Supplemento al numero odierno de la Repubblica Sped. abb. postale art. 1 legge 46/04 del 27/02/2004 — Roma LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2006 Copyright © 2006 The New York Times L’obiettivo della Cina è di diventare una “società benestante” entro il 2040. Zone industriali come questa di Wuhai alimentano la crescita ma rischiano di causare disastri ambientali. ANALISI A New Orleans una ricostruzione che non risana di NICOLAI OUROUSSOFF NEW ORLEANS — I quartieri devastati di New Orleans sono un triste scenario per immaginare il futuro delle città americane. Ma nonostante il ritmo criminalmente lento, la ricostruzione di questa città sta diventando una delle più aggressive operazioni di ingegneria sociale effettuate in America a partire dal boom del dopoguerra, negli anni ’50. E l’architettura e la pianificazione urbanistica sono diventati strumenti decisivi per plasmare il nuovo ordine. In nessun luogo ciò appare in modo più evidente che nel progetto del dipartimento federale per l’Edilizia e lo sviluppo urbano che intende demolire quattro dei più grandi complessi edilizi popolari destinati alle famiglie a basso reddito, quando la città non riesce ancora a dare una casa ai suoi abitanti. Il progetto, che è stato impugnato davanti a un tribunale federale da militanti locali, vorrebbe sostituire più di 5.000 unità abitative pubbliche con una varietà di alloggi privati per famiglie a reddito misto. Presentato come una strategia per alleviare la irriducibile povertà dei quartieri degradati, il progetto utilizza il Fotografie di Fred R. Conrad/ consueto argomento degli effetThe New York Times ti alienanti dei grandi complessi VECCHIO E NUOVO popolari costruiti nel dopoguerCase progettate per ra. i poveri (qui sopra), Ma a New Orleans questo argomento appare singolarmente imitano le abitazioni ipocrita. Costruite durante gli tradizionali, (in alto). anni ‘30, all’apice del New Deal, le abitazioni popolari hanno ben poco in comune con gli enormi, disumanizzanti caseggiati e i loro tetri cortili che sono da tempo un simbolo della povertà urbana. Le abitazioni di New Orleans sono di piccole dimensioni e tra loro ci sono continua a pagina III Grandi balzi in avanti E all’indietro di JIM YARDLEY DOLKA, Cina – Sui due laghi glaciali da cui nasce il Fiume Giallo, un nomade tibetano di nome Tsende sta in piedi sulla riva del fiume. Dice che nei laghi vive un drago, un dio della pioggia. Vent’anni di siccità lo hanno convinto che il drago è arrabbiato. Tsende entra a piedi nudi nel fiume. Porta cinque anelli d’argento. Un nomade sull’altra riva ha 20 pecore. Si sono accordati per un baratto. Cammina tra fili d’erba che un tempo gli arrivavano alle ginocchia, ma che ora gli arrivano a malapena alle caviglie. Centinaia di nomadi se ne sono andati, incitati dal governo. Altri, come Tsende, hanno piantato un palo da preghiera buddista sul fianco di una collina, e hanno pregato il drago. Quando gli dico che alcuni scienziati propongono un’altra spiegazione per la siccità – i cambiamenti climatici – Tsende non sembra impressionato. “Il risultato è lo stesso”, dice alzando le spalle. Scienza o superstizione, il risultato è lo stesso. La sorgente del Fiume Giallo, a sua volta fonte di approvvigionamento idrico per 140 milioni di persone in un Paese di circa 1,3 miliardi di abitanti, è in crisi. È l’ultimo fardello per un fiume saturato dall’inquinamento e prosciugato dalle fabbriche, dalle città in espansione e dall’agricoltura intensiva. “Il Fiume Giallo scorre attraverso regioni densamente popolate della Cina settentrionale”, dice Liu Shiyin, dell’Accademia cinese delle scienze. “Senza l’acqua, la popolazione della Cina settentrionale non potrebbe sopravvivere. E lo sviluppo economico che è andato avanti fino adesso non potrebbe proseguire”. Il dinamico motore economico della Cina è a un bivio. L’inquinamento è largamente diffuso, e la frenesia edilizia diffusa in tutto il Paese minaccia di surriscaldare l’economia. Il Fiume Giallo, che si snoda sinuoso tra regioni toccate solo occasionalmente dal boom economico cinese, offre una panoramica delle pressioni cui è sottoposto il Paese. Da un’ansa del fiume all’altra, e poi all’altra ancora, emerge una catena evolutiva: dai nomadi ai contadini, dalla fattoria alla fabbrica e dalla fabbrica alla città. Sono gli stessi cambiamenti che in altri Pae- Cambiamenti rapidissimi, forse ‘anormali’. Fotografie di Ruth Fremson/The New York Times La rapida urbanizzazione sta fagocitando la campagna cinese lungo il Fiume Giallo (in alto). Al suo posto sorgono ‘nuove città’ come Zhengzhou, il cui sviluppo rischia di prosciugare il fiume che attraversa il Nord della Cina. IL FUTURO DELLA CINA Se la scrivania si riempie di foto, fiori e oggetti personali L’ufficio di Lynn Gaines un tempo assomigliava a un giardino. Adesso è decorato con frange e dischi di plastica che riflettono la luce. di ELIZABETH OLSON Nel corso dei 18 anni trascorsi come ideatrice ed illustratrice per la America Greetings Corporation di Cleveland, in Ohio, Lynn Gaines ha rinnovato diverse volte il cubicolo nel quale lavora. Per qualche anno è stato un giardino, con tanto di archetto coperto da finta edera, rose di seta rosa e lucine scintillanti. Lo scorso mese è passata allo stile retro, decorando con festoni a frange nei colori dell’arcobaleno e dischi di plastica che riflettono la luce. “E’ un’estensione della persona che lo occupa”, dice Gaines a proposito dello spazio dove lavora. La sua azienda, dice, crede che la personalizzazione degli uffici sia un mezzo per incoraggiare la creatività e la produttività dei suoi 2.200 dipendenti. Si direbbe però che la American Greetings rappresenti una minoranza. Lo scorso agosto sono stati resi noti i dati di un’indagine condotta telefonicamente da Il Fiume Giallo racconta i problemi della nuova Cina American Greetings Steelcase, produttrice di mobili da ufficio, e Opinion Research su 640 impiegati. Dai risultati emerge che solo il 40 per cento delle aziende americane incoraggia i propri dipendenti a personalizzare lo spazio dove lavorano. Una percentuale che dieci anni fa era del 56 per cento. E gli impiegati lo hanno capito: solo il 59 per cento afferma di personalizzare il proprio spazio di lavoro, contro l’85 nel 1996. Nella nuova Hearst Tower di Manhattan, disegnata da Norman Foster, la Hearst Corporation — proprietaria di riviste come Cosmopolitan, Harper’s Bazaar e Country Living — limita la quantità di carabattole e foto che i dipendenti possono esibire. La direttiva, inviata per e-mail ai duemila dipendenti che sono stati trasferiti nella torre, chiede che all’interno degli spazi di lavoro, costruiti in legno chiaro e metallo grigio, si limiti “la quantità di oggetti personali, pile di carta e altri materiali”. David Masello, redattore di Country Living, dice che nel suo nuovo, angusto cubicolo c’è meno spazio per “oggetti che mi ispirano. Si tratta di cose come foto, cartoline e quadri”, dice. “Nel mio vecchio ufficio ne avevo riempito una parete. Adesso ne ho un decimo”. SCIENZA E TECNOLOGIA ARTI E TENDENZE I mega tsunami venuti dal cielo Santi viaggiatori Comete o grandi asteroidi caduti negli oceani forse causarono onde inimmaginabili. VI Antiche icone di un monastero nel deserto egiziano per la prima volta in mostra. VIII continua a pagina III P U B B L I C I TA Real Challenges Real Answers www.imd.ch/risk Are value competitors stealing your customers? Are you prepared to increase the perceived value of your offering to lure them back? You’ll find real answers to your real-world business challenges on our new website. Repubblica NewYork II LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2006 M O N D O Sperare di salvare l’Africa senza aiuti dall’estero di JASON DePARLE BUKURA, Kenya — L’insolita attività professionale di Lawrence W. Reed, tenere corsi di formazione per gruppi politici conservatori, ha guadagnato a questo economista del Michigan accoliti in tutto il mondo. Ma la sua maggiore fonte di soddisfazione è James Shikwati, la cui improbabile ascesa è un caso esemplare di come la destra si crea alleati all’estero. Shikwati era un giovane insegnante del Kenya occidentale quando si imbattè in un articolo di Reed sul genio del capitalismo. In questo isolato villaggio dove Shikwati è cresciuto la vita ruotava attorno a capanne di fango e al granturco, non alle ciminiere. Ma inviò comunque un messaggio a Midland, nel Michigan, dove Reed guida un gruppo di esperti che studia e promuove modelli economici conservatori. “Fornite consulenza a persone interessate ad approfondire i temi del libero mercato e della libertà individuale?”, scrisse Shikwati. Nei quattro anni successivi Reed spedì libri, rapporti, riviste, opuscoli, di tanto in tanto anche somme di denaro man mano che Shikwati abbracciava con passione la teoria capitalista. In seguito l’africano creò un centro di ricerca gestito con le sue sole forze. In un continente dove i socialisti hanno spesso fatto la parte del leone, oggi Shikwati è noto come fenomeno conservatore. Ha pubblicato innumerevoli articoli che esaltano il libero mercato come salvezza dell’Africa. Ha tenuto conferenze su quello in cinque continenti e, sfidando lo zeitgeist dell’era Bono, ha rivolto critiche caustiche agli aiuti esteri responsabili della povertà africana. Quando i Paesi occidentali, lo scorso anno, si impegnarono a raddoppiare gli aiuti all’Africa il settimanale tedesco Der Spiegel pubblicò un’intervista di due pagine a un furioso Shikwati che esclamava: “Per amor di Dio, basta aiuti!”