogliamo attivarci in questa direzione, chiedendo la indispensabile collaborazione della gente di Fiemme, per
vedere, fotografare, catalogare tutto quanto riusciremo a scoprire e quindi creare, a
Tesero, nella storica “Casa Jellici” un vero e proprio
Museo dei Presepi. Il presepio è un valore storico ben
radicato non solo a Tesero ma in tutta la valle e, con
l’aiuto di tutti, potremo arrivare presto ad acquisire una
dimensione importante, anche nel contesto nazionale,
dove del resto già abbiamo una collocazione significativa, accanto ad altre località famose”.
L’appello è stimolante. Chi volesse collaborare in
modo concreto, mettendo a disposizione eventuale
materiale, può mettersi in contatto con:
WALTER DEFLORIAN: tel. 0462/814522
ASSOCIAZIONE AMICI DEL PRESEPIO:
0462/814815
17
LA PAROLA
AI VICINI
D’ACCORDO
CON
VAIA
Mi sia permesso un breve commento alla lettera del
consigliere di Regola di Cavalese Paolo Vaia, apparsa
sul numero 3 di codesto periodico, e alla relativa risposta del signor Scario.
Tolto l’espressione un po’ forte di “ottusità” riferita
ad alcuni regolani, condivido per il resto il contenuto
dello scritto del sig. Vaia. Più volte al Comun Generale
è stato sollevato il problema delle modifiche statutarie
ed è vero che, per la mancata attuazione, se ne è attribuita la responsabilità allo Scario di allora sig. Bruno
Sommariva, oggi dimissionario sia dalla carica di regolano che di consigliere di Regola.
Ha ragione il sig. Vaia Paolo a sentirsi “preso in
giro” per quanto occorso alla commissione di cui faceva parte, nominata dal Comun Generale per fare proposte di modifiche statutarie e miseramente fallita per
l’opposizione del Consiglio dei regolani (e non solo
dello Scario) che ha rivendicato la propria competenza
statutaria in materia.
Non è possibile che, nella situazione in cui si trova
la Comunità, non si avverta il bisogno di fare qualcosa
per uscire dallo stallo. Il livello di popolarità, di senso
di appartenenza, di attaccamento all’istituzione non è
mai stato così basso; i risultati economici e la soddisfazione del diritto di vicinia non sono mai stati così scadenti. È stata creata una pletora di enti, di per sé significativi ma inutili perché privi di potere.
Si è creato un nucleo dirigenziale che potrebbe
anche avere una funzione stimolante ed efficiente, ma
in realtà la gestione, nel suo complesso, non è migliorata, forse anche perché si è creata una certa conflittualità tra direzione tecnica ed istituzionale. Bisognerebbe
tenere distinti i compiti gestionali da quelli istituzionali, i primi di competenza dei dirigenti che dovrebbero
rispondere dei risultati eventualmente non conseguiti di
fronte agli organi istituzionali, Consiglio dei Regolani
non solo, ma anche di fronte al Comun Generale. Così
ha insegnato e lasciato scritto il Magnifico Rettore
dell’Università di Bologna Fabio Roversi Monaco al
Convegno sui problemi della Comunità organizzato a
Cavalese nel 1988.
I Vicini avrebbero diritto di esprimere le proprie
opinioni, ma in che modo? L’unica possibilità loro
riservata è quella di scrivere a questo periodico, sperando che quanto manifestato sia pubblicato in questa
rubrica.
Lo Scario non può limitarsi a dire che nessun consigliere di Regola ha risposto alla sua precisa richiesta di
formulare proposte. Basta solo quel “se condivise” per
far capire che chi valuta e decide non sono i consiglieri
di Regola, né come singoli né come componenti del
18
Comun Generale, ma il Consiglio dei Regolani, che,
così come funziona, è un organo giuridicamente anomalo, per usare un eufemismo, che accentra tutti i poteri, forse nel rispetto delle consuetudini secolari, ma
certo poco rispettoso della natura giuridica della
Comunità, come risulta dalla sentenza della Corte di
Appello di Roma del 1950 e perfino dai Patti Gebardini
e dal Privilegio Enriciano, ove si parla di vicini e non
di vicini capifuoco. Senza dire che anomalo è il potere
del Consiglio dei Regolani anche in rapporto al funzionamento di qualsiasi altro ente sia pubblico che privato
previsto dall’ordinamento giuridico italiano, cui si
richiama lo Statuto della Comunità all’art. 2.
Lo Scario, quindi, secondo me, dovrebbe essere più
chiaro, dire se condivide l’opinione dello Scario precedente o se ritiene che, a determinate condizioni, modifiche potrebbero essere opportune. E’ chiaro che, se è
contrario e lo fosse la maggioranza dei Regolani, il
discorso è chiuso per tutti. In caso contrario, e non
vedo come si possa esserlo, allora scaricare le responsabilità su altri che nulla hanno proposto o che
sull’esperienza del passato nulla di costruttivo possono
proporre, è troppo comodo, è lavarsene le mani.
