1 M O N T E C A S S IA N O IL N OS T R O P AE S E GUIDA SCRITTA E ILLUSTRATA DAI RAGAZZI PER I RAGAZZI ISTITUTO COMPRENSIVO “Giovanni Cingolani” Scuola Secondaria I Grado MONTECASSIANO 2 3 PRESENTAZIONE DEL PROGETTO L’obiettivo di questo lavoro è di rendere i ragazzi consapevoli delle proprie radici storiche, linguistiche e artistiche, offrendo loro l’opportunità di conoscere il territorio comunale dal punto di vista fisico, economico ed amministrativo e di comprendere al meglio il senso delle tradizioni, delle feste e delle diverse attività. È stata utilizzata la metodologia della ricerca distinguendo, selezionando ed analizzando vari tipi di fonti storiche, leggendo ed interpretando carte topografiche, grafici, foto da terra ed aeree; infine è stato osservato direttamente ed indirettamente il territorio di Montecassiano per comprendere ed individuare aspetti e problemi dell’interazione uomo-ambiente, riconoscendone le modificazioni apportate nel corso dei secoli. Attraverso la conoscenza e l’amore per il proprio paese si matura un atteggiamento di rispetto e di conservazione dei luoghi in cui si vive, cercando di migliorarli, nella consapevolezza che sono patrimonio comune. Elisabetta Rocco COLOPHON EDITORE: Istituto Comprensivo “G. Cingolani” Montecassiano-Scuola Secondaria di 1° Grado REFERENTE DEL PROGETTO DIDATTICO: prof.ssa Elisabetta Rocco DOCENTI IMPEGNATI: E. Rocco, O. Serafini, G. Pigliapoco, A. Trubbiani, A. Sbrancia, I. Scoccia ANNI SCOLASTICI: 2006/07-2007/08-2008/09 REALIZZAZIONE TESTI E DISEGNI: classi 2^ e 3^ degli anni scolastici di riferimento POESIA “Montecassiano” (pag. 9): prof.ssa Maristella Angeli PROGETTO GRAFICO: Armando Pettinari STAMPA: Tipografia S. Giuseppe ANNO: 2010 1^ Edizione CARTA: patinata opaca gr. 150 CARATTERI: Times 4 Pollenza (Macerata) MON T E C ASSIANO IL NOST R O PAE SE Questa Guida è la conclusione di un progetto didattico che ha visto impegnati, negli ultimi tre anni scolastici, docenti di diverse discipline e più classi della Scuola Secondaria di Primo Grado. L’attività aveva come obiettivi principali la scoperta e la conoscenza del patrimonio storico-artistico-culturale del territorio di Montecassiano. Di tale progetto la Guida è il risultato più significativo. Ma non l’unico. Già nell’aprile dell’anno scorso gli alunni hanno dato il loro contributo alla Giornata del FAI, come “ciceroni”, illustrando, ai numerosi visitatori, le eccellenze storico-artistiche del nostro paese. Si sono impegnati, inoltre, nella realizzazione di un plastico del centro storico e di un video per la Giornata delle Marche. A corollario di questo percorso molteplici attività volte alla scoperta delle tradizioni locali. La necessità di costruire e di consolidare l’identità locale, da un lato, e la ricchezza del patrimonio artistico e architettonico, dall’altro, ci hanno negli anni sempre più convinti della validità di un lavoro didattico incentrato su questi aspetti. Infatti di questa straordinaria eredità che ci giunge da lontano si ha poca consapevolezza, anche perché negli ultimi anni è notevolmente cambiato il tessuto sociale ed urbano di Montecassiano: moltissimi ragazzi provenienti da regioni e paesi diversi, ma anche dalle stesse frazioni del Comune, hanno una conoscenza superficiale del prezioso giacimento culturale che è il loro paese. Nell’opinione pubblica, inoltre, sempre più sta maturando la consapevolezza del recupero dei centri storici,intesi come luoghi simbolici in cui si ritrova l’identità di una comunità, e della necessità di dare importanza alla storia locale. Bene ha fatto, pertanto, l’amministrazione comunale ad impegnarsi nella valorizzazione di questo patrimonio e nel risanamento conservativo del centro storico. Dunque questa piccola Guida, scritta e illustrata dai ragazzi per i ragazzi, vuole essere un piccolo contributo offerto dalla Scuola Secondaria per la conoscenza del territorio. L’originalità del progetto grafico sarà, sicuramente, di grande aiuto per i ragazzi nella scoperta di edifici, chiese, monumenti che non sono stati fino ad ora conosciuti ed apprezzati. Desidero ringraziare, per l’immenso e lungo lavoro che ha richiesto la realizzazione della Guida, la prof.ssa Elisabetta Rocco, referente del progetto, i docenti di Lettere, di Tecnologia, di Arte e Immagine, Armando Pettinari, ideatore e realizzatore del progetto grafico, e il Sindaco di Montecassiano per il suo sostegno. La nostra gratitudine al comune di Montecassiano, alla BCC di Recanati e Colmurano, a Stefano Tartabini del Ristorante Anton e alla Pro Loco: senza il loro contributo non sarebbe stata possibile la stampa di questo libro. Ma un elogio e un grazie particolare vanno a tutti gli alunni che, negli scolastici 2006/07, 2007/08, 2008/09, si sono impegnati con passione e con curiosità nel lavoro di ricerca, di studio di tutto ciò che riguarda la vita, la storia, la cultura, la religione, la natura, le tradizioni, le leggende, i monumenti, le chiese rurali, le ville di uno dei borghi più belli del maceratese: MONTECASSIANO. Il dirigente scolastico Montecassiano, 19 aprile 2010 Nicola di Monte 5 Pag. INDICE Pag. I. Vi presentiamo il nostro paese 6-8 V. Curiosità 65 1. Montecassiano in versi................................................. 2. Montecassiano e il suo territorio................................. 3. Lo stemma comunale................................................... 4. Il toponimo................................................................... 9 12 13 15 II. Montecassiano nella storia 16 INDICE 1. Le origni...................................................................... 2. La nascita del Comune................................................ 3.Il Quattrocento e il Cinqucento.................................... 4. Il Seicento e il Settecento.............................................. 5. L’Ottocento................................................................... 6. Il Novecento.................................................................. III. La struttura urbana del territorio 27 1. Lo sviluppo del centro storico...................................... 2. Le mura e le porte......................................................... 3. Le frazioni..................................................................... 28 30 32 IV. Tre itinerari di visita 38 Piazza Leopardi............................................................... 1. Da piazza Leopardi alla Porta del Cerreto................. 2. Da piazza Leopardi alla chiesa di Santa Croce.......... 3. Da piazza Leopardi a Palazzo Buscalferri.................. 6 17 20 21 24 24 26 1. Le ville........................................... 65 2. Le chiese rurali...................................... 68 3. Le fonti e i lavatoi................ 69 4. Gli stemmi gentilizi................................... 72 5. I cortili........................................... 73 6. Le taverne.............................................. 74 7. Le grotte.................................................... 75 8. Le feste, le fiere e le sagre......................... 75 40 40 53 60 7 MO N T E C AS SIANO 8 9 I. Vi presentiamo il nostro paese 1. Montecassiano in versi Montecassiano Ciottoli nelle strette viuzze strade consunte dagli infiniti passi ciabattare nell’eco delle stanze profumo di pane appena sfornato vocio di donne nel viavai della vita camini, segnali di fumo rintocco di campane nel ricordo del tempo tradizioni protette come scudi a difesa battaglie vinte musica, banda del paese palio e sughitti a festeggiare la memoria di chi resta a ricordare 10 11 Montecassiano un paese di tradizioni, con feste, bande e canzoni tutto questo mantenendo la sua tranquillità e infondendo alla gente molta felicità. Dei sughitti è la festa, che nel cuore ci resta mettendo l’allegria, che non riesce ad andar via. Montecassiano, paese piccolo di dimensioni. Ma grande nelle emozioni. Tranquillo, festoso e tradizionale, questo è il paese che ti fa sognare. Montecassiano nato da lontano, può sembrare un po’ strano, ma ogni mese, troverai tante sorprese, sempre nuove di questo paese. Dai, vieni a visitare il mio paesello, tu non sai quant’è bello! Il suo nome è Montecassiano e per visitarlo cammina piano piano, così potrai vedere, la sua armonia e le sue magiche sere. Se tu entri da una delle tre porte arriverai, per stradine lunghe e corte, al suo pezzo più forte: la piazza ed il Palazzo dei Priori, con seduti nel bar tanti signori! Se un po’ d’aria buona vuoi respirare, al Parco del Cerreto devi andare e se una mangiata ti vuoi fare, alla Festa de’ Sughitti devi partecipare. E se ancora non credi che sia speciale, puoi chiedere a quelli che d’Italia l’hanno eletto uno dei borghi più belli! 12 Cinque colli verdeggianti, mura antiche e imponenti lo puoi riconoscere anche da lontano, il campanile spunta festoso è il nostro paese Montecassiano. Tornando a casa, da non molto lontano si scorge quel colle, ove sorge Montecassiano. Gli alberi, le mura, le case e il campanile, per cui provi nostalgia, ogni volta che vai via. Una zona pacifica. La gente tranquilla, con cui ti diverti anche senza far nulla. 13 2. Montecassiano e il suo territorio 3. Lo stemma comunale l Comune di Montecassiano si trova in provincia di Macerata. Esso confina a nord con il Comune di Montefano, a nord-est e a est con Recanati, a sud e a ovest con Macerata, a nord-ovest con Appignano. Il territorio è in gran parte delimitato da due corsi d’acqua: il torrente Monocchia, che da nord-ovest a est segna il confine con Appignano, Montefano e Recanati, e il fiume Potenza, che a sud separa il Comune di Montecassiano da quello di Macerata. Il territorio, che occupa una superficie di circa 33 Kmq., è in prevalenza costituito da colline. Solo la parte sud, lungo il Potenza, è completamente pianeggiante. La popolazione supera i 7.000 abitanti. Il capoluogo, posto al centro del territorio comunale, sorge a 215 metri di altitudine sul livello del mare. Esso dista 10 Km. da Macerata, circa 40 Km. da Ancona, 25 km. dalla costa adriatica e circa 80 Km. dall’Appennino. Il territorio è suddiviso in ventitré contrade e comprende quattro importanti centri abitati (frazioni o località): Sambucheto, Sant’Egidio, Valle Cascia e Vissani. Montecassiano conserva ancora testimonianze interessanti dal punto di vista storico e ambientale, che lo caratterizzano dandogli un’identità per cui fino ad oggi ha meritato diversi riconoscimenti a livello nazionale. o stemma del Comune di Montecassiano, adottato con decreto governativo del 4 febbraio 1930, è attualmente costituito da cinque monti o colli di colore verde in campo azzurro, sovrastati da due stelle dorate, con al centro una croce, anch’essa dorata. Sullo stemma campeggia una corona con merli ghibellini e tre porte che richiamano la cinta muraria del paese. I cinque colli, individuati dal canonico Pacifico Marchetti all’inizio dei suoi Annali Ecclesiastici (pag. 48), rappresentano Monte dell’Abate, Monte Libano, Monte Ferro, Monte della Serra e Monte di Collina. I L La tradizione vuole che le due stelle simboleggino i santi protettori di Montecassiano: san Giuseppe e san Cassiano. Anticamente al posto della croce, sopra i cinque colli colorati di verde scuro, si trovava una fascia azzurra trasversale in campo rosso. Questa variazione, apportata con decreto consiliare del 17 marzo 1549, si deve alla devozione dei montecassianesi per la reliquia ritenuta della Croce Santa, venerata in paese fin dal XIII secolo. 14 15 4. Il toponimo C ome si ricava dal più antico documento conservato nell’archivio storico comunale di Montecassiano, datato 1151, il primitivo toponimo del paese era Castrum Montis Sancte Marie. Nel Duecento esso appare trasformato in Monte Santa Maria in Cassiano, mentre a partire dal XVI-XVII secolo inizia ad affermarsi il nome che prevarrà fra Sette e Ottocento: Monte Cassiano, poi divenuto Montecassiano. Per conservare degnamente la reliquia della croce di Cristo, nel 1481 il Comune di Montecassiano acquistò una pregiatissima stauroteca poi donata alla Collegiata. Questo reliquiario a forma di croce è costituito da una struttura in legno ricoperta da sottili lamine d’argento. Nel medaglione centrale è rappresentata la Traslazione della Santa Casa di Loreto, con la Madonna e il Bambino Gesù fra gli angeli; nella parte posteriore è incisa la Crocifissione. Pianta del territorio comunale disegnata dal canonico Pacifico Marchetti - negli “Annali ecclesiastici” (1860) 16 17 II. Montecassiano nella storia 18 1. Le origini a) L’età preromana a presenza di insediamenti preromani nel territorio di Montecassiano, collocato nella media vallata del Potenza e dunque inserito nei percorsi di collegamento tra Piceno ed Etruria, è testimoniata da alcuni oggetti raccolti nella collezione civica, rinvenuti in gran parte nei dintorni del paese. Si tratta di armi di ferro e vasellame di bronzo (un elmo, delle spade, un colino, alcuni bacini, ecc…), provenienti quasi certamente da necropoli picene della zona. Tali materiali documentano quindi la presenza dei Piceni, in particolare di una élite guerriera e aristocratica, nel nostro territorio tra il VI e il III secolo a. C. L 19 b) L’età romana I n età romana si sviluppa progressivamente l’abitato di Ricina, centro importante in prossimità di un passaggio strategico sul fiume Potenza, divenuto municipio intorno alla metà del I sec. d. C. A Ricina apparteneva l’attuale territorio comunale di Montecassiano, dominato dal colle poi detto di Santa Maria (l’odierno centro storico). Qui sorgeva un tempio dedicato a Venere, con accanto la villa di campagna (domus rusticationis) di un magistrato ricinese. La presenza romana a Montecassiano è