SERVIZIO EDUCAZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE Dipartimento di Prevenzi one APPUNTI DI SALUTE APPUNTI DI SALUTE Un manuale di lavoro con indicazioni per progettare interventi di educazione e promozione della salute A cura del Servizio educazione e promozione della salute anno 2008 Indice Introduzione pag. 7 Programma per le scuole storia e significato, anno 2007-2008 pag. 21 L’Analisi dei bisogni pag. 71 Educazione e scelta delle strategie pag. 81 Analisi di un progetto pag. 87 Implementazione degli interventi previsti dai progetti pag. 105 Valutazione dei progetti pag. 112 Comunicare salute pag. 120 PREFAZIONE Questo manuale è un gioiello per molteplici ragioni. Innanzi tutto perché testimonia i principi e valori che stanno alla base della cultura del sistema della salute, quelli della promozione della salute e prevenzione, ma anche della condivisione, della collaborazione, del lavorare insieme per il bene comune, del rendere competenti, del valorizzare le professioni, della innovazione, dell’agire con professionalità per conseguire risultati efficaci con il contributo delle diverse discipline, dell’integrazione. Infatti è stato predisposto per fornire a tutti gli operatori conoscenze e strumenti per valorizzare la loro competenza anche nel campo della educazione alla salute, fornendo loro strumenti per progettare, condurre e valutare gli interventi in questo ambito. Molte volte infatti i clinici vengono chiamati a fare lezioni informative sui rischi o collaborare a campagne informative, che spesso debbono essere inseriti in percorsi strutturati. Di conseguenza, la possibilità di disporre di una guida metodologica agile e comprensibile favorisce l’impegno diffuso in questo ambito, laddove i professionisti competenti nelle diverse discipline possono trovare indicazioni per affrontare un ambito operativo che richiede specifiche conoscenze ed abilità. Un altro aspetto importante è che la elaborazione della guida è stata curata dal Servizio per la Educazione alla salute della Azienda ULSS 8 e dagli operatori dei diversi servizi che collaborano nella realizzazione dei programmi annuali di educazione alla salute. Ciò ha favorito la elaborazione di uno strumento essenziale, tarato sulle reali esigenze, sui tempi ed approcci propri di chi lavora nello specifico contesto ed ha esperienza circa le potenzialità e gli ostacoli che si possono incontrare, nonché dei limiti di tempo e risorse con cui spesso ci si deve confrontare. Il testo non si pone come trattato di teorie o metanalisi delle conoscenze sul tema, anche perché altre fonti sono già disponibili; tuttavia gli autori hanno fatto ampio riferimento a testi ed articoli, fornendo quindi al lettore riferimenti bibliografici per eventuali approfondimenti. Viene fornita una metodologia rigorosa per la progettazione di un intervento, essenziale per assicurarne appropriatezza ed efficacia, ma anche metodi e strumenti, nonché checklist di valutazione. Tali strumenti possono essere di estrema utilità non solo per il novizio in questo campo, ma anche per l’esperto, che può rendere più efficiente il proprio intervento, ma anche trovare spunti per esplorare approcci diversi ed innovare. Chi promuove l’educazione alla salute dovrà infatti sempre più confrontarsi con prospettive diverse, in particolare dovendo interagire da una parte con la rapida evoluzione culturale nel contesto, dovuta, tra l’altro, alla velocizzazione degli scambi (anche via internet) ed al confronto con differenti etnie, l’evoluzione dei valori e degli stili di vita, i rapporti tra gruppi e tra generazioni e dall’altra con l’impatto dei nuovi mezzi multimediali che possono costituire un nuovo ponte con le persone, sia per analizzare i loro bisogni che per fornire loro nuovi messaggi ed opportunità. L’auspicio è che il presente manuale possa costituire una opportunità di incontro e scambio tra operatori socio-sanitari della ULSS, e con altre persone, quali ad esempio gli insegnanti, che nel territorio portano avanti iniziative di educazione alla salute, sia per lavorare insieme e per leggere con nuove ottiche l’evoluzione in atto ed elaborare nuove strategie per il benessere delle persone e delle comunità. Piera Poletti Responsabile CEREF Centro Ricerca e Formazione - Padova 6 INTRODUZIONE 1. Educazione alla salute: una lunga ma breve storia RESPONSABILE DEL PROGETTO Massimo Melloni Responsabile SEPS Storia dell’educazione alla salute dal 1980 a oggi campagne fumo e stupefacenti Educazione alla salute o educazione sanitaria? Collocazione istituzionale rapporti con gli altri servizi Realtà regionale Problematiche di tipo politico Per meglio comprendere finalità, approcci, metodologie e strumenti della educazione alla salute sembra utile collocarla in una prospettiva storica, laddove i principi assunti nelle diverse dichiarazioni ispirano oggi tutte le scelte ed azioni. Dichiarazione di Alma Ata La Dichiarazione di Alma Ata sull’assistenza sanitaria primaria ((EN) Alma Ata Declaration on primary health care) venne adottata alla Conferenza Internazionale sull’assistenza sanitaria primaria tenuta il 6-12 settembre 1978 ad Alma Ata, URSS. La Conferenza Internazionale, espressa la necessità di un’azione urgente dei governi, della comunità internazionale e di tutti coloro che lavorano per la salute e lo sviluppo per proteggere e promuovere la salute di ogni uomo, formulò la seguente Dichiarazione, di cui si riportano le affermazioni: 1.La Conferenza ribadisce con forza che la salute, stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattia o infermità, è un diritto umano fondamentale e riafferma che il raggiungimento del maggior livello di salute possibile è un risultato sociale estremamente importante in tutto il mondo, la cui realizzazione richiede il contributo di molti altri settori economici e sociali in aggiunta a quello sanitario. 2.L’enorme disparità esistente nello stato di salute delle persone, in modo particolare tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo ma anche all’interno delle nazioni, è inaccettabile dal punto di vista politico, economico, sociale e rappresenta una preoccupazione comune a tutti i paesi. 3.Lo sviluppo economico e sociale, basato su un Nuovo Ordine Economico Internazionale, è di importanza fondamentale per raggiungere appieno la salute per tutti e per ridurre il divario tra lo stato di salute dei paesi in via di sviluppo e quello dei paesi sviluppati. La promozione e la tutela della salute delle persone è indispensabile 7 per un intenso sviluppo economico e sociale e contribuisce a una miglior qualità della vita e alla pace mondiale. 4.Le persone hanno il diritto e il dovere di partecipare individualmente e collettivamente alla progettazione e alla realizzazione dell’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno. 5.I Governi sono responsabili della salute dei propri cittadini: essa può essere raggiunta solo mettendo a disposizione adeguate misure sanitarie e sociali. Nei prossimi decenni un obiettivo sociale essenziale dei governi, delle organizzazioni internazionali e dell’intera comunità mondiale dovrebbe essere il raggiungimento, entro l’anno 2000, di un livello di salute che permetta a tutti i popoli del mondo di condurre una vita socialmente ed economicamente produttiva. L’assistenza sanitaria primaria è la chiave per conseguire questo risultato dentro la cornice dello sviluppo in uno spirito di giustizia sociale. 6.L’assistenza sanitaria primaria è costituita da quelle forme essenziali di assistenza sanitaria che sono basate su tecnologie e metodi pratici, scientificamente validi e socialmente accettabili, che sono rese accessibili a tutti gli individui e alle famiglie nella comunità grazie alla loro piena partecipazione, che sono realizzate a un costo che la comunità e la nazione possono sostenere in ogni fase del proprio sviluppo in uno spirito di autonomia e di autodeterminazione. L’assistenza sanitaria primaria è una parte integrante sia del sistema sanitario di un paese, del quale rappresenta la funzione centrale e il punto principale, sia del completo sviluppo sociale ed economico della comunità. Essa rappresenta la prima occasione di contatto degli individui, della famiglia e della comunità con il sistema sanitario nazionale, portando l’assistenza sanitaria il più vicino possibile ai luoghi di vita e di lavoro, e costituisce il primo elemento di un processo continuo di assistenza sanitaria. 7.L’assistenza sanitaria primaria: • riflette e si sviluppa dalle condizioni economiche e dalle caratteristiche socioculturali e politiche di un paese e delle sue comunità; essa si fonda sull’applicazione dei risultati significativi ottenuti dalla ricerca sociale, biomedica e nei servizi sanitari e sull’esperienza maturata in sanità pubblica; • affronta i principali problemi di salute nella comunità, fornendo i necessari servizi di promozione, prevenzione, cura e riabilitazione; • comprende almeno: l’educazione sui principali problemi di salute e sui metodi per prevenirli e controllarli; la promozione di un sistema di approvvigionamento alimentare e di una corretta alimentazione; un’adeguata disponibilità di acqua sicura; • il miglioramento delle condizioni igieniche fondamentali; l’assistenza sanitaria materna e infantile, compresa la pianificazione familiare; l’immunizzazione contro le principali malattie infettive; la prevenzione e il controllo delle malattie endemiche locali; un appropriato trattamento delle malattie e delle lesioni più comuni; la fornitura dei farmaci essenziali; • coinvolge, oltre al settore sanitario, tutti gli altri settori e aspetti dello sviluppo nazionale e della comunità che sono collegati, in particolare l’agricoltura, la zootecnia, la produzione alimentare, l’industria, l’istruzione, l’edilizia, i lavori pubblici, le comunicazioni e altri settori; inoltre necessita del coordinamento delle attività tra tutti questi settori; 8 • richiede e promuove al massimo l’autonomia dell’individuo e della comunità e la partecipazione alla progettazione, organizzazione, funzionamento e controllo dell’assistenza sanitaria primaria stessa, usando appieno le risorse locali, nazionali e le altre disponibili; per questo fine sviluppa, attraverso un’adeguata educazione, la capacità delle comunità a partecipare; • dovrebbe essere sostenuta da sistemi di riferimento integrati, funzionali e di supporto reciproco che portano a un progressivo miglioramento dell’assistenza sanitaria globale per tutti e danno priorità a coloro che sono maggiormente nel bisogno; • a livello locale e ai livelli di riferimento l’assistenza sanitaria primaria dipende dagli operatori sanitari, comprendendo di volta in volta i medici, gli infermieri, le ostetriche, il personale ausiliario e gli operatori di comunità, come pure dalle figure professionali tradizionali quando necessario: essi devono essere adeguatamente preparati, dal punto di vista sociale e tecnico, a lavorare come una squadra per la salute e a rispondere ai bisogni di salute espressi della comunità. 8.Tutti i governi dovrebbero formulare a livello nazionale politiche, strategie e piani d’azione per diffondere e sostenere l’assistenza sanitaria primaria come parte dell’intero sistema sanitario nazionale e in modo coordinato con gli altri settori. A questo scopo, sarà necessario esercitare una volontà politica, mobilitare le risorse del paese e usare razionalmente le risorse esterne disponibili. 9.Tutte le nazioni dovrebbero agire in uno spirito di stretta cooperazione e di servizio per garantire a ciascuno l’assistenza sanitaria primaria, dal momento che il raggiungimento della salute da parte delle persone di un qualsiasi paese interessa direttamente e rappresenta un beneficio per tutti le altre nazioni. In questo contesto il rapporto congiunto sull’assistenza sanitaria primaria curato dall’OMS e dall’UNICEF costituisce una solida base per lo sviluppo e le attività ulteriori dell’assistenza sanitaria primaria in ogni parte del mondo. 10.Un accettabile livello di salute per tutte le persone del mondo può essere raggiunto entro l’anno 2000 grazie a un migliore e più completo uso delle risorse mondiali, una parte considerevole delle quali è oggi destinata agli armamenti e ai conflitti militari. Un’autentica politica di indipendenza, di pace, di distensione e di disarmo potrebbe e dovrebbe liberare risorse aggiuntive che potrebbero essere ben destinate a scopi pacifici e in particolare all’accelerazione dello sviluppo sociale ed economico: all’assistenza sanitaria primaria, come parte essenziale di tale sviluppo, dovrebbe essere assegnata una quota adeguata delle risorse rese disponibili. Conclusioni La Conferenza Internazionale sull’Assistenza Sanitaria Primaria richiede un’urgente ed efficace azione nazionale e internazionale per sviluppare e implementare l’assistenza sanitaria primaria in ogni parte del mondo e in particolare nei paesi in via di sviluppo, secondo uno spirito di cooperazione tecnica e in accordo con un nuovo ordine economico internazionale. La Conferenza esorta i governi, l’OMS, l’UNICEF e le altre organizzazioni internazionali, le agenzie multilaterali o bilaterali, le organizzazioni non governative, 9 le agenzie di finanziamento, tutti gli operatori sanitari e l’intera comunità mondiale a supportare l’impegno nazionale e internazionale a favore dell’assistenza sanitaria primaria e a dedicarle un crescente supporto tecnico e finanziario, particolarmente nei paesi in via di sviluppo. La Conferenza si appella a tutti gli organismi appena citati perché collaborino a introdurre, sviluppare e mantenere l’assistenza sanitaria primaria in maniera coerente con lo spirito e il contenuto di questa Dichiarazione. Carta di ottawa per la promozione della salute Durante il primo Congresso Internazionale sulla Promozione della Salute, tenuto ad Ottawa il 21 novembre 1986, è stata presentata la CARTA propositiva per la conquista dell’Obiettivo Salute per Tutti per l’anno 2000 e oltre. La Conferenza è stata soprattutto una risposta all’esigenza sempre più diffusa di un nuovo movimento mondiale per la salute. La discussione si è incentrata sui bisogni dei paesi industrializzati, senza però trascurare le situazioni consimili nel resto del mondo. Suo punto di partenza sono i progressi registrati grazie alla Dichiarazione di Alma Ata sull’Assistenza Sanitaria di Base, al documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’Obiettivo Salute per Tutti e al dibattito dell’Assemblea Mondiale della Sanità sull’intervento intersettoriale per la salute. Promozione della salute Per promozione della salute si intende il processo che consente alla gente di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. Per conseguire uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, l’individuo o il gruppo devono essere in grado di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di modificare l’ambiente o di adattarvisi. La salute vista, dunque, come risorsa di vita quotidiana, non come obiettivo di vita: un concetto positivo, che insiste sulle risorse sociali e personali, oltre che sulle capacita fisiche. Di conseguenza, la promozione della salute non è responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma supera anche la mera proposta di modelli di vita più sani, per aspirare al benessere. Requisiti della salute Condizioni e risorse fondamentali della salute sono: la pace, un tetto, l’istruzione, il cibo, il reddito, un eco-sistema stabile, la continuità delle risorse, la giustizia e l’equità sociale. Ogni progresso sul piano della salute deve essere necessariamente saldamente ancorato a questi requisiti. Sensibilizzare La salute è un bene essenziale per lo sviluppo sociale, economico e personale, ed è 10 aspetto fondamentale della qualità della vita. I fattori politici, economici, sociali, culturali, ambientali, comportamentali e biologici possono favorirla così come possono lederla. L’azione di promozione si propone di indirizzarli in senso positivo attraverso un’intensa campagna di sensibilizzazione. Fornire i mezzi La promozione della salute mira soprattutto alla eguaglianza nella salute. II suo intervento si prefigge di ridurre le differenziazioni evidenti nell’attuale stratificazione sociale della salute, assicurando a tutti eguali opportunità e risorse per conseguire il massimo potenziale di salute. Questo comprende: un saldo radicamento in un ambiente accogliente, l’accesso alle informazioni, le competenze necessarie alla vita, la possibilità di compiere scelte adeguate per quanto concerne la propria salute. Non è possibile conquistare il massimo potenziale di salute se non si è in grado di controllare tutto ciò che la determina: questo vale in eguale misura per le donne e per gli uomini. Mediare I requisiti e le potenzialità della salute non possono essere garantiti dal solo settore sanitario. Non soltanto: la promozione della salute impone il coordinamento dell’azione di tutti gli organismi interessati: i governi, i settori sanitari, sociali e economici, le organizzazioni volontarie non ufficiali, le autorità locali, l’industria e i mezzi di comunicazione. Il problema riguarda tutti indipendentemente dalla loro condizione - sul piano individuale, familiare e comunitario. Compito imprescindibile dei gruppi professionali e sociali, e del personale sanitario, è la mediazione dei diversi interessi presenti nella società ai fini della promozione della salute. Le strategie e i programmi di promozione della salute devono adattarsi alle condizioni e alle esigenze locali dei singoli paesi o regioni, tenendo conto dei diversi sistemi sociali, culturali ed economici. PROMUOVERE LA SALUTE SIGNIFICA: Costruire una politica pubblica per la tutela della salute La promozione della salute va oltre la mera assistenza sanitaria. Essa porta il problema all’attenzione dei responsabili delle scelte in tutti i settori, a tutti i livelli, invitandoli alla 11 piena consapevolezza delle conseguenze sul piano della salute di ogni loro decisione, e a una precisa assunzione di responsabilità in merito. Nella politica di promozione della salute si fondono componenti diverse ma complementari quali la legislazione, i provvedimenti fiscali e la modifica dei criteri organizzativi, in un’azione coordinata diretta a imporre politiche sanitarie, sociali e dei redditi ispirate a una maggiore equità. L’azione comune contribuisce a garantire prodotti e servizi più sani e sicuri, servizi pubblici più sani, e ambienti più igienici e accoglienti. La politica di promozione della salute richiede di identificare gli ostacoli che impediscono l’adozione di una politica pubblica che tuteli la salute in tutti i settori non sanitari, e i modi migliori per rimuoverli. Occorre far si che anche per i responsabili politici la scelta della tutela della salute divenga la scelta più facile. Sviluppare le capacità personali La promozione della salute favorisce lo sviluppo personale e sociale fornendo informazione, istruzione sul problema della salute e preparazione generate. Aumenteranno così per tutti le possibilità di esercitare maggiore controllo, e di operare scelte precise, riguardo la propria salute e l’ambiente. E’ essenziale fare in modo che tutti possano continuare ad apprendere per tutto il corso della vita, preparandosi ad affrontarne le diverse fasi e l’eventualità di malattie o invalidità croniche, apprendimento che dovrà essere favorito dalla scuola, dall’ambiente di lavoro e dalle associazioni comunitarie. Occorre intervenire sugli organismi scolastici, professionali, e commerciali, e su quelli del volontariato, nonché sulle stesse istituzioni. Riorientare i servizi sanitari La responsabilità per la promozione della salute all’interno dei servizi sanitari ricade ad un tempo sugli individui, sui gruppi comunitari, sugli operatori della sanità, sulle istituzioni del servizio sanitario e sui governi. Solo dalla loro collaborazione potrà nascere un sistema di assistenza capace di contribuire alla conquista della salute. Il settore sanitario dovrà agire in misura sempre maggiore nella prospettiva della promozione della salute, al di là della mera offerta di servizi clinici e curativi. Il mandato dei servizi sanitari dovrà estendersi a comprendere la ricettività e la sensibilità alle esigenze culturali, rispondendo al bisogno individuale e comunitario di una vita più sana, e aprendo canali di comunicazione tra il settore sanitario e le più vaste componenti sociali, politiche, economiche e ambientali. 12 VERSO IL FUTURO La salute viene creata e vissuta da tutti nella sfera della quotidianità: l’apprendimento, il lavoro, il gioco, l’amore. La salute si crea avendo cura di se stessi e degli altri, acquisendo la capacità di prendere decisioni e di assumere il controllo delle circostanze della vita, e facendo in modo che la società in cui si vive consenta la conquista della salute per tutti i suoi membri. L’impegno, una strategia organica di supporto e l’attenzione all’ecologia sono fattori essenziali allo sviluppo della promozione della salute. Per chi se ne occupa, il principio ispiratore dovrà dunque essere che in ogni fase della progettazione, della realizzazione e della valutazione della promozione delle salute, uomini e donne devono agire insieme su un piano di assoluta parità. L’impegno per la promozione della salute Si comprende bene come la “Carta di Ottawa” abbia costituito un terremoto per la struttura sanitaria di “quel tempo” (21 anni fa…), basata su ospedali,grandi e piccoli quindi posti letto e la prevenzione era considerata una sorta di “voragine” che non produceva nulla o quasi. Diventa una svolta epocale quella di cominciare a dare risalto alla prevenzione e non solo esclusivamente al trattamento e alla cura. Una corretta prevenzione riduce sicuramente le spese sotto il profilo sanitario. Da allora a oggi si è sempre più frequentemente parlato di “educazione e promozione alla salute e prevenzione” ma come sempre il “parlato” non è detto che corrisponda all’agito. In buona sostanza gli investimenti, in risorse umane e materiali o tecnologiche, sono state molto limitate e non legate a piani di sviluppo o analisi approfondite dei bisogni, delle strategie e dell’efficacia. Questa mancanza di metodo scientifico ha, purtroppo, rallentato la crescita di questa disciplina quanto mai indispensabile per evitare sprechi e per cercare di raggiungere capillarmente la maggior parte delle persone. Infatti era molto difficile mettersi a ragionare sul”bisogno” reale o su quello indotto e che tipo di comunicazione si forniva? Quella che teneva presente solo l’emittente oppure veniva considerato anche il ricevente, e l’efficacia di un progetto come veniva misurata? Gli indicatori assomigliavano più a cartelli stradali che fasi di un processo inserito in un progetto. Negli anni ottanta ci si rifaceva alla creatività più sfrenata per i progetti di educazione alla salute, infatti non esistevano criteri di tipo epidemiologico, bensì ognuno poteva “inventarsi” un progetto e quasi tutto veniva accettato. Il modello di “educazione” in quegli anni era quanto mai “artigianale”: quindi lezioni frontali, conferenze, nessuno strumento che potesse catturare l’attenzione degli ascoltatori, il massimo era rappresentato dai fogli da lucido e dalla lavagna luminosa e tutto il resto veniva proposto dalla capacità oratoria e comunicativa dell’operatore. Tant’è che talune campagne di prevenzione non ottennero gli effetti sperati: va ricordata 13 la campagna contro gli stupefacenti “leggeri” eseguita in alcuni stati degli U.S.A. che fece impennare il consumo degli stessi. La Carta di Bangkok per la promozione della salute in un mondo globalizzato La Carta di Bangkok identifica le strategie e gli impegni necessari per indirizzare i determinanti della salute in un mondo globalizzato per mezzo della promozione della salute. Essa afferma che le politiche e le alleanze per potenziare le comunità e per migliorare i livelli di salute e le pari opportunità di salute dovrebbero essere al centro dello sviluppo globale e nazionale. La Carta di Bangkok è basata e integra i valori, i principi e le strategie d’azione della promozione della salute stabilite dalla Carta di Ottawa per la promozione della salute e le raccomandazioni derivate dalle successive Conferenze mondiali sulla promozione della salute. Queste raccomandazioni sono condivise dagli attivisti e dai professionisti di tutto il mondo e sono state confermate dagli Stati membri per il tramite dell’Assemblea mondiale della salute. La Carta di Bangkok è rivolta alle persone, ai gruppi e alle organizzazioni che sono cruciali nel raggiungimento della salute: i governi e i politici a tutti i livelli, la società civile, il settore privato e le organizzazioni internazionali. La promozione della salute Le Nazioni Unite riconoscono che il godimento dei più alti standard di salute ottenibili è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano che deve essere perseguito senza discriminazioni. La promozione della salute è basata su questo cruciale diritto umano. Essa offre un concetto di salute positivo e complessivo, che influisce direttamente sulla qualità della vita e comprende il benessere mentale e spirituale. La promozione della salute è il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e sulle cause che la determinano e, di conseguenza, di migliorare la propria salute. La promozione della salute è una funzione centrale della sanità pubblica e contribuisce a contrastare le malattie trasmissibili, quelle non trasmissibili e le altre minacce alla salute. È un investimento efficace per il miglioramento della salute e lo sviluppo umano e contribuisce a ridurre le iniquità di salute e di genere. Indirizzare i determinanti della salute Il contesto per la promozione della salute è profondamente cambiato dai tempi della Carta di Ottawa. Le crescenti iniquità all’interno delle nazioni e tra di loro, i nuovi modelli di consumo e di comunicazione, il commercio, il degrado ambientale e l’urbanizzazione sono alcuni dei fattori critici che influenzano la salute. Un rapido e spesso sfavorevole cambiamento sociale 14 influenza le condizioni di lavoro, gli ambienti formativi, i modelli familiari e la struttura culturale e sociale delle comunità. Anche i modelli evolutivi della salute e la transizione demografica hanno contribuito a questo cambiamento. Le donne e gli uomini sono coinvolti in modo diverso da questi cambiamenti; la vulnerabilità dei bambini e l’esclusione degli emarginati, dei disabili e dei popoli indigeni sono aumentati. La globalizzazione può offrire nuove opportunità di cooperazione per migliorare la salute, per esempio attraverso migliori meccanismi di governance mondiale, perfezionate tecnologie di informazione e comunicazione, e la condivisione di esperienze. Le strategie della promozione della salute possono impegnarsi nei confronti dei rischi sanitari evitabili transnazionali, consentendo politiche e alleanze che assicurano che i benefici per la salute derivanti dalla globalizzazione sono massimizzati ed equi, mentre gli effetti negativi sono ridotti al minimo e attenuati. Per gestire le sfide della globalizzazione, la politica deve essere coerente a tutti i livelli dei governi, degli organismi delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni, compreso il settore privato. Ciò rafforzerà l’adesione agli accordi internazionali e ai trattati che riguardano la salute, come pure la trasparenza e la capacità di rendere conto. L’impegno complessivo per ridurre la povertà, orientando a ciò tutti gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, è un punto di partenza cruciale per l’azione di promozione della salute. La partecipazione attiva della società civile è essenziale in questo processo. Sono stati fatti dei progressi nel mettere la salute al centro dello sviluppo, ma molto rimane ancora da fare per completare l’opera. Strategie per la promozione della salute inun mondo globalizzato Il progresso verso un mondo più sano richiede una forte azione politica, una ampia partecipazione e un sostegno intenso. La promozione della salute possiede un definito repertorio di strategie di provata efficacia che deve essere interamente utilizzato. Per fare ulteriori passi in avanti, tutti i settori e i contesti devono agire per: - sostenere la causa della salute basandosi sui diritti umani e la solidarietà; - investire in politiche, azioni e infrastrutture sostenibili per indirizzare i determinanti della salute; - creare competenze per lo sviluppo politico, la capacità di guida, la pratica della promozione della salute, la diffusione delle conoscenze, la ricerca e l’alfabetizzazione sanitaria; - regolare e legiferare per assicurare un alto livello di protezione da ogni causa di danno alla salute e permettere uguali opportunità di salute e benessere per tutti; - associarsi e costruire alleanze tra il settore pubblico, quello privato, le organizzazioni non governative e la società civile per creare azioni sostenibili. Impegni per la salute per tutti Rendere la promozione della salute un punto centrale nell’agenda dello sviluppo mondiale 15 I governi e gli organismi internazionali devono agire per ridurre le distanze tra i livelli di salute dei ricchi e dei poveri. Devono essere messi in campo importanti accordi intergovernativi che aumentino la salute e la sicurezza sanitaria collettiva. Sono necessari efficaci meccanismi di governance mondiale per la salute per indirizzare tutti gli effetti dannosi del commercio, dei prodotti, dei servizi e delle strategie di mercato. La promozione della salute deve diventare parte integrale della politica nazionale ed estera e delle relazioni internazionali, anche in situazioni di guerra o conflitto. Ciò richiede azioni per promuovere il dialogo e la cooperazione tra gli stati nazionali, la società civile e il settore privato. Questi sforzi possono essere sviluppati sull’esempio dei trattati esistenti, come la Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Rendere la promozione della salute una responsabilità centrale per tutti i governi. La salute determina lo sviluppo socio-economico e politico. Il contrasto dei bassi livelli di salute e le iniquità devono quindi essere considerati da tutti i livelli di governo come una questione urgente. Il settore sanitario ha un ruolo chiave nel guidare lo sviluppo di politiche e alleanze per la promozione della salute. La responsabilità di indirizzare ideterminati della salute è comunque nelle mani dei governi nella loro interezza e dipende dalle azioni di molti settori, compreso quello sanitario. Un approccio politico integrato all’interno dei governi e l’impegno a operare insieme alla società civile, al settore privato e in modo trasversale nei diversi ambienti è essenziale per migliorare la capacità di indirizzare i determinanti della salute. I governi locali, regionali e nazionali devono dare priorità agli investimenti in salute, dentro e fuori il settore sanitario, e devono mettere a disposizione finanziamenti sostenibili per la promozione della salute. Per garantire ciò, tutti i livelli di governo dovrebbero rendere esplicite le conseguenze sulla salute delle politiche e della legislazione, usando strumenti quali la valutazione di impatto sanitario focalizzata sull’equità e i piani sanitari intersettoriali nazionali o locali. Rendere la promozione della salute un argomento centrale per le comunità e la società civile. Le comunità e la società civile spesso sono in prima fila nell’iniziare, dare forma e assumersi la responsabilità delle attività di promozione della salute. Esse devono avere diritti, risorse e opportunità in modo che i loro contributi siano amplificati e sostenuti. Un supporto per creare competenze è particolarmente importante nelle comunità meno sviluppate. Le comunità bene organizzate e con molte competenze sono altamente efficaci nel determinare la loro salute e sono capaci di chiedere conto ai governi e al settore privato delle conseguenze sulla propria salute delle loro politiche e dei loro comportamenti. La società civile deve esercitare il suo potere nel mercato, dando preferenza ai beni, ai servizi e ai titoli azionari delle imprese che rendono esplicita la propria responsabilità sociale. I progetti comunitari di base, i gruppi della società civile e le organizzazioni delle donne hanno dimostrato la loro efficacia pratica nella promozione della salute e fornito modelli di pratiche da seguire. Le associazioni dei professionisti sanitari hanno un ruolo speciale nel rendere possibile tutto ciò. 16 1. Rendere la promozione della salute un elemento centrale nelle buone pratiche delle organizzazioni Il settore privato ha un impatto diretto sulla salute delle persone e sui determinanti della salute attraverso la sua influenza sui contesti locali e sulle culture nazionali, sugli ambienti e la distribuzione della ricchezza. Il settore privato, gli altri datori di lavoro e il settore informale hanno la responsabilità di assicurare la salute e la sicurezza sul posto di lavoro, e di promuovere la salute e il benessere dei dipendenti, delle loro famiglie e delle comunità. Essi inoltre contribuiscono agli impatti di salute più ampi, come quelli associati al cambiamenti ambientali complessivi. Il settore privato deve assicurare che le sue attività siano coerenti con i regolamenti e gli accordi locali, nazionali e internazionali che promuovono e proteggono la salute. I comportamenti etici e responsabili negli affari e il commercio equo esemplificano il tipo di pratica che dovrebbe essere supportata dai consumatori, dalla società civile e da regolamentazioni e incentivi governativi. Un impegno complessivo perché ciò avvenga Soddisfare questi impegni richiede una migliore applicazione dell’esistente, strategie di provata efficacia, come pure l’uso di punti di partenza e di risposte innovative. Associazioni, alleanze, reti e collaborazioni forniscono stimolanti e gratificanti modi di connettere tra di loro le persone e le organizzazioni verso obiettivi comuni e azioni congiunte per migliorare la salute della popolazione. Ciascun settore (governo, società civile e privato) ha ruoli e responsabilità specifici. In molti casi, progressi nell’indirizzare i determinanti che sono alla base della salute saranno possibili solo lavorando insieme, in modo che le risorse possano essere usate più efficacemente ed efficientemente per ottenere risultati duraturi. Dal momento in cui è stata adottata la Carta di Ottawa, a livello nazionale e mondiale sono state sottoscritte numerose risoluzioni a favore della promozione della salute, ma ciò non è sempre stato seguito dall’azione. I partecipanti alla Conferenza di Bangkok invitano con forza gli Stati Membri e l’Organizzazione Mondiale della Salute a colmare questa carenza di implementazione e a spingere all’azione le politiche e le alleanze. La Carta di Bangkok esorta ciascuno a essere parte attiva di una rete complessiva di relazioni per promuovere la salute, con impegno e azioni a livello globale e locale. 