E
IDEOLOGIE
PROGETTI
POLITICI
IPERTESTO
Le origini del
socialismo inglese
Sindacati e intellettuali
GLI SCIOPERI IN GRAN BRETAGNA ALL’INIZIO DEL NOVECENTO
Anni di riferimento
Operai aderenti agli scioperi
Giornate lavorative perse
1907
100 728
1 878 679
1908
223 969
10 632 638
1909
170 258
2 560 425
1910
385 085
9 545 531
1911
831 104
7 620 367
1912
1 233 016
38 142 101
Questo dato di fondo si inserisce in una tendenza più generale del movimento operaio
europeo: all’inizio del Novecento, anche in Germania e in Francia, perfino nelle situazioni più tese e difficili, la maggioranza dei dirigenti non si proponeva più di raggiungere
obiettivi massimi e utopici, bensì mete concrete, perfettamente compatibili col sistema
sociale e politico vigente. Solo in regioni arretrate come la Russia il sogno della rivoluF.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
➔Trasporti,
ferrovie e miniere
IPERTESTO B
➔Scioperi illegali
1
Le origini del socialismo inglese
Verso la fine dell’Ottocento, insieme alla Germania, l’Inghilterra era lo stato in cui gli scioperi dalla classe operaia erano più numerosi e partecipati. Per eliminare questa malattia
cronica (l’espressione è di Élie Halévy) non si fece ricorso alla violenza, ma a un altro strumento, tanto subdolo quanto efficace. Durante ogni loro protesta, infatti, inevitabilmente
gli operai finivano per violare una o più norme pubbliche; a partire dal 1895, una legge
approvata dal Parlamento impose che toccasse al sindacato pagare tutte le ammende e le
sanzioni pecuniarie imposte dalle autorità a seguito di tali infrazioni.
Temporaneamente bloccate da questo micidiale stratagemma, le agitazioni ripresero
vigore nel 1905 (l’anno della prima rivoluzione russa) e nel 1911, allorché gli scioperi
furono diretti e organizzati da Ben Tillett (1860-1943) e Tom Mann (1856-1941). Tali
scioperi rivoluzionari coinvolsero soprattutto gli operai dei trasporti e i ferrovieri; per la
prima volta, ci furono anche espliciti appelli all’uso della forza e della violenza da parte
di alcuni dirigenti sindacali britannici. La tempesta proseguì nel 1912 (sciopero dei minatori) e nei primi mesi del 1914: e mentre gli operai dei trasporti, i ferrovieri e i minatori ricevevano dai loro avversari il nomignolo dispregiativo di Triplice Alleanza Industriale,
i sindacalisti più radicali sognavano addirittura lo sciopero generale rivoluzionario e il controllo diretto sulle imprese industriali da parte della classe operaia.
La guerra pose fine a questa ondata di proteste guidate da estremisti, che resta
comunque decisamente anomala. In effetti, anche in questo momento di tensione sociale
particolarmente acuta, i rivoluzionari veri erano un’infima minoranza. Persino tra coloro
che aveva aderito agli scioperi, la maggioranza non inseguiva utopie messianiche d’alcun
genere: semplicemente, si era convinta che la determinazione a non cedere, da parte dei
capitalisti, esigesse una forma di lotta eccezionalmente dura, che non poteva escludere a
priori la violenza.
UNITÀ VIII
IPERTESTO
zione continuava a essere alimentato, mentre in Italia il contrasto
tra mondo sindacale e partito socialista era abbastanza netto. Il primo (sostenuto da un’ampia componente gradualista, decisamente moderata, del PSI) era schierato su posizioni tutt’altro che rivoluzionarie, mentre il partito era cronicamente lacerato dallo scontro tra un’ala riformista (che faceva riferimento a Filippo Turati)
e un battagliero gruppo massimalista, che si ispirava o al marxismo
più rigoroso e intransigente o addirittura al sindacalismo di Sorel
(secondo cui i lavoratori avrebbero dovuto essere organizzati in vista del grandioso e risolutivo sciopero generale che avrebbe provocato il collasso dell’apparato produttivo capitalista e il passaggio del potere nelle mani del proletariato).
In Inghilterra, invece, il quadro non cambia di molto se spostiamo la nostra attenzione dal mondo sindacale (per sua natura pragmatico e concreto) a quello propriamente ideologico, cioè se l’analisi si concentra su alcuni importanti movimenti e organizzazioni
sorti in Inghilterra verso la fine del XIX secolo. Di tali nuovi soggetti, il più importante fu senza dubbio la Fabian Society, sorta nel
gennaio 1884 da un circolo filosofico (l’Associazione della Nuova
Vita) fondato dal filosofo scozzese Thomas Davidson (1840-1900).