. L’insolita collaborazione tra un mentore del Midwest e il suo protetto africano si può leggere in due modi, come astuto tentativo di esportare il predominio occidentale o come idealistica unione di menti nel nome della libertà. Se Reed esalta il suo protetto come “appassionato difensore della libertà in un luogo insolito”, Jeffrey D. Sachs, docente della Columbia University e eminente sostenitore degli aiuti all’estero, definisce l’atteggiamento critico di Shikwati nei confronti di questi ultimi “fondato su basi scandalose” e “sorprendentemente erroneo”. “E’ in gioco la vita o la morte di milioni di persone e gli errori in questo campo hanno conseguenze immense”, dice Sachs. L’associazione di Shikwati, chiamata Inter Region Economic Network, o Iren, rientra in un insieme di gruppi analisi politica nati con il supporto dei conservatori occidentali nell’ultimo quarto di secolo. Questi istituti, attivi in ben 70 Paesi con vari livelli di sostegno dall’esterno, sono fautori di tutta una serie di strategie, come la riduzione delle tasse, un minor controllo statale e una maggiore libertà di commercio. Hanno consolidato i diritti di proprietà in Perù, promosso la privatizzazione delle imprese statali in Egitto, contestato il potere dei sindacati in Francia e aperto la strada alla riduzione del 50% dell’imposta sul reddito d’impresa in Lituania. Buon parlatore, dinamico, portato ai contatti interpersonali, il trentaseienne Shikwati è una delle stelle più brillanti in questo circuito poco noto. Ma neppure lui si arroga il merito di aver mutato la direzione della politica kenyana. Forse è all’estero che più si esercita la sua influenza, nell’abito di forum come quello di Der Spiegel, con i quali conferisce ai conservatori occidentali la credibilità che deriva dall’avere un eloquente alleato africano. Sachs sostiene che queste tesi contrarie agli aiuti “hanno frenato gli interventi salva-vita”. Peter Smerdon, portavoce del Programma alimentare mondiale dell’Onu afferma che la politica di Shikwati è destinata a “uccidere milioni di persone”. Irungu Houghton, funzionario di Oxfam a Nairobi, l’ha definita una “condanna a morte” per gli africani poveri. Shikwati dice di aver ricevuto lettere: “ ‘Ho visto i bambini con le mosche negli occhi, come può essere così crudele’?”. Risponde con la pacatezza di chi è profondamente convinto delle sue opinioni: “Dobbiamo smetterla di cercare la salvezza dall’esterno. Dobbiamo trovare il modo di salvarci da soli”. E’ proprio questa la sua speranza qui a Bukura attraverso un progetto per combattere la malaria, che in Africa uccide ogni anno 800.000 bambini. Non si limita solo a studiare i problemi, ma li affronta concretamente perché, dice, gli Fotografie di Mariella Furrer per The New York Times Le teorie di un economista americano conservatore secondo il quale le iniziative commerciali e non la beneficenza occidentale possono veramente aiutare l’Africa, sono state oggetto di dibattito nell’ambito della prima conferenza di Africa Think Tank. James Shikwati, (a sinistra), è fautore di iniziative di libero mercato come il progetto antimalaria di cui ha beneficiato Theresa Bakhoya, (in basso a sinistra). Shikwati ha avuto inoltre un incontro con alcuni agricoltori che hanno dato avvio a un gruppo di autosostegno nel villaggio di Kalawani, (sopra). africani aderiranno alle sue teorie solo dopo averne constatato i risultati. Una delle teorie è che le iniziative imprenditoriali sono più efficaci degli aiuti nella lotta alla povertà e alla malattia. Per dimostrarlo sta cercando di commercializzare la campagna anti-malaria assumendo i giovani di Bukura per spruzzare pesticidi sulle abitazioni. Al costo di circa 75 centesimi di dollaro gli abitanti dei villaggi possono ottenere un trattamento iniziale e poi seguiranno interventi ogni sei mesi al costo di 4,25 dollari. L’importo corrisponde, in Kenya, al doppio del salario giornaliero di un lavoratore, ma è inferiore al costo delle cure per la malaria, che ammonta a 17 dollari. Nell’ottica di Shikwati si crea così un circolo virtuoso: col denaro risparmiato per le medicine si acquisteranno fertilizzanti e sementi, i profitti finanzieranno imprese commerciali e la classe media emergente spingerà il governo a offrire maggiore libertà di mercato, alimentando una spirale di prosperità. Tutto inizia dal portare gli abitanti del villaggio a pagare per un beneficio, cosa che, a giudizio di Shikwati “cambierà la mentalità della gente”. Priva com’è di energia elettrica, acqua corrente e pavimentazione stradale, Bukura si presentava come un insolito teatro di trasformazione sociale quando Shikwati venne a visitarlo qualche mese fa. La sua prima tappa fu la casa di Theresa Bakhoya, la moglie di un insegnante che aveva allevato sette figli tra frequenti accessi della malattia. “Da quando hanno trattato con lo spray la mia casa non ho più avuto attacchi di malaria”, dice. Ma nonostante tutto il gran parlare di commercializzazione nessuno ha paga- Dalla destra Usa al Kenya: una voce per il libero mercato. to. Per reclutare clienti, spiega un disinfestatore locale, il primo trattamento è stato offerto gratuitamente. “Non sono affatto deluso”, dice Shikwati. Non appena i residenti constateranno i benefici “le garantisco che la disinfestazione avverrà su base commerciale”. Privo di credenziali accademiche, Shikwati si è fatto un nome come autore di articoli di opinione. Ha difeso McDonald’s dagli attacchi dei critici della globalizzazione e le case farmaceutiche dalle accuse di speculazione. Ha invocato la legalizzazione del commercio dell’avorio che, a suo giudizio, proteggerebbe i branchi di elefanti. Soprattutto ha chiesto che si sospendano gli aiuti dall’estero, che, dice, danneggiano i mercati locali, corrompono i governi e promuovono la dipendenza. Secondo i critici si tratta di un escamotage. I conservatori occidentali hanno creato un falso esperto per citarlo a convalida delle loro opinioni. “Gente realmente spietata ha cercato un ‘economista’ di un Paese in via di sviluppo che ripeta per anni il loro ritornello a giustificazione della loro crudeltà”, dice Neil Gallagher, portavoce per il Programma alimentare mondiale dell’Onu a Roma, che nutre circa tre milioni di kenyani l’anno. Anche gli estimatori africani di Shikwati tendono a prendere le distanze dal suo assolutismo. Maggie Kamau-Biruri, direttrice della sede kenyana dell’ International Child Resource Institute, un’organizzazione nonprofit, trova difficile parlare di minor intervento statale in un Paese dove mancano strade e le scuole pubbliche. Ma “lo ammiro”, dice. “è animato da buone intenzioni e vuole veder progredire questo Paese”. ANALISI Direttore responsabile: Ezio Mauro Vicedirettori: Mauro Bene, Gregorio Botta, Dario Cresto-Dina Massimo Giannini, Angelo Rinaldi Caporedattore centrale: Mario Calabresi Caporedattore vicario: Angelo Aquaro Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A. • Presidente onorario: Carlo Caracciolo Presidente: Carlo De Benedetti Consigliere delegato: Marco Benedetto Divisione la Repubblica via Cristoforo Colombo 90 - 00147 Roma Direttore generale: Carlo Ottino Responsabile trattamento dati (d. lgs. 30/6/2003 n. 196): Ezio Mauro Reg. Trib. di Roma n. 16064 del 13/10/1975 Tipografia: Rotocolor SpA, v. C. Colombo 90 RM Stampa: Rotocolor, v. C. Cavallari 186/192 Roma; Sage, v. N. Sauro 15 - Paderno Dugnano MI ; Finegil Editoriale c/o Citem Soc. Coop. arl, v. G.F. Lucchini - Mantova Pubblicità: A. Manzoni & C., via Nervesa 21 - Milano - 02.57494801 • Supplemento a cura di:Paola Coppola, Francesco Malgaroli, Mario Tedeschini Lalli • Traduzioni: Emilia Benghi, Anna Bissanti, Antonella Cesarini, Fabio Galimberti, Guiomar Parada, Marzia Porta In Europa la pena capitale fa ancora discutere di CRAIG S. SMITH PARIGI — L’Unione europea è rimasta sgomenta quando all’inizio di novembre un tribunale iracheno ha condannato Saddam Hussein a morte. Neppure il primo Ministro britannico Tony Blair vuole che il deposto dittatore sia impiccato. Ma nell’Europa centrale e orientale in molti hanno applaudito alla sentenza capitale. Sono quelli che rimpiangono la pena di morte che hanno dovuto abbandonare per entrare nel club europeo. Il primo ministro di destra della Repubblica ceca, Mirek Topolanek, ha accolto la sentenza come “un atto di giustizia”, un monito a tutti i tiranni del mondo. Il presidente polacco Lech Kaczynski l’ha definita “l’unico esito possibile” del processo. Un ex ministro della Giustizia della Slovacchia, Daniel Lipsic, ha criticato il proprio Paese per aver assecondato l’Ue che si è opposta alla decisione del tribunale iracheno. La maggioranza dell’opinione pubblica di questi tre Paesi è favorevole alla reintroduzione della pena capitale. Buona parte dei governi dell’Europa centrale e orientale hanno riaffermato la posizione ufficiale europea, in particolare quanti non sono ancora entrati nell’Ue. Mascherano però un dibattito molto più profondo, che ha le sue radici nel diverso passato degli Stati europei dopo la Seconda guerra mondiale. I Paesi dove nacque il fascismo sono stati i primi a rifiutare la pena di morte: l’Italia nel 1948 per tutti i reati tranne i crimini in tempo di guerra; la Germania nel 1949 per tutti i reati indifferentemente. Altri Paesi europei sono arrivati più tardi, anche se lo hanno fatto tutti. Per esempio, in Francia l’ultima esecuzione, con la ghigliottina, è del 1977. Nei