2. La educazione alla salute nella Azienda ULSS 8 Agli inizi degli anni novanta la Regione del Veneto, visto il proliferare di progetti di educazione alla salute, ha riunito i tre assessorati che la rappresentavano (sanità, politiche giovanili, servizi sociali) e formato un gruppo di lavoro e di esperti con il compito di filtrare i progetti da finanziare. 17 E’ utile ricordare che fino a qualche anno prima i fondi di educazione alla salute erano erogati dalla Regione alle aziende socio-sanitarie in base alla popolazione, infatti, veniva erogato un fondo pro capite che spesso finiva nel bilancio generale e si “perdeva” solo con qualche sporadico progetto. In quegli anni si affacciava anche un nuovo dibattito: l’educazione alla salute era diversa dall’educazione sanitaria? Alcuni sostenevano di sì per i temi che venivano affrontati, altri dicevano che l’individuo è centrale rispetto a qualsiasi meccanismo educativo. Fortunatamente la diatriba si è presto esaurita. I servizi di educazione alla salute,all’interno delle U.L.S.S. hanno sempre avuto collocazioni strutturali molto diverse, prima della aziendalizzazione erano afferenti alla direzione sociale. Successivamente alcuni “illuminati” hanno posizionato questo servizio in staff alla direzione generale. Essendo un servizio che fa della trasversalità la sua forza, questa sembrava essere la collocazione più funzionale. Attualmente il SEPS (servizio educazione e promozione della salute) è collocato nella maxi struttura del Dipartimento di Prevenzione. Questo ha fatto che sì che di educazione alla salute cominciassero ad occuparsi anche figure sanitarie che per anni ne erano state lontane: come i medici igienisti e i medici veterinari. Il fatto che il SEPS sia all’interno del Dipartimento di Prevenzione determina rapporti privilegiati con i servizi del dipartimento stesso quali SIAN,SISP,SERV.VET., MED.LEG. SPISAL. Per quanto riguarda il rapporto con gli altri servizi il SEPS ha individuato e istituito un gruppo di lavoro composto da tutti i servizi territoriali e non che si occupano di educazione alla salute. In questi anni i riferimenti regionali sono andati sempre di più scemando, per cui ogni realtà locale fa storia a sé. In questa azienda il SEPS ha sempre avuto uno spazio adeguato e le sue iniziative sono sempre state prese in considerazione e realizzate. All’interno del nostro servizio si è sviluppato un costante dibattito sulle nuove tecnologie di comunicazione e sull’efficacia della comunicazione stessa secondo criteri di validazione riconosciuti dalle comunità scientifiche internazionali. Unito a quanto sopra la necessità di verificare efficacia ed efficienza dei progetti di educazione alla salute ci ha portato a costruire percorsi formativi a tale riguardo in modo da fornire a tutti coloro che lo vogliono strumenti adeguati. Fino ad ora non abbiamo parlato del rapporto con la scuola. Rapporto principe per il Servizio. Anche qui storicamente gli insegnanti che si interessavano della materia erano quelli con cui si poteva avere un dialogo che quasi sempre si trasformava in un momento o progetto di collaborazione. Alla fine degli anni 90 l’allora Provveditorato agli studi di Treviso ha istituito una commissione provinciale rappresentativa del mondo della scuola e delle aziende ULSS che ne facevano parte. 18 Dopo due anni di lavoro e di contatti sono scaturite tre commissioni, una per territorio ULSS, formate da rappresentanti del mondo della scuola e dell’ULSS nonché da un rappresentante della conferenza dei sindaci per verificare il reale fabbisogno di educazione alla salute di ogni scuola. Forse è stato un pochino presuntuoso poter pensare che ogni scuola riuscisse a determinare il suo reale bisogno di salute. Comunque è sempre positivo che le cose inizino e che poi si evolvano. Infatti attualmente esiste a livello dell’ex provveditorato un’altra commissione allargata che si occupa dei progetti di educazione alla salute delle scuole e in questa commissione esiste anche la presenza delle ULSS provinciali. Il risultato di ciò è che nella nostra ULSS si è istituita una commissione composta dagli insegnanti referenti dell’educazione alla salute, un ulteriore passo per avvicinarci sempre di più al fatto di poter rispondere concretamente ai bisogni della popolazione scolastica. 19 20 REGIONE VENETO AZIENDA ULSS n° 8 – ASOLO – TV DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE Servizio per l’Educazione e la Promozione della Salute Programma per le scuole storia e significato Nel seguito vengono riportati i progetti di educazione sanitaria proposti nell’anno scolastico 2007-2008 alla scuola che riportano motivazioni e sviluppo delle iniziative. Interventi e progetti di educazione alla salute Per studenti Per docenti Per operatori scolastici Anno scolastico 2007-2008 21 INDICE DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE SERVIZIO EDUCAZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE GRUPPI DI LAVORO LA PROMOZIONE DI UNA CULTURA DI SALUTE COME PARTECIPARE AI PROGETTI SCHEDA DI ADESIONE PROGETTI DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE 3 3 5 6 8 9 11 13 15 PRESENTAZIONE DEI PROGETTI E DELLE ATTIVITÀ a)Alimentazione e dintorni 11.Batti cinque!! – Give me five!! 12.Alimentiamoci con intelligenza 13.Monitoraggio della qualità nella ristorazione scolastica b)La relazione interpersonale 14.Donazione di organi: opinioni tra studenti e operatori sanitari a confronto 15.Il progetto Consultorio Giovani e gli interventi di educazione sessuale, relazionale/affettiva nelle scuole 16.L’avventura del corpo umano 17.Patologie psichiatriche ad insorgenza adolescenziale: ansia, depressione 18.Promozione della salute e disturbi della condotta alimentare 19.Prevenzione AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili 20.A lezione dai nostri amici animali 21.Un giro in pediatria c)Protezione e sicurezza 12. Corso di aggiornamento sulle malattie sessualmente trasmissibili 13. Lavoro sicuro 14. Prevenzione e sicurezza sulla strada 15. Primo soccorso: cosa fare e come intervenire (per docenti) 16.Primo soccorso: cosa fare e come intervenire (per studenti) 17.Uso corretto dei seggiolini per auto 18.Uso del casco e sicurezza stradale – Prevenzione degli incidenti stradali tra gli adolescenti, percezione del rischio e conseguenze dei traumi cranici d)Stili di vita liberi da… 19.“Bacco e tabacco… ti mettono nel sacco?” Prevenzione delle dipendenze da fumo e alcol 20.‘Che fai stasera? Cambio aria!’. Progetto di prevenzione al tabagismo nella scuola media 21.Progetto S.a.K.! – Search and Know! Strategia di prevenzione delle dipendenze nella scuola 22 18 19 21 22 24 26 27 28 31 32 35 37 39 40 41 45 47 49 Dipartimento di prevenzione Funzioni Il dipartimento di prevenzione è la struttura tecnico funzionale, dotata di autonomia organizzativa e contabile, mediante la quale l’unità locale socio sanitaria garantisce la soddisfazione dei bisogni di salute connessi ad interventi di promozione e di prevenzione relativamente agli stati e comportamenti individuali delle persone, all’ambiente fisico e sociale della comunità di riferimento. Tale struttura garantisce le seguenti funzioni di prevenzione collettiva e comprende le attività e le prestazioni volte alla promozione della salute della popolazione nel suo complesso. Rientrano in tale livello di assistenza la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e diffusive, la tutela dai rischi per la salute derivanti dall’inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo, la tutela della salute della comunità nei luoghi di vita e di lavoro (abitazioni, scuola, uffici, industrie, zone rurali …), la sorveglianza e il controllo degli allevamenti per la prevenzione delle malattie degli animali e la tutela igienico sanitaria degli alimenti e delle bevande. Il dipartimento di prevenzione contribuisce alle attività di promozione della salute e di prevenzione delle malattie cronico degenerative in collaborazione con l’ospedale ed i distretti socio-sanitari. Livelli organizzativi e responsabilità Sub struttura Centro di Responsabilità Responsabile Direzione del dipartimento di prevenzione direzione Antonio D’Alba Servizi sanità umana igiene e sanità pubblica Gianluigi Lustro igiene degli alimenti e della nutrizione Renato Ranieri medicina legale Aldo Piccioni prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro Tomaso Tidei educazione e promozione alla salute Massimo Melloni unità territoriale dei servizi di sanità umana Erminio Bonsembiante sanità animale Stefano De Rui igiene degli alimenti di origine animale Gianfranco Martini igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche Antonio D’Alba Servizi veterinari 23 Servizio Educazione e Promozione della Salute E’ un’unità operativa del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda U.L.SS. n. 8 di Asolo. Il mandato sociale del Servizio è educare e promuovere la salute della popolazione, attraverso attività ed iniziative riconducibili a vari aspetti della vita umana individuale e sociale. Lo scopo è quello di far sì che la popolazione possa giungere a conoscere, valutare e/o organizzare i propri comportamenti e stili di vita, conseguentemente assumere la gestione della propria salute e migliorarla. Come? - Coordinando attività progettuali integrate con gruppi di lavoro istituzionali ed interistituzionali: gruppo aziendale per l’educazione alla salute, gruppo di lavoro scuola-ulss, gruppi di lavoro infanzia-adolescenza, politiche giovanili; tavoli di lavoro su mediazione culturale ed interculturalità; - progettando e coordinando al fine di fornire assistenza tecnica e metodologica a tutti gli operatori impegnati nell’attività di educazione e promozione della salute; - curando i rapporti tecnico-professionali con le strutture regionali, le istituzioni scolastiche, i comuni ed altri soggetti, esterni alla struttura socio sanitaria, impegnati in attività di promozione e tutela della salute; - contribuendo alla preparazione di materiale informativo e divulgativo; - fornendo risposte unitarie a richieste di collaborazioni su iniziative di educazione e promozione alla salute; - lavorando secondo una logica di rete e un sistema integrato di relazioni su più fronti a livello locale, provinciale, regionale, nazionale. Che cosa fa? • Adozione e realizzazione di un progetto. • Coordinamento di un progetto adottato dal Servizio Educazione e Promozione alla Salute ma realizzato da altri. • Coordinamento di un progetto adottato da altri. • Supporto alla realizzazione di un progetto adottato da altri. • Consulenza sull’adozione e/o realizzazione di un progetto da parte di altri. • Gestisce interventi di formazione e di informazione degli operatori della salute. • Coordina gli interventi di cui al piano area minori. • Coordina gli interventi di cui al progetto “ospedali e servizi socio sanitari interculturali”. • Promuove e coordina percorsi progettuali rivolti al mondo giovanile e progetti di comunità. • Fornisce e realizza sussidi educativi e didattici quali: fascicoli informativo-divulgativi, opuscoli informativo-divulgativi, depliant, schede didattiche e bibliografiche, consulenze per sussidio educativo-didattico. 24 • Gestisce e coordina la biblioteca del servizio educazione e promozione alla salute. • Coordina il centro di documentazione. Dove e quando? Si accede liberamente, su appuntamento, telefonando o recandosi presso la sede del Servizio. SEDE: via Forestuzzo, 41, 31011 Asolo –TVTelefono 0423/526414;0423/526433, 0423/526050 FAX: 0423/526430 ORARIO DI SERVIZIO: 8.00 – 16.00 dal lunedì al giovedì 8.00 – 15.00 il venerdì e-mail: [email protected] Apertura del centro di documentazione martedì e giovedì dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Il personale Melloni Massimo (psicologo), Bordin Maurizia (assistente sociale), Cagnin Rita (educatrice), Navarra Pietro (Assistente amministrativo). GRUPPI DI LAVORO Referenti Gruppo SEPS Bianchin Gianluigi – direttore servizi sociali Po’ Mario – direttore amministrativo Corziali Paola – direttore sanitario Attanasio Alessandro – responsabile area anziani Bellio Graziano – direttore dipartimento delle dipendenze Bernardi Angelina – responsabile medicina di comunità Bordin Maurizia – referente 285 Bordin Pietro – direttore gestione economica e previdenziale risorse umane Borsellino Pasquale – responsabile consultori familiari D’Alba Antonio – direttore dipartimento di prevenzione De Marchi Luca – responsabile f.f. u.s. formazione Filippin Natalino – responsabile servizio alcologia Gemma Andrea – responsabile servizio neuropsichiatria infantile Lustro Gianluigi – responsabile servizio igiene sanità pubblica Marchet Paola – responsabile servizio infermieristico territoriale Melloni Massimo – responsabile servizio educazione e promozione della salute Milani Luciano – responsabile distretto socio-sanitario n° 1 Ranieri Renato – responsabile servizio igiene alimenti e nutrizione Salzani Fulvia – responsabile distretto socio-sanitario n° 2 25 Susin Ester – servizio dietetico Tempesta Marco – responsabile del servizio infermieristico Tidei Tomaso – responsabile servizio prevenzione, igiene e sicurezza ambienti di lavoro Vallerini Anna – primario f.f. unità operativa di psichiatria Salce Pino – responsabile servizio psichiatrico territoriale distrettuale Vanzelli Alessandro – responsabile medicina di comunità Componenti Gruppo Scuola – U.L.S.S. Dal Molin Ido – dirigente scolastico scuola media statale di Valdobbiadene De Bortoli Mario - dirigente scolastico direzione didattica 2° Circolo, Montebelluna Faoro Beniamino - dirigente scolastico IPSSAR “Maffioli”, Castelfranco V.to Fiorin Amelia – psicologa e psicoterapeuta servizio tossicodipendenza, Castelfranco V.to Frasson Mario – presidente conferenza dei sindaci Azienda Ulss n. 8 – Regione del Veneto Melloni Massimo – responsabile servizio educazione e promozione della salute, Asolo Miotto Riccardo - dirigente scolastico Istituto “Maria Assunta”, Castelfranco V.to Salzani Fulvia – responsabile distretto socio-sanitario n° 2, Montebelluna 26 La promozione di una cultura di salute “Il fatto che ho avuto una visione… penso che ne abbiano tutti… ciò che manca è il metodo”. (J. Kerouac) Il benessere globale della persona, nelle sue componenti sociali, cognitive, relazionali ed affettive, è in gioco in ogni situazione comportamentale e il ruolo del docente, che ha un rapporto quotidiano con gli studenti e può essere uno strumento educativo che potenzia le capacità delle persone, arricchisce le conoscenze ed incoraggia all’acquisizione di attitudini di partecipazione, di autodifesa e di autodeterminazione relative al benessere. La promozione e l’educazione alla salute sono azioni collegiali che necessitano di momenti di integrazione tra servizi socio sanitari, scuola, famiglia, volontariato e di un lavoro intersettoriale perché la salute è la risultante di una mediazione tra opzioni individuali all’interno di un “sistema umano complesso”. I progetti di educazione e promozione alla salute che l’Azienda Ulss n°8 – Servizio per l’Educazione e la Promozione alla Salute – propone alle scuole dell’infanzia, scuole primarie, scuole secondarie di 1° e 2° grado del proprio territorio per l’Anno Scolastico 2007-2008 e che vengono presentati in questo opuscolo, rappresentano il risultato di una ricerca di coordinamento e di integrazione. Alcuni progetti, consolidati da molti anni, vengono riproposti. Altri sono stati rivisti e presentano novità che si ritengono utili al fine di un rinnovamento di strategie per poter incidere in un ambiente in trasformazione come quello della scuola. Il SEPS ha cercato di definire le modalità operative di presentazione dei progetti di educazione alla salute e ha individuato le risorse finanziarie per la loro realizzazione. Il SEPS fornisce una bibliografia di riferimento per la promozione della salute disponibile presso il Centro di documentazione del servizio (cfr. retro copertina del fascicolo). Le tabelle sottostanti descrivono l’attività svolta nel biennio scolastico (2005-06/200607) nelle scuole: i numeri rappresentano i contatti ottenuti attraverso i PEAS in termini di scuole visitate, docenti formati, classi e studenti che hanno avuto almeno un intervento da parte degli operatori. SOGGETTI NELL’AMBITO SCOLASTICO CHE HANNO USUFRUITO DELLE ATTIVITA’ DI EAS – A.S. 2005-2006 (n° 26 percorsi formativi/informativi) PLESSI SCOLASTICI DOCENTI CLASSI STUDENTI Scuola dell’infanzia 12 36 15 334 Scuola primaria 18 58 66 1153 Scuola secondaria di 1° grado 5 14 11 291 Scuola secondaria di 2° grado 14 82 218 4485 TOTALE 49 190 310 6263 27 SOGGETTI NELL’AMBITO SCOLASTICO CHE HANNO USUFRUITO DELLE ATTIVITA’ DI EAS – A.S. 2006-2007 (n°22 percorsi formativi/informativi) PLESSI SCOLASTICI DOCENTI CLASSI STUDENTI Scuola dell’infanzia 10 34 20 491 Scuola primaria 25 35 85 1520 Scuola secondaria di 1° grado 11 15 38 790 Scuola secondaria di 2° grado 18 79 298 6044 TOTALE 64 163 441 8845 Si ringraziano tutti gli attori coinvolti nella programmazione per l’educazione e promozione alla salute: gli operatori professionisti dei servizi socio sanitari, le organizzazioni scolastiche, i docenti e gli studenti coinvolti per il contributo attivo nella realizzazione dei progetti. COME PARTECIPARE AI PROGETTI Ecco le proposte per l’anno scolastico 2007-2008: i progetti e gli interventi formativi proposti in questo fascicolo sono n. 21: n. 15 rivolti agli studenti (di cui 6 coinvolgono indirettamente anche i docenti e/o i genitori) e n. 6 rivolti ai docenti e/o ai collaboratori scolastici e/o ai genitori. Gli interventi di educazione alla salute ed i corsi di formazione sono stati classificati entro quattro tematiche: Alimentazione e dintorni, La relazione interpersonale, Protezione e sicurezza, Stili di vita liberi da…. Il fascicolo illustra ogni attività e progetto proposto, specificando in particolare il referente, il gruppo target, la tempistica e le modalità di intervento ed è accompagnato da una presentazione sintetica. N.B.: Le schede di partecipazione a questi progetti sono da inviare a: Azienda Ulss n° 8 Servizio per l’Educazione e la Promozione della Salute Via Forestuzzo, 41 – Asolo TV Fax 0423.526430 e-mail: [email protected] entro il giorno 15 ottobre 2007 28 NB. Compilare le schede in ogni parte e per ogni progetto a cui si desidera partecipare: Si evidenzia che per alcuni progetti formativi sono già indicate le date e gli orari per la partecipazione agli incontri e/o per aderire al progetto. Selezione: ordine di arrivo delle schede di adesione. Ai partecipanti ai corsi verrà rilasciato attestato di partecipazione per gli usi consentiti dalla legge. SCHEDA DI ADESIONE AI PROGETTI (A. S. 2007-2008) ADESIONE AL PROGETTO N._____ TITOLO _________________________________ INSEGNANTE REFERENTE DEL PROGETTO/ISCRITTO AL CORSO: ______________________________________________________________ NOME SCUOLA __________________________________________________________ INDIRIZZO _______________________________________________________________ Via ______________________________________________________________________ CAP _________ Comune ___________________________ E-mail _______________________________ Tel. ________________________________ Fax __________________________________ SCUOLA DELL’INFANZIA DIREZIONE DIDATTICA DI SCUOLA STATALE ISTITUTO COMPRENSIVO DI SCUOLA PARITARIA SCUOLA PRIMARIA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO CLASSE Femmine Maschi Totale INSEGNANTE DI RIFERIMENTO FIRMA _____________________________________________________________ da inviare a: SERVIZIO PER L’EDUCAZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SALUTE Via Forestuzzo, 41 - Asolo (TV), Tel. 0423/526414, Fax 0423/526430, e-mail: [email protected] 29 Alimentazione e dintorni PROGETTO N° 1 “BATTI CINQUE!! GIVE ME FIVE!!” RESPONSABILE DEL PROGETTO Susin Ester Dietista – Ospedale di Montebelluna Tel. 0423.611209 Fax 0423.611215 E-mail: [email protected] PROGETTO IN COLLABORAZIONE CON ALTRI SERVIZI Servizio Dietetico P.O. Montebelluna, Direzione Didattica, La Scuola Dei Cerbiatti Reparto Pediatria dell’ospedale di Montebelluna, Associazioni , Amministrazioni comunali. A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO: Scuola, Associazioni, operatori nel campo dell’educazione e della sanità. Premessa Il rapporto sullo stato di salute della Popolazione presentato da questa Azienda U.L.S.S. rileva che le malattie del sistema circolatorio costituiscono la prima causa di decesso, nell’ambito di detto gruppo si segnala, in particolare, la patologia senile del miocardio. I tumori sono la seconda causa di morte. (Rif. Azienda U.L.S.S. n. 8 - ASOLO Bilancio di Esercizio). La nutrizione costituisce un’area di intervento in relazione alla prevenzione delle principali patologie e, nello specifico, in relazione alla chemioprevenzione e alla prevenzione primaria e secondaria delle cardiovasculopatie. L’U.L.S.S. in collaborazione con la famiglia e la scuola è chiamata a proporre e coordinare azioni educative volte a sviluppare maggiore consapevolezza rispetto al proprio comportamento alimentare attraverso una maggiore conoscenza degli alimenti e del loro ruolo nella nostra salute e più in generale a promuovere comportamenti preventivi rispetto alle più comuni patologie. Gli interventi di educazione alimentare dovrebbero non essere occasioni fine a se stesse ma entrare in una rete di proposte e di messaggi coerenti nei differenti contesti locali (scuola, associazioni sportive, associazioni ricreative, ospedale.) Cause Da recenti indagini sui consumi alimentari della popolazione (Istat, Inran, Multiscopo) vengono messi in evidenza modelli che stanno evolvendo in senso meno salutare coinvolgendo anche i più giovani. Vi è una tendenza generale ad allontanarsi dal modello mediterraneo, che a tutt’oggi viene considerato il gold standard dell’alimentazione e ad una sorta di appiattimento della dieta su un modello comune che si allontana dai L.A.R.N. 30 Conseguenze L’incremento in atto del consumo di carni e salumi (proteine e grassi saturi) ed il decremento del consumo di carboidrati, frutta e verdure tra la popolazione, realizzano un imprinting che contribuisce a tracciare un corso difficilmente modificabile ed incline allo sviluppo di malattie correlate allo stile di vita. Finalita’ Migliorare le conoscenze, gli atteggiamenti ed i comportamenti in tema di alimenti e nutrizione. Orientare gli apporti nutrizionali verso i valori indicati dal Ministero della Salute che comprendono l’incremento degli apporti di fibra, vitamine, minerali, proteine vegetali e la riduzione di zuccheri semplici, grassi e cibi ad elevata concentrazione calorica. Realizzare una rete di collegamenti, comprendenti percorsi strutturati, supporti didattici (es. raccolta di schede di lavoro per gli insegnanti, divulgativi), dati raccolti ed elaborati (consumi e atteggiamenti in diverse fasce d’età, livelli di informazione) con la scuola, le associazioni, i comuni. Obiettivi specifici di apprendimento: - aumento delle conoscenze; - conoscenza della propria storia e delle proprie tradizioni alimentari e culinarie; - conoscenza degli alimenti dal punto di vista della qualità; Obiettivi specifici d’impatto: - incremento del consumo di vegetali; - istituzione di iniziative volte a promuovere l’aumento del consumo di frutta; - aumento delle competenze personali. Strategia Si realizzano diversi tipi di interventi adattati alle diverse fasce d’età ed ai diversi contesti dove vengono realizzati: lezioni frontali, laboratori di cucina e di degustazione, giochi di percezione, lezioni attive, video, visite guidate, video collegamenti. Interventi 1)realizzazione nelle scuole del progetto “Batti 5! Give me five!” 2)realizzazione c/o la divisione Pediatria del progetto “Batti 5! ...alla scuola dei cerbiatti!” ; 3)realizzazione di documenti divulgativi (filmati, opuscoli, programma-guida per gli insegnanti) 4)realizzazione di iniziative di approfondimento di specifiche tematiche inerenti l’alimentazione sia rivolte alla popolazione che agli operatori 5)partecipazione a manifestazioni locali o ad attività inerenti gli argomenti affrontati 6)piano di verifica iniziale, intermedio, finale. Risorse per la realizzazione Personale dell’ ULSS: dietista, psicologi, educatori professionali, infermieri. Attrezzature: lavagna luminosa, video proiettore, macchina fotografica, cinepresa, forniture di alimenti per le diverse attività, computer e stazione grafica Materiali: cancelleria, supporti per i laboratori (alimenti, attrezzature di cucina). 31 Riferimenti: Linee d’indirizzo del Ministero della Salute, Resolutions of Council of Europe, Inran. Modalità di verifica e valutazione Indicatori di attività (riferiti alla strategia degli interventi) Indicatori di risultato (riferiti ad obiettivi cognitivi e comportamentali) Indicatori di risultato (verifica) Fasi di attuazione Settembre – Dicembre 2007 Definizione calendario delle attività Preparazione supporti didattici Definizione piano di verifica Dicembre - Giugno 2007-08 Realizzazione interventi Verifica intermedia Giugno - Dicembre 2008 Rielaborazione dei contenuti proposti e attività di rinforzo (ricerche,indagini, ecc.), istituzione di iniziative (es. giornata della Frutta), partecipazione a manifestazioni locali. Verifica finale. 32 PROGETTO N°2 ALIMENTIAMOCI CON INTELLIGENZA! RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr. Renato Ranieri – Responsabile Servizio Igiene Alimenti Nutrizione (SIAN) REFERENTE DEL PROGETTO (a cui rivolgersi per informazioni) Dr. Renato Ranieri – Responsabile Servizio Igiene Alimenti Nutrizione (SIAN) Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna Tel. 0423.611717 Fax 0423.611729 E-mail: [email protected] Dott. Giancarlo Dalle Carbonare – Dirigente Medico Telefono: 0423.611782/611784 Fax: 0423.611729 Indirizzo: Via Dante Alighieri 12, 31044 Montebelluna (TV) Mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Gli studenti della Scuola Secondaria di Secondo Grado Premessa e manifestazioni E’ sempre più conosciuto il ruolo fondamentale che l’alimentazione ricopre per la salute, in particolar modo nell’età della crescita e dello sviluppo. Tuttavia il sovrappeso e l’obesità sono condizioni preoccupanti nella popolazione generale ed in continuo aumento anche nei giovani. Spesso si pone poca attenzione alla qualità dell’alimentazione, facendo prevalere nella scelta degli alimenti la loro appetibilità rispetto all’aspetto nutrizionale. Cause Le cause di questo fenomeno vanno cercate in uno stile di vita dove la scelta degli alimenti è spesso condizionata da abitudini indotte (favorite anche da un certo tipo di propaganda), spesso legate ai ritmi rapidi della vita moderna (pasti frettolosi) o ad aspetti edonistici degli alimenti (consumo di cibi dai sapori accattivanti o sfiziosi). Conseguenze In generale le conseguenze di uno stile di vita sbagliato possono rendersi evidenti a lungo termine. Il sovrappeso e l’obesità sono spesso associati nell’età adulta a malattie quali diabete, ipertensione arteriosa, gotta o ad alterazioni della colesterolemia o della trigliceridemia, con le conseguenti complicanze. Finalità e aspettative per il progetto La finalità, a lungo termine, è la tutela della salute dei ragazzi, tenendo conto che l’alimentazione di oggi influenzerà il loro stile di vita e la salute in divenire. Obiettivo Indurre consapevolezza dell’importanza di una corretta alimentazione dal punto di vista nutrizionale. STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI Valorizzazione e diffusione degli aspetti positivi di una corretta alimentazione. 33 INTERVENTI Incontri e collaborazione con i docenti di riferimento per concordare il contesto dell’intervento anche nell’ambito del programma scolastico. Incontri con i ragazzi della Scuola Secondaria di Secondo Grado sul tema. Somministrazione di questionari in fase iniziale e finale per la valutazione di quanto svolto nel progetto sia stato recepito dagli studenti. RISORSE PER LA REALIZZAZIONE Personale del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, con eventuale intervento di personale dipendente di altri Servizi dell’ULSS n.8. Attrezzature: lavagne luminose, proiettori e personal computer. Materiali: lucidi, diapositive e materiale informativo. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE A mezzo somministrazione di questionario. Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi) Incontri con gli insegnanti Incontri con gli studenti Utilizzo di materiale didattico (diapositive, materiale informativo…) Indicatori di risultato (riferiti all’obiettivo) Raggiungimento del livello d’interesse sul tema in obiettivo, valutabile nell’ambito di discussione collettiva. Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica) Percentuale di risposte corrette nel questionario finale. Gli studenti coinvolti dovranno essere in grado di rispondere correttamente ad almeno il 60% delle domande del questionario finale. PIANO D’AZIONE attuazione degli interventi da definirsi con le scuole aderenti. TEMPI DI ATTUAZIONE Anno scolastico 2007-2008 34 PROGETTO N° 3 MONITORAGGIO DELLA QUALITÀ NELLA RISTORAZIONE SCOLASTICA RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr. Renato Ranieri – Responsabile Servizio Igiene Alimenti Nutrizione (SIAN) REFERENTE DEL PROGETTO Dr. Renato Ranieri Servizio Igiene Alimenti Nutrizione (SIAN) Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna Tel. 0423.611717 Fax 0423.611729 E-mail: [email protected] Dott. Antonio Mazzoleni - Tecnico della Prevenzione Telefono: 0423.611720 Fax: 0423.611729 Indirizzo: Via Dante Alighieri 12, 31044 Montebelluna (TV) Mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Docenti scolastici, genitori, operatori comunali, interessati a svolgere attività nei “Comitati per l’alimentazione” nella Scuola. Premessa e manifestazioni Al giorno d’oggi un numero sempre maggiore di alunni usufruisce del servizio di ristorazione scolastica, affidata o a ditte esterne che forniscono i pasti o alle mense con cucina interna. Talora la scelta dei menù scolastici non soddisfa appieno i criteri nutrizionali e/o la gradevolezza dei cibi. Cause La scelta dei menù non sempre avviene secondo i criteri di un’alimentazione equilibrata: talvolta è orientata a soddisfare l’appetibilità delle pietanze a scapito del bilancio nutrizionale, talora vengono serviti all’utenza cibi poco appetibili. Conseguenze I cibi che non rispettano il bilancio nutrizionale possono causare il sovrappeso e l’obesità, spesso associati nell’età adulta a malattie quali diabete, ipertensione arteriosa, gotta o ad alterazioni della colesterolemia o della trigliceridemia, con le conseguenti complicanze. I cibi poco appetibili non sono graditi all’utenza e non vengono consumati, causando insoddisfazione per il pasto non completo. Finalità ed aspettative per il progetto Il nostro intervento è mirato a promuovere la formazione, nelle scuole in cui esiste un servizio di ristorazione scolastica, di un “Comitato per l’alimentazione” o il consolidamento dei Comitati o di organi analoghi già esistenti nelle scuole. Il Comitato può essere formato da docenti scolastici, genitori, operatori comunali interessati. Tali comitati dovranno monitorare i pasti serviti per quanto riguarda la 35 qualità nei vari aspetti sopra citati. Il progetto prevede un percorso formativo dei componenti dei Comitati per supportarli nello svolgimento dell’attività. OBIETTIVO Promuovere nelle mense scolastiche il monitoraggio della qualità dei pasti erogati da parte dei componenti dei “Comitati per l’alimentazione”, con il supporto del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, in modo da favorire l’erogazione di pasti equilibrati dal punto di vista nutrizionale, salubri, ma gradevoli. STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI Valorizzazione del ruolo dei “Comitati per l’alimentazione” o analoghi. Interventi Incontri con le Scuole, i genitori, i Comuni aderenti al progetto per concordare il contesto di intervento. Attività formativa rivolta ai componenti del Comitato. Somministrazione di questionari in fase iniziale e finale ai componenti del Comitato sulle conoscenze acquisite a seguito dell’attività formativa. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE A mezzo somministrazione di questionario. Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi) Incontri con i componenti dei Comitati. Interventi formativi rivolti ai componenti dei Comitati. Utilizzo di materiale didattico (diapositive, materiale informativo…). Somministrazione di questionari in fase iniziale e finale ai componenti del Comitato. Indicatori di risultato (riferiti all’obiettivo) Svolgimento del monitoraggio della qualità dei pasti nelle mense scolastiche da parte dei componenti dei “Comitati per l’alimentazione”. Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica) Percentuale di risposte corrette nel questionario finale. I componenti dei “Comitati per l’alimentazione dovranno essere in grado di rispondere correttamente ad almeno il 70 % delle domande del questionario finale. PIANO D’AZIONE Attuazione degli interventi da definirsi con le scuole aderenti. TEMPI DI ATTUAZIONE Anno scolastico 2007–2008. 36 PROGETTO N° 4 DONAZIONE DI ORGANI: OPINIONI TRA STUDENTI E OPERATORI SANITARI A CONFRONTO RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr. Moreno Agostini – Coordinatore per l’Azienda ULSS n. 8 dei trapianti. Tel. 0423-611280 A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Agli studenti delle classi quinte della scuola secondaria di 2° grado, max 25 classi. PRESENTAZIONE DEL PROGETTO Il corso ha come obiettivi: • Conoscere gli aspetti legislativi al riguardo. • Conoscere qual è la definizione di morte per la medicina ufficiale, accolta dalla legislazione. • Conoscere la differenza tra donazione di organi e di tessuti. • Stimolare la discussione sul tema. METODOLOGIA E STRUMENTI Introduzione sul tema, lavoro di gruppo, elaborazione del lavoro di gruppo recupero d’aula. RELATORI Operatori professionisti del servizio infermieristico e dei reparti di rianimazione. Ad ogni modulo/corso possono partecipare max 20/25 persone; il modulo non viene attivato se i partecipanti non raggiungono il numero di 10. SEDE Sede della scuola richiedente l’intervento. PERIODO Anno scolastico dal 15 ottobre al 15 dicembre 2007 – da gennaio ad aprile 2008 (dal lunedì al sabato). DURATA Tre ore e 30 minuti (orario scolastico). NB: le domande in esubero verranno comunque valutate e il gruppo di lavoro si riserverà la facoltà di rispondere alle richieste. 37 PROGETTO N° 5 IL PROGETTO ‘CONSULTORIO GIOVANI’ E GLI INTERVENTI DI EDUCAZIONE SESSUALE RELAZIONALE/AFFETTIVA NELLE SCUOLE RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr. Pasquale Borsellino - Responsabile Consultorio Familiare Consultorio Familiare Castelfranco V.to Tel. 0423/732733 Fax 0423/732735 E-mail:[email protected] REFERENTE DEL PROGETTO Dr.ssa Maristella Bacchion - psicologa Consultorio Familiare Montebelluna Tel. 0423/611777 Fax 0423/611776 E-mail:[email protected] ALTRI PARTECIPANTI AL PROGETTO Dr.ssa Claudia Panzica - psicologa Consultorio Familiare Montebelluna Tel. 0423/611777 Fax 0423/611776 A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Agli studenti del 3° anno della scuola secondaria di secondo grado. PREMESSA E MANIFESTAZIONI Lavorando con gli adolescenti in questi anni, abbiamo assistito a dei cambiamenti del loro modo di concepire la sessualità e, più in generale, di relazionarsi con gli altri. Ci siamo resi conto che la quantità di informazioni che hanno non corrisponde ad una effettiva conoscenza degli aspetti che riguardano la sessualità. Si tratta spesso di dati scollegati tra di loro, frammentari e non legati ad una reale consapevolezza dell’importanza che queste conoscenze hanno nella loro vita. Da qui la necessità di pensare ad un approccio diverso con i ragazzi che parta dalle informazioni che già hanno e favorisca la problematizzazione, sistematizzazione, approfondimento delle conoscenze. Cause 1)Scarso confronto e dialogo con le figure educative di riferimento (genitori – insegnanti). 2)Molteplicità dei messaggi mediatici che orientano anche i comportamenti e le singole decisioni riguardanti il modo di esprimere la sessualità. 3)Proposta di modelli, di ruoli e comportamenti sessuali non aderenti e rispettosi della realtà evolutiva propria degli adolescenti. Conseguenze Scarsa capacità di riflessione sulle proprie scelte e dell’uso delle informazioni in possesso: quindi assunzione di comportamenti a rischio quali gravidanze indesiderate, IVG, pillola del giorno dopo. FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO I ragazzi effettuano scelte consapevoli e responsabili rispetto alla propria sessualità e alle proprie relazioni affettive. 38 OBIETTIVO 1)I ragazzi conoscono i metodi contraccettivi e li usano in modo adeguato. 2)I ragazzi fruiscono in modo opportuno dei Servizi dell’Azienda ULSS. 3)I ragazzi riconoscono le determinanti famigliari, sociali, culturali che agiscono sull’espressione della propria sessualità. STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI Strategia Attraverso il metodo interattivo si promuovono discussioni guidate e si attuano interventi informativi e chiarificatori da parte degli operatori. Si ritiene che la partecipazione in prima persona e il confronto tra pari sia l’occasione per dare un senso a ciò che già sanno e per favorire la maturazione di una opinione personale. Interventi Coinvolgimento diretto dei ragazzi attraverso lavori individuali, di gruppo ed attivazioni varie, tra cui anche role-playing. Interventi informativi e chiarificatori da parte degli operatori. RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO n. 5 ginecologi, n. 8 psicologi, n. 2 educatori. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE Questionari di entrata – uscita e questionari di gradimento. Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi) Compilazione di questionari (numero di domande anonime), partecipazione di tutti i componenti, rispetto dei tempi programmati, svolgimento dei contenuti. Indicatori di risultato (riferiti all’obiettivo) Decremento del numero di richieste di pillola del giorno dopo, di gravidanze precoci, di interruzioni volontarie di gravidanza. Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica) Aumento del numero di risposte esatte al questionario e risposte date al questionario di gradimento. PIANO D’AZIONE Condivisione del progetto con gli insegnanti ed i ragazzi. FASI DI ATTUAZIONE 1)incontro preliminare con gli insegnanti di classe; 2)somministrazione del questionario e raccolta domande anonime; 3)incontro con i ragazzi; 4)somministrazione del questionario di verifica e di gradimento e consegna in forma privata delle domande; 5)incontro restituivo con gli insegnanti. TEMPI DI ATTUAZIONE Data d’inizio del progetto Data di termine del progetto Dicembre 2007 Maggio 2008 39 PROGETTO N° 6 L’AVVENTURA DEL CORPO UMANO RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr. Brisotto Paolo – Direttore U.O Pediatria Telefono: 0423-611685 Fax: 0423-611969 Indirizzo: via Togliatti,1 Montebelluna E-mail: [email protected] REFERENTE DEL PROGETTO (a cui rivolgersi per informazioni) Dalla Longa Carla - insegnante presso U.O. Pediatria Montebelluna Telefono: 0423-614263 E-mail: [email protected] IN COLLABORAZIONE CON Volontari ABIO e la direzione didattica del 1° circolo di Montebelluna A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Bambini frequentanti la classe 5^ della scuola primaria. PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa: il progetto ha lo scopo di avviare gli alunni alla conoscenza del proprio corpo e delle malattie più frequenti in questa fascia d’età, nonché favorire un approccio alla conoscenza degli strumenti e delle modalità che il medico attua per effettuare una visita e formulare la diagnosi. Obiettivo di salute generale: prevenzione del disagio da eventuale ricovero. Obiettivi specifici: - avviare il bambino ad una conoscenza delle malattie e della struttura ospedaliera quando non è ammalato per permettergli di elaborare le informazioni con più serenità; - permettere al bambino di affrontare con meno ansia un eventuale accesso in ospedale per ricovero o accertamenti diagnostici; - far conoscere la realtà ospedaliera: spazi e figure professionali; - far conoscere la realtà della scuola in ospedale; - conoscere il vissuto del bambino rispetto alla malattia e all’esperienza di ospedalizzazione; - far conoscere l’uso e la funzione degli strumenti medico sanitari; - far conoscere i ruoli delle figure che vi lavorano. PIANO DI INTERVENTO Presentazione del progetto ai docenti interessati da parte dell’insegnante della scuola in ospedale e di un medico del reparto di Pediatria. Distribuzione alle classi interessate del libretto realizzato dai bambini della scuola in ospedale, con la funzione di sussidio didattico. Somministrazione del questionario ai bambini su come vivono la malattia e l’ospedale. 40 Lavoro in classe da parte dell’insegnante. Intervento in classe dell’insegnante ospedaliera. Questionario finale. Nel caso che, durante il lavoro in classe, emergano problematiche di rilievo si può prevedere un incontro tra i bambini e un medico. FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Anno scolastico 2007-2008. 41 PROGETTO N° 7 PATOLOGIE PSICHIATRICHE AD INSORGENZA ADOLESCENZIALE: ANSIA, DEPRESSIONE RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr.ssa Anna Vallerini – Medico del Centro di Salute Mentale REFERENTE DEL PROGETTO Dr.ssa Alessandra Tessaro - Centro di Salute Mentale Via Ospedale, 18 – Castelfranco V.to Tel. 0423/732690 Fax 0423/732690 E-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Studenti delle classi 3°, 4° e 5° della Scuola Secondaria di Secondo Grado (Scuole Superiori). PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa: si è rilevato, negli ultimi anni, un progressivo aumento di alcune patologie psichiatriche (disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, disturbi da attacchi di panico e depressione) in età giovanile. Cause: il mutamento del contesto socio-culturale spinge ad una maggior competitività, sottoponendo a richieste pressanti l’adolescente e questo facilita l’insorgere di sentimenti di inadeguatezza e attiva comportamenti non adattivi, dannosi per la salute. Conseguenze: aumentate richieste di interventi, aumento del disagio per le famiglie. FINALITA’ Obiettivi di salute generali: maggior informazione agli studenti e ai docenti relativa alle patologie descritte; individuazione precoce dei segnali di un disagio psichico. Obiettivi specifici: gli studenti delle classi 3^, 4^ e 5^ delle scuole secondarie di secondo grado acquisiscono maggiori informazioni in merito alle patologie sopra citate. Il gruppo target identifica precocemente il disagio e si rivolge ai servizi preposti. Sensibilizzazione dei genitori e dei docenti per la promozione dei corretti stili di vita. INDICATORI PREVISTI PER LA VALUTAZIONE Proposta di un focus-group ai docenti, responsabili della promozione della salute delle quattro scuole individuate. Lezione frontale condotta dal medico specialista in psichiatria. Somministrazione della scala multi mediale del sostegno sociale percepito a tutti gli studenti che partecipano al progetto. Distribuzione di volantini informativi del centro di salute mentale. INDICATORI DI ATTIVITA’ (riferiti a strategia ed interventi) Numero di incontri con docenti, studenti. 42 INDICATORI DI RISULTATO (riferiti all’obiettivo) Studenti che dimostrano di aver acquisito maggior informazione sulle patologie psichiatriche (dato rilevabile dall’applicazione del test). INDICATORI DI RISULTATO (esiti riferiti alla verifica) Gli studenti, i docenti, che partecipano al progetto, riconoscano precocemente i segnali di disagio psichico e si rivolgano al servizio. PIANO D’AZIONE • Presentazione del progetto alle Scuole Superiori precedentemente contattate. • Focus con i docenti. • Lezioni frontali condotte e lavoro di gruppo con gli studenti. FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Inizio progetto: Ottobre 2007 con presentazione del corso di formazione alle 4 scuole individuate con l’attivazione dei focus-group dei docenti. Lezioni frontali rivolte agli studenti, seguite da lavori di gruppo e dal dibattito con gli studenti per rielaborare i contenuti esposti. Un incontro per la presentazione ed infine la valutazione finale del progetto. 43 PROGETTO N° 8 PROMOZIONE DELLA SALUTE E DISTURBI DELLA CONDOTTA ALIMENTARE RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr.ssa Anna Vallerini – Medico del Centro di Salute Mentale REFERENTE DEL PROGETTO Dr.ssa Alessandra Tessaro - Centro di Salute Mentale Via Ospedale, 19 – Castelfranco V.to Tel. 0423/732690 Fax 0423/732690 E-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Studenti e docenti delle classi 3°, 4° e 5° della Scuola Secondaria di Secondo Grado (Scuole Superiori). PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa: si è rilevato, negli ultimi anni, un progressivo aumento dei disturbi della condotta alimentare in età giovanile. Cause: incremento di incidenza della patologia in oggetto, insorgenza della stessa in età più precoci. Conseguenze: aumentata richiesta di interventi. FINALITA’ (obiettivi di salute) Il progetto è finalizzato ad informare e fornire maggiori strumenti di conoscenza in merito alle patologie descritte allo scopo di prevenire l’insorgenza dei disturbi, permettere una precoce individuazione dei segnali di disagio psichico. OBIETTIVI SPECIFICI 1)Approfondimento della conoscenza dei disturbi della condotta alimentare nella popolazione target; 2)Acquisizione di modalità di comprensione e lettura dei comportamenti a rischio; 3)Corretto utilizzo dei servizi preposti alla cura di tali patologie; 4)Sensibilizzazione dei docenti per la promozione di corretti stili di vita. INDICATORI PREVISTI PER LA VALUTAZIONE Numero partecipanti agli incontri. INDICATORI DI RISULTATO (verifica) Questionario di verifica sul grado di comprensione degli argomenti trattati da parte degli studenti. PIANO D’AZIONE (per il Corso formativo) 1)presentazione del progetto a quattro Istituti Superiori di Castelfranco Veneto; 44 2)lezioni frontali condotte dal medico specialista psichiatra; 3)lavori di gruppo con gli studenti. METODOLOGIA E STRUMENTI Lavoro di gruppo, lezioni frontali, dibattiti, questionari, dispense. FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Inizio progetto settembre 2007 con presentazione del corso di formazione alle quattro scuole individuate. Il progetto si articola, per ognuna delle scuole, in due incontri di due ore ciascuno: - una lezione frontale sui Disturbi Alimentari per gli studenti e tecniche di role playing; - un incontro di gruppo/dibattito con gli studenti per rielaborare i contenuti esposti. Inoltre per ciascuna scuola verrà effettuato un incontro preliminare di presentazione del progetto e un incontro finale di verifica. 45 PROGETTO N° 9 PREVENZIONE AIDS E ALTRE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI (PER STUDENTI) RESPONSABILE DEL CORSO Dr. Gianluigi Lustro - Responsabile Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP) REFERENTE DEL PROGETTO ASV Donatella Indiano Servizio Igiene Sanità Pubblica Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna Tel. 0423/611714 Fax 0423/611707 E-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Studenti del 3° anno delle scuole secondarie di secondo grado (scuole superiori). PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa: le malattie a trasmissione sessuale (MST) rappresentano un importante problema di sanità pubblica per i risvolti sanitari, sociali ed economici che comportano. I giovani sono particolarmente esposti alle infezioni da HIV e ad altre MST. Obiettivi di salute generali: mantenere bassa l’incidenza delle principali malattie a trasmissione sessuale nei giovani. Obiettivi specifici: facilitare l’adozione di comportamenti adeguati atti a prevenire le MST; aumentare le conoscenze sul tema trattato. PIANO DI INTERVENTO Incontro di 3 ore con un numero massimo di 30 studenti da parte di un medico e un’assistente sanitaria (S.I.S.P. e U.T.S.S.U.). METODOLOGIA E STRUMENTI Lezione frontale. FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Formazione del personale sanitario coinvolto nell’educazione sanitaria: entro il 31 Gennaio 2007. Interventi nella scuola: anno scolastico 2007-2008 46 PROGETTO N° 10 A LEZIONE DAI NOSTRI AMICI ANIMALI RESPONSABILE DEL PROGETTO Dott. Vittorio Scapinello - Servizio Veterinario REFERENTE DEL PROGETTO Dott. Vittorio Scapinello - Servizio Veterinario Via Forestuzzo, 41 – 31011 Asolo Tel. 0423.526411 Fax 0423/526310 – cellulare: 3282131611 (ore 10,00/13,00). A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Ai bambini dell’ultimo anno della scuola materna (primo approccio). Agli alunni delle classi 3^ e 4^ della scuola elementare (corso base). Agli alunni della classe 5^ della scuola elementare (corso base e avanzato). Si precisa che viene garantita la continuità e la presenza del cane (il mitico Billy) alle lezioni. PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa: in pochi decenni anche nel nostro ambiente è caduta la cultura rurale tradizionale e si è affermata in modo massiccio l’urbanizzazione che ha portato l’impoverimento delle relazioni uomo-animale. E’ importante che le nuove generazioni conoscano i piccoli animali domestici che potranno accompagnarli nei loro giochi, se li conosceranno sapranno garantire il loro benessere e relazionarsi in modo equilibrato e rispettoso della loro natura animale, riducendo così il rischio di futuri abbandoni. Gli argomenti trattati focalizzeranno l’attenzione sulla conoscenza del cane e del gatto quale base indispensabile per un corretto approccio con l’animale, in particolare: • come aver cura dei suoi bisogni • come accudirlo • come mantenerlo in buona salute • come educarlo • come gestirlo Sarà affrontato il tema dell’abbandono, in particolare: cosa saper prima di adottare o acquistare un animale, come scegliere l’animale adatto a noi. Obiettivi generali :migliorare il rapporto uomo animale, migliorare la salute dell’animale, ridurre l’incidenza delle zoonosi, ridurre il fenomeno del randagismo. Obiettivi specifici: trasmettere tecniche di protezione, allevamento e benessere degli animali; modalità di relazione e riconoscimento delle principali malattie trasmissibili; tecniche di relazione con gli animali. FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Sono previsti 1 o 2 incontri di 1 ora nelle classi aderenti al progetto. Novembre 2007 – Maggio 2008: l’intervento è da inserire nel programma di ogni singola insegnante per cui è necessario prendere accordi diretti con il relatore almeno 10 giorni prima dell’incontro. 47 PROGETTO N° 11 UN GIRO IN PEDIATRIA RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr. Brisotto Paolo – Direttore U.O Pediatria Telefono: 0423-611685 Fax: 0423-611969 Indirizzo: via Togliatti,1 Montebelluna E-mail: [email protected] REFERENTE DEL PROGETTO (a cui rivolgersi per informazioni) Dalla Longa Carla - insegnante presso U.O. Pediatria Montebelluna Telefono: 0423-614263 E-mail: [email protected] IN COLLABORAZIONE CON Volontari ABIO e la direzione didattica del 1° circolo di Montebelluna. A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Bambini (classi) delle scuole dell’infanzia afferenti ai comuni di: Valdobbiadene, Vidor, Cornuda, Crocetta del Montello, Pederobba, Montebelluna, Caerano San Marco, Maser, Volpago del Montello, Giavera, Trevignano. PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa: il progetto si prefigge di far conoscere ai bambini la realtà della malattia e dell’ospedale quando stanno bene e vivono in una situazione di normalità come quella della scuola per permettere loro di elaborare le informazioni con più serenità ed affrontare un eventuale ricovero con meno ansia. Obiettivi specifici: Far conoscere la realtà ospedaliera: spazi e figure professionali. Far conoscere la realtà della scuola in ospedale. Conoscere il vissuto del bambino rispetto alla malattia e all’esperienza di ospedalizzazione. Far conoscere l’uso e la funzione degli strumenti medico sanitari. Far conoscere i ruoli delle figure che vi lavorano. INDICATORI PREVISTI PER LA VALUTAZIONE Rappresentazione grafica “disegna ciò che hai imparato”. Puzzle (preparato dai bambini ricoverati) per riconoscere gli strumenti usati in ospedale. Scheda operativa, questionari pre e post interventi per verificare il cambiamento di atteggiamento nei confronti dell’ospedalizzazione. INDICATORI DI RISULTATO Conoscenza degli strumenti e delle figure medico-sanitarie e della realtà della scuola in ospedale da parte degli alunni; Dimostrazione di minor ansia nei confronti dell’ospedalizzazione da parte dei bambini dopo l’intervento dell’insegnante di classe, dell’insegnante ospedaliera. 48 PIANO DI INTERVENTO Presentazione del progetto ai docenti interessati da parte dell’insegnante della scuola in ospedale e di un medico del reparto di Pediatria. Distribuzione alle classi interessate del gioco “Un giro in pediatria” realizzato dai bambini delle scuole ospedaliere. Distribuzione dei giochi (“L’ospedale” e “La valigetta del dottore”) con la funzione di strumenti didattici che permettano al bambino, attraverso l’attività ludica, di conoscere figure e strumenti riguardanti l’ospedale. Distribuzione alle classi del libretto realizzato dai bambini della scuola in ospedale. Somministrazione del questionario ai bambini su come vivono la malattia e l’ospedale. Lavoro in classe da parte dell’insegnante. Intervento in classe dell’insegnante ospedaliera. Questionario finale. FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Anno scolastico 2007-2008 49 Protezione e sicurezza PROGETTO N° 12 CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI (PER DOCENTI) RESPONSABILE DEL CORSO Dr. Gianluigi Lustro - Responsabile Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP) REFERENTE DEL PROGETTO ASV Donatella Indiano Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP) Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna Tel. 0423/611714 Fax 0423/611707 E-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Docenti delle scuole dell’infanzia, scuole primarie e delle scuole secondarie di primo grado. PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa: le malattie trasmissibili presentano tuttora dei problemi di corretta conoscenza nelle comunità scolastiche soprattutto infantili. Obiettivi generali: sfatare falsi pregiudizi e informare sui sistemi di prevenzione e di controllo delle più comuni malattie infettive e diffusive. Obiettivi specifici: fornire informazioni e conoscenze relative alle malattie infettive e la scuola. PIANO DI INTERVENTO Incontro tra i docenti, il medico e l’assistente sanitaria (SISP e U.T.S.S.U.) di 2 ore (ripetuto per 3 volte in date diverse). METODOLOGIA E STRUMENTI Lezione frontale. TEMPI DI ATTUAZIONE Anno scolastico 2007/08 50 PROGETTO N° 13 LAVORO SICURO RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr. Tomaso Tidei – Responsabile Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli ambienti di Lavoro (SPISAL). REFERENTE DEL PROGETTO Dr. Tomaso Tidei Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli ambienti di Lavoro (SPISAL) Via Dante Alighieri 12 – 31044 Montebelluna Tel. 0423/611730 Fax 0423/611741 E-mail: [email protected] ALTRI PARTECIPANTI AL PROGETTO Dr.ssa Zaniol Federica - Medico Telefono:0423/611732 E-Mail: [email protected] Favaro Gabriella - Assistente Sanitaria Telefono:0423/611733 E-Mail: [email protected] Tabacchi Tiziana - Assistente Sanitaria Telefono:0423/611733 E-Mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Studenti delle classi 3° delle scuole secondarie di primo grado. Studenti delle classi 3°scuole secondarie di secondo grado (istituti tecnici e professionali). PREMESSA E MANIFESTAZIONI Per motivi istituzionali lo SPISAL ha un contatto diretto con il mondo del lavoro e le problematiche lavoro-correlate. Il Servizio effettua l’analisi dei referti di infortunio che avvengono nell’ambito del territorio ULSS competente (circa 6000 referti/anno). Inoltre raccoglie e rileva i dati relativi alle malattie professionali. I dati raccolti, pur essendo di un territorio ristretto, rispecchiano il trend nazionale ed evidenziano una lieve diminuzione degli infortuni, ma individuano nei lavoratori giovani (15-25 anni) la fascia più a rischio di infortunio. Recentemente la Regione Veneto ha pianificato interventi di formazione capillare in alcuni settori (meccanica ed edilizia) con una significativa riduzione del numero e/o della gravità degli infortuni. Tale esperienza positiva può essere riproposta, con le opportune modifiche, in ambito scolastico. 51 Cause L’avviamento al lavoro dei giovani avviene spesso con assente o insufficiente percezione del rischio lavorativo. Conseguenze Elevata incidenza e gravità di infortuni sul lavoro e malattie professionali con danni biologici e/o menomazioni permanenti a carico del lavoratore. Costi sociali elevati. FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO L’esposizione, tramite un percorso articolato in più interventi, delle conoscenze fondamentali per l’acquisizione della percezione del rischio. OBIETTIVO In situazioni lavorative simulate o rappresentate con l’ausilio di foto, disegni e video, gli studenti individuano i rischi lavorativi e suggeriscono i comportamenti corretti da adottare nelle singole specifiche situazioni. STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI Lezioni frontali con l’uso di tecniche multimediali. Coinvolgimento e partecipazione attiva degli studenti su tematiche emerse da precedenti esperienze del gruppo classe (stages, lavori stagionali, situazioni familiari). Gli interventi sono monotematici , della durata di due - tre ore e vertono su: • rischio infortunistico • rischio elettrico • rischio da macchine • rischio chimico • rischio biologico • rischio in edilizia • amianto • rumore • VDT • primo soccorso • primo lavoro in fabbrica. L’insegnante referente può richiederne uno o più interventi, in base al programma stabilito e all’indirizzo scolastico scelto. RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Personale • n. 2 medici • n. 1 chimici • n. 2 assistenti Sanitarie • n. 1 infermieri • n. 7 tecnici della prevenzione negli ambienti di lavoro 52 Attrezzature: Personal computer, videoproiettore, lavagna luminosa, vhs, proiettore diapositive. Materiali: Cartaceo (Dispense, depliant, post-it, poster) e supporti multimediali. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE Il progetto viene realizzato esclusivamente attraverso la stretta collaborazione dell’insegnante referente che concorda con il responsabile del Servizio le modalità di intervento e il collegamento dello stesso con il contesto didattico. Considerato il target, studenti che a breve entreranno nel mondo del lavoro, e che questi incontri fanno parte anche del piano formativo, si ritiene che la verifica e la valutazione dell’apprendimento debba essere effettuata nell’ambito scolastico dallo stesso insegnante eventualmente mediante la produzione di elaborati. Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi) Incontro preliminare e successivo con l’insegnante referente. Coinvolgimento diretto del gruppo target con richieste di approfondimento degli argomenti proposti, esposizione di esperienze pertinenti, discussione. Indicatori di risultato (riferiti all’obiettivo) L’80% del gruppo classe a fronte di situazioni lavorative simulate o rappresentate con l’ausilio di foto, disegni e video, individua i rischi lavorativi e suggerisce i comportamenti corretti da adottare nelle singole specifiche situazioni. Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica) Produzione di elaborati nei gruppi – classe coinvolti nel progetto. PIANO D’AZIONE Il progetto prevede l’intervento specialistico di personale tecnico e sanitario all’interno degli istituti richiedenti. Gli interventi sono inseriti nel contesto didattico legato a materie tecniche e prevedono se possibile percorsi protratti (triennio superiore) FASI DI ATTUAZIONE PROGETTO Divulgazione del progetto. Richiesta della scuola. Incontro con l’insegnante referente per concordare modalità e contenuti. Intervento con il gruppo – classe. Produzione degli elaborati. TEMPI DI ATTUAZIONE Anno scolastico 2007-08. 53 PROGETTO N° 14 PREVENZIONE E SICUREZZA SULLA STRADA RESPONSABILE DEL CORSO Dr. Gianluigi Lustro - Responsabile Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP) REFERENTE DEL PROGETTO Dr.ssa Gabriella Grillo - Servizio Igiene Sanità Pubblica Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna Tel. 0423/611716 – 0423/732702 Fax 0423/611707 E-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Ai genitori, docenti e studenti delle classi 4^ e 5^ della scuola secondaria di secondo grado. PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Il progetto viene effettuato in collaborazione con: Amministrazione Comunale di Castelfranco Veneto e Montebelluna (Comando Vigili Urbani) e l’Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada. Si parte dalla constatazione che i giovani di età’ compresa tra i 18 e i 20 anni sono una categoria a rischio, rappresentando circa il 20% delle vittime della strada (dati del 2003). Dall’analisi del recente Bollettino del Sistema Epidemiologico Regionale, si evince che i risultati della patente a punti non sono stati così soddisfacenti come ci si poteva attendere: ad esempio, l’uso delle cinture posteriori non è diffuso, e molto rimane da fare soprattutto nel campo della prevenzione. Si ritiene che tutti i giovani adulti, che rappresentano la maggior parte dei neo-patentati, debbano essere l’obiettivo privilegiato di azioni di sensibilizzazione e prevenzione. La prima causa degli incidenti stradali è da ricercare nel fattore umano: distrazione, sottovalutazione del rischio, esagerata fiducia nelle proprie capacità, sonno, assunzione di alcool, sostanze, farmaci. I dati sulla incidentalità stradale nel Veneto, e in particolare nella Provincia di Treviso, sono ancora sconfortanti. FINALITA’ E ASPETTATIVE DEL PROGETTO Si ritiene opportuno, in previsione del conseguimento della patente di guida, proporre ai giovani dell’età compresa tra i 17 e i 19 anni, alcune lezioni interattive, utilizzando mezzi adeguati e il linguaggio più efficace per fare appello al senso di responsabilità dei conducenti per incoraggiarli a rimanere sobri. Ci si propone di aumentare la conoscenza dei rischi legati alla circolazione stradale, con particolare riferimento alla velocità, al mancato uso delle cinture di sicurezza, agli effetti deleteri dell’uso degli alcolici; inoltre si prevede di incoraggiare la riflessione individuale e di gruppo su tali argomenti, che potranno divenire oggetto di una composizione personale alla fine del ciclo di incontri. 54 OBIETTIVO In sintonia con il Programma di azione Europea per la sicurezza stradale, si curerà l’informazione e sensibilizzazione delle parti interessate allo scopo di garantire una migliore preparazione dei conducenti. In particolare ci si soffermerà sull’uso delle cinture di sicurezza, anche posteriori, e sui rapporti alcol-guida. STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI Sinergia di intervento tra studenti, operatori, docenti e genitori. La mobilitazione delle parti interessate avverrà sulla base di carte programmatiche (Atto di Intesa firmato dalle Amministrazioni Comunali nel febbraio 2004, secondo quanto già previsto dal Programma Regionale di Prevenzione dai traumi da traffico), e sulla base di impegni volontari (AIFVS). Incontri con il Dirigente Scolastico e con i docenti per definire modalità e proposte. Incontri con genitori, studenti, operatori e collaboratori. Intervento della Polizia Municipale, con illustrazione pratica dell’uso dell’etilometro. Intervento dei rappresentanti dell’AIFVS. Intervento di esperti nel campo della viabilità. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE Indicatori di attività: • numero degli incontri realizzati nell’anno scolastico con i destinatari del progetto; • produzione di almeno un elaborato per classe. Indicatori di risultato: Verrà dato peso al componimento conclusivo, dal quale si potrà ricavare il grado di comprensione del problema e l’indice di gradimento. PIANO D’AZIONE: • coordinamento iniziale; • incontri con i docenti, allo scopo di inserire gli argomenti in esame nell’ambito del piano di studi previsto dai programmi ministeriali; • pianificazione degli interventi nelle classi; • pianificazione degli interventi con la Polizia Municipale e l’Associazione; • rivalutazione conclusiva. TEMPI DI ATTUAZIONE: Anno scolastico 2007/08. 55 PROGETTO N° 15 PRIMO SOCCORSO - COSA FARE E COME INTERVENIRE (per docenti) RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr.ssa Paola Marchet - Responsabile Servizio Infermieristico Territoriale REFERENTE DEL PROGETTO Dr.ssa Paola Marchet - Responsabile Servizio Infermieristico Territoriale Via Forestuzzo, 41 – 31011 Asolo Tel. 0423/526429 Fax 0423/526542 E-mail: [email protected] DOCENTI (con certificazione IRC): Ceccato Fabio, infermiere; Cimador Stefania, infermiere; Facin Loredana, infermiere coordinatore; Venturin Walter, infermiere coordinatore, Galiazzo Mirco, infermiere. A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Docenti scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado. PREMESSA E MANIFESTAZIONI Il mondo della scuola rappresenta un momento di aggregazione e convivenza in uno spazio limitato di molte persone, in particolare la presenza dei ragazzi specie nei momenti di sospensione dell’attività didattica (pause pranzo, intervalli…) o nello svolgimento di particolari discipline curriculari, può presentare situazioni che richiedono la capacità di riconoscere e discernere le situazioni di emergenza/urgenza e la capacità di attivare i servizi di emergenza territoriale. PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Il corso ha come obiettivi: • Conoscere e riconoscere le situazioni di emergenza/urgenza e le cause che le determinano; acquisizione delle modalità di primo soccorso. • Conoscenza e uso dei servizi di emergenza territoriale. Il corso sviluppa problematiche riguardanti la traumatologia, lipotimie, emorragie, shock, diabete, punture di insetti, epilessia. Obiettivi di salute generali: corretto comportamento in caso di primo soccorso in modo da non aggravare le condizioni della persona da soccorrere. METODOLOGIA E STRUMENTI In fase di organizzazione del corso verranno inviati dei questionari per la valutazione del fabbisogno formativo: questo permetterà ai formatori, all’interno di un programma predisposto, di sviluppare ambiti specifici inerenti alle esperienze dell’istituto o rispondenti alle necessità dei docenti. Relazioni/conferenze, esercitazioni pratiche, lezioni attive, simulazioni e verifiche di apprendimento. Coinvolgimento e partecipazione attiva dei docenti sulle tematiche trattate, discussioni su esperienze del gruppo classe. 56 FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Gli interventi sono previsti nel periodo scolastico e precisamente: da dicembre 2007 ad Aprile 2008; la formazione verrà effettuata in orario pomeridiano. NB: il corso verrà attivato solo se si raggiungeranno i 20 partecipanti per edizione. Le aggregazioni verranno effettuate dal SEPS. Il progetto formativo prevede 3 incontri della durata di 2 ore (primo), 3 ore (secondo e terzo). INDICATORI DI ATTIVITÀ (riferiti a strategia ed interventi) Numero iscrizioni di partecipazione al corso di formazione proposto. Numero presenze ad ogni singola unità formativa. Numero presenze complessivo. INDICATORI DI RISULTATO (riferiti all’obiettivo) Risultati dei questionari somministrati per la valutazione dell’apprendimento delle tecniche e dei contenuti proposti. 57 PROGETTO N° 16 PRIMO SOCCORSO - COSA FARE E COME INTERVENIRE (PER STUDENTI) RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr.ssa Paola Marchet - Responsabile Servizio Infermieristico Territoriale REFERENTE DEL PROGETTO Dr.ssa Paola Marchet - Responsabile Servizio Infermieristico Territoriale Via Forestuzzo, 41 – 31011 Asolo Tel. 0423/526429 Fax 0423/526542 E-mail: [email protected] DOCENTI (con certificazione IRC): Ceccato Fabio, infermiere; Cimador Stefania, infermiere; Facin Loredana, infermiere coordinatore; Venturin Walter, infermiere coordinatore, Galiazzo Mirco, infermiere. A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Agli studenti del 4^ anno della scuola secondaria di 2° grado. PREMESSA E MANIFESTAZIONI I dati epidemiologici che descrivono l’incidenza di traumatismi di varia natura (incidenti da traffico, domestici, infortuni…) evidenziano l’importanza di interventi di primo soccorso e di pronto intervento corretti. Molto spesso la capacità di attivare i servizi di emergenza territoriale in modo celere consente di effettuare un soccorso efficace e, soprattutto non peggiora la situazione. In una situazione di emergenza-urgenza è infatti importante non solo ciò che si fa ma è anche fondamentale sapere tutto ciò che è meglio non fare. PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Il corso ha come obiettivi: • Conoscere e far riconoscere le situazioni di emergenza/urgenza e le cause che la determinano ed acquisire delle modalità di primo soccorso. • Conoscenza e modalità di attivazione dei servizi di emergenza territoriale. Obiettivi di salute generali: corretto comportamento in caso di primo soccorso in modo da non aggravare le condizioni della persona da soccorrere. FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Gli interventi sono previsti nel periodo scolastico e precisamente: da dicembre 2007 ad Aprile 2008. Si precisa che, al 30% delle classi di ciascun istituto interessato a questa iniziativa, la formazione verrà effettuata nell’orario pomeridiano. N.B. Si precisa che le domande verranno valutate e il gruppo dei docenti-formatori si riserva la facoltà di rispondere alle richieste. INDICATORI DI ATTIVITÀ (riferiti a strategia ed interventi) Numero di classi che hanno richiesto il corso. 58 Numero di classi a cui è stato espletato l’intervento formativo. Numero di materiale informativo distribuito. INDICATORI DI RISULTATO (riferiti all’obiettivo) Risultati delle esercitazioni pratiche effettuate nel corso dell’iniziativa formativa: l’80% del gruppo classe a fronte di simulazioni di intervento in caso di “urgenza-emergenza” adotta comportamenti corretti. 59 PROGETTO N° 17 USO CORRETTO DEI SEGGIOLINI PER AUTO RESPONSABILE DEL CORSO Dr. Gianluigi Lustro - Responsabile Servizio Igiene Sanità Pubblica (SISP) REFERENTE DEL PROGETTO Dr.ssa Gabriella Grillo - Servizio Igiene Sanità Pubblica Via Dante Alighieri, 12 – 31044 Montebelluna Tel. 0423/611716 Fax 0423/611707 E-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Docenti e genitori dei bambini delle scuole dell’infanzia (scuole materne). PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa: Si applica a livello locale di Azienda ULSS quanto già previsto dal Programma Regionale sui traumi da incidente stradale. Si parte dalla constatazione che l’uso dei seggiolini di sicurezza non ha raggiunto ancora un grado di diffusione ottimale. L’Azienda ULSS promuove, presso le Amministrazioni Comunali, l’attivazione di iniziative volte alla formazione dei rappresentanti della Polizia Municipale sul tema della prevenzione dei traumatismi da incidente stradale. Promuove inoltre l’informazione, rivolta ai genitori e agli insegnanti dei bambini in età prescolare, sul corretto uso dei seggiolini di sicurezza. Obiettivi generali: sensibilizzare i genitori a un costante e corretto uso dei seggiolini di sicurezza per bambini. Obiettivi specifici: aumentare le conoscenze, nella popolazione target, relative all’utilità dell’uso de seggiolini di sicurezza. PIANO DI INTERVENTO Incontri con gli insegnanti e con la Polizia Municipale per pianificare le attività. Fornitura e distribuzione alle scuole di materiale informativo sul tema degli incidenti stradali: allo scopo ci si avvale di una raccolta di giochi didattici sull’argomento specifico. Distribuzione di questionari per i genitori, riguardanti l’uso dei seggiolini di sicurezza. Elaborazione dei questionari di verifica e riunione conclusiva. METODOLOGIA E STRUMENTI Incontri con gli insegnanti, con la Polizia Municipale e successivamente con i genitori per favorire una maggiore informazione e presa di coscienza sull’argomento. 60 Saranno esposti in tale occasione i dati regionali riguardanti l’uso dei seggiolini. FASI E TEMPI DI ATTUAZIONE Predisposizione del materiale: entro il 2007 Pianificazione degli incontri con gli insegnanti e con la Polizia Municipale entro il 2007 Interventi nella scuola nel corso dell’anno scolastico 2007-2008. 61 PROGETTO N° 18 SICUREZZA STRADALE E USO DEL CASCO. PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI STRADALI TRA GLI ADOLESCENTI, PERCEZIONE DEL RISCHIO E CONSEGUENZE DEI TRAUMI CRANICI RESPONSABILE REALIZZAZIONE PROGETTO Dott.ssa Trevisan A. Elisabetta - Educatrice Ambulatorio Neuropsicologico Dipartimento di Psichiatria Telefono: 0423.526418 Fax: 0423.526007 Indirizzo: Via Forestuzzo n. 41 – 31011 Asolo E-Mail: [email protected] Cagnin Rita - Educatrice Servizio Educazione e Promozione della Salute Telefono: 0423.526433 Fax: 0423.526430 Indirizzo: Via Forestuzzo n. 41 – 31011 Asolo E-Mail: [email protected] TARGET - Docenti delle scuole secondarie di 2° grado che insegnano nelle classi 1^ - studenti delle classi 1^ delle scuole secondarie di 2° grado (max 4 classi per la realizzazione di 2 incontri per scuola) - genitori PREMESSA E MANIFESTAZIONI L’adolescenza è una fase evolutiva, ricca di trasformazioni e profondi mutamenti personali e sociali, caratterizzata dalla ricerca di spazi e di nuove autonomie, di affermazione di sé, anche attraverso la contestazione dell’autorità dell’adulto. Per alcuni, anche il rischio, l’eccesso e la sfida, con se stessi e con gli altri, sono tra le modalità per crescere e sperimentare il mondo. “…La caratteristica relativa al controllo personale del rischio rileva che quanto più pensiamo di essere in grado di evitare gli effetti dannosi grazie alla nostra abilità ed al controllo che possiamo attuare su di essi, tanto rischiosa sarà ritenuta un’attività. …questa equivalenza entra in gioco specialmente quando dobbiamo valutare dei comportamenti in cui è coinvolta l’abilità dell’individuo come ad esempio guidare…” (L. Savadori, R. Rumiati Nuovi rischi, vecchie paure, Il Mulino 2005). L’attuale normativa in materia di sicurezza stradale impone l’obbligo dell’uso del casco e prevede pene severe, in base ai dati emersi dall’indagine (questionario anno scolastico 2006_2007) gli studenti e le studentesse che hanno dichiarato di utilizzare il motorino sono stati coinvolti in incidenti stradali, con lo stesso, nella misura del 13% (54 su 432). La complessità di un progetto che vuole andare a modificare dei comportamenti rischiosi per la propria e l’altrui sicurezza richiede condivisione e collaborazione da parte di tutti i soggetti coinvolti (scuola, famiglia, ulss, associazioni, comuni, forze dell’ordine). Cause Mancanza parziale o totale della conoscenza dei rischi legati alla circolazione stradale. 62 Il mancato e/o scorretto utilizzo del casco da parte del ragazzo lo espone al grave rischio di riportare un trauma cranio-encefalico in caso di incidente stradale con il ciclomotore. Conseguenze Le conseguenze variano a seconda dell’entità e della gravità delle lesioni riportate. FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO Aumentare la conoscenza dei rischi legati alla circolazione stradale, delle conseguenze personali e sociali di un incidente stradale e delle gravi limitazioni che un trauma cranioencefalico può causare. Analizzare il grado di percezione del rischio negli adolescenti per migliorare la comunicazione e l’informazione dei rischi legati agli incidenti e alla circolazione stradale. OBIETTIVO Informare ed educare gli adolescenti, sia che usino il ciclomotore o meno, sui rischi e sulle conseguenze degli incidenti stradali. Informare e sensibilizzare docenti e genitori sui rischi e sulle conseguenze degli incidenti stradali. STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI - condivisione, confronto e definizione del progetto con gli insegnanti e i rappresentanti di classe; - coinvolgimento dei genitori; - percorso informativo-formativo rivolto ai docenti (referenti e/o interessati alla tematica); - coinvolgimento di un testimonial; - indagine conoscitiva . INTERVENTI - sinergia d’intervento tra studenti, operatori, docenti e genitori; - incontri con i docenti per definire modalità e proposte di rielaborazione; - percorso formativo rivolto ai docenti (4 ore); - incontri con genitori, studenti, operatori e testimonial; - seminario sulla tematica della percezione del rischio e della sicurezza stradale; - somministrazione ed elaborazione dati dei questionari di entrata e di uscita dati agli studenti. Contenuti degli interventi formativi 1.dati epidemiologici 2.nozioni di prevenzione (analisi delle situazioni a rischio, dei comportamenti da adottare per prevenire incidenti) 3.nozioni di educazione civica qualora si sia testimoni d’incidenti stradali (chiamare i soccorsi, riferire quanto osservato) 4.nozioni relative alle conseguenze (fisiche, cognitive e sociali,) di un trauma cranico 5.esposizione dell’esperienza di una vittima della strada 63 6.rielaborazione conclusiva rispetto a contenuti e alle opinioni dei partecipanti Ogni incontro, con operatori e testimonial, avrà una durata di 3 ore e interesserà un numero massimo di 40/45 studenti. RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Personale 2 educatrici n. 6 incontri di 2 ore ciascuno con docenti per presentazione e valutazione finale del progetto; n.3 ore per incontro con ogni singolo gruppo classe di studenti; n. 1 psicologo per 2 ore. Attrezzature Supporti informatici per la presentazione di materiali in Power Point. Materiali Cartelloni, post-it, dispense, opuscolo informativo-divulgativo. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE - questionari pre e post intervento - griglia di valutazione del progetto. - Indicatori di attività (riferiti a strategia ed interventi) numero degli incontri realizzati nell’anno scolastico con i destinatari del progetto; produzione di almeno un elaborato per classe; - Indicatori di risultato (esiti riferiti alla verifica); 90% di questionari di entrata restituiti; 95% di questionari di uscita restituiti; correttezza e completezza dei questionari in entrata e in uscita da parte dei ragazzi che guidano il ciclomotore pari 95%. PIANO D’AZIONE - coordinamento del seminario; - incontri con i docenti al fine di attuare un’effettiva collaborazione tra enti che preveda la richiesta d’intervento esterno alla scuola come complementare all’intervento educativo-formativo svolto dalla stessa; - pianificazione degli interventi con le classi; - pianificazione interventi con testimonial; - pianificazione e preparazione degli strumenti operativi e didattici; - elaborazione dei dati e rappresentazione grafica; - riformulazione del progetto in base ai risultati emersi dalla ricerca. TEMPI DI ATTUAZIONE Data d’inizio del progetto: Aprile 2007. Data di termine progetto: Giugno 2008. 64 Stili di vita liberi da… PROGETTO N° 19 “BACCO E TABACCO… TI METTONO NEL SACCO?” PREVENZIONE DELLA DIPENDENZA DA FUMO E ALCOL (BIENNALE) RESPONSABILE DEL PROGETTO Dott.ssa Santi Emanuela – Serat - U.O. Alcologia Via Ospedale, 19 – Castelfranco V. (TV) Tel. 0423/732759 – Fax 0423/732758 e-mail: [email protected] REFERENTE DEL PROGETTO Dott.ssa Maria Grazia Pasinato - U.O. Alcologia Via Ospedale, 19 – Castelfranco V.to (TV) Tel 0423/732759, Fax 0423/732758 e-mail: [email protected] ALTRI PARTECIPANTI AL PROGETTO E.P. Nicoletta Luisetto – Serat - U.O. Alcologia Telefono:0423/732759, Fax: 0423/732758 e-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO 1^ fase: docenti delle scuole secondarie di secondo grado; 2^ fase: studenti delle classi di seconda superiore; 3^ fase: gruppo di massimo 20 studenti per ciascuna scuola che partecipa al progetto. PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa Il progetto si propone di realizzare un corso di formazione rivolto ai docenti sul tema dell’uso di alcol e tabacco nei giovani, secondo una prospettiva psicosociale. Tale corso offrirà degli strumenti agli insegnanti per inserire tale tematica all’interno dell’attività didattica delle classi seconde. Ciò allo scopo di fornire delle conoscenze specifiche ai ragazzi, e individuare un gruppo motivato ad approfondire l’argomento mediante dei laboratori creativi, diventando essi stessi dei formatori, secondo la metodologia della “peer education”. Cause In seguito al lavoro pluriennale di collaborazione con gli insegnanti; è emersa la maggiore utilità di un intervento integrato di prevenzione all’uso di sostanze psicoattive “legali”, e la richiesta di una parallela formazione degli insegnanti stessi, in quanto partner attivi nell’attività di promozione della salute degli studenti. 65 Conseguenze: Tale intervento permette un accrescimento delle conoscenze condivise e spendibili nel lungo periodo e una maggior integrazione tra scuola e Servizio. FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO (Obiettivi di Salute) Il progetto intende promuovere a più livelli (docenti e studenti) una riflessione critica sulle sostanze psicoattive “legali” quali alcol e tabacco e sulle implicazioni psicologiche e sociali connesse. Intende inoltre offrire agli studenti tramite il metodo di laboratori, l’opportunità di realizzare degli interventi di promozione della salute in veste di “formatori” nei confronti dei pari. OBIETTIVI SPECIFICI Incrementare le conoscenze su alcol e tabacco da un punto di vista multidimensionale - Incrementare la consapevolezza circa il proprio atteggiamento in merito e i rischi connessi all’uso di sostanze. INDICATORI PREVISTI PER LA VALUTAZIONE: Questionari pre e post intervento rivolti agli insegnanti afferenti al corso e agli studenti delle classi seconde, per la valutazione dell’incremento delle conoscenze. Questionario di gradimento dell’iniziativa formativa rivolto agli insegnanti e agli studenti. INDICATORI DI RISULTATO (verifica) Si auspica un aumento delle conoscenze superiore al 75% sia per gli insegnanti che per gli studenti. PIANO D’AZIONE I^ fase: corso di formazione ad opera degli operatori del SerAT rivolto ai docenti. II^ fase: formazione interna alla scuola ad opera degli insegnanti afferenti al corso rivolto agli studenti delle classi seconde, con la supervisione degli operatori SerAT. Individuazione di un gruppo di studenti volontari, motivati a svolgere la III^ fase III^ fase: il gruppo di ragazzi individuato realizzerà attraverso laboratori di 4-5 incontri di 3 ore, insieme agli operatori SerAT e all’insegnante referente, un progetto di prevenzione da rivolgere a studenti più giovani secondo il metodo della “peer education”. METODOLOGIA E STRUMENTI USATI PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Corso docenti: lezioni frontali con supporto video informatico , lavori di gruppo. FASI DI ATTUAZIONE PROGETTO 3.I fase: date del corso per i docenti: 13, 20, 27 novembre c.a. e 4 dicembre c.a. dalle 14,30 alle 16,30 presso il Serat (Via Ospedale, 18 Castelfranco Veneto). II fase: da definire III fase da concordare con le singole scuole dopo lo svolgimento della seconda fase. TEMPI DI ATTUAZIONE Data d’inizio del progetto: ottobre 2007. Data di termine progetto: giugno 2008. 66 PROGETTO N° 20 “CHE FAI STASERA? CAMBIO ARIA!” PROGETTO DI PREVENZIONE AL TABAGISMO NELLA SCUOLA MEDIA RESPONSABILE DEL PROGETTO Dott.ssa Emanuela Santi, Serat Telefono: 0423/732759 Fax: 0423/732758 Indirizzo: Via Ospedale, 19 Castelfranco Vto (TV) E-mail: [email protected] REFERENTE DEL PROGETTO Dott.ssa Paola Precoma Via Ospedale 19, Castelfranco V.to (TV) Tel 0423/732759 Fax 0423/732758 E-mail: [email protected] ALTRI COLLABORATORI Dott.ssa Nicoletta Luisetto, EP Serat A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Agli studenti delle Scuole Medie. Per motivi organizzativi si prevede un numero massimo di 20 classi (criterio di selezione: ordine di arrivo) PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa e manifestazioni Secondo le stime dell’OMS l’abitudine al fumo si instaura sempre più precocemente tra gli 11 e i 15 anni; ciò richiede pertanto, che gli interventi preventivi si rivolgano già ad un’età in cui fumare non è ancora diventata un’irrinunciabile azione quotidiana. Gli interventi in questa fascia di età possono avere un ruolo importante per limitare nei ragazzi l’acquisizione dell’abitudine al fumo e per migliorare quindi lo stato di salute generale della popolazione. Cause Il fumo rappresenta la prima causa prevenibile di malattia e di morte nei Paesi Occidentali. Conseguenze Dalla letteratura sappiamo che la precoce età di inizio è indicativa di una maggiore difficoltà a smettere. Inoltre, se una persona non inizia a fumare da giovane, più difficilmente lo farà in seguito. FINALITA’ E ASPETTATIVE DEL PROGETTO Il progetto si propone di promuovere una scuola libera dal fumo. 67 OBIETTIVI Aumentare le conoscenze relative al tabagismo nelle sue componenti fisiche, psichiche e sociali. Stimolare le capacità critiche e di riflessione dei ragazzi attraverso attività creative. Promuovere l’immagine del non fumatore. STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI Strategia L’intervento nelle classi sarà svolto mediante tecniche multimediali e coinvolgerà attivamente i ragazzi e gli insegnanti mediante attività creative. Sarà privilegiata una metodologia di lavoro di gruppo dove i ragazzi verranno stimolati, attraverso condotte esplorative, ad integrare competenze già acquisite sperimentandone di nuove. Tale metodologia sviluppa inoltre il senso di appartenenza favorendo atteggiamenti cooperativi. Interventi - Incontro iniziale con gli insegnanti referenti per la presentazione del progetto (l’incontro è propedeutico alla realizzazione dell’intervento). Verranno contattati anche i dirigenti scolastici per la presentazione del progetto - Primo incontro nelle classi: trattazione degli aspetti fisici, ambientali ed economici legati all’uso del tabacco. - Secondo incontro nelle classi: approfondimento degli aspetti psicologici e sociali della dipendenza; introduzione alle principali strategie comunicative per resistere alle pressioni sociali. - Incontro di verifica finale con gli insegnanti. N.B.: Si ritiene indispensabile la presenza in classe di un insegnante che segua interamente gli incontri previsti dal progetto, ciò al fine di garantire continuità all’intervento e renderlo parte integrante del percorso scolastico. RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Personale Un’assistente sociale referente del progetto e personale dell’area psicologica ed educativa. Materiali Lavagna a fogli, videoproiettore e computer, televisione e videoregistratore, riviste. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE Questionari di verifica degli apprendimenti (pre e post intervento). Questionario di gradimento per studenti e insegnanti TEMPI DI ATTUAZIONE Data d’inizio del progetto: ottobre 2007. Data di termine progetto: 31 maggio 2008 (Giornata mondiale senza tabacco). 68 PROGETTO N° 21 PROGETTO S.A.K.! – SEARCH AND KNOW! STRATEGIA DI PREVENZIONE DELLE DIPENDENZE NELLA SCUOLA RESPONSABILE DEL PROGETTO Dr. Graziano Bellio – Direttore SerT - Servizio Tossicodipendenze Via Ospedale, 18 - Castelfranco V.to Tel. 0423/732736 Fax 0423/732737 Fax 0423/732737 E-mail: [email protected] A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO Docenti di scuola secondaria di secondo grado interessati a svolgere funzioni organizzative e di tutoraggio in un progetto di sensibilizzazione/prevenzione dell’uso di sostanze (almeno 3 per istituto). Studenti delle scuole secondarie di secondo grado delle classi 1^ e 2^ (14 – 16 anni). PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Premessa e manifestazioni. L’iniziazione degli adolescenti al consumo di sostanze è multifattoriale, ma assumono un ruolo di rilievo i fattori connessi a: • mancanza di una informazione scientificamente fondata, mentre, al contrario, abbondano notizie imprecise e aneddotiche, soprattutto raccolte tra coetanei; • pressioni ambientali; • presunzione di normalità del consumo di sostanze; • immaturità o debolezza di abilità cognitive e sociali; Finalità del progetto Addestramento di un gruppo di docenti (almeno 3 per istituto) in grado di organizzare e realizzare 3 moduli didattici sui temi dell’adolescenza, della pressione ambientale verso comportamenti poco sani, e sugli aspetti biomedici dell’uso di sostanze psicoattive. FINALITA’ E ASPETTATIVE PER IL PROGETTO Il progetto mette a disposizione dei docenti di scuola media superiore materiali e competenze per la realizzazione di unità didattiche che siano in grado di far apprendere agli studenti nozioni sugli aspetti biomedici relativi alle droghe d’abuso, contemporaneamente stimolando l’esercizio di abilità cognitive che rappresentano fattori di protezione verso lo sviluppo di problemi correlati all’abuso di sostanze. OBIETTIVO Miglioramento nei giovani studenti dei livelli di conoscenza scientifica sulle sostanze psicotrope con conseguente riduzione dell’atteggiamento positivo verso di esse STRATEGIA METODOLOGICA E RELATIVI INTERVENTI Sviluppo di una metodologia di intervento di prevenzione primaria nella scuola media superiore, rivolto ai giovani delle classi prime o seconde, organizzato in moduli didattici 69 svolti in piccoli gruppi, in grado di: • aumentare le conoscenze scientificamente fondate sulle sostanze psicotrope; • aumentare la consapevolezza sulle vulnerabilità emotive e sulle pressioni ambientali verso comportamenti poco sani: • stimolare l’esercizio di alcune abilità cognitive e sociali che rendano il pensiero del soggetto più critico, più complesso, capace di scelte non conformistiche. Il progetto prevede: a) avviamento di un corso di formazione per gli insegnanti per: 1) presentazione del progetto e delle sue basi teoriche e metodologiche; 2) illustrazione delle caratteristiche salienti delle e droghe d’abuso degli aspetti biomedici connessi all’abuso b) la realizzazione di moduli didattici, con lavoro in piccoli gruppi supportati da docenti attraverso azioni di tutoraggio. I docenti utilizzano schede e materiali forniti dal servizio, seguendo linee guida scritte; c) valutazione dei risultati mediante questionari. RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Personale: n. 1 medico, n. 1 educatore professionale. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE La metodologia di valutazione si articola sul confronto tra un gruppo sperimentale ed un gruppo di controllo. La valutazione di processo prevede la compilazione di schede per la rilevazione dei dati quantitativi relativi alla penetrazione del progetto e la comparabilità dei campioni di studenti; vengono inoltre proposti due questionari di gradimento sia per i docenti che per gli studenti coinvolti La valutazione di esito prevede tre questionari per la misura dell’atteggiamento verso le sostanze, la consapevolezza delle conseguenze dell’uso e la percezione del rischio. Tali questionari sono la traduzione italiana degli originali proposti dalla banca degli strumenti di valutazione dell’osservatorio europeo sulle droghe (EMCDDA - European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction). INFORMAZIONI UTILI E TEMPI DI ATTUAZIONE Il corso si svolgerà presso il SerT di Castelfranco Veneto a partire dal mese di novembre 2007. La durata prevista è di n. 5 incontri di 2 ore e 30 minuti ciascuno. Le date delle lezioni verranno comunicate agli iscritti almeno 15 giorni prima dell’inizio. Gli Istituti interessati a partecipare al progetto dovranno garantire la presenza al corso di almeno tre docenti. Gli Istituti che hanno partecipato al progetto nell’anno scolastico precedente verranno contattati dagli operatori del progetto per l’eventuale adesione anche per il nuovo anno scolastico 2007-2008. 70 L’ANALISI DEI BISOGNI Indiano Donatella - Bacchion Maristella Nell’ambito dell’educazione alla salute, l’analisi dei bisogni e la conseguente definizione di una graduatoria di priorità degli stessi, è la fase preliminare alla progettazione; essa costituisce fondamento e giustificazione di ogni azione educativa in quanto i risultati ai quali può pervenire sono la premessa per la realizzazione di interventi efficaci. Identificazione e chiara definizione del fabbisogno educativo è inoltre, essa stessa, momento importante di aggregazione e di formazione per le persone che vi partecipano. La rilevazione dei bisogni è un’attività per sua natura complessa e articolata in quanto, oltre ai bisogni espressi dagli individui nei termini di conoscenze, competenze e motivazioni, è necessario considerare anche le caratteristiche strutturali e le dinamiche interne ed esterne dei sistemi gruppo, famiglia e comunità nei quali è inserito il soggetto, nonché il sistema delle reciproche attese. Rispetto a questo ultimo punto, si intende dire che accanto ai bisogni espressi dagli individui, a cui sarà diretto l’intervento, che sottendono una complessità intrinseca in quanto esseri umani, ci sono i bisogni e le aspettative dell’organizzazione (scuola, azienda, comunità) che nella gran parte dei casi commissiona l’intervento educativo. Questo implica che i bisogni espressi dall’individuo, dal gruppo e dall’organizzazione in cui sono inseriti non sempre coincidono e sono gli stessi; implica inoltre che esistono delle dinamiche relazionali, dovute ai ruoli, alle competenze, agli aspetti culturali, ecc, che interferiscono su come verrà recepito l’intervento di educazione alla salute. L’intervento di educazione alla salute non avviene in un vuoto sociale. Fare l’analisi dei bisogni significa quindi raccogliere informazioni, interrogarsi sulle stesse e compiere delle scelte in base a priorità relativamente ad alcune categorie di elementi o aspetti, tra cui i principali si riferiscono a: − comportamenti e stili di vita; − conoscenze, percezioni, principi e valori nei confronti della propria ed altri salute; − condizioni di vita di uno specifico contesto territoriale; − caratteristiche socio-culturali ed economiche della popolazione; − aspettative dei diversi soggetti in gioco; − orientamenti e priorità indicate a livello internazionale, nazionale e locale circa gli interventi di educazione alla salute. L’analisi dei bisogni si configura, dunque, come una vera e propria attività di ricerca finalizzata all’acquisizione di dati e informazioni utili e attendibili sui comportamenti del singolo e del gruppo per proseguire nelle tappe successive del processo formativo. ASPETTI PSICOLOGICI Nell’effettuare l’analisi dei bisogni è fondamentale tenere presente che l’intervento di 71 educazione alla salute è diretto a persone, di conseguenza gli aspetti psicologici e relazionali vanno considerati in quanto aiutano a comprendere la natura del problema sul quale si vuole intervenire e le possibili resistenze dell’individuo ad assumere dei comportamenti più corretti dal punto di vista della salute. L’essere umano è composto di ragione ma non sempre i suoi comportamenti sono guidati dalla razionalità bensì dal suo mondo emotivo, dalle sue esperienze relazionali e di vita passate e attuali, nonché dalle dinamiche esistenti nell’ ambiente sociale in cui è inserito, scuola, lavoro, comunità e nel quale si realizzerà l’intervento educativo. Considerare questi aspetti aiuta innanzitutto ad aprire la mente alla complessità della ricerca e a formulare ipotesi che siano basate sia sulla letteratura e sulla normativa di riferimento, che sulle caratteristiche generali di base del nostro gruppo target e sulle motivazioni che portano i soggetti ad assumere comportamenti inadeguati o a rischio quali il fumo, l’eccesso di alimentazione o una condotta sessuale non sicura. Se si pensa ad un intervento con un gruppo di adolescenti, ad esempio, è fondamentale acquisire conoscenze relative alla psicologia dell’adolescente, avere chiaro quali sono gli aspetti evolutivi in gioco, conoscere il valore che le dinamiche di gruppo assumono nell’influenzare i suoi comportamenti, soprattutto quelli a rischio. E’ opportuno inoltre acquisire conoscenze sulle probabili dinamiche relazionali che si possono sviluppare tra il gruppo cui si rivolge l’intervento e gli educatori che lo condurranno. Ne consegue che dopo una conoscenza globale è inevitabile una conoscenza precisa del gruppo target al quale si rivolge l’intervento. DEFINIZIONI DI BISOGNO BISOGNO: in via generale si può affermare che il bisogno rappresenta una situazione di mancanza di cosa necessaria o utile, una carenza generativa di problemi e disagi; può essere inteso come “scarto” tra conoscenze e comportamenti desiderabili e conoscenze e comportamenti correnti della persona. BISOGNO PERCEPITO: convinzione soggettiva di una persona di avere un problema di salute per il quale la stessa ritiene che sarebbe utile il ricorso ad un servizio sanitario (bisogno sentito) BISOGNO ESPRESSO: bisogno percepito cui ha fatto seguito il ricorso ad un servizio sanitario (il bisogno si trasforma in domanda). Non tutti i bisogni percepiti si trasformano in bisogni espressi e ciò può accadere per svariati motivi, tra cui la mancanza di opportunità, di motivazione o di adeguate strategie di comunicazione. BISOGNO DEFINITO PROFESSIONALMENTE: condizione per la quale il ricorso ad un servizio sanitario potrebbe essere utile alla luce delle evidenze scientifiche. Può corrispondere o meno ad un bisogno percepito e a un bisogno espresso. Nell’ambito dell’educazione sanitaria è importante, inoltre, il ricorso ad una definizione condivisa di BISOGNO EDUCATIVO quale scarto tra le competenze possedute dal soggetto e quelle necessarie per esercitare un controllo attivo sulla propria salute, intraprendere e mantenere uno stile di vita sano. Dalle definizioni proposte e dalle considerazioni precedentemente enunciate deriva che una definizione di bisogno utile alla progettazione di interventi educativi di promozione della salute deve tener conto di più livelli ed elementi di analisi. 