Quest’ultimo insisteva sul fatto che la società avrebbe potuto es-
POLITICA E SOCIETÀ TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
2
sere migliorata soprattutto grazie allo sforzo etico dei singoli individui; una dozzina di aderenti al gruppo, però, giunse alla
Annie Besant,
una delle prime
donne della
Fabian Society.
conclusione che il miglioramento personale doveva essere accompagnato da radicali riforme sociali, introdotte per via legislativa.
La nuova società trasse il proprio nome (Fabian) da Quinto Fabio Massimo (il Temporeggiatore), il generale romano che aveva sconfitto Annibale con la pazienza e aveva sempre tenuto testa a chi voleva rompere gli indugi e affrontare il nemico in una grande e risolutiva battaglia campale. In un primo tempo, tuttavia, tale insistenza sull’attesa e sul ruolo del tempo non aveva un preciso significato politico. Più semplicemente, esprimeva un’esigenza comune a tutto questo gruppo di intellettuali: il bisogno di approfondimento, di
studio, di ricerca, per trovare la giusta linea d’azione.
La Fabian Society
➔Socialismo e
libertà dell’individuo
La Fabian Society cominciò a essere un influente punto di riferimento culturale (prim’ancora che politico) quando aderirono a essa alcuni brillanti giovani intellettuali, come Sidney Webb (1859-1947) e George Bernard Shaw (1856-1950). Webb e Shaw erano due
figure complementari: il primo era un raffinato e profondo analista, mentre il secondo era
un abile portavoce, capace di divulgare in modo acuto e convincente il pensiero del primo.
I fabiani si definivano socialisti, ma nella formazione del loro pensiero giocò un peso determinante anche l’opera di J. S. Mill, con la sua insistenza sulla libertà, intesa come sviluppo
autonomo della persona, o meglio, dell’individualità. Il principale problema di Webb riguardava
il ruolo dello Stato, che a suo giudizio poteva e doveva essere utilizzato come strumento
di realizzazione pacifica di un nuovo assetto sociale. Sotto questo profilo, il confronto con Robert Owen e con Marx può risultare istruttivo; Owen, infatti, si poneva del tutto fuori dello Stato, cioè dava per scontato che esso era asservito ai capitalisti e che quindi
occorreva costruire una sorta di società alternativa a quella esistente, del tutto isolata da essa
anche sotto il profilo politico. Marx, all’opposto, voleva cambiare radicalmente (per via rivoluzionaria) l’assetto dello Stato, insieme alla realtà sociale. Per Webb, invece, l’ingiusta
struttura sociale capitalistica poteva essere cambiata per via legislativa.
Il primo risultato concreto da raggiungere non era l’uguaglianza, ma la garanzia, per ogni
individuo, ad avere un reddito che permettesse un minimo di esistenza civile, cioè di vita
fisica e intellettuale. Alla base di tale richiesta stava l’affermazione di principio secondo
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
➔Un socialismo
diverso dal Marxismo
3
RIVOLUZIONE O RIFORMISMO? LA SITUAZIONE IN QUATTRO PAESI EUROPEI
Ideologia prevalente
di riferimento
Atteggiamento del
movimento sindacale
Atteggiamento
del partito
Gruppi minoritari
Germania
(impero tedesco)
Marxismo ortodosso
(la rivoluzione avverrà,
ma in tempi
lunghissimi)
Riformismo
(attenzione ai salari
e alle condizioni di
lavoro)
Riformismo
(partecipazione alla vita
parlamentare
dell’impero)
Revisionisti di
E. Berstein
(rifiuto totale della
rivoluzione)
Russia
(impero zarista)
Marxismo ortodosso
(la rivoluzione avverrà,
ma in tempi
lunghissimi)
Organizzazione di
scioperi (illegali),
spesso repressi dalle
forze armate
Lotta contro
l’autocrazia dello zar,
per ottenere un regime
democratico
Bolscevichi di Lenin
(progetti di rivoluzione
in tempi brevi)
Regno d’Italia
Marxismo ortodosso
(la rivoluzione avverrà,
ma in tempi
lunghissimi)
Riformismo
(attenzione ai salari
e alle condizioni di
lavoro)
Contrasto tra riformisti
e massimalisti
Sindacalisti rivoluzionari
(il riferimento teorico è
G. Sorel).
Mussolini è molto
vicino a questo gruppo
Gran Bretagna
(Regno Unito)
Socialismo rispettoso
Riformismo
della libertà personale e (attenzione ai salari
rifiuto del marxismo
e alle condizioni di
lavoro)
Riformismo
(partecipazione alla vita
parlamentare dello
Stato)
Sindacalisti rivoluzionari
(il riferimento teorico è
G. Sorel), molto attivi
negli anni 1910-1914
Paesi
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
IPERTESTO B
IPERTESTO
➔Il ruolo dello Stato
Le origini del socialismo inglese
cui la rendita differenziale – cioè l’arricchimento del capitalista – era immeritata nella misura in cui lui, certo, aveva messo il capitale, ma tanti altri avevano contribuito a creare
quel profitto col proprio lavoro: dunque, la rendita stessa andava posta al servizio di tutta la collettività. Di qui il ricorso alle imposte, alla municipalizzazione o alla nazionalizzazione delle imprese, come strumento di riequilibrio sociale.
