VoceVallesina Rinnova il tuo abbonamento a Voce della Vallesina della Anno 61° - N. 9 settimanale della Diocesi di Jesi www.vocedellavallesina.it SAN GIUSEPPE: LA CAMINADA DEL 23 MARZO DOMENICA 16 MARZO 2014 Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi 15 MARZO: IL BALLETTO DI LILIANA COSI A JESI Domenica 23 marzo alle 9,30 prenderà il via la Caminada de San Giuseppe. Un appuntamento che si rinnova da 35 anni per riscoprire i valori della solidarietà e dell’aiuto reciproco. Nelle passate edizioni vi hanno preso parte oltre duemila iscritti. Sono previsti premi anche per famiglie, scolaresche e gruppi. Informazioni presso la Parrocchia di San Giuseppe: tel. 333 2080973 dalle 18 alle 20. Sabato 15 marzo alle 21 al teatro Pergolesi si esibirà la Compagnia Balletto Classico Liliana Cosi – Marinel Stefanescu in “Risveglio dell’umanità”. L’artista Cosi ha scritto un’autobiografia che racconta un modo ‘altro’ di fare spettacolo e la sua scoperta di Dio-Amore. PAPA FRANCESCO IL MERCOLEDÌ DELLE CENERI SUGGERISCE GLI ATTEGGIAMENTI PER LA QUARESIMA I nostri bambini sanno pregare? In Piazza San Pietro la mattina del Mercoledì delle Ceneri, il 5 marzo, il Santo Padre ha tenuto l’Udienza Generale con la partecipazione di trentamila fedeli e ha dedicato la catechesi del mercoledì delle Ceneri all’itinerario quaresimale di quaranta giorni che conduce al Triduo pasquale. «Nel tempo quaresimale - ha ricordato Papa Francesco - la Chiesa ci rivolge due importanti inviti: prendere più viva consapevolezza dell’opera redentrice di Cristo; vivere con più impegno il proprio Battesimo». «La consapevolezza delle meraviglie che il Signore ha operato per la nostra salvezza dispone la nostra mente e il nostro cuore ad un atteggiamento di gratitudine verso Dio - ha detto il Papa aggiungendo che: “Vivere fino in fondo il Battesimo (...) significa anche non abituarci alle situazioni di degrado e di miseria che incontriamo camminando per le strade delle nostre città e dei nostri paesi. C’è il rischio di accettare passivamente certi comportamenti e di non stupirci di fronte alle tristi realtà che ci circondano. Ci abituiamo alla violenza, come se fosse una notizia quotidiana scontata, ci abituiamo a fratelli e sorelle che dormono per strada, che non hanno un tetto per ripararsi. Ci abituiamo ai profughi in cerca di libertà e dignità, che non vengono accolti come si dovrebbe. Ci abituiamo a vivere in una società che pretende di fare a meno di Dio, nella quale i genitori non insegnano più ai figli a pregare né a farsi il segno della croce. Io vi domando - ha detto il Papa - i vostri figli, i vostri bambini sanno farsi il segno della croce? (...) Glielo avete insegnato? (...) Sanno pregare il Padre Nostro? Sanno pregare la Madonna con l’Ave Maria?». «La Quaresima - ha spiegato il Santo Padre - giunge a noi come tempo provvidenziale per cambiare rotta, per recuperare la capacità di reagire di fronte alla realtà del male che sempre ci sfida. La Quaresima va vissuta come tempo di conversione, di rinnovamento personale e comunitario mediante l’avvicinamento a Dio e l’adesione fiduciosa al Vangelo. In questo modo ci permette anche di guardare con occhi nuovi ai fratelli e alle loro necessità». Nel ricordare che la Quaresima “è un momento favorevole per convertirsi all’amore verso Dio e verso il prossimo; un amore che sappia fare proprio l’atteggiamento di gratuità e di misericordia del Signore, il quale ‘si è fatto povero per arricchirci della sua povertà’”, il Papa ha invitato tutti a invocare “con particolare fiducia la protezione e l’aiuto della Vergine Maria: sia Lei, la prima credente in Cristo, ad accompagnarci nei giorni di preghiera intensa e di penitenza, per arrivare a celebrare, purificati e rinnovati nello spirito, il grande mistero della Pasqua del suo Figlio”. LA CRISI DELL’UCRAINA – CON LA PENISOLA DELLA CRIMEA – RISCHIA DI APRIRE UNA GUERRA FREDDA NEL COLMO DELLA CRISI ECONOMICA L’Italia tra il martello del gas e l’incudine di un’Europa incerta Non c’è bisogno di scomodare Cavour per ricordare quanto la Crimea, da secoli, sia stata al centro di tanti interessi per tante nazioni. Dominata dall’impero ottomano è poi passata ai grandi interessi della Russia o con l’aiuto della diplomazia o con la forza delle armi e delle devastazioni per malattie e fame. Sta di fatto che, grosso modo, dal ‘700 in poi la Crimea – che pure ha sempre vantato una teorica indipendenza politica, è stata sempre legata all’Ucraina la quale, da secoli, ha costituito, il territorio ideale della Grande Russia zarista verso il sud, Crimea compresa. E se è vero che il mare è vita per ogni nazione, c’è chi mi sa trovare per la Russia altro sbocco a sud verso il mediterraneo che non abbia la base nel territorio della Crimea? Né è da dare la mini- ma importanza alla concessione di indipendenza, dopo l’ultima guerra, da parte dell’Urss, a favore della Crimea, in quanto ciò è da considerare come “un complimento” a seguito della fedeltà durante la guerra e quale teorico premio ad una terra più preziosa dell’oro per la difesa e per l’offesa verso terzi. Ora lo zar Putin - che gli abitanti della Crimea siano in maggioranza più o meno russofili ha nessuna importanza – invade la Crimea nascondendo le etichette dei suoi soldati e delle sue autoblinde. Non ci riesce con i carri armati che son troppo noti come fabbricati in Russia. Invade in nome della difesa dell’autonomia della Crimea contro “il colpo di Stato” avvenuto nella madre-patria dell’ambita penisola per rovescia- mento violento della vecchia gerarchia dell’Ucraina. È stato vero colpo di Stato? Veramente la popolazione ucraina vuole la sua totale indipendenza dalla Russia dopo secoli di dipendenza? Le terre dell’est ucraino sono veramente antirusse? Veramente la disumana spietatezza verso questa popolazione voluta da Stalin pesa ancora su tutte queste popolazioni? Quanti interrogativi che non lasciano la possibilità di una risposta serena e, almeno entro certi limiti, adeguata alla realtà del momento. Vale poco, anzi vale niente, che al vertice dell’Ucraina ora stia Tizio, ora Caio: sono ombre effimere legate solo alla sorte dei grandi interessi nazionali e mondiali. E la Russia – inutile negarlo – ha in mano il manico del coltello perché potrebbe, nel giro di pochi mesi, verso alcune na- zioni europee, Italia compresa, e nel giro di pochi giorni verso l’Ucraina, costringere tutti attorno ad un tavolo per trattare in nome dell’infinita ricchezza di gas di cui gode l’antica potenza. Una ricchezza della quale anche l’Italia ha un bisogno essenziale. Certo, prima di essere presi per il collo, Europa e Italia hanno alcune scappatoie guardando verso il nord Europa e tenendo cari i paesi dell’Africa mediterranea. Ma ormai, in questo mondo che ci siamo costruiti, l’energia elettrica è quella che ci permette sia di fare un caffè al mattino sia di sfornare le più terribili armi che possano distruggere il mondo. Per cui chi ha l’energia in mano sotto diverse forme (petrolio, gas, atomica ecc), ha in mano la potenza, cioè detta l’ultima parola nei contrasti. Non è cambiato pro- prio niente dai tempi di Machiavelli a oggi? Non è cambiato niente, ivi compreso l’inganno nascosto delle armi, la guerra in nome della pace. Tra qualche giorno, così continuando le cose, la Crimea sarà russa di fatto, con copertura giuridica di qualsiasi tipo. Come la metteremo con l’Ucraina? Proprio in contemporanea, per la prima volta al mondo, un pullman pieno di cardinali e, con essi, anche papa Francesco, parte dal Vaticano per raggiungere un’oasi di pace e di preghiera a pochi chilometri da Roma. Quale contrasto! L’ultimo aggancio di quella speranza che non dovrebbe tramontare mai. Vittorio Massaccesi [email protected] 2 v oce della v allesina 16 MARZO 2014 CULTURA E SOCIETÀ “E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI” 15 MARZO:Staffolo e San Paolo celebrano l’anniversario di via Fani L’Eucaristia, nel momento della Celebrazione e dell’Adorazione, continua l’incarnazione del Verbo (Gesù) nella storia di tutti i tempi. Già da questo punto di vista ci rendiamo conto del dono immenso dell’Adorazione Perpetua. É doveroso quindi, sottolineare con amore e gratitudine questo secondo anniversario. Martedì 25 marzo, ci raduneremo, insieme al Vescovo, presso il Santuario della Madonna delle Grazie in corso Matteotti, alle 18 per la solenne concelebrazione dove, al momento dell’offertorio verranno portati all’altare i volumi con le firme dei turni di tutti gli Adoratori di Sono Benedetta Tobagi, Silvia Giralucci e Ilaria Moroni le ospiti che parleranno alle scuole della Vallesina sabato prossimo 15 marzo a Staffolo e San Paolo per la III edizione della giornata organizzata dai due Comuni “Per non dimenticare. Ricordi e parole per non perdere il senso della nostra storia”. Non a caso per questa edizione è stato scelto il titolo “La forza delle donne: storie di impegno e passione per un’Italia Migliore”. Nelle scorse edizioni la manifestazione aveva visto la presenza di Agnese Moro, Gherardo Colombo, Manlio Milani e Miguel Gotor. Per un modo particolare, rivolto alle nuove generazioni ma non solo, per ricordare la figura del Adorazione: secondo anniversario questo anno insieme ai “segni” che indicano le diverse vocazioni. Al termine ricondurremo, in processione, l’Eucaristia alla Chiesa dell’Adorazione per il “dare il via” al terzo anno di Adorazione Perpetua. La scelta del Santuario delle Grazie, intende sottolineare che due sono i polmoni della vita della Chiesa Diocesana: la “preghiera silenziosa” incentrata attorno l’Eucaristia presso la Chiesa dell’Adorazione, e la “preghiera comunitaria” incentrata attorno a Maria, presso il Santuario delle Grazie. Martedì 25, durante la celebrazione, verrà presentato il programma della Commissione Pastorale Vocazionale, che prevede, presso il Santuario delle Grazie, la recita del Rosario, il lunedì, martedì, mercoledì e giovedì, per le diverse vocazioni, a cominciare da quella della Famiglia. Don Gianni Giuliani Nelle foto di Candolfi, la celebrazione per l’apertura solenne dell’Adorazione perpetua, due anni fa. AL VIA UN NUOVO ANNO DI SERVIZIO CIVILE IN CARITAS Insieme per “Un bene più profondo” Sono Chiara, Gaetano, Ivon e Riccardo e sono i quattro nuovi civilisti che dallo scorso 3 febbraio hanno preso servizio presso la Caritas Diocesana di Jesi, nella sede operativa di via San Giuseppe 27. Il progetto avviato “Un bene più profondo” è stato finanziato dal Ministero attraverso due bandi: il secondo, per la prima volta, interamente dedicato ai ragazzi stranieri che mai prima d’ora a livello nazionale avevano potuto prender parte al Servizio Civile. Il progetto concepito per il settore assistenza al disagio adulto mira a far fare un’esperienza formativa importante e contemporaneamente accrescere nuove risorse umane nell’organico della Caritas. Dal 2004 infatti la sede Jesina ha abbracciato l’esperienza del servizio civile nazionale (secondo la legge n 64/2001) e nonostante enormi tagli, valutazioni delle progettazioni più severe e importanti ritardi nelle partenze, crede fermamente nello stesso Istituto e cerca di offrire un’esperienza importante ai giovani che si avvicinano alla realtà Caritas con la volontà di mettersi in gioco e di spendersi in servizi rivolti a chi si trova in difficoltà. La selezione è stata dura, lo è ogni anno di più, per i ragazzi ma anche per la stessa sede che deve stare all’interno di una rigida normativa e vede di anno in anno aumentare il numero delle domande che arrivano da parte di ragazzi che, forse, non hanno molte altre possibilità di lavoro/impegno civile in questo momento storico così difficile. La forza delle donne per L’Italia sanpaolese Domenico Ricci, il carabiniere caposcorta di Aldo Moro caduto nell’agguato di via Fani. Giornalista e scrittrice, Benedetta Tobagi è la figli minore di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera assassinato dalla “Brigata XXVIII Maggio” nel 1980. Le sue esperienze e quelle di coloro che hanno condiviso quegli anni sono condensate in due libri di successo: “Come mi batte forte il cuore. Storia di mio padre” e “Una stella incoronata di buio. Storia di una strage impunta”. Silvia Giralucci è la figlia di Graziano Giralucci, ucciso nel 1974 dalle Brigate Rosse nella sede dell’MSI di Padova. Presidente dell’Associazione “Casa della memoria del Veneto”, nel 2011 ha dato alle stampe il libro “L’inferno sono gli altri”, nel 2012 ha realizzato il lungometraggio “Sfiorando il muro”. Ilaria Moroni è la coordinatrice della “Rete degli Archivi per non dimenticare” ed è co-autrice del volume “Il sequestro di Verità. I buchi neri del delitto Moro”. La giornata inizierà alle 9,30 presso il Teatro Cotini di Staffolo con l’incontro pubblico con Tobagi, Moroni e Giralucci. Con la presenza, ovviamente, dei due figli di Domenico Ricci (Giovanni e Paolo) e delle loro famiglie. Nel pomeriggio alle 15 messa per le vittime del terrorismo, organizzata dall’Arma dei Carabinieri, presso la chiesa di S. Egidio a Staffolo. Alle 16, a San Paolo di Jesi, visita commemorativa alla tomba dell’Appuntato Domenico Ricci (Medaglia d’Oro al Valor Civile). Il girono dopo, domenica 16, cadrà infatti l’anniversario della strage di Via Fani, dove nel 1978 le Brigate Rosse rapirono l’On. Moro e trucidarono i componenti della scorta. “Quest’anno avremo il piacere di ospitare tre donne che con la loro esperienza umana e attività divulgativa sono un esempio di impegno affinché non si perda, soprattutto tra i giovani, il ruolo di maestra della nostra storia – hanno spiegato i sindaci dei Comuni organizzatori, Sauro Ragni e Sandro Barcaglioni -. Siamo certi che sia nostro dovere impegnarci affinché non si perda il ruolo di maestra della nostra storia collettiva. Invitiamo di cuore tutti i cittadini di ogni età a partecipare a questo appuntamento”. Numerose le adesioni già arrivate dalle scuole della Vallesina: l’Istituto Comprensivo di Staffolo e Cupramontana, l’Istituto “Gigli” di Monte Roberto, Castelbellino e San Paolo di Jesi, il Tecnico Industriale “Marconi” di Jesi. Mentre altri Istituti si stanno aggiungendo in questi giorni, anche grazie al coinvolgimento del Provveditorato agli Studi. La manifestazione è resa possibile dal sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana ed ha i patrocini di Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Regione Marche, Provincia di Ancona, Associazione Nazionale Carabinieri e la collaborazione della Sezione di Staffolo e San Paolo dell’Ass. Carabinieri in congedo. Nella foto: Agnese Moro, i sindaci di Staffolo e San Paolo e Giovanni Ricci (figlio dell’appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci) nell’edizione 2012. LA DEPOSIZIONE LIGNEA NELLE MARCHE NEI SECOLI XII E XIII Espressione del “Visibile Parlare” La selezione però - portata avanti a carattere regionale grazie al lavoro del Nucleo Servizio Civile della Delegazione Caritas Marche - tutela la regolarità dell’iter e garantisce una scelta rispettosa in base alle motivazioni dei ragazzi e alle aspettative delle sedi, valutandoli in relazione ai servizi a cui dovranno prender parte. Loro ce l’hanno fatta! E sono già impegnati per 30 ore settimanali e in una formazione costante su temi importanti per la quotidianità del loro servizio. L’ età media è di 27 anni, tre sono residenti a Jesi e uno a Chiaravalle. Il loro percorso durerà dodici mesi: il direttore don Nello Barboni, la responsabile del servizio civile M.Sofia Rossetti e tutti i volontari della sede colgono l’occasione per augurare loro con profondo affetto un anno ricco di crescita personale, in consapevolezza e competenza, al fine di essere testimonianza di impegno civile verso il prossimo. M.Sofia Rossetti Coordinatrice Servizi e Responsabile Servizio Civile Caritas Jesina Il Museo diocesano presenta un ciclo di incontri sul tema della Deposizione lignea nelle Marche nei secoli XII e XIII. Il filo conduttore dei tre appuntamenti previsti sarà l’esame del “Cristo Deposto” conservato al museo e proveniente dal Monastero delle Clarisse di Jesi, straordinario esempio della