LETTERA DEL PARROCO
Anno 2016, numero 1 - mese di gennaio
Cari fratelli e care sorelle nel Signore,
in questi giorni dopo Natale, relativamente tranquilli per un parroco, mi
sono riletto la breve intervista, apparsa sul Corriere della Sera il 7 ottobre
2015, rilasciata dal patriarca cattolico di Baghdad, Louis Raphael Sako,
circa le modalità di intervento per fermare il terrorismo islamico. Egli esprimeva le proprie perplessità sulla lotta condotta esclusivamente per via aerea. Le bombe non bastano: “Non sono efficaci, ci vogliono le truppe al
suolo, sennò è inutile". E così spiega la propria posizione: "I jihadisti sono
divisi in piccoli gruppi ben formati e organizzati, occupano un terzo del territorio, sanno nascondersi. E l'esercito iracheno da solo non è capace, è
debole".
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Parrocchia Angeli Custodi
Quando il cronista gli chiede come si ponga di fronte alle parole del Papa,
che condanna sempre la guerra e gli inutili spargimenti di sangue, il cardinale così risponde: "Come persona io ho diritto di essere protetto. È un diritto naturale, la legittima difesa. Quanti morti ci sono stati? Quanti rifugiati? Non è una guerra, lo scopo è nobile: salvare la popolazione dall'odio
cieco di questi jihadisti". E ancora: "L'Isis è un rischio globale. Ci vorrebbe
un'azione internazionale forte, immediata e precisa". Il cardinale pensa
anche all'invio di soldati sotto l'egida delle Nazioni Unite. Sulla Siria, dove
pure si trova l'Isis, il cardinale la pensa in questo modo: "Guardi cosa è
accaduto da noi, perché cambiare un regime con uno peggiore?"
Fin qui le parole del patriarca, quanto mai profetiche, nel senso che tali
sono rimaste non essendosi ancora avverate. Dopo quanto accaduto a Parigi, la vicenda, infatti, ha preso un’altra piega: molti sono intervenuti in
ordine sparso, mossi da diverse (e discutibili) ragioni e ora la situazione è
più complessa e intricata di quanto già non lo fosse. Ma non voglio entrare
In questo numero:
Leggere insieme la Parola
pag. 3
Laudato si’
pag. 5
Cantico delle creature
pag. 8
Dal consiglio pastorale parrocchiale
pag. 10
Ancora a scuola?!?
pag. 13
Gruppi di ascolto della Parola di Dio nelle case
pag. 14
Per inviare suggerimenti, lettere e articoli scrivere a: [email protected]
nel merito di problemi e scenari di politica nazionale e internazionale, sia perché non ne sono
competente sia perché quanto afferma, con poche e chiare parole, il patriarca mi sembra sufficiente per un uomo comune quale io sono.
Vorrei, invece, svolgere alcune considerazioni di natura etica, ma non solo.
Il cronista, abilmente e prevedibilmente, pone al patriarca l’interrogativo circa la sua posizione e
le parole di Papa Francesco, che in questo Anno della Misericordia risuonano ancora più chiare
e forti nel condannare ogni forma di violenza e guerra. E qui viene subito in mente quanto Papa
Francesco disse il 15 gennaio 2015 ai giornalisti sull’aereo durante il viaggio nelle Filippine e
che è passato alla storia come il pugno del Papa. Mi pare che con questa battuta il Papa abbia
indicato che c’è una dignità della persona umana da rispettare e custodire perché precede e fonda ogni giudizio e ogni forma di libertà (e questo mi sembra molto evangelico). Se non c’è consenso universale su cosa sia la dignità di ogni uomo (questo probabilmente è uno dei nodi e snodi epocali di natura spirituale dei nostri tempi), se non c’è un comune convenire su leggi non
scritte che ben più delle leggi scritte tutelano ogni essere umano, allora tutto è lecito e anche in
nome di una fede, religiosa o laica che sia (per citare una motivazione “pur nobile”, ma conosciamo bene quanto sia forte lo strapotere di mammona…), si può usare violenza e portare morte,
come purtroppo spesso è avvenuto lungo i millenni. E le parole del patriarca circa la legittima
difesa vanno nella stessa direzione. Non è lecito invocare l’evangelo in modo ideologico e strumentale per abbandonare alla violenza e alla morte un essere umano: io, ciascuno e tutti non
possiamo rimanere inerti. Ricordo che quando facevo il prete al Collegio San Carlo mi sono chiesto una volta sola (perché a riguardo di certe cose la domanda e la risposta non può che accadere una sola volta) cosa avrei fatto e fin dove mi sarei spinto se la vita di uno dei ragazzi, che
consideravo tutti miei figli, fosse stata messa in pericolo: mi sono risposto che avrei agito come
un qualsiasi padre. E quella risposta vale anche oggi che faccio il parroco.
La proposta del patriarca di un intervento con truppe a terra sotto l’egida dell’ONU è l’unica via
percorribile, concreta e realistica, che esige un acuto e laborioso impegno diplomatico ovvero esige l’arte del discernimento, per dirla con parole nostre. Discernere non è facile né immediato, ma
nemmeno impossibile e procrastinabile. Discernere esige il concorso di prudenza, fortezza, giustizia e temperanza (le quattro virtù che fanno da cardine per il buon agire) illuminate dal bene
dell’uomo inteso come persona: per ciascuno di noi Dio si fece carne, infatti, Gesù “pur essendo
nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio” (Fil 2, 6). Mi pare del tutto
evidente che il discernimento in questione esiga la conversione di molti, soprattutto di coloro che
si occupano della res publica e detengono il potere economico, culturale e sociale: al riguardo,
non c’è alternativa.
In questo Anno della Misericordia, infine, Papa Francesco ha voluto che in ogni Diocesi si aprissero più porte sante (sono ben nove nella nostra) per favorire tutti nel cammino di conversione,
(unico scopo di un Anno Santo) e per radicare la conversione al Vangelo laddove vivi, lavori, ami,
soffri: da dove partire se non da casa propria per fare la tua parte? Papa Francesco ha dato un
titolo quanto mai espressivo al suo Messaggio per la Giornata mondiale della Pace di quest’anno: vinci l’indifferenza e conquista la pace. È un buon punto di partenza, semplice e concreto,
per tutti e per ciascuno.
Buon anno!
Don Guido
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Leggere insieme la Parola
Fabrizio Favero
Le letture affrontate sono quelle della Messa della
Vigilia e della Messa del giorno dell’Epifania; riportiamo alcuni spunti di riflessione e commenti che
sono emersi nella discussione che periodicamente
affrontiamo nei nostri incontri di redazione.
Misericordia è la parola che ricorre spesso in queste letture in cui si parla del ritorno al cuore di
Dio di tutta l’umanità attraverso il movimento di
un Dio misericordioso che si “allunga” e va incontro all’uomo. Il profeta Isaia parla del ritorno
dall’esilio e da terre lontane dove ci sono addirittura altre leggi raffigurando il ritorno degli uomini
a Dio. Un Dio che non chiede conto della lontananza, ma che anzi “festeggia” il ritorno dell’uomo: come non pensare alla gioia incontenibile del
pastore che trova la pecora smarrita, della donna
che ritrova la dracma perduta e del padre che ritrova il figlio prodigo. Il padre misericordioso non
ha nulla da chiedere, da rimproverare, ma anzi
accoglie il figlio addirittura uccidendo il vitello
grasso destinato al sacrificio, nulla di più prezioso.
Misericordia in opposizione all’insensatezza, alla
disobbedienza, alla corruzione; luce in opposizione al buio e alla nebbia fitta che avvolge i popoli. La
nebbia è ancora più terribile del buio in quanto
nel buio più completo una luce può essere accesa
mentre nella nebbia pur accendendo una luce non
si vede lo stesso. La nebbia non si sa mai quando
finisce, può durare anche nelle ore del giorno,
mentre il buio ha sempre un termine con l’arrivo
del giorno. Il nostro tempo oggi può essere quello
della nebbia, certamente anche altri periodi lo so-
no stati, e l’unica risposta che ci suggeriscono
questi testi è la misericordia, quella non solo di
Dio verso l’uomo, ma anche quella dell’uomo
verso gli altri uomini. La misericordia verso gli
altri può davvero far cambiare anche i rapporti
tra le persone.
