REGIONE BASILICATA Dipartimento Ambiente e Territorio Ufficio Compatibilità Ambientale Via Verrastro 85100 Potenza PEC: [email protected] e p.c. All’UNMIG [email protected] [email protected] Oggetto: Istanza di Permesso di Ricerca di Idrocarburi in Terra “La Capriola” della Delta Energy Ltd. La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) in merito all'istanza di permesso di ricerca denominata “La Capriola” dei proponenti Delta Energy Ltd ai sensi e per effetto dell’art.14 della Legge regionale n.47/1998, della Convezione di Aarhus UN/ECE 1998 (sull’accesso all’informazione, partecipazione pubblica alle decisioni e l’accesso alla giustizia in materia ambientale) e della Direttiva 2003/35/CE (partecipazione del pubblico nell’elaborazione di piani e programmi in materia ambientale) che stabiliscono che le popolazioni hanno il diritto di esprimere la propria opinione e che la volontà popolare deve essere vincolante, della Direttiva 2001/42/CE (valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente), del D.lgs.16/03/2009 n. 30 che recepisce la Direttiva 2006/118/CEE (sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento), la Direttiva comunitaria 2000/60/CE, del D.Lgs. 152/2006 , della Legge n.13/2009, del D.L. 194/2009, della Convenzione Europea sul Paesaggio, delle Direttive Habitat e Uccelli, delle Leggi regionali n.15/1997, n.11/1990, n.2/1998 e n.39/2000 OSSERVA la Delta Energy Ltd ha presentato all’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, lo studio screening dell'istanza del permesso di ricerca “La Capriola” di 188,10 kmq da sottoporre a V.I.A (Valutazione di Impatto Ambientale) – ai sensi della Legge regionale n. 47/1998 (art. 4 comma C). L'istanza comprende 6 comuni lucani: Matera, Bernalda, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pisticci e Pomarico. Tuttavia l'area si sovrappone con altre concessioni e permessi petroliferi già esistenti che riguardano la Val Basento di cui il ministero per lo sviluppo economico dovrà tenerne conto. Campagna di acquisizione sismica La campagna sismica della Delta Energy Ltd consiste nella registrazione di circa 80 km di linee sismiche 2D da aggiungere ai 50 Km di dati precedenti. I proponenti si impegnano a perforare almeno un pozzo esplorativo indicato con profondità di 2300 m nel caso in cui le indagini geofisiche diano esito positivo. Tuttavia, come dichiarano gli stessi proponenti, la perforazione del pozzo dovrà essere sottoposta ad una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale. Nello studio non viene indicato il numero e il posizionamento delle stazioni magnetotelluriche. Le indagini sismiche (cariche esplosive, vibroseis, massa battente) prevedono operazioni di energizzazione che potrebbero innescare la migrazione verso l’alto di particolari tossine da gas presenti da unità profonde che contaminerebbero le acque sotterranee e di falda. Le sorgenti energizzanti utilizzate per ottenere la sismica in 2D e/o 3D che vengono fatte brillare o illuminare per avere il tracciato sismico, rappresentano, quindi, un serio problema per le falde acquifere profonde e di superficie. Infatti tali indagini possono modificare gli equilibri dei bacini idrografici di profondità. Inoltre, le onde elastiche emesse dalle strumentazioni e dai metodi adottati oltre a generare la migrazione in superficie di particolari tossine presenti nei substrati indagati e contaminare la risorsa idrica con effetti negativi sull'ambiente, potrebbero deviarne il loro percorso sotterraneo. Uno dei problemi riscontrati nell'utilizzo di queste tecniche è l'effetto per la vicinanza del mare che amplificherebbe le frequenze a decine di km di distanza con effetti negativi sulla fauna marina (1995, “La Magnetotellurica e l'esplorazione della litosfera” - Capunano-Gasparini). Tuttavia le operazioni di energizzazione mediante esplosivo e vale a dire attraverso detonazione di cariche esplosive posti all’interno di pozzetti detti “scoppi” equivale alla tecnica utilizzata dall’ENI in Val d’Agri (Basilicata) mediante metodo sismico a riflessione. L’ENI nelle attività di esplorazione classificò le zone oggetto di indagine