Per raggiungere i propri obiettivi, Webb non contava solo sulla classe operaia; il suo appello si rivolgeva a uomini e donne di tutte le classi, che dovevano essere innanzi tutto
risvegliati nella loro coscienza dalla pubblicazione di dati e statistiche, relativi, ad esempio, ai miseri salari degli operai, ai loro orari di lavoro, alle loro squallide e disumane condizioni di vita.
In questa direzione (oltre ai numerosi opuscoli di circa 24 pagine, pubblicati in migliaia
di copie e venduti al simbolico prezzo di un penny) l’opera più significativa fu forse la Report of Minority of the Royal Commission on the Poor Law, cioè una relazione stesa da Webb
e sua moglie, pubblicata nel 1909, in cui veniva messo a fuoco il drammatico fenomeno
della miseria sociale nel Regno Unito ed erano indicati alcuni rimedi capaci di affrontare il problema alla radice.
Prim’ancora, sotto il profilo teorico, vanno tuttavia segnalati i Fabian Essays in Socialism, usciti alla fine del 1889. In tale volume, Shaw raccolse il testo di una serie di conferenze tenute da alcuni intellettuali fabiani (Webb, lo stesso Shaw e altri) nell’autunno-inverno dell’anno
precedente. Secondo Edward Reynolds Pease (1857-1955) – segretario della Società dal 1890
al 1913 – la pubblicazione di quel volume segnò la pietra miliare di un nuovo movimento, autenticamente socialista, ma radicalmente diverso rispetto al marxismo: «I Fabian Essays sostenevano la causa del socialismo in un linguaggio piano, accessibile a tutti. Presentavano il socialismo come fondato non sulle speculazioni di un filosofo tedesco, ma sulla naturale evoluzione della società come la vediamo intorno a noi. Accettavano la scienza
economica così com’era insegnata dai professori inglesi accreditati; costruivano l’edificio del
socialismo sulle fondamenta delle istituzioni politiche e sociali esistenti da noi; dimostravano che il socialismo era semplicemente la prossima fase dello sviluppo della società,
resa inevitabile dai mutamenti comportati dalla rivoluzione industriale del XVIII secolo ».
Poiché l’accento cade sulle «istituzioni politiche e sociali esistenti da noi», è chiaro fin dall’inizio che il passaggio al socialismo dovrà essere graduale e ottenuto per via parlamentare, non certo grazie a una rivoluzione. Al marxismo (le «speculazioni di un filosofo tedesco»), di fatto accusato di essere astratto e dogmatico, i fabiani contrappongono
le loro puntuali analisi della realtà sociale ed economica inglese.
IPERTESTO
Nuovi soggetti sindacali e politici
UNITÀ VIII
➔Portuali e
lavoratori del gas
POLITICA E SOCIETÀ TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
4
➔La guerra
contro i Boeri
Oltre alla Fabian Society (che fu un fenomeno prevalentemente londinese e non ebbe mai
caratteri di massa: nel 1899 contava 861 iscritti) nacquero in Inghilterra vari altri soggetti
politici (come la Social Democratic Federation e la Socialist League), che a lungo restarono numericamente (e quindi politicamente) irrilevanti, ma diedero impulso al movimento
sindacale, creando il cosiddetto New Unionism. In pratica, il fenomeno consisté nella creazione di vari nuovi sindacati, che si rivolgevano soprattutto agli operai meno qualificati e polemizzavano contro le vecchie Trade Unions, accusandole di occuparsi solo delle categorie operaie privilegiate, capaci di versare elevati contributi di iscrizione nelle casse delle loro associazioni di categoria.
Il primo importante successo del nuovo movimento sindacale fu il notevole aumento salariale ottenuto dai portuali, dopo un grande sciopero attuato nel 1889. I lavoratori londinesi del gas, guidati da Will Thorne (membro della Social Democratic Federation), nel
1889 ottennero invece che la giornata lavorativa fosse organizzata in tre turni e non più
in due.
In questo contesto effervescente e vivace, per opera di James Keir Hardie (1856-1915),
dirigente sindacale dei minatori dell’Ayrshire, in Scozia, nacque l’idea di un partito operaio di massa, mentre fino ad allora il sindacato aveva cercato sostegno e appoggio nei
soggetti più aperti e progressisti del partito liberale. Hardie si era guadagnato la fama di
estremista; in realtà, era un puritano profondamente religioso, sorretto da un intransigente
impulso morale, preoccupato di affrontare soprattutto questioni pratiche, come la giornata lavorativa di otto ore e la sicurezza degli impianti nelle miniere.
