LETTERA DEL PARROCO Anno 2016, numero 1 - mese di gennaio Cari fratelli e care sorelle nel Signore, in questi giorni dopo Natale, relativamente tranquilli per un parroco, mi sono riletto la breve intervista, apparsa sul Corriere della Sera il 7 ottobre 2015, rilasciata dal patriarca cattolico di Baghdad, Louis Raphael Sako, circa le modalità di intervento per fermare il terrorismo islamico. Egli esprimeva le proprie perplessità sulla lotta condotta esclusivamente per via aerea. Le bombe non bastano: “Non sono efficaci, ci vogliono le truppe al suolo, sennò è inutile". E così spiega la propria posizione: "I jihadisti sono divisi in piccoli gruppi ben formati e organizzati, occupano un terzo del territorio, sanno nascondersi. E l'esercito iracheno da solo non è capace, è debole". www.parrocchie.it/milano/angelicustodi [email protected] Via Pietro Colletta 21, Milano Parrocchia Angeli Custodi Quando il cronista gli chiede come si ponga di fronte alle parole del Papa, che condanna sempre la guerra e gli inutili spargimenti di sangue, il cardinale così risponde: "Come persona io ho diritto di essere protetto. È un diritto naturale, la legittima difesa. Quanti morti ci sono stati? Quanti rifugiati? Non è una guerra, lo scopo è nobile: salvare la popolazione dall'odio cieco di questi jihadisti". E ancora: "L'Isis è un rischio globale. Ci vorrebbe un'azione internazionale forte, immediata e precisa". Il cardinale pensa anche all'invio di soldati sotto l'egida delle Nazioni Unite. Sulla Siria, dove pure si trova l'Isis, il cardinale la pensa in questo modo: "Guardi cosa è accaduto da noi, perché cambiare un regime con uno peggiore?" Fin qui le parole del patriarca, quanto mai profetiche, nel senso che tali sono rimaste non essendosi ancora avverate. Dopo quanto accaduto a Parigi, la vicenda, infatti, ha preso un’altra piega: molti sono intervenuti in ordine sparso, mossi da diverse (e discutibili) ragioni e ora la situazione è più complessa e intricata di quanto già non lo fosse. Ma non voglio entrare In questo numero: Leggere insieme la Parola pag. 3 Laudato si’ pag. 5 Cantico delle creature pag. 8 Dal consiglio pastorale parrocchiale pag. 10 Ancora a scuola?!? pag. 13 Gruppi di ascolto della Parola di Dio nelle case pag. 14 Per inviare suggerimenti, lettere e articoli scrivere a: [email protected] nel merito di problemi e scenari di politica nazionale e internazionale, sia perché non ne sono competente sia perché quanto afferma, con poche e chiare parole, il patriarca mi sembra sufficiente per un uomo comune quale io sono. Vorrei, invece, svolgere alcune considerazioni di natura etica, ma non solo. Il cronista, abilmente e prevedibilmente, pone al patriarca l’interrogativo circa la sua posizione e le parole di Papa Francesco, che in questo Anno della Misericordia risuonano ancora più chiare e forti nel condannare ogni forma di violenza e guerra. E qui viene subito in mente quanto Papa Francesco disse il 15 gennaio 2015 ai giornalisti sull’aereo durante il viaggio nelle Filippine e che è passato alla storia come il pugno del Papa. Mi pare che con questa battuta il Papa abbia indicato che c’è una dignità della persona umana da rispettare e custodire perché precede e fonda ogni giudizio e ogni forma di libertà (e questo mi sembra molto evangelico). Se non c’è consenso universale su cosa sia la dignità di ogni uomo (questo probabilmente è uno dei nodi e snodi epocali di natura spirituale dei nostri tempi), se non c’è un comune convenire su leggi non scritte che ben più delle leggi scritte tutelano ogni essere umano, allora tutto è lecito e anche in nome di una fede, religiosa o laica che sia (per citare una motivazione “pur nobile”, ma conosciamo bene quanto sia forte lo strapotere di mammona…), si può usare violenza e portare morte, come purtroppo spesso è avvenuto lungo i millenni. E le parole del patriarca circa la legittima difesa vanno nella stessa direzione. Non è lecito invocare l’evangelo in modo ideologico e strumentale per abbandonare alla violenza e alla morte un essere umano: io, ciascuno e tutti non possiamo rimanere inerti. Ricordo che quando facevo il prete al Collegio San Carlo mi sono chiesto una volta sola (perché a riguardo di certe cose la domanda e la risposta non può che accadere una sola volta) cosa avrei fatto e fin dove mi sarei spinto se la vita di uno dei ragazzi, che consideravo tutti miei figli, fosse stata messa in pericolo: mi sono risposto che avrei agito come un qualsiasi padre. E quella risposta vale anche oggi che faccio il parroco. La proposta del patriarca di un intervento con truppe a terra sotto l’egida dell’ONU è l’unica via percorribile, concreta e realistica, che esige un acuto e laborioso impegno diplomatico ovvero esige l’arte del discernimento, per dirla con parole nostre. Discernere non è facile né immediato, ma nemmeno impossibile e procrastinabile. Discernere esige il concorso di prudenza, fortezza, giustizia e temperanza (le quattro virtù che fanno da cardine per il buon agire) illuminate dal bene dell’uomo inteso come persona: per ciascuno di noi Dio si fece carne, infatti, Gesù “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio” (Fil 2, 6). Mi pare del tutto evidente che il discernimento in questione esiga la conversione di molti, soprattutto di coloro che si occupano della res publica e detengono il potere economico, culturale e sociale: al riguardo, non c’è alternativa. In questo Anno della Misericordia, infine, Papa Francesco ha voluto che in ogni Diocesi si aprissero più porte sante (sono ben nove nella nostra) per favorire tutti nel cammino di conversione, (unico scopo di un Anno Santo) e per radicare la conversione al Vangelo laddove vivi, lavori, ami, soffri: da dove partire se non da casa propria per fare la tua parte? Papa Francesco ha dato un titolo quanto mai espressivo al suo Messaggio per la Giornata mondiale della Pace di quest’anno: vinci l’indifferenza e conquista la pace. È un buon punto di partenza, semplice e concreto, per tutti e per ciascuno. Buon anno! Don Guido Pagina 2 Leggere insieme la Parola Fabrizio Favero Le letture affrontate sono quelle della Messa della Vigilia e della Messa del giorno dell’Epifania; riportiamo alcuni spunti di riflessione e commenti che sono emersi nella discussione che periodicamente affrontiamo nei nostri incontri di redazione. Misericordia è la parola che ricorre spesso in queste letture in cui si parla del ritorno al cuore di Dio di tutta l’umanità attraverso il movimento di un Dio misericordioso che si “allunga” e va incontro all’uomo. Il profeta Isaia parla del ritorno dall’esilio e da terre lontane dove ci sono addirittura altre leggi raffigurando il ritorno degli uomini a Dio. Un Dio che non chiede conto della lontananza, ma che anzi “festeggia” il ritorno dell’uomo: come non pensare alla gioia incontenibile del pastore che trova la pecora smarrita, della donna che ritrova la dracma perduta e del padre che ritrova il figlio prodigo. Il padre misericordioso non ha nulla da chiedere, da rimproverare, ma anzi accoglie il figlio addirittura uccidendo il vitello grasso destinato al sacrificio, nulla di più prezioso. Misericordia in opposizione all’insensatezza, alla disobbedienza, alla corruzione; luce in opposizione al buio e alla nebbia fitta che avvolge i popoli. La nebbia è ancora più terribile del buio in quanto nel buio più completo una luce può essere accesa mentre nella nebbia pur accendendo una luce non si vede lo stesso. La nebbia non si sa mai quando finisce, può durare anche nelle ore del giorno, mentre il buio ha sempre un termine con l’arrivo del giorno. Il nostro tempo