ORIGINI E
DISPERSIONE
DELL’UOMO
ORIGINI DELL’UOMO
• Il pianeta Terra ha un’età di 4,5 miliardi di anni.
• Le prime forme di vita si originarono circa 2,2
miliardi di anni fa.
• I progenitori dell’uomo si separarono dal regno
animale circa 5 – 8 milioni di anni fa.
• L’Homo
sapiens
comparve
“solo”
nel
Pleistocene, circa 100.000 anni fa.
• Reperti fossili testimoniano che sono esistite
molte differenti specie umane.
• Ogni specie viene identificata con un doppio
nome latino: nomenclatura binomia linneana.
• Per molti decenni si è ipotizzata un’evoluzione
umana per sostituzione di una nuova specie
con la precedente.
• Recenti testimonianze fossili indicano una
sovrapposizione parziale nel tempo di differenti
specie umane.
• Esistono due ipotesi riguardo l’origine
geografica dell’uomo moderno:
– Teoria multiregionale o del candelabro, secondo
cui l’Homo sapiens emerge parallelamente in
Africa, Europa e Asia;
– Ipotesi dell’ ”out of Africa” o dell’arca di Noè,
secondo cui l’uomo moderno è emerso unicamente
dall’Africa e ha sostituito, per migrazione, le altre
specie.
LE ORIGINI DELLA
POPOLAZIONE UMANA
• Le testimonianze relative alla presenza di
gruppi umani su gran parte della superficie
terrestre risalgono alla fine del Pleistocene.
• Autorevoli fonti archeologiche indicano come
l’origine dell’uomo debba essere collocata
nell’Africa tropicale (focolaio – hearth – centro
di evoluzione biologico-genetica-culturale).
• La popolazione mondiale in tali epoche remote,
antecedenti
all’addomesticamento
degli
animali ed alla pratica della coltivazione, è
valutata intorno ai 5 milioni di persone.
PROBLEMI DI POSIZIONE
• Il differenziamento della specie umana in tre razze
-caucasoide, mongoloide, negroide- potrebbe esse
avvenuto simultaneamente all’evoluzione dell’uomo a
partire dalle aree focolaio.
• Verso la fine del Pleistocene, circa 25.000 anni fa, i
gruppi umani si diffusero nella maggior parte delle
terre emerse, ad eccezione dell’Antartide.
• Si ritiene che la diffusione dei tre principali elementi
razziali abbia seguito catene di isole utilizzate come
“pietre di guado”.
• Durante il Pleistocene, con la fluttuazione dei livelli
marini, si ritiene che si crearono corridoi di terre
emerse che favorirono i flussi migratori.
STADI DELLA CULTURA UMANA
• La cultura umana si suddivide in quattro stadi tecnici:
– Culture di raccolta e caccia;
– Culture della pastorizia;
– Culture agricole;
– Culture urbane.
• A ciascuno stadio corrisponde una crescente e più complessa
organizzazione sociale e di beni materiali posta a supporto
della maggiore densità demografica – feedbacks negativi
sull’ambiente.
Non
tutte
le
culture
attraversano
necessariamente tutti gli stadi.
• L’origine delle culture di raccolta e caccia coincide con l’origine
della popolazione umana.
• La domesticazione degli animali rappresenta la base su cui si
sviluppa la cultura della pastorizia.
• La definizione del terzo e quarto stadio, rispettivamente
agricoltura e urbanizzazione, è notevolmente più controversa.
FOCOLAI DI ORIGINE DELL’AGRICOLTURA
• La domesticazione di piante e animali avvenne
entro l’8.000 a.C. sulle colline degli odierni Iran
e Iraq.
• Simili focolai si riscontrarono in India, Cina
settentrionale e Messico centrale ove si ritiene
probabile che la coltivazione del mais
avvenisse in tempi anteriori rispetto a quelli
degli indiani d’America.
• Granturco e mais, in Messico, vennero coltivati
solo in epoche successive.
• Poco si conosce circa i focolai del riso in Cina.
L’IPOTESI DI SAUER
• I nuclei agricoli originari sono aree in cui si ritiene abbia avuto
origine in tempi remoti la pratica della coltivazione e
dell’addomesticamento degli animali.