testimoniata dal rinvenimento nel 1602, presso Valle Cascia, di un altare funerario risalente al I secolo d. C. Come testimonia l’iscrizione in esso riportata, si tratta di un monumento funerario voluto da un certo Tusidio Ciro in memoria della defunta moglie Cassia Orestina. Questa lapide è oggi conservata nell’atrio del palazzo comunale. Essa va collegata alla importante famiglia ricinese dei Cassi, molto probabilmente proprietari di una vasta tenuta nella zona. Da loro deriverebbero i toponimi Cassiano, che significa “fondo dei Cassi”, e Valle Cascia. La stele è in calcare marnoso dei Sibillini, una roccia costituita da calcare e argilla. È alta circa 98 cm., larga 40-50 cm. nella parte centrale e spessa 26 cm. Rinvenuta in un podere del nobile maceratese Marcantonio Amici, fu da questi donata al Comune di Montecassiano nel 1620. Ne riportiamo il testo latino con la traduzione italiana: Agli dei Mani. Alla degna Cassia Orestina, moglie fedele, per i meriti della vita, per l’animo semplice e affettuoso, Tusidio Ciro fece questa iscrizione all’amata Ricostruzione ipotetica della Domus rusticationis e del tempio del magistrato ricinese Di Ricina, collocata presso l’attuale Villa Potenza, restano rovine importanti, come il teatro, parte del tracciato viario e testimonianze epigrafiche che ci illustrano aspetti della sua vita plurisecolare. TEATRO DI RICINA Altare funerario Altre testimonianze di età romana rinvenute nelle campagne di Montecassiano sono presenti nella collezione civica (pag. 43). Rovine 20 Ricostruzione ipotetica 21 2. La nascita del Comune N el V secolo d. C. veniva distrutta Ricina. I pochi superstiti si arroccarono con molta probabilità sulle colline circostanti il municipio, dove già esistevano ville rurali, dando vita ai futuri castra (castelli), tra cui il castrum Montis Sanctae Mariae (il castello di Monte Santa Maria). L’esistenza di un castello sul colle di Santa Maria è documentata fin dal XII secolo. Esso era abitato e governato dai conti Cassiani, molto probabilmente discendenti dalla famiglia ricinese dei Cassi, cui apparteneva Cassia Orestina, dedicataria della lapide di cui sopra. Ciò dimostrerebbe una sorta di continuità storica tra l’antico abitato di Ricina e il paese di Montecassiano. I Cassiani dominarono per secoli in questi luoghi. Il più antico documento montecassianese, datato 1151, tramanda il nome di Pietro, figlio del conte Cassiano, il quale, come signore del luogo, conferma la cessione in enfiteusi (una specie di affitto) ad un certo Pagano Barone della quarta parte del castello di Santa Maria, di un altro castello - molto probabilmente quello di Collina - e della quarta parte della chiesa di Santa Maria. Intanto, verso la fine del 1100, il vicino castello di Monte Urbano (castrum Montis Urbani), sul colle attualmente chiamato Monte Libano, si era anch’esso costituito in Comune, raggiungendo un’importanza maggiore rispetto a Montecassiano. Ebbe però vita breve perché i suoi abitanti, per sfuggire agli Osimani e ai nemici montecassianesi che alla fine riuscirono a conquistarlo, lo abbandonarono rifugiandosi a Macerata. Monte Urbano compare tra i comuni che hanno sottoscritto nel 1202 la Pace di Polverigi. Sulla sommità del colle sono stati rinvenuti resti di muraglie, monete ed altri oggetti che testimoniano l’esistenza di un grande insediamento. Alleato di Monte Santa Maria in Cassiano era invece il castello di Collina (castrum Colline), ubicato tra l’attuale contrada Collina e Sambucheto. Anch’esso scomparve presto, perché intorno al XIII secolo i suoi abitanti cominciarono a trasferirsi dentro Montecassiano. Diversa è la vicenda di Noncastro (Novum castrum), il quarto castello presente nell’odierno territorio comunale. Era collocato tra Valle Cascia e Palazzetto. Nel 1239 fu donato dal re Enzo, figlio di Federico II, ai Maceratesi. Ben presto però fu da questi abbandonato e annesso al territorio di Montecassiano. Così, verso la fine del XIII secolo, il Comune di Monte Santa Maria in Cassiano raggiungeva la massima estensione arrivando all’incirca sino agli attuali confini. 3. Il Quattrocento e il Cinquecento N 22 Nel frattempo però i monaci cistercensi, che si erano da poco insediati a Chiaravalle di Fiastra, stavano circondando, grazie ad acquisti e donazioni, i possedimenti dei conti Cassiani, ormai in declino. Nel 1165 l’Abbazia di Fiastra risulta aver acquisito anche il castello di Monte Santa Maria e quello di Collina. In quell’anno il conte Pietro si dichiara non più proprietario dei due castelli, ma enfiteuta dei monaci fiastrensi, obbligandosi a versare loro, come suddito, un canone annuale. I Cistercensi comunque non esercitarono un peso eccessivo né in campo ecclesiastico né in campo politico. Quando gli abitanti di Montecassiano, verso la fine del XII secolo, si associarono dando vita al Comune, i monaci non esercitarono particolari ingerenze. In cambio di questa concessione, essi si limitarono soltanto a pretendere il versamento di un canone annuale, che il Comune pagò fino al 1457. el corso delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, Montecassiano si schierò quasi sempre dalla parte di questi ultimi. Nel 1313, ad esempio, si formò una lega antipapale, alla quale partecipò anche Montecassiano confermando le sue tendenze ghibelline. Nel 1353 il paese fu saccheggiato dal capitano di ventura francese Giovanni di Montréal, detto fra’ Moriale. Fra il 1378 ed il 1417 Montecassiano partecipò alle lotte fra papi e antipapi. Nel 1393 si alleò con il pontefice romano, per cui dovette subire incendi, uccisioni e razzie da parte nemica. In segno di riconoscimento, il fratello del papa, Andrea Tomacelli, concedette a Montecassiano maggiore autonomia dandogli la facoltà di eleggersi autonomamente il podestà. Nel 1396 Bonifacio IX confermò tale privilegio ai montecassianesi, assolvendoli dagli errori commessi in passato. Nel 1415 il Comune si schierò con i Malatesta contro Rodolfo da Varano, Braccio da Montone e Ludovico Migliorati. Placatisi gli scontri con il Concilio di Costanza, nel 1418 il nuovo papa Martino V, al secolo Ottone Colonna, assolse il paese da ogni irregolarità compiuta durante lo scisma d’Occidente. 23 Nel 1434 giunse nelle Marche il capitano di ventura Francesco Sforza, il quale, dopo essersi accampato presso il molino di Sant’Egidio, impose a Montecassiano i suoi podestà. In quegli anni furono demolite le chiese extraurbane di San Lorenzo, San Michele de Cesis, San Michele della Serra e, più tardi, Santa Maria del Calcinaro, perché troppo spesso usate dalle truppe nemiche come riparo. Cessata l’avventura dello Sforza nel 1445, Montecassiano si sottomise definitivamente al papa. A partire da questo periodo fino ai primi decenni del Cinquecento, vennero aperti in paese numerosi cantieri edilizi pubblici e privati, grazie ai quali Montecassiano ha assunto quell’aspetto di centro tardomedioevale percepibile ancora oggi. Il Cinquecento fu al tempo stesso un secolo ricco di committenze artistiche e vivace dal punto di vista culturale: basti pensare alla presenza e all’attività di artisti come Ioannes Hispanus (pag. 44) e Mattia della Robbia (pag. 47) e di letterati come Nicolò Peranzone (pag. 42). Per comprendere l’incidenza dell’immigrazione nel tessuto sociale montecassianese, si consideri che nel 1490 circa il 36% della popolazione era costituito da stranieri e forestieri. Tra essi, i più numerosi erano gli Albanesi e gli Schiavoni (Slavi), poi i Vissani, i Cingolani, i Romagnoli e i Lombardi. Verso la seconda metà del Cinquecento arrivarono molti immigrati anche dall’Umbria e dal Ducato di Urbino. Erano quasi tutti contadini, tranne i Lombardi, specializzati nel lavoro di capomastri, muratori e fornaciai. Per quanto riguarda l’aspetto demografico, ricordiamo che nel XIV secolo la nostra cittadina era considerata una terra piccola della Marca d’Ancona. Prima della Peste Nera del 1348, abitavano a Montecassiano circa 250 famiglie. 24 Il Quattrocento e il Cinquecento sono stati per le Marche secoli di guerre, di assedi e di passaggi di truppe, ma anche di carestie e pestilenze. Il territorio di Montecassiano non fu risparmiato da tali flagelli, anche se la popolazione non subì drastici crolli. Gli abitanti anzi crebbero progressivamente sino alla grande carestia del 1591, soprattutto grazie all’apporto di numerosi immigrati, i quali, lavorando al diboscamento, alla bonifica e al dissodamento delle nostre campagne, avviarono un processo di crescita economica i cui profitti furono in gran parte investiti nell’edilizia pubblica e privata. In altre parole, la cosiddetta “ricolonizzazione agricola” dei secoli XV e XVI ha creato le condizioni economiche per lo sviluppo urbanistico di Montecassiano nelle forme che ancora oggi possiamo ammirare. Altare della Robbia - particolare Due eventi chiudono la storia cinquecentesca di Montecassiano. Il primo, nel 1586, sotto Sisto V, è il passaggio del territorio comunale dalla diocesi di Osimo a quella di Loreto; il secondo è la terribile carestia del 1591, che a Montecassiano ha provocato, per fame, stenti e tifo, la morte di centinaia di persone. 25 4. Il Seicento e il Settecento N ei secoli XVII e XVIII il nostro territorio vide il passaggio di truppe tedesche, spagnole e dei diversi stati italiani, che fortunatamente, però, non provocarono danni. In questo periodo, oltre alle carestie, alle invasioni di cavallette e alle sporadiche epidemie, si verificò anche una serie di terremoti. Una delle scosse più disastrose fu quella del 24 aprile 1741, che fece cadere la cuspide del campanile della pieve di Santa Maria. Per quanto riguarda la storia religiosa, va ricordato che nel 1761 la stessa pieve, con l’istituzione di un piccolo capitolo di canonici, ebbe il titolo di Collegiata. Durante il triennio giacobino (1796-1799), con l’occupazione francese, Montecassiano perse alcuni arredi sacri, mentre le Clarisse riuscirono a salvarne altri. In particolare, il sindaco Giuseppe Antolini riscattò dal Commissario di Governo, con una somma di trenta scudi, la croce stazionale. Nel 1799 si temette il sacco generale di tutto il paese, decretato dalle truppe francesi per l’aggressione ad un soldato napoleonico, derubato sul ponte del Monocchia. All’ultimo momento il paese fu risparmiato, mentre furono fucilati per rappresaglia dieci cittadini, fra cui una donna di settant’anni e il nipote di undici. 5. L’Ottocento il periodo risorgimentale anche a Montecassiano ci furono patrioti e Durante spiriti liberali. Riferisce Gabriele Svampa, riprendendo Domenico Spadoni, 26 che nel processo avvenuto per il fallito moto carbonaro maceratese del 1817 «per la notte di San Giovanni - data stabilita per l’inizio della rivolta - il capo di essa, don Agostino Buratti, aveva promesso di andare a Macerata con trenta uomini armati». Anche per il moto del 1831 vi furono fautori, ma la maggioranza della popolazione rimase indifferente. Le stesse truppe austriache di passaggio furono accolte sotto le mura del paese con «un lauto rinfresco». Nel 1848 tre montecassianesi parteciparono alla difesa della Repubblica Romana, così come altri parteciparono alla guerra per l’indipendenza del 1859. In questa occasione Zeffirino Fogante fu decorato con medaglia d’argento. Nel 1860 i montecassianesi parteciparono con festeggiamenti, canti e musica al passaggio del re Vittorio Emanuele II. La tradizione vuole che il sovrano abbia abbeverato il suo cavallo alla fontana che da allora è stata chiamata dei cavalli. Lo stesso Borgo San Nicolò venne intitolato a Vittorio Emanuele II. Il 4 – 5 novembre 1860 si votò con plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia. Si recarono alle urne solo 291 cittadini su 1.220 aventi diritto. I SI furono 278, pari al 98,7% dei voti. Per ricordare l’evento una commissione stabilì di erigere una lapide al re vittorioso. In realtà, questa epigrafe fu realizzata ed affissa solo nel 1899. Fatta in marmo di Carrara, essa misura metri 2,35 per 1,80, è ornata da eleganti fregi, cornici e Fontana dei cavalli quattro medaglioni di bronzo che rappresentano il re Vittorio Emanuele e gli altri artefici dell’Unità d’Italia: Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe Mazzini. Alla presa di Roma del 1870 partecipò, fra gli altri, anche l’ingegnere Gustavo Perozzi, che raggiunse i più alti gradi della carriera militare fino a diventare aiutante di campo di Nino Bixio. Lapide per l’Unità d’Italia 27 6. Il Novecento D urante la Grande Guerra, Montecassiano ebbe richiamati molti uomini. Settantotto furono i caduti e molti altri ritornarono menomati fisicamente. In ricordo di quanti sacrificarono la loro vita per la Patria, il paese volle erigere il Sacrario dei Caduti, progettato dall’architetto Cirilli e costruito sulla preesistente chiesa dell’Annunziata, della quale fu conservato l’antico altare barocco. Lungo le pareti laterali, su una fascia di marmo, sono scritti i nomi dei concittadini caduti, tra cui i decorati con medaglie al valore. III. La struttura urbana del territorio Sambucheto Vissani Chiesa dell’Annunziata - Sacrario caduti 28 Dal 1925 anche a Montecassiano si elesse il podestà, così come voleva il nuovo regime fascista. A differenza di altre parti, non vi furono scontri tra i gerarchi e i cittadini, interessati più al loro lavoro agricolo o artigianale che non agli avvenimenti politici. Vi fu chi abbracciò la causa fascista andando a combattere in Spagna: fra questi, Renato Catena, caduto e decorato con medaglia d’argento alla memoria. Il sacerdote don Ezio Cingolani, parroco di Sambucheto, fu arrestato nel periodo della Resistenza perché sospettato di tenere contatti con i partigiani. Una volta liberato, non si