1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse: € 7 Distintivi dorati: piccoli: € 3, medi: € 3,50 grandi: € 4 Portachiavi: smaltato: € 7,50 Orologio: € 30 Crest grande: € 25 Labaretto: € 10 Emblema Araldico: € 20 Cartolina: € 0,30, cartoncino doppio: € 0,50, busta: € 0,10 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) Fermacarte in onice: € 9,50 Posacenere: € 9 Attestato di Benemerenza: € 20 Cravatta: lana: € 12 seta: € 15 Foulards in seta: € 28 Mug.: € 7,00 Calendario: € 4,00 Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale. PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO XLVIII - N. 3 - MAG./GIU. 2009 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma GIORNATA DEL DECORATO Roma 25 maggio 2009 Contrariamente a quanto annunciato sul n. 2/2009, l’annuale “GIORNATA DEL DECORATO” si celebrerà lunedì 25 maggio p.v. Anche quest’anno la manifestazione nazionale, che avrà luogo come sempre all’Altare della Patria, si svolgerà insieme tra Soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valor Militare, Soci del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia e Soci di tutte le Associazioni facenti parte di ASSOARMA. Il programma è stato diffuso a tutte le Federazioni con apposita circolare. * * * GARA INTERNAZIONALE DI TIRO La Federazione di Sondrio organizza per il giorno 13 giugno 2009 una Gara di Tiro Internazionale per Pattuglie Militari denominata ISISC 2009. La gara è aperta sia a militari in servizio (italiani ed esteri) che a membri delle Associazioni d’Arma riconosciute. Chi volesse maggiori informazioni, anche in vista di una partecipazione, può contattare il Presidente Cav. Alberto Vido al n° 333.6685617 ovvero scrivere all’indirizzo e-mail [email protected]. Le pre-iscrizioni vanno fatte possibilmente entro il 01 maggio 2009, in quanto vi è posto per sole 25 squadre. * * * DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO Come ormai di consueto è consentito destinare il “5 per mille” dell’IRPEF a sostegno delle attività delll’Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare, come Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all’art.10, comma 1, lettera a, del D.Lgs. n.460/97. Pertanto, sia con il Mod. UNICO che con il 730 è possibile compiere tale scelta e vi invitiamo ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto per diffondere, in particolare nelle giovani generazioni, il rispetto e l’amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso questa; assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma. La scelta si può esprimere apponendo, nell’apposito spazio, la propria firma ed inserendo il Codice Fiscale dell’Istituto 80226830588 e non comporta alcun onere a carico del contribuente. • Comunicazioni • Il Nastro Azzurro si prepara al Congresso • Notizie sul Congresso • Lettere al Direttore • 25 aprile 2009: il disastro abruzzese all’attenzione del mondo • Intervista al generale MOVM Umberto Rocca • 14 marzo: il 70° Stormo è intitolato al generale MOVM Giulio Cesare Graziani • Medaglie d’Oro eccellenti: Giulio Cesare Graziani • Celebrazione ufficiale del VE day • Un sacco di patate in meno ma un uomo in più • Augusta • Detto fra noi • Elenco delle Federazioni Provinciali • Notizie in Azzurro • La battaglia di Bitonto • La grande prova • L’importanza della memoria • Una Omega 9 • Cronache delle Federazioni • Consigli Direttivi • Azzurri nell’azzurro dei cieli • Recensioni • Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. “” “” “” 2 3 3 4 “” “” 6 8 “” 12 “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” 14 16 18 20 22 23 27 28 32 35 36 40 46 46 47 48 In copertina: 25 aprile ad Onna “IL NASTRO AZZURRO” Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Giorgio Zanardi - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Giorgio Zanardi, Antonio Daniele, Carlo Maria Magnani, Giuseppe Picca, Bruno Stegagnini, Antonio Teja, Antonino Zuco - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: aprile 2009 Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588 Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana IL NASTRO AZZURRO SI PREPARA AL CONGRESSO Azzurri carissimi, oggi la vostra attenzione oltre che sui quattro compiti ringrazio quanti, raccogliendo indicativi nel numero di settembre-ottobre del nostro le mie ripetute esortazioni a periodico nazionale, anche su eventuali ulteriori esiprepararsi a intervenire al genze che chiunque vorrà suggerire. prossimo Congresso di Il nostro consesso sarà sempre più composto di figli Bologna con argomenti di e nipoti di Decorati e di simpatizzanti di ogni età racinteresse generale, hanno inicolti fra cittadini esemplari che avranno il compito di ziato a inviarci argomenti da riferimento e custodia nonché di guida del più giusto dibattere alla nostra massima concetto di Patria. assise triennale, dimostrando Così il diffondere fra gli italiani questo tipo di dovedi essere pienamente coscienre, che è sacro, darà all’Istituto del Nastro Azzurro quelti che lo stesso prestigio che gli guadain avvenire, in assenza di guerre, gnò il titolo di elevazione a Ente come è da tutti auspicato, il futuIL FUTURO DEL NOSTRO ISTITUTO Morale 81 anni fa. ro del nostro Istituto non può che Vi abbraccia il vostro NON PUÒ CHE RICADERE SULLE ricadere sulle spalle dei nostri più Presidente. SPALLE DEI NOSTRI PIÙ GIOVANI giovani simpatizzanti. SIMPATIZZANTI Mi preme anche richiamare Giorgio Zanardi NOTIZIE SUL CONGRESSO (programma provvisorio) Data Ore Luogo Evento Bologna Arrivo congressisti e sistemazione in albergo 10,00 11,00 Circolo Ufficiali Esercito C.S. 12,00 C.S. – Sala del cardinale 20,00 C.S. – Sala ristorante S. Messa nel salone d’onore Cerimonia di apertura Congresso alla presenza di Autorità civili, militari, religiose, congressisti e soci Vin d’honneur con Autorità e partecipanti apertura Congresso Cena informale per congressisti e familiari – prenotazioni alla cassa del ristorante entro le ore 14,00 09,30 13,00 15,00 20,00 C.S. – Salone d’Onore 15/10 16/10 17/10 18/10 C.S. – Sala del cardinale C.S. – Sala ristorante 21,30 C.S. – Salone d’Onore 09,00 C.S. – Salone d’Onore 12,00 C.S. – Salone d’Onore Bologna – via Saffi 13,30 Circolo Ufficiali – Ristorante Inizio lavori Congresso Pranzo – Prenotazioni al ristorante entro le ore 10,30 Ripresa lavori Congresso Aperitivo Cena di gala con signore e Autorità – Comitato Dame Patronesse e loro invitati Concerto “Fanfarina” del Nastro Azzurro Lavori congresso – Votazioni per rinnovo cariche sociali nazionali Spoglio e proclamazione degli eletti Cerimonia inaugurazione monumento e intitolazione giardino alla memoria di Mons. Enelio Franzoni MOVM – Deposizione corona del Nastro Azzurro Pranzo per chi ha prenotato entro le ore 10,00 Alberghi convenzionati per i partecipanti al Congresso Nazionale del Nastro Azzurro a Bologna: – Hotel Metropolitan *** - Via dell’Orso n.6 - Bologna - tel.051 224602 – Hotel Regina*** -Via Indipendenza n.51 -Bologna-tel.051 248952 – Hotel Trevecchi ****-Via Indipendenza n.47-Bologna - tel.051 231991 – Hotel II Canale *** - Via Bertiera n.2 - Bologna - tel.051 222098 IL NASTRO AZZURRO 3 LETTERE AL DIRETTORE Gent.mo Direttore, sono un socio della Federazione provinciale di Latina e Presidente dell’Associazione Arma Aeronautica Sezione della stessa città. Ho assistito circa 60 anni fa ad un triste evento mai dimenticato; la partenza da Taranto della meravigliosa nave veliero “Cristoforo Colombo” consegnata alla Russia, in base al trattato di pace. Sono nativo di Taranto e lì ho vissuto la prima infanzia, non potevo non essere contagiato dal fascino e dalle vicende della Marina Militare, anche se ho prestato servizio nell’Aeronautica Militare per 38 anni. La Marina Militare mi chiamò quando, già vincitore di concorso, ero stato arruolato nell’Aeronautica Militare. Per me i nomi di navi come: Andrea Doria, Caio Duilio, Raimondo Montecuccoli, Vittorio Veneto, Littorio, Carabiniere, Fuciliere, ecc. è come se esistessero ancora. Me li ripeteva mio padre, classe 1898, reduce della prima guerra mondiale, artigliere dislocato in Albania, all’epoca militarizzato ed impiegato nell’arsenale di Taranto. Prima di descrivere l’avvenimento, voglio descrivere lo stato d’animo dell’epoca. La guerra finita da poco aveva lasciato delle ferite non ancora rimarginate. Era passato poco tempo per dimenticare: bombardamento della scuola in prima elementare, casa semidistrutta dalle bombe, sfollamento ad Ostuni con la famiglia. Mio padre ci raggiungeva ogni 15 giorni per portarci i viveri che venivano distribuiti con la tessera. Uno di questi arrivi avvenne il 9 di Settembre 1943. Lo accolsi con gioia comunicandogli che il giorno prima la guerra era finita, cosi ci avevano detto, con tono preoccupato mi rispose: “Ora incominciano i guai.” Non aggiunse altro, né io chiesi spiegazioni. Avevo 8 anni non avevo capito niente.. Torno alla data dell’avvenimento, febbraio 1949 (14 anni). Come tutti i giorni, in gruppo con altri compagni, si andava a scuola a piedi in quanto la sede era ubicata nella parte nuova della città, abitando dalla parte opposta, eravamo costretti ad attraversare il ponte girevole, l’unica via d’accesso tra la città vecchia e la nuova. Sapevamo che ogni mattina il ponte apriva alle sette e noi cercavamo di arrivare in orario per goderci, dall’alto, il passaggio delle meravigliose navi. Era uno spettacolo suggestivo e fantastico vedere il passaggio di quelle unità navali con i marinai tutti schierati in coperta, che lentamente si allontanavano mentre sul castello Sant’Angelo veniva effettuata l’alza bandiera, il nostro posto di osservazione era di fronte al meraviglioso Palazzo dell’Ammiragliato. Una mattina di quel febbraio, quando arrivammo al ponte notammo che c’era qualche cosa di insolito, la presenza di tanta, tanta gente rispetto agli altri giorni. Notammo anche delle persone che piangevano; incuriositi, chiedemmo cosa fosse accaduto. Ci risposero che stava uscendo per l’ultima volta la “Cristoforo Colombo” e che veniva consegnata alla Russia quale risarcimento per i danni di guerra. Dalla gioia passammo anche noi alle lacrime. Subito dopo apparve, in tutta la sua bellezza, il maestoso veliero che, trainato lentamente da due rimorchiatori, si accingeva ad attraversare lo stretto canale. I marinai erano ugualmente schierati sul ponte e furono accolti con applausi e lacrime, il rito di saluto assunse un’aria di mestizia che non dimenticherò mai. Per tanti anni non ho più saputo nulla del destino del bel veliero, solo recentemente, su una rivista dei “Marinai d’Italia”, ho appreso che la nave fu portata al porto di Odessa sul mar Nero e colà consegnata ufficialmente ai Russi, dove per lo stesso motivo, erano state consegnate altre unità navali italiane. (“Duca Degli Abruzzi” e “Il Fortunale”). La fine che ne hanno fatto fare è purtroppo ingloriosa: addirittura è stata adibita a trasporto carbone. La nave fu costruita nei Regi Cantieri di Castellammare di Stabia nel 1928 (stazza 2790 tonnellate), gemella più piccola dell’Americo Vespucci (stazza 3545 tonnellate), costruita due anni dopo, che ancora naviga e veleggia in tutti i mari del mondo ed è il vero orgoglio della nostra Marina Militare e di tutti gli italiani (giudicato il più bel veliero del mondo). Due anni fa, insieme a familiari ed amici, tornando dalla Sardegna in traghetto ed entrati nel porto di Civitavecchia, passammo vicinissimi all’Americo Vespucci colà ormeggiata, nel vederla mi è ritornato in mente il triste episodio del 1949. Dalla pubblicazione di questa lettera, spero che qualche marinaio, magari uno che quel giorno era tra gli imbarcati sia in possesso di una foto di quel triste momento e di altre notizie, inerenti il veliero C. Colombo, di cui non ne sono a conoscenza, le facesse pubblicare sul periodico edito dal Nastro Azzurro. Mi scuso per la lungaggine di questa lettera, ma ho voluto esternare il mio stato d’animo vissuto in quel lontano indelebile avvenimento. Un grazie per gli ottimi miglioramenti della rivista. M.llo A.M. Giuseppe Roma (Presidente Ass. Arma Aeronautica Sez. di Latina) Carissimo Roma, sono profondamente commosso dalla Sua sincera e sentita rievocazione. Invito chiunque sia in possesso di testi o di fotografie dell’evento descritto, ad inviarle alla redazione de “Il Nastro Azzurro”. Dopo aver letto questa lettera, non ci si può tirare indietro. Antonio Daniele 4 IL NASTRO AZZURRO Caro Collega, in ambito associativo è stato rilevato che in una Rivista “pluriarma” come IL NASTRO AZZURRO è comparso nel n° 5 settembre 2008 l’articolo (peraltro senza firma) “Battaglia di El Alamein – la svolta storica” che non ha dato alcun risalto alla partecipazione dei Bersaglieri a quelle epiche vicende. Possibile che l’estensore non fosse al corrente che ben quattro Reggimenti Bersaglieri (7°, 8°, 9° ed 11° si immolarono in quegli aspri combattimenti ed abbia lumeggiato soltanto i Guastatori, i Paracadutisti ecc. ecc.? Soggiungo inoltre che al chilometro 111 della Litoranea per Alessandria insiste ancora ben curato un piccolo monumento del 7° Reggimento Bersaglieri che testimonia del punto più avanzato raggiunto dalle nostre truppe con la scritta “Mancò la fortuna non il valore”. Mi duole rappresentarTi quanto sopra, ma l’articolo avrebbe fatto migliore figura nella rivista “Folgore” e non in quella da Te diretta. Non me ne volere, ma su questo punto le fiamme cremisi sono veramente eccitate. Un cordiale saluto Alfredo Terrone (Direttore de “Fiamme Cremisi”) --On. Presidenza, la presente per complimentarci con Voi per la pubblicazione dell’articolo comparso sul numero 5 del mese di Ottobre c.a. col titolo “La Battaglia di Pantelleria”. È una ricostruzione esatta, completa, precisa della battaglia e commovente per me che sono il fratello del pilota di quel aereo che si attardò quale radio-faro per segnalare alle nostre formazioni aeree l’esatta posizione del convoglio avversario e sacrificando così la sua vita! Con l’occasione mi congratulo con Voi anche per il miglioramento dei contenuti della Rivista che non mancano di suscitare vivo interesse. Con grande stima Ten. Col. (R.O.) Luigi Leonardi (Presidente della Federazione Prov.le di Pesaro) Entrambe queste lettere, peraltro giunte a pochi giorni l’una dall’altra, sono qui pubblicate non per giustificare con una “lode” il “biasimo” precedente, ma per sottolineare quanto sia cambiata la nostra Rivista. La cura che abbiamo messo nel migliorarne la veste grafica, le immagini e soprattutto i contenuti, hanno già prodotto un risultato interessante: i nostri lettori sono sensibilmente aumentati, non sono più solo i soci e gli abbonati, ma anche altri che la cercano per leggerne gli articoli e farsene un’opinione. Proprio questo è l’obbiettivo di una rivista, come nel nostro caso, a cadenza bimestrale: approfondire le tematiche che risultano dagli eventi storici o di cronaca che ci toccano da vicino come associazione e come cittadini italiano sensibili agli ideali ed ai valori fondanti della nostra società. Certamente non possiamo inseguire le notizie, sarebbero talmente vecchie quando le pubblicheremmo, da essere persino già dimenticate. Ovviamente, per quanta cura possiamo mettervi, talvolta gli articoli, forniti da collaboratori che non sono giornalisti professionisti ma soci del Nastro Azzurro come tutti noi, possono contenere qualche inesattezza, qualche refuso o, peggio, qualche “dimenticanza”. Nonostante il certosino lavoro di “redazione” con cui si cerca di revisionare i testi, le “dimenticanze” sono le cose più difficili da correggere: mentre un errore presente può essere individuato, e quindi corretto con una certa sicurezza, non si riesce altrettanto facilmente ad immaginare che occorre aggiungere ciò che non c’è. Quando poi la “dimenticanza” riguarda la presunta incompletezza di un elenco di “partecipanti”… Beh, lasciatemi dire che l’estensore dell’articolo sulla battaglia di “El Alamein” ha solo indicato alcune delle Armi e dei Corpi che presero parte all’epico scontro. Leggendo quel testo traspare in tutta evidenza che il passaggio incriminato non vuole assolutamente “dimenticare” l’eroico apporto dei Bersaglieri alla battaglia, ma percorre solo un’esemplificazione incompleta dove alcune Armi e Corpi sono indicati, a puro titolo di citazione di alcuni dei soldati italiani che vi parteciparono senza, per questo, negare che comunque tutti i nostri soldati furono indistintamente eroici, al punto che, dopo la sconfitta, gli stessi inglesi riconobbero il loro valore in molteplici testimonianze successive. Chiarito, spero, il senso della “mancata” citazione, rimane però netta una sensazione positiva: l’attenzione con la quale si “fanno le pulci” agli articoli pubblicati dimostra che “Il Nastro Azzurro” è letto sempre di più e in modo sempre più approfondito. Ciò, mentre ci fa piacere e ci indica chiaramente che la via intrapresa è quella giusta per dare una rivista sempre più godibile e interessante ai nostri lettori, al tempo stesso ci richiede sempre maggiore attenzione a quanto ci apprestiamo a pubblicare. Prima certi errori, inesattezze o “dimenticanze” sarebbero passati inosservati, ora si notano eccome! Ringrazio quindi entrambi gli estensori delle lettere sopra pubblicate, il primo per il giusto richiamo ad un’ancor maggiore attenzione, il secondo per la soddisfazione di avergli reso un buon servizio. Antonio Daniele IL NASTRO AZZURRO 5 25 APRILE 2009: IL DISASTRO ABRUZZESE ALL’ATTENZIONE DEL MONDO L a notte del 6 aprile 2009 ha cambiato radicalmente la vita di una città e della sua provincia: la terra ha tremato e, nel breve volgere di diciotto secondi, distruzione e morte si sono abbattuti sul capoluogo abruzzese. I soccorsi, si può dire per la prima volta, sono stati davvero tempestivi e, entro le prime ventiquattro ore, hanno raggiunto tutte le zone colpite dal sisma. La gente d’Abruzzo, come sempre, ha dimostrato di essere estremamente dignitosa e tenace e, già pochi giorni dopo, nonostante i gravissimi disagi, alcune attività economiche e commerciali hanno ripreso a svolgersi, subito seguite da attività di ogni altro genere. Ma ciò non basta a sostenere chi ha praticamente perso tutto. Le pubbliche istituzioni non potevano essere da meno. Immediatamente è partita l’iniziative giudiziaria allo scopo di chiarire se alcuni danni subiti dalla città e dal suo hinterland fossero eccessivi in rapporto alla magnitudo del sisma, classificato a 5,9 della scala Richter, cioè grave ma non fortissimo. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è recato più volte a L’Aquila per rendersi conto personalmente di come procede l’opera di soccorso e di gestione della prima delicatissima fase dell’emergenza. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per la Protezione Civile Guido 6 IL NASTRO AZZURRO Bertolaso è praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro nell’area colpita dal sisma. Le decisioni immediate sono cruciali. Mentre la Protezione Civile reagisce con prontezza, lenendo le gravissime difficoltà iniziali, il Governo prende con inusitata rapidità varie iniziative per fronteggiare meglio l’emergenza. La pur generosa offerta di aiuti internazionali, che nel primo convulso periodo creerebbe più intasamento che supporto, viene dirottata verso interventi successivi più utili nella complessa opera di ricostruzione e di ripristino, che si svolgerà in una seconda fase, quando, come purtroppo sempre accade, i riflettori saranno spenti e l’interesse mediatico si volgerà altrove. Il “Consiglio dei Ministri” di venerdì 24 aprile, che si è svolto proprio a L’Aquila, prende la decisione, subito accolta con favore a livello internazionale, di spostare la sede del G8, della cui organizzazione quest’anno è responsabile l’Italia, dall’Isola della Maddalena a L’Aquila. Si tratta di un modo nuovo e singolare per porre all’attenzione del mondo intero la necessità di intervenire rapidamente e con risposte concrete sul disastro abruzzese. Il giorno dopo, il 25 aprile, in Italia si celebra la Festa della Liberazione. Dopo la Cerimonia ufficiale che, come di consueto, è stata presenziata dal Presidente della Repubblica on. Sen. Giorgio Napolitano all’Altare della Patria, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che per la prima volta partecipa ufficialmente a tale ricorrenza, si è recato ad Onna, paese simbolo delle distruzioni del sisma, dove, nel giugno 1944, è stata perpetrata una delle numerose stragi naziste che hanno bagnato di sangue la ritirata dell’esercito tedesco dall’Italia sul finire della seconda guerra mondiale: diciassette vittime della barbarie di un nemico ormai vinto che non si rassegnava alla sconfitta e scaricava sulla popolazione inerme la propria rabbia. Onna, che viene visitata anche da altri leader politici, tra i quali l’On. Franceschini e l’On. Casini, diviene per un giorno il centro dell’attenzione mediatica, politica e istituzionale. Il Presidente del Consiglio, nel suo discorso ufficiale, tiene a precisare che la “Liberazione” deve divenire la festa di tutti gli italiani, senza più divisioni e contrapposizioni, e deve essere la festa simbolo di coloro che credono nel valore supremo della libertà. Soprattutto nei passaggi finali del suo intervento si coglie il senso profondo del messaggio di riconciliazione nazionale che Berlusconi ha inteso lanciare nell’occasione. “… sono convinto che siano maturi i tempi perché la festa della Liberazione possa diventare la festa della Libertà, e possa togliere a questa ricorrenza il carattere di contrapposizione che la cultura rivoluzionaria le ha dato e che ancora divide piuttosto che unire…” afferma Berlusconi, e poi aggiunge. “…voglio qui ricordare i soldati italiani impegnati nelle missioni di pace all’estero, e in particolare tutti quelli che sono caduti nell’espletare questa nobile missione. C’è una continuità ideale fra loro e tutti gli eroi, italiani e alleati, che sacrificarono la loro vita più di 60 anni fa per ridarci la libertà nella sicurezza e nella pace…questo 25 aprile cade all’indomani della grande tragedia che ha colpito questa terra d’Abruzzo. Ancora una volta, di fronte all’emergenza e alla tragedia, gli italiani hanno saputo unirsi, hanno saputo superare le divergenze, sono riusciti a dimostrare di essere un grande popolo coeso nella generosità, nella solidarietà e nel coraggio… Oggi Onna è per noi il simbolo della nostra Italia: il terremoto che l’ha distrutta ci ricorda i giorni in cui fu l’invasore a distruggerla. Riedificarla vorrà dire ripetere il gesto della sua rinascita dopo la violenza nazista…” L’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare plaude all’iniziativa del Governo apprezzandone il profondo significato. Infatti, mentre da un lato tale iniziativa fa sentire forte la vicinanza dell’intera nazione alle sfortunate genti d’Abruzzo, le quali hanno bisogno oltre che di immediati aiuti materiali, anche e soprattutto di sostegno morale e di solidarietà umana da parte di tutti, essa evidenzia un altro aspetto del “Valore” della stirpe italiana: la solidarietà e la generosità con cui tutti si sono sentiti vicini all’Aquila e la professionalità