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unitario di cui, forse, nella fase in cui il
Paese sta attraversando, ci sarebbe ancora
bisogno.
In conclusione, infatti, a mio avviso,
questo è uno dei pochi lavori positivi che
abbiamo prodotto in questa legislatura e
appunto da domani, secondo noi, dovrebbe
essere operativo. Tuttavia è facilmente
comprensibile che questo provvedimento
rischia di diventare un buon libro o un
pezzo di carta. C’è infatti un problema
preliminare, rispetto al quale credo tutti
noi dobbiamo essere preoccupati. Se io
penso alla situazione economico-finanziaria ed al rischio di un suo precipitare,
vedo una distanza lunare tra le buone
intenzioni di questo provvedimento ed il
rischio di declino, che invece esiste nel
nostro Paese.
Credo che si dovrebbe prendere atto che
oggi c’è bisogno di uno sforzo, rispetto al
quale la maggioranza ed anche il Governo
attuali non sono sufficienti (Applausi dei
deputati del gruppo Partito Democratico).
cesco Testa, Paolo Russo, Bossa, Palagiano,
Muro, Iannaccone, Pisicchio, Commercio
ed altri n. 1-00725, concernente iniziative
in relazione all’annunciato piano industriale di Alenia Aeronautica Spa, con
particolare riferimento alle prevedibili ricadute sull’economia del Mezzogiorno
(vedi l’allegato A – Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione
delle mozioni è pubblicato in calce al
vigente calendario dei lavori dell’Assemblea (vedi calendario).
Avverto che sono state, altresì, presentate le mozioni Di Pietro ed altri n. 100748 e Lulli ed altri n. 1-00749 che,
vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all’ordine del giorno,
verranno svolte congiuntamente (vedi l’allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in
distribuzione.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti
a parlare e pertanto dichiaro chiusa la
discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l’onorevole Nunzio
Francesco Testa, che illustrerà anche la
sua mozione n. 1-00725. Ne ha facoltà.
(Repliche del relatore e del Governo
– A.C. 98-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo
rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad
altra seduta.
Discussione della mozione Nunzio Francesco Testa, Paolo Russo, Bossa, Palagiano, Muro, Iannaccone, Pisicchio,
Commercio ed altri n. 1-00725 concernente iniziative in relazione all’annunciato piano industriale di Alenia Aeronautica Spa, con particolare riferimento alle prevedibili ricadute sull’economia del Mezzogiorno (ore 17,25).
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca
la discussione della mozione Nunzio Fran-
(Discussione sulle linee generali)
NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor
Presidente, l’Alenia Aeronautica Spa, facente parte della holding italiana Finmeccanica, è un’azienda che vanta una leadership mondiale quanto alla progettazione, alla realizzazione, alla certificazione
e anche al supporto di velivoli di impiego
sia civile che militare. Vale la pena ricordare che l’Alenia ha dodici stabilimenti
(compresi quelli delle società controllate e
precisamente Alenia Aeronavali, Alenia
Aermacchi, Alenia Composite, Alenia Improvement e Alenia SIA), dislocati in cinque regioni d’Italia ed organizzati – questo è importante ed è il punto della
mozione in esame – secondo lo schema
dei centri di eccellenza. Essi impiegano
una forza lavoro complessiva di circa
13.907 persone, il 40 per cento delle quali
ingegneri e tecnici altamente qualificati.
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La filiera aeronautica e spaziale è fortemente radicata soprattutto nell’area meridionale del Paese: basti pensare che solo
nell’area metropolitana di Napoli, uno dei
suoi quattro poli di eccellenza, impiega,
nei soli quattro stabilimenti di Pomigliano
d’Arco, Capodichino, Casoria e Nola, oltre
5.000 persone, mentre più di mille lavoratori sono impiegati nella provincia di
Foggia e circa 850 a Grottaglie (Taranto).
Sono numeri importanti e ad essi fanno
seguito quelli dell’indotto che in genere
rappresenta il 50 per cento, invece, in
questo caso, il rapporto occupazionale,
legato agli impianti industriali dell’Alenia,
è pari a quasi il 100 per cento.
Proprio in ragione dell’evidente incidenza di questa attività sul tessuto economico del Mezzogiorno, nel mese di luglio del 2009 la Banca europea per gli
investimenti ha accordato un prestito di
500 milioni di euro al gruppo Finmeccanica e, in particolare, all’Alenia Aeronautica allo scopo di supportare il ruolo
industriale di Finmeccanica nelle regioni
meridionali.
Detto finanziamento, come spiegato
dalla Banca europea per gli investimenti, è
stato concesso sulla base di due criteri: il
finanziamento di attività di ricerca e sviluppo e la destinazione di risorse all’ampliamento dei siti produttivi localizzati in
Campania, in particolare a Pomigliano
d’Arco ma anche a Nola, Capodichino
Casoria, ed in Puglia a Foggia e Grottaglie.
Si tratta delle regioni italiane entrambe
comprese nella zona di convergenza secondo i parametri comunitari.
Detto ciò, contrariamente a quanto ci si
sarebbe aspettato e a quanto sarebbe stato
giusto fare, l’azienda ha annunciato un
piano industriale che invece penalizza decisamente i siti delle regioni meridionali a
vantaggio degli insediamenti nelle regioni
del Nord. Tra l’altro, è stato avviato il
processo di fusione tra Alenia Aeronautica
Spa (la controllante) e la controllata Alenia Aermacchi Spa. In realtà nulla di
strano, se solo si riuscisse a comprendere
la logica aziendale secondo la quale la più
piccola, la società controllata, l’Alenia Aermacchi Spa, peraltro meno nota e con
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minori prospettive industriali, debba guidare il processo di fusione rispetto alla
capofila Alenia Aeronautica. Addirittura è
stato previsto lo spostamento della storica
sede legale di Alenia da Pomigliano d’Arco
(Napoli) a Venegono (Varese) con la conseguente perdita per la regione Campania
di un importante centro decisionale e la
refusione di un consistente gettito di imposte.
Alla luce di quanto sinora accaduto è
chiaro che l’annunciato piano industriale,
più che a precise logiche industriali, risponde a precise indicazioni politiche, ed
è ancora più evidente come tali indicazioni
politiche siano non solo in pieno contrasto
con i grandi proclami del Governo sullo
sviluppo del Mezzogiorno, ma siano anche
adottate in un momento in cui la crisi
economica, che ha colpito in misura significativa la produzione, i consumi, e le
attività delle imprese meridionali, sta facendo crescere, ancora di più, come sottolineato dallo Svimez, il divario tra le due
aree del Paese.
