Primo piano
circolazione
Liberiamo
Mai più blocchi del traffico:
per risolvere i problemi di
congestione e inquinamento
servono interventi coordinati
a livello nazionale.
Lo dicono, all’unisono, ACI
e Legambiente. Che hanno
raccolto in un documento
tredici proposte per una
mobilità sostenibile
T
Testi
Sergio Cuti
24 hp
redici proposte che ci aiutano a
migliorare la qualità della vita.
Inviate all’indirizzo di governo ed
enti locali. Le hanno presentate, insieme,
ACI e Legambiente. Consapevoli e preoccupati di una situazione ormai al collasso: «Stiamo perdendo di vista la mobilità
per tutti, chiara e sostenibile dal punto di
vista sociale, economico e ambientale».
Di chi la colpa? Del «flop delle politiche finora adottate dai sindaci: le città
si sono mosse male contro congestione e
inquinamento». I rimedi? «Azzerare la
gestione dell’attuale sistema di mobilità urbana e istituire un coordinamento
nazionale della mobilità che stabilisca
provvedimenti omogenei e vincolanti
per i Comuni». Frasi dure, ma significative ed efficaci. Firmate da Enrico Gelpi,
presidente dell’Automobile Club d’Italia,
e da Vittorio Cogliati Dezza, presidente di
Legambiente.
Che l’alleanza fra Automobile Club
d’Italia e Legambiente sia un’intesa inedita è un luogo comune da sfatare. Infat-
le città
ti, a Riva del Garda, palcoscenico nazionale dei convegni ACI, tra i presidenti
delle due organizzazioni c’era già stato
un confronto definito «aperto». E questo
scambio di idee aveva offerto l’occasione
a Gelpi di ribadire che «noi dell’ACI non
abbiamo paura di confrontarci con nessuno, perché abbiamo un background
che ci fa essere interlocutori principali
nelle discussioni sulla mobilità».
Ma non è solo questione di competenza. L’Automobile Club d’Italia vanta
anche una coerenza nelle proprie convinzioni che sono salde e solide nel tempo.
Lo ha ricordato Gelpi. «Fin dagli anni
Ottanta, l’ACI ha proposto agli automobilisti momenti formativi adeguati
sul tema del rispetto dell’ambiente, sensibilizzandoli a un uso responsabile ed
ecocompatibile dell’auto. Non siamo per
l’utilizzo dell’automobile a tutti i costi,
dunque, ma per un suo uso intelligente.
Lo abbiamo dimostrato negli anni scorsi,
con le nostre attività e le nostre iniziative, finalizzate a creare una nuova cultura della mobilità».
Ecco perché ACI e Legambiente non
stanno necessariamente su barricate
opposte. Dai dibattiti, le due organizzazioni sono arrivate alla scoperta di avere
alcuni obiettivi comuni. Tra questi, il
medesimo e severo giudizio sulle misure
adottate dai primi cittadini per rendere
più efficiente il sistema dei trasporti e
per offrire servizi migliori di mobilità sul
territorio. La decisione di rendere pubblica questa affinità di propositi è dovuta
anche all’imminente arrivo dell’inverno,
stagione nella quale sicuramente contro
l’inquinamento torneranno, più o meno
parziali, gli stop alla circolazione con
modalità diverse da Comune a Comune.
E l’occasione mediatica è stata offerta
dalla presentazione del documento “La
mobilità per tutti nella città di domani:
13 proposte di ACI e Legambiente per
la mobilità sostenibile”. Illustrato giovedì 22 settembre a Roma, nella sede
dell’Automobile Club d’Italia, a conclusione della settimana europea dedicata
alla mobilità sostenibile, l’opuscolo è
stato discusso e condiviso con i principali organismi di rappresentanza dei cittadini e delle categorie imprenditoriali
e commerciali: Confcommercio, Asstra
(l’associazione nazionale delle aziende di trasporto pubblico locale), Anfia
(Associazione nazionale filiera industria
automobilistica), Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri),
Ance (Associazione nazionale costruttori edili), Cgil, Inu (Istituto nazionale
di urbanistica), Isfort (Istituto superiore
di formazione e ricerca per i trasporti),
fino all’Associazione italiana familiari e
vittime della strada e a quelle per i diritti
dei pedoni e dei ciclisti.