e lo spirito di sacrificio con cui tanti cittadini italiani sono accorsi in quelle terre martoriate per aiutare, sostenere e soccorrere. La Protezione Civile non avrebbe funzionato così bene senza questo slancio generoso e altruistico di cui gli italiani tutti devono andare fieri. È questo il vero senso del “Valore” a cui il Nastro Azzurro fa riferimento quando onora i Decorati. IL NASTRO AZZURRO E’ VICINO ALLA FEDERAZIONE DI L’AQUILA In questi giorni la Presidenza Nazionale ha tentato più volte di contattare la Federazione Provinciale di L’Aquila per avere notizie dalla “prima linea” sulla situazione creatasi a seguito del sisma del 6 aprile. Solo dopo il 20 aprile, si è avuta notizia che il palazzo in cui era posta la sede della Federazione è stato distrutto dal terremoto. Tutto il Nastro Azzurro si stringe in un abbraccio ideale attorno ai soci della Federazione aquilana e a tutti gli abruzzesi vittime della tragedia. IL NASTRO AZZURRO 7 INTERVISTA AL GENERALE ROCCA I l generale Umberto Rocca, Presidente del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia, ci ha gentilmente concesso questa intervista in un momento molto particolare per la società italiana. Gli ideali di Amor di Patria e di Valore Militare, a lungo negletti, stanno ridestando, anche nelle giovani generazioni italiane, un rinnovato interesse ed una sana curiosità, foriera finalmente di un cambio di mentalità verso il meglio dei riferimenti della nostra società, troppo a lungo disorientata da una sorta di negazionismo nichilista in materia. Il generale Rocca è uno dei pochi viventi Decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare ed è il primo vivente che ha avuto il prestigioso riconoscimento per un fatto d’arme (vds. Riquadro con la motivazione) avvenuto in periodo repubblicano. Giovane tenente, Comandante della Compagnia di Acqui Terme alle dipendenze del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, era tra quelli che combattevano il terrorismo delle brigate rosse, nel corso dell’azione da lui comandata con la quale i Carabinieri hanno liberato l’industriale vitivinicolo Vittorio Vallarino Gancia, tenuto in ostaggio dai terroristi a scopo di estorsione, e sequestrato il giorno prima. L’ufficiale viene gravemente ferito dal fuoco dei brigatisti. Una bomba a mano lo colpisce asportandogli un braccio e rendendolo cieco ad un occhio. Rocca rifiuta le cure immediate e invita i suoi uomini a proseguire nell’azione. Ne segue un conflitto a fuoco nel quale anche il Maresciallo Rosario Cattafi e l’appuntato Giovanni D’Alfonso rimangono feriti (quest’ultimo morirà in ospedale alcuni giorni dopo). La terrorista Margherita “Mara” Cagol, moglie di Renato Curcio, capo storico delle b.r., rimane uccisa e un altro terrorista riesce a fuggire. Per il comportamento tenuto nel corso di questa azione, l’allora tenente Umberto Rocca è stato insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Incontriamo il generale Rocca nel suo ufficio di Presidente del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia, sito al piano nobile del Palazzo dei Generali a Roma. Prima di cominciare l’intervista, il generale Rocca, con grande cordialità, ci invita a visitare il piccolo museo delle “Medaglie d’Oro” che rappresenta, con una teca dedicata a ciascuna Forza Armata e Corpo Armato dello Stato, i momenti salienti che hanno portato alla concessione di numerose Decorazioni al Valor Militare nel corso della storia d’Italia. Proprio dall’episodio che, come egli stesso ha affermato in più occasioni, “ha cambiato tutta la sua vita”, parte la nostra intervista. Generale Rocca, cosa ha pensato in quei momenti? Mah… Sono momenti durante i quali non si ha il tempo di pensare. L’industriale dello spumante Gancia era stato sequestrato da dodici ore, mesi prima c’era stato il sequestro Sossi; la pressione era forte. Stavamo pattugliando tutta la zona tra la Liguria e il Piemonte. Individuiamo un casolare, uno dei tanti sparsi NOTE STORICO - BIOGRAFICHE Laureato in Economia e Commercio presso l’Ateneo di Genova, nel gennaio 1967, fu ammesso al 46° corso A.U.C, presso la Scuola Truppe Motorizzate e Corazzate di Caserta. Nel settembre dello stesso anno fu trasferito alla Scuola di Applicazione dei Carabinieri per frequentarvi il 40° corso tecnico professionale per S.Ten. di cpl. provenienti dai corsi A.U.C. Nominato S.Ten. di cpl. dei Carabinieri, fu assegnato al 2° Btg. del 1° Rgt. Carabinieri in Genova. Nel gennaio 1968 fu ammesso, a domanda, alla rafferma quinquennale e trasferito alla Legione CC. di Genova per assumere, nel 1969, il Comando Nucleo Investigativo di Savona. Nell’ottobre 1972 transitò nei ruoli del s.p.e., quale vincitore di concorso, e venne trasferito alla Legione di Messina per assumere il comando della Tenenza dei Carabinieri di S. Agata di Militello. Nell’agosto 1973 passò alla Legione di Alessandria, dove assunse il comando della Tenenza di Acqui Terme e l’anno dopo fu promosso tenente. Dopo vari ricoveri in ospedale per le gravi ferite riportate nel fatto d’arme di Arzello di Melazzo, riprese servizio e fu promosso capitano. Nel 1976 venne collocato in congedo ed iscritto nel Ruolo d’Onore. Richiamato nel novembre dello stesso anno fu assegnato al Museo Storico dell’Arma e nel luglio 1990 ottenne la promozione a Generale (r.o.). In seguito ha prestato servizio presso l’Ispettorato della Scuola Carabinieri in Roma. È stato direttore del Museo storico dell’Arma dei Carabinieri, promosso Generale di Divisione nel 2003, attualmente è Presidente del Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare. 8 IL NASTRO AZZURRO sull’Appennino Ligure, dove, mentre ci avvicinavamo, abbiamo sentito chiaramente che dall’interno provenivano le comunicazioni radio scambiate tra la nostra centrale operativa e le pattuglie in attività. Avevamo trovato sicuramente qualcosa di importante! Ho ordinato l’appo- stamento e poi ho dato il via all’operazione. L’Appuntato D’Alfonso, ha bussato alla porta. È uscito un uomo al quale ci siamo qualificati come Carabinieri ed abbiamo subito chiesto i documenti. I due terroristi l’uomo e una donna uscirono dalla cascina sparando raffiche di mitra e IL NASTRO AZZURRO 9 lanciando bombe a mano. La donna era la “Cagol” moglie di Renato Curcio, capo storico. Era il 5 giugno 1975, proprio il giorno in cui ricorre la festa dell’Arma dei Carabinieri e, nel corso della cerimonia celebrativa, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, quando venne informato dell’accaduto, aveva appena consegnato alla vedova del Maresciallo Felice Maritano, ferito mortalmente l’anno prima in un conflitto a fuoco contro i terroristi, la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Il Presidente decise subito di considerare meritevole di Medaglia al V.M il fatto appena accaduto, poi concederà a me la Medaglia d’Oro e quella d’Argento al M.llo Cattafi e all’ Appuntato D’ Alfonso e la Croce di Guerra a Valor Militare all’ App. Barberis. In ospedale, ebbi la visita tra le tante Autorità del Comandante Generale dell’Arma Mino, accompagnato dal Generale Dalla Chiesa, che mi disse: “…l’hai fatta grossa!…” – Era visibilmente soddisfatto, anche se molto preoccupato per il mio stato di salute. Mia moglie, al momento, si trovava a Terracina e fu portata con mio figlio a Genova in sole quattro ore. Ero anche molto preoccupato per i miei uomini, che sapevo anch’essi feriti. Mi rassicurarono che nessuno era morto. Non era vero: D’Alfonso spirò per le gravi ferite riportate dopo alcuni giorni di agonia. Cosa è successo dopo? Eh… Ero certamente molto soddisfatto per l’esito dell’operazione. Il settimanale “Oggi” pubblicò una graduatoria dei personaggi italiani che più si erano distinti e mise me al terzo posto: ero il primo Decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare rimasto vivente dopo un fatto d’arme avvenuto in periodo repubblicano, cioè dopo che la seconda guerra mondiale si era conclusa. Era certamente la massima soddisfazione per un militare e tale mi sentivo, però… C’è sempre un però. Le conseguenze fisiche erano gravi ed avevo perso l’idoneità al servizio militare. Mio padre aveva trovato il modo di farmi entrare in banca. Sarebbe stato un lavoro più che dignitoso, però non me la sono sentita. Ero entrato nell’Arma dei Carabinieri perché ci credevo e fuori dell’Arma non mi sentivo a posto con me stesso. Ho rifiutato il posto in banca e ho insistito a più riprese presso tutti gli amici e i conoscenti che avevo al Comando Generale dell’Arma finché, soprattutto grazie al Generale Dalla Chiesa che ha molto apprezzato il mio attaccamento al servizio, non ho ottenuto di essere reinserito in servizio nel Ruolo d’Onore, dove non conta l’idoneità militare, ma ciò che uno ha fatto da militare. Così ho potuto svolgere tutta la mia carriera militare con mia grande soddisfazione e, ancora adesso sono stato richiamato senza assegni. Ripresi servizio a Roma quale Direttore del Museo dell’Arma dei Carabinieri, incarico che ho mantenuto fino al 1992, poi sono stato per otto anni alla Scuola Ufficiali: è stato il periodo più interessante e soddisfacente. Quando ricevetti la Medaglia d’Oro ripensai a mio nonno, decorato di una Medaglia d’Argento e quattro di Bronzo al Valor Militare nel corso della prima guerra mondiale. Scherzando con lui gli ho detto: “… Nonno, ti ho fregato!..” Era una persona alla quale ero molto legato da un affetto davvero profondo. La sua vita militare ha coinciso con profonde trasformazioni della società italiana, e con eventi che la hanno segnata anche tragicamente… È vero! La mia generazione ha visto il cambio legisla- 10 IL NASTRO AZZURRO tivo, il sessantotto, le brigate rosse, il terrorismo. Ho vissuto momenti esaltanti ma anche tragici: gli anni di piombo, il delitto Moro, eccetera. Ora lei è il Presidente del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia. Quanti sono gli iscritti? Dal 1834, anno in cui il re Carlo Alberto di Savoia istituì la Medaglia al Valor Militare, sono state Decorate (tolti i Reparti Militari, le città e altre istituzioni…) 2401 persone per fatti d’arme avvenuti essenzialmente durante eventi bellici. Quando entrai nel Gruppo Medaglie d’Oro, nel 1975, erano viventi 122 Decorati, quasi tutti per eventi accaduti nella seconda guerra mondiale. Oggi siamo rimasti in quindici: sei della prima fase del conflitto, cioè dal 1940 al 7 settembre 1943; quattro della seconda fase, dall’8 settembre 1943 alla fine della guerra (aprile 1945), cinque dell’ultima generazione, cioè dopo la guerra mondiale. Chiaramente, i Decorati della seconda guerra mondiale sono suddivisi in due gruppi solo per motivi puramente storici. Il Gruppo Medaglie d’Oro non fa distinzioni su come, dove e quando la persona ha meritato l’alta Decorazione. Si tratta sempre di personaggi eroici. La contrapposizione su chi ha combattuto da una parte o dall’altra non ha senso. Chi era al nord era in una posizione diversa da chi era a Napoli. La Resistenza è un fenomeno nazionale, non solo del nord. Per esempio, ho citato Napoli… ma oggi chi parla della resistenza di Napoli? Ultimamente si è parlato di Cefalonia… Secondo me, gli eventi immediatamente successivi all’8 settembre del 1943 ancora oggi sono da approfondire. La guerra di Liberazione va rivalutata. Gli episodi di cui spesso si parla quando si ricorda la Resistenza, devono essere anch’essi ancora approfonditi… Vorrei qui elencare i nomi dei viventi Decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare per fatti d’arme della seconda guerra mondiale. Il decano è il generale della Guardia di Finanza Giovanni Marzano, decorato nel settembre 1940 sul fronte greco-albanese; nell’anno 1941 Frassetto, Bianchi e Manisco tutti incursori della Marina, nell’anno 1942 Brandi (paracadutista), decorato a El Alamein; nell’anno, 1943 Gorrini, il famoso “Vespa 2” al quale si è rinfacciato ingiustamente la sua appartenenza all’aeronautica del nord (ha abbattuto ventotto “Fortezze Volanti” di un reparto basato in Corsica che sorvolava l’Italia del nord per andare a bombardare la Germania. Il reparto era sotto il comando di Clark Gable, il famoso protagonista di “Via col vento”, che, ad un raduno internazionale di ex combattenti, ha incontrato Gorrini e gli ha cavallerescamente riconosciuto il valore di intrepido pilota da caccia); il generale Li Gobbi e il Capitano Burlando provenienti dai Reparti dell’Esercito; partigiani combattenti la Prof.ssa Paola Del Din, e Olivetti, cieco di guerra. Cinque decorati per fatti d’arme avvenuti durante la Repubblica Italiana: Rocca anno 1975, Aiosa anno 1977, Barisone 1980, Coira 1999 (tutti Carabinieri) ed infine Paglia (paracadutista) Onorevole nell’attuale Parlamento. Come nasce il Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare? Nel 1921 avvenne la solenne cerimonia della traslazione della salma del Soldato Ignoto sulla scalinata del sacrato dell’Altare della Patria. Il feretro venne portato a spal- la da sei Medaglie d’Oro; lungo il tragitto dalla chiesa di S.M. degli Angeli a Piazza Venezia, il feretro posto su un’ affusto di cannone era affiancato da 14 Medaglie d’Oro. Dopo un evento che aveva profondamente segnato tutta la Nazione, e in particolar modo coloro che avevano avuto l’onore di portare la salma che rappresentava tutti i caduti nell’immane conflitto, i Decorati al Valor Militare si riunirono nella Sala del Globo a Palazzo Venezia, ove nacque l’Associazione, che venne costituita in Ente Morale nel 1927. La sede venne trasferita successivamente nel dopoguerra a Piazza della Minerva e dal 1965 nella sede attuale. Il Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare e l’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare sono custodi delle stesse idealità che si rifanno al Valor militare e all’amore per la Patria… Si è vero. Il concetto di riferimento del Valor Militare è comune ad entrambi gli Enti. Ma il Gruppo delle Medaglie d’Oro nasce prima. È dichiarato Ente Morale nel 1927, esattamente un anno prima del Nastro Azzurro. È anche vero che i Decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare possono appartenere di diritto anche al Nastro Azzurro. Adesso, come ha già detto, gli appartenenti al Gruppo delle Medaglie d’Oro viventi sono quindici. Si. Inoltre, occorre tenere presente che, dopo la seconda guerra mondiale, gli eventi per i quali ricorro- no gli estremi per la Decorazione con Medaglia d’Oro (o anche di livello inferiore - ndr) al Valor Militare sono rari. In tutto, i Decorati dal 1946 ai giorni nostri non arrivano a cento e sono quasi tutti deceduti nel compimento del fatto d’arme per il quale sono stati insigniti, cioè vengono decorati generalmente “alla memoria”. La grande maggioranza è costituita da appartenenti all’Arma dei Carabinieri i quali, per la peculiarità del loro servizio di contrasto alla criminalità, si possono trovare coinvolti in conflitti a fuoco che hanno tutte le caratteristiche dell’evento bellico. Fortunatamente, anche tali episodi sono rari e ancora più raramente richiedono da parte dei militi il sovrumano rischio della vita che presuppone poi la Decorazione al Valor Militare. Quindi vuol dire che… presto finiremo. La Medaglia d’Oro può essere portata sul petto anche dalla vedova, poi dal figlio primogenito e infine dal nipote del Decorato. Deve essere però listata a lutto a significare che chi la porta non ne è il titolare, ma un ascendente o discendente. Dopo il figlio o il nipote, sempre che ne siano degni per integrità morale, basta! La Medaglia viene consegnata, per la successiva custodia perenne, al Museo dell’Arma di appartenenza del Decorato. I Decorati sono i titolari e fanno parte di diritto del Gruppo delle Medaglie d’Oro, i parenti sono i “conservatori” delle Medaglie d’Oro al Valor Militare dei congiunti deceduti. In queste condizioni, non è pensabile un ricambio generazionale sufficientemente numeroso da scongiurare l’estinzione del Gruppo entro un breve lasso di tempo. Antonio Daniele IL NASTRO AZZURRO 11 14 MARZO 2009: IL 70o STORMO DELL’A.M. È INTITOLATO AL GENERALE M.O.V.M. GIULIO CESARE GRAZIANI L’ Aeronautica Militare ha intitolato i suoi Stormi a uomini che si sono particolarmente distinti in azioni di guerra guadagnandosi il riconoscimento di una o più Decorazioni al Valor militare. Ma ciò non valeva per il 70° Stormo che non aveva ancora alcuna intitolazione. Il 14 marzo 2009, con una solenne cerimonia, ha avuto luogo l’intitolazione del 70° Stormo alla memoria del generale Giulio Cesare Graziani, Decorato al Valor Militare con una Medaglia d’Oro, sei Medaglie d’Argento, una di Bronzo, tre Croci al merito di guerra, una Promozione e due avanzamenti per Merito di Guerra e la Croce di Ferro di seconda Classe tedesca. La cerimonia ha suggellato un iter iniziato qualche anno fa per volere di uno dei figli di Giulio Cesare Graziani, Fulcieri, il quale, con determinazione e tenacia, è riuscito ad ottenere, solo il 28 giugno 2008, il decreto di intitolazione dello Stormo a firma del Ministro della Difesa on. Ignazio La Russa. L’evento si è svolto alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, del Comandante delle Scuole dell’Aeronautica Militare, generale di Squadra Aerea Gianpiero Gargini, dei sindaci di Latina e dei comuni limitrofi all’aeroporto militare Enrico Comani di Latina sul quale è dislocato il reparto, di numerose autorità militari, civili e religiose, e di un folto selezionato pubblico. IL 70° STORMO “Giulio Cesare Graziani” Il 70° Stormo è una Scuola di Volo che, alle dipendenze del Comando delle Scuole dell’Aeronautica Militare, ha sede presso l’Aeroporto Militare “Enrico Comani” di Latina. Lo Stormo continua la grande tradizione delle scuole di volo dell’Aeronautica, superbe fucine di grandissimi piloti. La sua principale missione consiste nello svolgimento di corsi di pilotaggio per i piloti dell’A.M., delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato e di alcuni paesi esteri i cui allievi frequentano i corsi regolari dell’Accademia Aeronautica. Presso il 70° Stormo si effettua: - - la selezione al volo e l’addestramento basico di allievi piloti, per il conseguimento del Brevetto di Pilota d’Aeroplano (B.P.A. I^ fase); la seconda fase del Corso per il conseguimento del Brevetto di Pilota Militare (B.P.M. II^ fase) che comprende forme di volo più avanzate (volo acrobatico, volo strumentale, volo in formazione, volo a bassa quota, volo notturno e navigazione) per preparare gli allievi alla terza ed ultima fase su aviogetti; i Corsi di qualifica ed abilitazione per Istruttori di Volo; i Corsi di abilitazione sui velivoli in dotazione allo Stormo; per i soli allievi della Guardia di Finanza e dell’Esercito Italiano, la terza fase del Corso per il conseguimento del Brevetto di Pilota Militare (B.P.M. III^ fase). A partire dal luglio 2006, con l’entrata in linea del nuovo Aermacchi SF.260EA, la Scuola ha dato vita ad un nuovo iter addestrativo. Grazie alle caratteristiche del nuovo velivolo, più moderno e tecnologicamente avanzato rispetto al predecessore SF.260AM, i programmi già in uso sono stati ampliati comprendendo forme di volo più avanzate, con un “download” dell’addestramento in precedenza svolto presso il 60° Stormo di Lecce sul velivolo MB.339A. Le principali implementazioni del nuovo velivolo sono: trim elettrico, strumentazione digitale, avionica avanzata, GPS - ILS, abitabilità e visibilità migliorate e cabina climatizzata. Per il personale delle altre Forze Armate e Corpi Armati, l’addestramento prosegue sempre presso il 70° Stormo per il conseguimento del Brevetto di Pilota Militare, a seconda del Corpo di appartenenza, rispettivamente su velivolo P166-DL3 e Dornier 228. L’alta professionalità del personale istruttore, unitamente ad un’ottima organizzazione tecnico-logistica, hanno consentito di raggiungere standard di sicurezza ed efficienza molto elevati. 12 IL NASTRO AZZURRO Tutti hanno potuto apprezzare l’attenzione e la precisione con cui la cerimonia è stata preparata. Dettagli come il picchetto d’onore formato da sessanta militari su due plotoni, la presentazione della forza al Comandante dello Schieramento anche da parte del personale civile della base, sintomo di perfetta integrazione e partecipazione all’evento di questa componente del personale della Difesa molto importante, ma talvolta un po’ distante dal partecipare a tutte le sue manifestazioni, la disponibilità abbondante di sedie e poltrone per un pubblico notevolmente numeroso, hanno sottolineato l’importanza dell’evento ma anche la cura e l’amore con cui esso è stato preparato. Non avviene tutti i giorni, infatti, che un Reparto militare venga intitolato alla memoria di un Decorato al Valore. La cerimonia del 14 marzo assume infatti una valenza particolarmente sentita per l’Aeronautica Militare e per le Forze Armate in genere. Il generale Graziani, si è conquistato il suo eccezionale medagliere con una continuità di prestazioni eroiche davvero fuori del comune, durante tutto lo scorrere della seconda guerra mondiale. Giovane tenente, dopo una breve parentesi presso reparti da caccia, transita nella specialità “bombardieri” e poi negli “aerosiluranti” del famoso 132° Gruppo dove prima comanda la 281^ squadriglia e poi, dopo l’abbattimento in azione del Comandante di Gruppo, il maggiore Carlo Emanuele Buscaglia, famoso asso degli aerosiluranti, diviene Comandante Interinale del Gruppo. Si copre di gloria con azioni decise, rischiose e molto efficaci. Dimostra, oltre a grande coraggio, eccellente perizia di pilota e forte senso umanitario nei confronti degli uomini dei suoi equipaggi. I tragici eventi dell’8 settembre 1943 lo spingono ad un fortunoso rischieramento al sud dove continua a combattere nella nuova aeronautica cobelligerante. Dopo la guerra ricopre incarichi sempre più importanti e termina la sua carriera col grado apicale di generale di Squadra Aerea e con l’incarico di Comandante della seconda Regione Aerea. La cerimonia si è aperta con l’ingresso dei gonfaloni della Provincia di Latina e dei comuni dell’area limitrofa all’aeroporto, seguiti dai labari delle associazioni combattentistiche e d’arma, tra cui spiccava il labaro della Federazione di Latina dell’Istituto del Nastro Azzurro, e della Bandiera di Istituto del 70° Stormo. Ha poi avuto luogo la celebrazione della Santa Messa da parte del Vicario Nazionale per l’Aeronautica Militare monsignor Luigi Nencioni. Il momento più toccante della cerimonia è avvenuto subito dopo, quando i figli del generale Graziani, Fulcieri e Alessandro, hanno donato al 70° Stormo il ritratto del padre e il suo medagliere completo. Il colonnello Giovanni Magazzino ha ricevuto i doni che saranno esposti nel suo ufficio di Comandante di Stormo. Successivamente, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il Comandante delle Scuole, il comandante di Stormo, insieme a Fulcieri ed Alessandro Graziani, hanno scoperto la targa di intitolazione del 70° Stormo all’eroica figura del generale Giulio Cesare Graziani. Monsignor Nencioni ne ha benedetto la pietra. Il Comandante del 70° Stormo, nel suo intervento, quando ne ha tracciato il profilo, ha sottolineato a più riprese come la vita del generale Graziani è stata ricca di eventi importanti, sul tragico sfondo delle vicende belliche, ma anche come l’eroismo di Giulio Cesare Graziani sia sempre rifulso nella sua dimensione più umana. Il generale Gargini ha avuto modo di ringraziare tutti i convenuti soprattutto per l’aver sentito l’esigenza di essere presenti nel momento in cui una figura leggendaria della nostra storia aeronautica e nazionale veniva ricordata con l’intitolazione al suo nome del Reparto di volo che ha il compito di selezionare e iniziare all’arte del volo i futuri piloti dell’Aeronautica Militare. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa ha ricordato alcuni momenti di incontro avuti a suo tempo col generale Graziani durante i quali egli aveva avuto la netta sensazione della straordinaria personalità e dell’eccezionale forza di carattere dell’uomo. Il 70° Stormo, che prima era l’unico Stormo dell’Aeronautica a non avere alcuna intitolazione, ora può ben fieramente affermare che è intitolato ad uno dei più eroici combattenti e dei più grandi Comandanti che l’Arma Azzurra abbia potuto annoverare tra le sue fila in tutti i tempi. Antonio Daniele IL NASTRO AZZURRO 13 MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI: GIULIO CESARE GRAZIANI G iulio Cesare Graziani nacque ad Affile, da madre sanmarinese, il 24 gennaio 1915. La grande passione per il volo, lo spinse, appena ventunenne, ad entrare, come allievo del Corso Rex, nella Regia Accademia Aeronautica, dove conseguì, il 14 marzo 1939, il Brevetto di pilota militare sul velivolo IMAM Ro.41. Dopo una breve, ma intensa esperienza presso il 54° Stormo Caccia terrestre, nel marzo del 1940 fu trasferito alla 412^ Squadriglia del 4° Stormo e nell’aprile dello stesso anno, promosso tenente, si imbarcò per l’Africa Orientale Italiana, ove le sue prime missioni di guerra consistettero nel bombardare convogli nemici in navigazione lungo il Mar Rosso e nel causare danni alle installazioni portuali e ferroviarie nemiche. Il prezioso contributo offerto e lo sprezzante coraggio dimostrato durante le operazioni gli valsero sul campo il conferimento della prima Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nel dicembre del 1940, gravemente ferito durante un combattimento aereo, venne rimpatriato per la necessaria convalescenza. Rientrato in servizio, il 15 aprile 1941 Graziani venne destinato ad un periodo di addestramento presso il 2° Nucleo A d d e s t r a m e n t o Aerosiluranti dal quale, il 1° agosto, raggiunse la 281^ Squadriglia Aerosiluranti, comandata dal capitano Carlo Emanuele Buscaglia. Graziani si distinse subito per abilità, coraggio e sprezzo del pericolo. Conduceva il velivolo sulla direttrice d’attacco con determinazione e senza alcun cedimento davanti alla formidabile reazione antiaerea delle formazioni navali britanniche. Gli inglesi attivavano tutte le armi di bordo creando un micidiale sbarramento di fuoco di fronte ai nostri aerosiluranti i quali dovevano condurre l’attacco a velivolo isolato per lanciare il rispettivo siluro contro ciascuna diversa nave. I successi di Graziani furono secondi solo a quelli di Buscaglia. Spesso rientrava dalla missione col velivolo fortemente danneggiato e con membri dell’equipaggio gravemente feriti, ma il suo cuore indomito lo portava a compiere la missione successiva con rinnovato coraggio. Nell’estate 1942, sempre sotto il comando di Buscaglia promosso maggiore, fu costituito sull’aeroporto di Littoria, l’odierna Latina, il 132° Gruppo Aerosiluranti Medaglia d’Oro al Valor Militare: “Giovane capo equipaggio di apparecchio da bombardamento, partito in volo, isolato dalla sua formazione, per un’azione su una munita base navale nel Mar Rosso, veniva attaccato, prima di raggiungere l’obiettivo da numerosi caccia avversari. Pur avendo avuto, nell’impari lotta, l’aereo ripetutamente colpito, due specialisti dello equipaggio feriti mortalmente e lui stesso gravemente ferito alla regione cervicale, incurante del dolore, portava a compimento la missione. Nella rotta di ritorno, nuovamente attaccato, riusciva con ardita brillante manovra a sfuggire al nemico e, nonostante si trovasse in condizioni fisiche menomate per l’irrigidimento del collo e del busto, eseguiva per perdita di carburante un brillante atterraggio di fortuna in zona desertica lontana dalla propria base. Impaziente di riprendere a combattere, otteneva con reiterata insistenza, in anticipo sul suo completo ristabilimento in salute, la dichiarazione di idoneità al volo, e si faceva assegnare alla specialità siluranti, in pieno giorno, a poche miglia da Alessandria, nonostante la violentissima reazione contraerea, attaccava, primo della sua squadriglia, una formazione navale lanciando il siluro contro una grossa unità. Ancora una volta rientrava alla base col velivolo seriamente colpito dopo un volo di seicento chilometri su mare aperto, confermando le sue qualità, di perizia e di audacia senza limiti. Cielo del Mar Rosso, 16 dicembre 1940; Cielo del Mediterraneo Orientale, 13 ottobre 1941. 14 IL NASTRO AZZURRO su due squadriglie, la 278^ e la ricostituita 281^ della quale Graziani divenne il comandante. Il nuovo reparto fu rischierato a Rodi dove intraprese un nuovo intenso ciclo di operazioni belliche nel corso del quale rifulsero ancora le doti di combattente di Giulio Cesare Graziani. A novembre 1942, già promosso capitano, a seguito dell’abbattimento del Comandante Buscaglia, assunse il comando interinale del Gruppo, che mantenne fino alla firma dell’armistizio. A seguito del brillante comportamento in azione tenuto per tutta la sua permanenza al Gruppo Aerosiluranti, venne decorato con la Medaglia d’Oro, sei Medaglie d’Argento, una Medaglia di Bronzo e tre Croci di Guerra al Valor Militare. Inoltre gli furono attribuiti due avanzamenti per Merito di Guerra e l’alleato tedesco gli conferì la Croce di Ferro di 2^ Classe. A seguito della confusione generale susseguente l’armistizio dell’8 settembre del 1943, si impossessò, all’aeroporto di Fano, di un velivolo S.M.79 e si trasferì in Sicilia (in mano agli anglo-americani) decidendo di servire con l’Aeronautica cobelligerante. Gli fu assegnato il comando del suo 132° Gruppo. Quando le autorità militari anglo-americane decisero di riarmare l’Aeronautica Italiana con velivoli di propria produzione, tra i quali il bombardiere bimotore medio Martin A-30 Baltimore, Graziani dapprima fu inviato a Il Cairo per l’addestramento, e successivamente curò la trasformazione del Gruppo in Stormo Baltimore con il quale operò fino al termine del conflitto. Nel 1945, venne promosso maggiore per meriti di guerra e l’anno successivo, conseguito il titolo di dottore in Scienze Politiche presso l’Università di Roma, prestò servizio presso lo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare come addetto alla sezione tecnica, del 3° Reparto. Tenente Colonnello nel 1951 e Colonnello nel 1956, assunse l’incarico di Capo della sezione studi e sviluppo del 3° Reparto dello Stato Maggiore, occupandosi principalmente di missili e bersagli radioguidati, e ricoprì questo incarico fino al novembre 1957, allorché venne designato a comandare il Reparto Sperimentale di Volo dell’Aeronautica. Giulio Cesare Graziani venne promosso Generale di Brigata Aerea il 31 dicembre 1960 e, dopo aver frequentato negli U.S.A. i necessari corsi, assunse il comando della 36^ Aerobrigata Interdizione Strategica di Gioia del Colle, dotata di missili PGM-19 Jupiter armati con una testata nucleare all’idrogeno da 1,5 megatoni. Nel gennaio 1966, da generale di divisione Aerea, ricoprì diversi incarichi nel settore Logistico dell’Aeronautica, non ultimo quello di Ispettore Logistico. Nel dicembre 1969 fu promosso Generale di Squadra Aerea e ricoprì, tra il luglio 1972 e il febbraio 1975, il comando della 2a Regione Aerea. Collocato a riposo nel 1975, si spense il 23 dicembre 1998. IL NASTRO AZZURRO 15 CELEBRAZIONE UFFICIALE DEL VE (VICTORY IN EUROPE) DAY 60° anniversario della fine del 2° conflitto mondiale Campomarino, 8 maggio 2005 Sono passati quattro anni dalla celebrazione del 50° anniversario della fine del secondo conflitto mondiale, la guerra più violenta, diffusa e distruttiva della storia umana. Tale celebrazione ha avuto luogo in maniere diverse in tutte le nazioni che furono coinvolte nell’immane tragedia. In Italia, ogni singola Forza Armata ha celebrato l’evento in un luogo di particolare significato per la propria attività bellica e per il particolare significato storico che essa ha avuto nel corso del conflitto. L’Aeronautica Militare ha commemorato la fine della guerra a Campomarino, piccolo centro del Molise limitrofo a due aeroporti sui quali ebbero sede ben quattro prestigiosi stormi della Regia Aeronautica per quasi tutta la durata della cobelligeranza italiana con gli alleati nel periodo 1943-1945. Il testo di seguito riportato è il discorso che il generale di Squadra Aerea Umberto Bernardini, pluridecorato a Valor Militare, tenne nel corso della celebrazione. Dalla sua lettura si comprendono molte cose, prima fra tutte quanto sia stata importante per i nostri aviatori una buona integrazione con la popolazione di Campomarino. Non è errato pensare che molti di essi abbiano talvolta ricercato nell’affabilità e nell’amicizia della gente locale quel calore familiare che le vicende belliche precludevano. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia, dall’8 settembre 1943 fino all’aprile 1945, è rimasta divisa in due. S ignor sottosegretario alla Difesa on. Filippo Berselli, dott. Michele Iorio, Presidente della Regione Molise, sig. Generale Leonardo Tricarico, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Autorità Regionali, Provinciali, Comunali, Veterani Reduci, Ospiti : Personalmente - ormai vecchio Generale in congedo - sento una certa emozione al ricordo di quando venni per la prima volta nel 1944 a Campomarino, col mio primo Reparto Operativo insieme a tanti giovani sottotenenti come me, per combattere le forze tedesche dislocate nei Balcani. Dopo il saluto del primo cittadino di Campomarino, la prof.ssa Anita di Giuseppe, mi è gradito poter esprimere agli ospiti stranieri il mio sentimento di sincero cameratismo. I reduci italiani qui presenti, ben pochi perché il tempo inesorabile ne ha drasticamente ridotto il numero, affermano, insieme con me, che siamo tornati a Campomarino a questa cerimonia non solo 16 IL NASTRO AZZURRO per celebrare la significativa ricorrenza della fine della drammatica parentesi della guerra, la 2° guerra mondiale, ma soprattutto per festeggiare il ritorno della pace, questo bene inalienabile troppo spesso dimenticato dall’umanità intera. Sull’ala dei ricordi in questo momento non posso non ricordare un Comandante carismatico, un combattente indomito, nonché grande amico di Campomarino, il Generale Giulio Cesare Graziani che mi ha onorato di fraterna stima ed amicizia. Saluto con particolare simpatia la vedova, la signora Silvana Graziani, qui presente con noi. Un particolare saluto anche alla M.O.V.M. Brunetti, molisano d.o.c., da tanti anni mio personale amico. Sono trascorsi sessanta lunghi anni durante i quali tutto il mondo si è trasformato: vincitori e vinti si sono incontrati di nuovo amici, prevale l’era del consumismo e della globalizzazione. Purtroppo però la maggioranza dei nostri giovani poco o nulla sa di quelle immani tragedie di sessanta – settant’anni fa, tragedie che essi considerano storie più o meno romanzate, immaginate e magari pantografate dai loro nonni ormai vecchi. Ma i vecchi ricordano, ricordano bene ed hanno nel cuore, e talora nelle carni, gli eventi vissuti dalla gioventù di allora. Tutti i popoli, coinvolti o non, in quella guerra sanguinosa, avrebbero dovuto imparare qualcosa in più da quella tragedia, da cui, vincitori e vinti, siamo usciti tutti - chi più chi meno - grandemente malconci. Mentre sul fronte italiano, con la Liberazione, la guerra era terminata il 25 aprile, le operazioni sul fronte balcanico, continuarono fino al 5 maggio, quando dalla Torre di Controllo di Biferno (questo era il nominativo radio dell’aeroporto di Campomarino) fu diramato un ordine secco, perentorio, quanto ansiosamente atteso da tutti i combattenti: “Missione annullata. Rientrare alla Base per cessazione delle ostilità sul fronte balcanico”. L’ordine pervenne anche a due nostre formazioni in volo per un ulteriore attacco alla ferrovia Sisak-Zagabria, molto intensamente utilizzata dalle forze tedesche in ritirata verso il Nord. Lascio immaginare ai presenti con quale espressione di gioia accettammo tale ordine e con quanta emozione e commozione vedemmo poco dopo riapparire al di là del mare le coste e le montagne della nostra Patria, tutti orgogliosi di averla servita fedelmente nel rispetto del nostro giuramento giovanile. La nostra guerra, dopo 70 mesi di impari lotta, era veramente finita. La nostra Patria, battuta sul piano militare, con il sacro suolo calpestato da eserciti stranieri, con l’apparato industriale e produttivo pressoché distrutto, con i propri cittadini divisi da duri contrasti ideologici, con la fatale conseguenza della guerra civile, la nostra Patria – ripeto - era caduta nel periodo più tragico della sua storia millenaria. Ricordo tuttora con emozione la visita del Ministro dell’Aeronautica pro-tempore, l’avv. Luigi Gasparotto, ottantottenne alpino superdecorato della prima guerra mondiale, al quale i tedeschi avevano fucilato qualche tempo prima l’unico figlio. Il Ministro, giunto in volo, potè raggiungere il nostro accampamento portato a spalla su di una sedia di vimini: tanto era il fango che martoriava la nostra vita quotidiana. In abbondanti e frequenti nevicate e tanto, tanto, tanto fango, la nostra sistemazione logistica era estremamente critica. All’inizio di un toccante discorso a tutto il personale, constatate de visu le nostre condizioni di vita, si tolse il cappellone, tenendolo con ambo le mani a mo’ di questuante, si rivolse a tutti noi con queste testuali parole: “A nome del Governo sono qui ad elemosinare, ripeto, ad elemosinare il vostro sacrificio, perché solo con esso la nostra Patria potrà risollevarsi dal baratro in cui è caduta.” Troppo spesso queste parole sono state volutamente dimenticate dai nostri uomini di Governo, dai rappresentanti di ambo i rami del Parlamento, di tutti i colori politici che, per i loro momentanei interessi politici, hanno preferito ignorare per tanti anni il grande contributo dato dalle nostre FF.AA. regolari, quelle con le stellette per intenderci, nella lotta per riconquistare dignità e libertà. Di contro ottenemmo sempre i più ampi riconoscimenti dalle massime Autorità alleate, politiche e militari incluso Winston Churchill. E noi aviatori siamo fieri di poter affermare che per questo motivo la Regia Aeronautica, vinta ma mai doma, ha potuto sempre continuare a volare, senza alcuna soluzione di continuità. Prima di concludere desidero soltanto ribadire davanti a voi, cittadini di Campomarino, che, nonostante gli anni trascorsi, il nome della vostra cittadina è rimasto nel cuore di tutti gli aviatori di quella che era la Regia Aeronautica. Campomarino, allora piccola comunità di risorse agricole limitate per le condizioni contingenti della guerra, può vantarsi di essere stato l’unico Comune dell’Italia libera ad aver ospitato, oltre a numerosi Reparti alleati, quattro fra i più prestigiosi Stormi dell’Aeronautica Militare: il 3° Stormo da Bombardamento, il cosiddetto Stormo Baltimore, che operò sempre da campo Biferno, nonché gli Stormi 4°, 5° e 51°, tutti da Caccia, che a più riprese utilizzarono gli aeroporti di guerra di Nuova e di Canne, tutti locati nel territorio di questo Comune. Dobbiamo riconoscere, per la verità storica, che l’atteggiamento, in quei tempi, di non pochi dei nostri compatrioti, peraltro distratti dalle gravissime difficoltà del vivere quotidiano, era indifferente allo spirito di riscossa che animava noi aviatori. Ma, come ho avuto più volte occasione di rappresentare personalmente alle Autorità di questo Comune, grazie alle forti genti Campomarino noi godemmo di benevola accoglienza, nonché di semplice e sincera ospitalità. Nessuno di noi ha dimenticato il gesto altamente apprezzato dell’ospitalità offerta, in occasione del pranzo natalizio, dalle singole famiglie di Campomarino a tutti noi, dal Comandante al più semplice aviere, ospitalità che rese meno triste la lontananza dalle nostre famiglie, particolarmente per tutti coloro che avevano le famiglie al nord e di cui da tempo non avevano notizie. Desidero concludere ringraziando tutte le Autorità e coloro che hanno reso possibile questo incontro per tutti noi memorabile. Ed un grazie sincero a tutti i presenti per la cortese attenzione alle mie parole. È proprio così! Campomarino è rimasto nei nostri cuori. Gen. S. A. (c.a.) Umberto Bernardini (ex Presidente dei “Pionieri dell’Aeronautica”) IL NASTRO AZZURRO 17 UN SACCO DI PATATE IN MENO MA UN UOMO IN PIÙ U n marinaio scappa dall’ospedale militare e, qualche giorno dopo, viene scoperto sul sommergibile “Da Vinci”, in missione di guerra nell’Atlantico. Non è questo l’unico episodio di giovani che, durante il conflitto 1940-43, s’imbarcarono, clandestinamente, sui sommergibili per partecipare a missioni oltremodo rischiose, pur essendone esonerati per ragioni di salute o per altri motivi. Tanto accadeva a Bordeaux, in Francia, dove avevano la base le nostre unità subacquee. Noi vogliamo ricordarne oggi, per tutti, uno che ebbe come protagonista un umile marò di Torre del Greco e che, sbarcato al termine di una missione alle Antille del sommergibile “Da Vinci”, era stato ricoverato per “deperimento organico” nell’ospedale militare di Bordeaux, dal quale scomparve, in circostanze alquanto misteriose, alcune ore prima della partenza dell’unità per una nuova azione. Ricostruiamo questo episodio del lontano 1942 non solo perché, nella rievocazione dei ricordi collettivi, ci spinge una laibniziana “voluttà” di narrare cose singolari di un’epoca ma anche perché riteniamo che esse possano, alla luce del passato, farci comprendere meglio il presente, soprattutto, laddove riesce difficile dare una risposta al parsoniano “movente di azione”. E veniamo ai fatti, che abbiamo registrato sulla scorta di testimonianze vissute, in prima persona, dall’Amm. di Sq. Luigi Angelo Longanesi Cattani, all’epoca comandate del “Da Vinci”, e del collega Sergio Bernacconi, in quei giorni corrispondente di guerra a Betasom. Era questa, nella terminologia della Marina, la sigla del Comando superiore delle forze subacquee in Atlantico a Bordeaux. Maggio 1942: sul “Da Vinci” sono finiti i lavori di 18 IL NASTRO AZZURRO raddobbo che vengono effettuati a ogni rientro da una missione e sono state, altresì, ultimate le prove in mare. L’unità è pronta per una nuova avventura oceanica. Il comandante Longanesi informa l’Amm. Polacchini che, d’accordo con l’Amm. Doenitz, ha portato la guerra di corsa in prossimità delle coste americane, nell’Atlantico meridionale. Arriva l’ordine di partenza e, con lo stesso, il saluto all’equipaggio di Polacchini che, fra l’altro, chiede a Longanesi se ha notizie del marinaio Cacace. Questi risultava assente dall’ospedale militare nel quale era stato ricoverato come innanzidetto al rientro dalla missione nelle Antille. Il marò viene cercato a bordo ma inutilmente. Il “Da Vinci” prende il mare e, quando ormai le coste europee sono già lontane, il Ten. Di Vasc. Guido Saccardo, ufficiale in seconda, sale in plancia e comunica al comandante che, in un sacco, è stato trovato il Cacace, invece delle patate: settanta chili di viveri in meno e un uomo in più. Era stato imbarcato, clandestinamente, complice il cambusiere “paesano”. Portato di fronte a Longanesi che, per la circostanza, ha messo la maschera della “faccia feroce” mentre, nel cuore, apprezza il gesto dell’uomo, con voce tremante e commosso, così si difese: “ho fatto tutta la guerra con questo sommergibile e con lei. Non potevo rimanere a terra per un po’ di febbre. Ho voluto seguire la sorte del mio battello. Mi dispiace per le patate caricate in meno, vuol dire che io non ne mangerò”. Resta però l’atto di indisciplina, che va punito. Ma Longanesi rimanda il tutto al ritorno a terra, che fu, invero, un ritorno carico di nuove vittorie. Al periscopio del “Da Vinci” sventolavano, infatti, quattro bandierine: le navi affondate (Reine Marie Stewart, Chile, Alioth e Clan Marie Quante) per totale di 24.500 tonnellate. Al momento dell’attracco al pontile, come a ogni rientro di un sommergibile che ha registrato dei successi, si presenta puntualmente, il giornalista Bernacconi, inviato del “Giornale d’Italia”, per l’intervista con il comandante. E qui lasciamo il racconto allo stesso Longanesi. - Riunii l’equipaggio e dissi ai miei uomini che non mi sembrava giusto dovesse essere intervistato sempre e solo il comandante. Mi sembrava più giusto fosse intervistato chi, in una missione vittoriosa, avesse avuto l’occasione di dare qualcosa più degli altri a bordo. Perciò ritenevo che, nel nostro caso, l’uomo del “Da Vinci” da intervistare dovesse essere il marinaio Cacace, il quale, mentre avrebbe potuto restare tranquillamente in un comodo letto di ospedale, sapendo oltretutto di potersi successivamente godere una lunga licenza di convalescenza, aveva, invece, preferito affrontare, per la quinta volta, i rischi e i disagi di una lunga missione di guerra, in precarie condizioni di salute. Ma il marinaio Cacace si oppose fermamente alla mia proposta e rifiutò l’intervista, dicendo: “No, vi prego comandante, non lo fate! Se no, al mio paese, quando leggono il giornale, dicono: mappina, quanto sei fesso! Per una volta che potevi restare a terra in pace, hai voluto partire per fare la guerra”. La guerra sul mare è ricca di episodi nei quali, come in questo di Cacace, il comportamento degli uomini non è sempre dettato da “psicologia dell’educazione”, come potrebbe essere quella di un militare di carriera che, nelle scuole o nelle accademie, è stato abituato a vincere la paura e, attraverso un assiduo esercizio, a diventare coraggioso. Quale allora il movente? Se il comportamento individuale è il prodotto di determinati processi psichici, sui quali gioca, secondo la moderna letteratura sociologica, un’influenza fondamentale il tipo di società in cui l’uomo vive, dobbiamo arguire che le motivazioni del gesto di Cacace vanno ricercate nell’ambito socio-culturale della famiglia dei sommergibilisti. E, d’altro canto, quale migliore sede per un’evoluzione del proprio comportamento, considerati gli elementi motivazionali, che aggregano i sommergibilisti e che vanno dalla “medicina eroica” del coraggio, leva di progresso, all’appartenenza ad un gruppo di uomini il quale, nel silenzio degli abissi marini e sulle grandi distese azzurre, impara a vivere, tra le “presenze” invisibili e impalpabili di quel qualcosa di vivo del “pianeta” di J. Cousteau, oltre le frontiere della stessa vita. E di questo gruppo, che Giulio Raiola identifica in un “filone segreto” della Marina, fanno parte ufficiali, sottufficiali e marinai, i quali, da