Ecco perché vorremmo che con questa
mozione si impegnasse formalmente il Governo: anzitutto, ad intervenire per evitare
un ingiustificato depauperamento delle capacità progettuali e produttive della già
precaria economia meridionale; ad adottare le iniziative di competenza affinché la
più grande holding industriale e finanziaria pubblica non solo non sottragga alle
regioni meridionali i centri decisionali e
produttivi ma, anzi, predisponga ed illustri
un preciso e cospicuo piano di investimenti per questo Mezzogiorno d’Italia,
depresso ma con grandi potenzialità. Si
invita inoltre il Governo ad adottare le
opportune iniziative perché si proceda ad
una revisione del piano industriale annunciato che, se così realizzato, comporterebbe un’evidentissima contraddizione rispetto all’annunciato e tanto pubblicizzato
piano per il Sud, che è un caposaldo del
programma di Governo. E soprattutto
chiediamo che il Governo assuma l’impegno di fornire precise indicazioni su quali
siano le reali intenzioni in tema di politiche industriali e di sviluppo del Paese,
con riferimento in particolar modo alle
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regioni meridionali in cui si concentra un
terzo della popolazione, un quarto del
prodotto interno lordo dell’Italia, e dove
sono racchiuse le vere potenzialità di crescita del Paese, e anche di azione della
politica economica per lo sviluppo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Palagiano, che illustrerà la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00748, di cui
è cofirmatario. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, il tema è il medesimo cioè riguarda
l’Alenia, in particolare il trasferimento al
Nord, della perdita di lavoro al Sud sempre più martoriato. Ricordo che l’Alenia
Aeronautica,
società
controllata
da
Finmeccanica, è la maggiore realtà industriale italiana in campo aeronautico, ed è
tra i più avanzati complessi mondiali sempre del settore aeronautico. È davvero un
fiore all’occhiello dell’industria aeronautica. La società è impegnata nella progettazione, nella realizzazione, nella trasformazione e assistenza di una vasta gamma
di velivoli e sistemi aeronautici sia civili
che militari, in gran parte nell’ambito di
collaborazioni con le importanti industrie
mondiali del settore.
Sostanzialmente l’Alenia forma una serie di componenti, gran parte dei componenti di velivoli che spesso vengono assemblati altrove ma è effettivamente il
cuore di certi velivoli – ripeto – sia civili
che militari. Ricordiamo che la sola Alenia
aeronautica, senza contare le società controllate, occupa oggi oltre novemila persone ed è organizzata in diverse aree di
interesse: velivoli da combattimento, velivoli da trasporto militare, velivoli per
missioni speciali, aerostrutture e velivoli
civili, nonché trasformazione e revisione di
velivoli.
L’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, dopo aver dichiarato l’intenzione di svendere agli stranieri
Ansaldo Breda e Ansaldo STS, e aver
paventato di abbandonare il settore civile,
mettendo quindi in pericolo anche Ansaldo energia, ha varato nell’ambito dell’aerospazio un piano di riorganizzazione
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che prevede mille 200 esuberi, cioè circa il
10 per cento dell’organico, oltre alla cassa
integrazione per altri mille lavoratori e lo
spostamento della direzione strategica e
legale dalla Campania alla provincia di
Varese.
Da troppo tempo si sta assistendo a
ripetute promesse da parte del Governo di
volersi attivare per garantire gli stabilimenti campani e del Centro-Sud, ma ancora una volta non si va oltre alle buone
intenzioni, alle dichiarazioni e alle promesse vane. La crisi che stiamo attraversando è drammatica e la stanno pagando
sulla loro pelle soprattutto i lavoratori di
questo Paese, che ogni giorno lottano per
mantenere il posto di lavoro, ma ancora
una volta, in questa lotta per la sopravvivenza, a pagarne più pesantemente le
conseguenze saranno i lavoratori del Sud
Italia. A questa crisi la dirigenza dell’Alenia risponde con un piano industriale che
vuole chiudere gli stabilimenti di Casoria,
di Venezia e di Roma. Si vuol far pagare
il conto ai lavoratori dell’Alenia di Casoria,
dell’Alenia di Pomigliano, dell’Alenia di
Roma. Solo a Casoria ci sono 465 lavoratori. Che fine faranno questi operai ? La
netta contrarietà alla cancellazione del
sito di Casoria nasce anche dal fatto –
come sottolineato dalle stesse organizzazioni sindacali – che il sito campano,
proprio in funzione delle sue specificità
produttive, rappresenta un punto nevralgico nel sistema dell’alimentazione per il
resto dell’azienda, e senza il proprio supporto si darebbe la stura incondizionata
all’esternalizzazione di parte focale della
produzione dei velivoli civili.
Appare chiaro come l’amministratore
delegato di Finmeccanica, con la decisione
di spostare la « testa dell’azienda », che
rappresenta uno dei settori di eccellenza
per quantità e qualità dell’apparato industriale napoletano, campano e nazionale,
da Pomigliano d’Arco alla provincia di
Varese, confermi un preoccupante segnale
di una volontà di trasferire progressivamente funzioni e attività dagli stabilimenti
e dagli uffici meridionali al nord del Paese.
Ad accompagnare queste misure ci sarà
un piano di esternalizzazione che riguar-
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derà logistica e magazzini, servizi di guardia e servizi amministrativi, per un totale
di altri 500 lavoratori. Alenia Aermacchi
sarà il nuovo soggetto che nascerà dalla
fusione con chiusure drammatiche di importanti realtà del Mezzogiorno.
In pratica, il piano industriale dell’Alenia aeronautica Spa penalizzerà in maniera inaccettabile le proprie strutture
operative localizzate al Meridione per favorire di fatto le sedi del nord. Una scelta
sciagurata che non fa altro che acuire
inevitabilmente il divario tra nord e sud e
scaricare il peso maggiore di questo sedicente piano industriale sull’area del Paese
più debole e su quella già colpita pesantemente più di altre da una crisi occupazionale gravissima.
Gli ultimi dati ISTAT sull’occupazione,
infatti, hanno evidenziato come il gap
nord-sud stia continuando a crescere e che
l’ultima impennata della disoccupazione
stia colpendo soprattutto le aree più povere del Paese, con effetti dirompenti sul
territorio campano, ivi compresa l’area di
Casoria, nonché sullo stesso territorio laziale, alla faccia del fin troppo sbandierato
Piano sud del Governo, tanto atteso
quanto ancora inesistente, un ennesimo
spot elettorale.
Solo due giorni fa, ancora una volta un
migliaio di lavoratori ha partecipato a
Pomigliano d’Arco ad un corteo per protestare contro il piano industriale dell’Alenia che prevede la chiusura dello stabilimento di Casoria e il trasferimento della
sede legale in provincia di Varese. Alla
manifestazione hanno partecipato i lavoratori di Pomigliano d’Arco, di Casoria,
Nola e Capodichino; un migliaio gli esuberi in Italia, 500 quelli in Campania, con
i lavoratori che lottano affinché la prossima vertenza del 3 novembre a Roma
porti l’Alenia a modificare il suo piano, ad
evitare che non vengano date a terzisti le
lavorazioni aeronautiche e a fare in modo
che non si disperdano le capacità dell’area
napoletana e, soprattutto, che non si arrivi
alla chiusura dello stabilimento di Casoria.
Già i primi di ottobre, contemporaneamente alla manifestazione svoltasi in Campania, anche nella città di Roma erano
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scesi in piazza 130 dipendenti tra tecnici
e impiegati, ma anche quadri e dirigenti
apicali, per protestare con forza contro il
previsto trasferimento della sede romana
dell’Alenia nelle sedi di Venegono e Torino
Caselle. La stessa assemblea capitolina, il
3 ottobre scorso, ha approvato due mozioni identiche, una della maggioranza e
l’altra dell’opposizione, con le quali si
chiedeva di non trasferire la sede nazionale dell’Alenia in contrasto, quindi, con il
piano industriale presentato dall’azienda.
In tutto questo scenario appare grave e
preoccupante che il Governo si stia principalmente limitando ad assistere ad una
situazione che, con tutta evidenza, rischia
di pregiudicare in modo irreversibile la
condizione occupazionale di centinaia e
centinaia di lavoratori. È indispensabile
che il Governo si attivi con fermezza
affinché, nella riorganizzazione del gruppo
Alenia, non vi sia alcuno spazio per il
trasferimento del centro decisionale, della
sede legale del gruppo e delle attività
produttive dalla Campania verso il nord
del Paese. L’unico risultato di questa nefasta operazione sarebbe solo quello dell’aumento dei costi generali, l’acuirsi delle
già gravi difficoltà socio-economiche ed
occupazionali della regione Campania e
del Mezzogiorno ed una deresponsabilizzazione della Finmeccanica rispetto al futuro del settore aerospaziale in Italia.
Al gruppo Alenia deve essere assicurata
la centralità delle attività produttive ed
occupazionali nei territori della Campania
e del Lazio e il Governo deve porre in
essere ogni atto di sua competenza per
ostacolare ogni iniziativa dell’amministratore delegato di Finmeccanica tesa a svendere il patrimonio industriale e professionale specialistico del nostro Paese. Bisogna, quindi – e lo facciamo con questa
mozione –, dare immediatamente una risposta efficace, non solo ai lavoratori di
Alenia, ma a tutti i lavoratori e le lavoratrici che in Italia oggi soffrono ed hanno
paura perché stanno perdendo il posto di
lavoro e vedono a rischio il loro futuro e
quello delle loro famiglie.
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PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Viola, che illustrerà anche la
mozione Lulli ed altri n. 1-00749, di cui è
cofirmatario. Ne ha facoltà.
RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor
Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la vicenda Alenia che affrontiamo oggi per merito di queste tre mozioni rappresenta in maniera emblematica
la drammatica situazione nella quale versa
il Paese.
Le modalità con le quali il gruppo
controllato da Finmeccanica affronta la
crisi che ci accompagna da molto tempo
segna, infatti, in maniera inequivocabile il
fallimento di ogni politica industriale,
forse sarebbe meglio dire l’assenza di ogni
politica industriale da parte del Governo.
Cercheremo di documentare quanto
andiamo dicendo, ma nel contempo vorremmo, assieme al Parlamento, tentare di
indicare una strada o un percorso che
offra al sistema produttivo italiano una
risposta equilibrata per uno dei settori
strategici nei quali l’innovazione tecnologica e lo sviluppo di nuovi e più avanzati
sistemi di gestione aziendale può rappresentare non solo un’occasione di occupazione al riparo dalle ricorrenti crisi dei
mercati, ma anche una delle possibili
risposte di rilancio del Paese alla sfida che
il mondo globalizzato pone ai sistemi economici più strutturati. Può quindi l’Italia,
con una delle sue produzioni avanzate,
reggere in questo contesto ? Può un centro
di eccellenza che in questi anni ha sviluppato la produzione di velivoli, aerei ed
elicotteri per uso civile e militare, apprezzati in tutto il mondo, continuare ad
essere un motore di ricerca, di lavoro
innovativo e competitivo, in grado di reggere le punte più difficili e aspre della
competizione mondiale ? Noi pensiamo di
sì, a patto che le scelte aziendali non siano
dettate solo da logiche di politica territoriale, ma legate alle professionalità, alla
capacità di sviluppare il know-how acquisito nel tempo dai diversi siti di produzione sparsi per l’Italia e che questi non
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vengano ridotti a merce di scambio secondo criteri che nulla hanno a che vedere
con la politica industriale.
Noi, quindi, con questa mozione, vorremmo dare risposte a queste domande, a
partire dal piano di riorganizzazione di
Alenia che – lo vogliamo dire subito – non
ci convince per niente. Chi mi ha preceduto ha già citato l’importanza di Alenia,
del suo sistema produttivo e della sua
organizzazione nel sistema industriale italiano. Alenia però oggi evidenzia pesanti
difficoltà, sia di prodotto sia di redditività.
I velivoli proprietari, con i vari nomi che
hanno, non stanno dando i risultati sperati. L’unico che si salva è l’ATR che, con
la versione 600, è il primo velivolo turboprop come vendite al mondo, ma è in
consorzio con i francesi. Vi sono problemi
di efficienza e di efficacia, diffusi nell’ingegneria, problemi di costi elevati nei
fornitori che valgono, nei prodotti Alenia,
dal 70 all’80 per cento del costo complessivo del prodotto, bassa capacità di autofinanziamento. Sono venuti a mancare e
mancheranno investimenti e sostegni pubblici allo sviluppo. L’unica fonte di sostegno nazionale era la legge n. 808 del 1985,
che finanziava la ricerca e lo sviluppo
industriale italiano, e non più finanziata.
La redditività è vicina allo zero.
Il 16 settembre 2011 e nei successivi
incontri l’amministratore delegato di Alenia aeronautica ha illustrato alle organizzazioni sindacali il piano di riorganizzazione e ristrutturazione del gruppo.
L’azienda ha delineato le linee strategiche
per il periodo 2012-2020, con volumi di
investimento previsti pari a 3 miliardi di
euro, di cui 2 miliardi sul settore civile e
un miliardo sul settore militare, in aggiunta ai 168 milioni di euro per la
riorganizzazione dei siti. Di questi, per il
sito di Tessera, Venezia, sono previsti solo
20 milioni di euro, quindi niente.
Il piano prevede la specializzazione e lo
sviluppo dell’attività in due grandi aree del
Paese: a nord il settore militare (Torino
Cameri e Venegono), al sud il settore civile
(Pomigliano d’Arco, Nola, Capodichino,
Foggia e Grottaglie), con l’obiettivo di
valorizzare le produzioni di velivoli di
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proprietà e rafforzare le competenze di
produttore e integratore del prodotto finito.
Vi sono specifici interventi sia sul settore militare sia su quello civile. Per
perseguire gli obiettivi l’azienda ha presentato una riorganizzazione che prevede
di strutturare a Torino la sede operativa
del settore militare, negli stabilimenti di
Caselle e Cameri per l’assemblaggio finale
e le prove a terra e in volo dei velivoli
difesa. La sede legale della nuova società,
che si chiamerà Alenia Aermacchi, avrà
sede a Venegono, dove avverrà la produzione di velivoli completi per l’addestramento basico, intermedio, avanzato, da
completare con capacità di addestramento
in aula su simulatori presso le basi. A
Capodichino verranno costruiti aerei da
trasporto militare e derivati oltre a vedere
la presenza della linea di volo del nuovo
aereo civile regionale Superjet, da 130
posti, unitamente all’insediamento della
sede operativa della progettazione, sviluppo, prototipo, assemblaggio degli aerei
civili e dei sottoassiemi dei veicoli commerciali civili. Nola sarà la sede per la
produzione lamiere e meccanica. A Grottaglie, Foggia, Pomigliano saranno sviluppate le parti in compositi per la produzione di strutture aperte e chiuse. Venezia
dovrebbe diventare la sede di montaggio
degli interiors SuperJet100.
Le soluzioni sopra prospettate avrebbero pesanti effetti sul piano occupazionale: 1200 lavoratori eccedenti sul gruppo,
il 10 per cento del totale attualmente; la
terziarizzazione di 500 lavoratori occupati
nei magazzini e nella logistica, nell’amministrazione e nella guardiania; il ricorso
alla cassa integrazione per mille lavoratori.
In particolare, con riferimento ai siti, si
prevede la chiusura dello stabilimento di
Casoria e il trasferimento del 50 per cento
delle attività a Nola e la ricollocazione dei
lavoratori nell’area campana; la chiusura
della sede di Roma, con il trasferimento di
attività e lavoratori a Torino e a Pomigliano d’Arco; la chiusura dello stabili-
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mento di Tessera e il trasferimento delle
attività di revisione e trasformazione in
Campania.
La logica che sta sotto a questa riorganizzazione è solamente territoriale e
politica. A nessuno sfugge la delicatezza
del momento: la crisi attanaglia il Paese e
spinge ogni territorio a fare lobby, ma la
guerra su base territoriale corre il rischio
di lacerare e dividere il Paese, senza
peraltro offrire soluzioni industriali adeguate. I dati del piano industriale, d’altro
canto, sono lì a testimoniare questa scelta.
Il progetto di Alenia sopra ricordato,
infatti, ha le seguenti ricadute. In primo
luogo, chiusura del sito di corso Marche a
Torino e concentrazione a Caselle delle
attività. Restano, però, occupazione e attività nel territorio. In secondo luogo,
chiusura del sito di Casoria e concentrazione a Nola. Anche qui, restano attività e
occupazione nel territorio. In terzo luogo,
chiusura del sito di Roma e spostamento
delle attività e dei lavoratori a Pomigliano
d’Arco e a Torino. Infine, spostamento
delle attività di Tessera a Capodichino e,
quindi, sostanziale dismissione di tutte le
attività di Alenia a Tessera. Venezia è
l’unica a perdere tutto: occupazione e
lavoro. In sostanza, vengono trasferiti i
centri decisionali aziendali e mantenuta
una parte consistente della produzione nel
nordovest del Paese. Il grosso della produzione resta nel Sud Italia, trasferendo
qui la produzione del Nordest.
Il piano sociale l’abbiamo visto, è pesante ed impattante e, soprattutto, è sull’area del nordest del Paese, a Tessera, che
si concentra la pesantezza dell’intervento.
Infatti, si potrebbe rispondere che vi è
l’intervento sul Superjet, ma vediamo cosa
è. Ad oggi, di questo aereo sono stati
venduti solo 15 aerei ad una compagnia
messicana; l’aereo è prodotto in Russia e
i russi sono i primi che costruiscono, ma
costruiscono solo per loro; a Tessera si
farà solo l’allestimento degli aerei; il primo
arriverà solo nella seconda metà del prossimo anno.
Per tenere in vita quest’attività servirebbero almeno 15 aerei all’anno e, ad
oggi, questi ordini non vi sono. Se per-
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mane questa condizione, sarà difficile dare
lavoro anche agli attuali dipendenti Superjet. Quindi, qui vi è il vero e proprio salto
dal punto di vista produttivo. Nel territorio veneziano, resta solo Augusta Westland, che ha ordini solo per 200 elicotteri, già pianificati nel tempo, con la
produzione di circa 20 elicotteri l’anno.
Ma Venezia ha già subito depauperamenti
importanti in questo quadro.
Quindi dove interveniamo ? In provincia di Venezia, a seguito della crisi, sappiamo che sono migliaia i posti di lavoro
in discussione. Vorrei citare solo alcuni
nomi: Vinyls, Alcoa, raffineria di Porto
Marghera, Dexion, Bpt, Speedline, linificio
del Gruppo Marzotto, e ancora, sullo
sfondo, Fincantieri ed Aprilia sono solo i
nomi di un lungo elenco drammatico di
crisi aziendali che stanno investendo migliaia e migliaia di posti di lavoro.
Alenia va ad inserirsi in questo contesto, con il rischio che altri 400 lavoratori
siano licenziati ed espulsi dalla fabbrica;
ciò si aggiunge al ridimensionamento industriale dello stesso sito determinato dall’uscita dal mercato delle trasformazioni
aeronautiche, con saldo occupazionale negativo, già oggi, di oltre 600 lavoratori,
frutto anche di accordi aziendali e di
riorganizzazioni fatti dall’azienda in accordo con i sindacati, proprio perché, nel
2008, nel 2009 e nel 2010 si era tentato di
rivedere le produzioni di questo settore, di
quest’azienda.
È evidente, dunque, che quest’azienda,
che ha una storia importante nel territorio
veneziano, che nasce all’inizio degli anni
Quaranta, in pieno clima di guerra, ha
sviluppato e prodotto molta ricchezza sul
territorio e ha garantito produzioni di
importanza fondamentale. Ecco perché
oggi non si può accettare supinamente che
quest’azienda decida di spostare le proprie
attività in altre parti dell’Italia senza che
ciò sia concertato con il territorio in una
situazione di gravissima crisi.
Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo:
non vogliamo che si inneschino conflitti
territoriali. Aver deciso in base a criteri
territoriali ha danneggiato una regione del
Nord a vantaggio di altre regioni, sempre
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del Nord. Lo chiedo alla Lega, che è parte
importante di questo Governo: ma dove
eravate ? Cosa stavate facendo ? Perché,
anziché decidere su logiche industriali, si
è deciso solo con questi criteri ?
Non crediamo a questo meccanismo,
pensiamo invece che scelte strategiche di
questo tipo debbano tenere conto della
professionalità e delle competenze sviluppate dai siti produttivi nel tempo, permettendo alle persone che le hanno garantite
di vedere riconosciuto il loro lavoro a
vantaggio di una azienda italiana leader
nel suo settore e in grado, oggi, su adeguate scelte industriali, di avere prospettive.
Domani mattina l’azienda incontra le
organizzazioni sindacali: non è pensabile
che, viste le considerazioni che abbiamo
esposto in questo intervento, il Governo
non intervenga con decisione in questa
vicenda. Ci sono ampi margini per rivedere il piano industriale presentato senza
che per questo si possa essere accusati di
mera rivendicazione territoriale; lo facciamo dicendo che vanno garantite le
produzioni anche nel sud del nostro Paese,
proprio per le motivazioni che già hanno
detto i colleghi che ci hanno preceduto.
Proprio per questo siamo coscienti di
poter affermare con forza che questo
piano di interventi da parte di Alenia deve
essere rivisto sull’intero ambito nazionale
e non penalizzare un unico territorio.
Ecco perché chiediamo al Governo di
intervenire su Finmeccanica, la controllante di Alenia, perché il piano sopra
descritto venga rivisto, tenendo in considerazione gli effetti drammatici che provoca solo su alcuni territori del nostro
Paese, in modo particolare su Venezia, ma
anche su Casoria e Roma. Ciò, valorizzando nel contempo il merito e il valore
dei siti produttivi coinvolti attraverso la
conferma della loro missione industriale,
specie di quelli che, come nel caso di
Venezia Tessera, non hanno nei territori
limitrofi possibilità di compensazioni occupazionali in aziende del gruppo, garantendo possibilità di sviluppo e di lavoro e
impegnando Finmeccanica, Alenia Aeronautica, Agusta Westland e Superjet In-
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LUDOVICO VICO. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, signor rappresentante
del Governo a cui mi rivolgo immediatamente: con la mozione in esame noi chiediamo, mi permetto di dire, con molta
semplicità e con fiducia ancora non disperata, di avere una qualche risposta in
ordine a due questioni semplici.
La prima delle quali è se il Governo
intenda, anche a seguito di questa mozione, sapendo che domani c’è un incontro
con i sindacati, renderci una risposta sull’indirizzo di politica industriale in ordine
alle attività produttive che riguardano la
holding Finmeccanica e di conseguenza
Alenia. Questa è la prima domanda che
poniamo con questa mozione.
La seconda è se il Governo, per parte
sua, intenda in qualche modo, all’interno
di questi indirizzi di politica industriale,
svolgere gli atti che gli competono in sede
di legge di finanza e in sede di pianificazione generale con il rifinanziamento della
legge n. 808 del 1985.
Una terza cosa che chiediamo al Governo, come veicolo, è quali interventi
intenda fare il Governo italiano, il Ministero dello sviluppo economico, nella direzione che il piano industriale presentato
già il 16 settembre scorso dal gruppo
Alenia, possa trovare gli accorgimenti necessari, e non mi riferisco a quelli di
ordine riorganizzativo e della competitività, rispetto ai quali l’onorevole sottosegretario Saglia sa che i sindacati metalmeccanici si sono resi disponibili, ma in
ordine alla lettura compiuta del portafoglio ordini rispetto al tratto importante
dell’industria italiana che è quello aeronautica e aerospaziale.
Se queste sono le domande, ho il dovere di formalizzare con più precisione
alcune delle cose fin qui dette, la prima
solo accennata: la legge n. 808 che so-
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ternational in politiche industriali fondate
su investimenti produttivi e sul mantenimento dell’occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a
l’onorevole Vico. Ne ha facoltà.
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stiene l’industria aeronautica e spaziale
della Difesa, sarà rifinanziata per il 2012 ?
Infatti, onorevole sottosegretario, leggo
oggi, su un giornale a tiratura nazionale, il
Corriere della Sera, che il Ministro afferma
che noi siamo impegnati in tante attività,
ma non ce la facciamo a raggiungere
l’eccellenza in tutto; il Governo non ha
risorse sufficienti per sostenere le eccellenze in tutti i settori e, quindi, dobbiamo
considerare alcune opzioni.
In questa citazione si apre per noi un
grande interrogativo sulla comprensione,
ma nello stesso tempo, anche una prima
valutazione sul fatto che più che essere il
Ministero dello sviluppo economico sembra un Ministero della marina mercantile
senza rotta.
In questo Paese continuiamo a non
capire quali siano gli indirizzi fondamentali e le opzioni. E, rispetto alle opzioni, il
Ministro continua a dirci che abbiamo
Ansaldo Breda che non regge e bisogna
trovare una partnership, e che poi abbiamo Alenia e speriamo di chiudere gli
accordi in India.
Noi, però, al Governo chiediamo altro e
quando chiediamo la centralità del rifinanziamento della legge n. 808 del 1985 è
perché riteniamo che lì ci sia il cuore della
specializzazione, della funzione e del ruolo
di Alenia aeronautica, in una situazione
dove i centri di ricerca dell’università
hanno già meno fondi per grandi riforme
fatte negli anni passati. E l’aerospazio, che
resta fondamentale per l’Italia quale settore di eccellenza, rischia nel cuore di una
legge industriale di non ottenere il rifinanziamento.
Se questa è la domanda fondamentale
per esaminare le questioni che poniamo
con le mozioni, non solo quella presentata
dal Partito Democratico, ma anche quelle
presentate dagli altri gruppi, è chiaro che
ne discende che la revisione delle linee
strategiche di Alenia per il periodo 20122020 è una linea strategica che non fa il
paio con la certezza del rifinanziamento
della legge.
È ovvio che le misure già adottate e che
abbiamo già illustrato, non ultimo ad
opera del collega Viola, sono delle opzioni
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incomprensibili non dal punto di vista
sociale e territoriale, ma dal punto di vista
generale con ricadute sui territori italiani.
Ciò anche per quanto riguarda le specializzazioni, accanto alla lista che comprende Casoria, Tessera, Roma e Pomigliano.
Anche laddove si dice – faccio qui un
esempio – che non ci sono problemi sul
787 Boeing dreamliner, non è vero. Intanto, ci sono stati fino ad ora, e intanto
c’è un altro problema: che la questione
non si affronta con i processi di esternalizzazione.
Noi del gruppo del Partito Democratico
investiamo sulla forza industriale di eccellenza che è Alenia aeronautica e non
vogliamo farne la storia, perché se volessimo ripercorrere la storia di alcuni anni
fa dovremmo chiedere al Governo, ad
Alenia e a Finmeccanica, direzione Guarguaglini, cosa ha significato Alenia Composite e cosa ha significato la moltiplicazione dei consigli di amministrazione.
Ma ci sono altre sedi in cui affronteremo tali questioni che rimangono un
tratto della storia industriale italiana su
cui dobbiamo spenderci in questa fase
della crisi.
Allora, quando nelle conclusioni della
richiesta che rivolgiamo al Governo....
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUDOVICO VICO. ... ci permettiamo di
dire – e concludo, signor Presidente – che
la convocazione da parte del Governo di
Finmeccanica, di Alenia aeronautica, delle
parti sociali – e non parlo solo dell’incontro di domani – è un elemento che ci
terremmo fosse accolto nel complesso
delle richieste che faremo è perché pensiamo che adoperarsi per trovare collocazione ai prodotti della nostra industria
nell’ambito dei rapporti con gli altri Paesi
sia uno degli elementi di accompagnamento fondamentale.
Ciò perché il gruppo, i lavoratori e
soprattutto le esperienze professionali che
abbiamo in questo gruppo – che è fatto di
giovani ingegneri, di anziani e professionalizzati, di una ricchezza, che si chiama
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capitale umano – rappresentano un elemento fondamentale per quella crescita
cui vorremmo partecipare e, comunque, vi
parteciperemo, dipende dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti
a parlare e pertanto dichiaro chiusa la
discussione sulle linee generali delle mozioni.
Prendo atto che il rappresentante del
Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Il seguito del dibattito è rinviato ad
altra seduta.
Sull’ordine dei lavori (ore 18).
CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo
di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor
Presidente, nella seduta del 7 marzo
scorso inoltrai al Presidente del Consiglio
e ai Ministri dell’economia e delle finanze
e dell’ambiente e della tutela del territorio
e del mare un’interrogazione scritta con la
quale – dopo avere riferito del tremendo
nubifragio e della conseguente violenta
alluvione abbattutisi sulla Puglia e sulla
Basilicata che avevano causato danni e
devastazioni all’agricoltura, al patrimonio
zootecnico, alle strade, alle case, ai villaggi
turistici e alle piccole e medie imprese, e
se non si piansero vittime fu solo per il
provvidenziale soccorso di alcuni coraggiosi agenti della Guardia di finanza e
delle forze dell’ordine – chiesi l’intervento
urgente del Governo per fare fronte all’emergenza e per programmare un piano
di provvedimenti successivi.
A distanza di circa otto mesi, però, non
è stato fatto nulla, e quelle popolazioni
colpite sono state lasciate sole con tutti i
loro problemi, e con il timore – che
diventa ogni giorno di più certezza – che
saranno abbandonate al loro destino senza
che lo Stato muoverà un solo dito in loro
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favore. Questa certezza deriva anche dal
fatto che, mentre gli alluvionati di Puglia
e Basilicata aspettano invano da otto mesi
gli aiuti del Governo, lo stesso Governo, a
soli due giorni di distanza dalla tragedia
che si è abbattuta su alcuni comuni della
Liguria e della Toscana ha preso – giustamente – dei provvedimenti a sostegno
di quelle zone, stanziando immediatamente 64 milioni di euro che forse, anzi,
quasi certamente, non saranno sufficienti,
ma rappresentano almeno un segnale di
attenzione e di solidarietà per quelle popolazioni colpite.
Solidarietà e rispetto che, invece, sono
venuti a mancare nei confronti della gente
della Puglia e della Basilicata. Sono forse
quelli di Puglia e Basilicata cittadini di
serie « B » perché si trovano al Sud e non
hanno all’interno del Governo e delle forze
politiche di maggioranza alcun sostenitore
pronto a difendere i loro interessi, come
invece fanno quelli della Lega con i cittadini del Nord ? Purtroppo è questa l’immagine che dà di sé l’Italia: super protetta
al Nord, dimenticata, se non proprio maltrattata, al Sud. Eppure, lo stesso Governo,
alcuni anni fa, non si comportò come si
sta comportando oggi. Nel settembre 2003,
infatti, quando vi fu un’altra alluvione
nella provincia di Taranto, ad una mia
lettera indirizzata all’epoca allo stesso Presidente del Consiglio fu risposto con un
provvedimento immediato, e a distanza di
soli quattro giorni furono stanziati anche
10 milioni di euro.
Questi cittadini stanno protestando, occupando la strada statale 106. Credo che
le loro richieste vadano ascoltate. Quella
gente ha ragione: il Governo deve fare
qualcosa, deve adottare i provvedimenti
per loro.
PRESIDENTE. Onorevole Patarino,
sarà compito e premura del Presidente
sottoporre le sue osservazioni.
IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente,
intervengo solo per un minuto, per segna-
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lare – considerato che in questi giorni si
stanno svolgendo in tutta Italia, in particolare in alcune località, le celebrazioni
che ricordano il sacrificio dei caduti di
tutte le guerre e anche gli impegni che il
nostro Paese sta portando avanti sul piano
internazionale – che vi sono alcuni luoghi
sacri alla patria. Mi riferisco al sacrario di
Redipuglia, al sacrario di Oslavia, vicino
Gorizia, e al tempio ossario di Cargnacco.
Sono tre realtà importanti e riferimenti
morali del ricordo dei tanti caduti che
versano in condizioni veramente pietose.
Manca un intervento da parte dello Stato
e del Ministero della difesa per mantenere
questi luoghi sacri alla memoria del popolo italiano in condizioni decenti.
Qualche giorno fa, il Ministro La
Russa in occasione di una cerimonia, a
Udine, aveva un seguito di una ventina di
auto blu. Meno auto blu, meno voli di
Stato e più risorse da dedicare ai luoghi
sacri alla memoria del popolo italiano
(Applausi dei deputati del gruppo Partito
Democratico) !
Ordine del giorno
della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l’ordine del
giorno della seduta di domani.
Giovedì 3 novembre 2011, alle 10,30:
1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione dello Statuto
dell’Agenzia internazionale per le energie
rinnovabili (IRENA), fatto a Bonn il 26
gennaio 2009 (C. 4624-A).
– Relatore: Narducci.
2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
LA LOGGIA e CARLUCCI; BERSANI
ed altri; PELINO ed altri; VIGNALI ed
altri; JANNONE ed altri; VIGNALI ed
altri; BORGHESI ed altri: Norme per la
tutela della libertà d’impresa. Statuto delle
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imprese (Approvata, in un testo unificato,
dalla Camera e modificata dal Senato) (C.
98-1225-1284-1325-2680-2754-3191-B).
– Relatore: Raisi.
3. – Seguito della discussione delle
mozioni Nunzio Francesco Testa, Paolo
Russo, Bossa, Palagiano, Muro, Iannaccone, Pisicchio, Commercio ed altri n. 100725, Di Pietro ed altri n. 1-00748 e Lulli
ed altri n. 1-00749 concernenti iniziative
in relazione all’annunciato piano industriale di Alenia Aeronautica s.p.a., con
particolare riferimento alle prevedibili ricadute sull’economia del Mezzogiorno.
4. – Seguito della discussione delle
mozioni Garavini ed altri n. 1-00655, Di
Biagio ed altri n. 1-00663, Zacchera ed
altri n. 1-00672, Tassone ed altri n. 100716, Leoluca Orlando ed altri n. 100717, Mosella ed altri n. 1-00718 e Lo
Monte ed altri n. 1-00727 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto
degli italiani all’estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie.
(al termine delle votazioni)
5. – Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 18,10.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE
DEL DEPUTATO FRANCO NARDUCCI
IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI
LEGGE N. 4624-A.
FRANCO NARDUCCI, Relatore. L’istituzione dell’Agenzia internazionale per le
energie rinnovabili (International Renewable Energy Agency, IRENA) è avvenuta il 29
gennaio 2009 con la Conferenza istitutiva
di Bonn in occasione della quale è stato
adottato lo Statuto in esame, firmato in
quella circostanza da 75 Paesi, tra i quali
l’Italia.
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L’Agenzia intende promuovere l’adozione accresciuta e generalizzata di tutte
le forme di energia rinnovabile nella prospettiva dell’implementazione della sostenibilità dell’approvvigionamento, in un
contesto di accresciute misure volte ad
assicurare l’efficienza energetica, come si
evince dall’Articolo II dello Statuto. Tali
misure sono considerate prioritarie nel
sostegno alle politiche degli Stati aderenti
per il contributo che l’energia rinnovabile
può dare alla tutela dell’ambiente.
Signor Presidente, l’energia e il suo
approvvigionamento rappresentano una
delle grandi sfide che il mondo intero
dovrà affrontare nei prossimi decenni e le
energie rinnovabili più che una opzione
per il futuro potrebbero essere il futuro
stesso. In alcuni Paesi a Nord delle Alpi le
autorità comunali distribuiscono a tutti i
domicili familiari opuscoli che invitano al
risparmio energetico e illustrano con casi
concreti come tale obiettivo possa essere
raggiunto a partire, per esempio, dalla
sostituzione dei vecchi elettrodomestici. Si
tenta in tal modo frenare il continuo
aumento del consumo di elettricità indotto
soprattutto dalla crescita economica e dall’evoluzione degli insediamenti urbani.
In effetti in materia di energia « ciò che
ieri era la certezza senza dubbio, è diventato oggi la certezza del dubbio » come
dimostra la decisione di Germania e Svizzera di uscire dal nucleare. Ma le energie
rinnovabili rappresentano anche un’opportunità di carattere tecnologico che può
contribuire alla creazione di molti posti di
lavoro. Il primo passo compiuto dall’Unione Europea verso una strategia per
lo sviluppo delle energie rinnovabili risale
al 20 novembre 1996 con l’adozione, voluta dalla Commissione, del libro verde
« Energia per il futuro: le fonti energetiche
rinnovabili ». Un’ulteriore tappa significativa si è avuta nel 2001 con il libro verde
sulla sicurezza dell’approvvigionamento
energetico, che si è occupato anche della
dipendenza energetica dei Paesi membri.
Ben venga ora l’Agenzia IRENA che, in
quanto centro di eccellenza per la tecnologia correlata all’energia rinnovabile, agisce sia sul piano della ricerca che della
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formazione, dello sviluppo e dell’implementazione tecnologica – favorendone la
diffusione tra gli Stati membri grazie anche a forme di assistenza strategica – sia
su quello dell’interazione tra i vari organismi interessati alle questioni inerenti tali
forme di energia, dopo aver accuratamente analizzato e monitorato quanto avviene sullo scenario globale.
L’agenzia IRENA ha un elemento caratterizzante ovvero la sua vocazione universale che la rende potenzialmente aperta
all’adesione di tutti i Paesi della comunità
internazionale su base paritaria, anche se
occorre sottolineare, in proposito, che ad
oggi Brasile, Russia e Cina non hanno
firmato lo Statuto, mentre l’India lo ha
invece sottoscritto e ratificato. Lo Statuto,
finalizzato a regolare l’organizzazione e le
attività di IRENA, alla data del 18 settembre 2011 risulta firmato da 155 membri e
ratificato da 85 Stati. Attualmente lo Statuto dell’IRENA deve ancora essere ratificato da otto Stati dell’Unione Europea,
tra cui figurano, oltre all’Italia, l’Austria, il
Belgio, l’Estonia, l’Irlanda, la Grecia, il
Regno Unito e l’Ungheria.
In sintesi, rimandando per completezza
al testo scritto, vorrei sottolineare che lo
Statuto dell’Agenzia internazionale per le
energie rinnovabili, avente sede ad Abu
Dhabi, si compone di 20 articoli, dei quali
assumono particolare rilievo l’articolo III
che reca le definizioni di energia rinnovabile – bioenergia, energia geotermica,
idraulica, dei mari, solare ed eolica – e
l’articolo IV che individua le attività dell’Agenzia, consistenti, tra l’altro, nell’analisi e monitoraggio delle migliori pratiche
correnti in relazione all’energia rinnovabile, nella fornitura, a richiesta, di consulenza e assistenza ai Paesi membri, anche
riguardo il tema dei finanziamenti; nella
promozione e sviluppo di capacità e competenze relativi a tale ambito; nella messa
a disposizione di interventi di rafforzamento delle capacità; nella promozione
della ricerca e nella diffusione di informazioni sullo sviluppo e l’implementazione di standard tecnici nazionali e internazionali in relazione all’energia rinnovabile.
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Con l’articolo VIII sono costituiti come
organi principali dell’Agenzia l’Assemblea,
il Consiglio e il Segretariato. All’Assemblea
e al Consiglio è riconosciuta la facoltà di
costituire, con l’approvazione dell’Assemblea, gli organi sussidiari che ritengano
necessari per l’esercizio delle proprie funzioni, in conformità con le norme dello
Statuto.