Chi presiede una istituzione gloriosa come la
“Magnifica Comunità Generale di Fiemme” (magnifica
significa “usare e anche gestire in modo splendido la
cosa pubblica e comune”) deve sentirne tutta la responsabilità ed agire di conseguenza.
Con ossequio
Ferruccio Longo
MOENA
GRAZIE
PER IL GIORNALE
Prima di tutto desidero ringraziare la Redazione de
“La Comunità di Fiemme” per aver accolto l’invito ad
inviare la pubblicazione a questa associazione. Il ringraziamento si intende anche per i “fiemazi” emigrati
all’estero e quelli in madrepatria, all’oscuro del quadrimestrale. Il periodico, ricco di storia e vicende locali,
di interesse all’associazione, verrà inventariato e custodito presso la biblioteca della “Predazzani nel Mondo”
- Sezione Lombardia. Colgo l’occasione per invitare lo
Scario e il Regolano Luca Giongo alla festa dei
“GABRIELLI” che avrà luogo a Predazzo il 25 luglio
2001 (San Giacomo).
Michele Boninsegna “Bincio”
PRESIDENTE
Associazione “Predazzani in Lombardia”
OLGIATE COMASCO (Como)
QUATRO CIACERE
con
GINO BELLANTE
ACCENDI UN LUME E NON MALEDIRE IL BUIO
(Proverbio cinese)
Avevo un caro amico, pittore di Moena, Domenico Chiocchetti, conosciuto in paese come “il Goti”.
Andando una volta a trovarlo, mi fece osservare sulla facciata della sua
casa una scritta fatta da lui: era appunto questo proverbio, tradotto in ladino.
Ciò significa che, quando siamo colpiti dalla sventura, malattia, disgrazia, la perdita di una persona cara, non
dobbiamo scoraggiarci e imprecare contro la sorte, ma cercare il modo di affrontare la situazione e sempre, se lo
vogliamo, possiamo trovarlo.
Ecco cos’è quel lume che ci permette di continuare ad andare avanti con lo sguardo proiettato in avanti, nonostante tutto.
LA RICETTA
TORTA
DI FECOLA
INGREDIENTI: 300 gr. di fecola, 200 gr. di farina, 200
gr. di burro, 300 gr. di zucchero, 6 uova, un sedicesimo
di ruhm, 2 bustine di lievito, una bustina di zucchero
vanillinato.
ESECUZIONE: Sbattere il burro a crema, aggiungere
lentamente lo zucchero, i tuorli, uno alla volta (uno che
non veda l’altro, si diceva una volta), la farina unita
alla fecola, anche questa a cucchiaiate, alla fine il lievito, il ruhm e gli albumi battuti a neve soda.
Mettere in uno stampo piuttosto grande (28 cm. di diametro), cuocere in forno a 160 gradi per circa un’ora.
Completare con una spruzzata i zucchero a velo.
Anche questa è una ricetta di mia mamma, conservata
nel mio archivio mentale, fra i tanti dolci che lei faceva, con grande passione, senza aver fatto scuole di
cucina. Consigli pratici per chi vuole dedicarsi alla
pasticceria: mescolare la pasta lentamente e a lungo e
avere bilancia e orologio.
LA POESIA
STELE ALPINE
di Giacomo Floriani
Sul cassabanc, che polsa dentro ‘n vaso,
en pòc secae, ma ancora veludine,
ligade ‘nsema da ‘n nastrim de raso,
gh’ò ‘n maz de stèle alpine.
E le tegno con tut el sò riguardo,
come fusse robe delicate,
perché le mé ricorda, se le vardo,
le zime ‘ndò l’è nate.
Oh, fiori de montagna sempre vivi,
che conossè le alture sconfinade,
le cròne ‘ndove l’aquila fa i nivi,
le erte desperade,
che conossè i segreti dei buroni,
el pas lizèr dei levri e dei camozzi,
el sciabolar dei lampi, ‘l cias dei tòni,
el slavinar dei crozzi,
perché mai v’ò robà a le vosse altezze,
piene de paze, ‘ncanti e de splendori,
e v’ò portà ‘n de stò mondo de tristezze,
de ansie e de dolori?
Perché mé portesse ‘n còr, fiori cari,
en de sta camera pitoca e scura,
en dei momenti pensierosi e amari,
en pòc de aria pura,
La paze de le alture, che ristòra,
l’alegria dei vossi ciari orizzonti;
e gòderme cossì ‘n moment ancora
la poesia dei monti.
19
NOTE SULLA STORIA
DELLA VALLE DI FIEMME
Segherie in attività alla fine del Trecento
nel territorio della Comunità di Fiemme
e altre interessanti notizie…
a cura di Italo Giordani
Come molti lettori sanno, il 17 marzo del 2000 è
stato ufficialmente presentato il volume Magnifica
Comunità di Fiemme. Inventario dell’archivio (12341945), a cura di Marcello Bonazza e Rodolfo Taiani.