in “linee di fuoco” con geofoni, gruppi di onde riflessi dalle varie superfici di discontinuità: le operazioni consistevano nel fare detonare cariche esplosive sismiche fino a 20 kg al fine di registrare le onde d’urto. Studi hanno dimostrato come questa tecnica, quindi, arrechi danni alle falde acquifere deviandone il loro percorso sotterraneo. L’ENI nel suo opuscolo informativo di presentazione dichiarava: “il rilievo sarà effettuato impiegando le più innovative metodologie di prospezione geofisica tridimensionale“. La Delta Energy dichiara nello studio ambientale che la tecnica utilizzata di acquisizione sismica sarà quella dell'utilizzo del Vibroseis lasciando spazio comunque a descrizioni progettuali degli altri due metodi (esplosivo e massa battente). A tal fine si osserva come lo studio sia carente sugli effetti dell’utilizzo del suddetto, strumento di energizzazione del rilievo sismico attraverso la collocazione di una piastra vibrante ad impulsi di tipo ondulatorio appoggiata al suolo che potrebbe incidere negativamente anche sulla fauna e l’avifauna presente nell’area. Non vengono valutati i fenomeni di risonanza con la vicinanza di un edificio/manufatto che amplifica le oscillazioni, tanto meno sono carenti notizie in merito alle perturbazioni acustiche. Nella descrizione delle operazioni in progetto si evidenzia l'utilizzo dei geofoni, con relativa stesura dei cavi, da cui la Delta Energy produrrà 80 km di linee sismiche senza specificare le aree in dettaglio. Per quanto riguarda la massa battente si sottolinea che questo metodo necessita di molti più punti di battuta, per cui è facile dedurre che la cumulazione di più punti di battuta equivalgono ad un impatto non trascurabile. La Delta Energy al riguardo non cita nemmeno l’esigenza di compattare il suolo prima di iniziare la registrazione con colpi preliminari di prova. Basta leggere un semplice manuale di uso delle suddette macchine per capire inoltre i potenziali pericoli per cose e persone e la serie di divieti (come quelli di operare vicino a linee elettriche, a sotto servizi aerei ed interrati, a determinate temperature). L’operazione di energizzazione attraverso l’utilizzazione di geofoni, che a giudizio della Delta Energy necessita di sorgenti di energia - sono carenti il numero di sorgenti proposte - atta ad avere una copertura completa degli orizzonti riflettenti, impone che ogni elemento delle superfici debba essere “illuminato” una volta, per avere l’energizzazione dell’intero profilo sismico. Atteso che con il termine “illuminato” si vuole descrivere l’operazione di “innesco” dell’operazione di energizzazione della sorgente di energia, tale operazione risulta ambigua e fuorviante nonostante la società dichiari che non farà uso di esplosivi, che invece, tra le tipologie di sorgenti di onde elastiche della campagna sismica viene considerata “una sorgente di energia convenzionale con il quale l’energizzazione del rilievo sismico avviene attraverso la detonazione di carica esplosive poste all’interno posti all’interno di pozzi detti “scoppio” (SP). Aree protette L’area di interesse minerario ricadente in Basilicata comprende al proprio interno valenze ambientali, naturalistiche e paesaggistiche rilevanti con la presenza di IBA (Important Birds Area), SIC e ZPS ed aree umide di interesse internazionale (Riserva Naturale Lago San Giuliano, Riserva Naturale Calanchi di Montalbano Jonico, il Parco Regionale Murgia Materana, etc.). Queste aree protette godono di norme di protezione ambientale in contrasto con l'interesse minerario dei proponenti e la loro integrità rischia di essere compromessa dalle attività invasive delle indagini geofisiche. Inoltre, la nostra Organizzazione osserva che è presente l'area IBA (Important Birds Area) così classificata: IBA 196 (Calanchi della Basilicata). L'IBA 196 di 51.420 Ha è una vasta area caratterizzata da formazioni calanchive che include zone collinari e pre-costiere della Basilicata. Sono presenti specie importanti quali: Nibbio reale, Ghiandaia marina, Monachella, Zigolo capinero, Lanario, Gufo reale, Averla capirossa ed altre specie. Si osserva, inoltre, che