14, 15 e16 dicembre 2002
La chiesa
di Sant’Anna
in Pisa
L
a Chiesa di Sant'Anna, annessa alla
Scuola Superiore Sant'Anna è stata
restaurata ottimamente con il contributo
della Fondazione Cassa di Risparmio di
Pisa.
Gli interventi di restauro, durati oltre
un anno, sono stati presentati nel corso
della cerimonia tenutasi il 17 aprile 2002
e con la celebrazione della S. Messa,
officiata l'8 luglio 2002 da S.E. mons.
Alessandro Plotti Arcivescovo di Pisa, la
Chiesa stessa è stata solennemente riaperta
al culto.
In occasione della cerimonia di apertura
dei corsi per l'anno accademico 2002/2003,
nei giorni 14, 15 e 16 dicembre 2002, la
Scuola Superiore Sant'Anna con la
collaborazione de Gli Amici dei Musei e
dei Monumenti Pisani apre alla
cittadinanza la Chiesa di Sant'Anna ove
sarà ospitato il gruppo ligneo raffigurante
l'Annunciazione attribuito a Lupo di
Francesco, attualmente conservato al
Museo Nazionale di San Matteo di Pisa,
gentilmente concesso per l'occasione dalla
Soprintendenza per i Beni APSAD per le
Province di Pisa, Livorno, Lucca e Massa
Carrara.
Chiesa di Sant'Anna
La Chiesa di Sant'Anna in Parlascio, fu costruita
nell’anno 1407, e consacrata il 2 giugno 1427, dall’Arcivescovo Giuliano Ricci.
Nel periodo 1741-47 furono rifatti sia la facciata che
l'interno ad opera di Francesco e Giuseppe Melani.
Gli altari laterali di marmo, opera di Andrea Vaccà di
Carrara, furono consacrati il 24 giugno del 1750 da
Monsignore Benedetto Gaetani patrizio pisano e
Vescovo di Colle. ……
Nel tabernacolo dietro l’altare maggiore si trovava una
immagine del Nazareno, di antica fattura, dalla croce
scolpita in legno a tutto rilievo, attualmente conservata
nel Museo dell'Opera del Duomo.
Tale crocefisso fu rinvenuto in Nazaret, sotto alcune
rovine della Chiesa dedicata alla Natività della Vergine,
dai guerrieri pisani, i quali, con somma venerazione,
lo tolsero e lo portarono poi, ricco tesoro, alla Patria.
Fu dai canonici donato nel 1600 alle monache del
Monastero di S. Anna. Gli stucchi che adornano le
pareti della Chiesa sono di Giovanni Frullani di Lugano
(1747). …..
Murato in basso, al lato sinistro della porta principale esiste un fronte di sarcofago strigilato, imitato
da motivi romanici. Con un bel distico, è ricordata dal
marito inconsolabile, Felice Romani, la morte di certa
Ginevra Lanfranchi, avvenuta nel MCCLXXXII."
Dall'opuscolo in stampa anastatica sulla "Chiesa di
Sant'Anna" di Fausto Fabiani, edizione Arti Grafiche
Mariotti Pacini, MCMXXVIII
Attualmente vi sono conservate le tele raffiguranti:
sulla parete a destra dell'Altare Maggiore:
"Educazione della Vergine", di Tommaso Tommasi,
anno 1747, collocata sul primo altare;
"S. Benedetto e S. Scolastica con angeli", di Tommaso
Tommasi, anno 1747, collocata sul secondo altare;
sulla parete a sinistra dell'Altare
Maggiore:
"S. Paolo nell'Aeropago", di Giuseppe
Grisoni, anno 1749, collocata sul primo
altare laterale;
"Santa Elisabetta" di Pittore ignoto,
anno 1747, collocata nella parte
centrale della parete;
"Natività" di Giuseppe Antonio Luchi,
anno 1751, collocata sul secondo altare;
Nella cantoria sopra la porta d'ingresso
è collocato l'Organo costruito da
Nicomede Agati e fratelli di Pistoia nel
1850 contrassegnato con il numero d'opera 363.
Sopra le manette dei registri è posta una targa con la
scritta: "Nell'anno 1832 Luigi Menocci incominciò il
servizio d'organista. Questo organo fatto fabbricare
dall'Ill.mo Operaio Cosimo Samminiatelli, suonò per
la prima volta il Giovedì Santo del 1850".
Sulla parete a sinistra della porta principale di ingresso
alla Chiesa è stata posta la targa in ottone riportante
la scritta:
"Chiesa di Sant'Anna. Lavori realizzati
grazie al contributo della Fondazione
Cassa di Risparmio di Pisa. 17 aprile
2002"
Sul fondo della Chiesa, ai lati dell'Altare
maggiore, si aprono due porte di accesso
alla Sacrestia, attualmente Aula Magna
Storica della Scuola.
Cenni storici sul Monastero
di Sant’ Anna
L'antico Monastero di Sant'Anna, oggi sede centrale
della Scuola Superiore di Studi Universitari e di
Perfezionamento Sant’Anna è sostanzialmente
costituito dall'unione di due diversi edifici monastici:
il trecentesco monastero benedettino femminile di
Sant'Anna e il quattrocentesco convento di San
Gerolamo dei Frati Gesuati, sorti ambedue su aree in
parte occupate anteriormente da abitazioni private.
La storia del Monastero di Sant’Anna, la porzione più
antica del complesso attuale, è assai simile a quelle di
altri monasteri, sorti tra il XIV e il XV secolo all'interno
della cinta muraria cittadina, per iniziativa di comunità
religiose costrette a trasferirvisi dalle loro originarie
sedi extra-urbane per mettersi al riparo dalle violenze
delle guerre.
La storia di questo edificio ha inizio con il parziale
adattamento a monastero di alcuni fabbricati più antichi
avvenuta, nel penultimo decennio del secolo XIV, per
iniziativa di una comunità monastica benedettina
femminile che aveva allora già più di tre secoli di vita
ed aveva avuto la propria residenza dal secolo XI
presso un monastero situato sulle pendici del Monte
Pisano nei pressi della pieve di Pugnano. Nel secolo
XIII, a causa delle continue scorrerie di armati che
avevano messo a ferro e fuoco tutto quel territorio,
devastando anche lo stesso monastero, la comunità si
spostò inizialmente nella località denominata Renaio,
nei pressi di S. Giusto in Cannicci, un sobborgo appena
fuori delle mura cittadine dalla parte di meridione e
successivamente in un edificio più ampio, già
monastero dei Frati Carmelitani, situato nella località
di San Concordio, nel sobborgo di Barbaricina. Ma
i tempi erano divenuti ancor più turbinosi: le campagne
e finanche le immediate adiacenze della città erano
percorse da bande di avventurieri che saccheggiavano
e distruggevano tutto ciò che potevano. Nemmeno le
comunità monastiche erano più sicure, specie quelle
femminili, che perciò furono costrette a cercare rifugio
entro le mura urbane, almeno nei momenti di pericolo,
rinunciando alla solitudine prescritta dalla Regola.
Fu proprio per questo motivo che la comunità di
Sant'Anna provvide ad acquistare alcune case, tra loro
adiacenti, situate entro le mura cittadine all'estremità
settentrionale di via di Borgo (attuale via Carducci),
in una zona allora periferica di Pisa. Ciò avvenne il
29 marzo 1374. I venditori furono Guido da Caprona
e Simone di Compagno.
Le case acquistate erano in una zona cittadina fitta di
chiese (S. Giusto al Parlascio, S. Simone, S. Torpé, S.
Caterina) e caratterizzata dalla presenza di edifici e
emergenze significativi come il “Palazzo” dei da
Caprona, il “Bagno di Nerone” e altri ruderi di edifici
di età romana cui erano legate memorie e leggende
cittadine.
Il Monastero di Sant'Anna si costituì con la successiva
donazione da parte di un benefattore, Betto Lanfranchi,
fratello della badessa dell'epoca, di alcune case adiacenti
all'originario complesso.