L’articolo IX riguarda l’Assemblea di
IRENA, che ne è l’organo supremo e dove
sono presenti tutti i Paesi membri con un
loro rappresentante dotato di diritto a un
voto. L’Assemblea elegge i membri del
Consiglio, approva il bilancio e il programma di lavoro dell’Agenzia come trasmessi dal Consiglio e dispone dell’autorità
per modificare entrambi; approva eventuali emendamenti allo Statuto; delibera
su ogni questione statutaria e sui progetti
aggiuntivi dei Paesi membri che non comportino oneri di bilancio; decide questioni
procedurali (adozione delle regole di procedura proprie e del Consiglio, elezione
dei membri, eventuale istituzione di organi
sussidiari); sceglie la sede dell’Agenzia e
nomina il Direttore generale. I suoi lavori
sono organizzati in sessioni annuali che,
salvo diversa decisione, avranno luogo
presso la sede di Abu Dhabi.
Nel corso della prima sessione dell’Assemblea di IRENA, svoltasi il 4 e 5 aprile
scorso nella capitale degli Emirati Arabi, il
cittadino keniano Adnan Z. Amin, già
direttore presso il Programma dell’ONU
per l’ambiente, è stato nominato direttore
generale. Con l’articolo X vengono delineati composizione, compiti e funzioni del
Consiglio: composto di un numero variabile di membri, da undici a ventuno eletti
dall’Assemblea a rotazione e a scadenza
biennale, si riunisce con frequenza semestrale presso la sede dell’Agenzia. Il Consiglio è responsabile nei confronti dell’Assemblea e ad essa risponde. Ne prepara il
lavoro curando l’ordine del giorno, nonché
i progetti di bilancio e di programma di
lavoro; indirizza e controlla l’attività del
Segretariato, in particolare esaminandone
il rapporto consuntivo annuale delle attività svolte da sottoporre poi all’Assemblea
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e, con l’accordo di quest’ultima, conclude
accordi con singoli Paesi, organizzazioni e
agenzie internazionali.
Il bilancio dell’IRENA (articolo XII) è
finanziato da contributi obbligatori dei
suoi membri, basati sulla tabella delle
quote delle Nazioni Unite, da contributi
volontari e da altre fonti.
Passando al disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, esso si compone di
quattro articoli, con le consuete clausole di
autorizzazione alla ratifica e di esecuzione
dello Statuto dell’Agenzia internazionale
per le energie rinnovabili IRENA.
Nel corso dell’esame in sede referente,
la Commissione affari esteri ha approvato
due emendamenti riferiti all’articolo 3,
recante la clausola di copertura finanziaria. E finalizzati a recepire le condizioni
apposte al parere favorevole espresso dalla
Commissione bilancio e ad ottemperare
alla legge n. 196 del 2009.
A seguito del dibattito svolto in Commissione nella seduta del 27 ottobre
scorso, acquisiti gli opportuni approfondimenti, il Comitato dei nove ha oggi approvato un emendamento, da me presentato in qualità di relatore, che sposta al
2012 la decorrenza degli oneri finanziari
derivanti dall’attuazione del disegno di
legge di ratifica in esame. Tali oneri sono
valutati al momento in 570.240 euro
l’anno e vi si provvede tramite riduzione
dello stanziamento del fondo speciale di
parte corrente iscritto, ai fini del bilancio
triennale 2011-2013, nell’ambito del programma « Fondi di riserva e speciali »
della missione « Fondi da ripartire » dello
stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2011, allo
scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero degli affari
esteri.
Mi preme sottolineare la necessità di
una celere conclusione dell’iter di approvazione del provvedimento di autorizzazione alla ratifica dello Statuto dell’IRENA: l’Agenzia sorge infatti a seguito
di una forte azione politica svolta dalla
Germania su scala internazionale, fortemente sostenuta anche dal nostro Paese.
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L’esame della ratifica dello Statuto dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili arriva a pochi giorni dal primo
Consiglio europeo dell’Ambiente sotto la
presidenza di turno polacca dell’Unione
europea, in cui gli Stati membri si sono
detti favorevoli « ad un secondo periodo di
impegno nell’ambito del Protocollo di
Kyoto come parte della transizione verso
un accordo quadro più vasto e legalmente
vincolante ». La funzione dell’Agenzia in
questione va incontro alle prospettive strategiche indicate dall’Unione europea.
Signor Presidente, aprendo il mio intervento ho sottolineato che le fonti di
energia rinnovabile sono una scommessa
per il futuro del pianeta; in tale ottica
l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili potrebbe essere un utile quanto
indispensabile strumento di governance
delle politiche ad esse sottese.
TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO
DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER
LO SVILUPPO ECONOMICO, STEFANO
SAGLIA, IN SEDE DI REPLICA SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4624-A.
STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di
Stato per lo sviluppo economico. Il Governo ritiene particolarmente importante
la piena partecipazione dell’Italia all’attività di IRENA, Agenzia internazionale per
la promozione delle energie rinnovabili
con sede ad Abu Dhabi, della quale il
nostro Paese è stato tra i fondatori. Essa
infatti è l’unica tra le organizzazioni internazionali di settore ad avere una vocazione globale. Nel perseguire ed incentivare a livello globale la diffusione, soprattutto nei PVS, delle energie rinnovabili
IRENA si pone come catalizzatore per la
gestione sostenibile delle risorse energetiche.
Le energie rinnovabili hanno acquisito
nel corso degli anni un rilievo particolare
nelle strategie energetiche nazionali di
molti Paesi. Anche l’Italia, reduce dalla
recente sospensione del programma nucleare nazionale, avverte l’esigenza di un
mix energetico più equilibrato (tanto in
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termini di sicurezza negli approvvigionamenti che per motivi di carattere ambientale), che veda aumentare la produzione di
energia da fonti rinnovabili.
Tale esigenza è coerente anche con
l’impegno del nostro Paese per il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello europeo con la direttiva riguardante il cosiddetto pacchetto 20-20-20.
In particolare in Italia, le prospettive di
crescita delle rinnovabili vedono, nei prossimi anni, un forte incremento della produzione di energia eolica e solare. In tale
ambito, il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’ambiente, ha emanato lo scorso maggio il
decreto « Incentivazione della Produzione
di Energia elettrica da impianti solari
fotovoltaici » (cosiddetto Quarto Conto
Energia).
Anche in tale contesto, il nostro Paese
sostiene nell’ambito della collaborazione
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mediterranea, le attività del Mediterranean
Solar Plan, il cui obiettivo è l’installazione
di 20 GW di nuova capacità da fonti
rinnovabili nel bacino del Mediterraneo
entro il 2020.
Di grande importanza nel contesto dell’efficienza energetica è anche lo sviluppo
delle tecnologie smart grids (reti intelligenti). L’Italia sostiene, in qualità di cofondatore insieme a Stati Uniti e Corea,
l’iniziativa multilaterale ISGAN (International Smart Grid Action Network), lanciata dal MEF (Major Economies Forum),
che ha suscitato grande interesse in ambito IRENA.
IL VICE SEGRETARIO GENERALE,
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