SERVIZIO EDUCAZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE
Dipartimento di Prevenzi one
APPUNTI
DI SALUTE
APPUNTI
DI SALUTE
Un manuale di lavoro
con indicazioni per progettare interventi
di educazione e promozione della salute
A cura del
Servizio educazione e promozione della salute
anno 2008
Indice
Introduzione
pag.
7
Programma per le scuole
storia e significato, anno 2007-2008
pag.
21
L’Analisi dei bisogni
pag.
71
Educazione e scelta delle strategie
pag.
81
Analisi di un progetto
pag.
87
Implementazione degli interventi previsti dai progetti
pag.
105
Valutazione dei progetti
pag.
112
Comunicare salute
pag.
120
PREFAZIONE
Questo manuale è un gioiello per molteplici ragioni. Innanzi tutto perché testimonia i
principi e valori che stanno alla base della cultura del sistema della salute, quelli della
promozione della salute e prevenzione, ma anche della condivisione, della collaborazione,
del lavorare insieme per il bene comune, del rendere competenti, del valorizzare le
professioni, della innovazione, dell’agire con professionalità per conseguire risultati efficaci
con il contributo delle diverse discipline, dell’integrazione. Infatti è stato predisposto per
fornire a tutti gli operatori conoscenze e strumenti per valorizzare la loro competenza
anche nel campo della educazione alla salute, fornendo loro strumenti per progettare,
condurre e valutare gli interventi in questo ambito. Molte volte infatti i clinici vengono
chiamati a fare lezioni informative sui rischi o collaborare a campagne informative, che
spesso debbono essere inseriti in percorsi strutturati. Di conseguenza, la possibilità di
disporre di una guida metodologica agile e comprensibile favorisce l’impegno diffuso
in questo ambito, laddove i professionisti competenti nelle diverse discipline possono
trovare indicazioni per affrontare un ambito operativo che richiede specifiche conoscenze
ed abilità.
Un altro aspetto importante è che la elaborazione della guida è stata curata dal Servizio
per la Educazione alla salute della Azienda ULSS 8 e dagli operatori dei diversi servizi
che collaborano nella realizzazione dei programmi annuali di educazione alla salute. Ciò
ha favorito la elaborazione di uno strumento essenziale, tarato sulle reali esigenze, sui
tempi ed approcci propri di chi lavora nello specifico contesto ed ha esperienza circa
le potenzialità e gli ostacoli che si possono incontrare, nonché dei limiti di tempo e
risorse con cui spesso ci si deve confrontare. Il testo non si pone come trattato di teorie
o metanalisi delle conoscenze sul tema, anche perché altre fonti sono già disponibili;
tuttavia gli autori hanno fatto ampio riferimento a testi ed articoli, fornendo quindi al
lettore riferimenti bibliografici per eventuali approfondimenti.
Viene fornita una metodologia rigorosa per la progettazione di un intervento, essenziale
per assicurarne appropriatezza ed efficacia, ma anche metodi e strumenti, nonché
checklist di valutazione. Tali strumenti possono essere di estrema utilità non solo per il
novizio in questo campo, ma anche per l’esperto, che può rendere più efficiente il proprio
intervento, ma anche trovare spunti per esplorare approcci diversi ed innovare. Chi
promuove l’educazione alla salute dovrà infatti sempre più confrontarsi con prospettive
diverse, in particolare dovendo interagire da una parte con la rapida evoluzione culturale
nel contesto, dovuta, tra l’altro, alla velocizzazione degli scambi (anche via internet)
ed al confronto con differenti etnie, l’evoluzione dei valori e degli stili di vita, i rapporti
tra gruppi e tra generazioni e dall’altra con l’impatto dei nuovi mezzi multimediali che
possono costituire un nuovo ponte con le persone, sia per analizzare i loro bisogni che
per fornire loro nuovi messaggi ed opportunità.
L’auspicio è che il presente manuale possa costituire una opportunità di incontro e
scambio tra operatori socio-sanitari della ULSS, e con altre persone, quali ad esempio
gli insegnanti, che nel territorio portano avanti iniziative di educazione alla salute, sia per
lavorare insieme e per leggere con nuove ottiche l’evoluzione in atto ed elaborare nuove
strategie per il benessere delle persone e delle comunità.
Piera Poletti
Responsabile CEREF
Centro Ricerca e Formazione - Padova
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INTRODUZIONE
1. Educazione alla salute: una lunga ma breve storia
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Massimo Melloni
Responsabile SEPS
Storia dell’educazione alla salute dal 1980 a oggi campagne fumo e stupefacenti
Educazione alla salute o educazione sanitaria?
Collocazione istituzionale rapporti con gli altri servizi
Realtà regionale
Problematiche di tipo politico
Per meglio comprendere finalità, approcci, metodologie e strumenti della educazione
alla salute sembra utile collocarla in una prospettiva storica, laddove i principi assunti
nelle diverse dichiarazioni ispirano oggi tutte le scelte ed azioni.
Dichiarazione di Alma Ata
La Dichiarazione di Alma Ata sull’assistenza sanitaria primaria ((EN) Alma Ata Declaration
on primary health care) venne adottata alla Conferenza Internazionale sull’assistenza
sanitaria primaria tenuta il 6-12 settembre 1978 ad Alma Ata, URSS.
La Conferenza Internazionale, espressa la necessità di un’azione urgente dei governi,
della comunità internazionale e di tutti coloro che lavorano per la salute e lo sviluppo
per proteggere e promuovere la salute di ogni uomo, formulò la seguente Dichiarazione,
di cui si riportano le affermazioni:
1.La Conferenza ribadisce con forza che la salute, stato di completo benessere fisico,
mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattia o infermità, è un diritto
umano fondamentale e riafferma che il raggiungimento del maggior livello di salute
possibile è un risultato sociale estremamente importante in tutto il mondo, la cui
realizzazione richiede il contributo di molti altri settori economici e sociali in aggiunta a
quello sanitario.
2.L’enorme disparità esistente nello stato di salute delle persone, in modo particolare
tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo ma anche all’interno delle nazioni, è
inaccettabile dal punto di vista politico, economico, sociale e rappresenta una
preoccupazione comune a tutti i paesi.
3.Lo sviluppo economico e sociale, basato su un Nuovo Ordine Economico
Internazionale, è di importanza fondamentale per raggiungere appieno la salute per
tutti e per ridurre il divario tra lo stato di salute dei paesi in via di sviluppo e quello dei
paesi sviluppati. La promozione e la tutela della salute delle persone è indispensabile
7
per un intenso sviluppo economico e sociale e contribuisce a una miglior qualità della
vita e alla pace mondiale.
4.Le persone hanno il diritto e il dovere di partecipare individualmente e collettivamente
alla progettazione e alla realizzazione dell’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno.
5.I Governi sono responsabili della salute dei propri cittadini: essa può essere raggiunta
solo mettendo a disposizione adeguate misure sanitarie e sociali. Nei prossimi decenni
un obiettivo sociale essenziale dei governi, delle organizzazioni internazionali e dell’intera
comunità mondiale dovrebbe essere il raggiungimento, entro l’anno 2000, di un livello
di salute che permetta a tutti i popoli del mondo di condurre una vita socialmente ed
economicamente produttiva. L’assistenza sanitaria primaria è la chiave per conseguire
questo risultato dentro la cornice dello sviluppo in uno spirito di giustizia sociale.
6.L’assistenza sanitaria primaria è costituita da quelle forme essenziali di assistenza
sanitaria che sono basate su tecnologie e metodi pratici, scientificamente validi e
socialmente accettabili, che sono rese accessibili a tutti gli individui e alle famiglie
nella comunità grazie alla loro piena partecipazione, che sono realizzate a un costo
che la comunità e la nazione possono sostenere in ogni fase del proprio sviluppo in
uno spirito di autonomia e di autodeterminazione. L’assistenza sanitaria primaria è una
parte integrante sia del sistema sanitario di un paese, del quale rappresenta la funzione
centrale e il punto principale, sia del completo sviluppo sociale ed economico della
comunità. Essa rappresenta la prima occasione di contatto degli individui, della famiglia
e della comunità con il sistema sanitario nazionale, portando l’assistenza sanitaria il
più vicino possibile ai luoghi di vita e di lavoro, e costituisce il primo elemento di un
processo continuo di assistenza sanitaria.
7.L’assistenza sanitaria primaria:
• riflette e si sviluppa dalle condizioni economiche e dalle caratteristiche socioculturali
e politiche di un paese e delle sue comunità; essa si fonda sull’applicazione dei
risultati significativi ottenuti dalla ricerca sociale, biomedica e nei servizi sanitari e
sull’esperienza maturata in sanità pubblica;
• affronta i principali problemi di salute nella comunità, fornendo i necessari servizi di
promozione, prevenzione, cura e riabilitazione;
• comprende almeno: l’educazione sui principali problemi di salute e sui metodi per
prevenirli e controllarli; la promozione di un sistema di approvvigionamento alimentare
e di una corretta alimentazione; un’adeguata disponibilità di acqua sicura;
• il miglioramento delle condizioni igieniche fondamentali; l’assistenza sanitaria
materna e infantile, compresa la pianificazione familiare; l’immunizzazione contro le
principali malattie infettive; la prevenzione e il controllo delle malattie endemiche locali;
un appropriato trattamento delle malattie e delle lesioni più comuni; la fornitura dei
farmaci essenziali;
• coinvolge, oltre al settore sanitario, tutti gli altri settori e aspetti dello sviluppo
nazionale e della comunità che sono collegati, in particolare l’agricoltura, la zootecnia,
la produzione alimentare, l’industria, l’istruzione, l’edilizia, i lavori pubblici, le
comunicazioni e altri settori; inoltre necessita del coordinamento delle attività tra tutti
questi settori;
8
• richiede e promuove al massimo l’autonomia dell’individuo e della comunità e
la partecipazione alla progettazione, organizzazione, funzionamento e controllo
dell’assistenza sanitaria primaria stessa, usando appieno le risorse locali, nazionali
e le altre disponibili; per questo fine sviluppa, attraverso un’adeguata educazione, la
capacità delle comunità a partecipare;
• dovrebbe essere sostenuta da sistemi di riferimento integrati, funzionali e di supporto
reciproco che portano a un progressivo miglioramento dell’assistenza sanitaria globale
per tutti e danno priorità a coloro che sono maggiormente nel bisogno;
• a livello locale e ai livelli di riferimento l’assistenza sanitaria primaria dipende dagli
operatori sanitari, comprendendo di volta in volta i medici, gli infermieri, le ostetriche,
il personale ausiliario e gli operatori di comunità, come pure dalle figure professionali
tradizionali quando necessario: essi devono essere adeguatamente preparati, dal punto
di vista sociale e tecnico, a lavorare come una squadra per la salute e a rispondere ai
bisogni di salute espressi della comunità.
8.Tutti i governi dovrebbero formulare a livello nazionale politiche, strategie e piani
d’azione per diffondere e sostenere l’assistenza sanitaria primaria come parte dell’intero
sistema sanitario nazionale e in modo coordinato con gli altri settori. A questo scopo,
sarà necessario esercitare una volontà politica, mobilitare le risorse del paese e usare
razionalmente le risorse esterne disponibili.
9.Tutte le nazioni dovrebbero agire in uno spirito di stretta cooperazione e di
servizio per garantire a ciascuno l’assistenza sanitaria primaria, dal momento che il
raggiungimento della salute da parte delle persone di un qualsiasi paese interessa
direttamente e rappresenta un beneficio per tutti le altre nazioni. In questo contesto il
rapporto congiunto sull’assistenza sanitaria primaria curato dall’OMS e dall’UNICEF
costituisce una solida base per lo sviluppo e le attività ulteriori dell’assistenza sanitaria
primaria in ogni parte del mondo.
10.Un accettabile livello di salute per tutte le persone del mondo può essere raggiunto
entro l’anno 2000 grazie a un migliore e più completo uso delle risorse mondiali, una
parte considerevole delle quali è oggi destinata agli armamenti e ai conflitti militari.
Un’autentica politica di indipendenza, di pace, di distensione e di disarmo potrebbe e
dovrebbe liberare risorse aggiuntive che potrebbero essere ben destinate a scopi pacifici
e in particolare all’accelerazione dello sviluppo sociale ed economico: all’assistenza
sanitaria primaria, come parte essenziale di tale sviluppo, dovrebbe essere assegnata
una quota adeguata delle risorse rese disponibili.
Conclusioni
La Conferenza Internazionale sull’Assistenza Sanitaria Primaria richiede un’urgente ed
efficace azione nazionale e internazionale per sviluppare e implementare l’assistenza
sanitaria primaria in ogni parte del mondo e in particolare nei paesi in via di sviluppo,
secondo uno spirito di cooperazione tecnica e in accordo con un nuovo ordine economico
internazionale. La Conferenza esorta i governi, l’OMS, l’UNICEF e le altre organizzazioni
internazionali, le agenzie multilaterali o bilaterali, le organizzazioni non governative,
9
le agenzie di finanziamento, tutti gli operatori sanitari e l’intera comunità mondiale
a supportare l’impegno nazionale e internazionale a favore dell’assistenza sanitaria
primaria e a dedicarle un crescente supporto tecnico e finanziario, particolarmente
nei paesi in via di sviluppo. La Conferenza si appella a tutti gli organismi appena citati
perché collaborino a introdurre, sviluppare e mantenere l’assistenza sanitaria primaria
in maniera coerente con lo spirito e il contenuto di questa Dichiarazione.
Carta di ottawa per la promozione della salute
Durante il primo Congresso Internazionale sulla Promozione della Salute, tenuto ad Ottawa il 21
novembre 1986, è stata presentata la CARTA propositiva per la conquista dell’Obiettivo Salute
per Tutti per l’anno 2000 e oltre.
La Conferenza è stata soprattutto una risposta all’esigenza sempre più diffusa di un nuovo
movimento mondiale per la salute. La discussione si è incentrata sui bisogni dei paesi
industrializzati, senza però trascurare le situazioni consimili nel resto del mondo. Suo punto di
partenza sono i progressi registrati grazie alla Dichiarazione di Alma Ata sull’Assistenza Sanitaria
di Base, al documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’Obiettivo Salute per Tutti e
al dibattito dell’Assemblea Mondiale della Sanità sull’intervento intersettoriale per la salute.
Promozione della salute
Per promozione della salute si intende il processo che consente alla gente di esercitare
un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. Per conseguire uno stato di
completo benessere fisico, mentale e sociale, l’individuo o il gruppo devono essere in grado
di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di modificare
l’ambiente o di adattarvisi. La salute vista, dunque, come risorsa di vita quotidiana, non
come obiettivo di vita: un concetto positivo, che insiste sulle risorse sociali e personali, oltre
che sulle capacita fisiche. Di conseguenza, la promozione della salute non è responsabilità
esclusiva del settore sanitario, ma supera anche la mera proposta di modelli di vita più sani,
per aspirare al benessere.
Requisiti della salute
Condizioni e risorse fondamentali della salute sono: la pace, un tetto, l’istruzione, il cibo, il reddito,
un eco-sistema stabile, la continuità delle risorse, la giustizia e l’equità sociale. Ogni progresso
sul piano della salute deve essere necessariamente saldamente ancorato a questi requisiti.
Sensibilizzare
La salute è un bene essenziale per lo sviluppo sociale, economico e personale, ed è
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aspetto fondamentale della qualità della vita. I fattori politici, economici, sociali, culturali,
ambientali, comportamentali e biologici possono favorirla così come possono lederla.
L’azione di promozione si propone di indirizzarli in senso positivo attraverso un’intensa
campagna di sensibilizzazione.
Fornire i mezzi
La promozione della salute mira soprattutto alla eguaglianza nella salute. II suo
intervento si prefigge di ridurre le differenziazioni evidenti nell’attuale stratificazione
sociale della salute, assicurando a tutti eguali opportunità e risorse per conseguire il
massimo potenziale di salute.
Questo comprende: un saldo radicamento in un ambiente accogliente, l’accesso
alle informazioni, le competenze necessarie alla vita, la possibilità di compiere scelte
adeguate per quanto concerne la propria salute. Non è possibile conquistare il massimo
potenziale di salute se non si è in grado di controllare tutto ciò che la determina: questo
vale in eguale misura per le donne e per gli uomini.
Mediare
I requisiti e le potenzialità della salute non possono essere garantiti dal solo settore
sanitario. Non soltanto: la promozione della salute impone il coordinamento dell’azione
di tutti gli organismi interessati: i governi, i settori sanitari, sociali e economici,
le organizzazioni volontarie non ufficiali, le autorità locali, l’industria e i mezzi di
comunicazione. Il problema riguarda tutti indipendentemente dalla loro condizione
- sul piano individuale, familiare e comunitario. Compito imprescindibile dei gruppi
professionali e sociali, e del personale sanitario, è la mediazione dei diversi interessi
presenti nella società ai fini della promozione della salute.
Le strategie e i programmi di promozione della salute devono adattarsi alle condizioni e
alle esigenze locali dei singoli paesi o regioni, tenendo conto dei diversi sistemi sociali,
culturali ed economici.
PROMUOVERE LA SALUTE SIGNIFICA:
Costruire una politica pubblica per la tutela della salute
La promozione della salute va oltre la mera assistenza sanitaria. Essa porta il problema
all’attenzione dei responsabili delle scelte in tutti i settori, a tutti i livelli, invitandoli alla
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piena consapevolezza delle conseguenze sul piano della salute di ogni loro decisione,
e a una precisa assunzione di responsabilità in merito.
Nella politica di promozione della salute si fondono componenti diverse ma
complementari quali la legislazione, i provvedimenti fiscali e la modifica dei criteri
organizzativi, in un’azione coordinata diretta a imporre politiche sanitarie, sociali e
dei redditi ispirate a una maggiore equità. L’azione comune contribuisce a garantire
prodotti e servizi più sani e sicuri, servizi pubblici più sani, e ambienti più igienici e
accoglienti.
La politica di promozione della salute richiede di identificare gli ostacoli che impediscono
l’adozione di una politica pubblica che tuteli la salute in tutti i settori non sanitari, e i
modi migliori per rimuoverli. Occorre far si che anche per i responsabili politici la scelta
della tutela della salute divenga la scelta più facile.
Sviluppare le capacità personali
La promozione della salute favorisce lo sviluppo personale e sociale fornendo
informazione, istruzione sul problema della salute e preparazione generate.
Aumenteranno così per tutti le possibilità di esercitare maggiore controllo, e di operare
scelte precise, riguardo la propria salute e l’ambiente.
E’ essenziale fare in modo che tutti possano continuare ad apprendere per tutto
il corso della vita, preparandosi ad affrontarne le diverse fasi e l’eventualità di
malattie o invalidità croniche, apprendimento che dovrà essere favorito dalla scuola,
dall’ambiente di lavoro e dalle associazioni comunitarie. Occorre intervenire sugli
organismi scolastici, professionali, e commerciali, e su quelli del volontariato, nonché
sulle stesse istituzioni.
Riorientare i servizi sanitari
La responsabilità per la promozione della salute all’interno dei servizi sanitari ricade
ad un tempo sugli individui, sui gruppi comunitari, sugli operatori della sanità, sulle
istituzioni del servizio sanitario e sui governi. Solo dalla loro collaborazione potrà
nascere un sistema di assistenza capace di contribuire alla conquista della salute.
Il settore sanitario dovrà agire in misura sempre maggiore nella prospettiva della
promozione della salute, al di là della mera offerta di servizi clinici e curativi. Il mandato
dei servizi sanitari dovrà estendersi a comprendere la ricettività e la sensibilità alle
esigenze culturali, rispondendo al bisogno individuale e comunitario di una vita più
sana, e aprendo canali di comunicazione tra il settore sanitario e le più vaste componenti
sociali, politiche, economiche e ambientali.
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VERSO IL FUTURO
La salute viene creata e vissuta da tutti nella sfera della quotidianità: l’apprendimento,
il lavoro, il gioco, l’amore. La salute si crea avendo cura di se stessi e degli altri,
acquisendo la capacità di prendere decisioni e di assumere il controllo delle circostanze
della vita, e facendo in modo che la società in cui si vive consenta la conquista della
salute per tutti i suoi membri.
L’impegno, una strategia organica di supporto e l’attenzione all’ecologia sono fattori
essenziali allo sviluppo della promozione della salute. Per chi se ne occupa, il principio
ispiratore dovrà dunque essere che in ogni fase della progettazione, della realizzazione
e della valutazione della promozione delle salute, uomini e donne devono agire insieme
su un piano di assoluta parità.
L’impegno per la promozione della salute
Si comprende bene come la “Carta di Ottawa” abbia costituito un terremoto per la
struttura sanitaria di “quel tempo” (21 anni fa…), basata su ospedali,grandi e piccoli
quindi posti letto e la prevenzione era considerata una sorta di “voragine” che non
produceva nulla o quasi. Diventa una svolta epocale quella di cominciare a dare risalto
alla prevenzione e non solo esclusivamente al trattamento e alla cura. Una corretta
prevenzione riduce sicuramente le spese sotto il profilo sanitario.
Da allora a oggi si è sempre più frequentemente parlato di “educazione e promozione
alla salute e prevenzione” ma come sempre il “parlato” non è detto che corrisponda
all’agito. In buona sostanza gli investimenti, in risorse umane e materiali o tecnologiche,
sono state molto limitate e non legate a piani di sviluppo o analisi approfondite dei
bisogni, delle strategie e dell’efficacia. Questa mancanza di metodo scientifico ha,
purtroppo, rallentato la crescita di questa disciplina quanto mai indispensabile per
evitare sprechi e per cercare di raggiungere capillarmente la maggior parte delle
persone. Infatti era molto difficile mettersi a ragionare sul”bisogno” reale o su quello
indotto e che tipo di comunicazione si forniva? Quella che teneva presente solo
l’emittente oppure veniva considerato anche il ricevente, e l’efficacia di un progetto
come veniva misurata? Gli indicatori assomigliavano più a cartelli stradali che fasi di
un processo inserito in un progetto.
Negli anni ottanta ci si rifaceva alla creatività più sfrenata per i progetti di educazione
alla salute, infatti non esistevano criteri di tipo epidemiologico, bensì ognuno poteva
“inventarsi” un progetto e quasi tutto veniva accettato.
Il modello di “educazione” in quegli anni era quanto mai “artigianale”: quindi lezioni
frontali, conferenze, nessuno strumento che potesse catturare l’attenzione degli
ascoltatori, il massimo era rappresentato dai fogli da lucido e dalla lavagna luminosa e
tutto il resto veniva proposto dalla capacità oratoria e comunicativa dell’operatore.
Tant’è che talune campagne di prevenzione non ottennero gli effetti sperati: va ricordata
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la campagna contro gli stupefacenti “leggeri” eseguita in alcuni stati degli U.S.A. che
fece impennare il consumo degli stessi.
La Carta di Bangkok per la promozione della salute in un
mondo globalizzato
La Carta di Bangkok identifica le strategie e gli impegni necessari per indirizzare i
determinanti della salute in un mondo globalizzato per mezzo della promozione della
salute. Essa afferma che le politiche e le alleanze per potenziare le comunità e per
migliorare i livelli di salute e le pari opportunità di salute dovrebbero essere al centro
dello sviluppo globale e nazionale.
La Carta di Bangkok è basata e integra i valori, i principi e le strategie d’azione della
promozione della salute stabilite dalla Carta di Ottawa per la promozione della salute
e le raccomandazioni derivate dalle successive Conferenze mondiali sulla promozione
della salute. Queste raccomandazioni sono condivise dagli attivisti e dai professionisti di
tutto il mondo e sono state confermate dagli Stati membri per il tramite dell’Assemblea
mondiale della salute.
La Carta di Bangkok è rivolta alle persone, ai gruppi e alle organizzazioni che sono
cruciali nel raggiungimento della salute: i governi e i politici a tutti i livelli, la società
civile, il settore privato e le organizzazioni internazionali.
La promozione della salute
Le Nazioni Unite riconoscono che il godimento dei più alti standard di salute ottenibili
è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano che deve essere perseguito senza
discriminazioni. La promozione della salute è basata su questo cruciale diritto umano.
Essa offre un concetto di salute positivo e complessivo, che influisce direttamente sulla
qualità della vita e comprende il benessere mentale e spirituale. La promozione della
salute è il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla
propria salute e sulle cause che la determinano e, di conseguenza, di migliorare la
propria salute. La promozione della salute è una funzione centrale della sanità pubblica
e contribuisce a contrastare le malattie trasmissibili, quelle non trasmissibili e le altre
minacce alla salute. È un investimento efficace per il miglioramento della salute e lo
sviluppo umano e contribuisce a ridurre le iniquità di salute e di genere.
Indirizzare i determinanti della salute
Il contesto per la promozione della salute è profondamente cambiato dai tempi della Carta di
Ottawa. Le crescenti iniquità all’interno delle nazioni e tra di loro, i nuovi modelli di consumo
e di comunicazione, il commercio, il degrado ambientale e l’urbanizzazione sono alcuni dei
fattori critici che influenzano la salute. Un rapido e spesso sfavorevole cambiamento sociale
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influenza le condizioni di lavoro, gli ambienti formativi, i modelli familiari e la struttura culturale e
sociale delle comunità. Anche i modelli evolutivi della salute e la transizione demografica hanno
contribuito a questo cambiamento. Le donne e gli uomini sono coinvolti in modo diverso da
questi cambiamenti; la vulnerabilità dei bambini e l’esclusione degli emarginati, dei disabili e dei
popoli indigeni sono aumentati.
La globalizzazione può offrire nuove opportunità di cooperazione per migliorare la salute, per
esempio attraverso migliori meccanismi di governance mondiale, perfezionate tecnologie di
informazione e comunicazione, e la condivisione di esperienze. Le strategie della promozione della
salute possono impegnarsi nei confronti dei rischi sanitari evitabili transnazionali, consentendo
politiche e alleanze che assicurano che i benefici per la salute derivanti dalla globalizzazione
sono massimizzati ed equi, mentre gli effetti negativi sono ridotti al minimo e attenuati.
Per gestire le sfide della globalizzazione, la politica deve essere coerente a tutti i livelli dei governi,
degli organismi delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni, compreso il settore privato. Ciò
rafforzerà l’adesione agli accordi internazionali e ai trattati che riguardano la salute, come pure
la trasparenza e la capacità di rendere conto.
L’impegno complessivo per ridurre la povertà, orientando a ciò tutti gli Obiettivi di Sviluppo
del Millennio, è un punto di partenza cruciale per l’azione di promozione della salute. La
partecipazione attiva della società civile è essenziale in questo processo. Sono stati fatti dei
progressi nel mettere la salute al centro dello sviluppo, ma molto rimane ancora da fare per
completare l’opera.
Strategie per la promozione della salute inun mondo globalizzato
Il progresso verso un mondo più sano richiede una forte azione politica, una ampia
partecipazione e un sostegno intenso. La promozione della salute possiede un definito
repertorio di strategie di provata efficacia che deve essere interamente utilizzato. Per
fare ulteriori passi in avanti, tutti i settori e i contesti devono agire per:
- sostenere la causa della salute basandosi sui diritti umani e la solidarietà;
- investire in politiche, azioni e infrastrutture sostenibili per indirizzare i determinanti
della salute;
- creare competenze per lo sviluppo politico, la capacità di guida, la pratica della
promozione della salute, la diffusione delle conoscenze, la ricerca e l’alfabetizzazione
sanitaria;
- regolare e legiferare per assicurare un alto livello di protezione da ogni causa di danno
alla salute e permettere uguali opportunità di salute e benessere per tutti;
- associarsi e costruire alleanze tra il settore pubblico, quello privato, le organizzazioni
non governative e la società civile per creare azioni sostenibili.
Impegni per la salute per tutti
Rendere la promozione della salute un punto centrale nell’agenda dello sviluppo
mondiale
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I governi e gli organismi internazionali devono agire per ridurre le distanze tra i livelli
di salute dei ricchi e dei poveri. Devono essere messi in campo importanti accordi
intergovernativi che aumentino la salute e la sicurezza sanitaria collettiva. Sono
necessari efficaci meccanismi di governance mondiale per la salute per indirizzare tutti
gli effetti dannosi del commercio, dei prodotti, dei servizi e delle strategie di mercato.
La promozione della salute deve diventare parte integrale della politica nazionale ed
estera e delle relazioni internazionali, anche in situazioni di guerra o conflitto. Ciò
richiede azioni per promuovere il dialogo e la cooperazione tra gli stati nazionali, la
società civile e il settore privato. Questi sforzi possono essere sviluppati sull’esempio
dei trattati esistenti, come la Convenzione quadro per il controllo del tabacco
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Rendere la promozione della salute una responsabilità centrale per tutti i governi. La
salute determina lo sviluppo socio-economico e politico. Il contrasto dei bassi livelli di
salute e le iniquità devono quindi essere considerati da tutti i livelli di governo come
una questione urgente. Il settore sanitario ha un ruolo chiave nel guidare lo sviluppo
di politiche e alleanze per la promozione della salute. La responsabilità di indirizzare
ideterminati della salute è comunque nelle mani dei governi nella loro interezza e
dipende dalle azioni di molti settori, compreso quello sanitario. Un approccio politico
integrato all’interno dei governi e l’impegno a operare insieme alla società civile, al
settore privato e in modo trasversale nei diversi ambienti è essenziale per migliorare la
capacità di indirizzare i determinanti della salute. I governi locali, regionali e nazionali
devono dare priorità agli investimenti in salute, dentro e fuori il settore sanitario, e
devono mettere a disposizione finanziamenti sostenibili per la promozione della salute.
Per garantire ciò, tutti i livelli di governo dovrebbero rendere esplicite le conseguenze
sulla salute delle politiche e della legislazione, usando strumenti quali la valutazione
di impatto sanitario focalizzata sull’equità e i piani sanitari intersettoriali nazionali o
locali.
Rendere la promozione della salute un argomento centrale per le comunità e la società
civile. Le comunità e la società civile spesso sono in prima fila nell’iniziare, dare forma e
assumersi la responsabilità delle attività di promozione della salute. Esse devono avere
diritti, risorse e opportunità in modo che i loro contributi siano amplificati e sostenuti.
Un supporto per creare competenze è particolarmente importante nelle comunità meno
sviluppate. Le comunità bene organizzate e con molte competenze sono altamente
efficaci nel determinare la loro salute e sono capaci di chiedere conto ai governi e al
settore privato delle conseguenze sulla propria salute delle loro politiche e dei loro
comportamenti. La società civile deve esercitare il suo potere nel mercato, dando
preferenza ai beni, ai servizi e ai titoli azionari delle imprese che rendono esplicita
la propria responsabilità sociale. I progetti comunitari di base, i gruppi della società
civile e le organizzazioni delle donne hanno dimostrato la loro efficacia pratica nella
promozione della salute e fornito modelli di pratiche da seguire. Le associazioni dei
professionisti sanitari hanno un ruolo speciale nel rendere possibile tutto ciò.
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1. Rendere la promozione della salute un elemento centrale
nelle buone pratiche delle organizzazioni
Il settore privato ha un impatto diretto sulla salute delle persone e sui determinanti
della salute attraverso la sua influenza sui contesti locali e sulle culture nazionali, sugli
ambienti e la distribuzione della ricchezza. Il settore privato, gli altri datori di lavoro
e il settore informale hanno la responsabilità di assicurare la salute e la sicurezza sul
posto di lavoro, e di promuovere la salute e il benessere dei dipendenti, delle loro
famiglie e delle comunità. Essi inoltre contribuiscono agli impatti di salute più ampi,
come quelli associati al cambiamenti ambientali complessivi. Il settore privato deve
assicurare che le sue attività siano coerenti con i regolamenti e gli accordi locali,
nazionali e internazionali che promuovono e proteggono la salute. I comportamenti
etici e responsabili negli affari e il commercio equo esemplificano il tipo di pratica che
dovrebbe essere supportata dai consumatori, dalla società civile e da regolamentazioni
e incentivi governativi.
Un impegno complessivo perché ciò avvenga
Soddisfare questi impegni richiede una migliore applicazione dell’esistente, strategie
di provata efficacia, come pure l’uso di punti di partenza e di risposte innovative.
Associazioni, alleanze, reti e collaborazioni forniscono stimolanti e gratificanti modi di
connettere tra di loro le persone e le organizzazioni verso obiettivi comuni e azioni
congiunte per migliorare la salute della popolazione. Ciascun settore (governo,
società
civile e privato) ha ruoli e responsabilità specifici. In molti casi, progressi nell’indirizzare
i determinanti che sono alla base della salute saranno possibili solo lavorando insieme,
in modo che le risorse possano essere usate più efficacemente ed efficientemente per
ottenere risultati duraturi.
