IRPET Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana La promozione all’estero della Toscana Stefano Casini Benvenuti Relazione presentata al Convegno Programma Regionale di Sviluppo “L’internazionalizzazione della Toscana: praticare sistema” Firenze 6 luglio 2006 RICONOSCIMENTI Il presente lavoro è stato svolto dall’IRPET per incarico della III Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale della Toscana. Giacomo Maltinti ha curato l’indagine sulla spesa per la promozione effettuate dalle Province e dalle APT, che ringraziamo per la disponibilità offertaci. L’allestimento editoriale è stato curato da Patrizia Ponticelli. 2 INDICE 1. L’IMPORTANZA DEGLI SCAMBI CON L’ESTERO 1.1 Non solo esportazioni di beni all’estero 1.2 Cosa vende la Toscana 1.3 Le specializzazioni della Toscana per beni e mercati 1.4 Il turismo 1.5 La delocalizzazione di imprese all’estero: un fenomeno ancora agli albori 5 5 6 8 11 13 2. GLI ANNI RECENTI: PERDITA DI COMPETITIVITÀ 2.1 Le difficoltà sui mercati internazionali 2.2 Quali le cause 2.3 Le dinamiche turistiche 2.4 Gli investimenti diretti esteri 17 17 19 21 22 3. L’IMPORTANZA DELLA PROMOZIONE 3.1 Una promozione frammentata 3.2 La rilevazione dell’IRPET 27 27 28 4. CONCLUSIONI 31 Appendice LE SPESE PER LA PROMOZIONE DELLE APT 33 3 4 1. L’IMPORTANZA DEGLI SCAMBI CON L’ESTERO 1.1 Non solo esportazioni di beni all’estero Nelle analisi dello sviluppo economico regionale si tende a dare un ruolo cruciale alle esportazioni all’estero per una serie di motivi, ma fondamentalmente per il fatto che si ritiene che è sui mercati internazionali che si misura la competitività di una economia. D’altra parte, nel medio-lungo periodo, se non aumentano le esportazioni è difficile pensare che la domanda interna possa aumentare autonomamente. La necessità di vendere sui mercati internazionali deriva, quindi, dal fatto che è dalla crescita delle esportazioni che arrivano in prima istanza gli stimoli all’aumento della produzione e, quindi, dei redditi interni i quali, a loro volta, potranno essere spesi per sostenere i consumi, generando per tale via altra produzione, altri redditi; poiché in questo percorso verranno attivate anche importazioni, il meccanismo suddetto è rivelatore di competitività se riesce a garantire nel tempo un adeguato equilibrio tra import ed export. Il ragionamento potrebbe anche essere ribaltato. Per sostenere il livello di consumo desiderato dai residenti (e gli investimenti necessari per riprodurlo negli anni) è necessario produrre i beni e servizi richiesti oppure importarli; ciascun sistema sarà capace di produrre solo alcuni beni e servizi e quindi dovrà importare gli altri (più il sistema è piccolo più limitata è la varietà dei beni e servizi prodotti e quindi aumenta l’esigenza di importarli). Il problema è quindi quello di come fare a pagare le importazioni necessarie: la soluzione più naturale è quella di esportare almeno un pari valore di beni e servizi. Comunque la si guardi, dunque, l’esigenza di esportare è fondamentale per un’economia sviluppata qual è quella toscana e, pertanto, l’osservazione della dinamica delle vendite all’estero (comparata naturalmente con quella degli acquisti dall’estero) è l’indicatore primo della competitività di ogni sistema economico. Ma per una regione esportare significa vendere a soggetti non residenti: quindi non solo all’estero, ma anche in altre regioni (la parola estero va dunque sostituita con esterno); quindi non solo beni e servizi, ma anche persone che dall’esterno vengono nella regione per spendere il loro reddito (turismo). In questi ultimi anni di grande apertura dei mercati, alla maggiore mobilità delle merci e delle persone, si è però associata anche una maggiore mobilità dei capitali prospettando a molte imprese scelte localizzative diverse, anche in aree lontane da quelle del loro originario insediamento. La divisione del lavoro sempre più accentuata riguarda oramai non solo singoli prodotti, ma addirittura fasi specifiche del processo produttivo per cui, per un’impresa, può essere conveniente realizzare fasi diverse in luoghi anche molto distanti tra loro. Si affermano pertanto fenomeni di decentramento produttivo di ampio raggio che, quando vengono governati da singole imprese, assumono la forma di vere e proprie delocalizzazioni. Il fenomeno è di importanza crescente è non può essere trascurato quando si parla di internazionalizzazione e di promozione all’estero, dal momento che la delocalizzazione, a seconda delle forme che assume, può produrre vantaggi o costi considerevoli nelle aree di originario insediamento delle imprese che la operano. 5 1.2 Cosa vende la Toscana Considerando il complesso degli scambi con l’esterno, il primo aspetto che emerge con una certa evidenza è che la Toscana presenta un saldo commerciale positivo, determinato però da un saldo solo leggermente positivo nello scambio di beni e servizi e da un saldo, invece, largamente positivo nella bilancia turistica: i turisti che vengono in Toscana spendono assai più di quanto i toscani spendono fuori dalla Toscana per motivi turistici. Ma, oltre al saldo, è interessante osservare che, anche il peso delle esportazioni all’estero di beni (l’unico dato disponibile e sufficientemente attendibile sul commercio con l’estero esistente1), rivela come la Toscana stia ben al di sotto delle principali regioni del centro-nord: il peso delle esportazioni di beni sul PIL è infatti inferiore al 24% ed è, soprattutto, inferiore a quello di regioni come Veneto, Emilia Romagna, Lombardia (ma anche Piemonte e Marche). Grafico 1.1 LE ESPORTAZIONI ALL’ESTERO DI ALCUNE REGIONI Peso % sul PIL regionale Se estendiamo il concetto di apertura anche ai servizi e agli scambi con le altre regioni2 ciò che emerge in modo abbastanza evidente è che le esportazioni verso l’Italia sono quasi il doppio di quelle verso l’estero e sono simili, per ammontare, a quello delle regioni del nord. In generale dunque ciò che sembrerebbe emergere che la Toscana, pur essendo regione aperta, non lo è sui livelli delle altre grandi regioni del paese e manifesta quindi su questo aspetto un punto di debolezza. In particolare questa relativa debolezza è presente soprattutto sui mercati internazionali ed è evidente solo se il confronto lo si fa con le maggiori regioni del nord del paese (rispetto alla media nazionale il grado di apertura della Toscana è in realtà maggiore); sul mercato nazionale la Toscana appare, infatti, in linea con le suddette regioni. 1 Vale la pena di richiamare che l’ISTAT pubblica regolarmente i dati sulle esportazioni i delle regioni italiane. I dati tuttavia hanno alcuni limiti: innanzitutto si riferiscono ai soli beni e trascurano dunque la componente dei servizi che a livello nazionale rappresenta circa il 20% del totale dei flussi con l’estero (un altro 8% è rappresentato dalla spesa dei turisti). L’attribuzione delle esportazioni alle regioni non è inoltre priva di errori, in quanto un 30% circa delle esportazioni è attribuita alle regioni da cui partono le merci e non anche a quella in cui vengono prodotte. La stessa fonte riporta il dato sulle importazioni di merci, ma in questo caso il problema della attribuzione alle regioni che effettivamente utilizzano il bene importato è ben più grave pertanto viene sconsigliato l’uso di tale fonte. 2 In questo caso utilizziamo le stime IRPET effettuate però con metodo indiretto (senza cioè rilevazione diretta) e quindi con maggiori margini di errore sui flussi. Il margine di errore si riduce notevolmente in termini di saldo commerciale con l’esterno 6 Si tratta allora di vedere se esistono differenze tra le diverse tipologie di esportazioni o, in altre parole, se esportare all’estero o in Italia offra vantaggi ed opportunità diverse, non essendoci, a priori, motivi per preferire l’uno o l’altro mercato. Tabella 1.2 IL CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI DI ALCUNE REGIONI ITALIANE Euro pro capite nel 2003 Piemonte Lombardia Veneto Emilia R. TOSCANA Centro-nord ITALIA PIL Importazioni dall'Italia Importazioni dall'estero Spesa turistica dei toscani in Italia Spesa turistica dei toscani all'estero 20339 9935 6577 849 370 23016 7707 7616 887 599 20862 9913 7871 537 350 22864 12389 7035 685 443 19762 9667 5411 469 302 20904 9023 6228 714 439 27873 12031 8305 563 333 Spesa delle famiglie toscane Spesa delle AP Investimenti fissi lordi Variazione scorte Esportazioni in Italia Esportazioni all'estero Spesa turistica degli Italiani Spesa turistica degli stranieri 12596 2981 4292 274 9854 7566 248 260 13126 11567 3121 3037 4587 4733 144 199 9392 9662 8723 8593 277 721 457 1022 Fonte: stime IRPET 12958 3388 4930 185 11925 8410 1243 377 11194 3272 3682 97 9529 5940 958 939 12041 3343 4260 137 9620 6580 693 634 16139 4457 5681 182 12827 8774 563 482 In realtà, se da un lato la tipologia di mercato di sbocco può essere considerata irrilevante (comunque sia ciò produce ingresso di risorse dall’esterno), dall’altro, il tipo di mercato di riferimento rivela le caratteristiche della competitività delle produzioni regionali. La minore attenzione data nelle analisi sull’economia regionale alle