Cenni storici sulle origini del
Conservatorio di Sant'Anna
Per antichissima tradizione, uno dei compiti sociali
delle comunità monastiche femminili benedettine era
quello di curare l'educazione delle giovani. Anche la
comunità di Sant'Anna aveva in quest’ambito una
lunga tradizione. Un fatto nuovo e importante, che
merita di essere ricordato non solo perché significativo
di una nuova mentalità e di nuovi bisogni della società
cittadina, ma soprattutto perché ebbe poi un peso
decisivo nelle vicende successive della comunità di
Sant'Anna e dell'edificio, fu, nel 1656, l'istituzione,
presso questo monastero, di una scuola-convitto per
l'educazione delle giovani delle famiglie più influenti
e ricche della città. Questo pose la comunità benedettina
di Sant'Anna nella necessità di procurarsi nuovi spazi,
come infatti fece, nel 1669, acquistando sul lato sudest, prospiciente la via detta di S. Lorenzo alla Rivolta,
il convento e la chiesa di San Gerolamo, già appartenuti
all'ordine dei Frati Gesuati, che era stato abolito poco
tempo prima dal Papa Clemente IX. Il Monastero di
Sant'Anna, grazie alla scuola-convitto, vide crescere
nei decenni successivi la propria considerazione
nell'ambito cittadino. Questa circostanza poi fu in
qualche modo determinante nel
corso della seconda metà del '700,
all'epoca delle riforme leopoldine
e della soppressione degli Ordini
religiosi, quando anche la comunità benedettina di Sant'Anna
venne soppressa (1786). Infatti
quelle stesse monache, mutata
regola e abito, col nome di
“Signore della quiete” e poi di
“Oblate di S. Giuseppe”, continuarono a provvedere al funzionamento della scuola-convitto
istituita, per le giovani “di civile
condizione” dal granduca Leopoldo I, a Pisa (come a Firenze e
ad Arezzo) col nome di Conservatorio femminile, che ebbe una
propria dotazione costituita dai
beni dei soppressi monasteri cittadini di S. Martino,
S. Elisabetta e S. Giuseppe, ed occupò gli edifici del
soppresso monastero di Sant'Anna, i cui locali, sottoposti ad opportuni lavori di ristrutturazione e di adattamento, ricevettero allora sostanzialmente l'aspetto
attuale. Il Conservatorio femminile di Sant'Anna (come
gli altri Conservatori femminili) fu posto alle dipendenze della Segreteria del Regio Diritto, da cui passò
poi alle dipendenze del Ministero degli Affari Eccle-
siastici e, dopo la costituzione del
Regno d'Italia, del Ministero di
Grazia e Giustizia e poi del Ministero della Pubblica Istruzione.
Nel Conservatorio femminile di
Sant'Anna fu "rinchiusa" dai
genitori, intorno al 1821, la giovane
Emilia Viviani appassionatamente
amata da P.B. Shelley che le dedicò
il delicato canto d'amore
Epipsychidion.
annessa in quello stesso periodo
una scuola pubblica cui ebbero
accesso le giovani esterne al Conservatorio: fu la Scuola Normale
Femminile divenuta poi Istituto
Magistrale. Il Conservatorio divenne nel frattempo Pensionato
universitario femminile, aggiungendosi così agli altri Collegi universitari (maschili)
di più antica istituzione come il Collegio Ferdinando,
fondato dal granduca Ferdinando 1 de' Medici nel
1593 o il Collegio Puteano, fondato dall'arcivescovo
Carlo Antonio Dal Pozzo nel 1604, per accogliere
studenti delle Facoltà di Medicina, Giurisprudenza e
Filosofia.
Cenni storici sulle origini della Scuola
Superiore Sant'Anna
Proseguendo nella tradizione dei Collegi universitari
nel 1931 fu istituito il Collegio “Mussolini” di Scienze
corporative, annesso alla Scuola di perfezionamento
in Studi corporativi, alle dipendenze della Scuola
Normale Superiore, e nel 1932 il Collegio Nazionale
Medico, annesso, pure, alla Scuola Normale Superiore.
Nel 1951, poi, venne istituita una Scuola-collegio
Antonio Pacinotti per le scienze applicate per gli
studenti delle Facoltà di Agraria, Economia e
Commercio, Ingegneria “e altre eventuali”. Tutti questi
Collegi e Scuole, con Legge del 7 marzo 1967 n. 117,
vennero unificati e costituirono la Scuola Superiore
di Studi Universitari di Perfezionamento con sede nei
locali già occupati dall'Istituto Magistrale (trasferitosi
nel frattempo in altra sede) di cui prese effettivo
possesso tra il 1975 e il 1979. Nel 1987, con Legge
14 febbraio 1987 n. 41, anche il Conservatorio
Femminile S. Anna confluì nella Scuola Superiore di
Studi Universitari e di Perfezionamento, che ebbe da
quel momento pieno riconoscimento come istituzione
universitaria autonoma a statuto speciale ed occupò
in toto i locali dell'antico Monastero benedettino di
Sant'Anna assumendo la denominazione di Scuola
Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento
Sant'Anna.
Il gruppo ligneo dell'Annunciazione, attribuito a Lupo di Francesco, appartenente al Conservatorio di Sant'Anna,
venne depositato presso l'allora Museo Civico di Pisa, oggi Museo Nazionale di San Matteo, nell'anno 1926.
Estratto da:
ARMONIE E VARIAZIONI NELLA TAGLIA DI LUPO DI FRANCESCO
di Mariagiulia Burresi, Antonino Caleca,
In:
Sacre Passioni. Scultura lignea a Pisa dal XII
al XV secolo, catalogo della mostra a cura di
Mariagiulia Burresi, Pisa, 2000 pp. 109 e segg.