L’edizione di questo corposo ed accurato lavoro ha
consentito a molti studiosi quanto meno di farsi una
prima idea della consistenza dell’archivio della nostra
Comunità e del suo prezioso contenuto. Naturalmente,
come appassionato di storia locale, mi sono servito
molto di questo strumento e, grazie alla cortese
disponibilità del segretario, dott. Carlo Betta, ho potuto
più volte visitare l’archivio per esaminare specifici
documenti. In uno di questi “sondaggi” ho avuto tra le
mani due fascicoli cartacei del 1402, che avevano attirato
immediatamente la mia curiosità, se non altro per la
datazione antica. Dal loro esame scaturisce il racconto
che propongo in questo breve inserto.
Premessa storico-geografica
Dopo quello che aveva portato, nel 1234, ad una
comune ricognizione dei cippi di confine e ad un
sostanziale accordo, tra la fine del Trecento e l’inizio
del Quattrocento la nostra Comunità ebbe un nuovo e
durissimo scontro con le comunità confinanti a ovest e
nordovest (Redagno, Doladizza, Montagna e Pinzano
della pieve di Egna; ci sarebbe anche un Perseniga, ma
non sono riuscito ad individuare il maso o i masi
corrispondenti, collocabili però nella piana di Doladizza).
Questa volta la contesa fu assai più seria e, a mio parere,
notevolmente più costosa; ma, lo anticipo subito, con
esito ancora completamente favorevole alla nostra
Comunità.
La zona in contestazione era grosso modo quella che
dalla chiesa di S. Lugano giunge fin sotto la Pausa. Gli
abitanti dei masi di Doladizza, sostenuti dalla regola di
Montagna e dalle altre regole sopra nominate,
affermavano d’aver sempre avuto diritto di pascolare il
bestiame, di falciare l’erba e di tagliare legna e legname
fin nei pressi della chiesa. La Comunità di Fiemme, al
contrario, ribadiva la validità dei confini confermati nel
documento del 1234 e sosteneva che il territorio di sua
competenza arrivava fino ad una Costa sotto la Pausa
(potrebbe essere, secondo le varie descrizioni fatte dai
testimoni, lo spuntone situato circa 1 km a valle della
Pausa, che la strada aggira con un semitornante, da poco
leggermente addolcito; vedi in proposito in cartografia
anche l’angolo formato, in quel punto, dal confine
comunale di Trodena); e per il resto si confermavano i
confini precedenti: il Monte Chegalla con i Luxores
accipitrum [cioè il crinale che collega il Monte Cugola
ed il Monte Rocca, compresa la località dei Zugadori,
che nei documenti in latino viene letteralmente tradotta
come “i giochi degli sparvieri”], la sinistra orografica
del Rio Freddo (o Nero), il mulino de Doza sotto
Doladizza, la magna albedine sotto il Monte Ciano [cioè
le rocce di colore chiaro sul versante settentrionale del
Monte oggi detto Cislon], la Chiusa di Trodena, il Monte
Braga [oggi Monte Corno] fin presso le due lagune
[cioè i laghi Nero e Bianco].
In particolare per quanto riguarda il mulino de Doza
esiste ancora nell’archivio della Comunità un documento
del 1279, con cui venne sottoscritto un contratto d’affitto
di quel mulino e del territorio circostante di proprietà
comunitaria. Tuttavia per noi l’indicazione sotto
Doladizza è molto generica ed è arduo ritrovare la sua
precisa collocazione, tanto più che già secondo le
testimonianze del 1402 dell’opificio vi erano solo i
ruderi, situati nei pressi della riva sinistra del Rio Freddo
(o Nero), più o meno all’altezza di Olmi.
In queste testimonianze del 1402, inoltre, si nomina
più volte il bosco soprastante la località Pausa, anch’essa
più volte espressamente citata (in riferimento però alla
strada e agli edifici a monte dell’attuale hotel), detto
Roncio o Ronzio, corrispondente all’attuale zona
denominata in cartografia come Rentsch, in cui si
trovavano cave di pietra da macine; vi passava l’antica
strada costruita e mantenuta dalla Comunità (ad integrare
le poche notizie date in merito dal maestro Antonio
Molinari, La strada della Valle di Fiemme, Calliano
1990) e vi era un ponte sul torrente che scende per quel
versante, più volte nominato ponte di Roncio, costruito
in pietra dalla Comunità.