Chi si ferma è perduto
Stop agli stop, dunque. A quelli che
finora hanno limitato la mobilità nelle
città con le targhe alterne, le chiusure
improvvise, le domeniche a piedi, i divieti alla circolazione. Una scelta giudicata
sbagliata, e aggravata da provvedimenti
utilizzati in maniera indiscriminata, con
modalità e tempi diversi tra città e città,
anche limitrofe, che continuano a provocare disagi e disorientamento non solo
tra i cittadini residenti, ma anche tra conovembre 2011
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circolazione
loro che, per motivi di lavoro o di studio,
hanno la necessità di spostarsi con l’auto.
Basta. Gli italiani sono esasperati. E
l’irritazione l’avevano già espressa nel
sondaggio ACI-Censis di due anni fa,
che chiedeva un giudizio sugli interventi dei Comuni per risolvere i problemi
dell’inquinamento e della paralisi del
traffico; più della metà degli intervistati
li aveva bocciati, mentre il 43,9% aveva
ritenuto inefficienti le politiche attuate
per fronteggiare la congestione nelle aree
urbane.
ACI e Legambiente sono d’accordo.
«Nel tentativo di diminuire i livelli di
traffico e di inquinamento, i
Comuni hanno messo in cam«Spostarsi con
po, fino a oggi, una serie disorganizzata di provvedimenti»,
il mezzo privato è
hanno ammonito Gelpi e Co-
I risultati? Deludenti. Queste misure
si sono rivelate fallimentari. A Torino,
dal primo gennaio a oggi, le polveri sottili
hanno già superato i limiti di legge per
82 giorni (il massimo consentito è 35),
mentre nello stesso periodo del 2010
erano stati 62. A Milano siamo a quota
70 (20 in più dell’anno scorso), a Roma
a 37 giorni (contro i 28 di un anno fa). E
i livelli di smog nelle aree urbane si sono
adattati più alle variazioni meteorologiche che alle strategie amministrative:
se, infatti, il vento e la pioggia hanno più
volte pulito le città, ora le condizioni meteo favoriscono il ristagno delle sostanze
nocive. C’è da aspettarsi il peggio.
«Tempo da perdere, dunque, non ne
abbiamo più per dare una svolta alla
mobilità nelle aree urbane» ha esortato Gelpi. Per un motivo specifico: «Le
lamentari e delle amministrazioni locali.
Con l’obiettivo di andare oltre la solita e
annosa politica dei divieti.
• Cabina di regia nazionale. Serve
un’Authority della mobilità che stabilisca
provvedimenti omogenei e vincolanti per
i Comuni. Infatti, «le iniziative nazionali, regionali e locali volte a realizzare una
mobilità sostenibile sotto tutti i punti di
vista (economico, sociale, ambientale e
sanitario), per risultare efficaci devono
essere integrate fra di loro, oltre a risultare in linea con le strategie europee».
• Valutazione d’impatto sulla mobilità. Non solo un coordinamento nazionale. Per superare l’emergenza continua, è necessario che sia varata una legge
quadro che dia una strategia d’intervento
di medio-lungo periodo al settore della
mobilità urbana. E in questo contesto
con i mezzi pubblici, addirittura non solo
su gomma, ma su ferro. «Da noi questo
non sempre succede, anzi quasi mai», ha
rimarcato il presidente Gelpi.
• Le stesse regole. Gli automobilisti
non sono gli untori della salute pubblica.
Eppure per molti Comuni l’unica politica
ambientale è quella che penalizza l’uso
dell’automobile. «Succede oggi a Milano, ma domani chissà che cosa ancora
potrà accadere in un’altra città senza
interventi coordinati a livello nazionale
e in mancanza di criteri uniformi» ammonisce Gelpi.
Da qui l’esigenza anche di una norma
quadro che stabilisca i principi omogenei
in base ai quali i sindaci possano prendere provvedimenti che limitano il traffico.
Individuando quali sono i veicoli che
possono circolare in base alle tecnologie
«Spostarsi con il mezzo privato è,
dunque, una necessità», ha evidenziato
il presidente dell’ACI. «Un’esigenza che
gli automobilisti pagano a caro prezzo.
L’ultima edizione del nostro Annuario
statistico ha stimato in 165 miliardi
di euro il costo per le famiglie dell’uso
amministrazioni locali, nel misurarsi
ogni giorno con emergenze ambientali
e di sicurezza urbana, non hanno finora
offerto risposte adeguate. E nonostante
siano risultate inefficaci le limitazioni
del traffico per il miglioramento della
congestione e dell’inquinamento, sembra che per i Comuni non esista altra
possibilità se non quella di penalizzare
l’uso dell’automobile».