Paesi che invece si ritrovarono sotto il dominio sovietico quel dibattito non c’è stato, anche se le loro società avevano un tempo abolito la pena di morte. Nei Paesi satelliti dell’Unione Sovietica, una vasta gamma di reati era punibile con la condanna a morte: non soltanto i reati di natura pecuniaria, ma anche quelli di minaccia alla stabilità dello Stato. Con il crollo del comunismo e l’avvento di un liberalismo occidentale talvolta caotico, il forte desiderio di ordine si è trasformato in una nostalgia per i vecchi tempi quando i criminali pagavano con la condanna definitiva. “La transizione alla democrazia ha creato uno stato di incertezza e di paura diffusa”, dice Klaus Rogall, esperto di pena capitale alla Libera università di Berlino. Ancora oggi, fa notare, nella Germania dell’est il sostegno alla pena di morte resta molto forte, mentre l’ex Germania occidentale aborrisce l’idea. All’inizio del nuovo millennio, in Europa orientale il sostegno alla pena di morte era del 60 per cento, secondo un Associated Press Operai puliscono una ghigliottina a Parigi nel 1946. La Francia ha abolito la pena di morte solo nel 1977. sondaggio Gallup, mentre in Europa occidentale il 60 per cento era contrario. “Siamo consapevoli del dibattito in alcuni Stati dell’Ue, ma non ce ne preoccupiamo particolarmente”, dice Riccardo Mosa, portavoce dell’ufficio della Commissione europea che si occupa di Giustizia, libertà. Qualsiasi Paese dovesse mai reintrodurre la pena capitale, aggiunge, andrebbe incontro a possibili sanzioni, se non all’espulsione: “La Ue è compatta”. Repubblica NewYork III LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2006 M O N D O CINA Pechino Area di Fiume dettaglio Giallo Nomadi come questi hanno sempre fatto pascolare i loro animali nei pressi del lago Gyaring, la fonte del Fiume Giallo. Ora i pascoli si stanno tramutando in deserti. MONGOLIA INTERNA Wuhai Yangtze Yinchuan Yingpantan Xining Lago Gyaring Shizuishan SHANXI NINGXIA SHAANXI Hanjiaoshui QINGHAI Mar Bohai Fiume Giallo Lanzhou Dolka Km. 160 Luoyang Lago Ngoring Zhengzhou Xian The New York Times Ruth Fremson/The New York Times Scendendo lungo il Fiume Giallo nella Cina del Nord si incontrano tutti i problemi ambientali che il Paese deve affrontare. Il Fiume Giallo racconta i problemi di una Cina in trasformazione continua dalla prima pagina ONLINE: iL FIUME GIALLO si si sono dipanati nel corso di secoli. In Cina, sta succedendo tutto in una volta. Il lago Gyaring e il suo gemello, il lago Ngoring, sono considerati le sorgenti del Fiume Giallo. Gli scienziati hanno cominciato a studiare la regione dopo l’inizio della siccità, negli anni ‘80. I pascoli si stavano trasformando in deserto, facendo temere che la sorgente potesse subire dei danni. Alla fine, si giunse alla conclusione che la radice del problema era costituita dall’eccessivo sfruttamento dei pascoli da parte dei pastori nomadi, e le autorità locali cominciarono a trasferire i nomadi altrove. In tempi più recenti, però, gli scienziati cinesi sono arrivati alla conclusione che la pressione della pastorizia era solo uno degli elementi di un problema più ampio. Liu, l’idrologo dell’Accademia cinese delle scienze, e altri scienziati hanno scoperto che il complesso sistema idrico che alimenta i due laghi era in difficoltà. I livelli delle falde acquifere stavano calando, e le catene di laghi immissari più piccoli stavano diminuendo la loro portata o si stavano prosciugando completamente. La temperatura dell’aria stava lentamente aumentando e il modello climatico precedente era cambiato, con una stagione delle piogge soltanto invece di due. “Abbiamo scoperto che il problema è molto più ampio, e la causa sono i cambiamenti climatici globali”, dice Liu. “Se le tendenze cui stiamo assistendo nei pressi della sorgente – il clima che sta diventando più secco e più caldo – persisteranno, il fiume continuerà a prosciugarsi”. Le carenze idriche in molte regioni hanno raggiunto i livelli di guardia. Circa 400 delle 600 città della Cina non dispongono di un approvvigionamento idrico adeguato per sostenere la crescita futura, e molte attualmente si arrangiano sfruttando gli acquiferi sotterranei, che stanno scendendo a livelli pericolosamente bassi. Alcune città sulla costa stanno costruendo impianti di desalinizzazione. Complessivamente, la Cina ha uno dei tassi di approvvigionamento idrico pro capite più basso del mondo e una distribuzione delle risorse idriche squilibratissima. La Cina settentrionale ospita il Jake Hooker e Lin Yang hanno collaborato a questo articolo. Il viaggio di Jim Yardley lungo il Fiume Giallo è anche un videoreportage. Basta andare su www. nytimes.com/video e cercare ‘Yellow River’. 43 per cento della popolazione ma appena il 14 per cento delle risorse idriche del Paese. Per affrontare questo squilibrio, il governo ha avviato i lavori per un grandioso, e controverso, progetto di trasferimento delle acque “Sud-Nord”, che devierà, attraverso un sistema di canali, parte delle acque dello Yangtze, nella Cina meridionale, verso i fiumi in secca, Fiume Giallo compreso, del Nord assetato. I funzionari si dicono convinti che il piano, potenzialmente il progetto di opere pubbliche più costoso nella storia della Cina, sia la migliore speranza per mantenere il ritmo della crescita economica nel Nord del Paese. Nella provincia del Ningxia, generazioni di contadini in villaggi come Yingpantan, non si sono mai preoccupati di quanta acqua prelevavano dal fiume. Il loro lavoro serviva a soddisfare una priorità nazionale, ancor oggi evidente nelle parole di alcuni funzionari che danno voce ai timore di una Cina incapace di garantire il fabbisogno alimentare della sua popolazione. In tempi più recenti, tuttavia, timori di altro genere – l’esaurimento delle scorte idriche – hanno spinto ad adottare misure per la protezione dell’ambiente. Ma in seguito a una recente siccità, per molte persone nel Ningxia trovare l’acqua è diventata questione di sopravvivenza. La gente sta già cominciando ad abbandonare le montagne. Ma Junqing dice che la siccità lo ha costretto a partire, due anni fa. Dice che 100 famiglie del suo distretto ormai affittano terreni desertici appena al di là dei confini del sistema di irrigazione del fiume. “Nel mio villaggio natale non c’è assolutamente nulla”, dice sempre Ma, 56 anni. “Non pioveva. Se piove, mangi. Se non piove, non mangi”. A Est, lungo il fiume, nella regione che collega il Ningxia con la Mongolia interna, sorge una zona industriale, parte di un colossale complesso realizzato in meno di sei anni sui terreni assetati che circondano la città di Wuhai. “Il tipo di sviluppo a cui stiamo assistendo è anormale”, dice Chen Anping, che si batte per il ripristino delle terre da pascolo nella Mongolia interna. “È assolutamente insostenibile. Non ci sono risorse sufficienti”. Con un’unica eccezione: il carbone. Il Fiume Giallo, nel suo tratto più settentrionale, attraversa il cuore delle regioni carbonifere della Cina. Secondo il sistema dell’economia pianificata, il governo centrale, nel 1958, stabilì che Wuhai doveva provvedere a rifornire di carbone l’industria siderurgica pubblica, la Baotou Steel. La strategia ha funzionato. Prima del 1998, Wuhai aveva quattro fabbriche. Ora ne ha più di 400 ed è diventata un modello industriale per le città vicine, come Shizuishan. A giugno, l’agenzia di stampa Nuova Cina ha riferito che erano stati stanziati circa 38,5 miliardi di euro per lo sviluppo industriale del tratto del fiume (800 chilometri) che attraversa il Ningxia e la Mongolia interna. Gli esperti hanno calcolato che la domanda di acqua da parte del settore industriale quintuplicherà di qui al 2010. La rapida industrializzazione ha anche trasformato Wuhai in un incubo ambientale. Un negoziante, Zhang Yueqing, 54 anni, dice che le fabbriche vomitano sostanze inquinanti senza restrizioni. Per scavare un pozzo ora si deve scendere fino a 90 metri di profondità, perché le fabbriche prelevano enormi quantità di acque di falda. Più a valle, Peng Guihang e la sua famiglia sono tra i primi abitanti del quartiere (non ancora completato) conosciuto come la “nuova città” di Zhengzhou. “Qui non c’è ancora molto”, dice Peng, seduta nel suo appartamento all’ultima moda. “I negozi probabilmente apriranno fra due o tre anni”. Peng fa parte di una nuova classe di consumatori che deve prosperare se la Cina deve continuare a crescere. È per gente come lei che vengono costruite queste “nuove città” in tutto il Paese. La foce del Fiume Giallo è lontana ancora qualche centinaio di chilometri, ma questa è la meta cui la Cina sta cercando di arrivare: una nazione di contadini trasformata in un moderno Paese urbano. Ma l’espansione di tantissime città procede così velocemente, e in simultanea, che questa corsa all’urbanizzazione ha allarmato i leader nazionali. Nella regione del Fiume Giallo, la popolazione è quasi triplicata dagli anni ‘50 a oggi. E rispetto a vent’anni fa, la quantità di acque reflue scaricate nel fiume è più o meno raddoppiata. Ogni città in espansione, ognuna nel tentativo di attirare industrie e persone, va a cercare fonti di approvvigionamento idriche. “La capacità del fiume non è cambiata”, dice Su Maolin, della Commissione di controllo del Fiume Giallo. “La quantità di acqua che possono utilizzare è limitata. Ha già raggiunto il livello massimo di utilizzo”. Peng, nel frattempo, guarda dalla finestra un’amica in un palazzo vicino che sta ristrutturando un appartamento. “Vedo che ha quasi finito i lavori”, dice. “Ma non ho ancora avuto il coraggio di andare a vedere. Non voglio sia più bello del mio”. Il Top delle Radio ad Onde Corte Un Unico Dispositivo dalle Prestazioni Eccezionali con una Progettazione Senza Compromessi ANALISI New Orleans, ricostruzione che non risana continua dalla prima pagina tra i migliori esempi di edilizia popolare costruita negli Stati Uniti. Perciò non sorprende che molti dei residenti sospettino che sia in atto un progetto scellerato. Temono che le demolizioni previste facciano parte di un più vasto piano per impedire alla popolazione più povera, attualmente sfollata altrove, di ritornare. Gli ultimi decenni hanno visto l’affermarsi di un nuovo modello di edilizia popolare: complessi urbani destinati a una popolazione di diversi livelli di reddito dove la progettazione, in gran parte, si basava sui principi del cosidetto New urbanist. Con una visione nostalgica della Middle America, i nuovi progetti erano caratterizzati da strette strade pedonali e da pittoresche costruzioni a due piani, con tetti spioventi e verande coperte. Per il dipartimento per l’Edilizia sono diventati il modello per ricostruire New Orleans. L’edilizia popolare di New Orleans realizza molti degli stessi ideali del New urbanist, come i bassi condomini in mattoni rossi di Lafitte avenue, nel quartiere storicamente nero di Treme. Fino agli anni ’50, gli abitanti di Lafitte potevano contare su una rete di servizi sociali. Ma quando la middle class, durante gli anni ’60, si è trasferita nei sobborghi, quei servizi sono stati gradualmente eliminati, trasformando intere zone del centro in ghetti destinati al sottoproletariato nero. Nel 2002 le condizioni erano peggiorate al punto che la città di New Orleans ha acconsentito a cedere al dipartimento per l’Edilizia il controllo Nicolai Ouroussoff è il critico di Architettura di The New York Times. dei complessi di edilizia popolare. L’abbandono ha toccato il fondo nel dopo-uragano Katrina. La maggior parte degli alloggi popolari della città è stata sbarrata con assi di legno a porte e finestre qualche mese dopo l’uragano e molto prima che gli abitanti potessero reclamare i loro beni o svuotare il frigorifero. Parecchi di quegli alloggi adesso sono infestati dai topi. Il punto non è che i quartieri popolari come quello di Lafitte dovrebbero essere meticolosamente riportati alla condizione originaria. Nessuno di quei complessi urbani è al livello, ad esempio, dei migliori quartieri operai modernisti costruiti in Europa negli anni ’20. Ma certamente essi sono superiori al livello di gran parte dei tradizionali quartieri middle-class edificati oggi. E non è difficile immaginare in che modo un certo numero di attente modifiche — l’aggiunta di nuovi edifici, la progettazione di parchi o di giardini, l’ampliamento della rete stradale esistente allo scopo di collegare meglio il quartiere alla città — potrebbero trasformare il progetto in un complesso edilizio modello. Tuttavia il dipartimento per l’Edilizia non ha mai preso seriamente in considerazione questa idea. E, sebbene affermi di aver studiato i costi di un eventuale restauro del complesso, non ha reso pubblica alcuna cifra. Infine, non è disposto a riconoscere i danni psicologici derivanti dalla demolizione di altre strutture cittadine quando New Orleans deve ancora rimarginare le ferite provocate dall’uragano Katrina. Questa è una cosa da pazzi. La sfida a New Orleans è riuscire a rimettere insieme i frammenti di una cultura andata in pezzi. Purtroppo, il programma del dipartimento per l’Edilizia e lo sviluppo urbano riesce a banalizzare il passato senza affrontare la dolorosa realtà che ha spogliato questa città. L’E1 è un apparato di ricezione di onde corte altamente ef"ciente • AM/ FM/LW e bande ad onde corte (1800 – 30000 KHz) • Memoria di 1700 stazioni programmabili: memoria di 500 stazioni programmabili dall’utente con identi"cazione alfanumerica ed ulteriore possibilità di memorizzare 1200 stazioni su bande regionali de"nibili dall’utente • Immissione diretta della frequenza tramite tastiera, ricerca automatica o sintonizzazione tramite manopola a velocità regolabile • Collegamento ad antenna esterna per esempio antenne ad onde corte ad uso professionale; antenne a onde corte e cavo lungo, antenne dedicate per bande di trasmissione AM per gli appassionati della ricezione AM; antenne per bande di trasmissione FM • Display digitale con possibilità di visualizzare tutte le modalità e le funzioni di utilizzo selezionate • Due orologi programmabili con impostazione automatica www e timer con due possibili programmazioni orarie: si possono utilizzare per la funzione sveglia o registrazione Per una eccellente sintonizzazione ed una perfetta stabilità di frequenza • Super etherodine circuit a doppia conversione • Sintonizzazione digitale PLL (Phase Lock Loop – Circuito blocco fase) con sintesi DDS (Direct Digital Synthesis – Sintesi digitale diretta) • Sintonizzazione passa banda IF per AM e SSB (Single Side Band – Band laterale unica) • Rilevatore AM sincrono per SSB: USB/LSB selezionabile o banda laterale doppia • Larghezze di banda selezionabili: 7,0, 4,0, 2,5 kHz per una ricezione selettiva ottimizzata Distributore: HiFi United Srl • Tel.: +39 0523 716178 • Fax: +39 0523 716076 • www.hi"united.it © Copyright 2006 Etón Corporation. All Rights Reserved. Repubblica NewYork El Viajero EL PAIS UNA SELEZIONE DI ARTICOLI DEL DIPARTIMENTO EDITORIALE DE EL VIAJERO, INSERTO SETTIMANALE DI VIAGGI DEL QUOTIDIANO EL PAÍS VIAGGIO: CASTIGLIA-LEÓN http://viajero.elpais.es FÉLIX CORCHADO La Plaza Mayor di Salamanca fu progettata da Alberto de Churriguera e fu terminata nel 1755, dopo 26 anni di lavori. Il 250º anniversario è celebrato con concerti, mostre e altri eventi culturali. Una culla per il castigliano ISIDORO MERINO e parole dello spagnolo brillano come pietre colorate, saltano come pesci dai ri#essi di platino, sono spuma, "lo, metallo, rugiada. Le sento cristalline, vibranti, eburnee, vegetali, oleose, come frutti, come alghe, come agate, come olive. Sono dotate di ombra, trasparenza, peso, piume, peli, hanno tutto ciò che è rimasto loro attaccato in tante discese lungo il "ume, in tanto trasmigrar di patria, in tanto essere radici”. Più di 30.000 studenti stranieri scelgono ogni anno le università e le scuole di lingua della Castiglia-León per apprendere a utilizzare quei vocaboli meravigliosi di cui parla il poeta cileno Pablo Neruda nel suo libro di memorie Confesso che ho vissuto. Parole odorose e musicali come libélula, albahaca, susurro o lapislázuli [libellula, basilico, sussurro, lapislazzuli], e vocaboli che nascondono la bellezza nel loro signi"cato: libertad, paz, vida, azahar, esperanza [libertà, pace, vita, zagara, speranza]… O amor, scelta come parola più bella dello spagnolo in un sondaggio a cui hanno partecipato oltre 41.000 internauti. Più di 400 milioni di persone in tutto il mondo parlano spagnolo. Lo spagnolo è già la lingua straniera più studiata, dopo l’inglese. Il turismo linguistico in Spagna muove intorno alle 200.000 persone all’anno, che spendono in media 2.000 euro circa per soggiorni di tre o quattro settimane, secondo un rapporto appena reso pubblico dall’Instituto Cervantes. Una cifra che potrebbe arrivare a raggiungere il milione nei prossimi sette anni. La regione Castiglia-León ha avuto un ruolo decisivo nell’origine e nell’espansione dello spagnolo. Nel monastero benedettino di Santo Domingo de Silos, a Burgos, furono trovate le Glosas Silenses, uno dei primi esempi di castigliano scritto. I primi passi “L MAPPA DELLA REGIONE CASTIGLIA-LEÓN della lingua ci portano "no al castello di Peña"el (Valladolid), oggi trasformato in museo del vino, dove l’infante don Juan Manuel (Escalona, 1282), scrisse El Conde Lucanor, un insieme di racconti molto diversi fra loro, provenienti da favole classiche, racconti orientali e tradizione orale. Don Juan Manuel fu uno dei primi autori a preoccuparsi della paternità e della conservazione dell’opera: depositò i suoi manoscritti originali nel monastero di Peña"el, per evitare che venissero imputati a lui errori che avrebbero potuto commettere cattivi copisti. Coerentemente col suo ruolo di culla, forse la principale dello spagnolo, la giunta regionale della Castiglia-León ha elaborato, in collaborazione con l’Instituto Cervantes, un piano per promuovere la regione come meta del turismo linguistico. Iniziative che passano per il controllo della qualità dei centri e la creazione dei Diplomas de Español como Lengua Extranjera (Diplomi di spagnolo come lingua straniera, Dele). Il database dell’Instituto Cervantes El español en España (http://eee.cervantes.es) riunisce informazioni relative a oltre 1.700 corsi di spagnolo per stranieri e 360 centri di insegnamento, in un centinaio di località che rispettano determinati parametri in termini di strutture e qualità dell’insegnamento. Pochi luoghi sono tanto attraenti per imparare lo spagnolo quanto Salamanca, una città dove un terzo della sua popolazione di 160.000 abitanti è costituito da studenti universitari. Là fu pubblicata, nel 1492, la prima grammatica della lingua castigliana, quella di Antonio de Nebrija, che avrebbe avuto un ruolo decisivo per l’espansione dello spagnolo nel Nuovo Mondo. Dal "ume Tomes, la città si rivela magni"camente nel pro"lo emergente delle sue due cattedrali. La Catedral Vieja, sublime esempio di romanico, la cui costruzione iniziò a metà del XII