All’inizio del Trecento con il ritorno definitivo di
Giovanni Pisano a Pisa inizia un fecondo periodo di
attività artistica; la taglia dell’Opera del Duomo diventa
un centro di formazione, o comunque di riferimento
per numerosi più giovani scultori.
Tra le sculture lignee conservate a Pisa alcune sono
riferibili ad artisti di questo ambiente.
Forse il caso più rilevante qualitativamente è costituito
dal gruppo dell’Annunciazione, conservato al Museo
di San Matteo di Pisa (nn. 4926 e 4927) e proveniente
dal Conservatorio di Sant’Anna. Le due figure, ben
conservate salvo la perdita delle braccia della Madonna,
sono certamente pertinenti ad un gruppo di sculture
attribuibile alla taglia di Lupo di Francesco. Questo
maestro, attivo nella taglia del duomo già nel 1299,
ne diventa capo nel 1315, dopo la fuga di Tino di
Camaino, e presumibilmente ne resta responsabile fino
alla morte. A lui quindi per via indiziaria erano stati
da tempo riferiti molti importanti lavori di scultura
realizzati in Pisa dal secondo al quarto decennio del
secolo. A lui si era pensato anche come all’autore della
tomba di Santa Eulalia a Barcellona realizzata entro
il 1339. Recentemente un documento rinvenuto a
Barcellona ha confermato la paternità di Lupo per il
complesso barcellonese, quindi ha confermato la
ricostruzione del corpus dell’artista fatta per via
indiziaria.
Si possono ragionevolmente attribuire a Lupo, oltre
alla tomba barcellonese, in Pisa il tabernacolo sopra
una delle porte del Camposanto, il pulpito di San
Michele in Borgo e il tabernacolo sovrastante l’ingresso
della stessa chiesa, un progetto di ampliamento della
Chiesa della Spina e una parte delle sculture che
decorano la chiesa all’esterno, nonché il complesso
sepolcrale dei conti della Gherardesca già in San
Francesco e ora diviso tra il Camposanto e il Museo
di San Matteo.
Anche il padre di Lupo, chiamato nei documenti Cecco
di Lupo, era scultore e lavorava con lui nella taglia di
Giovanni nel 1299, e scultori erano anche tre figli di
Lupo, di nome Cecco, Asinello e Gherardo, attestati
in vari cantieri insieme al padre. Cecco (figlio) risulta
anche presente da solo nel cantiere del duomo di Lucca
nel 1334.
L’esistenza di questa tradizione familiare giustifica
forse il fatto che nelle opere attribuite a Lupo si rintracci
la presenza di più mani identificabili più che per
diversità di cultura, per differenza di qualità e di
modalità operative.
L’Annunciazione lignea di cui si tratta è stata in
particolare avvicinata a un altro complesso scultoreo
riferito talvolta all’attività di Lupo e cioè le protomi
in base d’arco della facciata del Camposanto, dove
tuttavia sono rintracciabili presenze diverse anche
notevolmente per qualità.
Questo gruppo è poi stato anche più strettamente
collegato alle testine in base d’arco della galleria esterna
della chiesa della Spina di Pisa e a quelle riferite a
Cecco di Lupo figlio, nella galleria dell’abside del
duomo di Lucca.
Infatti le due statue si connotano per proporzioni
allungatissime sia nei corpi che nei volti. In esse
soluzioni giovannesche basate sul rapporto armonico
tra figure in colloquio e sulla rispondenza tra gli
atteggiamenti vengono rilette in chiave di elegante
contrappunto puramente formale.
In realtà nelle più antiche e più celebrate tra le teste di
Camposanto, il modulo allungatissimo è impiegato con
un’incisiva espressività che è assolutamente estranea
all’Annunciazione in esame.
D’altra parte è anche vero che elementi morfologici
legano ad esempio la testa dell’Angelo soprattutto a
quelle protomi meno incise e cronologicamente più
tarde della parte più occidentale della facciata del
Camposanto. Il modo con cui viene risolta la dolcezza
degli atteggiamenti nelle teste dell’Annunciazione
lignea si ritrova peraltro nelle citate protomi della
Spina.
La relazione del gruppo in esame con la taglia di Lupo
sembrerebbe perciò da tali osservazioni confermabile,
anche se non possiamo essere certi che l’esecutore,
certamente unico, delle due statue lignee sia Lupo in
persona. Una datazione plausibile per il gruppo ligneo
potrebbe perciò essere posta tra secondo e terzo
decennio del Trecento.
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