72 LA METODOLOGIA PER COMPIERE L’ANALISI DEI BISOGNI L’analisi dei bisogni è un processo che si sviluppa per tappe attraverso il ricorso a diverse metodologie e tecniche che, integrandosi e completandosi tra loro sulla base della tipologia di informazioni ricercate e delle loro fonti, consentono di pervenire alla definizione chiara del bisogno educativo. Le informazioni sono risorse che consentono alle persone di prendere delle decisioni fondate e pertinenti; è necessario, pertanto, che, nel momento in cui ci si accinge ad intraprende l’analisi dei bisogni, vengano considerati i seguenti fattori: • Tempo: quanto tempo si può dedicare alla raccolta dei dati? • Il livello di approfondimento: fin dove si vuole arrivare? • Risorse: – quante e quali? o economiche o umane, intese non solo in termini di quantità ma soprattutto nei termini di competenze possedute nell’ambito della metodologia della ricerca dalla fase di raccolta dei dati fino a quella di analisi ed interpretazione dei risultati o possibilità tecniche di realizzare quanto si ritiene opportuno Soggetti da coinvolgere: quali sono i soggetti che mi possono fornire le informazioni che cerco? • Utilità dei risultati: quanto raccolto potrà essere utilizzabile? Con chi? Come? Quando? • “Invasività” rispetto al target: fino a dove ci si può inoltrare? Essendo un’attività di ricerca di informazioni, l’analisi dei bisogni è una indagine quali/ quantitativa che, in generale, si sviluppa secondo le seguenti fasi principali: 73 1)Fase conoscitiva preliminare 2)Progettazione: predisposizione “a tavolino” del piano di rilevazione dei dati; 3)Indagine sul campo: applicazione del piano rilevativo 4)Analisi dei dati e definizione dei bisogni educativi 1)FASE CONOSCITIVA PRELIMINARE Consiste nella raccolta di informazioni di carattere generale che consentono di identificare chiaramente il target e collocare i soggetti in uno specifico contesto culturale e relazionale di riferimento. In questa fase è auspicabile aprire il proprio orizzonte di pensiero a risultati di ricerche e a dati informativi già disponibili per circoscrivere l’ambito di ricerca ed evitare di incorrere nel rischio molto alto che l’analisi sia solo espressione di una riflessione sulle idee e teorie che l’educatore ha nella propria testa. Nell’indagine conoscitiva preliminare si dovranno considerare i seguenti aspetti: − caratteristiche anagrafiche, sociali e culturali, − background e contesti familiari di appartenenza, − stili di vita e cultura del gruppo di appartenenza − aree generali di bisogno − dinamiche relazionali specifiche. Conoscere la realtà ambientale del gruppo target nella sua complessità aiuta a comprendere i suoi comportamenti. Attenzione deve essere rivolta anche al territorio, alle sue caratteristiche geografiche e storico-sociali ed economiche, alle sue tradizioni locali. Questa prima tappa dell’analisi può essere realizzata attraverso l’analisi storiografica, l’analisi di dati e indicatori economici e tendenze economiche, la ricerca bibliografica su studi sociali esistenti, l’analisi di dati epidemiologici. La conoscenza va integrata con la raccolta di informazioni sull’organizzazione all’interno della quale avverrà l’intervento di educazione alla salute. Tutti questi dati possono essere recuperati attraverso la consultazione di archivi, biblioteche, internet ed esperti, consentiranno la mappatura dei flussi informativi esistenti e la definizione dei fabbisogni conoscitivi da colmare attraverso la ricerca sul campo. 2) PROGETTAZIONE DELLA RICERCA SUL CAMPO Nella fase progettuale andranno definiti: – l’obiettivo della rilevazione; – la natura dei dati da rilevare; – le fonti di rilevazione; – i soggetti che dovranno essere coinvolti; – la durata e l’ampiezza della rilevazione; – il metodo (o i metodi); – gli strumenti. 74 Considerata la diversità e la quantità delle informazioni necessarie per pervenire all’identificazione dei bisogni e delle priorità di intervento, è consigliabile l’utilizzo contemporaneo di metodi che si integrino tra loro sulla base della tipologia di informazioni ricercate e delle loro fonti. 3) INDAGINE SUL CAMPO In generale la corretta identificazione del bisogno educativo si avvale di due diversi approcci che si integrano e completano: una analisi qualitativa (esplorare, conoscere = capire) e quantitativa (conoscere, valutare = capire + quantificare). I) Analisi di tipo qualitativo finalizzata ad identificare e approfondire gli ambiti e le relazioni tra stili di vita e conoscenze, le principali motivazioni, aspettative, principi che influenzano tali stili; gli eventuali possibili comportamenti alternativi. Gli strumenti a disposizione per compiere un’indagine qualitativa possono essere vari: l’intervista(1), il questionario(2), il focus group(3), il delphi(4) . Si tratta di strumenti che aiutano ad enucleare i comportamenti di quello specifico gruppo target al quale si intende rivolgere l’intervento educativo. E’ l’osservatorio privilegiato che troverà spessore e alimento dall’insieme di conoscenze e dati raccolti in fase preliminare riguardanti il contesto psicosociale e ambientale nonché teorico di riferimento. Una analisi qualitativa ben realizzata permette di tarare bene l’intervento di educazione alla salute e garantire maggiore efficacia. II)Indagine statistica compiuta attraverso i tradizionali metodi di ricerca, utile e auspicabile dopo la prima ricognizione di tipo qualitativo in quanto consente di avere informazioni precise circa la portata e la gravità del problema ed identificare le priorità di intervento. 4) FASE DI VALUTAZIONE E DEFINIZIONE DEI BISOGNI In questa terza ed ultima fase, alla luce dei dati raccolti ed elaborati anche in forma statistica, si definiscono i bisogni e le priorità tra bisogni. Ciò permetterà di passare alle successive fasi del progetto di intervento ed in primis la individuazione degli obiettivi. Dalla valutazione dei bisogni possono emergere più bisogni per i quali sarebbe opportuno effettuare un intervento e rendersi pertanto necessaria la definizione, sulla base di principi chiari e condivisi dal gruppo di intervento e dall’organizzazione committente, delle priorità e la conseguente strutturazione di tutto l’intervento educativo su pochi bisogni ma chiaramente individuati. Ciò faciliterà sia la progettazione che la conduzione e la verifica delle varie fasi in corso di realizzazione del progetto. Tra i principali criteri che possono guidare la scelta dei bisogni sui quali intervenire prioritariamente, con riferimento a variabili che devono essere quindi conosciute nelle loro dimensioni quali-quantitative si possono riconoscere i seguenti: − rilevanza: intesa nei termini di conseguenze negative, dimensione del problema di salute derivante da comportamenti sbagliati; − fattibilità: cioè il livello di concreta realizzabilità nel contesto socio-ambientale nel quale si intende realizzare l’intervento; 75 − efficacia rispetto a più problemi/ambiti considerati, cioè il rapporto tra i risultati attesi e l’entità dell’azione educativa necessaria. LA “CASSETTA DEGLI ATTREZZI” Con questa definizione ci si riferisce ai metodi, agli strumenti e ad altre risorse (gli attrezzi) che “l’operatore di salute” deve avere con sé quando progetta e rispetto ai quali deve possedere una certa dimestichezza. Una componente altrettanto importante e fondamentale, nonché parte del sistema formativo, è l’operatore stesso con la sua testa e la sua emotività, le sue intuizioni e la sua motivazione, la sua creatività e la sua disponibilità a mettersi in gioco nella consapevolezza del suo ruolo e del suo compito. Per metodo di rilevazione si intende la modalità o procedura utilizzata per raccogliere dati; l’applicazione del metodo può essere supportata dall’uso di specifiche tecniche e dall’elaborazione di strumenti che permettono la registrazione dei dati in vista della loro successiva elaborazione ed analisi. Esiste necessariamente una coerenza tra metodo e tecniche e strumenti che lo sostengono. Tra le principali risorse disponibili e “attrezzi” utilizzabili, ricordiamo i seguenti: • Fonti correnti (informazioni messe a disposizione dal sistema attraverso la produzione delle statistiche e di documenti ufficiali. Alcuni esempi: ISTAT, uffici comunali, provinciali e regionali, aziende sanitarie. Possono essere sia di natura numerica/quantitativa che qualitativa • Normativa: leggi e circolari • Metodi d’indagine quantitativi: processi di produzione di dati - che hanno una prevalente natura di tipo numerico - mediante indagini quantitative predisposte ad hoc. Alcuni esempi: indagini mediante questionario auto-somministrato, indagini campionarie o censuarie • Metodi d’indagine qualitativi: processi di produzione dei dati che hanno una prevalente natura di tipo qualitativo, non numerico. Alcuni esempi: interviste telefoniche, interviste face to face (1), interviste in profondità, osservazione, focus group(3), delphi(4). La rilevazione può avvenire sia sui soggetti destinatari dell’intervento formativo che su soggetti terzi ritenuti “esperti” rispetto al problema. • Esperto: persona che, per la professione o per il ruolo svolto nel sistema, è considerata in grado di identificare e gestire gli elementi fondamentali per la corretta identificazione e definizione della natura e delle caratteristiche del problema; “oltre ad essere in possesso di una quantità elevata di informazioni pertinenti, è anche in grado di decodificarne i significati alla luce di un particolare background tecnico-scientifico e di particolari quadri teorici di interpretazione del problema” (Bertin, 1991). Il focus group e altri strumenti di indagine qualitativa possono essere impiegati sia su alcuni rappresentanti del gruppo target sia su soggetti ritenuti esperti del problema oggetto dell’intervento. In entrambi i casi quanto producono è ritenuto rappresentativo del problema che verrà trattato o per una conoscenza diretta in quanto vissuta o per una conoscenza tecnico-scientifica del problema. Infine si sottolinea che la ricerca su cui si basa l’analisi dei bisogni vede la collaborazione 76 di altri enti detentori di conoscenze, informazioni, teorie sul problema che si intende affrontare, quanto verrà ulteriormente elaborato e prodotto arricchirà le conoscenze. Questa collaborazione costituisce un ulteriore elemento di salute. (1) INTERVISTA Tecnica di rilevazione basata su una situazione relazionale di interrogazione diretta e di dialogo che consiste fondamentalmente in un colloquio tra un rilevatore (intervistatore) e il soggetto rispondente (intervistato) che viene direttamente e attivamente coinvolto perché in possesso delle informazioni che interessano; essa è quindi applicabile solo quando non sia richiesto o rilevante l’anonimato. È uno strumento molto flessibile che può essere utilizzato in una molteplicità di modi e situazioni. Le diverse modalità applicative si possono distinguere secondo i seguenti elementi: a)secondo il numero dei partecipanti: – individuale – di gruppo b)secondo la forma – libera o non strutturata – strutturata – semistrutturata c)secondo il metodo – diretta (o faccia a faccia) – telefonica L’esecuzione dell’intervista deve essere preceduta da una fase di attenta progettazione che comprende sia la predisposizione degli strumenti da utilizzare (questionario o griglia semistrutturata, un breve manuale che contenga gli elementi essenziali dell’indagine: finalità, ambiti, soggetti, comportamenti dell’intervistatore, indicazioni per l’analisi dei dati, ecc.) che la scelta e l’addestramento degli intervistatori. Per quanto riguarda la conduzione dell’intervista, le regole fondamentali di comportamento da seguire sono quelle relative alla corretta e positiva comunicazione verbale e non verbale e l’astensione da ogni modalità che possano influenzare idee e opinioni dell’intervistato. – Una tipologia di intervista oggi molto utilizzata è l’intervista telefonica. Consiste in una intervista che viene condotta al telefono da un intervistatore che legge le domande e le opzioni di risposta nell’esatto ordine e con lo stesso linguaggio adottati nel questionario riportandovi quindi le risposte così come sono fornite dal rispondente. I principali vantaggio rispetto all’intevista face to face sono i costi minori, la tempestività nella raccolta dei dati e la possibilità di contatto anche con le persone che non si trovano in casa in orari “canonici”. (2) QUESTIONARIO È un insieme strutturato di domande standardizzate che supporta il metodo di raccolta dati chiamato “interrogazione”. Le domande devono essere poste a tutti i soggetti nello stesso ordine e con gli stessi termini per consentire il successivo confronto delle risposte ottenute. Può essere predisposto per: – essere direttamente compilato dal soggetto (questionario autocompilato) 77 – servire come base per un intervista strutturata. Le regole basilari che si devono seguire nella predisposizione di un questionario sono relative ai seguenti aspetti: 1.Struttura fisica 2.Anonimato/riservatezza 3.Organizzazione delle domande 4.Formulazione dei quesiti 5.Formulazione delle alternative. Deve essere preceduto da una breve presentazione dell’indagine (obiettivi, soggetti, modi d’utilizzo dei dati, tempi, ecc.), dalla nota relativa alla garanzia dell’anonimato (se previsto), dai ringraziamenti per la disponibilità alla compilazione. Le domande devono essere chiare, brevi, poste in un “tono” e un linguaggio familiare a chi lo dovrà compilare e, nel caso fossero chiuse, è fondamentale prevedere l’opzione “Altro” e/o uno spazio libero per consentire al rispondente di allargare o specificare la risposta. Anche l’aspetto grafico ha una rilevanza in quanto può essere di supporto o, al contrario, di ostacolo alla comprensione e “fruibilità” del contenuto. Si può far ricorso (senza tuttavia sovraccaricare) a stili, caratteri, colori diversi, così anche prevedere carta con colori diversi per le varie sezioni, e altre semplici strategie per invogliare il soggetto alla sua compilazione. Dopo aver concluso l’elaborazione dello strumento, la regola principale è: provarlo e riprovarlo prima di renderlo operativo. (3) FOCUS GROUP E’ una metodologia di indagine qualitativa, nata nell’ambito della ricerca sociale, utilizzata nel marketing ed in particolare per le indagini di gradimento/soddisfazione. Si tratta di un’intervista “multipla”, fatta a più persone contemporaneamente. Consente di raccogliere ed approfondire le conoscenze, le opinioni, gli atteggiamenti nei confronti di un fenomeno. La presenza di più persone che hanno “esperienza” sul fenomeno consente una molteplicità di punti di vista e stimoli reciproci per arricchire il quadro complessivo. I vantaggi teorici del focus group sono le numerose informazioni che si ricevono,l’interazione e l’influenza reciproca dei partecipanti, per ultimo e non meno importante l’esplosione dei punti critici: punti di accordo e di disaccordo. Il focus si fa sull’esperienza dei partecipanti, con domande introduttive per poi entrare nel cuore del problema da analizzare. Queste domande, al massimo 10, devono essere molto aperte per favorire l’interazione tra i membri del gruppo e per dare un’ idea finale del sapere e delle convinzione del gruppo stesso. La domanda di chiusura è un riepilogo di quello che è stato detto e condiviso dal gruppo. E’ necessario la presenza di un verbalizzante. E’ preferibile che chi verbalizza sia un esterno (tirocinante, laureando…), invece il moderatore deve essere un esperto. Il campione dei partecipanti deve essere ben scelto e rappresentativo rispetto al problema; si dovrà valutare quanti maschi e quanti femmine, la zona, il territorio di provenienza rispetto al problema da indagare. Chi organizza un focus group deve avere una conoscenza approfondita dell’argomento. Esempio di organizzazione di un focus: Lettera di invito: deve essere chiara, i destinatari devono capire cosa vogliamo da loro. E’ preferibile che l’invito non superi una pagina. Orario: è importante e deve valutare le abitudini degli invitati. 78 Setting: non devono mancare tavolo,sedie per tutti, acqua e caffè. Per esempio, nell’ambito del progetto della donazione degli organi, una domanda introduttiva può essere: “Quando vi è arrivato l’invito, che cosa avete pensato?”. Esempi di altre domande sono: “Parlate mai della donazione in famiglia?” “Se vi capita di leggere sui giornali notizie sull’impianto di organi, ne discutete?” “Chi non aderisce, secondo voi, perché lo fa?” “Conoscete gli stili di vita che conducono alla malattia di un organo?” (4) DELPHI Tecnica di indagine articolata nata con la principale finalità di raccogliere informazioni e giungere a decisioni condivise circa un determinato ambito conoscitivo. Il metodo Delphi, per la sua particolare struttura, consente, tramite la somministrazione ripetuta di questionari ad esperti selezionati per campione (che vengono inviati 2/3 volte) di sollevare un confronto, un dibattito virtuale intorno all’oggetto di ricerca. I rispondenti forniscono informazioni e pareri che vengono condivisi sotto forma di nuove domande riproposte a tutti. E’ particolarmente utile perché consente approfondimenti e condivisione di conoscenze, soprattutto quando vengono coinvolte molte persone dell’organizzazione. Il suo utilizzo è infatti particolarmente adatto per un confronto tra esperti appartenenti a “categorie” diverse circa l’identificazione e l’analisi di un problema da tutti i punti di vista. Il metodo Delphi “classico” è caratterizzato da tre fasi: − esplorativa, un primo questionario generale a domande aperte con l’intento di far emergere i punti di vista sull’argomento − analitica: dalla quale deriva un secondo questionario, che affronta in modo dettagliato gli aspetti emersi nella prima fase, dove l’esperto ritratta, cambia, modifica, e sintetizza i concetti espressi dagli altri professionisti. − valutativa: è la possibilità che il metodi Delphi, alla fine della discussione, produce integrazione fra elementi qualitativi e quantitativi . Il processo di comunicazione tra i partecipanti al gruppo di esperti, consente a ciascuno di esprimere il proprio sapere, punto di vista, opinione sul problema dopo aver conosciuto il giudizio espresso dagli altri. Il metodo consente la riduzione dell’influenza del leader e di qualsiasi barriera psicologica e professionale visto che avviene in forma anonima: ogni membro è libero di dare il suo contributo senza temere il giudizio di altri interlocutori. 79 Il metodo Delphi si può rappresentare graficamente come un doppio cerchio dove gli esperti si confrontano fra loro e rispondono ai quesiti dei partecipanti; quesiti raccolti da un primo questionario di “indirizzo” o di “approccio” al problema e da un secondo molto più specifico. 80 EDUCAZIONE E SCELTA DELLE STRATEGIE Bacchin Claudia - Bordin Maurizia - Trevisan Anna Elisabetta “ Non s’insegna e non si può insegnare che ciò che si è” Jean Jaurès 1.1Educazione e cambiamento L’educazione alla salute, quale strategia di prevenzione e promozione della salute, è volta all’acquisizione o trasformazione di conoscenze, inclinazioni, atteggiamenti e comportamenti; tale strategia è finalizzata ad orientare la persona, destinataria dell’intervento, a divenire soggetto attivo, critico e responsabile capace di modificare la propria ed altrui realtà per quanto riguarda stili di vita e comportamenti di salute. Affinché ci siano acquisizione e trasformazione è necessario che si attivino dei processi di apprendimento. Secondo Berelson e Steiner l’apprendimento è caratterizzato da una serie di “cambiamenti nei comportamenti derivanti da precedenti comportamenti in situazioni analoghe” (Bellamio Dante “L’apprendimento degli adulti in AIF- Professione Formazione pag.68). L’apprendimento è un’esperienza che sia a livello pragmatico che simbolico condiziona il comportamento a seguito dell’intervento educativo realizzato. Di seguito vengono elencati alcuni presupposti che caratterizzano il processo di apprendimento. • La persona è soggetto attivo del processo di apprendimento; • l’apprendimento non è un semplice processo di “accumulo” di concetti, esperienze, informazioni e conoscenze, ma di integrazione, attraverso fasi di assimilazione nel comportamento che la persona acquisisce; • l’apprendimento è tanto più efficace quanto più il soggetto è motivato ad imparare.”Ciascuno apprende in modo significativo solo le cose che percepisce come collegate alla conservazione, o al rafforzamento della struttura del sé “(Ibidem, pag.71). Ad esempio parlare in modo “terroristico” dei rischi correlati al consumo anche di un solo bicchiere di vino a persone adulte non alcoldipendenti, può suscitare diverse reazioni come: negazione dei possibili rischi (svalutazione del messaggio), percezione di biasimo nelle capacità di tutela della propria salute e giudizio (critica) oppure revisione critica del proprio comportamento con le nuove informazioni (assertività). Attraverso un processo di apprendimento si possono modificare le aree di competenza: 1.Le conoscenze 2.Le abilità 3.Gli atteggiamenti = SAPERE = SAPER FARE = SAPER ESSERE 81 Ad esempio: Aree Significato Esempio d’intervento: rischi connessi alla guida in stato di ebbrezza Le conoscenze Fatti e teorie per conoscere il problema - Conoscenza del codice della strada sui limiti del tasso alcolico nel sangue - Effetti dell’alcol nell’organismo Strumenti e tecniche per risolvere il problema test alcolimetrico (fini e modalità di utilizzo) Le abilità Capacità di affrontare e risolvere il problema Individuare un amico che guidi perché non ha bevuto - Riconoscere il proprio stato di alterazione, chiedere sostituzione alla guida - chiedere/accettare ad un amico di intervenire in caso di abuso di alcool - adozione di possibili strategie alternative Gli atteggiamenti Reazioni nei confronti dell’esterno - accettazione positiva dell’intervento dell’amico e della sostituzione alla guida - consapevolezza dei rischi della guida in stato di ebbrezza Qualsiasi esperienza di apprendimento cambia una delle varie aree, conseguentemente gli interventi educativi richiedono progettazioni diverse a seconda dell’area sulla quale si vuole agire. Essendo gli interventi di educazione alla salute rivolti agli adulti ci sembra qui importante richiamare le caratteristiche dell’educazione agli adulti. Secondo Malcom Knowles “ l’Andragogia è il corpo delle conoscenze riguardante i discenti adulti in modo parallelo e distinto rispetto al modello pedagogico dell’apprendimento infantile” (citare il suo libro). Si tratta di un modello centrato sul riconoscimento della diversità e specificità dei bisogni e degli interessi di apprendimento degli adulti rispetto ai bambini. I presupposti che sono alla base dell’apprendimento degli adulti sono il bisogno di conoscere, il concetto di sé del discente, il ruolo dell’esperienza, la disponibilità ad apprendere, l’orientamento verso l’apprendimento e la motivazione. - Il bisogno di conoscere: sapere perché occorre apprendere qualcosa e a cosa può servire; - il concetto di sé del discente: l’adulto ha bisogno di sentirsi percepito autonomo ed indipendente; - il ruolo dell’esperienza: l’adulto s’identifica nell’esperienza acquisita e maturata, perciò ha maggior bisogno d’integrare il nuovo apprendimento con la propria realtà; - la disponibilità ad apprendere dell’adulto è mirata, rivolta solo a ciò che deve sapere e saper fare; - l’orientamento verso l’apprendimento: l’adulto si indirizza verso una tipologia di apprendimento centrata sui problemi e sulle possibili soluzioni; - la motivazione, lo stato d’animo, l’insieme di desideri, aspirazioni, bisogni, orientamenti: sono elementi che spingono la persona ad agire, a porre in essere un 82 comportamento con impegno, determinazione e perseveranza. Le determinanti individuali, il contesto organizzativo, le interazioni con la cultura sociale e la cultura di appartenenza influenzano la motivazione. 1. 2 Definizione di strategia Il termine strategia deriva dal greco stratos e sta a significare folla, esercito; da qui la parola strategein che sta per condurre, comandare un’armata. Nell’ambito della teoria dei giochi di Von Neumann la strategia è “un piano di azione così completo da non poter essere messo in discussione dagli atti dell’avversario o dalla natura (se questa è l’avversario)”.(La formazione animazione Pierre Goguelin pag.76). In un contesto formativo il piano d’azione è dato dalla progettualità di chi conduce, il formatore, e “l’avversario” è il destinatario dell’intervento. Dopo l’analisi dei bisogni e l’individuazione degli obiettivi, si scelgono quali possono essere le strategie che si utilizzeranno: non è opportuno utilizzare strategie predefinite poiché esse vanno tarate su ogni progetto specifico. La strategia è la filosofia di fondo di un progetto, orienta le azioni pur non determinando i modi e le soluzioni specifiche, si compone di più linee guida generali. Poiché le strategie sono dei macro interventi che interessano approcci e convinzioni profonde sui mutamenti sociali, sui modelli educativi, sullo stile e la qualità di vita, sul concetto di salute, sul significato di democrazia (?), sulle relazioni di genere e sui rapporti di potere è utile nel coinvolgimento di altri soggetti esplicitare i valori a cui ognuno fa riferimento, al fine di assicurare un processo di condivisione. Per valori si intendono i principi che orientano e determinano le scelte, i giudizi, i comportamenti, gli atteggiamenti del singolo, del gruppo e della comunità. Ad esempio i membri delle associazioni di volontariato trovano la loro motivazione principalmente da valori quali: la solidarietà, il mutuo aiuto, la gratuità(?) e nel caso di associazione confessionali, anche da valori quali la carità cristiana. La strategia implica un lavoro interdisciplinare ed intersettoriale che interessa e coinvolge direttamente e/o indirettamente il destinatario (ad es. bambini, adolescenti, adulti, comunità, istituzioni), nonché l’individuazione delle modalità comunicative e decisionali. Per promuovere una filosofia d’intervento basata sull’interconnessione e sul coinvolgimento dei diversi soggetti (singoli o istituzioni) è necessario valorizzare e utilizzare le risorse presenti e ricondurre le varie iniziative e i diversi strumenti ad un fine unitario. Evitando o riducendo gli interventi saltuari, che in alcune situazioni possono risultare frammentari ed isolati, è auspicabile promuovere modalità di intervento in rete: all’interno di queste è utile sia riconosciuta la centralità partecipativa delle persone nella gestione della propria salute. E’ importante, soprattutto in relazione a certi interventi e a talune fasce di destinatari (in particolare persone in età giovanile) che le strategie evolvano e si aprano a nuove tecnologie e a nuovi strumenti ad esempio internet, e-learning, pocket di salute. Ad esempio, nell’ULSS n. 8, si sono realizzati strumenti multimediali (utilizzabili mediante i-pod, cellulare, palmare o personal computer), proposti e promossi presso le scuole 83 secondarie di secondo grado, su tematiche e principi di primo soccorso nei seguenti ambiti: abrasione cutanea; arresto cardiaco; contusioni, distorsione e lussazione; emorragia; ferita da taglio; frattura; intossicazioni; morso di vipera; soffocamento; trauma cranico; ustioni. 1.3 Tipologie di strategie: le parole chiave Si ritiene utile fornire alcune definizioni sulle principali tipologie di strategie avendo come riferimento le seguenti parole chiave: informazione, formazione, azione comunitaria, integrazione. Informazione Il concetto di informazione è quanto mai vasto e differenziato: informazione è in generale qualunque notizia o racconto, qualunque comunicazione scritta o orale contiene informazione. È un’acquisizione del soggetto di qualcosa di esterno a lui. Dewey distingue tra informazione e conoscenza, sostenendo che la prima rappresenta un “contenuto (…) una sorta di capitale costituito immagazzinando dati provenienti da un altro (…); quando l’informazione è utilizzata, filtrandola attraverso l’esperienza personale, diventa conoscenza” (citato in Monteil 1985, pag. 22, in “Manuale di psicologia di comunità, Palmonari, Zani, 1996). La conoscenza è un fatto rigorosamente personale, perché è legata all’attività messa in atto dal soggetto. Il sapere è il risultato di un confronto tra conoscenza e nuove informazioni; è la conseguenza di un’attività di ricerca. Può essere “definito come una forma possibile di trasmissione della conoscenza realizzata attraverso l’impegno del soggetto a confrontare il proprio patrimonio conoscitivo con sistemi organizzati di informazioni” (ibid.) Si tratta di un processo di arricchimento che permette di elaborare concetti, definire giudizi, assumere posizioni personali rispetto a sé, agli altri e alla realtà esterna. Informazione Conoscenza Sapere Formazione La necessità di apprendere non è circoscritta ad alcune fasi della vita, attualmente si parla di formazione permanente e di apprendimento continuo. Le capacità di apprendimento variano a seconda dell’età, da soggetto a soggetto, dall’appartenenza di genere e dal contesto socio-economico-culturale. Ciascuno si coinvolge, o si lascia coinvolgere, più facilmente su ciò che lo interessa 84 e lo appassiona: importante è pensare l’azione formativa in modo da riattivare quei comportamenti che consentono di sviluppare apprendimento in modo continuo e piacevole. “Compito della formazione non è evidentemente quello impossibile di motivare all’apprendimento persone che non hanno motivazione,ma quello di sfruttare le motivazioni che ci sono; spesso la sfida cruciale è quella di saper liberare le motivazioni potenziali e latenti che trovano difficoltà ad emergere ed esprimersi operativamente “Bruscaglioni 1991 pag. 242”. Per comprendere la funzione della formazione è necessario studiare quali siano i rapporti che modificheranno “l’essere” e la “forma” del soggetto, a livello delle acquisizioni dirette, cioè che avvengono senza che la persona debba riflettere e delle acquisizioni non dirette, assimilate attraverso un’attività di riflessione. Il processo formativo quando si realizza modifica la struttura cognitiva della persona e contribuisce, attraverso l’incremento del sapere, al cambiamento. Passa da un fatto contingente di adeguamento di “carenze”ad un modus operandi quotidiano per il quale le persone, i gruppi e le imprese, sono chiamate a riflettere sui fatti, a pensare schemi interpretativi, a metterli in pratica e a verificarne la validità e la tenuta nel tempo. La tematica della formazione è stata studiata ed approfondita da diversi discipline ed inserita in scenari sempre più ampi, ciò che la caratterizza è la multidisciplinarietà del sapere e la complessità delle competenze professionali coinvolte. Queste sono tra le motivazioni per cui molti interventi di promozione della salute utilizzano la strategia della formazione. Azione comunitaria La comunità, intesa come singoli e come gruppo o sottogruppi, è lo scenario su cui ci si muove per realizzare i progetti di promozione e prevenzione della salute. Secondo Weber si può parlare di comunità quando l’orientamento all’azione si poggia “su una comune appartenenza” soggettivamente sentita dagli individui, comprendendo anche il caso delle comunità virtuali, mentre invece si parla di associazione quando “la disposizione all’agire sociale poggia su una identità di interessi, oppure su un legame di interessi motivato rispetto al valore e allo scopo” (“Manuale di psicologia di comunità”, Palmonari, Zani, il Mulino 1996) All’interno dell’azione su base comunitaria, il gruppo è da considerare come risorsa per sviluppare, in maniera collettiva, comportamenti più consoni per la salute. Il gruppo è qualcosa di più o, per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri; ha una struttura propria, fini peculiari e relazioni particolari con altri gruppi. (K. Lewin) (Lavoro di gruppo, gruppo di lavoro, Quaglino e al., Cortina ed.) Quel che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissomiglianza riscontrabile tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. Esso può definirsi come una totalità dinamica (da “gruppo di lavoro o lavoro di gruppo” di G.P. Quaglino ed altri). Il gruppo va considerato come un’unità in grado di esprimere comportamenti, valori culturali propri e diversi da quelli dei singoli membri che ne fanno parte. Nel gruppo la persona impara a confrontarsi con gli altri ad esprimersi e a trovare le necessarie limitazioni al proprio comportamento. 85 Dal 2003, nell’ULSS n. 8 si sta realizzando un progetto su base comunitaria denominato “Leggere e Benessere”: esso ha come finalità la promozione della lettura ad alta voce intesa come fattore protettivo della salute e del benessere nelle giovani generazioni. Destinatari sono i bambini e le bambine in età compresa tra i sei mesi e i sei anni e i loro genitori. Gli interventi proposti hanno carattere di unitarietà e di coerenza nei messaggi e nelle azioni che a vario titolo e da varie fonti vengono indirizzate ai destinatari. Sono coinvolti nel progetto i seguenti soggetti: medici pediatri di libera scelta, il servizio educazione promozione salute, il consultorio familiare, il servizio igiene e sanità pubblica, gli enti locali, le biblioteche, le associazioni culturali, le scuole materne e gli asili nido. Integrazione (valore aggiunto) L’integrazione di compiti e funzioni delle diverse organizzazioni, coinvolte a vario livello e titolo nella realizzazione di uno specifico progetto, deve essere prevista e pianificata nell’attività progettuale. E’ necessario mettere in atto delle azioni per governare il processo e per consentire che le attività svolte dai diversi soggetti (servizi, professionisti,enti) siano tra loro coordinate, orientate positivamente verso la realizzazione dell’obiettivo. L’integrazione, in taluni casi, può essere considerata una strategia a sé, ma per lo più è opportuno che venga coniugata alle altre, quasi come una sorta di meta-strategia. 86 ANALISI DI UN PROGETTO Vallerini Anna - Venturin Walter - Facin Loredana In questo ambito la scelta è di proporre un progetto già predefinito-preconfezionato, sulla base dell’analisi di una specifica problematica (incidenti stradali tra gli adolescenti), da parte degli operatori ULSS, (che è stato presentato nelle proposte formative del Servizio Educazione e Promozione alla Salute) rivolto alle scuole del territorio dell’ULSS n. 8. Ci sono alcuni elementi conoscitivi che un operatore deve avere per poter pensare e realizzare un progetto di prevenzione in tema di salute. Elementi relativi al responsabile/referente del progetto - conoscenza e caratteristiche dei destinatari; - risorse; - chi chiede il progetto (ad es. è il docente della classe o il referente per i progetti di ed. alla salute o il dirigente scolastico); - chi lo riceve: se e come viene coinvolto nella scelta; - disponibilità dei docenti interessati (compartecipare alla progettazione e alla realizzazione). Relative ai destinatari del progetto - informazione; - formazione e conseguente attivazione dei processi di cambiamento dei comportamenti a rischio incidenti stradali (atteggiamenti, motivazione, scelte personale, comportamenti, condizionamenti esterni); - adozione-consolidamento-mantenimento comportamenti sani. PROGETTO PREVENZIONE INCIDENTI STRADALI TRA GLI ADOLESCENTI CHE FREQUENTANO LA SCUOLA SECONDARIA, NEL CASO SPECIFICO, GLI STUDENTI TRA I 14 E I 16 ANNI Scelta dell’obiettivo in conseguenza all’analisi dei seguenti elementi, da parte degli operatori: Indicatori di esito 1.presenza d’incidenti stradali tra gli adolescenti e i giovani; 2.incremento numero morti/feriti per incidente stradale tra gli adolescenti e i giovani; 3.numero ricoveri ospedalieri; 4.conseguenze da incidente stradale (es. insuccessi scolastici/sociali/lavorativi); 5.Bisogni di salute che sollecitano il progetto 87 6.comportamenti voluttuari a rischio (es. uso di sostanze = iniziazione in età precoce ad alcool e/o droga); 7.comportamenti a rischio (eccesso di velocità, non uso del casco, acrobazie, non rispetto del codice stradale) Bisogno SEPS 8.sollecitazioni esterne ai servizi (comunità che chiede interventi, l’ambito politicogovernativo che emana norme e direttive) Esemplificazione Gruppo target: studenti dai 14 ai 16 anni ATTIVITA’ DIRETTE ATTIVITA’ INDIRETTE 1. conoscere i destinatari attraverso: - letteratura /statistiche, esperti, ricerche sul campo (ad es. sulla percezione del rischio tra gli adolescenti). 2. conoscenza - del contesto sociale, territoriale e scolastico (ubicazione della scuola, tipologia – professionali, tecnici, licei –, tipologia di studenti – genere ); - della motivazione della richiesta da parte del docente e/o referente progetti di ed. e promozione alla salute/dirigente , (questo evidenzia le possibili risorse -motivazione personale dei docenti- o gli eventuali vincoli/ostacoli-(ad es. scarsa collaborazione perché “bisogna fare prevenzione ma tanto è lo stesso”); - conoscenza del modello familiare, (idee, valori, atteggiamenti, comportamenti rispetto alla sicurezza e alle norme del c. strada); - accettazione positiva dell’intervento dell’amico e della sostituzione alla guida - consapevolezza dei rischi della guida in stato di ebbrezza 3. instaurare una collaborazione con docenti/dirigenti scolastici e forze dell’ordine attraverso informazione/ formazione (contenuti specifici come conseguenze del trauma, possibilità riabilitative, messaggi di prevenzione, ossia come parlare dell’argomento e far parlare); 4. Dare spazi e supporto alla rielaborazione della tematica ai docenti; 5. Azione preliminare di conoscenza dei destinatari attraverso: questionari somministrati direttamente; 6. incontri con genitori 88 1. intervento nel gruppo mediante: 6. incontri con genitori a. dare informazioni su conseguenze dell’incidente stradale, 7. Identificazione e reclutamento di testimonial. conseguenze e percorso /riabilitativo; b. narrazione da parte di testimonial di loro esperienze c. proposte teatrali (spettacolo dal titolo “4 giorni di assoluto silenzio”); d. filmati/messaggi pubblicitari; e. discussione e analisi sui modelli di tendenza; f. discussione e analisi sui modelli familiari g. eventi di cronaca (foto) h. peer education 2. Divulgazione materiale informatico, depliant 7. Preparazione materiale informativo, depliant 1. Rielaborazione della tematica da parte degli studenti attraverso: i. role playing j. disegni, materiale informatico, video, temi, poesie 4. Dare visibilità agli elaborati degli studenti (esposizione, concorsi per elaborato originale significativo, divulgazione) 5. Testimonianza delle forze dell’ordine, enti preposti, scuola guida, negli incontri con gli studenti 6. Testimonianza delle forze dell’ordine, enti preposti, scuola guida, ecc. negli incontri con docenti e genitori VANTAGGI E CRITICITA’, analisi dei diversi punti di vista Per l’operatore Vantaggi 1.partecipazione attiva dei destinatari, riconoscimento delle competenze e delle capacità dei ragazzi 2.individuazione e predisposizione di strategie comunicative, metodologie e strumenti per coinvolgere i destinatari 3.Individuazione di strumenti di analisi per valutare, promuovere e sostenere la partecipazione, il coinvolgimento e la collaborazione dei docenti 4.lavoro di equipe Criticità 1.tempo per somministrazione, analisi e restituzione dei risultati dei questionari 2.tempo per individuazione ed elaborazione materiali informativi-formativi da proporre (es. depliant, slide, report) 3.bassa disponibilità alla partecipazione e alla collaborazione dei docenti/genitori 4.necessità di una formazione specifica nella conduzione dei gruppi-classe (strategie comunicative e relazionali efficaci, uso di strumenti informatici, 5.scarse risorse professionali (pochi operatori disponibili per far fronte alle 89 richieste del territorio) 6.livello di sviluppo dei ragazzi 7.intervento sporadico, solo da parte dei servizi ULSS, poco coinvolgimento della scuola. Per gli studenti Vantaggi 1.promozione e tutela della salute personale 2.informazione e conoscenza dei rischi connessi agli spostamenti stradali 3.possibilità di apprendere dall’esperienza di persone coinvolte in incidenti stradali 4.possibilità di confrontarsi con figure esterne alla scuola (operatori socio-sanitari, forze dell’ordine) su tematiche relative alla sicurezza e al codice stradale 5.confronto sui diversi modelli comportamentali, tra pari e con gli adulti 6.riconoscimento delle loro competenze, della loro autonomia, delle loro capacità di scelta e delle loro responsabilità 7.possibilità di apprendere un metodo valido anche in altre aree della vita. Criticità 1.il coinvolgimento rispetto a tematiche che riguardano la loro salute 2.non percezione del rischio insito in certi comportamenti, socialmente approvati e condivisi ma oggettivamente pericolosi per sé e per gli altri 3.avversione alle indicazioni degli adulti, sentite spesso come “imposizioni” rispetto alle quali vi possono essere comportamenti trasgressivi. 4.fase evolutiva dei ragazzi Per i docenti/genitori Vantaggi 1.avere delle offerte formative già “pronte” 2.avere l’intervento da parte di personale esterno alla scuola, delegare gli interventi di promozione alla salute 3.insieme di esperienze che gli adulti in questione non possiedono Criticità 1.richieste di attiva collaborazione (discussione e rielaborazione della tematica) 2.mancanza di tempo per affrontare la tematica: discussioni, confronti con gli studenti, coinvolgimento dei genitori 3.gestire il follow up. CONCLUSIONI Riflessioni e considerazioni La strategia adottata in questo progetto, indicata come “predefinita/preconfezionata” avviene come conseguenza della “percezione” e dell’analisi da parte degli operatori socio-sanitari di un bisogno di educazione alla salute 90 L’analisi di questo tipo di progettazione fa emergere delle possibili quesiti, che è opportuno sempre considerare a fronte degli obiettivi che si intende perseguire, quali: • soggettività da parte di chi offre il progetto, “c’è bisogno di questo progetto?” • come e da chi vengono formulate le proposte formative del SEPS (progetti alle scuole)? • Chi fa l’analisi dei bisogni formativi-informativi e predispone i vari progetti: il SEPS? Il SEPS e la scuola? Il SEPS con gli operatori dei servizi? Gli operatori dei singoli servizi? L’azienda sanitaria? Il ministero-regione? • Far emergere bisogni ad oggi non percepiti? • Qual è il livello di motivazione, partecipazione dei destinatari diretti e indiretti e l’adesione al modello di cambiamento proposto dal progetto? • Quanto è stata condivisa la progettazione sin dall’analisi del bisogno? Vi è reale interconnessione tra i diversi attori? BIBLIOGRAFIA Pellai, A.; Marzorati, P.; “Educazione alla salute. Standard e linee guida dalla scuola elementare alla scuola superiore”, ed. Franco Angeli Milano anno 2001 Leone, L; Prezza, M.; “Costruire e valutare i progetti nel sociale” ed. Franco Angeli, Milano anno 1999 Palmonari, Zani, “Manuale di psicologia di comunità”, Il Mulino Bologna 1996 Quaglino, Casagrande, Castellano, “Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo”, ed. Cortina, Milano 1992 Goguelin, P.; “La formazione animazione “, ed. Isedi Petrini Torino anno 1991 91 La progettazione La progettazione è il processo che descrive gli elementi e le azioni necessarie a “trasformare” il bisogno educativo in apprendimento inteso come un complesso procedimento di acquisizione di nuovi modelli di comportamento o di modificazione di quelli precedenti. Tale nuovo e superiore modello di comportamento è finalizzato ad un migliore adattamento dell’individuo all’ambiente o ai compiti di cui è responsabile per l’adozione di stili di vita utili. Dopo l’analisi dei bisogni, la progettazione dell’intervento educativo rappresenta la seconda fase di un processo che si può schematizzare nel modo seguente: Il primo passaggio di questa fase parte dall’ultima tappa prevista dall’analisi dei bisogni, cioè la definizione delle priorità di bisogno e consiste nella formulazione di obiettivi educativi (generali) e loro successiva scomposizione in obiettivi specifici intesi quali comportamenti che la persona non era in grado di assumere prima dell’azione educativa. La progettazione è un momento che richiede di coniugare razionalità e creatività al fine di produrre una sintesi originale ed efficace. La progettazione è, infatti, da un lato attività razionale che consiste nell’organizzare idee, azioni e risorse con la finalità di perseguire uno scopo determinato; dall’altro essa richiede quella giusta dose di creatività che permette di scegliere e combinare tra loro una molteplicità di percorsi possibili e quindi di individuare modalità sempre nuove e perfettibili per raggiungere gli obiettivi di apprendimento che si sono fissati. Questa azione al contempo razionale e creativa deve essere compiuta tutelando il percorso formativo fin dal suo inizio; tale processo si può definire ben tutelato quando non si perdono per strada i “fili” che collegano tra loro i destinatari e loro bisogni, gli obiettivi, i modelli e i metodi di apprendimento, i metodi, gli strumenti e gli indicatori di verifica: aspetti diversi di uno stesso prodotto educativo. Progettare significa dunque scegliere obiettivi, contenuti, metodi, organizzazione, articolazione nel tempo, affiancando alle finalità di apprendimento i relativi strumenti ritenuti privilegiati. 92 Nel fare questo, essa richiede anche di organizzare i contenuti in varie unità didattiche attraverso percorsi logici rispetto agli obiettivi da raggiungere e pedagogici, rispetto alle regole che governano i principi di apprendimento, attraverso due tappe: − la prima, definita macro, con una strutturazione di massima rispetto ai contenuti e/o strumenti utilizzabili, − la seconda, di dettaglio, dove si definiscono con precisione i tempi, gli strumenti e gli stili di conduzione. Obiettivi In educazione alla salute si può definire obiettivo ciò che si intende ottenere o eventualmente modificare con un determinato intervento educativo. L’obiettivo sarà pertanto contraddistinto dal comportamento da raggiungere, vale a dire da ciò che una persona dovrà essere in grado di fare o di sapere alla fine dell’intervento. Esso descrive quindi il risultato e non il mezzo per raggiungerlo. ( es.: “Gli allievi individueranno i rischi di una condotta alimentare scorretta” e non : “Si eseguiranno lezioni e si proietteranno filmati sull’argomento dei disturbi alimentari”). Gli obiettivi possono essere classificati in tre tipologie fondamentali: 1.obiettivi “cognitivi”: consistono in un incremento di conoscenza e comportano il dare informazioni e spiegazioni. Un obiettivo cognitivo può essere, per esempio, che la persona riconosca gli effetti negativi del fumo; 2.obiettivi “affettivo-relazionali”: si riferiscono ad atteggiamenti e convinzioni che condizionano i comportamenti delle persone. Ad esempio, sempre rispetto al fumo di sigaretta, è possibile intervenire sul valore di socializzazione e di autoaffermazione che gli adolescenti gli attribuiscono. 3.obiettivi “psicomotori”: riguardano invece l’acquisizione di abilità e la capacità di metterle in atto come, per esempio rifiutare una sigaretta che viene offerta. In educazione alla salute generalmente si tende ad identificare obiettivi che comprendano tutti e tre gli ambiti. La formulazione degli obiettivi La formulazione e definizione degli obiettivi è un momento importante per le caratteristiche che essi devono possedere e che ne fanno “obiettivi formativi di qualità”: − idoneo: è tale quando mira al raggiungimento di conoscenze ed abilità che le persone a cui è destinata l’attività educativa non posseggono, ma che sono in grado di apprendere grazie ad azioni sistematiche ed intenzionali dell’educatore; − chiaro: attributo indispensabile per la scelta e la programmazione dei contenuti e dei metodi didattici. Il definire precisamente inoltre quali conoscenze od abilità si intende far acquisire, permetterà di identificare con più correttezza quali strumenti adottare per verificare se l’obiettivo è stato raggiunto. Se, infine, la meta è chiara, i destinatari dell’intervento saranno più consapevoli e sarà loro più semplice organizzare i loro sforzi e le loro attività per il suo raggiungimento. − realistico, raggiungibile e misurabile. − E’ altresì fondamentale che l’obiettivo sia condiviso; tuttavia, nel campo 93 dell’educazione alla salute ciò è talvolta difficile. Questo perché spesso sono proprio i comportamenti alterati ad attivare l’intervento, e si rischia quindi di confrontarsi con motivazioni assai scarse, quando non assenti. A questo proposito è assai importante avvalersi del ruolo che il gruppo (dei pari, scolastico, familiare) può svolgere per favorire e stimolare la motivazione verso l’obiettivo proposto. Nella formulazione degli obiettivi si distingue l’obiettivo generale (es.: “La popolazione individuata riconoscerà i rischi legati ad una condotta alimentare scorretta” ), che dovrà poi essere dettagliato in obiettivi più specifici (es.: “I destinatari dell’intervento saranno in grado di individuare precocemente i segnali di un disturbo alimentare”; oppure : “…. saranno in grado di riconoscere tempi e luoghi di accesso e fruizione dei servizi specialistici per i disturbi alimentari”). Nella stesura degli obiettivi è necessario tener conto di alcune loro componenti e caratteristiche strutturali: − Il soggetto.si identifica con il destinatario dell’intervento e non con chi lo eroga (es., in un intervento di educazione alla salute con gli adolescenti, un obiettivo potrà essere così formulato: “ I ragazzi identificheranno vantaggi e svantaggi dei diversi metodi contraccettivi”); − Il contenuto: andrà esposto con espressioni di prodotto (fare, utilizzare) piuttosto che con quelle di processo (ricercare, collaborare ); − Le condizioni: definiscono le circostanze e le risorse che delimitano l’azione prodotta. Vanno ben chiarite per limitare la performance fissata inizialmente. Le condizioni assicurano che si possa scegliere cosa fare nelle diverse situazioni e che ci si sappia rapportare al contesto in modo pertinente e adeguato; − Il criterio: definisce con quanta abilità, quanto tempo e con che qualità deve essere eseguita la performance. Questo presuppone più criteri di valutazione, che devono essere stabiliti e scritti nell’obiettivo. Per quanto riguarda la modalità espressiva, valgono i seguenti suggerimenti: − La formulazione: dovrà seguire una forma al positivo,individuando i miglioramenti che si desidera promuovere e non descrivendo comportamenti sbagliati o inadeguati, (che si configurano invece come comportamenti a rischio e quindi come bisogni educativi); − L’atto: deve essere formulato con un verbo che descrive una performance (scrivere, risolvere, dichiarare ) cioè con verbi che implicano un’azione e non con quelli astratti, che implicano un modo di essere (apprezzare, stimare, comprendere); Contenuti, strumenti didattici e finalità educative La predisposizione dei contenuti da trattare in vista del raggiungimento degli obiettivi identificati nella tappa precedente, prevede tre fondamentali azioni: 1.Identificare gli ambiti di contenuto in base agli obiettivi posti e alle caratteristiche dei destinatari (argomenti-chiave) 2.Scegliere ed elaborare le informazioni a partire dagli argomenti-chiave selezionati 3.Organizzare il materiale considerando il tempo, la numerosità dei partecipanti e le risorse a disposizione. 94 Ci sono diversi modi che possono essere utilizzati per identificare e organizzazione i contenuti in sequenze logiche, tuttavia l’approccio attualmente indicato dagli esperti tende a superare la tradizionale idea di una conoscenza composta di unità atomiche da cui discende il rischio di generare interventi frammentati e discontinui. Oggi si preferisce, nella scelta dei contenuti, rifarsi ad un modello dinamico e a rete che vede le conoscenze connesse e interagenti e quindi capaci di produrre nuova conoscenza. Questo discorso vale ancora di più quando finalità dell’intervento è la salute e il benessere del singolo e della collettività che sono fattori implicati e implicanti tutte le dimensioni e aspetti di vita di una persona. Uno dei rischi di questa fase può essere quello di confondere i contenuti con gli obiettivi. Si dia il seguente esempio. Corso di Primo Soccorso per ragazzi di 4^ superiore: obiettivo generale di educazione può essere: “Corretto comportamento in caso di Primo Soccorso in modo da non aggravare le condizioni della persona da soccorrere”. Un obiettivo specifico può essere: “I ragazzi saranno in grado di fare la chiamata al 118 e dare le informazioni all’operatore”. Per raggiungere l’obiettivo dovranno essere utilizzati, ad esempio, i seguenti contenuti: cosa osservare nel contesto, elementi di comunicazione verbale e non verbale, procedura di chiamata. I contenuti, cioè, dovranno essere tutte quelle informazioni ed azioni che serviranno per raggiungere l’obiettivo, tenendo conto che un medesimo contenuto può prestarsi a trattazioni e finalizzazioni di apprendimento diverse. Un elemento di approfondimento che può essere interessante quando obiettivo di apprendimento è la formazione ed organizzazione di conoscenze, è il concetto di concetto. Concetto: La parola sta a significare la facoltà che hanno tutti gli esseri umani di raccogliere e sintetizzare gli innumerevoli stimoli provenienti dalla percezione della realtà ed utilizzarli per crearsi una propria rappresentazione astratta della realtà stessa. Nel processo di formazione dei concetti è fondamentale la percezione che si ha della congruenza degli eventi. I concetti sono delle unità di pensiero che servono all’uomo per organizzare le percezioni, pensieri, sensazioni. Tutte le persone, in modo automatico e quasi inconsapevole, occupano gran parte della loro attività cognitiva ad organizzare concetti e a precisarne i referenti. Ogni concetto, infatti, individua referenti; il concetto “soccorso” , ad esempio, individua come referenti tutti i Pronto Soccorso conosciuti, oppure tutti i soccorsi prestati, i luoghi dove si fanno i soccorsi, la diversità dei soccorsi, i mezzi di soccorso. I concetti possono essere concreti (soccorso, infermiere, operatore, dottore) oppure astratti ( dolore, speranza, riconoscenza, ecc) e possono essere più o meno ampi. Sono considerati ampi quei concetti che richiamano una seria estesa di referenti. Di tutte queste cose, prendiamo ad esempio la congruità. Essa è determinante nel momento in cui si entra in aula e si va a parlare di Pronto Soccorso; la progressione temporale dell’incidente che si analizza diventa, proprio per apprendere il criterio tempo, fondamentale del prestare soccorso. 95 Una volta definiti obiettivi e contenuti di apprendimento, è possibile orientarsi verso alcuni strumenti didattici che meglio di altri si prestano al raggiungimento delle finalità. La scelta di metodologie e strumenti ritenuti maggiormente in grado di attivare processi di apprendimento è dunque una delle operazioni più significative all’interno della progettazione di attività educative. Tale scelta è intimamente legata alla chiara definizione degli obiettivi di educazione alla salute; tuttavia non deve essere trascurato il fatto che essa risente delle risorse a disposizione tra cui, la principale, è il tempo che gli esperti e gli insegnanti possono dedicare all’intervento in relazione a quello che hanno a disposizione gli studenti o degli altri destinatari. Tra i principali aspetti da considerare nella scelta del metodo, si richiamano i seguenti a)Gli obiettivi educativi specifici assunti: è l’aspetto che influenza di più la scelta, b)Le caratteristiche dei soggetti destinatari: numero, età, scolarità, cultura di appartenenza, potenziale di attenzione e concentrazione, abitudine a situazioni di apprendimento, esperienza, interesse, disponibilità al coinvolgimento e alla partecipazione. c)La collocazione del singolo intervento all’interno di un progetto educativo generale e complessivo; d)La fattibilità e il costo complessivo dell’adozione di un metodo piuttosto che l’altro nell’ambito dell’intervento educativo e)Le competenze a disposizione dell’esperto che conduce l’intervento, l’applicazione di alcuni metodi, infatti richiede competenze maggiori di altri Si può distinguere tra metodi più o meno capaci di attivare e coinvolgere il soggetto nel processo di apprendimento, tuttavia, in generale, non esistono metodi buoni o cattivi, utili o inutili, veri o falsi; il vero problema è la coerenza tra metodi possibili e fini certi e la capacità di scegliere e combinare tra loro metodi, strumenti e sussidi didattici per potenziarne l’efficacia formativa. Il seguente schema che mette in relazione obiettivi e metodi, può aiutare nella scelta della metodologia più adeguata Obiettivi di apprendimento Concetti, informazioni Schemi interpretativi Capacità cognitive Didattiche Metodologie Lezione,lettura magistrale dibattiti, relazioni/stimoli Analisi e organizzazione delle esperienze griglie di analisi lavoro di gruppo Capacità Abilità gestuali e capacità relazionali Simulazioni, roleplaying Nel seguito verranno presentate le principali metodologie didattiche utilizzabili in interventi di educazione alla salute 96 - Lezione - Discussione - Caso - Simulazioni - Role playing - Lavori di gruppo - Peer education - Griglia di analisi Lezione frontale E’ la metodologia prevalente nella didattica tradizionale, in cui l’insegnante è in certo senso “solo” di fronte alla classe e la trasmissione del contenuto didattico è tutta affidata alle sue conoscenze ed alla sua capacità di farsi comprendere e di suscitare interesse. Le nuove tecnologie allargano il ventaglio di opzioni che possono affiancare e integrare la lezione frontale aiutando a focalizzare ed a fissare i contenuti.. Tra le principali e maggiormente diffuse: lavagna luminosa, presentazione di diapositive; lavagna a fogli mobili. In altre situazioni non d’aula, la lezione viene sostituita dalla Conferenza o a volte dalla Lettura Magistrale. La lezione frontale è caratterizzata da: - Verticalità della comunicazione - Passività dei destinatari - Eccessiva dipendenza dalla capacità comunicativa e didattica dell’educatore - Modello didattico basato sull’idea dell’insegnamento come “trasferimento della conoscenza”. Un buon educatore sa già che la lezione non è mai basata su una comunicazione puramente verticale, ma è comunque una forma di dialogo. Il riferimento a teorie dell’apprendimento più moderne, richiede di accentuare questo aspetto di dialogo permettendo di dare voce a punti di vista o al racconto di esperienze diverse, soprattutto se i destinatari dell’intervento sono adulti. Gli adulti sentono l’esigenza di capire perché occorra apprendere qualcosa, prima di impegnarsi e coinvolgersi nel processo di formazione; sono persone responsabili delle loro decisioni, della loro vita e così sviluppano un profondo bisogno psicologico di essere considerati e trattati dagli altri come persone capaci di gestirsi autonomamente. Nella nostra esperienza in classe abbiamo dovuto destreggiarci tra i corsi di Pronto Soccorso ai ragazzi di 4^ superiore e i corsi ai loro insegnanti. Nella nostra lezione frontale abbiamo deciso di utilizzare la lavagna luminosa con gli stessi lucidi chiari, sintetici, accattivanti nella grafica sia per i ragazzi che per gli insegnanti. Con gli insegnanti abbiamo dato maggior risalto e maggior tempo, al racconto della loro esperienza nelle urgenze, a come si erano comportati in quei casi specifici; lasciando libera la descrizione per poi farla rientrare e ricondurla al comportamento corretto in 97 base alle evidenze scientifiche o ai diktat dei Trauma Center Americani, dando loro delle informazioni culturali e bibliografiche. Abbiamo pensato poi di diversificare la lezione frontale aggiungendo nei casi dove la curiosità era maggiore, l’utilizzo della lavagna a fogli mobile per sottolineare un evento critico o per fare una vignetta del vissuto traumatico: l’incidente, come erano messe le auto, da che parte ci si mette per proteggersi e cosa prevede il P.A.S. In questo modo non si ha più un puro trasferimento passivo di nozioni, ma un modello didattico basato sull’attività del gruppo classe. Questo tipo di intervento viene fatto ai ragazzi delle scuole superiori, quasi sempre ragazzi del 4^ anno. Qualche volta per integrazione al programma scolastico e d’accordo con l’insegnante lo facciamo nella classi 5^. La lezione frontale diventa così “strumento nello strumento”. Una considerazione a parte meritano anche i giovani che oggi vivono in un mondo nel quale la comunicazione audiovisiva ha un ruolo fondamentale; è dunque importante che l’educatore sia capace di raccogliere questa sfida imparando ad utilizzare materiali audiovisivi con la consapevolezza che le nuove tecnologie non riducono né il lavoro dell’educatore, né quello di chi apprende, così come non è necessariamente vero che rendano più complesso e faticoso il lavoro di preparazione di una lezione. Al contrario, a volte, possono razionalizzarlo, permettendo anche di ottenere un risultato qualitativamente migliore e modellabile sul gruppo in aula. Discussione È un metodo basato sull’interazione tra il docente e i partecipanti e tra i partecipanti e quindi metodo di diretto e immediato coinvolgimento del gruppo. Viene scelto o assegnato un argomento che deve essere analizzato e sul quale ciascuno esprime le proprie idee e opinioni interagendo con quanto dice il docente e gli altri. Generalmente utilizzata in associazione o a integrazione della lezione per aumentarne l’efficacia. Serve soprattutto per identificare e analizzare situazioni complesse o problemi, focalizzare vantaggi/svantaggi di varie alternative, prendere decisioni, sviluppare capacità di ascolto. Essa richiede una attenta progettazione (tempo, argomento, prodotto finale atteso) per evitare la dispersione di tempo e lo spostamento del focus rispetto a quanto invece ritenuto prioritario. È inoltre importante verificare il clima positivo e una certa omogeneità delle conoscenze all’interno del gruppo e stabilire argomenti di discussione che comprendano ciò che i partecipanti hanno sentito, letto o sperimentato. Per potenziare l’efficacia di una discussione può essere molto utile orientarla e guidarla attraverso l’utilizzo (e magari anche la costruzione diretta da parte del gruppo) di una Griglia di analisi Caso E’ un metodo basato su una situazione/evento/caso che viene presentata ai partecipanti 98 di un evento sotto forma di descrizione scritta o videocassetta. II caso utilizzato può essere reale (per es. tratto da un articolo di giornale o da un fatto realmente accaduto di cui si ha memoria), o costruito in maniera verosimile; inoltre è importante vi sia coerenza interna. L’efficacia del metodo è legata al processo di attivazione e coinvolgimento del soggetto nella data situazione e all’aumento della motivazione di fronte alla possibilità di entrare in contatto con eventi reali anche attraverso contenuti che possono sembrare lontani da tali realtà. Ne esistono alcune varianti ma quella più utilizzata e maggiormente applicabile anche in riferimento alle competenze del formatore necessarie, è il Caso classico attraverso il quale viene proposto ai partecipanti un evento descritto che può essere o descritto compiutamente o tralasciata la conclusione, così come i fatti si sono risolti (o hanno avuto fine) nella realtà. Tale conclusione può essere eventualmente fornita in un secondo momento, dopo che sono state analizzate e valutate le proposte dei partecipanti. Metodo estremamente flessibile ed adattabile a diversi contesti e situazioni formative, può costituire anche la situazione di partenza da analizzare e approfondire e successivamente rappresentare attraverso una simulazione. Dimostrazione-esercitazione In una lezione di Pronto Soccorso, utilizzare la dimostrazione (per esempio per acquisire la procedura della posizione laterale di sicurezza), oltre che utile in termini di efficacia, può essere fonte di gratificazione per il formatore vedere come i ragazzi apprendono immediatamente le manovre da fare ed il loro susseguirsi. Non solo. La dmostrazione-esercitazione viene ad interagire bene col gruppo classe quando, attraverso un manichino, vengono sperimentate le manovre di B.L.S.