riprese più e morì dopo pochi anni. Proprio alla fine della guerra, il 21 giugno 1944, in località Sambucheto, furono fucilati dai tedeschi in ritirata Sante Beccacece e Ottorino Latini. Il 30 giugno, presso Villa Perozzi, dove era alloggiato un commando tedesco, furono invece trucidati, dopo essere stati costretti a scavare la fossa, Nazzareno ed Augusto Bracalenti, padre e figlio, Giuseppe e Sante Stacchietti e Armando Mengoni. Furono presi mentre erano intenti al loro lavoro, per ritorsione al ferimento di un soldato tedesco. Una fine simile fece anche il partigiano Oreste Mosca, fucilato il 24 giugno a Gualdo Tadino (PG) dopo essere stato seviziato e maltrattato. Il territorio di Montecassiano fu liberato il 1^ luglio 1944. Il 5 luglio il paese subì diverse incursioni aeree, che provocarono una vittima, Giulia Ciucciovè, e vari feriti, tra cui il tenore Augusto Cingolani, morto dopo un mese per le lesioni riportate. Le bombe causarono danni e crolli tanto nel centro storico quanto in campagna. Collegiata Centro storico Valle Cascia Sant’Egidio 29 1. Lo sviluppo e le trasformazioni del centro storico Nel XVII secolo: - vengono sistemate le tre grandi dimore gentilizie intorno all’attuale piazza Cingolani: palazzo Antolini, palazzo Buratti (ora Baroni) e palazzo Ferri. M ontecassiano è un centro esemplare, in quanto l’inesorabile trascorrere del tempo non ha compromesso la struttura urbanistica tardomedioevale. Il nucleo storico è racchiuso dalla cinta muraria, al cui interno si accede soltanto attraverso tre porte. Il circuito viario presenta un andamento a cerchi concentrici che seguono la conformazione della collina. Questo impianto, caratteristico dell’urbanistica medioevale, può essere definito “a foglie di cipolla”. Il centro di questi cerchi è costituito dalla piazza, cuore del paese. Il primitivo nucleo di Montecassiano, così come appare dalla ricostruzione del XII-XIII secolo, comprendeva la parte punteggiata contrassegnata dalla lettera A, corrispondente al Girone (zona fortificata). Nel periodo romano vi sorgevano il tempio di Venere Ericina e la domus rusticationis del magistrato ricinese. Dopo l’“arroccamento” dei ricinesi, in età medioevale, il tempio si trasformò in chiesa e la domus divenne l’abitazione dei sacerdoti addetti al culto della stessa chiesa. La zona fu fortificata con palizzate e terrapieni. Nella parte contrassegnata dalla Situazione XII-XIII secolo (fonte: F. Luchetti 1987, p. 69) lettera D sorgeva il castello dei conti Cassiani, formato da quattro corpi di fabbrica collegati fra loro da archi che permettevano l’accesso alla corte (l’attuale piazza Leopardi). Nel XVIII secolo: - si costruisce la chiesa di San Giacomo; - si abbatte la casa detta della Filippetta ricavando il primo nucleo di piazza Cingolani; - si amplia il convento delle Clarisse. Situazione XV-XVI secolo (fonte: F. Luchetti 1987, p. 70) Situazione XVII-XVIII secolo Nel XX secolo (inizi): - si abbatte una schiera di case con altre abitazioni nelle cosiddette “Cupacce”; - con la demolizione di alcune case, si apre piazza XX Settembre; - nella stessa piazza viene costruito il mercato coperto (poi palestra comunale); - nell’area del vecchio ospedale si realizzano abitazioni private. Nel corso del XIV-XV secolo Montecassiano acquista la sua definitiva fisionomia. In particolare: - è documentata l’esistenza del palazzo dei Priori, del palazzo pretoriale e della chiesa di San Marco con la residenza dei frati; - si edifica la cinta muraria (pag. 30). 30 Nel XVI secolo: - attraverso accorpamenti, si ampliano edifici preesistenti: il convento degli Agostiniani, il convento delle Clarisse e il palazzo dei Priori. Nel XIX secolo: - si demolisce la facciata orientale di palazzo Compagnucci (già pretoriale) arretrandola di cinque metri; viene abbattuto anche l’arco di collegamento con il palazzo priorale, ripristinato nella prima metà del Novecento dall’architetto Cirilli. Resa più ampia e maestosa, la piazza principale assume l’aspetto attuale; - si completa la Collegiata con la costruzione del cappellone del Santissimo Sacramento e della sacrestia nuova. Pertanto il piazzale del Girone, chiuso anche il vicoletto centrale verso via Verdi, acquista l’odierna fisionomia; si inizia la demolizione, ultimata negli anni a cavallo fra le due guerre mondiali, di alcune case poste sopra le mura occidentali, in via Catena. Situazione XIX -XX secolo 31 2. Le mura e le porte a) Le mura L a decisione di edificare la cinta muraria risale al 1403, per proteggere il nucleo abitato dalle guerre e, in particolare, dalle incursioni dei capitani di ventura che allora imperversavano nella zona. In un primo momento si realizzano fossi, steccati e bertesche, proseguendo poi con scarpe e muraglie e con la costruzione delle tre porte di accesso al paese. Gran parte del lavoro viene compiuto tra il 1437 e il 1438 da mastro Antonio Lombardo, impegnato negli stessi anni anche nei cantieri di San Marco, della Pieve e del palazzo dei Priori. Nel XVII e XVIII secolo viene concesso di «fabbricare sopra le mura castellane» con «l’obbligo di mantenerle». Nel corso dell’Ottocento tutta la cerchia è stata oggetto di restauri e rimaneggiamenti. b) Porta San Giovanni I n fondo alla scalinata di via Roma si apre questa porta che anticamente era l’ingresso principale al paese. Verso l’interno essa si presenta inglobata nelle costruzioni adiacenti. All’esterno si scorge il basamento di un rivellino poligonale abbattuto nel secolo XIX, posto un tempo a protezione della rampa di accesso. La porta veniva nei secoli passati chiamata anche della Pesa o di San Michele. Quest’ultima denominazione è dovuta al fatto che nei pressi si trovava la chiesa di San Michele de Cesis. Tale edificio venne demolito nella seconda metà del XV secolo, quando rimase escluso dalla cinta muraria. Per ricordare l’antica chiesa, nel 1465 il titolo venne trasferito in una cappella nella vicina San Giovanni. c) Porta Cesare Battisti 32 A ttraverso questa porta, già denominata di Santa Croce o di San Nicolò, si esce nel borgo Garibaldi. Anticamente essa era munita di un ponte leva- toio. Internamente, in alto, si può osservare il parapetto coronato da merli con feritoie per il tiro; in basso, sono ancora parzialmente visibili le camere nelle quali venivano sistemate le bombardiere laterali, nascoste in seguito all’interramento del fossato posto a difesa della porta. Esternamente, sopra l’arco, la parte sporgente nasconde delle caditoie, cioè delle botole aperte, utilizzate per la difesa ravvicinata della porta. d) Porta Armando Diaz C hiamata un tempo porta del Cerreto o porta Nuova, essa si presenta in posizione arretrata rispetto alle mura. È dotata di una bertesca centrale e di merlatura ricostruita. Sul fianco destro è incorporata una torre di difesa modificata per uso abitativo. Da questa torre, fino al 1720, veniva esposta la reliquia della Santa Croce durante i temporali. 33 a) Sambucheto 3. Le frazioni P osta all’estremità sud-orientale del territorio di Montecassiano, lungo l’antica e importante via Flaminia Lauretana (ex strada statale 77), Sambucheto è attualmente la maggiore delle frazioni comunali dal punto di vista demografico e urbanistico. Parte dell’abitato si sviluppa sul territorio di Recanati, dove sorgeva l’antica osteria-stazione di posta segnalata nelle carte geografiche e nelle guide di pellegrinaggio a partire dal XVI-XVII secolo. Il toponimo è comunque documentato fin dal Trecento, quando indicava una vasta contrada ricca di selve, in particolare di sambuchi, al confine tra Macerata, Recanati e Montecassiano. Il borgo di Sambucheto è tuttavia di formazione recente. Esso nasce infatti CAPOLUOGO SAMBUCHETO SANT’ EGIDIO VISSANI VALLE CASCIA 34 l’8 dicembre 1886, giorno in cui una trentina di braccianti acquistano dall’avvocato maceratese Enrico Bruni tanti piccoli lotti di terreno edificabile ricavati dal frazionamento di un fondo rustico nell’area delle attuali vie Risorgimento e Martiri della Libertà. Dopo una seconda consistente vendita di lotti edificabili, a partire dal 1910, la frazione conosce una fase di pieno sviluppo, maturando la sua vocazione di centro artigianale e commerciale. Tra il 1927 e il 1932 gli abitanti di Sambucheto riescono a dotarsi di una chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Teresa di Lisieux, pellegrina nel 1887 lungo la via Lauretana. La crescita della frazione in questi ultimi anni è in parte da collegare alla nascita e al progressivo ampliamento delle due vicine zone industriali, quella di Villa Mattei, nel territorio di Montecassiano, e quella di Sambucheto di Recanati. 35 b) Sant’Egidio L ungo la ex strada statale 77, tra Sambucheto e Villa Potenza, sorge questa località, anch’essa interessata negli ultimi decenni da un significativo sviluppo urbanistico e da un notevole incremento di attività artigianali, industriali e commerciali. La sua origine è legata alla presenza della cosiddetta osteria del Piano, aperta dal Comune fin dal XV secolo. Intorno alla locanda nel 1600 venne organizzata per la prima volta una fiera annuale, che si celebra ancora oggi (pag. 77). Lungo la ex strada statale 77, tra le frazioni di Sambucheto e Sant’Egidio, in località Villa Mattei, si elevano i resti di una quattrocentesca torre di avvistamento destinata al controllo della strada e del fiume Potenza. È a pianta quadrata ed è stata demolita per almeno un terzo della sua altezza originaria. Trasformata nel tempo per scopi abitativi, si presenta ora coperta da un tetto spiovente. Nei pressi di Sant’Egidio, verso il fiume Potenza, è l’antico molino comunale fortificato, già esistente nel 1396. Il complesso, oggi di proprietà del Comune di Recanati, è in un pessimo stato di conservazione e rischia la totale distruzione. 36 Di fronte all’osteria, presso l’edicola nella quale si venerava un’icona dapprima di Santa Maria della Febbre e poi di Sant’Egidio abate, nel 1606 venne edificata una chiesetta dedicata a quest’ultimo santo. L’edificio fu benedetto il 30 agosto 1618 e completato nel 1742. La chiesa attuale è frutto di una ricostruzione attuata intorno al 1950. Al suo interno si conserva una interessante tela del pittore Amadio Iachini del 1863 raffigurante la Traslazione della Santa Casa con Sant’Egidio che offre alla Vergine il paese di Montecassiano. 37 c) Vissani d) Valle Cascia uesta frazione, un tempo prevalentemente rurale e la più popolosa, è il cuore della contrada che occupa tutta la parte collinare alle spalle del centro storico: da Monte Ferro al convento di Forano, da Monte Libano a Santa Cristina, dalle proprietà dei conti Pallotta fino all’estremo confine settentrionale con il territorio di Montefano. Il toponimo, attestato fin dal XVI secolo, potrebbe derivare dalla presenza di una comunità di pastori-contadini emigrati da Visso fra Quattro e Cinquecento o, come asserisce il canonico Marchetti, dalla nobile famiglia Compagnucci, anch’essa di origine vissana, che da queste parti possedeva molti terreni. Nel 1607 venne edificata la chiesa, intitolata a Santa Maria delle Grazie, attorno alla quale si sviluppò il primo nucleo abitativo. Riedificata nel 1691, divenne parrocchia nel 1765. Nell’Ottocento fu ingrandita ed abbellita con tre quadri dipinti dal concittadino Amadio Iachini. In questi ultimi decenni la frazione ha perso la sua funzione di punto di riferimento per la popolazione circostante, che sta progressivamente diminuendo, soprattutto nella parte nord. Si è però mantenuta inalterata la bellezza del paesaggio collinare tipico dell’entroterra della nostra provincia. uesta località si estende sul territorio della storica Ricina, tra il cosiddetto Palazzetto e le Piane di Potenza, lungo le ex strade statali 361 e 77. Proprio in località Palazzetto è stata ritrovata la stele funeraria di Cassia Orestina, poi trasferita nell’atrio del palazzo priorale come testimonianza dell’origine di Montecassiano dalla famiglia romana dei Cassi. Q Sotto l’altare della chiesa è conservata la reliquia di san Clemente, martire durante la persecuzione dell’imperatore Valeriano. I resti del santo, come racconta Gabriele Svampa, giunsero a Vissani nel 1822 per interessamento del parroco del tempo, don Giuseppe Fiordispini. Per ottenere la preziosa reliquia, questi si rivolse a un fra’ Costantino da Montecassiano, minore osservante, che si trovava presso il convento dell’Ara Coeli in Roma. Il francescano era in contatto con il cardinale Antonio Pallotta, il quale, pur con tante difficoltà, si adoperò per questa causa. 38 Q Alla fine dell’Ottocento vi nasce la fornace di laterizi della famiglia Smorlesi, con prodotti ancora oggi esportati in tutto il mondo. Fra i moderni capannoni si conserva un forno di tipo Hoffman del 1910, unico esempio nelle Marche. In risposta al crescente numero di abitanti, su progetto dell’architetto Massetani, con il contributo della fornace e il lavoro della popolazione, è sorta recentemente una bella chiesa dedicata alla Madonna della Rosa, dotata di strutture moderne. La località in questi ultimi anni ha conosciuto un notevole sviluppo edilizio e si è arricchita di una zona artigianale. In crescita è anche la zona commerciale sulla ex strada statale 77. 