oggi può essere quello della nebbia, certamente anche altri periodi lo so- no stati, e l’unica risposta che ci suggeriscono questi testi è la misericordia, quella non solo di Dio verso l’uomo, ma anche quella dell’uomo verso gli altri uomini. La misericordia verso gli altri può davvero far cambiare anche i rapporti tra le persone. L’Epifania è la rivelazione al mondo di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini e nella lettera di San Paolo apostolo a Tito è bello trovare delle raccomandazioni pratiche per formare un popolo puro pieno di zelo per le opere buone: non parlare male di nessuno, evitare le liti, essere mansueti mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini, raccomandazioni che forse ci fanno sorridere ma dalle quali è necessario partire per diventare un popolo pieno di zelo per le opere buone. È straordinario come si può trovare nelle Sacre Scritture questo richiamo alla praticità della vita quotidiana: sobrietà, giustizia e pietà, tre atteggiamenti che ci vengono indicati per la salvezza degli uomini così come la prudenza e la saggezza dei Magi che fecero ritorno per un’altra strada. E da ultimo il movimento e la ricerca sono altrettanti temi che fanno da sfondo a questi testi; essere in movimento è una condizione indispensabile perché appaia la stella. Stare immobili, fermi e statici non ci permette di vedere la ricchezza di chi ci è intorno e di ciò che abbiamo intorno. La ricerca e il movimento è ciò che ha contraddistinto anche i Magi, insieme alla consapevolezza di accettare il rischio di quel cammino verso la stella. Messa della Vigilia Lettura del profeta Isaia 49, 8-13 In quei giorni. Così dice il Signore: «Al tempo della benevolenza ti ho risposto, / nel giorno della salvezza ti ho aiutato. / Ti ho formato e ti ho stabilito / come alleanza del popolo, / per far risorgere la terra, / per farti rioccupare l’eredità devastata, / per dire ai prigionieri: “Uscite”, / e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, / e su ogni altura troveranno pascoli. / Non avranno né fame né sete / e non li colpirà né l’arsura né il sole, / perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, / li condurrà alle sorgenti d’acqua. / Io trasformerò i miei monti in strade / e le mie vie saranno elevate. / Ecco, questi vengono da lontano, / ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente / e altri dalla regione di Sinìm». / Giubilate, o cieli, / rallégrati, o terra, / gridate di gioia, o monti, / perché il Si- Pagina 3 gnore consola il suo popolo / e ha misericordia dei suoi poveri. Lettera di san Paolo apostolo a Tito 3, 3-7 Carissimo, noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda. Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, / e il suo amore per gli uomini, / egli ci ha salvati, / non per opere giuste da noi compiute, / ma per la sua misericordia, / con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, / che Dio ha effuso su di noi in abbondanza / per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, / affinché, giustificati per la sua grazia, / diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna. Messa del Giorno Lettura del profeta Isaia 60, 1-6 In quei giorni. Isaia disse: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te. / Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, / nebbia fitta avvolge i popoli; / ma su di te risplende il Signore, / la sua gloria appare su di te. / Cammineranno le genti alla tua luce, / i re allo splendore del tuo sorgere. / Alza gli occhi intorno e guarda: / tutti costoro si sono radunati, vengono a te. / I tuoi figli vengono da lontano, / le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, / palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, / perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, / verrà a te la ricchezza delle genti. / Uno stuolo di cammelli ti invaderà, / dromedari di Madian e di Efa, / tutti verranno da Saba, portando oro e incenso / e proclamando le glorie del Signore». Lettera di san Paolo apostolo a Tito 2, 11 - 3, 2 Carissimo, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi! Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini. Lettura del Vangelo secondo Matteo 2, 1-12 In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, / non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: / da te infatti uscirà un capo / che sarà il pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Pagina 4 Laudato si’ - 4 percorriamo la Lettera Enciclica Laudato si’ del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune (a cura della redazione) capitolo terzo LA RADICE UMANA DELLA CRISI ECOLOGICA Questa parte, ripresa anche da importanti riviste scientifiche internazionali, è in qualche modo più specifica, concentrata «sul paradigma tecnocratico dominante», cioè sull’idea che la tecnologia possa risolvere ogni problema. I. LA TECNOLOGIA: CREATIVITÀ E POTERE 102. […] La tecnologia ha posto rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano. Non possiamo non apprezzare e ringraziare per i progressi conseguiti, specialmente nella medicina, nell’ingegneria e nelle comunicazioni. E come non riconoscere tutti gli sforzi di molti scienziati e tecnici che hanno elaborato alternative per uno sviluppo sostenibile? 103. La tecnoscienza, ben orientata, è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, a partire dagli oggetti di uso domestico fino ai grandi mezzi di trasporto, ai ponti, agli edifici, agli spazi pubblici. È anche capace di produrre il bello e di far compiere all’essere umano, immerso nel mondo materiale, il “salto” nell’ambito della bellezza. Si può negare la bellezza di un aereo, o di alcuni grattacieli? Vi sono preziose opere pittoriche e musicali ottenute mediante il ricorso ai nuovi strumenti tecnici. In tal modo, nel desiderio di bellezza dell’artefice e in chi quella bellezza contempla, si compie il salto verso una certa pienezza propriamente umana. Il papa illustra con entusiasmo e riconosce dono di Dio la tecnologia e le grandi vie aperte, ma non si possono ignorare i rischi – dalle bombe atomiche agli interventi sul DNA – di questo enorme potere di cui oggi l’uomo dispone spesso senza la cultura, la morale, la spiritualità che ne garantirebbero un uso controllato e sempre finalizzato al bene comune. E non si nasconde che la libertà dell’uomo è spesso condizionata dalle «forze cieche dell’inconscio, dei bisogni immediati, dell’egoismo, della violenza brutale». II. LA GLOBALIZZAZIONE DEL PARADIGMA TECNOCRATICO Consideriamo ora che il «paradigma tecnocratico» che l’uomo ha fatto proprio si fonda sulla menzogna che la tecnologia non abbia limiti e non ne abbiano le risorse che il pianeta offre: da qui viene una manipolazione conflittuale della natura che in passato veniva trattata dall’uomo solo per sostenerla nella produzione. In questo modo il paradigma tecnocratico è diventato dominante quasi imponendo all’uomo di adeguarsi alle sue esigenze fino a perdere la libertà. I danni all’ambiente sono forse il risultato più vistoso, ma non l’unico: dobbiamo registrare anche il degrado dell’economia in finanza e l’idea dominante che le regole del mercato siano in grado di risolvere ogni problema. Se non ci si rende conto di quali siano le radici degli squilibri, non si possono prendere adeguati provvedimenti per superarli. Il dominio della tecnologia comporta la necessità di specializzazioni e il sapere specialistico e parcellizzato non consente una visione di insieme e conduce a perdere «il senso della totalità e delle relazioni fra le cose». Per recuperare l’uomo integrale non occorre certo abbandonare la tecnologia, ma accostarla ad altre aree di conoscenza, dalla filosofia all’etica. L’esigenza di un recupero è testimoniata dall’incertezza diffusa nell’orientamento, dalla mancanza di senso e dalla sfiducia che il futuro possa essere felice, da cui consegue una ricerca affannosa di soddisfazioni individualistiche e immediate. 114. Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivo luzione culturale. La scienza e la tecnologia non sono neutrali, ma possono implicare dall’inizio alla fine di un processo diverse intenzioni e pos sibilità, e possono configurarsi in vari modi. Nes suno vuole tornare all’epoca delle caverne, però Pagina 5 è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane. III. CRISI E CONSEGUENZE DELL’ANTROPOCENTRISMO MODERNO Fra le cause della corruzione dell’ambiente e delle coscienze è oggi l’antropocentrismo, la concezione dell’uomo come padrone assoluto della creazione: ne deriverà la distruzione dell’ambiente e prevedibilmente, se non si pongono rimedi, dello stesso uomo. Il papa riconosce che nei secoli l’antropologia cristiana «ha finito per promuovere una concezione errata della relazione dell’essere umano con il mondo»: l’idea che l’uomo sia il centro e il fine della creazione ha generato la presunzione del possesso, mentre l’uomo biblico è custode della terra e collaboratore con Dio al suo sviluppo. Dunque la crisi dell’ambiente è l’aspetto emergente, toccabile, della crisi etica e esistenziale dell’uomo: occorre uscire da questo antropomorfismo deviato con una visione dell’uomo che sappia creare relazione con tutto l’esistente, senza esclusioni per interesse personale. 118. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia. Quando la persona umana viene considerata solo un essere in più tra gli altri, che deriva da un gioco del caso o da un determinismo fisico, «si corre il rischio che si affievolisca nelle persone la coscienza della responsabilità» (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 1991). Il relativismo politico In anni recenti il relativismo dottrinale è stato denunciato come pericoloso per la visione integrale dell’uomo, ma esiste un relativismo pratico, molto diffuso nel nostro tempo, ancora più pericoloso, perché nelle scelte di vita quotidiane considera tutto relativo al comodo dell’individuo senza preoccuparsi del rispetto e della tutela di ciò che esiste in quanto tale. 123. La cultura del relativismo è la stessa pa tologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavitù a causa di un debito. È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o ad abbandonare gli anziani che non servono ai proPagina 6 pri interessi. È anche la logica interna di chi afferma: lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia, perché i loro effetti sulla società e sulla natura sono danni inevitabili. Se non ci sono verità oggettive né princìpi stabili, al di fuori della soddisfazione delle proprie aspirazioni e delle necessità immediate, che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti insanguinati e di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica relativista quella che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori? È la stessa logica “usa e getta” che produce tanti rifiuti solo per il desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno. Neppure illuminati programmi politici, qualora ce ne fossero, sarebbero sufficienti se ciascuno non cambia il proprio stile di vita in ogni ambito. La necessità di difendere il lavoro Francesco affronta il problema del diritto al lavoro per tutti anche con denunce di situazioni esistenti di ingiustizia e con proposte di soluzioni. Il lavoro è certo fonte del reddito necessario per una vita dignitosa: «aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio […] Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro», ma è anche molto di più: fino addirittura a considerarlo collaborazione con il Signore nel far progredire la creazione. Vengono quindi considerati negativamente licenziamenti soltanto finalizzati all’aumento dei profitti e l’uso della proprietà privata senza limiti; e vengono considerate positivamente associazioni di piccoli produttori, specie agricoli, che favoriscono la commercializzazione dei prodotti della terra. «Rinunciare a investire sulle persone per ottenere un profitto immediato è un pessimo affare per la società». 127. Il lavoro dovrebbe essere l’ambito di questo multiforme sviluppo personale, dove si mettono in gioco molte dimensioni della vita: la creatività, la proiezione nel futuro, lo sviluppo delle capacità, l’esercizio dei valori, la comunicazione con gli altri, un atteggiamento di adorazione. Perciò la realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile razionalità economica, esige che «si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro […] per tutti» (Paolo VI, Populorum progressio, 1967). L’innovazione biologica a partire dalla ricerca La conclusione del capitolo è dedicata alla ricerca scientifica alla quale il papa riconosce i grandi progressi che ha consentito all’umanità, mentre ribadisce il nodo centrale di questo capitolo: «la tecnica separata dall’etica difficilmente sarà capace di autolimitare il proprio potere». Occorre quindi operare sempre all’interno di una visione complessiva e integrale dell’uomo e del rispetto della dignità anche degli animali: il Catechismo afferma che «è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita», considerazione coerente con quanto affermato nei capitoli precedenti sulla distruzione di tante specie di animali. Il discorso tocca quindi la manipolazione genetica e la delicata e molto discussa questione degli OGM sui quali anche la scienza non ha raggiunto un parere unanime: la modificazione genetica avviene anche in natura, ma la differenza è che i processi naturali sono lentissimi, mentre quelli indotti velocissimi e con conseguenze di grande portata economica a vantaggio di alcuni a danno di altri. Gli interessi in gioco sono così grandi che non è neppure facile disporre di un’informazione onesta e affidabile. Se non si può proibire a un artista di esprimere la sua capacità creativa, neppure si possono osta colare coloro che possiedono doni speciali per lo sviluppo scientifico e tecnologico, le cui capacità sono state donate da Dio per il servizio degli altri. Nello stesso tempo, non si può fare a meno di riconsiderare gli obiettivi, gli effetti, il contesto e i limiti etici di tale attività umana che è una forma di potere con grandi rischi. 135. Senza dubbio c’è bisogno di un’attenzione costante, che porti a considerare tutti gli aspetti etici implicati. A tal fine occorre assicurare un dibattito scientifico e sociale che sia responsabile e ampio, in grado di considerare tutta l’informazione disponibile e di chiamare le cose con il loro nome. A volte non si mette sul tavolo l’informazione completa, ma la si seleziona secondo i propri interessi, siano essi politici, economici o ideologici. Questo rende difficile elaborare un giudizio equilibrato e prudente sulle diverse questioni, tenendo presenti tutte le variabili in gioco. È necessario disporre di luoghi di dibattito in cui tutti quelli che in qualche modo si potrebbero vedere direttamente o indirettamente coinvolti (agricoltori, consumatori, autorità, scienziati, produttori di sementi, popolazioni vicine ai campi trattati e altri) possano esporre le loro problematiche o accedere a un’informazione estesa e affidabile per adottare decisioni orientate al bene comune presente e futuro. 