Lissa a Premuda, da Buccari ad Alessandria, sono stati protagonisti delle più incredibili e assurde imprese, nelle quali “la beffa affiora con i suoi inconfondibili elementi”, così come il più alto senso del rispetto della vita umana in mare. Un ambiente, nel quale il fraterno e generoso cameratismo conduce il simile verso il suo simile e crea, come tutti i grandi fatti della vita, i presupposti per il formarsi di enigmi storici e psicologici come, a esempio, il sentire, di fronte al comandante, uno dei sentimenti più semplici, più puri e più alti: la gioia di obbedire. E, continuando a enumerarli, anche il più misterioso dei rebus umani, cioè il sentimento dell’amicizia, intorno al quale, sin dagli albori della civiltà, dissertano illustri cervelli, riempiendo di “rispettabili opinioni filosofiche” migliaia e migliaia di pagine di trattati per tentarne una fisiologia. A nostro sommesso avviso è questo sentimento che origina, in Cacace, il bisogno psicologico di reimbarcarsi sul “Da Vinci” e che egli soddisfa, nonostante il divieto dell’autorità sanitaria, orientando il proprio agire e ricorrendo, con la complicità del “paesano”, ad un machiavello. In altre parole, la motivazione del suo agire nasce nel momento stesso in cui, con la notizia della prossima partenza del battello, si sostanzia in lui, in un senso di privazione, quell’amicizia che, su un sommergibile, spinge i membri dell’equipaggio, come le gocce del mercurio, a fondersi in un tutt’uno, più per un’istintiva tendenza dell’animo, unita al sentimento di fratellanza, e meno per calcolo, di fronte al pericolo, della maggiore o minore possibilità di vincere quest’ultimo. Non senza un motivo, in quel di Bordeaux, i nostri sommergibilisti venivano indicati come componenti della “Band of brothers”. Nino Bixio Lo Martire “La Presidenza, colpita dalla dipartita dell’Autore del presente articolo, nel formulare ancora le più sentite condoglianze alla famiglia Lo Martire, ringrazia per la preziosa collaborazione alla rivista”. IL NASTRO AZZURRO 19 AUGUSTA S essantacinque anni dopo, Augusta ha ricordato i suoi morti e le sue distruzioni, quelli di un maggio di guerra lontano, dei quali i segni e la memoria sono ancora vividi e presenti nel ricordo di tanti dai capelli bianchi ed in alcune emblematiche ferite dell’abitato nel centro storico. Il 13 maggio 1943 Augusta venne bombardata in pieno giorno dai quadrimotori americani partiti dalla sabbiose strisce libiche, soffrendo 62 morti, decine di feriti, danni ingenti all’abitato ed al patrimonio monumentale. Un’inutile mattanza, soltanto per tentare di colpire una modesta cisterna carica di carburante che, proprio il giorno prima dell’attacco, era stata prudentemente allontanata dalla città; come se questo poteva essere sufficiente per scongiurare ogni pericolo per i civili e le loro case. Così non fu, perché i cinquantadue “Liberators” con le bionde ragazze sorridenti dai capelli d’oro al vento dipinte a lato del grande muso vetrato, quando arrivarono sull’obiettivo, il loro carico di morte da qualche parte avrebbero dovuto sganciarlo in ogni caso. Anche sugli obiettivi secondari, allorquando quello designato per primo non poteva essere raggiunto; così come in effetti accad- 20 IL NASTRO AZZURRO de. La nave cisterna non c’era più; sarebbero andati bene i serbatoi del deposito e quanto vi fosse attorno per oltre un chilometro. L’inferno scese giù dal cielo, da ben oltre quei seimila metri dove i proiettili dei cannoni antiaerei della temuta piazzaforte arrivavano radi o per niente. Nessun velivolo venne infatti abbattuto e solo alcuni danneggiati. I bombardieri arrivarono in due ondate, inutile la prima, più che superflua la seconda, per mettere bomba su bomba, a grappoli serrati, sulla sagoma della penisola di Augusta, sorvolata da nord ovest a sud est, in diagonale, in poco meno di un’ora, dalle due formazioni di bombardieri. Il Lions Augusta Host, da sempre sensibile alla rievocazione di eventi storici militari che hanno segnato il vissuto della comunità cittadina, celebrerà da quest’anno annualmente la memoria di quel 13 maggio 1943 al fine di diffondere la “ memoria del nostro passato e della nostra storia cittadina ”. La prima attività è stata rivolta alle scuole si è poi conclusa con una cerimonia di premiazione preceduta da una conferenza, presso il Salone di Rappresentanza di Augusta della Banca Agricola Popolare di Ragusa alla presenza di Autorità civili e militari, associazioni, club service cittadini ed un vasto e qualificato pubblico. Due i relatori: l’Avv. Antonello Forestiere ha trattato il tema “ La storia ”; l’Avv. Francesco Migneco a concluso con la “ La memoria” dell’evento. L’Avv. Antonello Forestiere, Vice Presidente della Federazione di Siracusa dell’Ist. del Nastro Azzurro per i Decorati al V.M., Direttore onorario del civico “Museo della Piazzaforte” di Augusta, è stato per oltre vent’anni il principale collaboratore del noto storico militare Tullio Marcon. Il suo intervento ha avuto natura rigorosamente tecnica, volto alla disamina dell’evento attraverso approfondimenti, frutto anche di attuali analisi e ricerche. L’oratore ha ribadito innanzitutto l’importanza e la serietà di “fare storia” continuando a ricercare ed analizzare ogni materiale d’indagine utile; “questo mio intervento sarebbe stato superfluo ha esordito - se avesse dovuto limitarsi a ripetere soltanto notizie dell’evento già conosciute e che possono consultarsi su testi ampiamente diffusi; altra cosa è sforzarsi di ampliare la sfera delle conoscenze su ogni aspetto dell’accaduto”. Dopo avere tracciato un quadro sulla situazione strategica generale nel Mediterraneo e sulla composizione delle forze aeree Alleate in Africa Settentrionale operanti nel 1943, è stato spiegato l’influsso della nuova e più severa dottrina operativa adottata dall’aviazione americana per i bombardamenti, che venivano effettuati anche di giorno e con una grande impiego di aerei e bombe di grosso tipo. Sono state ricordate le incursioni sull’Italia meridionale e la Sicilia in quell’anno in cui, Augusta, sino a quel momento, era stata risparmiata da attacchi importanti. L’arrivo in porto della cisterna “Carnaro”, ormeggiatasi al Pontile NAFTA per sbarcarvi un carico di carburante per gli aerei della Luftwaffe fu, come risaputo, il motivo dell’attacco americano. Accennando soltanto a quelle notizie in proposito ampiamente diffuse e riprese dai più dagli scritti di Marcon, l’Avv. Antonello Forestiere ha invece approfondito la descrizione di altri aspetti inediti di quel bombardamento. Sono state illustrate le caratteristiche del bombardiere quadrimotore B-24D “Liberator” e la composizione degli equipaggi e delle dotazioni di volo; è stata poi analizzata la storia dei due Bomber Group dell’U.S.A.A.F. (il 376th “Liberandos”ed il 98th “The Pyramiders”) che effettuarono la missione e dei loro comandanti. In particolare, è stata tratteggiata la figura del Col. J. R. “Killer” Kane, soffermandosi sulla vera e meno enfatica origine del raggelante soprannome del meglio conosciuto eroe di Ploesti. Con riferimento all’attacco, lo storico ha affrontato lo specifico aspetto della composizione delle formazioni (“combat box”), il tipo, numero e ripartizione sugli aerei delle bombe impiegate, anche in raffronto comparativo con analoghe missioni effettuate dai bombardieri americani su altri obiettivi in quel periodo. Tutto questo per trarre alcuni precisi elementi conclusivi sull’evento. L’attacco e le sue distruzioni avrebbero potute essere evitate se, poco prima di questo, fosse stata effettuata una semplice ricognizione preventiva. Gli equipaggi, invece, una volta giunti su Augusta difficilmente avrebbero potuto evitare di lanciare le bombe, che infatti venivano innescate poco prima del lancio e delle quali bisognava liberare le stive; inoltre, il criterio di lancio era ad “imitazione” da parte della formazione dopo lo sgancio iniziale del capo gruppo ed è comprensibile l’effetto a catena di tale modalità operativa. Il 13 maggio 1943, in conclusione, al di là dei morti e delle distruzioni, ebbe l’effetto risolutivo ad Augusta di accrescere tra i militari ed i civili l’inevitabile sfiducia ed il senso di impotenza di fronte al nemico; questa fu la premessa determinante del definitivo collasso nell’invasione del luglio 1943 che di lì a poco sarebbe seguita. Testimonianza appassionata quella dell’Avv. Francesco Migneco, al tempo poco più che ragazzo e testimone diretto dell’accaduto. Nel suo racconto è stato tinteggiato il clima e la vita cittadina del periodo della città con la gente che continuava ad abitarvi, nonostante la guerra ed i rischi delle incursioni nemiche. Poi il ricordo del rombare dell’imponente formazione aerea nemica sulla città, il sibilare e lo scoppio delle bombe, l’aria acre, densa di fuliggine ed odore di cordite, i morti, i feriti, le distruzioni mai viste prima in così grande estensione. Hanno fatto da cornice alla conferenza alcuni originali cimeli d’epoca forniti dalle loro collezioni personali, dal Dott. Alberto Moscuzza, Presidente dell’Associazione storica “Lamba Doria” di Siracusa e dall’Avv. Giuseppe Monticchio, Presidente Eletto del Club. Elmetti, maschere antigas, manifesti, cuffie e caschi aeronautici, uno spezzone incendiario, tutto per ricordare un passato tragico e l’importanza di preservarne la memoria. Avv. Antonello Forestiere (Vice Presidente della Federazione di Siracusa) IL NASTRO AZZURRO 21 CONDIVIDO Condivido pienamente le direttive del Presidente Nazionale Comandante Giorgio Zanardi, riportate sui numeri 3 e 4/2008 del nostro periodico bimestrale. Con esse ritengo sia stata imboccata la strada giusta, la strada che, d’altra parte, è la sola che possa assicurare un avvenire al Nastro Azzurro. Auspico che il Presidente tenga ben alta questa bandiera e che, con essa, procedano i Dirigenti e i Soci dell’Istituto. I motivi di questo auspicio sono molti: ne cito alcuni. Vedo, innanzi tutto, nelle direttive del Presidente un testo programmatico del quale non si potrà fare a meno nella nostra vita di Istituzione dai forti connotati morali e patriottici: con esse si è aperto un tempo nuovo, con esse si torna alla giovinezza dell’Istituto. L’arrivo dei Simpatizzanti infatti, pur rimanendo gli antichi valori e i medesimi principi operativi, ha aperto vie nuove e indicato nuovi orizzonti. Con le norme riferite ai Soci Simpatizzanti – e con quelle previste per il futuro - siamo entrati in un universo che ci è meno familiare, ma che ci stimola a ritrovare la autenticità dell’amore per la Patria, amore condiviso da molti, giovani e anziani, combattenti e non, Decorati e non, persone che hanno la comune, grande dignità di liberi cittadini uguali nei doveri e nei diritti. Certo, l’attuale nostra società non pare sia disposta a recepire le nostre istanze e le nostre idealità. Le ragioni sono molte, vengono da lontano e noi le conosciamo: su queste dovremo ragionare e trovare condivise soluzioni alla “crisi”. Crisi che tuttavia ci permette di affermare le nostre convinzioni e le nostre speranze, di procedere per la nostra strada in autonomia di modalità, in una attività ed una vita continuamente rinnovata e aggiornata. La modernità - come afferma Dacia Maraini - non sta nel distruggere e ricostruire, ma nel riconoscere il valore del passato, nel rispettarlo e nel saperlo restituire alla contemporaneità. Il Presidente Zanardi non cambia disposizioni per quanto concerne gli scopi statutari, ma va più avanti fino a raggiungerne il cuore e l’essenziale, senza perdersi in dettagli inutili e ingombranti. È coerente con i principi etici, morali e patriottici raccolti nel nostro Statuto. Principi che fanno dell’uomo, senza distinzioni di sorta, l’autore della Società organizzata ed il protagonista di ogni successo. Luigi Turchi (Presidente della Federazione di Alessandria) L’UNITÀ NAZIONALE: UN BENE PREZIOSO Dall’animo degli italiani è ormai sradicato il concetto di unità nazionale: l’Italia sta regredendo verso una condizione di minorità dalla quale era uscita 150 anni fa grazie agli scritti di Pellico e di Manzoni, alle musiche di Verdi, alla diplomazia di Cavour ed alle battaglie risorgimentali: da Pastrengo a Vittorio Veneto. Nell’Ottocento l’unità non era stata sentita come una sola esigenza politica e civile bensì come una necessità sociale che coinvolgeva la vita di tutti e così, come era accaduto nell’antica Grecia, tutte le arti si erano unite insieme per ottenere il risultato e non c’era luogo dove non si costruisse l’Italia: dalle accademie ai teatri, dai salotti ai “caffè”, ogni cittadino di qualsiasi ceto e livello culturale (dagli emeriti sconosciuti ai grandi geni del nostro Romanticismo) era impegnato nella lotta per la Patria, lotta che ha avuto il suo fulcro principale nella città di Milano, in quella città dove, per antonomasia, è nata o è passata tutta la cultura (italiana ed internazionale) e la storia del nostro Risorgimento. Ripercorrere col pensiero gli avvenimenti occorsi oltre un secolo fa, è una sorta di nostalgica full immersion in un mondo eroico perduto in cui i valori principali della vita umana avevano ancora un senso ed esistevano per tutti: c’era la voglia di lottare per i propri ideali e, soprattutto, si credeva in quegli ideali. Oggi, in un mondo basato sull’apparire per essere, vige la regola del “virtuale” e tutto esiste in virtù del solo interesse personale, la realtà perde i suoi connotati e l’eterno confine tra bene e male scolora i suoi contorni in un oceano di indifferenza e di nefandezza dove la vita si spoglia del suo valore e l’uomo della sua dignità. Gli italiani hanno soppresso dai loro ricordi le convinzioni e gli intendimenti di un Crispi, di un Giolitti, di un La Farina e di tutti i patrioti che hanno fieramente combattuto per la Patria. Dimenticare tali fatti è un chiaro tradimento nei confronti di quanti hanno sacrificato la vita per il bene comune e per la Nazione ed è un insulto all’alto significato di Patria. Nessuno può riuscire a cancellare la storia che, oltre ad essere patrimonio di un popolo e di un Paese, è fonte di orgoglio e merito per la civiltà che oggi ne è custode e testimone ed un tempo ne fu artefice. Non distruggiamo i traguardi ottenuti dal passato, non offuschiamo le gesta dei nostri eroi e non obliamo che quell’unità d’Italia, innegabilmente legata alla dinastia di Savoia, è stata raggiunta con tanti sacrifici e spargimenti di sangue ed è la base del nostro mondo odierno, ragione per cui possiamo chiamarci italiani. Roberto Stocchi (Sindaco della Federazione di Roma) 22 IL NASTRO AZZURRO FEDERAZIONE RECAPITI PRESIDENTE O COMMISSARIO (*) APERTURA ALESSANDRIA Via Fiume 23 – 15100 Alessandria Tel.0131.231172 Gen. Luigi TURCHI Mer/Sab h.10-12 ANCONA Via XXIX Settembre 2/E – 60122 Ancona – Tel. 071.2803132 Cap. Paolino ORLANDINI Mar/Ven h.16-17.30 AOSTA Via C. Chamonin 60 – 11100 Aosta Gen. Attilio POLITANO Tel.0165.42124 [email protected] Via Ricasoli 21 – 52025 Montevarchi (AR) Sig. Stefano MANGIAVACCHI – Tel.055.901391- 3395792396 Su appuntamento Corso Vittorio Emanuele 58 – 63100 Ascoli Piceno – Cell.3471157983 Cav. Franco Bruno CRUCIOLI Mar/Gio – h. 10-12 Su appuntamento ASTI Corso Einaudi 44 – 14100 Asti – Tel/Fax 0141.530408 Col.Comm. Filippo SCIRE’ RISICHELLA Su appuntamento BARI Via Cardassi 50 – 70122 Bari – Tel. 080.5541443 – Cell.3401535050 [email protected] Via Mezzaterra 73 – 2° piano – 32100 Belluno – Tel.0437.30651 Gen. Giuseppe PICCA Mar/Gio/Sab h.10-12 Geom. Italo SAVASTA (*) Su appuntamento Via Verdi 2 – 24121 Bergamo – Tel.035.249680 T.Col. Arbace MAZZOLENI Su appuntamento Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) Cell.3351475752 [email protected] http://vialardi.org/nastrazzuro/ Via Marsala 10 – 40126 Bologna – Tel.051.230670 [email protected] Via Adamello 38 – 38100 Trento – Tel./Fax 0461.932174 – Cell.335.7042529 Conte Tomaso VIALARDI di SANDIGLIANO da Lun. a Ven. h.15-16 Cav. Giorgio BULGARELLI Mar/Mer/Ven h.9-11 T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI Su appuntamento Via Moretto 79/A – 25125 Brescia – Tel.030.3751225 – [email protected] c/o Stazione Marittima – 72100 Brindisi Tel.0831.590198 Gen. Carlo Maria MAGNANI Martedi h.9-12 Giovedi h.15-18 C.te Comm. Vincenzo CAFARO Su appuntamento Cav.Uff. Antonio DI GIROLAMO Su appuntamento Comm. Pasquale MASTRANTUONI da Lun. a Ven. h.9-12 AREZZO ASCOLI PICENO BELLUNO BERGAMO BIELLA BOLOGNA BOLZANO BRESCIA BRINDISI CAGLIARI CAMPOBASSO Via dei Giudicati 17 – 09131 Cagliari – Tel.070.402644 [email protected] Via Roma 68 – 86100 Campobasso – Tel.0874.413794 Lun/Ven. h.9-12 CASERTA Via Luigi Settembrini 14 – 81100 Caserta – Tel.0823.324695 – Cell.3385779632 Sig. Mario SCHERILLO(*) Su appuntamento CATANIA Via G. Oberdan 31/C – 95100 Catania - tel.095.932283 Dott. Raffaele MESSINA Lun/Gio h.16.30-19 Corso Mazzini 251 – 88100 Catanzaro Tel.0961.721022 [email protected] Via Arniense 208 – 66100 Chieti – Tel.0871.348603 Avv. Giuseppe PALAJA Lun/Mer/Ven h.9.30-11.30 Comm. Biagio ROSSI Mar/Mer/Ven h.8.30-14 Salita dei Cappuccini 18 – 22100 Como – Tel.031.308108 Comm. Giuseppe REINA (*) Su appuntamento CATANZARO CHIETI COMO IL NASTRO AZZURRO 23 COSENZA Via Savinio 6 – 87036 Rende (CS) – Cell.3313551579 - 3289114679 Rag. Alberino MAZZUCA (*) Su appuntamento CREMONA Via Chiese 17 – 26100 Cremona – Tel.0372.200372 - Cell.3356437616 Prof. Tommaso DONATO (*) Su appuntamento CUNEO Frazione Loreto 48/a – 12045 Fossano (CN) - Cell.3385282456 Col.CC. Fortunato CUZZOCREA (*) Su appuntamento FERRARA Corso Giovecca 165 (C. Patria) – 44100 Ferrara – Tel.0532.203368 Avv. Giorgio ANSELMI Mar/Gio h.9.30-11.30 FIRENZE Via S.M. Maddalena 1 – 50010 Caldine (FI) – Tel.055.211087 Gen. Bruno STEGAGNINI Mercoledi h.16-18 Via Marchianò 46 – 71100 Foggia – Tel.0881.636341 T.Col. Giovanni Battista CORVINO Su appuntamento Via F.Brighindi 190 – 03100 Frosinone Tel..0775.250916 Cav. Alberto IANNACE (*) Su appuntamento FOGGIA FROSINONE FORLI’ Sig.ra Maura FIORITO (*) Tel.0543 GENOVA Piazza Sturla 3 – 16147 Genova – Tel.010.398113 Com.te Tullio PISACANE Mercoledi h.15-18 GORIZIA Via D. D’Aosta 143 – 34170 Gorizia – Tel. 0481.520935 Sig. Rinaldo ROMANO Lun/Ven h.10-12 Via de Pretis 48 – 58100 Grosseto – Tel.0564.20169 Magg. Guglielmo FRANCINI Su appuntamento Via Foce 3 – 18100 Imperia – Tel.0183.579301 - Cell.335.5826502 – [email protected] Via B. Novelle 24 – 67100 L’Aquila – Tel.0862.23963 Cavaliere del Lavoro Giacomo ALBERTI Su appuntamento Magg. Umberto SCONCI Da Lun. a Ven. h.9.30-11.30 Viale Amendola 196 – 19100 La Spezia – Tel.0187.716204 – Cell.347.1990911 Mar.llo Renzo PEDRIGI Mar/Gio/Sab h.9-11 Piazza S. Marco 4 (c/o Casa del Combattente)– 04100 Latina – Tel.0773.693357 Via Flascassovitti 25 – 73100 Lecce – Tel.0832.308190 Cav. Luigi CASALVIERI Lun/Ven h.10-12 Cav. Luigi DELICATO da Lun. a Ven. h.9-11 Via Cavour 78 (c/o UNUCI) – 22900 Lecco – Tel.0341.364333 – [email protected] Via Piave 13 – 57123 Livorno – Tel.0586.896711 S.Ten. Giuseppe FACCINETTO Mar/Ven. h.17-19 Ing. Giovanni ANDREANI Martedi h.16-18 GROSSETO IMPERIA L’AQUILA LA SPEZIA LATINA LECCE LECCO LIVORNO LUCCA Via Cascine 373 – 55100 Arliano -Lucca – C.A.(aus) Nunzio PELLEGRINO Tel.0583.59612 Sabato h.11-12 MACERATA Piazza Annessione 12 - 62100 Macerata – Tel./Fax 0733.232450 – Cell.360.369662 Sig.ra Cav. Sandra VECCHIONI Su appuntamento MANTOVA Corso Vittorio Emanuele 35 – 46100 Mantova – Tel.0376.324404 Cav.Uff. Leonardo SAVI Lun/Mer/Ven h.10-12 Galleria Leonardo da Vinci 4/1 - 54100 Massa – Tel.0585.44796 Gr.Uff. Elio BORGOBELLO (*) Mar/Gio h.16-18 Sabato h.10-12 Via S. Barnaba 29 – 20122 Milano – Tel.02.5512016 – [email protected] Via C.Battisti 85 – 41100 Modena Tel.059.237373 Gen. Arnaldo CASSANO da Lun. a Ven. h.9.30-12.30 Avv. Odoardo ASCARI (*) Su appuntamento MASSA-CARRARA MILANO MODENA 24 IL NASTRO AZZURRO NAPOLI Piazza Plebiscito 28 – 80132 Napoli – Tel.081.7640758 Avv. Gennaro PERRELLA Mar/Giov h.9.30-11.30 NOVARA Via Mario Greppi 9 - c/o UNUCI – 28100 Novara – Tel. 0321.612130 [email protected] Riviera S. Benedetto 30/A – 35139 Padova – Tel.049.652146 Gen.D.(ca) Delio COSTANZO (*) Su appuntamento Sig. Francesco SCAPOLO Lun/Mer/Ven. h.9-11 Piazza S.F. di Paola 2 (c/o Caserma R. Settimo) – 90138 Palermo – Tel.091.6887337 Via Cavour 28 (c/o UNUCI) – 43100 Parma – Tel.0521.233842 [email protected] Via A. Gazzaniga 2 – 27100 Pavia – Cell.335.6709322 – [email protected] Località Pitigliano 25 – 06016 San Giustino (PG) – Tel./Fax 075.8583470 – Cell.339.3425888 [email protected] Via dell’Arsenale 39 – 61100 Pesaro (PU) – Tel.0721.31542 http://www.portalememorie.it/ Piazza S. Caterina da Siena 4 – 65122 Pescara – Tel.085.4211990 T.Col. Giovanni Battista RUBINO Mar/Ven h.9-11.30 Gen.B (r) Alberto PIETRONI (*) da Lun. a Ven. h.10-12 Col. Raffaele BABUSCIO (*) Mar/Mer/Sab h.9-12 Cav.Uff. Angelo DI NATALE (*) Lun/Mer h.16-18.30 Gio h.9.30-11.30 e 16-18 Ven h.8.30-10.30 T.Col. Luigi LEONARDI Giovedì Su appuntamento Amm. Guido NATALE Lun/Sab h.9.30-12 Gr.Uff. Mario BOSONI Mar/Sab h.10-12 PADOVA PALERMO PARMA PAVIA PERUGIA PESARO E URBINO PESCARA PIACENZA PISA PISTOIA PORDENONE RAVENNA REGGIO CALABRIA REGGIO EMILIA Via Romagnoli 41 – 29100 Piacenza – Tel.0523.711901 Via Venezia 17 – 56030 Cevoli di Lari (PI) Sig. Franco CITI (*) – Tel.0587.686010 Su appuntamento Viale Italia 66 - 51100 Pistoia – Tel.0573.22771 – [email protected] Via dell’Aviere 1 – 33170 Pordenone – Tel.0434.361611 [email protected] Via Ofanto 5 – 48100 Ravenna – Tel.0544.61001 Mar.llo Giampiero MONTI Sabato h.9-11 Dott. Aldo FERRETTI Martedì h.16-18 o su appuntamento Amm. Mauro CATTAROZZI (*) Su appuntamento Ten. Alberto CAFARELLI (*) Su appuntamento Salita Cappuccinelli dir. Zag.8 – 89123 Reggio Calabria – Tel.0965.22046 Via D. Alighieri 7 (c/o EDILGEO) – Geom. Giuseppe RONCHETTI 42100 Reggio Emilia – Tel.0522435394 – Cell. 348.1522406 – 348.6048054 [email protected] Via A. Ghepardi 70 – 02100 Rieti – Avv. Francesco Maria PALOMBA (*) Tel./Fax 0746.203077 Da Lun a Sab h.9-11 RIMINI Via Gadames 29 – 47900 Rimini – Tel.0541.52678 Cap. Aleardo Maria CINGOLANI Venerdi h.9-12 ROMA Piazza Galeno 1 – 00161 Roma – Tel.06.4402555 – Fax 06.44266814 [email protected] http://decorativalormilitare.spaces.live.co m/ Via Levico 4 – 45100 Rovigo – Tel.0425.463350 – Fax 0425.663350 [email protected] www.istitutonastroazzurrorovigo.it Via Carmine 101 – 84124 Salerno – Cell.334.8916507 Gen. Antonino ZUCO da Lun a Ven h.8.30-13.30 Geom. Graziano MARON Da Lun a Ven h.15-19 Col. Mario PRIVITERA Su appuntamento RIETI ROVIGO SALERNO Su appuntamento IL NASTRO AZZURRO 25 SASSARI Via Milano 19/a – 07100 Sassari Tel.079.272524 Sig. Antonello TOLA (*) Su appuntamento SAVONA Via Paleocapa 24 (c/o Hotel Suisse) – 17100 Savona – Tel.019.850853 – Cell. 335.6606885 [email protected] Via Aretina Loc. Arbia 71 – 53100 Siena – Tel.0577.364865 – Cell.333.7441888 – [email protected] Corso Gelone 7 – 96100 Siracusa – Tel./Fax 0931.24684 – [email protected] Via Fossati 7 – 23100 Sondrio Tel.0342.212520 - Cell.3336685617 [email protected] Via Cugini 1 – 74100 Taranto – Tel.099.7752829 [email protected] Via Gabriele D’Annunzio 89 – 64100 Teramo – Tel.0861.241179 Cell.348.8730235 Via F. Cesi 22 – 05100 Terni - Tel./Fax 0744.549856 [email protected] Via S. Domenico 28 – 10122 Torino – Tel.011.5217733 – 011.6690309 – [email protected] Via Cosenza 193 – 91016 Casasanta (TP) Tel.0923.562556 Geom. Costantino FACCO (Segretario) Da Lun a Dom h.24 Sig. Marco CETOLONI (*) Su appuntamento Avv. Francesco ATANASIO Mar/Gio h.17-19 Cav. Alberto VIDO Su appuntamento C.F. Luca BELLONE de GRECIS Da Lun a Ven h.9-11 Sig.ra Anna TRIMARELLI (*) Da Lun a Ven h.10-13 Dott. Marcello GHIONE Mar/Ven h.10-12 Magg. Carlo BERTOLOTTI Mercoledi 15-18 Cav.Uff. Giuseppe MASCARI (*) Su appuntamento siena SIRACUSA SONDRIO TARANTO TERAMO TERNI TORINO TRAPANI TRENTO Via Adamello 38 – 38100 Trento – Tel./Fax 0461.932174 – Cell.335.7042529 T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI Su appuntamento TREVISO Vicolo S. Pancrazio 7 – 31100 Treviso – Tel.0422.541983 Comm.Gino TESO da Lun. a Ven. h.8.30-11 TRIESTE Via XXIV Maggio 4 – 34133 Trieste – Tel.040.361737 – [email protected] Via Stabernao 2 – 33100 Udine – Cell.333.5731909 Dott. Giuseppe VUXANI da Lun a Ven h.10-11 Gr.Uff. Vittorio ZANUTTA Mer/Sab h.10-12 Via C. Battisti 21 – 21100 Varese – Tel.0332.240803 Sig. Rinaldo BINAGHI Lun/Gio h.9-11 UDINE VARESE VENEZIA Castello 5016/B Campo S.Severo – 30124 Comm. Arnaldo DARAI Venezia – Tel.041.5236028 Giovedi h.9-12 VERCELLI Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) – Cell.3351475752 [email protected] http://vialardi.org/nastrazzuro/ Largo Don Chiot 27/A – 37122 Verona – Tel.045.8402145 Conte Tomaso VIALARDI di SANDIGLIANO da Lun. a Ven. h.15-16 VICENZA Corso Palladio 98/A (Pal.Trissino) – 36100 Vicenza – Tel.0444.221238 Mons. Ezio Olivo BUSATO Mar/Gio h.10-11 VITERBO Località Pitigliano 25 – 06016 San Giustino (PG) – Tel./Fax 075.8583470 – Cell.339.3425888 [email protected] Cav.Uff. Angelo DI NATALE (*) Lun/Mer h.16-18.30 Gio h.9.30-11.30 e 16-18 Ven h.8.30-10.30 VERONA 26 IL NASTRO AZZURRO Gen. Amos SPIAZZI di CORTE REGIA Sabato h.10-12 NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO IMPORTANTI NOVITÀ AL MUSEO DELL’AVIAZIONE DI RIMINI Il 5° Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica nell’agosto 2008 ha reso noto che è stato destinato al Museo del Parco Tematico dell’Aviazione un F-104S. Un esemplare in configurazione G era già esposto con le insegne della Luftwaffe tedesca. Il nuovo velivolo assegnato dall’A.M. al museo, porta ovviamente i colori italiani. Inoltre, il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. Cosimo D’Arrigo, ha annunciato, con una lettera, la prossima cessione al Museo dell’Aviazione di un elicottero NH500 MC e di un’uniforme completa per personale aeronavigante della G. d. F.. Con questi due nuovi arrivi il Museo dell’Aviazione di Rimini conta 52 velivoli esposti (oltre ad altri importantissimi reperti...). MOSTRA FOTOGRAFICA “AMEDEO DUCA D’AOSTA: ARTIGLIERE ED AVIATORE” L’Associazione Culturale 4° Stormo Gorizia, in occasione del 77° anniversario di costituzione del 4° Stormo Caccia Terrestre della Regia Aeronautica, ha organizzato presso la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia dal 12 settembre al 31 ottobre una Mostra Fotografica sul Duca d’Aosta, che fu comandante dello Stormo dal 1° marzo 1933 al 28 marzo 1934 lasciando una traccia indelebile come Uomo e come Comandante. La Mostra, che comprende una quarantina di fotografie, alcune a grande formato, riprende l’attività del Duca quale Comandante del 4° Stormo e della Divisione Aquila e ripercorre quindi tutta la sua storia militare dal 1933 al 12 dicembre 1937 quando lascia Gorizia. RITROVATO ANTON, EMOZIONE A CONCORDIA SAGITTARIA Era il 1944 quando il Messerschmitt 109 della Luftwaffe precipitò in un campo di Concordia Sagittaria (UD), in località “Cason del prete”. Prima il combattimento aereo, poi l’esplosione. Colpito probabilmente da un bombardiere anglo-americano, il caccia tedesco si frantumò in mille pezzi nel terreno argilloso. Finalmente, il Gruppo Ricerche Storiche Aeronautiche di Udine ha potuto recuperare i resti del pilota dell’Aviazione tedesca e del velivolo. Localizzato il punto preciso dell’impatto anche grazie all’impiego del metal detector, a circa due metri di profondità sono stati recuperati i pezzi di lamiera, le ruote del carrello, parti delle ali, e, in quasi perfetto stato di conservazione, l’equipaggiamento del pilota. I resti del pilota, prima di essere sistemati all’interno di un’urna, sono stati benedetti da don Andrea, parroco della Chiesa della Beata Maria Vergine di Portogruaro. Sarà il Centro studi e ricerche storiche “Silentes Loquimur” di Pordenone a contattare il Commissariato generale per le onoranze ai Caduti di guerra italiano e tedesco. Sul tesserino si riesce a leggere solo il nome: Anton, un tedesco originario di Ulm, città del Baden-Wurttemberg che, secondo i volontari, sarebbe stato decorato della Croce di ferro. Nel portafoglio banconote tedesche di diverso taglio, il libretto di volo con l’elenco delle missioni fatte, un articolo di giornale e, avvolte dal fango, alcune foto della famiglia che ritraevano dei bambini piccoli, presumibilmente i suoi figli. Gli scavi sono proseguiti fino a quando è stato recuperato il motore del Messerschmitt 109, il pezzo del velivolo più pesante che nell’impatto ha raggiunto una profondità di oltre sei metri. COLLANE EDITORIALI ISTRIA E DALMAZIA NEI PAESI ESTERI: LA “ARNALDO FORNI EDITORE” SI SCUSA Il Ten. Col. Carlo Cetteo Cipriani, della Società Dalmata di Storia Patria (Roma), è intervenuto come segue sulla “Arnaldo Forni Editore” la prestigiosa Casa Editrice di Sala Bolognese (Bologna). Abbiamo ricevuto il vostro recente catalogo editoriale “Storia locale italiana divisa per regioni”. Siamo rimasti decisamente meravigliati ed amareggiati nel vedere che le pubblicazioni relative alla Dalmazia (ed anche all’Istria) siano messe nel gruppo “paesi esteri”. Immagino che Loro conoscano un po’ le vicende delle regioni dell’Adriatico orientale, da cui gli Italiani in vari tempi furono costretti a scappare o travestirsi da slavi per sopravvivere nelle case dei padri e dei nonni. Le vicende delle persecuzioni antitaliane, iniziate a metà dell’800 sotto il dominio austriaco, sono culminate nella pulizia etnica del 1943-48, con migliaia di uccisi e circa 350.000 profughi. Gente che per restare fedele ai propri valori di nazionalità non esitò a lasciare tutto fuggendo in maniera disperata. Aver inserito i libri relativi alla Dalmazia (ed all’Istria) fra i paesi esteri è una grave offesa ai sacrifici, alle lacrime e sangue di tutti quegli italiani. Spero nelle prossime edizioni vogliate correggere questo grave errore, creando un apposito capitolo dedicato alla Dalmazia e Venezia Giulia. La “Arnaldo Forni Editore” ha prontamente risposto con la seguente nota: “Siamo veramente desolati per averVi involontariamente amareggiato. Noi abbiamo relegato nei “Paesi esteri” la Dalmazia e l’Istria senza pensare alle dolorose vicende storiche dell’Adriatico orientale. Ci scusiamo per questa superficialità, per l’offesa arrecatavi e ci proponiamo di correggere le prossime edizioni del catalogo.” IL NASTRO AZZURRO 27 U na ventina di chilometri ad ovest di Bari, affacciata sulla sponda sinistra del Tiflis Balice (1) sorge la ridente cittadina di Bitonto, che tante attrattive storico-artistiche sa offrire anche al turista più esigente. Se dopo aver visitato il borgo medioevale (che racchiude come una conchiglia una delle più belle e intatte cattedrali romaniche della Puglia) si esce dalla Porta Baresana, si potrà intravedere, alla fine della moderna via della Repubblica, la scenografica Piazza XXVI maggio 1734, abbellita da un obelisco imponente e chiusa, sullo sfondo, dalla basilica dei SS. Medici. Nella chiesa, alle spalle di un altare della fiancata sinistra, c’è un grande mosaico che raffigura il panorama della antica Bitonto sovrastato dall’immagine della Vergine Immacolata, in primo piano due nobili spagnoli guardano attoniti la Madonna. L’obelisco, il mosaico, la data (che dà nome alla piazza) si riferiscono tutti allo stesso avvenimento che, a parte i bitontini, pochi altri conoscono e ricordano. Eppure quell’episodio cambiò le sorti non solo della Puglia e dell’intero mezzogiorno d’Italia, ma sconvolse parecchio gli equilibri della vecchia Europa, nella prima metà del 18° secolo. Eccone qui il resoconto! Poco meno di 300 anni fa, con i trattati di Utrecht (1713) e Radstad (1714) vennero disegnati nuovi equilibri in Europa che, come spesso accade, risolsero vecchi problemi ma ne aprirono altri. Nel caso specifico l’Italia meridionale, che da diversi secoli era rimasta nella sfera di influenza spagnola, con i due trattati menzionati fu assegnata all’Austria, con grande dispiacere della Spagna stessa ma anche della Francia, che mal vedeva una penetrazione ancora più massiccia dell’Austria al centro del Mediterraneo. L’occasione per rimettere tutto in discussione (ovvero ritornare allo status quo) si ripresentò una 28 IL NASTRO AZZURRO quindicina di anni più tardi, con la Guerra di Successione in Polonia dove i vari pretendenti erano sostenuti rispettivamente da: – Austria, Prussia, Russia che tifavano per il figlio del defunto sovrano di Polonia (Augusto II) ossia Federico III; – Francia, Spagna, Savoia che invece tifavano per il Principe polacco Stanislao Leczinsky. Fra i due pretendenti finì per spuntarla Federico III, ossia il pretendente spalleggiato da Austria, Prussica e Russia, che salì sul trono di Polonia col nome di Augusto III. A questo punto Francia e Savoia, unite nel trattato di Torino (1732), per rivalsa dichiararono guerra all’Austria. Nella seguente battaglia di Parma e Guastalla, le truppe di Luigi XV e di Carlo Emanuele III, al comando di quest’ultimo, sconfissero le truppe austriache ed occuparono la Lombardia. La Spagna, approfittando dell’occasione favorevole, si alleò con Francia e Savoia (trattato dell’Escuriale) e dichiarò guerra all’Austria allo scopo di rientrare in possesso dei regni di Napoli e di Sicilia persi a tavolino nel 1713/1714. Regnavano in quegli anni sul trono di Spagna il Re Filippo V e la Regina Elisabetta Farnese. Entrambi spinsero ed incoraggiarono a tentare l’impresa, il figlio Carlo che, pur avendo appena compiuto il 18° anno di età, fu promosso “generalissimo di Sua Maestà il re di Spagna per la conquista del Napoletano e della Sicilia”. Tuttavia per prudenza il giovane rampollo fu affidato ad un uomo navigato ed esperto di cose militari Juan Josè Carrillo de Albornoz, conte di Montemar, che assunse la carica di Capitano Generale, ossia comandante effettivo del Corpo di spedizione. Definite l’entità del contingente (20.000 fanti e 5000 cavalieri) e la data della partenza, iniziò il lungo viaggio di avvicinamento all’Italia Meridionale. I soldati del contingente trovarono molto comoda la prima parte del viaggio (infatti Montemar, da uomo navigato, trasportò le truppe via mare, fino a Genova, con la flotta dell’Ammiraglio Clavjo); trovarono invece molto più faticosa la seconda parte del viaggio, perché, dopo aver sfilato in pompa magna nelle vie di Genova tra due ali di folla plaudente, dovettero proseguire a piedi.....(ahimè la crociera sulle comode navi di Clavjo era finita) attraverso la Liguria, la Toscana e gli Stati Pontifici, avendo già ricevuto dai rispettivi governi il permesso di transito sui loro territori. E mentre in Europa e in Italia riprendevano a soffiare venti di guerra, fra trattati di pace stilati e poi infranti, fra guerre di successione e guerre di rivalsa (2), a Bitonto, dove non c’erano né radio, né televisione e neanche telefonini, nessuno sapeva niente e neppure immaginava cosa si stava preparando. Ciascuno continuava nella vita pacifica di tutti i giorni e c’era chi si dedicava alla coltivazione della terra, chi si dedicava allo studio delle arti e delle scienze, chi si occupava solo della ricerca della salute e della gioia, chi infine si occupava della raccolta di fiori e frutti. Metaforicamente e poeticamente, rifacendosi ad antichi miti, cosi l’Abate dello Iacono descrive le occupazioni dei concittadini: “Viveva questo Regno (3), e con esso la nostra Puglia, lungi da strepiti di guerra da più di due secoli (4). Marte era esiliato e tributavansi omaggi a Cerere, Pallade, Bacco, Flora e Pomona”. Ma questo quadro idilliaco stava per cambiare bruscamente perché, sin dai tempi di Utrecht e Radstad, Marte (il dio della guerra in esilio da due secoli, pieno di invidia per le dee colleghe, che tanta buona accoglienza avevano ricevuto in quel di Bitonto) aveva iniziato insieme al Destino e con l’aiuto di Aracne (la mitica figlia di Idmone di Clofone, trasformata in ragno) a tessere la tela del sipario che gli avrebbe consentito di entrare alla grande sul palcoscenico della tranquilla Bitonto. Intanto il conte Visconti, viceré di Napoli, informato da Vienna sulla dichiarazione di guerra del re di Spagna, convocò a Capua, in tutta fretta il Consiglio di guerra per decidere come impostare la difesa. Una cosa era chiara: le truppe disponibili erano di gran lunga inferiori a quelle degli spagnoli; si prevedeva l’arrivo di rinforzi ma non tanto presto. Il colonnello Traun, comandante della fortezza di Capua, era del parere che gli spagnoli andassero affrontati al confine con lo stato Pontificio, utilizzando le truppe ivi dislocate, rinforzate dalle guarnigioni delle fortezze di Capua e di Gaeta, ossia truppe fresche e riposate che ben avrebbero potuto aver ragione degli spagnoli, provati dalla lunga marcia di trasferimento da Genova. Il generale Carrata, governatore delle Armi (cioè il comandante dell’esercito), sosteneva che tali forze erano comunque insufficienti e che, in ogni caso, non conveniva sguarnire le due fortezze, occorreva pertanto accettare lo scontro il più tardi possibile per dare tempo ai rinforzi di arrivare via mare dalla Sicilia, dalla Calabria, dall’Austria e persino dalla Croazia: ne derivava che l’esercito austriaco avrebbe dovuto ritirarsi in Puglia dove gli spagnoli avrebbero impiegato più tempo ad arrivare. Ma il colonnello Traun non demorse e scrisse alla corte di Vienna facendo le sue rimostranze. Ci si mise di mezzo anche la contessa di Altan, donna di corte e sorella del Principe di Belmonte Pignatelli, che fece di tutto per porre in buona luce la figura del fratello. Il risultato fu che, in barba al principio che “non si cambiano i cavalli in mezzo al guado”, il Carrata fu esonerato dal comando e al suo posto fu insediato il Principe di Belmonte. Anche Belmonte però scelse e adottò il piano strategico del Carrata e quindi si ritirò in Puglia, mentre il viceré conte Visconti, la corte, i ministri ed i notabili lasciarono Napoli e si trasferirono a Taranto. Gli spagnoli varcarono il confine senza colpo ferire ed occuparono tutta la Campania, tranne le fortezze di Capua e Gaeta. Il 10 maggio 1734 Carlo prese possesso di Napoli col nome di Carlo III. Le accoglienze furono grandiose. Lo diventarono ancora di più quando i napoletani videro che la sua prima visita Carlo la faceva a S. Gennaro, il quale reciprocò l’alto onore compiendo il suo solito miracolo della liquefazione del sangue. E si trasformarono addirittura in tripudio quando il giovane principe lesse la lettera autografa di Filippo V (ma dettata dalla madre Elisabetta) con cui il sovrano spagnolo faceva solenne rinuncia, in favore del figlio, ai suoi diritti su Napoli, in tal modo restituita al suo rango di capitale di un regno autonomo. Tranquillo ormai sulla situazione a Napoli, Montemar vi lasciò un presidio di 8000 uomini e proseguì per la Puglia, lungo la via Appia, all’inseguimento di Belmonte per lo scontro risolutivo. Fra i possibili luoghi ove affrontare gli spagnoli, Belmonte scartò Bari, che pur poteva sembrare il luogo più adatto per lo scontro, in quanto “mancante di ritirata”. Ma non erano le condizioni igieniche ad impensierire il Principe bensì la presenza di possibilità di fuga. Fu scelta quindi Bitonto che offriva migliori condizioni per la possibilità di difesa in quanto: – era cinta da mura massicce; – era protetta da un imponente castello; – disponeva di una cintura di robusti monasteri, IL NASTRO AZZURRO 29 utilizzabili come fortilizi periferici; – era circondata da solidi “parieti” (muretti a secco di recinzione dei campi) ideali per l’appostamento dei fucilieri; – era protetta sul lato sud dal vallone del Tiflis Balice. In sintesi, Bitonto offriva buone possibilità di offesa verso nord-ovest, e buone possibilità di difesa dal lato sud-est. Fu dunque a Bitonto che il 20 maggio Belmonte schierò le sue truppe (6095 soldati); fu lì che nel pomeriggio di quattro giorni dopo giunsero gli spagnoli (16645 soldati); e fu sempre a Bitonto che, dopo due secoli di esilio, fece rovinosamente ritorno Marte, insieme ai suoi figli Terrore e Spavento e alla sorella Discordia. La battaglia iniziò il pomeriggio del 24 maggio 1734 ma, dopo alcune ore, un violento diluvio ed il sopraggiungere della notte costrinsero i contendenti a sospendere le ostilità. Queste ripresero alle prime luci del 25 con i soldati, specie gli Spagnoli, inzuppati d’acqua. Dapprima si segnalarono vistose perdite dalla parte spagnola, svantaggiata dalla natura del terreno, sul quale i fanti dovevano avanzare allo scoperto per snidare gli austriaci al riparo nei monasteri, nelle torri, o dietro i “parieti”. Ma Montemar non si perse d’animo e, considerando che la miglior difesa è l’attacco, ordinò l’assalto alla baionetta; così le sorti si riequilibrarono. Prima di questo assalto, gli austriaci persero una buona occasione per volgere la battaglia a loro favore: il Ten. Col. Villani, comandante degli Ussari (la cavalleria schierata all’ala destra) chiese invano al Principe di Belmonte di autorizzarlo ad attaccare i fanti spagnoli, che davano cenni di cedimento per le forti perdite subite. Ma Belmonte, che doveva la sua nomina non tanto a spiccate doti di comandante quanto agli intrighi di corte della sorella (contessa d’Antan), oppose un netto rifiuto giudicando non necessario tale attacco, che invece avrebbe potuto essere risolutivo. La svolta decisiva cominciò a profilarsi quando fra gli austriaci il conte Ursaia (catalano di nascita, ma in servizio presso l’esercito austriaco), comandante della fanteria schierata all’ala destra (S. Leo), già ferito una prima volta ad una coscia, venne ferito ancora alla spalla; e non potendo restare né in piedi, né a cavallo, venne trasportato a Bitonto. Il suo reparto restò senza comandante e senza validi sostituti e, poco dopo, restò privo anche di munizioni, non avendo provveduto alcuno a far giungere i rifornimenti. A far pendere ancora di più il piatto della bilancia, si registrò nel campo spagnolo l’arrivo da Ruvo di Puglia di reparti freschi di cavalleria, che Montemar subito utilizzò per attaccare i fanti del Colonnello Ursaia, in crisi per la perdita del comandante e per la carenza di munizioni. Venne aperto 30 IL NASTRO AZZURRO un varco nello schieramento austriaco, attraverso il quale penetrò la cavalleria spagnola che, facilmente aggirò e prese alle spalle il grosso dello schieramento austriaco appiedato, ed il posto comando di Torre del Valenzuola. Dopo 9 ore di combattimento, gli austriaci, presi alle spalle, si sbandarono. Gli stessi comandanti, con in testa Belmonte, si diedero alla fuga verso Palo e Bari. La via di fuga purtroppo passava attraverso il vallone del Tiflis Balice le cui fiancate, piuttosto scoscese e poco percorribili dai cavalli, provocarono rovinose cadute fra i cavalieri. Così Dello Iacono descrive questa fase della battaglia: “Ne morirono molti calpestati gli uni dagli altri e disossati dal calpestio dei loro cavalli, e con loro anche questi. Quelli che ebbero la sorte di oltrepassare il vallone, nel mentre che salivano per la costa, ossia banda contraria, furono raggiunti a tiro dagli spagnoli, e loro fu fatta una scarica a pié fermo”. Il Belmonte con la sua fuga , non solo confermò di essere un pessimo comandante, ma si rivelò anche un uomo vile. E nella fretta di salvare la pelle non fu nemmeno sfiorato dall’idea di contrattaccare con i reparti ancora integri della cavalleria, come ad esempio gli Ussari del Ten. Col. Villani, in attesa d’ordini nei pressi della chiesa dei Cappuccini. Privi di comando quasi tutti i reparti si sbandarono; alcuni come è stato detto si diedero alla fuga verso Bari e Palo, altri cercarono riparo dentro le mura della città fino a quando il Col. Rodosky, responsabile della difesa della città, non ordinò di chiudere le porte per impedire l’ingresso degli spagnoli che inseguivano i fuggiaschi. Quelli che rimasero fuori furono fatti prigionieri; solo qualche reparto continuò una resistenza disperata (ai PP. Paolini, ai Trappisti, a S. Antonio) fino a quando il Col. Rodosky, unico comandante di grado elevato rimasto, non trattò la resa. Il Ten. Col. Villani con i suoi Ussari, fu uno dei pochi comandanti a sfuggire all’accerchiamento ed a porsi in salvo ordinatamente lungo la via di Palo, d’onde poi raggiunse Pescara e rinforzò la guarnigione di quella città. Secondo lo storico Michele Giorgio si ebbero 2000 perdite fra gli spagnoli e 1000 fra gli austriaci. Molto più numerosi furono i feriti, ma solo pochi erano destinati a salvarsi visto che questi, secondo una cronaca del tempo venivano trattati a questo modo: “Orrendo e compassionevole spettacolo era il vedere i carri pieni di morti e feriti di ambedue gli eserciti; l’un sopra l’altro come carro di legna, riempiendosi i carri alla rinfusa secondo che si trovavano dispersi e frammischiati nel campo; e vedendosi anche i morti sopra i feriti, gli spiranti sopra i già spirati; un nemico sopra e l’altro sotto; chi monco e chi tronco di braccia, di testa, di mani, di gambe, e così di ogni altra ferita. E siccome il carro giungeva al luogo da scaricarsi, così erano separati i morti dai vivi: quelli erano menati in sepoltura, e questi trasportati al convento dei PP. Conventuali luogo destinato per ospedale …Di tutti i feriti suddetti col tempo ne morirono più della metà, oltre quelli che restarono inabili…” (5). La resa firmata dal Col. Rodosky definiva solo la sorte dei militari (ufficiali, soldati semplici, prigionieri, feriti, ecc.) ma non quella degli abitanti della cittadina. Questi, nella confusione del momento, non pensarono ad inviare una ambasceria a Montemar per dichiarare la sottomissione della città al vincitore che se ne indignò a tal punto da ordinare che gli abitanti fossero puniti con un bombardamento di 3 ore, a cominciare dall’alba del 26 maggio seguito dal saccheggio dei soldati (6). Ma quando tutto era pronto avvenne qualcosa che dissuase Montemar da dare l’ordine di inizio del bombardamento. Sentiamo ancora una volta l’Abate Dello Iacono. “Ma su ciò dicesi essere avvenuto un miracolo: cioè che standosi a cavallo, il signor Montemar, all’alba di quella mattina del 26, gli comparve la Vergine Santissima della Concezione, elevata da terra, in figura di bellissima Signora, e in quello stesso atteggiamento in cui è la statua nella chiesa della Cattedrale, dicendogli le seguenti parole: - Avverti generale Montemar a non oltraggiare questa città, perché sta sotto la mia protezione ed i cittadini sono i miei figli. Al ché il Signore di Montemar altro non fece che levarsi il capo e, con le mani incrociate sul petto, chinò la testa sopra l’arcione. Tale visione dicesi essersi manifestata a diversi ufficiali che erano con lui”. Parecchio si è congetturato su questo episodio, c’è stato chi ha creduto e chi no. In proposito comunque, ci sono pervenute testimonianze che hanno tutta l’aria di essere autentiche: la prima è del soldato spagnolo Andrea Perez (di Compostela), giurata di fronte al notaio G. A. Vacca; la seconda è una lettera inviata da Montemar stesso al capitano generale del Regno di Napoli, D. Emanuel Charry y Orleans. Sono autentiche queste testimonianze? Un fatto è certo: la città non fu saccheggiata (e Montemar dovette triplicare la paga ai soldati per compensarli del mancato saccheggio) e da quel giorno i bitontini iniziarono a venerare l’Immacolata come loro protettrice. Montemar desiderò lasciare un segno tangibile dell’avvenimento facendo progettare e costruire, a imperitura memoria, un obelisco(7) fra gli olivi del campo di battaglia. L’obelisco è alto 18 m ed è di tufo rivestito di marmo di Carrara. Sui quattro lati porta altrettante lapidi dedicate a Filippo V re di Spagna; a Carlo III; a Montemar duca invitto ed all’Esercito Spagnolo. Le dediche sulle lapidi furono dettate da Bernardo Tanucci (Arezzo 1698 Napoli 1783), ministro di Carlo III. Particolarmente interessante la dedica al giovane sovrano che così recita: “A Carlo, infante re di Spagna, re di Napoli e di Sicilia, duca dei possessi di Parma e Piacenza, grande principe degli Etruschi, perché condottiero dell’esercito spagnolo, sconfisse gli austriaci, fondò la Libertà Italica.....ecc...ecc...” Dunque 3 secoli fa, in un periodo di monarchie assolute, il Tanucci già parlava di “Libertà Italica” e Carlo III approvava. Generale Giuseppe Picca (Presidente della Federazione di Bari) (1) Piccolo fiume che scende dalle Murge, ora asciutto ma ancora navigabile ai tempi dei Peuceti: gli antichi Apuli che fondarono la città. (2) Sotto questo punto di vista la prima metà del XVIII secolo fu piuttosto turbolento. Considerando solo quelle maggiori si ebbero le seguenti guerre: 1700-1714: guerra di Successione spagnola; 1733-1738: guerra di Successione Polacca; 1740-1748: guerra di Successione Austriaca. (3) Giustamente Dello Iacono parlava di Regno al singolare perché al suo tempo il Regno di Napoli ed il Regno di Sicilia erano due regni separati, ancorché avessero lo stesso sovrano. Solo nel 1816 i due regni furono unificati da Ferdinando IV Re di Napoli, ed al tempo stesso Ferdinando III Re di Sicilia, che da quel momento assunse i nome di Re Ferdinando I delle due Sicilie. Circolò allora un epigramma scherzoso (ma non tanto) che cosi diceva: “fosti quarto, fosti terzo, or t’intitoli primiero se continui nello scherzo finirai per esser zero”. (4) Dopo il 1516, anno in cui fu invasa e saccheggiata dalle Truppe francesi del Lautrec, la Puglia non conobbe altre guerre di un certo rilievo. (5) Furono spettacoli come questi che ispirarono, qualche decennio più tardi, il Capitano medico napoletano Ferdinando Palasciano, a farsi paladino dei principi umanitari, all’origine della Convenzione di Ginevra (1836), che portarono alla creazione della Croce Rossa. (6) Già nel 975 Bitonto fu presa e saccheggiata dal Catapano Zaccaria. (7) L’obelisco fu progettato e costruito dall’ing. Medrano (nato a Sciacca nel 1703) che entrato al servizio degli Spagnoli come “architetto di guerra” divenne poi “architetto reale di Carlo III”. Fra le sue numerose opere si ricordano il Teatro di S. Carlo 1737 ed il Palazzo di Capodimonte (iniziato nel 1738 e terminato solo un secolo dopo). IL NASTRO AZZURRO 31 LA GRANDE PROVA G li apparecchi “S.59 bis” prendono parte alla Crociera aerea del Mediterraneo Occidentale, voluta da Italo Balbo, all’epoca impegnato a costruire l’Aviazione italiana, per ricavare importanti indicazioni sul volo in formazione. Cagliari rappresenta la prima tappa del percorso (2800 chilometri) che parte da Orbetello e, dopo lo scalo sardo, tocca anche Spagna e Francia. La traversata dalla laguna toscana al capoluogo isolano si svolge con successo e la popolazione riserva ai suoi protagonisti entusiastiche accoglienze. Il bastione di San Remy e quello di Santa Croce nereggiavano di folla quella mattina del 26 maggio 1928. Il quotidiano locale e il passaparola del popolino avevano annunciato che intorno alle nove i cagliaritani avrebbero assistito ad un evento straordinario: l’arrivo in formazione serrata di sessantuno idrovolanti della nostra aviazione dopo un volo diretto da Orbetello. Era la prima tappa (431 chilometri) di una crociera di addestramento che avrebbe toccato, dopo la Sardegna, Maiorca, Los Alcazares e Alfaque (Spagna) e Berre (Francia), per ritornare poi alla laguna toscana. Era la prima volta al mondo che una così nutrita formazione di aeroplani veniva lanciata in un percorso lungo (circa 2800 km) e impegnativo, per i mezzi del tempo. Fino ad allora non si era andati oltre i quattro aeroplani. Un numero così alto di velivoli suscitava nei paesi vicini molte curiosità sulle possibilità industriali e professionali dell’Italia, allora in pieno rilancio nazionalistico e sulla minaccia di supremazia aerea che si celava dietro l’impresa. Per i cagliaritani, l’evento era di quelli capaci di scatenare la febbre dell’attesa: lo spettacolo 32 IL NASTRO AZZURRO non sarebbe mancato quando i sessantuno puntini bianchi abbassandosi in formazione avrebbero risvegliato tantissime scie di schiuma bianca ammarando nelle acque di Santa Gilla. Il capoluogo isolano non era nuovo ai grandi spettacoli aeronautici. Infatti, poco tempo prima Francesco De Pinedo era partito col suo “Santa Maria” proprio da Elmas, aveva scavalcato l’Atlantico meridionale, sorvolato le due Americhe fino a New York e, da questa città, riattraversato l’Oceano; chiudendo cosi un anello ideale tra la civiltà europea e quelle d’oltreoceano. Ma quella, come tante altre imprese consimili, era la prestazione di un grande pilota che volava da solo o al più con due compagni e buttava con essi, sulla bilancia del fato, la propria vita. In quel raid il protagonista era l’asso, il fuoriclasse. Questo non piaceva a Italo Balbo, chiamato pochi anni prima a guidare la costruzione della nostra aviazione militare. Dopo un passato di valoroso combattente a di squadrista fascista, era entrato in aviazione chiamato da Mussolini. In breve aveva ottenuto il brevetto di pilota e nel novembre 1926 era diventato sottosegretario all’Aeronautica. Da quel momento Balbo diventa un uomo di disciplina e riversa nella nuova specialità entusiasmo, capacità e decisione. Vuole farne un’Arma moderna, efficiente e risolutiva, adottando le teorie del generale italiano Giulio Douhet che aveva auspicato una forte massa di bombardieri con cui annientare le flotte nei mari e gli eserciti in terra. Le forze al suolo dovevano avere solo il compito di presidiare i territori conquistati. Una teoria che per la scarsità delle nostre risorse non potrà trovare piena applicazione ma che, come sappiamo, verrà attuata contro di noi da inglesi e americani con numerosissimi aerei da bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Tuttavia, Balbo pensava che questa fosse la strada da percorrere; il primo passo consisteva nel cominciare a formare l’osstura dell’armata aerea teorizzata da Douhet. Dalla Crociera Aerea del Mediterraneo Occidentale sarebbero venute indicazioni utili per l’azione futura in questa direzione. In questo quadro, proprio il percorso Orbetello - Cagliari avrebbe dato le risposte che Balbo attendeva per dare attuazione al suo disegno. Le altre tappe, infatti, erano una sorta di ripetizione della prima. Non si trattava soltanto di far pilotare tanti idrovolanti sul mare: occorreva predisporre l’assistenza al decollo e in rotta, i servizi con navi meteorologiche, imbarcare attrezzature per le eventuali riparazioni, rendere snelle, sicure, veloci le operazioni di decollo e ammaraggio, l’ancoraggio simultaneo degli idrovolanti, i controlli e i rifornimenti. Tutto questo doveva avvenire sotto gli occhi di addetti militari stranieri, trasportati con alcuni velivoli al seguito, e davanti a quelli della stampa internazionale. Il tempo, con le sue nebbie e le turbolenze, e le superfici d’ammaraggio agitate dal vento avrebbero dato il segno della preparazione raggiunta dagli equipaggi. Balbo voleva che tutti i suoi aviatori fossero capaci quanto De Pinedo: nessuna prima donna ma tutti eccellenti professionisti. Pensava che su questa strada un giorno gli sarebbe riuscito di portare uno stormo intero in America. Com’è noto, l’impresa fu poi da lui realizzata per ben due volte e l’Italia ne ricavò una straordinaria ondata di prestigio internazionale. Il concentramento degli idrovolanti - ricognitori “S.59 Bis”, biplani a scafo centrale - avviene verso metà marzo a Orbetello. I velivoli provengono dalle unità aeree di Taranto, Augusta e La Spezia. Si aggiungono anche un trimotore biplano “Cant 33”, dieci “S.55” (di cui due per il soccorso) e “l’S.62” di De Pinedo. Il 26 maggio 1928 migliaia di persone si sono raccolte, fin dalle quattro del mattino, nella strada che porta alla laguna e sui moli davanti ai quali sono ancorati gli aerei. Applaudono gli aviatori che raggiungono i motoscafi. Poi arriva Balbo, alle sei, mentre si avviano i motori e il rombo sveglia stormi di uccelli acquatici. Mezz’ora dopo cominciano le corse di decollo, perfette nel sincronismo: quasi un’ora più tardi prende il volo l’ultimo apparecchio: in media uno ogni cinquantacinque secondi. La laguna ritorna silenziosa; in formazione a cuneo, gli aerei scompaiono verso sud ovest. L’“Ufficio Presagi” ha sbagliato le previsioni; invece del brutto tempo annunciato, la mattinata si rivela dolce e chiara. A Cagliari, fin dalle otto i cittadini hanno lasciato le alte case del Castello per riversarsi nei bastioni, nella passeggiata di Buoncammino, in piazza d’Armi. La terrazza dell’ospedale è punteggiata di camici bianchi dei medici e degli infermieri, le altane della case sono affollate, molti cittadini si schierano nelle banchine e sui ponti della Scaffa, altri – provvisti di invito o semplicemente imboscati – hanno invaso Cala Imbarcadroxiu, nella laguna di Elmas. Negli uffici, a scuola e in tutti gli altri luoghi si potrà fruire di un permesso per correre a vedere la nascita della grande aviazione italiana. Tra la folla ammessa allo scalo, tutti i personaggi che contano. Il Prefetto Enrico D’Arienzo, il Podestà Vittorio Tredici, il generale Gastone Rossi, il segretario federale Giovanni Cao di San Marco, il Commendatore Sabatino Signoriello, vicepresidente del Consiglio Provinciale dell’Economia, il Provveditore alle opere pubbliche Domenico de Simone, il Questore Laudario, il Comandante di Elmas Cavallarin, l’industriale Enrico Pernis, l’ingegner Dionigi Scano, alti ufficiali, funzionari di polizia, carabinieri e signore con piume, pizzi e volant. Verso le nove si sparge la notizia: gli aerei sono decollati regolarmente, i primi dovrebbero stagliarsi sopra la Sella del Diavolo qualche minuto prima delle dieci. L’attesa si fa più viva, migliaia di occhi sono puntati nell’azzurro profondo oltre la Sella, ogni tanto un gruppo di rondini fa gridare “eccoli”, improvvisati esperti fanno il conto della velocità di crociera e della distanza e ipotizzano un forte vento contrario. Alle nove e quaranta – eccoli – e ‘sta volta non sono rondini. La formazione, composta in cinque triangoli raggruppati, irrompe nel cielo superba, si abbassa a poche decine di metri schiacciando il suolo col rombo fragoroso dei motori. In testa l’aereo del generale De Pinedo, dietro i due aerei del tenente colonnello IL NASTRO AZZURRO 33 Coppola e del maggiore Guasconi; poi a capo di ciascuna formazione il colonnello Cassone (suo motorista è l’oristanese Ernesto Campanelli, compagno l’anno prima di De Pinedo nello straordinario volo in Australia e Giappone), il maggiore Marini, il maggiore Brenta, il tenete colonnello Lodi, e tutti gli altri. Negli “S.55”, che affiancano o seguono la formazione, sono lo stesso Balbo, il futuro generale Stefano Cagna, il tenente Maugeri, il maggiore Penzo, il tenente Bacula, il comandante Amedeo Mecozzi (grande teorico dell’aviazione d’assalto): tutti uomini che figurano a vario titolo nella storia dell’aviazione italiana. L’entusiasmo è alle stelle, si grida, ci si abbraccia, si agitano cappelli e fazzoletti, si propaga una grande commozione. Gli aerei superano lo scalo e puntano di nuovo verso sud, poi ogni gruppo vira, ciascuno con raggio più ampio del precedente, infine scendono verso lo stagno appena increspato dal maestrale come uno stormo di fenicotteri. Si accendono le prime scie, poi le altre, i motori si imballano e rallentano. I motoristi salgono sull’ala e indirizzano i piloti verso le boe d’ormeggio, le agganciano col mezzo marinaio, i motoscafi accostano. Sbarcano Balbo con De Pinedo, Cassone, Longo, Armani e Pellegrini, l’ammiraglio Siriani, i diplomatici stranieri invitati alla crociera, i giornalisti delle principali testate. I motoristi mettono le cappe ai motori e subito dopo sbarcano anche loro utilizzando i cius dei robusti pescatori dello stagno, mobilitati per la circostanza. Da nord verso sud si ormeggiano ai gavitelli, nell’ordine le squadriglie 182^, 184^, 142^; poi gli “S.55” – uno dei quali reca una vistosa croce rossa: non è il pronto soccorso, ma l’aereo che trasporta parti di ricambio – e per ultima la 141^ e la 144^ squadriglia. Dai colli e dai bastioni della città gli idrovolanti in riposo appaiono come frotte di gabbiani che galleggiano sull’acqua: una visione che esalta il dipinto della laguna con i monti azzurri e la distesa del mare e del porto. La sera, tutto diventa rosso e rosa, mentre gli aerei sembrano uccelli di rame; il grande avvenimento aviatorio trova la sua sublimazione estetica. Nel primo pomeriggio, concerto di sirene: approdano in porto le unità militari che erano state dislocate lungo la rotta per fornire informazioni meteorologiche e, se necessario, dare assistenza: sono il “Papa”, il “Cantore” e il “Francesco Nullo”. Non spengono le macchine: ripartiranno sul tardi per disporsi tra Cagliari e Pollenza, nelle Baleari, che è la prossima tappa. Per qualche ora il gran pavese dei tre cacciator- 34 IL NASTRO AZZURRO pediniere aggiungerà colore al lungomare cagliaritano. Il Podestà Tredici trattiene a colazione gli addetti stranieri, mentre i più alti ufficiali sono ospiti del Prefetto D’Arienzo. Festeggiatissimo De Pinedo: l’accoglienza dei cagliaritani rinnova il calore e l’augurio riservatogli quando, nel maggio 1927, decollò col Santa Maria per la doppia traversata atlantica, recando il gagliardetto cittadino nella fusoliera. Il famoso aviatore è soddisfatto per la perfetta riuscita del viaggio: nessun incidente, formazioni impeccabili, ammaraggi “al bacio”; ha già provveduto a rifornire gli idrovolanti per la tappa successiva e ora può rilassarsi e abbandonarsi ai convenevoli. La sera, gran cena alla “Scala di ferro” offerta ai giornalisti dal Consiglio provinciale per l’economia. Il giorno dopo – 27 maggio – la stampa locale accompagna gli invitati delle testate italiane a visitare la bonifica dello stagno di Santa Gilla, la mostra del pittore Luigi Caldarano e le sale del Palazzo Civico. Ma gli aviatori hanno ben altri pensieri: alle sei dovranno decollare per la seconda tappa, e sono 500 km fino alle Baleari, solo mare, nessun punto di riferimento e venti sconosciuti. Declinano gli inviti e vanno a dormire. Anche i giornalisti, che pure amano tirar tardi, si congedano presto dai colleghi locali. Balbo poi è severissimo: prima e meglio degli altri ha inventato il volo scientifico, tutto previsto, nulla al caso, ogni cosa precisa, pesata, collaudata. Questo il vero scopo della crociera; lo ha illustrato ai suoi ospiti alla “Scala di ferro”: prima di tutto una dimostrazione dell’aviazione italiana a beneficio di tutti i paesi più avanzati. Poi, la creazione e l’addestramento di piloti e specialisti di altissimo livello. La mattina alle sette l’idroscalo di Elmas è già tornato deserto. Sono andati. L’ultimo brontolio di motori si è già perduto nella foschia che avvolge Capo Teulada. La crociera raggiunse tutti i suoi obiettivi, senza alcun inconveniente. Pertanto, Balbo pose subito mano allo studio della seconda crociera aerea di massa, nel Mediterraneo Orientale, con l’occhio già rivolto verso l’Oceano. Alla fine del 1930 condusse verso il Brasile quattordici idrovolanti “S.55” e nel 1933 coronò con una straordinaria impresa quel disegno che aveva trovato nella tappa cagliaritana la prima importante conferma di attuabilità, realizzando con ventiquattro aerei la doppia traversata atlantica, intervallata da un lungo viaggio a tappe negli Stati Uniti. Dino Sanna (Su segnalazione del Cav. Uff. Antonio Di Girolamo, Presidente della Federazione di Cagliari) L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA I SOPRAVVISSUTI DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO TITINI L a televisione e i giornali cercano in ogni modo di intenerirci, sembra che vogliano creare ad ogni costo uno stato d’animo favorevole all’accoglimento di quella massa di extracomunitari che, aumentando giornalmente in progressione geometrica, stanno letteralmente invadendo la nostra povera nazione con la speranza di inserirsi in un’economia lavorativa già abbastanza depressa e che non offre grandi prospettive neanche per i propri “figli”. Però, si intende integrare e favorire questa massa di diperati dimenticandosi spesso che i cittadini italiani avrebbero realmente per primi il diritto di possedere un lavoro, una casa e l’assistenza necessaria per vivere. Questo genere di dimenticanze non è una novità: anche quando i nostri connazionali, alla fine della seconda guerra mondiale, vennero depredati di ogni loro avere e scacciati dall’Istria e dalla Dalmazia, non ci si occupò molto di loro. Certamente le scene di bambini trucidati generano orrore e rabbia, ma non meraviglia per chi ha conosciuto i padri di quei contendenti. La vista dei lager ha risvegliato, in alcuni di noi, tristi e dolorosi ricordi sopiti ma non dimenticati, scene ben più crudeli di quelle mostrate in televisione. Il conflitto che si consuma in quelle regioni non è guerra civile. Sono contendenti, di razze diverse, di religioni diverse, messi insieme per forza per creare una entità geografica. Una volta caduto il comunismo non potevano più convivere. Dobbiamo avere pietà per le vittime anche se quei popoli non l’ebbero per noi. Perdoniamoli perché li perdonammo quando ci fecero soffrire. Si riaccende in noi il pensiero dei tanti sfortunati italiani, delle tante vite sacrificate, annientate in quelle tragiche voragini, che il vocabolario dell’abominio della storia ha definito “foibe”. In quel paesaggio spettrale e traumatico che si chiama Istria. Dimenticare è impossibile. Nel maggio del 1947, a guerra da tempo finita, i pochi prigionieri rimasti in un campo di concentramento titino, tra i quali si trovavano i sopravvissuti di un battaglione di bersaglieri ed anche di alcuni nostri alpini, venne finalmente condotto a Spalato per il rimpatrio via mare. Erano non più di 250 superstiti. Malattie, fatica, bastonature, fucilazioni, fame, tanta fame, avevano decimato chi era sul campo. I più validi si erano messi in testa alla cenciosa colonna, nelle ultime file, invece c’era chi orgogliosamente si trascinava, pur con dolore, per non dirsi vinto. Altri dovevano essere sorretti. Fin dall’apparire delle prime case della città ci fu un risveglio di amor proprio tra quelli che, seppure abbandonati, erano ancora soldati d’Italia. In riga per quattro ci fu chi dette il passo: “Un due, un due…”. .La gente ai lati della strada guardava indifferente. C’era chi irrideva quei poveri ragazzi chiamandoli fascisti, capitalisti! Ad un cerio punto la piccola colonna si arrestò. In fondo a quel lungo viale c’era il mare, l’Italia, la Patria, la casa, la famiglia. “Che succede? Per carità andiamo avanti. Voglio morire in Italia...!”. Gli armati della scorta non rispondevano. Un “duce”, con quella terribile stella rossa sulla bustina, sbraitava contro qualcuno alla testa della colonna agitando nervosamente una grande bandiera rossa... Pretendeva che i sopravvissuti alla tragedia sfilassero portando quel simbolo. Ma nessuno raccoglieva quell’imperioso invito. Fermi sull’attenti guardavano verso il mare davanti a loro, piangendo solo con gli occhi. Non avrebbero fatto un passo. Fu a quel punto che il tenente cappellano, Don Guerrino, risalì la colonna ed afferrò il bacchio di quella bandiera. Poi se la mise in spalla come fosse la Croce di Cristo, e rivolto ai più vicini disse: “Andemm ragassuoli, andemm a casa”. Roberto Stocchi (Sindaco della Federazione di Roma) IL NASTRO AZZURRO 35 UNA OMEGA 9 N el codice delle segnalazioni a bandiere nella nostra Marina Militare le due bandiere “Omega 9”, riportate Nel disegno, alzate sul pennone di una Nave sede di un comando complesso e dirette ad una unità dipendente hanno il seguente significato: “Sono contento della vostra manovra e vi elogio” Possiamo quindi iniziare il nostro racconto riportandoci inizialmente al 1940 e più precisamente al mese di giugno di quell’anno. In quel periodo il sottoscritto, giovane Guardiamarina, era imbarcato sull’incrociatore Eugenio di Savoia, Nave Ammiraglia della 7^ Divisione che comprendeva le altre tre unità similari Duca d’Aosta, Attendolo e Montecuccoli di 7.000 tonnellate. La mia destinazione a bordo era quella di “Ufficiale addetto allo Stato Maggiore della Divisione” con l’incarico di curare il servizio comunicazioni e cifra, cui mi dedicai con molta diligenza ed ottimo profitto ben conscio della posizione privilegiata assegnatami, rispetto agli altri miei colleghi addetti “alla nave”. Oltre tutto il mio particolare incarico mi consentiva di avere frequenti contatti con l’ammiraglio Sansonetti, che comandava la Divisione e che, apprezzando il mio lavoro, mi prese particolarmente ed affettuosamente a ben volere. 36 IL NASTRO AZZURRO Nel Giugno 1940, pochi giorni dopo la nostra entrata in guerra contro gli anglo/francesi, la nostra Divisione Incrociatori stava rientrando nella base di Napoli dopo una missione compiuta nel Mediterraneo Centrale. L’ammiraglio Sansonetti dalla plancia, osservava le manovre che i suoi incrociatori dovevano fare per portarsi agli ormeggi loro destinati, senza l’ausilio di rimorchiatori, e la sua attenzione si rivolgeva particolarmente al Duca d’Aosta, che doveva attraccare al molo Beverello affiancandosi ad esso, poiché l’unità non aveva a bordo il Comandante titolare, Capitano di Vascello Franco Rogadeo, ricoverato in ospedale per un malore accusato, e quindi a comandarlo era il Comandante in Seconda, Capitano di Fregata Ernesto Forza. Mai l’Aosta manovrò cosi bene, e con l’agilità di un motoscafo si ormeggiò dolcemente affiancandosi al molo assegnatogli. Anch’io, il cui posto sia di manovra che di combattimento era proprio nella plancia ammiraglio, osservavo la edificante scena, e poiché mi permettevo una rispettosa confidenza con l’ammiraglio, gli suggerii di trasmettere un pubblico elogio all’Aosta. L’ammiraglio sorrise e mi disse: “Bravo Ricciardino! Disponi in merito e fai trasmettere a bandiere, a quell’unità, un Omega Nove” Io mi affrettai ad eseguire l’ordine ricevuto, e dopo qualche minuto, sul nostro tripode, dal valente Capo Segnalatore Guardi (ne ricordo per- fettamente il nome) veniva alzato il “Pennello 2” che era il distintivo dell’Aosta destinatario del segnale che lo seguiva e che erano appunto le bandiere “Omega – 9”, il cui significato abbiamo appreso a conoscere all’inizio. L’Aosta si affrettò ad alzare sul suo pennone l’apposito pennello biancorosso che significa. to in una apposita cassetta per consentirne il trasporto, è oltremodo sensibile ad eventuali urti che potrebbero sregolarlo e comprometterne la funzionalità. Riportiamoci adesso al mese di giugno dell’anno 1942. “ho ricevuto e compreso il segnale trasmessomi”. Guardando col binocolo la plancia dell’Aosta, vidi i salti di contentezza che facevano i suoi Ufficiali e la infinita gioia che traspirava dal volto del Comandante Forza. Egli non seppe che quel momento così felice della sua esistenza era stato propiziato da un giovane ragazzo! Per doverosa notizia comunico che quando sbarcò dall’Incrociatore Duca d’Aosta, il Capitano di Vascello Ernesto Forza fu destinato a capo dei reparti di superficie della X^ Flottiglia Mas, ed in una azione compiuta a bordo di queste siluranti, nel canale di Sicilia, affondò in un attacco diurno, un incrociatore inglese, meritando la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ha qui termine la prima parte di questo mio racconto, e per passare alla seconda parte bisogna fare un salto nel tempo di due anni e bisogna prima conoscere cosa è il “Guida siluri” che ne costituisce l’implicato protagonista. Il Guida Siluri Il “Guida Siluri” è l’apparecchio che serve a dirigere l’arma nella sua rotta, mantenendola nella direzione in cui essa è stata lanciata, o in quella preventivamente stabilita. Esso è schematicamente costituito da un congegno girostatico, sistemato nello scompartimento poppiero dell’arma, ed è messo in rapidissima rotazione (circa 30.000 giri al minuto) all’atto in cui essa viene lanciata, agendo sui timoni verticali (di direzione) e riconducendo il siluro sulla direzione stabilita. Come è facilmente intuibile è un apparecchio di precisione estremamente sensibile, e quindi delicato, che necessita di una periodica revisione (almeno annuale) per garantirne il perfetto funzionamento, da cui essenzialmente dipende l’efficienza dell’arma. Quando è sistemato nel suo alloggio naturale, non teme – di massima - gli urti o sobbalzi cui può essere sottoposto in navigazione. Quando però è fuori della sua sede stagna, ed è contenu- In quel periodo il sottoscritto, giovane Sottotenente di Vascello, era destinato, quale Ufficiale in Seconda, sulla XIII Squadriglia Mas, di base al Pireo, al comando del Mas 534. Rientrando in porto da una missione eseguita nelle acque dell’Egeo, appresi la felice notizia che le nostre forze dell’Asse, in Africa, avevano riconquistato la importantissima roccaforte di Tobruk e che la nostra Squadriglia aveva ricevuto l’ordine di trasferirsi in quella base, con la baldanzosa prospettiva di accompagnare dal mare l’avanzata delle nostre truppe, ormai protese verso la conquista di Alessandria. La nostra diretta partecipazione a questa esaltante fase delle operazioni belliche suscitò in noi un grande entusiasmo. Ci accingemmo quindi alacremente ad approntare le nostre unità, anche in previsione della mancanza di assistenza che si prospettava nelle future basi, e l’operazione più importante da effettuare era appunto la revisione dei guida siluri. L’arsenale di Salamina, al Pireo, non era attrezzato per lo specifico lavoro , e la idonea base più vicina era l’isola di Lero. Per guadagnare tempo, anziché mandarci i quattro Mas della Squadriglia, si pensò che uno solo di essi potesse portarvi tutti i congegni da revisionare, e nel frattempo le altre tre unità si sarebbero trasferite a Suda (isola di Creta), dove fu fissato un appuntamento per riunire tutta la Squadriglia, ripristinare l’efficienza delle armi rimontandovi i guida siluri, e procedere quindi alla traversata del Mediterraneo per raggiungere la base assegnataci. Il Mas destinato a recarsi a Lero per questa missione fu il 534 da me comandato - e così io, rispetto alle altre unità, avrei anticipato di un giorno la partenza dal Pireo per la nostra destinazione africana. Essa fu fissata,senza alcun indugio, per la mezzanotte del 23 Giugno 1942 e, durante la giornata, mi occupai dell’approntamento della mia unità, ed anche della sistemazione del corredo ed effetti personali, riponendo in un baule quelli che non occorrevano, e sistemando a bordo quelli IL NASTRO AZZURRO 37 strettamente necessari, ed adeguati al clima della nuova zona. Non avevo certamente molto tempo a disposizione per le varie faccende da sbrigare, ed una parte di esso mi fu sottratto da una cena ufficiale – di commiato e di augurio - che il Comando di Marisudest avevano voluto organizzare ad Atene, per formulare a me - che per primo partivo, ed a tutta la Squadriglia, gli auguri di successo per la così importante missione assegnataci. Ne avrei fatto volentieri a meno, ma per ovvi motivi diplomatici dovetti parteciparvi - ed alla fine tornai di corsa al Pireo per imbarcarmi sul mio Mas che l’equipaggio aveva diligentemente approntato. Lasciando l’ormeggio, all’ora stabilita, fummo festosamente salutati da una numerosa rappresentanza militare italo-tedesca riunitasi sulla banchina. La navigazione si svolse tranquillamente sulle rotte più convenienti da me scelte. Doppiato Capo Colonne diressi su Capo Dimitri di Thermia, passando fra questa e l’isola di Serpho (vedi cartina nautica a pag. 39) - indi con rotta 093°, passando a nord di Paros e Naxos, diressi su Lero, dove giunsi al mattino del 24 Giugno, verso le ore 7, avendo percorso circa 170 Miglia. In giornata la locale Officina di Marinarsen, già preavvisata preventivamente, provvide alla revisione degli 8 guida siluri della Squadriglia. Quelli miei, naturalmente, furono alloggiati nelle armi del mio Mas, e gli altri sei furono sistemati nelle apposite cassette contenitrici, con la viva raccomandazione di trasportarli con la dovuta cautela. Senonché il tempo si era messo decisamente al cattivo, ed il mare, al di fuori della rada era assai mosso, ai limiti della tempesta. Feci presente che in quelle condizioni non era prudente uscire con il delicato carico da trasportare, che sarebbe stato esposto a notevoli, inevitabili sollecitazioni. Ma, al solito, i Comandi locali erano sempre poco propensi ad assumersi la responsabilità di modificare, anche se per causa di forza maggiore, le superiori disposizioni ricevute, e poiché queste stabilivano che il mio Mas dovesse ripartire il più presto possibile, ne confermarono l’uscita per la mezzanotte del 24 giugno. 38 IL NASTRO AZZURRO Nonostante le mie rinnovate considerazioni, sulla inopportunità di affrontare un mare burrascoso, con il prezioso e delicato carico che avevo a bordo, dovetti naturalmente obbedire. Ma ero, coscientemente alquanto preoccupato! La parte del Mas meno soggetta a sbattimenti e sollecitazioni è senza dubbio la poppa - e perciò nel locale della caletta di poppa decisi di sistemare, ben protette tutt’intorno da rotoli di cavi, le sei delicate cassette contenenti i guida siluri - e tale mia decisione era stata precedentemente condivisa in pieno dai tecnici di Marinarsen Lero. Chiuso ermeticamente il portello della cala poppiera, lasciai, a notte fonda, la rada di Portolago. Avrei dovuto dirigere verso Suda, ma le condizioni del mare, veramente proibitive, mi consigliarono di percorrere una rotta più favorevole, e così tentai di cercare un qualche ridosso a sud dell’isola di Amorgos - ma con scarsissimi risultati. Intento a condurre la difficile navigazione notturna, poco potevo occuparmi delle cassette contenenti i guidasiluri. D’altra parte, con le incappellate che il Mas prendeva, e con le masse d’acqua che si rovesciavano a poppa, era assolutamente impensabile, oltre che materialmente impossibile, aprire il portellone per ispezionare la cala ed il contenuto. Speravo solo che esso fosse a sufficiente tenuta stagna, per non imbarcare l’acqua che vi si rovesciava sopra. Giunto al traverso di Punta Manganari dell’isola di Nio, perdurando la tempesta, anziché accostare per SW verso l’isola di Suda, diressi a ponente e poi per NW verso l’isola di Milo. Anche il resto della Squadriglia, uscita di notte dal Pireo, dirigeva per questa baia non ritenendo opportuno proseguire per Suda, causa mare. Così, alle prime ore del mattino del giorno 25 giugno la 13^ Squadriglia si ricompose nella accogliente baia della famosa isola “di Venere”. Ormeggiatici ad una banchina di fortuna, il mio primo pensiero fu di accertarci delle condizioni della caletta di poppa del mio Mas. Fu veramente una triste sorpresa vederla semi allagata, con le cassette dei guida siluri che guazzavano a mollo! Urti compromettenti non li avevano subiti, ma la salsedine avrebbe potuto danneggiare i delicati congegni - per cui il nostro personale silurista, sotto la esperta direzione del solerte Capo Acciaro, se li prese in cura, asciugandoli diligentemente, immergendoli in un bagno di alcool, e ponendoli sotto attenta osservazione. Nel frattempo il resto degli equipaggi provvedeva a rassettare le unità duramente malmenate dal mare - ed alcuni pensarono anche ad una indispensabile sistemazione logistica. Nei pressi vi erano alcune abitazioni di pescatori, e fummo fortunati di rimediare una possibilità di alloggio che i padroni di casa - molto cordialmente - ci offrirono. Organizzammo, assieme ai padroni di casa, fra cui tre graziose fanciulle milesi, con la scorta delle nostre provviste di bordo e con l’ottimo pesce fresco fornitoci dai pescatori, un prelibato pranzetto. Ma, mentre ce lo stavamo beatamente gustando, il Capo Silurista Acciaro venne a darci la triste notizia che i guida siluri - nonostante le cure praticate - erano purtroppo da considerarsi inaffidabili, per la comparsa di qualche macchietta di ruggine in alcuni organi delicati. Il pranzetto, purtroppo, ci andò di traverso e dovemmo provvedere subito a dare comunicazione, tramite una vicina Stazione R.T. tedesca, al Comando di Marisudest dell’inconveniente verificatosi, suggerendo di farci pervenire dall’Italia, con un aereo, sei nuove apparecchiature già revisionate. In quel periodo il nostro traffico aereo fra Taranto, Atene o Suda era assai intenso, per cui non ci dovevano essere difficoltà a prelevare sei guida siluri efficienti dagli Arsenali della base navale italiana, ed inviarceli possibilmente a Suda, per montarli sui tre Mas che ne erano sprovvisti. Nel frattempo l’unico Mas della Squadriglia con i siluri efficienti era il mio 534. Il Comando Marina del Pireo, anziché accogliere la nostra richiesta, dispose l’invio in aereo a Milo di un Ufficiale delle Armi Navali, di servizio a Marisudest, per gli opportuni... accertamenti! Questi giunse il giorno successivo e dopo accurati accertamenti confermò pienamente la diagnosi del nostro Capo Silurista e fece propria la richiesta da noi proposta. Per la solita burocrazia, che era un male cronico di alcuni Comandi italiani, perdemmo tre giorni di tempo prima che, con l’arrivo da Taranto delle apparecchiature richieste, i nostri Mas riacquistassero la loro efficienza bellica. Nel frattempo noi, interrotti gli “ozi” di Milo, ci trasferimmo a Suda, per rimontare i guida siluri colà inviatici. Quivi giunti, con... encomiabile tempestività predisposta, fummo accolti da una Commissione Inquirente per accertare “cause e responsabilità” circa le avarie verificatesi sui guida siluri revisionati a Lero. L’imputato - ovviamente - era il sottoscritto! Per mia fortuna, a dirigere l’inchiesta, era stato designato quale Presidente della Commissione il Capitano di Vascello Ernesto Forza (già da noi precedentemente citato nella prima parte di questo racconto), che era il Capo dei Reparti di superficie della X Flottiglia Mas, che di questi mezzi se ne intendeva, e che si trovava casualmente in zona per motivi di servizio. Dopo aver attentamente esaminati le circostanze e gli avvenimenti, il Comandante Forza non solo mi scagionò totalmente da ogni e qualsiasi responsabilità in merito agli inconvenienti verificatisi, ma a conclusione dell’inchiesta formulò un verdetto di elogio a mio favore (che aveva proprio il significato di una Omega 9) per le decisioni da me prese e per la condotta della difficile navigazione. Prima della conclusione dell’inchiesta, da parte mia non feci alcun cenno all’inquirente all’episodio svoltosi due anni prima a Napoli, e che gli procurò grande gioia, ed egli, apprezzando il mio comportamento, mi ringraziò per avergli così consentito di esprimere serenamente un giudizio nei miei confronti senza condizionarlo da una comprensibile ed umana gratitudine. Ma, a pratica ormai evasa, mi abbracciò ringraziandomi commosso. Strane concomitanze della vita! A distanza di circa due anni un elogio (Omega 9) veniva ricambiato dal destinatario al mittente! Com.te Enrico Ricciardi IL NASTRO AZZURRO 39 CRONACHE DELLE FEDERAZIONI AREZZO Nel bimestre la Federazione di Arezzo ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – in occasione delle celebrazioni del 90° Anniversario della Vittoria della Grande Guerra, la nostra Federazione ha realizzato in collaborazione con il Comune di Montevarchi una cartolina celebrativa con riportato il “Bollettino della Vittoria” che è stata distribuita ad oltre 6.000 studenti per il 4 novembre. Nella stessa occasione, una delegazione della Federazione formata dai Soci Cav. Alfio Coppi e Cav. Danilo Baldi hanno portato l’omaggio del Nastro Azzurro e dell’A.N. Bersaglieri, durante la cerimonia militare svoltasi al Cimitero Militare di Asmara in Eritrea, alla presenza dell’Addetto Militare d’Italia Gen. Scaglione, di una rappresentanza in armi ed Ufficiali dell’Esercito Eritreo e di un gruppo di fedeli Ascari. Asmara – Cerimonia per il 4 novembre al Cimitero Militare ASCOLI PICENO “Clementi”, sede del 235° Reggimento Addestramento Volontari “Piceno”, oggi un reparto tutto femminile. Gli azzurri sono stati ospiti del Comandante del Reggimento Col. Andrea Bartolucci. La Messa in ricordo dei nostri Caduti è stata celebrata in latino dal Cappellano Militare nella Chiesa interna alla Caserma. Il Labaro, che aveva come Alfiere una soldatessa, era accanto al coro delle soldatesse. Poi il Presidente, Cav. Franco Crucioli, dopo aver ringraziato tutti gli intervenuti, ha consegnato al Comandante un Crest del Nastro Azzurro. Erano presenti gli Ufficiali rappresentanti le Forze e Corpi Armati dello Stato e le più alte Autorità civili locali, provinciali e regionali. CATANZARO Il 4 novembre, giornata nazionale delle Forze Armate e dell’Unità d’Italia, si è svolta, dinanzi al monumento ai Caduti di Piazza Matteotti in Catanzaro, la cerimonia per il 90° Anniversario del trattato di pace siglato il 4 novembre 1918. L’evento, aperto con l’alzabandiera solenne e la lettura del Bollettino della Vittoria e dei messaggi del Presidente della Repubblica On. Sen. Giorgio Napolitano e del Ministro della Difesa On. Ignazio Larussa, si è concretizzato, al suono della “Canzone del Piave”, con la deposizione delle corone in onore ai Caduti e la recita della Preghiera per la Patria. Accanto al Prefetto, Dott. Sandro Callosa, erano presenti le più alte cariche regionali militari, civili e religiose, oltre alla cittadinanza e numerosi studenti. Imponente la sfilata dei Labari – in testa per il ns. Sodalizio il Medagliere della Federazione di Catanzaro “Gli Azzurri dei Due Mari” presieduta dall’Avv. Giuseppe Palaja - e dei Gonfaloni delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma. Nell’ambito della celebrazione, la Regione Carabinieri Calabria, comandata dal Gen.B. Marcello Mazzuca, ha allestito una mostra storica sulla Grande Guerra. FERRARA Ascoli Piceno – Giornata del Nastro Azzurro Il 14 novembre 2008 si è svolta la “Giornata del Nastro Azzurro” in Ascoli Piceno presso la caserma 40 IL NASTRO AZZURRO La Federazione Provinciale del N.A. di Ferrara ha inteso solennizzare la ricorrenza del 90° anniversario della fine della Grande Guerra con un evento particolarmente significativo: dopo la cerimonia ufficiale davanti alla Torre della Vittoria, le rappresentanze e i Labari delle Associazioni d’Arma sono convenuti nel cortile della “Casa della Patria Pico Cavalieri”, dove hanno sede quasi tutte, per lo scoprimento di una lapide. Fortemente voluta dal Presidente provinciale, Ten.Col. Avv. Giorgio Anselmi, la lapide riporta il testo dell’“Inno alla Bandiera”. Alla cerimonia hanno presenziato il Prefetto di Ferrara, la ViceSindaco, il Questore e tutte le massime autorità militari cittadine. Dopo gli interventi della ViceSindaco e del Presidente e lo scoprimento della lapide, una Crocerossina ha letto il testo dell’Inno ed è stata deposta una corona d’alloro su di un masso, proveniente dal Monte Grappa, posto alla base dell’asta della Bandiera. re, di militari, soci delle associazioni partecipanti e cittadini. Il Labaro del Nastro Azzurro, come da protocollo, era in posizione preminente sia nel corteo e sia sull’altare. È stato ricordato che migliaia di marinai, militari e civili, riposano negli abissi marini. Prima della benedizione finale sono state recitate la “Preghiera del marinaio” e la “Preghiera del navigante”. Dopo la cerimonia religiosa, il corteo si è portato, tra due ali di folla, nei giardini pubblici, ove è stata deposta una corona di alloro ai piedi del monumento “Stabia al Marinaio”. I rituali colpi di fischietto da nostromo sono stati eseguiti da Pasquale Corrotta, presidente del Gruppo ANMI di Capri. Quindi, da una motovedetta della Guardia Costiera ed una pilotina degli Ormeggiatori è stata lanciata nello specchio d’acqua antistante il monumento la seconda corona tra gli applausi dei presenti. Un altro fischio alla banda e la cerimonia si è conclusa tra la commozione generale; Ferrara – 90° Anniversario della fine della Grande Guerra NAPOLI Nell’arco del bimestre, la federazione di Napoli ci ha segnalato: – il 16 novembre u.s. si è svolta a Castellammare di Stabia la “Giornata della Memoria dei Marinai dispersi in mare”, organizzata dal locale Gruppo dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di cui il Presidente, Mario Ilardo, e Vicepresidente, Antonio Cimmino, sono rispettivamente Vicepresidente e Sindaco della Federazione provinciale di Napoli del Nastro Azzurro. Autorità militari della M.M., Associazioni d’arma e combattentistiche, la Capitaneria di porto, il Capitano di Fregata Guglielmo Pignataro comandante di Maricorderia, nonché il Collegio Napoletano dei Capitani di Lungo Corso, hanno partecipato con bandiere e labari alle varie fasi della toccante cerimonia. Presente, ed in posizione d’onore, il Labaro dell’Istituto del Nastro Azzurro portato dall’alfiere Rocco Pace e scortato da Nicola Maraglino (in divisa da M.llo Aeronautica), Pasquale Campo e Pietro Caputo (Consigliere nazionale UNSI). Erano, inoltre, presenti, i Gruppi ANMI di Castellammare di Stabia, Capri e Torre del Greco e numerose rappresentanze di Associazioni Combattentistiche e d’Arma. La navata centrale della cattedrale di Castellammare di Stabia si è popolata del corteo partito dal piazzale “Incrociatore San Giorgio” di fronte alla Capitaneria di Porto, ricco di bandie- Napoli – Giornata della memoria dei Marinai dispersi in mare – la Federazione Provinciale di Napoli dell’“Istituto del Nastro Azzurro” unitamente ai soci dell’A.N.I.O.C., nell’ambito delle attività culturali previste per l’anno 2008, il 21 novembre 2008 ha effettuato una visita all’“Augustissima Arciconfraternita ed Ospedali della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti di Napoli” sita in Napoli alla via Porta Medina, antica ed illustre istituzione napoletana sorta nel 1578 con lo scopo di alleviare le sofferenze e i disagi agli indigenti ed ammalati di Napoli ed ai pellegrini in transito. L’interessante visita, alle chiese intitolate, alla SS. Trinità del l700, di S. Maria di Materdomini del l500, alla Terra Santa - luogo suggestivo ed artistico – del 1700 nonché alla Sagrestia e alla ricca zona museale, è stata illustrata dal Governatore dell’Arciconfraternita dottor Antonio Daldanise che ha anche tracciato una breve storia dell’Istituzione sin dalle sue origini. L’esposizione ha messo anche in luce un patrimonio artistico e culturale di rilevante valore. IL NASTRO AZZURRO 41 Al temine della visita il Presidente del “Nastro Azzurro” avvocato Gennaro Perrella ha rivolto un ringraziamento affettuoso al Governatore Antonio Daldanise ed al Segretario Generale dell’Arciconfraternita Cavalier Pasquale Arfé per il loro fattivo interessamento all’effettuazione della visita ed al Preside Architetto Pasquale Campo nonché a tutti i partecipanti. Un caldo caffè e un opuscolo che illustra in “nuce” la vita del sodalizio sono stati offerti, al folto gruppo dei partecipanti, dal Cavalier Arfè. È seguito un pranzo sociale in una tipica trattoria napoletana; – in occasione dello scoprimento di due lapidi recanti i nominativi dei caduti nel secondo conflitto mondiale di Terzigno, il 23 novembre si è svolta una articolata cerimonia che ha coinvolto l’intero paese e le autorità civili e militari del circondario. Il Labaro del Nastro Azzurro (alfiere Antonio Cimmino, scorta Mario Ilardo e Pio Malafronte) ha sfilato, come da protocollo, davanti ai gonfaloni delle città di Terzigno, Somma Vesuviana e Boscoreale e delle bandiere delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma. Durante la cerimonia la rappresentanza del nostro sodalizio ha ottenuto il posto d’onore ai lati del palco ed è stata salutata dagli applausi dei presenti. Terzigno – Il Labaro del Nastro Azzurro sfila per le vie della città ed altre Insegne delle Associazioni consorelle. Il Sindaco, Geom. Gianmaria Testori, ha descritto il Gonfalone poi il Commissario Azzurro, Comm. Giorgio Androni, ha sottolineato come l’iniziativa ha riservato il posto d’Onore ai Caduti di Pietra nell’insegna comunale, ed ha ringraziato i partecipanti tra i quali numerosi Sindaci; Pietra de’ Giorgi – Solenne Benedizione del Gonfalone Municipale – Domenica 16 novembre u.s., in collaborazione con tutte le Associazioni presenti sul territorio, unitamente all’Amministrazione Municipale ed al Priorato del Tempio Sacrario della Cavalleria Italiana di Voghera, si è solennemente commemorato il 90° anniversario di Vittorio Veneto e dei Santi Patroni. Nella splendida cornice del Tempio Sacrario, il Cappellano Militare della Scuola “Teuliè” di Milano, Fra’ Cesare, ha concelebrato con il Parroco di Santa Maria della Salute, la solenne Santa Messa, accompagnata dal coro