Nel 1888, per iniziativa di Hardie e di altri, sorse a Glasgow un partito laburista scozzese, che tra gli obiettivi del suo programma pose la nazionalizzazione della terra, delle ferrovie e delle miniere, oltre al suffragio universale (chiamato «diritto di voto a tutti gli adulti»), l’abolizione dei voti plurimi, la retribuzione dei deputati a spese dello Stato, la giornata lavorativa di otto ore. Anche in Inghilterra, dopo un vasto sciopero verificatosi nell’inverno 1890, si costituì un’organizzazione politica operaia indipendente, con sede a
Bradford.
Il 13-14 gennaio 1893, questa nuova piccola forza inglese, il partito scozzese di Hardie
e altri movimenti si fusero insieme, dando vita all’Independent Labour Party (ILP). Esso
si poneva in precisa concorrenza e alternativa sia ai liberali (considerati da Hardie «in diretto antagonismo con le classi lavoratrici») sia alla Social Democratic Federation (SDF). A
causa della sua rigida ortodossia marxista, la Federazione Socialdemocratica non riusciva
a ottenere vasti consensi tra i lavoratori britannici; per di più, guardava con sufficienza e
ostilità tutti coloro (ed erano molti all’interno delle organizzazioni sindacali) che non condividevano la sua ideologia massimalista e rivoluzionaria. È questo il motivo per cui i delegati di Bradford scelsero di non utilizzare l’etichetta di Partito Socialista del Lavoro, ma
quella, appunto, di Partito Laburista Indipendente.
Fuori dalla capitale, molti fabiani poterono tranquillamente ritrovarsi nelle posizioni del
nuovo partito; a Londra, tuttavia, la Società preferì la tradizionale politica di sostegno ai
liberali radicali e diede all’ILP solo un tiepido appoggio verbale. Un ulteriore motivo di
attrito tra la Fabian Society e l’ILP fu rappresentato dal sostegno fabiano alla guerra contro i boeri, accusati da Shaw, Webb e compagni di essere dei reazionari, razzisti e spietati nei confronti della popolazione nera. Anche le Trade Unions si tennero in disparte, sicché l’ILP, alle elezioni del 1895, presentò 28 candidati, ma non riuscì a portarne neppure uno alla Camera dei Comuni.
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
Il testo seguente è tratto da un manifesto che esortava a votare per il nuovo partito laburista scozzese, fondato nel 1888. Il passo illustra con estrema chiarezza le ragioni per cui era stato deciso di organizzare una forza autonoma, investita del compito di difendere in modo specifico gli interessi dei lavoratori.
Finora i lavoratori scozzesi sono stati tenuti divisi nel campo politico, in lotta l’uno contro l’altro sotto la bandiera Whig o Tory [Liberali o Conservatori, n.d.r.] per scopi di partito
che [...] non sono stati di reale utilità per il Movimento Operaio. Chi nutra qualche dubbio in
proposito, provi a immaginare un po’ quanto la sua effettiva condizione migliorerebbe, se
tutto il programma dei liberali o dei conservatori, o tutti e due insieme, diventassero legge
domani. [...]
Noi otterremo che nella Gran Bretagna il parlamento trasformi l’attuale stato di cose, per Si può parlare di
finalità
cui su ogni venti abitanti vi è un povero, un milione di uomini sono disoccupati, un quinto
rivoluzionarie per il
della popolazione è insufficientemente vestita, quelle che sono note come malattie dovute
nuovo partito?
alla fame sono frequenti in molte classi, e un numero compreso fra un terzo e la metà di
Che
tipo di
quelle che vivono nel nostro paese vive ammucchiato in sei per stanza.
motivazioni
(morali,
In nome di coloro che soffrono per questi mali, vi invitiamo a entrare nel Partito Parlareligiose,
mentare Laburista Scozzese e a appoggiarlo nella presentazione del suo programma alle
nazionali…) stanno
prossime elezioni nella vostra circoscrizione..
alla base del
M. Beer, Il socialismo britannico II. Dal cartismo al socialismo moderno, Firenze, La Nuova Italia, 1964,
progetto di dar vita
pp. 273-274. Traduzione di E. Enriques Agnoletti
al partito?