scultura lignea duecentesca di ambito centroitaliano. Tutti gli incontri si terranno di sabato alle 17.30 presso il Museo Diocesano in piazza Federico II a Jesi. Relatore sarà Leonardo Emiliani, laureato in Storia e Conservazione dei Beni Culturali e collaboratore delle Università degli Adulti di Recanati, Tolentino e San Severino. Sabato 15 marzo alle 17:30: “Il Cristo Deposto di Jesi. Da oggetto di fede a soggetto artistico”. Sabato 22 marzo alle 17,30: “Analisi iconografica del Deposto di Jesi nel corso del tempo”. Sabato 29 marzo alle 17,30: “I Deposti duecenteschi di Jesi, Tolentino e Recanati: confronti”. L’iniziativa rientra nel programma di appuntamenti che il Museo organizza per promuovere un museo aperto e relazionale che favorisca la conoscenza del proprio patrimonio artistico e ne migliori le condizioni di fruizione. Ingresso gratuito. Per informazioni: mail [email protected] – tel. 0731 226749 REGIONE v oce 16 MARZO 2014 scusateilbisticcio v allesina 3 “LA PAGA DEL SABATO” IN PRIMA AL PERGOLESI CON DIREMARE DI FIRENZE E GLI ONAFIFETTI La poetica di Beppe Fenoglio diventa spettacolo (ghiribizzi lessicali) PeterPun (con la u) www.peterpun.it QUADRAGENARIO TEMPORE IOCIS UTAMUR PARCIUS (durante la Quaresima dedichiamoci alle attività giocose con maggior sobrietà) L’ARMA (NON SEMPRE SPUNTATA) DEL NONSENSE Lo sapevate che perfino i giochi di parole – o addirittura filastrocche prive di senso – possono, in certi casi, aiutarci a combattere i “cattivi pensieri”? In un opuscolo edificante (risalente agli anni ’40 del secolo scorso) – segnalatomi, tra il serio e il faceto, da don Neno Strazzacappa – si afferma che, in alcune situazioni, anche il ripetere mentalmente una tiritera (neanche troppo spiritosa) può aiutare a tenere occupata la mente, riducendo così l’impatto con le fantasie “licenziose”. continua nel prossimo numero SURSUM CORDA! Papa Francesco, periodicamente, ci ricorda che il Cristianesimo NON è la religione dei “musi lunghi” (neanche quando si pratica più intensamente la penitenza, come ci avverte il Vangelo: Matteo 6, 16-17). SCRUPOLI E MALINCONIA FUORI DA CASA MIA! A quale dei seguenti tre Santi – tutti e tre molto popolari e dotati di senso dell’umorismo – viene attribuita la frase-slogan sopra riportata: a S. Bernardino da Siena, a S. Filippo Neri, o a S. Giovanni Bosco? *** Risposta al quesito precedente: Alessandro Volta (1745–1827) lacitazione A cura di Riccardo Ceccarelli Il post-umanesimo Il “post-umanesimo” è la prosecuzione dell’illuminismo sul piano tecnologico, è la continuazione della pretesa di dominare l’uomo fino a farne l’autore stesso della vita. Nasce dall’idea dell’ibridazione tra corpo umano e macchina: si tratta di un vecchio mito. Al fondo c’è la convinzione che non ci siano confini netti, mentre il mondo umano questi confini li ha, rispetto a tutto il resto, proprio perché l’essere umano ha la psiche, lo spirito, insomma un’eccedenza che non è soggettivamente riducibile. Pietro Barcellona (1936-2013) filosofo e giurista, “Avvenire” 6 marzo 2014, da La sfida della modernità, La Scuola, Brescia 2014. Scriveva 60 anni fa Nuto Revelli ad Alessandro Galante Garrone (Alessandro Galante Garrone è stato, prima di Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente Onorario, fino alla sua morte, del Centro Calamandrei di Jesi): “A volte, leggendo libri partigiani, quasi mi lasciavo cogliere da un senso di smarrimento: madonna santa, ma che partigiani in gamba, tutti robusti, tutti perfetti, politicamente ben inquadrati, che di mangiare non parlavano mai, che ammazzavano tedeschi a centinaia,e sparavano sempre fino all’ultima cartuccia. Possibile che soltanto per noi, partigianelli del Cuneese, esistessero un’infinità di piccoli problemi - le scarpe, il sacco di farina, il chilo di sale, il partigiano lazzarone, il partigiano fifone, il comandante sfessato e mille altre diavolerie?” Per ricordare il 70esimo anniversario della Resistenza, il Centro Studi Piero Calamandrei produce e porta in scena, in prima nazionale, dopo l’anteprima diversa e ridotta di Sirolo in agosto, “La paga del Sabato” di Beppe Fenoglio: il racconto in due atti di un giovane re- duce dalla lotta partigiana che ha difficoltà a reinserirsi, anche perché con la testa è rimasto lassù, sui monti del Cuneese, dove i tedeschi, se andava bene, li ammazzavano a decine e non a centinaia; dove non si parlava di strategia, ma soltanto di tattica, e dove i problemi del freddo della fame della paura erano più impegnativi di quelli militari. Dice Errore, il protagonista, in una delle sue prime battute: “io non mi trovo in questa vita perché ho fatto la guerra, e la guerra mi ha cambiato, mi ha rotto l’abitudine a questa vita qui”. In questa frase c’è tutto Fenoglio, quella sua lingua dura, arcaica, petrosa, velatamente dialettale - come ne scrive Alessandro Baricco. Raccontava rapido, inquadrava da dio, scriveva dialoghi degni di Hemingway, ma il tutto con una grammatica spigolosa, una voce arcaica, e una musica da balera autunnale e lontana. E c’è tutto il senso del romanzo. Il regista dello spettacolo, nonché primo attore, Alessandro Varrucciu racconta la sua di fatica a rendere la “fatica nera” di Fenoglio nello scrivere, nella ricerca della parola; la “fatica nera” del drammaturgo che si chiede come quella parola possa essere trasmessa, pronunciata, perché “nel passaggio dall’opera originale all’adattamento teatrale essa non perda di forza, di significato, di incisività, di bellezza”. Quindi, teatro colto, teatro di parola per un tema non troppo praticato: il reducismo; con una messa in scena che crea 2 percorsi distinti del protagonista (ecco la ragione dei 2 atti): ‘Ettore e il lavoro’ il primo, ‘Ettore e l’amore’ il secondo; percorsi che il finale tragico riconduce a unità. Protagonisti maschili moralmente deprecabili e che scelgono la furbizia delle scorciatoie; il tema dell’amore e del sesso che diventa quasi una questione di forza; la violenza verbale, quasi fisica, del rapporto tra madre e figlio; tutto questo è affidato ai tre attori di Diremare Teatro di Firenze: Alessandro Varrucciu, Francesca Uguzzoni, Silvia Uguzzoni e al disegno delle luci di Alessio Vallotti. Il clima del reduce, che è rimasto con la testa le illusioni la gioventù sui monti innevati, è affidato alle canzoni partigiane e alle chitarre degli stranoti Onafifetti jesini. Quindi, come dice il presidente del Calamandrei, “un azzardo”. Fenoglio è poco niente rappresentato in teatro; “La paga del sabato” è un romanzo più citato che letto (anche per questo viene dato in omaggio al pubblico presente in sala); il tema della difficoltà di reinserimento dall’orrore della guerra è poco praticato. “Quindi un atto coraggioso, ma un modo non retorico di ricordare la Resistenza”. Con il sostegno del Comune di Jesi e della Regione Marche; della CNH Italia e di Clabogroup; inserito nel cartellone ufficiale Amat della stagione di prosa ‘13-’14; venerdì 28 marzo alle 21 al teatro Pergolesi di Jesi (prenotazioni allo 0731 206888); introdotto da Lidia Ravera; aperto agli studenti maturandi. Sembra che ci sarà una sorpresa! Beatrice Testadiferro 13 MARZO:“Scrittori di Marca” a Moie con la presentazione del libro di Scarabicchi “Nevicata” Il poemetto con le acqueforti di Nicola Montanari lapulce Pinocchio Sulla parete di uno degli edifici che formano il complesso di scuole elementari e medie “Lorenzini” in Jesi si trovano diverse targhe con scritte del tipo: “Se i bambini crescono in un ambiente accogliente, lo saranno anche da grandi”; “Se vivono in una casa pulita, ci terranno alla pulizia” ecc. Ottimi messaggi per le nuove generazioni. Peccato che il giardino (?), a cominciare dalla fontana (?) del Pinocchio, oltre alle consuete immondizie, sia cosparso di materiali vari in legno e plastica, residuo di scompaginati giochi e attrezzature didattiche. E non si dicano bugie (sennò s’allunga il naso!) scusandosi che ci sono lavori in corso. Ha proprio ragione Renzi a cominciar dalle scuole…! Delegazione ASSONAUTICA della La rassegna “Scrittori di Marca”, ideata dalla biblioteca La Fornace di Moie con il patrocinio dell’Associazione italiana biblioteche e il portale www. bibliotecheaperte.it, fa tappa a Moie. Dopo l’evento inaugurale di sabato scorso a Serra San Quirico, l’iniziativa proseguirà coinvolgendo ben 14 Comuni, 11 case editrici, 14 autori e due istituti scolastici. Alla biblioteca La Fornace di Moie ci sarà un doppio evento, in programma giovedì 13 marzo. Alle ore 17,30 ci sarà l’inaugurazione della mostra di Autoscuole CORINALDESI s.r.l. incisioni di Nicola Montanari, che vanta esposizioni personali e collettive in tutta Europa. Alle ore 18 si proseguirà con la presentazione del libro “Nevicata” di Francesco Scarabicchi, alla presenza dell’autore e con un’introduzione critica di Massimo Raffaeli. Un accostamento non casuale, visto che il poemetto di Scarabicchi è accompagnato da venticinque acqueforti proprio di Montanari, in un’edizione pregevole della casa editrice liberilibri. L’opera, quindi, è un “ibrido” dove la poesia scritta da Francesco Scarabicchi Point AUTOMOBIL CLUB d’ITALIA e i paesaggi incisi da Nicola Montanari si incontrano. Un clima di silenzio sospeso accompagna i versi e le immagini in questo racconto lirico di una nevicata in campagna. Si disegna un paesaggio dove il bianco detta le grammatiche dello sguardo e della percezione, dove una bellezza discreta modifica sensazioni e visioni. Scarabicchi ha ideato e coordina, dal 2002, il periodico di scritture, immagini e voci nostro lunedì. Per Liberilibri nel 2010 ha curato lo scritto del libro di Fabian Negrin La via dell’acqua. Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale CQC – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica Jesi, Via Mura Occidentali, 31 - tel. 0731 209147 c.a. - fax. 0731 212487 - Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - fax 0731 201914 Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - sede Consorzio Autoscuole Corinaldesi Jesi, Via Marx, Zipa - operazioni collaudi Senigallia, via R. Sanzio, 71 - tel. 07160062 Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi - Adriatica - Falconarese) - Ostra - Marina di Montemarciano - Marzocca di Senigallia 4 v oce della v allesina ATTUALITÀ 16 MARZO 2014 CONTRAPPUNTI. L’IDEOLOGIA DEL GENDER E DINTORNI L’urgente questione antropologica Come si esce dalla crisi? di Remo Uncini Non mi è simpatico il nuovo presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. La mia storia politica non coincide con la sua. Proveniamo dalla cultura di centro sinistra, lui vede il vuoto intorno, cerca di riempirlo con il cosiddetto “fare”, rompendo un modo di fare politica fatto di riunioni e mediazioni collettive. Questo fare deve essere messo alla prova. Ma è giusto dargli tempo. La crisi non si è fermata. Se è vero che il 42% di giovani cerca lavoro, nel sud lavora un giovane su due, se la disoccupazione sfiora il 13%, non credo ai miracoli o a chi li vuol fare . Non penso che il presidente del Consiglio dei Ministri Letta, esautorato, non avrebbe fatto scelte per fermare la recessione. La domanda che i cittadini si pongono è quella di come e dove trovare i soldi per far ripartire l’economia. La soluzione pro- spettata dal nuovo governo è dare soldi ai cittadini e alle imprese. Facendo questo, però, si incrementa la spesa pubblica e privata. Quale sviluppo stiamo aspettando? Il mondo del lavoro sta cambiando. L’impresa cerca di ampliarsi risparmiando, utilizzando la tecnologia e riducendo la manodopera per rispettare la legge del mercato. Si pongono problemi di risparmio energetico, si deve “produrre dove c’è la possibilità di vendere”. L’Europa ha enormi possibilità di competere industrialmente, ma è frenata da un consistente debito pubblico. La tecnologia aiuta l’uomo a produrre, ma si devono liberalizzare i tempi del lavoro. Lavorare meno per produrre di più. Bisogna ragionare su una società diversa, capace di una solidarietà che spalmi il benessere. Solo la solidarietà produce equità. Nel momento che si attua è come se la società fosse legata da uno stesso filo che porta verso lo stesso fine, quello di dividere e condividere il benessere. Purtroppo si crede che da questa crisi si esce solo inseguendo lo sviluppo. Ma quale? Quello di prima che tra qualche anno potrebbe ritornare nuovamente in crisi? La vendita vive nell’equazione del più si vende e più si produce. Se questa è la prospettiva siamo ancora legati a un capitalismo che inevitabilmente si autodistrugge e fa diventare i popoli sempre più poveri non capaci di dividere le ricchezze, schiavi del mercato. I ricchi sono sempre di meno e controllano la finanza di tutto il mondo. Noi pensiamo di ritornare spendaccioni come prima quando ogni famiglia poteva avere due macchine, due o tre televisori, due frigoriferi, una casa in campagna, una al mare, le vacanze invernali, poi quelle estive, due redditi; il tutto come diritto. Non è più questa la realtà! Oggi dobbiamo ridisegnare l’economia di un sistema che non riesce a combattere l’egoismo dei vecchi contro i giovani che cercano spazio per il proprio futuro. Noi vecchi garantisti stiamo rubando l’avvenire ai nostri figli che un giorno non avranno i nostri diritti acquisiti. Dovranno pagarsi i giorni di malattia, perché lo Stato potrebbe non avere più i soldi per l’assistenza e non avranno le stesse pensioni dei loro padri che oggi servono anche a loro perché non hanno lavoro. Gruppo Aido Jesi Il gruppo Aido di Jesi “Walter Bendia” ha indetto l’assemblea annuale degli iscritti per domenica 16 marzo alle 10,30 presso la sede Avis-Aido in via dell’Asilo, 2. Sono invitati sia gli iscritti all’associazione sia la cittadinanza. Saranno discusse le iniziative più importanti, dopo la presentazione dei bilanci, e l’impegno con i più giovani nelle scuole per la diffusione della cultura della donazione, insieme all’Avis. di Riccardo Ceccarelli Ci sono cose che contano e altre che contano meno. Come sempre del resto. Con la differenza che di quelle che contano davvero ci si accorge dopo, quando è troppo tardi e non si può fare più nulla se non recriminare o piangere su quanto non è stato fatto a suo tempo. L’informazione registra in modo ripetitivo fino alla noia i mai risolti problemi della politica e quelli economici senza trovare una via di uscita, lasciando all’azione del tempo il risanamento delle ferite e versando lacrime di coccodrillo sui costi con la consapevolezza che ben poco si riesce a fare. L’informazione è diventata il censimento quotidiano delle opinioni e l’esercizio accademico su di esse riempiendo l’etere di cicalecci fatti passare per soluzioni ai problemi, salvo che il giorno dopo si ritorni su di loro in maniera diversa se non opposta, a secondo del proprio utile. Le tematiche sulla famiglia e sul matrimonio omosessuale, sull’eutanasia di minori, la diffusione dell’ideologia del genere, sulla liberalizzazione terapeutica degli stupefacenti, al di là di una presa d’atto della notizia data come tante altre, non provocano riflessioni ben più sostanziose della curiosità spesso morbosa del caso e dei casi riportati. C’è invece «un terremoto antropologico in atto», come dice il prof. Vittorio Possenti, filosofo e docente universitario, direttore da vari anni presso l’Università Cà Foscari di Venezia del Centro interdipartimentale di ricerca sui diritti umani (Cirdu), riferendosi bero naturali ma mobili e culturali, e specialmente alla ideologia del gender. l’identità sessuale diventa una scelta «La rivoluzione in corso scalza tradi- libera, mutabile anche più volte nella zioni millenarie e attraverso i grandi vita di una persona. […] Cancellando media mondiali propaganda una “nuo- le differenze tutto diventa una melasva antropologia secolare”. Questa rifiu- sa indistinta dove A vale B, anche se A ta l’idea di una natura umana comune e B sono diversi. L’obiettivo primario a tutti, e ritiene che l’essere umano sia rimane quello di dissolvere l’identità una mera costruzione sociale in cui maschile e quella femminile, che rimaemergono la storicità delle culture, la nendo distinte formano la realtà dell’udecostruzione e la relatività delle nor- mano. Al principio dell’umano non sta me morali, la centralità inappellabile infatti l’uniformità ma la differenza. delle scelte individuali. Nel caso della Naturalmente i sostenitori del gender famiglia e della procreazione ciò im- si appellano alla non discriminazione» plica che maternità e paternità sia- (“Avvenire” 5 marzo, p. 3). Se applicano realtà costruite socialmente, che re la non discriminazione tra maschi e possono essere liberamente ridefini- femmine in campo sociale, civile e late. Non vi sarebbe alcuna definizione vorativo è un dovere e un diritto, applistabile dei relativi ruoli, ma tutto ri- carlo per cancellare la stessa diversità sulterebbe sfuggente e malleabile. Si sessuale è negare la realtà, è imboccare vuole insegnare che la famiglia padre- la strada dell’assurdo. La “nuova anmadre-figlio è una forma come un’altra tropologia secolare” è uno “tsumani di convivenza. […] Questa nuova an- antropologico” che sta avanzando vetropologia secolare è divenuta l’antro- locemente. Stiamo accettandolo per pologia di tante scienze sociali, e un’i- adeguarci ai tempi o per ascoltare lo spirazione per la giurisprudenza. Ne “spirito del tempo”, come si dice anche segue una seria difficoltà a far circola- in ambienti ecclesiastici. Se proviamo re una visione antropologica diversa, a non lasciarsi travolgere da esso ci poiché quella “secolare” è considerata diranno che stiamo facendo una batovvia, autoevidente e scarsamente bi- taglia di retroguardia e forse, per non sognosa di argomenti avvaloranti. […] esser da meno degli illuminati nuovi Nella questione del gender la base bio- antropologi, saremo tentati di adelogica è pienamente disponibile per il guarci trovando tutte giustificazioni soggetto: la differenza corporea, chia- possibili, ma affogheremo tutti in una mata sesso, viene minimizzata, mentre mortale deriva. “Maschio e femmina la dimensione strettamente culturale, Dio li creò” e “a sua immagine li creò”, chiamata genere, è ritenuta primaria. nessuna antropologia secolare potrà La differenza sessuale non si fonde- stravolgere questa verità. Questa è la rebbe su una realtà biologica: anzi i vera grandezza dell’uomo, gridiamolo confini tra uomo e donna non sareb- forte. Senza paura. Nelle scuole di Jesi creatività e risparmio Torna nelle scuole di Jesi Coltiva il tuo sogno, il progetto ludico didattico gratuito con finalità benefiche che ING DIRECT dedica ai bambini delle scuole elementari di tutta Italia, agli insegnanti e alle famiglie. Creatività, fantasia e pensiero divergente saranno gli strumenti utilizzati quest’anno dal progetto per stimolare i più piccoli a scoprire l’importanza del risparmio, della progettualità e dell’uso intelligente delle risorse. Inoltre, grazie alla partnership con UNICEF, Coltiva il tuo sogno sostiene concretamente il diritto universale all’istruzione. Negli anni passati Coltiva il tuo sogno ha coinvolto circa 6.000 scuole in tutta Italia. Anche Jesi ha accolto l’iniziativa con entusiasmo: per quest’anno sono infatti 4 gli istituiti che hanno fatto richiesta del kit didattico, riconoscendo nel progetto un valido supporto. t e r r e l e m e n t a r i Il lunedì di corso Matteotti di Silvano Sbarbati Chiarisco, da principio, che corso Matteotti è il corso principale del centro storico di Jesi. Perché è pur vero – come ho avuto modo di verificare – che fuori città non tutti lo sanno o lo dovrebbero sapere. Fatto stà, direbbero i nostri anziani, che da qualche lunedì frequento il corso nel tardo pomeriggio. E noto un assente: lo struscio di persone, il passeggio legato agli acquisti ma soprattutto all’incontro con amici, conoscenti o sconosciuti. Mi sono detto che a tener lontana la gente non può essere la stagione fredda, perché in realtà freddo intenso non ne abbiamo avuto. Mi sono detto che il lunedì è giornata di chiusura di molti negozi, ma non è una novità. Mi sono detto che c’è scarsità di parcheggi auto nelle vicinanze, ma è gratuito anche il parcheggio Mercantini. Ho smesso di cercare una o più risposte quando ho incontrato uno dei miei tre affezionati lettori: lui affezionato di lunghissima data allo struscio serale per il corso Matteotti. Ho smesso di cercare risposte perché è stato lui a sottolineare, con un sospiro rammaricato, il vuoto di persone, una specie di desertificazione sociale. La mia sensazione ha trovato una conferma nella sua autorevole opinione di cittadino protagonista attivo da tanti anni dello struscio: che è anche un atto d’affetto concreto per gli spazi, la gente, le atmosfere della sua città. É così, un dato di fatto: il nostro salotto buono, come si usa dire quando si parla di corso Matteotti a Jesi, non viene più tanto usato come tale. Forse molti preferiscono… guardare la televisione sulle poltrone di casa propria o nelle gallerie dei centri commerciali? Forse. O forse è lunedì pomeriggio e il sabato e la domenica appaiono lontani. Alla prossima volta, mi saluta il mio affezionato lettore, e nel suo saluto cordiale avverto un leggero pessimismo. Forse a dirmi che anche la prossima volta sarà così, anche se non sarà di lunedì pomeriggio… VALLESINA 16 MARZO 2014 v oce della v allesina 5 INTERNI DI CHIESE (8):I Minori risiedevano fino a metà 800 nel convento di San Francesco al Monte, nella sede della Casa di Riposo S. Francesco: nasce prima la piccola e poi la grande Per ragioni di par condicio (i fra- poche varianti ed eccezioni (come ti bisogna tenerseli buoni, specie Barocco e Rococò), sono stati adesso col papa dalla loro!), dopo stancamente ripetuti dal Concilio aver parlato della chiesa dei Cap- di Trento in avanti. Nell’800 poi, puccini, mi corre l’obbligo di dir quando ci si è concessa qualche qualcosa di quella dei Minori. I “novità”, non si è trovato di mequali risiedevano fino a metà 800 glio che rifriggere i pur splendidi nel convento di San Francesco stili romanici e gotici. Ma tutta la al Monte, nella sede dell’attuale chiesa di quel tempo giocava “in Casa di Riposo (fra i loro meri- difesa” e stentava ad aprirsi alle ti, anche l’aver commissionato “rerum novarum”! C’è voluto il Vaal Lotto la pale della Visitazione ticano II per far riprendere il diae della Madonna delle Rose, ora logo fra fede e arte. in pinacoteca). L’attuale chiesa è Ma ora basta con i predicozzi ed del 1894. Si presenta “secondo il entriamo nel nostro “interno”. La modello compositivo delle chiese cui attuale configurazione risente ottocentesche”: vale a dire ad aula del cambiamento di destinaziounica rettangolare, con cappelle ne: da chiesa conventuale a chielaterali e decorazioni tendenti al sa parrocchiale a partire dal 1960. neoclassico. Come dire: prosecu- Quando, senza badare troppo alle zione infinita di modelli che, con esigenze stilistiche, si è puntato più che altro a ricavare spazi utili per poter accogliere una comunità che stava rapidamente espandendosi in quegli anni. Comunque, la prima impressione quando si entra è quella di una vasta e riposante luminosità, unita a radicale essenzialità, che si direbbe tipicamente francescana. Dove tuttavia le tracce del forzato adattamento sono evidenti: come, ad esempio la pur suggestiva mostra frontale delle canne d’organo, che però sacrificano assai la sottostante e “arretrata” Crocifissione. La sistemazione del presbiterio e degli “altari” laterali è frutto di un riutilizzo dignitoso ma senza pretese di materiali precedenti. Simpatiche lungo la navata le “applique” a forma di San Francesco a braccia innalzate per il suo “Cantico delle Creature”. Ma visto che siamo da queste parti, diciamo pure qualcosa della minore antistante chiesetta, che storicamente è sorta prima della maggiore. Leggiamo intanto sul frontone la dedica “A Dio e alla Vergine della Misericordia”. C’era già qui dal 600 una chiesetta mal ridotta, costruita dai nobili Fiordelmonte. Quando a metà 800 scoppiò una epidemia in città, l’attuale quadro (Madonna con Bambino e San Francesco implorante) fu portato nella ora ex chiesa di Sant’Agostino. In quell’occasione fu fatto voto che non sarebbe stato riportato senza ricostruire una chiesa più degna, che è l’attuale. La quale all’esterno si presenta come un perfetto (ma a mattoni e intonaco!) tempietto greco “tetrastilo” (con fronte a timpano su quattro colonne). L’interno (solitamente chiuso causa presepio) presenta invece una fisionomia quasi neo-rinascimentale. Il vano del presbiterio è sormontato da una cupoletta, mentre le pareti (dipinte in bianco-azzurro) sono scandite da riquadri, tondi e quattordici colonne. Sopra ognuna delle quali (ecco qui una certa originalità) sono collocate statuette di sibille e profeti con relativo cartiglio. Nel 500 (basti pensare alla Cappella Sistina) gli oracoli (o presunti tali) pronunciati dalle prime circa un futuro Salvatore erano considerati quasi sullo stesso piano delle profezie dei secondi. Ad aver un po’ di vista buona se ne leggono anche i nomi: Libica, Eritrea, Samia(?), Daniele, Cumana, Amos, Cumea (?), Geremia, David, Persica, Malachia, Delfica, Ezechiele, Isaia. Una chiesetta dunque niente male, che meriterebbe magari più continua fruizione. Anche se il parroco mi sussurra che avrebbe bisogno di restauro, dato che… manca di fondamenta! Niente paura, caro padre: anche quella di Loreto non ce l’ha, e la Madonna provvede! [email protected] SCEMPIO DELLA NATURA… COME DISTRUGGERE IL “CREATO” E come ridare il lavoro: tutti a tajà l’erba! Non ci vuole troppo per elevare la propria lode a Dio. Basterebbe rivalutare gli stupendi luoghi della nostra Vallesina, una valle che si estende entro pochi chilometri tra pianure, colline, alte colline e da cui si può scorgere anche il mare in lontananza, ma al contempo facile da raggiungere. Poco lontano il San Vicino che, dicono gli anziani, se è coperto in cima porterà neve di sicuro anche da noi, e così è… Neanche un mese fa ce n’era un po’… che splendido paesaggio a Poggio San Romualdo! Niente di più salutare e bello che stare tra la neve col sole in volto, in un paesaggio così inebriante. E non stiamo parlando di alte vette, ma di luoghi che ci è dato vivere proprio vicino a noi. Allora ti viene voglia di ringraziarLo anche per questi doni. Poi… poi l’uomo fa il resto. Foto Martizzi Anna Rita Giampaoletti Scempio della natura Qualche mattina fa, percorrevo con una certa fretta la strada che porta da Rosora a Tassanare mio paese natìo, assorta nei mille pensieri delle tante cose da fare prima di andare al lavoro, quando qualcosa di strano, di insolito attirava la mia attenzione, ma senza una vera consapevolezza: un colore strano si evidenziava ad entrambi i bordi della strada. Una tonalità giallastra che disegnava come delle strisce per tutto il percorso. A poco a poco mi stavo rendendo conto che l’erba ai lati, rasata, non era stata tagliata bensì bruciata con qualche diserbante. Un vero scempio agli occhi abituati da sempre ad ammirare il verde intenso, brillante, cangiante delle nostre meravigliose colline. Mi chiedevo: ma che sta succedendo? Non è possibile che si sia arrivati a tanto! In nome di questa stramaledetta crisi non si rispetta più niente e nessuno, ma dove andremo a finire se ci giochiamo per così poco la terra dei nostri genitori che hanno tanto difeso ed amato la loro terra! Mio padre di- ceva: TUTTI A CARPI’ L’ERBA! E meno devastanti. Ogni volta che ALLORA FORZA METTIAMO- si prende una decisione soprattutCI TUTTI AL LAVORO! MAN- to per quanto riguarda l’ambiente CANO LE RISORSE PER PA- ci si dovrebbe interrogare: ma fra GARE GLI OPERAI E CI SONO 20-30 anni come sarà ridotta la TAGLI DAPPERTUTTO, ALLO- nostra terra? I nostri figli e nipoti RA RIDIAMO IL LAVORO A saranno costretti ad abbandonarCHI L’HA PERDUTO, MAGARI la per andare forse su...MARTE? STAGIONALE. Quanti cassinte- “Tutti a carpì l’erba che i diserbangrati potrebbero essere occupati ti nei campi di grano ce fa male...” in lavori di manutenzione e di re- (anche se la risposta che ti danno cupero ambientale! Quanti lavori come cittadina, è di star sicura socialmente utili potrebbero esse- che non è nocivo...bah! Agli ocre ripristinati! Quanti giovani in chi e al cuore comunque sì!) voci cerca di lavoro potrebbero essere inascoltate perché la realtà è ben impegnati nella manutenzione or- altra cosa, purtroppo! I bambini, dinaria e straordinaria del proprio passeggiando per le nostre straterritorio e perché no magari la de, non troveranno più le tracce Regione, la Provincia o lo stesso di quella bella primavera che si Sindaco potrebbero indire la gior- affaccia con l’erba appena nata, di nata o la settimana della tagliatu- un verde tutto nuovo. Le violette ra dell’erba ai bordi delle strade appena spuntate sono contornate come si fa per la giornata: “Pulia- di un giallo arido... neanche fossimo il mondo” a cui per tanti anni mo in estate! hanno aderito cittadini respon- Quella mattina ho provato una sabili e volenterosi. Io penso che grande tristezza ed amarezza: RIse si vuole si possono trovare so- DATECI IL NOSTRO VERDE!!! luzioni alternative e sicuramente Lauretta Giampaoletti 6 v oce della v allesina PRIMO INCONTRO DEL MEIC La speranza in sé «In che cosa possiamo sperare?» si chiedeva agli albori della modernità il filosofo Kant. La speranza è qualcosa da scoprire, primo in noi stessi? Oppure è un patrimonio già dato? È qualcosa davanti a noi o alle spalle? Riguarda il qui e ora o il futuro esca- tologico di cieli nuovi e terra nuova? Che relazione c’è tra speranza individuale e comunitaria, sociale? La speranza cristiana può prescindere dalle scienze sociali e del sapere psicologico? Dobbiamo imparare a dare risposte importanti, ciascuno di noi. Le moderne scienze della psiche possono darci una mano. La dottoressa Italiano ha offerto un notevole contributo, che rimane difficile nello spazio di un articolo rendere in tutta la sua ricchezza. Tentiamo una sintesi: per la speranza cristiana è necessario essere adulti capaci di coltivare la cura di sé quanto la relazione con l’altro. Non si può ospitare senza prima curare la propria casa. Così, sperare in primo luogo vuol dire tener viva la fiamma che spinge al continuo cambiamento individuale. Diversamente, almeno dentro la chiesa, avremo una pastorale all’insegna del pessimismo o di un grigio pragmatismo. Anzi, se ognuno si sente ‘arrivato’, alla gioia del Vangelo finisce per prevalere, come dice La dottoressa Rossella Italiano, responsabile Asur per le tossicodipendenze, ha aperto il 6 marzo il ciclo di incontri Meic dal titolo «Riscoprire la speranza cristiana» papa Francesco, una “psicologia della tomba, che a poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo” (Evangelii gaudium, 83). Alle mummie, al deserto spirituale dentro e fuori la Chiesa, ai profeti di sventura, il pontefice oppone l’urgenza di quelle che lui definisce “persone-anfore”, capaci di dissetare (dar speranza) gli altri. Per far questo, secondo la relatrice, ciascuno di noi deve coltivare la propria interiorità. Ciascuno deve saper leggere il passare delle diverse tappe dell’esistenza e soprattutto il cambiamento di bisogni profondi e ineludibili che caratterizzano ciascuna di esse. Senza questa buona individuazione, la rigidità mentale e affettiva prosciuga quella realtà fatta di pulsioni e razionalità, che è il nostro io. Si diventa incapaci di interiorità, come pure di creatività. Si diventa mummie. Allo- ra proprio le crisi e la sofferenza nel corso della vita, sono provvidenziali, giacché provocano una reazione della nostra parte viva. Nei momenti di distacco e rottura ci accorgiamo dell’interiorità, dello spazio e delle ragioni che reclama. C’è di più. Siccome nes- suno è un’isola, il coltivare il proprio io, avviene sempre con gli altri, nella famiglia e nella scuola. Il dramma attuale, ci ricorda italiano, è non sapere perché si soffre, perché si è tristi. La famiglia, che tradizionalmente è stata il luogo dell’alfabetizzazione agli affetti, non riesce sempre più spesso a tenere insieme impulsi e risonanza emotiva. Si finisce così per fermarsi ai primi, smarrendo, specie nei minori o nelle persone più deboli, la distinzione