39 IV. Tre itinerari di visita (… e non solo… con le biografie degli uomini illustri di Montecassiano) 8 7 1° ITINERARIO 2° ITINERARIO 3° ITINERARIO 5 7 3 6 8 6 5 4 4 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 2 3 4 5 6 7 8 1 2 3 4 5 6 40 Piazza Giacomo Leopardi 9 Palazzo dei Priori Parco del Cerreto Porta Armando Diaz Piazza Giovanni Cingolani Casa Perozzi Chiesa di San Marco 1 1 2 0 2 Palazzo Compagnucci Collegiata di Santa Maria Assunta Piazzale del Girone Chiesa di San Giacomo 3 5 2 3 4 1 6 Ex Convento degli Agostiniani Ex Chiesa di San Michele Palestra comunale Porta Cesare Battisti Fontana dei cavalli Chiesa di San Nicolò Chiesa di Santa Croce Chiesa di San Giovanni Battista Ex convento delle Clarisse Cupacce Palazzo Buscalferri Palazzo Gentilucci Porta San Giovanni 41 Piazza Giacomo Leopardi U n tempo intitolata a Vittorio Emanuele II ed ora dedicata al poeta Giacomo Leopardi, è la piazza principale, il cuore del paese e il luogo più scenografico del centro storico. È delimitata a nord dal palazzo dei Priori, a ovest dal palazzo Compagnucci, a est dalla facciata della chiesa di San Marco e dall’ex convento degli Agostiniani, a sud da alcune abitazioni private. Tra il palazzo dei Priori e il palazzo Compagnucci una spettacolare scalinata, incorniciata da un’ampia arcata, conduce alla collegiata dedicata a Santa Maria Assunta. Questa piazza occupa lo spazio su cui nel XII secolo esisteva la corte del castello dei conti Cassiani, indicati nelle prime pergamene dell’archivio storico comunale come i feudatari della zona. Il castello era composto da quattro edifici, disposti intorno ad un cortile quadrangolare, collegati tra loro da un loggiato che probabilmente correva lungo tutto il perimetro della corte. A testimonianza di questa costruzione rimangono tracce degli antichi archi di collegamento fra i vari corpi di fabbrica. 1° Itinerario Da piazza Leopardi alla porta del Cerreto Palazzo dei Priori L 42 ’edificio è documentato per la prima volta nel 1403, ma ha di certo origini più antiche. Nel 1467 la facciata venne ricostruita ad opera di mastro Antonio Lombardo. L’aspetto odierno è il risultato dell’intervento risalente al 1938 dell’architetto Guido Cirilli, cui si deve il ripristino della merlatura e la costruzione del grande arco di collegamento con palazzo Compagnucci. La facciata è costituita nella parte inferiore da un loggiato con cinque archi decorati sostenuti da pilastri ottagonali. Sopra il secondo pilastro da sinistra è incassata una lapide, datata 1467, che ricorda i nomi dei magistrati preposti ai lavori di rifacimento dell’edificio. Nella zona superiore si trovano tre bifore ad archi trilobati con eleganti colonnine scolpite. Nella nicchia tra la prima e la seconda finestra da destra si può scorgere un affresco ottocentesco che raffigura la Madonna con il Bambino. Sotto il loggiato, sulla parete laterale destra, c’è un altro affresco, risalente al XV secolo, che rappresenta Sant’Antonio abate. Palazzo Compagnucci L ’origine dell’edificio risale al XV secolo, ma di quell’epoca il palazzo conserva ben poco, dal momento che l’attuale facciata prospiciente la piazza, ricostruita nel 1806, è stata arretrata di cinque metri rispetto alla precedente che minacciava di crollare. Anticamente il palazzo era detto Pretoriale o del Podestà. Esso ospitava infatti la dimora e gli uffici di questo funzionario comunale. Era anche sede del Monte di Pietà, della scuola pubblica, della cancelleria e dell’archivio comunale. Vi si ergeva pure la torre civica, il cui aspetto si può ricavare dalla pala di San Michele, un dipinto del Sei-Settecento nel quale è rappresentato uno scorcio del centro storico di Montecassiano (pag. 56). La parte retrostante era invece di proprietà privata ed è appartenuta a illustri famiglie montecassianesi: i Capponi, gli Scaramuccia e i Compagnucci, nobili provenienti da Visso che hanno dato il nome attuale all’edificio e forse anche alla frazione di Vissani. Al pian terreno si trovavano le stalle e le scuderie, trasformate intorno al 1980 in uffici bancari. Il piano nobile, accessibile da via Peranzone, è adibito a Pinacoteca civica. Le pareti di queste stanze conservano delle gradevolissime decorazioni a guazzo e ad affresco in stile neoclassico-pompeiano con raffigurazioni allegoriche, mitologiche ed esotiche realizzate molto probabilmente agli inizi dell’Ottocento. 43 Il Monte di Pietà era una sorta di istituto bancario di proprietà comunale che operava con finalità assistenziali: prestava denaro ai bisognosi dietro presentazione di uno o più pegni (gioielli, vesti, lenzuola, tovaglie, ecc…), esigendo in cambio un modesto interesse. Il Monte di Pietà di Montecassiano è uno dei più antichi d’Italia, essendo stato fondato nel 1474 - a distanza di soli dodici anni dal primo, che è quello di Perugia - dal frate francescano Battista da Sassoferrato, un importante teologo e predicatore che fu anche rettore dell’Università di Bologna verso il 1450. Secondo la tradizione, nell’ala privata di palazzo Compagnucci, intorno alla seconda metà del Cinquecento, Antonio Scaramuccia, figlio del filosofo e poeta Anton Francesco, allevò segretamente per cinque anni Amedeo di Savoia, figlio naturale del duca Emanuele Filiberto I, detto Testa di Ferro, l’eroe della battaglia di San Quintino (1557), e della damigella di corte Lucrezia Proba. Invece il probabile tutore del giovane Amedeo fu Bartolomeo Capponi, generale delle poste sabaude nel 1575. A testimonianza di questo evento, sopra il portale bugnato della facciata di via Perozzi, resta l’imponente stemma in pietra dello stesso Emanuele Filiberto I, nel quale è inserito, fra animali rampanti, lo scudo crociato sabaudo. 44 Nella scuola pubblica insegnò, agli inizi del Cinquecento, Nicolò Peranzone, uno dei montecassianesi più illustri. Nato intorno al 1450, il Peranzone è senza dubbio uno dei maggiori umanisti marchigiani. Formatosi probabilmente all’Università di Padova, fu maestro di scuola non solo a Montecassiano, ma anche a Venezia, a Ragusa (l’attuale Dubrownik, in Croazia), a Macerata, a Recanati e a San Severino. Curò un’edizione dei “Trionfi” e del “Canzoniere” di Petrarca, pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1500. Scrisse anche un opuscolo in prosa dedicato alle Marche (“Le lodi del Piceno”), più varie opere di filosofia, di astrologia e di matematica. Morì a Montecassiano nel 1528, durante una terribile epidemia di peste. Figlio di Antonio fu Angelita Scaramuccia, autore di una storia di Montecassiano dalle origini al 1551 (“Discorso istorico sopra l’origine e rovina di Ricina, e dell’edificazione ed avvenimenti di Monte Cassiano”, Loreto 1638). Pubblicò molte altre opere, tra cui poemi, tragedie e commedie, conservate nella Biblioteca Casanatense di Roma. Pinacoteca civica Q ui si trova una raccolta archeologica che vanta alcuni importanti reperti di epoca picena e romana rinvenuti nel territorio comunale. Tra questi segnaliamo: ETÀ PICENA - elmo bronzeo di tipo corinzio con nasale e paraguance; - spade a scimitarra e a doppio taglio; - punta di lancia; - vasellame, colini bacini bronzei. ETÀ ROMANA - modellino di nave: scultura in marmo a forma di nave di età imperiale (lunghezza: 59 cm.; larghezza; 29 cm.; altezza: 21 cm.). Rappresenta una nave oneraria, cioè da carico. Apparteneva probabilmente ad un monumento votivo o funerario; il committente doveva svolgere un’attività legata all’ambiente marittimo. - frammento di statua di fanciullo scultura decorativa di età romana rappresentante forse un amorino o piccolo cupido. - rocchio di colonna: blocco cilindrico parte del fusto di una colonna probabilmente proveniente da una villa romana della zona. - collo di anfora in argilla destinata al trasporto del vino (prima metà del I sec. d. C.). Nella pinacoteca una quadreria raccoglie notevoli esempi di pittura sacra e profana dei secoli XVII e XVIII provenienti in buona parte dalle chiese e dai conventi soppressi del centro storico. Ioannes Hispanus, Maestà di Montecassiano 45 - Tra le opere d’arte più antiche e rappresentative dobbiamo ricordare la tempera su tavola, restaurata tra il 2000 e il 2001, raffigurante la Madonna in trono con Bambino tra i santi Andrea ed Elena ed angeli musicanti del pittore Ioannes Hispanus (Giovanni Spagnolo). Il dipinto, realizzato tra il 1506 e il 1508, fu voluto e finanziato in larga parte dal Comune di Montecassiano, ma forse vi contribuì anche la confraternita degli Schiavoni, che raccoglieva i numerosi immigrati slavi allora presenti nel nostro territorio. La tavola ha subito diversi spostamenti: originariamente era collocata nella chiesetta rurale di Santa Maria di Lenze (oggi San Giuseppe); nel 1555 venne trasferita sull’altare maggiore della chiesa di San Marco; nel 1574 si trovava invece nella sala consiliare del palazzo dei Priori, dove, per rispetto dell’immagine, fu proibito il gioco della palla. L’iconografia del dipinto richiama chiaramente la devozione alla Croce, soprattutto per la presenza dei due santi raffigurati ai lati della Maestà: l’apostolo Andrea, martirizzato su una croce a X, e l’imperatrice Elena, madre di Costantino, che la tradizione cristiana lega al ritrovamento in Terra Santa della vera croce di Cristo. - Altra opera pregevole della pinacoteca è la tela raffigurante il Sogno di Giacobbe, attribuita fino ad alcuni anni fa a Ludovico Cardi detto il Cigoli (15591613); ultimamente è stata inserita nel catalogo del pittore montecassianese Girolamo Buratto (1580-dopo il 1653). L’episodio del sogno di Giacobbe è tratto dal libro della Genesi (28, 12): «Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa». Ioannes Hispanus è un misterioso pittore rinascimentale di origine spagnola che ha lasciato diversi dipinti tra la Toscana e il Nord Italia. Di lui si conserva, ad esempio, una grande pala d’altare nella città di Viadana, in provincia di Mantova. Giunse nelle Marche verso la fine del Quattrocento o agli inizi del Cinquecento, lasciando la sua prima testimonianza pittorica proprio a Montecassiano. Una volta partito dal nostro paese, l’Hispanus si stabilì definitivamente a Macerata, dove i suoi discendenti, assunto il cognome Spagna, progredirono al punto tale da diventare nobili. A Macerata il pittore morì tra il 1531 e il 1538. Di recente gli sono stati attribuiti anche alcuni affreschi conservati nel palazzo Bonafede di Monte San Giusto. Il pittore Girolamo Buratto, appartenente ad una nobile famiglia di Montecassiano, si formò forse nel cantiere della Basilica della Santa Casa di Loreto sotto la guida del Pomarancio. Lavorò quindi a Roma come allievo del Cigoli, trasferendosi, alla morte del maestro, dapprima a Firenze e poi in Austria. Qui ottenne dall’imperatore Ferdinando II d’Asburgo, per i suoi meriti artistici, il privilegio di aggiungere l’aquila imperiale allo stemma di famiglia. Intorno al 1638 tornò nelle Marche, lavorando soprattutto ad Ascoli, nella chiesa di Santa Maria della Carità. Del 1645 circa è l’altra opera montecassianese di Girolamo, nella quale egli si autoritrae: “La predicazione di San Giovanni Battista nel deserto”, conservata presso la chiesa delle Clarisse. - Pregevole è anche la pala d’altare che ritrae la Sacra Famiglia in gloria tra san Michele arcangelo e san Cassiano vescovo (pag. 56). 46 Una sezione della pinacoteca è dedicata alle opere di proprietà comunale del pittore montecassianese Giovanni Cingolani. Tra queste spicca la tela raffigurante San Lorenzo che distribuisce l’elemosina ai poveri, unico dipinto di soggetto religioso che del pittore si conserva a Montecassiano. L’opera, realizzata agli inizi del Novecento, proviene dalla cappella funeraria della nobile famiglia Ferri, nel locale cimitero. L’iconografia allude alla generosità del marchese Camillo (1836-1902), grande benefattore del Comune. Di Giovanni Cingolani il Comune possiede anche diversi ritratti. In essi il pittore sembra dare il meglio di sé, dipingendo i personaggi con una vena realistica e con un tono di partecipazione affettiva che probabilmente gli derivano dalle sue origini contadine e, quindi, dal contatto con gente semplice, immediata, spontanea. Questa particolare inclinazione emerge sia nei ritratti ufficiali, come quello del marchese Camillo Ferri, sia nell’autoritratto. Oltre ai dipinti di proprietà comunale e a quelli appartenenti a privati cittadini di Montecassiano, è possibile ammirare altre opere del Cingolani a Macerata (Prefettura e villa Pampinoni), Pollenza (chiesa di San Biagio), Conselve (Padova), Maenza (Latina), Santa Fè (Argentina) e Istanbul (Turchia). Giovanni Cingolani nacque nel 1859 da una famiglia di contadini residenti nella frazione di Sant’Egidio. Rimasto analfabeta fino all’età di dodici anni, ma dotato di un innato talento nel disegno, intraprese gli studi grazie all’intervento del pittore locale Amadio Iachini (autore di dipinti nelle chiese di Sant’Egidio e Vissani) che ne intuì le promettenti doti artistiche. Entrato in contatto con il pittore neoclassico maceratese Giuseppe Mancini Cortesi, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Perugia, dove recepì i modi della pittura romantica e purista (ispirata cioè ai primitivi pittori italiani, da Cimabue a Raffaello). Nel 1880 si trasferì a Roma, entrando in contatto con i seguaci dei Nazareni (pittori tedeschi attivi a Roma agli inizi dell’Ottocento) e in particolare con Ludovico Seitz (autore del grande complesso decorativo della Cappella Tedesca nella Basilia di Loreto). Ottenne quindi l’incarico di restauratore in Vaticano, dove lavorò per il recupero dell’Appartamento Borgia del Pinturicchio, delle Stanze di Raffaello e degli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina. Nel 1909 si trasferì definitivamente a Santa Fè (Argentina), dove morì nel 1932. 