secolo, e accanto a essa, con la leggerezza gotica impressa da Juan e Gregorio Gil de Hontañón, la Catedral Nueva. Salamanca non può essere concepita senza studenti. La città ne accoglie oltre 50.000, di cui quasi diecimila stranieri che si iscrivono a uno degli oltre 2.400 corsi di spagnolo organizzati durante tutto l’anno. Gli studenti invadono aule, strade, bar, caffè e librerie; adempiono alla liturgia delle tapas durante il giorno e il rituale dei bar de copas la notte, e contribuiscono all’atmosfera spigliata e vitale che si respira a Salamanca. Il centro di gravità di questo universo, intorno a cui orbita la vita della città, è la Plaza Mayor, che l’anno scorso ha compiuto 250 anni, “un quadrilatero irregolare e meravigliosamente armonico”, come la descrisse lo scrittore e saggista Miguel de Unamuno. Nel XVI secolo, l’Università di Salamanca contava più di 4.000 studenti, ed era già uno dei grandi centri del sapere in Europa. Fin dalla sua creazione, nel XIII secolo, si fece notare per il suo spirito umanista. Qui si forgiò il movimento di solidarietà con gli indios dell’America, da poco scoperta, e qui pronunciò la sua famosa frase “dicevamo ieri” il poeta frate Luigi di León, al momento di riprendere la sua cattedra dopo cinque anni passati nelle segrete dell’Inquisizione. Se Salamanca è la Univerciudad, Valladolid è il posto dove gli abitanti si vantano di parlare lo spagnolo più puro. La ricchezza del vocabolario è un altro motivo di orgoglio per i paesini della provincia (e in generale di tutta la Castiglia-León). Lo scrittore di Valladolid Miguel Delibes racconta come, durante le giornate spese a cacciare, annotasse le parole vecchie, quasi dimenticate e spesso sconosciute, pronunciate dalla gente delle campagne – poveda, cohombro, arroba, fanega, tesa, trillo – per metterle poi in bocca ai suoi personaggi. Un vocabolario talmente ricco che molti contadini castigliani potrebbero riconoscersi nella descrizione che lo scrittore dublinese Flann O’Brien fa, in chiave umoristica, degli abitanti del Donegal, in Irlanda: “Alcuni di loro conoscono talmente tante parole che si vantano di non ripetere la stessa più di due volte nella vita”. Valladolid, dove passò i suoi ultimi anni Cervantes e nacquero gli scrittori José Zorilla, Jorge Guillén e Francisco Umbral, offre un’attiva vita universitaria, animata da bar e caffè, alcuni con nomi molto suggestivi come “Il lungo addio” e “Le ore lente”. Spicca inoltre, nella sua offerta culturale, la prestigiosa Semana Internacional de Cine (Seminci), un festival cinematogra"co che si celebra ad ottobre. Altre informazioni: www.turismocastillayleon.com, www.salamanca.es, www.asomateavalladolid.org, www.fundacionsiglo.org www.cervantes.es. Sapore stagionato a Guijuelo I Jamones Joselito, emblema dei pascoli di Salamanca Da Parigi a Milano, i gourmet di mezza Europa aspettano ogni anno i 60.000 prosciutti prodotti da Joselito a Salamanca a forza di ghiande e pazienza. JOSE CARLOS CAPEL UESTA ditta di Salamanca vanta fra i suoi clienti grandi cuochi francesi, importanti capi di Stato, gourmet di mezzo mondo e degustatori illustri. A ogni nuova stagione da Guijuelo escono prosciutti ibéricos de bellota Joselito Gran Reserva, diretti ai ristoranti parigini dei famosi cuochi Alain Ducasse, Alain Senderens e Joël Robuchon, per citarne alcuni. Anche a Milano sono serviti dal ristorante Cracco Peck, che riserva loro più onori per"no degli stessi prosciutti di Parma. Non sfugge al loro fascino nemmeno Robert Parker, celeberrimo degustatore di vini americano, che organizza intorno a questi salumi le sue cene dell’ultimo dell’anno. In varie città d’Italia, José Gómez, l’amministratore della società, è riconosciuto come l’arte"ce di uno dei prodotti migliori del mondo, e gli chiedono autogra". Non senza motivo: in ogni fetta di questi prosciutti di zampa sottile e zoccolo nero è concentrata la quintessenza delle carni del maiale iberico. Fette dolci, dalla tonalità rosacea, con abbondante in"ltrazioni di grasso, che si sciolgono nel palato lasciandosi dietro un’in"nità di sensazioni. Tutti gli anni, dalle botteghe e dai magazzini di stagionatura che Joselito possiede a Guijuelo, escono circa 60.000 prosciutti certi"cati. Di questi, soltanto 45.000 circa meritano il distintivo Gran Reserva. La produzione Q dipende dalla generosità dell’annata, vale a dire dalla quantità di ghiande fornita dai pascoli, quei boschi popolati di vari tipi di querce, querce da sughero, lecci e quercus faginea, tanto diffusi nel sudovest della Spagna, da Salamanca "no a Huelva. Prodotto artigiano per antonomasia, il suo prodigioso aroma è il risultato di circostanze variabili. Innanzitutto la razza iberica, animali selezionati dall’allevamento Joselito allo scopo di preservare determinate caratteristiche genetiche e morfologiche assolutamente uniche. Animali che si muovono in regime di libertà, e si alimentano di ghiande e di erba durante i periodi di monticazione, in perfetta armonia con l’ecosistema che li circonda. Il segreto di Joselito è basato su vari fattori. Controlla i maiali dalla nascita "no al momento del sacri"cio; vigila sulla loro alimentazione e sulla loro crescita, e poi sottopone i suoi prosciutti a un lungo e parsimonioso sistema di lavorazione artigianale, sempre senza forzature, con l’obbiettivo di trarre il massimo pro"tto dalla climatologia della zona e dai capricciosi saliscendi delle temperature. Dagli essiccatoi iniziali, i prosciutti passano in"ne a botteghe dove ogni pezzo viene fatto af"nare lentamente, "no ad arrivare al punto ottimale, dopo un lasso di tempo variabile tra i 30 e i 36 mesi. Tra le cure che ricevono questi prosciutti e quelle che ricevono i migliori vini di riserva esistono molte similitudini. Un artigianato tradizionale che Joselito rende compatibile con incessanti ricerche, frutto di un reparto di ricerca e sviluppo che si mantiene in contatto con diverse università spagnole. Jamones Joselito. Santa Rita, 8. Guijuelo (Salamanca). Telefono: 923 580 375. www.joselito.com. Maiali allevati dalla ditta Joselito al pascolo intorno a Guijuelo (Salamanca). Repubblica NewYork #& )$*%"(' X_ cT\f G>"88>BM #"EF>8?>"*?)CA haT fX_Xk\baX W\ Teg\Vb_\ WX_ W\cTeg\`Xagb XW\gbe\T_X WX X_ i\T]XebG \afXegb fXgg\`TaT_X W\ i\TZZ\ WX_ dhbg\W\Tab X_ cTDf #--(0,,.$/%"*')"&(/$+)"+ ;1 8-7464 ,-11- :011- 78460+/- ;3 2)6+0) :-674 01 "96.4 ,- %72)$ (09,), &4,60.4$ (4:)669*0)7$ 6<:)14 - '-5#1:-,) #$0$ /$M+$<H.+K ;0 JH79$..1 96H7&16/H91 +0 .1JH0MHK +. 7H6J1&H(1 M+ ;0H 36+0J+3$77H 016<$($7$K 7$99$ 3169$ /+79$6+17$ $ ;0 /$6H<+(.+171 361'.1 M+ 9166+ /$M+$<H.+4 #+05;$ +J10$ M$..H #H79+(.+H*@$204 )&##& qr w,*+vpvnIII cr) %&% 'n)#n)r qrv qv%+&)%vG qr#v1v&*vS qr# p#n)r+rG -v%& +)nqv+&)r ',oo#vpv11n+& *,##r '&)+r q?v%t)r**&S qrt#v n%+v(,n)v r qrv %rt&1v qv *'rpvn#v+3 tn*+)&%&$vpur E$vr#rG *n%t,v%nppv&G s&)$nttv& qv U,)t&*FG & qr##r pr%r $rqvr-n#v %r##?n%+vpn #&pn%qnG p&% n++&)v pur )rpv+n%& v# c&r$n qr Yr)%2% Z&%12#r1 r )vr-&pn%& (,n#pur n##rt)& r'v*&qv& qr# $rqr*v$&I VTe_bf cTfVhT_ _n pn'v+n#r qr##n )rtv&%r qr++n _n `&)n8n E=+r))n qv $&)v>F s, '#n*$n+n qnt#v n)novR s,)&%& #&)& n )nss&)1n)r #r $,)n )&$n%rG nq n')v)r '&)+r p&$r #?n)p& qv T#p&pr)G nq r)vtr)r ,%n s&)+r11n r v# '&%+r qv `rqv%nG r n p&*+),v)r ,%n )r+r s&t%n)vn n%p&)n v% ,*&I `n s, nt#v n#o&)v qr##?r)n $&qr)%n pur #n pv++3 t,nqnt%: v% ')r*+n%1nR #n )rtv%n \*nor##n #n Vn++&#vpn 'n**: (,v #n *,n tv&-r%+<S (,v s,)&%& &)qv+v v%+)vtuv qv *,ppr**v&%r v%+&)%& n X%)vp& \i r n##n *,n ')r*,%+n @t#vnG #n Ur#+)n%rwnS (,v -v**r #n *rp&%qn $&t#vr qr# )r Yr)%n%q& v# Vn++&#vp&G Zr)$n%n qv Y&v/G r *n%+v p&$r gr)r*n qv B-v#nG \t%n1v& qv _&0&#n & Zv&-n%%v qr##n V)&prI g,++& *'#r%q&)rG @%& n##?n--r%+& qr##n qv%n*+vn qr##r T,*+)vrS qn #7 v%v1v: ,% qrp#v%& qn p,v &)n #n *+n%%& )rqv$r%q& ')&tr++v r n)puv+r++vI T)4-n#&G p&% v *,&v n#n)vsr* ln)puv+r++vm $rqvr-n#vG %v'&+v qrv $&)v *p&%@++vG 5 ,%n qr##r t)n%qv pn'v+n#v qr# $,q4wn)G #& *+v#r $&)r*p&G r #n *"0#v%r qv +&))vG -v*+n qn##?n,+&*+)nqnG 5 *+)n&)qv%n)vnI _n c#n1n qr #n iv##n 5 ,%n qr##r 'vn11r 'v< or##rG p&% #r p&*vqqr++r +&))v tr$r##r Epur v% )rn#+3 %&% #& *&%&F qv fn% `n)+6% qn ,% #n+&G r qn##?n#+)& #?no*vqr qv fn%+n `n)6n r #n Vn*n qr #&* fr/$&* E+)vo,+vFI \# 'n+)v$&%v& $&%,$r%+n#r qv T)4-n#& 5 r*+r%,n%+rI Vuvr*rG 'n#n11vG p&%-r%+vR +)n (,r*+vG (,r##& qv g)v%v+n)v&*G qn q&-r 'n)+7 s)n+r ],n% Zv# p&% ,% o&)*n qv qr%n)& 'r) )v*pn++n)r nq T)tr# ,% ')vtv&%vr)& puvn$n+& `vt,r# qr Vr)-n%+r*I h%n pv+n1v&%r n 'n)+r #n $r)v+n _n _,tn)rwnG )&-v%n qv ,% $&%n*+r)&G n q,r puv#&$r+)v qn# pr%+)&G pur )n'')r*r%+n ,%n qr##r -r++r 'v< n#+r qr# $,q4wn) pn*vt#vn%&I Tq T)4-n#&G v%&#+)rG *v noo),*+&#v*pr r *v p&%qv*pr v# $vt#v&) +&*+9% E$nvn#v%& n))&*+&F qr##?n#+&'vn%&I V&*7 *v qvprI "5%=H,/ 2@=+,H3 ), L;5(/ O$ B6-H 2E/5+H3 h/n$n T)tnr#nG #?