L’Epifania è la rivelazione al mondo di Dio che
porta salvezza a tutti gli uomini e nella lettera di
San Paolo apostolo a Tito è bello trovare delle
raccomandazioni pratiche per formare un popolo
puro pieno di zelo per le opere buone: non parlare male di nessuno, evitare le liti, essere mansueti
mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini, raccomandazioni che forse ci fanno sorridere ma dalle
quali è necessario partire per diventare un popolo pieno di zelo per le opere buone. È straordinario come si può trovare nelle Sacre Scritture
questo richiamo alla praticità della vita quotidiana:
sobrietà, giustizia e pietà, tre atteggiamenti che ci
vengono indicati per la salvezza degli uomini così
come la prudenza e la saggezza dei Magi che fecero ritorno per un’altra strada.
E da ultimo il movimento e la ricerca sono altrettanti temi che fanno da sfondo a questi testi; essere in movimento è una condizione indispensabile perché appaia la stella. Stare immobili, fermi e
statici non ci permette di vedere la ricchezza di
chi ci è intorno e di ciò che abbiamo intorno. La
ricerca e il movimento è ciò che ha contraddistinto anche i Magi, insieme alla consapevolezza
di accettare il rischio di quel cammino verso la
stella.
Messa della Vigilia
Lettura del profeta Isaia 49, 8-13
In quei giorni. Così dice il Signore: «Al tempo della benevolenza ti ho risposto, / nel giorno della salvezza ti ho aiutato. / Ti ho formato e ti ho stabilito / come alleanza del popolo, / per far risorgere la
terra, / per farti rioccupare l’eredità devastata, / per dire ai prigionieri: “Uscite”, / e a quelli che sono
nelle tenebre: “Venite fuori”.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade, / e su ogni altura troveranno pascoli. / Non avranno né fame
né sete / e non li colpirà né l’arsura né il sole, / perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, / li
condurrà alle sorgenti d’acqua. / Io trasformerò i miei monti in strade / e le mie vie saranno elevate. /
Ecco, questi vengono da lontano, / ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente / e altri dalla regione di Sinìm». / Giubilate, o cieli, / rallégrati, o terra, / gridate di gioia, o monti, / perché il Si-
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gnore consola il suo popolo / e ha misericordia dei suoi poveri.
Lettera di san Paolo apostolo a Tito 3, 3-7
Carissimo, noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di passioni e
di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, / e il suo amore per gli uomini, / egli ci ha salvati, / non per opere giuste da noi compiute, / ma per la sua misericordia, / con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, / che Dio ha effuso su di noi in abbondanza / per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, / affinché, giustificati per la sua grazia, / diventassimo, nella speranza, eredi
della vita eterna.
Messa del Giorno
Lettura del profeta Isaia 60, 1-6
In quei giorni. Isaia disse: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te. / Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, / nebbia fitta avvolge i popoli; / ma su di te
risplende il Signore, / la sua gloria appare su di te. / Cammineranno le genti alla tua luce, / i re allo
splendore del tuo sorgere. / Alza gli occhi intorno e guarda: / tutti costoro si sono radunati, vengono a
te. / I tuoi figli vengono da lontano, / le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante, / palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, / perché l’abbondanza del mare
si riverserà su di te, / verrà a te la ricchezza delle genti. / Uno stuolo di cammelli ti invaderà, / dromedari di Madian e di Efa, / tutti verranno da Saba, portando oro e incenso / e proclamando le glorie del
Signore».
Lettera di san Paolo apostolo a Tito 2, 11 - 3, 2
Carissimo, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà,
nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore
Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo
puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi!
Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni
opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni
mitezza verso tutti gli uomini.
Lettura del Vangelo secondo Matteo 2, 1-12
In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi
vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con
lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul
luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per
mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, / non sei davvero l’ultima delle città principali di
Giuda: / da te infatti uscirà un capo / che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e
si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da
Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
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Laudato si’ - 4
percorriamo la Lettera Enciclica Laudato si’
del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune
(a cura della redazione)
capitolo terzo
LA RADICE UMANA DELLA CRISI ECOLOGICA
Questa parte, ripresa anche da importanti riviste
scientifiche internazionali, è in qualche modo più specifica, concentrata «sul paradigma tecnocratico dominante», cioè sull’idea che la tecnologia possa risolvere
ogni problema.
I. LA TECNOLOGIA: CREATIVITÀ E POTERE
102. […] La tecnologia ha posto rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano. Non possiamo non apprezzare e ringraziare per i progressi conseguiti, specialmente
nella medicina, nell’ingegneria e nelle comunicazioni. E come non riconoscere tutti gli sforzi di
molti scienziati e tecnici che hanno elaborato alternative per uno sviluppo sostenibile?
103. La tecnoscienza, ben orientata, è in grado
non solo di produrre cose realmente preziose
per migliorare la qualità della vita dell’essere
umano, a partire dagli oggetti di uso domestico
fino ai grandi mezzi di trasporto, ai ponti, agli edifici, agli spazi pubblici. È anche capace di produrre
il bello e di far compiere all’essere umano, immerso nel mondo materiale, il “salto” nell’ambito
della bellezza. Si può negare la bellezza di un aereo, o di alcuni grattacieli? Vi sono preziose opere pittoriche e musicali ottenute mediante il ricorso ai nuovi strumenti tecnici. In tal modo, nel
desiderio di bellezza dell’artefice e in chi quella
bellezza contempla, si compie il salto verso una
certa pienezza propriamente umana.
Il papa illustra con entusiasmo e riconosce dono di
Dio la tecnologia e le grandi vie aperte, ma non si
possono ignorare i rischi – dalle bombe atomiche agli
interventi sul DNA – di questo enorme potere di cui
oggi l’uomo dispone spesso senza la cultura, la morale, la spiritualità che ne garantirebbero un uso controllato e sempre finalizzato al bene comune. E non
si nasconde che la libertà dell’uomo è spesso condizionata dalle «forze cieche dell’inconscio, dei bisogni
immediati, dell’egoismo, della violenza brutale».
II. LA GLOBALIZZAZIONE DEL PARADIGMA
TECNOCRATICO
Consideriamo ora che il «paradigma tecnocratico»
che l’uomo ha fatto proprio si fonda sulla menzogna
che la tecnologia non abbia limiti e non ne abbiano
le risorse che il pianeta offre: da qui viene una manipolazione conflittuale della natura che in passato
veniva trattata dall’uomo solo per sostenerla nella
produzione. In questo modo il paradigma tecnocratico è diventato dominante quasi imponendo all’uomo
di adeguarsi alle sue esigenze fino a perdere la libertà. I danni all’ambiente sono forse il risultato più vistoso, ma non l’unico: dobbiamo registrare anche il
degrado dell’economia in finanza e l’idea dominante
che le regole del mercato siano in grado di risolvere
ogni problema. Se non ci si rende conto di quali siano
le radici degli squilibri, non si possono prendere adeguati provvedimenti per superarli.
Il dominio della tecnologia comporta la necessità di
specializzazioni e il sapere specialistico e parcellizzato non consente una visione di insieme e conduce a
perdere «il senso della totalità e delle relazioni fra le
cose». Per recuperare l’uomo integrale non occorre
certo abbandonare la tecnologia, ma accostarla ad
altre aree di conoscenza, dalla filosofia all’etica. L’esigenza di un recupero è testimoniata dall’incertezza
diffusa nell’orientamento, dalla mancanza di senso e
dalla sfiducia che il futuro possa essere felice, da cui
consegue una ricerca affannosa di soddisfazioni individualistiche e immediate.
114. Ciò che sta accadendo ci pone di fronte
all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivo­
luzione culturale. La scienza e la tecnologia non
sono neutrali, ma possono implicare dall’inizio
alla fine di un processo diverse intenzioni e pos­
sibilità, e possono configurarsi in vari modi. Nes­
suno vuole tornare all’epoca delle caverne, però
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è indispensabile rallentare la marcia per guardare
la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi
positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane.