la Delta Energy è titolare di due permessi di ricerca attigui: l’istanza “Il Perito”, 91 kmq. tra Miglionico, Montescaglioso e Pomarico, e, appunto, “La Capriola”, 180,10 kmq tra la Val Basento e la Val d’Agri, passando attraverso la Valle del Cavone, nel cuore dei calanchi. Oramai assegnati per ogni centimetro dei suoi circa 600 kmq alle compagnie minerarie, dato che alle due concessioni a sud dei calanchi di proprietà della Delta Energy, va assommata la concessione Monte Negro della Celtique Energy, lungo il Cavone e il Salandrella, a nord di Craco, fino a San Mauro Forte. Le concessioni date a queste due società, non consentiranno di trasformare in area protetta la caratteristica zona dei calanchi, che rappresenta l’iconografia più originale della Basilicata fuori dai confini regionali (le aree protette sono incompatibili con le attività minerarie), e, come denunciano da tempo le associazioni ambientaliste, a queste due società estere inglese e americana si sta consegnando circa un terzo dell’intero territorio provinciale. IBA 196 (Calanchi della Basilicata) Parco regionale della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri Riserva regionale dei Calanchi di Montalbano Jonico Riserva naturale di San Giuliano Bacini idrografici Il piano di gestione delle acque (Direttiva comunitaria 2000/60/CE – D.Lgs. 152/2006 – L. 13/2009 – D.L. 194/2009) del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale individua corpi idrici sotterranei nella Piana del Bradano, nella Piana del Basento, nella Piana del Cavone e nella Piana Costiera Metaponto, tutte interessate al progetto della Delta Energy Ltd. Come riportato pocanzi, il Documento Strategico regionale del 2005 della Regione Basilicata sottolinea come attività antropiche collegate agli interessi minerari possono essere causa di degrado qualitativo delle falde acquifere sottostanti aumentando la vulnerabilità degli stessi acquiferi. A tal fine, a scopo di precauzione, si richiama la Direttiva 2006/118/CEE (sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento). I corpi idrici indicati nella seguente sono classificati di tipo D (sistemi clastici di piana alluvionale e di bacini fluvio-lacustri intramontani): acquifero alluvionale del Bradano, acquifero alluvionale del Basento, acquifero alluvionale del Cavone e Piana del Metaponto. I corpi idrici Bradano, Basento e Cavone sono classificati di primo ordine. Si osserva, inoltre, che il Piano di Tutela delle Acque prevede un Sistema e Registro delle aree protette a protezione degli habitat e delle specie nelle quali conservare o migliorare lo stato delle acque. Il suddetto registro indica come nei corpi idrici ricadenti nelle aree a protezione di specie acquatiche siano particolarmente “tutelate” le acque idonee alla vita dei pesci e dei molluschi (intero tratto costiero ionico). Si evidenzia, quindi, come le attività minerarie dei proponenti sono in conflitto con il delicato equilibrio del bacino idrico descritto e che in tutte le fasi, compresa l'attività magnetotellurica, esiste il rischio concreto e conclamato di gravi interferenze. Corpi idrici sotterranei per tipologie Corpi idrici sotterranei Subsidenza In un rapporto della Regione Basilicata del 2005 (Documento strategico regionale) in merito ai siti di estrazione di risorse energetiche viene dichiarato: “Oltre a definire la diffusione sul territorio di siti estrattivi e relativi impianti di servizio (ad es. bacini di decantazione e discariche di materiali di perforazione), l'indicatore fornisce informazioni circa l'esistenza di possibili focolai di diffusione di sostanze inquinanti. Questo è un indice di degradazione del suolo in quanto le attività antropiche ad esso collegate comportano consumo di risorse non rinnovabili, determinano perdita delle coperture pedogenetiche, possono essere causa del degrado qualitativo sia del suolo sia delle falde acquifere sottostanti, possono aumentare la vulnerabilità degli acquiferi e possono innescare fenomeni di subsidenza”. Infatti nella letteratura scientifica sono noti “modelli che prevedono la presenza di strutture sepolte (e.g. Pieri et al., 1997; Tropeano