Il duro contrasto iniziò verso il 1380 e non ci fu
modo di trovare un accomodamento tra le parti, che
proseguirono nella lite costosa ed inconcludente. Alla
fine, ma dopo oltre venti anni di aspre discussioni, si
ricorse ad un arbitrato: Francesco de Greiffenstain e
Ludovico Sporenberg di Appiano vennero nominati
arbitri da Leopoldo duca d’Austria e conte del Tirolo
(il territorio della pieve di Egna era giurisdizione tirolese),
Guglielmo von Belasi ed Erasmo de Tono vennero
nominati arbitri dal principe vescovo di Trento Giorgio
Lichtenstein (il territorio della pieve di Cavalese era
giurisdizione vescovile); costoro nominarono giudice
Leonardo di Lebemperg.
Prima di giungere alla sentenza di arbitrato, la
Comunità preparò tutta la documentazione utile
conservata nel proprio archivio: il documento di
ricognizione confinaria del 1234; il sopra nominato
documento d’affittanza del mulino de Doza del 1279;
un documento di conferma di Enrico figlio di Mainardo,
I
conte del Tirolo, rilasciato nel 1312; un documento di
conferma di Ludovico di Brandeburgo, conte del Tirolo,
rilasciato nel 1347; vari documenti di affittanza del maso
di S. Lugano, del maso di Ronco Marzollo, situato sul
versante orografico sinistro della Valle dei Mulini, in
località oggi detta Ronchi; ed ancora i documenti di
sequestro di bestiame o legname da parte dei saltari
della Comunità nei confronti di chi aveva indebitamente
superato i confini. Ma soprattutto, già nel 1402, raccolse
preventivamente una serie di oltre 150 testimonianze,
ovviamente di persone non vicine, tramite il notaio Paolo
del fu Giovanni del fu Fato di Terlago, abitante a Trento,
estensore degli atti di tutto il procedimento arbitrale, e
tramite un suo collaboratore, il notaio Giacobino di ser
Albertino di Possena, abitante a Trento. Altrettanto fece
la parte avversa, raccogliendo 23 testimonianze favorevoli
alla propria tesi.
La sentenza, a favore della Comunità nel senso che
si ribadirono in toto come giusti e veritieri i confini già
stabiliti nel 1234, si ebbe venerdì 1° ottobre 1406 a
Bolzano, nel convento dei Domenicani, e la sua ratifica
da parte di Leopoldo, duca d’Austria e conte del Tirolo,
il successivo 6 dicembre a Vienna. Anche il suo
successore, Federico d’Asburgo (soprannominato
Taschevuote), duca d’Austria e conte del Tirolo, confermò
la sentenza il 1° febbraio 1408 a Merano, ponendo in
tal modo fine ad un contenzioso durato circa trent’anni
(ma che verrà ripreso all’inizio del Cinquecento e molte
altre volte nei secoli successivi).
Le testimonianze
Ma dopo questa necessaria premessa, veniamo alla
cosa per noi più interessante, cioè al contenuto di alcune
delle testimonianze raccolte nel 1402. I testimoni, infatti,
non si limitarono a dire sì o no, ma dettarono le
circostanze a sostegno delle loro affermazioni. Per
correttezza preciso che il testo originale è in latino e
che in questo articolo mi limito ad una scelta personale
tra quanto è scritto, presentandone una traduzione libera
e parziale, tuttavia fedele al testo nella sostanza. Ricordo
inoltre ai lettori che la fluitazione lungo l’Avisio in
questo periodo è gia documentata per la maggior parte
del legname prodotto in Valle di Fiemme, ma che quello
della zona di Trodena ovviamente veniva trasportato per
strada verso Egna; così come veniva privatamente
venduto e trasportato ad Egna il legname da commercio
che ciascun vicino aveva diritto di tagliare nei boschi
comunitari.
Valentino del fu Concio di Merano, abitante a
Trento, di anni 40.
Questi dichiara di essere stato al servizio, circa 14
anni prima (perciò nel 1388 all’epoca del principe
vescovo Alberto di Ortenburg), del vicario vescovile di
Fiemme e mercante di legname ser Bartolomeo del fu
ser Cambio di Trento. Un giorno, mentre saliva col suo
padrone verso Fiemme, giunto al costone sotto la Pausa,
ser Bartolomeo gli descrisse in dettaglio i confini tra
Fiemme e le comunità circostanti ed aggiunse che, in
particolare, riguardo al territorio che stavano percorrendo,
gli abitanti di Fiemme da sempre vi avevano pascolato,
tagliato legname, raccolto legna da fuoco, falciato erba,
locando boschi, affittando la cave per pietra da macine
situate nel monte Roncio a degli scalpellini provenienti
da Como, dietro il pagamento di una cazza d’olio alla
pieve di S. Maria di Fiemme. Inoltre la Comunità
incassava l’affitto per il maso di S. Lugano e manteneva
agibile la strada ed il ponte in pietra sul Rivo di Roncio;
II
altri abitanti di Fiemme facevano lavorare la sega sotto
Trodena, posta lungo il Rio dei Mulini, a monte del bivio
per Casignano. Racconta inoltre d’aver visto di persona
i saltari della Comunità sequestrare e portare a Cavalese
un paio di buoi sconfinati nella zona di S. Lugano.
Testimonia che lui stesso con altri si era portato più
volte a caccia in località Zugadori, cioè nella plaga sotto
il Monte Nero [ovviamente il Corno Nero] per catturare
sparvieri, colombi, porcos silvestres (è la prima volta in
assoluto che si nomina una specie di cinghiali in Valle
di Fiemme) et camucios. Anzi una volta, recatosi con
due amici sul Monte Ciano per controllare delle trappole
per sparvieri, colse in flagrante un certo Bareng, servo
del capitano del Castello di Egna, Guglielmo, mentre
cercava di rubarne una; lo catturarono e lo
accompagnarono fino a Cavalese. Infine testimonia
d’aver visto i mansatores di S. Lugano a Cavalese,
chiamati dai loro creditori davanti al giudice (e se erano
sottoposti al giudice di Cavalese, era chiaro che il maso
ed il territorio circostante erano giurisdizione vescovile
e non tirolese di Egna).
Rigo del borgo di S. Tommaso, figlio del fu
Giovanni di Treviso, abitante a Trento in contrada
ab Aquila cioè di S. Maria Maddalena, di anni 35.
Racconta d’aver abitato per otto anni a Trodena come
pastore a servizio di vari padroni dal 1382 (all’età di 15
anni!) fino al 1390, quando venne ad abitare a Trento,
e d’aver osservato più volte dove lavoravano gli abitanti
di Fiemme e quindi di conoscere i confini con le comunità
circostanti, perché anch’egli più volte aveva lavorato
nel bosco a far legna e legname nella zona tra la Costa
sopra Doladizza e la chiesa di S. Lugano. Nomina le
località Valle di Roncio, la Pausa, le Spartide, Flumadega,
Valtorna (tutte località sul versante orografico destro o
sinistro scendendo da S. Lugano) e, dall’altra parte, i
masi di Casignano. Ricorda che gli abitanti di Trodena
avevano tagliato del legname nella zona del Monte Corno
e l’avevano trasportato servendosi della strada della Cisa
e che la Comunità di Fiemme affittava il maso di Ronco
Marzollo, il maso di S. Lugano e che aveva costruito e
manteneva il ponte in pietra di Roncio.
Rigolo del fu ser Mexio di Isera della Val Lagarina,
mercante di legnami, di anni 70.
Questi dichiara d’aver frequentato la Valle di Fiemme
con suo padre dal 1367 fino al 1391, acquistando legname
da molte persone. Aveva pertanto avuto modo di osservare
che i pastori di Fiemme pascolavano dalla Costa sopra
Doladizza fino a S. Lugano e che gli abitanti di Trodena
tagliavano legname in quei boschi.
Afferma che in località le Spartide, al di qua del Rio
Freddo (o Nero), c’era una sega, costruita da ser Giacomo
Becapan di Trento (mercante di legnami noto anche da
altri documenti) assieme ad un certo Pizadin di Trodena;
la vide in funzione e nei pressi vide anche un mulino.
C’era anche, a sua memoria, un’altra sega sotto Trodena,
più in basso rispetto al maso di Ronco Marzollo, che
apparteneva ad un certo Zasso di Trodena, e la vide in
funzione per segare assi sottili e grosse di varia misura.
Egli stesso acquistò più volte dell’assame prodotto in
ambedue queste seghe. Infine testimonia d’aver visto di
persona i ruderi del mulino de Doza, al quale si giungeva
attraverso un sentiero detto trames zo Checspam [un
sentiero che tagliava in discesa un costone probabilmente
verso il Maso Stampfer al di là del Rio Freddo]. A dar
maggior vigore alla sua testimonianza, afferma d’esser
stato personalmente per via della sua attività mercantile
sul Monte Corno, sul Monte Ciano, a Trodena, sul Monte
Chegalla, sul Monte Ioachrem (Corno Bianco), ad
Arodena (Redagno), a Nova Teutonica (Nova Ponente).
Benedetto, figlio di ser Francesco Trepelli di
Padova, abitante a Verona, commerciante di legnami.
Rispetto alle altre testimonianze aggiunge che circa
otto anni prima (1394) aveva acquistato 40 tronchi da
ser Maiata de Molonibus, mercante di legnami di Trento
abitante a Cavalese (noto anche da altri documenti), ed
altri 30 da un certo Tomaso Montanari di Castello, tutti
lavorati nei boschi sotto S. Lugano; e poi d’averne
acquistati 50 da Nicoleto di Carano, che li aveva lavorati
in tovo a paludibus Octoboni in Flumadega. Pertanto
vide i boscaioli di Fiemme all’opera in quelle località
per ricavare tronchi, travi e travetti. Cita anch’egli il
ponte in pietra di Roncio costruito e mantenuto dalla
Comunità ed i pastori di Fiemme da sempre al pascolo
pacificamente e senza contraddizione in tutta quella zona.