131. Non è possibile frenare la creatività umana. RACCOLTA CARITAS Domenica 31 gennaio 2016 durante le SS. Messe (sabato h. 18, domenica h. 9, 11, 18) raccolta viveri in favore della Caritas parrocchiale Pagina 7 Cantico delle creature Levia Messina Composto da San Francesco d'Assisi (1182-1226) intorno al 1224, il Cantico delle Creature, noto anche come Cantico di Frate Sole, è considerato il più antico testo conosciuto della letteratura italiana. In realtà, più che in italiano in senso stretto, lingua ancora non esistente all'epoca, il Cantico è scritto in volgare umbro, ma, nonostante la presenza di termini arcaici o con un'ortografia desueta e latineggiante (“laudato”, “fructi”, “sanctissime”, “skappare”), il testo risulta perfettamente comprensibile e non troppo dissimile dall'italiano moderno. Il Cantico è una lode a Dio per tutto ciò che ha creato: per ogni elemento della natura (aria, acqua, fuoco e terra), per ogni componente del firmamento (sole, luna e stelle), per le persone in grado di perdonare e, infine, anche per la morte e ognuno di questi elementi viene preceduto da “frate” o “sora”, cioè “fratello” o “sorella”. Un tale inno alla vita, caratterizzato da una visione tanto positiva della natura e delle creature del Signore, non poteva non ispirare musicisti e cantautori e, infatti, sono numerosissime le versioni musicali del celeberrimo cantico. Nell'ambito della musica liturgica contemporanei, ricordiamo le versioni di due sacerdoti musicisti: padre Giosy Cento e padre Stefano Varnavà: entrambe le versioni sono caratterizzate da un ritmo particolarmente orecchiabile e ben si adattano alle liturgie del giorno d'oggi e al canto corale ed entrambe possono essere accompagnate sia dall'organo, sia dalla chitarra, sia da entrambi. Mentre il testo di Varnavà rispecchia abbastanza fedelmente l'originale di San Francesco, anche negli arcaismi linguistici, quello di Giosy Cento risulta molto più italianizzato e si notano anche aggiunte non presenti nel cantico autentico, come la lode al Signore per l'amore tra un uomo e una donna e per la vita dei bambini. Questi particolari, comunque, non risultano “stonate” e, al contrario, rendono il canto particolarmente adatto a liturgie particolari, come i matrimoni, i battesimi o ricorrenze speciali come la Giornata per la Vita e quella per la Famiglia. Pagina 8 Ma due adattamenti molto famosi del Cantico sono stati composti anche da compositori laici e non a scopo liturgico. Il primo è il celeberrimo Fratello Sole, Sorella Luna, composto da Riz Ortolani, cantato da Claudio Baglioni, colonna sonora dell'omonimo film di Franco Zeffirelli del 1972. Accompagnato nella versione originale solo dalla chitarra, il brano riprende solo marginalmente le parole di San Francesco, ma risulta chiaro come l'ispirazione provenga proprio dal cantico. Anche se nata come colonna sonora di un film, presto anche questa canzone è stata utilizzata nelle liturgie, diventando parte integrante del repertorio di moltissimi cori parrocchiali, in particolar modo come accompagnamento per i matrimoni. Ricordiamo anche l'adattamento di Angelo Branduardi, cantautore italiano contemporaneo, che ha ricreato una melodia medievaleggiante, particolarmente adatta a un cantico di quell'epoca. Nel 1981, fu messo in scena il musical teatrale ispirato alla vita di San Francesco Forza, venite gente! Nel quale non poteva mancare il celebre cantico: si tratta del brano finale, melodia vivace e carica di energia in cui è il frate stesso (o, meglio, l'attore che lo interpreta, ovviamente) a laudare le creature che, sotto forma di personaggi, compaiono sul palco dopo essere state evocate. Infine, va ricordata la versione cantata dal Piccolo Coro dell'Antoniano di Bologna, come “pezzo di bravura” durante lo Zecchino d'Oro del 1982, in occasione degli 800 anni dalla nascita di San Francesco. Si tratta di uno tra i brani più impegnativi mai eseguiti dal Piccolo Coro, a cappella e a sei voci (alcuni bambini eseguivano proprio la parte, mancante, dell'accompagnamento musicale) e arricchito da una coreografia in cui i vari elementi per cui il Signore viene sono interpretati da bambini vestiti per l'occasione. Riportiamo infine il testo originale in volgare umbro del Cantico. «Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e ’honore et onne benedictione. quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi' Signore, per frate focu, per lo Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate» XXXVIII GIORNATA DELLA VITA 7 FEBBRAIO 2016 “LA MISERICORDIA FA FIORIRE LA VITA” AL termine delle Sante Messe vendita di primule a favore del CAV Mangiagalli e del Progetto Gemma. Pagina 9 Dal Consiglio Pastorale Parrocchiale Federico Fraschetta Lunedì 9 novembre 2015 si è riunito, per la terza volta, il nuovo Consiglio Pastorale. I Consiglieri, dopo la preghiera di compieta, hanno ascoltato con attenzione le comunicazioni del parroco riguardanti, soprattutto, l’inizio dell’anno pastorale: L'ottobre missionario, come ogni anno, è stato caratterizzato da esperienze positive. Oltre al prezioso supporto delle suore ospiti della Messa della Comunità e della commissione missionaria stessa, impegnate nelle varie iniziative, si sottolinea il valore aggiunto della testimonianza di chi vive in prima linea “la missione”. Il parroco sottolinea inoltre, riferendosi al fatto che quasi settimanalmente riceve proposte di iniziative atte a raccogliere fondi per motivi più svariati, che la parrocchia non deve essere intesa come un “contenitore vuoto da riempire”. Con questa espressione, si denota che ciascuna proposta viene vagliata attentamente in termini di pertinenza e fattibilità. È iniziato il catechismo che, come ricorda il parroco, vede una diversità nella gestione organizzativa tra le diverse parrocchie, in termini sia logistici che temporali. È bello ricordare che, è ormai tradizione consolidata, gli oratori di Sant’Andrea, del Suffragio e di San Pio V, vengono annualmente a visitare la bellezza della nostra chiesa e, in particolare, del battistero; Purtroppo, in considerazione degli ultimi gravi eventi di cronaca, è sospeso il pellegrinaggio nel mese di dicembre in Terra Santa. Si auspica che la situazione torni alla normalità entro il mese di maggio, mese in cui è previsto un altro pellegrinaggio di 6 giorni a Gerusalemme; È iniziata la “Scuola Genitori” presieduta dalla Dott.ssa Silvia Torri, psicologa del consultorio Kolbe. Il senso della Scuola Genitori è quello di rendere la figura genitoriale attiva nel processo di iniziazione cristiana, processo che non deve essere più delegato Pagina 10 solo ai catechisti. Tale iniziativa è di particolare importanza perché unica nel suo genere in tutta la Diocesi. Vengono elencate le Chiese Giubilari a Milano: Cattedrale Metropolitana di S. Maria Nascente (Duomo di Milano), Basilica di Sant’Ambrogio, Santuario del Beato Carlo Gnocchi. Sicuramente verranno organizzate delle iniziative relative alla visita di una o più chiese giubilari e si valuterà poi l’opportunità di aderire ad un pellegrinaggio a Roma. Il 9/11 è iniziato il V Convegno Ecclesiale Nazionale a Firenze “ In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo” al quale partecipa Sergio Osnaghi, membro del CPP della vicina Parrocchia Santi Silvestro e Martino il quale verrà invitato presso il nostro CPP per un breve resoconto dell’esperienza. Nel CPP precedente, don Guido aveva chiesto ai Consiglieri di esprimere un parere sull’opportunità di celebrare una messa di Natale delle famiglie alle ore 18.00 del 24 dicembre. È stato ricordato che inizialmente, nel giorno della Vigilia di Natale, si celebrava solo la Messa di Mezzanotte con l’intento di convogliare in essa la partecipazione dell’intera comunità. Da