III. CRISI E CONSEGUENZE DELL’ANTROPOCENTRISMO MODERNO
Fra le cause della corruzione dell’ambiente e delle
coscienze è oggi l’antropocentrismo, la concezione
dell’uomo come padrone assoluto della creazione: ne
deriverà la distruzione dell’ambiente e prevedibilmente, se non si pongono rimedi, dello stesso uomo. Il
papa riconosce che nei secoli l’antropologia cristiana
«ha finito per promuovere una concezione errata
della relazione dell’essere umano con il mondo»: l’idea che l’uomo sia il centro e il fine della creazione
ha generato la presunzione del possesso, mentre l’uomo biblico è custode della terra e collaboratore con
Dio al suo sviluppo. Dunque la crisi dell’ambiente è
l’aspetto emergente, toccabile, della crisi etica e esistenziale dell’uomo: occorre uscire da questo antropomorfismo deviato con una visione dell’uomo che
sappia creare relazione con tutto l’esistente, senza
esclusioni per interesse personale.
118. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia. Quando la persona umana viene considerata solo un essere in più tra gli altri, che deriva
da un gioco del caso o da un determinismo fisico,
«si corre il rischio che si affievolisca nelle persone la coscienza della responsabilità» (Giovanni
Paolo II, Centesimus annus, 1991).
Il relativismo politico
In anni recenti il relativismo dottrinale è stato denunciato come pericoloso per la visione integrale dell’uomo, ma esiste un relativismo pratico, molto diffuso
nel nostro tempo, ancora più pericoloso, perché nelle
scelte di vita quotidiane considera tutto relativo al
comodo dell’individuo senza preoccuparsi del rispetto
e della tutela di ciò che esiste in quanto tale.
123. La cultura del relativismo è la stessa pa­
tologia che spinge una persona ad approfittare di
un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavitù a causa di un debito. È la stessa logica che
porta a sfruttare sessualmente i bambini, o ad
abbandonare gli anziani che non servono ai proPagina 6
pri interessi. È anche la logica interna di chi afferma: lasciamo che le forze invisibili del mercato
regolino l’economia, perché i loro effetti sulla
società e sulla natura sono danni inevitabili. Se
non ci sono verità oggettive né princìpi stabili, al
di fuori della soddisfazione delle proprie aspirazioni e delle necessità immediate, che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio
di diamanti insanguinati e di pelli di animali in via
di estinzione? Non è la stessa logica relativista
quella che giustifica l’acquisto di organi dei poveri
allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non
rispondono al desiderio dei loro genitori? È la
stessa logica “usa e getta” che produce tanti rifiuti solo per il desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno.
Neppure illuminati programmi politici, qualora ce ne
fossero, sarebbero sufficienti se ciascuno non cambia
il proprio stile di vita in ogni ambito.
La necessità di difendere il lavoro
Francesco affronta il problema del diritto al lavoro
per tutti anche con denunce di situazioni esistenti di
ingiustizia e con proposte di soluzioni. Il lavoro è certo fonte del reddito necessario per una vita dignitosa:
«aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un
rimedio provvisorio […] Il vero obiettivo dovrebbe
sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro», ma è anche molto di più: fino addirittura a considerarlo collaborazione con il Signore
nel far progredire la creazione. Vengono quindi considerati negativamente licenziamenti soltanto finalizzati all’aumento dei profitti e l’uso della proprietà privata senza limiti; e vengono considerate positivamente
associazioni di piccoli produttori, specie agricoli, che
favoriscono la commercializzazione dei prodotti della
terra. «Rinunciare a investire sulle persone per ottenere un profitto immediato è un pessimo affare per
la società».
127. Il lavoro dovrebbe essere l’ambito di questo
multiforme sviluppo personale, dove si mettono
in gioco molte dimensioni della vita: la creatività,
la proiezione nel futuro, lo sviluppo delle capacità, l’esercizio dei valori, la comunicazione con gli
altri, un atteggiamento di adorazione. Perciò la
realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile
razionalità economica, esige che «si continui a
perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al
lavoro […] per tutti» (Paolo VI, Populorum progressio, 1967).
L’innovazione biologica a partire dalla ricerca
La conclusione del capitolo è dedicata alla ricerca
scientifica alla quale il papa riconosce i grandi progressi che ha consentito all’umanità, mentre ribadisce
il nodo centrale di questo capitolo: «la tecnica separata dall’etica difficilmente sarà capace di autolimitare
il proprio potere». Occorre quindi operare sempre
all’interno di una visione complessiva e integrale
dell’uomo e del rispetto della dignità anche degli animali: il Catechismo afferma che «è contrario alla
dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e
disporre indiscriminatamente della loro vita», considerazione coerente con quanto affermato nei capitoli
precedenti sulla distruzione di tante specie di animali.
Il discorso tocca quindi la manipolazione genetica e la
delicata e molto discussa questione degli OGM sui
quali anche la scienza non ha raggiunto un parere
unanime: la modificazione genetica avviene anche in
natura, ma la differenza è che i processi naturali sono lentissimi, mentre quelli indotti velocissimi e con
conseguenze di grande portata economica a vantaggio di alcuni a danno di altri. Gli interessi in gioco sono così grandi che non è neppure facile disporre di
un’informazione onesta e affidabile.
Se non si può proibire a un artista di esprimere
la sua capacità creativa, neppure si possono osta­
colare coloro che possiedono doni speciali per
lo sviluppo scientifico e tecnologico, le cui capacità sono state donate da Dio per il servizio degli
altri. Nello stesso tempo, non si può fare a meno
di riconsiderare gli obiettivi, gli effetti, il contesto
e i limiti etici di tale attività umana che è una forma di potere con grandi rischi.
135. Senza dubbio c’è bisogno di un’attenzione
costante, che porti a considerare tutti gli aspetti
etici implicati. A tal fine occorre assicurare un
dibattito scientifico e sociale che sia responsabile
e ampio, in grado di considerare tutta l’informazione disponibile e di chiamare le cose con il loro nome. A volte non si mette sul tavolo l’informazione completa, ma la si seleziona secondo i
propri interessi, siano essi politici, economici o
ideologici. Questo rende difficile elaborare un
giudizio equilibrato e prudente sulle diverse questioni, tenendo presenti tutte le variabili in gioco.
È necessario disporre di luoghi di dibattito in cui
tutti quelli che in qualche modo si potrebbero
vedere direttamente o indirettamente coinvolti
(agricoltori, consumatori, autorità, scienziati,
produttori di sementi, popolazioni vicine ai campi trattati e altri) possano esporre le loro problematiche o accedere a un’informazione estesa e
affidabile per adottare decisioni orientate al bene
comune presente e futuro.
131. Non è possibile frenare la creatività umana.
RACCOLTA CARITAS
Domenica 31 gennaio 2016 durante le SS. Messe (sabato h. 18, domenica h. 9,
11, 18) raccolta viveri in favore della Caritas parrocchiale
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Cantico delle creature
Levia Messina
Composto da San Francesco d'Assisi (1182-1226)
intorno al 1224, il Cantico delle Creature, noto anche come Cantico di Frate Sole, è considerato il più
antico testo conosciuto della letteratura italiana.
In realtà, più che in italiano in senso stretto, lingua
ancora non esistente all'epoca, il Cantico è scritto
in volgare umbro, ma, nonostante la presenza di
termini arcaici o con un'ortografia desueta e latineggiante (“laudato”, “fructi”, “sanctissime”,
“skappare”), il testo risulta perfettamente comprensibile e non troppo dissimile dall'italiano moderno.
Il Cantico è una lode a Dio per tutto ciò che ha
creato: per ogni elemento della natura (aria, acqua, fuoco e terra), per ogni componente del firmamento (sole, luna e stelle), per le persone in
grado di perdonare e, infine, anche per la morte e
ognuno di questi elementi viene preceduto da
“frate” o “sora”, cioè “fratello” o “sorella”.
Un tale inno alla vita, caratterizzato da una visione
tanto positiva della natura e delle creature del Signore, non poteva non ispirare musicisti e cantautori e, infatti, sono numerosissime le versioni musicali del celeberrimo cantico.