La nuova strategia dei sindacati
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
➔Successi locali
5
Le origini del socialismo inglese
La sopravvivenza del Partito Laburista Indipendente si deve ai successi locali, soprattutto
nelle città di provincia, ove la politica di socialismo pratico (centrata sul potenziamento del
sistema scolastico o sul risanamento dei quartieri più degradati), tenacemente seguita dai
seguaci di Hardie, ottenne un crescente consenso popolare. Alle elezioni comunali del 1897,
l’ILP raccolse circa il 38% dei voti. Inoltre, nel Galles meridionale, l’ILP sostenne con passione e determinazione le richieste dei minatori in sciopero: questi, a loro volta, avrebbero ripagato Hardie nel 1900 eleggendolo ai Comuni.
Uno dei principali fattori che spinsero le Trade Unions nella direzione di un più diretto coinvolgimento sul fronte politico fu la prassi (già notata sopra) di condannare i sindacati a ingenti sanzioni pecuniarie per danni o altre infrazioni, dopo gli scioperi o altre agitazioni collettive dei lavoratori. L’interruzione del lavoro divenne un’arma
spuntata e inutilizzabile soprattutto dopo la cosiddetta sentenza Taff Vale (1900-1901),
che riconobbe la Amalgamated Society of Railway Servants responsabile di aver arrecato gravi danni alla Taff Vale Railway Company durante uno sciopero. Nel 1903, l’Unione dei
ferrovieri fu costretta a versare alla compagnia Taff Vale un indennizzo di 23 000 sterline; nel medesimo anno, il sindacato dei minatori del Galles meridionale fu condannato
a versare una multa di 50 000 sterline. Fu questa situazione di difficoltà, questo vicolo cieco in cui il movimento operaio era stato temporaneamente bloccato, a spingere i sindacati a cambiare strategia e a investire maggiori energie in un partito dei lavoratori.
Il 27 febbraio 1900 (una data simbolica, scelta apposta, perché in quel medesimo giorno,
nel 1837, l’Unione dei Lavoratori Londinesi si era schierata a favore della Carta del Popolo)
si riunì per la prima volta il Labour Rapresentation Committee (LRC), un comitato composto da sette sindacalisti, due membri dell’ILP, due membri della SDF e uno della Fabian Society. James Ramsay MacDonald (1866-1937), membro dell’ILP, fu eletto segretario.
La nuova struttura non era aperta all’iscrizione libera di singoli individui, come i moderni partiti politici; piuttosto, era un’aggregazione di associazioni sindacali o politiche,
e in tale veste si proponeva come strumento di coordinamento elettorale di candidati favorevoli al movimento operaio. Nel 1901, il LRC era sostenuto da 65 unioni sindacali, ma
aveva perduto l’appoggio della SDF, la cui ideologia e strategia rivoluzionaria guardavano
IPERTESTO
DOCUMENTI
IPERTESTO B
Il Partito laburista scozzese
➔Appoggio dei
sindacati
IPERTESTO
con sospetto e disprezzo alla prassi moderata delle altre organizzazioni.
Alle elezioni del 1906, il Labour Rapresentation Committee riuscì a ottenere l’elezione di 30 deputati. Per
comprendere l’importanza storica di
questo successo, occorre tener conto
che, in quel periodo, solo il 59% della popolazione maschile adulta
della Gran Bretagna (circa 8 milio-
UNITÀ VIII
Un raduno del Partito
laburista nel 1910.
POLITICA E SOCIETÀ TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
6
ni di individui, su una popolazione
complessiva di 41 milioni di persone)
aveva accesso al suffragio, mentre
circa mezzo milione di votanti, che appartenevano agli strati sociali più abbienti, godevano di due o più voti.
A quell’epoca, però, coloro che sedevano in Parlamento non percepivano alcuno stipendio. Costituire alle spalle di deputati
d’estrazione operaia una struttura permanente, solida anche sotto il profilo finanziario, era
dunque una necessità vitale. Subito dopo il successo elettorale, pertanto, sorse il Labour
Party vero e proprio che, nel 1914, contava ormai circa un milione e mezzo di aderenti.
Riferimenti storiografici
1
Il movimento operaio all’inizio del Novecento
Il quadro complessivo del movimento operaio negli anni 1890-1914 era di difficile decifrazione. La
frequenza degli scioperi, infatti, spingeva molti borghesi a preoccuparsi e a temere l’imminente rivoluzione. In realtà, sia in Inghilterra che nel resto d’Europa, l’accresciuta conflittualità sociale era sintomo di un orientamento di segno opposto: l’attenzione degli operai era concentrata sull’aumento dei salari e sulle condizioni di lavoro, non sulla conquista del potere politico o sul radicale rovesciamento dell’assetto sociale.