degli alunni della Scuola Primaria “E. De Amicis” di Voghera. Alla presenza delle massime Autorità cittadine, il Priore del Tempio Prof, Marziano Brignoli, ha illustrato la ricorrenza. PAVIA - Sezione di Voghera Nel bimestre la Sezione di Voghera ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – Sabato 15 novembre u.s. il Labaro Sezionale, decorato di 9 Medaglie d’Oro al V.M. portato dal Presidente UNUCI Ten. Luca Galbiati, ha presenziato alla solenne benedizione del Gonfalone Municipale del Comune di Pietra de’ Giorgi, donato lo scorso anno dai Fanti di Voghera a ricordo dei Caduti della località oltrepadana, da parte di S.E. il Vescovo di Tortona, Mons. Martino Vanessa. Presenti anche il Medagliere dei Fanti 42 IL NASTRO AZZURRO Voghera – 90° Anniversario di Vittorio Veneto PESCARA La ricorrenza del 4 novembre, “Giornata dell’Unità Nazionale e Festa delle Forze Armate” e 90° anniversario della Vittoria della prima guerra mondiale, è stata celebrata a Pescara con una cerimonia che ha messo in risalto la sua importanza storica ed attuale. La cerimonia è iniziata con la celebrazione della Santa Messa in suffragio dei Caduti per la Patria, officiata in forma solenne dall’Arcivescovo mons. Tommaso Valentinetti nella Cattedrale di S. Cetteo, alla presenza delle Autorità civili e militari, delle Rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e della Croce Rossa Italiana, di una folta schiera di studenti delle scuole cittadine e di numeroso pubblico. Dopo la funzione religiosa gli intervenuti si sono recati, in corteo, nella vicina piazza Garibaldi, sede del Monumento ai Caduti, dove era schierato un Reparto d’Onore in Armi. Avvenuto il rito dell’Alzabandiera, è stata data lettura dei messaggi del Capo dello Stato e del Ministro della Difesa. Il discorso commemorativo è stato pronunciato dal Presidente della nostra Federazione C. Amm. Guido Natale che, sottolineando l’importanza della ricorrenza del 4 novembre per gli italiani, ha auspicato che torni ad essere, come già in passato, “Festa Nazionale”. Hanno fatto poi seguito i discorsi di S.E. il Prefetto dott. Paolo Orrei e del Sindaco dott. Luciano D’Alfonso. La cerimonia si è conclusa con la deposizione di corone d’alloro in onore dei Caduti per la Patria. Pescara - Autorità civili e militari intervenute alla cerimonia SIRACUSA Sezione di NOTO L’elegante cornice del Teatro Comunale di Noto, eretto in un trionfo di stile neoclassico nel 1862 e dedicato a Vittorio Emanuele II nel 1878, ha visto celebrare il 25 ottobre scorso un convegno per il 90° anniversario della “Vittoria”, promosso dall’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, dall’Istituto Nazionale Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e dal Comune siciliano col patrocinio dalla Provincia Regionale di Siracusa, della Croce Rossa Italiana, dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, dell’Istituto per la valorizzazione di Noto antica e dell’Unione Monarchica Italiana. Lo storico teatro, fin dalla sua fondazione, ha sempre ospitato le principali manifestazioni patriottiche e culturali di Noto: nessun altro sito poteva pertanto meglio ospitare il convegno per il 90° anniversario della “Vittoria”. Fra i Caduti della città, ai quali è venne eretto nel 1922 uno splendido monumento bronzeo, spiccano le MM.OO.VV.MM. Francesco Maiore e Luigi Adorno (ai quali è dedicata la sezione cittadina del Nastro Azzurro, attiva fin dagli anni ‘30). Particolarmente significativa l’adesione dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS), dei Comuni viciniori e delle rappresentanze dell’Arma dei Carabinieri, della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare e della Polizia di Stato, mentre un numeroso e qualificato pubblico, ha gremito la platea e i palchi. L’ingresso , al suono dell’inno nazionale, dei gonfaloni del Comune di Noto e della Provincia di Siracusa e dei Labari della Federazione Provinciale di Siracusa, delle Sezioni di Noto, Lentini e Siracusa, della Federazione Provinciale di Catania, scortata dal suo Presidente, dottor Raffaele Messina, delle associazioni combattentistiche e d’Arma ha aperto la manifestazione. Sono seguiti gli Onori ai Caduti e la lettura della motivazione della M.O.V.M al Milite Ignoto, mentre veniva eseguita “La leggenda del Piave”. La lettura del messaggio inviato dal Ministro della Difesa, On. Avv. Ignazio La Russa, ha preceduto la lettura di quello del Presidente Nazionale Comandante Giorgio Zanardi, cui hanno fatto seguito i saluti dell’On. Prof. Vincenzo Vinciullo, deputato di Siracusa all’Assemblea Regionale Siciliana, in rappresentanza del Presidente On. Francesco Cascio, del Sindaco del Comune di Noto, Avv. Corrado Valvo, del Rev. Monsignor Guccione, Vicario Generale della Diocesi, in rappresentanza di S.E. Mons. Crociata, neo Segretario della CEI. Hanno ufficialmente celebrato l’evento il C.V. Dott. Ugo d’Atri, Presidente dell’Istituto Nazionale Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, socio del Nastro Azzurro, il dottor Sergio Boschiero, Segretario nazionale dell’U.M.I. e l’Avv. Francesco Atanasio, che ha ricordato in particolare i decorati al V.M della Grande Guerra di Siracusa e della Sicilia, fra i quali spiccano le MM.OO. ammiraglio Luigi Rizzo di Milazzo, generale Antonio Cascino di Piazza Armerina, capitano Giovanni Bocchini di Ragusa, nocchiero Francesco Angolino di Siracusa. È stato anche proiettato un suggestivo filmato con immagi- IL NASTRO AZZURRO 43 ni d’epoca. A tutti gli intervenuti è stato fatto omaggio della ristampa anastatica del volume edito nel 1938 dal Ministero della Guerra per il “Ventennale della Vittoria” che contiene i messaggi inviati dal Re Vittorio Emanuele III durante il conflitto. SIENA La Federazione di Siena, in occasione delle celebrazioni per il 90° Anniversario della Vittoria italiana nella prima guerra mondiale, ha pubblicato e diffuso in tutte le scuole della provincia il manifesto qui riprodotto. Lombardia”. La federazione, intervenuta in qualità di soggetto interessato, ha altresì inviato alla Presidenza della VII Commissione del Consiglio Regionale una dettagliata relazione che, riferendosi alla legge n.° 78 del 2001, ha portato il legislatore alla predisposizione di un testo oltremodo soddisfacente in cui sono state inserite oltre il 60% delle proposte di modifica avanzate dalla segreteria di Federazione; – ha preso parte alle celebrazioni per la Giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale nei comuni di Sondrio, con il Presidente Alberto Vido e ben 14 Soci, di cui 4 in Uniforme ed 1, il neo Socio Matteo Calbini, in servizio nel Picchetto d’Onore Interforze; Tirano, con 6 Soci e Morbegno, con 4; oltre che nel Comune di Albosaggia (SO), con il Consigliere Giugni; – ha organizzato domenica 16 novembre il pranzo di Natale; – ha organizzato il giorno 1 dicembre un incontro pubblico in collaborazione con il Consigliere Regionale della Provincia di Sondrio Giovanni Bordoni per presentare il lavoro svolto ed il testo della Legge Regionale n° 28/2008. TORINO SONDRIO Nel bimestre la Federazione di Sondrio ci ha segnalato le seguenti attività: – ha contribuito in maniera determinante, con l’apporto della competenza giuridica del proprio Segretario, alla predisposizione di un progetto di Legge Regionale, presentato dal Consigliere Regionale Giovanni Bordoni, che ha permesso l’approvazione, nella giornata del 4 novembre, 90° anniversario della Vittoria della Grande Guerra, della Legge Regionale dal titolo “Promozione e valorizzazione del patrimonio storico della prima guerra mondiale in 44 IL NASTRO AZZURRO Nel bimestre la Federazione di Torino ci ha segnalato le seguenti manifestazioni: – domenica, 2 novembre: nell’ambito della giornata nazionale dei Defunti si è tenuta una cerimonia militare di commemorazione di tutti i Caduti Militari presso il Monumento dedicato ai Martiri di Nassirya, nella Piazza d’Armi di Torino, con la deposizione di corone d’alloro e benedizione. È seguita una Santa Messa di suffragio per i Caduti, presso la Chiesa Militare dei Santi Patroni. Ad entrambe le cerimonie hanno partecipato Autorità militari e civili e la Federazione Provinciale di Torino era presente con il Labaro, con alcuni Consiglieri nonché da numerosi Azzurri. Erano pure presenti molte Associazioni combattentistiche con i loro Labari; – lunedì, 3 novembre: l’Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Torino con la partecipazione di tutti i Gruppi di Torino, nel ricordo dei caduti Torinesi di tutte le guerre e nel 90° anniversario della Vittoria 1918, ha promosso una manifestazione con un’alza Bandiera e una Santa Messa. La Federazione Provinciale di Torino era presente con il Labaro, i Consiglieri e molti Azzurri. Numerosa la partecipazione di Associazioni con i Labari e molti civili; – martedì, 4 novembre: celebrazione dell’Unità Nazionale, Giornata delle Forze Armate e del Combattente, del Decorato al Valor Militare e dell’Orfano di Guerra, con la cerimonia dell’Alza Bandiera presso il monumento dedicato al Duca d’Aosta e alla 3^ Armata dove, di fronte allo schieramento dei reparti ed a una numerosa presenza di partecipanti, è stata deposta una corona d’alloro con benedizione. È seguita, in suffragio dei Caduti di tutte le Guerre, la celebrazione di una Santa Messa presso il Tempio della Gran Madre di Dio e successivamente è stata deposta una corona d’alloro nella Cripta del Sacrario. Inoltre ha avuto luogo l’inaugurazione della mostra di “uniformi storiche” sulla prima Guerra Mondiale. Presenti le più alte Autorità militari e civili della Città, della Provincia e della Regione ed un folto pubblico che ha partecipato con molto calore a tutte le cerimonie. La Federazione Provinciale di Torino del Nastro Azzurro era presente con il Labaro e il Presidente, nonché alcuni Consiglieri e molti Azzurri unitamente a moltissime altre Associazioni combattentistiche con le loro insegne; – domenica, 9 novembre: nella Giornata delle Forze Armate Italiane è stato celebrato il 90° anniversario della prima Guerra Mondiale con la cerimonia di Alzabandiera, con l’esposizione di mezzi e materiali delle quattro Forze Armate, con visite guidate alla sede della Scuola di Applicazione e Istituto di Studi Militari dell’Esercito, con un concerto della fanfara della Brigata Alpina “Taurinense” ed altre numerose manifestazioni, seguite tutte da molti partecipanti sia civili che militari tra cui molti Decorati al Valor Militare e alcuni rappresentanti della Presidenza della Federazione Provinciale di Torino dell’Istituto del Nastro Azzurro; – sabato, 22 novembre l’Arciconfraternita dei S.S. Maurizio e Lazzaro ha celebrato la festa di S. Maurizio, Protettore e patrono delle Armi italiane, delle Opere ospedaliere nella Magistrale Basilica Mauriziana di Torino con una tradizionale solenne funzione religiosa alla quale hanno partecipato molte Autorità civili e militari della città. Presenti anche molte Associazioni combattentistiche con le loro insegne, tra cui spiccava il Labaro dell’Istituto del Nastro Azzurro e di alcuni Consiglieri e Decorati al Valor Militare. VARESE Domenica 26 ottobre, a Villa Recalcati nei pressi di Busto Arsizio, si è celebrato l’ottantesimo anniversario della fondazione dell’Istituto del Nastro Azzurro. Promotore dell’evento Rinaldo Binaghi, nella doppia veste di Presidente della Federazione Provinciale di Varese e vicepresidente della Sezione di Busto Arsizio. La manifestazione si è rivolta ai giovani più meritevoli premiandoli con borse di studio. Presenti 150, tra soci e famigliari, numerose le auto- rità, tra le quali il colonnello Pompa della Nato, l’assessore provinciale Barone, il consigliere comunale di Olgiate Olona, Gabriele Chierichetti, i presidenti delle sezioni del Nastro Azzurro di Busto e Gallarate, Maurizio Dominici e Angelo Viganò. Dopo la messa, officiata da Don Pino Tagliaferri, il momento più atteso: la consegna delle ventitré borse di studio, unitamente a un diploma o una medaglia, a ragazzi di tutte le età, dalle elementari all’università. Il più piccolo è stato Matteo Lebiu, di sei anni. Due gli universitari: Federica Maretta (scienze della comunicazione alla Liuc) e Andrea Sonato, originario di Trento, che studia ingegneria meccanica al Politecnico di Milano. L’evento si è concluso con un pranzo al ristorante “La Conchiglia” dove alle signore è stato donato un mazzolino di rose legato da un nastro azzurro. ROMA Sezione Bassa Sabina Romana e Tiberina Nell’ambito della Federazione di Roma del Nastro Azzurro è stata costituita la nuova Sezione Sabina Romana con giurisdizione sul territorio che comprende la bassa Sabina reatina, tiberina e romana. Fondata nel settembre 2007 con atto costitutivo approvato dal Consiglio Nazionale, riunitosi il 19 novembre successivo, la Sezione Sabina Romana del Nastro Azzurro, è adesso una realtà concreta, pulsante e viva. E se il buon giorno, come si suol dire, si vede dal mattino, il nuovo sodalizio è senz’altro destinato ad avere una lunga e proficua vita consociativa. Avviata per volontà del nostro socio Col. (c) dottor Giancarlo Giulio Martini, nipote di Giulio deceduto a Tobruk nel 1942 in un’azione per la quale è stato Decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria; in sinergia con altri 20 Decorati o parenti di Decorati, la Sezione ha eletto la propria sede presso il palazzo municipale di Montelibretti (Roma). A tutt’oggi il sodalizio, che conta già una trentina di soci ed è in continua espansione, oltre ad aver partecipato a moltissime iniziative di carattere socio-culturale e militare organizzate da altre Amministrazioni od Associazioni, ha esso stesso dato vita ed organizzato altrettante proprie iniziative. Inoltre, essendo il Col Martini giornalista, si è adoperato per divulgare sulla stampa militare e locale, le iniziative del Nastro Azzurro e della sua Sezione. Quindi, si può affermare che la neocostituita sezione di Sabina Romana nasce sotto i migliori auspici. IL NASTRO AZZURRO 45 AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI Fed. BARI: Ma.llo Magg. Felice LIMONGELLI, già Vice Presidente della Federazione. Fed. BIELLA: Azzurro Ugo DE BIAGGI (C.G.V.M.). Fed. BRESCIA: Ten. Agostino BARBIERI (C.G.V.M.); Sig.ra Adelaide BRUNELLI vedova dell’Azzurro Mario MANZONI; Azzurro Luigi DONZELLI (M.B.V.M.); Azzurro Carlo FEDERICI (M.A.V.M.); Azzurro Giovanni GATTA (C.G.V.M.); Sig. Andrea MANGERINI; Sig.ra Wanda NAIA vedova dell’Azzurro Nello Zerbinati; Cav. Angelo PELLEGRINI; Azzurro Adalberto PROSPERO (2 C.G.V.M.); Azzurro Tommaso RIGHETTINI (C.G.V.M.); Cav. Mario ZANI. Fed. CAGLIARI: Azzurro Piero BANCHIERO (M.A.V.M.). Fed. COMO: Cav. Uff. Oscar MILANI (M.A.V.M.). Fed. FIRENZE: Ten. Col. Bruno KINIGER; Serg. Alfredo PECCHIOLI; Ma.llo Alfredo PERILLO. Fed. PESARO E URBINO: Sig.ra Vera BACCHINI; Sig. Ivo CARDINALI; Sig.ra Giovanna CASADEI MARCHINI; Gr. Uff. Adolfo CRISIANO; Cav. Giuseppe MONTANARI; Sig. Luigi NOCERA; – Sez. CAGLI: Sig. Apollonio DA RIN, Presidente della Sezione. Fed. PORDENONE: Cav. Erminio BERTOIA. Fed. ROMA: Sig.ra Dalia GARBIERI Ved. Magg. cpl. f. Carlo Garbieri (M.O.V.M. “alla memoria” – 3 M.A.V.M. – 2 C.G.V.M. “sul campo” – Prom. M.G.). Fed. ROVIGO: Parà Cav. Luigi BACCAN (M.B.V.M. “sul campo” – C.G.V.M.) Fed. TERNI: Gen. Ernesto CUNEO; Ing. Gino PAPULI; Dott. Stelio TOFONE. Fed. LA SPEZIA: Amm. Sq. Cav. Gr. Cr. Giuseppe ORIANA (M.B.V.M. – 3 C.G.V.M.). Fed. VENEZIA: Azzurro Avv. Corrado BASCHIERI (C.G.V.M.); Azzurro Marino BEDENDI (C.G.V.M. – Prom. M.G.). Sez. MESTRE: Azzurro Comm. Ettore GARBIZZA (M.B.V.M.), già Presidente della Sezione. Fed. PERUGIA: Azzurro Mario BELLINI; Azzurro Corrado GUIDO; Sig.ra Giuseppina CALZONI; Ten. Col. A.M. Giuseppe COZZARI (M.A.V.M. – M.B.V.M.); Cap. ftr. Luigi SANTI LAURTINI (M.B.V.M.). Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri. - Federazione provinciale di PARMA - Federazione provinciale di FERRARA - Federazione provinciale di ASCOLI PICENO - Prof. Desiderio PASSALI – Roma – “in memoria di mio padre Col. Giulio Cesare” - Sig.ra Francesca MARANINI – Varazze (SV) - Famiglia MASCOLO-PERRONI – Roma “in memoria dell’Azzurro S.Ten.A.A.(R.O.) Cav. Luigi Mascolo – C.G.V.M.” - Sig.ra Maria Luisa GAROFALO – Roma “in memoria del nonno Azzurro S.Ten.A.A.(R.O.) Cav. Luigi Mascolo – C.G.V.M.” - Gen. Michele BLASI - Potenza - Sig. Alberino MAZZUCA – Rende (CS) - Sig.ra Mariella SANTI RADICH – Jesolo (VE) - Anna VINCENZOTTO - Sig. Giovanni TESCIONE – Caserta - Sig.ra Maria Luisa SUPPO CORRADI – Trento – “in memoria di mio marito Giuseppe” - Sig.ra Matilde AMBROSIO – San Michele al Tagliamento (VE) - Sig. Saverio PIZZUTELLI – Tecchiena (FR) - Sig. Biagio RAZETO – Casalpalocco (RM) - Sig.ra Ivonne MALUGANI BULDRINI - Imperia - Azzurro Vittorio LODI – Casali di Mentana (RM) - Azzurro Primo Dei Rossi – Mestre (VE) - Azzurro Cav.Uff. Adamo FEFE’ – Roma – “in memoria dell’alpino Giulio Bordoli, disperso in Russia” - Sig.ra Maria Luisa PETRUCCI – Roma “in memoria di mio marito Cap.G. di S. Dr. Cesare Savini” La Presidenza Nazionale e la Direzione de ‘Il Nastro Azzurro” ringraziano per la generosità dei contributi versati. 46 IL NASTRO AZZURRO € € € € € 200,00 180,00 150,00 60,00 50,00 € 40,00 € € € € € € € € € € € € € € € 32,00 30,00 30,00 30,00 30,00 25,00 25,00 20,00 20,00 20,00 15,00 14,00 10,00 10,00 10,00 RECENSIONI IL CORPO DEL GENIO AERONAUTICO IN MEMORIA DEL GEN. ISP. LICIO GIORGERI A cura dell’Ufficio del Capo del Corpo del Genio Aeronautico, pp. 76, 21x29,5 cm., illustrato, edizione fuori commercio. Si può richiedere all’Ufficio del Capo del Corpo del Genio Aeronatico, v.le dell’Università, 4 00185 Roma. Si tratta di un “numero unico” che il capo del Corpo del genio Aeronautico, il gen. Isp. Ermanno Aloia, ha voluto per commemorare la figura del generale Licio Giorgeri a vent’anni dalla sua tragica scomparsa per mano di un agguato terroristico delle Brigate Rosse. L’omaggio alla memoria di un uomo che, sebbene schivo e sempre lontano dai riflettori, aveva comunque attratto su di sé l’attenzione dell’organizzazione terroristica che negli anni di piombo stava insanguinando le strade d’Italia, appare non solo doveroso, ma anche esplicativo del perché egli fosse stato scelto a simbolo da abbattere da parte dei terroristi. Si trattava di uno dei più insigni tecnici aeronautici che avesse indossato l’uniforme dell’Aeronautica Militare dopo la seconda guerra mondiale, nonché di un valente scienziato. Il volume, stampato con l’intento dichiarato di “…non dimenticare e per far conoscere ai giovani l’opera di questo valente Ufficiale…”, si apre con la duplice presentazione del Capo di Stato Maggiore, generale Vincenzo Camporini, e del generale Aloia, presenta in modo approfondito il curriculum di tutto rispetto del generale Giorgeri al quale fa da contraltare la vita familiare distrutta dall’inaccettabile delitto con cui egli è stato brutalmente ucciso. Con intento puramente cronachistico, ma evidentemente didascalico, il volume si chiude presentando i ritagli dei giornali con i quali la vicenda del generale Giorgeri è stata resa pubblica: fa male vedere che le istituzioni pubbliche hanno provveduto ad un fin troppo adeguato reinserimento nella vita sociale della brigatista che uccise Giorgeri, mentre la famiglia è stata lasciata praticamente sola col proprio dolore. A commento dell’opera, si può solo dire che il proposito enunciato in premessa avrebbe autorizzato lo sforzo di porre il volume “in vendita” nelle edicole e nelle librerie. Forse sono mancati i fondi per l’investimento iniziale, forse è mancato il coraggio; ma l’uomo lo avrebbe meritato. SASSOFERRATESI IN AFRICA 1935 - 1943 Di Augusto Cantarelli, pp. 184, 16x23,5 cm., illustrato, Euro 12,00. Per i soci del N.A. Euro 9,00 + spese postali su richiesta a “Cantarelli Augusto, loc.tà Marena, 13 60041 Sassoferrato (AN). Fax 0732 970161. Augusto Cantarelli nella redazione di un precedente libro, anch’esso riguardante la storia degli abitanti di Sassoferrato, ha modo di notare che il numero di essi che è andato in Africa (alcuni non ne sono più tornati) durante il periodo coloniale italiano esauritosi con la sconfitta nella seconda guerra mondiale, è davvero notevole. Così, sempre col supporto del Comune di Sassoferrato e del “Centro Regionale per la storia dei movimenti sociali cattolici e la Resistenza nelle Marche”, da vita a questo sag- gio suddiviso in tre parti: una prima che descrive l’epopea storica italiana in Africa, una seconda parte, intitolata “Protagonisti e testimonianze” in cui sono presenti tutti i sassoferratesi che hanno calcato il suolo africano a vario titolo nel periodo 1935 1943, pur dando preminenza a chi lo ha fatto indossando l’uniforme militare, e una terza parte, intitolata “Documenti”, dove è possibile trovare, oltre a numerose interessanti fotografie d’epoca, anche articoli di giornale, testimonianze documentali e quant’altro dimostri l’importanza del contributo sassoferratese all’avventura africana del nostro Paese, sempre limitata al periodo indicato. Proprio in premessa, Cantarelli ci rende noto quanto sia stato grave l’aver “rimosso” dalla coscienza collettiva nazionale il fatto che l’Italia, come tutti i paesi europei, a cavallo tra il 19° e il 20° secolo avesse colonizzato alcuni territori africani e lo avesse fatto, contrariamente agli altri paesi europei, con consueto stile italiano: portando migliorie, infrastrutture e cultura: in pratica, “all’italiana”. Libri di questo genere non sono facili da leggere se non si è in qualche modo interessati e/o coinvolti: infatti, esso si rivolge al pubblico sassoferratese al quale da modo di conoscere le imprese africane dei propri padri e nonni. Chi non è di Sassoferrato, potrà comunque trovare molto interessante la prima parte relativa all’avventura italiana in Africa. IL CIRCOLO UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE D’ITALIA A cura del Gen. C.A. Gualtiero Stefanon, pp. 90, 16,5x23 cm., illustrato, edizione fuori commercio. Si può richiedere all’Ufficio del Direttore del Circolo Ufficiali delle FF.AA. d’Italia, via XX Settembre, 2 00187 Roma. Palazzo Barberini in Roma è noto a tutti gli appartenenti alle Forze Armate ed ai loro familiari, nonché a molte persone che sono per varie ragioni venute a contatto col mondo militare, come il “Circolo Ufficiali” per antonomasia. Quasi nessuno, però, ha avuto finora modo di conoscere la storia di uno dei più belli ed appariscenti palazzi gentilizi romani. Questo volumetto, di elegante fattura e di pregiata veste grafica, pone rimedio e offre la possibilità di ripercorrere la storia del palazzo, di conoscerne gli aspetti specifici della sua architettura e di sapere come viene oggi impiegato quale centro di riferimento per tutte le attività di alta rappresentanza della Difesa, oltre che come normale punto di ritrovo degli ufficiali italiani a Roma. L’idea di proporre il testo sia in italiano, sia in inglese, evidenzia la natura promozionale del volume editato soprattutto con l’intento di festeggiare i settantaquattro anni di storia del Palazzo “Barberini” come Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia. IL NASTRO AZZURRO 47