Anche da qui è nata l’esigenza di Automobile Club d’Italia e Legambiente
di presentare il documento illustrato a
Roma che contiene linee guida attuabili,
piani d’azione reali e soluzioni praticabili
- e non tesi irrealizzabili o pure esercitazioni accademiche - perché nel favorire
la mobilità per tutti «non trovino posto
né la demonizzazione dell’uso dell’auto
né l’insensibilità verso l’ambiente».
dev’essere inserita la “Valutazione di impatto sulla Mobilità”. Ecco di che cosa si
tratta: come per le infrastrutture viarie è
obbligatorio ottenere la Via (Valutazione
di impatto ambientale), così deve diventare vincolante essere in possesso della
“Valutazione di impatto sulla Mobilità”,
ogni volta che si realizzano nuove aree
residenziali, insediamenti commerciali (super e ipermercati, per esempio) e
produttivi (poli industriali, artigianali o
logistici).
In pratica, come ha sottolineato il presidente dell’ACI, ci dev’essere uno stretto legame tra pianificazione urbanistica
e mobilità: «Sì a nuovi quartieri residenziali e a centri commerciali», ha confermato, «a patto che si pensi subito a come
facilitare il percorso casa-lavoro e a come rendere raggiungibili le aree di shopping senza l’auto privata». In gran parte
dell’Europa si fa così. Rappresentanti
di città estere, intervenuti ai convegni
ACI a Riva del Garda, hanno illustrato
come i loro piani urbanistici prevedano
l’espansione residenziale, commerciale
e industriale solo nelle aree raggiungibili
di cui dispongono (per esempio i filtri
antiparticolato, i motori Euro 5, eccetera). Rendendo, nei giorni di blocco, più
efficiente il trasporto pubblico per assicurare la mobilità ai cittadini e il loro accesso ai servizi della città. Studiando una
segnaletica specifica per le zone sottoposte a limitazione del traffico. Adottando,
infine, un metodo che permetta di misurare i benefici per l’ambiente e la salute
dei cittadini ottenuti con i provvedimenti
adottati. «Ciò che non si può misurare
non si può migliorare», avverte il presidente dell’Automobile Club d’Italia.
Una proposta che viene da lontano.
Da anni, l’ACI chiede una legge quadro
che fornisca le linee guida alle amministrazioni locali per avere una omogeneità
nel caso di provvedimenti e limitazioni
del traffico. Il presidente già lo ribadiva
nel 2008 e definiva «provvedimenti tampone» le ordinanze dei sindaci che limitavano la circolazione contro le Pm10.
«È come sperare di vincere un tumore
con l’aspirina», diceva.
• Investire sul trasporto pubblico.
È un altro dei punti centrali del docu-
dell’auto. Costo in aumento come il gettito fiscale, pari a circa 58 miliardi di euro. Queste cifre varieranno a seguito dei
recenti provvedimenti del governo, sui
quali l’ACI ha molto da recriminare. Lo
faremo compostamente, come si conviene a un’istituzione autorevole e credibile
da oltre cent’anni al servizio del Paese e
della collettività».
Questa è la realtà: ogni mattina, molti italiani si siedono al volante delle loro
auto perché non hanno altre scelte valide. Ma per evitare l’arrivo nelle città del
Grande Ingorgo, è vitale rendere competitivo, più efficiente e meno inquinante il
trasporto pubblico locale. In che modo?
È soprattutto una questione di soldi:
bisogna, quindi, dare la priorità agli investimenti - certi e continui nel tempo
- da destinare a treni, metrò, bus, tram in
modo da offrire ai cittadini mezzi affidabili, comodi, rapidi, coordinati tra di loro.
Ne servono di nuovi (l’età media dei bus
urbani è di 8 anni circa) per sostituire i
veicoli più inquinanti e ad alto consumo
energetico (elevata, infatti, è la presenza
di veicoli Euro 0 ed Euro 1 ed è prevalen-
mento di Automobile Club d’Italia-Legambiente. L’ACI da tempo sostiene che
il trasporto collettivo è «l’unica modalità
in grado di decongestionare il traffico e
di consentire l’adeguata accessibilità ai
centri storici». Ma l’obiettivo è ancora
lontano perché l’offerta del servizio non è
di qualità. Ed è per questo che il trasporto pubblico non è riuscito a diventare
una valida alternativa all’auto nemmeno
in tempo di crisi.
senza possibilità di scelta
te l’alimentazione a gasolio).