Nei più dei paesi, la sfida lanciata dalla sinistra appariva abbastanza chiara. L’inflazione,
gli alti profitti e l’avvento di una nuova generazione operaia giocavano a favore dei sindacalisti rivoluzionari. In Inghilterra e in Irlanda, questa corrente ebbe mano nell’organizzazione
di imponenti (e alquanto violenti) scioperi portuali. In Italia i sindacalisti rivoluzionari assunsero il controllo del partito socialista (1912), ed espulsero il revisionista Leonida Bissolati, colpevole di aver proposto la partecipazione ad un ministero dominato dai radicali [borghesi
progressisti, n.d.r.]. In Germania si sviluppò un movimento di giovani operai metallurgici che
a Berlino minacciarono di abbandonare il sindacato, giudicato dai loro rappresentanti di fabbrica (Obleute) codardo e conservatore. In Gran Bretagna si sviluppò un movimento analogo (su scala alquanto più vasta) quando a livello locale gli operai si rifiutarono di accettare
le decisioni dei loro sindacati nazionali; e gli arbitri del Board of Trade [i funzionari del Ministero del Commercio e dell’Industria incaricati di mediare tra le parti sociali, n.d.r.] lamentarono la diffusa presenza di un inspiegabile «spirito nuovo». Nel 1912, 40 milioni di giornate
di lavoro furono perdute a causa di «fermate», e due anni dopo appariva prossimo a concretarsi uno sciopero ferroviario su scala nazionale (dopo il 1908 una minaccia quasi ininterrotta). In Francia le ferrovie soffrivano di problemi analoghi, e la serie degli scioperi ferroviari fu spezzata soltanto quando prima Clemenceau e poi Aristide Briand ricorsero all’arma
della precettazione, consegnando così gli scioperanti alla giurisdizione dei tribunali militari.
In Italia Giolitti impiegò la stessa tattica. In Russia l’uccisione o il ferimento di centinaia di scioperanti nei campi auriferi della Lena [fiume della Siberia orientale, n.d.r.] (1912) provocarono
gigantesche dimostrazioni nelle grandi città, nonché un’ondata di scioperi che culminò nello
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
N. Stone, La grande Europa 1878-1919,
Roma-Bari, Laterza, 1986, pp. 140-142.
Traduzione di G. Ferrara
In che cosa consisteva lo «spirito nuovo», lamentato dai funzionari del governo britannico, a
proposito del movimento operaio, all’inizio del xx secolo?
Come risposero i governi agli scioperi dei ferrovieri, che rischiavano di paralizzare i trasporti di
un intero stato?
Fino a che punto la tendenza riformista (e non rivoluzionaria) dei sindacati inglesi e del partito
laburista era in sintonia con gli orientamenti prevalenti nel resto d’Europa? Si può affermare che
il riformismo britannico era un’eccezione, in un quadro complessivo di estremismo
rivoluzionario?
Rifletti sul comportamento di numerosi governi europei. Per quale motivo la rivoluzione sarebbe
scoppiata in Russia, e non in altri stati?
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
IPERTESTO
IPERTESTO B
Riunione di lavoratori
che rivendicano il
diritto di sciopero.
7
Le origini del socialismo inglese
sciopero generale di Pietroburgo del luglio 1914. Nei più dei paesi europei (ma non in tutti),
dopo il 1909 gli scioperi furono più frequenti di quanto fosse mai avvenuto in passato.
Questo quadro può essere relativizzato (e lo è stato) sin quasi a scomparire. Innanzitutto,
è incontestabile che nella maggior parte dell’Europa la condizione del grosso della classe
operaia migliorò. Per fare un esempio, la giornata lavorativa di otto ore andava generalizzandosi, in parte grazie agli interventi legislativi, ma, più spesso, grazie alla migliorata organizzazione ed ai progressi tecnologici delle imprese, o all’accresciuto potere dei sindacati. Sul continente aumentava la diffusione del sabato inglese, e nei più dei paesi la
legislazione sociale aveva mosso i primi passi. I tecnocrati si resero inoltre conto ch’era molto
più utile collaborare con i sindacati anziché combatterli. In Germania erano sempre più numerosi i lavoratori che concludevano contratti salariali collettivi mediante il loro sindacato,
e in tutti i paesi cresceva l’efficacia dei congegni arbitrali messi in piedi dai governi. Persino
i 40 milioni di giornate lavorative perdute in Inghilterra erano soltanto una minuscola frazione
del totale potenziale delle giornate lavorate.