Dal momento in cui è stata adottata la Carta di Ottawa, a livello nazionale e mondiale
sono state sottoscritte numerose risoluzioni a favore della promozione della salute, ma
ciò non è sempre stato seguito dall’azione. I partecipanti alla Conferenza di Bangkok
invitano con forza gli Stati Membri e l’Organizzazione Mondiale della Salute a colmare
questa carenza di implementazione e a spingere all’azione le politiche e le alleanze.
La Carta di Bangkok esorta ciascuno a essere parte attiva di una rete complessiva di
relazioni per promuovere la salute, con impegno e azioni a livello globale e locale.
2. La educazione alla salute nella Azienda ULSS 8
Agli inizi degli anni novanta la Regione del Veneto, visto il proliferare di progetti di
educazione alla salute, ha riunito i tre assessorati che la rappresentavano (sanità,
politiche giovanili, servizi sociali) e formato un gruppo di lavoro e di esperti con il
compito di filtrare i progetti da finanziare.
17
E’ utile ricordare che fino a qualche anno prima i fondi di educazione alla salute erano
erogati dalla Regione alle aziende socio-sanitarie in base alla popolazione, infatti, veniva
erogato un fondo pro capite che spesso finiva nel bilancio generale e si “perdeva” solo
con qualche sporadico progetto.
In quegli anni si affacciava anche un nuovo dibattito: l’educazione alla salute era diversa
dall’educazione sanitaria? Alcuni sostenevano di sì per i temi che venivano affrontati,
altri dicevano che l’individuo è centrale rispetto a qualsiasi meccanismo educativo.
Fortunatamente la diatriba si è presto esaurita.
I servizi di educazione alla salute,all’interno delle U.L.S.S. hanno sempre avuto
collocazioni strutturali molto diverse, prima della aziendalizzazione erano afferenti
alla direzione sociale. Successivamente alcuni “illuminati” hanno posizionato questo
servizio in staff alla direzione generale. Essendo un servizio che fa della trasversalità la
sua forza, questa sembrava essere la collocazione più funzionale.
Attualmente il SEPS (servizio educazione e promozione della salute) è collocato nella
maxi struttura del Dipartimento di Prevenzione.
Questo ha fatto che sì che di educazione alla salute cominciassero ad occuparsi anche
figure sanitarie che per anni ne erano state lontane: come i medici igienisti e i medici
veterinari.
Il fatto che il SEPS sia all’interno del Dipartimento di Prevenzione determina rapporti
privilegiati con i servizi del dipartimento stesso quali SIAN,SISP,SERV.VET., MED.LEG.
SPISAL.
Per quanto riguarda il rapporto con gli altri servizi il SEPS ha individuato e istituito
un gruppo di lavoro composto da tutti i servizi territoriali e non che si occupano di
educazione alla salute.
In questi anni i riferimenti regionali sono andati sempre di più scemando, per cui ogni
realtà locale fa storia a sé.
In questa azienda il SEPS ha sempre avuto uno spazio adeguato e le sue iniziative
sono sempre state prese in considerazione e realizzate.
All’interno del nostro servizio si è sviluppato un costante dibattito sulle nuove
tecnologie di comunicazione e sull’efficacia della comunicazione stessa secondo
criteri di validazione riconosciuti dalle comunità scientifiche internazionali.
Unito a quanto sopra la necessità di verificare efficacia ed efficienza dei progetti di
educazione alla salute ci ha portato a costruire percorsi formativi a tale riguardo in
modo da fornire a tutti coloro che lo vogliono strumenti adeguati.
Fino ad ora non abbiamo parlato del rapporto con la scuola. Rapporto principe per
il Servizio. Anche qui storicamente gli insegnanti che si interessavano della materia
erano quelli con cui si poteva avere un dialogo che quasi sempre si trasformava in un
momento o progetto di collaborazione.
Alla fine degli anni 90 l’allora Provveditorato agli studi di Treviso ha istituito una
commissione provinciale rappresentativa del mondo della scuola e delle aziende ULSS
che ne facevano parte.
18
Dopo due anni di lavoro e di contatti sono scaturite tre commissioni, una per territorio
ULSS, formate da rappresentanti del mondo della scuola e dell’ULSS nonché da
un rappresentante della conferenza dei sindaci per verificare il reale fabbisogno di
educazione alla salute di ogni scuola.
Forse è stato un pochino presuntuoso poter pensare che ogni scuola riuscisse a
determinare il suo reale bisogno di salute.
Comunque è sempre positivo che le cose inizino e che poi si evolvano. Infatti attualmente
esiste a livello dell’ex provveditorato un’altra commissione allargata che si occupa dei
progetti di educazione alla salute delle scuole e in questa commissione esiste anche la
presenza delle ULSS provinciali.
Il risultato di ciò è che nella nostra ULSS si è istituita una commissione composta
dagli insegnanti referenti dell’educazione alla salute, un ulteriore passo per avvicinarci
sempre di più al fatto di poter rispondere concretamente ai bisogni della popolazione
scolastica.
19
20
REGIONE VENETO
AZIENDA ULSS n° 8 – ASOLO – TV
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
Servizio per l’Educazione
e la Promozione della Salute
Programma per le scuole
storia e significato
Nel seguito vengono riportati i progetti di educazione sanitaria
proposti nell’anno scolastico 2007-2008 alla scuola
che riportano motivazioni e sviluppo delle iniziative.
Interventi e progetti di educazione alla salute
Per studenti
Per docenti
Per operatori scolastici
Anno scolastico 2007-2008
21
INDICE
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
SERVIZIO EDUCAZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE
GRUPPI DI LAVORO LA PROMOZIONE DI UNA CULTURA DI SALUTE COME PARTECIPARE AI PROGETTI
SCHEDA DI ADESIONE PROGETTI DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE
3
3
5
6
8
9
11
13
15
PRESENTAZIONE DEI PROGETTI E DELLE ATTIVITÀ
a)Alimentazione e dintorni
11.Batti cinque!! – Give me five!!
12.Alimentiamoci con intelligenza
13.Monitoraggio della qualità nella ristorazione scolastica b)La relazione interpersonale
14.Donazione di organi: opinioni tra studenti e operatori sanitari a confronto
15.Il progetto Consultorio Giovani e gli interventi di educazione sessuale,
relazionale/affettiva nelle scuole
16.L’avventura del corpo umano
17.Patologie psichiatriche ad insorgenza adolescenziale: ansia, depressione
18.Promozione della salute e disturbi della condotta alimentare 19.Prevenzione AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili 20.A lezione dai nostri amici animali
21.Un giro in pediatria c)Protezione e sicurezza
12. Corso di aggiornamento sulle malattie sessualmente trasmissibili
13. Lavoro sicuro
14. Prevenzione e sicurezza sulla strada
15. Primo soccorso: cosa fare e come intervenire (per docenti) 16.Primo soccorso: cosa fare e come intervenire (per studenti) 17.Uso corretto dei seggiolini per auto 18.Uso del casco e sicurezza stradale – Prevenzione degli incidenti stradali
tra gli adolescenti, percezione del rischio e conseguenze dei traumi cranici
d)Stili di vita liberi da…
19.“Bacco e tabacco… ti mettono nel sacco?” Prevenzione delle dipendenze
da fumo e alcol
20.‘Che fai stasera? Cambio aria!’. Progetto di prevenzione al tabagismo nella
scuola media
21.Progetto S.a.K.! – Search and Know! Strategia di prevenzione
delle dipendenze nella scuola
22
18
19
21
22
24
26
27
28
31
32
35
37
39
40
41
45
47
49
Dipartimento di prevenzione
Funzioni
Il dipartimento di prevenzione è la struttura tecnico funzionale, dotata di autonomia
organizzativa e contabile, mediante la quale l’unità locale socio sanitaria garantisce la
soddisfazione dei bisogni di salute connessi ad interventi di promozione e di prevenzione
relativamente agli stati e comportamenti individuali delle persone, all’ambiente fisico e
sociale della comunità di riferimento.
Tale struttura garantisce le seguenti funzioni di prevenzione collettiva e comprende
le attività e le prestazioni volte alla promozione della salute della popolazione nel suo
complesso.
Rientrano in tale livello di assistenza la prevenzione e il controllo delle malattie infettive
e diffusive, la tutela dai rischi per la salute derivanti dall’inquinamento dell’aria, delle
acque e del suolo, la tutela della salute della comunità nei luoghi di vita e di lavoro
(abitazioni, scuola, uffici, industrie, zone rurali …), la sorveglianza e il controllo degli
allevamenti per la prevenzione delle malattie degli animali e la tutela igienico sanitaria
degli alimenti e delle bevande.
Il dipartimento di prevenzione contribuisce alle attività di promozione della salute e di
prevenzione delle malattie cronico degenerative in collaborazione con l’ospedale ed i
distretti socio-sanitari.
Livelli organizzativi e responsabilità
Sub struttura
Centro di Responsabilità
Responsabile
Direzione del dipartimento di
prevenzione
direzione
Antonio D’Alba
Servizi sanità umana
igiene e sanità pubblica
Gianluigi Lustro
igiene degli alimenti e della
nutrizione
Renato Ranieri
medicina legale
Aldo Piccioni
prevenzione, igiene e sicurezza
negli ambienti di lavoro
Tomaso Tidei
educazione e promozione alla
salute
Massimo Melloni
unità territoriale dei servizi di
sanità umana
Erminio Bonsembiante
sanità animale
Stefano De Rui
igiene degli alimenti di origine
animale
Gianfranco Martini
igiene degli allevamenti e delle
produzioni zootecniche
Antonio D’Alba
Servizi veterinari
23
Servizio Educazione e Promozione della Salute
E’ un’unità operativa del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda U.L.SS. n. 8 di
Asolo.
Il mandato sociale del Servizio è educare e promuovere la salute della popolazione,
attraverso attività ed iniziative riconducibili a vari aspetti della vita umana individuale
e sociale. Lo scopo è quello di far sì che la popolazione possa giungere a conoscere,
valutare e/o organizzare i propri comportamenti e stili di vita, conseguentemente
assumere la gestione della propria salute e migliorarla.
Come?
- Coordinando attività progettuali integrate con gruppi di lavoro istituzionali ed
interistituzionali: gruppo aziendale per l’educazione alla salute, gruppo di lavoro
scuola-ulss, gruppi di lavoro infanzia-adolescenza, politiche giovanili; tavoli di lavoro
su mediazione culturale ed interculturalità;
- progettando e coordinando al fine di fornire assistenza tecnica e metodologica a
tutti gli operatori impegnati nell’attività di educazione e promozione della salute;
- curando i rapporti tecnico-professionali con le strutture regionali, le istituzioni
scolastiche, i comuni ed altri soggetti, esterni alla struttura socio sanitaria, impegnati
in attività di promozione e tutela della salute;
- contribuendo alla preparazione di materiale informativo e divulgativo;
- fornendo risposte unitarie a richieste di collaborazioni su iniziative di educazione e
promozione alla salute;
- lavorando secondo una logica di rete e un sistema integrato di relazioni su più fronti
a livello locale, provinciale, regionale, nazionale.
Che cosa fa?
• Adozione e realizzazione di un progetto.
• Coordinamento di un progetto adottato dal Servizio Educazione e
Promozione alla Salute ma realizzato da altri.
• Coordinamento di un progetto adottato da altri.
• Supporto alla realizzazione di un progetto adottato da altri.
• Consulenza sull’adozione e/o realizzazione di un progetto da parte di altri.
• Gestisce interventi di formazione e di informazione degli operatori della salute.
• Coordina gli interventi di cui al piano area minori.
• Coordina gli interventi di cui al progetto “ospedali e
servizi socio sanitari interculturali”.
• Promuove e coordina percorsi progettuali rivolti al mondo giovanile e
progetti di comunità.
• Fornisce e realizza sussidi educativi e didattici quali:
fascicoli informativo-divulgativi, opuscoli informativo-divulgativi, depliant,
schede didattiche e bibliografiche, consulenze per sussidio educativo-didattico.
24
• Gestisce e coordina la biblioteca del servizio educazione e
promozione alla salute.
• Coordina il centro di documentazione.
Dove e quando?
Si accede liberamente, su appuntamento, telefonando o recandosi presso la sede del
Servizio.
SEDE: via Forestuzzo, 41, 31011 Asolo –TVTelefono 0423/526414;0423/526433, 0423/526050 FAX: 0423/526430
ORARIO DI SERVIZIO:
8.00 – 16.00 dal lunedì al giovedì
8.00 – 15.00 il venerdì
e-mail: [email protected]
Apertura del centro di documentazione martedì e giovedì dalle ore 9.00 alle 13.00 e
dalle 14.00 alle 18.00.
Il personale
Melloni Massimo (psicologo), Bordin Maurizia (assistente sociale), Cagnin Rita
(educatrice), Navarra Pietro (Assistente amministrativo).
GRUPPI DI LAVORO
Referenti Gruppo SEPS
Bianchin Gianluigi – direttore servizi sociali
Po’ Mario – direttore amministrativo
Corziali Paola – direttore sanitario
Attanasio Alessandro – responsabile area anziani
Bellio Graziano – direttore dipartimento delle dipendenze
Bernardi Angelina – responsabile medicina di comunità
Bordin Maurizia – referente 285
Bordin Pietro – direttore gestione economica e previdenziale risorse umane
Borsellino Pasquale – responsabile consultori familiari
D’Alba Antonio – direttore dipartimento di prevenzione
De Marchi Luca – responsabile f.f. u.s. formazione
Filippin Natalino – responsabile servizio alcologia
Gemma Andrea – responsabile servizio neuropsichiatria infantile
Lustro Gianluigi – responsabile servizio igiene sanità pubblica
Marchet Paola – responsabile servizio infermieristico territoriale
Melloni Massimo – responsabile servizio educazione e promozione della salute
Milani Luciano – responsabile distretto socio-sanitario n° 1
Ranieri Renato – responsabile servizio igiene alimenti e nutrizione
Salzani Fulvia – responsabile distretto socio-sanitario n° 2
25
Susin Ester – servizio dietetico
Tempesta Marco – responsabile del servizio infermieristico
Tidei Tomaso – responsabile servizio prevenzione, igiene e sicurezza ambienti di
lavoro
Vallerini Anna – primario f.f. unità operativa di psichiatria
Salce Pino – responsabile servizio psichiatrico territoriale distrettuale
Vanzelli Alessandro – responsabile medicina di comunità
Componenti Gruppo Scuola – U.L.S.S.
Dal Molin Ido – dirigente scolastico scuola media statale di Valdobbiadene
De Bortoli Mario - dirigente scolastico direzione didattica 2° Circolo, Montebelluna
Faoro Beniamino - dirigente scolastico IPSSAR “Maffioli”, Castelfranco V.to
Fiorin Amelia – psicologa e psicoterapeuta servizio tossicodipendenza, Castelfranco V.to
Frasson Mario – presidente conferenza dei sindaci Azienda Ulss n. 8 – Regione del Veneto
Melloni Massimo – responsabile servizio educazione e promozione della salute, Asolo
Miotto Riccardo - dirigente scolastico Istituto “Maria Assunta”, Castelfranco V.to
Salzani Fulvia – responsabile distretto socio-sanitario n° 2, Montebelluna
26
La promozione di una cultura di salute
“Il fatto che ho avuto una visione…
penso che ne abbiano tutti…
ciò che manca è il metodo”.
(J. Kerouac)
Il benessere globale della persona, nelle sue componenti sociali, cognitive, relazionali
ed affettive, è in gioco in ogni situazione comportamentale e il ruolo del docente, che
ha un rapporto quotidiano con gli studenti e può essere uno strumento educativo
che potenzia le capacità delle persone, arricchisce le conoscenze ed incoraggia
all’acquisizione di attitudini di partecipazione, di autodifesa e di autodeterminazione
relative al benessere.
La promozione e l’educazione alla salute sono azioni collegiali che necessitano di
momenti di integrazione tra servizi socio sanitari, scuola, famiglia, volontariato e di
un lavoro intersettoriale perché la salute è la risultante di una mediazione tra opzioni
individuali all’interno di un “sistema umano complesso”.
I progetti di educazione e promozione alla salute che l’Azienda Ulss n°8 – Servizio per
l’Educazione e la Promozione alla Salute – propone alle scuole dell’infanzia, scuole
primarie, scuole secondarie di 1° e 2° grado del proprio territorio per l’Anno Scolastico
2007-2008 e che vengono presentati in questo opuscolo, rappresentano il risultato di
una ricerca di coordinamento e di integrazione.
Alcuni progetti, consolidati da molti anni, vengono riproposti. Altri sono stati rivisti e
presentano novità che si ritengono utili al fine di un rinnovamento di strategie per poter
incidere in un ambiente in trasformazione come quello della scuola.
Il SEPS ha cercato di definire le modalità operative di presentazione dei progetti di
educazione alla salute e ha individuato le risorse finanziarie per la loro realizzazione.
Il SEPS fornisce una bibliografia di riferimento per la promozione della salute disponibile
presso il Centro di documentazione del servizio (cfr. retro copertina del fascicolo).
Le tabelle sottostanti descrivono l’attività svolta nel biennio scolastico (2005-06/200607) nelle scuole: i numeri rappresentano i contatti ottenuti attraverso i PEAS in termini di
scuole visitate, docenti formati, classi e studenti che hanno avuto almeno un intervento
da parte degli operatori.
SOGGETTI NELL’AMBITO SCOLASTICO CHE HANNO USUFRUITO DELLE ATTIVITA’ DI
EAS – A.S. 2005-2006 (n° 26 percorsi formativi/informativi)
PLESSI SCOLASTICI
DOCENTI
CLASSI
STUDENTI
Scuola dell’infanzia
12
36
15
334
Scuola primaria
18
58
66
1153
Scuola secondaria di 1° grado
5
14
11
291
Scuola secondaria di 2° grado
14
82
218
4485
TOTALE
49
190
310
6263
27
SOGGETTI NELL’AMBITO SCOLASTICO CHE HANNO USUFRUITO DELLE ATTIVITA’ DI
EAS – A.S. 2006-2007 (n°22 percorsi formativi/informativi)
PLESSI SCOLASTICI
DOCENTI
CLASSI
STUDENTI
Scuola dell’infanzia
10
34
20
491
Scuola primaria
25
35
85
1520
Scuola secondaria di 1° grado
11
15
38
790
Scuola secondaria di 2° grado
18
79
298
6044
TOTALE
64
163
441
8845
Si ringraziano tutti gli attori coinvolti nella programmazione per l’educazione e
promozione alla salute: gli operatori professionisti dei servizi socio sanitari, le
organizzazioni scolastiche, i docenti e gli studenti coinvolti per il contributo attivo nella
realizzazione dei progetti.
COME PARTECIPARE AI PROGETTI
Ecco le proposte per l’anno scolastico 2007-2008:
i progetti e gli interventi formativi proposti in questo fascicolo sono n. 21: n. 15 rivolti
agli studenti (di cui 6 coinvolgono indirettamente anche i docenti e/o i genitori) e n. 6
rivolti ai docenti e/o ai collaboratori scolastici e/o ai genitori.
Gli interventi di educazione alla salute ed i corsi di formazione sono stati classificati entro
quattro tematiche: Alimentazione e dintorni, La relazione interpersonale, Protezione e
sicurezza, Stili di vita liberi da….
Il fascicolo illustra ogni attività e progetto proposto, specificando in particolare il
referente, il gruppo target, la tempistica e le modalità di intervento ed è accompagnato
da una presentazione sintetica.
N.B.: Le schede di partecipazione a questi progetti sono da inviare a:
Azienda Ulss n° 8
Servizio per l’Educazione e la Promozione della Salute
Via Forestuzzo, 41 – Asolo TV
Fax 0423.526430
e-mail: [email protected]
entro il giorno 15 ottobre 2007
28
NB. Compilare le schede in ogni parte e per ogni progetto a cui si desidera
partecipare:
Si evidenzia che per alcuni progetti formativi sono già indicate le date e gli orari per la
partecipazione agli incontri e/o per aderire al progetto.
Selezione: ordine di arrivo delle schede di adesione.
Ai partecipanti ai corsi verrà rilasciato attestato di partecipazione per gli usi consentiti
dalla legge.
SCHEDA DI ADESIONE AI PROGETTI (A. S. 2007-2008)
ADESIONE AL PROGETTO N._____ TITOLO _________________________________
INSEGNANTE REFERENTE DEL PROGETTO/ISCRITTO AL CORSO:
______________________________________________________________
NOME SCUOLA __________________________________________________________
INDIRIZZO _______________________________________________________________
Via ______________________________________________________________________
CAP _________
Comune ___________________________ E-mail _______________________________
Tel. ________________________________ Fax __________________________________
SCUOLA
DELL’INFANZIA
DIREZIONE DIDATTICA DI
SCUOLA STATALE
ISTITUTO COMPRENSIVO DI
SCUOLA PARITARIA
SCUOLA
PRIMARIA
SCUOLA SECONDARIA DI
PRIMO GRADO
SCUOLA SECONDARIA DI
SECONDO
CLASSE
Femmine
Maschi
Totale
INSEGNANTE DI RIFERIMENTO
FIRMA
_____________________________________________________________
da inviare a:
SERVIZIO PER L’EDUCAZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SALUTE
Via Forestuzzo, 41 - Asolo (TV), Tel. 0423/526414, Fax 0423/526430, e-mail: [email protected]
29
Alimentazione e dintorni
PROGETTO N° 1
“BATTI CINQUE!! GIVE ME FIVE!!”
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Susin Ester
Dietista – Ospedale di Montebelluna
Tel. 0423.611209 Fax 0423.611215 E-mail: [email protected]
PROGETTO IN COLLABORAZIONE CON ALTRI SERVIZI
Servizio Dietetico P.O. Montebelluna, Direzione Didattica, La Scuola Dei Cerbiatti
Reparto Pediatria dell’ospedale di Montebelluna, Associazioni , Amministrazioni
comunali.
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO:
Scuola, Associazioni, operatori nel campo dell’educazione e della sanità.
Premessa
Il rapporto sullo stato di salute della Popolazione presentato da questa Azienda U.L.S.S.
rileva che le malattie del sistema circolatorio costituiscono la prima causa di decesso,
nell’ambito di detto gruppo si segnala, in particolare, la patologia senile del miocardio.
I tumori sono la seconda causa di morte. (Rif. Azienda U.L.S.S. n. 8 - ASOLO Bilancio
di Esercizio).
La nutrizione costituisce un’area di intervento in relazione alla prevenzione delle
principali patologie e, nello specifico, in relazione alla chemioprevenzione e alla
prevenzione primaria e secondaria delle cardiovasculopatie.
L’U.L.S.S. in collaborazione con la famiglia e la scuola è chiamata a proporre e
coordinare azioni educative volte a sviluppare maggiore consapevolezza rispetto al
proprio comportamento alimentare attraverso una maggiore conoscenza degli alimenti
e del loro ruolo nella nostra salute e più in generale a promuovere comportamenti
preventivi rispetto alle più comuni patologie.
Gli interventi di educazione alimentare dovrebbero non essere occasioni fine a se
stesse ma entrare in una rete di proposte e di messaggi coerenti nei differenti contesti
locali (scuola, associazioni sportive, associazioni ricreative, ospedale.) Cause
Da recenti indagini sui consumi alimentari della popolazione (Istat, Inran, Multiscopo) vengono messi in evidenza modelli che stanno evolvendo in senso meno salutare
coinvolgendo anche i più giovani. Vi è una tendenza generale ad allontanarsi dal modello
mediterraneo, che a tutt’oggi viene considerato il gold standard dell’alimentazione e ad una
sorta di appiattimento della dieta su un modello comune che si allontana dai L.A.R.N.
30
Conseguenze
L’incremento in atto del consumo di carni e salumi (proteine e grassi saturi) ed il
decremento del consumo di carboidrati, frutta e verdure tra la popolazione, realizzano
un imprinting che contribuisce a tracciare un corso difficilmente modificabile ed incline
allo sviluppo di malattie correlate allo stile di vita.
Finalita’
Migliorare le conoscenze, gli atteggiamenti ed i comportamenti in tema di alimenti e
nutrizione. Orientare gli apporti nutrizionali verso i valori indicati dal Ministero della
Salute che comprendono l’incremento degli apporti di fibra, vitamine, minerali, proteine
vegetali e la riduzione di zuccheri semplici, grassi e cibi ad elevata concentrazione
calorica.
Realizzare una rete di collegamenti, comprendenti percorsi strutturati, supporti didattici
(es. raccolta di schede di lavoro per gli insegnanti, divulgativi), dati raccolti ed elaborati
(consumi e atteggiamenti in diverse fasce d’età, livelli di informazione) con la scuola,
le associazioni, i comuni.
Obiettivi specifici di apprendimento:
- aumento delle conoscenze;
- conoscenza della propria storia e delle proprie tradizioni alimentari e culinarie;
- conoscenza degli alimenti dal punto di vista della qualità;
Obiettivi specifici d’impatto:
- incremento del consumo di vegetali;
- istituzione di iniziative volte a promuovere l’aumento del consumo di frutta;
- aumento delle competenze personali.
Strategia
Si realizzano diversi tipi di interventi adattati alle diverse fasce d’età ed ai diversi
contesti dove vengono realizzati: lezioni frontali, laboratori di cucina e di degustazione,
giochi di percezione, lezioni attive, video, visite guidate, video collegamenti.
Interventi
1)realizzazione nelle scuole del progetto “Batti 5! Give me five!”
2)realizzazione c/o la divisione Pediatria del progetto
“Batti 5! ...alla scuola dei cerbiatti!” ;
3)realizzazione di documenti divulgativi (filmati, opuscoli, programma-guida
per gli insegnanti)
4)realizzazione di iniziative di approfondimento di specifiche tematiche
inerenti l’alimentazione sia rivolte alla popolazione che agli operatori
5)partecipazione a manifestazioni locali o ad attività inerenti gli argomenti affrontati
6)piano di verifica iniziale, intermedio, finale.
Risorse per la realizzazione
Personale dell’ ULSS: dietista, psicologi, educatori professionali, infermieri.
Attrezzature: lavagna luminosa, video proiettore, macchina fotografica, cinepresa,
forniture di alimenti per le diverse attività, computer e stazione grafica
Materiali: cancelleria, supporti per i laboratori (alimenti, attrezzature di cucina).
31
Riferimenti: Linee d’indirizzo del Ministero della Salute, Resolutions of Council of
Europe, Inran.
Modalità di verifica e valutazione
Indicatori di attività (riferiti alla strategia degli interventi)
Indicatori di risultato (riferiti ad obiettivi cognitivi e comportamentali)
Indicatori di risultato (verifica)
Fasi di attuazione
Settembre – Dicembre 2007
Definizione calendario delle attività
Preparazione supporti didattici
Definizione piano di verifica
Dicembre - Giugno 2007-08
Realizzazione interventi
Verifica intermedia
Giugno - Dicembre 2008
Rielaborazione dei contenuti proposti
e attività di rinforzo
(ricerche,indagini, ecc.), istituzione di iniziative (es. giornata della Frutta), partecipazione
a manifestazioni locali.
Verifica finale.
32
PROGETTO N°2
ALIMENTIAMOCI CON INTELLIGENZA!
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr. Renato Ranieri – Responsabile Servizio Igiene Alimenti Nutrizione (SIAN)
REFERENTE DEL PROGETTO (a cui rivolgersi per informazioni)
Dr. Renato Ranieri – Responsabile Servizio Igiene Alimenti Nutrizione (SIAN)
Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna
Tel. 0423.611717 Fax 0423.611729
E-mail: [email protected]
Dott. Giancarlo Dalle Carbonare – Dirigente Medico
Telefono: 0423.611782/611784 Fax: 0423.611729
Indirizzo: Via Dante Alighieri 12, 31044 Montebelluna (TV)
Mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Gli studenti della Scuola Secondaria di Secondo Grado
Premessa e manifestazioni
E’ sempre più conosciuto il ruolo fondamentale che l’alimentazione ricopre per la
salute, in particolar modo nell’età della crescita e dello sviluppo.
Tuttavia il sovrappeso e l’obesità sono condizioni preoccupanti nella popolazione
generale ed in continuo aumento anche nei giovani.
Spesso si pone poca attenzione alla qualità dell’alimentazione, facendo prevalere nella
scelta degli alimenti la loro appetibilità rispetto all’aspetto nutrizionale.
Cause
Le cause di questo fenomeno vanno cercate in uno stile di vita dove la scelta degli
alimenti è spesso condizionata da abitudini indotte (favorite anche da un certo tipo
di propaganda), spesso legate ai ritmi rapidi della vita moderna (pasti frettolosi) o ad
aspetti edonistici degli alimenti (consumo di cibi dai sapori accattivanti o sfiziosi).
Conseguenze
In generale le conseguenze di uno stile di vita sbagliato possono rendersi evidenti a
lungo termine.
Il sovrappeso e l’obesità sono spesso associati nell’età adulta a malattie quali diabete,
ipertensione arteriosa, gotta o ad alterazioni della colesterolemia o della trigliceridemia,
con le conseguenti complicanze.
Finalità e aspettative per il progetto
La finalità, a lungo termine, è la tutela della salute dei ragazzi, tenendo conto che
l’alimentazione di oggi influenzerà il loro stile di vita e la salute in divenire.
Obiettivo
Indurre consapevolezza dell’importanza di una corretta alimentazione dal punto di
vista nutrizionale.
STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI
Valorizzazione e diffusione degli aspetti positivi di una corretta alimentazione.
33
INTERVENTI
Incontri e collaborazione con i docenti di riferimento per concordare il contesto
dell’intervento anche nell’ambito del programma scolastico.
Incontri con i ragazzi della Scuola Secondaria di Secondo Grado sul tema.
Somministrazione di questionari in fase iniziale e finale per la valutazione di quanto
svolto nel progetto sia stato recepito dagli studenti.
RISORSE PER LA REALIZZAZIONE
Personale del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, con eventuale intervento di personale dipendente di altri Servizi dell’ULSS n.8.
Attrezzature: lavagne luminose, proiettori e personal computer.
Materiali: lucidi, diapositive e materiale informativo.
MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
A mezzo somministrazione di questionario.
Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi)
Incontri con gli insegnanti
Incontri con gli studenti
Utilizzo di materiale didattico (diapositive, materiale informativo…)
Indicatori di risultato (riferiti all’obiettivo)
Raggiungimento del livello d’interesse sul tema in obiettivo, valutabile nell’ambito di
discussione collettiva.
Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica)
Percentuale di risposte corrette nel questionario finale.
Gli studenti coinvolti dovranno essere in grado di rispondere correttamente ad almeno
il 60% delle domande del questionario finale.
PIANO D’AZIONE
attuazione degli interventi da definirsi con le scuole aderenti.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Anno scolastico 2007-2008
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PROGETTO N° 3
MONITORAGGIO DELLA QUALITÀ NELLA RISTORAZIONE SCOLASTICA
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr. Renato Ranieri – Responsabile Servizio Igiene Alimenti Nutrizione (SIAN)
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr. Renato Ranieri
Servizio Igiene Alimenti Nutrizione (SIAN)
Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna
Tel. 0423.611717 Fax 0423.611729
E-mail: [email protected]
Dott. Antonio Mazzoleni - Tecnico della Prevenzione
Telefono: 0423.611720 Fax: 0423.611729
Indirizzo: Via Dante Alighieri 12, 31044 Montebelluna (TV)
Mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Docenti scolastici, genitori, operatori comunali, interessati a svolgere attività nei
“Comitati per l’alimentazione” nella Scuola.
Premessa e manifestazioni
Al giorno d’oggi un numero sempre maggiore di alunni usufruisce del servizio di
ristorazione scolastica, affidata o a ditte esterne che forniscono i pasti o alle mense
con cucina interna.
Talora la scelta dei menù scolastici non soddisfa appieno i criteri nutrizionali e/o la
gradevolezza dei cibi.
Cause
La scelta dei menù non sempre avviene secondo i criteri di un’alimentazione equilibrata:
talvolta è orientata a soddisfare l’appetibilità delle pietanze a scapito del bilancio
nutrizionale, talora vengono serviti all’utenza cibi poco appetibili.
Conseguenze
I cibi che non rispettano il bilancio nutrizionale possono causare il sovrappeso e
l’obesità, spesso associati nell’età adulta a malattie quali diabete, ipertensione
arteriosa, gotta o ad alterazioni della colesterolemia o della trigliceridemia, con le
conseguenti complicanze.
I cibi poco appetibili non sono graditi all’utenza e non vengono consumati, causando
insoddisfazione per il pasto non completo.
Finalità ed aspettative per il progetto
Il nostro intervento è mirato a promuovere la formazione, nelle scuole in cui esiste
un servizio di ristorazione scolastica, di un “Comitato per l’alimentazione” o il
consolidamento dei Comitati o di organi analoghi già esistenti nelle scuole.