Nell'ambito della musica liturgica contemporanei,
ricordiamo le versioni di due sacerdoti musicisti:
padre Giosy Cento e padre Stefano Varnavà: entrambe le versioni sono caratterizzate da un ritmo particolarmente orecchiabile e ben si adattano
alle liturgie del giorno d'oggi e al canto corale ed
entrambe possono essere accompagnate sia
dall'organo, sia dalla chitarra, sia da entrambi.
Mentre il testo di Varnavà rispecchia abbastanza
fedelmente l'originale di San Francesco, anche negli arcaismi linguistici, quello di Giosy Cento risulta molto più italianizzato e si notano anche aggiunte non presenti nel cantico autentico, come la
lode al Signore per l'amore tra un uomo e una
donna e per la vita dei bambini. Questi particolari,
comunque, non risultano “stonate” e, al contrario, rendono il canto particolarmente adatto a
liturgie particolari, come i matrimoni, i battesimi o
ricorrenze speciali come la Giornata per la Vita e
quella per la Famiglia.
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Ma due adattamenti molto famosi del Cantico sono stati composti anche da compositori laici e
non a scopo liturgico.
Il primo è il celeberrimo Fratello Sole, Sorella Luna,
composto da Riz Ortolani, cantato da Claudio
Baglioni, colonna sonora dell'omonimo film di
Franco Zeffirelli del 1972. Accompagnato nella
versione originale solo dalla chitarra, il brano riprende solo marginalmente le parole di San Francesco, ma risulta chiaro come l'ispirazione provenga proprio dal cantico. Anche se nata come
colonna sonora di un film, presto anche questa
canzone è stata utilizzata nelle liturgie, diventando parte integrante del repertorio di moltissimi
cori parrocchiali, in particolar modo come accompagnamento per i matrimoni.
Ricordiamo anche l'adattamento di Angelo Branduardi, cantautore italiano contemporaneo, che
ha ricreato una melodia medievaleggiante, particolarmente adatta a un cantico di quell'epoca.
Nel 1981, fu messo in scena il musical teatrale
ispirato alla vita di San Francesco Forza, venite
gente! Nel quale non poteva mancare il celebre
cantico: si tratta del brano finale, melodia vivace e
carica di energia in cui è il frate stesso (o, meglio,
l'attore che lo interpreta, ovviamente) a laudare
le creature che, sotto forma di personaggi, compaiono sul palco dopo essere state evocate.
Infine, va ricordata la versione cantata dal Piccolo
Coro dell'Antoniano di Bologna, come “pezzo di
bravura” durante lo Zecchino d'Oro del 1982, in
occasione degli 800 anni dalla nascita di San Francesco. Si tratta di uno tra i brani più impegnativi
mai eseguiti dal Piccolo Coro, a cappella e a sei
voci (alcuni bambini eseguivano proprio la parte,
mancante, dell'accompagnamento musicale) e arricchito da una coreografia in cui i vari elementi
per cui il Signore viene sono interpretati da bambini vestiti per l'occasione.
Riportiamo infine il testo originale in volgare umbro del Cantico.
«Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e ’honore et onne benedictione.
quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo
ène dignu te mentovare.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre
terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual
è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e
radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per
aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo
quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è
multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi' Signore, per frate focu, per lo
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et
tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te,
Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte
corporale, da la quale nullu homo vivente pò
skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate»
XXXVIII GIORNATA DELLA VITA
7 FEBBRAIO 2016
“LA MISERICORDIA FA FIORIRE LA VITA”
AL termine delle Sante Messe vendita di primule a favore del CAV Mangiagalli e del Progetto
Gemma.
Pagina 9
Dal Consiglio Pastorale Parrocchiale
Federico Fraschetta
Lunedì 9 novembre 2015 si è riunito, per la terza
volta, il nuovo Consiglio Pastorale. I Consiglieri,
dopo la preghiera di compieta, hanno ascoltato
con attenzione le comunicazioni del parroco riguardanti, soprattutto, l’inizio dell’anno pastorale:

L'ottobre missionario, come ogni anno, è
stato caratterizzato da esperienze positive.
Oltre al prezioso supporto delle suore ospiti della Messa della Comunità e della commissione missionaria stessa, impegnate nelle
varie iniziative, si sottolinea il valore aggiunto della testimonianza di chi vive in prima
linea “la missione”. Il parroco sottolinea
inoltre, riferendosi al fatto che quasi settimanalmente riceve proposte di iniziative
atte a raccogliere fondi per motivi più svariati, che la parrocchia non deve essere intesa come un “contenitore vuoto da riempire”. Con questa espressione, si denota che
ciascuna proposta viene vagliata attentamente in termini di pertinenza e fattibilità.

È iniziato il catechismo che, come ricorda il
parroco, vede una diversità nella gestione
organizzativa tra le diverse parrocchie, in
termini sia logistici che temporali. È bello
ricordare che, è ormai tradizione consolidata, gli oratori di Sant’Andrea, del Suffragio e
di San Pio V, vengono annualmente a visitare la bellezza della nostra chiesa e, in particolare, del battistero;

Purtroppo, in considerazione degli ultimi
gravi eventi di cronaca, è sospeso il pellegrinaggio nel mese di dicembre in Terra Santa.
Si auspica che la situazione torni alla normalità entro il mese di maggio, mese in cui è
previsto un altro pellegrinaggio di 6 giorni a
Gerusalemme;

È iniziata la “Scuola Genitori” presieduta
dalla Dott.ssa Silvia Torri, psicologa del consultorio Kolbe. Il senso della Scuola Genitori è quello di rendere la figura genitoriale
attiva nel processo di iniziazione cristiana,
processo che non deve essere più delegato
Pagina 10
solo ai catechisti. Tale iniziativa è di particolare importanza perché unica nel suo genere in tutta la Diocesi.

Vengono elencate le Chiese Giubilari a Milano: Cattedrale Metropolitana di S. Maria
Nascente (Duomo di Milano), Basilica di
Sant’Ambrogio, Santuario del Beato Carlo
Gnocchi. Sicuramente verranno organizzate
delle iniziative relative alla visita di una o più
chiese giubilari e si valuterà poi l’opportunità di aderire ad un pellegrinaggio a Roma.

Il 9/11 è iniziato il V Convegno Ecclesiale
Nazionale a Firenze “ In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo” al quale partecipa Sergio
Osnaghi, membro del CPP della vicina Parrocchia Santi Silvestro e Martino il quale
verrà invitato presso il nostro CPP per un
breve resoconto dell’esperienza.

Nel CPP precedente, don Guido aveva
chiesto ai Consiglieri di esprimere un parere sull’opportunità di celebrare una messa
di Natale delle famiglie alle ore 18.00 del 24
dicembre. È stato ricordato che inizialmente, nel giorno della Vigilia di Natale, si celebrava solo la Messa di Mezzanotte con l’intento di convogliare in essa la partecipazione dell’intera comunità. Da qualche anno si
celebra, alle h. 18.00, la Messa Vigiliare che
è una celebrazione piuttosto complessa che
prevede la declamazione di numerose letture. L’orario preserale favorisce evidentemente la partecipazione delle persone anziane e delle famiglie con bambini, ma il tipo
di celebrazione (così corposo e quindi lungo), è poco adatto alle famiglie stesse. Da
qui la proposta della Commissione Liturgica
di cambiare la celebrazione da Vigiliare a
Messa del giorno di Natale. (Per completezza di informazione si informa che il gruppo
Liturgico ha preso in considerazione anche
altre ipotesi come, ad esempio, anticipare
l’orario della Mezzanotte alle 22.00, ma ha
desistito pensando ai tanti che festeggiano
la sera della Vigilia con il cenone). Al termi-
ne di questa seduta è avvenuta la votazione
che approva all’unanimità, l’istituzione della
messa di Natale delle Famiglie (liturgia della
Messa del Giorno di Natale) alle ore 18.00
del 24 dicembre.


Don Guido distribuisce un opuscolo esplicativo di una iniziativa della CEI denominata
“Prestito della speranza”. Tale iniziativa è
stata suggerita da Giorgio Brambilla, nostro
ex parrocchiano, ora operativo in Caritas,
con la quale si intende sostenere l’accesso al
credito a condizione agevolate, a persone e
microimprese in condizioni di vulnerabilità
economica. Nel garantire il prestito, la CEI
intende perseguire l’inclusione sociale e lavorativa della persona.