esportazioni verso il resto del paese nasce, oltre che dalla carenza di informazioni in proposito, da una percezione di maggiore debolezza -peraltro non sempre giustificata- di questo tipo di attività. Ciò che interessa, infatti, non è tanto il mercato di sbocco quanto le condizioni che stanno alla base degli scambi, la capacità che hanno i venditori di fissare il prezzo e quindi i margini di profitto; ad esempio, quando si è legati ad altre imprese da rapporti di subfornitura è molto probabile che i vantaggi siano più ridotti e questo vale sia che si venda a committenti nazionali che internazionali. La maggiore debolezza delle esportazioni verso l’Italia rispetto a quelle verso l’estero può essere giustificata solo dal fatto che, siccome i rapporti di subfornitura sono spesso legati a fattori di prossimità, le esportazioni verso le altre regioni, associate ad un più basso livello di esportazioni all’estero (come appunto accade in Toscana) possono essere rivelatrici della maggiore presenza, nella nostra regione, di imprese che sono subfornitrici (o comunque fornitrici di prodotti intermedi) di imprese nazionali e quindi, alla fine, di una loro maggiore debolezza. Del resto, anche empiricamente, è facile osservare l’esistenza di una chiara relazione positiva tra esportazioni all’estero e livello di sviluppo; in altre parole, senza poter stabilire un chiaro legame di causa-effetto, nelle regioni in cui le esportazioni all’estero pesano di più è più alto anche il livello del PIL procapite. Vi sono dunque motivi diversi per ritenere che maggiori esportazioni all’estero siano rivelatrici di un maggiore grado di competitività di un’economia regionale ed è quindi giustificata la particolare attenzione in generale verso la promozione, ma soprattutto verso quella all’estero. 7 1.3 Le specializzazioni della Toscana per beni e mercati Le esportazioni toscane riflettono ovviamente la specializzazione produttiva della regione (Tab. 1.3) e sono ancora largamente concentrate nei prodotti cosiddetti “tipici” della regione (moda, lapideo, oreficeria, mobilio), mentre mostrano ancora una minore presenza di produzioni della meccanica, nonostante –come vedremo meglio in seguito- la forte espansione di questo settore negli ultimi anni. Il peso del tessile, abbigliamento assieme a quello della concia, pelletteria, calzature è di circa un terzo del totale delle vendite all’estero della Toscana ed è il doppio di quello medio nazionale. Tabella 1.3 PESO PERCENTUALE DELLE BRANCHE ESPORTATRICI TOSCANA 1,1 0,0 0,0 0,7 5,1 18,6 14,0 0,5 3,9 0,7 6,6 1,6 3,7 5,3 16,1 5,3 7,6 8,8 100,0 Agricoltura, caccia e silvicoltura Pesca, piscicoltura e servizi connessi Estrazione di minerali energetici Estrazione di minerali non energetici Alimentari,bevande e tabacco Tessili ed abbigliamento Concia, prodotti in cuoio, pelle e calzature Legno e dei prodotti in legno Carta, stampa ed editoria Raffinerie di petrolio Prodotti chimici Articoli in gomma e materie plastiche Lavorazione di minerali non metalliferi Metallo e fabbricazione di prodotti in metallo Macchine ed apparecchi meccanici Macchine elettriche ed ottiche Mezzi di trasporto Altre industrie manifatturiere TOTALE ITALIA 1,3 0,1 0,1 0,2 5,5 9,2 4,4 0,5 2,2 2,2 9,7 3,8 3,2 9,6 20,4 9,1 11,2 5,4 100,0 Ma al di là di questi aspetti, largamente conosciuti, è interessante osservare anche il particolare orientamento per mercati di sbocco delle imprese toscane (Tab. 1.4), il quale rivela, la prevalenza del mercato europeo (verso il quale va oltre il 60% delle esportazioni regionali), una prevalenza che è tuttavia largamente inferiore a quella osservata nelle altre regioni del paese (in media nel paese raggiunge infatti quasi il 72%). Ciò significa che la Toscana vanta, rispetto al resto d’Italia, una maggior orientamento relativo verso i mercati extraeuropei, in particolare verso quelli americani (non solo USA) ed asiatici; in altre parole le sorti di tali mercati (ovvero l’evoluzione della loro domanda interna e delle loro parità monetarie) influenzano l’economia toscana più di quanto accada nelle altre regioni. 8 Tabella 1.4 PESO PERCENTUALE DELLE PRINCIPALI AREE DI MERCATO UE a 15 Nuovi Aderenti UE Altri Europa TOTALE EUROPA Africa Nord America Centro e Sud America Medio Oriente Giappone NICS Altri Estremo Oriente Australia ed altri TOTALE TOSCANA ITALIA 45,9 3,1 11,9 60,8 53,7 5,6 12,4 71,7 5,1 13,3 4,0 4,6 2,3 4,6 3,5 1,6 100,0 3,7 8,8 2,9 3,8 1,5 2,6 3,4 1,5 100,0 Se poi si entra nell’incrocio mercato-prodotto (Tab. 1.5) si osserva come alcuni prodotti toscani siano esportati su tutti i mercati (moda, la materia prima lapidea e le altre industrie manifatturiere comprendenti al loro interno soprattutto l’oreficeria ed il mobilio), mentre altre produzioni (in particolare l’agroalimentare e la meccanica) rivelano una più elevata attrazione verso le aree meno sviluppate o comunque in via di sviluppo (Asia, Africa ed America meridionale). Il modello sembrerebbe dunque essere quello noto: i beni finali di più antica tradizione produttiva nelle aree più ricche, i beni di investimento nelle aree in via di sviluppo. In questo ultimo caso sono compresenti due diverse tipologie di comportamento, quello delle imprese che riforniscono i paesi meno ricchi di dotazioni infrastrutturali di base, assieme a quello delle imprese che riforniscono i paesi ora in fase di rapido sviluppo dei macchinari necessari a realizzare le loro produzioni principali. In quest’ultimo caso è presente una certa preoccupazione perché ciò contribuirebbe a creare in quei paesi le condizioni per fare concorrenza alle nostre produzioni tradizionali. Ma dietro questi scambi commerciali sono evidenti oramai anche forme di delocalizzazione dei processi produttivi i quali generano una intensificazione degli scambi orizzontali tra imprese (si esportano semilavorati verso paesi a basso costo del lavoro e si reimpostano ad uno stadio più avanzato di lavorazione). 9 Tabella 1.5 LA SPECIALIZZAZIONE DELLA TOSCANA PER BENI ED AREE DI MERCATO UE a 15 Nuovi Aderenti UE Altri Europa Africa Nord America Centro e Sud America Medio Oriente Giappone NICS Altri Australia ed Estremo TOTALE altri Oriente Agricoltura, caccia e silvicoltura 0,93 0,32 0,70 0,32 0,73 0,13 0,96 0,99 0,42 3,00 0,27 0,86 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 0,31 0,21 0,14 0,69 0,02 0,00 0,00 0,00 0,08 0,00 0,00 0,27 Estrazione di minerali energetici 0,00 0,01 0,01 0,00 0,00 0,00 0,09 0,00 0,00 0,35 0,00 0,00 Estrazione di minerali non energetici 2,41 1,41 2,78 8,04 4,52 6,79 5,90 6,88 3,01 7,63 4,46 4,10 Alimentari,bevande e tabacco 0,72 0,40 0,85 0,15 2,13 1,04 0,40 1,19 1,68 1,99 0,55 0,93 Tessili ed abbigliamento 2,00 1,49 1,63 1,58 2,58 3,24 1,14 2,05 2,75 3,79 2,43 2,01 Concia, prodotti in cuoio, pelle e calzature 2,51 1,09 3,03 3,50 4,84 2,98 1,70 3,94 4,75 3,59 3,45 3,15 Legno e dei prodotti in legno 1,02 0,68 0,61 1,20 2,71 0,36 0,29 1,37 0,67 0,16 1,59 1,04 Carta, stampa ed editoria 2,11 2,09 1,05 1,32 1,27 0,46 0,55 1,05 0,53 0,81 0,45 1,80 Raffinerie di petrolio 0,24 0,27 0,12 0,53 0,14 3,22 0,52 0,01 0,81 4,65 0,52 0,33 Prodotti chimici 0,77 0,57 0,31 0,86 0,52 0,82 0,79 0,46 0,64 1,18 0,61 0,68 Articoli in gomma e materie plastiche 0,44 0,45 0,43 0,50 0,31 0,38 0,34 0,26 0,46 0,29 0,30 0,42 Lavorazione di minerali non metalliferi 0,65 0,57 0,88 1,58 2,10 1,92 2,37 3,36 1,46 2,57 1,10 1,15 Metallo e fabbricazione di prodotti in metallo 0,45 0,28 0,83 0,49 1,64 0,33 0,38 0,97 1,70 0,22 0,98 0,56 Macchine ed apparecchi meccanici 0,47 0,48 0,55 2,52 0,52 1,94 1,47 0,46 1,47 0,77 1,55 0,79 Macchine elettriche ed ottiche 0,65 0,39 0,48 0,64 0,61 0,45 0,82 0,92 0,46 0,31 0,43 0,58 Mezzi di trasporto 0,75 0,22 0,46 0,40 0,58 0,93 0,58 0,19 1,21 0,38 1,11 0,68 Altre industrie manifatturiere 1,41 0,92 1,12 0,89 2,13 3,40 3,19 1,71 1,98 1,29 2,74 1,64 TOTALE 0,86 0,55 0,95 1,38 1,51 1,35 1,24 1,48 1,77 1,04 1,07 1,00 Fonte: dati ISTAT sul commercio con l’estero LEGENDA L’indice è calcolato rapportando il peso che nel 2004 la Toscana ha sull’Italia in ogni casella sul peso complessivo della Toscana sull’Italia (che è del 7,68%). Quindi un valore uguale ad 1 indica che in quell’incrocio il peso della Toscana sull’Italia è uguale a quello medio e quindi non si può parlare di specializzazione; più il valore supera l’unità più alta è la specializzazione (le aree in grigio) 10 1.4 Il turismo Come dicevamo, gli scambi con l’esterno comprendono anche i movimenti turistici i quali rappresentano per la regione una componente importante del proprio avanzo commerciale; non solo ma in termini di peso sul PIL il complesso della spesa turistica erogata in Toscana da italiani e stranieri raggiunge circa il 10%. Il turismo riveste, dunque, una importanza cruciale per l’economia della regione e trae alimento dalle immense dotazioni artistiche ed ambientali che offre la Toscana. In effetti, se si escludono le due regioni italiane in cui il turismo è la principale attività economica (Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta), la Toscana per numero di presenze per 1000 abitanti segue solo il Veneto (Graf. 1.6). Grafico 1.6 LE PRESENZE COMPLESSIVE