• Solo dopo si paga. Infine, le corse
devono essere più frequenti e, ha sottolineato Gelpi, «adeguate all’estensione del
centro cittadino». Perché è questo il cuore del problema e il presidente dell’ACI
lo ha spiegato bene: «Un trasporto pubblico locale che risponde davvero alle
esigenze di spostamento dei cittadini va
a potenziare l’accessibilità ai centri urbani. A questo punto, si potrebbe eventualmente valutare l’introduzione nelle
grandi aree del road pricing, definendo
criteri uniformi per le politiche tariffarie». Infine: i soldi incassati dal futuro
e tanto discusso Ecopass, «che sarebbe
meglio chiamare tassa di ingresso nelle
città», ha sostenuto il presidente Gelpi,
devono essere destinati alle soluzioni utili di mobilità sostenibile.
una necessità che
gli automobilisti
pagano a caro
prezzo: secondo
le ultime stime,
gliati Dezza. «E raramente si
sono curati di verificare l’efficacia delle strategie intraprese
di euro l’anno»
in termini di riduzione degli
inquinanti, di miglioramento
dell’efficienza del trasporto pubblico o di
maggiore fluidità del traffico. Automobilisti, passeggeri del trasporto pubblico e
gli altri utenti della strada sono sempre
più penalizzati».
circa
165
miliardi
Paese che vai...
Le ordinanze dei sindaci sono state
tra le più svariate e stravaganti. C’è chi
ha puntato sulle targhe alterne (Napoli e Palermo), chi sul blocco dei veicoli
Euro 0 ed Euro 1 (Torino e Roma), chi
sullo stop straordinario della circolazione
(Udine, Trento e Pordenone), chi sulle
domeniche a piedi e sui giovedì senz’auto (i comuni dell’Emilia-Romagna), chi
ha fermato i vecchi furgoni commerciali
(Milano), chi ha dichiarato guerra ai bus
più inquinanti (Firenze), chi ha ridotto
la velocità a 30 all’ora (Saronno), e chi
invece ha offerto sconti sui mezzi pubblici (Vicenza).
26 hp
le Linee da seguire
Ecco, quindi, le proposte concrete
che sono state messe a disposizione del
governo, in modo particolare dei ministeri delle Infrastrutture e Trasporti e
dell’Ambiente, delle commissioni par-
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Le altre ricette
Ma non è finita. Nel documento di
ACI e Legambiente ci sono ulteriori proposte concrete.
• Più corsie preferenziali. Il trasporto pubblico è competitivo se offre tempi
di viaggio inferiori rispetto a quelli delle
auto; e per rendere i mezzi veloci, l’intervento più semplice ed economico è
quello di isolare il trasporto collettivo da
quello privato attraverso la realizzazione
di percorsi riservati solo a tram e bus.
• Parcheggi di scambio alle stazioni
di metrò, treni e bus. Bisogna finanziarne la realizzazione o il potenziamento
perché sono questi posteggi che rendono possibile la co-modalità, cioè il veloce passaggio dal mezzo privato a quello
collettivo.
• Auto solo nei garage. È necessario
liberare le carreggiate dalle vetture dei
residenti posteggiate ai lati delle corsie
per avere strade più libere e sicure, e aumentare la fluidità del traffico.
• Più isole pedonali. Sempre secondo
ACI e Legambiente, le isole pedonali
ben progettate non solo riconsegnano ai
L’uso dell’auto va
razionalizzato,
favorendo il trasporto
pubblico e le modalità
alternative.
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Primo piano
circolazione
«Nel
misurarsi
ogni giorno
con emergenze
ambientali e di
cittadini pezzi di città da vivere,
ma consentono altri benefici:
riducono l’inquinamento atmole amministrazioni
sferico e acustico, aumentano
gli utenti del trasporto pubblilocali non hanno
co locale, proteggono il patrimonio storico e artistico, miofferto finora
gliorano la sicurezza stradale e
incrementano il business delle
soluzioni adeguate»
attività commerciali. All’estero,
interi rioni sono serviti solo da
mezzi collettivi come il quartiere Vauban
a Frigurgo, in Germania.
• Vie verdi. Invece, un rimedio per ren-
sicurezza urbana,
28 hp
dere la circolazione più spedita e sicura
lungo le grandi arterie a maggior densità
di traffico, come già avviene in tutte le
capitali europee, è la realizzazione di vie
verdi con sosta e fermata vietate.