Don Domenico Sguaitamatti terrà un incontro sul Cenacolo per il gruppo delle Giovani
Coppie.
Dopo le comunicazioni del Parroco l’assemblea
procede condividendo alcune riflessioni circa il
testo del vescovo “ Educarsi al pensiero di Cristo”
che ci accompagnerà per i prossimi due anni e che
nella lettura dovrà rappresentare un costante
punto di riferimento prospettico nel modo di essere oltre che un’occasione di crescita e di confronto.
Dagli interventi dei Consiglieri è emerso come
l’aspetto più profondo del testo riguardi il fatto di
spostare la propria prospettiva di vita in base alla
mentalità di Cristo. Si è sottolineato come la lettera esprima la necessità di vivere una vita più
coerente con i valori della fede cattolica. I cristiani
devono essere testimonianza nell’azione di quello
in cui credono e di quello che sono. Ricorre spesso un’espressione, “DIMORARE IN LUI” , che
rimanda a una certa affinità con i 6 verbi che probabilmente faranno da traccia nella stesura del
nuovo Progetto Pastorale.
A tal proposito si informa che, in data 12 ottobre,
ha avuto luogo il primo incontro di lavoro sul
Progetto Pastorale, tra i membri della giunta del
CPP, unitamente ai consiglieri che facevano già
parte del precedente consiglio, con l’aggiunta di
alcuni consiglieri che si sono spontaneamente offerti. Don Guido, partecipando alla parte introduttiva, ha ricordato il mandato atto a stilare due
documenti differenti entro l’autunno del 2016
che esprimano: “Chi siamo e cosa facciamo come
comunità?” e “cosa vogliamo essere come comunità?”
Nell’incontro è stato preso in considerazione il
corposo lavoro estivo di Clara Quaianni, che ha
rappresentato un utilissimo punto di partenza.
Clara, in particolare, ha associato a ciascuno dei
sei verbi di riferimento (FARE MEMORIA – RENDERE GRAZIE – ASCOLTARE – ACCOGLIERE
– CONDIVIDERE – SERVIRE) una frase del Vangelo che ne richiami il concetto. Sotto il richiamo
al Vangelo, compaiono degli estratti dai documenti dei gruppi parrocchiali relativi al concetto
stesso. Ne risulta un documento di 14 pagine,
redatto in una forma lessicale di semplice comprensione che nei contenuti si presenta vivo ed
attuale, forte dei collegamenti con i Vangeli stessi.
Forse al primo impatto, la lunghezza può spaventare, ma la lettura è resa scorrevole proprio dai
riferimenti all’operatività dei gruppi. Infatti dal
documento traspare che il fare e l'essere non sono due cose così distinte. Il fare aiuta ad essere e
rappresenta il tentativo di cambiare se stessi. Sono complementari e l’uno nutre l’altro.
Sono stati presi in considerazione anche altri interventi dei consiglieri con richiami all’unità tra le
varie realtà parrocchiali, all’importanza della bellezza dell’esperienza comunitaria e alla necessità
di incontrare testimoni credibili, all’interno della
Comunità, in modo che si creino legami e relazioni solide.
Tale documento si propone di costituire degli
obiettivi del progetto che siano perseguibili per
un intervallo di tempo importante, 10/15 anni.
Pagina 11
Ancora a scuola?!?
Silvia Torri
Silvia Torri, psicologa del Consultorio Kolbe, traccia un riassunto dei primi due incontri della
“Scuola per genitori” tenuti lo scorso novembre dal tema “paternità e maternità di Dio”
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato ai primi incontri della Scuola Genitori… per
me è stato un vero piacere conoscere genitori
che sono venuti per la prima volta, ma anche rivedere “facce famigliari” degli anni precedenti.
Qualche affezionato mi ha chiesto se poteva avere
le slides, purtroppo non ho il permesso di lasciarvele ma posso cogliere questa occasione per fare
un breve riassunto di quanto detto.
Molti studiosi si sono occupati di definire i diversi
stili educativi.
Ecco alcuni esempi:
STILE AUTORITARIO: stile molto ostile e rigido, i
principi sono molto rigidi con regole e punizioni,
si pretende obbedienza, raramente loda, frequenti
sono giudizi e critiche.
STILE PERMISSIVO: stile libero, senza limiti ne regole, tollerante in modo eccessivo.
STILE TRASCURANTE/RIFIUTANTE: non si fornisce sostegno ne controllo, non si comunica, non si
da attenzione ai bisogni e sentimenti, non si sente
responsabilità educativa.
STILE IPERANSIOSO: per coloro che hanno paura
di tutto “non correre potresti farti male”, “non
uscire che fa freddo e poi ti ammali”.
STILE IPERPROTETTIVO: tende a rimuovere qualsiasi tipo di frustrazione dalla vita del bambino,
con il risultato poi di avere bimbi molto egocentrici che non sopportano e non sanno affrontare
le difficoltà.
STILE IPERCRITICO: elevata frequenza di critica
nei confronti del bambino, rimproveri eccessivi,
commenti moralistici, messa in ridicolo, svalutazione, sempre pronto a sottolineare ciò che non va,
non sottolinea mai il positivo (bimbo ansioso, paura di sbagliare, bassa autostima).
Pagina 12
STILE PERFEZIONISTICO: convinzione che bisogna riuscire bene in tutto e che il valore del bambino dipende dai suoi successi, pretendono il massimo, aspettative molto alte non ancorate alla
realtà.
STILE INCOERENTE: i genitori gratificano o puniscono i figli in base all'umore e non in base all'adeguatezza del comportamento del bambino, non
danno regole chiare, i bimbi non sanno riconoscere quando sbagliano (ansia e insicurezza).
STILE AUTOREVOLE: i genitori autorevoli valorizzano l'indipendenza, giustificano le loro richieste e utilizzano metodi disciplinari non punitivi;
valorizzano l'autonomia e fanno anche valere l'autorità rinforzando in modo coerente le regole ed
aspettandosi comportamenti maturi e responsabili. I genitori danno regole chiare, coerenti ed
adeguate al livello di sviluppo del figlio, spiegano
gli eventuali divieti o proibizioni; accettano negoziazioni se con valide motivazioni, possono fare
uso di punizioni ma spiegano le motivazioni, richiedono rispetto, sono affettuosi, incoraggiano e
promuovono, forniscono gli strumenti per comprensione del mondo, si assumono responsabilità
educativa e sanno dire no.
Quest'ultimo stile educativo di sicuro è quello
che la maggior parte dei genitori vorrebbe/
dovrebbe mettere in pratica, ma sappiamo bene
che non è sempre facile.
OGNI GENITORE SI RELAZIONA CON IL
PROPRIO FIGLIO SECONDO LO STILE EDUCATIVO PREFERITO CHE SOLITAMENTE HA
APPRESO DAI PROPRI GENITORI, MA RISENTE
ANCHE DELLE CARATTERISTICHE PERSONALI DI OGNUNO DI NOI, DALLE NOSTRE
ESPERIENZE E DELLA PERSONALITA' DEI NOSTRI FIGLI.
Ci siamo dati anche dei consigli pratici che spero
vi siano utili e soprattutto che possiate usarli nelle vostre realtà.
Ricordiamoci che il perfetto genitore non esiste
come non esiste il perfetto figlio… impariamo
insieme. Quest'anno vi ho voluto stupire con effetti speciali… volendo far vibrare quelle corde
emozionali che per tanti motivi evitiamo accuratamente di far suonare...ascoltate il brano di Elisa/
Ligabue “A MODO TUO”..e fatene tesoro di quel
testo che racchiude tante verità.
RADICI E ALI…RADICI PER SAPERE DOVE E'
LA LORO CASA, ALI PER VOLARE VIA E METTERE IN PRATICA CIO' CHE E' STATO LORO
INSEGNATO” (JONAS SALK).
Grazie ancora per tutto e vi aspetto numerosi ai
prossimi incontri sul tema del gioco...preparatevi!!!