47 La collegiata di Santa Maria Assunta S alendo la scalinata di piazza, si giunge alla sommità della collina di Montecassiano, dove fin dal XII secolo sorgevano la pieve di Santa Maria, ossia l’odierna collegiata dell’Assunta, e il Girone, la zona più antica e al tempo stesso il primitivo nucleo fortificato del centro storico. Secondo la tradizione, la chiesa s’innalza nel luogo dove esisteva un tempio romano dedicato a Venere, dea dell’amore. L’intitolazione della Pieve, del colle e del primitivo castrum alla Vergine dimostra la particolare devozione che fin da sempre i montecassianesi hanno nutrito nei confronti della Madonna. La chiesa nel 1165 divenne possesso dei monaci dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, insieme ad una parte del castello dei conti Cassiani. L’edificio, ricostruito nel 1234 a cura dell’abate Giasone, nel 1402 venne completamente modificato e orientato in direzione est-ovest, mentre prima si stendeva da nord a sud. Ulteriori lavori di costruzione si ebbero nei secoli successivi, fino all’ultima sistemazione ad opera dell’architetto Guido Cirilli, terminata nel 1942. La facciata, caratterizzata da un unico spiovente, presenta un ampio portale sormontato da un grande rosone in pietra bianca e, sulla destra, una monofora. Il portale, realizzato in bronzo nel 1985, è opera dello scultore Sesto Amerigo Luchetti, che lo ha donato al suo paese natale cui è sempre rimasto legato affettivamente. Lungo il lato sud della Collegiata si apre la cosiddetta porta dei Priori, un elegante portale cinquecentesco cuspidato in pietra attraverso cui anticamente passavano i magistrati del Comune. 48 La chiesa al suo interno è divisa in tre navate coperte da volte a crociera sostenute da colonne ottagonali, in stile gotico-cistercense. Le pareti un tempo erano ricoperte di affreschi ed altari, gran parte dei quali sono stati rimossi dal Cirilli durante l’ultimo restauro. Merita un’attenzione particolare, oltre alla cappella maggiore, la cappella laterale destra dedicata alla Madonna del Buon Cuore o delle Grazie, dove si venera un’immagine dipinta nel 1752 dal pittore maceratese Saverio Alberti (pag. 76). Accanto si trova l’organo del veneziano Gaetano Callido, costruito nel 1775. Proseguendo a destra, si apre la cappella del Santissimo Sacramento che risale al 1829 ed è opera dell’architetto Biagio Belli. È possibile ammirare, a destra dell’ingresso, una tempera su tavola attribuita a Giacomo di Nicola da Recanati, uno dei maggiori esponenti marchigiani del Gotico internazionale. Il dipinto, eseguito intorno al 1450, rappresenta la Incoronazione di Maria Vergine tra santi, angeli e due donatori. La tavola un tempo era collocata sull’altare maggiore. Lungo la navata destra, nella nicchia dell’altare, è posizionata una statua lignea raffigurante san Giuseppe, patrono del Comune. Capolavoro della Collegiata è la monumentale pala d’altare in terracotta invetriata e dipinta, opera del fiorentino fra’ Mattia della Robbia. Essa rappresenta la Madonna col Bambino tra santi. Nella predella ci sono immagini dell’infanzia di Gesù alternate a festoni di frutta, mentre ciascuno dei due pilastri laterali presenta una teoria di sette angioletti con cinque profonde nicchie vuote, una treccia esterna e, alla base, gli stemmi del Comune di Montecassiano, committente della pala. Tali emblemi sono privi della croce, aggiunta soltanto nel 1549. L’opera è stata realizzata tra il 1527 e il 1532. La data di inizio è inserita nella lunetta, dominata dalla figura di Dio Padre benedicente contornato da angeli musicanti, festoni e cherubini. Originariamente essa rivestiva la funzione di pala dell’altare maggiore. 49 Sesto Amerigo Luchetti è nato a Montecassiano nel 1909, dove ha trascorso la sua fanciullezza. Giovanissimo, si è trasferito a Macerata, dove ha conosciuto lo scultore Buratti, proprietario di un laboratorio di marmi, che lo ha avviato all’attività artistica. Si è perfezionato frequentando l’Istituto d’Arte di Macerata e l’Accademia di Belle Arti di Perugia. Luchetti si è distinto soprattutto nell’arte sacra. Oltre al bronzo, ha lavorato diversi materiali, come il rame, il gesso, la ceramica e la cera. Le sue opere, premiate in molte rassegne, sono sparse sia in Italia sia in vari musei stranieri. L’artista si è spento a Macerata il 28 giugno 2006. Nell’Ottocento fu canonico della Collegiata mons. Pacifico Marchetti (†1878), autore di una monumentale “Storia universale” manoscritta in sette volumi, una copia della quale si conserva presso la Biblioteca Casanatense di Roma. Il Marchetti ha scritto anche opere storiche di interesse locale, come gli “Annali ecclesiastici di Montecassiano” (1860), il “Transunto delle più interessanti sedute consiliari tenute dall’anno 1665 al …”, prosecuzione delle memorie di Carlo Filippo Compagnucci, e le “Biografie degli uomini illustri di Montecassiano dal XIII al XIX secolo” (1878). Per la sua erudizione fu insignito da Pio IX della medaglia d’oro dei benemeriti e fu accolto nell’Accademia romana dei Quiriti. Il Girone U scendo dalla Collegiata e proseguendo a sinistra, si incontra la prima traversa che conduce al piazzale del Girone, luogo della primitiva fortificazione, scelto in quanto punto più alto del colle e dunque più protetto, attestato fin dal 50 XII secolo. Il Girone dava anche il nome al terziere di San Salvatore, una delle tre parti in cui era divisa la terra di Montecassiano in età bassomedioevale. Gli altri due terzieri erano quello di San Michele a sud-est e quello di San Nicolò a nord-ovest. Tutti e tre prendevano il nome dal principale edificio sacro in essi contenuto (pag. 28). Alle spalle di piazza del Girone, in via Catena, è situata un’interessante abitazione appartenuta ai conti Perozzi, la cui costruzione risale al XIX secolo. Parco del Cerreto P roseguendo lungo via Verdi, si giunge alla sommità delle mura castellane, da cui si gode la vista di un bellissimo panorama che va dalla campagna circostante alla vallata del fiume Potenza fino ai Monti Sibillini. Affacciandosi dalle mura occidentali si vede il parco del Cerreto, che occupa un’area di 1,2 ettari ed è provvisto di un percorso verde. È alquanto ricco di piante caratteristiche della macchia mediterranea, quali la roverella, l’ulivo, il leccio, l’acero, il platano e il bagolaro, chiamato comunemente pianta del Rosario per le sue bacche, un tempo utilizzate dai coronari come grani del rosario. Ogni anno, il 6 gennaio, vi si allestisce un presepe vivente. 51 Chiesa di San Giacomo S cendendo verso corso Dante Alighieri si trova la chiesa di San Giacomo, che faceva parte di un vasto complesso adibito ad ospedale, retto dalla confraternita dei Santi Filippo e Giacomo. L’ospedale, situato nel retro della chiesa, agli inizi del Quattrocento era un semplice lazzaretto, che si ingrandì nel corso dei secoli, fino al suo trasferimento nel 1901 presso l’ex convento di Santa Croce. La chiesa fu costruita nel XVIII secolo. L’esterno è di forma molto semplice, con un campanile a vela. L’interno, ad aula unica, ospita il Museo delle confraternite. Sulla parete dell’altare è affrescata una splendida Madonna con Gesù Bambino in trono. Si tratta di un dipinto preesistente alla costruzione della chiesa, eseguito nella prima metà del XVI secolo da un pittore di ambito marchigiano. Tra gli arredi sacri più pregiati presenti nel museo segnaliamo: - croce processionale in legno scolpito e dorato della confraternita della Trinità (sec. XVII); - croce processionale della confraternita del Santissimo Sacramento dell’argentiere tedesco Dionisio Boemer (sec. XVIII); - insegne processionali della confraternita del Santissimo Sacramento dell’argentiere maceratese Antonio Piani (1747-1825); - croce processionale, emblema e insegne della confraternita della Madonna del Carmine dell’orafo maceratese Domenico Piani (1725-1799); - stendardo processionale della confraternita della Madonna del Carmine (sec. XVIII). 52 Le confraternite sono unioni di fedeli organizzate gerarchicamente. Nel nostro territorio attualmente se ne contano nove: sette nella parrocchia della Collegiata e due nella parrocchia di Sambucheto. Esse hanno influenzato, dal Medioevo fino alle soppressioni seguite all’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia, la vita sociale, religiosa ed artistica del nostro paese, svolgendo funzioni in campo assistenziale e promuovendo la conservazione e la costruzione di chiese e opere d’arte. Molti uomini illustri di Montecassiano ne furono priori, camerlenghi o sindaci. Di tutto ciò hanno dato notizia, sia pure sommariamente, gli storici locali attingendo ai libri sociali delle stesse compagnie o agli atti ufficiali dei consigli comunali. Oggi le confraternite partecipano numerose alle processioni e alle varie funzioni liturgiche con i loro camici e i loro rocchetti colorati, con gli stendardi, le mazze d’argento, i crocifissi artisticamente cesellati, i lampioni e i medaglioni. Le presentiamo in ordine di vetustà: 1. Confraternita dei Santi Filippo e Giacomo, costituita l8 settembre 1399; 2. Confraternita del Santissimo Sacramento, già esistente intorno al 1420 con il titolo di Compagnia del Corpo di Cristo; 3. Confraternita della Santissima Trinità, già di Santa Maria del Calcinaro, aggregata nel 1578 all’arciconfraternita romana della Trinità dei Pellegrini e Convalescenti; 4. Confraternita dello Spirito Santo, nata nel 1579 dalla fusione di tre sodalizi preesistenti (Santa Lucia, Sant’Antonio abate e San Rocco) e insignita di questo titolo nel 1603; 5. Confraternita della Buona Morte, istituita verso il 1589; 6. Confraternita di Maria Santissima del Carmine, fondata intorno al 1739 da due nobildonne montecassianesi, Anna e Costanza Ferri, dopo aver ascoltato la predicazione di Leonardo da Porto Maurizio; 7. Pio Sodalizio di Carità, istituito il 30 settembre 1791. 8. Confraternita del Crocifisso, eretta presso la chiesa di Mazzoni (Recanati) nella parrocchia di Sambucheto, forse di origine ottocentesca; 9. Confraternita del Santissimo Sacramento, costituita dopo il 1927 nella chiesa parrocchiale di Santa Teresa del Bambin Gesù di Sambucheto. 53 2° Itinerario Piazza Giovanni Cingolani A circa metà di corso Dante Alighieri si apre, sulla sinistra, piazza Giovanni Cingolani, sulla quale si affacciano tre palazzi appartenuti a nobili famiglie locali: i Buratti, gli Antolini e i Ferri. Nel corso dei secoli in essi sono state effettuate modifiche ed innovazioni, come l’abbattimento del ponte che univa palazzo Ferri a palazzo Buratti. La stessa piazza fu resa possibile dalla demolizione, nel Settecento, della casa cosiddetta della Filippetta, che si diceva abitata dagli spiriti. Per quanto riguarda palazzo Antolini, una parte venne abbattuta dopo il 1830 per dare ulteriore spazio alla piazza e, agli inizi del Novecento, fu aggiunta la merlatura ghibellina. Nel corso dell’Ottocento venne poi rifatta in tardo stile neoclassico la facciata di palazzo Ferri, le cui stanze del piano nobile sono affrescate con motivi mitologici. Da piazza Leopardi alla chiesa di Santa Croce 54 Presso il palazzo Ferri è vissuto il marchese Camillo (1836-1902), discendente da un’antica ed illustre famiglia trasferitasi da Macerata a Montecassiano nel Settecento. Si ipotizza che i Ferri, le cui origini si fanno risalire al XII secolo, provenissero da Monte Urbano, abbandonato dagli abitanti nel corso del Duecento per rifugiarsi a Macerata dopo la conquista da parte dei montecassianesi. Il territorio di Monte Urbano si estendeva anche alla località denominata Monte Ferro, in origine feudo dei Ferri. Qui la famiglia ha conservato per secoli numerosi possedimenti. Il marchese Camillo, ultimo rappresentante della stirpe, dopo aver ereditato anche le proprietà dei Buratti, lasciò tutti i suoi averi all’Amministrazione Comunale. Tale eredità consisteva nell’ex convento di Santa Croce, poi adibito ad ospedale, più il palazzo di famiglia, altri edifici e numerosi terreni. Il tutto fu suddiviso tra i seguenti istituti: Ospedale, Asilo, Orfanotrofio, Ricovero, Società Operaia, Società di Lettura, Banda Filarmonica. Chiesa di San Marco L a chiesa di San Marco, posta sulla piazza principale di fianco al palazzo comunale, appartiene da sempre al Comune di Montecassiano, che la fece costruire sul finire del XIV secolo non soltanto in segno di devozione, ma anche per disporre di un ampio locale nel quale il Consiglio Generale potesse rifugiarsi in tempo di pestilenza o di guerra. Il campanile fu edificato nel 1460 da mastro Antonio Lombardo. Anticamente esso era sormontato da una cuspide conica di notevole altezza, realizzata con mattoni semicircolari dipinti alternativamente di rosso cupo e turchino. Questa cadde per ben due volte, nel 1546 e nel 1853, a causa di fulmini. Al crollo ottocentesco non fu mai posto rimedio, cosicché tuttora la torre, coperta da semplici coppi, resta priva della sua cuspide. Nel corso del XVI secolo la chiesa subì i primi interventi di restauro. Nel 55 1521, ad esempio, venne ricostruito il portale in pietra di Cingoli con lo stemma del Comune. Il definitivo e radicale rifacimento dell’edificio è avvenuto nel corso del Settecento, quando fu demolito l’arco di collegamento con il palazzo dei Priori e si rimaneggiò completamente la struttura originaria. L’interno, a tre navate abbellite da bianchi stucchi, è un pregevole esempio di barocchetto marchigiano. Le pale degli altari laterali sono tele di ambito marchigiano del XVII secolo. Sull’altare maggiore si trova l’immagine lignea della Madonna del Buon Consiglio. Anche l’organo, che gli studi più recenti attribuiscono all’anconitano Vincenzo Montecucchi (fine XVIII secolo), è un piccolo capolavoro artistico. Secondo quanto si desume dall’iscrizione manoscritta sul retro della tavola della Madonna del Buon Consiglio, il dipinto venne realizzato in San Marco a Roma dal canonico Andrea Bacci nel 1747. Il committente dell’opera fu il frate agostiniano Nicola de Marteriis, autore dell’iscrizione. Il frate fece realizzare il dipinto dopo aver ricevuto la grazia della guarigione dalla “polmonea”, una grave infiammazione ai polmoni, che lo colpì mentre si trovava nel convento di San Giacomo a Bologna. Ormai sul punto di morire, il frate pregò davanti ad una immagine della Madonna del Buon Consiglio. Ottenuta miracolosamente la guarigione, fra’ Nicola fece realizzare dal canonico Bacci una copia del dipinto della Madonna del Buon Consiglio che venne poi trasportato a Bologna, dove fu ornato con le corone e solennemente mostrato nella domenica di Ascensione del 1750. Trasferitosi nel convento agostiniano di Montecassiano, il frate portò con sé il dipinto, che venne esposto nella chiesa di San Marco il 23 aprile 1752 e definitivamente collocato sull’altare maggiore in una cornice processionale. Questa cornice reca incisa sul retro un’altra iscrizione, datata 30 ottobre 1786, che ricorda il ringraziamento dei contadini di Montecassiano alla Vergine del Buon Consiglio per aver preservato il loro bestiame dall’ epidemia di quell’anno. 56 Ex convento degli Agostiniani N el 1492 la chiesa di San Marco fu affidata all’Ordine degli Agostiniani Scalzi, che vi edificarono accanto un monastero. Molto probabilmente, più che di una costruzione ex novo si trattò di un accorpamento ed ampliamento di case preesistenti o forse di locali già usati in precedenza da un altro ordine monastico, di cui però non si ha memoria certa. Il convento fu poi ampliato e restaurato ulteriormente tra il 1574 e il 1579. L’edificio venne riunito nel 1867, ma nel 1873 vi dimoravano ancora due frati. Dopo aver ospitato per decenni la scuola media, nel 2009 è stato adibito a sede degli uffici comunali. Nel convento visse, prendendovi i voti e divenendovi priore, il venerabile Giovanni da San Guglielmo. Nacque a Montecassiano il 25 luglio 1552 da Francesco Nicolucci detto Ciccone e da Francesca Piccinotti. Morì a Batignano di Grosseto il 24 agosto 1621, dove si era recato in obbedienza ai propri superiori. Godette in vita di fama di santità, alimentata da una serie di prodigi ritenuti miracolosi, in seguito ai quali fu avviato un processo di canonizzazione interrotto nel 1796 con l’arrivo delle truppe napoleoniche. Del beato esistono alcune lettere autografe, dei libri di devozione, un lembo del saio e un cilicio di crine di cavallo conservati in paese come reliquie. Uscendo dal cortile dell’ex convento e scendendo lungo via Nazario Sauro, che conduce verso porta Cesare Battisti, si può osservare la struttura tipicamente medievale del centro storico costituita da scalette, rampe e stradine che permettono di passare da una quota altimetrica all’altra, interrompendo l’andamento circolare delle vie e dei vicoli che, come cerchi concentrici, si irradiano dalla piazza principale. Come raggi di un cerchio, esse collegano la piazza principale alla cinta muraria. Percorrendole, si possono ammirare scorci caratteristici del paese, che mostrano una buona armonia tra le unità abitative, nonostante la differenza cronologica e stilistica degli interventi costruttivi. Si alternano infatti palazzetti del Settecento, edifici in stile neomedioevale o in tardo liberty e abitazioni borghesi del Novecento. 57 Ex chiesa di San Michele Palestra comunale rima di uscire da porta Cesare Battisti, al civico 19/A di via Scaramuccia, si trova ciò che resta dell’antica chiesa di San Michele. Dopo una prima demolizione nel XV secolo, essa fu ricostruita nei secoli successivi entro le mura castellane. Questo edificio da qualche decennio è stato trasformato in deposito, ma di esso si può ancora ammirare il campanile tardomedioevale lungo le mura nord-orientali. Da questa chiesa proviene la pala d’altare raffigurante la Sacra Famiglia in gloria tra san Michele arcangelo e san Cassiano vescovo, una tela di autore sconosciuto databile tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo di proprietà della confraternita della Madonna del Carmine. In piazza XX Settembre si trova un edificio dei primi anni del Novecento, un tempo sede del mercato ortofrutticolo e avicolo ed ora utilizzato come palestra polifunzionale. La struttura presenta una interessante travatura in ferro ed è ricca di ampie vetrate. P La pala di San Michele ha un forte valore civico, in quanto rappresenta san Giuseppe, patrono principale del Comune di Montecassiano raffigurato con il classico attributo del giglio, il compatrono san Cassiano, martire a Imola sotto Diocleziano e protettore degli scrittori e dei maestri, infine san Michele arcangelo che uccide il drago, titolare della chiesa e di uno dei tre terzieri cittadini. Il santo vescovo è inoltre ritratto mentre indica, in segno di offerta, il paese dipinto al centro della composizione. In esso sono riconoscibili l’antica porta San Nicolò, la Collegiata, la torre della chiesa di San Marco, il campanile di San Giovanni e, all’estrema sinistra, la chiesa di Santa Croce con il convento degli Zoccolanti. Chiesa di San Nicolò F uori porta Cesare Battisti, proseguendo da borgo Garibaldi per viale Italia, si trova sulla sinistra la chiesa di San Nicolò. «Dell’antichità di questa chiesa non si trova memoria ne’ publici registri e consegli, convien credere esser antichissima». Così afferma Carlo Filippo Compagnucci nel suo Libro contenente memorie antiche della Comune di Montecassiano. Dell’edificio, risalente al XIII secolo, si possiedono pochissime notizie. Esso è dotato di una delle più antiche campane delle Marche, fusa nel 1382 con questa iscrizione: A. MIKAEL . MAGISTER . FECIT . MIIILXXXII . San Nicolò fu probabilmente la prima parrocchia di Montecassiano, dalle origini fino al 1565. Esclusa dalla cinta muraria eretta intorno al paese nel XV secolo, la 58 59 chiesa perse progressivamente importanza. L’edificio, di un romanico molto semplificato, all’esterno è caratterizzato dalla graziosa abside orientata verso est, dal piccolo campanile a vela e dall’ingresso sul fianco nord. L’interno era originariamente ricoperto da affreschi a carattere devozionale di scuola umbro-marchigiana del XIV secolo, oggi ridotti a pochi frammenti. Sulla parete sinistra è riconoscibile una Madonna con Bambino che tiene in mano un nastro con l’iscrizione a caratteri gotici “Ego sum lux mundi” (Io sono la luce del mondo), alla quale è affiancata l’immagine di sant’Antonio abate. Lungo il viale sorgono, sulla sinistra, casa Smorlesi, edificata nel 1911, e, più avanti a destra, un villino neogotico, sempre di proprietà della famiglia Smorlesi, costruito dall’ing. Bonservizi nel 1924, palazzina, questa, tra le più graziose di Montecassiano. Chiesa di Santa Croce D 60 alle fonti storiche sappiamo che doveva esistere in questo luogo un’antica cappella risalente al XIII secolo. Tra il 1556 e il 1558 la Comunità di Montecassiano decise di costruirvi un nuovo edificio tale da poter conservare degnamente la venerata reliquia della Croce Santa, poi trasportata nella Collegiata. Dopo neanche quarant’anni la chiesa manifestò problemi statici così gravi che si provvide ad abbatterla e riedificarla. Nel 1592 il Consiglio Generale scrisse al capitolo dei frati minori osservanti, in quel momento riunito a Fabriano, chiedendo che alcuni religiosi dell’Ordine potessero stabilirsi presso la chiesa che stava per essere ricostruita e potessero fondarvi accanto un convento. Il cardinale Anton Maria Gallo concesse il terreno su cui erigere la casa dei frati. La prima pietra della nuova chiesa venne posta nel 1595 e, finalmente, nel 1606 il vescovo Rutilio Benzoni la benedisse e il padre guardiano Luigi da Corinaldo poté celebrarvi la prima messa. La facciata è caratterizzata da un portico a tre campate coperte da volte a crociera costruito nel 1660. L’interno presenta una vasta aula centrale, funzionale alla predicazione degli Osservanti, ed una serie di otto cappelle laterali, appartenute alle principali famiglie montecassianesi. Lo splendido altare maggiore in legno intagliato e dorato è stato realizzato tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700. Si ritiene che sia stato disegnato dal fiammingo Guglielmo Hagemann e realizzato dall’ebanista maceratese Amico Pappelli. I dipinti ovali che adornano lateralmente l’altare ruotano intorno al tema della Passione ed hanno il loro fulcro nel bellissimo Crocifisso ligneo centrale. Nella controfacciata, sulla cantoria in stile rococò, è collocato un organo del 1750 attribuito a Giuseppe Attili da Ortezzano. Secondo una tradizione locale, il Crocifisso dell’altare maggiore sarebbe frutto dell’opera di un frate del convento, che avrebbe utilizzato il legno di un pero posto in un terreno vicino di proprietà dei Ferri. Ora, in questa tradizione ci potrebbe essere del vero, poiché i Ferri acquistarono i poderi limitrofi a Santa Croce nel primo Ottocento e l’esame stilistico condotto durante il recente restauro del crocifisso ha evidenziato come esso sia di età posteriore rispetto all’altare maggiore, che risale al massimo ai primi del ‘700. Dopo la soppressione napoleonica, nel 1825, i frati tornarono a Santa Croce costruendo il braccio nord del convento ed arredando la sacrestia della chiesa, a pianta ottagonale, con gli splendidi armadi in radica di noce ancor oggi perfettamente conservati. Con la soppressione postunitaria e con il definitivo allontanamento dei frati, l’intero edificio venne acquistato dai marchesi Ferri, che ne fecero la loro residenza estiva, pur lasciando la chiesa aperta al culto. Nel 1898 Camillo Ferri cedette il complesso alla Congregazione di Carità, che provvide a trasformare il convento in ospedale civico e casa di riposo per anziani, entrambi inaugurati nel 1901. La chiesa continuò ad essere officiata, soprattutto per la presenza del crocifisso particolarmente caro agli abitanti di Montecassiano. 61 3° Itinerario Da piazza Leopardi a palazzo Buscalferri Chiesa di San Giovanni Battista S cendendo lungo la scalinata di via Roma si incontra, sulla destra, il vasto complesso edilizio costituito dalla chiesa di San Giovanni e dall’ex convento delle Clarisse. I documenti testimoniano che la chiesa, già esistente nel XIII secolo, fu la seconda parrocchia costituitasi in paese dopo quella di San Nicolò. L’esterno dell’edificio, risalente al XVI secolo, presenta pochi elementi decorativi ed è improntato alla massima semplicità. Nell’angolo sud è posta la torretta di sicura origine medievale. L’ipotesi che il fronte del tempio fosse in origine il lato absidale non è 62 da scartare, in quanto nel Medioevo il presbiterio delle chiese era sovente orientato a levante e, inoltre, a ovest dell’edificio esisteva una vecchia strada. La chiesa venne con ogni probabilità voltata nell’orientamento attuale est-ovest all’arrivo delle monache, perché si aveva la necessità di collegare direttamente l’oratorio alla casa conventuale posta a ovest. Nel 1758 la chiesa venne alzata di circa un metro per accogliere la calotta interna e l’originario andamento longitudinale fu trasformato internamente in un impianto ottagonale. In questo spazio, abbellito da intonaci raffinatissimi e da bianchi stucchi, trovano posto tre altari e quattro ingressi, a due a due rispettivamente riservati ai fedeli e alle monache, che naturalmente assistevano alle funzioni attraverso le grate del coro. Gli stucchi rappresentano medaglioni, ghirlande, cartigli, conchiglie, nastri e volute. La chiesa è sede del Museo degli arredi sacri, nel quale si conservano oggetti liturgici e opere di botteghe orafe marchigiane e romane raccolte nel corso dei secoli. I più preziosi sono: - croce astile in argento dorato di Lorenzo d’Ascoli (1414); - stauroteca (reliquiario della Santa Croce) in argento inciso (XV secolo). - reliquiario a busto di san Cassiano in legno (arte napoletana del XVII secolo); - reliquiario a busto di san Cassiano in argento sbalzato e cesellato, realizzato nel 1726 dall’orafo romano Agostino Colleoni; - reliquiario a statua di san Giuseppe in argento fuso (1744), opera dell’orafo romano Antonio Arrighi; - calice di Domenico Piani (secc. XVIII-XIX). Ex convento delle Clarisse L ’esistenza in questo luogo di un complesso edilizio, costituito da più unità abitative separate da strade e orti, risale almeno al XII secolo. Esso fu inglobato all’interno della cerchia muraria nel corso del Quattrocento. 