Il Comitato può essere formato da docenti scolastici, genitori, operatori comunali
interessati. Tali comitati dovranno monitorare i pasti serviti per quanto riguarda la
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qualità nei vari aspetti sopra citati.
Il progetto prevede un percorso formativo dei componenti dei Comitati per supportarli
nello svolgimento dell’attività.
OBIETTIVO
Promuovere nelle mense scolastiche il monitoraggio della qualità dei pasti erogati da
parte dei componenti dei “Comitati per l’alimentazione”, con il supporto del Servizio
Igiene Alimenti e Nutrizione, in modo da favorire l’erogazione di pasti equilibrati dal
punto di vista nutrizionale, salubri, ma gradevoli.
STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI
Valorizzazione del ruolo dei “Comitati per l’alimentazione” o analoghi.
Interventi
Incontri con le Scuole, i genitori, i Comuni aderenti al progetto per concordare il
contesto di intervento.
Attività formativa rivolta ai componenti del Comitato.
Somministrazione di questionari in fase iniziale e finale ai componenti del Comitato
sulle conoscenze acquisite a seguito dell’attività formativa.
MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
A mezzo somministrazione di questionario.
Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi)
Incontri con i componenti dei Comitati.
Interventi formativi rivolti ai componenti dei Comitati.
Utilizzo di materiale didattico (diapositive, materiale informativo…).
Somministrazione di questionari in fase iniziale e finale ai componenti del Comitato.
Indicatori di risultato (riferiti all’obiettivo)
Svolgimento del monitoraggio della qualità dei pasti nelle mense scolastiche da parte
dei componenti dei “Comitati per l’alimentazione”.
Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica)
Percentuale di risposte corrette nel questionario finale.
I componenti dei “Comitati per l’alimentazione dovranno essere in grado di rispondere
correttamente ad almeno il 70 % delle domande del questionario finale.
PIANO D’AZIONE
Attuazione degli interventi da definirsi con le scuole aderenti.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Anno scolastico 2007–2008.
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PROGETTO N° 4
DONAZIONE DI ORGANI: OPINIONI TRA STUDENTI E
OPERATORI SANITARI A CONFRONTO
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr. Moreno Agostini – Coordinatore per l’Azienda ULSS n. 8 dei trapianti.
Tel. 0423-611280
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Agli studenti delle classi quinte della scuola secondaria di 2° grado, max 25 classi.
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
Il corso ha come obiettivi:
• Conoscere gli aspetti legislativi al riguardo.
• Conoscere qual è la definizione di morte per la medicina ufficiale, accolta
dalla legislazione.
• Conoscere la differenza tra donazione di organi e di tessuti.
• Stimolare la discussione sul tema.
METODOLOGIA E STRUMENTI
Introduzione sul tema, lavoro di gruppo, elaborazione del lavoro di gruppo recupero
d’aula.
RELATORI
Operatori professionisti del servizio infermieristico e dei reparti di rianimazione.
Ad ogni modulo/corso possono partecipare max 20/25 persone; il modulo non viene
attivato se i partecipanti non raggiungono il numero di 10.
SEDE
Sede della scuola richiedente l’intervento.
PERIODO
Anno scolastico
dal 15 ottobre al 15 dicembre 2007 – da gennaio ad aprile 2008 (dal lunedì al sabato).
DURATA
Tre ore e 30 minuti (orario scolastico).
NB: le domande in esubero verranno comunque valutate e il gruppo di lavoro si riserverà
la facoltà di rispondere alle richieste.
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PROGETTO N° 5
IL PROGETTO ‘CONSULTORIO GIOVANI’ E GLI INTERVENTI DI
EDUCAZIONE SESSUALE RELAZIONALE/AFFETTIVA NELLE SCUOLE
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr. Pasquale Borsellino - Responsabile Consultorio Familiare
Consultorio Familiare Castelfranco V.to
Tel. 0423/732733 Fax 0423/732735
E-mail:[email protected]
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr.ssa Maristella Bacchion - psicologa
Consultorio Familiare Montebelluna
Tel. 0423/611777 Fax 0423/611776
E-mail:[email protected]
ALTRI PARTECIPANTI AL PROGETTO
Dr.ssa Claudia Panzica - psicologa
Consultorio Familiare Montebelluna
Tel. 0423/611777 Fax 0423/611776
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Agli studenti del 3° anno della scuola secondaria di secondo grado.
PREMESSA E MANIFESTAZIONI
Lavorando con gli adolescenti in questi anni, abbiamo assistito a dei cambiamenti
del loro modo di concepire la sessualità e, più in generale, di relazionarsi con gli altri.
Ci siamo resi conto che la quantità di informazioni che hanno non corrisponde ad
una effettiva conoscenza degli aspetti che riguardano la sessualità. Si tratta spesso
di dati scollegati tra di loro, frammentari e non legati ad una reale consapevolezza
dell’importanza che queste conoscenze hanno nella loro vita. Da qui la necessità di
pensare ad un approccio diverso con i ragazzi che parta dalle informazioni che già
hanno e favorisca la problematizzazione, sistematizzazione, approfondimento delle
conoscenze.
Cause
1)Scarso confronto e dialogo con le figure educative di riferimento (genitori –
insegnanti).
2)Molteplicità dei messaggi mediatici che orientano anche i comportamenti e le singole
decisioni riguardanti il modo di esprimere la sessualità.
3)Proposta di modelli, di ruoli e comportamenti sessuali non aderenti e rispettosi della
realtà evolutiva propria degli adolescenti.
Conseguenze
Scarsa capacità di riflessione sulle proprie scelte e dell’uso delle informazioni in
possesso: quindi assunzione di comportamenti a rischio quali gravidanze indesiderate,
IVG, pillola del giorno dopo.
FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO
I ragazzi effettuano scelte consapevoli e responsabili rispetto alla propria sessualità e
alle proprie relazioni affettive.
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OBIETTIVO
1)I ragazzi conoscono i metodi contraccettivi e li usano in modo adeguato.
2)I ragazzi fruiscono in modo opportuno dei Servizi dell’Azienda ULSS.
3)I ragazzi riconoscono le determinanti famigliari, sociali, culturali che agiscono
sull’espressione della propria sessualità.
STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI
Strategia
Attraverso il metodo interattivo si promuovono discussioni guidate e si attuano interventi
informativi e chiarificatori da parte degli operatori. Si ritiene che la partecipazione in
prima persona e il confronto tra pari sia l’occasione per dare un senso a ciò che già
sanno e per favorire la maturazione di una opinione personale.
Interventi
Coinvolgimento diretto dei ragazzi attraverso lavori individuali, di gruppo ed attivazioni
varie, tra cui anche role-playing. Interventi informativi e chiarificatori da parte degli
operatori.
RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
n. 5 ginecologi, n. 8 psicologi, n. 2 educatori.
MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
Questionari di entrata – uscita e questionari di gradimento.
Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi)
Compilazione di questionari (numero di domande anonime), partecipazione di tutti i
componenti, rispetto dei tempi programmati, svolgimento dei contenuti.
Indicatori di risultato (riferiti all’obiettivo)
Decremento del numero di richieste di pillola del giorno dopo, di gravidanze precoci,
di interruzioni volontarie di gravidanza.
Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica)
Aumento del numero di risposte esatte al questionario e risposte date al questionario
di gradimento.
PIANO D’AZIONE
Condivisione del progetto con gli insegnanti ed i ragazzi.
FASI DI ATTUAZIONE
1)incontro preliminare con gli insegnanti di classe;
2)somministrazione del questionario e raccolta domande anonime;
3)incontro con i ragazzi;
4)somministrazione del questionario di verifica e di gradimento e consegna in forma
privata delle domande;
5)incontro restituivo con gli insegnanti.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Data d’inizio del progetto
Data di termine del progetto
Dicembre 2007
Maggio 2008
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PROGETTO N° 6
L’AVVENTURA DEL CORPO UMANO
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr. Brisotto Paolo – Direttore U.O Pediatria
Telefono: 0423-611685
Fax: 0423-611969
Indirizzo: via Togliatti,1 Montebelluna
E-mail: [email protected]
REFERENTE DEL PROGETTO (a cui rivolgersi per informazioni)
Dalla Longa Carla - insegnante presso U.O. Pediatria Montebelluna
Telefono: 0423-614263
E-mail: [email protected]
IN COLLABORAZIONE CON
Volontari ABIO e la direzione didattica del 1° circolo di Montebelluna
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Bambini frequentanti la classe 5^ della scuola primaria.
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa: il progetto ha lo scopo di avviare gli alunni alla conoscenza del proprio
corpo e delle malattie più frequenti in questa fascia d’età, nonché favorire un approccio
alla conoscenza degli strumenti e delle modalità che il medico attua per effettuare una
visita e formulare la diagnosi.
Obiettivo di salute generale: prevenzione del disagio da eventuale ricovero.
Obiettivi specifici:
- avviare il bambino ad una conoscenza delle malattie e della struttura ospedaliera
quando non è ammalato per permettergli di elaborare le informazioni
con più serenità;
- permettere al bambino di affrontare con meno ansia un eventuale accesso in
ospedale per ricovero o accertamenti diagnostici;
- far conoscere la realtà ospedaliera: spazi e figure professionali;
- far conoscere la realtà della scuola in ospedale;
- conoscere il vissuto del bambino rispetto alla malattia e all’esperienza
di ospedalizzazione;
- far conoscere l’uso e la funzione degli strumenti medico sanitari;
- far conoscere i ruoli delle figure che vi lavorano.
PIANO DI INTERVENTO
Presentazione del progetto ai docenti interessati da parte dell’insegnante della scuola
in ospedale e di un medico del reparto di Pediatria.
Distribuzione alle classi interessate del libretto realizzato dai bambini della scuola in
ospedale, con la funzione di sussidio didattico.
Somministrazione del questionario ai bambini su come vivono la malattia e l’ospedale.
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Lavoro in classe da parte dell’insegnante.
Intervento in classe dell’insegnante ospedaliera.
Questionario finale.
Nel caso che, durante il lavoro in classe, emergano problematiche di rilievo si può
prevedere un incontro tra i bambini e un medico.
FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Anno scolastico 2007-2008.
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PROGETTO N° 7
PATOLOGIE PSICHIATRICHE AD INSORGENZA
ADOLESCENZIALE: ANSIA, DEPRESSIONE
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr.ssa Anna Vallerini – Medico del Centro di Salute Mentale
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr.ssa Alessandra Tessaro - Centro di Salute Mentale
Via Ospedale, 18 – Castelfranco V.to
Tel. 0423/732690 Fax 0423/732690
E-mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Studenti delle classi 3°, 4° e 5° della Scuola Secondaria di Secondo Grado (Scuole
Superiori).
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa: si è rilevato, negli ultimi anni, un progressivo aumento di alcune patologie
psichiatriche (disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, disturbi da attacchi di panico e
depressione) in età giovanile.
Cause: il mutamento del contesto socio-culturale spinge ad una maggior competitività,
sottoponendo a richieste pressanti l’adolescente e questo facilita l’insorgere di
sentimenti di inadeguatezza e attiva comportamenti non adattivi, dannosi per la
salute.
Conseguenze: aumentate richieste di interventi, aumento del disagio per le famiglie.
FINALITA’
Obiettivi di salute generali: maggior informazione agli studenti e ai docenti relativa alle
patologie descritte; individuazione precoce dei segnali di un disagio psichico.
Obiettivi specifici: gli studenti delle classi 3^, 4^ e 5^ delle scuole secondarie di
secondo grado acquisiscono maggiori informazioni in merito alle patologie sopra
citate. Il gruppo target identifica precocemente il disagio e si rivolge ai servizi preposti.
Sensibilizzazione dei genitori e dei docenti per la promozione dei corretti stili di vita.
INDICATORI PREVISTI PER LA VALUTAZIONE
Proposta di un focus-group ai docenti, responsabili della promozione della salute delle
quattro scuole individuate.
Lezione frontale condotta dal medico specialista in psichiatria.
Somministrazione della scala multi mediale del sostegno sociale percepito a tutti gli
studenti che partecipano al progetto.
Distribuzione di volantini informativi del centro di salute mentale.
INDICATORI DI ATTIVITA’ (riferiti a strategia ed interventi)
Numero di incontri con docenti, studenti.
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INDICATORI DI RISULTATO (riferiti all’obiettivo)
Studenti che dimostrano di aver acquisito maggior informazione sulle patologie
psichiatriche (dato rilevabile dall’applicazione del test).
INDICATORI DI RISULTATO (esiti riferiti alla verifica)
Gli studenti, i docenti, che partecipano al progetto, riconoscano precocemente i segnali
di disagio psichico e si rivolgano al servizio.
PIANO D’AZIONE
• Presentazione del progetto alle Scuole Superiori precedentemente contattate.
• Focus con i docenti.
• Lezioni frontali condotte e lavoro di gruppo con gli studenti.
FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Inizio progetto: Ottobre 2007 con presentazione del corso di formazione alle 4 scuole
individuate con l’attivazione dei focus-group dei docenti.
Lezioni frontali rivolte agli studenti, seguite da lavori di gruppo e dal dibattito con gli
studenti per rielaborare i contenuti esposti.
Un incontro per la presentazione ed infine la valutazione finale del progetto.
43
PROGETTO N° 8
PROMOZIONE DELLA SALUTE E DISTURBI DELLA
CONDOTTA ALIMENTARE
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr.ssa Anna Vallerini – Medico del Centro di Salute Mentale
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr.ssa Alessandra Tessaro - Centro di Salute Mentale
Via Ospedale, 19 – Castelfranco V.to
Tel. 0423/732690 Fax 0423/732690
E-mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Studenti e docenti delle classi 3°, 4° e 5° della Scuola Secondaria di Secondo Grado
(Scuole Superiori).
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa: si è rilevato, negli ultimi anni, un progressivo aumento dei disturbi della
condotta alimentare in età giovanile.
Cause: incremento di incidenza della patologia in oggetto, insorgenza della stessa in
età più precoci.
Conseguenze: aumentata richiesta di interventi.
FINALITA’ (obiettivi di salute)
Il progetto è finalizzato ad informare e fornire maggiori strumenti di conoscenza in merito
alle patologie descritte allo scopo di prevenire l’insorgenza dei disturbi, permettere una
precoce individuazione dei segnali di disagio psichico.
OBIETTIVI SPECIFICI
1)Approfondimento della conoscenza dei disturbi della condotta alimentare nella
popolazione target;
2)Acquisizione di modalità di comprensione e lettura dei comportamenti a rischio;
3)Corretto utilizzo dei servizi preposti alla cura di tali patologie;
4)Sensibilizzazione dei docenti per la promozione di corretti stili di vita.
INDICATORI PREVISTI PER LA VALUTAZIONE
Numero partecipanti agli incontri.
INDICATORI DI RISULTATO (verifica)
Questionario di verifica sul grado di comprensione degli argomenti trattati da parte
degli studenti.
PIANO D’AZIONE (per il Corso formativo)
1)presentazione del progetto a quattro Istituti Superiori di Castelfranco Veneto;
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2)lezioni frontali condotte dal medico specialista psichiatra;
3)lavori di gruppo con gli studenti.
METODOLOGIA E STRUMENTI
Lavoro di gruppo, lezioni frontali, dibattiti, questionari, dispense.
FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Inizio progetto settembre 2007 con presentazione del corso di formazione alle quattro
scuole individuate.
Il progetto si articola, per ognuna delle scuole, in due incontri di due ore ciascuno:
- una lezione frontale sui Disturbi Alimentari per gli studenti e tecniche di
role playing;
- un incontro di gruppo/dibattito con gli studenti per rielaborare i contenuti esposti.
Inoltre per ciascuna scuola verrà effettuato un incontro preliminare di presentazione
del progetto e un incontro finale di verifica.
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PROGETTO N° 9
PREVENZIONE AIDS E ALTRE MALATTIE SESSUALMENTE
TRASMISSIBILI (PER STUDENTI)
RESPONSABILE DEL CORSO
Dr. Gianluigi Lustro - Responsabile Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP)
REFERENTE DEL PROGETTO
ASV Donatella Indiano
Servizio Igiene Sanità Pubblica
Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna
Tel. 0423/611714 Fax 0423/611707
E-mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Studenti del 3° anno delle scuole secondarie di secondo grado (scuole superiori).
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa: le malattie a trasmissione sessuale (MST) rappresentano un importante
problema di sanità pubblica per i risvolti sanitari, sociali ed economici che comportano.
I giovani sono particolarmente esposti alle infezioni da HIV e ad altre MST.
Obiettivi di salute generali: mantenere bassa l’incidenza delle principali malattie a
trasmissione sessuale nei giovani.
Obiettivi specifici: facilitare l’adozione di comportamenti adeguati atti a prevenire le
MST; aumentare le conoscenze sul tema trattato.
PIANO DI INTERVENTO
Incontro di 3 ore con un numero massimo di 30 studenti da parte di un medico e
un’assistente sanitaria (S.I.S.P. e U.T.S.S.U.).
METODOLOGIA E STRUMENTI
Lezione frontale.
FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Formazione del personale sanitario coinvolto nell’educazione sanitaria: entro il 31
Gennaio 2007.
Interventi nella scuola: anno scolastico 2007-2008
46
PROGETTO N° 10
A LEZIONE DAI NOSTRI AMICI ANIMALI
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dott. Vittorio Scapinello - Servizio Veterinario
REFERENTE DEL PROGETTO
Dott. Vittorio Scapinello - Servizio Veterinario
Via Forestuzzo, 41 – 31011 Asolo
Tel. 0423.526411 Fax 0423/526310 – cellulare: 3282131611 (ore 10,00/13,00).
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Ai bambini dell’ultimo anno della scuola materna (primo approccio).
Agli alunni delle classi 3^ e 4^ della scuola elementare (corso base).
Agli alunni della classe 5^ della scuola elementare (corso base e avanzato).
Si precisa che viene garantita la continuità e la presenza del cane (il mitico Billy) alle
lezioni.
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa: in pochi decenni anche nel nostro ambiente è caduta la cultura rurale
tradizionale e si è affermata in modo massiccio l’urbanizzazione che ha portato
l’impoverimento delle relazioni uomo-animale. E’ importante che le nuove generazioni
conoscano i piccoli animali domestici che potranno accompagnarli nei loro giochi, se li
conosceranno sapranno garantire il loro benessere e relazionarsi in modo equilibrato e
rispettoso della loro natura animale, riducendo così il rischio di futuri abbandoni.
Gli argomenti trattati focalizzeranno l’attenzione sulla conoscenza del cane e del gatto
quale base indispensabile per un corretto approccio con l’animale, in particolare:
• come aver cura dei suoi bisogni
• come accudirlo
• come mantenerlo in buona salute
• come educarlo
• come gestirlo
Sarà affrontato il tema dell’abbandono, in particolare: cosa saper prima di adottare o
acquistare un animale, come scegliere l’animale adatto a noi.
Obiettivi generali :migliorare il rapporto uomo animale, migliorare la salute dell’animale,
ridurre l’incidenza delle zoonosi, ridurre il fenomeno del randagismo.
Obiettivi specifici: trasmettere tecniche di protezione, allevamento e benessere degli
animali; modalità di relazione e riconoscimento delle principali malattie trasmissibili;
tecniche di relazione con gli animali.
FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Sono previsti 1 o 2 incontri di 1 ora nelle classi aderenti al progetto.
Novembre 2007 – Maggio 2008: l’intervento è da inserire nel programma di ogni singola
insegnante per cui è necessario prendere accordi diretti con il relatore almeno 10 giorni
prima dell’incontro.
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PROGETTO N° 11
UN GIRO IN PEDIATRIA
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr. Brisotto Paolo – Direttore U.O Pediatria
Telefono: 0423-611685 Fax: 0423-611969
Indirizzo: via Togliatti,1 Montebelluna
E-mail: [email protected]
REFERENTE DEL PROGETTO (a cui rivolgersi per informazioni)
Dalla Longa Carla - insegnante presso U.O. Pediatria Montebelluna
Telefono: 0423-614263
E-mail: [email protected]
IN COLLABORAZIONE CON
Volontari ABIO e la direzione didattica del 1° circolo di Montebelluna.
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Bambini (classi) delle scuole dell’infanzia afferenti ai comuni di: Valdobbiadene, Vidor,
Cornuda, Crocetta del Montello, Pederobba, Montebelluna, Caerano San Marco,
Maser, Volpago del Montello, Giavera, Trevignano.
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa: il progetto si prefigge di far conoscere ai bambini la realtà della malattia
e dell’ospedale quando stanno bene e vivono in una situazione di normalità come
quella della scuola per permettere loro di elaborare le informazioni con più serenità ed
affrontare un eventuale ricovero con meno ansia.
Obiettivi specifici:
Far conoscere la realtà ospedaliera: spazi e figure professionali.
Far conoscere la realtà della scuola in ospedale.
Conoscere il vissuto del bambino rispetto alla malattia e all’esperienza di
ospedalizzazione.
Far conoscere l’uso e la funzione degli strumenti medico sanitari.
Far conoscere i ruoli delle figure che vi lavorano.
INDICATORI PREVISTI PER LA VALUTAZIONE
Rappresentazione grafica “disegna ciò che hai imparato”.
Puzzle (preparato dai bambini ricoverati) per riconoscere gli strumenti usati in
ospedale.
Scheda operativa, questionari pre e post interventi per verificare il cambiamento di
atteggiamento nei confronti dell’ospedalizzazione.
INDICATORI DI RISULTATO
Conoscenza degli strumenti e delle figure medico-sanitarie e della realtà della scuola
in ospedale da parte degli alunni;
Dimostrazione di minor ansia nei confronti dell’ospedalizzazione da parte dei bambini
dopo l’intervento dell’insegnante di classe, dell’insegnante ospedaliera.
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PIANO DI INTERVENTO
Presentazione del progetto ai docenti interessati da parte dell’insegnante della scuola
in ospedale e di un medico del reparto di Pediatria.
Distribuzione alle classi interessate del gioco “Un giro in pediatria” realizzato dai
bambini delle scuole ospedaliere.
Distribuzione dei giochi (“L’ospedale” e “La valigetta del dottore”) con la funzione di
strumenti didattici che permettano al bambino, attraverso l’attività ludica, di conoscere
figure e strumenti riguardanti l’ospedale.
Distribuzione alle classi del libretto realizzato dai bambini della scuola in ospedale.
Somministrazione del questionario ai bambini su come vivono la malattia e
l’ospedale.
Lavoro in classe da parte dell’insegnante.
Intervento in classe dell’insegnante ospedaliera.
Questionario finale.
FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Anno scolastico 2007-2008
49
Protezione e sicurezza
PROGETTO N° 12
CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLE MALATTIE
SESSUALMENTE TRASMISSIBILI (PER DOCENTI)
RESPONSABILE DEL CORSO
Dr. Gianluigi Lustro - Responsabile Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP)
REFERENTE DEL PROGETTO
ASV Donatella Indiano
Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP)
Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna
Tel. 0423/611714 Fax 0423/611707
E-mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Docenti delle scuole dell’infanzia, scuole primarie e delle scuole secondarie di primo
grado.
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa: le malattie trasmissibili presentano tuttora dei problemi di corretta
conoscenza nelle comunità scolastiche soprattutto infantili.
Obiettivi generali: sfatare falsi pregiudizi e informare sui sistemi di prevenzione e di
controllo delle più comuni malattie infettive e diffusive.
Obiettivi specifici: fornire informazioni e conoscenze relative alle malattie infettive e la
scuola.
PIANO DI INTERVENTO
Incontro tra i docenti, il medico e l’assistente sanitaria (SISP e U.T.S.S.U.) di 2 ore
(ripetuto per 3 volte in date diverse).
METODOLOGIA E STRUMENTI
Lezione frontale.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Anno scolastico 2007/08
50
PROGETTO N° 13
LAVORO SICURO
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr. Tomaso Tidei – Responsabile Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli
ambienti di Lavoro (SPISAL).
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr. Tomaso Tidei
Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli ambienti di Lavoro (SPISAL)
Via Dante Alighieri 12 – 31044 Montebelluna
Tel. 0423/611730 Fax 0423/611741
E-mail: [email protected]
ALTRI PARTECIPANTI AL PROGETTO
Dr.ssa Zaniol Federica - Medico
Telefono:0423/611732
E-Mail: [email protected]
Favaro Gabriella - Assistente Sanitaria
Telefono:0423/611733
E-Mail: [email protected]
Tabacchi Tiziana - Assistente Sanitaria
Telefono:0423/611733
E-Mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Studenti delle classi 3° delle scuole secondarie di primo grado.
Studenti delle classi 3°scuole secondarie di secondo grado (istituti tecnici e
professionali).
PREMESSA E MANIFESTAZIONI
Per motivi istituzionali lo SPISAL ha un contatto diretto con il mondo del lavoro e le
problematiche lavoro-correlate. Il Servizio effettua l’analisi dei referti di infortunio che
avvengono nell’ambito del territorio ULSS competente (circa 6000 referti/anno).
Inoltre raccoglie e rileva i dati relativi alle malattie professionali.
I dati raccolti, pur essendo di un territorio ristretto, rispecchiano il trend nazionale ed
evidenziano una lieve diminuzione degli infortuni, ma individuano nei lavoratori giovani
(15-25 anni) la fascia più a rischio di infortunio.
Recentemente la Regione Veneto ha pianificato interventi di formazione capillare in
alcuni settori (meccanica ed edilizia) con una significativa riduzione del numero e/o
della gravità degli infortuni.
Tale esperienza positiva può essere riproposta, con le opportune modifiche, in ambito
scolastico.
51
Cause
L’avviamento al lavoro dei giovani avviene spesso con assente o insufficiente percezione
del rischio lavorativo.
Conseguenze
Elevata incidenza e gravità di infortuni sul lavoro e malattie professionali con danni
biologici e/o menomazioni permanenti a carico del lavoratore.
Costi sociali elevati.
FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO
L’esposizione, tramite un percorso articolato in più interventi, delle conoscenze
fondamentali per l’acquisizione della percezione del rischio.
OBIETTIVO
In situazioni lavorative simulate o rappresentate con l’ausilio di foto, disegni e video,
gli studenti individuano i rischi lavorativi e suggeriscono i comportamenti corretti da
adottare nelle singole specifiche situazioni.
STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI
Lezioni frontali con l’uso di tecniche multimediali.
Coinvolgimento e partecipazione attiva degli studenti su tematiche emerse da
precedenti esperienze del gruppo classe (stages, lavori stagionali, situazioni familiari).
Gli interventi sono monotematici , della durata di due - tre ore e vertono su:
• rischio infortunistico
• rischio elettrico
• rischio da macchine
• rischio chimico
• rischio biologico
• rischio in edilizia
• amianto
• rumore
• VDT
• primo soccorso
• primo lavoro in fabbrica.
L’insegnante referente può richiederne uno o più interventi, in base al programma
stabilito e all’indirizzo scolastico scelto.
RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Personale
• n. 2 medici
• n. 1 chimici
• n. 2 assistenti Sanitarie
• n. 1 infermieri
• n. 7 tecnici della prevenzione negli ambienti di lavoro
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Attrezzature:
Personal computer, videoproiettore, lavagna luminosa, vhs, proiettore diapositive.
Materiali: Cartaceo (Dispense, depliant, post-it, poster) e supporti multimediali.
MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
Il progetto viene realizzato esclusivamente attraverso la stretta collaborazione
dell’insegnante referente che concorda con il responsabile del Servizio le modalità di
intervento e il collegamento dello stesso con il contesto didattico.
Considerato il target, studenti che a breve entreranno nel mondo del lavoro, e che
questi incontri fanno parte anche del piano formativo, si ritiene che la verifica e la
valutazione dell’apprendimento debba essere effettuata nell’ambito scolastico dallo
stesso insegnante eventualmente mediante la produzione di elaborati.
Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi)
Incontro preliminare e successivo con l’insegnante referente.
Coinvolgimento diretto del gruppo target con richieste di approfondimento degli
argomenti proposti, esposizione di esperienze pertinenti, discussione.
Indicatori di risultato (riferiti all’obiettivo)
L’80% del gruppo classe a fronte di situazioni lavorative simulate o rappresentate con
l’ausilio di foto, disegni e video, individua i rischi lavorativi e suggerisce i comportamenti
corretti da adottare nelle singole specifiche situazioni.
Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica)
Produzione di elaborati nei gruppi – classe coinvolti nel progetto.
PIANO D’AZIONE
Il progetto prevede l’intervento specialistico di personale tecnico e sanitario all’interno
degli istituti richiedenti. Gli interventi sono inseriti nel contesto didattico legato a materie
tecniche e prevedono se possibile percorsi protratti (triennio superiore)
FASI DI ATTUAZIONE PROGETTO
Divulgazione del progetto.
Richiesta della scuola.
Incontro con l’insegnante referente per concordare modalità e contenuti.
Intervento con il gruppo – classe.
Produzione degli elaborati.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Anno scolastico 2007-08.
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PROGETTO N° 14
PREVENZIONE E SICUREZZA SULLA STRADA
RESPONSABILE DEL CORSO
Dr. Gianluigi Lustro - Responsabile Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP)
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr.ssa Gabriella Grillo - Servizio Igiene Sanità Pubblica
Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna
Tel. 0423/611716 – 0423/732702 Fax 0423/611707
E-mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Ai genitori, docenti e studenti delle classi 4^ e 5^ della scuola secondaria di secondo
grado.
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Il progetto viene effettuato in collaborazione con: Amministrazione Comunale di
Castelfranco Veneto e Montebelluna (Comando Vigili Urbani) e l’Associazione Italiana
Familiari Vittime della Strada.
Si parte dalla constatazione che i giovani di età’ compresa tra i 18 e i 20 anni sono
una categoria a rischio, rappresentando circa il 20% delle vittime della strada (dati del
2003).
Dall’analisi del recente Bollettino del Sistema Epidemiologico Regionale, si evince che
i risultati della patente a punti non sono stati così soddisfacenti come ci si poteva
attendere: ad esempio, l’uso delle cinture posteriori non è diffuso, e molto rimane da
fare soprattutto nel campo della prevenzione.
Si ritiene che tutti i giovani adulti, che rappresentano la maggior parte dei neo-patentati,
debbano essere l’obiettivo privilegiato di azioni di sensibilizzazione e prevenzione.
La prima causa degli incidenti stradali è da ricercare nel fattore umano: distrazione,
sottovalutazione del rischio, esagerata fiducia nelle proprie capacità, sonno, assunzione
di alcool, sostanze, farmaci.
I dati sulla incidentalità stradale nel Veneto, e in particolare nella Provincia di Treviso,
sono ancora sconfortanti.
FINALITA’ E ASPETTATIVE DEL PROGETTO
Si ritiene opportuno, in previsione del conseguimento della patente di guida, proporre
ai giovani dell’età compresa tra i 17 e i 19 anni, alcune lezioni interattive, utilizzando
mezzi adeguati e il linguaggio più efficace per fare appello al senso di responsabilità
dei conducenti per incoraggiarli a rimanere sobri.
Ci si propone di aumentare la conoscenza dei rischi legati alla circolazione stradale, con
particolare riferimento alla velocità, al mancato uso delle cinture di sicurezza, agli effetti
deleteri dell’uso degli alcolici; inoltre si prevede di incoraggiare la riflessione individuale
e di gruppo su tali argomenti, che potranno divenire oggetto di una composizione
personale alla fine del ciclo di incontri.
54
OBIETTIVO
In sintonia con il Programma di azione Europea per la sicurezza stradale, si curerà
l’informazione e sensibilizzazione delle parti interessate allo scopo di garantire una
migliore preparazione dei conducenti.
In particolare ci si soffermerà sull’uso delle cinture di sicurezza, anche posteriori, e sui
rapporti alcol-guida.
STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI
Sinergia di intervento tra studenti, operatori, docenti e genitori.
La mobilitazione delle parti interessate avverrà sulla base di carte programmatiche
(Atto di Intesa firmato dalle Amministrazioni Comunali nel febbraio 2004, secondo
quanto già previsto dal Programma Regionale di Prevenzione dai traumi da traffico), e
sulla base di impegni volontari (AIFVS).
Incontri con il Dirigente Scolastico e con i docenti per definire modalità e proposte.
Incontri con genitori, studenti, operatori e collaboratori.
Intervento della Polizia Municipale, con illustrazione pratica dell’uso dell’etilometro.
Intervento dei rappresentanti dell’AIFVS.
Intervento di esperti nel campo della viabilità.
MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
Indicatori di attività:
• numero degli incontri realizzati nell’anno scolastico con i destinatari del progetto;
• produzione di almeno un elaborato per classe.
Indicatori di risultato:
Verrà dato peso al componimento conclusivo, dal quale si potrà ricavare il grado di comprensione del problema e l’indice di gradimento.