• “Zone 30”. Sempre in Germania, ma
anche in Austria, Francia, Svizzera e
Belgio sono state istituite aree nelle quali non si possono superare i 30 all’ora.
Questa velocità molto ridotta, secondo
il documento ACI-Legambiente, permette una migliore convivenza dei mezzi
motorizzati con ciclisti e pedoni perché
diminuisce gli incidenti, la loro gravità, il
consumo di carburante e l’inquinamento, e il rumore del traffico.
• Costo dei parcheggi. Le tariffe devono essere più care nei centri storici in
modo da scoraggiare l’accesso al “cuore”
delle città a chi non ha la necessità di
entrarvi con mezzi privati. Il pagamento
della sosta, insomma, deve essere differenziato per zona e orari.
• Bollo auto. La crisi economica internazionale, ha avvertito Enrico Gelpi,
«non consente più illusioni». E in questi momenti di difficoltà, suggerisce, gli
automobilisti chiedono che siano accolte
alcune loro esigenze, le quali non «determineranno buchi nel bilancio dello
Stato. Una richiesta su tutte: il bollo auto». Il suo meccanismo è da rimodulare
e semplificare. Come? Deve tornare ad
essere «bollo di circolazione, pagato in
proporzione ai chilometri percorsi, in
base alle emissioni di Co2 e al consumo di spazio per il parcheggio, secondo i
principi europei di “chi usa paga” e “chi
inquina paga”. È una soluzione che può
essere resa subito operativa con il ricorso
all’attuale tecnologia satellitare».
• Vetture condivise. Le due associazioni raccomandano di promuovere con
più convinzione i meccanismi che possono incentivare il car sharing (l’auto in
multiproprietà) e il car-pooling (utilizzo
dell’auto in almeno tre persone). Il carsharing, dopo un trend positivo, sta registrando un momento di stallo; mentre
ci sono positivi risultati di car pooling,
anche se le esperienze di questo servizio
non sono ancora molto diffuse in Italia.
• Gli utenti deboli. Una particolare
attenzione va riservata a pedoni, ciclisti
e disabili. Innanzitutto, devono essere
investite cifre adeguate per proteggerli.
Realizzando anche in città, per chi si spo-
sta su due ruote non motorizzate, piste
ciclabili separate dal traffico motorizzato
per renderle più sicure.
I pedoni: ne sono morti 667 nel 2009,
il 15,7% del totale delle vittime della
strada; la metà aveva superato i 65 anni
d’età. Il che significa che i pedoni sono
costretti a combattere una guerra quotidiana contro camion, auto e moto. E
la perdono quasi sempre pagando con la
vita perché se c’è l’impatto a 50 all’ora
per chi attraversa la strada a piedi è la
fine. Passare da un marciapiede all’altro, insomma, sta diventando una vera
e propria roulette russa.Qual è la causa
di questa carneficina? La spiegazione
arriva da un’indagine realizzata a livello
europeo da EuroTest, voluto da ACI e
da altri 16 Automobile Club europei federati alla Fia (Fédération internationale
dell’Automobile): ci sono troppe “zebre”
poco accessibili e visibili o con criticità
di progettazione (assenza, cioè, di isole
pedonali negli attraversamenti lunghi e
mancanza di semafori che comunicano
al pedone il tempo che ha a disposizione per attraversare la strada). È urgente,
quindi, mettere i passaggi pedonali in
sicurezza.
• Formazione. L’educazione all’uso
responsabile dell’auto in città è fondamentale per vincere la congestione e
l’inquinamento. Un aiuto, in tal senso,
potrebbe arrivare anche dalla crisi economica che sta cambiando le abitudini
degli italiani. Alla società d’immagine,
infatti, si sta sostituendo la società della
responsabilità. E l’auto non è più l’oggetto da mostrare, ma da usare. Senza sprechi. Certo, sono trasformazioni culturali
ancora lente.
Ma l’automobilista del futuro è quello
che già nella fase di acquisto dell’auto è
attento, grazie anche agli ecotest, all’efficienza e alla sicurezza dei vari modelli.
Inoltre, riduce gli spostamenti con la vettura se non sono strettamente necessari.
E infine adotta - grazie anche a corsi utili
di ecodrive, a partire dalla scuola guida
- uno stile di guida ecocompatibile (controllo della pressione degli pneumatici,
eliminazione di carichi inutili, uso oculato dell’aria condizionata, mantenimento
della velocità costante, uso del freno motore, eccetera) che consente il risparmio
di carburante e la riduzione delle emissioni nocive.
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