et al, 2002 ) che controllano sia il lato Appenninico dell'area in esame che la zona centrale della Fossa Bradanica”. Infatti: “La prima struttura è lo sovrascorrimento sepolto con una geometria appenninica (NO-SE), possibile causa della dorsale di Rotondella che continua on-shore con l’alto strutturale dell’Amendolara (Pieri et al., 1997), costituenti l’espressione superficiale di un fronte deformativo causato da un sovrascorrimento immergente verso ovest”. Queste deformazioni testimoniate da sezioni sismiche (Senatore et al., 1988;), hanno coinvolto le unità più profonde (Unità della catena Apula) (Pieri et al., 1997). La struttura antiforme è il risultato della crescita di una serie di sovrascorrimenti nelle unità apule che hanno ripiegato passivamente i sovrascorrimenti più antichi (cosiddetto “alloctono”)”. Sinkholes “Tra i fenomeni di subsidenza catastrofica che hanno maggiore influenza sull’assetto del territorio e sulla salvaguardia delle infrastrutture ed attività umane una ruolo importante è quello rivestito dai “sinkholes”. Il termine sinkhole (che tradotto letteralmente significa “buco sprofondato”), introdotto per la prima volta da Fairbridge (1968) per indicare una depressione di forma sub-circolare dovuta al crollo di piccole cavità carsiche sotterranee è stato successivamente oggetto di reiterpretazioni ed ampliamenti andando ad indicare fenomeni carsici di dissoluzione, collasso, dolina di crollo, dolina alluvionale, dolina di subsidenza in roccia. Attualmente negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna il termine sinkhole viene usato per indicare genericamente cavità nel terreno di forma non necessariamente sub-circolare, apertasi nel terreno per cause antropiche o per motivi diversi (in APAT – ATTI del 1° Seminario “Stato dell’arte sullo studio dei fenomeni di sinkholes e ruolo delle amministrazioni statali e locali nel governo del territorio” Roma 20-21 maggio 2004). In Italia il termine sinkhole è stato introdotto, a partire dagli anni novanta, (Faccenna et alii, 1993; Brunamonte et alii, 1994; Nolasco, 1998; Ciotoli et alii, 1998, 2000 e molti altri) per indicare un tipo particolare di sprofondamento, con forma subcircolare, ma di genesi incerta. A grandi linee si possono dividere in due gruppi: quelli associati a substrati chiaramente carsificabili e quelli che si formano in materiali apparentemente non soggetti direttamente a dissoluzione carsica. In questo secondo caso a volte si sono identificati materiali carsificabili in profondità, che potrebbero essere all’origine dei fenomeni di collasso, in altri casi si devono ipotizzare meccanismi più complessi per la genesi delle cavità. In generale i sinkholes sono caratterizzati da formazione repentina e dalla presenza di acqua nel loro interno. Sovente vi sono apporti di fluidi (liquidi e gas) altamente mineralizzati e talvolta geotermici. Da un punto di vista strutturale i sinkholes sono spesso associati a lineamenti tettonici di importanza locale e regionale, talvolta in aree al confine di dorsali carbonatiche” [Circolazione idrica sotterranea e fenomenologie di collasso in alcune aree della Campania, Dr. Filippo Casilllo]. Le presenti osservazioni sono da intendersi ai sensi dell’articolo 6, comma 9 della legge 8 luglio 1986 n.349, che consente a ogni cittadino italiano di presentare in forma scritta le proprie osservazioni sui progetti sottoposti a Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) e ai sensi del trattato di Aarhus. Quest’ultimo, recepito anche dall’Italia, afferma che le popolazioni hanno il diritto di esprimere la propria opinione su proposte ad alto impatto ambientale e che l’opinione dei cittadini deve essere vincolante. La OLA (Organizzazione lucana ambientalista), quindi, nell’esprimere la propria opposizione al permesso di ricerca chiede gli Uffici regionali competenti di respingere in toto l'istanza del permesso di ricerca “La Capriola” della Delta Energy Ltd e tutti gli altri permessi a venire riguardanti l’area. Potenza, lì 15 marzo 2013 Pietro Dommarco in rappresentanza legale della OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista)