Dal Fogliolino, attraverso Raggio, a Combonifem
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dossier
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ANNI
del nostro cammino
fra le righe
U
n fogliolino, tenda accogliente
per storie e vicende che, nel 1934,
prendono casa in un racconto
che si declina al femminile. Otto facciate
manoscritte, destinate a diventare rivista,
per continuare a mettere in comunicazione
sponde di moltitudini di fiumi di vita.
Un Raggio che cresce, diventa Combonifem
e compie ottant’anni, tenendo sempre alta
la fiaccola del coraggio e della speranza
dentro la complessità del mondo.
Attraverso lo sguardo “affettuoso” di chi
accompagna oggi i nostri passi, sfogliamo
qualche pagina di una storia che vuole
continuare.
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ANNI FRA LE RIGHE / Dal Fogliolino, attraverso Raggio, a Combonifem
Con spirito
Pagina per pagina,
la passione di sempre
di LUZIA PREMOLI*
“La vera passione per Gesù non può esser disgiunta
dalla passione per il suo popolo”.
Papa Francesco
M
issione e popoli, due realtà che
hanno costantemente attraversato
le pagine della nostra rivista in questi
ottant’anni della sua storia, intrecciate
naturalmente al vissuto appassionato di
donne che all’incontro con i popoli si sono
consacrate.
Prima Raggio, oggi Combonifem, hanno
voluto raccontare i passi del loro cammino,
intrapreso sulle orme di Daniele Comboni,
un uomo votato a Gesù e all’annuncio della
sua Buona Novella perché innamorato
dell’umanità.
È questa stessa passione a spingere
ancora oggi donne, non solo religiose, a
oltrepassare i recinti di una quotidianità
rassicurante, di ambienti conosciuti, di culture arroccate su
incontestabili certezze, per “mettersi in viaggio”, non tanto e non
solo in senso geografico, ma in senso esistenziale, verso l’incontro
e la condivisione con la diversità, con altra umanità, con altri
modi di intendere l’esistenza e il rapporto con gli altri. Sono
donne che, spesso non lontano da noi e dal nostro quotidiano,
vivono e condividono con i più deboli battaglie di giustizia, di
* Superiora generale delle suore missionarie comboniane.
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senso e di dignità. Sono donne che hanno fatto del mondo la loro
casa e dell’incontro con gli altri lo scrigno da cui lasciar emergere
scambi preziosi di conoscenza, di speranza, di gioiosa crescita e
condivisione.
Delle donne che scelgono ovunque di “mettersi in viaggio”
in questo senso, con questa stessa passione per la vita e per
l’umanità, le nostre pagine vogliono raccontare. E non solo con la
loro voce, con la nostra voce, voce di donne. Desideriamo che le
“nostre” pagine continuino ad essere pagine aperte al confronto
fra tante voci, fra tante vite, tante speranze, tanti progetti.
Per ricordarci e ribadire tutto questo è bello far festa: per
ricordare e celebrare, per dire grazie e per far progetti insieme.
Dal suo nascere, quel fogliolino voleva far conoscere quanto
Dio realizzava attraverso le sue figlie missionarie comboniane,
far conoscere i popoli tra cui loro vivevano, suscitare, in chi
leggeva quegli “Atti delle apostole”, lo stupore, la compassione, il
desiderio di partecipare alla loro avventura di vita.
Il fogliolino è cresciuto, ora ha una veste e un linguaggio diverso,
ma continua a invitarci a girar pagina fedele alla sua vocazione
di mostrarci, con sguardo di donna, la grande gioia evangelica
della condivisione.
In questi ottant’anni di vita, il Fogliolino-Raggio-Combonifem
ci ha aiutato e ci aiuta a comprendere come le persone che
si mettono in cammino vincendo la paura di oltrepassare le
frontiere dei pregiudizi, che si aprono all’accoglienza del diverso,
che intrecciano sogni e speranze di un mondo altro, possono
scoprire quella passione e quella “gioia” che dà senso alla vita,
qui e adesso.
Ringraziamo tutte le sorelle – e con loro le laiche e i laici che
le hanno affiancate – che lungo questi ottant’anni hanno
mantenuto viva la rivista, anche con le fatiche e le difficoltà dei
tempi . Ci auguriamo che ancora per tanti tanti anni, compiendo
la sua vocazione di dare voce alla missione, ai popoli, alle donne
di ogni età, lingua e nazione, nuove pagine ci accompagnino
all’incontro di fratelli e sorelle con cui condividere la Buona
Notizia e costruire un mondo di Pace.
■
sorellevole
di MARIA TERESA RATTI ed ELISA KIDANÉ
P
rofezia. Un termine probabilmente poco usato nei giorni in cui Madre Carla Troenzi scrisse alle sorelle “sotto
nuova forma” la sua consueta circolare, per informarle che il
«modesto fogliolino» finalmente nelle loro mani sarebbe stato
il tramite attraverso cui i passi, gli incontri e le vicende delle
loro storie, mescolate con quelle dei popoli dove Dio le inviava, avrebbero raggiunto i più vasti orizzonti della vita.
Anno Domini 1934. Erano tempi gravidi di molte incertezze quelli in cui le otto facciate manoscritte e riprodotte
su una ruvida carta giallina venivano alla luce, ma, ancorché piccolo, il neonato periodico in sé conteneva le potenzialità di una voce costante, amica, e a volte persino (extra)ordinaria, per raccontare il divenire della missione «con occhi e
cuore di donna».
Il solco da seguire era quello che Daniele Comboni con i
compagni e le compagne della prima ora aveva tracciato, e
il sogno da mantenere vivo sprigionava dal caldo abbraccio
con cui l’Africa sosteneva e ravvivava la passione missionaria di tutte. Di profezia si trattava, perché nel loro incedere
le figlie di Comboni erano chiamate a divenire tenda accogliente dove i cammini dell’umanità avrebbero sperimentato e celebrato la pienezza della vita vissuta in abbondanza.
Le migliaia di pagine che marcano le otto decadi di vita della nostra rivista sono la testimonianza viva che i «fatti, problemi, linee della missione» sono stati al centro dell’avventura che ci ha viste impegnate a tempo pieno, assieme a tutte
le persone che, nelle diverse modalità, si sono identificate in
questo cammino.
Una profezia dalle caratteristiche umane declinate al femminile, quella espressa da queste pagine visionarie. E allora
non stupisce di trovare, tra parole roboanti e cariche di svolazzanti aggettivi tipici dell’epoca, una che fa capolino e sorprende: nel numero di novembre-dicembre del 1936 si legge
di un gruppo di nuove missionarie che mandano alle con11
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ANNI FRA LE RIGHE / Dal Fogliolino, attraverso Raggio, a Combonifem
Come
nasce il
Fogliolino
I
n questi 80 anni la rivista RaggioCombonifem ha vissuto un lento ma
deciso percorso di crescita. Da umile
opuscolo o modesto fogliolino, come
viene soprannominato alla sua prima
uscita (luglio-agosto 1934), assume
di anno in anno un ruolo non indifferente all’interno dell’Istituto delle
missionarie comboniane.
Da bollettino, che aveva la funzione di informare
dei vari movimenti e notizie interne, Raggio diventa sempre più
la bussola attraverso la quale si possono leggere in filigrana le
direzioni che prende l’Istituto. Vengono riportati tutti gli avvenimenti, interni ed esterni alla Congregazione. Pare di percepirne perfino il respiro. Tutto viene segnalato.
Già dal suo primo numero, troviamo scritta la relazione del viaggio della Vicaria generale ad Asmara e, di ritorno per l’Italia, della “capatina” in Egitto. Tutto minuziosamente descritto. Su Raggio si trovano puntualmente segnate le tappe, gli avvenimenti,
le storie della Congregazione ma anche quelle del mondo circostante. Se ne respira anche il vento. Un vero e proprio diario
di bordo del lento e progressivo divenire dell‘Istituto, tante volte condizionato dagli eventi storici mondiali.
Le comboniane scrivevano con passione, con gioia. Leggendo
le lunghe relazioni di viaggi e di avventure si sente l’entusiasmo
missionario e la voglia di raccontare, di descrivere, di condividere
gioie, fatiche, speranza. Sono segnate date, viaggi, racconti. Tanto precise fino ad essere meticolose: Alle ore 10 in punto è iniziata
la celebrazione… Il termometro segnava 39° di temperatura.
D’altronde l’aveva scritto chiaro Madre Carla Troenzi, in quel primo “fogliolino”: «A tutte domando la cooperazione, l’invio cioè di
tutte le notizie che possono interessarci, consolarci a vicenda, unirci ognor più e far conoscere ed amare da ciascuna la vita dell’intera Congregazione…».
Molte le sorelle assegnate a questo impegno. Tante hanno collaborato dietro le quinte con un lavoro certosino, di scribacchine,
di correttrici di bozze (pochi gli errori di battitura, segno di un lavoro minuzioso e attento). Sarebbe bello poterle nominare tutte, alcune hanno lasciato traccia, altre sono rimaste nell’ombra…
Erano altri tempi, le iniziali o una sigla bastavano. Bisognava lavorare, senza apparire troppo. Andavano così le cose, allora.
Viene da sorridere rileggendo ad
esempio la lettera di tre lettrici
che vogliono sapere chi è quella missionaria che risponde alle
lettere e si firma Smep. La risposta è gentile ma non lascia trapelare nulla: segreto d’ufficio. Bisognerà attendere il dicembre del
1951 per sapere che è suor Maria Elisa Pezzi.
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La macchina
da stampa
dei primi numeri di Raggio
Agnese Negri
Maria Vernier
Maria Iride Galati
Irene Bersani
sorelle lontane “l’abbraccio sorellevole”… Un refuso? A noi
pare piuttosto un inizio di quello che diventerà, per Raggio
prima e poi per Combonifem , una delle tante sfide: liberare il
linguaggio dalla sua connotazione esclusivamente maschile.
Ci incoraggia a proseguire con entusiasmo il fatto che, con
il passare degli anni e nel suo continuo assumere le trasformazioni imposte dalla contemporaneità, il fogliolino luminoso
non abbia mai rinunciato a esprimere la sua originaria identità, quella di essere, appunto, luce – abbraccio – ponte per
mettere in comunicazione le sponde dei molteplici fiumi della vita. I fiumi delle culture e delle tradizioni, della teologia e
della letteratura, delle religioni e della storia, della resistenza
e della quotidiana fatica, delle gioie come dei sogni che animano le singole persone, le donne, gli uomini, i bambini e
tutta intera la creazione.
Le
direttrici
A
Elisa Kidané e Maria Teresa Ratti
E come ciascuna delle sponde dei fiumi della vita viene
(in)formata dal corso che le acque seguono, così è stato, e
così continua ad essere il cammino della nostra rivista. Pagine che raccontano il nostro tempo sulle quali ognuna e ognuno che ci legge può contare come fonte di formazione e informazione e a cui può contribuire attraverso un costante
scambio di amicizia, di confonto e di pensiero.
Fare interagire le varie componenti della vita non è mai
stato compito facile; oggi la sfida è particolarmentre impegnativa. Pregiudizi, luoghi comuni, non conoscenza, arroganza e sfiducia possono sì continuare a rendere difficile il tragitto, ma non devono impedirlo. E se siamo ancora qui piene
di entusiasmo, con 80 anni di vita alle spalle, è perché abbiamo tenuto aperte le porte della speranza e accesa la fiaccola
della profezia dentro la complessità del nostro mondo, nel segno emergente della consapevolezza femminile e della volontà di rimetterci continuamente in cammino sulle strade nuove della missione.
Con coraggio e spirito sorellevole, direbbero le nostre antenate di cui ci sentiamo eredi.
■
volo d’uccello ricordiamo suor Agnese Negri,
che nel numero di settembre-ottobre 1936 si
firma come prima direttrice responsabile e tale rimane fino al
1950.
In quegli anni si passa dal ciclostile alla stampa vera e propria;
Raggio assume sempre più la fisionomia di piccola rivista, con
foto e titoli. Si inizia a raccontare storie dei popoli con i quali si
condivide la vita. Partono i primi abbonamenti. La cerchia di
amici, parenti e benefattori va allargandosi.
Nel 1946, su richiesta di una giovane lettrice romana, si apre la
rubrica “Piccola Posta”.
Nel marzo 1947 inizia una nuova rubrica, “La suora missionaria
nel mondo”. Brevi notizie di consorelle di altre congregazioni che
operano con lo stesso scopo delle Pie Madri della Nigrizia, una
lungimirante apertura al mondo e all’universo femminile.
Nel marzo-aprile 1950 è suor Maria Vernier la nuova responsabile, ed è con lei che, nel gennaio 1954, Raggio diviene una
pubblicazione mensile. Il passaggio da bollettino interno a rivista missionaria si realizza gradualmente negli anni in cui suor
Maria Iride Galati, con competenza e lungimiranza, ne assume
la direzione (1956-1974).
Sono anni di grandi mutamenti sociali, politici ed economici.
suor Maria Iride cerca di rendere la rivista sempre più attenta
alle problematiche e alle tematiche del momento. Donna dinamica e volitiva, coinvolge i giovani nell’impegno sociale.
Il 12 agosto del 1975 muore suor Maria Iride. Suor Luisella
Paiusco e suor Luisa Capra ne assumono la redazione fino al
1978. In questi anni padre Lorenzo Gaiga ricoprirà temporaneamente il ruolo di direttore responsabile.
Sarà poi suor Irene Bersani – dal dicembre 1978 al marzo 2005
– a condurre Raggio attraverso le molteplici sfide che man mano
si affacciano all’orizzonte della missione nel tempo della postmodernità. Ed è ancora con la sua direzione che la rivista si rinnova, come enuncia il sottotitolo “Fatti, problemi, linee della
missione”, facendo sempre più propria la causa della promozione della donna nella Chiesa e nel mondo.
Gli editoriali di suor Irene sono di grande respiro e coraggio profetico. Il suo è uno stile di scrittura di rara bellezza. Sa dire le cose
con fermezza, audacia e chiarezza.
Dall’aprile 2005 la rivista fa un altro salto di qualità. A dirigerla
è suor Maria Teresa Ratti che, insieme alla redazione composta da personale laico e da consorelle, inizia un’operazione innovativa e dà al mensile, attraverso una rinnovata veste grafica,
di linguaggio e di partecipazione, piena cittadinanza per entrare in ambiti inediti: università, associazioni femminili, scuole superiori. Mira a far conoscere lo spirito che orienta la presenza e
l’impegno delle comboniane nel mondo, ma soprattutto fa proprie le speranze e le attese dei popoli con i quali le missionarie
condividono la propria esistenza. Nel gennaio 2008 Combonifem vede la luce: un progetto che unifica Raggio (edizione cartacea e online) e il sito Femmis. (E.K.)
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ANNI FRA LE RIGHE / Dal Fogliolino, attraverso Raggio, a Combonifem
Buon cammino!
di P. ENRIQUE SÁNCHEZ G.*
C
arissime,
con queste poche righe desidero unirmi
alla celebrazione dell’80° anniversario della
vostra rivista, ringraziando il Signore per
tutto il bene che avete fatto alla missione
attraverso la testimonianza, le parole
scritte e la voce offerta a tante persone
incontrate nel vostro ministero.
Ottant’anni, per una rivista, sono tanti
e rappresentano certamente un bel
tesoro di doni ricevuti e condivisi attraverso migliaia di pagine
che diventano oggi una preziosa storia, scritta non solo con
l’inchiostro o con i moderni sistemi digitali, ma soprattutto con
la voglia di far conoscere tutto ciò che di bello e di sfidante si
nasconde dietro a questo mondo meraviglioso.