Bontura del fu ser Delavacio de Piris di Verona,
abitante a Trento, ruotaio, di anni 75.
Dichiara d’esser venuto in Fiemme la prima volta,
come mercante di legnami, 25 anni prima (1377).
Testimonia d’aver personalmente acquistato assame
dalla sega situata sulla riva sinistra del Rio Freddo (o
Nero), in luogo detto a le Spartide in Flumadega, che
sapeva essere stata costruita da due soci: il defunto
Giacomo Becapan di Trento e il defunto Pizadin di
Trodena. Ricorda inoltre che presso questa segheria
c’era un mulino, costruito e tenuto in attività da gente
di Trodena. Più volte ebbe occasione di osservare dei
tronchi tovezari lungo i tovi e soprattutto lungo il tovo
Octoboni in Flumadega da boscaioli di Trodena e di
altri paesi di Fiemme; e poté seguire tutta la lavorazione
dei tronchi condotti alla segheria per ottenere i vari
prodotti da lui stesso acquistati: travi, travetti, assame
di varia misura. Conclude affermando d’aver sempre
sentito dire che il territorio dalla chiesa di S. Lugano
fino a Doladizza, monti, prati e boschi, era degli uomini
di Fiemme.
Sacerdote Teodorico di Polonia, beneficiato della
cattedrale di S. Vigilio a Trento, di anni 40.
Il sacerdote racconta che 16 anni prima (1384),
all’epoca del principe vescovo Alberto di Ortenburg,
aveva prestato servizio come vicario del pievano presso
la chiesa di S. Maria di Cavalese per due anni continui;
in questa funzione, testimonia che si era recato con i
fedeli in processione alla chiesa di S. Lugano (festa del
20 luglio), per amministrare i sacramenti agli affittuari
del maso, per celebrare la messa e gli altri divini offici.
Anch’egli, percorrendo più volte la strada per scendere
in Val d’Adige o per tornare in Fiemme, aveva sempre
notato che quella zona era pascolata dai mansatores di
S. Lugano e da altri uomini di Fiemme e sapeva che il
maso e la cappella erano della Comunità di Fiemme.
Matteo del fu Avanzo di Fassa, in precedenza abitante a Capriana, ora abitante a Trento, di anni 28.
Il testimone afferma che 18 anni prima (1384, dall’età
di 10 anni) abitava a Capriana e che moltissime volte,
percorrendo la strada da Capriana alla Cisa per recarsi
a Trodena e poi scendere ad Egna, ebbe occasione di
incontrare carri di legname e pastori e boscaioli di
Trodena che con manariis si recavano al lavoro verso
il Monte Braga (Corno). Vide inoltre uomini di Trodena
pascolare e raccogliere legna da fuoco senza opposizione
di alcuno nel territorio sottostante il loro paese, fin sotto
il maso di Ronco Marzollo e quasi fino ai masi di
Casignano, cioè fino alla Chiusa.
Boninsegna del fu ser Giuliano di Campestrino di
Fassa, abitante a Sopramonte di Trento, di anni 63.
Questi 32 anni prima (1370) abitava a Carano e vi
rimase 7 anni come servitore del sarto Giovanni del
Brenzo, 1 anno come servitore del fu Giuliano detto
Aradoi, e altri anni, complessivamente 25, a servizio di
altre persone in vari paesi della Valle di Fiemme. Nella
sua testimonianza ribadisce più volte la sua perfetta
conoscenza dei confini tra Fiemme e le comunità
circostanti (il Monte Chegalla, i Luxores accipitrum, il
ponte di Roncio, il Monte Ciano con la magna albedine,
la Chiusa di Trodena, il Monte de Braga, il maso e la
chiesa di S. Lugano, il maso di Ronco Marzollo) per
avervi pascolato con capre e pecore; e d’aver visto di
persona il cippo di confine a monte di Doladizza, perché
aveva pascolato e lavorato come boscaiolo in Flumadega
e in Valtorna a valle della chiesa di S. Lugano. Ricorda
d’aver visto i saltari della Comunità sequestrare una
conzombla e due funi a degli uomini di Doladizza che
avevano sconfinato per raccogliere legna da fuoco.
Conclude asserendo che per il tempo in cui era rimasto
in Fiemme aveva visto ogni anno le processioni a S.
Lugano degli abitanti di Fiemme col loro pievano, con
croci e gonfaloni, per partecipare ai riti sacri, alle messe
e per ricevere offertoria.
Mastro Antonio del fu Spinello di Val Marino,
diocesi di Treviso, abitante a Cadine, di anni 42.