Abbondavano inoltre i segni che mostravano come la massa dei lavoratori fosse in misura larghissima indifferente alle cause politiche agitate dai suoi leader. Nel 1909 un tale di
nome Osborne, appartenente a un sindacato ferroviario inglese, sostenne in tribunale il suo
diritto a non pagare un contributo politico richiesto dal sindacato. Il tribunale gli diede ragione, e sancì la volontarietà del contributo in questione. Il caso fece scalpore. Il sindacato
chiamò allora i suoi iscritti a votare, ed emerse che su 107 499 membri, soltanto 5610 approvavano l’obbligatorietà del contributo. Nella Grande Berlino, nel 1910 i socialisti furono
interrogati circa la loro disponibilità a contribuire a un fondo destinato a finanziare una gigantesca campagna per il suffragio universale in Prussia. Su 116 889 questionari spediti,
ne furono restituiti 35 157. Di questi, 25 138 risposero negativamente, e tra i 9538 interrogati che risposero «sì», 6288 offrirono soltanto 10 pfenninge [centesimi, n.d.r.] al mese. In
Italia Giolitti collaborò con i sindacati nel ripartire le opere pubbliche in Emilia. In Germania,
durante la guerra i sindacati divennero quasi un elemento dell’apparato statale. Prima del
1914, i sindacati svedesi riconobbero
[accettarono, n.d.r.] il capitalismo in
cambio di uno Stato impegnato a costruire un sistema di assicurazioni sociali
e a realizzare un’elevata imposizione fiscale (nella gestione di questo Stato i
sindacati avrebbero fatto potentemente
sentire la loro voce).
A misura che lo Stato si trasformava
in una macchina, i socialisti si dividevano. Nei più dei paesi, soltanto una
piccola minoranza rimaneva legata alle
utopie ottocentesche; tutti gli altri si occupavano di questioni politiche concrete, in alleanza con i radicali della
classe media. A questo processo pensava il filosofo italiano Benedetto Croce
nel suo scritto di quegli anni su «la morte
del socialismo».
IPERTESTO
UNITÀ VIII
POLITICA E SOCIETÀ TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
8
2
Scioperi e movimento sindacale
in Gran Bretagna
Negli anni 1910-1914, il Regno Unito dovette confrontarsi con un’ondata di scioperi senza precedenti, che toccò il proprio culmine nel 1912. In un primo tempo, alcuni dei leader sindacali mostrarono un notevole interesse per le idee rivoluzionarie del filosofo francese Georges Sorel. L’ala più moderata del movimento operaio, però, riuscì a recuperare la leadership e a tenere legata a sé la maggior
parte dei lavoratori, più preoccupati di ottenere vantaggi concreti (migliori condizioni di lavoro e salari più alti) che di tentare la via della rivoluzione.
Il primo considerevole scoppio di violenza nel corso dell’ondata di agitazione industriale
nei quattro anni precedenti la guerra si verificò nel bacino carbonifero del Galles meridionale
nel 1910, dove la militanza sindacale era andata crescendo per un lungo periodo. Alla fine
dell’Ottocento, tutta la regione aveva conosciuto un progresso massiccio dell’industrialismo
e un incremento demografico, fondati su carbone, ferro, ferrovie, docks [le aree che, in un
porto, sono destinate al carico e scarico delle merci dalle navi, n.d.r.] e spedizioni marittime.
[…] Nell’autunno del 1910, una grande ondata di scioperi contro la Cumbrian Combine di
D. A. Thomas provocò un vivo fermento nelle valli gallesi. Durante i tumulti di Tonypandy, un
uomo morì in seguito alle ferite riportate nello scontro corpo a corpo con la polizia locale.
A quel punto il ministro degli Interni, Winston Churchill, mandò nel distretto l’esercito, per
soccorrere la polizia. Come Peterloo o Tolpuddle, Tonypandy entrò a far parte della mitologia operaia, e il biasimo per aver inviato l’esercito oscurò la reputazione di Churchill presso
alcuni settori della popolazione per il resto della sua vita politica. Gli scioperi contro la Cumbrian Combine si conclusero con una sconfitta dopo 10 mesi, ma sfociarono nella richiesta
di un salario minimo, che diventò un punto focale nello sciopero nazionale dei minatori del
1912.
Il Galles meridionale, e soprattutto le sue comunità minerarie, era inoltre una regione in
cui si fece sentire il peso del sindacalismo rivoluzionario. […] La patria del sindacalismo rivoluzionario era la Francia, e l’idea centrale del movimento era di sostituire l’azione economica e diretta all’azione politica del proletariato postulata da Marx. Georges Sorel, influenzato dall’accento filosofico che Henri Bergson aveva messo sull’istintivo e il subcosciente,
considerava l’arma dello sciopero e in particolare lo sciopero generale il mezzo per determinare la coscienza rivoluzionaria e per rovesciare l’ordine costituito. I sindacalisti rivoluzionari
inglesi furono influenzati dalle idee americane, più che da quelle francesi. Negli Stati Uniti si
propugnava la creazione di potenti sindacati industriali in grado di opporsi alla crescente concentrazione del capitale attraverso trusts e monopoli. In America si tendeva alla centralizzazione, mentre il syndycat francese doveva essere a contatto con la base mediante l’iniziativa locale. In Gran Bretagna il momento era considerato maturo per un’altra spinta verso
il consolidamento di grandi sindacati industriali al posto dei frammentati sindacati di mestiere
basati sulle differenze di qualifica. In Galles meridionale le idee dei sindacalisti rivoluzionari
trovarono la loro più nitida espressione in un documento dal titolo The Miners’ New Step [Il
prossimo passo dei minatori, n.d.r.], pubblicato all’inizio del 1912. Il documento invocava il
controllo operaio, che doveva essere conseguito mediante una serie crescente di scioperi.