Vi lascio con questa frase per me molto importante: “I BUONI GENITORI DANNO AI FIGLI
SCUOLA PER GENITORI 2015/2016
IL GIOCO DI DIO
Domenica 21 febbraio h. 16.30: introduzione di don Guido
Domenica 28 febbraio h. 16.30: il gioco
Domenica 6 marzo h. 16.30: il gioco tecnologico
Tutti gli incontri si terranno in Sala don Peppino
ANGELI IN MOVIMENTO - M3E
PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’
GENNAIO 2016
Giovedì 14 gennaio
Momento spirituale con suor Cristina
Giovedì 21 gennaio
Incontro con Clara Quaianni
“Dalla Natività al Presepe. Unione armoniosa della creazione: angeli,
uomini e animali in cammino verso l’Uomo”.
Giovedì 28 gennaio
Incontro con Ugo Basso
Significati religiosi nell’opera più conosciuta di Antoine de SaintExupéry: “Il piccolo principe”
Sabato 6 febbraio
INCONTRO CON IL TEATRO - ore 20.30 nella “sala della Comunità Marcello Candia”
La compagnia “ALTA TENSIONE” presenta la commedia brillante in tre atti di PEPPINO DE FILIPPO: “L’OSPITE GRADITO” - ingresso libero
TUTTI GLI INCONTRI, AD ECCEZIONE DELLO SPETTACOLO TEATRALE, SI SVOLGERANNO NELLA
SALA DON PEPPINO ALLE ORE 15.30
TUTTI SONO INVITATI E PIACEVOLMENTE ACCOLTI
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Gruppi di ascolto della Parola di Dio nelle case
a cura di Carlo Favero
Martedì 15 Dicembre si è tenuto il secondo incontro dei gruppi d’ascolto della Parola che hanno per tema ” L’abbraccio del Padre – La misericordia nel Vangelo di Luca” .
Il secondo incontro è incentrato sugli episodi
della Pecora perduta, la dracma smarrita ed il
figliol prodigo (Lc. 15,1-32).
Rileggiamo la parabola:
1
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori
per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
3
Ed egli disse loro questa parabola: 4«Chi di voi, se ha
cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché
non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la
carica sulle spalle, e va a casa, chiama gli amici e i
vicini, e dice loro: 6Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta': 7Io vi
dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore
che si converte, più che per novantanove giusti i quali
non hanno bisogno di conversione.
8
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde
una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla
trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice:
“Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta
che avevo perduto”: 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti
agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
11
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte
di patrimonio che mi spetta': Ed egli divise tra loro le
sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane,
raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano
e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel
paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi
nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno
degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi
campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi
con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno
gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: "Quanti
salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io
qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e
Pagina 14
gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a
te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi salariati': 20Si alzò e tornò
da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe
compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e
lo baciò. 21Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il
Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere
chiamato tuo figlio ': 22Ma il padre disse ai servi:
"Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi.
23
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo
e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto
ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato'
E cominciarono a far festa.
25
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno,
quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa
fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: "Tuo fratello è
qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso,
perché lo ha riavuto sano e salvo": 28Egli si indignò, e
non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da
tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo
tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le
prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso:
31
Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e
tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e
rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».
Come l’incontro precedente non analizzeremo
nel dettaglio la parabola, che quasi tutti sappiamo
a memoria, ma solo alcuni punti significativi. “1Si
avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo:
«Costui accoglie i peccatori e mangia con loro ». Nel
Vangelo molte volte vengono citati quattro categorie di persone che avvicinano Gesù. Vediamoli:
i pubblicani erano ebrei che collaboravano con
Roma e raccoglievano le tasse per conto dell’Imperatore, oggi diremmo collaborazionisti, e per
questa ragione erano emarginati dalla società.
I peccatori: erano persone che pur abitando in
Israele non erano di religione ebraica o ebrei che
non seguivano le regole secondo quanto descritto
nella Bibbia, e pertanto erano considerati dei pubblici peccatori.
I farisei, laici non appartenenti all’ordine sacerdotale, erano un vero e proprio partito, con la finalità al contempo religiosa e politica di promuovere
una rigorosa osservanza dell’intero dettato della
legislazione mosaica, sia nella sfera personale sia in
quella pubblica.
Gli scribi o Dottori della Legge, erano una classe
di uomini esperti in tutto ciò che riguardava la
trasmissione dei testi e delle tradizioni religiose di
Israele, erano specialisti nello studio della Bibbia e
nella spiegazione dei precetti della Legge, erano
quasi tutti dei farisei.
I farisei e gli scribi ascoltavano Gesù, ma come ci
racconta Luca, al contempo mormoravano contro
di Lui perché frequentava, a loro dire, gente
emarginata o malvista dalla società di allora.
Allora “Disse loro questa parabola”. Gesù si rivolge
a tutti indistintamente e racconta tre quadri di
vita: due quasi identici, ed un terzo quello del padre misericordioso.
Vediamo chi sono i protagonisti del primo quadro. Il pastore e gli amici. Il pastore è il soggetto
di tutti i verbi; ha 100 pecore, ne perde una, lascia
le 99, va in cerca della perduta, la trova e quando
l’ha trovata la carica sulle spalle, va a casa, chiama
gli amici e dice “rallegratevi con me perché ho trovato la mia pecora che si era perduta”.
“Lascia le 99 nel deserto” Quel deserto rimarca
l’importanza della pecora perduta. È così importante che si lasciano le altre 99 in un luogo non
perfettamente sicuro. L’importanza di questa pecora che poi è oggetto di tutte queste azioni e
attenzioni che sono rivolte alla pecora è rimarcata
proprio dal fatto che le altre 99 non vengono lasciate al sicuro, ma vengono quasi abbandonate
perché bisogna ritrovare questa. Delle 99 pecore
non se ne parla più, quello che risalta è l’atteggiamento del pastore con la pecora trovata: la gioia
e l’invito poi a rallegrarsi; il risalto è l’attenzione a
quell’unica pecora. Noi stiamo leggendo un racconto che è diretto alle persone descritte nel primo versetto ma soprattutto a noi. Possiamo im-
maginare le reazioni che possano aver avuto gli
ascoltatori e sentire quali sono le nostre..
La seconda scena ha come protagonista una donna. Dov’è ambientata? In casa, prima all’esterno
ora all’interno. Le azioni che vengono fatte da
questa donna sono: perde la dracma, accende la
lampada, spazza la casa, cerca accuratamente,
trova la dracma, chiama le amiche e le vicine e fa
festa. Queste azioni sono molto concrete e sempre attuali. Questo modo di raccontare con queste due situazioni simili ma differenti: la prima al
maschile e la seconda al femminile, una all’esterno e una all’interno. Questo è un modo per comprendere tutti indistintamente; questa esperienza
coinvolge tutti. L’attenzione è soprattutto rivolta
al fatto che non si sta parlando della conversione
del peccatore ma di quanto fa il Padre, questo
Suo mettersi in ricerca, da cui poi può scaturire
la conversione. Se vogliamo, questo accogliere, è
la Misericordia. Quello che fa Gesù mettendosi
accanto ai pubblicani e peccatori è permettere a
loro di mettersi davanti alla Misericordia di Dio
che è verità. Questo passaggio è quello che poi
favorisce la ricerca del perdono. La pecora e la
dracma non hanno responsabilità, al contrario di
quello che viene raccontato nel terzo episodio,
ma l’accento è sul pastore e sulla donna, che diventano un modo per parlare di Dio, quindi Gesù
sta cercando di illustrare e far comprendere l’azione di Dio per colui che è perso.
Terzo episodio: il racconto ci presenta il figlio
minore a colloquio col padre che chiede la parte
di patrimonio che gli spetta, ma il racconto non ci
dice perché. Secondo l’usanza del tempo era quasi una consuetudine dividere i beni (eredità) tra
vivi. Dice il libro del Siracide “Al figlio e alla moglie,
al fratello e all'amico non dare un potere su di te finché sei in vita. Non dare ad altri le tue ricchezze,
perché poi non ti penta e debba richiederle. [21]
Finché vivi e c'è respiro in te, non abbandonarti in
potere di nessuno. [22]È meglio che i figli ti preghino
che non rivolgerti tu alle loro mani.[23]In tutte le
azioni sii sempre superiore, non permettere che si
offuschi la tua fama. [24]Quando finiranno i giorni
della tua vita, al momento della morte, assegna la
tua eredità.” (Si. 33,20-24). Se il Siracide dice questo evidentemente era usanza questa divisione. Il
padre esaudisce il desiderio del figlio minore e
divide le sue sostanze. Se raffrontiamo a questo
punto il racconto della pecora e il comportamenPagina 15
to del padre riscontriamo la stessa logica: il pastore lascia le 99 e va in cerca di quella smarrita, qui
il padre lascia ai figli tutte le sue sostanze per
esaudire il desiderio del figlio minore.