• L’ipotesi di Carl Sauer (“Agricultural Origins and dispersals1952”) localizza tali nuclei originari nell’Asia meridionale e
nella parte settentrionale della catena montuosa andina.
Cinque Criteri
•
•
•
•
•
La domesticazione delle piante non avrebbe potuto che avvenire in aree ricche di
cibo ove fosse stato possibile attendere i risultati della sperimentazione.
I focolai avrebbero dovuto essere luoghi di insediamento di un pool genetico
estremamente vario perché fosse consentita la sperimentazione.
Tali hearths non avrebbero potuto coincidere con le valli fluviali in ragione
dell’impossibilità di detenzione delle tecniche di conoscenza relative al controllo delle
acque.
Essi avrebbero dovuto essere localizzati in aree forestate ove potessero essere
create agevolmente radure mediante la deforestazione e la combustione degli
arbusti.
Il gruppo iniziale di coltivatori avrebbe dovuto essere stanziale per impedire che gli
esiti della propria sperimentazione potessero essere vanificati dagli animali.
L’impatto spaziale della
rivoluzione agricola
• Quale che fosse la localizzazione dei primi
insediamenti antropici l’impatto dell’agricoltura
permanente sull’organizzazione spaziale provocò
effetti estremamente rilevanti sulla diffusione spaziale
dell’uomo, sulla sua organizzazione e sulla densità
della popolazione umana.
• La maggiore quantità ed affidabilità delle risorse
alimentari diede origine ad un incremento delle
popolazioni che consentì loro di dedicarsi ad attività
diverse da quelle agricole.
• Si affievolì l’effetto dispersivo della popolazione sul
territorio
favorendosi
l’agglomerazione
degli
individui in aree definite: all’isolazionismo subentrò il
contatto.
L’IPOTESI DI JACOBS
• Lo sviluppo di attività extra-agricole condusse ad un
ulteriore incremento della densità della popolazione
in corrispondenza dei raggruppamenti insediativi.
• L’urbanizzazione viene, di solito, intesa come lo stadio
finale nell’ambito dello sviluppo di una tecnologia di
organizzazione delle risorse basata sulla quantità di cibo
supplementare
disponibile
grazie
alla
pratica
dell’agricoltura sedentaria.
4 Stadi principali collegati da 3 processi
• Sequenza logica tradizionale /Processi di collegamento
•
•
•
•
Raccolta e caccia primitive
Pastorizia
Agricoltura
Urbanizzazione
Domesticazione degli animali
Coltivazione permanente piante da raccolto
Commercio di beni
NUCLEI ORIGINARI URBANI
• L’ipotesi dell’urbanista e sociologa Jane Jacobs (“The
Death and Life of Great American Cities” – 1961) si oppone a
tale interpretazione sostenendo come il commercio e lo
scambio rappresentino i fattori responsabili dei primi stadi di
urbanizzazione, e come la fondazione delle città sia alla base
dello sviluppo dell’agricoltura stabile (l’agricoltura rappresenterebbe
un sottoprodotto dei fabbisogni alimentari e dell’ambiente urbano).
• Lo studioso statunitense di storia urbana Lewis Mumford,
(“The City in History” – 1961) traendo spunto dagli studi sulle
città dell’antico Egitto, ritiene che le città siano state fondate
quali centri di potere regale o sacerdotale.
• Tale ulteriore ipotesi funziona nei limiti geostorici del ruolo
interpretato da tali centri urbani nel vicino Oriente
preindustriale; non certo, tuttavia, nell’ambito del successivo
sviluppo dei centri urbani ubicati nel mediterraneo orientale a
partire dal III° sec. a.C. la cui funzione commerciale
interregionale risulterà, invece, evidente.
L’Ipotesi “idraulica” dell’origine dei
primi nuclei urbani
• Prescindendo dal controverso problema delle modalità con le quali si
svilupparono i primi nuclei urbani, rimane essenziale verificare la loro
originaria localizzazione.
• L’ipotesi “idraulica” avanzata dagli studiosi di preistoria Gordon
Childe e Karl. A. Wittfogel viene basata sulla lettura dei dati
geostorici comunemente acquisiti:
Lo sviluppo ebbe inizio in quattro principali valli fluviali:
– Le terre comprese fra il Tigri e l’Eufrate;
– La valle del Nilo;
– Le valli dell’Indo e del Hwang Ho (Fiume Giallo).
• Secondo tale ipotesi i problemi ambientali posti dallo sviluppo
agricolo di grandi valli fluviali inondate stagionalmente avrebbero
potuto essere risolti solo mediante l’interazione collettiva di molte
comunità (mobilizzazione di notevole manodopera).
Posizioni Critiche
• L’ipotesi idraulica, analogamente a quella avanzata da Lewis
Mumford, risulta, tuttavia, limitata alla comparsa “precoce” dei
centri urbani in Mesopotamia e nell’antico Egitto, non
generalizzabile né assumibile a modello.
• Gli esiti di una ricerca eseguita dal geografo Paul Wheatley
nell’area della pianura della Cina settentrionale, con agricoltura
fondata sull’irrigazione, hanno rivelato come l’origine di forme
urbane nel secondo millennio a.C. fosse connessa a criteri
legati alla concezione simbolica dell’Universo, fenomeno
anteriore allo sviluppo dell’irrigazione su vasta scala e non
dipendente da esso.
• All’inizio dell’era cristiana, le aree del mondo più popolate
erano l’India (40%), la Cina (25%) e l’Impero Romano (35%).
• La popolazione mondiale complessiva si avvicinava, a quei
tempi ,ai 300 milioni di persone.
• Nelle aree alluvionali fertili si registrava una densità di ca. 1000
ab./kmq.
Il focolaio regionale europeo
•
L’esempio europeo prende le mosse dalla maggiore quantità di dati documentali
pervenutici.
•
Fra l’inizio dell’era cristiana ed il 1500 d.C. la pop. mondiale arrivò a ca. 500.000
ab. ubicati, prevalentemente, nell’area occupata dall’ex dell’impero romano e, in
particolare, in quella occidentale e centro-orientale.
•
Roma imperiale (200 d.C.) arrivò a contenere ca. 200.000 ab. secondo una
gerarchia urbana di stampo moderno.
•
Il crollo dell’impero produsse una riduzione della scala dell’organizzazione dal
livello subcontinentale a quello locale (rottura dei legami regionali ed urbani).
•
Nella fase altomedioevale, la lenta ripresa dei traffici commerciali determinò la
nascita di una sottile rete di piccole città ubicate in aree facilmente difendibili
(organizzazione degli insediamenti urbani in chiave difensiva -es. bastides
francesi- con nuclei generalmente poco numerosi).
•
Nella fase bassomedioevale l’Europa centro-orientale appare strutturata in una
salda rete di piccole città al cui vertice compaiono gerarchie regionali basate su
reti urbane (Lombardia, Catalogna) secondo due direttrici: espansione spaziale
tramite colonizzazione e fondazione di nuovi centri; crescita dei nuclei suburbani
attorno a Venezia e Genova in funzione dei traffici commerciali con l’Oriente.
L’EUROPA OLTREMARE
• Dalla conclusione dell’età medioevale fino al XX° sec.
la progressiva espansione urbana si articola secondo
logiche di occupazione spaziale oltreoceano tramite la
fondazione di tre tipi di insediamenti posti sui
margini dei continenti:
I^ FASE (insediamenti costieri)
– piccole stazioni commerciali costiere (XV°-XIX° Sec.)
(spagnoli, portogh. francesi, inglesi, oland. Occuparono i margini costieri
africani, del subcont. indiano e della Cina Merid. – beni al. di lusso);
– piantagioni tropicali e subtropicali (i primi insediamenti di
piantagioni stabili finalizzate alla coltivazione di caffè, cacao, canna da
zucc. su Madeira, Zanzibar);
– insediamenti di aziende agricole alle medie latitudini (famiglie
agricole di emigranti europei, anglofoni e francofoni nord-est USA, Aus. e
Nuova Zel.) (insediamenti in contrasto con quelli formatisi con le
piantagioni a causa della loro dipendenza dall’afflusso di europei – i
relativi prodotti agricoli erano destinati al mercato locale e non europeo).
Penetrazione continentale
II^ FASE
• La penetrazione europea nelle zone più interne dei continenti risulta
compresa fra l’inizio del XIX° sec. e la I^ guerra mondiale.