&)vtv%n)vn pv++3 n)r-np&H)&$n%n lt#v T)r-npv r)n%& ,%n '&'&#n1v&%r pr#+vor)n pur -v-r-n %r##n 1&%n ')v$n qr##n p&%(,v*+n )&$n%nm *&)tr n%p&)n qn##?n#+)& #n+& qr# @,$r hpr)&G *, ,% p&##r n*')& )vp&'r)+& qv +v$&I f,ppr**v-n$r%+rG t#v n)nov -v p&*+),v)&%& ,% pn*+r##& r n#p,%r +&))v qv -rqr++nI `n v# o&)t& $rqvr-n#r %np(,r q&'& #n erp&%(,v*+nG %r##n 'vn%,)nI h% -r*p&-& p#,%vnpr%*rG cvr+)& qv U&,)tr*G v%v1v: v #n-&)v qr##n pn++rq)n#rS sn++& *n%+&G v# *,& or# *r'&#p)& qv 'vr+)n '&#vp)&$n *v +)n*s&)$: v% $r+n qv 'r##rt)v%nttvI \# U,)t& qr b*$nG KMJ puv#&$r+)v n %&)q&-r*+ qv frt&-vn Er n KPJ puv#&$r+)v qn `nq)vqFG &ttv 5 ,%& qrv *rt)r+v $rt#v& p&%*r)-n+v qr##n -rppuvn Vn*+vt#vnG r p&%*r)-n #n *+),++,)n qv pv++3 qv 'r##rt)v%nttv&R ,%n -vn @n%purttvn+n qn '&)+vpv +nt#vn v# )r+vp&#& ,)on%& @%& nq n))v-n)r n##n pn++rq)n#rG rq r*pr qn (,r*+n r qn##n pv%+n $,)n)vn qn# #n+& &''&*+&I TsA,r%1n qv srqr#v *vt%v@pn nsA,r%1n qv $r)pvG r v# U,)t& qr b*$n n))v-: n r**r)r $&#+& )vpp&I V&% ,%?,%v-r)*v+3 r ,% &*'rqn#r qv fn%+?Tt&*+v%& pur &)n npp&t#vr ,%?n,#n n)pur&#&tvpn qrqvpn+n n##n h/n$n )&$n%n r ,% pr%+)& q?n)+r p&%+r$'&)n%rnI f&%& $&#+r #r n++)n++v-r 'r) v# -vnttvn+&)rR v# U,)t& qr b*$n p&%+n -n)v n#or)tuv 'vr%v qv sn*pv%&G n%+v(,n)v qv (,n#v+3G ,% )v*+&)n%+r pur &)tn%v11n pr%r $rqvr-n#v r p&%pr)+v r*+v-v 'r) &)tn%& %r##n pn++rq)n#rI T KP puv#&$r+)v pv)pn qv qv*+n%1nG v%&#+)rG p?5 v# pn%0&% qr# @,$r _&o&*G pur %n*p&%qr +)n #r *,r 'n)r+v pn#pn)rr ,%n puvr*n )&$n%vpn qrv +r$'#n)v r n##?v%t)r**& ,% v*+),++v-& pr%+)& qv &)vr%+n$r%+&I E$1<,=$OH 2E$(/=+H3 #+;OHO D/O5+(/ 2EH,H-H.KH3 d,v *vn$& qv s)&%+r n ,%n qv (,r##r pv++nqv%r +v$vqr pur %n*p&%q&%& 'v< qv (,r##& pur pv *v v$$ntv%nI gn%+& 'r) p&$v%pvn)rG ,% 'n**n+& pr#ro)rR v )&$n%v #n puvn$n)&%& `v)&o)vtnG rq r)n ,%n '&*+n1v&%r *+)n+rtvpn 'r) p&%+)&##n)r #r *+)nqrI _n qvsr*n 5 *r$')r *+n+n ,%?&**r**v&%rI a&% n +&)+&G qn+& pur qv*+n n''r%n LP puv#&$r+)v qn##n en0n E#n )vtnFG p&$r -vr%r puvn$n+n #n s)&%+vr)n p&% v# c&)+&tn##&I \# @n%p& *t,n)%v+& qn# @,$r r qn# +r))r%& *p&*pr*& 5 ')&+r++& qn on*+v&%vG s&**vG '&)+r r tn)v++rI f,# +)n++& &)vr%+n#r +)&-vn$& n'',%+& ,% pr%+)& qv &)vr%+n$r%+& *,##r s&)+v@pn1v&%v qv s)&%+vr)nG )v'n)+v+& v% q,r p&)'v qv t,n)qvnI W&+n+& qv ,%n *+,'r%qn -v*+n *,##n 'vn%,)n *&++&*+n%+r p&#+v-n+nG v# pn*+r##& pur p&$'#r+n-n (,r*+r qvsr*r &*'v+n &)n #n #&pn%qn qv Vv,qnq e&q)vt& E,%& qrt#v n#or)tuv qr##n )r+r qv #&pn%qr qr##n Vn*+vt#vnH_r9%G ...I'n)nq&)Ir*FI _n pn++rq)n#r 5 *r$')r *+n+n ,%n *&)')r*n 'r) v# -vnttvn+&)rG pur )v$n%r qv*&)vr%+n+& qn# *,& )v-r*+v$r%+&G qn# *,& puv&*+)& ')&qvt& qv $&*+)v qv#,v+vG qn# *,& '&)+n#r )&$n%vp& *&ss&pn+& qn v%-&#,p)v on)&ppuvG qn# *,& p&)& v%+nt#vn+& qn e&q)vt& T#r$2%G *,##r p,v $v*r)vp&)qvr En**v qv #rt%& '&*+v *,t#v *p)n%%v 'r) p&%*r%+v)r qv n''&ttvn)*v $r%+)r *v *+n v% 'vrqvF v *,&v nv,+n%+v *v qv-r)+v)&%& n v%+nt#vn)r *pr%r ')&pnpvI Y&)*r #n pn++rq)n#r 'r)qr)3 @%n#$r%+r #n *,n )v*r)-n+r11n (,n%q& v# ')&**v$& Q tv,t%& -r))3 v%n,t,)n+n #?rqv1v&%r LJJO qr##n $&*+)n _n* Xqnqr* qr# [&$o)r E_r r+3 qr##?,&$&FG pur )v,%v)3 @%& n %&-r$o)rG p&% v# +v+&#& ^0)v&*G LJM &'r)r qv n)+r *np)nI ?H 9/55$ JH5/KKH O$,,H KH99$O5H,$ O$, L;5(/ O$ B6-H 2E/5+H3N K/695;+9H 95H +, 07:' $ +, 07''N OH &4 B.OI9$(;+4 #/=H55;J+H6 2L;5(/63 _n p&*vqqr++n p,##n qr##n Vn*+vt#vn $r)v+n n''vr%& v# *,& *&')n%%&$rS 5 v# $&%n*+r)& qv fn% crq)& qr T)#n%1nG pur v# p&%+r Yr)%2% Z&%12#r1 srpr p&*+),v)r %r##n -n##r qr##?T)#n%1nG 'r) sn)%r v% *rt,v+& v# *,& 'n%+ur&%I _n p&##rtvn+n 5 p&$r #?n%v$n qv V&-n)),ovn*G r *v v%%n#1n *&')n ,% pr%&ov& -v*vt&+&G ,#+v$n -r*+vtvn qv ,% nov+n+& )&$n%&G r nqqv)v++,)n pr#+vp&I _?rqv@pv& pur -rqvn$& &)n 5 t&+vp&G qr# ji *rp&#&G p&% ,% puv&*+)& qr# ji\ *rp&#&G )vpp& qv qrp&)n1v&%vI T##?v%+r)%& qr# puv&*+)& *v +)&-n v# *n)p&snt& qv ,%n ')v%pv'r**n %&)-rtr*rG =E""# #"@GA $&)+n '&p& q&'& r**r)*v *'&*n+n p&% ,% ')v%pv'r qv Vn*+vt#vnR *,##n +&$on pv *&%& *r$')r @&)v s)r*puvG r qrp&)n1v&%v r )ntn11v%r n ')&s,*v&%rR *v qvpr pur snpr%q& *,&%n)r #n pn$'n%n '&*+n *&')n v# #&p,#& *v '&**n +)&-n)r ,% @qn%1n+&I T#+)r++n%+& sn*pv%&G *r %&% qv 'v<G #& r*r)pv+n%& n#+)r q,r &'r)rR v# +)v++vp& @n$$v%t& qrv er `ntvG %r# $,*r& 'n))&ppuvn#rG r #?&)tn%& on)&pp&I V&-n)),ovn*G MJ puv#&$r+)v n *,q qv U,)t&*G %&% 5 $&#+& t)n%qrG $n +,++& (,r##& pur un 5 v$'&)+n%+rR #r pn*r p&% *+),++,)n v% #rt%& r $,)n+,)nG pur *r$o)n%& ,*pv+r qn ,%n sn-&#nS v# +&))v&%r qv Yr)%2% Z&%12#r1S #n puvr*n qv fn%+& g&$2*S v# _n qv*pr%qr%1n )&$n%n 5 r-vqr%+r @% qn##?r+vpur++nR fr'+r$ ',o#vpnG #n pv++3 qr##r *r++r '&)+rG fr';#-rqn En PN puv#&$r+)v qn frt&-vnFI _r '&)+r pv *&%& n%p&)nG 'v< & $r%& )noor)pvn+r qn# 'n**n)r qrv *rp&#vI Wn##n c,r)+n qr #n Y,r)1nG *v pn$$v%n *,# *r#pvn+& )&$n%& r *v ')&*rt,rG tv< n# @,$rG @%& n# '&%+r )&$n%& qv gn#pn%&I Wr##& *'#r%q&)r $rqvr-n#r 'n)#n puvn)n$r%+r v# -r%+nt#v& qv puvr*r )&$n%vpurI X v# 'n#n11& qr# p&%+r Yr)%2% Z&%12#r1G pur +nt#v: #n t&#n n# $&)& To, Unq qn (,r*+r 'n)+vG %r# j *rp&#&I V&$r +n%+r -rppuvr pv++3 pn*+vt#vn%rG fr';#-rqn *r$o)n nqq&)$r%+n+nG $n 5 v# ',%+& qv )vsr)v$r%+& 'r) $&#+r #rtur n##?v%+&)%&I C v# +,)v*$&G 'r):G pv: pur *+n snpr%q& )v-v-r)r #n pv++3I V?5 v# )vpuvn$& qr##n tn*+)&%&$vn #&pn#rG p&% #?nt%r##& n))&*+v+&G r v%&#+)r fr';#-rqn 5 #n '&)+n q?v%t)r**& n# 'n)p& %n+,)n#r qr##r [&pr* lt&#rm qr# W,)n+9%S v# pr%+)& qv &)vr%+n$r%+&G %r##n puvr*n qv fn%+vnt&G v% *+v#r )&$n%vp&H$&)r*p&G 5 n '&puv 'n**v qn##r ')v$r ')&'nttv%v qr# 'n)p&I C;$79H 7H$.$>+10$ M+ H69+J1.+ 010 % 13$6H M$..H 6$MH>+10$ 1 M$. M+3H69+/$091 $M+916+H.$ M$ .H D$3;II.+JH4 @$ 3H(+0$ 7101 ;0H 6+361M;>+10$ M+ 6$3169H($7 M$ ). G+H-$61K +07$691 7$99+/H0H.$ M+ <+H((+ M$ ). BH,74 F;99+ (.+ H69+J1.+ L :??8 ). BH,744 Repubblica NewYork VI LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2006 S C I E N Z A I segreti degli oceani Gli scienziati studiano coste e oceani in cerca di segni che indichino l'impatto sul mare, in tempi antichi, di asteroidi e comete. Il loro impatto sull'oceano potrebbe aver causato degli tsunami, a loro volta responsabili della formazione di grandi depositi di sedimenti a forma di cuneo (chevron). Dimensione reale* E T E C N O L O G I A Cratere di Chicxulub potrebbe essere legato alla scomparsa dei dinosauri. MADAGASCAR Cratere di Burckle potrebbe aver creato dei depositi di sedimenti in Madagascar. Chevron noti. 50 20 10 Crateri oceanici scoperti di recente che si ritiene causati da impatti. Crateri oceanici scoperti di recente che si ritiene causati da impatti. Diametro del cratere in miglia (*non in scala con la cartina) Fonti: Dallas Abbott, Lamont-Doherty Earth Observatory; Vyacheslav K. Gusakov, Accademia delle Scienze di Russia; Holocene Impact Working Group David Constantine/The New York Times I mega tsunami delle comete cadenti di SANDRA BLAKESLEE All’estremità meridionale del Madagascar si trovano quattro enormi depositi di sedimenti sedimenti cuneiformi, chiamati anche chevron, composti da materiali provenienti dal fondo dell’oceano. Ognuno copre un’area di circa 120 chilometri quadrati, con i sedimenti a una profondità di circa 320 metri. Questi depositi contengono microfossili delle profondità dell’oceano, fusi con metalli normalmente originati da impatti cosmici. E tutto punta verso la stessa direzione, cioè il centro dell’Oceano Indiano, dove a quattromila metri di profondità è stato da poco scoperto un cratere del diametro di 29 chilometri. La spiegazione per alcuni scienziati è ovvia . Un asteroide o una cometa si è schiantato nell’Oceano Indiano 4.800 anni fa, dando origine a uno tsunami di almeno 183 metri di altezza, circa 13 volte di più di quello che ha inondato l’Indonesia due anni fa. L’ondata ha trasportato a terra enormi depositi di sedimenti. La maggior parte degli astronomi ritiene improbabile che la Terra abbia subito impatti con asteroidi negli ultimi 10.000 anni. Ma la “banda di sbalestrati”, come essi stessi si definiscono, del Gruppo di lavoro sull’impatto dell’olocene, formato da due anni, sostiene che gli astronomi semplicemente ancora non sanno dove andare a cercare le prove di eventi del genere. Gli scienziati di questo gruppo dicono che prove di impatti simili negli ultimi 10.000 anni dimostrano che l’intervallo di tempo medio che passa fra un evento catastrofico del genere e un altro potrebbe essere di mille anni, invece dei 500.000-1.000.000 di anni calcolati dagli astronomi. Del gruppo fanno parte ricercatori Enormi crateri indizio di fenomeni catastrofici relativamente recenti. statunitensi, australiani, russi, francesi e irlandesi. Quest’anno hanno cominciato a usare Google Earth, una fonte gratuita di immagini satellitari, per cercare questi depositi a cuneo, che secondo loro rappresentano una prova di giganteschi maremoti avvenuti in epoche passate. Hanno individuato decine di siti in Australia, Africa, Europa e Stati Uniti. Quando tutti gli “chevron” puntano nella stessa direzione, verso il mare aperto, Dallas Abbott, assistente ricer- catrice all’Osservatorio terrestre Lamon-Doherty di Palisades, nello Stato di New York, utilizza un’altra tecnologia satellitare per individuare crateri oceanici. E sempre più spesso li trova. Gli astronomi sono scettici, ma disponibili a esaminare le prove, dice David Morrison, un’autorità in tema di asteroidi e comete al Centro ricerche Ames della Nasa a Mountain View, California. Dai dati disponibili, risulta che la Terra, nel lontano passato, è stata colpita da qualcosa come 185 grandi asteroidi o comete, ma la maggior parte dei crateri si trova sulla terraferma. Nessuno ha dedicato tempo a cercare crateri nelle profondità oceaniche, dice Morrison. “Molti di noi pensano che Dallas abbia qualcosa di grosso per le mani”, dice William Ryan, geologo marino dell’Osservatorio Lamont. “Sta costruendo una storia, proprio come fece Walter Alvarez”. Alvarez, professore di Scienze terrestri e planetarie all’Università della California (sede di Berkeley), ha passato dieci anni a persuadere gli scettici che fu un gigantesco asteroide a spazzare via i dinosauri 65 milioni di anni fa. Ted Bryant, geomorfologo dell’Università di Wollongong, nello Stato australiano del nuovo Galles del Sud, è stato il primo a riconoscere le “impronte” dei megamaremoti. I grandi tsunami, con onde dai nove metri di su, sono cau- Nuove priorità per gli anziani D. All’inizio di quest’anno l’associazione che lei dirige ha pubblicato un rapporto intitolato La discriminazione in America verso gli anziani. A quali conclusioni è pervenuto? R. Abbiamo effettuato uno studio sulla letteratura in materia. Secondo un articolo compar- Piccoli chevron Robert Caplin per The New York Times so nel 2004 su The Lancet da uno a tre milioni di americani anziani hanno subito qualche forma di abuso da parte di persone alle cure dei quali erano affidati. L’Istituto generale di sondaggi sul sociale ha osservato 65 lavoratori nell’arco di tempo compreso tra il 1977 e il 2002: tra di loro la percezione della discriminazione per motivi di età è salita dall’11,6 per cento al 16,9. Secondo il governo, 1,5 milioni di americani anziani vivono in case di cura il 90 per cento delle quali ha personale inadeguato.. D. Negli anni ‘60 lei è stato il primo a coniare la parola ageism, che indica la discriminazione verso gli anziani. L’ha mai subita personalmente? R. Io sono abbastanza energico, ho buone risorse economiche e qui sono il capo. Questo mi mette al riparo dal subire una discriminazione per motivi legati all’età. Ma ci sono altre cose che ho potuto notare direttamente: la prima ha a che vedere con l’essere pensionati. Non appena ho la- Grande chevron I depositi cuneiformi hanno un'angolatura determinata dalla direzione dalla quale sono arrivati. Così gli scienziati sanno in quale direzione cercare e usano i satelliti per analizzare la geografica del fondo oceanico e individuare il cratere. 1.5 Km TerraMetrics e Digital Globe, via Google Earth sati da eruzioni vulcaniche, terremoti e frane sottomarini, dice, e i depositi da loro prodotti hanno caratteristiche differenti. I depositi dei megamaremoti contengono rocce insolite con gusci d’ostriche, che non possono essere spiegati dall’erosione causata dal vento, dalle onde sollevate dalle tempeste, dai vulcani o da altri processi, dice Bryant. “Non stiamo parlando di niente di si- La gente vive circa 30 anni più a lungo di un tempo. Il dottor Robert N. Butler - che di anni sta per compierne 80 - dice: ‘Dobbiamo pensare in modo diverso all’invecchiamento’. di CLAUDIA DREIFUS Per essere un uomo che sta per compiere 80 anni, il dottor Robert N. Butler è prende l’aereo con frequenza incredi bile. Quando non si dirige in India, parte per una conferenza in Virginia, dove esorta a rispettare i diritti umani delle persone anziane. Ben prima di diventare quello che egli stesso definisce un “anziano”, il dottor Butler si è interamente dedicato alla salute delle persone avanti con l’età. Nel 1975 è stato direttore fondatore dell’Istituto nazionale dell’Invecchiamento. Un anno dopo le sue riflessioni sulla terza età, Why Survive? gli sono valse il premio Pulitzer. Negli anni ‘80 il dottor Butler ha fondato il dipartimento di Geriatria della facoltà di Medicina del Mount Sinai di New York. Il suo Centro internazionale sulla Longevità, un’organizzazione di ricerca e politiche per l’invecchiamento, è tuttora affiliato al Mount Sinai.“Dobbiamo riflettere sull’invecchiamento in termini diversi” dice il dottor Butler. “Oggi si vive circa 30 anni di più rispetto al passato”. Alla ricerca del cratere sciato la presidenza della sezione di geriatria del Mount Sinai per fondare il Centro sulla Longevità, la gente ha iniziato a riferirsi a me con il termine di ‘pensionato’. Mi sono immediatamente reso conto che questo termine non ha un valore positivo. La seconda cosa di cui mi sono reso conto è una diffusa mancanza di sensibilità nei confronti della disabilità: io soffro di una leggera sordità e ad una recente conferenza a Washington il presidente non aveva acceso l’altoparlante. Quando gli ho chiesto di farlo ha sbuffato e ha detto che l’avrebbe fatto in seguito.’ D. Molto si discute del fatto che il primo nucleo dei baby boomer quest’anno compirà 60 anni. Questa generazione trasformerà anche l’invecchiamento come ha trasformato tutto il resto? R. Penso che andranno incontro a tempi difficili, perché la società non è pronta per loro. Né credo che loro siano pronti a invecchiare: per buona parte sono grassi, non sono in salute e non hanno risparmi da parte. Non esistono abbastanza case di cura o strutture per anziani in grado di accoglierli tutti. Ma hanno sperimentato e vissuto in prima persona la politica e potrebbero ricorrere ad essa per indurre un cambiamento. Se saranno capaci di farlo, a beneficiarne maggiormente saranno la Generazione X e la Generazione Y. In effetti, se devo essere sincero, la generazione dei baby boomer è una generazione a rischio”. mile agli tsunami che conosciamo”, dice Bryant. “Aceh a confronto era un’increspatura dell’acqua. Nessuno tsunami moderno avrebbe potuto avere caratteristic simili. I film catastrofici non danno un’idea adeguata delle dimensioni di queste onde. Le frane sottomarine possono provocare grandi tsunami, ma sono localizzati. Questi sedimenti sono depositati lungo intere linee costiere”. Dolore, ragni e peperoncini Apparentemente i peperoncini rossi e le tarantole hanno ben poco in comune, lucenti vegetali gli uni, pelosi aracnidi le altre. Ma si sa che entrambi causano dolore, gli uni quando li mordi, le altre quando ti mordono. Ora la scienza ha scoperto che peperoncini e tarantole attivano lo stesso processo biochimico nel sistema nervoso per scatenare il dolore. Il peperoncino contiene capsaicina, un composto che attiva il recettore Trpv1 deputato ad aumentare il flusso di ioni nelle cellule nervose affinché venga inviato un segnale al cervello. “Le piante si sono evolute in modo da utilizzare questi canali Trp come comuni luoghi di azione per scoraggiare i predatori”, dice David Julius dell’Università della California di San Francisco. “Ma gli animali?”. Il dottor Julius e colleghi hanno utilizzato il veleno estratto da 22 tarantole e scorpioni esponenChris Gash dolo a cellule nervose di topo coltivate contenenti il recettore Trpv. Un veleno, proveniente da una tarantola originaria delle Indie Occidentali, ha attivato il recettore. Ulteriori analisi hanno dimostrato che i composti presenti nel veleno appartenevano alla famiglia di peptidi nota come Ick. In genere questi peptidi inibiscono i recettori. E’ logico per una tossina letale, dice il Dr. Julius, “perché il suo intento è di bloccare l’attività delle cellule nervose causando la morte”. I peptidi presenti nel veleno di ragno agiscono invece in senso opposto, attivando il recettore e consentendo l’afflusso di ioni nella cellula. HENRY FOUNTAIN Repubblica NewYork VIII LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2006 A R T I E T E N D E N Z E Wong Kar-wai, maestro del tempo nell’America d’oggi di DENNIS LIM J. Emilio Flores per The New York Times; in basso, dal J. Paul Getty Museum, Los Angeles Padre Porphyrios (a destra) e padre Justin durante l’installazione delle icone al J.Paul Getty Museum di Los Angeles. Alla mostra sono esposte le icone San Pietro Apostolo, in basso a destra, e La scala santa del Paradiso di san Giovanni Climaco. San Pietro torna a viaggiare dopo una sosta di 15 secoli di JORI FINKEL LOS ANGELES —Nel caldo del deserto c’era una situazione di stallo tra due diverse autorità: un monaco greco ortodosso e un gruppo di militari egiziani. Il monaco era chiaramente in una posizione svantaggiata, ma non ha avuto paura di far sentire le sue ragioni. I soldati avevano fermato il monaco, padre Porphyrios, a un posto di controllo mentre con un piccolo convoglio di auto e camion partito dal monastero di Santa Caterina sul monte Sinai si dirigeva all’aeroporto del Cairo. Il loro carico: casse piene di icone antiche, dipinti votivi tanto delicati quanto rari, destinati a una mostra a Los Angeles, a quasi 13.000 chilometri di distanza. “Abbiamo gridato parecchio”, ha detto padre Porphyrios, attraverso l’interprete, durante un’intervista. “Non avevo nessuna intenzione di lasciare che aprissero le casse”. Dopo un’ora di trattative e qualche appropriata telefonata al ministero della Cultura al Cairo, padre Porphyrios l’ha avuta vinta. E le icone hanno ripreso il viaggio verso la destinazione finale: il J. Getty Museum che le esporrà nella mostra Holy Image, Hallowed Ground: Icons from Sinai. In tutto, sono esposte 43 icone, 30 delle quali non erano mai state concesse in prestito prima di oggi. Le icone, dipinti su legno dai vividi colori che ritraggono santi e altre figure sacre, svolgono un ruolo centrale nella chiesa ortodossa. Per i fedeli, pregare davanti all’immagine di un santo equivale a invocarlo. E le icone aprono una finestra sul mondo spirituale. “Mi piace pensare alle icone come a dei riflessi: nel senso classico dove un’immagine allo specchio era considerata reale e non illusoria. E’ come una presenza dell’immagine che vi è raffigurata”, dice padre Justin, un altro monaco di Santa Caterina che, assieme a padre Porphyrios, si fermerà a Los Angeles per gran parte della mostra. “Essere circondati dalle icone è come essere circondati dai santi stessi”. La collezione di icone bizantine di Santa Caterina, che oggi ammonta a 2.000 esemplari, è la più grande del mondo. Alcune furono dipinte sul posto dagli iconografi, monaci esperti della tradizione ricca di simbolismi e rigidamente codificata che tramandava come raffigurare un santo. Altre vi sono state portate in dono. Per secoli, viaggiare dall’Europa alle remote regioni del Sinai ha significato navigare fino ad Alessandria e proseguire a dorso