PIANO D’AZIONE:
• coordinamento iniziale;
• incontri con i docenti, allo scopo di inserire gli argomenti in esame nell’ambito del
piano di studi previsto dai programmi ministeriali;
• pianificazione degli interventi nelle classi;
• pianificazione degli interventi con la Polizia Municipale e l’Associazione;
• rivalutazione conclusiva.
TEMPI DI ATTUAZIONE:
Anno scolastico 2007/08.
55
PROGETTO N° 15
PRIMO SOCCORSO - COSA FARE E COME INTERVENIRE
(per docenti)
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr.ssa Paola Marchet - Responsabile Servizio Infermieristico Territoriale
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr.ssa Paola Marchet - Responsabile Servizio Infermieristico Territoriale
Via Forestuzzo, 41 – 31011 Asolo
Tel. 0423/526429 Fax 0423/526542
E-mail: [email protected]
DOCENTI
(con certificazione IRC): Ceccato Fabio, infermiere; Cimador Stefania, infermiere; Facin
Loredana, infermiere coordinatore; Venturin Walter, infermiere coordinatore, Galiazzo
Mirco, infermiere.
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Docenti scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado.
PREMESSA E MANIFESTAZIONI
Il mondo della scuola rappresenta un momento di aggregazione e convivenza in uno
spazio limitato di molte persone, in particolare la presenza dei ragazzi specie nei momenti
di sospensione dell’attività didattica (pause pranzo, intervalli…) o nello svolgimento di
particolari discipline curriculari, può presentare situazioni che richiedono la capacità di
riconoscere e discernere le situazioni di emergenza/urgenza e la capacità di attivare i
servizi di emergenza territoriale.
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Il corso ha come obiettivi:
• Conoscere e riconoscere le situazioni di emergenza/urgenza e le cause che
le determinano; acquisizione delle modalità di primo soccorso.
• Conoscenza e uso dei servizi di emergenza territoriale.
Il corso sviluppa problematiche riguardanti la traumatologia, lipotimie, emorragie,
shock, diabete, punture di insetti, epilessia.
Obiettivi di salute generali: corretto comportamento in caso di primo soccorso in modo
da non aggravare le condizioni della persona da soccorrere.
METODOLOGIA E STRUMENTI
In fase di organizzazione del corso verranno inviati dei questionari per la valutazione
del fabbisogno formativo: questo permetterà ai formatori, all’interno di un programma
predisposto, di sviluppare ambiti specifici inerenti alle esperienze dell’istituto o
rispondenti alle necessità dei docenti. Relazioni/conferenze, esercitazioni pratiche,
lezioni attive, simulazioni e verifiche di apprendimento.
Coinvolgimento e partecipazione attiva dei docenti sulle tematiche trattate, discussioni
su esperienze del gruppo classe.
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FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Gli interventi sono previsti nel periodo scolastico e precisamente: da dicembre 2007
ad Aprile 2008; la formazione verrà effettuata in orario pomeridiano.
NB: il corso verrà attivato solo se si raggiungeranno i 20 partecipanti per edizione. Le
aggregazioni verranno effettuate dal SEPS.
Il progetto formativo prevede 3 incontri della durata di 2 ore (primo), 3 ore (secondo e
terzo).
INDICATORI DI ATTIVITÀ (riferiti a strategia ed interventi)
Numero iscrizioni di partecipazione al corso di formazione proposto.
Numero presenze ad ogni singola unità formativa.
Numero presenze complessivo.
INDICATORI DI RISULTATO (riferiti all’obiettivo)
Risultati dei questionari somministrati per la valutazione dell’apprendimento delle
tecniche e dei contenuti proposti.
57
PROGETTO N° 16
PRIMO SOCCORSO - COSA FARE E COME INTERVENIRE
(PER STUDENTI)
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr.ssa Paola Marchet - Responsabile Servizio Infermieristico Territoriale
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr.ssa Paola Marchet - Responsabile Servizio Infermieristico Territoriale
Via Forestuzzo, 41 – 31011 Asolo
Tel. 0423/526429 Fax 0423/526542
E-mail: [email protected]
DOCENTI
(con certificazione IRC): Ceccato Fabio, infermiere; Cimador Stefania, infermiere; Facin
Loredana, infermiere coordinatore; Venturin Walter, infermiere coordinatore, Galiazzo
Mirco, infermiere.
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Agli studenti del 4^ anno della scuola secondaria di 2° grado.
PREMESSA E MANIFESTAZIONI
I dati epidemiologici che descrivono l’incidenza di traumatismi di varia natura (incidenti
da traffico, domestici, infortuni…) evidenziano l’importanza di interventi di primo
soccorso e di pronto intervento corretti. Molto spesso la capacità di attivare i servizi
di emergenza territoriale in modo celere consente di effettuare un soccorso efficace e,
soprattutto non peggiora la situazione.
In una situazione di emergenza-urgenza è infatti importante non solo ciò che si fa ma
è anche fondamentale sapere tutto ciò che è meglio non fare.
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Il corso ha come obiettivi:
• Conoscere e far riconoscere le situazioni di emergenza/urgenza e le cause che la
determinano ed acquisire delle modalità di primo soccorso.
• Conoscenza e modalità di attivazione dei servizi di emergenza territoriale.
Obiettivi di salute generali: corretto comportamento in caso di primo soccorso in modo
da non aggravare le condizioni della persona da soccorrere.
FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Gli interventi sono previsti nel periodo scolastico e precisamente: da dicembre 2007
ad Aprile 2008. Si precisa che, al 30% delle classi di ciascun istituto interessato a
questa iniziativa, la formazione verrà effettuata nell’orario pomeridiano.
N.B. Si precisa che le domande verranno valutate e il gruppo dei docenti-formatori si
riserva la facoltà di rispondere alle richieste.
INDICATORI DI ATTIVITÀ (riferiti a strategia ed interventi)
Numero di classi che hanno richiesto il corso.
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Numero di classi a cui è stato espletato l’intervento formativo.
Numero di materiale informativo distribuito.
INDICATORI DI RISULTATO (riferiti all’obiettivo)
Risultati delle esercitazioni pratiche effettuate nel corso dell’iniziativa formativa: l’80%
del gruppo classe a fronte di simulazioni di intervento in caso di “urgenza-emergenza”
adotta comportamenti corretti.
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PROGETTO N° 17
USO CORRETTO DEI SEGGIOLINI PER AUTO
RESPONSABILE DEL CORSO
Dr. Gianluigi Lustro - Responsabile Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP)
REFERENTE DEL PROGETTO
Dr.ssa Gabriella Grillo - Servizio Igiene Sanità Pubblica
Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna
Tel. 0423/611716 Fax 0423/611707
E-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Docenti e genitori dei bambini delle scuole dell’infanzia (scuole materne).
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa: Si applica a livello locale di Azienda ULSS quanto già previsto dal Programma
Regionale sui traumi da incidente stradale.
Si parte dalla constatazione che l’uso dei seggiolini di sicurezza non ha raggiunto
ancora un grado di diffusione ottimale.
L’Azienda ULSS promuove, presso le Amministrazioni Comunali, l’attivazione di
iniziative volte alla formazione dei rappresentanti della Polizia Municipale sul tema della
prevenzione dei traumatismi da incidente stradale. Promuove inoltre l’informazione,
rivolta ai genitori e agli insegnanti dei bambini in età prescolare, sul corretto uso dei
seggiolini di sicurezza.
Obiettivi generali: sensibilizzare i genitori a un costante e corretto uso dei seggiolini di
sicurezza per bambini.
Obiettivi specifici: aumentare le conoscenze, nella popolazione target, relative all’utilità
dell’uso de seggiolini di sicurezza.
PIANO DI INTERVENTO
Incontri con gli insegnanti e con la Polizia Municipale per pianificare le attività.
Fornitura e distribuzione alle scuole di materiale informativo sul tema degli incidenti
stradali: allo scopo ci si avvale di una raccolta di giochi didattici sull’argomento
specifico.
Distribuzione di questionari per i genitori, riguardanti l’uso dei seggiolini di sicurezza.
Elaborazione dei questionari di verifica e riunione conclusiva.
METODOLOGIA E STRUMENTI
Incontri con gli insegnanti, con la Polizia Municipale e successivamente con i genitori
per favorire una maggiore informazione e presa di coscienza sull’argomento.
60
Saranno esposti in tale occasione i dati regionali riguardanti l’uso dei seggiolini.
FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Predisposizione del materiale: entro il 2007
Pianificazione degli incontri con gli insegnanti e con la Polizia Municipale entro il 2007
Interventi nella scuola nel corso dell’anno scolastico 2007-2008.
61
PROGETTO N° 18
SICUREZZA STRADALE E USO DEL CASCO. PREVENZIONE DEGLI
INCIDENTI STRADALI TRA GLI ADOLESCENTI, PERCEZIONE DEL
RISCHIO E CONSEGUENZE DEI TRAUMI CRANICI
RESPONSABILE REALIZZAZIONE PROGETTO
Dott.ssa Trevisan A. Elisabetta - Educatrice Ambulatorio Neuropsicologico Dipartimento di Psichiatria
Telefono: 0423.526418 Fax: 0423.526007
Indirizzo: Via Forestuzzo n. 41 – 31011 Asolo
E-Mail: [email protected]
Cagnin Rita - Educatrice Servizio Educazione e Promozione della Salute
Telefono: 0423.526433 Fax: 0423.526430
Indirizzo: Via Forestuzzo n. 41 – 31011 Asolo
E-Mail: [email protected]
TARGET
- Docenti delle scuole secondarie di 2° grado che insegnano nelle classi 1^
- studenti delle classi 1^ delle scuole secondarie di 2° grado (max 4 classi per la
realizzazione di 2 incontri per scuola)
- genitori
PREMESSA E MANIFESTAZIONI
L’adolescenza è una fase evolutiva, ricca di trasformazioni e profondi mutamenti
personali e sociali, caratterizzata dalla ricerca di spazi e di nuove autonomie, di
affermazione di sé, anche attraverso la contestazione dell’autorità dell’adulto. Per
alcuni, anche il rischio, l’eccesso e la sfida, con se stessi e con gli altri, sono tra le
modalità per crescere e sperimentare il mondo.
“…La caratteristica relativa al controllo personale del rischio rileva che quanto più
pensiamo di essere in grado di evitare gli effetti dannosi grazie alla nostra abilità ed
al controllo che possiamo attuare su di essi, tanto rischiosa sarà ritenuta un’attività.
…questa equivalenza entra in gioco specialmente quando dobbiamo valutare dei
comportamenti in cui è coinvolta l’abilità dell’individuo come ad esempio guidare…”
(L. Savadori, R. Rumiati Nuovi rischi, vecchie paure, Il Mulino 2005).
L’attuale normativa in materia di sicurezza stradale impone l’obbligo dell’uso del
casco e prevede pene severe, in base ai dati emersi dall’indagine (questionario anno
scolastico 2006_2007) gli studenti e le studentesse che hanno dichiarato di utilizzare il
motorino sono stati coinvolti in incidenti stradali, con lo stesso, nella misura del 13%
(54 su 432).
La complessità di un progetto che vuole andare a modificare dei comportamenti
rischiosi per la propria e l’altrui sicurezza richiede condivisione e collaborazione da
parte di tutti i soggetti coinvolti (scuola, famiglia, ulss, associazioni, comuni, forze
dell’ordine).
Cause
Mancanza parziale o totale della conoscenza dei rischi legati alla circolazione stradale.
62
Il mancato e/o scorretto utilizzo del casco da parte del ragazzo lo espone al grave
rischio di riportare un trauma cranio-encefalico in caso di incidente stradale con il
ciclomotore.
Conseguenze
Le conseguenze variano a seconda dell’entità e della gravità delle lesioni riportate.
FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO
Aumentare la conoscenza dei rischi legati alla circolazione stradale, delle conseguenze
personali e sociali di un incidente stradale e delle gravi limitazioni che un trauma cranioencefalico può causare.
Analizzare il grado di percezione del rischio negli adolescenti per migliorare la
comunicazione e l’informazione dei rischi legati agli incidenti e alla circolazione
stradale.
OBIETTIVO
Informare ed educare gli adolescenti, sia che usino il ciclomotore o meno, sui rischi e
sulle conseguenze degli incidenti stradali.
Informare e sensibilizzare docenti e genitori sui rischi e sulle conseguenze degli
incidenti stradali.
STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI
- condivisione, confronto e definizione del progetto con gli insegnanti e i
rappresentanti di classe;
- coinvolgimento dei genitori;
- percorso informativo-formativo rivolto ai docenti (referenti e/o interessati
alla tematica);
- coinvolgimento di un testimonial;
- indagine conoscitiva .
INTERVENTI
- sinergia d’intervento tra studenti, operatori, docenti e genitori;
- incontri con i docenti per definire modalità e proposte di rielaborazione;
- percorso formativo rivolto ai docenti (4 ore);
- incontri con genitori, studenti, operatori e testimonial;
- seminario sulla tematica della percezione del rischio e della sicurezza stradale;
- somministrazione ed elaborazione dati dei questionari di entrata e di uscita dati
agli studenti.
Contenuti degli interventi formativi
1.dati epidemiologici
2.nozioni di prevenzione (analisi delle situazioni a rischio, dei comportamenti da
adottare per prevenire incidenti)
3.nozioni di educazione civica qualora si sia testimoni d’incidenti stradali (chiamare i soccorsi, riferire quanto osservato)
4.nozioni relative alle conseguenze (fisiche, cognitive e sociali,) di un trauma cranico
5.esposizione dell’esperienza di una vittima della strada
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6.rielaborazione conclusiva rispetto a contenuti e alle opinioni dei partecipanti
Ogni incontro, con operatori e testimonial, avrà una durata di 3 ore e interesserà un
numero massimo di 40/45 studenti.
RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Personale
2 educatrici
n. 6 incontri di 2 ore ciascuno con docenti per presentazione e valutazione finale del
progetto;
n.3 ore per incontro con ogni singolo gruppo classe di studenti;
n. 1 psicologo per 2 ore.
Attrezzature
Supporti informatici per la presentazione di materiali in Power Point.
Materiali
Cartelloni, post-it, dispense, opuscolo informativo-divulgativo.
MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
- questionari pre e post intervento
- griglia di valutazione del progetto.
- Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi)
numero degli incontri realizzati nell’anno scolastico con i destinatari del progetto;
produzione di almeno un elaborato per classe;
- Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica);
90% di questionari di entrata restituiti;
95% di questionari di uscita restituiti;
correttezza e completezza dei questionari in entrata e in uscita da parte dei ragazzi che
guidano il ciclomotore pari 95%.
PIANO D’AZIONE
- coordinamento del seminario;
- incontri con i docenti al fine di attuare un’effettiva collaborazione tra enti che
preveda la richiesta d’intervento esterno alla scuola come complementare
all’intervento educativo-formativo svolto dalla stessa;
- pianificazione degli interventi con le classi;
- pianificazione interventi con testimonial;
- pianificazione e preparazione degli strumenti operativi e didattici;
- elaborazione dei dati e rappresentazione grafica;
- riformulazione del progetto in base ai risultati emersi dalla ricerca.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Data d’inizio del progetto: Aprile 2007.
Data di termine progetto: Giugno 2008.
64
Stili di vita liberi da…
PROGETTO N° 19
“BACCO E TABACCO… TI METTONO NEL SACCO?”
PREVENZIONE DELLA DIPENDENZA DA FUMO E ALCOL
(BIENNALE)
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dott.ssa Santi Emanuela – Serat - U.O. Alcologia
Via Ospedale, 19 – Castelfranco V. (TV)
Tel. 0423/732759 – Fax 0423/732758
e-mail: [email protected]
REFERENTE DEL PROGETTO
Dott.ssa Maria Grazia Pasinato - U.O. Alcologia
Via Ospedale, 19 – Castelfranco V.to (TV)
Tel 0423/732759, Fax 0423/732758
e-mail: [email protected]
ALTRI PARTECIPANTI AL PROGETTO
E.P. Nicoletta Luisetto – Serat - U.O. Alcologia
Telefono:0423/732759, Fax: 0423/732758
e-mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
1^ fase: docenti delle scuole secondarie di secondo grado;
2^ fase: studenti delle classi di seconda superiore;
3^ fase: gruppo di massimo 20 studenti per ciascuna scuola che partecipa al progetto.
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa
Il progetto si propone di realizzare un corso di formazione rivolto ai docenti sul tema dell’uso
di alcol e tabacco nei giovani, secondo una prospettiva psicosociale. Tale corso offrirà degli
strumenti agli insegnanti per inserire tale tematica all’interno dell’attività didattica delle classi
seconde. Ciò allo scopo di fornire delle conoscenze specifiche ai ragazzi, e individuare un
gruppo motivato ad approfondire l’argomento mediante dei laboratori creativi, diventando
essi stessi dei formatori, secondo la metodologia della “peer education”.
Cause
In seguito al lavoro pluriennale di collaborazione con gli insegnanti; è emersa la
maggiore utilità di un intervento integrato di prevenzione all’uso di sostanze psicoattive
“legali”, e la richiesta di una parallela formazione degli insegnanti stessi, in quanto
partner attivi nell’attività di promozione della salute degli studenti.
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Conseguenze:
Tale intervento permette un accrescimento delle conoscenze condivise e spendibili nel
lungo periodo e una maggior integrazione tra scuola e Servizio.
FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO
(Obiettivi di Salute)
Il progetto intende promuovere a più livelli (docenti e studenti) una riflessione critica
sulle sostanze psicoattive “legali” quali alcol e tabacco e sulle implicazioni psicologiche
e sociali connesse. Intende inoltre offrire agli studenti tramite il metodo di laboratori,
l’opportunità di realizzare degli interventi di promozione della salute in veste di
“formatori” nei confronti dei pari.
OBIETTIVI SPECIFICI
Incrementare le conoscenze su alcol e tabacco da un punto di vista
multidimensionale
- Incrementare la consapevolezza circa il proprio atteggiamento in merito e i rischi
connessi all’uso di sostanze.
INDICATORI PREVISTI PER LA VALUTAZIONE:
Questionari pre e post intervento rivolti agli insegnanti afferenti al corso e agli studenti
delle classi seconde, per la valutazione dell’incremento delle conoscenze.
Questionario di gradimento dell’iniziativa formativa rivolto agli insegnanti e agli
studenti.
INDICATORI DI RISULTATO (verifica)
Si auspica un aumento delle conoscenze superiore al 75% sia per gli insegnanti che
per gli studenti.
PIANO D’AZIONE
I^ fase: corso di formazione ad opera degli operatori del SerAT rivolto ai docenti.
II^ fase: formazione interna alla scuola ad opera degli insegnanti afferenti al corso
rivolto agli studenti delle classi seconde, con la supervisione degli operatori SerAT.
Individuazione di un gruppo di studenti volontari, motivati a svolgere la III^ fase
III^ fase: il gruppo di ragazzi individuato realizzerà attraverso laboratori di 4-5 incontri di
3 ore, insieme agli operatori SerAT e all’insegnante referente, un progetto di prevenzione
da rivolgere a studenti più giovani secondo il metodo della “peer education”.
METODOLOGIA E STRUMENTI USATI PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Corso docenti: lezioni frontali con supporto video informatico , lavori di gruppo.
FASI DI ATTUAZIONE PROGETTO
3.I fase: date del corso per i docenti: 13, 20, 27 novembre c.a. e 4 dicembre c.a. dalle
14,30 alle 16,30 presso il Serat (Via Ospedale, 18 Castelfranco Veneto).
II fase: da definire
III fase da concordare con le singole scuole dopo lo svolgimento della seconda fase.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Data d’inizio del progetto: ottobre 2007.
Data di termine progetto: giugno 2008.
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PROGETTO N° 20
“CHE FAI STASERA? CAMBIO ARIA!”
PROGETTO DI PREVENZIONE AL TABAGISMO NELLA
SCUOLA MEDIA
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dott.ssa Emanuela Santi, Serat
Telefono: 0423/732759
Fax: 0423/732758
Indirizzo: Via Ospedale, 19 Castelfranco Vto (TV)
E-mail: [email protected]
REFERENTE DEL PROGETTO
Dott.ssa Paola Precoma
Via Ospedale 19, Castelfranco V.to (TV)
Tel 0423/732759
Fax 0423/732758
E-mail: [email protected]
ALTRI COLLABORATORI
Dott.ssa Nicoletta Luisetto, EP Serat
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Agli studenti delle Scuole Medie. Per motivi organizzativi si prevede un numero massimo
di 20 classi (criterio di selezione: ordine di arrivo)
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa e manifestazioni
Secondo le stime dell’OMS l’abitudine al fumo si instaura sempre più precocemente
tra gli 11 e i 15 anni; ciò richiede pertanto, che gli interventi preventivi si rivolgano già
ad un’età in cui fumare non è ancora diventata un’irrinunciabile azione quotidiana. Gli
interventi in questa fascia di età possono avere un ruolo importante per limitare nei
ragazzi l’acquisizione dell’abitudine al fumo e per migliorare quindi lo stato di salute
generale della popolazione.
Cause
Il fumo rappresenta la prima causa prevenibile di malattia e di morte nei Paesi
Occidentali.
Conseguenze
Dalla letteratura sappiamo che la precoce età di inizio è indicativa di una maggiore
difficoltà a smettere. Inoltre, se una persona non inizia a fumare da giovane, più
difficilmente lo farà in seguito.
FINALITA’ E ASPETTATIVE DEL PROGETTO
Il progetto si propone di promuovere una scuola libera dal fumo.
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OBIETTIVI
Aumentare le conoscenze relative al tabagismo nelle sue componenti fisiche, psichiche
e sociali.
Stimolare le capacità critiche e di riflessione dei ragazzi attraverso attività creative.
Promuovere l’immagine del non fumatore.
STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI
Strategia
L’intervento nelle classi sarà svolto mediante tecniche multimediali e coinvolgerà
attivamente i ragazzi e gli insegnanti mediante attività creative. Sarà privilegiata una
metodologia di lavoro di gruppo dove i ragazzi verranno stimolati, attraverso condotte
esplorative, ad integrare competenze già acquisite sperimentandone di nuove.
Tale metodologia sviluppa inoltre il senso di appartenenza favorendo atteggiamenti
cooperativi.
Interventi
- Incontro iniziale con gli insegnanti referenti per la presentazione del progetto
(l’incontro è propedeutico alla realizzazione dell’intervento). Verranno contattati
anche i dirigenti scolastici per la presentazione del progetto
- Primo incontro nelle classi: trattazione degli aspetti fisici, ambientali ed economici
legati all’uso del tabacco.
- Secondo incontro nelle classi: approfondimento degli aspetti psicologici e sociali
della dipendenza; introduzione alle principali strategie comunicative per resistere
alle pressioni sociali.
- Incontro di verifica finale con gli insegnanti.
N.B.: Si ritiene indispensabile la presenza in classe di un insegnante che segua
interamente gli incontri previsti dal progetto, ciò al fine di garantire continuità
all’intervento e renderlo parte integrante del percorso scolastico.
RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Personale
Un’assistente sociale referente del progetto e personale dell’area psicologica ed
educativa.
Materiali
Lavagna a fogli, videoproiettore e computer, televisione e videoregistratore, riviste.
MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
Questionari di verifica degli apprendimenti (pre e post intervento).
Questionario di gradimento per studenti e insegnanti
TEMPI DI ATTUAZIONE
Data d’inizio del progetto: ottobre 2007.
Data di termine progetto: 31 maggio 2008 (Giornata mondiale senza tabacco).
68
PROGETTO N° 21
PROGETTO S.A.K.! – SEARCH AND KNOW!
STRATEGIA DI PREVENZIONE DELLE DIPENDENZE
NELLA SCUOLA
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Dr. Graziano Bellio – Direttore SerT - Servizio Tossicodipendenze
Via Ospedale, 18 - Castelfranco V.to
Tel. 0423/732736 Fax 0423/732737
Fax 0423/732737
E-mail: [email protected]
A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO
Docenti di scuola secondaria di secondo grado interessati a svolgere funzioni
organizzative e di tutoraggio in un progetto di sensibilizzazione/prevenzione dell’uso di
sostanze (almeno 3 per istituto).
Studenti delle scuole secondarie di secondo grado delle classi 1^ e 2^ (14 – 16 anni).
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Premessa e manifestazioni. L’iniziazione degli adolescenti al consumo di sostanze è
multifattoriale, ma assumono un ruolo di rilievo i fattori connessi a:
• mancanza di una informazione scientificamente fondata, mentre, al contrario,
abbondano notizie imprecise e aneddotiche, soprattutto raccolte tra coetanei;
• pressioni ambientali;
• presunzione di normalità del consumo di sostanze;
• immaturità o debolezza di abilità cognitive e sociali;
Finalità del progetto
Addestramento di un gruppo di docenti (almeno 3 per istituto) in grado di organizzare e
realizzare 3 moduli didattici sui temi dell’adolescenza, della pressione ambientale verso
comportamenti poco sani, e sugli aspetti biomedici dell’uso di sostanze psicoattive.
FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO
Il progetto mette a disposizione dei docenti di scuola media superiore materiali
e competenze per la realizzazione di unità didattiche che siano in grado di far
apprendere agli studenti nozioni sugli aspetti biomedici relativi alle droghe d’abuso,
contemporaneamente stimolando l’esercizio di abilità cognitive che rappresentano
fattori di protezione verso lo sviluppo di problemi correlati all’abuso di sostanze.
OBIETTIVO
Miglioramento nei giovani studenti dei livelli di conoscenza scientifica sulle sostanze
psicotrope con conseguente riduzione dell’atteggiamento positivo verso di esse
STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI
Sviluppo di una metodologia di intervento di prevenzione primaria nella scuola media
superiore, rivolto ai giovani delle classi prime o seconde, organizzato in moduli didattici
69
svolti in piccoli gruppi, in grado di:
• aumentare le conoscenze scientificamente fondate sulle sostanze psicotrope;
• aumentare la consapevolezza sulle vulnerabilità emotive e sulle pressioni ambientali
verso comportamenti poco sani:
• stimolare l’esercizio di alcune abilità cognitive e sociali che rendano il pensiero del
soggetto più critico, più complesso, capace di scelte non conformistiche.
Il progetto prevede:
a) avviamento di un corso di formazione per gli insegnanti per: 1) presentazione del
progetto e delle sue basi teoriche e metodologiche; 2) illustrazione delle caratteristiche
salienti delle e droghe d’abuso degli aspetti biomedici connessi all’abuso
b) la realizzazione di moduli didattici, con lavoro in piccoli gruppi supportati da docenti
attraverso azioni di tutoraggio. I docenti utilizzano schede e materiali forniti dal servizio,
seguendo linee guida scritte;
c) valutazione dei risultati mediante questionari.
RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Personale: n. 1 medico, n. 1 educatore professionale.
MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
La metodologia di valutazione si articola sul confronto tra un gruppo sperimentale ed
un gruppo di controllo.
La valutazione di processo prevede la compilazione di schede per la rilevazione dei
dati quantitativi relativi alla penetrazione del progetto e la comparabilità dei campioni
di studenti; vengono inoltre proposti due questionari di gradimento sia per i docenti
che per gli studenti coinvolti
La valutazione di esito prevede tre questionari per la misura dell’atteggiamento verso
le sostanze, la consapevolezza delle conseguenze dell’uso e la percezione del rischio.
Tali questionari sono la traduzione italiana degli originali proposti dalla banca degli
strumenti di valutazione dell’osservatorio europeo sulle droghe (EMCDDA - European
Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction).
INFORMAZIONI UTILI E TEMPI DI ATTUAZIONE
Il corso si svolgerà presso il SerT di Castelfranco Veneto a partire dal mese di novembre 2007. La durata prevista è di n. 5 incontri di 2 ore e 30 minuti ciascuno. Le date delle
lezioni verranno comunicate agli iscritti almeno 15 giorni prima dell’inizio.
Gli Istituti interessati a partecipare al progetto dovranno garantire la presenza al corso
di almeno tre docenti.
Gli Istituti che hanno partecipato al progetto nell’anno scolastico precedente verranno contattati dagli operatori del progetto per l’eventuale adesione anche per il nuovo anno
scolastico 2007-2008.
70
L’ANALISI DEI BISOGNI
Indiano Donatella - Bacchion Maristella
Nell’ambito dell’educazione alla salute, l’analisi dei bisogni e la conseguente definizione
di una graduatoria di priorità degli stessi, è la fase preliminare alla progettazione; essa
costituisce fondamento e giustificazione di ogni azione educativa in quanto i risultati ai
quali può pervenire sono la premessa per la realizzazione di interventi efficaci.
Identificazione e chiara definizione del fabbisogno educativo è inoltre, essa stessa,
momento importante di aggregazione e di formazione per le persone che vi
partecipano.
La rilevazione dei bisogni è un’attività per sua natura complessa e articolata in quanto,
oltre ai bisogni espressi dagli individui nei termini di conoscenze, competenze e
motivazioni, è necessario considerare anche le caratteristiche strutturali e le dinamiche
interne ed esterne dei sistemi gruppo, famiglia e comunità nei quali è inserito il soggetto,
nonché il sistema delle reciproche attese. Rispetto a questo ultimo punto, si intende
dire che accanto ai bisogni espressi dagli individui, a cui sarà diretto l’intervento, che
sottendono una complessità intrinseca in quanto esseri umani, ci sono i bisogni e
le aspettative dell’organizzazione (scuola, azienda, comunità) che nella gran parte
dei casi commissiona l’intervento educativo. Questo implica che i bisogni espressi
dall’individuo, dal gruppo e dall’organizzazione in cui sono inseriti non sempre
coincidono e sono gli stessi; implica inoltre che esistono delle dinamiche relazionali,
dovute ai ruoli, alle competenze, agli aspetti culturali, ecc, che interferiscono su
come verrà recepito l’intervento di educazione alla salute. L’intervento di educazione
alla salute non avviene in un vuoto sociale. Fare l’analisi dei bisogni significa quindi
raccogliere informazioni, interrogarsi sulle stesse e compiere delle scelte in base a
priorità relativamente ad alcune categorie di elementi o aspetti, tra cui i principali si
riferiscono a:
− comportamenti e stili di vita;
− conoscenze, percezioni, principi e valori nei confronti della propria ed altri salute;
− condizioni di vita di uno specifico contesto territoriale;
− caratteristiche socio-culturali ed economiche della popolazione;
− aspettative dei diversi soggetti in gioco;
− orientamenti e priorità indicate a livello internazionale, nazionale e locale circa gli
interventi di educazione alla salute.
L’analisi dei bisogni si configura, dunque, come una vera e propria attività di ricerca
finalizzata all’acquisizione di dati e informazioni utili e attendibili sui comportamenti del
singolo e del gruppo per proseguire nelle tappe successive del processo formativo.
ASPETTI PSICOLOGICI
Nell’effettuare l’analisi dei bisogni è fondamentale tenere presente che l’intervento di
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educazione alla salute è diretto a persone, di conseguenza gli aspetti psicologici e
relazionali vanno considerati in quanto aiutano a comprendere la natura del problema
sul quale si vuole intervenire e le possibili resistenze dell’individuo ad assumere dei
comportamenti più corretti dal punto di vista della salute.
L’essere umano è composto di ragione ma non sempre i suoi comportamenti sono
guidati dalla razionalità bensì dal suo mondo emotivo, dalle sue esperienze relazionali
e di vita passate e attuali, nonché dalle dinamiche esistenti nell’ ambiente sociale in cui
è inserito, scuola, lavoro, comunità e nel quale si realizzerà l’intervento educativo.
Considerare questi aspetti aiuta innanzitutto ad aprire la mente alla complessità della
ricerca e a formulare ipotesi che siano basate sia sulla letteratura e sulla normativa di
riferimento, che sulle caratteristiche generali di base del nostro gruppo target e sulle
motivazioni che portano i soggetti ad assumere comportamenti inadeguati o a rischio
quali il fumo, l’eccesso di alimentazione o una condotta sessuale non sicura. Se si
pensa ad un intervento con un gruppo di adolescenti, ad esempio, è fondamentale
acquisire conoscenze relative alla psicologia dell’adolescente, avere chiaro quali sono
gli aspetti evolutivi in gioco, conoscere il valore che le dinamiche di gruppo assumono
nell’influenzare i suoi comportamenti, soprattutto quelli a rischio. E’ opportuno inoltre
acquisire conoscenze sulle probabili dinamiche relazionali che si possono sviluppare
tra il gruppo cui si rivolge l’intervento e gli educatori che lo condurranno.
Ne consegue che dopo una conoscenza globale è inevitabile una conoscenza precisa
del gruppo target al quale si rivolge l’intervento.
DEFINIZIONI DI BISOGNO
BISOGNO: in via generale si può affermare che il bisogno rappresenta una situazione
di mancanza di cosa necessaria o utile, una carenza generativa di problemi e disagi;
può essere inteso come “scarto” tra conoscenze e comportamenti desiderabili e
conoscenze e comportamenti correnti della persona.