fra bene e male. Il risultato è una desertificazione del cuore e il volatizzarsi del senso di colpa. La violenza e l’aggressività nell’essere umano fanno il resto. Famiglie e scuola sufficientemente buone, viceversa, abilitano faticosamente all’interiorità. Come pure a coltivare la propria autostima. Come può, infatti, sperare l’uomo e il credente vinti da un confronto continuo con un io ideale, assoluto. Come può, infatti, sperare se incapace di riconoscere e accettare il proprio posto nel mondo e amarsi per quello che si è? Amarci, dunque. Vera precondizione per l’amor del prossimo è proprio quella naturale disposizione che Rousseau chiamava amor di sé e distingueva dall’amor proprio. Amarci significa coltivare il proprio sé, avere un proprio tempo, essere consapevoli del proprio posto nel mondo, gratificarsi nella relazione e mai nella distruttività -o nel solo principio di piacere. Abituati ad un Cristianesimo spesso più attento al tutto che al sé individuale, dobbiamo interrogarci su questo essere anfore. La relatrice ci ha proposto un modello di non rigidità, sottolineando la fragilità e le risorse individuali di ciascuno, come pure la essenziale apertura al rischio, alla sperimentazione, al cambiamento nella stessa vita spirituale, vissuta senza nevrosi e meschinità, consapevoli che con Gesù Cristo “sempre nasce e rinasce la gioia” (Evangelii gaudium,1). Gabriele Bevilacqua Foto Alberto Raffaeli Il prossimo incontro sarà il 20 marzo alle 18.15 presso la sede diocesana dell’Azione Cattolica - Piazza della Repubblica 4, Jesi. Relatore il dott. Vito D’Ambrosio. PSICOLOGIA E SOCIETÀ 16 MARZO 2014 La mente e l’anima colloqui con lo psicologo Nascere, morire, rinascere? di Federico Cardinalicontinua trasformazione, al pun- Molti vedono il tempo presente inserito in un ciclo vitale, come una tappa di un viaggio assai più lungo e ricco. L’anima (lo spirito, il principio vitale – entrare ora in una discussione sui nomi sarebbe fuorviante) percorre strade che intersecano il tempo, così come lo conosciamo, in una sorta di cicli che s’inanellano l’uno nell’altro. E in questo cammino lei progredisce fino a giungere alla sua maturazione. Alla pienezza della Vita. Alcune anime poi, una volta raggiunta la mèta, non si fermano nella beatitudine della pace, ma ritornano tra noi per aiutarci nel nostro cammino. Li chiamano maestri, guide. Guru. Parlano di anime più evolute. Di esseri di Luce. to che quando entriamo nell’infinitamente piccolo, non siamo più in grado di differenziare, con gli strumenti di cui disponiamo al presente, tra energia (onde) e materia (particelle). Ma torniamo a noi. A noi, immersi nell’attuale dimensione di tempo e spazio. In questa ‘esperienza’ di vita che ci lascia con tanti interrogativi aperti quando ci troviamo di fronte alla morte. E di conseguenza alla vita stessa. E alla domanda che le accompagna: e la vita dopo la morte? Perché no? Mi dico. In fondo le religioni che l’umanità ha costruito nei millenni non sono tutte un dono del Creatore? Non può Lui, Padre-e-Madre dei viventi, donare a ciascun popolo di cogliere come ‘una parte’ di quella Verità che è Lui stesso? Invitandoci magari a mettere in comune tutti questi frammenti, quasi un puzzle che solo alla fine, nella pienezza del tempo, rivelerà la pienezza della Luce. Per ascoltare davvero questa domanda io credo che abbiamo bisogno di tenere l’animo aperto alla dimensione di mistero. Perché è proprio in questa dimensione che la domanda sulla morte (e sulla vita) ci invita ad entrare. È vero, mistero è una parola inflazionata: la usiamo a proposito di cose o di fatti in cui non riusciamo a vedere chiaro. Ma non è qui il suo significato. Mistero ci parla di segreto. Di silenzio. La parola greca mystèrion nasce dal verbo mýo che significa sono chiuso o anche sto quieto, silenzioso. Dire che alla morte-e-vita non possiamo non guardare se non in questa dimensione di mistero e di silenzio, significa avvicinarci ad essa con grande cura. Con vero rispetto. Con il desiderio di ascoltare ciò che essa dice nel profondo di noi stessi. La stessa psicologia ci parla del tempo della vita come di un tempo di crescita. Ma oltre non sa andare. Nessun timore: per la nostra mente questi pensieri sono come un tentativo per trovare risposte a domande che abitano nel profondo del cuore umano. Nella tradizione cristiana noi diciamo che con la morte la vita non cessa di esistere, ma si trasforma. Mi piace questa parola. In fondo, con strumenti e linguaggi diversi non è questo che ci dice la fisica moderna? Energia e materia non sono che modalità diverse in cui la realtà si presenta. E l’una e l’altra sono in una relazione dinamica di Qui è alto il rischio di aggrapparci a ‘dottrine’ che vengono da fuori. Come se in esse potessimo trovare risposte che ci liberino dal bisogno di portare avanti la nostra ricerca. Inevitabilmente personale. Che ci liberino dalla necessità di percorrere la strada sulla quale ciascuno di noi sa che deve camminare se vuole incontrare la propria anima. Le religioni ci offrono sistemi di pensiero che possono aiutare in questo viaggio. Ma possono anche diventare ostacolo. Costrizione. E lo sono ogni volta che attraverso l’adesione a una dottrina dovessimo ingessare le nostre domande. Chiuderle. Come fossero pensieri non buoni, non utili per cogliere il senso della vita: quella di oggi e quella che chiamiamo vita dopo la morte. Dicevamo sopra di quell’intuizione che vede nel presente una fase della vita. Un tempo che la nostra anima percorre nel suo cammino di crescita e di perfezionamento che va oltre il limite della vita attuale. Possiamo allora pensare che quella di adesso è solo una delle tante ‘vite’ che trascorriamo sulla terra? O, meglio ancora, che essa è solo una parte di quel cammino di vita già iniziato da tempo e che, passo dopo passo, ci porterà verso la pienezza della Luce – che, come credenti, possiamo chiamare Dio? Se questi pensieri ci aiutano a non sprecare il presente e a coglierne maggiormente il senso, se ci aiutano a vedere che siamo inseriti in un processo di crescita spirituale, perché non coltivarli? Perché non prenderli come una buona guida per non perderci lungo la strada? Se poi, invece, questo pensiero dovesse portare turbamento, inquietudine… lasciamolo riposare. Come un seme. Se il nostro cuore ha il terreno per accoglierlo, bene. Se invece lui ha bisogno di semi diversi, ricerchiamoli. E una volta trovati, prendiamocene cura. Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o cardinali@ itfa.it) o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI Notizie ProVita! Cav Jesi l’angolodellapoesia Distrattamente …donna ! ! ! ! Il Centro di Aiuto alla Vita di Jesi, in collaborazione col mensile “Notizie ProVita”, invita a partecipare ! SABATO 5 APRILE, alle 16 presso la PARROCCHIA S. PIETRO MARTIRE all’incontro DIFENDIAMO LA VITA! tenuto dalla prof.ssa Francesca Romana Poleggi ! Donna di speciale grazia l’essere mamma fanciullesca creatura che il creato vuole prodiga d’amore Sfuggevole bellezza che rapisce il cuore oltre l’egoismo la pazienza di rimanere fiore in attesa del vigore (direttore editoriale del mensile di bioetica Notizie Pro Vita) Un’occasione per parlare della meraviglia della vita, che oggi è sottoposta a numerosi attacchi. Eppure quello alla vita è il primo di tutti i diritti. Per questo bisogna informarsi e combattere la buona battaglia a difesa dei più deboli, che sono i nascituri, contro la “cultura dello scarto”. ! ! Per informazioni: Mirella 346 0899727 - Federico 3281128624 Dietro l’apparenza resta incarnato il senso del donato distrattamente resta donna specchio del creato Maria Giannetta Grizi VITA ECCLESIALE LA CHIESA LOCALE IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO Giovedì 13 marzo Ore 9.30: Seminario, Incontro del Clero Visita pastorale a San Giuseppe: ore 15-20: a disposizione per colloqui e Confessioni ore 21: Lectio Divina Venerdì 14 marzo Visita Pastorale a San Giuseppe, ore 10-12: Visita ai Malati in casa Ore 16.30: Adorazione Eucaristica Ore 17.30: Incontro con “Dopo scuola” Ore 19: Incontro con Volontari del Centro d’Ascolto Ore 21: Incontro con Giovani di AC Sabato 15 marzo Mattino: Fonte Avellana, Incontro con Partecipanti agli Esercizi Spirituali dell’AC Visita Pastorale a San Giuseppe, Ore 14.30: Incontro con i ragazzi del Catechismo e dei gruppi Ore 18.30: S. Messa Ore 19.30: Incontro con Gruppo “Amicizia a Domicilio” Domenica 16 marzo Ore 9: S. Maria Nuova e Collina, Ritiro con Animatori della Pastorale Ore 11: S. Maria Nuova, S. Messa Ore 15: Seminario, Incontro con RnS: Catechesi e S. Messa Ore 21: Incontro a carattere vocazionale Lunedì 17 marzo Visita Pastorale a San Giuseppe, ore 10-17: Visita ai Malati in casa Ore 21: Incontro con i Catechisti Martedì 18 marzo Ore 10.00: Visita Past. a San Giuseppe, incontro con i malati in casa Ore 15-19: Il vescovo riceve in Cattedrale per colloqui e Confessioni Ore 21: San Marcello, Incontro con i fidanzati Mercoledì 19 marzo Visita Pastorale a San Giuseppe, ore 11: S. Messa per Confartigianato ore 21: Assemblea Parrocchiale su Evangelizzazione Giovedì 20 marzo Visita Pastorale a San Giuseppe, ore 10-12: Visita ai Malati in casa ore 21: Lectio Divina ore 18.15: Incontro Meic Venerdì 21 marzo Visita Pastorale a San Giuseppe, ore 10-12: Visita ai Malati in casa Ore 16.30: Adorazione Eucaristica Ore 21: Inaugurazione Via Crucis Ore 18.00: Manifestazione a favore della vita Sabato 22 marzo Visita Pastorale a San Giuseppe, Ore 14.30: Incontro con i ragazzi del Catechismo e Ore 15.30: Tavola Rotonda: Anche questa è scuola mia Ore 17-20: A disposizione per colloqui e Confessioni Domenica 23 marzo Visita Pastorale a San Giuseppe, Ore 9.30: Caminada San Giuseppe Ore 10: Coppetella, S. Messa Ore 11.30: Parrocchia S. Lucia, S. Messa, ore 18.30: S. Messa conclusiva della Visita Past. Ore 21: Incontro a carattere vocazionale Voce dellaVallesina SETTIMANALE DI ISPIRAZIONE CATTOLICA DELLA DIOCESI DI JESI FONDATO NEL 1953 v oce 16 MARZO 2014 a cura di don Corrado Magnani [email protected] della v allesina 7 LA PAROLA DELLA DOMENICA In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia che conversavano con lui. Pietro prese la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per 16 MARZO 2014 2A DOMENICA DI QUARESIMA DEL TEMPO ORDINARIO Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9) Mosè, una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Poter vedere oltre... Noi vediamo la storia come un ordito a rovescio di un tappeto. Scorgiamo un apparente non-senso nell’intreccio dei fili. E non vi cogliamo, né vi intravediamo un disegno preciso. Questo ci procura un misterioso malessere che sembra togliere respiro alle nostre vicende personali. Anche se non ci manca il necessario per vivere decorosamente, non ci basta un orizzonte chiuso e un destino a finire. Il sospetto di essere “dei vuoti a perdere” avvelena i nostri passi. C’è un “oltre”, invisibile che cattura il nostro desiderio e il bisogno; un “oltre”, non come un accessorio, ma che sentiamo profondamente nostro e che ci procura nostalgia. Talvolta capita che la percezione dei sensi o il pensiero che si arrovella in ragionamenti difficili, cedano il passo a una intuizione luminosa dell’anima, alla certezza di una verità inedita che ci supera. Allora il velo della realtà conoscibile si apre per un momento (è la nostra “apocalisse”) sull’intera verità del tempo e della storia, di cui noi siamo parte, e vediamo l’azzurro. É il nostro “monte alto” dove Dio abita (Salmo 68,17). Sul “monte alto” tre uomini spaventati, come noi, che non capiscono, come noi, non credono ai loro occhi! Gesù, l’uomo, il compagno dei giorni, che sanno incamminato “a muso duro” verso Gerusalemme dove lo aspetta una croce “necessaria”, si rivela il Signore della Vita, della gloria del Padre, il Vivente. Abbagliati da questa illuminazione interiore, spaventati per la gioia improvvisa e imprevedibile, non sanno altro dire per esprimere il “troppo”: “É BELLO PER NOI STARE QUI”. Qui ci si affaccia oltre, sull’eterno e a noi è data la verità ultima di Dio e della nostra esistenza. va verso la croce per far morire la nostra morte. Quello che oggi vediamo non è il tutto, ma il dono di poter vedere “oltre” ci assicura che la morte non ci sfigurerà e il nostro futuro non finirà. Giovanni dice: “A quelli che l’hanno accolto, ha dato loro il potere…” (Gv. 1,12 ). A chi accoglie il Verbo, Gesù, Parola definitiva del Padre, è data non la possibilità, ma la potenza di vedere “oltre” le apparenze, di sperare nonostante tutto, di amare tutti, anche chi non è amabile, di poter vedere sul volto di ogni uomo, anche sfigurato, la trasfigurazione (= la gloria, la presenza) del Cristo. Ma il tempo della luce è breve, la visione scompare: è stato un dono che deve bastare per dare coraggio alla fede, e al nostro camminare. La vita di sempre riprende il sopravvento. L’orecchio fa Colmi di luce e di speranza, bisogna fatica ,tra il vociare di uomini, a sentire scendere dal monte e tornare nella la voce del Padre. L’orizzonte consueto normalità della vita quotidiana, uguadel tempo spegne la luce. Ma adesso le a prima. Ma in realtà abbiamo occhi sappiamo che la luce c’è e che è per noi. diversi, per “vedere oltre”; per vedeLa trasfigurazione luminosa (e non la re che tutto è diverso. Con noi resta sfigurazione che la morte ci procura : il “GESÙ SOLO” (versetto 8). Non c’è alnulla che temiamo) è il punto d’arrivo tra rivelazione da cercare. dell’universo. Nel dolore sappiamo che L’ascolto di Lui ci rende come Lui, figli la gioia c’è per noi. Quello che vorrem- di Dio, partecipi della sua vita piena. mo rubare a Dio, considerato come un “ASCOLTATELO” ( versetto 5). L’ascolrivale (cioè “diventare come Dio”- Ge- to della sua Parola è già ora principio nesi 3,1-5) in realtà ci è stato già dona- della nostra trasfigurazione. È la strada to per mezzo di quell’uomo che se ne per la nostra resurrezione. notiziebrevi 23 marzo: pomeriggio mariano Il “Pomeriggio mariano” è promosso a Jesi domenica 23 marzo nella chiesa di San Francesco d’Assisi dalle 15,30 alle 18 dalla Milizia dell’Immacolata e dalle Missionarie dell’Immacolata - Padre Kolbe. L’incontro prevede la preghiera iniziale e alle 16 la catechesi di mons. Gerardo Rocconi, Vescovo di Jesi: “Imparare da Maria a vivere come discepoli del Signore”. Alle 17 l’adorazione eucaristica. 26 aprile al Santuario delle Grazie La comunità dei padri carmelitani di Jesi propone una serata dedicata ai giovani. La sera del 26 aprile alle 21, vigilia della festa della Madonna delle Grazie, i giovani sono invitati a rendere omaggio alla Vergine Maria esibendosi in canti e musiche, recitando poesie o presentando foto e lavori artistici. I lavori musicali andranno presentati alla Scuola Pergolesi mentre le poesie, i racconti ed altri Direttore responsabile Beatrice Testadiferro Comitato editoriale: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Lombardi Responsabile amministrativo Antonio Quaranta Proprietà: Diocesi di Jesi Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 Composizione grafica Giampiero Barchiesi Stampa Rotopress International s.r.l, Loreto Spedizione in abbonamento postale Associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) elaborati dovranno essere recapitati al Santuario entro il 13 aprile. Regolamento nel sito www.santuariojesi.it 4 maggio: Marcia nazionale per la Vita La Marcia per la Vita sarà quest’anno il 4 maggio a Roma. È il segno dell’esistenza di un popolo che non si arrende e vuole far prevalere i diritti di chi non ha voce sulla logica dell’utilitarismo e dell’individualismo esasperato, sulla legge del più forte. I promotori della Marcia per la Vita intendono affermare la sacralità della vita umana e la sua assoluta intangibilità dal concepimento alla morte naturale, senza alcuna eccezione, alcuna condizione, alcun compromesso;·combattere contro qualsiasi atto volto a sopprimere la vita umana innocente o ledere la sua dignità incondizionata e inalienabile. Anche da Jesi sarà possibile partecipare con un pulmann. www. marciaperlavita.it Questo numero è stato chiuso in redazione martedì 11 marzo alle 17 e stampato alle 18 dell’11 marzo. Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Tel. 0731.208145, Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Codice fiscale 00285690426 Questo giornale è stampato su carta riciclata. ABBONAMENTO ANNUO 35 EURO DI AMICIZIA 40 EURO SOSTENITORE 50 EURO 8 v oce della v allesina PASTORALE 16 MARZO 2014 NOI OPERATORI DI PACE: INCONTRO DEL PROF. MASSACCESI SU PAPA FRANCESCO Il Papa si raccomanda “che nessuno sia indietro” Sabato primo febbraio in Duomo presso la sala della Confraternita, l’Associazione Noi Operatori di Pace ha svolto l’incontro sul tema: “Papa Francesco”. Il tema è stato svolto dal prof. Vittorio Massaccesi, editorialista di Voce della Vallesina e già preside del Liceo Scientifico di Jesi e sindaco della città negli anni sessanta. Il relatore ha iniziato la sua conferenza, ci fa piacere ricordarlo, dicendosi soddisfatto che una Associazione il cui nome si rifà alla pace, lo chiami a parlare su un Papa che intende lavorare a fondo per essa e ha citato il suo intervento per scongiurare un allargamento del conflitto militare in Siria dalle conseguenze inimmaginabili; chiedendo a tutti i cattolici di innalzare una supplica a Dio perché fermasse la guerra. Intervento che ha riscosso il plauso di uomini di pace di altre religioni nonché di persone atee a cui però sta a cuore i destini degli uomini. Il relatore ha evidenziato come Papa Francesco stia portando avanti una rivoluzione, non nei principi ma nei comportamenti. Egli apparendo dopo il conclave alla folla di San Pietro e in mondovisione ha esordito con la frase: Buona Sera; che ha colpito profondamente tutti. Poi la sua decisione di restare a Santa Marta, affermando: “non ce la faccio a sentirmi isolato nelle stanze all’ultimo piano del Vaticano”. Poi ha battezzato un bambino di una coppia che non era stata unita con il sacramento del matrimonio. Attualmente sta nominando 19 cardinali provenienti sia dai paesi più densamente popolati dove il cattolicesimo è radicato, sia da quei paesi dove il cattolicesimo è meno diffuso, ma desideroso che anche quelle nazioni siano rappresentate affinché la struttura organizzativa della chiesa possa avere radici da per tutto. Il prof. Massaccesi ha evidenziato come analizzando il comportamento dei papi della nostra epoca recente (di cui alcuni li ha anche conosciuti personalmente) da Pio XII all’attuale Papa Francesco, la Chiesa si è sempre più aperta ai fedeli e agli “altri”, non solo culturalmente ma anche fisicamente, cercandone l’incontro. Il relatore ha citato il recente dialogo tra Papa Francesco ed il giornalista Eugenio Scalfari, ex direttore del giornale La Repubblica, quest’ultimo ateo ma rispettoso del credo altrui, il quale ha costatato come un dialogo aperto e franco possa sussistere ed anzi è auspicabile. Papa Francesco, ha continuato il relatore, vede il Vaticano un po’ come l’Intendenza dell’esercito, che pensa al vettovagliamento dei soldati, funzione che sta sì al centro ma non è accentratrice, che costituisce anzi un valido aiuto e sostegno di tutte le parrocchie sparse nel mondo. E questo è importante anche per comprendere il mondo d’oggi. La Chiesa, ha osservato il professore, attualmente intrattiene rapporti con circa 180 nazioni della terra. Il relatore ha continuato facendo notare che per papa Francesco Dio non è cattolico, Dio è Dio. É vero sì che il cattolicesimo vanta la Verità ma è pur vero che chi non ha dubbi sta fermo e non ricerca. Dio è dell’Umanità e si può andare incontro a Lui da diverse strade. Il relatore ha evidenziato come sia di vitale importanza il non “omogeneizzarci”. Il non essere omogeneizzati comporta il dialogo, che significa ascoltare , aprirsi con tutti, il non aver paura. Solo nel dubbio mi apro al dialogo e solo nel dialogo mi metto alla ricerca. La politica, l’economia, la cultura sono suscettibili di grossi cambiamenti in poco tempo e questo ci spinge al dialogo e a far si che i principi siano modificati per comprendere la realtà. La realtà è come se fosse un poliedro. Il poliedro ha tante sfaccettature, che devo conoscerle perché insieme costituiscono la realtà. Il motto del Papa, ha continuato il professore è “miserando atque eligendo”. La parola miserendo la possiamo rendere in italiano con misericordiando, comunichiamo sapendo comprendere quello che è contro. Questo è il motivo della comprensione, dell’apertura all’altro. Eligendo: che significa vado avanti scegliendo (devo saper scegliere al momento opportuno). In fondo occorre essere una persona dal pensiero incompleto, nel senso che se siamo aperti abbiamo sempre qualcosa da imparare. E per imparare a camminare non abbiamo altra strada che camminare. La Chiesa per Papa Francesco, ha continuato il professore, è l’Ospedale da campo, dove aiutare chi ha bisogno. Molti, ha osservato, non conoscono la redenzione, non conoscono il vangelo, ma io li devo accettare così come sono. Molti sono feriti, io come cattolico li devo aiutare, poi ognuno decide per se, se convertirsi o meno. Né rigoristi né classisti. É un modo nuovo di presentarsi, adeguato ai tempi. Questo non è un cambiamento dell’ortodossia cristiana o un abbandono dei principi. Il Papa più volte ha ribadito che i sacerdoti e i vescovi siano non dei funzionari ma apostoli; il funzionario aspetta chi viene, l’apostolo va incontro alla gente. E inoltre il Papa si raccomanda di “stare attenti che nessuno rimanga indietro”. Può rimanere indietro chi ha i dubbi maggiori o quello che viene scandalizzato. Il pastore che lascia qualcuno indietro è quello che perde le pecore. Dio è in ciascuna persona e Dio lo si incontra camminando. Dio è nella vita di ogni persona. Noi in effetti dobbiamo essere sussistenza e sanità per gli altri. Pensiamo alle parole di Gesù: ero malato, ero affamato…. in questo senso noi siamo peccatori perché non applichiamo il vangelo. Riflessione dell’Associazione Noi Operatori di Pace Come ha evidenziato bene il prof. Massaccesi, concludendo la sua conferenza, noi siamo peccatori soprattutto perché non ci impegniamo a fondo a vivere il vangelo. Esso richiede una scelta di campo radicale: o si vive secondo lo Spirito di Dio che porta gli uomini a sentirsi vicini gli uni agli altri, a sentirsi membri di un’unica grande famiglia umana, oppure si vive assecondando lo spirito mondano del tempo, il quale inevitabilmente spinge gli uomini a scontrarsi, a sopraffarsi, a perdere la pace interiore che è il fondamento di ogni pace esteriore. Come indicato nella locandina dell’incontro Papa Francesco con il suo stile da “parroco del mondo”, vuole impegnare la Chiesa intera in una sfida di rievangelizzazione dell’Occidente e di evangelizzazione del mondo intero. Certamente la sua è un’ottima intenzione ma senza l’appoggio e l’impegno di quelli che si sentono cristiani, cioè noi tutti, la sua bellissima intenzione è destinata all’insuccesso. Ricordo Montefano 2-7-1922 Loreto 11-3-2014 Dina Cesari Dove Signore, dove saremo portati su questa terra non sappiamo, ma non dobbiamo nemmeno chiedercelo anzitempo. Sappiamo soltanto che per coloro che t’amano, Signore, tutte le cose volgono al bene e che le tue vie vanno di là da questa terra. (Edith Stein) La ricordano con affetto e gratitudine i figli Giovanna, Bernardino, Luciana, Francesco e Carlo; il genero Giuseppe; le nuore Rita, Fiorella e Lorella; i nipoti Beatrice, Corrado, Alessandro, Roberto, Agnese, Lorenzo, Stefano, Matteo, Eloisa, Cristina e Leonardo; i pronipoti Giada e Riccardo. IN DIOCESI v oce 16 MARZO 2014 della v allesina 9 FESTA DELLA DONNA: LA SANTA MESSA DEL VESCOVO CON IL CENTRO ITALIANO FEMMINILE DI JESI AL SANTUARIO DELLE GRAZIE Nello stile di Maria per annunciare il Vangelo Il Centro Italiano Femminile (CIF) ha voluto festeggiare anche quest’anno le donne e ricordarle al Signore con una celebrazione eucaristica la sera del 7 marzo, nel Santuario della Madonna delle Grazie. “Una preziosa opportunità - ha sottolineato il Vescovo che ha presieduto la Messa - per ascoltare la Parola del Signore che chiede alle donne di essere luce, gioia, speranza per il mondo”, testimoniando la fedeltà e l’amore per il Signore, se necessario, fino al martirio. Il 7 marzo la Liturgia ricordava le sante Perpetua e Felicita. La prima, nobildonna; la seconda, serva. Entrambe giovani e madri, legate da un’amicizia che supera ogni differenza sociale, animate da quella fede che non teme la morte. Se a Perpetua e Felicita è stato chiesto di rinunciare alla vita, alle donne di oggi si chiede di “Rigenerare la vita e coltivare la speranza” (tema del CIF per il 2014). Come si può rigenerare la vita? La risposta ce la fornisce il Papa nel suo messaggio per la Quaresima. Riassumendo il documento in modo incisivo, il Vescovo ha ricordato la condizione di Cristo che da ricco si è fatto povero per noi. Che cos’è questa povertà con cui Gesù ci rende ricchi? È il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il buon Samaritano. È la sua compassione, la sua tenerezza. Sull’esempio del Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei nostri fratelli, a farcene carico e ad operare per alleviarle. La miseria non equivale alla povertà: la miseria è povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza; può essere materiale, morale e spirituale. La società è dovunque lacerata da miserie materiali, quali la malattia, la mancanza di lavoro e di beni di prima necessità, la morti- ficazione della dignità individuale e collettiva, la violenza, l’ingiustizia... Molte di queste piaghe dipendono dalla miseria morale, cioè da una deriva etica che rende l’uomo schiavo del vizio e del peccato, mali visti semplicemente come condizioni necessarie per soddisfare i propri idoli: ricchezza, successo, potere. Il buio in cui brancoliamo quotidianamente è la diretta conseguenza dell’allontanamento da Dio e del rifiuto della Parola che salva. Di fronte a un panorama così desolante, Papa Francesco ci ricorda che solo il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale. Il cristiano è chiamato a portare, in Jesi - Venerdì 21 Marzo 2014 Palazzo dei Convegni - Corso Matteotti, 19 ogni ambiente, l’annuncio gioioso nel nascondimento, nella pace e che Dio ci ama ed è sempre pronto nella tenerezza. Se questo invito a perdonarci. quaresimale è rivolto a tutti, tanto Approfittiamo di questo tempo for- più deve essere accolto dalle donne, te della Quaresima per convertirci chiamate non solo a dare la vita, ma e rafforzare il nostro rapporto con anche a rigenerarla e a proteggerla il Signore. Solo se inondati dallo dalle mille insidie da cui è minacSpirito di Dio, potremo sperimen- ciata. Al momento della preghiera tare la gioia e diffonderla, potremo dei fedeli, la presidente del Centro consolare i cuori affranti e donare Italiano Femminile, Annalisa Masé, ha ricordato Graziella Filippola speranza a tanti fratelli. Il Papa parla infine di “spogliazio- ni, che ha speso tutta se stessa per ne”, intesa sia in senso spirituale questa Associazione, nata per veche materiale. Dobbiamo diventare nire incontro, con spirito cristiano, poveri per arricchire con la nostra alle varie necessità sociali. povertà gli altri ad imitazione di La presidente “storica”, Norina GaCristo. Solo quando avremo fatto gliardini, ha consegnato ai fedeli il posto all’amore di Dio, privando- testo del discorso che il Santo Paci delle nostre false sicurezze, dei dre ha rivolto il 25 gennaio ai partenostri grandi o piccoli egoismi, al- cipanti al Congresso Nazionale del lora potremo abbracciare la logica CIF. Un documento su cui riflettere della sobrietà, della condivisione e per comprendere l’importanza del dell’accoglienza fraterna. A questo ruolo attribuito alla donna nella sopunto il Papa dice: “Non dimenti- cietà civile, nella Chiesa e, in modo chiamo che la povertà duole. Non particolare, nella famiglia. sarebbe valida una spogliazione Il meraviglioso e arduo compito di cui le donne sono investite potrà senza la dimensione penitenziale”. Il Vescovo ha concluso la sua ome- essere assolto - dice il Papa - solo lia invitando i fedeli a guardare la “nel dialogo con Dio”, illuminato Madre di Gesù, “Stella della nuova dalla Sua Parola, irrigato dalla graevangelizzazione”: lo stile di Maria zia dei Sacramenti”. è uno stile femminile, lo stile miFrancesca Procaccini gliore per testimoniare il Vangelo Foto Anna Vincenzoni notiziebrevi nze Consegue he c psicologi o t dell’abor o volontari Incontro con la Dott.ssa Cinzia Baccaglini Psicologa Psicoterapeuta esperta della sindrome post aborto Accoglienza e Saluti ore 18.00 Relazione della Dott.ssa Cinzia Baccaglini ore 19.00 Dibattito ore 20.00 Conclusione ore 17.30 C.A.V. JESI Centro di Aiuto alla Vita S.Antenori Onlus Jesi - Via Costa Baldassini 10 (lunedì 17.00-19.00) | Tel. 0731 57410 - 334 3642996 www.cavjesi.it 21 marzo: Aborto e poi? Il Centro di Aiuto alla Vita di Jesi organizza l’incontro “Aborto e poi? Conseguenze psicologiche dell’aborto volontario” con la dott.ssa Cinzia Baccaglini, psicologa e psicoterapeuta esperta della sindrome post aborto. La conferenza, che si terrà venerdì 21 marzo al Palazzo dei Convegni, avrà inizio alle 17.30 con l’accoglienza e i saluti di introduzione. Ci sarà poi la relazione della dott.ssa Baccaglini, cui seguirà la discussione in sala. Un’occasione per riflettere sul dramma dell’aborto e sulle conseguenze che arreca alla donna. 5 aprile: Difendiamo la Vita! Il Centro di Aiuto alla Vita, in collaborazione col mensile di bioetica Notizie ProVita (www.notizieprovita.it) dedica un pomeriggio al tema della vita, rivolto a tutti, specialmente ai giovani. Sabato 5 aprile, presso la parrocchia San Pietro martire, la prof.ssa Francesca Romana Poleggi (direttore editoriale di Notizie ProVita) affronterà il tema della meraviglia e della difesa della vita, oggi minacciata su tanti fronti. Nella conferenza, che avrà inizio alle ore 16, verranno illustrate le tappe che vanno dal concepimento alla nascita, si spiegherà cos’è l’aborto, come è regolato dalla legge 194 e quali conseguenze esso produce sulla madre, il padre e gli altri soggetti coinvolti. 16 marzo a Fonte Avellana Domenica 16 marzo terza giornata di formazione, meditazione e preghiera per singoli e famiglie al monastero di Fonte Avellana. La mattina il priore padre Gianni Giacomelli proporrà una meditazione sul Vangelo di Matteo sul tema: “La predicazione del Regno dei Cieli”. Alle 7.30 partenza da Jesi, piazzale chiesa San Francesco d’Assisi (via S. Francesco, Jesi) e alle 9 ritrovo presso il Monastero di Fonte Avellana a Serra Sant’Abbondio. Per informazioni e adesioni: [email protected] 10 v oce della v allesina LA VISITA PASTORALE A SAN GIUSEPPE CON LE INIZIATIVE PER LA FESTA DEL PATRONO “Quaresima tempo favorevole per la conversione” Il cammino verso la Pasqua del pastore della Chiesa jesina quest’anno è iniziato a San Giuseppe, dove è in corso la visita pastorale, giunta alla sua terza settimana. Don Gerardo ha presieduto la celebrazione del mercoledì delle Ceneri ricordando che la Quaresima è il periodo ideale per intraprendere un cammino di conversione. «É il cammino che conduce ad un momento importante della Chiesa: la Pasqua – ha spiegato il vescovo nella sua omelia – In quel giorno ricordiamo di essere stati battezzati in Cristo e ringraziamo il Signore della nostra vita nuova, rinunciando al male e scegliendo il Signore». Don Gerardo ha anche suggerito tre strumenti per vivere la Quaresima nel migliore dei modi. «Il Vangelo parla di tre vie: la preghiera, il digiuno e l’elemosina. La preghiera è l’ascolto del Signore. Il digiuno non è soltanto non mangiare. Non può bastare! Significa anche digiunare dal peccato, orientare la nostra vita rinunciando a ciò che ci porta via dal Signore. L’elemosina non è lo spicciolo dato al povero per strada. Il Papa parla proprio dell’elemosina nel suo messaggio per la Quaresima 2014. Il mondo è pieno di miserie materiali, morali e spirituali. Noi cristiani non dobbiamo restare indifferenti ma dobbiamo darci fa fare, condividendo qualcosa di nostro: portiamo Gesù a chi vive nella povertà, parliamo di lui!». Alla celebrazione di mercoledì 5 marzo erano presenti anche i ragazzi che a fine aprile faranno la cresima. A loro ed a tutti i presenti il vescovo ha rivolto un messaggio particolare. «La Quaresima non è un tempo come un altro ma è pre- zioso e favorevole per aprire il cuore al Signore, accorgendoci delle povertà attorno a noi. Questo può accadere solo se la nostra vita di preghiera è intensa». Non sono mancati gli incontri con i gruppi giovani della parrocchia. Sabato 8 marzo è toccato ai ragazzi dell’Acr (Azione Cattolica dei Ragazzi). In un bel clima festoso don Gerardo ha spiegato loro le regole dell’amicizia con Gesù, perché «siamo tutti testimoni del Vangelo, cioè siamo quelli che lo hanno visto, che raccontano la sua vita e parlano di lui, perché lo abbiamo incontrato». Domenica poi, è stato il turno dei diciassette ministri straordinari della comunione presenti in parrocchia, a cui il vescovo ha consegnato il mandato durante la celebrazione delle 11.15. «Cercate di esprimere nella fede nella vita 1923 1923 IN DIOCESI 16 MARZO 2014 cristiana – ha detto loro – la realtà dell’Eucarestia, mistero di unità e di amore. Poiché distribuirete agli altri l’Eucarestia, sappiate esercitare la carità fraterna, secondo il precetto del Signore, che nel dare in cibo ai discepoli il suo stesso corpo disse loro: “Questo è il mio comandamento, che ci amiate l’uno l’altro come io vi ho amato». Il programma della settimana La visita pastorale del vescovo Gerardo a San Giuseppe entra nella terza settimana, anche questa caratterizzata dai tanti incontri con le varie realtà che animano questa grande parrocchia. Punti fermi restano la lectio divina sul capitolo 17 del Vangelo di Luca del giovedì sera alle 21; la comunione ai malati nei giorni di venerdì, lunedì e martedì; l’adorazione eucaristica del venerdì alle 16.30 e l’incontro con i gruppi dei bambini e ragazzi il sabato pomeriggio. Oltre a questi appuntamenti in DAL 1923 CRISTO DEPOSTO sec. XIII Ambito centroitaliano, risse di Jesi e Cla Prov. Monastero dell Diocesano Conservato al Museo HE C R A M E NELL A E N G I L NE III O X I e Z I I I S X O I P L LA DE NEI SECdOel “Visibile Parlare” I ne Espressio 7 ICO II, R E D E ZZA F A I P / O ESAN C O I D O MUSE / JES Ricerca storico stilistica a cura di Leonardo Emiliani > Sabato 15 marzo 2014, ore 17.30 IL CRISTO DEPOSTO DI JESI DA OGGETTO DI FEDE A SOGGETTO ARTISTICO 1923 INGRESSO GRATUITO INFO: Museo diocesano piazza Federico II, 7 - Jesi (An) tel. 0731 226749 [email protected] > Sabato 22 marzo 2014, ore 17.30 ANALISI ICONOGRAFICA DEL DEPOSTO DI JESI NEL CORSO DEL TEMPO > Sabato 29 marzo 2014, ore 17.30 I DEPOSTI DUECENTESCHI DI JESI, TOLENTINO E RECANATI: CONFRONTI questa terza settimana Mons. Rocconi sarà a San Giuseppe il giovedì dalle 15 per i colloqui e le confessioni. Venerdì 14 marzo alle 16 incontrerà le insegnanti ed i bambini del dopo scuola dell’oratorio “SanGiu”; alle 18 i responsabili del centro di ascolto parrocchiale e alle 21 il gruppo Giovani di Azione Cattolica. Sabato 15 dopo aver celebrato la santa Messa alle 18.30, il vescovo vedrà i ragazzi dell’Amicizia a domicilio. Lunedì 17 alle 21 sarà il turno dei catechisti. Mercoledì 19 marzo, giorno di San Giuseppe, alle 11 don Gerardo celebrerà la santa Messa per la Confartigianato e alle 21 presiederà l’assemblea parrocchiale. Fotoservizio Giuseppe Papadia Nelle foto la celebrazione del mercoledì delle Ceneri; la visita al gruppo Acr; il mandato ai ministri straordinari dell’Eucarestia della parrocchia. Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it PASTORALE v oce 16 MARZO 2014 della v allesina 11 INTERVISTA A LUCA MANCINI: L’ESPERIENZA IN ONCOEMATOLOGIA AL “G. SALESI” Con la musicoterapia tra i più bisognosi Ho avuto l’onore di conoscere Elena Mancinelli e apprezzare la sua recente pubblicazione dal titolo “Storie”, di cui si è parlato recentemente in questo settimanale. Ora ho il piacere di incontrare il figlio Luca… e si spalanca un mondo, bello, delicato e prezioso. Gli ho rivolto qualche domanda. Pubblicare un libro - dice qualcuno - è quasi come fare un figlio... Mi riferisco alla pubblicazione di tua madre, fatto che più avanti capiremo essere collegato anche alla tua attività. Qui abbiamo dunque sia il libro che il figlio: come hai vissuto l’esperienza di tua madre che ha recentemente pubblicato “Storie”? «A dire il vero non ero a conoscenza del fatto che mia madre stesse lavorando alla stesura di questo libro. Molte volte le cose accadono quasi per caso o, forse, sembrano capitare per caso… Comunque sono stato molto contento perché credo sia comunque una esperienza bella e anche divertente, tirar fuori dalla propria memoria tanti ricordi, emozioni, personaggi. Spero che anche mia madre si sia divertita nel farlo e che sia l’inizio, perché no, di una bella carriera da …scrittrice! Auguri mamma!». Ci vuoi dire due parole su te e l’attività che svolgi? So che si tratta di qualcosa di davvero delicato e importante, e per i più piccoli. «A circa 30 anni per molti avviene che non si ha la percezione di quello che vuol dire vivere la propria vita; io ero uno di questi: tutto, o quasi, ruotava attorno al mio ego. Con la nascita di Giovanni e Alessandro tutto è stato stravolto, rivisto, modificato e la visione della vita è totalmente cambiata. Sostituire “l’io per io” con “l’io per l’altro” è stata una tappa inevitabile del diventare genitori e comunque l’inizio di un cambiamento che ne ha portati tanti altri a cascata. Cambio di lavoro e ricerca di nuove “mete” non più come semplice soddisfazione di sé, ma come tentativo di avvicinarsi a qualcosa di profondo e di spirituale che poi è il vero senso e scopo dell’esistenza. Alcune certezze cominciano sgretolarsi mentre altre prendono corpo e spessore come la mia passione per la musica e le esperienze fatte fin da “ragazzo” con i disabili. Inizio così un po’ per curiosità, un po’ per caso, chissà, ad avvicinarmi alla Musicoterapia e rimango affascinato dal potere di comunicazione e di benessere che può esercitare su tutti, grandi e piccini! Tecnicamente il musicoterapeuta aiuta l’utente a migliorare il proprio stato di salute, utilizzando le esperienze musicali e le relazioni che si sviluppano attraverso di esse come forze di cambiamento. I percorsi di Musicoterapia possono dura- re da pochi incontri a diverse sedute, secondo gli obiettivi che si intendono raggiungere; la Musicoterapia ha finalità generali che sono: lo sviluppo di potenzialità e/o riabilitazione di alcune funzioni, l’integrazione sul piano intra e interpersonale, il miglioramento della qualità della vita; gli obiettivi sono declinati nel tempo, nel contesto e nel rispetto della persona e di tutta una serie di parametri. Dal 2012 lavoro all’interno del reparto di Oncoematologia presso l’ospedale pediatrico “G. Salesi” di Ancona per conto dell’“Associazione Raffaello”. Raffaello ora è un angelo; era malato di cancro e ha lottato con tutte le sue forze per 10 mesi; i suoi anni si potevano contare sulle dita di una mano; ne aveva solo quattro! Dopo la sua morte la mamma ha fondato questa associazione che oltre alla musicoterapia offre ai bambini in reparto tante altre opportunità di benessere come la arte terapia e la clownterapia». Il ricavato delle vendite del libro servirà proprio per questa tua attività con i bambini. Questo ti fa e vi fa molto onore... ce ne complimentiamo. Come è nata questa idea generosa? «L’idea è nata dall’approfondimento e dal confronto con altri musicoterapeuti e dal fatto che il mezzo principale con cui si “lavora” sono i materiali sonori che a volte sono anche molto costosi. Per cui ho pensato di espormi in prima persona e di raccogliere fondi per l’acquisto di strumenti davvero meravigliosi, il mio scopo è promuovere la Musicoterapia che considero una bella opportunità da regalare a chi è in difficoltà. Sono alla ricerca di persone generose che mi possano aiutare. Grazie mamma, grazie al Presidente dott. Nazzareno Santoni dell’”Associazione Contardo Ferrini”, grazie ai numerosi sostenitori». E grazie a te, Luca, e buon proseguimento della tua preziosa attività con i bambini. Diego Mecenero UN MODO CONTROCORRENTE DI CELEBRARE L’8 MARZO E IL VALORE DELLA DONNA! Sorelle di sangue, intensità e delicatezza Domenica 9 marzo a Castelplanio con la sua bellezza interiore e for- e di Carla Marinelli che nonostanè stato presentato lo spettacolo tezza d’animo per salvare il suo po- te la disabilità ha creduto nell’a“Sorelle di Sangue” a un pubblico polo dal persiano Assuero, suo re e more e l’amore la rende promotriche ha riempito la sala polivalente. marito. E dopo un’intensa preghie- ce di speranza per tutte. Eppoi la Voluto e ispirato dal Centro di Spi- ra, ha fermato la mano distruttrice. marchigiana Lucia Annibali, sfiguritualità “sul monte” è stato elabo- Tutto il nostro pensiero si è lascia- rata con l’acido dal suo ex fidanzarato da un’equipe di cinque donne to avvolgere ogni volta dalla musi- to che la voleva solo per sé, “La for(Astralmusic e Centro danza Mir- ca e dalla danza dal sapore orien- za è dentro di me - dice - assieme ra). tale. Le ballerine sono state brave, al desiderio di riconquistare quello Intensità e delicatezza. Coinvolgi- tecnicamente perfette. Ma quello che qualcuno voleva sottrarmi”. mento e commozione. Bellezza e che tutti hanno visto è che queste Donne capaci di entrare nel buio gioia. Questi i diversi sentimenti donne hanno la danza nel sangue di una società gretta e violenta e di che tutti gli spettatori hanno pro- e quindi, con le belle coreografie, creare un movimento di rinascita e di impegno tutto al femminile. É la vato dall’inizio della narrazione. sanno davvero emozionare. Perché di una narrazione si è trat- E subito l’elenco delle donne, le storia di S. Maria de Mattias, fontata, di alcune storie e di tanti volti. tante donne violentate e uccise, datrice delle Adoratrici del Sangue La signora Mariella Conti che ha “che tutte dormono, dormono sul- di Cristo, presenti da 180 anni nel curato i testi ha iniziato chieden- la collina” secondo una poesia di mondo e 128 a Castelplanio. Un do a tutti di lasciarsi portare dal- Edgar Lee Masters musicata da Fa- carisma che è nato dalla contemle storie a scoprire il percorso del brizio de Andrè. Poi ci hanno rac- plazione del Sangue di Cristo, le cui sangue, cioè della vita, del coraggio, contato di Malala con un buco in “piaghe sono per me” come canta della passione, e, purtroppo anche testa , fermata perché voleva stu- dolcissima Alessia Sebastiano. “Sodi violenza e morte, esclusione ed diare e dell’indiana Munnì, a cui relle di Sangue” è l’ultima canzone, emarginazione. La prima donna è proibito danzare sulla piazza del cantata per la prima volta su questo è stata la regina Ester. È uscita dal villaggio (Katiuscia e Simona sem- palco e che ha commosso tutti. “Soracconto dell’Antico Testamento brano uscite proprio dal Kerala!!!) relle perché conquistate dal Sangue Cupramontana Domenica 16 marzo alle 17 si terrà la presentazione della neonata associazione culturale “Archeoclub d’Italia - sede di Cupra Montana” presso la sala consiliare del Comune di Cupramontana. All’incontro interverranno il sindaco di Cupramontana Luigi Cerioni, il vice presidente nazionale Archeoclub d’Italia Walter Scotucci, il professor Augusto Ancillotti dell’Università di Perugia e lo storico locale dott. Riccardo Ceccarelli. di Cristo, sangue di Dio nelle nostre vene, e disposte a risalire controcorrente dal mare alla sorgente per un mondo più umano, per tutti, uomini e donne. Alla fine sr Anna Maria ha ringraziato tutte, esprimendo il compiacimento per questa proposta nata, studiata e proposta dalle donne per tutti noi. Erano presenti anche le suore responsabili nazionali e generali dell’Istituto e il nostro Vescovo. Ha dato un saluto anche il vicesindaco Costantini. La loro riflessione ha toccato il valore prezioso della presenza delle religiose nelle nostre comunità. La serata si è conclusa con un buffet, offerto a tutti con il contributo di molte signore di Castelplanio e Jesi. Ognuno si è portato a casa anche un braccialetto rosso (33 grani – come gli anni di Cristo) per ricordare il percorso del Sangue della nostra Redenzione. dmp Alimentazione e salute Il Centro Turistico Giovanile “Vallesina” di Jesi organizza la rassegna “Alimentazione e Salute nello Sport” in collaborazione con la palestra Il David di Jesi ed il centro Chipos di Jesi. Venerdì 21 marzo il primo incontro “Riprogrammazione posturale globale: il plantare propriocettivo” con la presenza del dott. Gianni Serrani fisioterapista ed osteopata. Un modo globale di affrontare il problema dei disturbi posturali tenendo conto dei più importanti recettori della postura che sono i piedi, gli occhi, la pelle. Tutti gli incontri ad ingresso libero si svolgono presso la sede del Centro Turistico Giovanile “Vallesina” (C.T.G.) situata in Jesi Via Ancona n. 17/bis secondo piano con inizio alle 21,15. 12 v oce della v allesina ESPERIENZE 16 MARZO 2014 AVIS E ADMO: DA JESI E DALLE MARCHE AL MEMORIAL PER FLAVIO FALZETTI Un impegno che va oltre la malattia Da quando il guerriero Flavio Falzetti ci ha lasciati, 11 marzo 2013, si è creata una rete di persone che grazie a lui sta insieme facendo cose importanti per non far dimenticare le sue battaglie per sconfiggere la malattia. Con la collaborazione dell’Admo Regione Marche, dell’Avis Regione Marche e il patrocinio del comune, lunedì 10 marzo a Norcia, suo paese di origine dove tutt’ora vivono la mamma Rina e le sorelle Monia e Luisa, sono giunte persone da tutta Italia per ricordare Flavio. Tanti gli amici che hanno partecipato da Jesi e i volti noti del calcio tra cui Aldo Mancini, Damiano Tommasi, Alessandro Birindelli, Simone Perrotta, Salvatore Sullo, Marco Baroni, Giuseppe Materazzi. La giornata, chiamata “1° Memorial Flavio Falzetti – una giornata speciale a ricordo di una persona speciale” e organizzata dalla sorella di Flavio, Monia e dall’Associazione “Amici di Flavio Falzetti” è iniziata con il coinvolgimento degli studenti presso l’Istituto Superiore “Roberto Battaglia” di Norcia con il convegno “Oltre il 90° - risorse e benefici dello sport”. Molte centinaia di ragazzi attenti ad ascoltare testimonianza di vita dal mondo medico, sportivo e politico. Dopo il saluto del vicesindaco, l’intervento del dr Viozzi, responsabile del centro donazione trasfusione e trapianti dell’ospedale di Fermo, che con emozione dopo una forte esperienza vissuta in prima persona ha toccato le corde dei cuori dei presenti sul tema importante della conoscenza e della consapevolezza del proprio corpo, trasmettendo Il giornalista Francesco Caremal’importanza della prevenzione: ni autore del libro “Oltre il 90°”, «non dobbiamo avere paura del- dove è impressa la storia di Flavio, le malattie: possiamo ostacolarle ha condiviso con i presenti degli con la prevenzione. Come ha fatto aneddoti sulla vita del “guerriero” Flavio facciamoci dono per gli altri, sottolineando come è forte il dosi è speso sempre a favore dei più lore per la sua perdita «ma ancor sfortunati di lui o semplicemente peggio sarebbe stato non averlo nei confronti di qualunque perso- conosciuto.» Tra i prena fosse in difficoltà. In tutto ciò senti i calciatori Marco però sono importanti gli interventi Baroni allenatore del di organizzazioni di volontaria- Lanciano, Damiano to come ad esempio Admo, Avis, Tommasi presidente Protezione Civile, Pubblica Assi- dell’Associazione Itastenza… Ragazzi, impegnatevi in liana Calciatori, Salvaqualcosa dove sia presente il dono, tore Sullo vice-allenadove voi potete essere importanti tore del Torino. Tutti per gli altri in modo incondizio- e tre si sentono delle nato. C’è una grande differenza tra responsabilità nei condono e regalo.» fronti dei ragazzini tra Alla luce di ciò, il presidente Admo i quali ci sono anche i loro figli: Marche Danilo Lanciotti ha solle- «con Flavio la malattia ha trovacitato i giovani a diventare dona- to uno zoccolo duro, ma quando tori. Flavio ha avuto bisogno sia sei colpito da una cosa