qualche anno si celebra, alle h. 18.00, la Messa Vigiliare che è una celebrazione piuttosto complessa che prevede la declamazione di numerose letture. L’orario preserale favorisce evidentemente la partecipazione delle persone anziane e delle famiglie con bambini, ma il tipo di celebrazione (così corposo e quindi lungo), è poco adatto alle famiglie stesse. Da qui la proposta della Commissione Liturgica di cambiare la celebrazione da Vigiliare a Messa del giorno di Natale. (Per completezza di informazione si informa che il gruppo Liturgico ha preso in considerazione anche altre ipotesi come, ad esempio, anticipare l’orario della Mezzanotte alle 22.00, ma ha desistito pensando ai tanti che festeggiano la sera della Vigilia con il cenone). Al termi- ne di questa seduta è avvenuta la votazione che approva all’unanimità, l’istituzione della messa di Natale delle Famiglie (liturgia della Messa del Giorno di Natale) alle ore 18.00 del 24 dicembre. Don Guido distribuisce un opuscolo esplicativo di una iniziativa della CEI denominata “Prestito della speranza”. Tale iniziativa è stata suggerita da Giorgio Brambilla, nostro ex parrocchiano, ora operativo in Caritas, con la quale si intende sostenere l’accesso al credito a condizione agevolate, a persone e microimprese in condizioni di vulnerabilità economica. Nel garantire il prestito, la CEI intende perseguire l’inclusione sociale e lavorativa della persona. Don Domenico Sguaitamatti terrà un incontro sul Cenacolo per il gruppo delle Giovani Coppie. Dopo le comunicazioni del Parroco l’assemblea procede condividendo alcune riflessioni circa il testo del vescovo “ Educarsi al pensiero di Cristo” che ci accompagnerà per i prossimi due anni e che nella lettura dovrà rappresentare un costante punto di riferimento prospettico nel modo di essere oltre che un’occasione di crescita e di confronto. Dagli interventi dei Consiglieri è emerso come l’aspetto più profondo del testo riguardi il fatto di spostare la propria prospettiva di vita in base alla mentalità di Cristo. Si è sottolineato come la lettera esprima la necessità di vivere una vita più coerente con i valori della fede cattolica. I cristiani devono essere testimonianza nell’azione di quello in cui credono e di quello che sono. Ricorre spesso un’espressione, “DIMORARE IN LUI” , che rimanda a una certa affinità con i 6 verbi che probabilmente faranno da traccia nella stesura del nuovo Progetto Pastorale. A tal proposito si informa che, in data 12 ottobre, ha avuto luogo il primo incontro di lavoro sul Progetto Pastorale, tra i membri della giunta del CPP, unitamente ai consiglieri che facevano già parte del precedente consiglio, con l’aggiunta di alcuni consiglieri che si sono spontaneamente offerti. Don Guido, partecipando alla parte introduttiva, ha ricordato il mandato atto a stilare due documenti differenti entro l’autunno del 2016 che esprimano: “Chi siamo e cosa facciamo come comunità?” e “cosa vogliamo essere come comunità?” Nell’incontro è stato preso in considerazione il corposo lavoro estivo di Clara Quaianni, che ha rappresentato un utilissimo punto di partenza. Clara, in particolare, ha associato a ciascuno dei sei verbi di riferimento (FARE MEMORIA – RENDERE GRAZIE – ASCOLTARE – ACCOGLIERE – CONDIVIDERE – SERVIRE) una frase del Vangelo che ne richiami il concetto. Sotto il richiamo al Vangelo, compaiono degli estratti dai documenti dei gruppi parrocchiali relativi al concetto stesso. Ne risulta un documento di 14 pagine, redatto in una forma lessicale di semplice comprensione che nei contenuti si presenta vivo ed attuale, forte dei collegamenti con i Vangeli stessi. Forse al primo impatto, la lunghezza può spaventare, ma la lettura è resa scorrevole proprio dai riferimenti all’operatività dei gruppi. Infatti dal documento traspare che il fare e l'essere non sono due cose così distinte. Il fare aiuta ad essere e rappresenta il tentativo di cambiare se stessi. Sono complementari e l’uno nutre l’altro. Sono stati presi in considerazione anche altri interventi dei consiglieri con richiami all’unità tra le varie realtà parrocchiali, all’importanza della bellezza dell’esperienza comunitaria e alla necessità di incontrare testimoni credibili, all’interno della Comunità, in modo che si creino legami e relazioni solide. Tale documento si propone di costituire degli obiettivi del progetto che siano perseguibili per un intervallo di tempo importante, 10/15 anni. Pagina 11 Ancora a scuola?!? Silvia Torri Silvia Torri, psicologa del Consultorio Kolbe, traccia un riassunto dei primi due incontri della “Scuola per genitori” tenuti lo scorso novembre dal tema “paternità e maternità di Dio” Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato ai primi incontri della Scuola Genitori… per me è stato un vero piacere conoscere genitori che sono venuti per la prima volta, ma anche rivedere “facce famigliari” degli anni precedenti. Qualche affezionato mi ha chiesto se poteva avere le slides, purtroppo non ho il permesso di lasciarvele ma posso cogliere questa occasione per fare un breve riassunto di quanto detto. Molti studiosi si sono occupati di definire i diversi stili educativi. Ecco alcuni esempi: STILE AUTORITARIO: stile molto ostile e rigido, i principi sono molto rigidi con regole e punizioni, si pretende obbedienza, raramente loda, frequenti sono giudizi e critiche. STILE PERMISSIVO: stile libero, senza limiti ne regole, tollerante in modo eccessivo. STILE TRASCURANTE/RIFIUTANTE: non si fornisce sostegno ne controllo, non si comunica, non si da attenzione ai bisogni e sentimenti, non si sente responsabilità educativa. STILE IPERANSIOSO: per coloro che hanno paura di tutto “non correre potresti farti male”, “non uscire che fa freddo e poi ti ammali”. STILE IPERPROTETTIVO: tende a rimuovere qualsiasi tipo di frustrazione dalla vita del bambino, con il risultato poi di avere bimbi molto egocentrici che non sopportano e non sanno affrontare le difficoltà. STILE IPERCRITICO: elevata frequenza di critica nei confronti del bambino, rimproveri eccessivi, commenti moralistici, messa in ridicolo, svalutazione, sempre pronto a sottolineare ciò che non va, non sottolinea mai il positivo (bimbo ansioso, paura di sbagliare, bassa autostima). Pagina 12 STILE PERFEZIONISTICO: convinzione che bisogna riuscire bene in tutto e che il valore del bambino dipende dai suoi successi, pretendono il massimo, aspettative molto alte non ancorate alla realtà. STILE INCOERENTE: i genitori gratificano o puniscono i figli in base all'umore e non in base all'adeguatezza del comportamento del bambino, non danno regole chiare, i bimbi non sanno riconoscere quando sbagliano (ansia e insicurezza). STILE AUTOREVOLE: i genitori autorevoli valorizzano l'indipendenza, giustificano le loro richieste e utilizzano metodi disciplinari non punitivi; valorizzano l'autonomia e fanno anche valere l'autorità rinforzando in modo coerente le regole ed aspettandosi comportamenti maturi e responsabili. I genitori danno regole chiare, coerenti ed adeguate al livello di sviluppo del figlio, spiegano gli eventuali divieti o proibizioni; accettano negoziazioni se con valide motivazioni, possono fare uso di punizioni ma spiegano le motivazioni, richiedono rispetto, sono affettuosi, incoraggiano e promuovono, forniscono gli strumenti per comprensione del mondo, si assumono responsabilità educativa e sanno dire no. Quest'ultimo stile educativo di sicuro è quello che la maggior parte dei genitori vorrebbe/ dovrebbe mettere in pratica, ma sappiamo bene che non è sempre facile. OGNI GENITORE SI RELAZIONA CON IL PROPRIO FIGLIO SECONDO LO STILE EDUCATIVO PREFERITO