63 Nel 1299 vi si trovava già la chiesa di San Giovanni Battista, mentre, con ogni probabilità, non fu questa la sede delle monache benedettine di Santa Maria Maddalena la cui presenza è attestata a Montecassiano prima del 1362. Nel 1584, in seguito alla proposta della compagnia dei Santi Filippo e Giacomo, entrarono solennemente a Montecassiano le prime clarisse, per le quali venne sistemato il blocco orientale dell’edificio presso San Giovanni rendendolo funzionale alle esigenze della vita monastica. Furono le monache di San Severino ad accettare l’invito a fondare una casa monastica in questo luogo. Il convento non accoglieva soltanto le monache, era l’unico luogo nella società dell’epoca deputato alla formazione e all’istruzione femminile. Il complesso edilizio era diviso dal giardino da una strada pubblica che intralciava il libero movimento delle suore, le quali, costrette ad una vita di clausura, necessitavano di ampi spazi all’aria aperta. A tale scopo, nel 1785 ottennero ben due spazi pubblici e l’abbattimento di una prima porzione di case nel quartiere denominato “le Cupacce”. La costruzione di una nuova ala, nell’Ottocento, destinata ad una scuola femminile diretta e controllata dalle Clarisse con l’apporto di personale laico, darà una forte impronta scolastica all’edificio. Oggi, i locali dell’ex monastero sono occupati dalla scuola secondaria di primo grado ed ospitano la presidenza e la segreteria dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Cingolani”. Palazzo Buscalferri - De Carolis A l civico 12 di via Camillo Ferri è l’ingresso principale di palazzo Buscalferri. L’edificio si trova all’interno delle mura e, fino a qualche decennio fa, era anche il centro vitale dell’azienda agricola della famiglia. Esso costituisce pertanto un tipico esempio di residenza gentilizia urbana con funzioni di casa padronale rurale. I conti Buscalferri provenivano da Esanatoglia. Un ramo della famiglia si trasferì a Montecassiano probabilmente nella seconda metà del Settecento in seguito al matrimonio di Antonio Buscalferri con Francesca Tulli, appartenente ad una nobile famiglia del nostro paese. Il legame tra i Tulli e i Buscalferri è confermato dall’albero genealogico esistente nel palazzo e dal fatto che i secondi hanno ereditato dai primi la cappella di famiglia nella chiesa di Santa Croce. Le Cupacce I 64 n fondo alla scalinata di via Roma, prima di uscire da porta San Giovanni, sulla destra, inizia via Monreale, occupata fino al XIX secolo da una fila centrale di case e da altre abitazioni poste intorno all’orto del convento delle Clarisse. Tali edifici erano i più malsani e bui del paese, tanto che alla strada era attribuita la denominazione di «‘e Cupacce», cioè luogo cupo. Con la demolizione di queste costruzioni, la via ha acquistato maggiore ariosità e luce. Il palazzo è il risultato della fusione di due corpi di fabbrica distinti. La parte al civico 12, frutto di un acquisto successivo rispetto al nucleo originario (civico 14), è stata ristrutturata intorno agli anni Venti del Novecento da Onofrio De Carolis, marito dell’ultima erede dei Buscalferri. In tale circostanza sono state unificate le facciate, soprattutto quella meridionale, per mascherare le disparità tra le due abitazioni e sono stati costruiti il ballatoio e lo scalone che conduce al giardino, utilizzando i locali al pian terreno un tempo adibiti a frantoio. Le stanze del piano terra sono affrescate con dipinti eseguiti a tempera che potrebbero in parte risalire ai primi dell’Ottocento. Vi sono raffigurati motivi mitologici, floreali, araldici, con corone di frutta e selvaggina. In una stanza campeggia una grande pala d’altare raffigurante la Maestà (Madonna in trono tra angeli), eseguita nel 1917 dall’artista senese Ferruccio Pasqui (1886-1958). Nelle camere da letto i pavimenti sono in cotto dipinto e i soffitti sono decorati in tardo stile liberty. Tra i soggetti rappresentati troviamo paesaggi marini in varie stagioni, poeti della letteratura italiana e allegorie delle arti e delle scienze. 65 Nel palazzo sono presenti varie xilografie di Adolfo De Carolis (Montefiore dell’Aso, 1874 - Roma, 1928), zio di Onofrio, famoso pittore, illustratore, letterato, xilografo e fotografo protagonista dell’arte italiana fra Otto e Novecento. Il giardino, anch’esso sistemato in occasione dei lavori di ristrutturazione del palazzo condotti intorno al 1920, è dominato da due imponenti palme delle Canarie. Dal giardino si accede alle cantine, che fino agli anni Settanta conservavano il vino prodotto nei poderi della famiglia. Dalle cantine si penetra nelle grotte, ambienti sotterranei a volta, piuttosto ampi e ricchi di pozzi e di acque. Lungo via Camillo Ferri, al civico 30, si affaccia un’altra interessante costruzione nobiliare, Palazzo Gentilucci (ora Baroni), contraddistinto da uno splendido portale bugnato sormontato dallo stemma di famiglia. V. Curiosità e notizie varie 1. Le ville a) Villa Due Pini P oco distante da Vissani c’è la Villa Due Pini, edificata nel 1596 dal cardinale Evangelista Pallotta. Il complesso, nato come casino di caccia, è stato trasformato in residenza di campagna nel primo Ottocento dal cardinale Antonio Pallotta. La villa è circondata da boschetti di lecci, tigli e pini e da un giardino all’italiana, arricchito da terrazze e da un café-house la cui loggia, trasformata in museo, ospita numerose epigrafi antiche, cristiane e pagane. Alla famiglia Pallotta, proveniente da Caldarola, il Consiglio comunale diede la cittadinanza di Montecassiano il 24 settembre 1606. A questa casata appartennero ben quattro cardinali, l’ultimo dei quali, Antonio, morì a Villa Due Pini nel 1834. b) Villa Perozzi P Palazzo Gentilucci - ingresso 66 resso l’abitato di Valle Cascia si trova la villa dei conti Perozzi, ora trasformata nell’hotel “Villa Quiete”. Essa è costituita dalla palazzina padronale, dagli accessori un tempo adibiti a stalle e scuderie e da un ampio parco ricco di piante secolari. Fu costruita dal nobile Domenico Perozzi alla fine del ‘700 come luogo di sosta e raduno durante le battute di caccia. 67 d) Villa Antolini L Il maggiore esponente della famiglia Perozzi, originaria di Ancona e Filottrano, fu l’ingegnere Gustavo, che partecipò alla presa di Roma del 1870 giungendo al grado di aiutante di campo del comandante Nino Bixio. Nell’archivio comunale è conservata una lettera autografa del generale Giuseppe Garibaldi in cui sono riconosciuti i meriti e il valore militare del conte Gustavo. Nel 1888 egli fece definitivamente ritorno nella villa di Valle Cascia curando i propri poderi e partecipando alla vita pubblica locale. c) Villa Mattei L ungo la ex S.S. 77 è possibile scorgere, arretrata di circa 100 metri, Villa Giulia, comunemente nota come Villa Mattei, nome con cui si indica la contrada circostante e la zona industriale limitrofa. La famiglia Mattei, originaria di Pergola, diede i natali al cardinale Mario, Segretario di Stato di Pio IX, che seguì a Gaeta nel 1848. Nella sua villa il prelato ospitò papa Gregorio XVI in viaggio per lo Stato della Chiesa. Mario fu decorato con la croce di Malta e con quella di San Gennaro di Napoli. Il fratello Nicola fu arcivescovo di Camerino. 68 ungo la strada statale che conduce a Montefano, in contrada Collina, sorge Villa Antolini. La costruzione, dotata di una elegante facciata scandita da quattro lesene, risale al XIX secolo. Essa è circondata da un grazioso parco e preceduta da uno scenografico viale alberato. Attigua alla casa padronale è una cappella dedicata al Sacro Cuore. Il nome della villa deriva dalla famiglia che ne fu la proprietaria originaria: gli Antolini, nobili montecassianesi trasferitisi da Sarnano nel XV secolo. Intorno agli inizi del Novecento il complesso venne ereditato dai Bonservizi. e) Casino di caccia Svampa I l casino di caccia Svampa è situato lungo la strada provinciale che da Montecassiano conduce a Vissani. La costruzione è il risultato dell’abbinamento di due edifici distinti. Il primo, con facciate di mattoni a vista e a due piani, è stato edificato nel XIX secolo. Il secondo, una costruzione intonacata più bassa e ad un solo piano, è sorto agli inizi del XX secolo e presenta all’interno un ampio salone per le feste da ballo. Le case sono circondate da un giardino in cui vivono ancora alcune rare specie botaniche. Una serra, non più esistente, accoglieva numerose piante di limoni. 69 Il giardino era collegato, attraverso un viale costeggiato da querce secolari, ad un roccolo destinato all’uccellagione. Purtroppo il viale e il roccolo sono stati abbattuti nel corso del XX secolo. 2. Le chiese rurali N el nostro territorio sono sparse molte piccole chiese, alcune delle quali in completo stato di abbandono, altre ancora visitabili grazie alla cura della gente del luogo. Ricordiamo le più antiche. a) Madonna di Salimbeni I n un’edicola rurale ai piedi della collina di Monte Libano, a circa 2 Km. dal paese, in corrispondenza di un trivio, era collocato anticamente un affresco che raffigurava la Madonna delle Grazie. Nel 1526 il proprietario del fondo su cui sorgeva la “pintura”, Giovanni Salimbeni, edificò una chiesetta inglobante la stessa edicola, così da proteggere l’immagine che si credeva avesse preservato l’intero territorio di Montecassiano dagli effetti dalla pestilenza di quegli anni. Nel 1794 si ricorse all’aiuto della Vergine di Salimbeni per una pesante siccità che si era abbattuta sul territorio di Montecassiano, organizzando una processione dal paese alla chiesetta. Da allora venne istituita la festa delle Canestrelle (pag. 76). Nel 1836 l’Italia fu infestata dal colera. Era il mese di agosto quando il marchese Giuseppe Ferri stabiliva di trasportare processionalmente l’immagine, ormai ridipinta su tela con i lineamenti della Vergine del Buon Cuore, nella chiesa collegiata: ancora una volta il paese fu risparmiato e la popolazione credette nell’intervento miracoloso della Madonna. Il 10 agosto 1839, dunque, in segno di riconoscenza il Comune decise di trasferire definitivamente l’immagine in Collegiata (pag. 47). 70 b) San Giuseppe L a chiesa, un tempo intitolata a Santa Maria di Lenze o di Renzo, ha origini molto antiche. Essa è stata completamente restaurata nel 1521, quando san Giuseppe fu assunto come patrono del Comune. Per l’altare di questa chiesa, tra il 1506 e il 1508, l’Hispanus dipinse il quadro della Madonna in trono, trasportato nel 1555 in San Marco e ora custodito nella pinacoteca comunale. Nel 1509 un tale fra’ Pietro eremita chiese al Comune di poter utilizzare i mattoni avanzati dalla fabbrica del palazzo priorale per edificare accanto alla chiesa una dimora. Nel 1555 venne realizzato un ciclo di affreschi di fattura popolare. Successivamente la chiesa venne abbandonata, tanto che si pensò di demolirla. Solo il rispetto per il santo protettore evitò che fosse attuato l’abbattimento. Oggi è possibile ammirarla in quanto l’Amministrazione Comunale recentemente ha provveduto al restauro. 3. Fonti e lavatoi M ontecassiano ha un sottosuolo particolarmente ricco di acque. Pertanto nel territorio sono diffuse fonti con annessi lavatoi e abbeveratoi, un tempo essenziali per la sopravvivenza della collettività e oggi in stato di abbandono e forte degrado. Va ricordato che anche dopo il 1890, anno in cui il centro storico è stato raggiunto dall’acquedotto di Serrapetrona, le donne del paese continuavano a recarsi alle fonti extra-moenia per il lavaggio dei panni, mentre i contadini sprovvisti di pozzi o fonti private efficienti hanno dovuto farvi ricorso ancora per svariati decenni, prelevandone l’acqua per uso alimentare, oltre che per l’abbeveraggio del bestiame. Poi, una volta raggiunto tutto il territorio dalla rete idrica comunale e, al contempo, compromessa la potabilità delle acque a causa dell’inquinamento delle falde, provocato da un impiego massiccio di prodotti chimici 71 in agricoltura, le fonti sono state in alcuni casi demolite e interrate, in altri abbandonate, al punto che ora risultano in gran parte semidistrutte. Soltanto il lavatoio delle Fontanelle, nell’omonima contrada, è ancora utilizzato da alcune donne del luogo. Tra le fonti comunali superstiti ricordiamo quelle dell’Indivia, del Cerreto e di Staolo. a) Fonte dell’Indivia L a fonte dell’Indivia, posta in contrada Commenda nei pressi dell’ex giardino Ferri, è la più antica attualmente esistente nel territorio comunale. A testimoniarlo è l’epigrafe murata nella parete contro terra, dove è incisa in cifre c) Fonte di Staolo L a fonte di Staolo, ubicata a circa un chilometro dal capoluogo, presso la strada che conduce all’abitato di Sant’Egidio, è attestata nei documenti pubblici del Quattrocento. Essa ha alimentato per secoli il maggiore lavatoio pubblico di Montecassiano. Gli attuali ruderi risalgono alla costruzione progettata negli anni Venti del Novecento dal geometra maceratese Armando Ripari. Il complesso constava di una cisterna, dodici vaschette doppie coperte da una tettoia a capanna, il consueto abbeveratoio per gli animali ed un lavatoio separato per i panni degli infetti. Origini (1920 ca.) romane la data del 1524, anno di edificazione della prima struttura muraria. La nicchia voltata a botte che oggi rimane, verosimilmente frutto di restauri successivi al XVI secolo, si presenta quasi del tutto interrata e invasa da rovi. Gli arbusti spinosi hanno soffocato anche le cosiddette “lacrime della Madonna”, i fiori selvatici che un tempo crescevano in abbondanza intorno alla fonte, al punto che essa era nota anche con il nome di fonte delle Lacrime. b) Fonte del Cerreto I n contrada Commenda sorgeva anche la vecchia fonte del Cerreto, la più vicina al centro murato, ora non più riconoscibile nel suo impianto originario in seguito ai lavori effettuati intorno al 1960 per la realizzazione di un campo da calcio. Nelle sue vicinanze, agli inizi del XV secolo, esistevano dei locali per la concia dei pellami, costruiti da un calzolaio folignate di nome Pietruccio. 