Ottant’anni sono una storia lunga, tessuta nel silenzio e
nel nascondimento del lavoro giornalistico di tante sorelle,
collaboratrici e collaboratori, vissuta come servizio alla missione
e non solo, nello sforzo di far conoscere e capire una realtà
spesso ignorata, che va oltre la semplice informazione che arriva
da terre lontane e il folclore che può essere contenuto nella
narrazione dell’incontro con un mondo e un’umanità che ci
appaiono distanti.
È la storia di una passione vissuta e condivisa con tutti quelli che
non si accontentano di vivere chiusi in sé stessi, ma sognano
una vita dagli orizzonti ampi, in cui si scoprono i “lontani” che
diventano “vicini”, fratelli e sorelle da amare.
La vostra rivista, con i suoi ottant’anni, si presenta oggi giovanile
e femminile anche nella sua veste grafica. Le immagini e i colori
suggeriscono una sensibilità e una vocazione, un sogno e un
desiderio, un approccio preciso nel raccontare la missione e il
mondo.
Si tratta allo stesso tempo di un mensile che porta con sé la
memoria e il ricordo dei tanti momenti vissuti dove molte
comboniane e testimoni del Vangelo hanno scritto pagine
straordinarie del libro della vita, che racconta la storia di un
amore che ha Dio come unico e principale protagonista.
Raggio per molti anni, oggi Combonifem, non è solo una rivista
missionaria. È piuttosto una vocazione diventata rivista, sulle cui
pagine sono apparsi grandi reportage, articoli ben documentati,
interviste interessanti, informazioni dell’ultima ora. Tutto questo
ha fatto sì che diventasse una vera finestra da cui contemplare
la realtà dei nostri tempi. Ma ciò non sarebbe bastato a farle
guadagnare il posto che occupa oggi fra tante riviste; quel
che la rende originale è il suo impegno a dare voce a quelli che
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* Superiore generale dei missionari comboniani.
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difficilmente, nel nostro tempo, vengono ascoltati, in Europa e in
tante altre parti del mondo.
Nel congratularmi con voi, mi permetto di incoraggiarvi a
continuare il vostro cammino ricordando sempre l’esempio di
san Daniele Comboni che, missionario di ampie vedute, non ha
esitato a servirsi della stampa del suo tempo per far arrivare la
sua missione al cuore dei contemporanei e ha saputo servirsi di
questo mezzo per suscitare vocazioni.
Oggi sappiamo che la missione supera le frontiere geografiche e
che siamo chiamati a vivere la nostra vocazione comboniana nei
nuovi areopaghi. Fra questi, il mondo delle comunicazioni e dei
mass media si presenta a noi come una grande sfida.
In questo ambito per niente facile, Combonifem è chiamata
a svolgere un ruolo importante per aiutare gli uomini e le
donne del nostro tempo a diventare più consapevoli della loro
responsabilità.
Ottant’anni sono molti, ma sono anche un tempo da cui partire,
che vi sfida a continuare in quest’avventura seminando meno
parole – che il tempo rischia di cancellare anche se stampate
bene e con belle immagini – per scrivere in ogni numero la
Parola che non passa, quella buona notizia che siete chiamate a
pubblicare senza stancarvi, come ama ripeterci papa Francesco.
Voi che amate chiamarvi “donne del Vangelo” continuerete a
condividere la vostra passione missionaria attraverso la vostra
vita, raccontata e testimoniata nel servizio dell’annuncio della
buona notizia ma anche nell’esercizio umile del giornalismo che
non cerca i grandi titoli, ma vuole far entrare una parola di vita
nel cuore delle lettrici e dei lettori.
Vi auguro buon proseguimento in questa bella missione che vi
permette di raccontare e di diventare testimoni del lavoro e della
vocazione più bella che il Signore ci ha affidato.
Buona festa e molti anniversari.
■
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