CHE SOLITAMENTE HA APPRESO DAI PROPRI GENITORI, MA RISENTE ANCHE DELLE CARATTERISTICHE PERSONALI DI OGNUNO DI NOI, DALLE NOSTRE ESPERIENZE E DELLA PERSONALITA' DEI NOSTRI FIGLI. Ci siamo dati anche dei consigli pratici che spero vi siano utili e soprattutto che possiate usarli nelle vostre realtà. Ricordiamoci che il perfetto genitore non esiste come non esiste il perfetto figlio… impariamo insieme. Quest'anno vi ho voluto stupire con effetti speciali… volendo far vibrare quelle corde emozionali che per tanti motivi evitiamo accuratamente di far suonare...ascoltate il brano di Elisa/ Ligabue “A MODO TUO”..e fatene tesoro di quel testo che racchiude tante verità. RADICI E ALI…RADICI PER SAPERE DOVE E' LA LORO CASA, ALI PER VOLARE VIA E METTERE IN PRATICA CIO' CHE E' STATO LORO INSEGNATO” (JONAS SALK). Grazie ancora per tutto e vi aspetto numerosi ai prossimi incontri sul tema del gioco...preparatevi!!! Vi lascio con questa frase per me molto importante: “I BUONI GENITORI DANNO AI FIGLI SCUOLA PER GENITORI 2015/2016 IL GIOCO DI DIO Domenica 21 febbraio h. 16.30: introduzione di don Guido Domenica 28 febbraio h. 16.30: il gioco Domenica 6 marzo h. 16.30: il gioco tecnologico Tutti gli incontri si terranno in Sala don Peppino ANGELI IN MOVIMENTO - M3E PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’ GENNAIO 2016 Giovedì 14 gennaio Momento spirituale con suor Cristina Giovedì 21 gennaio Incontro con Clara Quaianni “Dalla Natività al Presepe. Unione armoniosa della creazione: angeli, uomini e animali in cammino verso l’Uomo”. Giovedì 28 gennaio Incontro con Ugo Basso Significati religiosi nell’opera più conosciuta di Antoine de SaintExupéry: “Il piccolo principe” Sabato 6 febbraio INCONTRO CON IL TEATRO - ore 20.30 nella “sala della Comunità Marcello Candia” La compagnia “ALTA TENSIONE” presenta la commedia brillante in tre atti di PEPPINO DE FILIPPO: “L’OSPITE GRADITO” - ingresso libero TUTTI GLI INCONTRI, AD ECCEZIONE DELLO SPETTACOLO TEATRALE, SI SVOLGERANNO NELLA SALA DON PEPPINO ALLE ORE 15.30 TUTTI SONO INVITATI E PIACEVOLMENTE ACCOLTI Pagina 13 Gruppi di ascolto della Parola di Dio nelle case a cura di Carlo Favero Martedì 15 Dicembre si è tenuto il secondo incontro dei gruppi d’ascolto della Parola che hanno per tema ” L’abbraccio del Padre – La misericordia nel Vangelo di Luca” . Il secondo incontro è incentrato sugli episodi della Pecora perduta, la dracma smarrita ed il figliol prodigo (Lc. 15,1-32). Rileggiamo la parabola: 1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3 Ed egli disse loro questa parabola: 4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, e va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: 6Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta': 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. 8 Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”: 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». 11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta': Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e Pagina 14 gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati': 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio ': 22Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23 Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato' E cominciarono a far festa. 25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo": 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso: 31 Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"». Come l’incontro precedente non analizzeremo nel dettaglio la parabola, che quasi tutti sappiamo a memoria, ma solo alcuni punti significativi. “1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro ». Nel Vangelo molte volte vengono citati quattro categorie di persone che avvicinano Gesù. Vediamoli: i pubblicani erano ebrei che collaboravano con Roma e raccoglievano le tasse per conto dell’Imperatore, oggi diremmo collaborazionisti, e per questa ragione erano emarginati dalla società. I peccatori: erano persone che pur abitando in Israele non erano di religione ebraica o ebrei che non seguivano le regole secondo quanto descritto nella Bibbia, e pertanto erano considerati dei pubblici peccatori. I farisei, laici non appartenenti all’ordine sacerdotale, erano un vero e proprio partito, con la finalità al contempo religiosa e politica di promuovere una rigorosa osservanza dell’intero dettato della legislazione mosaica, sia nella sfera personale sia in quella pubblica. Gli scribi o Dottori della Legge, erano una classe di uomini esperti in tutto ciò che riguardava la trasmissione dei testi e delle tradizioni religiose di Israele, erano specialisti nello studio della Bibbia e nella spiegazione dei precetti della Legge, erano quasi tutti dei farisei. I farisei e gli scribi ascoltavano Gesù, ma come ci racconta Luca, al contempo mormoravano contro di Lui perché frequentava, a loro dire, gente emarginata o malvista dalla società di allora. Allora “Disse loro questa parabola”. Gesù si rivolge a tutti indistintamente e racconta tre quadri di vita: due quasi identici, ed un terzo quello del padre misericordioso. Vediamo chi sono i protagonisti del primo quadro. Il pastore e gli amici. Il pastore è il soggetto di tutti i verbi; ha 100 pecore, ne perde una, lascia le 99, va in cerca della perduta, la trova e quando l’ha trovata la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e dice “rallegratevi con me perché ho trovato la mia pecora che si era perduta”. “Lascia le 99 nel deserto” Quel deserto rimarca l’importanza della pecora perduta. È così importante che si lasciano le altre 99 in un luogo non perfettamente sicuro. L’importanza di questa pecora che poi è oggetto di tutte queste azioni e attenzioni che sono rivolte alla pecora è rimarcata proprio dal fatto che le altre 99 non vengono lasciate al sicuro, ma vengono quasi abbandonate perché bisogna ritrovare questa. Delle 99 pecore non se ne parla più, quello che risalta è l’atteggiamento del pastore con la pecora trovata: la gioia e l’invito poi a rallegrarsi; il risalto è l’attenzione a quell’unica pecora. Noi stiamo leggendo un racconto che è diretto alle persone descritte nel primo versetto ma soprattutto a noi. Possiamo im- maginare le reazioni che possano aver avuto gli ascoltatori e sentire quali sono le nostre.. La seconda scena ha come protagonista una donna. Dov’è ambientata? In casa, prima all’esterno ora all’interno. Le azioni che vengono fatte da questa donna sono: perde la dracma, accende la lampada, spazza la casa, cerca accuratamente, trova la dracma, chiama le amiche e le vicine e fa festa. Queste azioni sono molto concrete e sempre attuali. Questo modo di raccontare con queste due situazioni simili ma differenti: la prima al maschile e la seconda al femminile, una all’esterno e una all’interno. Questo è un modo per comprendere tutti indistintamente; questa esperienza coinvolge tutti. L’attenzione è soprattutto rivolta al fatto che non si sta parlando della conversione del peccatore ma di quanto fa il Padre, questo Suo mettersi in ricerca, da cui poi può scaturire la conversione. Se vogliamo, questo accogliere, è la Misericordia. Quello che fa Gesù mettendosi accanto ai pubblicani e peccatori è permettere a loro di mettersi davanti alla Misericordia di Dio che è verità. Questo passaggio è quello che poi favorisce la ricerca del perdono. La pecora e la dracma non hanno responsabilità, al contrario di quello che viene raccontato nel terzo episodio, ma l’accento è sul pastore e sulla donna, che diventano un modo per parlare di Dio, quindi Gesù sta cercando di illustrare e far comprendere l’azione di Dio per colui che è perso. Terzo episodio: il racconto ci presenta il figlio minore a colloquio col padre che chiede la parte di patrimonio che gli spetta, ma il racconto non ci dice perché. Secondo l’usanza del tempo era quasi una consuetudine dividere i beni (eredità) tra vivi. Dice il libro del Siracide “Al figlio e alla moglie, al fratello e all'amico non dare un potere su di te finché sei in vita. Non dare ad altri le tue ricchezze, perché poi non ti penta e debba richiederle. [21] Finché vivi e c'è respiro in te, non abbandonarti in potere di nessuno. [22]È meglio che i figli ti preghino che non rivolgerti tu alle loro mani.