del genere di midollo osseo che di sangue. Il inizi a farti delle domande e soconsigliere regionale Francesco prattutto se hai fatto tutto il possiMassi ha illustrato la Legge Falzet- bile. Tutto si può affrontare con il ti nata grazie alla tenacia di Flavio sorriso sulle labbra, ma quello che per l’obbligatorietà degli esami vogliamo far capire è che è la testa diagnostici preventivi per gli spor- che comanda, esattamente come ci tivi dai 14 ai 18 anni che pratica- ha insegnato Flavio. » no sport a livello dilettantistico. Si Il ricordo della sorella Monia è tratta di una legge regionale pri- stato semplicemente ricco e diretma e unica in Italia nel suo gene- to: «spero che vi rimanga un bel re, con convenzione stipulata con ricordo di Flavio, facendo rivivere l’Avis regionale. L’Avis è stato rap- Flavio nei vostri cuori. Una bella presentato da Massimo Lauri pre- dimostrazione di affetto è che oggi sidente regionale e Moreno Verdo- siano venute qui a Norcia persone lini amministratore Avis Provincia da tutta Italia.» Al tavolo dei reladi Ancona. Gianluca Longo, giova- tori la foto di Flavio: il suo carisma nissimo amico di Flavio e calciato- e la sua presenza erano percepibili, re del settore giovanile del Bari, ha sembrava fosse stato lì a dirigere i portato la sua testimonianza legata “lavori” della giornata. alla sua vittoria contro la leucemia. Nel pomeriggio una triangolare in amicizia tra A.C. Norcia, Life Ritorno alla Vita F.C. nella quale hanno giocato, tra gli altri, Gianluca Longo, Roberto Bordin, Emilio Pierpaoli, Damiano Tommasi, Salvatore Sullo, Vitaliano Recchi, Gianluca Fenucci, Giovanni Fenucci, Alessandro Bracalente, Stefano Massi; Amici di Flavio con Fabrizio Castori, Simone Perrotta, Cristian Bucchi, Alessandro Birindelli, Mirko Savini, Massimo Ciarlantini, Danilo Lanciotti, Edoardo e Jacopo Cassisi. Ad arbitrare Clarissa Claretti, campionessa italiana nel lancio al martello. Damiano Tommasi ha risposto con gentilezza e affetto alle domande rivoltegli per Voce della Vallesina, seduto in panchina mentre era appena uscito dal campo per assistere alla partita tra Amici di Flavio e A.C. Norcia. Come sei stato coinvolto da Fla- vio nella Life? Prima di tutto sono stato coinvolto da Flavio nel suo progetto nel 2010 quando ero appena ritornato dalla Cina e ho giocato con e per lui per la prima volta in Ancona. Mi aveva raccontato il suo progetto, quello che voleva fare . Non è stato insistente, ma persuasivo. Quanto è importante essere testimone di Flavio? Per me è una grande responsabilità, sia come calciatore sia come presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. Il problema della prevenzione è sempre vivo nel mondo dilettantistico e purtroppo non c’è ancora una totale adesione nel mondo dello sport per far fare determinate visite mediche in modo obbligatorio. Andrebbe, secondo me, approfondito il tema e impegnarsi ancora di più per sensibilizzare la cittadinanza. La prevenzione con le visite mediche per lo sport andrebbe vista come lo step successivo alle visite pediatriche obbligatorie. Tutto ciò che ha fatto Flavio non deve andare perso, lo sport dilettantistico deve anche essere un’opportunità da cogliere. Occorre essere più incisivi. Agnese Testadiferro SECONDO APPUNTAMENTO DEGLI ‘INCONTRI DI STORIA DELL’ARTE’. ALLE ORIGINI DEL PRINCIPATO DI AUGUSTO Da mitico eroe a principe assolutista. L’ideologia del potere Per il secondo degli ‘Incontri di Storia dell’Arte’ il prof. Cristiano Berilli ha tenuto in Pinacoteca il 26 febbraio una conferenza su “Augusto Princeps in re publica. L’ideologia del potere tra immaginario arcaico e rappresentazione storica umana”. il relatore, dottore in Lettere Classiche con indirizzo storico-archeologico e linguistico-letterario, collaboratore anche in scavi archeologici sul territorio regionale e nazionale, ha trattato l’argomento a partire da considerazioni relative all’origine dell’appellativo di ‘Princeps’. Ne ha spiegato la derivazione dal culto protostorico, largamente diffuso presso etnie orientali e occidentali, dell’uomo forte e invitto, scelto come capo carismatico e poi, proprio perché ritenuto dotato di qualità eccezionali, investito del ruolo di semidio o di divinità protettrice. Il mito di Ercole, o Eracle, può spiegare questa origine. La divinizzazione verrà successivamente attribuita a chi compiva imprese di grande valore in favore del suo popolo. Scrive Tacito che Augusto ‘cuncta nomine “princeps” sub imperium accepit’, cioè che egli ‘prese nelle sue mani tutto il comando in veste di “principe”. Non volle quindi, per prudenza, misura, saggezza e anche astuzia, che gli venisse attribuito il titolo di ‘imperator’ o di ‘dominus’. ‘Princeps’ significava essere ‘primo cittadino’, cioè ‘primus inter pares’; titolo, questo, già da tempo conferito ad un personaggio che per meriti particolari in Senato aveva il diritto di votare per primo. Converge- vano però al ‘principato’ fondato da Ottaviano Augusto cariche diverse. Il ‘princeps’ aveva il supremo comando militare, il diritto di reclutare soldati e di nominare ufficiali, di formalizzare uno stato di guerra o di pace, di governare le province imperiali. In sostanza quindi il ‘principato’ non differiva da un potere assoluto. Il titolo di ‘princeps’ e non di ‘imperator’ era ritenuto però una garanzia di pace, di benessere, di sicurezza. Lo sapeva bene Augusto che ne fece non solo un riferimento di progettualità del suo governo, ma anche uno strumento di propaganda politica. Augusta Franco Cardinali Nella foto: Il prof. Cristiano Berilli VALLESINA v oce 16 MARZO 2014 della v allesina 13 INDAGINE TRA LE IMPRENDITRICI DELLA VALLESINA MOJE: l’Aido in assemblea annuale. Nelle Marche dodicimila iscritti Il valore del trapianto trasmesso ai giovani Tra affetti e affari Domenica 9 marzo, presso i locali dell’Avis di Moje, si è svolta l’assemblea annuale della locale sezione Aido. Il presidente Fabrizio Mancini ha ricordato i quarant’anni di attività dell’Aido, un impegno ancora molto attuale a vantaggio di chi cerca di tornare alla vita normale, dopo una malattia, ricevendo un organo con il trapianto. La Regione Marche, con il centro trapianti di Torrette, ha sempre svolto un ottimo lavoro e a questo centro si rivolgono non solo i Marchigiani, ma anche molti malati di altre località. Il presidente Fabrizio Mancini ha invitato gli aderenti alla sezione di Moje a portare la propria testimonianza anche in altri ambiti, infatti, è necessario promuovere la comunicazione per creare una maggiore adesione al gruppo. Nella città di Ancona è stata avviata una campagna di visibilità con messaggi e immagini posti sugli autobus cittadini e grazie anche a queste campagne nella provincia di Ancona ci sono circa dodicimila iscritti all’Aido, mentre la sezione di Moje può vantare circa trecento iscritti. Le prossime attività promozionali saranno destinate ai giovani, come del resto già sperimentato dall’Aido di Jesi che si incontra con gli studenti delle scuole superiori. La sezione di Moje tradizionalmente è impegnata pubblicamente nel mese di settembre e nella notte di Natale quando organizza appositi spazi pubblici destinati a far conoscere il valore del trapianto degli organi a vantaggio di malati che grazie a questo gesto potrebbero tornare ad una vita del tutto normale. Quest’anno, nei giorni 22 e 23 marzo, l’Aido di Moje ha organizzato la vendita dei tradizionali lupini salati, recuperando questa tradizione locale si cercherà di veicolare il messaggio e aumentare il numero degli iscritti, mentre la Giornata per la donazione degli organi, per l’anno 2014, è stata indetta dal Ministero della Salute per il giorno 31 maggio 2014. Fabrizio Mancini ha ringraziato anche la locale sezione Avis; infatti, anche l’Avis risulta determinante per lo svolgimento regolare dell’atti- vità di trapianto; infatti, l’Avis provinciale ha raggiunto l’autosufficienza e affianca l’Aido nell’attività a vantaggio dei trapianti, pratica chirurgica che richiede molto sangue per le trasfusioni. É stato inoltre comunicato che l’Assemblea provinciale Aido si terrà a Moie presso i locali Avis. Infine è stato presentato il bilancio che risulta largamente attivo, parte di questi fondi, anche per l’anno 2014 saranno destinati alla visibilità e alle iniziative finalizzate a creare un consenso verso questo gesto di grande generosità ed umanità. mp La Confartigianato ha fatto “un viaggio” fra le imprenditrici della Vallesina che svolgono un lavoro autonomo. Un aspetto fondamentale emerso dall’indagine riguarda la difficoltà evidente delle donne a conciliare l’attività imprenditoriale con l’ambito familiare, specie nella fase di start-up dell’impresa. Infatti, il lavoro in famiglia “ limita” la possibilità di carriera. Le “mamme in carriera” hanno vita dura, durissima. Sei imprenditrici su dieci sono convinte che fare carriera sia più semplice per gli uomini, che esiste ancora il luogo comune che le donne possono aver successo solo in alcuni settori, che gli uomini non dovrebbero avere “un capo donna”. «Vogliamo contare su un welfare che permetta alle donne di conciliare lavoro e famiglia e di esprimere nell’impresa le nostre potenzialità. Infatti i dati del nostro Osservatorio – sottolinea Cristina Brunori presidente della Confartigianato di Jesi – dimostrano che fare impresa è sempre più un mestiere da donne. Siamo in presenza di una imprenditoria femminile che va incoraggiata. Al pari dei nostri colleghi abbiamo bisogno di interventi che ci liberino dai troppi vincoli e costi che soffocano le iniziative imprenditoriali». Tra le altre problematiche che nella fase di start-up possono condiziona- re l’andamento dell’attività, la creazione di una clientela fissa rappresenta uno degli elementi essenziali per assicurare un futuro all’azienda. In misura minore inoltre si rilevano, nelle fasi iniziali dell’attività, le problematiche legate alla mancanza di competenze ed esperienza, alla pesantezza degli iter burocratici, in una situazione economica difficile. Più di un’imprenditrice su due ha iniziato l’attività per continuare il mestiere dei genitori o altri parenti, rinnovandolo poi e interpretandolo con originalità. L’altra metà del campione si divide fra chi ha fondato l’impresa (oltre il 34%) e chi ha rilevato l’azienda o ne è diventata socia. La necessità di trovare uno sbocco lavorativo è ancora la prima spinta a “fare impresa”. Alla necessità di inventarsi un lavoro si sono affiancate con sempre più preponderanza altre motivazioni: in particolare“avere un’idea innovativa” e la “tradizione familiare”. Cinque anni di crisi hanno lasciato il segno sugli imprenditori. Ma le imprenditrici hanno resistito meglio dei colleghi maschi ai colpi della congiuntura negativa. Paola Mengarelli www.citroen.it CITROËN C3 PICASSO BENZINA, GPL, DIESEL ALLO STESSO PREZZO. A NOVEMBRE PUOI SCEGLIERE A 12.990 EURO: Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 Seduction BENZINA Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 GPL Airdream Seduction Citroën C3 Picasso 1.6 HDi 90 FAP Seduction DIESEL TI ASPETTIAMO XXXXXXXXXXXXXXXX. CRÉATIVE TECHNOLOGIE Consumo su percorso misto: Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 6,1 l/100 Km; Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 GPL Airdream/Benzina (uso a benzina) 6,6 l/100 Km – (uso GPL) 8,5 l/100 Km; Citroën C3 Picasso 1.6 HDi 90 FAP 4,0 l/100 Km. Emissioni di CO2 su percorso misto: Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 140 g/Km; Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 GPL Airdream/Benzina (uso a benzina) 153 g/Km – (uso GPL) 134 g/Km; Citroën C3 Picasso 1.6 HDi 90 FAP 105 g/Km. Offerta promozionale esclusi IPT, Kit sicurezza + contributo PFU e bollo su dichiarazione di conformità, al netto dell’ “Incentivo Concessionarie Citroën”. Offerta delle Concessionarie Citroën che aderiscono all’iniziativa, riservata ai clienti privati, valida per contratti sottoscritti dal 1° al 30 novembre relativi a Citroën C3 Picasso Seduction e con immatricolazione entro il 31/12/2013 e su tutte le vetture disponibili in rete fino ad esaurimento scorte non cumulabile con altre iniziative in corso. Offerta valida fino al 30/11/2013. Le foto sono inserite a titolo informativo. [email protected] 1 31/10/13 16.38 14 v JESI IL PALAZZO E DINTORNI oce della v ATTUALITÀ allesina ALLA APPLE L’INNOVAZIONE DELLE VETRINE CLABO GROUP L’azienda di Jesi sul mercato americano Torre della Guardia e leggenda metropolitana Dicasi leggenda metropolitana un fatto tramandato da anni o da secoli, di bocca in bocca, totalmente falso, ma tale da apparire vero per la sua persistenza nella tradizione popolare. Non ha né capo né coda nel senso che parenti, amici e conoscenti che si trasmettono la notizia non sanno mai offrire un documento autentico, un nome un cognome. Io, come tanti poveri mortali, sono protagonista di una leggenda metropolitana. Non me ne dispiaccio perché, grazie a questa leggenda, rimarrò imperituro nella storia di Jesi. Si tratta di questo. É uscito in queste settimane un libro di un centinaio di pagine, ben curate, fitte di relazioni e assemblaggi di articoli e lettere dal dopo guerra ad oggi. Tema: La Torre delle Guardia di Jesi (Ed. Le Api, pag.111) a cura di un appassionato della nostra storia locale Augusto Onorati che io ebbi modo di incontrare, sempre per lo stesso motivo, nel lontano passato e che ora torno a salutare cordialmente da queste righe. In una delle sue pagine egli attribuisce al sindaco di allora Vittorio Massaccesi - siamo nel 1973 - l’aver accompagnato un gruppo di tedeschi nella zona dell’antica Torre demolita dagli stessi durante gli ultimi giorni del passaggio del fronte. Gruppo che poi, alla fine, diede al sindaco la bellezza di ben 250 milioni di lire vincolate alla ricostruzione della Torre. Era leggenda metropolitana e, proprio perché leggenda metropolitana, non poteva che essere presente, per sua natura, anche oggi nel nuovo testo di Onorati. A suo tempo abbi a dire a Onorati che se ef- fettivamente avessi avuto la fortuna di una così bella cifra a favore della città, avrei insistito per ottenere l’autorizzazione a realizzare opere pubbliche di maggiore urgenza. Perchè il bene comune di quel momento voleva scuole di ogni ordine e grado, piano regolatore, strade. Storicamente e sentimentalmente, nessuno nega la bellezza di una eventuale ricostruzione della Torre, ma… maiora premunt. E poi, data la distruzione completa della Torre e, per di più, la scomparsa di tutto il materiale originale, si realizzerebbe un vero falso. Una proposta a Onorati: perchè non fa oggi lui, per vedere realizzare questo sogno, quello che ho fatto io negli anni ’60 (ero un semplice consigliere comunale) che, dopo un decennio di chiacchiere, per realizzare il monumento ai caduti, ho lanciato una sottoscrizione che ha fruttato 10 milioni. Il Comune contribuì con altri 10 milioni e dal 1968 abbiamo il monumento ai caduti. Chi non risica non rosica. I tedeschi – e magari un qualche magnate di una fiorente industria – ne potrebbero fare un motivo di orgoglio e di vanto. Ps – Quelle belle foto di Giuseppe Luconi che vedono tanti monelli arrampicati sul costone della vecchia Torre, è per me un dolcissimo ricordo perchè, tra quei monelli, ci sono anch’io. Come non aver nostalgia di quella Torre che ci incuteva tanta paura fantasticando di entrare in una di quelle stanze non propriamente alla portata di mano? v.m. La caffetteria della Casa Bianca, il Campus di Google, la sede della Walt Disney e da pochi giorni anche la Apple di Cupertino. Si allunga con grandi nomi la lista dei clienti americani di Clabo Group, l’azienda di Jesi leader di mercato nel settore degli arredi per la ristorazione. Nel mondo Clabo Group è conosciuta soprattutto per le vetrine che espongono il gelato artigianale. É il binomio innovazione e design 100% italiani a rendere i prodotti dell’azienda di Jesi ricercati in tutti i continenti per qualità ed efficienza. Il modello “Tecnica” è la vetrina, già installata e funzionante, scelta e voluta dalla Apple per allietare i dipendenti del suo Campus durante le lunghe giornate di lavoro. Nella Silicon Valley le grandi aziende cercano di offrire servizi di alta qualità compresi quelli legati al cibo. Da qui l’idea di proporre come snack anche il gelato artigianale. «Si tratta della prima commessa affidataci dalla Apple ma ci auguriamo che possa aprirci ulteriori porte per sviluppare il nostro business nella Silicon Valley. A breve le nostre vetrine sbarcheranno anche nella sede della INTEL, il maggior costruttore al mondo di microchip per pc», spiega Pierluigi Bocchini amministratore delegato del Gruppo Clabo. «Per valorizzare ulteriormente la nostra presenza sul mercato americano, l’azienda esporrà i prodotti del marchio Orion al prossimo NRA Show di Chicago in programma nel mese di maggio 2014», conclude l’ad. Clabo Group è presente da oltre 20 anni negli Stati Uniti, il mercato USA rappresenta circa il 7% delle vendite complessive del gruppo di Jesi che ha chiuso il 2013 con un fatturato di oltre 34 milioni, dato in cresci- ta del 10,5% rispetto all’anno precedente. Clabo punta ad aumentare ulteriormente le vendite in Nord America grazie ad alcuni importanti accordi di partnership in ambito distributivo. Per la prima volta nella storia dell’azienda i ricavi 2013 consolidati all’estero hanno superato complessivamente quelli in Italia. Importante per questo risultato il contributo delle 3 filiali commerciali, in Brasile e in Cina oltre a quella in Usa: insieme contribuiscono per oltre il 15% ai ricavi consolidati complessivi. Obiettivo del 2014 proseguire la politica di penetrazione nei mercati esteri di Cina e Sud America, Medio Oriente e Nord Europa. Nella foto da sinistra l’ingegnere e fondatore di Clabo Claudio Claudio Bocchini, l’amministratore delegato Pierluigi Bocchini e il sindaco di Jesi Massimo Bacci. SAN PAOLO DI JESI: FATTURATO IN CRESCITA DEL 17% PER L’AZIENZA FIPILL E ALTRI PROGETTI IN ARRIVO PER LE AUTO ELETTRICHE Clienti in tutto il mondo e nuove attività sulle rinnovabili Fipill, azienda leader in Italia nel settore della produzioni in lega leggera, festeggia 40 anni di attività. L’azienda è guidata da Claudio Ricci che segue la Progettazione e da Luciano Cervigni che si occupa del Controllo della produzione. 