ED IL PESO DEGLI STRANIERI Il peso degli stranieri è consistente anche se inferiore a quello delle altre regioni turistiche del paese (soprattutto Veneto e Lazio); inoltre, come per le esportazioni la Toscana mostra una maggiore attrazione –relativamente alle altre regioni- per le provenienze dai paesi extra-europei (Tab. 1.7). Tabella 1.7 STRUTTURA DELLE PRESENZE TURISTICHE PER AREA DI PROVENIENZA Italia Unione Europea Altri Paesi Europei Paesi Extraeuropei TOTALE TOSCANA Emilia Romagna Lazio Veneto ITALIA 53,3 27,0 6,4 13,3 100,0 78,3 12,7 7,3 1,6 100,0 45,2 23,1 5,4 26,3 100,0 43,2 41,7 8,0 7,1 100,0 59,4 26,0 6,1 8,5 100,0 Come è noto non tutto il turismo alloggia nelle strutture ricettive ufficiali per cui una parte rilevante sfugge dalle rilevazioni statistiche principali: chi alloggia in abitazioni di proprietà, in 11 affitto oppure in casa di amici e parenti è un turista, spende una parte del proprio reddito nell’area, ma non figura in alcuna rilevazione. Il fenomeno è estremamente rilevante anche se difficile da misurare (l’Irpet ha condotto in passato alcune stime basate sull’energia elettrica consumata nelle seconde case e su altri indicatori indiretti); esiste una informazione solo limitatamente al turismo proveniente dall’estero che, in effetti, solo per il 32% si rivolge ad alberghi e villaggi (Tab. 1.8). Quindi considerando che gli italiani, probabilmente più degli stranieri, fanno ricorso a tali forme alternative di turismo si capisce bene come i dati ufficiali debbano essere più che raddoppiati per comprendere la reale consistenza del fenomeno. Tabella 1.8 SPESA DEGLI STRANIERI PER TIPOLOGIA RICETTIVQA Abergo, villaggio Casa in affitto Piemonte 23,3 23,0 Ospite di parenti, amici 31,4 Valle D'aosta 29,1 9,7 16,2 Lombardia 34,4 22,0 Liguria 28,4 Trentino Alto Adige Altro TOTALE 22,2 100,0 44,9 100,0 26,0 17,6 100,0 22,6 22,5 26,5 100,0 46,6 27,1 10,5 15,8 100,0 Veneto Friuli Venezia Giulia Emilia Romagna 38,8 20,6 12,6 28,0 100,0 26,2 24,3 21,8 27,6 100,0 34,3 23,2 21,3 21,2 100,0 TOSCANA 32,5 35,6 13,3 18,6 100,0 Umbria 19,0 44,2 19,2 17,6 100,0 Marche 20,7 18,2 34,7 26,4 100,0 Lazio 41,2 20,3 19,1 19,3 100,0 Abruzzi 20,1 18,8 30,8 30,3 100,0 Molise 6,6 12,7 41,6 39,0 100,0 Campania 39,0 14,1 25,5 21,4 100,0 Puglia 14,8 16,9 31,1 37,2 100,0 Basilicata 7,3 7,6 44,6 40,5 100,0 Calabria 10,1 16,8 41,2 31,8 100,0 Sicilia 36,0 14,9 28,8 20,4 100,0 Sardegna 19,2 15,7 28,0 37,0 100,0 ITALIA 34,2 22,6 20,2 23,0 100,0 La attrattività della Toscana è spiccata per molte tipologie di turismo: le più importanti dal punto di vista quantitativo sono quella balneare che vanta il maggior numero di presenze, concentrate però in pochi mesi dell’anno e quella d’arte più distribuita è che rappresenta forse l’elemento di maggiore visibilità della regione. Anche le altre forme di turismo sono particolarmente presenti in regione, ma le due sopra ricordate sono particolarmente emblematiche in quanto riconducono a due situazione diverse: da un lato una forma di turismo – quello balneare- più sottoposta alla concorrenza puntando su di una risorsa di base che non può considerarsi unica, dall’altro un’altra forma –il turismo d’arte- che punta invece su di una risorsa che è certamente più esclusiva. Il richiamo qui è a due situazioni di mercato diverse: la prima più vicina a quella della concorrenza, la seconda a quella monopolistica. Sono diversi ovviamente nei due mercati gli elementi che possono favorire la formazione della domanda e quindi anche le azioni di promozione. 12 1.5 La delocalizzazione di imprese all’estero: un fenomeno ancora agli albori Come dicevamo, delocalizzare significa, in senso lato, decentrare in altri paesi produzioni o fasi del processo produttivo che prima venivano effettuate all’interno del sistema. Ciò può avvenire governando direttamente il processo attraverso la realizzazione di investimenti diretti all’estero (d’ora in avanti IDE) volti a creare imprese nuove o ad acquisire la proprietà o il controllo di imprese esistenti. Ma si può continuare a parlare di delocalizzazione anche in presenza di processi più soft, che avvengono, ad esempio, attraverso la stipula di accordi commerciali o semplicemente acquistando da imprese estere prodotti o semilavorati prima acquistati da imprese nazionali. In entrambi i casi un pezzo della produzione nazionale viene stabilmente delocalizzata all’estero. Le principali motivazioni che spingono le imprese a delocalizzare sono riconducibili a tre principali tipologie: • per ridurre i costi di produzione, a seguito della possibilità di disporre di fattori produttivi a più basso costo (low cost seeking); • per accedere più facilmente al mercato finale (market seeking); • per accedere a fattori strategici fondamentali per aumentare le proprie competenze (strategic asset seeking). Basso costo e accessibilità sono quindi i fattori strategici che guidano la scelta di delocalizzare. Nel primo caso il risparmio dal lato del costo del lavoro è una delle principali motivazioni, ma può essere rilevante anche il costo di alcune materie prime, una minore tassazione, minori vincoli ambientali,… Nel secondo caso può essere rilevante la vicinanza a lavoro qualificato (conoscenza contestuale) o a particolari risorse produttive, sino anche alla domanda finale. In linea generale se la prima motivazione spinge, certamente, verso paesi a più basso livello di sviluppo, la seconda ha un riferimento più ampio: possono essere infatti presenti localizzazioni in paesi ad alto livello di reddito per raggiungere più facilmente la domanda finale oppure per collocarsi vicino a fattori produttivi strategici (tecnologia, lavoro qualificato, ecc..), come paesi a basso livello di reddito nel tentativo di rapportarsi ad una domanda che sta nascendo e sviluppandosi anche in tali aree. Un ragionamento analogo può essere condotto sulla delocalizzazione ospitata nel nostro sistema, la quale opera con le medesime motivazioni. È tuttavia evidente che nel caso italiano -e fiorentino in particolare- è del tutto improbabile che imprese straniere si localizzino nelle nostre aree per il più basso costo dei fattori produttivi, ma piuttosto saranno richiamate dalla presenza di elementi di qualità rintracciabili nel pregio delle lavorazioni, nel rapporto con una manodopera qualificata, in un rapporto consolidato con la domanda finale. Dal punto di vista degli effetti sul sistema regionale ciò che è rilevante sono i modi in cui avviene l’intervento, in particolare se l’impresa acquisisce la proprietà di una impresa locale senza accrescerne la capacità produttiva (a meno di investimenti aggiuntivi) o se invece si tratta di insediamento di nuove imprese. In particolare si parla di IDE green-field se si tratta di nuove imprese le quali vanno ovviamente ad aumentare la capacità produttiva nel paese ospite creando, molto probabilmente, posti di lavoro. Al contrario gli IDE brown-field generano capacità produttiva nell'impresa acquirente, ma non nel paese di destinazione o nel mondo nel suo complesso. Ma oltre agli effetti su fatturato, valore aggiunto, occupazione, occorre tenere conto anche di altri effetti più indiretti, sulla conoscenza, sulle tecnologie, sugli skill lavorativi, sugli effetti di 13 spillover sul resto del sistema produttivo, che sono spesso altrettanti elementi che incidono sullo sviluppo della competitività di un sistema. Già ricordato, i dati sugli IDE consentono di cogliere tutte le forme di delocalizzazione che avvengono attraverso l’impianto di nuove imprese o l’acquisto di imprese esistenti all’estero e quindi trascurano le attività di decentramento produttivo che avvengono con la semplice attivazione di rapporti commerciali con imprese straniere. In realtà anche guardando agli IDE relativi alla Toscana si conferma come il fenomeno non sia ancora particolarmente diffuso (Tab. 1.9). Se addirittura si tiene conto delle acquisizioni operate da imprese straniere all’interno dell’area, il saldo tra ingressi ed uscite, almeno in termini di fatturato, è favorevole all’area: in altre parole il fatturato realizzato dalle imprese straniere che hanno delocalizzato in Toscana è superiore a quello delle imprese toscane che hanno delocalizzato all’estero; diverse sono le conclusioni in termini di numero di imprese e di addetti coinvolti. Tabella 1,9 LE PARTECIPAZIONI ITALIANE ALL’ESTERO ED ESTERE IN ITALIA AL 1.1.2005 (PROVINCIA DI FIRENZE E TOSCANA) Valori Peso su Italia Imprese estere partecipate (N.) Dipendenti (N.) Fatturato (Milioni di euro) 939 34.831 6.002 5,6 3,2 2,2 TOTALE DIPENDENTI DELL'AREA 69.900 6,5 Imprese a partecipazione estera (N.) Dipendenti (N.) Fatturato (Milioni di euro) 308 28.583 10.881 4,3 3,1 2,8 Inoltre, il peso che il fenomeno riveste, rapportato al complesso del paese, è inferiore al peso dell’area (ad esempio in termini di lavoratori dipendenti) per cui è evidente che, rispetto alle regioni del Nord, l’economia toscana non sembrerebbe ancora investita in modo massiccio da processi di delocalizzazione. Dal punto di vista settoriale vale infine la pena di richiamare come dopo l’industria manifatturiera sia il commercio all’ingrosso il settore maggiormente