[23]In tutte le azioni sii sempre superiore, non permettere che si offuschi la tua fama. [24]Quando finiranno i giorni della tua vita, al momento della morte, assegna la tua eredità.” (Si. 33,20-24). Se il Siracide dice questo evidentemente era usanza questa divisione. Il padre esaudisce il desiderio del figlio minore e divide le sue sostanze. Se raffrontiamo a questo punto il racconto della pecora e il comportamenPagina 15 to del padre riscontriamo la stessa logica: il pastore lascia le 99 e va in cerca di quella smarrita, qui il padre lascia ai figli tutte le sue sostanze per esaudire il desiderio del figlio minore. Il padre non chiede giustificazioni al figlio minore, lo lascia libero nelle sue decisioni. Soffermiamoci ora un attimo sul paese lontano. S’intende una terra straniera, non legata alla legge ebraica, anzi contraria alla legge ebraica, si allevano i porci e verosimilmente li mangiano anche, cosa proibita agli ebrei. Questo figlio non solo si allontana dal padre, ma anche dalla sua terra, dalla sua cultura, dalle sua Legge e dalle sue usanze. Sopraggiunge una carestia, elemento esterno che aggrava la situazione e fa emergere la situazione in cui questo figlio minore si trova. Al figlio minore nessuno dava nulla, nemmeno le carrube. A questo punto inizia un monologo interiore, e questo ci permette di comprendere i suoi pensieri. Fino a questo punto noi abbiamo guardato dall’esterno gli avvenimenti. Ora possiamo sentire i suoi pensieri. Il testo ci dice “ritornò in sé”; alcuni commentatori lo interpretano come una conversione, in realtà è più una introspezione, una presa della realtà. Ricorda che i salariati del padre stanno meglio di lui, quindi il padre è un padrone migliore. I salariati del padre hanno pane in abbondanza mentre lui muore di fame, e da questa costatazione decide di ritornare a casa del padre. Questa non è una conversione ma un mero calcolo; mi conviene diventare un salariato di mio padre perché così avrò cibo in abbondanza. Nel racconto non vi è nessun segno di pentimento, non vi è nessun accenno all’amore di un padre verso il figlio e viceversa, si parla solo di fame e sopravvivenza. Solitamente nella Bibbia quando uno riconosce di aver sbagliato invoca il perdono con le parole “perciò perdonami”. “Mentre è ancora lontano..” Quando ancora non ha percorso tutto il cammino, succede che il padre ” lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo bacio”.; questi verbi sono importantissimi e presentano un’azione concitata e ci fanno capire la fretta e l’ansia del padre, senza dirci che cosa pensa il padre, il narratore ci permette di leggere quali pensieri passano nella mente del padre. Il figlio inizia il discorso che ha preparato ma non riesce a terminarlo perché il padre lo interrompe e da un comando ai servi, portargli la veste, l’anello e i sandali . Questi sono dei simboli. Pagina 16 La veste dice la dignità e la casta di appartenenza e a questo figlio viene dato il vestito più bello. L’anello: simbolo di legame nella famiglia, ma anche simbolo di potere, con l’anello si imprimeva e si suggellava nella ceralacca. Questo voleva dire riaccreditare a pieno titolo il giovane all’interno della famiglia. I sandali: rappresentano la proprietà. Gli schiavi vanno scalzi, agli ospiti vengono tolti i sandali prima di entrare in casa e solo il padrone di casa e i figli stanno con i sandali ai piedi. Questi elementi simbolici fanno capire che il padre reintegra il figlio come padrone e non come salariato, non gli permette neanche di farglielo dire. Quel piccolo passo che ha fatto il figlio è diventato un trampolino per rientrare a far parte della famiglia grazie all’azione del padre. Viene imbandito un banchetto, servito il vitello grasso che normalmente veniva ucciso solo in rarissime e grandi occasioni. Le parole del padre spiegano ciò che è avvenuto: una resurrezione. La parabola potrebbe finire qui, è iniziata la festa per il figlio ritrovato come per la pecora e la dracma. Invece c’è ancora qualcuno che non è nella festa! Il figlio maggiore. Al ritorno udì la musica delle danze, chiama un servo, non suo padre! E si ferma fuori dalla casa. Il padre esce e va incontro al figlio maggiore. Questo atteggiamento di non andare a chiamare il figlio maggiore si può spiegare, paragonando anche gli altri due racconti, con l’impellente necessità di fare festa e rallegrarsi ed esprime questa gioia impulsiva e viscerale. Quando il padre esce a supplicarlo di entrare e fare festa questi risponde brutalmente e rinfacciando al padre la sua dedizione, mettendo in evidenza ciò che lui ha fatto per il padre e ciò che il padre non ha fatto per lui. Il figlio maggiore descrive il padre come viene descritto il padrone dei porci. Quindi vuole dire che il modo in cui il figlio viveva la relazione con il padre è lo stesso modo, anche se non se né andato di casa, in cui l’altro figlio viveva la relazione con il padre. Il padre ribadisce che tutto quello che ha è del figlio maggiore, ma rimarca che ritrovando il figlio perduto non poteva non fare festa grande. La parabola non ci dice se il figlio maggiore entrerà nella casa del padre e se si riappacificherà con il fratello. In ambedue i casi, sia con il fratello minore e sia con il maggiore, è sempre e solo il padre che si fa incontro ai due. Ora il figlio maggiore è quello che era prima il figlio minore; il padre deve conquistarlo e farlo partecipe di questa festa, ma il tutto è subordinato al riconoscimento e all’accettazione del figlio minore come suo fratello. I prossimi incontri si svolgeranno: martedì 19 gennaio h. 21.00 (Lazzaro e il ricco – Lc 16, 19-31) martedì 10 febbraio h. 21.00 martedì 14 aprile h. 21.00 martedì 19 maggio h. 21.00 I Gruppi si ritroveranno presso le seguenti famiglie ospitanti: Balboni via Muratori, 46/4 tel. 02 5464508 Vanelli via Muratori, 32 tel. 02 59900257 Vangelisti via Colletta, 21 tel. 02 55189978 Gli incontri sono aperti a tutti, anche a chi non ha partecipato agli incontri precedenti MISERICORDIA DEI PADRI DELLA CHIESA In occasione dell’anno straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco fino al 20 novembre 2016, riportiamo, mensilmente, alcuni testi dei Padri della Chiesa. San Clemente, Papa (I secolo) Tu, o Signore, creasti la terra, Tu fedele in tutte le generazioni, mirabile nella forza e nella magnificenza saggio nel creare, intelligente nello stabilire le cose create, buono nelle cose visibili, benevolo verso quelli che confidano in te, misericordioso e compassionevole, perdona le nostre iniquità e le ingiustizie, le cadute e le negligenze. Non contare ogni peccato dei tuoi servi e delle tue serve… e dirigi i nostri passi nella santità del cuore. Lettera ai cristiani di Corinto 60, 1-2 Pagina 17 Gli Angeli raccontano… (a cura di Elisabetta Perego) Racconto sui mesi dell'anno La diligenza dei dodici mesi C'era un freddo secco, pungente: la neve scricchiolava sottopiedi, tutto il cielo risplendeva di stelle. Una diligenza si arrestò alla porta della città, e i