• Features: rapida industrializzazione, innovazione nei trasporti (ferrovie)
crescente emigrazione oltremare di europei, sfruttamento e commercio di
risorse extraeuropee.
• Impatti sulla distribuzione della popolazione: trasformazione delle
colonie poste alle medie lat. in centri urbani industriali, l’occupazione delle
pampas argentine, delle pianure del Murray, Darling e Canterbury in
Australia.
• Rapporti di causalità (feedbacks): ferrovie-riduzione costi di trasporto;
refrigerazione-conservazione della carne per lunghe spedizioni; recinzioni
con filo spinato-delimitazione fisica dei pascoli.
• Effetti contestuali: espansione dello Stato russo fino alle praterie
steppiche, incremento della domanda di prodotti delle piantagioni, della
emigrazione di extraeuropei (schiavi africani, indiani, cinesi), crescita dei
traffici commerciali fra i Paesi occidentali e l’Oriente (controllo politicomilitare di stampo coloniale)
La corsa all’oro
• La scoperta delle risorse aurifere fra la metà e la fine
del XIX° sec. – rapido incremento della popolazione
bianca e di colore nei realtivi siti.
• Caso Californiano: la corsa all’oro dei cercatori nel
1849
(fortyniners)
determinò
aumento
della
popolazione nei 12 anni ss. da 26.000 ab. a 400.000
ab.
• All’inizio del XX° sec. seguì la ricerca del petrolio nel
Medio Oriente –oggi non interessa l’espansione degli
insediamenti quanto le variazioni degli investimenti di
capitale (impianti di perforazione).
Ritiro politico
III^ Fase
Fra la fine del XIX° sec. e l’inizio del XX° i movimenti indipendentisti dei
paesi colonizzati affrancano le relative popolazioni dal giogo delle
potenze europee e determinano la fase di consolidamento delle
relative economie.
Il potere economico si sposta dal focolaio europeo a quello
nordamericano ed ex sovietico.
Distribuzione della popolazione: flussi migratori provenienti
dall’Europa diretti verso paesi posti alle medie lat. (USA), Australia ed
Argentina non vengono compensati da corrispondenti flussi di pop. di
colore.
L’Affrancamento dei paesi coloniali non ha escluso la presenza di
capitali e di strumenti economico-finanziari capaci di rendere tali
Paesi comunque dipendenti.
Ruolo economico-finanziario giocato da USA, Europa Occ. Giappone;
ora anche da Cina ed India.
Il caso U.S.A. (Ondate migratorie)
• L’occupazione spaziale degli europei in Nord America si verificò quale
fattore di parziale sostituzione di popolazioni indigene in cinque gruppi
regionali: foreste orientali (indiani della Florida), pianure (Sioux), costa
nordoccidentale, California, sudovest (Navajo).
• La pop. che rimpiazzò gli indiani d’America provenne dall’Europa e
dall’Africa e determinò la divisione degli Stati Uniti in varie regioni culturali
interpretabile nei termini di cinque ondate successive di emigrazione (dal
I° ins. inglese a Jamestown Virginia)
•
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1607-1700: inglesi, gallesi e numero limitato di schiavi africani;
1700-1775: incremento precedenti flussi migratori unitamente a tedeschi e scozzesi-irlandesi;
1820-1870: inglesi, irlandesi, olandesi e tedeschi, meno africani e inizio flussi di asiatici,
canadesi e latinoamericani;
1870-1920: “grande diluvio”, con migrazioni massicce da Europa orientale e meridionale
unitamente a scandinavi;
Dal 1920: riduzione dei flussi con costante aumento di quelli latinoamericani
Un elenco cronologico di tali ondate, a partire dai primissimi insediamenti, consente di tracciare
una descrizione geografica del mosaico regionale degli Stati Uniti.
• Il geografo culturale Wilbur Zelinsky (“The Cultural Geography of the
United States”- 1953) ha individuato cinque regioni: il New England, il
Midland, il Sud, il Middle West ed il West.
• In realtà, i confini di tali divisioni culturali diventano sempre meno netti a
causa dell’urbanizzazione, dello sviluppo dei mezzi di comunicazione di
massa e della mobilità geografica.
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P.Hagget 2004 Cap.02