72 Stato attuale 73 4. Gli stemmi gentilizi I l nostro paese vanta la presenza nei secoli di antiche e nobili famiglie che, attraverso i loro rappresentanti più illustri, hanno lasciato gloriosa memoria nelle abitazioni private, nella produzione artistica e culturale, nella generosità verso i più deboli e bisognosi. In alcuni casi, di esse possiamo ancora ammirare gli stemmi gentilizi presenti nei loro vecchi palazzi o nelle loro cappelle. A ll’interno del centro storico, durante la festa dei terzieri del 2008, sono stati inaugurati tre spazi ricavati da altrettanti cortili presenti nel centro storico. Il primo è quello della chiesa di San Giacomo, presso la porta del Cerreto, dove fin dal 1380 esisteva un ospedale che è stato ingrandito nel corso dei secoli con nuovi edifici costruiti a ridosso delle mura castellane. Questo cortile era adibito a cimitero dell’ospedale. Il secondo e il terzo sono stati ricavati dagli orti e dai giardini dei due ex conventi urbani, quello delle Clarisse e quello degli Agostiniani. I tre cortili sono stati recuperati per uso pubblico. Cortile San Giacomo Cortile Clarisse Famiglie Compagnucci - Manfredi Famiglie Ferri - Buratti 74 Famiglia Gentilucci Non identificato (Piazza Nazario Sauro) Famiglia Antolini Cortile Agostiniani 75 6. Le taverne 7. Le grotte l palio dei Terzieri, che si svolge ogni anno dal terzo giovedì alla quarta settimana del mese di luglio, ha il merito di aver stimolato il recupero di ambienti da tempo abbandonati e oggi adibiti a luoghi di ritrovo: le taverne. Esse costituiscono pertanto un luogo di aggregazione popolare e l’occasione insostituibile per il mantenimento e la valorizzazione dei percorsi eno-gastronomici della cucina marchigiana e locale. Sono state ricostruite con pavimenti in cotto e volte a faccia vista, le taverne hanno mantenuto le loro caratteristiche originali, dando la possibilità agli stessi montecassianesi di riscoprire spazi prima sconosciuti e incitandoli al contempo a riprendere gli studi di storia locale. L’ex convento degli Agostiniani ospita la taverna del terziere di San Nicolò, dove è stato creato un centro di degustazione di vini e dove vengono preparati piatti tipici locali, come i sughitti, i cargiù, i tagliulì pilusi, la zuppa di cicerchia, la crescia di polenta, la coratella di agnello, il sugo di papera, i vincisgrassi, i frascarelli, la cotta de foje, gli scroccafusi, la crescia con i grasselli, lu ciambellottu. La taverna è collegata al convento e alla grotta sottostante da una piaggia un tempo percorsa da animali da soma carichi di derrate alimentari. Il grano, invece, scivolava sul fondo attraverso un foro praticato sulle volte della cantina. La grotta manteneva al fresco vino e olio, mentre il vicino pozzo assicurava l’approvvigionamento dell’acqua. All’interno dell’ex convento delle Clarisse è collocata la taverna di San Michele. Provvista di un deposito per l’acqua piovana, essa si apre su un ampio spazio, un tempo giardino delle suore. Nelle cantine di palazzo Ferri, in via Scaramuccia, si trova la taverna di San Salvatore. Essa è costituità da tre navate. La zona interrata ha una profonda grotta che anticamente comunicava con gli edifici vicini. Da un lato si affaccia sul cortile del palazzo. All’interno delle taverne si espongono riproduzioni di armi d’epoca e i trofei conquistati dal proprio terziere nelle gare disputate per l’assegnazione del palio. gni abitazione del centro storico, ma soprattutto i grandi complessi edilizi avevano nei propri sotterranei grotte con cisterne e pozzi che, una volta pieni, attraverso collegamenti a scalare, rifornivano i serbatoi e i pozzi più bassi. Le grotte servivano come cantina e come luogo per la conservazione dei cibi e per mantenere le abitazioni sempre asciutte in quanto fungevano da scolo dell’acqua piovana. Cisterne e pozzi venivano invece costruite per alimentare l’approvvigionamento idrico del paese. Si ipotizza che l’esistenza di queste grotte così numerose risalga alla costruzione delle case; per la muratura fu sicuramente utilizzata l’argilla di cui il suolo era ricco, creando quei cunicoli che ancora oggi troviamo, anche se in parte chiusi, nel sottosuolo del centro storico. I 76 O 8. Feste, fiere e sagre a) Festa di San Giuseppe S an Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù, è stato proclamato patrono della Chiesa universale da papa Pio IX l’8 dicembre 1870. Il suo culto si diffuse in Egitto fin dal V secolo, ma in Occidente fu accolto soltanto nel tardo Medioevo. Nella tradizione popolare lo sposo di Maria è innanzitutto il santo tutelare dei falegnami e dei moribondi. La sua festa, che ricorre il 19 marzo, dà inizio alla primavera. San Giuseppe fu proclamato protettore del nostro Comune per la prima volta il 19 marzo 1521. Da tempo immemorabile in questo giorno si usa consumare una grande quantità di lupini, per cui è stata istituita un’apposita sagra. b) Festa e fiera di Santa Croce I l 3 maggio si celebra la festa di Santa Croce, le cui prime notizie risalgono al 1483. A partire dal 1487 si iniziò a festeggiare questa ricorrenza con funzioni e processione solenne, luminarie, spari, giochi e corse. Nel 1636, per le notevoli dimensioni assunte dalla festa, i priori provvidero ad organizzare una fiera di tre giorni, che ultimamente si è tentato di ripristinare. c) Palio dei Terzieri D alla terza alla quarta domenica di luglio il paese si ammanta dei colori tipici dei terzieri e di un clima di festa e di contesa, perché si svolge la rievocazione storica del palio dei Terzieri. L’evento ricorda l’elezione nel 1418 77 di dodici uomini appartenenti ai tre rioni, incaricati di riformare gli Statuti del Comune. In questi giorni si possono incontrare per le vie del centro storico personaggi tipici del mondo medioevale: dame, cavalieri, mercanti, magistrati, armigeri, menestrelli, giocolieri, saltimbanchi, ecc… La festa culmina con il corteo storico nel quale sfilano più di quattrocento figuranti. Le varie serate sono allietate da giochi popolari e gare tra arcieri, dalla giostra tra cavalieri e da scene di vita medioevale; il tutto fra l’entusiasmo generale e la possibilità di gustare piatti tipici nelle tre taverne. soldato d) Festa delle Canestrelle tamburino S arciere i celebra il 15 agosto in onore della Madonna del Buon Cuore, per la quale si organizzano anche le solenni feste quinquennali. Culmine della festa, istituita nel 1793, è il tradizionale corteo delle “canestrelle”, durante il quale vengono offerti alla Vergine sacchi di grano, un tempo trasportati sui caratteristici birocci tirati da buoi riccamente infioccati. L’ immagine della Madonna del Buon Cuore, molto venerata dai montecassianesi, rappresenta la Vergine coronata da due angeli con il Bambino Gesù benedicente sulle ginocchia. La tela riproduce un affresco deteriorato che anticamente decorava l’edicola di Salimbeni, trasformata nel XVI secolo in chiesa. Nel 1839, a seguito di interventi ritenuti miracolosi, l’immagine fu trasferita definitivamente nella Collegiata. 78 e) Fiera di Sant’Egidio I l 16 agosto 1600 si stabilì di organizzare per la prima volta una fiera annuale nella contrada di Sant’Egidio. Il 30 luglio 1607 i priori di Montecassiano invitarono tutti i mercanti e ogni altra persona a partecipare alla fiera con «mercantie, robbe et animali». Il bando fu accolto con grande successo, tanto che, per regolare la fiera, si fu costretti ad eleggere un capitano. Il flusso di gente e la ricchezza portata da questo evento convinse il Consiglio Comunale a chiederne una proroga di due giorni. La fiera costituisce ancora oggi un appuntamento immancabile per i cittadini di Montecassiano e dei dintorni, che ogni 1° settembre si radunano in gran numero lungo la strada che da Sant’Egidio conduce al capoluogo. Si è soliti consumare in questi giorni le tradizionali “tajatelle co’ a papera”. Chi vole proà tre ogne de gustu, vaca a San Gnulià, San Gniju e San Gnustu. (detto popolare maceratese) f) Sagra “de’ i sughitti” Q uesta sagra, organizzata annualmente nella prima settimana di ottobre, è legata alla presenza di abbondanti e ottime uve prodotte nei nostri vigneti. La festa deve infatti il suo nome ad un dolce tipico fatto con mosto, farina di mais e noci: i sughitti. E l’ultima occasione per festeggiare all’aria aperta prima dell’arrivo dell’inverno. 79 GLOSSARIO Abside: costruzione a struttura semicircolare che chiude la navata centrale delle chiese cristiane e contiene l’altare e il coro. Fondo rustico: terreno agricolo di proprietà privata. siedeva il pretore, cioè il giudice che amministrava la giustizia. Gerarca: chi occupava alte cariche durante il periodo fascista. Palizzata: recinto fatto di assi e pali riuniti insieme. Giacobino: persona che rappresentò il gruppo più esaltato durante la Rivoluzione francese. Pieve: parrocchia, il cui rettore ha sotto di sé altre chiese meno importanti. Bifora: finestra divisa in due da una colonnina, specifica dello stile romanico e gotico. Gotico: architettura diffusa nella Francia settentrionale, caratterizzata da archi acuti e abbondanza di sculture. Plebiscito: voto popolare per decidere le grandi questioni dello Stato. Biroccio: veicolo a due o quattro ruote usato in campagna per trasporti mediante animali da tiro. Guazzo: specie di pittura nella quale ai colori stemperati nell’acqua si aggiunge la gomma arabica. Bombarda: macchina da guerra medievale, che serviva a lanciare grosse pietre. Icona: immagine sacra. Bando: pubblico annuncio. Bertescha: fortificazione di legno nei castelli medievali, posta nei punti più alti della torre spiatoria. Campata: distanza fra due sostegni congiunti (es. di arco). Canone: quota stabilita nei contratti di affitto. Capitano di ventura: condottiero di milizie di mercenarie, a pagamento. Capitolo: collegio dei religiosi di una chiesa Cistercense: ordine benedettino fondato a Citeaux (latino Cistercium) in Borgogna. Clausura: chiusura in un monastero o convento da cui sia vietato uscire e in cui sia vietato l’accesso a persone estranee. Cuspide: parte più alta di una costruzione che finisce a punta. Decreto consiliare: decisione, provvedimento emanato dal Consiglio Comunale. Insediamento: luogo abitato da una popolazione di cui ne ha preso possesso. Lesena: pilastro decorativo della facciata di un palazzo. Podestà: primo magistrato di un comune medievale. Portale bugnato: ingresso di chiese e palazzi decorato e ornato da pietre squadrate e lavorate alla rustica. Predella: piano rialzato di legno che funge da base. Priore: titolo attribuito ad un magistrato che restava in carica per un determinato periodo. Liberty: stile floreale in uso tra il XIX e il XX secolo. Rivellino: opera di fortificazione distaccata a due fianchi, con un saliente verso la scarpata interna. Marnoso: composto di terra calcarea, argillosa. Roccolo: rete per la caccia agli uccelli di passo; uccelliera. Merlo: ornamento in muratura sulla sommità degli edifici medievali; merli guelfi: a forma di parallelepipedo, merli ghibellini: tagliati a coda di rondine. Sambuco: arbusto con fiori bianchi e odorosi e frutti di forte aroma. Moto carbonaro: rivolta dei seguaci della carboneria, una società segreta che ebbe molto peso nella storia del Risorgimento italiano. Municipio: parte di un territorio con un’amministrazione locale (composto da “munia” doveri e “capere” assumere vocaboli latini). Stauroteca: reliquario, in genere a forma di croce, in cui si conservano frammenti della croce di Gesù. Terrapieno: ammasso di terra solidificato e rafforzato per costituire fortificazioni. - Lucia Cingolani - Attività dei della Robbia nel Maceratese, in “Studia Picena”, LXI, 1996, pp. 207-234; - (a cura di), La chiesa di San Giovanni Battista a Montecassiano, Montecassiano 2008; - Un dipinto della Vergine di Loreto nella chiesa di Sant’Egidio a Montecassiano, in “Historia nostra”, 1, 2009, pp. 57-66; - L. Cingolani, L. Moretti, A. Trubbiani - Il palazzo Compagnucci. Una residenza gentilizia nel cuore di Montecassiano, Montecassiano 2010; - Fernando Luchetti - Montecassiano dalle origini ai giorni nostri, Montecassiano [1987], dattiloscritto; - Montecassiano, Montecassiano 1995; - A. Montironi, L. Mozzoni - Montecassiano. Una collina nella storia, Montecassiano 1979; - Elisabetta Rocco - Montecassiano, dalle origini alla fine del Medioevo, tesi di laurea, Urbino 1987; - Le nostre confraternite, Montecassiano 2001; - E. Rocco, L. Cingolani, L. Spatocco, G. Fiacconi e altri - Montecassiano. Itinerari nella storia, nell’arte, nel territorio e nell’enogastronomia, Recanati 2007; - Gabriele Svampa - Montecassiano nella storia, nell’arte e nel folklore, Macerata 1935; - Andrea Trubbiani - L’immigrazione a Montecassiano nel XVI secolo secondo i libri contabili del Monte di Pietà, in “Proposte e ricerche”, n. 46, 2001, pp. 172-187; - Ioannes Hispanus. Un pittore forestiero nelle Marche del primo Cinquecento. Notizie da Montecassiano e dintorni, in “Proposte e ricerche”, n. 51, 2003, pp. 212-228; - Circolazione libraria, istruzione pubblica e società nel Maceratese tra XV e XVI secolo: il caso di Montecassiano, in “Studi maceratesi”, n. 38, 2002 (2004), pp. 487-522. Manoscritti antichi sulla storia di Montecassiano: - Angelita Scaramuccia - Repertorio de’ Libri di Riformanze della Cancelleria di Montecassiano dall’anno 1396, Archivio storico comunale di Montecassiano, sec. XVII; Toponimo: nome proprio di un luogo. - Carlo Filippo Compagnucci - Libro contenente memorie antiche della Comune di Montecassiano, ivi, sec. XVIII; - Pacifico Marchetti - Annali ecclesiastici di Montecassiano, Archivio parrocchiale di Montecassiano, 1860; - Trasunto delle più interessanti sedute consiliari tenute dall’anno 1665 fino al …, Archivio storico comunale di Montecassiano, 1861. Tifo: malattia contagiosa. Diocesi: territorio sottoposto ad un vescovo. Edicola: tempietto sacro costruito lungo una strada. Necropoli: insieme di sepolture sotterranee pre-cristiane. Traslazione: azione di trasferire, trasportare da un luogo ad un altro. Élite: il fior fiore della società. Osteria-stazione di posta: luogo di fermata per riposare durante il viaggio e cambiare i cavalli. Trilobato: arco diviso in tre lobi, tre arrotondamenti. Palazzo pretoriale: luogo dove ri- Bibliografia essenziale di Montecassiano da cui abbiamo liberamente tratto i nostri testi: Sacrario: luogo consacrato destinato alla custodia dei resti di soldati morti in guerra. Navata: ambiente longitudinale di una chiesa delimitato da una serie di colonne o di pilastri. Epigrafe: iscrizione posta come dedica o ricordo di un fatto o di un defunto. 80 Un po’ di bibliografia Xilografia: opera eseguita con la tecnica dell’incisione su legno. 81 Pubblicazione realizzata grazie al contributo di: - Comune di Montecassiano - BCC di Recanati e Colmurano - Ristorante Anton - Pro loco Montecassiano Stampato in Maggio MMX 82 83 84