viaggiatori si presentarono alla dogana. «lo mi chiamo Gennaio», disse il primo: era rosso in viso e lieto, con una bella barba bianca. «Buon Anno a voi! Venite da me domani: avrete un bel regalo, dopodiché faremo festa: io amo le feste, le mance e i doni, e per questo molti sperano in me: buona fortuna a tutti voi!». Il secondo viaggiatore pareva un buontempone, e per bagaglio aveva un grosso barile: «Quando c'è questo», diceva, «non c'è pericolo che manchi l'allegria. Voglio che il prossimo si diverta e mi piace divertirmi anch'io, visto che ho poco tempo da vivere: solo ventotto giorni. Ma non m'importa: evviva!». «Non faccia chiasso, per favore », disse il doganiere. «Badi come parla», gridò il viaggiatore. «lo sono il Principe Carnevale, e viaggio in incognito col nome di Febbraio!». Scese allora il terzo viaggiatore. Era magro quanto la quaresima, poverino, ma si dava un sacco di arie, forse perché era astrologo e sapeva predire il tempo: portava all'occhiello un mazzolino di violette, piccole piccole e pallidine. «Ehilà, professor Marzo!» gridò il viaggiatore ch' era sceso dopo di lui. «Di là c'è uno scatolone per te, credo che sia un uovo di Pasqua!». Però non era vero niente: il quarto viaggiatore era un gran burlone, ecco tutto: chi sia, voi già l'immaginate. Costui portava a spasso una mezza dozzina di pesci in carta d'argento: il suo nome era Aprile. Era un tipo strano: un po' si comportava da allegrone, come v'ho detto, ma poi si metteva a piangere senza una ragione al mondo: un po' sole, e un po' pioggia. «In questa valigia», diceva, « ho i miei vestiti d'estate: ma non sono tanto sciocco da mettermeli, cara gente... Una bella sciarpa di lana, ecco quel che mi ci vuole, ma più di tutto un buon ombrello: l'ho inventato io, l'ombrello!». Dopo di lui, scese una ragazza. Si chiamava Maggio, e aveva un vestito leggero, verde pastello, con le maniche corte: al braccio, però, portava un impermeabile. Maggio aveva nei capelli un mazzolin di fiori: come le stava bene, e com'era carina! «Dio vi benedica», disse al doganiere; e poi si mise a cantare a mezza voce: era molto brava, più quanto non avesse molta scuola: usava cantare per suo piacere, confessò, mentre andava a spasso nei boschi al tempo di primavera. «Fate largo alla signora Giugno!», disse l'uomo della diligenza. Era costei una giovane dama, bella e un po' altera. Era molto ricca, e dava una gran festa nel giorno più lungo dell'anno, in modo che gli ospiti potessero gustare tutti i piatti della sua fornitissima tavola. Da vera gentildonna, aveva una carrozza tutta sua; ma viaggiava in diligenza con gli altri, perché non dicessero che si dava delle arie. Usava il ventaglio con gran distinzione: aveva con sé un fratello minore. Pagina 18 Costui era un giovanotto grassottello, in abito estivo e con un gran cappello di panama. Bagaglio ne aveva pochino, in tutto e per tutto un paio di mutandine da bagno, che certo non gli erano d'ingombro. Appena arrivato andò a sedersi in poltrona, e si tolse la giubba senza nemmeno chieder permesso alle signore; rimasto in maniche di camicia trasse un fazzolettone e se lo annodò intorno al collo: infatti, sudava assai, nonostante il freddo. Mamma Agosto vendeva frutta all'ingrosso, ed era proprietaria di molti ettari di terreno. Grassoccia com'era e per giunta sempre accaldata, sapeva lavorar con le sue mani, quanto e più dei contadini; lei stessa andava nei campi, a mezzogiorno, per mescere ai lavoratori il vino fresco. «Ti guadagnerai il pane col sudore della fronte», usava dire: «è scritto nel Libro Sacro. Le scampagnate, i balli, le gite vengono dopo, tienilo a mente!». Dopo di lei, scese dalla diligenza un noto pittore, Settembre di nome. Tutti lo conoscono, ma i boschi più di ogni altro: sotto il suo pennello le foglie cambiano colore, si tingono di paonazzo e di terra di Siena, che sono i toni che il Professor Settembre predilige. Lui dipinge sul tralcio i grappoli d'uva, e prima di andarsene spreme nel suo boccale il vino nuovo. Quando se ne va, a braccetto con le Vacanze, tutti i ragazzi lo rimpiangono! Lo seguiva un anziano gentiluomo di campagna, il Conte Ottobre, robusto nella persona e ben portante. Ottobre è sempre molto occupato con le sue terre; ma ha la passione della caccia: se ne esce al mattino col suo cane e col fucile, e camminando per i boschi riempie il suo carniere di noci e di castagne. Se sia un abile tiratore non so, ma a sentir lui non c'è chi lo superi. Può darsi che le sballi un po' grosse, da buon cacciatore! L'undicesimo viaggiatore tossiva da far pietà: parola mia, non ho mai incontrato nessuno più raffreddato di lui! In altri tempi era assai impegnato a fornir legna per i camini e le stufe: ora, col diffondersi del riscaldamento centrale, un po' meno. Lui naturalmente se ne lamentava, tra uno sternuto e l'altro. Novembre cosi si chiamava - mi parve un buon diavolaccio, ma un tipo allegro no di certo; intorno a sé aveva un alone di nebbia! Finalmente la diligenza sbarcò l'ultimo viaggiatore, il vecchio Nonno Dicembre. Aveva in mano lo scaldino e pareva tutto infreddolito; ma gli occhi gli brillavano come due stelle e recava in mano un vasetto con un minuscolo abete. «Crescerò quest'abete», disse «perché il prossimo Natale tocchi con la vetta il soffitto, e l'angelo di carta che sta sulla cima voli giù, e vi si accosti all'orecchio per darvi la Buona Novella: arrivederci, e siate buoni!». Sacerdoti Parroco Don Guido Nava tel. e fax. 0255011912 Residente Don Roberto Davanzo Direttore della Caritas Ambrosiana Ss. Messe festive: 9.00 (inv.) - 11.00 - 18.00 vigilia: 18.00 feriale: 8.15 (inv.) - 18.00 Segreteria tel. 0255011625 Lun. - Ven. 9.30 - 12.00 / 17.00 - 18.00 Lun. - Mer. - Ven. 16.00 - 17.00 (Centro di ascolto) Hanno collaborato a questo numero: Ugo Basso, Carlo Favero, Fabrizio Favero, Roberta Marsiglia, Levia Messina, don Guido Nava, Elisabetta Perego I numeri precedenti sono raccolti nella sezione “La Parrocchia” del sito internet parrocchiale www.parrocchie.it/milano/angelicustodi Pagina 19 CALENDARIO PARROCCHIALE Ottava del Natale GENNAIO 2016 VEN 1 SAB 2 DOM 3 LUN 4 È sospesa la S. Messa delle h. 8.15 MAR 5 È sospesa la S. Messa delle h. 8.15 MER 6 GIO VEN SAB 7 8 9 DOM 10 LUN 11 21. 00: Commissione liturgica MAR 12 21. 00: Commissione famiglia MER 13 21. 00: Commissione Famiglia Decanale GIO 14 21. 00: Redazione …tra le case VEN 15 SAB 16 DOM 17 LUN 18 MAR 19 MER GIO VEN SAB DOM LUN MAR MER GIO VEN SAB 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Giornata mondiale della pace Ss. Messe orario festivo: 9. 00 - 11. 00 – 18. 00 È sospesa la S. Messa delle h. 8.15 Dopo l’Ottava del Natale Epifania del Signore Ss. Messe orario festivo: 9. 00 - 11. 00 – 18. 00 Ss. Messe: 9.00 – 11.00 – 18.00 Battesimo del Signore Prima domenica 15. 00: Incontro Preado - Ado 21. 00: Corso Fidanzati 15. 30: Genitori e ragazzi II elementare II dopo l’Epifania Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 21. 00: Consiglio Pastorale Parrocchiale 21. 00: Gruppi Ascolto 18. 30: Consiglio affari economici parrocchiale S. Agnese 21. 00: Corso Fidanzati III dopo l’Epifania S. Tommaso d’Aquino 21. 00: Corso Fidanzati S. Giovanni Bosco 11. 00: S. Messa con le famiglie DOM 31 Sacra famiglia Festa della Famiglia 12. 30: Pranzo fidanzati 15. 30: Tombolata Durante SS. Messe raccolta viveri per Caritas parrocchiale CALENDARIO PARROCCHIALE LUN MAR MER GIO 1 2 3 4 VEN 5 FEBBRAIO 2016 21. 00: Visita pastorale del Cardinale (S. Silvestro) 21. 00: Redazione …tra le case 17. 00: Adorazione eucaristica S. Agata Primo Venerdì 19. 00: Incontro Preado - Ado 21. 00: Giovani Coppie