BISOGNO PERCEPITO: convinzione soggettiva di una persona di avere un problema
di salute per il quale la stessa ritiene che sarebbe utile il ricorso ad un servizio sanitario
(bisogno sentito)
BISOGNO ESPRESSO: bisogno percepito cui ha fatto seguito il ricorso ad un servizio
sanitario (il bisogno si trasforma in domanda). Non tutti i bisogni percepiti si trasformano
in bisogni espressi e ciò può accadere per svariati motivi, tra cui la mancanza di
opportunità, di motivazione o di adeguate strategie di comunicazione.
BISOGNO DEFINITO PROFESSIONALMENTE: condizione per la quale il ricorso ad
un servizio sanitario potrebbe essere utile alla luce delle evidenze scientifiche. Può
corrispondere o meno ad un bisogno percepito e a un bisogno espresso.
Nell’ambito dell’educazione sanitaria è importante, inoltre, il ricorso ad una definizione
condivisa di BISOGNO EDUCATIVO quale scarto tra le competenze possedute dal
soggetto e quelle necessarie per esercitare un controllo attivo sulla propria salute,
intraprendere e mantenere uno stile di vita sano.
Dalle definizioni proposte e dalle considerazioni precedentemente enunciate deriva che
una definizione di bisogno utile alla progettazione di interventi educativi di promozione
della salute deve tener conto di più livelli ed elementi di analisi.
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LA METODOLOGIA PER COMPIERE L’ANALISI DEI BISOGNI
L’analisi dei bisogni è un processo che si sviluppa per tappe attraverso il ricorso a
diverse metodologie e tecniche che, integrandosi e completandosi tra loro sulla base
della tipologia di informazioni ricercate e delle loro fonti, consentono di pervenire alla
definizione chiara del bisogno educativo.
Le informazioni sono risorse che consentono alle persone di prendere delle decisioni
fondate e pertinenti; è necessario, pertanto, che, nel momento in cui ci si accinge ad
intraprende l’analisi dei bisogni, vengano considerati i seguenti fattori:
• Tempo: quanto tempo si può dedicare alla raccolta dei dati?
• Il livello di approfondimento: fin dove si vuole arrivare?
• Risorse: – quante e quali?
o economiche
o umane, intese non solo in termini di quantità ma soprattutto nei termini di competenze
possedute nell’ambito della metodologia della ricerca dalla fase di raccolta dei dati fino
a quella di analisi ed interpretazione dei risultati
o possibilità tecniche di realizzare quanto si ritiene opportuno
Soggetti da coinvolgere: quali sono i soggetti che mi possono fornire le informazioni
che cerco?
• Utilità dei risultati: quanto raccolto potrà essere utilizzabile? Con chi? Come?
Quando?
• “Invasività” rispetto al target: fino a dove ci si può inoltrare?
Essendo un’attività di ricerca di informazioni, l’analisi dei bisogni è una indagine quali/
quantitativa che, in generale, si sviluppa secondo le seguenti fasi principali:
73
1)Fase conoscitiva preliminare
2)Progettazione: predisposizione “a tavolino” del piano di rilevazione dei dati;
3)Indagine sul campo: applicazione del piano rilevativo
4)Analisi dei dati e definizione dei bisogni educativi
1)FASE CONOSCITIVA PRELIMINARE
Consiste nella raccolta di informazioni di carattere generale che consentono di
identificare chiaramente il target e collocare i soggetti in uno specifico contesto
culturale e relazionale di riferimento.
In questa fase è auspicabile aprire il proprio orizzonte di pensiero a risultati di ricerche
e a dati informativi già disponibili per circoscrivere l’ambito di ricerca ed evitare di
incorrere nel rischio molto alto che l’analisi sia solo espressione di una riflessione sulle
idee e teorie che l’educatore ha nella propria testa.
Nell’indagine conoscitiva preliminare si dovranno considerare i seguenti aspetti:
− caratteristiche anagrafiche, sociali e culturali,
− background e contesti familiari di appartenenza,
− stili di vita e cultura del gruppo di appartenenza
− aree generali di bisogno
− dinamiche relazionali specifiche.
Conoscere la realtà ambientale del gruppo target nella sua complessità aiuta a
comprendere i suoi comportamenti.
Attenzione deve essere rivolta anche al territorio, alle sue caratteristiche geografiche e
storico-sociali ed economiche, alle sue tradizioni locali. Questa prima tappa dell’analisi
può essere realizzata attraverso l’analisi storiografica, l’analisi di dati e indicatori
economici e tendenze economiche, la ricerca bibliografica su studi sociali esistenti,
l’analisi di dati epidemiologici.
La conoscenza va integrata con la raccolta di informazioni sull’organizzazione all’interno
della quale avverrà l’intervento di educazione alla salute.
Tutti questi dati possono essere recuperati attraverso la consultazione di archivi,
biblioteche, internet ed esperti, consentiranno la mappatura dei flussi informativi
esistenti e la definizione dei fabbisogni conoscitivi da colmare attraverso la ricerca sul
campo.
2) PROGETTAZIONE DELLA RICERCA SUL CAMPO
Nella fase progettuale andranno definiti:
– l’obiettivo della rilevazione;
– la natura dei dati da rilevare;
– le fonti di rilevazione;
– i soggetti che dovranno essere coinvolti;
– la durata e l’ampiezza della rilevazione;
– il metodo (o i metodi);
– gli strumenti.
74
Considerata la diversità e la quantità delle informazioni necessarie per pervenire
all’identificazione dei bisogni e delle priorità di intervento, è consigliabile l’utilizzo
contemporaneo di metodi che si integrino tra loro sulla base della tipologia di
informazioni ricercate e delle loro fonti.
3) INDAGINE SUL CAMPO
In generale la corretta identificazione del bisogno educativo si avvale di due diversi
approcci che si integrano e completano: una analisi qualitativa (esplorare, conoscere =
capire) e quantitativa (conoscere, valutare = capire + quantificare).
I) Analisi di tipo qualitativo finalizzata ad identificare e approfondire gli ambiti e le
relazioni tra stili di vita e conoscenze, le principali motivazioni, aspettative, principi che
influenzano tali stili; gli eventuali possibili comportamenti alternativi.
Gli strumenti a disposizione per compiere un’indagine qualitativa possono essere vari:
l’intervista(1), il questionario(2), il focus group(3), il delphi(4) . Si tratta di strumenti che
aiutano ad enucleare i comportamenti di quello specifico gruppo target al quale si
intende rivolgere l’intervento educativo.
E’ l’osservatorio privilegiato che troverà spessore e alimento dall’insieme di conoscenze
e dati raccolti in fase preliminare riguardanti il contesto psicosociale e ambientale
nonché teorico di riferimento.
Una analisi qualitativa ben realizzata permette di tarare bene l’intervento di educazione
alla salute e garantire maggiore efficacia.
II)Indagine statistica compiuta attraverso i tradizionali metodi di ricerca, utile e
auspicabile dopo la prima ricognizione di tipo qualitativo in quanto consente di avere
informazioni precise circa la portata e la gravità del problema ed identificare le priorità
di intervento.
4) FASE DI VALUTAZIONE E DEFINIZIONE DEI BISOGNI
In questa terza ed ultima fase, alla luce dei dati raccolti ed elaborati anche in forma
statistica, si definiscono i bisogni e le priorità tra bisogni. Ciò permetterà di passare alle
successive fasi del progetto di intervento ed in primis la individuazione degli obiettivi.
Dalla valutazione dei bisogni possono emergere più bisogni per i quali sarebbe opportuno
effettuare un intervento e rendersi pertanto necessaria la definizione, sulla base di
principi chiari e condivisi dal gruppo di intervento e dall’organizzazione committente,
delle priorità e la conseguente strutturazione di tutto l’intervento educativo su pochi
bisogni ma chiaramente individuati. Ciò faciliterà sia la progettazione che la conduzione
e la verifica delle varie fasi in corso di realizzazione del progetto.
Tra i principali criteri che possono guidare la scelta dei bisogni sui quali intervenire
prioritariamente, con riferimento a variabili che devono essere quindi conosciute nelle
loro dimensioni quali-quantitative si possono riconoscere i seguenti:
− rilevanza: intesa nei termini di conseguenze negative, dimensione del problema di
salute derivante da comportamenti sbagliati;
− fattibilità: cioè il livello di concreta realizzabilità nel contesto socio-ambientale nel
quale si intende realizzare l’intervento;
75
− efficacia rispetto a più problemi/ambiti considerati, cioè il rapporto tra i risultati attesi
e l’entità dell’azione educativa necessaria.
LA “CASSETTA DEGLI ATTREZZI”
Con questa definizione ci si riferisce ai metodi, agli strumenti e ad altre risorse (gli
attrezzi) che “l’operatore di salute” deve avere con sé quando progetta e rispetto ai
quali deve possedere una certa dimestichezza.
Una componente altrettanto importante e fondamentale, nonché parte del sistema
formativo, è l’operatore stesso con la sua testa e la sua emotività, le sue intuizioni
e la sua motivazione, la sua creatività e la sua disponibilità a mettersi in gioco nella
consapevolezza del suo ruolo e del suo compito.
Per metodo di rilevazione si intende la modalità o procedura utilizzata per raccogliere
dati; l’applicazione del metodo può essere supportata dall’uso di specifiche tecniche e
dall’elaborazione di strumenti che permettono la registrazione dei dati in vista della loro
successiva elaborazione ed analisi. Esiste necessariamente una coerenza tra metodo
e tecniche e strumenti che lo sostengono.
Tra le principali risorse disponibili e “attrezzi” utilizzabili, ricordiamo i seguenti:
• Fonti correnti (informazioni messe a disposizione dal sistema attraverso la produzione
delle statistiche e di documenti ufficiali. Alcuni esempi: ISTAT, uffici comunali, provinciali
e regionali, aziende sanitarie. Possono essere sia di natura numerica/quantitativa che
qualitativa
• Normativa: leggi e circolari
• Metodi d’indagine quantitativi: processi di produzione di dati - che hanno una
prevalente natura di tipo numerico - mediante indagini quantitative predisposte ad
hoc. Alcuni esempi: indagini mediante questionario auto-somministrato, indagini
campionarie o censuarie
• Metodi d’indagine qualitativi: processi di produzione dei dati che hanno una prevalente
natura di tipo qualitativo, non numerico. Alcuni esempi: interviste telefoniche, interviste
face to face (1), interviste in profondità, osservazione, focus group(3), delphi(4). La
rilevazione può avvenire sia sui soggetti destinatari dell’intervento formativo che su
soggetti terzi ritenuti “esperti” rispetto al problema.
• Esperto: persona che, per la professione o per il ruolo svolto nel sistema, è
considerata in grado di identificare e gestire gli elementi fondamentali per la corretta
identificazione e definizione della natura e delle caratteristiche del problema; “oltre ad
essere in possesso di una quantità elevata di informazioni pertinenti, è anche in grado
di decodificarne i significati alla luce di un particolare background tecnico-scientifico
e di particolari quadri teorici di interpretazione del problema” (Bertin, 1991). Il focus
group e altri strumenti di indagine qualitativa possono essere impiegati sia su alcuni rappresentanti del gruppo target sia su soggetti ritenuti esperti del problema oggetto
dell’intervento. In entrambi i casi quanto producono è ritenuto rappresentativo del
problema che verrà trattato o per una conoscenza diretta in quanto vissuta o per una
conoscenza tecnico-scientifica del problema.
Infine si sottolinea che la ricerca su cui si basa l’analisi dei bisogni vede la collaborazione
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di altri enti detentori di conoscenze, informazioni, teorie sul problema che si intende
affrontare, quanto verrà ulteriormente elaborato e prodotto arricchirà le conoscenze. Questa
collaborazione costituisce un ulteriore elemento di salute.
(1) INTERVISTA
Tecnica di rilevazione basata su una situazione relazionale di interrogazione diretta e di
dialogo che consiste fondamentalmente in un colloquio tra un rilevatore (intervistatore) e il
soggetto rispondente (intervistato) che viene direttamente e attivamente coinvolto perché
in possesso delle informazioni che interessano; essa è quindi applicabile solo quando non
sia richiesto o rilevante l’anonimato.
È uno strumento molto flessibile che può essere utilizzato in una molteplicità di modi
e situazioni. Le diverse modalità applicative si possono distinguere secondo i seguenti
elementi:
a)secondo il numero dei partecipanti:
– individuale
– di gruppo
b)secondo la forma
– libera o non strutturata
– strutturata
– semistrutturata
c)secondo il metodo
– diretta (o faccia a faccia)
– telefonica
L’esecuzione dell’intervista deve essere preceduta da una fase di attenta progettazione
che comprende sia la predisposizione degli strumenti da utilizzare (questionario o griglia
semistrutturata, un breve manuale che contenga gli elementi essenziali dell’indagine:
finalità, ambiti, soggetti, comportamenti dell’intervistatore, indicazioni per l’analisi dei dati,
ecc.) che la scelta e l’addestramento degli intervistatori.
Per quanto riguarda la conduzione dell’intervista, le regole fondamentali di comportamento
da seguire sono quelle relative alla corretta e positiva comunicazione verbale e non verbale
e l’astensione da ogni modalità che possano influenzare idee e opinioni dell’intervistato.
– Una tipologia di intervista oggi molto utilizzata è l’intervista telefonica. Consiste in una
intervista che viene condotta al telefono da un intervistatore che legge le domande e le
opzioni di risposta nell’esatto ordine e con lo stesso linguaggio adottati nel questionario
riportandovi quindi le risposte così come sono fornite dal rispondente. I principali vantaggio
rispetto all’intevista face to face sono i costi minori, la tempestività nella raccolta dei dati e la
possibilità di contatto anche con le persone che non si trovano in casa in orari “canonici”.
(2) QUESTIONARIO
È un insieme strutturato di domande standardizzate che supporta il metodo di raccolta
dati chiamato “interrogazione”. Le domande devono essere poste a tutti i soggetti nello
stesso ordine e con gli stessi termini per consentire il successivo confronto delle risposte
ottenute.
Può essere predisposto per:
– essere direttamente compilato dal soggetto (questionario autocompilato)
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– servire come base per un intervista strutturata.
Le regole basilari che si devono seguire nella predisposizione di un questionario sono
relative ai seguenti aspetti:
1.Struttura fisica
2.Anonimato/riservatezza
3.Organizzazione delle domande 4.Formulazione dei quesiti
5.Formulazione delle alternative.
Deve essere preceduto da una breve presentazione dell’indagine (obiettivi, soggetti, modi
d’utilizzo dei dati, tempi, ecc.), dalla nota relativa alla garanzia dell’anonimato (se previsto),
dai ringraziamenti per la disponibilità alla compilazione.
Le domande devono essere chiare, brevi, poste in un “tono” e un linguaggio familiare a chi
lo dovrà compilare e, nel caso fossero chiuse, è fondamentale prevedere l’opzione “Altro”
e/o uno spazio libero per consentire al rispondente di allargare o specificare la risposta.
Anche l’aspetto grafico ha una rilevanza in quanto può essere di supporto o, al contrario,
di ostacolo alla comprensione e “fruibilità” del contenuto. Si può far ricorso (senza tuttavia
sovraccaricare) a stili, caratteri, colori diversi, così anche prevedere carta con colori
diversi per le varie sezioni, e altre semplici strategie per invogliare il soggetto alla sua
compilazione.
Dopo aver concluso l’elaborazione dello strumento, la regola principale è: provarlo e
riprovarlo prima di renderlo operativo.
(3) FOCUS GROUP
E’ una metodologia di indagine qualitativa, nata nell’ambito della ricerca sociale, utilizzata
nel marketing ed in particolare per le indagini di gradimento/soddisfazione.
Si tratta di un’intervista “multipla”, fatta a più persone contemporaneamente.
Consente di raccogliere ed approfondire le conoscenze, le opinioni, gli atteggiamenti
nei confronti di un fenomeno. La presenza di più persone che hanno “esperienza” sul
fenomeno consente una molteplicità di punti di vista e stimoli reciproci per arricchire il
quadro complessivo.
I vantaggi teorici del focus group sono le numerose informazioni che si ricevono,l’interazione
e l’influenza reciproca dei partecipanti, per ultimo e non meno importante l’esplosione dei
punti critici: punti di accordo e di disaccordo.
Il focus si fa sull’esperienza dei partecipanti, con domande introduttive per poi entrare nel
cuore del problema da analizzare. Queste domande, al massimo 10, devono essere molto
aperte per favorire l’interazione tra i membri del gruppo e per dare un’ idea finale del sapere
e delle convinzione del gruppo stesso. La domanda di chiusura è un riepilogo di quello
che è stato detto e condiviso dal gruppo. E’ necessario la presenza di un verbalizzante. E’
preferibile che chi verbalizza sia un esterno (tirocinante, laureando…), invece il moderatore
deve essere un esperto.
Il campione dei partecipanti deve essere ben scelto e rappresentativo rispetto al problema;
si dovrà valutare quanti maschi e quanti femmine, la zona, il territorio di provenienza rispetto
al problema da indagare.
Chi organizza un focus group deve avere una conoscenza approfondita dell’argomento.
Esempio di organizzazione di un focus:
Lettera di invito: deve essere chiara, i destinatari devono capire cosa vogliamo da loro. E’
preferibile che l’invito non superi una pagina.
Orario: è importante e deve valutare le abitudini degli invitati.
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Setting: non devono mancare tavolo,sedie per tutti, acqua e caffè.
Per esempio, nell’ambito del progetto della donazione degli organi, una domanda introduttiva
può essere: “Quando vi è arrivato l’invito, che cosa avete pensato?”.
Esempi di altre domande sono:
“Parlate mai della donazione in famiglia?”
“Se vi capita di leggere sui giornali notizie sull’impianto di organi, ne discutete?”
“Chi non aderisce, secondo voi, perché lo fa?”
“Conoscete gli stili di vita che conducono alla malattia di un organo?”
(4) DELPHI
Tecnica di indagine articolata nata con la principale finalità di raccogliere informazioni e
giungere a decisioni condivise circa un determinato ambito conoscitivo.
Il metodo Delphi, per la sua particolare struttura, consente, tramite la somministrazione
ripetuta di questionari ad esperti selezionati per campione (che vengono inviati 2/3 volte)
di sollevare un confronto, un dibattito virtuale intorno all’oggetto di ricerca. I rispondenti
forniscono informazioni e pareri che vengono condivisi sotto forma di nuove domande
riproposte a tutti.
E’ particolarmente utile perché consente approfondimenti e condivisione di conoscenze,
soprattutto quando vengono coinvolte molte persone dell’organizzazione. Il suo utilizzo è
infatti particolarmente adatto per un confronto tra esperti appartenenti a “categorie” diverse
circa l’identificazione e l’analisi di un problema da tutti i punti di vista.
Il metodo Delphi “classico” è caratterizzato da tre fasi:
− esplorativa, un primo questionario generale a domande aperte con l’intento di far
emergere i punti di vista sull’argomento
− analitica: dalla quale deriva un secondo questionario, che affronta in modo dettagliato
gli aspetti emersi nella prima fase, dove l’esperto ritratta, cambia, modifica, e sintetizza i
concetti espressi dagli altri professionisti.
− valutativa: è la possibilità che il metodi Delphi, alla fine della discussione, produce
integrazione fra elementi qualitativi e quantitativi . Il processo di comunicazione tra i
partecipanti al gruppo di esperti, consente a ciascuno di esprimere il proprio sapere, punto
di vista, opinione sul problema dopo aver conosciuto il giudizio espresso dagli altri.
Il metodo consente la riduzione dell’influenza del leader e di qualsiasi barriera psicologica
e professionale visto che avviene in forma anonima: ogni membro è libero di dare il suo
contributo senza temere il giudizio di altri interlocutori.
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Il metodo Delphi si può rappresentare graficamente come un doppio cerchio dove gli
esperti si confrontano fra loro e rispondono ai quesiti dei partecipanti; quesiti raccolti
da un primo questionario di “indirizzo” o di “approccio” al problema e da un secondo
molto più specifico.
80
EDUCAZIONE E SCELTA DELLE STRATEGIE
Bacchin Claudia - Bordin Maurizia - Trevisan Anna Elisabetta
“ Non s’insegna e non si può insegnare che ciò che si è”
Jean Jaurès
1.1Educazione e cambiamento
L’educazione alla salute, quale strategia di prevenzione e promozione della salute,
è volta all’acquisizione o trasformazione di conoscenze, inclinazioni, atteggiamenti
e comportamenti; tale strategia è finalizzata ad orientare la persona, destinataria
dell’intervento, a divenire soggetto attivo, critico e responsabile capace di modificare
la propria ed altrui realtà per quanto riguarda stili di vita e comportamenti di salute.
Affinché ci siano acquisizione e trasformazione è necessario che si attivino dei processi
di apprendimento.
Secondo Berelson e Steiner l’apprendimento è caratterizzato da una serie di
“cambiamenti nei comportamenti derivanti da precedenti comportamenti in situazioni
analoghe” (Bellamio Dante “L’apprendimento degli adulti in AIF- Professione Formazione
pag.68). L’apprendimento è un’esperienza che sia a livello pragmatico che simbolico condiziona il comportamento a seguito dell’intervento educativo realizzato.
Di seguito vengono elencati alcuni presupposti che caratterizzano il processo di
apprendimento.
• La persona è soggetto attivo del processo di apprendimento;
• l’apprendimento non è un semplice processo di “accumulo” di concetti, esperienze,
informazioni e conoscenze, ma di integrazione, attraverso fasi di assimilazione nel
comportamento che la persona acquisisce;
• l’apprendimento è tanto più efficace quanto più il soggetto è motivato ad
imparare.”Ciascuno apprende in modo significativo solo le cose che percepisce
come collegate alla conservazione, o al rafforzamento della struttura del sé “(Ibidem,
pag.71).
Ad esempio parlare in modo “terroristico” dei rischi correlati al consumo anche di un
solo bicchiere di vino a persone adulte non alcoldipendenti, può suscitare diverse
reazioni come: negazione dei possibili rischi (svalutazione del messaggio), percezione
di biasimo nelle capacità di tutela della propria salute e giudizio (critica) oppure revisione
critica del proprio comportamento con le nuove informazioni (assertività).
Attraverso un processo di apprendimento si possono modificare le aree di
competenza:
1.Le conoscenze 2.Le abilità
3.Gli atteggiamenti
= SAPERE
= SAPER FARE
= SAPER ESSERE
81
Ad esempio:
Aree
Significato
Esempio d’intervento: rischi connessi alla guida in stato di ebbrezza
Le conoscenze
Fatti e
teorie per
conoscere il
problema
- Conoscenza del codice della strada sui limiti del tasso alcolico nel sangue
- Effetti dell’alcol nell’organismo
Strumenti e
tecniche per
risolvere il
problema
test alcolimetrico (fini e modalità di utilizzo)
Le abilità
Capacità di
affrontare e
risolvere il
problema
Individuare un amico che guidi perché non ha bevuto
- Riconoscere il proprio stato di alterazione, chiedere
sostituzione alla guida
- chiedere/accettare ad un amico di intervenire in caso di
abuso di alcool
- adozione di possibili strategie alternative
Gli atteggiamenti
Reazioni nei
confronti
dell’esterno
- accettazione positiva dell’intervento dell’amico e della
sostituzione alla guida
- consapevolezza dei rischi della guida in stato di ebbrezza
Qualsiasi esperienza di apprendimento cambia una delle varie aree, conseguentemente
gli interventi educativi richiedono progettazioni diverse a seconda dell’area sulla quale
si vuole agire.
Essendo gli interventi di educazione alla salute rivolti agli adulti ci sembra qui importante
richiamare le caratteristiche dell’educazione agli adulti.
Secondo Malcom Knowles “ l’Andragogia è il corpo delle conoscenze riguardante
i discenti adulti in modo parallelo e distinto rispetto al modello pedagogico
dell’apprendimento infantile” (citare il suo libro). Si tratta di un modello centrato sul
riconoscimento della diversità e specificità dei bisogni e degli interessi di apprendimento
degli adulti rispetto ai bambini.
I presupposti che sono alla base dell’apprendimento degli adulti sono il bisogno di
conoscere, il concetto di sé del discente, il ruolo dell’esperienza, la disponibilità ad
apprendere, l’orientamento verso l’apprendimento e la motivazione.
- Il bisogno di conoscere: sapere perché occorre apprendere qualcosa e a cosa può
servire;
- il concetto di sé del discente: l’adulto ha bisogno di sentirsi percepito autonomo ed
indipendente;
- il ruolo dell’esperienza: l’adulto s’identifica nell’esperienza acquisita e maturata,
perciò ha maggior bisogno d’integrare il nuovo apprendimento con la propria realtà;
- la disponibilità ad apprendere dell’adulto è mirata, rivolta solo a ciò che deve sapere
e saper fare;
- l’orientamento verso l’apprendimento: l’adulto si indirizza verso una tipologia di apprendimento centrata sui problemi e sulle possibili soluzioni;
- la motivazione, lo stato d’animo, l’insieme di desideri, aspirazioni, bisogni,
orientamenti: sono elementi che spingono la persona ad agire, a porre in essere un
82
comportamento con impegno, determinazione e perseveranza. Le determinanti
individuali, il contesto organizzativo, le interazioni con la cultura sociale e la cultura di
appartenenza influenzano la motivazione.
1. 2 Definizione di strategia
Il termine strategia deriva dal greco stratos e sta a significare folla, esercito; da qui la
parola strategein che sta per condurre, comandare un’armata.
Nell’ambito della teoria dei giochi di Von Neumann la strategia è “un piano di azione
così completo da non poter essere messo in discussione dagli atti dell’avversario o
dalla natura (se questa è l’avversario)”.(La formazione animazione Pierre Goguelin
pag.76).
In un contesto formativo il piano d’azione è dato dalla progettualità di chi conduce, il
formatore, e “l’avversario” è il destinatario dell’intervento.
Dopo l’analisi dei bisogni e l’individuazione degli obiettivi, si scelgono quali possono
essere le strategie che si utilizzeranno: non è opportuno utilizzare strategie predefinite
poiché esse vanno tarate su ogni progetto specifico.
La strategia è la filosofia di fondo di un progetto, orienta le azioni pur non determinando
i modi e le soluzioni specifiche, si compone di più linee guida generali.
Poiché le strategie sono dei macro interventi che interessano approcci e convinzioni
profonde sui mutamenti sociali, sui modelli educativi, sullo stile e la qualità di vita,
sul concetto di salute, sul significato di democrazia (?), sulle relazioni di genere e sui
rapporti di potere è utile nel coinvolgimento di altri soggetti esplicitare i valori a cui
ognuno fa riferimento, al fine di assicurare un processo di condivisione.
Per valori si intendono i principi che orientano e determinano le scelte, i giudizi, i
comportamenti, gli atteggiamenti del singolo, del gruppo e della comunità. Ad esempio
i membri delle associazioni di volontariato trovano la loro motivazione principalmente
da valori quali: la solidarietà, il mutuo aiuto, la gratuità(?) e nel caso di associazione
confessionali, anche da valori quali la carità cristiana. La strategia implica un lavoro interdisciplinare ed intersettoriale che interessa e
coinvolge direttamente e/o indirettamente il destinatario (ad es. bambini, adolescenti,
adulti, comunità, istituzioni), nonché l’individuazione delle modalità comunicative e
decisionali.
Per promuovere una filosofia d’intervento basata sull’interconnessione e sul
coinvolgimento dei diversi soggetti (singoli o istituzioni) è necessario valorizzare e
utilizzare le risorse presenti e ricondurre le varie iniziative e i diversi strumenti ad un
fine unitario.
Evitando o riducendo gli interventi saltuari, che in alcune situazioni possono risultare
frammentari ed isolati, è auspicabile promuovere modalità di intervento in rete:
all’interno di queste è utile sia riconosciuta la centralità partecipativa delle persone
nella gestione della propria salute.
E’ importante, soprattutto in relazione a certi interventi e a talune fasce di destinatari
(in particolare persone in età giovanile) che le strategie evolvano e si aprano a nuove
tecnologie e a nuovi strumenti ad esempio internet, e-learning, pocket di salute. Ad
esempio, nell’ULSS n. 8, si sono realizzati strumenti multimediali (utilizzabili mediante
i-pod, cellulare, palmare o personal computer), proposti e promossi presso le scuole
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secondarie di secondo grado, su tematiche e principi di primo soccorso nei seguenti
ambiti: abrasione cutanea; arresto cardiaco; contusioni, distorsione e lussazione;
emorragia; ferita da taglio; frattura; intossicazioni; morso di vipera; soffocamento;
trauma cranico; ustioni.
1.3 Tipologie di strategie: le parole chiave
Si ritiene utile fornire alcune definizioni sulle principali tipologie di strategie
avendo come riferimento le seguenti parole chiave: informazione, formazione,
azione comunitaria, integrazione.
Informazione
Il concetto di informazione è quanto mai vasto e differenziato: informazione è in
generale qualunque notizia o racconto, qualunque comunicazione scritta o orale
contiene informazione.
È un’acquisizione del soggetto di qualcosa di esterno a lui.
Dewey distingue tra informazione e conoscenza, sostenendo che la prima rappresenta
un “contenuto (…) una sorta di capitale costituito immagazzinando dati provenienti
da un altro (…); quando l’informazione è utilizzata, filtrandola attraverso l’esperienza
personale, diventa conoscenza” (citato in Monteil 1985, pag. 22, in “Manuale di
psicologia di comunità, Palmonari, Zani, 1996).
La conoscenza è un fatto rigorosamente personale, perché è legata all’attività messa
in atto dal soggetto.
Il sapere è il risultato di un confronto tra conoscenza e nuove informazioni; è la
conseguenza di un’attività di ricerca. Può essere “definito come una forma possibile
di trasmissione della conoscenza realizzata attraverso l’impegno del soggetto a
confrontare il proprio patrimonio conoscitivo con sistemi organizzati di informazioni”
(ibid.)
Si tratta di un processo di arricchimento che permette di elaborare concetti, definire
giudizi, assumere posizioni personali rispetto a sé, agli altri e alla realtà esterna.
Informazione
Conoscenza
Sapere
Formazione
La necessità di apprendere non è circoscritta ad alcune fasi della vita, attualmente si
parla di formazione permanente e di apprendimento continuo.
Le capacità di apprendimento variano a seconda dell’età, da soggetto a soggetto,
dall’appartenenza di genere e dal contesto socio-economico-culturale.
Ciascuno si coinvolge, o si lascia coinvolgere, più facilmente su ciò che lo interessa
84
e lo appassiona: importante è pensare l’azione formativa in modo da riattivare quei
comportamenti che consentono di sviluppare apprendimento in modo continuo e
piacevole.
“Compito della formazione non è evidentemente quello impossibile di motivare
all’apprendimento persone che non hanno motivazione,ma quello di sfruttare le
motivazioni che ci sono; spesso la sfida cruciale è quella di saper liberare le
motivazioni potenziali e latenti che trovano difficoltà ad emergere ed esprimersi
operativamente “Bruscaglioni 1991 pag. 242”.
Per comprendere la funzione della formazione è necessario studiare quali siano i rapporti
che modificheranno “l’essere” e la “forma” del soggetto, a livello delle acquisizioni
dirette, cioè che avvengono senza che la persona debba riflettere e delle acquisizioni
non dirette, assimilate attraverso un’attività di riflessione.
Il processo formativo quando si realizza modifica la struttura cognitiva della persona e
contribuisce, attraverso l’incremento del sapere, al cambiamento.
Passa da un fatto contingente di adeguamento di “carenze”ad un modus operandi
quotidiano per il quale le persone, i gruppi e le imprese, sono chiamate a riflettere sui
fatti, a pensare schemi interpretativi, a metterli in pratica e a verificarne la validità e la
tenuta nel tempo.
La tematica della formazione è stata studiata ed approfondita da diversi discipline ed
inserita in scenari sempre più ampi, ciò che la caratterizza è la multidisciplinarietà del
sapere e la complessità delle competenze professionali coinvolte.
Queste sono tra le motivazioni per cui molti interventi di promozione della salute
utilizzano la strategia della formazione.
Azione comunitaria
La comunità, intesa come singoli e come gruppo o sottogruppi, è lo scenario su cui ci
si muove per realizzare i progetti di promozione e prevenzione della salute.