Gli operai dovevano organizzarsi in un unico grande sindacato generale, controllato democraticamente dalla base, che avrebbe costituito il fondamento di un nuovo ordine sociale basato sulla proprietà collettiva, a beneficio dei lavoratori e delle loro famiglie. Sull’immediato,
si chiedeva un salario minimo di 8 scellini al giorno. Neppure al culmine dello sciopero nazionale dei minatori per il salario minimo, nel 1912, il movimento sindacalista rivoluzionario
del South Wales [Galles meridionale, n.d.r.] occupò tutto il campo, anzi, alcuni tra i leaders
più giovani abbandonarono le sue tendenze anarchiche per tornare all’azione politica e alla
nazionalizzazione. Dopo il 1912 le organizzazioni come la Plebs League ebbero un declino
e la South Wales Miners’ Federation tornò sotto il saldo controllo dei moderati. Anche in una
roccaforte quale il Galles meridionale l’influenza del sindacalismo rivoluzionario, con la sua
visione millenaristica della società, rimase limitata; il non-conformismo [l’insieme dei gruppi
religiosi protestanti, critici nei confronti della Chiesa di Stato anglicana; ponevano l’accento
sulla necessità del cambiamento morale degli individui, come presupposto per qualsiasi rinnovamento della società, n.d.r.], il liberalismo e il laburismo ortodosso continuavano ad essere altrettanto forti, e l’attivismo sindacale nell’industria saliva e scendeva a seconda della
situazione economica.
In altre zone, alcuni attivisti furono influenzati dalle idee del sindacalismo rivoluzionario,
per esempio Tom Mann, che si era fatto luce nello sciopero dei portuali del 1889 e aveva
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
E. J. Feuchtwanger, Democrazia e impero. L’Inghilterra fra il 1865 e il 1914, Bologna, Il Mulino,
pp. 390-396. Traduzione di D. Panzieri
Cerca maggiori informazioni su Peterloo e Tolpuddle, due episodi di repressione attuata
nell’Ottocento dalle autorità britanniche contro i lavoratori inglesi. In particolare, trova
la spiegazione del gioco di parole che associa Peterloo e Waterloo.
Spiega l’espressione mitologia operaia.
Quali settori del lavoro coinvolgeva la cosiddetta Triplice Alleanza?
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2011
IPERTESTO
IPERTESTO B
Stanislaw Lenz,
Sciopero, 1905 ca.
9
Le origini del socialismo inglese
partecipato anche alle agitazioni industriali in South Galles. La National
Transport Workers’ Federation da lui
fondata nel 1910 comprendeva portuali e marinai, ed egli sperava con
essa di risuscitare in parte lo spirito
dinamico che aveva animato il
mondo sindacale vent’anni prima.
[…] La fase finale dello sviluppo del
movimento sindacale ebbe luogo nel
1914 con la proposta di una Triplice
Alleanza tra i minatori, i ferrovieri e la
National Transport Workers’ Federation. Ciascuno di questi sindacati
aveva dimostrato di poter infliggere
seri danni all’economia e costringere
il governo a intervenire. Inoltre era dimostrato che non potevano evitare
una interdipendenza considerevole;
lo sciopero del carbone nel 1912 era
costato al sindacato dei ferrovieri
94 000 sterline di contributi ai suoi
iscritti sospesi. La proposta principale di collaborazione prevedeva che
i tre sindacati si organizzassero per
concludere contemporaneamente i
contratti. A prima vista poteva sembrare un grande passo in avanti
verso l’idea di uno sciopero generale
sostenuta dai sindacalisti rivoluzionari, mentre in realtà la proposta di alleanza costituiva una mossa da parte
dei leaders dei sindacati riconosciuti
per prevenire azioni incontrollate dal basso. Le tensioni nel movimento sindacale, che
erano state proprio allora rinfocolate dalle contrastanti reazioni di estremisti e moderati allo
sciopero dei trasporti a Dublino, convinsero sindacalisti come Robert Smillie tra i minatori.
J. H. Thomas tra i ferrovieri e Havelock Wilson tra i marinai dell’importanza di mantenere il
controllo e la disciplina. Le difficoltà a proposito dei termini precisi dell’alleanza fecero sì che
non divenne operativa fino al dicembre 1915, in un momento in cui la guerra ne impedì in
pratica il funzionamento.
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