interessato dagli IDE sia in entrata che in uscita (Tab. 1.10). Tabella 1.10 LE PARTECIPAZIONI TOSCANE ALL’ESTERO ED ESTERE IN TOSCANA AL 1.1.2005, PER SETTORE Imprese Dipendenti Imprese Dipendenti (a) (b) Dip. 6 322 0 10 389 144 20 25 916 213 29.473 0 46 3.699 847 161 91 34.530 3 125 7 12 114 16 9 22 308 147 22.171 789 214 3.013 590 298 1.361 28.583 1,45 1,33 0,00 0,21 1,23 1,44 0,54 0,07 1,21 Partecipazioni all’estero (a) Industria estrattiva Industria manifatturiera Energia elettrica, gas e acqua Costruzioni Commercio all'ingrosso Logistica e trasporti Servizi di informatica e telecomunicazioni Altri servizi professionali TOTALE Partecipazioni estere in Toscana (b) Fonte: banca dati REPRINT, Politecnico di Milano - R&P – ICE 14 In sintesi Nel panorama nazionale l’economia toscana può considerarsi a giusta ragione un’economia aperta agli scambi con l’estero. Tuttavia se il confronto lo si limita alle principali regioni del centro nord questa caratteristica si attenua notevolmente: il peso delle esportazioni all’estero sul PIL regionale è infatti largamente inferiore a quello di regioni come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche. Anche per quel che riguarda gli investimenti diretti all’estero si conferma lo stesso quadro di una regione in cui il fenomeno è assai meno esteso che altrove. Dal punto di vista turistico invece la regione risulta tra quelle più visitate da italiani e soprattutto da stranieri, tanto che la spesa che viene effettuata dai turisti all’interno della regione corrisponde a quasi 1.900 euro per abitante equamente distribuita tra italiani e stranieri ed è largamente superiore alla media nazionale. Entrambe le voci -esportazioni e turismo- mostrano una spiccata specializzazione verso i paesi extraeuropei, ed in particolare nordamericani ed asiatici. Il mercato nazionale è, in ogni caso, per il turismo ma soprattutto per le esportazioni più importante di quello estero. 15 16 2. GLI ANNI RECENTI: PERDITA DI COMPETITIVITÀ 2.1 Le difficoltà sui mercati internazionali Collocato all’interno della evoluzione di lungo periodo l’andamento delle esportazioni italiane mostra, a partire dalla metà degli anni ’90, una graduale flessione delle vendite all’estero del paese (Graf. 2.1). Dopo la forte espansione degli anni ’70 il tasso di crescita delle esportazioni si riduce all’inizio degli anni ’80, ma torna gradualmente ad espandersi negli anni successivi tanto che, nel primo quinquennio degli anni ’90, si ritorna a tassi simili a quelli iniziali; a partire da allora il tasso di crescita diminuisce considerevolmente e diviene addirittura negativo nel quinquennio finale. È proprio per questi motivi che la quota italiana sul commercio internazionale si riduce notevolmente a partire dalla seconda metà degli anni novanta e si riduce non solo rispetto ai paesi emergenti –comportamento questo atteso- ma anche nei confronti dei principali paesi europei: si parla pertanto di perdita di competitività del nostro paese, se non addirittura di declino. Grafico 2.1 TASSI MEDI ANNI DI CRESCITA NEI DIVERSI QUINQUENNI IN ITALIA La Toscana accentua in positivo ed in negativo questa tendenza (Graf. 2.2): nella prima metà degli anni novanta (i dati sulle esportazioni a livello regionale sono noti solo a partire dal 1991) le esportazioni crescono, infatti, più di quelle nazionali, tanto che il peso della Toscana sull’Italia aumenta, raggiungendo il suo massimo storico nel 1994 (8,4% del totale nazionale); subisce, poi, varie oscillazioni sino al 2000 (quando torna vicino ai suoi massimi storici) per ridursi rapidamente negli anni successivi. Nel 2005 il peso delle esportazioni toscane su quelle italiane è appena del 7,4% e rappresenta il minimo storico, perlomeno all’interno del periodo preso in esame: l’ultimo quinquennio rappresenta probabilmente il periodo più prolungato di difficoltà sui mercati internazionali degli ultimi decenni. La situazione appare preoccupante in sé, dal momento che cinque anni di 17 Grafico 2.2 LE ESPORTAZIO TOSCANE IN VALORE E PESO % SU ITALIA difficoltà possono segnare la capacità di resistenza di molte piccole imprese, ma lo è ancor di più perché avviene in un periodo in cui, a parte alcune eccezioni (il 2001), la domanda mondiale è stata in forte espansione: non è quindi dal lato della domanda che provengono i problemi alla nostra economica; semmai qualche problema nasce sul fronte dei prezzi dal momento che la costante rivalutazione dell’euro sul dollaro ha, di fatto, incrementato i prezzi dei beni esportati di oltre il 30%. Quindi nel valutare questa pessima performance sui mercati internazionali qualche responsabilità può avere avuto l’evoluzione dei tassi di cambio, ma poiché anche in anni in cui il cambio col dollaro si è mantenuto stabile (così è successo nel 2005) le esportazioni sono diminuite si deve presumere che qualche problema di competitività delle nostre imprese debba comunque sussistere. Quindi se già si parlava di problemi di competitività per le esportazioni italiane a maggior ragione se ne può parlare per quelle toscane; è sufficiente ricordare, a questo proposito, che il valore delle esportazioni della Toscana del 2005 è appena sui livelli del 2000 e che questo risultato, nel confronto con le altre regioni italiane, pone la Toscana tra le regioni con maggiori difficoltà (Tab. 2.3) Tabella 2.3 ESPORTAZIONI REGIONALI NEL 2005 2000=100 Piemonte Lombardia Liguria Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia Romagna Toscana Umbria Marche 107% 115% 121% 120% 106% 108% 124% 100% 120% 125% Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA 91% 123% 123% 97% 113% 101% 101% 133% 156% 112% Se si considera che, comunque, pur all’interno di un periodo di bassa inflazione, i prezzi all’export sono aumentati è evidente che questo andamento segnala una chiara caduta delle 18 quantità esportate. Secondo le nostre stime, infatti le esportazioni toscane in termini reali sono diminuite tra il 2000 e il 2005 di oltre il 10%, più di quanto sia accaduto al resto del paese. Il quinquennio precedente a quello qui considerato, ha tuttavia rappresentato un periodo particolarmente positivo per l’economia toscana, anche se come abbiamo visto sul fronte delle vendite all’estero la quota della Toscana sull’Italia ha avuto un andamento oscillante senza un chiaro segno di progresso. Ma il fenomeno di gran lunga più interessante del periodo è rappresentato dalla modifica della struttura produttiva del manifatturiero toscano largamente trainata proprio dalla particolare evoluzione delle esportazioni tra il 1995 ed il 2000: cresce infatti il peso della meccanica e si riduce quello della moda, segno del dinamismo del primo comparto, ma anche delle difficoltà del secondo (Tab. 2.4). Tabella 2.4 LA COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO E DELLE ESPORTAZIONI N TOSCANA Valore aggiunto 1995 agroalimentare 14.8 tessile e abbigliamento 21.1 cuoio e prodotti in cuoio. pelle e similari 10.3 carta e editoria 6.2 chimica. gomma e materie plastiche 6.4 minerali non metalliferi 6.6 metalli e prodotti in metallo 7.9 meccanica 15.7 altre industrie manifatturiere 11.1 totale 100 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 2000 13.4 20.2 9.2 6.6 5.9 6.8 7.6 18.9 11.5 100 Esportazioni 1995 2000 4.3 5.5 24.2 22.2 16.5 14.7 3.2 3.6 5.8 6.7 5.9 4.6 5.5 5.3 20 22.4 14.5 14.9 100 100 In questo stesso periodo il valore aggiunto del sistema moda è rimasto sostanzialmente stazionario, mentre quello della meccanica è aumentato del 4,6%. L’economia toscana si è dunque trasformata, seguendo un processo spesso indicato come tipico del progredire dello sviluppo: dalla produzione di beni di consumo si passa gradualmente a produrre i macchinari per la produzione dei beni di consumo. Questo processo è avvenuto in ritardo rispetto ad altre regioni italiane (tanto che ancora oggi la presenza di meccanica in Toscana è inferiore alla media del paese), ma è avvenuto in modo molto intenso visto che nello stesso periodo la crescita del settore meccanico nel resto del paese è stata assai più bassa. Questo processo, che può ritenersi virtuoso, si è, tuttavia, arrestato dopo il 2001 e se da allora si è consolidata la tendenza che vede la crescita del peso della meccanica sulla moda ciò è dovuto prevalentemente alla grave crisi di quest’ultimo comparto, più che al dinamismo del primo. 2.2 Quali le cause Viene quindi a mancare negli anni più recenti la spinta propulsiva delle esportazioni, più di quanto sia accaduto in altre regioni. Vista a livello aggregato ciò potrebbe essere il segno di una maggiore perdita di competitività delle imprese toscane, tuttavia, prima di esprimere un giudizio di questo tipo occorre osservare in che misura sul negativo andamento delle vendite all’estero abbiano inciso altre circostanze ed in particolare la specializzazione produttiva della regione richiamata nei paragrafi precedenti. 