16 le persone impiegate tra proprietà e dipendenti. Lo stabilimento di circa 2.500 metri quadri è sito a San Paolo di Jesi e nel 2012 l’azienda ha investito sull’ambiente e sul risparmio energetico demolendo il tetto in amianto e sostituendolo con un impianto fotovoltaico. Ciò, oltre che costituire un miglioramento per l’ambiente, ha consentito all’azienda un risparmio sui costi dell’energia elettrica di circa il 30%. Il fatturato 2013 sui attesta a 1,3 mln di euro in crescita del 17% rispetto al 2012 quando si aggirava sui 1,08 mln di euro. Il fatturato è equamente diviso tra Estero e Italia. Diversi i settori produttivi: automotive, agricolo, condizionamento, sanitario, ultraleggeri e anche industria aeronautica (Boeing). Recentemente ha espanso la sua attività anche nei settori delle energie rinnovabili: soprattutto eolico e fotovoltaico. La clientela è al 60% in Italia, il 25% in Nord Europa (Germania, Svizzera, Belgio, Norvegia, Danimarca), il 10% Francia e Spagna e il 5% nel resto del mondo come ad esempio in Sud Africa (Johannesburg) e a Washington; in particolare in quest’ultimo caso si tratta dell’American Metric per i quali l’azienda realizza delle pulegge secondo il sistema metrico. L’azienda ha un portafoglio di 1.380 clienti, di cui circa 350-400 attivi ogni anno. Tra gli ultimi progetti dell’azienda l’esportazione del supporto pulegge tramite un’azienda italiana che assembla macchinari in Russia, Germania, Svezia e Francia con componentistica totalmente Made in Europe. Fipill lavora da circa 10 anni con il leader mondiale Brammer che negli ultimi anni ha ulteriormente aumentato gli ordinativi. I motivi fondamentali per questa scelta sono la qualità del prodotto FIPILL e la solidità dell’azienda in un mercato che vede la chiusura di molte azien- de storiche. La materia prima arriva da Brescia, il principale polo di produzione per l’alluminio e le leghe leggere. Normalmente la lega di alluminio utilizzata nella produzione di pulegge ha una durezza di 40-50 HRC. Quella di Fipill arriva a 65-70 HRC, per la materia prima impiegata e per la lavorazione nella fusione. Caratteristica del metodo di lavoro di Fipill è l’attenzione alle esigenze del cliente, il quale trova in Fipill velocità di esecuzione e personalizzazione del prodotto. L’azienda è in grado di partire dal disegno fino alla realizzazione del pezzo finito, passando attraverso la scelta del materiale, la preparazione dello stampo, la fusione e la lavorazione finale. Dall’ideazione alla realizzazione passano solo 8-10 giorni. Propria la caratteristica della personalizzazione del prodotto ha fatto sì che l’azienda sia stata scelta da Fast Charge, team di Formula Student Electric dell’Università di Roma la Sapienza, fondato nel 2012. Il team, composto da studenti uni- versitari, ha progettato e realizzato una monoposto da competizione con propulsione totalmente elettrica. Fipill ha contribuito a tale progetto fornendo due pulegge in alluminio realizzate secondo le specifiche richieste dai progettisti. La disponibilità e la professionalità dell’azienda è stata molto apprezzata ed ha permesso lo sviluppo della vettura nei tempi stabiliti. Fipill in breve Nata nel 1973, la produzione dell’azienda comprende: pulegge trapezoidali in alluminio; pulegge trapezoidali in acciaio con alesaggio per bussola taper-lock; pulegge variabili; pulegge a fascia piana con bussola conica di serraggio taper-lock; pulegge poly-v in alluminio con alesaggio per bussola taper-lock; slitte tenditrici e pulegge dentate. Le pulegge possono essere fino a 1 metro di diametro. Per quanto riguarda la produzione di slitte tenditrici l’azienda ne possiede il brevetto. SPORT E TEMPO LIBERO 16 MARZO 2014 FESTA GRASSA AL PALAZZETTO DI CUPRAMONTANA re dei bambini hanno sfilato cuochi e camerieri, tavoli apparecchiati e alimenti vari, che hanno reso più allegra e gustosa la festa. Ad aprire le danze sono stati i ragazzi del gruppo “Street Child” di hip-pop e danza moderna con due balletti davvero simpatici. Fondamentale come al solito il lavoro delle insegnanti e del comitato della Scuola dell’Infanzia Paritaria Santa Caterina che allestiscono e coordinano la festa, preparandosi diversi giorni prima con tanto lavoro per organizzarne al meglio tutti gli aspetti. La sfilata a cui nessun bambino rinuncia, perché la sua maschera è senz’altro la più bella, e infatti ne vengono premiate molte. La mini-lotteria che regala premi sempre graditi. Il servizio mini-bar, perché giocare e divertirsi stimola l’appetito. E fondamentale della v allesina 15 Pieralisi, un settore giovanile vitale è quello degli Scout, che ogni anno riescono ad inventare giochi a tema fantastici, grazie alla loro fantasia e abilità tecniche, per far divertire i piccoli ospiti. Allora accanto all’immancabile angolo trucca-bimbi sempre affollato, alle piscine con palline e gommapiuma per i piccoli e piccolissimi, non c’è da stupirsi se abbiamo trovato il “colpisci il cuoco”, il tiro delle ciambelline, una catapulta con cui tirare palline dentro a pentoloni appesi, o un percorso impervio fatto di coltelli giganti basculanti. E per finire, non potevano mancare i numerosi e golosissimi dolci preparati dai genitori dei bambini che frequentano la scuola materna. Così l’arte della cucina si è vista nella fantasia delle maschere e si è gustata nella dolcezza delle leccornie. Ringraziamo di cuore l’Associazione Genitori S. Caterina che ogni hanno affronta con entusiasmo, e a proprie spese (non sembra, ma ce ne sono), questo appuntamento così atteso da tutti i bambini del paese, che non vengono mai delusi. Sappiamo che è dura portare avanti questo impegno, ma ci auguriamo che si possa di continuare a lungo perché è raro trovare una festa in cui i piccoli possano divertirsi in sicurezza e i grandi ritrovarsi a fare due chiacchiere in serenità. Una graditissima nota di colore che ravviva un po’ lo spirito, nelle grigie giornate invernali. Ci auguriamo di poter avere anche il prossimo anno un “buonissimo” Carnevale. Milena Marchetti CALCIO SERIE: Leoncelli battuti 2-1 dall’Anconitana Tre punti contro il Sulmona Una Jesina coraggiosa ma sfortunata è caduta sul campo della capolista Anconitana nell’attesissimo derby. 2 a 1 il risultato finale di una partita con tante emozioni. Protagonista nel bene e nel male l’ex dorico Pasquale Berardi, che prima realizzava il goal dell’1-1 e poi, colpiva due volte la traversa, sfiorando il raddoppio. A punire i leoncelli ci pensava nel secondo tempo, l’anconetano Pazzi. In classifica la Jesina resta ferma a 35 punti e scivola in decima posizione. La situazione dei bianco-rossi si è fatta de- oce VOLLEY FEMMINILE NON C’È SOLO LA B2 Mmmh... che buono il carnevale!! Sì, perché se una festa tanto attesa si trasferisce “In cucina” non è più solo bella ma anche buona. Infatti la tradizionale festa di carnevale, tenutasi domenica 2 marzo al palazzetto dello sport di Cupramontana, quest’anno aveva il tema della cucina. E allora ecco che accanto alle tradizionali masche- v licata dopo il due ko consecutivi esterni: la zona play-out, ora è distante appena cinque lunghezze. In vetta invece, sembra quasi tutto fatto per la promozione dell’Anconitana. Gli otto punti di vantaggio sul Termoli secondo, sono una buona assicurazione. Oggi, domenica 16 marzo, la Jesina torna al “Carotti” per affrontare il Sulmona (ore 14.30), che precede i ragazzi di mister Bacci di un solo punto in classifica. Nell’ultimo turno gli abruzzesi avevano rimediato un brutto ko casalingo (0-3) dal Celano. Vice Non c’è solo la formazione di serie B2 a lavorare e sudare ogni giorno al centro sportivo “Pieralisi”. Dietro la compagine allenata da Luciano Sabbatini ci sono tante altre squadre e tante ragazze di tutte le età, che svolgono allenamenti e giocano con la società rossoblu, considerata una delle migliori a livello giovanile della regione. Proprio con coach Sabbatini, che è anche il direttore della scuola di pallavolo della “Pieralisi” abbiamo voluto fare una panoramica delle varie formazioni. «Stiamo entrando nella fase calda dei diversi campionati giovanili – ci tiene a sottolineare – L’under 14 allenata da Laura Fiordelmondo e Roberto Penna non ha perso nemmeno un set nella prima fase. Oltre alla squadra giovanile, alcune ragazze giocano anche in serie D, altri in prima divisione ma il gruppo principale ha come campionato di riferimento la seconda divisione. Le atlete sono crescite molto da ogni punto di vista, soprattutto quello del 2000». Nel suo lavoro la Pieralisi non cammina da sola. Un esempio è la formazione under 16, nata dalla collaborazione con la Conero Planet di Ancona ed allenata da Francesco Lombardi, leggenda del volley falconarese ai tempi della serie A1. «Il loro campionato di riferimento è la serie D – spiega Sabbatini – che stanno affrontando con discreto successo nonostante l’inesperienza e la giovane età. Queste ragazze sono un bel gruppo ed hanno ottenuto buoni risultati, vincendo anche il torneo internazionale di Offida ed il memorial “Bovolenta – trofeo Telethon” di Falconara, entrambi riservati alle under 16». Un ruolo speciale però, ce l’ha l’under 18, che fornisce alla compagine di B2 quasi l’intera rosa. Ad allenare entrambe le squadre è proprio Luciano Sabbatini. «Abbiamo perso un solo set nella prima fase – racconta – Ci siamo qualificati per la semifinale provinciale battendo con un doppio 3-0 il Senigallia. Ora ci attende un avversario tosto come la Esino Volley per raggiungere la finale provinciale. Ci stiamo preparando a questo importante appuntamento con allenamenti ed amichevoli con compagini di serie C e B2 per crescere. In rosa abbiamo anche tre ragazze in prestito: Martina Tamantini dal Volley Loreto, Sofia Cerini dal Fabriano ed Elena Duru dal San Marcello». La Scuola di Pallavolo della Pieralisi è presente in nove sedi delle scuole elementari di Jesi e comprende 85 classi per un totale di mille novecento studenti. Giuseppe Papadia BASKET LEGA GOLD- Buon momento per il settore giovanile Fileni Bpa in trasferta a Biella Fermo il campionato per le finali di Coppa Italia di Lega Gold e Silver, l’attenzione in casa Aurora Basket si è concentrata tutta sulle squadre del settore giovanile che si stanno mettendo in mostra nei vari tornei. Protagonista principale è stata l’under 15, allenata da Costagliola, che lo scorso fine settimana ha partecipato al torneo nazionale di Fano ottenendo un buon sesto posto. Un risultato che rende ottimista tutto l’ambiente in vista delle qualificazioni alle finali nazionali. Buon notizie sono arrivate anche dall’under 14 di Marco Raffaeli e uner 13 di Costantini: entrambe continuano il loro cammino da imbattute. Vittime di turno il Lupo Pantano Pesaro ed il Senigallia. Vittorie di prestigio per l’under 19 Nazionale, che si era aggiudicata il derby con la Sutor Montegranaro (62-51) e per l’under 17, che gioca nel campionato under 19 Regionale. I ragazzi alle- nati da Pisconti si erano sbarazzati del Tolentino 59 a 52. Le note negative riguardano la Virtus Jesi in serie D, caduta in casa alla “Novelli” contro il Montecchio per 69 a 62. Un ko anche per l’under 17 Eccellenza del duo CagnazzoPisconti, battuta dai pari età del Recanati 77 a 68; e l’under 19 Regionale di coach Guia, caduta a San Benedetto del Tronto 78 a 56. Oggi, domenica 16 marzo, riprende il cammino della Fileni Bpa in campionato. Il calendario propone agli arancio-blu la delicata trasferta a Biella (ore 18), squadra che ambisce a tornare immediatamente in serie A. Punti di forza della compagine allenata dal bravo tecnico Corbani sono il danese Voskuil e l’ungherese Hollis, oltre al giovane Raspino. All’andata finì 79 a 63 per gli jesini. Nella foto di Candolfi: Marco Santiangeli. Giuseppe Papadia 16 v v . . . i t a e r r o n g g i e l S l Il a e t R n o oce della allesina 16 MARZO 2014 e’c veglia dei giovani delle MaRcHe nella vigilia dell’annUnciazione 24 marzo 2014 - ore 21:15 Basilica della santa casa Tutti i giovani della diocesi sono invitati a prendere parte alla veglia. loreto Alle 19,45 è disponibile un pullman da Porta Valle a Jesi per partire insieme e partecipare alla celebrazione a Loreto Seguirà anche una carovana di auto Ufficio Regionale peR la pastoRale delle vocazioni seRvizio Regionale di pastoRale giovanile CON IL PATROCINIO DEL IN COLLABORAZIONE CON Comune di Rosora SALUTE e ALIMENTAZIONE ... CONTANDO PICCOLI PASSI Incontri di educazione e informazione alimentare Angeli di Rosora Aula Magna della Scuola Secondaria di primo grado - Via Leopardi › ������� 20 ����� 2014 ��� 21.00 Lo stato di salute sul nostro territorio Dialogo a più voci tra: Lamberto Marchetti sindaco di Rosora Mohamed Nour Dachan medico di medicina generale Sergio Cascia, direttore sanitario dell’Avis di Moie Cecilia Possenti, farmacista Elia Cardinali, pediatra Letizia Saturni specialista in scienza dell’alimentazione Stefania Sbriscia dirigente scolastico › ������� 27 ����� 2014 ��� 21.00 Mangiar bene non è peccato …. ma piacevole dovere › ������� 3 ������ 2014 ��� 21.00 La vita… una questione di Stile! Semplici ma efficaci regole per mangiare bene senza abbandonare il gusto e la piacevolezza del pasto. Scelte alimentari corrette, acquisti consapevoli. La pratica metodica quotidiana di attività fisica comporta numerosi vantaggi. Oggi non basta più un generico invito a “muoversi di più”, occorre un metodico e razionale impegno. Incontro con Incontro con Letizia Saturni nutrition coach e specialista in scienza dell’alimentazione Ogni serata la si concluderà connotte a tisana della buondi un e la consegna ecipanti omaggio ai part Farmacia degli Angeli - Dr.ssa Cecilia Possenti via Roma, 65 - Angeli di Rosora - Tel e Fax 0731 812338 www.farmaciadegliangeli.com - Seguici su Letizia Saturni nutrition coach e specialista in scienza dell’alimentazione › G����� 2014 incontro con Il Buon Fabio di Striscia la Notizia e con lo scrittore Vittorio Graziosi