(Basic Life Support) l’A.B.C. del soccorritore. Può veramente succedere che gli studenti siano catturati come: “per incantamento” e che tutti vogliano provare a “salvare” il malcapitato. La esercitazione, nell’ambito di interventi di educazione alla salute è molto efficace per far apprendere la Manovra di Heimlich. I ragazzi stimolati dai ruoli dati, provano e riprovano finché il gioco non riesce bene. Questo tipo di gioco, essendo molto apprezzato dai giovani può essere veramente una metodologia vincente soprattutto per il perfezionamento di comportamenti nuovi. Simulazione Per simulazione si intende un processo di modellizzazione della realtà che consente di valutare e prevedere lo svolgersi dinamico di una serie di eventi susseguenti. Le simulazioni sono strumenti di sperimentazione molto potenti e si avvalgono della possibilità di trasposizione in termini logico-matematici-procedurali di un determinato segmento o aspetto della realtà. Le simulazioni hanno carattere matematico, produttivo, impiantistico ma anche ludico ed è questo che può interessare in un contesto di educazione alla salute. Oggi i 99 ragazzi simulano con play vari, tant’è che sul mercato esistono diversi software che consentono di simulare i comportamenti di persone, veicoli, civiltà. Ovviamente il livello di approfondimento di tali simulazioni, in termini di modello concettuale sottostante, può essere anche molto basso e non rispondere a nessuna finalità educativa. Role-playing In un “gioco di ruolo”, dall’inglese role-playing game, i giocatori assumono il ruolo di personaggi in un mondo immaginario, con precise regole interne. Ogni personaggio è caratterizzato a seconda del tipo di gioco di ruolo da svariate caratteristiche come per esempio da forza, destrezza, intelligenza. Una variante particolare che viene utilizzata anche in interventi di educazione alla salute è il gioco di ruolo “ dal vivo”, dall’inglese live action role-playing; i giocatori , nella realtà d’aula, utilizzano le informazioni date ed interpretano la loro parte. Ha origine dalla psicologia di Jacob Levi Moreno che nel 1934 fu il primo a coniare il termine role-playing e a mettere a punto la tecnica dello psicodramma ancora oggi utilizzato in psicoterapia. Tanti sono i giochi in Italia che hanno dimostrato una forte vitalità e creatività con l’uso del computer, ci riferiamo al 1985 quando l’Editrice Giochi pubblicò la traduzione Italiana di Dungeos & Dragons, a cura di Giovanni Igellis. Già esistevano giochi di ruolo completamente sviluppati a partire dai Signori del Caos di Giovanni Maselli, Auro Piselli e Franco Tralli (Black-out, 1984). Lavoro di gruppo Questo metodo è basato sull’interazione tra i membri di un gruppo e sull’effetto di apprendimento attivo generato dal confronto di nozioni, idee, esperienze personali. I vantaggi di tale metodo sono: una partecipazione attiva, la stimolazione al confronto tra le idee con discussioni costruttive e la possibilità di portare contributi personali all’argomento. Nucleo centrale della metodologia è un compito responsabilizzante, da svolgere insieme e tale da stimolare l’affiatamento personale. L’ importanza del lavoro di gruppo è legata anche ad altri fattori: la sperimentazione di un senso di appartenenza, la reciprocità che consiste nel dare e ricevere aiuto, il suo essere microcosmo del mondo esterno e contemporaneamente spazio più sicuro dove sperimentare nuovi sentimenti e nuovi comportamenti. E’ noto che l’introduzione di cambiamenti solleva inizialmente resistenze talora considerevoli, anche quando si tratta di modificare abitudini quotidiane (come ad esempio il comportamento alimentare). Ciò perché la quotidianità è retta da un insieme di costumi, abitudini, modelli che condizionano il modo di nutrirsi, vestirsi, lavorare e così via. Vi sono cioè apprendimenti ed adattamenti che il soggetto percepisce come rischiosi. Se ci si conforma ai modelli dominanti nel proprio micromondo sociale, questo stesso approverà e proteggerà tale scelta. Ecco perché è più facile modificare le abitudini di un gruppo che quelle di un individuo preso singolarmente, anche quando si tratti di decisioni riguardanti comportamenti individuali in un contesto sociale. Lo studio dei gruppi ha rivelato che ciascun membro esercita un’influenza differente sia 100 in quantità che in qualità sul comportamento del gruppo, qualunque cosa faccia o non faccia. Sembra anche che nessuna operazione di produzione (materiale o intellettuale) possa effettuarsi senza che emerga una figura di capo o conduttore del gruppo. Gli studi sull’argomento evidenziano che esiste una complementarità significativa tra il ruolo di leader e quello degli altri membri di un gruppo a seconda del tipo di leadership esercitata. Se infatti il leader interviene pesantemente ad orientare il gruppo circa il compito da svolgere, il gruppo in quanto tale produce molto poco; viceversa, quando il leader interviene soltanto a livello di guida, di spiegazione o di informazione, il gruppo è più produttivo e coinvolto. Peer Education: Da anni la ricerca sociale ha dimostrato che le persone sono in grado di cambiare il loro modo di pensare e di comportarsi per effetto dei processi di influenza sociale esercitati all’interno di un gruppo di pari. Alcuni studiosi ( Deutsch, Gerard et al) hanno identificato due tipologie di influenza sociale: 1) di tipo normativo, in base alla quale il soggetto cambia le proprie credenze, motivazioni, attitudini e comportamenti per il desiderio di ottenere il consenso del gruppo; 2) di tipo informativo, in base alla quale il soggetto opera i descritti cambiamenti convinto che la fonte di influenza, essendo “oggettivamente” la più preparata e competente, possa essere un valore esemplificativo. Il termine “peer education” è usato soprattutto per descrivere l’educazione dei giovani fatta dai giovani, una “condivisione delle nostre esperienze e apprendimento per mezzo di altri simili a noi” (Robin, 1994). In realtà spesso i programmi “peer” sono affidati a professionisti, a insegnanti e a specialisti dell’educazione alla salute. Si applica soprattutto nel campo delle tematiche del benessere sociale, come la prevenzione delle droghe. La parola “peer” apre comunque una domanda importante: cosa rende gli altri simili a noi? La risposta inequivocabile sembra essere l’età. Ma ciò trascurerebbe la nozione di identità, che a sua volta richiama una serie di fattori, quali: il ruolo (es. essere un padre o una madre), le categorie di gruppo alle quali sentiamo di appartenere (come il far parte di un’etnia) e le esperienze che condividiamo (come il far uso di droghe).L’età quindi, anche se potenzialmente importante, non costituisce la condizione principale che pone in secondo piano tutte le altre possibili fonti per la costruzione di un’identità, quali la sessualità, l’etnia, la classe sociale, il genere. Nella costruzione di gruppi di pari i progetti devono quindi tener conto di altri fattori ed esplicitarli. Il modello informativo ripete la struttura tipica dell’organizzazione scolastica convenzionale, in cui un adulto esperto insegna ad un adolescente, costretto quindi ad assumere il ruolo passivo di recettore di saperi che provengono dall’esterno. Esso si basa inoltre su metodologie di apprendimento fortemente centrate su competenze ascrivibili all’area dell’intelligenza scolastica. Questa area risulta particolarmente in crisi proprio in quei soggetti che, solitamente, presentano la più alta adesione a comportamenti a rischio. La “peer education” propone un’alternativa all’idea di autorevolezza del professionista ed è caratterizzata dall’accento posto su un tipo di apprendimento, contemporaneamente interattivo e partecipativo. Molto utile nel lavoro con gli adolescenti, difficilmente catturati 101 emotivamente da un adulto. Questa strategia è volta ad attivare un processo naturale di scambio di conoscenze ed esperienze che presenta indubbi vantaggi in termini di efficacia, in quanto fondamentalmente basata su processi di autodeterminazione che operano naturalmente soprattutto in gruppi di giovani. Il messaggio di salute nei confronti di pratiche a rischio viene veicolato da pari dentro il proprio gruppo ed è un messaggio ritenuto credibile proprio perché testimoniato dall’interno e in grado di innescare processi di contaminazione positiva attraverso meccanismi di identificazione. Nel tempo si sono sviluppati vari modelli di educazione tra pari, che si differenziano per aspetti operativi e metodologici tra loro anche molto diversi: 1) Modello puro, ha un carattere prevalentemente addestrativo, e pur riconoscendo ai ragazzi un ruolo attivo nella realizzazione di progetti di educazione alla salute rivolti ai loro coetanei, di fatto li esclude dalle fasi di attivazione, formazione e progettazione degli interventi stessi. Gli educatori tra pari vengono individuati secondo criteri totalmente dipendenti dagli adulti, sono addestrati con metodologie di apprendimento di tipo trasmissivo e la fase realizzativa viene ridotta a termini applicativi sia sotto il profilo dei contenuti che quello degli strumenti e dei linguaggi da utilizzare; 2) Modelli misti, diffusi soprattutto in Italia. Il rapporto tra adulti e ragazzi è limitato ad una breve ma intensa fase formativa; l’oggetto e gli obiettivi di lavoro sono determinati prevalentemente dagli adulti, mentre la fase realizzativa è svolta dai ragazzi; 3) Empowered peer education, presenta elementi di originalità e di sperimentabilità. Qui i saperi dei ragazzi si incontrano e si confrontano con quelli degli adulti in un rapporto di reciproco interscambio, nel contesto di un’esperienza progettuale condivisa. Abolita ogni ottica a carattere meramente addestrativa, l’adulto accompagna l’adolescente nell’individuazione e nello sviluppo di strumenti e competenze efficaci nella promozione del benessere all’interno dei gruppi ai quali appartiene, a scuola e nel territorio. La scelta è quella di investire tempo e risorse in un percorso che darà i suoi frutti in una prospettiva temporale a medio e lungo termine. L’oggetto di promozione della salute è scelto autonomamente dai ragazzi i quali saranno soggetti attivi all’interno di ogni fase del percorso, dalla progettazione alla realizzazione. Griglia di Analisi Rappresenta un utile supporto ad alcune metodologie come, per esempio il lavoro di gruppo o la discussione che può seguire una simulazione o un role playing. Viene utilizzate prevalentemente quale strumento di “organizzazione delle esperienze”perché consente di elaborarle e scambiare pareri ed opinioni. L’oggetto di analisi viene “smontato” nelle sue parti o fattori costitutivi, per poi essere assemblato come in origine però con la consapevolezza derivante dal percorso di ricerca compiuto. Diventa uno strumento fondamentale per le attività di apprendimento induttivo, per tutte quelle attività o momenti formativi che fanno appello alle esperienze dei partecipanti, per trarre da esse ed organizzare informazioni, riflessioni, analisi, suggerimenti concettuali. La griglia di analisi viene sottoposta ad un gruppo in attività formativa, utilizzando 102 prevalentemente tabelloni o lavagne a fogli mobili; sui tabelloni viene trascritto il tema della griglia e gli indicatori scelti per scomporre il tema in esame. Gli indicatori assumono la veste di capitoli di ricerca d’aula che dovranno essere riempiti dalle esperienze dei partecipanti. Gli indicatori vanno perciò riportati sui tabelloni adeguatamente distanziati tra loro, in modo da permettere la trascrizione di frasi sintetiche che rimandano alle esperienze esposte dai partecipanti, La griglia, oltre che uno strumento utile per organizzare le esperienze, risulta uno strumento efficace nei momenti di prima socializzazione di gruppo in quanto agevola una presentazione indiretta dei partecipanti, certo più proficua del formale “giro di tavolo” di presentazione stereotipata. 103 104 IMPLEMENTAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI DAI PROGETTI Rita Cagnin, Manuela Sanzovo, Tiziana Tabacchi “Che meraviglia che nessuno debba aspettare neanche un minuto per incominciare a migliorare il mondo” Anna Frank LA SALUTE Vive e cresce nelle piccole cose di tutti i giorni. “… La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama. La salute è creata prendendosi cura di se stessi e degli altri, essendo capaci di prendere decisioni e di avere il controllo sulle diverse circostanze della vita, garantendo che la società in cui uno vive sia in grado di creare le condizioni che permettono a tutti i suoi membri di raggiungere la salute…“. (Carta di Ottawa, 1986) Dopo aver costruito il progetto e aver pianificato e organizzato gli interventi, si passa alla fase dell’implementazione degli interventi previsti dal progetto. Questo capitolo sarà centrato sulle metodologie e sulla realizzazione degli interventi nell’ambito progettuale di educazione alla salute. Centrato sugli interessati al progetto che producono, creano, costruiscono una realtà dove le capacità professionali degli operatori socio sanitari contribuiscono all’educazione alla salute. Si comincia col dare una definizione di implementazione: lo Zingarelli (2003) scrive: “Implementare: rendere operante, attivo, passando dalla fase di progetto a quella di realizzazione”. Come evidenziato da Leone e Prezza (1999), “…durante la fase di implementazione di un progetto bisogna sviluppare dei circuiti di valutazione che permettono ai soggetti coinvolti nelle diverse fasi/azioni di confrontarsi efficacemente per orientare ed eventualmente modificare il proseguimento dell’azione stessa o del progetto nel suo complesso”. (Leone L., Prezza M. Costruire e valutare i progetti nel sociale Franco Angeli, 1999, pg 200). 105 METODOLOGIA DELL’IMPLEMENTAZIONE Per l’avvio della fase di implementazione è necessario che già nella fase di progettazione siano state individuate le modalità di coinvolgimento dei diretti interessati; che si sia sviluppata una proposta per il cambiamento supportata da prove scientifiche, fattibile e rilevante; che si siano valutate le principali difficoltà e selezionate strategie e misure mirate ai diversi problemi; il tutto nell’ambito di possibilità delle risorse disponibili. Occorre organizzare la pianificazione e le modalità operative di applicazione degli indicatori dei progressi delle attività e relativi risultati. REALIZZAZIONE La fase definita con il termine realizzazione è essenzialmente riconducibile alla diretta attività educativa prefigurata dal progetto. L’implementazione del progetto costituisce il ‘passaggio’ di maggior imprevedibilità dell’intero processo ed è infine ad essa che sono ‘affidate’ le possibilità di riuscita dell’iniziativa. Tale imprevedibilità va riconosciuta ma per questo è importante procedere ad un’accurata progettazione per individuare le possibili complicazioni e attraverso le esperienze condivise trovare le soluzioni (tanto più se le persone coinvolte sono più di una). In sede di realizzazione si svolgono le operazioni educative previste e si controllano gli eventi che tali operazioni producono grazie ad opportuni “interventi di verifica” in progress. Essi consentono l’adeguamento eventuale di metodi e/o di obiettivi educativi che in itinere si possono rivelare inadeguati e, al tempo stesso, il conseguimento di primi segmenti di valutazione utili alla verifica finale del progetto nel suo insieme. I contenuti operazionali della realizzazione sono i seguenti (ad esempio nel caso di interventi educativi di gruppi formali o informali, una classe, un gruppo di volontari): • azione educativa, • interventi di verifica intermedia (mediante test, prove) sugli interventi didattici e sulle metodologie didattiche, • revisione di obiettivi didattici, di contenuti e di metodi. (Lipari, D. Idee e modelli di progettazione nei processi formativi Edizioni Lavoro, 1987, pg. 45) Ora vengono presentate le attività dell’implementazione descrizione e vincoli, il contesto, la realtà, i destinatari, per la cui acquisizione di informazioni si possono effettuare delle interviste a testimoni. CIRCUITI DI VALUTAZIONE: 1) Verifica dei reali destinatari e loro coinvolgimento nello svolgimento dell’intervento: 1° livello: analisi del contesto reale (es. paese, città, quartiere…) 2° livello: analisi destinatari reali in aula (es. il target cambia per genere, età…), coinvolgimento durante l’intervento dei destinatari indiretti e, ai fini dell’efficacia dell’intervento, risulta importante la partecipazione e il coinvolgimento iniziale dei destinatari. Situazioni critiche: gestione dei casi negativi (rifiuti, boicottaggi, lamentele). 2) Per poter intervenire è importante assicurarsi che ci siano alcune condizioni nel contesto: 106 • sistemazione del setting: dove sono, come è l’ambiente (il clima, le attrezzature a disposizione es. videoproiezione per personal computer e video, lavagna a fogli mobili, cancelleria); come è stato veicolato il progetto al target. 3) Coerenza tra le fasi di progettazione e la realizzazione: • assicurarsi che ci sia una traccia di lavoro ai fini della riuscita dell’intervento. 4) Coinvolgimento di tutti i destinatari, diretti e indiretti, in quanto, anche questi ultimi, sono detentori del progetto educativo e, se considerati a priori, diventano una risorsa e non un ostacolo per il progetto stesso, come evidenziato in seguito in un progetto educativo svolto in aula. • docenti: potrebbero essere timorosi e sentirsi non competenti, ad esempio temendo di non riuscire a fornire risposte adeguate alle domande che potrebbero essere loro poste dagli studenti dopo gli interventi dei professionisti; • studenti: si confrontano tra loro con le loro competenze e conoscenze e con gli adulti di riferimento; propongono le tematiche di educazione alla salute in termini educativi avvalendosi di modalità diversificate e accuratamente scelte e tarate sul contesto effettivo. • operatori-professionisti: possono essere preoccupati di non riuscire a fornire tutto il sostegno richiesto da parte dei docenti, dei volontari, degli studenti…; • servizi: preoccupazione di assicurarsi, nelle fasi preliminari degli interventi, le competenze che concorrono alla gestione del problema educativo al fine di unire e confrontare le diverse competenze professionali presenti nei diversi servizi per ottenere l’efficacia di un intervento educativo integrato (es. educativa, medica, psicologica, sociale, infermieristica). Da qui l’esigenza di fornire strumenti ai singoli professionisti. Per favorire la fase di implementazione si propone la seguente checklist: CHECKLIST DELLA FASE DI IMPLEMENTAZIONE 1) Organizzazione • la comunicazione delle indicazioni riguardo i tempi, la logistica, la strumentazione e le modalità di intervento è stata fornita alle persone di competenza? • tutti i destinatari dell’intervento e le persone che influenzano l’intervento, ognuno per il proprio ruolo e competenza, sono a conoscenza dello svolgersi delle attività in maniera precisa? • il materiale educativo da distribuire alle persone è disponibile? Il materiale (tra cui la documentazione, i depliant informativi, i fascicoli, la bibliografia… relativi all’argomento) è coerente con l’intervento o è da rivedere, modificare, integrare? Gli esempi proposti, le immagini rispettano la legge sulla privacy? • responsabilità attribuite (es.: ruolo delle autorità che possono riconfermare la validità delle scelte dell’operatore e dell’intervento, diversamente verrebbero squalificati l’intervento e l’operatore stesso); • è stato effettuato un confronto con chi ha maggiore conoscenza ed esperienza? Difficoltà: mancata conoscenza da parte dei destinatari diretti e indiretti dello svolgersi 107 delle attività, in particolare se avvisati da altri; mancato raggiungimento dei destinatari diretti e indiretti rispetto alle informazioni. Proposte risolutive: definire all’inizio le procedure di comunicazione soprattutto se sono coinvolti più soggetti; rinviare la data dell’incontro, ridefinizione dell’intervento iniziale (come posso raggiungere i destinatari? Ad esempio con una comunicazione personalizzata o interviste). 2) Setting /Target • definizione e/o ridefinizione dell’ambiente (es. stanza con misure consone, disposizione delle sedie, illuminazione, attrezzatura disponibile e funzionante)? • sono chiare le competenze di tutti i destinatari previste nell’ambito del progetto? (es. se il progetto è con le scuole: docenti, studenti, operatori, personale della segreteria; con il Comune: sindaco, assessori di competenza, personale della segreteria; con associazioni: presidente, membri associati); • la tipologia dei destinatari corrisponde con la tipologia attesa e prevista nella progettazione (es. genere, età, numerosità, provenienza, professionalità)? Difficoltà: diversità numerica in eccesso o in difetto del gruppo previsto. Proposte risolutive: ridefinizione delle modalità di conduzione dell’intervento, ridefinizione dei tempi previsti per l’erogazione dei contenuti e la loro eventuale distribuzione; prevedere due operatori. Esempio: se inizialmente ci si aspettava un gruppo di 10-15 persone e poi ci si trova con un grande gruppo 50 persone l’incontro si svolgerà in modo assembleare, viceversa si condurrà un incontro con un approccio d’aula attivo (role play, esercitazioni, giochi di apprendimento, discussioni…). Cassetta degli attrezzi: portare con sé materiale diversificato e coerente all’informazione per eventuali “emergenze”: ad es. schede educativo-didattiche-operative, di osservazione, brani di testi, esercizi da proporre per lavori nell’ambito dei gruppo, schede tematiche teoriche e di approfondimento, articoli di giornali-quotidiani, spezzoni di video-filmati. 3) Motivazione • il gruppo target è stato coinvolto all’adesione del progetto (es. gli insegnanti hanno informato dell’esistenza del progetto e i ragazzi hanno aderito all’iniziativa; la popolazione target degli screening è stata informata dell’iniziativa dell’incontro in data XXX alle ore XXX presso XXX). • il gruppo target è a conoscenza del progetto, delle azioni previste e della propria partecipazione? Difficoltà: mancato coinvolgimento al progetto del target. Proposte risolutive: ridefinizione del contratto con il gruppo, all’inizio di ogni intervento definire gli obiettivi, il significato dell’intervento informativo e formativo. 4) Gestione del tempo per l’intervento • sono stati valutati i tempi necessari per la presentazione degli operatori, presentazione del progetto, saluti delle autorità, esposizione dei contenuti, spazi per gli interventi e i quesiti? Difficoltà: ritardo dell’inizio lavori con riduzione del tempo a disposizione per l’intervento. Proposte risolutive: individuare in anticipo i contenuti essenziali da esporre. 108 5) Feedback • si è previsto di effettuare qualche attività di feedback (emotivo e di conoscenza) e come gestirla? Il gruppo destinatario dell’intervento che feedback rimanda? (individuale, coppia, sottogruppi, gruppi); • vengono ribaditi i concetti precedentemente esposti (analisi dei bisogni e contratto iniziale) in modo che le aspettative siano coerenti con il progetto? Si usano domande che orientino gli interventi? Viene accertato il passaggio delle informazioni ad esempio iniziare gli incontri con delle domande: ritenete utile parlare di questo argomento? Sono stati raccolti i pareri es. Sì, No e richiesto il perché? • Monitoraggio dell’apprendimento e del gradimento, le percezioni che il gruppo target rimanda, sono critiche, passive, attive? Difficoltà: obiettivo di apprendimento non raggiunto. Proposte risolutive: ridefinizione delle modalità dell’intervento, degli strumenti e delle attività proposte. Approccio durante l’intervento dovrà essere educativo: no punitivo, no colpevolizzante. (No blane culture: da vedere su internet) Sviluppo pratico del programma di implementazione: osservazione e analisi del contesto specifico al fine di rendere efficace l’intervento (flessibilità nella scelta degli interventi per il superamento di eventuali fattori di ostacolo alla buona riuscita: ad es. predisposizione di una scheda di autovalutazione da compilare a conclusione dell’intervento come la seguente). SCHEDA: aspetti da considerare (segnare con una crocetta X) ASPETTI SI NO Condivisione del team di progettazione Conoscenza in anticipo delle caratteristiche dei diretti interessati Raccolta delle necessità-bisogni del gruppo/destinatari Obiettivi verificabili Attribuzione delle responsabilità Attribuzione dei ruoli Esistenza di un programma dettagliato degli interventi Effettuazione di incontri di monitorare degli interventi La documentazione è disponibile La documentazione è accessibile a tutti Confronto finale del team di progettazione Feedback tra educatori e destinatari in itinere Feedback tra educatori e destinatari alla fine 109 Per progetti particolari in futuro potrà essere prevista una scheda per una valutazione con punteggio da 0 a 3 al fine di consentire un monitoraggio e di intraprendere azioni migliorative. Analisi Progettazione Sviluppo Realizzazione Controllo PRIMA DURANTE DOPO 1° FASE: 2° FASE: 3° FASE: FORMULAZIONE DEL PROGETTO rilevanza: attinenza del progetto a problematiche ritenute rilevanti, capacità di rispondere ai problemi sociali prioritari o significativi nell’ambiente o nei contesti in cui si interviene; coerenza intrafase: coerenza interne tra le varie parti del progetto, tra le varie azioni; congruenza: compatibilità tra obiettivi e risorse messe a disposizione dal gestore e da altri soggetti e previste nel budget del progetto; adeguatezza della formulazione del progetto: funge da guida per la progettazione operativa e che sia comprensibile per tutti i soggetti coinvolti; sforzo: impegno di risorse, tempi e costi per la realizzazione della fase stessa; ruoli, responsabilità e reclutamento; riformulazione. IMPLEMENTAZIONE DEL PROGETTO In ogni fase dell’implementazione sono sempre individuate azioni e relativi criteri/parametri, strumenti e indicatori di processo e di esito. VALUTAZIONE DEGLI ESITI COMPLESSIVI DEL PROGETTO Faccio, valuto e rivedo! VALUTAZIONE 110 Verifica dell’impatto organizzativo interno ed esterno; verifica dei risultati ottenuti. 111 VALUTAZIONE DEI PROGETTI Rita Cagnin, Manuela Sanzovo “Ci vuole umiltà per chiedere feedback. Ci vuole saggezza per capirlo, analizzarlo e applicarlo in modo appropriato.” S. R. Covey “…Nella valutazione di un progetto s’incontrano numerosi problemi, alcuni inerenti alla misurazione, (costruzione, scelta e utilizzo di questionari, test…), la metodologia della ricerca (costruzione campioni rappresentativi), la statistica (sintesi, trattamento dei dati e utilizzo dei test statistici per la verifica delle ipotesi) e l’utilizzo di pacchetti informatici per la memorizzazione e il trattamento dei dati…” (Leone L., Prezza M. Costruire e valutare i progetti nel sociale Franco Angeli, 1999, pg 131). Valutazione Per comprendere cosa si intende per valutazione e il significato che essa riveste nel processo educativo si può in via preliminare far riferimento alla definizione reperibile nel dizionario Zingarelli (2003): “Acquisizione di dati e informazioni che permettono di verificare l’efficacia di un intervento educativo”. La valutazione, in quanto possibilità di avere informazioni disponibili, è una delle attività principali che accompagnano e rendono possibile il processo decisionale del singolo e dell’organizzazione, contribuendo alla scelta tra strategie alternative, sostenendo la realizzazione/implementazione di un programma fornendo le informazioni necessarie alla sua gestione e orientando (regolando) la raccolta delle informazioni utili a giudicare gli effetti di un intervento realizzato. Estremamente importante è inoltre l’utilizzo dei risultati della valutazione per dare informazioni di ritorno a chi ha promosso l’attività di educazione alla salute, in termini di investimento per la comunità. Il significato dell’azione valutativa sta dunque nella possibilità di disporre di informazioni 112 che hanno valore in quanto consentono la presa di decisioni in vista del miglioramento di future azioni educative. Essa consiste sostanzialmente in un processo di confronto attraverso il quale la realtà indagata viene confrontata con ciò che ci si attende chepertanto, deve essere espresso in modo chiaro. Nel caso specifico dell’educazione alla salute è necessario, a tal fine, il riferimento ad una teoria che permetta di comprendere lo stile di vita utile nell’ambito esplorato, definendo dei criteri, degli indicatori e degli standard di riferimento sulla base dei quali compiere il confronto. La valutazione va progettata in fase di pianificazione progettuale; essa accompagna in itinere l’implementazione del progetto, si occupa dei processi messi in atto e dei risultati ottenuti. Ancor prima di identificare gli ambiti , i metodi e gli strumenti della valutazione è importante chiarirsi sui diversi atteggiamenti con i quali ci si può apprestare a tale azione. Significa cioè interrogarsi su come essa può essere concepita e vissuta in diversi contesti e dai diversi attori coinvolti nel processo educativo: Esame, giudizio, controllo, paura? oppure Riflessione, comprensione, cambiamento, crescita? Valutazione o valutazioni? La valutazione come sistema Il giudizio che emerge dalla valutazione di un progetto può essere diverso secondo i criteri utilizzati; l’obiettivo è una valutazione congiunta e in forma condivisa, con il coinvolgimento di tutti i soggetti. La valutazione intesa come sistema nella sua globalità e complessità di ambiti e soggetti, si esplica in una serie di funzioni che precedono, accompagnano e seguono l’intervento educativo: a)monitorare l’andamento del raggiungimento di obiettivi; b)monitorare il consumo e la modalità di utilizzo delle risorse; c)dimostrare se il progetto ha raggiunto o non ha raggiunto gli obiettivi prefissati; d)controllare l’impatto ed apprendere per il futuro 113 Programmazione educativa e sistema di valutazione come sistema FINALITA’ • Funzioni • Tipologia COSA VALUTARE • Risultati • Programma • Struttura PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA QUANDO VALUTARE • Prima • Durante • Dopo COME VALUTARE • Criteri • Metodi e strumenti CHI DEVE VALUTARE Perché si valuta? La finalità ultima della valutazione è verificare e approfondire i risultati conseguiti in termini di comportamenti, abitudini e stili di vita utili alla salute, ma essa è finalizzata anche all’analisi dei problemi aperti e all’individuazione di linee di sviluppo future. Da tali finalità discendono una serie di vantaggi legati al valutare tra cui i principali: • rendere visibili e ottimizzare i risultati, 114 • rendere conto di come sono state impiegate le risorse, • analizzare il modo di procedere, lavorare e condividere all’interno dell’équipe • analizzare e discutere circa le metodologie di intervento (se sono consolidate e certe, eventualmente vanno messe in discussione e modificate) • individuare gli aspetti da migliorare nell’uso di media e di ausili vari (filmati, foto, racconti) soprattutto per quanto concerne la loro taratura rispetto alle caratteristiche del target, • distinguere i successi dai fallimenti, imparando dai primi e correggendo i secondi • evitare gli errori (come, per esempio, nella differenziazione dei destinatari per esperienza, età, di genere, cultura, etnia). • ottenere un feedback sul proprio lavoro, per capire se ha un senso, se produce cambiamento o meno • innalzare il coinvolgimento e la motivazione degli operatori (prevenzione dell’insoddisfazione e del burn-out) • esaminare e descrivere programmi di educazione alla salute risultanti efficacida riprodurre • modificare quanto risulta incerto o problematico (per esempio obiettivi parziali rispetto a strategie e metodi usati) • trarre delle conclusioni per il futuro. Obiettivo della valutazione L’obiettivo della valutazione è quello di apprendere attraverso indagini sistematiche per attuare e finalizzare i programmi di intervento. I parametri di riferimento possono essere: efficienza, impatto, rilevanza, produttività, trasferibilità e riproducibilità. Cosa valutare? Il “cosa valutare” è direttamente collegato al “quando valutare”. Infatti, come emerge dal Prospetto 1, l’oggetto di attenzione cambia a seconda della fase progettuale e dei criteri identificati. Gli aspetti principali che vanno considerati sono: il progetto complessivo e il suo processo di sviluppo e di implementazione, le interazioni e i circuiti che legano i vari attori; i metodi e gli strumenti (questionari, griglie, schede didattiche, fonti, materiali…), il raggiungimento di ogni singolo obiettivo, il perseguimento degli esiti, le situazioni in cui si sono realizzati e che vi hanno concorso l’impatto generale sul contesto la classificazione e l’elencazione del target rispetto agli interventi (a chi?): - giovani (fasce d’età, docenti tipologia); - operatori socio sanitari e scolastici; - genitori (rappresentanti di classe, d’istituto, gruppi informali di genitori, associazioni); le difficoltà incontrate nel raggiungimento degli obiettivi (ad esempio mancanza di dati locali su tematiche specifiche). 