19 È infatti evidente che, sebbene le specializzazioni produttive e gli orientamenti di mercato negli anni possano cambiare (e, abbiamo visto, sono cambiati in Toscana), ciò avviene sempre con molta gradualità, per cui la situazione di partenza incide sempre in modo significativo sui comportamenti successivi. Detto in altri termini, non è sempre agevole spostarsi da un settore in difficoltà ad un settore in espansione, dal momento che le conoscenze che sono alla base di un progetto di impresa sono pur sempre ben delimitate e non consentono salti eccessivi da un settore ad un altro. L’analisi di lungo periodo –tenendo cioè conto dei due sottoperiodi sopra richiamati, ovvero a partire dal 1995- ci dice che le esportazioni toscane sono nel complesso cresciute meno di quelle nazionali e che tale dinamica è in buona parte determinata dagli effetti negativi esercitati sia dalla specializzazione produttiva della regione che dal particolare orientamento di mercato delle imprese toscane. In altre parole, la Toscana ha sofferto del fatto che tutte le aree italiane più orientate verso produzioni tradizionali e verso paesi extraeuropei hanno maggiormente subito le conseguenze della situazione in atto; tuttavia questo effetto non basta a giustificare il calo osservato: ciò evidentemente indica che le imprese toscane presentano anche un difetto di competitività. Ciò appare con una certa evidenza (Graf. 2.5) rispetto all’intero paese ed ancor più rispetto ad alcune regioni, come ad esempio, l’Emilia Romagna. Quest’ultima risulta nell’ultimo decennio costantemente più competitiva della Toscana visto che il contributo differenziale dell’Emilia Romagna rispetto alla media nazionale è positivo in ogni anno. Questa difficoltà della Toscana è vera, in particolar modo, nell’ultimo quinquennio nel quale si è avuto un contributo derivante dalla competitività specifica della regione negativo, fatta eccezione per il 2004. Un secondo fatto che possiamo derivare dall’analisi grafica è la sostanziale simmetria dei comportamenti, in termini di competitività, di Veneto e Toscana: quando l’effetto differenziale, rispetto al dato medio nazionale, dovuto alla competitività è positivo per l’una, appare negativo per l’altra. Da questa constatazione possiamo ipotizzare che vi sia una stretta relazione tra i due sistemi economici regionali che sembrerebbero in forte competizione tra loro. Il dato è confermato in tutto l’arco di tempo osservato eccetto per l’ultimo anno di analisi nel quale si è osservato sia per la Toscana che per il Veneto un effetto differenziale di crescita delle esportazioni all’estero, dovuto alla competitività, negativo. Grafico 2.5 EFFETTO DIFFERENZIALE DOVUTO ALLA COMPETITIVITÀ REGIONALE. 1995-2005 20 Quello che in conclusione sembra emergere è una difficoltà pronunciata della Toscana rispetto ai diretti concorrenti e rispetto alla media delle regioni italiane in tutto l’ultimo quinquennio. Il sospetto di un “caso Toscana” in termini di competitività sui mercati internazionali si fa quindi più fondato. 2.3 Le dinamiche turistiche Nel corso degli anni la componente straniera è stata quella più dinamica e rappresenta oggi attualmente quasi la metà del totale delle presenze turistiche della regione. La crescita delle presenze è stata costante nel corso di tutti gli anni novanta e solo negli anni più recenti sono visibili alcuni segni di difficoltà che riguardano sia la componente nazionale che quella estera (anche se è più evidente per quest’ultima). Queste difficoltà sembrerebbero segnalare per il nostro paese, e per la Toscana ancora di più, una preoccupante perdita di competitività che si rende evidente soprattutto nel corso dell’ultimo quinquennio e che sembrerebbe riferirsi al complesso dei nostri scambi con l’estero: come le esportazioni, anche le presenze turistiche subiscono infatti una vera e propria flessione a partire dal 2001. Evidentemente la quotazione dell’euro ed i problemi geopolitici che si sono manifestati dopo l’11 settembre hanno inciso sulle dinamiche del turismo straniero, mentre la modesta crescita nazionale ha determinato una contrazione anche del turismo interno; il fatto, che in Toscana le perdite siano state superiori a quelle delle altre regioni turistiche italiane introduce, però, ulteriori elementi di preoccupazione. Queste considerazioni si basano, naturalmente, sulla evoluzione delle presenze registrate nelle strutture ricettive ufficiali, trascurando quindi tutte le altre forme di turismo (case in proprietà, case in affitto, presso amici e parenti) che in realtà hanno una notevole incidenza sul fenomeno complessivo e che hanno, verosimilmente, andamenti meno volatili. Non vi sono tuttavia elementi per ritenere che l’andamento dei flussi turistici complessivi e della spesa da essi erogata sia diversa da quello sopra indicato; il dubbio che anche il turismo versi in una situazione di difficoltà strutturale deve dunque rimanere aperto anche se i dati sull’andamento del 2005 ed i primi dati sul 2006 sembrerebbero fornire indicazioni più confortanti. In effetti sul fronte turistico la Toscana offre innumerevoli possibilità: dal turismo d’arte a quello balneare, da quello termale a quello montano per non parlare di forme nuove, anche se oramai consolidate, di offerta turistica come l’agriturismo. Non tutte questa attività hanno presentato le stesse dinamiche: nel lungo periodo alla forte espansione delle aree balneari si è associata una certa saturazione delle città d’arte (anche se si resta su tassi di crescita decisamente molto elevati). Negli anni più recenti (Tab. 2.6), invece, le dinamiche sembrano seguire logiche di comportamento più orientate ad un turismo più costoso: nel caso degli alberghi, è decisamente aumentata la preferenza per gli alberghi a 4 e 5 stelle e nei residence; mentre nelle strutture extra-alberghiere quelle più tradizionali (campeggi) sono quelle meno dinamiche. Non solo ma il turismo balneare –non senza eccezioni- ha mostrato più difficoltà di quello nelle città d’arte. Quindi nel complesso sembrerebbe essere di fronte ad un fenomeno che, dopo una forte espansione nel corso degli anni ‘90, al di là dell’evidente rallentamento spiegabile in parte con fatti esogeni e probabilmente anche congiunturali (dollaro, clima geopolitica,…), sta attraversando una fase di trasformazione della domanda con l’affermarsi di scelte localizzative diverse (per tipologia ricettive e per località di interesse) rispetto a quelle tradizionali; trasformazione che ha verosimilmente stimolato anche processi di ristrutturazione dell’offerta per rispondere a tali nuove esigenze. 21 Tabella 2.6 LE PRESENZE TURISTICHE IN TOSCANA PER TIPOLOGIE RICETTIVE Alberghiero: 5 Stelle Alberghiero: 4 Stelle Alberghiero: 3 Stelle Alberghiero: 2 Stelle Alberghiero: 1 Stella Alberghiero: Residenze Tur. Alb. Alberghiero: Totale Extra-Alberghiero: AgriTurismo Extra-Alberghiero: Campeggi Extra-Alberghiero: Altre Strutture Extra-Alberghiero: Totale TOTALE 1993 246729 3796512 6956957 3379706 1712738 783776 16876420 0 6341268 3917146 10258413 27134828 2000 366482 5789933 10250867 3119677 1265057 1255599 22047615 1544757 8469502 5152245 15166504 37214119 2001 362419 5771176 10275915 2979160 1217121 1264474 21870265 1749977 9120781 5412768 16283526 38153791 2002 348007 5645658 10106169 2766998 1143462 1259634 21269928 2011451 8949821 5811204 16772476 38042404 2003 366279 5493063 9633425 2442241 984270 1321759 20241037 1994769 8852321 5816704 16663794 36904831 2004 415861 6045694 9468841 2170083 829010 1206225 20135714 1945269 8114166 5350266 15409701 35545415 Il fatto che alla stagnazione delle presenze complessive si sia realizzata una trasformazione dei comportamenti che ha spinto i turisti verso formule ricettive più costose andrebbe nella direzione voluta di un turismo che rallenta la sua pressione sul territorio, ma assume forme di consumo che hanno effetti moltiplicativi più elevati. Naturalmente occorre non dimenticare che ben poco si sa su quelle forme di turismo “mordi e fuggi” che passa per i luoghi turistici senza tuttavia sostarvi più di una giornata e che ha effetti esattamente opposti (alta pressione sul territorio e basso effetto moltiplicativo) e che potrebbe creare una situazione di conflitto nell’uso del suolo proprio con le forme di turismo di più alta qualità. 