di cammello per circa 15 giorni. Ma l’isolamento ha giovato al monastero, specialmente durante l’apice dell’iconoclastia, nei secoli VIII e IX. In quel periodo, l’imperatore bizantino Leone III emanò l’editto del 730 che vietava il culto delle immagini religiose, dichiarandolo un’aperta violazione della proibizione degli “idoli” contenuta nei Dieci Comandamenti. Molte delle antiche icone furono confiscate e distrutte, ma non i dipinti del monastero di Santa Caterina che era passato sotto il dominio musulmano e dunque dispensato dall’osservanza delle leggi bizantine. Anche la particolare atmosfera del deserto ha contribuito a preservare le icone. Poiché sono dipinte su legno, le icone sono suscettibili di deformarsi e di spaccarsi a causa dei cambiamenti di umidità. Sebbene alcune effettivamente siano state danneggiate in questo modo, la maggior parte è stata conservata proprio dall’estrema aridità del deserto. E dai monaci stessi, che si sono assunti la responsabilità personale della salvaguardia delle icone. Per secoli hanno impedito che le icone affrontassero viaggi. L’icona più antica presente alla mostra è un dipinto del VI secolo che raffigura l’apostolo san Pietro ed è una delle cinque più antiche icone conosciute. E’ la prima volta che il dipinto lascia il monastero. “Ci sono molti atti di devozione che si possono fare davanti ad un’icona”, dice padre Justin. “Se il fedele è un russo, si farà il segno della croce e toccherà il vetro”. “Noi facciamo scorte di detersivi per vetri, dice un portavoce del Getty”. NEW YORK — Lo scorso agosto a SoHo, sul set di un film, Jude Law e Norah Jones hanno condiviso momenti di intimità. Di ripetuta intimità. Per la precisione, nel giro di tre giorni si sono baciati più di 150 volte. L’occasione per questo impeto di passione era My blueberry nights, il primo film in lingua inglese di Wong Kar-wai, il sorprendente regista di Hong Kong divenuto un’icona del cool cosmopolita. La notte in questione faceva un caldo soffocante e la troupe andava e veniva dal Palacinka, un piccolo caffè di SoHo a New York, per le riprese d’interni, preparandosi all’ennesima ripresa della scena conosciuta come “il Bacio”. E’ ora di chiusura e Norah Jones, l’ultima cliente rimasta, si è accasciata sul bancone con gli occhi chiusi. Sul suo labbro superiore è posata una sbavatura di panna, testimone di una scorpacciata di dolci. Law, intento a pulire il bar, la guarda e chinandosi adagio le ruba un bacio lento. Quando riemerge, sulla bocca di lei non c’è più taccia di panna. La sequenza dura meno di un minuto, ma il numero di configurazioni che Wong e il suo operatore, Darius Khonji, ne hanno tratto — 15 tagli diversi, stando al conteggio del segretario di produzione — lascia pensare che a film completato occuperà un ruolo centrale. “Il bacio” è stato girato a diverse velocità e da una moltitudine di angolazioni: grand’angolo, punto di vista di lui, di lei, attraverso la finestra, con oggetti in primo piano. “Non avevo mai lavorato con qualcuno che pone una simile enfasi su un singolo istante”, ha detto Law tra una ripresa e l’altra. “E’ straordinario come prende un momento, lo rigira e lo seziona”. Quella di consacrare l’attimo fuggevole, effimero è una specialità di Wong. Per lui, più che per altri registi dopo Alain Resnais, il grande tema è il tempo — in particolare il tempo perduto. I suoi film rapsodici, percorsi da meditazioni fuori campo e avvolti in un sontuoso senso di rammarico sembrano convergere verso il regno della memoria. A Wong, 48 anni, piace descrivere My blueberry nights come un road-movie girato tra New York, Memphis, Las Vegas ed Ely, in Nevada, con un cast che comprende Natalie Portman, Rachel Weisz e l’esordiente David Strathairn. Anche 2046, il suo film precedente, benché pensato come opera di fantascienza dimostrava l’attrazione gravitazionale del passato, finendo per soccombere al folle delirio della Hong Kong degli anni ’60. Il film, un trip caleidoscopico, attingeva ai lavori precedenti di Wong con una tale abbondanza da sembrare una retrospettiva a se stante di un artista giunto a metà della propria carriera. E’ noto come Wong trovi la sua via strada facendo, spesso abbandonandosi alla fase di produzione avendo tra le mani poco più di una bozza. Il metodo esplorativo regala ai suoi film un aspetto e un’intensità unici, dove il risultato è inseparabile dal procedimento. A metà degli anni ’90 Wong aveva diretto tre film in rapida successione: Hong Kong express, Angeli perduti e Happy together. Girati come se si trattasse di rispettare delle scadenze, questi film hanno l’esuberante immediatezza di una Polaroid. I lavori successivi, In the mood for love e 2046, sono fantasticherie d’epoca che affondano le proprie radici nella melanconia della transitorietà. E’ facile capire come Wong abbia faticato ad allontanarsene: ciascuno dei Una pièce sulla New York della moda, dei gay e della politica di CATHY HORYN Nel nuovo lavoro teatrale di Paul Rudnick Regrets only, la moda è il verme solitario che fa da guida. Infatti, mentre si ride delle battute su Vera Wang o su Valentino, rese con burbera maestosità dal personaggio principale, Hank Hadley — il patois e la spiccata mascolinità del quale sono, non a caso, puro Bill Blass — si avverte un vago senso di vuoto. La moda, come l’ambito politico degli omosessuali, hanno alimentato una cultura della satira corrosiva. Nessuno è al riparo da critiche o ridicolo. “Gli Oscar sono diventati il processo di Norimberga della moda”, dice Rudnick. Eppure, gli spettatori cui interessa la moda non sono mai stati così numerosi, fa notare Rudnick. “Mi sorprende che colgano una battuta su Valentino, vuol dire che sanno più di moda che di politica o altre cose delle quali dovrebbero essere più informati”. Il quesito di Regrets only è se gay e lesbiche abbiano lo stesso diritto delle coppie eterosessuali di essere felici, e distrutti, dal matrimonio. Esamina anche le possibili debolezze dell’amicizia tra un gay e una coppia molto potente. Ambientata nel soggiorno di Jack e W. Tibby McCullough (Christine Baranski), la pièce apre con Hank (George Grizzard) che, ancora in lutto per la perdita del compagno di 38 anni, arriva per accompagnare Tibby in città. Le cose si scaldano quando Jack, marito di Tibby, un avvocato dal grande amor proprio, irrompe per annunciare, davanti a un imbarazzato Hank, che il presidente gli ha chiesto di stilare una bozza per un emendamento contro i matrimoni tra gay. Nel secondo atto, considerando la possibilità di essere stato per Tibby più una persona utile che un amico, Hank decide di verificare il sospetto organizzando uno sciopero degli omosessuali, che rovina i preparativi per il matrimonio della figlia della coppia. Potrebbe davvero accadere qualcosa Macall Polay/Jet Tone Films Per My blueberry nights, il suo primo film girato in America,Wong Kar-wai è arrivato nel West. film ha richiesto tempi di lavorazione che sono sembrati un’eternità. “In cinque anni si potrebbero fare cinque film, mentre ho impiegato cinque anni per farne uno”, dice di 2046. My blueberry nights rappresenta uno sforzo consapevole di accelerare i tempi. Tanto per cominciare, Wong lo ha girato in sole sette settimane. “Pensavamo a questo film come a una vacanza, spontaneo e moderno”, dice. Dal suo punto di vista, My blueberry nights racconta il volto della Jones e come reagisce ai diversi ambienti. “A Memphis la sua presenza ha qualcosa di molto elegante”, dice. “A New York è Quando in un film un bacio non è solo un bacio. molto contemporanea”. La Jones, una cantante pop che non aveva mai recitato, dimostra meno fiducia del suo regista. “Non ho idea di cosa abbia visto in me, o di dove lo abbia visto”, dice in una pausa-caffè serale. “Quando mi hanno chiamata credevo volesse della musica per i suoi film”. Durante le riprese Wong ha rivisto e aggiunto in continuazione nuove scene, spesso all’ultimo momento. Si è detto sorpreso che gli attori non solo fossero pronti alla sfida, ma emozionati. Una volta finito, Wong dice di essere stato stremato dal ritmo estenuante. Ma lungi dall’infastidirsi per l’incompletezza, sembrava trarne vigore: la porta è aperta, nessuna alternativa è andata perduta, la storia è ancora viva. Come potrebbe finire My blueberry nights? “Credo ci sarà un secondo bacio”, dice. “Ma non so dove”. Bill Blass ha ispirato una nuova opera teatrale. del genere? Potrebbe darsi Non solo Blass rifiutava di una protesta di gay e lesbidettare il gioco usando la sua che di New York, che coinvolomosessualità, ma questa è gesse parrucchiere, fiorista, addirittura una carta che non stilista? Rudnick ride. “Sono ha mai giocato. Regrets only certo che ci sono molti desiè una commedia che si chiegner e organizzatori di feste de solo: “Cosa succederebbe Mike Segar/Reuters che non sono gay”, dice. “Ma se...?” anche così, credo che se tutti gay di un Rudnick sembra ammettere che gli certo livello sociale di Manhattan deci- stilisti non saranno mai dei reazionari. dessero di incrociare le braccia per un Poi, riflettendo, aggiunge: “Credo che giorno, i danni non sarebbero pochi”. appena uno ha successo in un qualsiasi Ma, per quanto l’idea possa apparire campo, ha il terrore di perderlo”. strana, la scelta di Bill Blass come ispiBlass, un figlio della depressione che ratore del politicizzato Hank apparirà attribuiva più valore al successo sociale ancora più assurda per chi lo hanno co- che non a vendere vestiti, sarebbe d’acnosciuto. cordo. Repubblica NewYork