Secondo Weber si può parlare di comunità quando l’orientamento all’azione si poggia
“su una comune appartenenza” soggettivamente sentita dagli individui, comprendendo
anche il caso delle comunità virtuali, mentre invece si parla di associazione quando “la
disposizione all’agire sociale poggia su una identità di interessi, oppure su un legame di
interessi motivato rispetto al valore e allo scopo” (“Manuale di psicologia di comunità”,
Palmonari, Zani, il Mulino 1996)
All’interno dell’azione su base comunitaria, il gruppo è da considerare come risorsa per
sviluppare, in maniera collettiva, comportamenti più consoni per la salute. Il gruppo è
qualcosa di più o, per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri;
ha una struttura propria, fini peculiari e relazioni particolari con altri gruppi. (K. Lewin)
(Lavoro di gruppo, gruppo di lavoro, Quaglino e al., Cortina ed.)
Quel che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissomiglianza riscontrabile
tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. Esso può definirsi come una totalità
dinamica (da “gruppo di lavoro o lavoro di gruppo” di G.P. Quaglino ed altri).
Il gruppo va considerato come un’unità in grado di esprimere comportamenti, valori
culturali propri e diversi da quelli dei singoli membri che ne fanno parte.
Nel gruppo la persona impara a confrontarsi con gli altri ad esprimersi e a trovare le
necessarie limitazioni al proprio comportamento.
85
Dal 2003, nell’ULSS n. 8 si sta realizzando un progetto su base comunitaria denominato
“Leggere e Benessere”: esso ha come finalità la promozione della lettura ad alta voce
intesa come fattore protettivo della salute e del benessere nelle giovani generazioni.
Destinatari sono i bambini e le bambine in età compresa tra i sei mesi e i sei anni e i
loro genitori.
Gli interventi proposti hanno carattere di unitarietà e di coerenza nei messaggi e nelle
azioni che a vario titolo e da varie fonti vengono indirizzate ai destinatari.
Sono coinvolti nel progetto i seguenti soggetti: medici pediatri di libera scelta, il
servizio educazione promozione salute, il consultorio familiare, il servizio igiene e sanità
pubblica, gli enti locali, le biblioteche, le associazioni culturali, le scuole materne e gli
asili nido.
Integrazione (valore aggiunto)
L’integrazione di compiti e funzioni delle diverse organizzazioni, coinvolte a vario livello
e titolo nella realizzazione di uno specifico progetto, deve essere prevista e pianificata nell’attività progettuale.
E’ necessario mettere in atto delle azioni per governare il processo e per consentire
che le attività svolte dai diversi soggetti (servizi, professionisti,enti) siano tra loro
coordinate, orientate positivamente verso la realizzazione dell’obiettivo.
L’integrazione, in taluni casi, può essere considerata una strategia a sé, ma per lo più è
opportuno che venga coniugata alle altre, quasi come una sorta di meta-strategia.
86
ANALISI DI UN PROGETTO
Vallerini Anna - Venturin Walter - Facin Loredana
In questo ambito la scelta è di proporre un progetto già predefinito-preconfezionato, sulla
base dell’analisi di una specifica problematica (incidenti stradali tra gli adolescenti), da
parte degli operatori ULSS, (che è stato presentato nelle proposte formative del Servizio
Educazione e Promozione alla Salute) rivolto alle scuole del territorio dell’ULSS n. 8.
Ci sono alcuni elementi conoscitivi che un operatore deve avere per poter pensare e
realizzare un progetto di prevenzione in tema di salute.
Elementi relativi al responsabile/referente del progetto
- conoscenza e caratteristiche dei destinatari;
- risorse;
- chi chiede il progetto (ad es. è il docente della classe o il referente per i progetti
di ed. alla salute o il dirigente scolastico);
- chi lo riceve: se e come viene coinvolto nella scelta;
- disponibilità dei docenti interessati (compartecipare alla progettazione e
alla realizzazione).
Relative ai destinatari del progetto
- informazione;
- formazione e conseguente attivazione dei processi di cambiamento
dei comportamenti a rischio incidenti stradali (atteggiamenti, motivazione,
scelte personale, comportamenti, condizionamenti esterni);
- adozione-consolidamento-mantenimento comportamenti sani.
PROGETTO
PREVENZIONE INCIDENTI STRADALI TRA GLI ADOLESCENTI
CHE FREQUENTANO LA SCUOLA SECONDARIA, NEL CASO
SPECIFICO, GLI STUDENTI TRA I 14 E I 16 ANNI
Scelta dell’obiettivo in conseguenza all’analisi dei seguenti elementi, da parte degli
operatori:
Indicatori di esito
1.presenza d’incidenti stradali tra gli adolescenti e i giovani;
2.incremento numero morti/feriti per incidente stradale tra gli adolescenti e i giovani;
3.numero ricoveri ospedalieri;
4.conseguenze da incidente stradale (es. insuccessi scolastici/sociali/lavorativi);
5.Bisogni di salute che sollecitano il progetto
87
6.comportamenti voluttuari a rischio (es. uso di sostanze = iniziazione in età precoce
ad alcool e/o droga);
7.comportamenti a rischio (eccesso di velocità, non uso del casco, acrobazie, non
rispetto del codice stradale)
Bisogno SEPS
8.sollecitazioni esterne ai servizi (comunità che chiede interventi, l’ambito politicogovernativo che emana norme e direttive)
Esemplificazione
Gruppo target: studenti dai 14 ai 16 anni
ATTIVITA’ DIRETTE
ATTIVITA’ INDIRETTE
1. conoscere i destinatari attraverso:
- letteratura /statistiche, esperti, ricerche sul campo (ad es.
sulla percezione del rischio tra gli adolescenti).
2. conoscenza
- del contesto sociale, territoriale e scolastico (ubicazione
della scuola, tipologia – professionali, tecnici, licei –,
tipologia di studenti – genere );
- della motivazione della richiesta da parte del docente e/o
referente progetti di ed. e promozione alla salute/dirigente ,
(questo evidenzia le possibili risorse -motivazione personale
dei docenti- o gli eventuali vincoli/ostacoli-(ad es. scarsa
collaborazione perché “bisogna fare prevenzione ma tanto
è lo stesso”);
- conoscenza del modello familiare, (idee, valori,
atteggiamenti, comportamenti rispetto alla sicurezza e alle
norme del c. strada);
- accettazione positiva dell’intervento dell’amico e della
sostituzione alla guida
- consapevolezza dei rischi della guida in stato di ebbrezza
3. instaurare una collaborazione con docenti/dirigenti
scolastici e forze dell’ordine attraverso informazione/
formazione (contenuti specifici come conseguenze del
trauma, possibilità riabilitative, messaggi di prevenzione,
ossia come parlare dell’argomento e far parlare);
4. Dare spazi e supporto alla rielaborazione della tematica
ai docenti;
5. Azione preliminare di conoscenza dei destinatari
attraverso: questionari somministrati direttamente;
6. incontri con genitori
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1. intervento nel gruppo mediante:
6. incontri con genitori
a. dare informazioni su conseguenze dell’incidente stradale, 7. Identificazione e reclutamento di testimonial.
conseguenze e percorso /riabilitativo;
b. narrazione da parte di testimonial di loro esperienze
c. proposte teatrali (spettacolo dal titolo “4 giorni di assoluto silenzio”);
d. filmati/messaggi pubblicitari;
e. discussione e analisi sui modelli di tendenza;
f. discussione e analisi sui modelli familiari
g. eventi di cronaca (foto)
h. peer education
2. Divulgazione materiale informatico, depliant
7. Preparazione materiale informativo, depliant
1. Rielaborazione della tematica da parte degli
studenti attraverso:
i. role playing
j. disegni, materiale informatico, video, temi, poesie
4. Dare visibilità agli elaborati degli studenti
(esposizione, concorsi per elaborato originale
significativo, divulgazione)
5. Testimonianza delle forze dell’ordine, enti preposti,
scuola guida, negli incontri con gli studenti
6. Testimonianza delle forze dell’ordine, enti
preposti, scuola guida, ecc. negli incontri con
docenti e genitori
VANTAGGI E CRITICITA’, analisi dei diversi punti di vista
Per l’operatore
Vantaggi
1.partecipazione attiva dei destinatari, riconoscimento delle competenze e delle
capacità dei ragazzi
2.individuazione e predisposizione di strategie comunicative, metodologie e strumenti
per coinvolgere i destinatari
3.Individuazione di strumenti di analisi per valutare, promuovere e sostenere la
partecipazione, il coinvolgimento e la collaborazione dei docenti
4.lavoro di equipe
Criticità
1.tempo per somministrazione, analisi e restituzione dei risultati dei questionari
2.tempo per individuazione ed elaborazione materiali informativi-formativi
da proporre (es. depliant, slide, report)
3.bassa disponibilità alla partecipazione e alla collaborazione dei docenti/genitori
4.necessità di una formazione specifica nella conduzione dei gruppi-classe
(strategie comunicative e relazionali efficaci, uso di strumenti informatici,
5.scarse risorse professionali (pochi operatori disponibili per far fronte alle
89
richieste del territorio)
6.livello di sviluppo dei ragazzi
7.intervento sporadico, solo da parte dei servizi ULSS, poco coinvolgimento della
scuola.
Per gli studenti
Vantaggi
1.promozione e tutela della salute personale
2.informazione e conoscenza dei rischi connessi agli spostamenti stradali
3.possibilità di apprendere dall’esperienza di persone coinvolte in incidenti stradali
4.possibilità di confrontarsi con figure esterne alla scuola (operatori socio-sanitari,
forze dell’ordine) su tematiche relative alla sicurezza e al codice stradale
5.confronto sui diversi modelli comportamentali, tra pari e con gli adulti
6.riconoscimento delle loro competenze, della loro autonomia, delle loro capacità
di scelta e delle loro responsabilità
7.possibilità di apprendere un metodo valido anche in altre aree della vita.
Criticità
1.il coinvolgimento rispetto a tematiche che riguardano la loro salute
2.non percezione del rischio insito in certi comportamenti, socialmente approvati e
condivisi ma oggettivamente pericolosi per sé e per gli altri
3.avversione alle indicazioni degli adulti, sentite spesso come “imposizioni”
rispetto alle quali vi possono essere comportamenti trasgressivi.
4.fase evolutiva dei ragazzi
Per i docenti/genitori
Vantaggi
1.avere delle offerte formative già “pronte”
2.avere l’intervento da parte di personale esterno alla scuola, delegare gli interventi di
promozione alla salute
3.insieme di esperienze che gli adulti in questione non possiedono
Criticità
1.richieste di attiva collaborazione (discussione e rielaborazione della tematica)
2.mancanza di tempo per affrontare la tematica: discussioni, confronti con gli studenti,
coinvolgimento dei genitori
3.gestire il follow up.
CONCLUSIONI
Riflessioni e considerazioni
La strategia adottata in questo progetto, indicata come “predefinita/preconfezionata”
avviene come conseguenza della “percezione” e dell’analisi da parte degli operatori
socio-sanitari di un bisogno di educazione alla salute
90
L’analisi di questo tipo di progettazione fa emergere delle possibili quesiti, che è
opportuno sempre considerare a fronte degli obiettivi che si intende perseguire, quali:
• soggettività da parte di chi offre il progetto, “c’è bisogno di questo progetto?”
• come e da chi vengono formulate le proposte formative del SEPS (progetti alle
scuole)?
• Chi fa l’analisi dei bisogni formativi-informativi e predispone i vari progetti:
il SEPS? Il SEPS e la scuola? Il SEPS con gli operatori dei servizi? Gli operatori dei
singoli servizi? L’azienda sanitaria? Il ministero-regione?
• Far emergere bisogni ad oggi non percepiti?
• Qual è il livello di motivazione, partecipazione dei destinatari diretti e indiretti e
l’adesione al modello di cambiamento proposto dal progetto?
• Quanto è stata condivisa la progettazione sin dall’analisi del bisogno? Vi è reale
interconnessione tra i diversi attori?
BIBLIOGRAFIA
Pellai, A.; Marzorati, P.; “Educazione alla salute. Standard e linee guida dalla scuola
elementare alla scuola superiore”, ed. Franco Angeli Milano anno 2001
Leone, L; Prezza, M.; “Costruire e valutare i progetti nel sociale” ed. Franco Angeli,
Milano anno 1999
Palmonari, Zani, “Manuale di psicologia di comunità”, Il Mulino Bologna 1996
Quaglino, Casagrande, Castellano, “Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo”, ed. Cortina,
Milano 1992
Goguelin, P.; “La formazione animazione “, ed. Isedi Petrini Torino anno 1991
91
La progettazione
La progettazione è il processo che descrive gli elementi e le azioni necessarie a
“trasformare” il bisogno educativo in apprendimento inteso come un complesso
procedimento di acquisizione di nuovi modelli di comportamento o di modificazione di
quelli precedenti.
Tale nuovo e superiore modello di comportamento è finalizzato ad un migliore
adattamento dell’individuo all’ambiente o ai compiti di cui è responsabile per l’adozione
di stili di vita utili.
Dopo l’analisi dei bisogni, la progettazione dell’intervento educativo rappresenta la
seconda fase di un processo che si può schematizzare nel modo seguente:
Il primo passaggio di questa fase parte dall’ultima tappa prevista dall’analisi dei
bisogni, cioè la definizione delle priorità di bisogno e consiste nella formulazione di
obiettivi educativi (generali) e loro successiva scomposizione in obiettivi specifici intesi
quali comportamenti che la persona non era in grado di assumere prima dell’azione
educativa.
La progettazione è un momento che richiede di coniugare razionalità e creatività al
fine di produrre una sintesi originale ed efficace. La progettazione è, infatti, da un
lato attività razionale che consiste nell’organizzare idee, azioni e risorse con la finalità
di perseguire uno scopo determinato; dall’altro essa richiede quella giusta dose di
creatività che permette di scegliere e combinare tra loro una molteplicità di percorsi
possibili e quindi di individuare modalità sempre nuove e perfettibili per raggiungere
gli obiettivi di apprendimento che si sono fissati.
Questa azione al contempo razionale e creativa deve essere compiuta tutelando il
percorso formativo fin dal suo inizio; tale processo si può definire ben tutelato quando
non si perdono per strada i “fili” che collegano tra loro i destinatari e loro bisogni, gli
obiettivi, i modelli e i metodi di apprendimento, i metodi, gli strumenti e gli indicatori di
verifica: aspetti diversi di uno stesso prodotto educativo.
Progettare significa dunque scegliere obiettivi, contenuti, metodi, organizzazione,
articolazione nel tempo, affiancando alle finalità di apprendimento i relativi strumenti
ritenuti privilegiati.
92
Nel fare questo, essa richiede anche di organizzare i contenuti in varie unità didattiche
attraverso percorsi logici rispetto agli obiettivi da raggiungere e pedagogici, rispetto
alle regole che governano i principi di apprendimento, attraverso due tappe:
− la prima, definita macro, con una strutturazione di massima rispetto ai contenuti e/o
strumenti utilizzabili,
− la seconda, di dettaglio, dove si definiscono con precisione i tempi, gli strumenti e
gli stili di conduzione.
Obiettivi
In educazione alla salute si può definire obiettivo ciò che si intende ottenere o
eventualmente modificare con un determinato intervento educativo. L’obiettivo sarà
pertanto contraddistinto dal comportamento da raggiungere, vale a dire da ciò che una
persona dovrà essere in grado di fare o di sapere alla fine dell’intervento. Esso descrive
quindi il risultato e non il mezzo per raggiungerlo. ( es.: “Gli allievi individueranno i rischi
di una condotta alimentare scorretta” e non : “Si eseguiranno lezioni e si proietteranno
filmati sull’argomento dei disturbi alimentari”).
Gli obiettivi possono essere classificati in tre tipologie fondamentali:
1.obiettivi “cognitivi”: consistono in un incremento di conoscenza e comportano il
dare informazioni e spiegazioni. Un obiettivo cognitivo può essere, per esempio, che la
persona riconosca gli effetti negativi del fumo;
2.obiettivi “affettivo-relazionali”: si riferiscono ad atteggiamenti e convinzioni che
condizionano i comportamenti delle persone. Ad esempio, sempre rispetto al fumo di
sigaretta, è possibile intervenire sul valore di socializzazione e di autoaffermazione che
gli adolescenti gli attribuiscono.
3.obiettivi “psicomotori”: riguardano invece l’acquisizione di abilità e la capacità di
metterle in atto come, per esempio rifiutare una sigaretta che viene offerta.
In educazione alla salute generalmente si tende ad identificare obiettivi che comprendano
tutti e tre gli ambiti.
La formulazione degli obiettivi
La formulazione e definizione degli obiettivi è un momento importante per le
caratteristiche che essi devono possedere e che ne fanno “obiettivi formativi di
qualità”:
− idoneo: è tale quando mira al raggiungimento di conoscenze ed abilità che le
persone a cui è destinata l’attività educativa non posseggono, ma che sono in grado
di apprendere grazie ad azioni sistematiche ed intenzionali dell’educatore;
− chiaro: attributo indispensabile per la scelta e la programmazione dei contenuti e dei
metodi didattici. Il definire precisamente inoltre quali conoscenze od abilità si intende
far acquisire, permetterà di identificare con più correttezza quali strumenti adottare
per verificare se l’obiettivo è stato raggiunto. Se, infine, la meta è chiara, i destinatari
dell’intervento saranno più consapevoli e sarà loro più semplice organizzare i loro sforzi
e le loro attività per il suo raggiungimento.
− realistico, raggiungibile e misurabile.
− E’ altresì fondamentale che l’obiettivo sia condiviso; tuttavia, nel campo
93
dell’educazione alla salute ciò è talvolta difficile. Questo perché spesso sono proprio
i comportamenti alterati ad attivare l’intervento, e si rischia quindi di confrontarsi con
motivazioni assai scarse, quando non assenti. A questo proposito è assai importante avvalersi del ruolo che il gruppo (dei pari, scolastico, familiare) può svolgere per favorire
e stimolare la motivazione verso l’obiettivo proposto.
Nella formulazione degli obiettivi si distingue l’obiettivo generale (es.: “La popolazione
individuata riconoscerà i rischi legati ad una condotta alimentare scorretta” ), che dovrà
poi essere dettagliato in obiettivi più specifici (es.: “I destinatari dell’intervento saranno
in grado di individuare precocemente i segnali di un disturbo alimentare”; oppure :
“…. saranno in grado di riconoscere tempi e luoghi di accesso e fruizione dei servizi
specialistici per i disturbi alimentari”).
Nella stesura degli obiettivi è necessario tener conto di alcune loro componenti e
caratteristiche strutturali:
− Il soggetto.si identifica con il destinatario dell’intervento e non con chi lo eroga (es.,
in un intervento di educazione alla salute con gli adolescenti, un obiettivo potrà essere
così formulato: “ I ragazzi identificheranno vantaggi e svantaggi dei diversi metodi
contraccettivi”);
− Il contenuto: andrà esposto con espressioni di prodotto (fare, utilizzare) piuttosto
che con quelle di processo (ricercare, collaborare );
− Le condizioni: definiscono le circostanze e le risorse che delimitano l’azione prodotta.
Vanno ben chiarite per limitare la performance fissata inizialmente. Le condizioni
assicurano che si possa scegliere cosa fare nelle diverse situazioni e che ci si sappia
rapportare al contesto in modo pertinente e adeguato;
− Il criterio: definisce con quanta abilità, quanto tempo e con che qualità deve essere
eseguita la performance. Questo presuppone più criteri di valutazione, che devono
essere stabiliti e scritti nell’obiettivo.
Per quanto riguarda la modalità espressiva, valgono i seguenti suggerimenti:
− La formulazione: dovrà seguire una forma al positivo,individuando i miglioramenti
che si desidera promuovere e non descrivendo comportamenti sbagliati o inadeguati,
(che si configurano invece come comportamenti a rischio e quindi come bisogni
educativi);
− L’atto: deve essere formulato con un verbo che descrive una performance (scrivere,
risolvere, dichiarare ) cioè con verbi che implicano un’azione e non con quelli astratti,
che implicano un modo di essere (apprezzare, stimare, comprendere);
Contenuti, strumenti didattici e finalità educative
La predisposizione dei contenuti da trattare in vista del raggiungimento degli obiettivi
identificati nella tappa precedente, prevede tre fondamentali azioni:
1.Identificare gli ambiti di contenuto in base agli obiettivi posti e alle caratteristiche dei
destinatari (argomenti-chiave)
2.Scegliere ed elaborare le informazioni a partire dagli argomenti-chiave selezionati
3.Organizzare il materiale considerando il tempo, la numerosità dei partecipanti e le
risorse a disposizione.
94
Ci sono diversi modi che possono essere utilizzati per identificare e organizzazione i
contenuti in sequenze logiche, tuttavia l’approccio attualmente indicato dagli esperti
tende a superare la tradizionale idea di una conoscenza composta di unità atomiche
da cui discende il rischio di generare interventi frammentati e discontinui. Oggi si
preferisce, nella scelta dei contenuti, rifarsi ad un modello dinamico e a rete che vede
le conoscenze connesse e interagenti e quindi capaci di produrre nuova conoscenza.
Questo discorso vale ancora di più quando finalità dell’intervento è la salute e il
benessere del singolo e della collettività che sono fattori implicati e implicanti tutte le
dimensioni e aspetti di vita di una persona.
Uno dei rischi di questa fase può essere quello di confondere i contenuti con gli obiettivi. Si dia il seguente esempio.
Corso di Primo Soccorso per ragazzi di 4^ superiore: obiettivo generale di educazione
può essere: “Corretto comportamento in caso di Primo Soccorso in modo da non
aggravare le condizioni della persona da soccorrere”. Un obiettivo specifico può essere: “I ragazzi saranno in grado di fare la chiamata al
118 e dare le informazioni all’operatore”. Per raggiungere l’obiettivo dovranno essere
utilizzati, ad esempio, i seguenti contenuti: cosa osservare nel contesto, elementi di
comunicazione verbale e non verbale, procedura di chiamata.
I contenuti, cioè, dovranno essere tutte quelle informazioni ed azioni che serviranno
per raggiungere l’obiettivo, tenendo conto che un medesimo contenuto può prestarsi
a trattazioni e finalizzazioni di apprendimento diverse.
Un elemento di approfondimento che può essere interessante quando obiettivo di
apprendimento è la formazione ed organizzazione di conoscenze, è il concetto di
concetto.
Concetto:
La parola sta a significare la facoltà che hanno tutti gli esseri umani di raccogliere e
sintetizzare gli innumerevoli stimoli provenienti dalla percezione della realtà ed utilizzarli
per crearsi una propria rappresentazione astratta della realtà stessa.
Nel processo di formazione dei concetti è fondamentale la percezione che si ha della
congruenza degli eventi.
I concetti sono delle unità di pensiero che servono all’uomo per organizzare le percezioni,
pensieri, sensazioni. Tutte le persone, in modo automatico e quasi inconsapevole,
occupano gran parte della loro attività cognitiva ad organizzare concetti e a precisarne
i referenti.
Ogni concetto, infatti, individua referenti; il concetto “soccorso” , ad esempio, individua
come referenti tutti i Pronto Soccorso conosciuti, oppure tutti i soccorsi prestati, i
luoghi dove si fanno i soccorsi, la diversità dei soccorsi, i mezzi di soccorso.
I concetti possono essere concreti (soccorso, infermiere, operatore, dottore) oppure
astratti ( dolore, speranza, riconoscenza, ecc) e possono essere più o meno ampi.
Sono considerati ampi quei concetti che richiamano una seria estesa di referenti.
Di tutte queste cose, prendiamo ad esempio la congruità. Essa è determinante nel
momento in cui si entra in aula e si va a parlare di Pronto Soccorso; la progressione
temporale dell’incidente che si analizza diventa, proprio per apprendere il criterio
tempo, fondamentale del prestare soccorso.
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Una volta definiti obiettivi e contenuti di apprendimento, è possibile orientarsi verso
alcuni strumenti didattici che meglio di altri si prestano al raggiungimento delle finalità.
La scelta di metodologie e strumenti ritenuti maggiormente in grado di attivare processi
di apprendimento è dunque una delle operazioni più significative all’interno della
progettazione di attività educative. Tale scelta è intimamente legata alla chiara definizione degli obiettivi di educazione
alla salute; tuttavia non deve essere trascurato il fatto che essa risente delle risorse a
disposizione tra cui, la principale, è il tempo che gli esperti e gli insegnanti possono
dedicare all’intervento in relazione a quello che hanno a disposizione gli studenti o
degli altri destinatari.
Tra i principali aspetti da considerare nella scelta del metodo, si richiamano i seguenti
a)Gli obiettivi educativi specifici assunti: è l’aspetto che influenza di più la scelta,
b)Le caratteristiche dei soggetti destinatari: numero, età, scolarità, cultura di
appartenenza, potenziale di attenzione e concentrazione, abitudine a situazioni
di apprendimento, esperienza, interesse, disponibilità al coinvolgimento e alla
partecipazione.
c)La collocazione del singolo intervento all’interno di un progetto educativo generale
e complessivo;
d)La fattibilità e il costo complessivo dell’adozione di un metodo piuttosto che l’altro
nell’ambito dell’intervento educativo
e)Le competenze a disposizione dell’esperto che conduce l’intervento, l’applicazione
di alcuni metodi, infatti richiede competenze maggiori di altri
Si può distinguere tra metodi più o meno capaci di attivare e coinvolgere il soggetto nel
processo di apprendimento, tuttavia, in generale, non esistono metodi buoni o cattivi,
utili o inutili, veri o falsi; il vero problema è la coerenza tra metodi possibili e fini certi e
la capacità di scegliere e combinare tra loro metodi, strumenti e sussidi didattici per
potenziarne l’efficacia formativa.
Il seguente schema che mette in relazione obiettivi e metodi, può aiutare nella scelta
della metodologia più adeguata
Obiettivi di apprendimento
Concetti, informazioni Schemi interpretativi Capacità cognitive
Didattiche
Metodologie
Lezione,lettura magistrale
dibattiti, relazioni/stimoli
Analisi e organizzazione delle esperienze
griglie di analisi
lavoro di gruppo
Capacità
Abilità gestuali e capacità relazionali
Simulazioni, roleplaying
Nel seguito verranno presentate le principali metodologie didattiche utilizzabili in
interventi di educazione alla salute
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- Lezione
- Discussione
- Caso
- Simulazioni
- Role playing
- Lavori di gruppo
- Peer education
- Griglia di analisi
Lezione frontale
E’ la metodologia prevalente nella didattica tradizionale, in cui l’insegnante è in certo
senso “solo” di fronte alla classe e la trasmissione del contenuto didattico è tutta
affidata alle sue conoscenze ed alla sua capacità di farsi comprendere e di suscitare
interesse.
Le nuove tecnologie allargano il ventaglio di opzioni che possono affiancare e integrare
la lezione frontale aiutando a focalizzare ed a fissare i contenuti.. Tra le principali e
maggiormente diffuse: lavagna luminosa, presentazione di diapositive; lavagna a fogli
mobili.
In altre situazioni non d’aula, la lezione viene sostituita dalla Conferenza o a volte dalla
Lettura Magistrale.
La lezione frontale è caratterizzata da:
- Verticalità della comunicazione
- Passività dei destinatari
- Eccessiva dipendenza dalla capacità comunicativa e didattica dell’educatore
- Modello didattico basato sull’idea dell’insegnamento come “trasferimento della
conoscenza”.
Un buon educatore sa già che la lezione non è mai basata su una comunicazione
puramente verticale, ma è comunque una forma di dialogo. Il riferimento a teorie
dell’apprendimento più moderne, richiede di accentuare questo aspetto di dialogo
permettendo di dare voce a punti di vista o al racconto di esperienze diverse, soprattutto
se i destinatari dell’intervento sono adulti.
Gli adulti sentono l’esigenza di capire perché occorra apprendere qualcosa, prima di
impegnarsi e coinvolgersi nel processo di formazione; sono persone responsabili delle
loro decisioni, della loro vita e così sviluppano un profondo bisogno psicologico di essere
considerati e trattati dagli altri come persone capaci di gestirsi autonomamente.
Nella nostra esperienza in classe abbiamo dovuto destreggiarci tra i corsi di Pronto
Soccorso ai ragazzi di 4^ superiore e i corsi ai loro insegnanti.
Nella nostra lezione frontale abbiamo deciso di utilizzare la lavagna luminosa con gli
stessi lucidi chiari, sintetici, accattivanti nella grafica sia per i ragazzi che per gli
insegnanti.
Con gli insegnanti abbiamo dato maggior risalto e maggior tempo, al racconto della loro
esperienza nelle urgenze, a come si erano comportati in quei casi specifici; lasciando
libera la descrizione per poi farla rientrare e ricondurla al comportamento corretto in
97
base alle evidenze scientifiche o ai diktat dei Trauma Center Americani, dando loro
delle informazioni culturali e bibliografiche.
Abbiamo pensato poi di diversificare la lezione frontale aggiungendo nei casi dove la
curiosità era maggiore, l’utilizzo della lavagna a fogli mobile per sottolineare un evento
critico o per fare una vignetta del vissuto traumatico: l’incidente, come erano messe le
auto, da che parte ci si mette per proteggersi e cosa prevede il P.A.S.
In questo modo non si ha più un puro trasferimento passivo di nozioni, ma un
modello didattico basato sull’attività del gruppo classe.
Questo tipo di intervento viene fatto ai ragazzi delle scuole superiori, quasi sempre
ragazzi del 4^ anno. Qualche volta per integrazione al programma scolastico e
d’accordo con l’insegnante lo facciamo nella classi 5^. La lezione frontale diventa così
“strumento nello strumento”.
Una considerazione a parte meritano anche i giovani che oggi vivono in un mondo nel
quale la comunicazione audiovisiva ha un ruolo fondamentale; è dunque importante
che l’educatore sia capace di raccogliere questa sfida imparando ad utilizzare materiali
audiovisivi con la consapevolezza che le nuove tecnologie non riducono né il lavoro
dell’educatore, né quello di chi apprende, così come non è necessariamente vero che
rendano più complesso e faticoso il lavoro di preparazione di una lezione.
Al contrario, a volte, possono razionalizzarlo, permettendo anche di ottenere un
risultato qualitativamente migliore e modellabile sul gruppo in aula.
Discussione
È un metodo basato sull’interazione tra il docente e i partecipanti e tra i partecipanti
e quindi metodo di diretto e immediato coinvolgimento del gruppo. Viene scelto o
assegnato un argomento che deve essere analizzato e sul quale ciascuno esprime le
proprie idee e opinioni interagendo con quanto dice il docente e gli altri. Generalmente
utilizzata in associazione o a integrazione della lezione per aumentarne l’efficacia.
Serve soprattutto per identificare e analizzare situazioni complesse o problemi,
focalizzare vantaggi/svantaggi di varie alternative, prendere decisioni, sviluppare
capacità di ascolto.
Essa richiede una attenta progettazione (tempo, argomento, prodotto finale atteso)
per evitare la dispersione di tempo e lo spostamento del focus rispetto a quanto
invece ritenuto prioritario. È inoltre importante verificare il clima positivo e una certa
omogeneità delle conoscenze all’interno del gruppo e stabilire argomenti di discussione
che comprendano ciò che i partecipanti hanno sentito, letto o sperimentato.
Per potenziare l’efficacia di una discussione può essere molto utile orientarla e guidarla
attraverso l’utilizzo (e magari anche la costruzione diretta da parte del gruppo) di una
Griglia di analisi
Caso
E’ un metodo basato su una situazione/evento/caso che viene presentata ai partecipanti
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di un evento sotto forma di descrizione scritta o videocassetta. II caso utilizzato può
essere reale (per es. tratto da un articolo di giornale o da un fatto realmente accaduto
di cui si ha memoria), o costruito in maniera verosimile; inoltre è importante vi sia
coerenza interna.
L’efficacia del metodo è legata al processo di attivazione e coinvolgimento del soggetto
nella data situazione e all’aumento della motivazione di fronte alla possibilità di entrare
in contatto con eventi reali anche attraverso contenuti che possono sembrare lontani
da tali realtà.
Ne esistono alcune varianti ma quella più utilizzata e maggiormente applicabile anche
in riferimento alle competenze del formatore necessarie, è il Caso classico attraverso
il quale viene proposto ai partecipanti un evento descritto che può essere o descritto
compiutamente o tralasciata la conclusione, così come i fatti si sono risolti (o hanno
avuto fine) nella realtà. Tale conclusione può essere eventualmente fornita in un secondo
momento, dopo che sono state analizzate e valutate le proposte dei partecipanti.
Metodo estremamente flessibile ed adattabile a diversi contesti e situazioni formative,
può costituire anche la situazione di partenza da analizzare e approfondire e
successivamente rappresentare attraverso una simulazione.
Dimostrazione-esercitazione
In una lezione di Pronto Soccorso, utilizzare la dimostrazione (per esempio per
acquisire la procedura della posizione laterale di sicurezza), oltre che utile in termini
di efficacia, può essere fonte di gratificazione per il formatore vedere come i ragazzi
apprendono immediatamente le manovre da fare ed il loro susseguirsi.