2.4 Gli investimenti diretti esteri Con riferimento alle partecipazioni in uscita, nei primi anni duemila la Toscana ha evidenziato a livello aggregato una crescita superiore alla media nazionale per quanto riguarda il numero di imprese partecipate all’estero, ma inferiore in termini di addetti all’estero (Tab. 2.7). Tabella 2.7 EVOLUZIONE DELLE PARTECIPAZIONI ALL'ESTERO NEL PERIODO 1.1.2001–1.1.2005, PER SETTORE Al 1.1.01 IMPRESE PARTECIPATE (N.) Industria estrattiva Industria manifatturiera Energia, gas e acqua Costruzioni Commercio all'ingrosso Logistica e trasporti Servizi di tlc e informatica Altri servizi professionali TOTALE TOSCANA Al 1.1.05 5 280 0 9 349 133 18 23 817 6 322 0 10 389 144 20 25 916 Var. % Al 1.1.01 ITALIA Al 1.1.05 Var. % 20,0 15,0 11,1 11,5 8,3 11,1 8,7 12,1 220 5.157 323 724 6.773 810 396 832 15.235 245 5.863 411 840 7.210 844 483 936 16.832 11,4 13,7 27,2 16,0 6,5 4,2 22,0 12,5 10,5 12.688 851.635 15.671 29.967 93.393 7.760 44.721 28.582 1.084.417 -0,1 8,0 9,0 8,9 12,7 9,1 -39,8 4,8 4,8 DIPENDENTI DELLE IMPRESE PARTECIPATE (N.) Industria estrattiva 211 213 0,9 12.707 Industria manifatturiera 29.310 29.473 0,6 788.667 Energia, gas e acqua 0 0 14.381 Costruzioni 46 46 0,0 27.527 Commercio all'ingrosso 3.263 3.699 13,4 82.846 Logistica e trasporti 862 847 -1,7 7.113 Servizi di tlc e informatica 160 161 0,6 74.334 Altri servizi professionali 89 91 2,2 27.284 TOTALE 33.941 34.530 1,7 1.034.859 Fonte: banca dati REPRINT, Politecnico di Milano - R&P – ICE 22 Approfondendo l’analisi a livello dei diversi comparti, va sottolineata la crescita degli indicatori relativi a commercio all’ingrosso, segnale di una crescente propensione delle imprese toscane a presidiare i mercati internazionali di sbocco tramite filiali commerciali dirette. Stagnante invece l’occupazione delle filiali produttive all’estero delle imprese della regione, nonostante l’aumentato numero di imprese partecipate, a sottolineare fenomeni di razionalizzazione delle strutture produttive estere. Nel lungo periodo la Toscana (Tab. 2.8) evidenzia una crescita degli indicatori di consistenza delle partecipazioni all’estero maggiore della media nazionale, nonostante l’incidenza in termini di numero di soggetti investitori si sia ridotta tra la metà degli anni ottanta e oggi . In relazione al numero di imprese partecipate all’estero, l’incidenza della Toscana sul totale nazionale sale dal 4,7% del 1986 al 5,5% di inizio 2005, mentre in termini di numero di dipendenti delle consociate estere si passa dall’1,6% al 3,5%. Questi riscontri sembrano dunque suggerire che le PMI toscane abbiano partecipato in misura meno significativa delle imprese di altre regioni all’allargamento della base investitrice, mentre segnali più positivi provengono dalle medie e medio-grandi imprese toscane, che hanno accresciuto la loro presenza produttiva all’estero negli utimi due decenni. Tabella 2.8 EVOLUZIONE DELLE PARTECIPAZIONI ALL'ESTERO DELLE IMPRESE TOSCANE IN ATTIVITÀ MANIFATTURIERE PERIODO 1.1.1986–1.1.2005 IMPRESE INVESTITRICI – al 1.1.1986 – al 1.1.1991 – al 1.1.1996 – al 1.1.2001 – al 1.1.2002 – al 1.1.2003 – al 1.1.2004 – al 1.1.2005 IMPRESE ESTERE PARTECIPATE DIPENDENTI DELLE IMPRESE ESTERE PARTECIPATE N. % su Italia N. % su Italia 23 8,2 33 4,7 32 6,7 73 5,7 80 6,5 139 4,9 154 6,5 280 5,4 160 6,3 295 5,4 165 6,2 308 5,5 166 6 313 5,5 170 6 322 5,5 Fonte: banca dati REPRINT, Politecnico di Milano - R&P – ICE N. 3.910 20.558 22.926 29.310 27.904 28.550 28.893 29.473 % su Italia 1,6 4 1,9 3,7 3,4 3,5 3,4 3,5 Dal lato delle entrate, la dinamica delle partecipazioni estere riferita al periodo più recente (2001-2005) appare contrastato. A fronte di una crescita del numero di imprese partecipate da investitori esteri di poco inferiore alla media nazionale (+6,6% contro +7,4), si registra una contrazione del numero dei dipendenti delle imprese a partecipazione estera, che scende da quasi 25.400 a poco più di 22mila unità, determinando una controtendenza rispetto al dato nazionale (-7,0% contro +0,8%). Responsabile di questo andamento è l’industria manifatturiera, che perde oltre il 12% (-6,3% il dato nazionale. Crescite assai sostenute nell’occupazione delle partecipate estere si rilevano nel comparto terziario, ma spesso sull’entità relativa dell’incremento incidono in misura significativa gli assai modesti livelli iniziali. Forte anche la crescita delle consistenza delle partecipazioni estere nel settore delle utilities (+65,3%), che peraltro si inserisce in un quadro più generale che ha visto concretizzarsi una prima ondata di un certo rilievo di investimenti dall’estero nel nostro Paese, a seguito dei processi in atto di apertura dei mercati e liberalizzazione delle attività, di cui il +426,2% registrato a livello nazionale è efficace testimonianza. L’analisi di lungo periodo riferita al comparto manifatturiero evidenzia nel lungo periodo un trend di crescita delle partecipazioni dall’estero, che nell’arco dei 18 anni considerati (1.1.19861.1.2004) consente alla Toscana di incrementare le sue quote sul totale nazionale: dal 3,3% al 23 4,7% in relazione al numero di imprese partecipate (che da 47 salgono a 120), dal 3,3% al 3,6% in relazione al numero di dipendenti (da 17.284 a 22.088), dopo aver superato la soglia del 4% nei primi anni del nuovo millennio. In sintonia con il più generale andamento nazionale, anche nel caso della Toscana il periodo di maggiore crescita è rappresentato dagli anni novanta; la crescita è stata anzi in questo caso ancora più sostenuta, tanto che la quota della regione sul totale nazionale in termini di numero di dipendenti delle imprese a partecipazione estera è aumentata in questo periodo di 1 punto percentuale. Tabella 2.9 EVOLUZIONE DELLE PARTECIPAZIONI ESTERE NELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA E TOSCANA PERIODO1.1.1986 - 1.1.2005 IMPRESE INVESTITRICI IMPRESE ESTERE PARTECIPATE – al 1.1.1986 N. 47 % su Italia 3,3 N. 17.284 % su Italia 3,3 – al 1.1.1991 68 3,8 15.983 3 – al 1.1.1996 – al 1.1.2001 – al 1.1.2002 – al 1.1.2003 – al 1.1.2004 – al 1.1.2005 90 102 114 119 122 120 4,4 4,2 4,5 4,6 4,8 4,7 22.991 24.279 25.392 25.723 25.115 22.088 3,6 4,2 4 4 4 3,6 DIPENDENTI DELLE IMPRESE ESTERE PARTECIPATE N. % su Italia .. .. .. .. .. .. 184 192 205 203 205 5,3 5,3 5,6 5,5 5,5 Un importante aspetto concerne le modalità scelte dalle imprese multinazionali per investire in attività produttive, con particolare riferimento alla scelta fra l’avvio di una nuova attività investimento greenfield- e l’acquisizione di attività esistenti. Con riguardo all’industria manifatturiera toscana (Tab. 2.9), al di là della conferma di come la netta predominanza delle acquisizioni rappresenti un fenomeno ormai irreversibile, è evidente l’esiguità delle attività produttive avviate ex novo da investitori esteri dalla metà degli anni novanta ad oggi. A livello nazionale, l’incidenza degli investimenti greenfield si attesta nel corso dell’intero periodo al di sotto del 15% del totale in termini di numero di iniziative e del 4% in termini di apporto all’occupazione. Gli anni più recenti sembrerebbero indicare un’ulteriore rarefazione delle iniziative greenfield, anche se la prudenza nel commentare tale dato è d’obbligo, data la possibilità che alcune iniziative recenti “a prato verde” (comunque di limitata consistenza), per ora sfuggite alla rilevazione, “emergano” nei prossimi anni, al crescere dell’attività. I dati rilevati per la Toscana appaiono sostanzialmente allineati alla media nazionale: l’incidenza degli investimenti greenfield appare leggermente inferiore (10,8% contro 14,7%) in relazione alla numerosità delle iniziative, ma identica (3,6%) se si guarda al numero di dipendenti interessati. 24 In sintesi Dopo la fase di espansione che aveva connotato l’economia toscana nella seconda parte degli anni novanta, con significative trasformazione anche del modo di essere presenti sui mercati internazionali (soprattutto per la forte crescita della meccanica), i primi cinque anni del nuovo millennio rappresentano uno dei periodi di maggiori difficoltà sia per le esportazioni che per il turismo. Vi sono segni di ripresa negli ultimi mesi (nel caso del turismo già il 2005 è in realtà un buon anno), i quali tuttavia non sono sufficienti a ribaltare il quadro che si era formato negli anni precedenti caratterizzato dalla presenza di forti dubbi sulla competitività delle nostre imprese. L’andamento è infatti peggiore di quello, già negativo, osservato a livello nazionale, non solo, ma se una parte di questi effetti dipendono chiaramente dalla particolare specializzazione produttiva della regione (settori tradizionali, mercati extra-europei) che più ha sofferto delle concorrenza dei paesi emergenti, ciò non basta a spiegare i peggiori andamenti della Toscana. Vi sono dunque anche altri fattori non tutti facilmente spiegabili. Certamente tra questi la dimensione di impresa, la quale se non è stata mai un peso dal punto di vista della qualità delle produzioni (è vero semmai il contrario) rischia di essere oggi un limite sul fronte della capacità di vendere ed essere presenti sui mercati internazionali. Questa capacità non dipende infatti solo dalla qualità dei prodotti, ma anche dalla capacità di venderli e promuoverli, capacità che richiedono spesso dimensioni superiori a quelli delle nostre piccole imprese. La stessa osservazione delle dinamiche degli investimenti diretti esteri (IDE) rivelatrice di una maggiore capacità di stare sui mercati internazionali (quelli in uscita) o di attrarre imprese sul nostro territorio (quelli in entrata), non mostrano per la Toscana né livelli significativi, né dinamiche particolarmente vivaci. Per questi motivi l’azione di promozione diviene oggi ancora più importante, in particolare diviene un obiettivo strategico indirizzarla verso fini comuni. 