Il padre non chiede giustificazioni al figlio minore,
lo lascia libero nelle sue decisioni. Soffermiamoci
ora un attimo sul paese lontano. S’intende una
terra straniera, non legata alla legge ebraica, anzi
contraria alla legge ebraica, si allevano i porci e
verosimilmente li mangiano anche, cosa proibita
agli ebrei. Questo figlio non solo si allontana dal
padre, ma anche dalla sua terra, dalla sua cultura,
dalle sua Legge e dalle sue usanze. Sopraggiunge
una carestia, elemento esterno che aggrava la situazione e fa emergere la situazione in cui questo
figlio minore si trova. Al figlio minore nessuno
dava nulla, nemmeno le carrube. A questo punto
inizia un monologo interiore, e questo ci permette di comprendere i suoi pensieri. Fino a questo
punto noi abbiamo guardato dall’esterno gli avvenimenti. Ora possiamo sentire i suoi pensieri. Il
testo ci dice “ritornò in sé”; alcuni commentatori
lo interpretano come una conversione, in realtà è
più una introspezione, una presa della realtà. Ricorda che i salariati del padre stanno meglio di lui,
quindi il padre è un padrone migliore. I salariati
del padre hanno pane in abbondanza mentre lui
muore di fame, e da questa costatazione decide di
ritornare a casa del padre. Questa non è una conversione ma un mero calcolo; mi conviene diventare un salariato di mio padre perché così avrò
cibo in abbondanza. Nel racconto non vi è nessun
segno di pentimento, non vi è nessun accenno
all’amore di un padre verso il figlio e viceversa, si
parla solo di fame e sopravvivenza. Solitamente
nella Bibbia quando uno riconosce di aver sbagliato invoca il perdono con le parole “perciò perdonami”.
“Mentre è ancora lontano..” Quando ancora non ha
percorso tutto il cammino, succede che il padre ”
lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo bacio”.; questi verbi sono importantissimi e presentano un’azione concitata e ci fanno
capire la fretta e l’ansia del padre, senza dirci che
cosa pensa il padre, il narratore ci permette di
leggere quali pensieri passano nella mente del padre. Il figlio inizia il discorso che ha preparato ma
non riesce a terminarlo perché il padre lo interrompe e da un comando ai servi, portargli la veste, l’anello e i sandali . Questi sono dei simboli.
Pagina 16
La veste dice la dignità e la casta di appartenenza
e a questo figlio viene dato il vestito più bello.
L’anello: simbolo di legame nella famiglia, ma anche simbolo di potere, con l’anello si imprimeva e
si suggellava nella ceralacca. Questo voleva dire
riaccreditare a pieno titolo il giovane all’interno
della famiglia.
I sandali: rappresentano la proprietà. Gli schiavi
vanno scalzi, agli ospiti vengono tolti i sandali prima di entrare in casa e solo il padrone di casa e i
figli stanno con i sandali ai piedi.
Questi elementi simbolici fanno capire che il padre reintegra il figlio come padrone e non come
salariato, non gli permette neanche di farglielo
dire. Quel piccolo passo che ha fatto il figlio è
diventato un trampolino per rientrare a far parte
della famiglia grazie all’azione del padre. Viene
imbandito un banchetto, servito il vitello grasso
che normalmente veniva ucciso solo in rarissime
e grandi occasioni. Le parole del padre spiegano
ciò che è avvenuto: una resurrezione. La parabola
potrebbe finire qui, è iniziata la festa per il figlio
ritrovato come per la pecora e la dracma. Invece
c’è ancora qualcuno che non è nella festa! Il figlio
maggiore.
Al ritorno udì la musica delle danze, chiama un
servo, non suo padre! E si ferma fuori dalla casa.
Il padre esce e va incontro al figlio maggiore.
Questo atteggiamento di non andare a chiamare
il figlio maggiore si può spiegare, paragonando
anche gli altri due racconti, con l’impellente necessità di fare festa e rallegrarsi ed esprime questa gioia impulsiva e viscerale. Quando il padre
esce a supplicarlo di entrare e fare festa questi
risponde brutalmente e rinfacciando al padre la
sua dedizione, mettendo in evidenza ciò che lui
ha fatto per il padre e ciò che il padre non ha fatto per lui. Il figlio maggiore descrive il padre come viene descritto il padrone dei porci. Quindi
vuole dire che il modo in cui il figlio viveva la relazione con il padre è lo stesso modo, anche se
non se né andato di casa, in cui l’altro figlio viveva
la relazione con il padre. Il padre ribadisce che
tutto quello che ha è del figlio maggiore, ma rimarca che ritrovando il figlio perduto non poteva
non fare festa grande. La parabola non ci dice se
il figlio maggiore entrerà nella casa del padre e se
si riappacificherà con il fratello. In ambedue i casi,
sia con il fratello minore e sia con il maggiore, è
sempre e solo il padre che si fa incontro ai due.
Ora il figlio maggiore è quello che era prima il figlio minore; il padre deve conquistarlo e farlo
partecipe di questa festa, ma il tutto è subordinato al riconoscimento e all’accettazione del figlio
minore come suo fratello.
I prossimi incontri si svolgeranno:
martedì 19 gennaio h. 21.00 (Lazzaro e il ricco – Lc 16, 19-31) martedì 10 febbraio h. 21.00
martedì 14 aprile h. 21.00
martedì 19 maggio h. 21.00
I Gruppi si ritroveranno presso le seguenti famiglie ospitanti:
Balboni
via Muratori, 46/4
tel. 02 5464508
Vanelli
via Muratori, 32
tel. 02 59900257
Vangelisti
via Colletta, 21
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MISERICORDIA DEI PADRI DELLA CHIESA
In occasione dell’anno straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco fino
al 20 novembre 2016, riportiamo, mensilmente, alcuni testi dei Padri della Chiesa.
San Clemente, Papa (I secolo)
Tu, o Signore, creasti la terra, Tu fedele in tutte le generazioni, mirabile nella forza e nella magnificenza saggio nel creare, intelligente nello stabilire le cose create, buono nelle cose visibili,
benevolo verso quelli che confidano in te, misericordioso e compassionevole, perdona le nostre
iniquità e le ingiustizie, le cadute e le negligenze.
Non contare ogni peccato dei tuoi servi e delle tue serve… e dirigi i nostri passi nella santità del
cuore.
Lettera ai cristiani di Corinto 60, 1-2
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Gli Angeli raccontano…
(a cura di Elisabetta Perego)
Racconto sui mesi dell'anno
La diligenza dei dodici mesi
C'era un freddo secco, pungente: la neve scricchiolava sottopiedi, tutto il cielo risplendeva
di stelle.
Una diligenza si arrestò alla porta della città, e i viaggiatori si presentarono alla dogana. «lo
mi chiamo Gennaio», disse il primo: era rosso in viso e lieto, con una bella barba bianca.
«Buon Anno a voi! Venite da me domani: avrete un bel regalo, dopodiché faremo festa: io
amo le feste, le mance e i doni, e per questo molti sperano in me: buona fortuna a tutti
voi!».
Il secondo viaggiatore pareva un buontempone, e per bagaglio aveva un grosso barile:
«Quando c'è questo», diceva, «non c'è pericolo che manchi l'allegria. Voglio che il prossimo
si diverta e mi piace divertirmi anch'io, visto che ho poco tempo da vivere: solo ventotto
giorni. Ma non m'importa: evviva!». «Non faccia chiasso, per favore », disse il doganiere.
«Badi come parla», gridò il viaggiatore. «lo sono il Principe Carnevale, e viaggio in incognito col nome di Febbraio!».