Racconta d’aver vissuto dal 1369 al 1384 in Valle di
Fiemme, a Carano e a Castello, al servizio di un certo
Brunello. Ricorda d’aver visto molte volte nelle località
oggetto della testimonianza gli uomini di Fiemme
pascolare e lavorare nel bosco, perché anch’egli era
pastore di capre e pecore e boscaiolo; quindi conosceva
perfettamente il ponte di Roncio costruito e mantenuto
dalla Comunità, le valli di Roncio, la Pausa, Flumadega,
Valtorna; e che un giorno il suo padrone Brunello, mentre
erano diretti ad Egna con un carico di travi, gli mostrò
sotto la chiesa di S. Lugano i cippi di confine. Dichiara
d’aver partecipato personalmente alle processioni a S.
Lugano e d’aver assistito alla messa ed ai riti sacri in
quella chiesa, celebrati dai sacerdoti di Fiemme.
Sostiene d’aver sentito da molte persone che il
mercante di legnami Maiata de Molonibus di Trento,
abitante a Cavalese, pagava un censo alla Comunità per
poter ricavare pegolam da dei pini nei boschi di
Flumadega. Continua ricordando d’aver sentito molte
volte che lo scario e i saltari della Valle di Fiemme
avevano sequestrato prodotti a persone che avevano
sconfinato e che, in seguito, lo stesso scario aveva
concordato le modalità e la multa per la loro restituzione.
Anzi una volta lo scario, i saltari ed altri uomini di
Fiemme vennero alle Spartide a distruggere un ronco,
con la segale già verde; ed un’altra a sequestrare del
legname tagliato in Valtorna, sempre ad opera di uomini
della pieve di Egna. Conclude affermando che i masi di
Ronco Marzollo e di S. Lugano erano della Comunità
e che aveva visto i mansatores di S. Lugano venire a
Cavalese a protestare presso lo scario per gli
sconfinamenti e i danni causati dai confinanti.
Giacomo notaio del fu Burgesio notaio di Arco,
abitante a Trento, di anni 40.
Il notaio testimonia d’aver esercitato la sua attività
presso il tribunale di Fiemme dal 1385 al 1392 e conferma
punto per punto i confini in questione, le montagne, i
pascoli, i masi, la chiesa di S. Lugano e le processioni,
III
la strada e il ponte di Roncio, l’attività dei pastori e
boscaioli di Fiemme in quelle zone. Rispetto agli altri
testimoni afferma che il cippo di confine a monte di
Doladizza non esisteva più, ma che al suo posto gli fu
mostrata ancor molto ben visibile una buca.
Il tessitore mastro Cristoforo del fu Antonio di
Bologna, abitante a Trento in contrada di S. Maria
Maggiore, di anni 41.
Testimonia d’esser vissuto ed aver lavorato per la
sua arte a Tesero dal 1380 al 1386 e d’aver sempre visto,
durante i suoi viaggi, gli uomini di Fiemme al lavoro
nelle località in questione. Anche a lui venne mostrata
da un certo Altomo di Cavalese e da altri anziani la buca
in cui era fissato un cippo di confine, a monte di
Doladizza. Afferma d’aver sentito una volta nelle valli
di Roncio leggere da frate Biagio, priore dell’ospizio
dei S. Martino e Giuliano di Castrozza [persona molto
nota da altri documenti coevi], un atto notarile in cui si
elencavano i confini della Comunità (probabilmente il
documento di confinazione del 1234). Aveva inoltre
sentito parlare del mulino de Doza, che pagava affitto
alla Comunità; infine anch’egli aveva visto gli operai
del mercante Maiata tagliare i pini in Flumadega per
ricavarne pegolam.
Giacomo del fu Ancio, oste di Fierozzo di Pergine,
di anni 28.
Aveva abitato per 15 anni a Trodena, come pastore,
e conferma quanto già descritto dagli altri testimoni per
quanto riguarda le località tra Doladizza e la chiesa di
S. Lugano e per le attività in quelle zone da parte degli
abitanti di Fiemme. Ricorda in particolare i cippi di
confine alla Chiusa di Trodena, sopra i masi di Casignano,
e le località soprastanti del Monte Braga, della Cisa,
dei laghi. Conferma l’esistenza della busa dove si trovava
il cippo a monte di Doladizza e che il ponte di Roncio
in pietra era stato costruito e veniva mantenuto, così
come la strada, dalla Comunità di Fiemme.
Paolo del fu Paolo della Costa, pieve di Fassa, di
anni 60.
Rispetto alle altre testimonianze aggiunge di sapere
direttamente dagli artigiani incaricati del lavoro che il
tetto della chiesa di S. Lugano, su richiesta e con
pagamento da parte della Comunità di Fiemme, era stato
costruito da mastro Nicolò della Costa di Fassa, da suo
figlio Vigilio detto Vaio e da Zassio della Valle di Fassa.
Giacomo del fu Zanupo abitante a Vigo di Fassa,
di anni 40.