25 26 3. L’importanza della promozione 3.1 Una promozione frammentata Dall’analisi fornita nelle pagine precedenti risultano chiaramente alcune caratteristiche della Toscana: • l’apertura verso l’estero è su livelli inferiori a quella di regioni simili ed è mostra una maggiore predilezione per i mercati extra-europei; • il mercato nazionale, come del resto per le altre regioni, è quantitativamente più importante di quello estero; • il saldo commerciale della regione verso l’esterno è positivo anche se su livelli decisamente inferiori a quello delle principali regioni del paese; • il contributo positivo alla bilancia commerciale della Toscana viene soprattutto dal turismo ed è determinato dalla forte attrattività della regione che opera in particolare nei confronti degli stranieri; • gli ultimi 5 anni rappresentano un periodo di grave difficoltà per l’economia toscana sia sul fronte delle esportazioni che su quello del turismo, creando elementi di preoccupazione pur in presenza dei segnali confortanti degli ultimi mesi (in ripresa le esportazioni del primo trimestre 23006 così come il turismo già nel 2005). È quindi evidente che se si vuol ritornare a tassi di crescita soddisfacenti è necessario che esportazioni e turismo riprendano in modo consistente; a questa dinamica dovranno contribuire le imprese con le loro autonome scelte ma anche gli operatori pubblici rafforzando l’azione della promozione. In un sistema produttivo caratterizzato dalla prevalenza di PMI è, infatti, difficile immaginare che le imprese da sole abbiano la forza di intraprendere azioni incisive di promozione all’estero. D’altra parte anche paesi con strutture produttive diverse si sono dotati da tempo di soggetti volti ad operare su questo fronte. In Toscana l’azione è frammentata e quindi rischia di essere poco incisiva ed è per questo che è in atto una azione di rivisitazione del ruolo del principale ente dedicato a tale azione. In realtà, essendo molti i soggetti che operano in tale settore è anche difficile stimare le risorse complessivamente dedicate alla promozione. Monitor (con la quale abbiamo collaborato con questa analisi mettendo a disposizione le informazioni da noi raccolte) ha stimato che le risorse complessivamente utilizzate per la promozione tenendo conto anche dei costi delle strutture, ammontano ad oltre 50 milioni di euro (esclusi i Comuni). Di questo totale (Graf. 3.1) circa 33 milioni di euro viene speso direttamente per la promozione di cui 9,4 da Toscana Promozione, 3,9 da progetti interregionali per il turismo, 13,7 dalla CCIAA e dalle aziende speciali, 6 dalle APT ed appena 0,3 dalle Province. Di questo ammontare complessivo inoltre solo 12,8 milioni di euro opera sul fronte internazionale. In altre parole sulla base di questo quadro le risorse spese da TP rappresentano circa il 30% dell’ammontare complessivo speso in Toscana, rafforzando pertanto l’immagine di un complesso di interventi eccessivamente parcellizzato, se non guidato da una logica unitaria o comunque coordinata. 27 Grafico 3.1 LE RISORSE PER LA PROMOZIONE NEL 2004 (ESCLUSI I COMUNI) Fonte: Monitor 3.2 La rilevazione dell’IRPET L’indagine da condotta dall’IRPET si è limitata a raccogliere le informazioni dai tre soggetti maggiormente coinvolti nella promozione all’estero oltre, ovviamente, Toscana Promozione: - le Camere di Commercio - le Province - le Agenzia Provinciali per il Turismo trascurando pertanto tutte iniziative eseguite da altri soggetti, ad esempio, dai comuni. Non solo, ma sono state raccolte solo le informazioni su quelle iniziative chiaramente indirizzate alla promozione all’estero trascurandone, quindi, altre alcune delle quali pur avendo finalità diverse, contribuiscono ugualmente alla promozione all’estero della Toscana (si pensi ad esempio al ruolo che possono avere alcune mostre). Inoltre, la stima, raccogliendo le sole spese vive, ha trascurato quelli che sono i costi d’esercizio delle strutture dedicate alla promozione. Quindi, la rilevazione da noi condotta sui tre soggetti sopra ricordati raccoglie solo una parte delle attività di promozione rilevate da Monitor ed in particolare si riferisce sostanzialmente alla sola promozione internazionale; gli importi ottenuti sono quindi più ridotti di quelli sopra richiamati ma sono chiaramente attribuibili forse al segmento più importante della promozione, quella cioè all’estero. Fatte queste premesse per la promozione internazionale sono stati spesi nel 2004 quasi 6 milioni di euro (Tab. 3.2) che si aggiungono a quelli di Toscana Promozione il cui bilancio complessivo ammonta a circa 14 milioni di euro. Se si tiene conto del fatto che quest’ultima cifra rappresenta l’intero bilancio di TP -comprendente, quindi, anche tutti i costi di mantenimento della struttura- mentre le spese degli altri organismi sono solo quelle dirette 3 anche in questo caso, l’esito è comunque quello che, per la promozione all’estero, la dispersione di azioni tra molteplici operatori è considerevole. 3 Del resto questa scelta potrebbe anche essere giustificata dal fatto che mentre Toscana promozione è interamente orientata alla azione di promozione, gli altri enti hanno nella promozione solo una parte della propria attività (osservazione forse un po’ meno valida per le APT). 28 Tabella 3.2 SPESE PER LA PROMOZIONE DEI TRE SOGGETTI PRESI IN ESAME Distribuzione per provincia Province Arezzo Firenze Grosseto Livorno Lucca Massa Carrara Pisa Pistoia Prato Siena 5.800 52.500 126.500 10.000 56.000 0 54.227 0 14.400 0 319.427 A.P.T. 29.437 36.683 95.000 40.169 33.366 96.700 30.000 170.476 4.680 .. 536.511 Fonte: rilevazione IRPET CCIAA Totale 499.917 2.127.561 561.123 22.957 302.728 10.940 288.407 276.292 247.475 776.676 5.114.076 535.154 2.216.744 782.623 73.126 392.094 107.640 372.634 446.768 266.555 776.676 5.970.014 Questo esito, peraltro, è ulteriormente confermato dalla osservazione più analitica delle singole voci di spesa erogate. Nel caso delle Province l’impegno di spesa è trascurabile, mentre nel caso delle APT (vedi appendice) la somma complessivamente erogata è frammentata in molte iniziative in genere di piccolo ammontare, anche se in esse è possibile individuare una linea di fondo tendente a rafforzare la presenza della Toscana attraverso il ricorso agli organi di comunicazione (stampa o televisione). L’altra voce consistente è rappresentata dagli interventi delle Camere di Commercio orientati verso azioni dirette di promozione all’estero, ma in parte anche volti a sostenere più direttamente le singole imprese (Tab. 3.3). AREZZO FIRENZE GROSSETO LIVORNO LUCCA M. CARRARA PISA PISTOIA PRATO SIENA TOTALE Tabella 3.3 LA SPESE PER LA PROMOZIONE DELLE CCIAA NEL 2004 Valori in euro att. promozione contrib. ass. contributi estera formaz. internaz.ne cat/cons aziende 366.000 50.000 83.917 2.127.561 365.164 12.187 183.773 16.201 6.756 197.473 22.007 10.077 73.171 5.000 5.940 158.400 6.260 33.747 90.000 276.292 91.300 6.675 22.500 127.000 328.968 1.602 446.106 3.932.358 48.731 116.324 1.016.663 totale 499.917 2.127.561 561.123 22.957 302.728 10.940 288.407 276.292 247.475 776.676 5.114.076 Nel complesso dunque se si considera che le esportazioni all’estero della Toscana ammontano a circa 22 miliardi di euro e che la spesa degli stranieri in Toscana supera i 3 miliardi di euro si può stimare che il complesso delle somme erogate per la promozione all’estero sia ben al di sotto dell’ 1 per mille e che rischi di essere poco incisiva, non tanto (e non solo) per l’ammontare esiguo complessivo ma anche per la sua estrema parcellizzazione che 29 non è in grado di fornire una linea strategica unitaria e compatta in una fase in cui la necessità di aggredire i mercati internazionali è particolarmente avvertita. In sintesi Se è vero che la promozione è oggi un fattore strategico per la competitività delle nostre produzioni e se è vero che la prevalenza di piccole imprese rende difficile per ciascuna di esse sopportarne i costi, il rischio cui va incontro l’economia toscana è quello di realizzare prodotti di qualità medio alta ma di avere poi difficoltà a collocarli convenientemente sul mercato. La presenza di un intervento dell’operatore pubblico è quindi indispensabile come del resto stanno a testimoniare le molte agenzie per la promozione presenti anche in paesi in cui la dimensione aziendale non sembrerebbe essere un limite. L’attività di promozione è, in effetti, svolta in Toscana da molti enti (oltre Toscana Promozione, le Province, le APT, le CCIAA, i comuni,…) spesso in modo autonomo, con la conseguenza che non sempre le risorse complessivamente impiegate raggiungono efficacemente l’obiettivo strategico di una presenza coordinata sui mercati internazionali dei prodotti toscani. 