Non solo. La dmostrazione-esercitazione viene ad interagire bene col gruppo classe
quando, attraverso un manichino, vengono sperimentate le manovre di B.L.S.(Basic
Life Support) l’A.B.C. del soccorritore. Può veramente succedere che gli studenti
siano catturati come: “per incantamento” e che tutti vogliano provare a “salvare” il
malcapitato.
La esercitazione, nell’ambito di interventi di educazione alla salute è molto efficace
per far apprendere la Manovra di Heimlich. I ragazzi stimolati dai ruoli dati, provano e
riprovano finché il gioco non riesce bene.
Questo tipo di gioco, essendo molto apprezzato dai giovani può essere veramente
una metodologia vincente soprattutto per il perfezionamento di comportamenti nuovi.
Simulazione
Per simulazione si intende un processo di modellizzazione della realtà che consente di
valutare e prevedere lo svolgersi dinamico di una serie di eventi susseguenti.
Le simulazioni sono strumenti di sperimentazione molto potenti e si avvalgono della
possibilità di trasposizione in termini logico-matematici-procedurali di un determinato
segmento o aspetto della realtà.
Le simulazioni hanno carattere matematico, produttivo, impiantistico ma anche ludico
ed è questo che può interessare in un contesto di educazione alla salute. Oggi i
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ragazzi simulano con play vari, tant’è che sul mercato esistono diversi software che
consentono di simulare i comportamenti di persone, veicoli, civiltà. Ovviamente il livello
di approfondimento di tali simulazioni, in termini di modello concettuale sottostante,
può essere anche molto basso e non rispondere a nessuna finalità educativa.
Role-playing
In un “gioco di ruolo”, dall’inglese role-playing game, i giocatori assumono il ruolo di
personaggi in un mondo immaginario, con precise regole interne. Ogni personaggio è
caratterizzato a seconda del tipo di gioco di ruolo da svariate caratteristiche come per
esempio da forza, destrezza, intelligenza.
Una variante particolare che viene utilizzata anche in interventi di educazione alla
salute è il gioco di ruolo “ dal vivo”, dall’inglese live action role-playing; i giocatori ,
nella realtà d’aula, utilizzano le informazioni date ed interpretano la loro parte.
Ha origine dalla psicologia di Jacob Levi Moreno che nel 1934 fu il primo a coniare
il termine role-playing e a mettere a punto la tecnica dello psicodramma ancora oggi
utilizzato in psicoterapia.
Tanti sono i giochi in Italia che hanno dimostrato una forte vitalità e creatività con
l’uso del computer, ci riferiamo al 1985 quando l’Editrice Giochi pubblicò la traduzione
Italiana di Dungeos & Dragons, a cura di Giovanni Igellis. Già esistevano giochi di
ruolo completamente sviluppati a partire dai Signori del Caos di Giovanni Maselli, Auro
Piselli e Franco Tralli (Black-out, 1984).
Lavoro di gruppo
Questo metodo è basato sull’interazione tra i membri di un gruppo e sull’effetto di
apprendimento attivo generato dal confronto di nozioni, idee, esperienze personali. I
vantaggi di tale metodo sono: una partecipazione attiva, la stimolazione al confronto
tra le idee con discussioni costruttive e la possibilità di portare contributi personali
all’argomento. Nucleo centrale della metodologia è un compito responsabilizzante, da
svolgere insieme e tale da stimolare l’affiatamento personale.
L’ importanza del lavoro di gruppo è legata anche ad altri fattori: la sperimentazione di
un senso di appartenenza, la reciprocità che consiste nel dare e ricevere aiuto, il suo
essere microcosmo del mondo esterno e contemporaneamente spazio più sicuro dove
sperimentare nuovi sentimenti e nuovi comportamenti.
E’ noto che l’introduzione di cambiamenti solleva inizialmente resistenze talora
considerevoli, anche quando si tratta di modificare abitudini quotidiane (come ad
esempio il comportamento alimentare). Ciò perché la quotidianità è retta da un insieme
di costumi, abitudini, modelli che condizionano il modo di nutrirsi, vestirsi, lavorare e
così via. Vi sono cioè apprendimenti ed adattamenti che il soggetto percepisce come
rischiosi. Se ci si conforma ai modelli dominanti nel proprio micromondo sociale,
questo stesso approverà e proteggerà tale scelta. Ecco perché è più facile modificare
le abitudini di un gruppo che quelle di un individuo preso singolarmente, anche quando
si tratti di decisioni riguardanti comportamenti individuali in un contesto sociale.
Lo studio dei gruppi ha rivelato che ciascun membro esercita un’influenza differente sia
100
in quantità che in qualità sul comportamento del gruppo, qualunque cosa faccia o non
faccia. Sembra anche che nessuna operazione di produzione (materiale o intellettuale)
possa effettuarsi senza che emerga una figura di capo o conduttore del gruppo.
Gli studi sull’argomento evidenziano che esiste una complementarità significativa tra il
ruolo di leader e quello degli altri membri di un gruppo a seconda del tipo di leadership
esercitata. Se infatti il leader interviene
pesantemente ad orientare il gruppo circa il compito da svolgere, il gruppo in quanto
tale produce molto poco; viceversa, quando il leader interviene soltanto a livello di
guida, di spiegazione o di informazione, il gruppo è più produttivo e coinvolto.
Peer Education:
Da anni la ricerca sociale ha dimostrato che le persone sono in grado di cambiare
il loro modo di pensare e di comportarsi per effetto dei processi di influenza sociale
esercitati all’interno di un gruppo di pari. Alcuni studiosi ( Deutsch, Gerard et al) hanno
identificato due tipologie di influenza sociale: 1) di tipo normativo, in base alla quale
il soggetto cambia le proprie credenze, motivazioni, attitudini e comportamenti per
il desiderio di ottenere il consenso del gruppo; 2) di tipo informativo, in base alla
quale il soggetto opera i descritti cambiamenti convinto che la fonte di influenza,
essendo “oggettivamente” la più preparata e competente, possa essere un valore
esemplificativo.
Il termine “peer education” è usato soprattutto per descrivere l’educazione dei giovani
fatta dai giovani, una “condivisione delle nostre esperienze e apprendimento per mezzo
di altri simili a noi” (Robin, 1994). In realtà spesso i programmi “peer” sono affidati
a professionisti, a insegnanti e a specialisti dell’educazione alla salute. Si applica
soprattutto nel campo delle tematiche del benessere sociale, come la prevenzione
delle droghe.
La parola “peer” apre comunque una domanda importante: cosa rende gli altri simili a
noi? La risposta inequivocabile sembra essere l’età. Ma ciò trascurerebbe la nozione
di identità, che a sua volta richiama una serie di fattori, quali: il ruolo (es. essere un
padre o una madre), le categorie di gruppo alle quali sentiamo di appartenere (come il
far parte di un’etnia) e le esperienze che condividiamo (come il far uso di droghe).L’età
quindi, anche se potenzialmente importante, non costituisce la condizione principale
che pone in secondo piano tutte le altre possibili fonti per la costruzione di un’identità,
quali la sessualità, l’etnia, la classe sociale, il genere. Nella costruzione di gruppi di pari
i progetti devono quindi tener conto di altri fattori ed esplicitarli.
Il modello informativo ripete la struttura tipica dell’organizzazione scolastica
convenzionale, in cui un adulto esperto insegna ad un adolescente, costretto quindi
ad assumere il ruolo passivo di recettore di saperi che provengono dall’esterno. Esso
si basa inoltre su metodologie di apprendimento fortemente centrate su competenze
ascrivibili all’area dell’intelligenza scolastica. Questa area risulta particolarmente
in crisi proprio in quei soggetti che, solitamente, presentano la più alta adesione a
comportamenti a rischio.
La “peer education” propone un’alternativa all’idea di autorevolezza del professionista ed
è caratterizzata dall’accento posto su un tipo di apprendimento, contemporaneamente
interattivo e partecipativo. Molto utile nel lavoro con gli adolescenti, difficilmente catturati
101
emotivamente da un adulto. Questa strategia è volta ad attivare un processo naturale
di scambio di conoscenze ed esperienze che presenta indubbi vantaggi in termini
di efficacia, in quanto fondamentalmente basata su processi di autodeterminazione
che operano naturalmente soprattutto in gruppi di giovani. Il messaggio di salute
nei confronti di pratiche a rischio viene veicolato da pari dentro il proprio gruppo
ed è un messaggio ritenuto credibile proprio perché testimoniato dall’interno e in
grado di innescare processi di contaminazione positiva attraverso meccanismi di
identificazione.
Nel tempo si sono sviluppati vari modelli di educazione tra pari, che si differenziano per
aspetti operativi e metodologici tra loro anche molto diversi:
1) Modello puro, ha un carattere prevalentemente addestrativo, e pur riconoscendo ai
ragazzi un ruolo attivo nella realizzazione di progetti di educazione alla salute rivolti ai
loro coetanei, di fatto li esclude dalle fasi di attivazione, formazione e progettazione
degli interventi stessi. Gli educatori tra pari vengono individuati secondo criteri
totalmente dipendenti dagli adulti, sono addestrati con metodologie di apprendimento
di tipo trasmissivo e la fase realizzativa viene ridotta a termini applicativi sia sotto il
profilo dei contenuti che quello degli strumenti e dei linguaggi da utilizzare; 2) Modelli misti, diffusi soprattutto in Italia. Il rapporto tra adulti e ragazzi è limitato ad
una breve ma intensa fase formativa; l’oggetto e gli obiettivi di lavoro sono determinati
prevalentemente dagli adulti, mentre la fase realizzativa è svolta dai ragazzi;
3) Empowered peer education, presenta elementi di originalità e di sperimentabilità. Qui
i saperi dei ragazzi si incontrano e si confrontano con quelli degli adulti in un rapporto
di reciproco interscambio, nel contesto di un’esperienza progettuale condivisa. Abolita
ogni ottica a carattere meramente addestrativa, l’adulto accompagna l’adolescente
nell’individuazione e nello sviluppo di strumenti e competenze efficaci nella promozione
del benessere all’interno dei gruppi ai quali appartiene, a scuola e nel territorio. La
scelta è quella di investire tempo e risorse in un percorso che darà i suoi frutti in una
prospettiva temporale a medio e lungo termine. L’oggetto di promozione della salute è
scelto autonomamente dai ragazzi i quali saranno soggetti attivi all’interno di ogni fase
del percorso, dalla progettazione alla realizzazione.
Griglia di Analisi
Rappresenta un utile supporto ad alcune metodologie come, per esempio il lavoro di
gruppo o la discussione che può seguire una simulazione o un role playing.
Viene utilizzate prevalentemente quale strumento di “organizzazione delle
esperienze”perché consente di elaborarle e scambiare pareri ed opinioni.
L’oggetto di analisi viene “smontato” nelle sue parti o fattori costitutivi, per poi essere
assemblato come in origine però con la consapevolezza derivante dal percorso di
ricerca compiuto.
Diventa uno strumento fondamentale per le attività di apprendimento induttivo, per tutte
quelle attività o momenti formativi che fanno appello alle esperienze dei partecipanti,
per trarre da esse ed organizzare informazioni, riflessioni, analisi, suggerimenti
concettuali.
La griglia di analisi viene sottoposta ad un gruppo in attività formativa, utilizzando
102
prevalentemente tabelloni o lavagne a fogli mobili; sui tabelloni viene trascritto il tema
della griglia e gli indicatori scelti per scomporre il tema in esame. Gli indicatori assumono
la veste di capitoli di ricerca d’aula che dovranno essere riempiti dalle esperienze dei
partecipanti. Gli indicatori vanno perciò riportati sui tabelloni adeguatamente distanziati
tra loro, in modo da permettere la trascrizione di frasi sintetiche che rimandano alle
esperienze esposte dai partecipanti,
La griglia, oltre che uno strumento utile per organizzare le esperienze, risulta uno
strumento efficace nei momenti di prima socializzazione di gruppo in quanto agevola
una presentazione indiretta dei partecipanti, certo più proficua del formale “giro di
tavolo” di presentazione stereotipata.
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104
IMPLEMENTAZIONE DEGLI INTERVENTI
PREVISTI DAI PROGETTI
Rita Cagnin, Manuela Sanzovo, Tiziana Tabacchi
“Che meraviglia che nessuno debba aspettare neanche un minuto
per incominciare a migliorare il mondo”
Anna Frank
LA SALUTE
Vive e cresce nelle piccole cose di tutti i giorni.
“… La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi
della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama. La salute è creata
prendendosi cura di se stessi e degli altri, essendo capaci di prendere decisioni e
di avere il controllo sulle diverse circostanze della vita, garantendo che la società
in cui uno vive sia in grado di creare le condizioni che permettono a tutti i suoi
membri di raggiungere la salute…“.
(Carta di Ottawa, 1986)
Dopo aver costruito il progetto e aver pianificato e organizzato gli interventi, si passa alla
fase dell’implementazione degli interventi previsti dal progetto. Questo capitolo sarà
centrato sulle metodologie e sulla realizzazione degli interventi nell’ambito progettuale
di educazione alla salute.
Centrato sugli interessati al progetto che producono, creano, costruiscono una
realtà dove le capacità professionali degli operatori socio sanitari contribuiscono
all’educazione alla salute.
Si comincia col dare una definizione di implementazione: lo Zingarelli (2003) scrive:
“Implementare: rendere operante, attivo, passando dalla fase di progetto a quella di
realizzazione”.
Come evidenziato da Leone e Prezza (1999), “…durante la fase di implementazione di
un progetto bisogna sviluppare dei circuiti di valutazione che permettono ai soggetti
coinvolti nelle diverse fasi/azioni di confrontarsi efficacemente per orientare ed
eventualmente modificare il proseguimento dell’azione stessa o del progetto nel suo
complesso”. (Leone L., Prezza M. Costruire e valutare i progetti nel sociale Franco
Angeli, 1999, pg 200).
105
METODOLOGIA DELL’IMPLEMENTAZIONE
Per l’avvio della fase di implementazione è necessario che già nella fase di progettazione
siano state individuate le modalità di coinvolgimento dei diretti interessati; che si sia
sviluppata una proposta per il cambiamento supportata da prove scientifiche, fattibile
e rilevante; che si siano valutate le principali difficoltà e selezionate strategie e misure
mirate ai diversi problemi; il tutto nell’ambito di possibilità delle risorse disponibili.
Occorre organizzare la pianificazione e le modalità operative di applicazione degli
indicatori dei progressi delle attività e relativi risultati.
REALIZZAZIONE
La fase definita con il termine realizzazione è essenzialmente riconducibile alla diretta
attività educativa prefigurata dal progetto. L’implementazione del progetto costituisce
il ‘passaggio’ di maggior imprevedibilità dell’intero processo ed è infine ad essa che
sono ‘affidate’ le possibilità di riuscita dell’iniziativa. Tale imprevedibilità va riconosciuta
ma per questo è importante procedere ad un’accurata progettazione per individuare le
possibili complicazioni e attraverso le esperienze condivise trovare le soluzioni (tanto
più se le persone coinvolte sono più di una).
In sede di realizzazione si svolgono le operazioni educative previste e si controllano
gli eventi che tali operazioni producono grazie ad opportuni “interventi di verifica” in
progress. Essi consentono l’adeguamento eventuale di metodi e/o di obiettivi educativi
che in itinere si possono rivelare inadeguati e, al tempo stesso, il conseguimento di
primi segmenti di valutazione utili alla verifica finale del progetto nel suo insieme. I
contenuti operazionali della realizzazione sono i seguenti (ad esempio nel caso di
interventi educativi di gruppi formali o informali, una classe, un gruppo di volontari):
• azione educativa,
• interventi di verifica intermedia (mediante test, prove) sugli interventi didattici e sulle
metodologie didattiche,
• revisione di obiettivi didattici, di contenuti e di metodi.
(Lipari, D. Idee e modelli di progettazione nei processi formativi Edizioni Lavoro, 1987,
pg. 45)
Ora vengono presentate le attività dell’implementazione descrizione e vincoli, il
contesto, la realtà, i destinatari, per la cui acquisizione di informazioni si possono
effettuare delle interviste a testimoni.
CIRCUITI DI VALUTAZIONE:
1) Verifica dei reali destinatari e loro coinvolgimento nello svolgimento dell’intervento:
1° livello: analisi del contesto reale (es. paese, città, quartiere…)
2° livello: analisi destinatari reali in aula (es. il target cambia per genere, età…),
coinvolgimento durante l’intervento dei destinatari indiretti e, ai fini dell’efficacia
dell’intervento, risulta importante la partecipazione e il coinvolgimento iniziale dei
destinatari.
Situazioni critiche: gestione dei casi negativi (rifiuti, boicottaggi, lamentele).
2) Per poter intervenire è importante assicurarsi che ci siano alcune condizioni nel
contesto:
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• sistemazione del setting: dove sono, come è l’ambiente (il clima, le attrezzature a
disposizione es. videoproiezione per personal computer e video, lavagna a fogli mobili,
cancelleria); come è stato veicolato il progetto al target.
3) Coerenza tra le fasi di progettazione e la realizzazione:
• assicurarsi che ci sia una traccia di lavoro ai fini della riuscita dell’intervento.
4) Coinvolgimento di tutti i destinatari, diretti e indiretti, in quanto, anche questi ultimi,
sono detentori del progetto educativo e, se considerati a priori, diventano una risorsa
e non un ostacolo per il progetto stesso, come evidenziato in seguito in un progetto
educativo svolto in aula.
• docenti: potrebbero essere timorosi e sentirsi non competenti, ad esempio temendo
di non riuscire a fornire risposte adeguate alle domande che potrebbero essere loro
poste dagli studenti dopo gli interventi dei professionisti;
• studenti: si confrontano tra loro con le loro competenze e conoscenze e con gli adulti
di riferimento; propongono le tematiche di educazione alla salute in termini educativi
avvalendosi di modalità diversificate e accuratamente scelte e tarate sul contesto
effettivo.
• operatori-professionisti: possono essere preoccupati di non riuscire a fornire tutto il
sostegno richiesto da parte dei docenti, dei volontari, degli studenti…;
• servizi: preoccupazione di assicurarsi, nelle fasi preliminari degli interventi, le
competenze che concorrono alla gestione del problema educativo al fine di unire e
confrontare le diverse competenze professionali presenti nei diversi servizi per ottenere
l’efficacia di un intervento educativo integrato (es. educativa, medica, psicologica,
sociale, infermieristica).
Da qui l’esigenza di fornire strumenti ai singoli professionisti.
Per favorire la fase di implementazione si propone la seguente checklist:
CHECKLIST DELLA FASE DI IMPLEMENTAZIONE
1) Organizzazione
• la comunicazione delle indicazioni riguardo i tempi, la logistica, la strumentazione e
le modalità di intervento è stata fornita alle persone di competenza?
• tutti i destinatari dell’intervento e le persone che influenzano l’intervento, ognuno
per il proprio ruolo e competenza, sono a conoscenza dello svolgersi delle attività in
maniera precisa?
• il materiale educativo da distribuire alle persone è disponibile? Il materiale (tra cui la
documentazione, i depliant informativi, i fascicoli, la bibliografia… relativi all’argomento)
è coerente con l’intervento o è da rivedere, modificare, integrare? Gli esempi proposti,
le immagini rispettano la legge sulla privacy?
• responsabilità attribuite (es.: ruolo delle autorità che possono riconfermare la validità
delle scelte dell’operatore e dell’intervento, diversamente verrebbero squalificati
l’intervento e l’operatore stesso);
• è stato effettuato un confronto con chi ha maggiore conoscenza ed esperienza?
Difficoltà: mancata conoscenza da parte dei destinatari diretti e indiretti dello svolgersi
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delle attività, in particolare se avvisati da altri; mancato raggiungimento dei destinatari
diretti e indiretti rispetto alle informazioni.
Proposte risolutive: definire all’inizio le procedure di comunicazione soprattutto se
sono coinvolti più soggetti; rinviare la data dell’incontro, ridefinizione dell’intervento
iniziale (come posso raggiungere i destinatari? Ad esempio con una comunicazione
personalizzata o interviste).
2) Setting /Target
• definizione e/o ridefinizione dell’ambiente (es. stanza con misure consone,
disposizione delle sedie, illuminazione, attrezzatura disponibile e funzionante)?
• sono chiare le competenze di tutti i destinatari previste nell’ambito del progetto? (es.
se il progetto è con le scuole: docenti, studenti, operatori, personale della segreteria;
con il Comune: sindaco, assessori di competenza, personale della segreteria; con
associazioni: presidente, membri associati);
• la tipologia dei destinatari corrisponde con la tipologia attesa e prevista nella
progettazione (es. genere, età, numerosità, provenienza, professionalità)?
Difficoltà: diversità numerica in eccesso o in difetto del gruppo previsto.
Proposte risolutive: ridefinizione delle modalità di conduzione dell’intervento,
ridefinizione dei tempi previsti per l’erogazione dei contenuti e la loro eventuale
distribuzione; prevedere due operatori.
Esempio: se inizialmente ci si aspettava un gruppo di 10-15 persone e poi ci si trova con
un grande gruppo 50 persone l’incontro si svolgerà in modo assembleare, viceversa si
condurrà un incontro con un approccio d’aula attivo (role play, esercitazioni, giochi di
apprendimento, discussioni…).
Cassetta degli attrezzi: portare con sé materiale diversificato e coerente all’informazione
per eventuali “emergenze”: ad es. schede educativo-didattiche-operative, di
osservazione, brani di testi, esercizi da proporre per lavori nell’ambito dei gruppo,
schede tematiche teoriche e di approfondimento, articoli di giornali-quotidiani,
spezzoni di video-filmati.
3) Motivazione
• il gruppo target è stato coinvolto all’adesione del progetto (es. gli insegnanti
hanno informato dell’esistenza del progetto e i ragazzi hanno aderito all’iniziativa; la
popolazione target degli screening è stata informata dell’iniziativa dell’incontro in data
XXX alle ore XXX presso XXX).
• il gruppo target è a conoscenza del progetto, delle azioni previste e della propria
partecipazione?
Difficoltà: mancato coinvolgimento al progetto del target.
Proposte risolutive: ridefinizione del contratto con il gruppo, all’inizio di ogni intervento
definire gli obiettivi, il significato dell’intervento informativo e formativo.
4) Gestione del tempo per l’intervento
• sono stati valutati i tempi necessari per la presentazione degli operatori, presentazione
del progetto, saluti delle autorità, esposizione dei contenuti, spazi per gli interventi e i
quesiti?
Difficoltà: ritardo dell’inizio lavori con riduzione del tempo a disposizione per
l’intervento.
Proposte risolutive: individuare in anticipo i contenuti essenziali da esporre.
108
5) Feedback
• si è previsto di effettuare qualche attività di feedback (emotivo e di conoscenza) e
come gestirla? Il gruppo destinatario dell’intervento che feedback rimanda? (individuale,
coppia, sottogruppi, gruppi);
• vengono ribaditi i concetti precedentemente esposti (analisi dei bisogni e contratto
iniziale) in modo che le aspettative siano coerenti con il progetto? Si usano domande
che orientino gli interventi? Viene accertato il passaggio delle informazioni ad esempio
iniziare gli incontri con delle domande: ritenete utile parlare di questo argomento?
Sono stati raccolti i pareri es. Sì, No e richiesto il perché?
• Monitoraggio dell’apprendimento e del gradimento, le percezioni che il gruppo target
rimanda, sono critiche, passive, attive?
Difficoltà: obiettivo di apprendimento non raggiunto.
Proposte risolutive: ridefinizione delle modalità dell’intervento, degli strumenti e delle
attività proposte.
Approccio durante l’intervento dovrà essere educativo: no punitivo, no colpevolizzante.
(No blane culture: da vedere su internet)
Sviluppo pratico del programma di implementazione: osservazione e analisi del
contesto specifico al fine di rendere efficace l’intervento (flessibilità nella scelta degli
interventi per il superamento di eventuali fattori di ostacolo alla buona riuscita: ad
es. predisposizione di una scheda di autovalutazione da compilare a conclusione
dell’intervento come la seguente).
SCHEDA:
aspetti da considerare (segnare con una crocetta X)
ASPETTI
SI
NO
Condivisione del team di progettazione
Conoscenza in anticipo delle caratteristiche dei diretti interessati
Raccolta delle necessità-bisogni del gruppo/destinatari
Obiettivi verificabili
Attribuzione delle responsabilità
Attribuzione dei ruoli
Esistenza di un programma dettagliato degli interventi
Effettuazione di incontri di monitorare degli interventi
La documentazione è disponibile
La documentazione è accessibile a tutti
Confronto finale del team di progettazione
Feedback tra educatori e destinatari in itinere
Feedback tra educatori e destinatari alla fine
109
Per progetti particolari in futuro potrà essere prevista una scheda per una valutazione
con punteggio da 0 a 3 al fine di consentire un monitoraggio e di intraprendere azioni
migliorative.
Analisi
Progettazione
Sviluppo
Realizzazione
Controllo
PRIMA
DURANTE
DOPO
1° FASE:
2° FASE:
3° FASE:
FORMULAZIONE DEL PROGETTO
rilevanza: attinenza del progetto a problematiche ritenute
rilevanti, capacità di rispondere ai problemi sociali prioritari o
significativi nell’ambiente o nei contesti in cui si interviene;
coerenza intrafase: coerenza interne tra le varie parti del
progetto, tra le varie azioni;
congruenza: compatibilità tra obiettivi e risorse messe a
disposizione dal gestore e da altri soggetti e previste nel
budget del progetto; adeguatezza della formulazione del
progetto: funge da guida per la progettazione operativa e
che sia comprensibile per tutti i soggetti coinvolti;
sforzo: impegno di risorse, tempi e costi per la realizzazione
della fase stessa;
ruoli, responsabilità e reclutamento;
riformulazione.
IMPLEMENTAZIONE DEL
PROGETTO
In ogni fase dell’implementazione
sono sempre individuate azioni e
relativi criteri/parametri, strumenti
e indicatori di processo e di esito.
VALUTAZIONE
DEGLI ESITI
COMPLESSIVI
DEL PROGETTO
Faccio, valuto e rivedo!
VALUTAZIONE
110
Verifica dell’impatto
organizzativo interno
ed esterno;
verifica dei risultati
ottenuti.
111
VALUTAZIONE DEI PROGETTI
Rita Cagnin, Manuela Sanzovo
“Ci vuole umiltà per chiedere feedback.
Ci vuole saggezza per capirlo, analizzarlo e applicarlo in modo appropriato.”
S. R. Covey
“…Nella valutazione di un progetto s’incontrano numerosi problemi, alcuni inerenti alla
misurazione, (costruzione, scelta e utilizzo di questionari, test…), la metodologia della
ricerca (costruzione campioni rappresentativi), la statistica (sintesi, trattamento dei dati
e utilizzo dei test statistici per la verifica delle ipotesi) e l’utilizzo di pacchetti informatici
per la memorizzazione e il trattamento dei dati…”
(Leone L., Prezza M. Costruire e valutare i progetti nel sociale Franco Angeli, 1999,
pg 131).
Valutazione
Per comprendere cosa si intende per valutazione e il significato che essa riveste nel
processo educativo si può in via preliminare far riferimento alla definizione reperibile
nel dizionario Zingarelli (2003):
“Acquisizione di dati e informazioni che permettono di verificare l’efficacia di un
intervento educativo”.
La valutazione, in quanto possibilità di avere informazioni disponibili, è una delle attività
principali che accompagnano e rendono possibile il processo decisionale del singolo
e dell’organizzazione, contribuendo alla scelta tra strategie alternative, sostenendo la
realizzazione/implementazione di un programma fornendo le informazioni necessarie
alla sua gestione e orientando (regolando) la raccolta delle informazioni utili a giudicare
gli effetti di un intervento realizzato.
Estremamente importante è inoltre l’utilizzo dei risultati della valutazione per dare
informazioni di ritorno a chi ha promosso l’attività di educazione alla salute, in termini
di investimento per la comunità.
Il significato dell’azione valutativa sta dunque nella possibilità di disporre di informazioni
112
che hanno valore in quanto consentono la presa di decisioni in vista del miglioramento
di future azioni educative.
Essa consiste sostanzialmente in un processo di confronto attraverso il quale la realtà
indagata viene confrontata con ciò che ci si attende chepertanto, deve essere espresso
in modo chiaro.
Nel caso specifico dell’educazione alla salute è necessario, a tal fine, il riferimento
ad una teoria che permetta di comprendere lo stile di vita utile nell’ambito esplorato,
definendo dei criteri, degli indicatori e degli standard di riferimento sulla base dei quali
compiere il confronto.
La valutazione va progettata in fase di pianificazione progettuale; essa accompagna
in itinere l’implementazione del progetto, si occupa dei processi messi in atto e dei
risultati ottenuti.
Ancor prima di identificare gli ambiti , i metodi e gli strumenti della valutazione è
importante chiarirsi sui diversi atteggiamenti con i quali ci si può apprestare a tale
azione. Significa cioè interrogarsi su come essa può essere concepita e vissuta in
diversi contesti e dai diversi attori coinvolti nel processo educativo:
Esame, giudizio, controllo, paura?
oppure Riflessione, comprensione, cambiamento, crescita?
Valutazione o valutazioni? La valutazione come sistema
Il giudizio che emerge dalla valutazione di un progetto può essere diverso secondo
i criteri utilizzati; l’obiettivo è una valutazione congiunta e in forma condivisa, con il
coinvolgimento di tutti i soggetti.
La valutazione intesa come sistema nella sua globalità e complessità di ambiti e
soggetti, si esplica in una serie di funzioni che precedono, accompagnano e seguono
l’intervento educativo:
a)monitorare l’andamento del raggiungimento di obiettivi;
b)monitorare il consumo e la modalità di utilizzo delle risorse;
c)dimostrare se il progetto ha raggiunto o non ha raggiunto gli obiettivi prefissati;
d)controllare l’impatto ed apprendere per il futuro
113
Programmazione educativa e sistema di valutazione come sistema
FINALITA’
• Funzioni
• Tipologia
COSA VALUTARE
• Risultati
• Programma
• Struttura
PROGRAMMAZIONE
EDUCATIVA
QUANDO VALUTARE
• Prima
• Durante
• Dopo
COME VALUTARE
• Criteri
• Metodi e strumenti
CHI DEVE
VALUTARE
Perché si valuta?
La finalità ultima della valutazione è verificare e approfondire i risultati conseguiti in
termini di comportamenti, abitudini e stili di vita utili alla salute, ma essa è finalizzata
anche all’analisi dei problemi aperti e all’individuazione di linee di sviluppo future.
Da tali finalità discendono una serie di vantaggi legati al valutare tra cui i principali:
• rendere visibili e ottimizzare i risultati,
114
• rendere conto di come sono state impiegate le risorse,
• analizzare il modo di procedere, lavorare e condividere all’interno dell’équipe
• analizzare e discutere circa le metodologie di intervento (se sono consolidate e certe,
eventualmente vanno messe in discussione e modificate)
• individuare gli aspetti da migliorare nell’uso di media e di ausili vari (filmati, foto,
racconti) soprattutto per quanto concerne la loro taratura rispetto alle caratteristiche
del target,
• distinguere i successi dai fallimenti, imparando dai primi e correggendo i secondi
• evitare gli errori (come, per esempio, nella differenziazione dei destinatari per
esperienza, età, di genere, cultura, etnia).
• ottenere un feedback sul proprio lavoro, per capire se ha un senso, se produce
cambiamento o meno
• innalzare il coinvolgimento e la motivazione degli operatori (prevenzione
dell’insoddisfazione e del burn-out)
• esaminare e descrivere programmi di educazione alla salute risultanti efficacida
riprodurre
• modificare quanto risulta incerto o problematico (per esempio obiettivi parziali
rispetto a strategie e metodi usati)
• trarre delle conclusioni per il futuro.
Obiettivo della valutazione
L’obiettivo della valutazione è quello di apprendere attraverso indagini sistematiche
per attuare e finalizzare i programmi di intervento.
I parametri di riferimento possono essere: efficienza, impatto, rilevanza, produttività,
trasferibilità e riproducibilità.
Cosa valutare?
Il “cosa valutare” è direttamente collegato al “quando valutare”. Infatti, come emerge
dal Prospetto 1, l’oggetto di attenzione cambia a seconda della fase progettuale e dei
criteri identificati.
Gli aspetti principali che vanno considerati sono:
il progetto complessivo e il suo processo di sviluppo e di implementazione, le interazioni e i circuiti che legano i vari attori; i metodi e gli strumenti (questionari, griglie, schede
didattiche, fonti, materiali…),
il raggiungimento di ogni singolo obiettivo,
il perseguimento degli esiti, le situazioni in cui si sono realizzati e che vi hanno
concorso
l’impatto generale sul contesto
la classificazione e l’elencazione del target rispetto agli interventi (a chi?):
- giovani (fasce d’età, docenti tipologia);
- operatori socio sanitari e scolastici;
- genitori (rappresentanti di classe, d’istituto, gruppi informali
di genitori, associazioni);
le difficoltà incontrate nel raggiungimento degli obiettivi (ad esempio mancanza di dati
locali su tematiche specifiche).