115 Quando valutare? La valutazione va pensata in fase di pianificazione e quindi successivamente arricchita e precisamente definita e dettagliata nella fase di progettazione dell’intervento. Infatti il progetto si snoda attraverso diverse tappe e la valutazione lo accompagna nel suo sviluppo, ponendosi scopi e utilizzando metodologie anche molto diverse adeguate allo stadio raggiunto dal progetto stesso. La valutazione viene posta in essere nei seguenti momenti (Vedere anche Prospetto 1): • Prima sia per la predisposizione di uno specifico progetto di educazione alla salute che prima di dare avvio allo stesso, per assicurare che tutti i fattori siano stati considerati (valutazione prospettica); • Durante l’attuazione del progetto (valutazione formativa, che ci consente di comprendere dove siamo e perfezionare il percorso); • Dopo a conclusione dell’intervento per giudicare il percorso svolto e i risultati conseguiti, ma anche imparare per il futuro (valutazione inferenziale). Come valutare? Come si valuta dipende da ciò che si valuta La valutazione può essere diretta o indiretta. Può analizzare le conoscenze,le opinioni, gli atteggiamenti e i comportamenti e si utilizzano a) il questionario pre e post intervento ai destinatari diretti, b) batteria di test; c) interviste a tema (ad esempio ai responsabili della scuola), d) schede di osservazione. Altre tecniche: il barometro della situazione e la narrazione (orale e/o scritta), diario di bordo (registrazione dei metodi, attività, problemi, raccolta degli interventi durante un incontro formativo). La difficoltà maggiore nella valutazione di un processo educativo è che questo è caratterizzato da benefici che si possono manifestare anche a distanza dall’intervento stesso e con la concorrenza di fattori che a volte interagiscono con il progetto e che possono essere difficilmente misurabili. Risulta quindi particolarmente complesso riuscire ad elaborare modelli attendibili e di facile utilizzo per valutare e confrontare i benefici attesi, i risultati ottenuti e le risorse impiegate per la realizzazione del percorso educativo. Sulla base di tale premessa, prima di procedere nella definizione delle modalità di valutazione, è necessario almeno trovare risposta alle seguenti domande: − Cosa voglio valutare? − Qual è il metodo/strumento che mi garantisce maggiori e più accurate informazioni? − Quanto tempo ho a disposizione? − Che cosa può influenzare la misurazione? In relazione al fatto che il “come” valutare è legato al “che cosa” valutare, sarà necessario scegliere diversi metodi e strumenti in base ai diversi oggetti della valutazione. a) La valutazione dei risultati I risultati di un intervento educativo possono essere classificati nelle seguenti tipologie 116 (Kirkpatrik, 1975), a ciascuna tipologia vengono associati alcuni metodi e strumenti utilizzabili. I) REAZIONE: la prima risposta all’intervento (gradimento, soddisfazione), basata sulle percezioni soggettive maturate durante il percorso. Spesso viene accertato attraverso questionari autocompilati e interviste individuali e di gruppo in tappe intermedie e alla fine; II)APPRENDIMENTO: acquisizione di nuove competenze relative ad abitudini e stili di vita accertate prima, durante e dopo il percorso educativo: a)Conoscenze: interrogazione, test oggettivo semplice o complesso (per es. a partire da una situazione-problema), rapporto di osservazione, analisi di problemi o caso, b)Abilità: osservazione diretta tramite griglie, elaborazione di progetti, c)Atteggiamenti: intervista, narrazione, questionari, osservazione diretta tramite griglie; III) TRASFERIMENTO: comportamenti di salute assunti dopo l’intervento educativo, accertati attraverso osservazione diretta tramite griglie; IV) IMPATTO: conseguenze sulla salute dei nuovi comportamenti assunti in seguito all’intervento educativo e modifiche al sistema dei valori prevalenti rispetto alla salute e allo stile di vita che vengono accertati attraverso i sistemi tradizionali dell’indagini epidemiologica. b) La valutazione dell’intervento Come in più parti ricordato, la valutazione di quanto si è fatto, come, con quali risorse e contributi, soprattutto collegandolo ai risultati ottenuti, è momento di analisi e riflessione importante in vista del miglioramento e degli sviluppi futuri dell’educazione alla salute e per la crescita del singolo operatore, dell’equipe e dell’intera organizzazione. La seguente griglia è un utile strumento per guidare tale analisi. GRIGLIA DI ANALISI: Come valutare gli interventi di educazione alla salute? QUESITI SI NO Sono indicati i soggetti coinvolti nelle diverse azioni progettuali Sono esplicitati gli obiettivi di apprendimento, educativi, teorici, pratici, relazionali Sono descritti gli strumenti di misurazione Gli interventi prevedono l’impiego di linee guida metodologiche che seguono criteri condivisi e formalizzati Fanno riferimento a modelli e teorie educative Gli interventi hanno raggiunto la popolazione bersaglio Gli interventi prevedono la definizione di obiettivi educativi Gli interventi prevedono la definizione di strumenti di misurazione dell’apprendimento 117 Gli interventi prevedono la definizione di strumenti di misurazione del gradimento Le risorse materiali impiegate sono sufficienti Le risorse finanziarie impiegate sono sufficienti Sono state individuate delle schede di rilevazione (personale, monte ore, destinatari, soggetti esterni coinvolti) Gli interventi prevedono una relazione finale per la comunicazione interna ed esterna Chi valuta? Chi valuta è sempre un soggetto attivo, non un semplice raccoglitore di dati. Responsabile della valutazione è l’equipe di progettazione e di conduzione delle singole attività previste; tuttavia i soggetti che intervengono sono molteplici e diversi: • i destinatari dell’intervento • gli operatori socio sanitari (educatori, psicologi, infermieri, medici, assistenti sanitari); • altri soggetti in qualità di partecipanti al progetto ad esempio operatori sociali delle amministrazioni comunali (assistenti sociali, …) e della scuola (docenti …); E’ auspicabile inoltre l’intervento di un gruppo di valutatori esterni che si può occupare della valutazione globale del progetto, ad esempio potrebbero essere dei professionisti che lavorano per progetti di educazione alla salute ma su altre tematiche di prevenzione e promozione alla salute, o di altre aziende; consulenti-esperti di progettazione e di strumenti per programmare interventi di educazione alla salute. Le modalità operative dei due gruppi di valutazione permetteranno di seguire passo dopo passo lo svolgersi delle azioni progettuali e rafforzano le competenze degli operatori nelle diverse fasi operative della progettazione, nell’implementazione e nell’autovalutazione. CHECKLIST PER GUIDARE IL PROCESSO DI DEFINIZIONE DEL SISTEMA DI VALUTAZIONE 1) Indicare gli attori • i soggetti destinatari dell’intervento, loro caratteristiche, definire i prerequisiti • gli esperti, identificare le competenze richieste • i committenti, loro aspettative e richieste 2) Indicare obiettivi: la scelta e la formulazione degli obiettivi precisi aiuteranno la formulazione della valutazione • definire gli obiettivi risulta un processo dove i fattori di sviluppo cognitivo, metacognitivo e socio affettivo devono essere chiari e condivisi dal gruppo di lavoro che si occupa del progetto 118 • condividere la stessa definizione operativa di apprendimento Difficoltà: si rischia di trasformare le misure e quindi la verifica degli obiettivi in giudizi; individuare le misure dell’apprendimento riferite a comportamenti – performances 3) Indicare le azioni • definire dettagliatamente le azioni da realizzare per raggiungere gli obiettivi, questo permette di definire e verificare le risorse a disposizione e un’analisi dei costi-benefici 4) Individuare indicatori, standard di riferimento • ricercare criteri e principi guida per individuare le informazioni con le quali paragonare quelle raccolte con gli strumenti 5) Individuare e definire i tempi (scansione temporale) • la scansione temporale deve essere organizzata in modo tale da permette una valutazione sull’organizzazione generale delle diverse azioni e una visibilità su ciò che deve essere realizzato nei tempi programmati (diagramma di Gantt) Difficoltà: la flessibilità di cambiare: durante la realizzazione dell’intervento è si importante il rispetto delle fasi e dei tempi previsti, ma bisogna considerare che ciò che si valuta momento per momento deve consentire di correggere e modificare qualcosa se ciò dovesse essere necessario (conflittualità in classe per motivazioni diverse). 6) Individuare modalità e strumenti • Individuare i metodi e le tecniche di rilevazione, di raccolta ed elaborazioni dati (quantitative e qualitative; es. la numerosità della partecipazione, corrispondenza tra risposte positive e informazioni date durante gli interventi). VALUTAZIONE PRIMA DURANTE DOPO 1° FASE: 2° FASE: 3° FASE: IDEAZIONE E FORMULAZIONE DEL PROGETTO rilevanza: attinenza del progetto a problematiche ritenute significative; coerenza intrafase: coerenza interna tra le varie parti del progetto, tra le varie azioni; congruenza: compatibilità tra obiettivi e risorse; adeguatezza della formulazione del progetto; sforzo: impegno di risorse, tempi e costi per la realizzazione della fase stessa; ruoli, responsabilità e reclutamento; riformulazione. IMPLEMENTAZIONE DEL PROGETTO In ogni fase dell’implementazione sono sempre individuate azioni e relativi criteri/parametri, strumenti e indicatori di processo e di esito. VALUTAZIONE DEGLI ESITI COMPLESSIVI DEL PROGETTO Analisi Progettazione Sviluppo Realizzazione Verifica dell’impatto organizzativo interno ed esterno; verifica dei risultati ottenuti. Controllo 119 COMUNICARE SALUTE Melloni Massimo - Susin Ester “La formazione è anche diventare diversi. Non è pedagogia, è comunicazione…” Vittorio Foa Comunicazione, informazione ed educazione sono elementi strutturali delle organizzazioni sanitarie poiché entrano in gioco nelle interazioni tra il sistema sanitario ed i cittadini-utenti. Si tratta di azioni con caratteristiche diverse, dinamiche, spesso complementari, integrate e con ampi margini di sovrapposizione, azioni che richiedono capacità di ascolto e di interazione. La comunicazione è parte integrante di un’organizzazione, la comunicazione efficace diventa paradigma di una buona filosofia aziendale e, grazie ad essa, il saper fare ed il saper essere si orientano al raggiungimento di obiettivi comuni Nelle organizzazioni sanitarie si mettono in atto: - azioni comunicative informali generalizzate in “tutto ciò che avviene nell’azienda è di fatto comunicazione”, comprendono, ad esempio, l’empatia soggettiva nel rapporto personale-utenti, il comportamento non verbale, la flessibilità rispetto all’organizzazione predeterminata, - azioni comunicative formali, progettate e strutturate, come la segnaletica, gli avvisi, l’abbigliamento formale e gli identificativi, i simboli dell’identità aziendale Una strategia comunicativa efficace presuppone un’ analisi dei percorsi che il cittadino 120 compie nella complessa struttura sanitaria. Si rivela necessario dedicare una specifica, quanto scrupolosa, attenzione alle azioni di comunicazione con i cittadini, sia nel rapporto individuale diretto, che nel rapporto orientato alla collettività. Si tratta di un preciso impegno finalizzato a favorire l’accesso ai servizi, ad informare sui problemi correlati alla salute, alla tutela, ai diritti, ad agevolare la partecipazione diretta alle scelte per la salute, ad informare sui programmi di gestione della sanità, la missione, la visione, le strategie e le risorse attivate. Le molteplici iniziative di formazione, confronto ed approfondimento realizzate in questi anni, organizzate dal Servizio Educazione e Promozione della Salute dell’azienda ULSS 8, sui diversi aspetti della promozione della salute, hanno avuto lo scopo di intraprendere un percorso dove la vivacità progettuale e l’insieme ricco di esperienze realizzate trovassero l’organicità per garantire maggiore efficacia, coordinazione e continuità nel tempo. Comunicazione, informazione, educazione hanno costituito il comune denominatore, perché considerati fattori determinanti nel processo di modernizzazione del sistema sanitario, che vive ora un approccio più dinamico alle problematiche dello star bene. Negli ultimi anni si è assistito ad una maggiore richiesta e diffusione di informazioni, a testimonianza di una esigenza, diffusa nella popolazione, di costruire un un proprio bagaglio di conoscenze per meglio gestire il patrimonio salute, per rapportarsi come soggetti pronti a contrattare anche per le scelte diagnostiche e terapeutiche. Grazie alla maggiore attenzione agli aspetti della comunicazione, le scelte su questioni che riguardano la salute e l’offerta dei servizi sanitari possono trovare risposte più adeguate ai bisogni e le decisioni possono beneficiare di una fruttuosa negoziazione tra le parti coinvolte. Cosa è necessario comunicare? - Perché vogliamo farlo? - Cosa ci proponiamo di ottenere? Sono domande che, sia la struttura nel suo complesso che il singolo operatore, si pongono, considerando che ogni azione può essere condotta in modo diverso, che connota gli attori coinvolti, condizionandone i risultati. • Comunicare con appropriatezza ed efficacia presuppone il riconoscimento della correttezza contrattuale nella relazione comunicatore-destinatario, la credibilità dei messaggi ed il rispetto dell’autonomia decisionale. Una comunicazione efficace, considerando il verbale ed il non verbale, richiede un adattamento al contesto socioculturale ed etnico-religioso di riferimento del singolo o del gruppo, senza escludere a priori possibili criticità e conseguenti necessità di rimodulare le strategie. Una situazione esemplificativa può essere data da un generico problema di comprensione che richiede una riformulazione dell’informazione, dei linguaggi, dei metodi, o la messa in campo di strumenti facilitatori: la mancata adesione ad una iniziativa, un corso per smettere di fumare, potrebbe essere dovuta a canali informativi inadeguati, poster e locandine poco ‘accattivanti’, senza immagini e dense di contenuti che ne scoraggiano la lettura. La comunicazione risulta più efficace dall’abilità di saper costruire opportunità di dialogo, saper cogliere le occasioni educative offerte da tutta la complessa rete territoriale, sociale, culturale e produttiva, con un approccio che tenga conto non solo delle potenzialità della difesa della salute, ma anche di una cultura della essenzialità del consumo sanitario. 121 Produrre informazioni corrette e coordinate a partire da un facile accesso alle fonti (documenti, studi, atti), da una selezione ed un’ analisi critica dei contenuti, tenendo presente e confrontandosi con le migliori evidenze scientifiche. I messaggi potranno essere tanto più chiari e comprensibili quanto più vi sarà coordinamento degli operatori, per una condivisione degli obiettivi e delle informazioni da trasmettere in modo più possibile coerente e non contraddittorio. Le diverse riunioni, anche di carattere organizzativo, gli incontri per gruppi professionali o per ambiti di lavoro (unità operative, divisioni, servizi), gli strumenti informatici (intranet, biblioteca virtuale), newsletter, opuscoli a larga diffusione (UllssQualità, SaluteUlss8), costituiscono occasioni e strumenti per la diffusione di informazioni su servizi, progetti, obiettivi e per feed back e verifiche continui tra gli operatori. • Costruire condizioni di effettiva partecipazione degli interessati. Il miglioramento dello stile di vita, lo sviluppo delle proprie potenzialità, delle proprie capacità, è diffusamente considerato, anche dagli organismi internazionali, un investimento e uno sviluppo di capitale sociale. Il coinvolgimento attivo, per le scelte che riguardano la salute, diventa parte integrante del cambiamento che si vuole attivare; ciò si realizza a partire dal riconoscimento delle esperienze, del sapere già acquisito, della storia di chi partecipa e, successivamente, dal confronto con l’esperienza ed il sapere degli esperti. Nelle strategie d’intervento saranno considerati gli ambiti dove sono già maturate condizioni di consenso sociale, oppure i contesti circoscritti dal punto di vista logistico (esempio lavoratori esposti ad un determinato rischio, adolescenti di un distretto), oppure orientandosi laddove già operano ‘cittadini competenti’, persone già impegnate e che hanno influenza nel gruppo sociale, coinvolgendoli in veste di testimonial per i messaggi che si intendono trasmettere. La comunicazione si può rivelare poco efficace e suscitare resistenza quanto più l’operatore si distinguerà nettamente dall’utente e quanto più gli obiettivi, i messaggi proposti si rivelano lontani, irraggiungibili, poco realistici (non per tutti la magrezza, intesa come modello estetico, costituirà un obiettivo di salute appropriato e realmente raggiungibile, ma per tutti è realistico pensare di poter migliorare il proprio stato di salute, aumentando la qualità della propria alimentazione e l’attività fisica). La comunicazione, nella sua complessa articolazione, è una condizione che offre grandi opportunità e si realizza mettendo in campo risorse per organizzarla, promuoverla, facilitarla. La comunicazione gioca un ruolo importante sulla ‘Qualità’ nel mondo sanitario, qualità dei processi e degli esiti, interviene in modo trasversale su molte delle dinamiche, degli eventi, delle scelte, che determineranno l’ efficacia e l’ efficienza delle prestazioni, la tensione verso l’etica e l’equità, quindi il raggiungimento degli obiettivi di salute prefissati. Questi concetti sono esplicitati in un estratto, di seguito riportato, tratto da un testo di S. Tonelli ‘Il cammino della qualità in sanità’. Un esempio concreto dove il fattore ‘comunicazione efficace ed appropriata’, anche all’interno di uno stesso sistema organizzativo, potrebbe aiutare a trovare la soluzione ad una problematica sentita anche da chi, ai diversi livelli, si occupa di promozione della salute. “Nel nostro paese il cammino della qualità in sanità … non è ancora approdato ad un paradigma unitario …molti operatori sanitari …si trovano spesso fianco a fianco 122 con persone di formazione manageriale che mettono forte enfasi sui processi gestionali e sull’efficienza… queste differenze di professionalità, di culture, di modelli, di appartenenze storiche tendono a tradursi in modalità differenti di approccio, a cristallizzare paradigmi operativi che più facilmente entrano in conflitto tra di loro invece di cooperare…”. (Tonelli S., 2002) Nell’ambito delle iniziative promosse dal SEPS, di carattere formativo e/o organizzativo, negli ultimi anni è stato ripetutamente espresso un “sentire” comune tra i professionisti coinvolti. Si tratta di due distinte ‘percezioni’, contrapposte ma che convivono: da una parte si tende ad attribuire un valore positivo implicito, una fiducia indiscussa nella bontà intrinseca di ciò che si fa, dall’altra invece si manifesta una sorta di diffusa generale insoddisfazione, quando si affronta il tema dei risultati , della verifica di efficacia di quanto si va a realizzare. Tali considerazioni trovano risposte nella ricerca di una definizione sistematica della progettazione e da qualche tempo si è iniziato a sottoporre una valutazione scientifica dell’efficacia e dell’appropriatezza nel raggiungere obiettivi specifici prefissati. La ricerca di una strutturazione, di un modello di riferimento per progettare interventi di educazione alla salute (analisi di una situazione, definizione degli obiettivi, stesura del programma, piano di valutazione) non è inteso come processo statico e rigidamente precostituito, ma un divenire di sequenze, in una circolarità dinamica e flessibile, capace di nuove letture e nuove analisi, anche in corso d’opera. Trattare di salute non è trattare di un prodotto il cui prototipo deve essere vincente sul mercato. In sanità la spinta dovrebbe essere di natura etica a differenza dell’ impresa dove, quasi sempre, la spinta è data dalla concorrenza. Nell’impresa l’equazione qualità-efficienza assume un significato centrato sul minimizzare le risorse impegnate per ottenere un certo prodotto. Le prestazioni sanitarie, non sono considerate di derivazione del mondo industriale, “ma … anche là dove esistono linee guida e protocolli … sono ancor oggi opere a sé, “capolavori” nel senso storico della parola , di derivazione dal mondo artigiano, prodotti la cui qualità deve sempre essere dimostrata, mai data per scontata. Per questo interrogarci costantemente sui possibili esiti delle nostre prestazioni , anche quando non è così facile ed immediato riuscire a valutarli, è un dovere etico, come ci hanno insegnato Codman, Cochrane e Donabedian. (S. Tonelli ‘Il cammino della qualità in sanità’) Sono considerazioni che ci aiutano a dipanare quel ‘sentire comune’ quella, a volte diffusa, sorta di ‘soddisfazione parziale’ e ci dà giustificazione nel ritenere l’ambito sanitario un ambito d’azione differente, articolato, complesso e variabile come articolata, complessa e variabile è la natura umana. La metodologia, le tecniche, gli strumenti propri della comunicazione entrano in gioco trasversalmente nei diversi ambiti d’azione: - nella relazione operatore-utente possono incidere fattori quali empatia, capacità di ascolto, competenze per gestire particolari dinamiche all’interno di un gruppo, la capacità oratoria; - nel rapporto operatori-azienda ULSS, dove la relazione può influenzare la negoziazione di risorse economiche, l’impiego di determinate professionalità, la determinazione delle priorità d’intervento, i tempi dedicati per la realizzazione, - nelle relazioni tra operatori, nella integrazione delle loro differenti competenze e professionalità, nelle sinergie delle loro esperienze per analizzare le situazioni, i bisogni espressi e non espressi, per definire insieme e scegliere gli obiettivi, gli indicatori, le strategie. 123 Sono solo alcuni esempi dove l’area specifica della comunicazione ne potrà influenzare il risultato, dove eventuali, anche parziali criticità, se non seguite da azioni correttive appropriate, si ripercuoteranno nel risultato complessivo. Una programmazione puntuale e ben articolata di un intervento rischia di essere ‘fine a se stessa’ e l’iniziativa avrà difficoltà a decollare se, ad esempio, il relatore che presenta il progetto non riuscirà a trasmettere chiaramente gli intenti e a creare alleanze strategiche. Nel campo dell’ educazione alimentare, dove spesso i progetti prevedono il coinvolgimento di scuola e famiglia, se, per un difetto di stile comunicativo, i genitori si sentono colpevolizzati per l’elevato consumo di junk food dei propri figli e gli insegnanti colgono la proposta come un ennesimo ulteriore impegno, è molto probabile che nella fase di coinvolgimento familiare i genitori siano assenti, gli insegnanti non completino quanto programmato, si perda la loro alleanza, l’iniziativa venga da loro banalizzata di fronte ai ragazzi. La consapevolezza di quelli che possono costituire i punti deboli di una comunicazione efficace aiuta a prevenire le criticità che spesso ostacolano i risultati. Alcune possono essere delineate nel sottovalutare i punti di vista e la percezione del problema da parte dell’utente, oppure nel mancato coinvolgimento attivo degli interessati, ai quali non sempre viene offerta l’ampia panoramica delle possibili alternative, considerando le incertezze, le diverse opinioni in seno alla comunità scientifica e non sempre si aiuta una lettura critica. Un altro possibile limite è l’eccessiva enfasi posta sul particolare, perdendo di vista la complessità della situazione e l’ obiettivo di modificare comportamenti individuali, stigmatizzandoli, piuttosto che porre la giusta considerazione ai fattori ambientali correlati ed ai determinanti individuali che sostengono un determinato stile di vita. Rimanendo nel campo dell’educazione alimentare, esemplificativo è un approccio all’obesità infantile, purtroppo ancora diffuso: a volte viene colpevolizzato il bambino perché ‘mangia troppo’, senza considerare l’organizzazione familiare, la storia alimentare e come vengono gestiti i pasti, il tempo libero, il contesto sociale e dei pari, l’investimento familiare per la qualità della vita. L’atteggiamento dei sanitari rischia così di ripercorrere, seppure involontariamente, la consueta denigrazione della persona soprappeso, contribuendo involontariamente a rimarcare il già presente senso di frustrazione, di insoddisfazione di sé e la bassa autostima, piuttosto di favorire dei cambiamenti a partire dalla consapevolezza delle proprie risorse, dei propri punti di forza, delle proprie già presenti buone abitudini . E’ opinione diffusa che progettare l’educazione alla salute attraverso messaggi e raccomandazioni, pur supportati da solide evidenze scientifiche e ben elaborati, da soli, non siano sufficienti a modificare i comportamenti. Perché ciò avvenga, si concorda sulla necessità di “un processo di elaborazione e di ricerca partecipata con gli interessati” (Green et al.,1995). Non si tratta quindi di persuadere della correttezza di un nostro punto di vista. Si tratta invece di mettere in campo delle linee strategiche come ad esempio comunicare ciò che serve ed è efficace, evitando di creare una ridondanza di messaggi che non contribuisce a rendere chiaro ciò che è essenziale. Sperimentare opportunità per favorire scelte consapevoli e scegliere come testimonial una risorsa sociale preziosa ossia “il cittadino competente”. Responsabilizzare operatori e servizi per conquistare la fiducia dei cittadini. Nel contesto della comunicazione si inseriscono anche le nuove tecnologie come computer, cellulari, internet, reti di servizi alla persona e reti per la pianificazione del territorio. 124 Questi mezzi, indispensabili punti di contatto unificati di tipo multimediale, consentono un facile accesso ai servizi e, viceversa, consentono di fornire risposte, contattare e raggiungere velocemente gli utenti. L’uso di internet apre un capitolo a sé, è uno strumento che veicola informazioni, consente di scambiare opinioni riducendo drasticamente i tempi, le distanze, i costi. Le informazioni disponibili sono già una quantità enorme, la loro qualità è estremamente variabile e si pongono seri problemi di selezione. L’impatto di queste tecnologie è ancora poco conosciuto e non favorito dal continuo e repentino incalzare di innovazioni e proposte (pc palmari, cellulare, i-pod, lettori mp3) rendendo necessaria una maggiore e più diffusa consapevolezza delle implicazioni che ne derivano (interazioni, qualità dell’ informazione, settorialità dei contenuti, strategie persuasive, privacy). COMUNICAZIONE DI SISTEMA E MARKETING Il concetto viene qui inteso come interfaccia di un’organizzazione in grado di gestire flussi di conoscenza all’interno ed all’ esterno del sistema, all’interno ed all’esterno dell’ insieme delle progettualità proprie del Servizio Educazione e Promozione della Salute dove esperienze, competenze, codici, linguaggi vengono attivati per realizzare connessioni sia con l’ambito sanitario (intra-aziendale), che sociale (extra-aziendale). La strategia di attuazione si muove in più direttrici comprendenti un sistema di alleanze e reti di collaborazione. Il SEPS si pone come cerniera mobile e flessibile, in primis tra sistema sanitario ed i suoi diversi settori, quindi tra sistema sanitario e sistema sociale. I cittadini, gli enti locali, la scuola, le associazioni, i media, le imprese sono gli interlocutori privilegiati per aprire canali comunicativi tra la sanità e le componenti sociali, politiche, economiche, ambientali, al fine di costruire un sistema educativo policentrico, distribuito e collocato nei diversi ambiti di vita della popolazione. Le modalità di realizzazione comprendono: A-la creazione di reti di interscambio di competenze, idee, esperienze, dati • a livello intra aziendale • comunicazione informativa dei progetti (confronti, revisioni in itinere, integrazioni) • seminari, eventi, convegni, aggiornamenti, formazione, gruppi di lavoro • partecipazione collegiale nell’analisi dei cambiamenti socio-demografici e conseguenti mutamenti dei bisogni/servizi e nella sperimentazione • programmazioni negoziate, protocolli d’intesa, • a livello extra aziendale (enti locali, associazioni, scuola) • diffusione scientifica (dati epidemiologici, direttive e linee guida) • iniziative di formazione ed enpowerment per formatori, mediatori, cittadini competenti • valutazioni ed analisi collegiali per area tematica e per gruppi target • consulta, protocolli d’intesa, accordi di programma interistituzionale, patto territoriale, contratto d’area • alleanze interistituzionali (rete di scuole, patto sociale, associazioni, volontariato, pubblica amministrazione) 125 • organizzazione di gruppi target (cittadini competenti) e produzione di focal point informativi • integrazioni con progetti locali, nazionali ed europei (es. Salute 21, Città sane, Agenda 21, Passi) B - la produzione e la diffusione di documentazione • a livello intra aziendale • documentazione aziendale (diffusione modalità di accesso dell’ Atto Aziendale, della Relazione Annuale sulla Gestione dei Servizi, del Documento di Direttive) • portale aziendale, intranet • iniziative editoriali (Salute 8, ULSSQualità, Catalogo progetti SEPS) • redazione dei progetti, valutazione dei risultati e relazioni finali • raccolta del materiale utilizzato e prodotto nello svolgimento delle attività • censimento esperienze realizzate • a livello extra aziendale • documentazione aziendale (diffusione modalità di accesso dell’ Atto Aziendale, della Relazione Annuale sulla gestione dei Servizi, del Documento di Direttive) • portale aziendale, ufficio stampa (news, comunicati, conferenze) • iniziative editoriali di divulgazione a mezzo opuscoli, manifesti, prodotti multimediali (Salute 8, ULSSQualità) • campagne informative a mezzo stampa, radio, TV, dibattiti pubblici • iniziative locali coerenti con i progetti attivati, eventi pubblici C - il marketing sociale finalizzato sia al recupero di un rapporto di fiducia quale condizione preliminare per un’efficacia comunicativa reale, sia alla sensibilizzazione rispetto alle richieste di prevenzione da parte della popolazione attraverso • campagne promozionali • amplificazione dei messaggi e attivazione di sinergie • sostegno finanziario ai diversi progetti • promozione di alleanze e collaborazioni in partnership con enti ed istituzioni finalizzate alla messa in campo di innovazioni tecnologiche, interventi legislativi, investimenti economici Condizione preliminare per una comunicazione efficace è il rapporto di fiducia instaurato tra cittadino e sanità pubblica. Tale consapevolezza ci induce a riflettere sull’uso degli strumenti della comunicazione che, se troppo aggressivi, se offrono aspettative poi disattese nella pratica agiscono negativamente nella credibilità di tutta l’organizzazione. Nella progettazione degli interventi di informazione e/o di educazione alla salute è dunque necessario partire da un’analisi dell’effettivo clima di fiducia reciproca, nel contesto sul quale si interviene. Per il ruolo assunto dagli operatori del sistema sanitario, come educatori e come mediatori, diventa importante considerare il loro senso di appartenenza e la loro adesione attiva al processo di attuazione degli obiettivi di salute: è difficile trasmettere messaggi positivi e rassicuranti a nome e per conto di istituzioni nelle quali ci si possa sentire per primi insicuri e poco valorizzati. In 126 questa ottica diventa rilevante lo sviluppo di percorsi di comunicazione interna chiari e trasparenti dove possano essere conosciuti, compresi, partecipati, condivisi: i valori di fondo, la mission aziendale, le motivazioni che sottostanno alle singole decisioni e l’oggettività dei criteri seguiti per assumerle. Una solida ed efficace rete di relazione e di scambio tra gli operatori dei diversi servizi sanitari dell’azienda ULSS genera e rafforza l’identità organizzativa ed operativa dell’ intera struttura sanitaria, presupposto importante nello scambio con il sociale, presupposto necessario per costruire una sinergia che possa influire efficacemente nel miglioramento dei comportamenti collettivi, presupposto fondamentale per fornire al cittadino competenze ed opportunità concrete per orientarsi verso scelte salutari. La motivazione, il dialogo, la coordinazione e la sinergia delle competenze, il coinvolgimento, l’assunzione di responsabilità dipendono fondamentalmente dal tipo e dalle modalità di comunicazione condotte/attivate internamente all’unità organizzativa, con tutti i portatori d’interesse aziendali, partendo da noi stessi. (G.C. Manzoni). 127