Scese allora il terzo viaggiatore. Era magro quanto la quaresima, poverino, ma si dava un
sacco di arie, forse perché era astrologo e sapeva predire il tempo: portava all'occhiello un
mazzolino di violette, piccole piccole e pallidine. «Ehilà, professor Marzo!» gridò il viaggiatore ch' era sceso dopo di lui. «Di là c'è uno scatolone per te, credo che sia un uovo di Pasqua!». Però non era vero niente: il quarto viaggiatore era un gran burlone, ecco tutto: chi
sia, voi già l'immaginate.
Costui portava a spasso una mezza dozzina di pesci in carta d'argento: il suo nome era
Aprile.
Era un tipo strano: un po' si comportava da allegrone, come v'ho detto, ma poi si metteva
a piangere senza una ragione al mondo: un po' sole, e un po' pioggia. «In questa valigia»,
diceva, « ho i miei vestiti d'estate: ma non sono tanto sciocco da mettermeli, cara gente...
Una bella sciarpa di lana, ecco quel che mi ci vuole, ma più di tutto un buon ombrello: l'ho
inventato io, l'ombrello!».
Dopo di lui, scese una ragazza. Si chiamava Maggio, e aveva un vestito leggero, verde pastello, con le maniche corte: al braccio, però, portava un impermeabile. Maggio aveva nei
capelli un mazzolin di fiori: come le stava bene, e com'era carina! «Dio vi benedica», disse
al doganiere; e poi si mise a cantare a mezza voce: era molto brava, più quanto non avesse molta scuola: usava cantare per suo piacere, confessò, mentre andava a spasso nei boschi al tempo di primavera.
«Fate largo alla signora Giugno!», disse l'uomo della diligenza. Era costei una giovane dama, bella e un po' altera. Era molto ricca, e dava una gran festa nel giorno più lungo
dell'anno, in modo che gli ospiti potessero gustare tutti i piatti della sua fornitissima tavola.
Da vera gentildonna, aveva una carrozza tutta sua; ma viaggiava in diligenza con gli altri,
perché non dicessero che si dava delle arie.
Usava il ventaglio con gran distinzione: aveva con sé un fratello minore.
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Costui era un giovanotto grassottello, in abito estivo e con un gran cappello di panama. Bagaglio ne aveva pochino, in tutto e per tutto un paio di mutandine da bagno, che certo non
gli erano d'ingombro.
Appena arrivato andò a sedersi in poltrona, e si tolse la giubba senza nemmeno chieder
permesso alle signore; rimasto in maniche di camicia trasse un fazzolettone e se lo annodò
intorno al collo: infatti, sudava assai, nonostante il freddo.
Mamma Agosto vendeva frutta all'ingrosso, ed era proprietaria di molti ettari di terreno.
Grassoccia com'era e per giunta sempre accaldata, sapeva lavorar con le sue mani, quanto
e più dei contadini; lei stessa andava nei campi, a mezzogiorno, per mescere ai lavoratori il
vino fresco. «Ti guadagnerai il pane col sudore della fronte», usava dire: «è scritto nel Libro
Sacro. Le scampagnate, i balli, le gite vengono dopo, tienilo a mente!».
Dopo di lei, scese dalla diligenza un noto pittore, Settembre di nome. Tutti lo conoscono,
ma i boschi più di ogni altro: sotto il suo pennello le foglie cambiano colore, si tingono di
paonazzo e di terra di Siena, che sono i toni che il Professor Settembre predilige. Lui dipinge sul tralcio i grappoli d'uva, e prima di andarsene spreme nel suo boccale il vino nuovo.
Quando se ne va, a braccetto con le Vacanze, tutti i ragazzi lo rimpiangono!
Lo seguiva un anziano gentiluomo di campagna, il Conte Ottobre, robusto nella persona e
ben portante. Ottobre è sempre molto occupato con le sue terre; ma ha la passione della
caccia: se ne esce al mattino col suo cane e col fucile, e camminando per i boschi riempie il
suo carniere di noci e di castagne. Se sia un abile tiratore non so, ma a sentir lui non c'è chi
lo superi.
Può darsi che le sballi un po' grosse, da buon cacciatore!
L'undicesimo viaggiatore tossiva da far pietà: parola mia, non ho mai incontrato nessuno
più raffreddato di lui! In altri tempi era assai impegnato a fornir legna per i camini e le stufe: ora, col diffondersi del riscaldamento centrale, un po' meno.
Lui naturalmente se ne lamentava, tra uno sternuto e l'altro.
Novembre cosi si chiamava - mi parve un buon diavolaccio, ma un tipo allegro no di certo;
intorno a sé aveva un alone di nebbia!
Finalmente la diligenza sbarcò l'ultimo viaggiatore, il vecchio Nonno Dicembre.
Aveva in mano lo scaldino e pareva tutto infreddolito; ma gli occhi gli brillavano come due
stelle e recava in mano un vasetto con un minuscolo abete. «Crescerò quest'abete», disse
«perché il prossimo Natale tocchi con la vetta il soffitto, e l'angelo di carta che sta sulla cima voli giù, e vi si accosti all'orecchio per darvi la Buona Novella: arrivederci, e siate buoni!».
Sacerdoti
Parroco
Don Guido Nava
tel. e fax. 0255011912
Residente
Don Roberto Davanzo
Direttore della Caritas Ambrosiana
Ss. Messe festive: 9.00 (inv.) - 11.00 - 18.00
vigilia: 18.00
feriale: 8.15 (inv.) - 18.00
Segreteria tel. 0255011625
Lun. - Ven. 9.30 - 12.00 / 17.00 - 18.00
Lun. - Mer. - Ven. 16.00 - 17.00 (Centro di ascolto)
Hanno collaborato a questo numero: Ugo Basso, Carlo Favero, Fabrizio Favero, Roberta Marsiglia, Levia Messina, don Guido Nava, Elisabetta Perego
I numeri precedenti sono raccolti nella sezione “La Parrocchia” del sito internet parrocchiale www.parrocchie.it/milano/angelicustodi
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CALENDARIO PARROCCHIALE
Ottava del Natale
GENNAIO 2016
VEN
1
SAB
2
DOM
3
LUN
4
È sospesa la S. Messa delle h. 8.15
MAR
5
È sospesa la S. Messa delle h. 8.15
MER
6
GIO
VEN
SAB
7
8
9
DOM
10
LUN
11
21. 00: Commissione liturgica
MAR
12
21. 00: Commissione famiglia
MER
13
21. 00: Commissione Famiglia Decanale
GIO
14
21. 00: Redazione …tra le case
VEN
15
SAB
16
DOM
17
LUN
18
MAR
19
MER
GIO
VEN
SAB
DOM
LUN
MAR
MER
GIO
VEN
SAB
20
21
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29
30
Giornata mondiale della pace
Ss. Messe orario festivo: 9. 00 - 11. 00 – 18. 00
È sospesa la S. Messa delle h. 8.15
Dopo l’Ottava del Natale
Epifania del Signore
Ss. Messe orario festivo: 9. 00 - 11. 00 – 18. 00
Ss. Messe: 9.00 – 11.00 – 18.00
Battesimo del Signore
Prima domenica
15. 00: Incontro Preado - Ado
21. 00: Corso Fidanzati
15. 30: Genitori e ragazzi II elementare
II dopo l’Epifania
Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani
21. 00: Consiglio Pastorale Parrocchiale
21. 00: Gruppi Ascolto
18. 30: Consiglio affari economici parrocchiale
S. Agnese
21. 00: Corso Fidanzati
III dopo l’Epifania
S. Tommaso d’Aquino
21. 00: Corso Fidanzati
S. Giovanni Bosco
11. 00: S. Messa con le famiglie
DOM
31
Sacra famiglia
Festa della Famiglia
12. 30: Pranzo fidanzati
15. 30: Tombolata
Durante SS. Messe raccolta viveri per Caritas parrocchiale
CALENDARIO PARROCCHIALE
LUN
MAR
MER
GIO
1
2
3
4
VEN
5
FEBBRAIO 2016
21. 00: Visita pastorale del Cardinale (S. Silvestro)
21. 00: Redazione …tra le case
17. 00: Adorazione eucaristica
S. Agata
Primo Venerdì
19. 00: Incontro Preado - Ado
21. 00: Giovani Coppie
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Parrocchia Angeli Custodi V