115
Quando valutare?
La valutazione va pensata in fase di pianificazione e quindi successivamente arricchita
e precisamente definita e dettagliata nella fase di progettazione dell’intervento.
Infatti il progetto si snoda attraverso diverse tappe e la valutazione lo accompagna
nel suo sviluppo, ponendosi scopi e utilizzando metodologie anche molto diverse
adeguate allo stadio raggiunto dal progetto stesso.
La valutazione viene posta in essere nei seguenti momenti (Vedere anche Prospetto
1):
• Prima sia per la predisposizione di uno specifico progetto di educazione alla salute
che prima di dare avvio allo stesso, per assicurare che tutti i fattori siano stati considerati
(valutazione prospettica);
• Durante l’attuazione del progetto (valutazione formativa, che ci consente di
comprendere dove siamo e perfezionare il percorso);
• Dopo a conclusione dell’intervento per giudicare il percorso svolto e i risultati
conseguiti, ma anche imparare per il futuro (valutazione inferenziale).
Come valutare? Come si valuta dipende da ciò che si valuta
La valutazione può essere diretta o indiretta. Può analizzare le conoscenze,le opinioni,
gli atteggiamenti e i comportamenti e si utilizzano a) il questionario pre e post intervento
ai destinatari diretti, b) batteria di test; c) interviste a tema (ad esempio ai responsabili
della scuola), d) schede di osservazione.
Altre tecniche: il barometro della situazione e la narrazione (orale e/o scritta), diario di
bordo (registrazione dei metodi, attività, problemi, raccolta degli interventi durante un
incontro formativo).
La difficoltà maggiore nella valutazione di un processo educativo è che questo è
caratterizzato da benefici che si possono manifestare anche a distanza dall’intervento
stesso e con la concorrenza di fattori che a volte interagiscono con il progetto e che
possono essere difficilmente misurabili.
Risulta quindi particolarmente complesso riuscire ad elaborare modelli attendibili e di
facile utilizzo per valutare e confrontare i benefici attesi, i risultati ottenuti e le risorse
impiegate per la realizzazione del percorso educativo.
Sulla base di tale premessa, prima di procedere nella definizione delle modalità di
valutazione, è necessario almeno trovare risposta alle seguenti domande:
− Cosa voglio valutare?
− Qual è il metodo/strumento che mi garantisce maggiori e più accurate informazioni?
− Quanto tempo ho a disposizione?
− Che cosa può influenzare la misurazione?
In relazione al fatto che il “come” valutare è legato al “che cosa” valutare, sarà necessario
scegliere diversi metodi e strumenti in base ai diversi oggetti della valutazione.
a) La valutazione dei risultati
I risultati di un intervento educativo possono essere classificati nelle seguenti tipologie
116
(Kirkpatrik, 1975), a ciascuna tipologia vengono associati alcuni metodi e strumenti
utilizzabili.
I) REAZIONE: la prima risposta all’intervento (gradimento, soddisfazione), basata sulle
percezioni soggettive maturate durante il percorso. Spesso viene accertato attraverso
questionari autocompilati e interviste individuali e di gruppo in tappe intermedie e alla
fine;
II)APPRENDIMENTO: acquisizione di nuove competenze relative ad abitudini e stili di
vita accertate prima, durante e dopo il percorso educativo:
a)Conoscenze: interrogazione, test oggettivo semplice o complesso (per es. a partire
da una situazione-problema), rapporto di osservazione, analisi di problemi o caso,
b)Abilità: osservazione diretta tramite griglie, elaborazione di progetti,
c)Atteggiamenti: intervista, narrazione, questionari, osservazione diretta tramite
griglie;
III) TRASFERIMENTO: comportamenti di salute assunti dopo l’intervento educativo,
accertati attraverso osservazione diretta tramite griglie;
IV) IMPATTO: conseguenze sulla salute dei nuovi comportamenti assunti in seguito
all’intervento educativo e modifiche al sistema dei valori prevalenti rispetto alla salute
e allo stile di vita che vengono accertati attraverso i sistemi tradizionali dell’indagini
epidemiologica.
b) La valutazione dell’intervento
Come in più parti ricordato, la valutazione di quanto si è fatto, come, con quali risorse e
contributi, soprattutto collegandolo ai risultati ottenuti, è momento di analisi e riflessione
importante in vista del miglioramento e degli sviluppi futuri dell’educazione alla salute e
per la crescita del singolo operatore, dell’equipe e dell’intera organizzazione.
La seguente griglia è un utile strumento per guidare tale analisi.
GRIGLIA DI ANALISI: Come valutare gli interventi di educazione alla salute?
QUESITI
SI
NO
Sono indicati i soggetti coinvolti nelle diverse azioni progettuali
Sono esplicitati gli obiettivi di apprendimento, educativi, teorici,
pratici, relazionali
Sono descritti gli strumenti di misurazione
Gli interventi prevedono l’impiego di linee guida metodologiche
che seguono criteri condivisi e formalizzati
Fanno riferimento a modelli e teorie educative
Gli interventi hanno raggiunto la popolazione bersaglio
Gli interventi prevedono la definizione di obiettivi educativi
Gli interventi prevedono la definizione di strumenti di misurazione
dell’apprendimento
117
Gli interventi prevedono la definizione di strumenti di misurazione
del gradimento
Le risorse materiali impiegate sono sufficienti
Le risorse finanziarie impiegate sono sufficienti
Sono state individuate delle schede di rilevazione (personale,
monte ore, destinatari, soggetti esterni coinvolti)
Gli interventi prevedono una relazione finale per la comunicazione
interna ed esterna
Chi valuta?
Chi valuta è sempre un soggetto attivo, non un semplice raccoglitore di dati.
Responsabile della valutazione è l’equipe di progettazione e di conduzione delle singole
attività previste; tuttavia i soggetti che intervengono sono molteplici e diversi:
• i destinatari dell’intervento
• gli operatori socio sanitari (educatori, psicologi, infermieri, medici, assistenti
sanitari);
• altri soggetti in qualità di partecipanti al progetto ad esempio operatori sociali delle
amministrazioni comunali (assistenti sociali, …) e della scuola (docenti …);
E’ auspicabile inoltre l’intervento di un gruppo di valutatori esterni che si può occupare
della valutazione globale del progetto, ad esempio potrebbero essere dei professionisti
che lavorano per progetti di educazione alla salute ma su altre tematiche di prevenzione
e promozione alla salute, o di altre aziende; consulenti-esperti di progettazione e di
strumenti per programmare interventi di educazione alla salute.
Le modalità operative dei due gruppi di valutazione permetteranno di seguire passo
dopo passo lo svolgersi delle azioni progettuali e rafforzano le competenze degli
operatori nelle diverse fasi operative della progettazione, nell’implementazione e
nell’autovalutazione.
CHECKLIST PER GUIDARE IL PROCESSO DI DEFINIZIONE
DEL SISTEMA DI VALUTAZIONE
1) Indicare gli attori
• i soggetti destinatari dell’intervento, loro caratteristiche, definire i prerequisiti
• gli esperti, identificare le competenze richieste
• i committenti, loro aspettative e richieste
2) Indicare obiettivi: la scelta e la formulazione degli obiettivi precisi aiuteranno la
formulazione della valutazione
• definire gli obiettivi risulta un processo dove i fattori di sviluppo cognitivo,
metacognitivo e socio affettivo devono essere chiari e condivisi dal gruppo di lavoro
che si occupa del progetto
118
• condividere la stessa definizione operativa di apprendimento
Difficoltà: si rischia di trasformare le misure e quindi la verifica degli obiettivi in giudizi;
individuare le misure dell’apprendimento riferite a comportamenti – performances
3) Indicare le azioni
• definire dettagliatamente le azioni da realizzare per raggiungere gli obiettivi, questo
permette di definire e verificare le risorse a disposizione e un’analisi dei costi-benefici
4) Individuare indicatori, standard di riferimento
• ricercare criteri e principi guida per individuare le informazioni con le quali paragonare
quelle raccolte con gli strumenti
5) Individuare e definire i tempi (scansione temporale)
• la scansione temporale deve essere organizzata in modo tale da permette una
valutazione sull’organizzazione generale delle diverse azioni e una visibilità su ciò che
deve essere realizzato nei tempi programmati (diagramma di Gantt)
Difficoltà: la flessibilità di cambiare: durante la realizzazione dell’intervento è si
importante il rispetto delle fasi e dei tempi previsti, ma bisogna considerare che ciò che
si valuta momento per momento deve consentire di correggere e modificare qualcosa
se ciò dovesse essere necessario (conflittualità in classe per motivazioni diverse).
6) Individuare modalità e strumenti
• Individuare i metodi e le tecniche di rilevazione, di raccolta ed elaborazioni dati
(quantitative e qualitative; es. la numerosità della partecipazione, corrispondenza tra
risposte positive e informazioni date durante gli interventi).
VALUTAZIONE
PRIMA
DURANTE
DOPO
1° FASE:
2° FASE:
3° FASE:
IDEAZIONE E FORMULAZIONE DEL PROGETTO
rilevanza: attinenza del progetto a problematiche ritenute
significative;
coerenza intrafase: coerenza interna tra le varie parti del
progetto, tra le varie azioni;
congruenza: compatibilità tra obiettivi e risorse;
adeguatezza della formulazione del progetto;
sforzo: impegno di risorse, tempi e costi per la realizzazione
della fase stessa;
ruoli, responsabilità e reclutamento;
riformulazione.
IMPLEMENTAZIONE DEL
PROGETTO
In ogni fase dell’implementazione sono sempre
individuate azioni e relativi
criteri/parametri, strumenti e indicatori di processo
e di esito.
VALUTAZIONE
DEGLI ESITI
COMPLESSIVI
DEL PROGETTO
Analisi
Progettazione
Sviluppo
Realizzazione
Verifica dell’impatto
organizzativo interno
ed esterno;
verifica dei risultati
ottenuti.
Controllo
119
COMUNICARE SALUTE
Melloni Massimo - Susin Ester
“La formazione è anche diventare diversi. Non è pedagogia, è comunicazione…”
Vittorio Foa
Comunicazione, informazione ed educazione sono elementi strutturali delle organizzazioni
sanitarie poiché entrano in gioco nelle interazioni tra il sistema sanitario ed i cittadini-utenti. Si
tratta di azioni con caratteristiche diverse, dinamiche, spesso complementari, integrate e con
ampi margini di sovrapposizione, azioni che richiedono capacità di ascolto e di interazione.
La comunicazione è parte integrante di un’organizzazione, la comunicazione efficace diventa
paradigma di una buona filosofia aziendale e, grazie ad essa, il saper fare ed il saper essere
si orientano al raggiungimento di obiettivi comuni
Nelle organizzazioni sanitarie si mettono in atto:
- azioni comunicative informali generalizzate in “tutto ciò che avviene nell’azienda è
di fatto comunicazione”, comprendono, ad esempio, l’empatia soggettiva nel rapporto
personale-utenti, il comportamento non verbale, la flessibilità rispetto all’organizzazione
predeterminata,
- azioni comunicative formali, progettate e strutturate, come la segnaletica, gli avvisi,
l’abbigliamento formale e gli identificativi, i simboli dell’identità aziendale
Una strategia comunicativa efficace presuppone un’ analisi dei percorsi che il cittadino
120
compie nella complessa struttura sanitaria. Si rivela necessario dedicare una specifica,
quanto scrupolosa, attenzione alle azioni di comunicazione con i cittadini, sia nel rapporto
individuale diretto, che nel rapporto orientato alla collettività. Si tratta di un preciso impegno
finalizzato a favorire l’accesso ai servizi, ad informare sui problemi correlati alla salute, alla
tutela, ai diritti, ad agevolare la partecipazione diretta alle scelte per la salute, ad informare sui
programmi di gestione della sanità, la missione, la visione, le strategie e le risorse attivate.
Le molteplici iniziative di formazione, confronto ed approfondimento realizzate in questi
anni, organizzate dal Servizio Educazione e Promozione della Salute dell’azienda
ULSS 8, sui diversi aspetti della promozione della salute, hanno avuto lo scopo di
intraprendere un percorso dove la vivacità progettuale e l’insieme ricco di esperienze realizzate trovassero l’organicità per garantire maggiore efficacia, coordinazione e
continuità nel tempo.
Comunicazione, informazione, educazione hanno costituito il comune denominatore,
perché considerati fattori determinanti nel processo di modernizzazione del sistema
sanitario, che vive ora un approccio più dinamico alle problematiche dello star bene.
Negli ultimi anni si è assistito ad una maggiore richiesta e diffusione di informazioni,
a testimonianza di una esigenza, diffusa nella popolazione, di costruire un un proprio
bagaglio di conoscenze per meglio gestire il patrimonio salute, per rapportarsi come
soggetti pronti a contrattare anche per le scelte diagnostiche e terapeutiche.
Grazie alla maggiore attenzione agli aspetti della comunicazione, le scelte su questioni
che riguardano la salute e l’offerta dei servizi sanitari possono trovare risposte più
adeguate ai bisogni e le decisioni possono beneficiare di una fruttuosa negoziazione
tra le parti coinvolte.
Cosa è necessario comunicare? - Perché vogliamo farlo? - Cosa ci proponiamo di ottenere?
Sono domande che, sia la struttura nel suo complesso che il singolo operatore, si
pongono, considerando che ogni azione può essere condotta in modo diverso, che
connota gli attori coinvolti, condizionandone i risultati.
• Comunicare con appropriatezza ed efficacia presuppone il riconoscimento della
correttezza contrattuale nella relazione comunicatore-destinatario, la credibilità dei
messaggi ed il rispetto dell’autonomia decisionale. Una comunicazione efficace,
considerando il verbale ed il non verbale, richiede un adattamento al contesto socioculturale ed etnico-religioso di riferimento del singolo o del gruppo, senza escludere
a priori possibili criticità e conseguenti necessità di rimodulare le strategie. Una
situazione esemplificativa può essere data da un generico problema di comprensione
che richiede una riformulazione dell’informazione, dei linguaggi, dei metodi, o la
messa in campo di strumenti facilitatori: la mancata adesione ad una iniziativa, un
corso per smettere di fumare, potrebbe essere dovuta a canali informativi inadeguati,
poster e locandine poco ‘accattivanti’, senza immagini e dense di contenuti che ne
scoraggiano la lettura. La comunicazione risulta più efficace dall’abilità di saper
costruire opportunità di dialogo, saper cogliere le occasioni educative offerte da tutta la
complessa rete territoriale, sociale, culturale e produttiva, con un approccio che tenga
conto non solo delle potenzialità della difesa della salute, ma anche di una cultura della
essenzialità del consumo sanitario.
121
Produrre informazioni corrette e coordinate a partire da un facile accesso alle fonti
(documenti, studi, atti), da una selezione ed un’ analisi critica dei contenuti, tenendo
presente e confrontandosi con le migliori evidenze scientifiche. I messaggi potranno essere tanto più chiari e comprensibili quanto più vi sarà coordinamento degli operatori, per una condivisione degli obiettivi e delle informazioni
da trasmettere in modo più possibile coerente e non contraddittorio. Le diverse
riunioni, anche di carattere organizzativo, gli incontri per gruppi professionali o per
ambiti di lavoro (unità operative, divisioni, servizi), gli strumenti informatici (intranet,
biblioteca virtuale), newsletter, opuscoli a larga diffusione (UllssQualità, SaluteUlss8),
costituiscono occasioni e strumenti per la diffusione di informazioni su servizi, progetti,
obiettivi e per feed back e verifiche continui tra gli operatori.
• Costruire condizioni di effettiva partecipazione degli interessati. Il miglioramento
dello stile di vita, lo sviluppo delle proprie potenzialità, delle proprie capacità, è
diffusamente considerato, anche dagli organismi internazionali, un investimento e uno
sviluppo di capitale sociale. Il coinvolgimento attivo, per le scelte che riguardano la
salute, diventa parte integrante del cambiamento che si vuole attivare; ciò si realizza a partire dal riconoscimento delle esperienze, del sapere già acquisito, della storia
di chi partecipa e, successivamente, dal confronto con l’esperienza ed il sapere degli esperti. Nelle strategie d’intervento saranno considerati gli ambiti dove sono
già maturate condizioni di consenso sociale, oppure i contesti circoscritti dal punto
di vista logistico (esempio lavoratori esposti ad un determinato rischio, adolescenti di
un distretto), oppure orientandosi laddove già operano ‘cittadini competenti’, persone
già impegnate e che hanno influenza nel gruppo sociale, coinvolgendoli in veste di
testimonial per i messaggi che si intendono trasmettere. La comunicazione si può
rivelare poco efficace e suscitare resistenza quanto più l’operatore si distinguerà
nettamente dall’utente e quanto più gli obiettivi, i messaggi proposti si rivelano lontani,
irraggiungibili, poco realistici (non per tutti la magrezza, intesa come modello estetico,
costituirà un obiettivo di salute appropriato e realmente raggiungibile, ma per tutti è
realistico pensare di poter migliorare il proprio stato di salute, aumentando la qualità
della propria alimentazione e l’attività fisica).
La comunicazione, nella sua complessa articolazione, è una condizione che offre grandi
opportunità e si realizza mettendo in campo risorse per organizzarla, promuoverla,
facilitarla.
La comunicazione gioca un ruolo importante sulla ‘Qualità’ nel mondo sanitario, qualità
dei processi e degli esiti, interviene in modo trasversale su molte delle dinamiche, degli
eventi, delle scelte, che determineranno l’ efficacia e l’ efficienza delle prestazioni,
la tensione verso l’etica e l’equità, quindi il raggiungimento degli obiettivi di salute
prefissati.
Questi concetti sono esplicitati in un estratto, di seguito riportato, tratto da un testo
di S. Tonelli ‘Il cammino della qualità in sanità’. Un esempio concreto dove il fattore
‘comunicazione efficace ed appropriata’, anche all’interno di uno stesso sistema
organizzativo, potrebbe aiutare a trovare la soluzione ad una problematica sentita
anche da chi, ai diversi livelli, si occupa di promozione della salute. “Nel nostro paese il cammino della qualità in sanità … non è ancora approdato ad
un paradigma unitario …molti operatori sanitari …si trovano spesso fianco a fianco
122
con persone di formazione manageriale che mettono forte enfasi sui processi
gestionali e sull’efficienza… queste differenze di professionalità, di culture, di modelli,
di appartenenze storiche tendono a tradursi in modalità differenti di approccio, a
cristallizzare paradigmi operativi che più facilmente entrano in conflitto tra di loro
invece di cooperare…”. (Tonelli S., 2002)
Nell’ambito delle iniziative promosse dal SEPS, di carattere formativo e/o organizzativo,
negli ultimi anni è stato ripetutamente espresso un “sentire” comune tra i professionisti
coinvolti. Si tratta di due distinte ‘percezioni’, contrapposte ma che convivono: da
una parte si tende ad attribuire un valore positivo implicito, una fiducia indiscussa
nella bontà intrinseca di ciò che si fa, dall’altra invece si manifesta una sorta di
diffusa generale insoddisfazione, quando si affronta il tema dei risultati , della verifica
di efficacia di quanto si va a realizzare. Tali considerazioni trovano risposte nella
ricerca di una definizione sistematica della progettazione e da qualche tempo si è
iniziato a sottoporre una valutazione scientifica dell’efficacia e dell’appropriatezza nel
raggiungere obiettivi specifici prefissati.
La ricerca di una strutturazione, di un modello di riferimento per progettare interventi di
educazione alla salute (analisi di una situazione, definizione degli obiettivi, stesura del
programma, piano di valutazione) non è inteso come processo statico e rigidamente
precostituito, ma un divenire di sequenze, in una circolarità dinamica e flessibile, capace di nuove letture e nuove analisi, anche in corso d’opera. Trattare di salute non è trattare di un prodotto il cui prototipo deve essere vincente sul
mercato. In sanità la spinta dovrebbe essere di natura etica a differenza dell’ impresa
dove, quasi sempre, la spinta è data dalla concorrenza. Nell’impresa l’equazione
qualità-efficienza assume un significato centrato sul minimizzare le risorse impegnate
per ottenere un certo prodotto. Le prestazioni sanitarie, non sono considerate
di derivazione del mondo industriale, “ma … anche là dove esistono linee guida e
protocolli … sono ancor oggi opere a sé, “capolavori” nel senso storico della parola , di
derivazione dal mondo artigiano, prodotti la cui qualità deve sempre essere dimostrata,
mai data per scontata. Per questo interrogarci costantemente sui possibili esiti delle
nostre prestazioni , anche quando non è così facile ed immediato riuscire a valutarli,
è un dovere etico, come ci hanno insegnato Codman, Cochrane e Donabedian. (S. Tonelli ‘Il cammino della qualità in sanità’)
Sono considerazioni che ci aiutano a dipanare quel ‘sentire comune’ quella, a volte
diffusa, sorta di ‘soddisfazione parziale’ e ci dà giustificazione nel ritenere l’ambito
sanitario un ambito d’azione differente, articolato, complesso e variabile come
articolata, complessa e variabile è la natura umana.
La metodologia, le tecniche, gli strumenti propri della comunicazione entrano in gioco
trasversalmente nei diversi ambiti d’azione:
- nella relazione operatore-utente possono incidere fattori quali empatia, capacità
di ascolto, competenze per gestire particolari dinamiche all’interno di un gruppo, la
capacità oratoria; - nel rapporto operatori-azienda ULSS, dove la relazione può influenzare la negoziazione
di risorse economiche, l’impiego di determinate professionalità, la determinazione delle
priorità d’intervento, i tempi dedicati per la realizzazione,
- nelle relazioni tra operatori, nella integrazione delle loro differenti competenze e
professionalità, nelle sinergie delle loro esperienze per analizzare le situazioni, i bisogni
espressi e non espressi, per definire insieme e scegliere gli obiettivi, gli indicatori, le strategie.
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Sono solo alcuni esempi dove l’area specifica della comunicazione ne potrà influenzare
il risultato, dove eventuali, anche parziali criticità, se non seguite da azioni correttive
appropriate, si ripercuoteranno nel risultato complessivo. Una programmazione
puntuale e ben articolata di un intervento rischia di essere ‘fine a se stessa’ e l’iniziativa
avrà difficoltà a decollare se, ad esempio, il relatore che presenta il progetto non
riuscirà a trasmettere chiaramente gli intenti e a creare alleanze strategiche.
Nel campo dell’ educazione alimentare, dove spesso i progetti prevedono il
coinvolgimento di scuola e famiglia, se, per un difetto di stile comunicativo, i genitori si
sentono colpevolizzati per l’elevato consumo di junk food dei propri figli e gli insegnanti
colgono la proposta come un ennesimo ulteriore impegno, è molto probabile che nella
fase di coinvolgimento familiare i genitori siano assenti, gli insegnanti non completino
quanto programmato, si perda la loro alleanza, l’iniziativa venga da loro banalizzata di
fronte ai ragazzi.
La consapevolezza di quelli che possono costituire i punti deboli di una comunicazione
efficace aiuta a prevenire le criticità che spesso ostacolano i risultati. Alcune possono
essere delineate nel sottovalutare i punti di vista e la percezione del problema da parte
dell’utente, oppure nel mancato coinvolgimento attivo degli interessati, ai quali non
sempre viene offerta l’ampia panoramica delle possibili alternative, considerando le
incertezze, le diverse opinioni in seno alla comunità scientifica e non sempre si aiuta una
lettura critica. Un altro possibile limite è l’eccessiva enfasi posta sul particolare, perdendo
di vista la complessità della situazione e l’ obiettivo di modificare comportamenti
individuali, stigmatizzandoli, piuttosto che porre la giusta considerazione ai fattori
ambientali correlati ed ai determinanti individuali che sostengono un determinato
stile di vita. Rimanendo nel campo dell’educazione alimentare, esemplificativo è un
approccio all’obesità infantile, purtroppo ancora diffuso: a volte viene colpevolizzato
il bambino perché ‘mangia troppo’, senza considerare l’organizzazione familiare, la
storia alimentare e come vengono gestiti i pasti, il tempo libero, il contesto sociale e
dei pari, l’investimento familiare per la qualità della vita. L’atteggiamento dei sanitari
rischia così di ripercorrere, seppure involontariamente, la consueta denigrazione della
persona soprappeso, contribuendo involontariamente a rimarcare il già presente senso
di frustrazione, di insoddisfazione di sé e la bassa autostima, piuttosto di favorire dei
cambiamenti a partire dalla consapevolezza delle proprie risorse, dei propri punti di
forza, delle proprie già presenti buone abitudini .
E’ opinione diffusa che progettare l’educazione alla salute attraverso messaggi e
raccomandazioni, pur supportati da solide evidenze scientifiche e ben elaborati,
da soli, non siano sufficienti a modificare i comportamenti. Perché ciò avvenga, si concorda sulla necessità di “un processo di elaborazione e di ricerca partecipata con
gli interessati” (Green et al.,1995).
Non si tratta quindi di persuadere della correttezza di un nostro punto di vista. Si
tratta invece di mettere in campo delle linee strategiche come ad esempio comunicare
ciò che serve ed è efficace, evitando di creare una ridondanza di messaggi che non
contribuisce a rendere chiaro ciò che è essenziale. Sperimentare opportunità per
favorire scelte consapevoli e scegliere come testimonial una risorsa sociale preziosa
ossia “il cittadino competente”. Responsabilizzare operatori e servizi per conquistare
la fiducia dei cittadini.
Nel contesto della comunicazione si inseriscono anche le nuove tecnologie come computer,
cellulari, internet, reti di servizi alla persona e reti per la pianificazione del territorio.
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Questi mezzi, indispensabili punti di contatto unificati di tipo multimediale, consentono
un facile accesso ai servizi e, viceversa, consentono di fornire risposte, contattare
e raggiungere velocemente gli utenti. L’uso di internet apre un capitolo a sé, è uno
strumento che veicola informazioni, consente di scambiare opinioni riducendo
drasticamente i tempi, le distanze, i costi. Le informazioni disponibili sono già una
quantità enorme, la loro qualità è estremamente variabile e si pongono seri problemi
di selezione. L’impatto di queste tecnologie è ancora poco conosciuto e non favorito
dal continuo e repentino incalzare di innovazioni e proposte (pc palmari, cellulare,
i-pod, lettori mp3) rendendo necessaria una maggiore e più diffusa consapevolezza
delle implicazioni che ne derivano (interazioni, qualità dell’ informazione, settorialità dei
contenuti, strategie persuasive, privacy).
COMUNICAZIONE DI SISTEMA E MARKETING
Il concetto viene qui inteso come interfaccia di un’organizzazione in grado di gestire
flussi di conoscenza all’interno ed all’ esterno del sistema, all’interno ed all’esterno
dell’ insieme delle progettualità proprie del Servizio Educazione e Promozione della
Salute dove esperienze, competenze, codici, linguaggi vengono attivati per realizzare
connessioni sia con l’ambito sanitario (intra-aziendale), che sociale (extra-aziendale).
La strategia di attuazione si muove in più direttrici comprendenti un sistema di alleanze
e reti di collaborazione. Il SEPS si pone come cerniera mobile e flessibile, in primis
tra sistema sanitario ed i suoi diversi settori, quindi tra sistema sanitario e sistema
sociale.
I cittadini, gli enti locali, la scuola, le associazioni, i media, le imprese sono gli
interlocutori privilegiati per aprire canali comunicativi tra la sanità e le componenti
sociali, politiche, economiche, ambientali, al fine di costruire un sistema educativo
policentrico, distribuito e collocato nei diversi ambiti di vita della popolazione.
Le modalità di realizzazione comprendono:
A-la creazione di reti di interscambio di competenze, idee, esperienze, dati
• a livello intra aziendale
• comunicazione informativa dei progetti (confronti, revisioni in itinere, integrazioni)
• seminari, eventi, convegni, aggiornamenti, formazione, gruppi di lavoro
• partecipazione collegiale nell’analisi dei cambiamenti socio-demografici
e conseguenti mutamenti dei bisogni/servizi e nella sperimentazione
• programmazioni negoziate, protocolli d’intesa,
• a livello extra aziendale (enti locali, associazioni, scuola)
• diffusione scientifica (dati epidemiologici, direttive e linee guida)
• iniziative di formazione ed enpowerment per formatori, mediatori,
cittadini competenti
• valutazioni ed analisi collegiali per area tematica e per gruppi target
• consulta, protocolli d’intesa, accordi di programma interistituzionale,
patto territoriale, contratto d’area
• alleanze interistituzionali (rete di scuole, patto sociale, associazioni,
volontariato, pubblica amministrazione)
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• organizzazione di gruppi target (cittadini competenti) e produzione di focal
point informativi
• integrazioni con progetti locali, nazionali ed europei (es. Salute 21, Città sane, Agenda 21, Passi)
B - la produzione e la diffusione di documentazione
• a livello intra aziendale • documentazione aziendale (diffusione modalità di accesso dell’ Atto Aziendale,
della Relazione Annuale sulla Gestione dei Servizi, del Documento di Direttive)
• portale aziendale, intranet
• iniziative editoriali (Salute 8, ULSSQualità, Catalogo progetti SEPS)
• redazione dei progetti, valutazione dei risultati e relazioni finali
• raccolta del materiale utilizzato e prodotto nello svolgimento delle attività
• censimento esperienze realizzate
• a livello extra aziendale
• documentazione aziendale (diffusione modalità di accesso dell’ Atto Aziendale, della
Relazione Annuale sulla gestione dei Servizi, del Documento di Direttive)
• portale aziendale, ufficio stampa (news, comunicati, conferenze)
• iniziative editoriali di divulgazione a mezzo opuscoli, manifesti, prodotti multimediali
(Salute 8, ULSSQualità)
• campagne informative a mezzo stampa, radio, TV, dibattiti pubblici
• iniziative locali coerenti con i progetti attivati, eventi pubblici
C - il marketing sociale finalizzato sia al recupero di un rapporto di fiducia quale
condizione preliminare per un’efficacia comunicativa reale, sia alla sensibilizzazione
rispetto alle richieste di prevenzione da parte della popolazione attraverso
• campagne promozionali
• amplificazione dei messaggi e attivazione di sinergie • sostegno finanziario ai diversi progetti
• promozione di alleanze e collaborazioni in partnership con enti ed istituzioni
finalizzate alla messa in campo di innovazioni tecnologiche, interventi legislativi,
investimenti economici
Condizione preliminare per una comunicazione efficace è il rapporto di fiducia instaurato tra cittadino e sanità pubblica. Tale consapevolezza ci induce a riflettere
sull’uso degli strumenti della comunicazione che, se troppo aggressivi, se offrono
aspettative poi disattese nella pratica agiscono negativamente nella credibilità di tutta l’organizzazione.
Nella progettazione degli interventi di informazione e/o di educazione alla salute è
dunque necessario partire da un’analisi dell’effettivo clima di fiducia reciproca, nel
contesto sul quale si interviene. Per il ruolo assunto dagli operatori del sistema
sanitario, come educatori e come mediatori, diventa importante considerare il loro
senso di appartenenza e la loro adesione attiva al processo di attuazione degli obiettivi
di salute: è difficile trasmettere messaggi positivi e rassicuranti a nome e per conto
di istituzioni nelle quali ci si possa sentire per primi insicuri e poco valorizzati. In 126
questa ottica diventa rilevante lo sviluppo di percorsi di comunicazione interna chiari
e trasparenti dove possano essere conosciuti, compresi, partecipati, condivisi: i valori
di fondo, la mission aziendale, le motivazioni che sottostanno alle singole decisioni e
l’oggettività dei criteri seguiti per assumerle.
Una solida ed efficace rete di relazione e di scambio tra gli operatori dei diversi servizi
sanitari dell’azienda ULSS genera e rafforza l’identità organizzativa ed operativa
dell’ intera struttura sanitaria, presupposto importante nello scambio con il sociale,
presupposto necessario per costruire una sinergia che possa influire efficacemente
nel miglioramento dei comportamenti collettivi, presupposto fondamentale per fornire
al cittadino competenze ed opportunità concrete per orientarsi verso scelte salutari.
La motivazione, il dialogo, la coordinazione e la sinergia delle competenze, il
coinvolgimento, l’assunzione di responsabilità dipendono fondamentalmente dal tipo e
dalle modalità di comunicazione condotte/attivate internamente all’unità organizzativa,
con tutti i portatori d’interesse aziendali, partendo da noi stessi. (G.C. Manzoni).
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