30 4. CONCLUSIONI L’analisi condotta in queste pagine rivela alcune caratteristiche dell’economia toscana non sempre sufficientemente conosciute. L’importanza dei rapporti di scambio con l’esterno per spiegare la crescita dell’economia di una regione, come di un paese, è ampiamente documentata dal fatto che, in genere, più alta è la capacità di esportare più alto è il livello del PIL (per aree ovviamente di dimensione simile). I rapporti con l’esterno sono in realtà di vario genere: riguardano lo scambio di beni e servizi, il movimento di flussi turistici ed anche il movimento di capitali o perlomeno quella forma di movimento di capitali che porta ad acquisire proprietà di imprese in altri paesi (gli Investimenti Diretti all’Estero). Le economie moderne più sviluppate presentano elevati livelli sia negli scambi di merci e servizi che negli IDE, essendo i flussi turistici legati a dotazioni originarie non ovunque presenti nella stessa misura. La Toscana sta certamente dentro questo quadro, anche se nel confronto con le altre regioni italiane, (in particolare con le grandi regioni del nord del paese) si evidenziano alcune caratteristiche: • l’apertura verso gli scambi con l’estero (in particolare le esportazioni) è elevata, ma inferiore a quella di tutte le regioni suddette; • rilevante, almeno in termini quantitativi, è l’apertura verso il mercato nazionale che è circa il doppio di quella verso l’estero; • più importante è, invece, il contributo del turismo sia straniero che italiano, tanto che, se la bilancia commerciale con l’esterno (scambi di beni e servizi), è solo lievemente positiva, quella turistica è, invece, largamente positiva; • sul fronte degli IDE il dinamismo della imprese regionali sembra modesto, anche se in espansione, così come non eccessiva appare l’attrazione di investimenti da fuori. Molte di queste caratteristiche contrastano, come dicevamo, con l’immagine spesso fornita della Toscana come regione particolarmente aperta e ciò deriva essenzialmente dal fatto che tale immagine era ritagliata sulla Toscana più tipica, quella cioè dei suoi distretti manifatturieri (verosimilmente tutta la Toscana centrale) che, in effetti, continua a confermare tale immagine, anche se è proprio lì che oggi sono concentrate le maggiori difficoltà. Diversa è la situazione dell’altra Toscana, assai meno manifatturiera ed anche con livelli di apertura (specie internazionale) assai più contenuti; naturalmente per alcune di queste altre aree il turismo costituisce una alternativa importante e logicamente analoga alle esportazioni, anche se non sufficiente a garantire il livello di PIL pro capite delle aree della Toscana centrale. È da queste significative differenze interne che viene fuori il quadro di una Toscana meno aperta sui mercati internazionali di quanto non lo siano le grandi regioni del nord del paese. Rafforzare la capacità di esportare e di accrescere la spesa turistica nella regione, resta dunque un obiettivo prioritario se si vuole un ritorno a tassi di crescita dell’economa toscana adeguati. Per far questo occorre ben comprendere il perché delle attuali difficoltà incontrate sui mercati internazionali per indirizzare in tale verso le azioni di politica economica. Su questo fronte è opinione diffusa che oggi saper produrre buoni prodotti non è di per sé un elemento sufficiente anche a collocarli con successo sui mercati internazionali; il contenuto immateriale dei beni è spesso più importante di quello materiale e, per un’economia abituata a far meglio il secondo del primo, ciò può rappresentare un limite evidente. L’azione di promozione all’estero dovrebbe essere diretta a superare, almeno in parte, tale limite, ma è evidente che essa non può essere sufficientemente garantita dalle singole imprese, 31 molte e troppo piccole per permettersi una azione efficace; l’azione pubblica è dunque indispensabile ma è altrettanto indispensabile coordinarla in modo da porsi chiari obiettivi strategici e da indirizzare su di essi tutte le risorse (peraltro non molte) oggi disponibili, frammentate tra troppi soggetti ciascuno dei quali persegue linee strategiche non necessariamente coordinate con quelle degli altri. 32 Appendice LE SPESE PER LA PROMOZIONE DELLE APT AREZZO 2004 1.200,00 1.525,00 2.500,00 2.880,00 1.081,00 600,00 100,00 390,00 8.437,00 210,00 2.064,00 2.582,00 4.000,00 560,00 92,00 590,00 446,00 180,00 29.437,00 Partecipazione FITUR Madrid (con Toscana Promozione) Pubblicità su Italy Magazine (con Consorzio Valtiberina) Compartecipazione BITTM Pechino(con Arezzo Convention Bureau) Partecipazione SMT Parigi (con Toscana Promozione) Educational t.o. cinesi (con Toscana Promozione) Compartecipazione evento Vienna (con Consorzio Cortona) Degustazione El Corte Ingles Madrid (con Toscana Promozione) Ospitalità Borsa Vini Australia (con Enit) Educational giornalisti spagnoli Ospitalità troupe TV belga Partecipazione Festa Italiana a Vienna Educational follow up vetrine ENIT Progetto con TV bavarese Ospitalità giornalista Reisemagazine -Vienna Ospitalità troupe Antenna 3 - Barcellona Ospitalità giornalisti spagnoli El Corte Ingles Ospitalità troupe BBC a Sansepolcro per Piero della Francesca Spedizione a Madrid per El Corte Ingles TOTALE FIRENZE Parigi, Place de l'Italie Inserzione guida GB Lifestyle Radio Argentina Stand Nanchino Splendor of Florence NY Settimana Fiorentina a Zurigo TOTALE 2004 870,52 1.698,00 600,00 2.100,00 22.641,29 8.774,04 36.683,85 Presentazione Dig a Londra Workshop Amsterdam Workshop Zurigo Conferenza stampa Amsterdam Mostra Arnolfo a Monaco di Baviera Presentazione Dig a New York TOTALE 2005 2.922,97 5.600,00 26.304,31 744,00 3.080,76 1.050,00 39.702,04 GROSSETO 2005 15.475,00 26.000,00 8.614,44 9.531,13 34.956,80 6.000,00 16.599,03 2.006,00 4.818,93 8.078,60 1.500,00 10.000,00 143.579,93 2 puntate televisive su tv nazionale tedesca Bayerischer Rundfunk Ristampe materiale promozionale in lingua Fiera Utazas Budapesdt Conferenza stampa e work shop a Budapest 4 borse del turismo in Nl, D, A, CH Osservatorio turistico su flussi stranieri Progetto di cooperazione trasnazionale con F, PL, IR, FIN Fiera Colonia Rhein Golf Borsa del turismo a Utrecht Pubblicità Vivere Magazine Stampa brochure golf TOTALE 33 MASSA Interventi 2004 Francia: Campagna promozionale sulla stampa francese 22.971,60 Austria: Iniziativa Terra Tage 17.500,00 Germania: Progetto Costa di Toscana - Workshop turistico e degustazione prodotti tipici a Colonia Francia: Salone Mondiale del Turismo - Parigi 6.817,30 15.000,00 Germania: Progetto Costa di Toscana - Fiera Touristik & Caravannin - Lipsia 1.768,00 Francia: Progetto Costa di Toscana - Iniziativa promozionale "Settimana Italiana a Parigi" Danimarca: Progetto Costa di Toscana - Iniziativa promozionale "White Marble" di Copenaghen Inghilterra: Fiera WTM di Londra 837,20 9.800,00 17.000,00 Stampa materiale: realizzazione di materiale anche in lingua inglese, francese e tedesca (tutto il materiale è generalmente stampato in 2-3 o 4 lingue) TOTALE 5.000,00 96.694,10 Interventi 2005 Olanda: Ospitalità in educational tour per giornalisti 400,00 Francia: Vetrina ENIT di Parigi 7.397,60 Scozia: Intervento promozionale presso i centri commerciali Gallerie Buchanan di Glasgow 10.000,00 Germania: Realizzazione di una puntata della trasmissione televisiva tedesca "Shlemmelreise" su emittente bavarese. 9.225,81 Francia: Salone Mondiale del Turismo 2006 9.880,00 Germania: Compartecipazione spese a 20° edizione manifestazione fieristica Ingolstadt Svizzera: Fiera - I Viaggiatori di Lugano 500,00 2.222,74 Francia: Realizzazione di eventi vari, conferenze stampa, cene e degustazioni di prodotti tipici - Parigi Germania: Compartecipazione spese per iniziativa con Tour Operator Neckermann- Francoforte 13.361,00 8.000,00 Austria: Iniziativa Promozionale Terra Tage - Terra Reisen. incontro con T.O. europei, cena tipica ed evento promozionale 10.000,00 Russia: Fiera MITT di Mosca, stampa di nuovi opuscoli in lingua russa, Educationa tour 14.944,17 Francia: Campagna promozionale sulla stampa francese, riviste e quotidiani 15.580,00 Svezia: Progetto Costa di Toscana - (Stoccolma - Mostra delle Regioni) 4.316,00 Germania: Fiera RDA di Colonia 10.000,00 Danimarca: Progetto Costa di Toscana - workshop turistico e agroalimentare a Copenaghen 18.398,03 Inghilterra: eventi di promozione territoriale, incontri con giornalisti ed operatori britannici, cene tipiche. 12.000,00 Cina: collaborazione nella realizzazione del film "Tuscany Dream" del regista Wang Xiaoushuai e ospitalità troup Europa: Educational tour BETA - rivolto ad operatori provenienti da numerosi paesi europei Stampa materiale: realizzazione di materiale anche in lingua inglese, francese e tedesca (tutto il materiale è generalmente stampato in 2-3 o 4 lingue). Realizzate: cartine, opuscoli, CD, DVD promozionali). TOTALE 3.200,00 8.000,00 40.000,00 197.425,35 APT ABETONE Iniziative promozionali all'estero legate a fiere, borse, workshop € Produzione materiali depliant, CD, DVD ecc. € TOTALE 2004 34.984,40 2.480,36 37.464,76 Iniziative promozionali all'estero legate a fiere, borse, workshop € Produzione materiali depliant, CD, DVD ecc. € TOTALE 2005 40.330,00 4.845,20 45.175,20 34 APT MONTECATINI TERME VALDINIEVOLE 2004 18.000,00 19.700,00 18.000,00 18.000,00 1.456,00 24.800,00 10.360,00 4.600,00 15.300,00 1.000,00 1.800,00 133.016,00 Olanda Danimarca Spagna Russia Ungheria Germania Portogallo (golf) Grecia USA Cina Educational TO Norvegia totale 2005 18.800,00 12.600,00 45.100,00 8.350,00 12.000,00 3.000,00 5.400,00 34.000,00 1.900,00 2.500,00 600,00 1.000,00 145.250,00 Norvegia Spagna Germania Russia Gran Bretagna Irlanda Portogallo USA Educational giornalisti Ryanair- Irlanda workshop Cina Educational TO Giapponesi Ospitalità delegazione USA TOTALE NB: in blu è indicata l'attività promozionale realizzata in Italia Viareggio 2004 33.366,55 2005 67.081,54 Pisa 2004 30.000,00 2005 30.000,00 Prato 2004 4.680,00 2005 39.168,70 2006 43.085,57 35