Ricorda che 15 anni prima (1387), mentre saliva a
cavallo verso Fiemme con suo suocero Frugerio, questi
gli mostrò il cippo di confine a monte di Doladizza,
distante circa due passi e mezzo dalla strada; e ricorda
che poco tempo dopo il cippo venne spezzato a metà e
quindi tolto.
Mastro Ognabeno, cerdone [= conciapelli] , del
fu Gozalco di Monzon di Fassa, di anni 60.
Da più di 25 anni egli percorreva e ripercorreva la
strada ed i luoghi in questione ed era a conoscenza dei
confini più volte sopra nominati. Testimonia che il ponte
di Roncio era stato rifatto 8 anni prima (1394), a spese
della Comunità, tramite l’opera degli scalpellini che
lavoravano nella cava soprastante per ricavarne delle
macine da mulino e pietre angolari; e che aveva visto
lo scario, i saltari ed altri uomini di Fiemme controllare
con i muratori il lavoro compiuto. Afferma che, volendo
acquistare anch’egli una macina, chiese agli scalpellini
a che titolo possedessero la cava ed essi risposero che
IV
pagavano l’affitto alla Comunità. Conosceva i nomi dei
convalligiani che avevano costruito il tetto della cappella
di S. Lugano, ricevendone come mercede dalla Comunità
14 marche [= 28 rainesi]. Infine ricorda che, avendo
personalmente consegnato dei maiali ai mansatores di
S. Lugano, che pagavano l’affitto alla Comunità, li
dovette prima citare in tribunale davanti al giudice di
Cavalese e poi si giunse ad un accordo.
Giuliano del fu Nicolò di Palua di Fassa, di anni 40.
Ricorda che quando aveva 10 anni (1372) sua nonna
lo portò con sé fino a S. Gottardo di Mezzocorona [credo
che questa sia la più antica testimonianza scritta e diretta
del pellegrinaggio al notissimo eremo, assieme a quella
di Nicolò Pillatino del fu Zano di Mazugno di Fassa, il
quale poche pagine dopo racconta d’esservi recato nel
1367; in tal modo viene retrodatato di quasi due secoli
quanto finora documentato in proposito] e lungo il
tragitto gli mostrò il cippo di confine piantato in terra
poco lontano dalla strada a monte di Doladizza. Lo
stesso cippo, mentre da adulto, nel 1386, si recava ad
Egna con un carro trainato da buoi per caricare del vino,
gli venne indicato da Nicolò detto Russano di Vigo.
Paolo de fu Enrico del Rauth di Nova Ponente,
abitante al maso di S. Lugano, di anni 55.
Testimonia che il maso, la chiesa, i versanti della
montagna ad oriente e ad occidente e la valle sottostante,
con pascoli e boschi, fino al cippo di confine a monte
di Doladizza erano proprietà della Comunità di Fiemme.
Egli ed i suoi predecessori, assieme a Stefano del fu
Ruabello di Rotenberg ed i suoi predecessori, avevano
ricevuto il maso in affitto dalla Comunità circa 40 anni
prima [altrove si cita il documento d’affittanza del 9
dicembre 1352 al padre Enrico, redatto dal notaio Ugolino
di Mezzano di Primiero, che costituisce la più antica
testimonianza a noi pervenuta del maso di S. Lugano],
dietro il pagamento annuale di 4 lire alla chiesa di S.
Maria di Fiemme, 3 lire alla chiesa di S. Tomaso di
Daiano e 20 soldi [= 1 lira] alla chiesa di S. Lugano,
tutto per l’illuminazione; e mostra il contratto d’affitto
vecchio, della durata di 29 anni, ed il nuovo, di simile
durata.
Cristano del fu Domenico di Trodena, abitante
nel maso di Ronco Marzollo.
Testimonia d’aver il maso in affitto dalla Comunità
di Fiemme da circa 8 anni dietro il pagamento annuale
di 4 lire e 3 grossi [12 grossi o carantani = 1 lira] e
mostra il contratto. Afferma che un certo mastro
Giacomo, fabbro di Egna, aveva avuto per un anno
licenza dalla Comunità di fare del carbone sul Monte
de Braga, col il pagamento di una galeda di olio.
Conclude raccontando che egli stesso aveva liberamente
costruito un mulino a valle del maso e che, ancora più
in basso, c’era una sega degli uomini di Trodena e che
lì, sopra la Chiusa, vi erano altri mulini di Trodena.
Conclusione
Le testimonianze contenute nei due fascicoli del
1402 conservati nell’archivio della Comunità sono assai
più numerose e lunghe (a volte prolisse) rispetto a quanto
qui presentato; ma anche da questa personale sintesi i
lettori possono cogliere l’importanza delle notizie e
delle informazioni fornite, che ci offrono uno spaccato
di microstoria della nostra Comunità alla fine del
Trecento, cioè oltre sei secoli fa: una Comunità ben
organizzata nelle sue istituzioni e fortemente impegnata
nella difesa del proprio territorio.
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in questo numero - Magnifica Comunità di Fiemme