MONS:. RAFFAELE BARBIERI Vescovo di Cassano Ionio
EDITRICE MIT
Prolungamento Via 24 Maggio 174
COSENZA
1965
Lettera Pastorale al Clero e alla Diocesi di Cassano Jonio
L'OPERA DELLO SPIRITO SANTO
Fratelli e Figli Dilettissimi,
Vi scrivo dopo tutti i numerosi incontri dei mesi
scorsi e dopo le grandi cose operate dal Signore nella
Chiesa, dal 7 marzo in poi. L'anima trovasi come bagnata dalla celeste rugiada, piovuta dal Cielo a dare inizio ad
una nuova, promettente primavera, nella Chiesa. É la divina germinazione operata dal Concilio Ecumenico con le
sante innovazioni Liturgiche che hanno inserito nella vita del popolo l'ammirabile dottrina sulla Chiesa, proclamata nella Costituzione omonima, mettendo in evidenza
il posto assegnato dalla Veneranda Assemblea al Laicato
Cattolico, avvolto nelle luci del Sacerdozio di Gesù Cristo, promanante in ogni battezzato dai Sacramenti del
Battesimo e della Cresima.
Fu come il colmarsi di un abisso che i sècoli avevano scavato tra il laicato e il Clero; tra la navata e l'altare. Il popolo ha sentito la coscienza della sua vocazione
cristiana; si è sentito non solo in teoria, ma nella pratica
viva:
« popolo di Dio, gente santa, sacerdozio regale »
(IPt. 2 , 9 ) .
E' come una nuova Pentecoste che si opera nella
Chiesa per mezzo dello Spirito Santo Che nuovamente si
libra sul caos del mondo moderno, a rinnovare la faccia
della Terra.
Nella imminenza della Pentecoste — la seconda grande Festa Cristiana — sento il bisogno, Dilettissimi Sacerdoti e Figli Carissimi, di richiamare l'attenzione mia e
vostra su questo argomento dolcissimo che, pur essendo
di capitale importanza, viene tanto spesso trascurato, con
incalcolabili conseguenze d'inaridimento della vita cristiana.
Richiamiamoci alle origini
. Il Grande Dottore della scienza dello Spirito Santo è
stato Gesù stesso, al termine della sua missione in terra. I
discorsi pronunziati da Gesù su questo argomento ci so-no
conservati in S. Giovanni, nel suo Vangelo nei capitoli VII,
37, 39-XIV, 15; 26-XVI, 7, 15. Rileggiamoli insieme con la
massima attenzione, ma rifacciamoci a quanto lo
Arcangelo Gabriele aveva annunziato a Maria, all'inizio
dei Divini Misteri della nostra Redenzione: « Lo Spirito
Santo, discenderà in Te e la Potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra » (Lc. I, 35) E' come lo spalancarsi del Cielo sulla Terra, dopo millenni di tenebre, a
rivelare l'Autore del Dramma più grande che sta per svolgersi in mezzo agli uomini, opera dello Spirito Santo.
Ma Chi era lo Spirito Santo? I Grandi dell'Antico
Testamento avevano avvertito l'azione dì Lui, si erano
sentiti riempiti della sua Virtù, ma il Mistero dello Spirito non era stato loro perfettamente rivelato. Tale compito si riservava la Seconda Persona della SS. Trinità e
direttamente, con termini precisi, sebbene misteriosi, dopo le grandi Teofanie del Giordano e del Tabor.
La prima rivelazione fu fatta da Gesù, al termine del- la
Festa dei Tabernacoli, quando il Gran Sacerdote porta-va
in processione l'acqua della Piscina Probatica. Fu allora che, secondo quanto dice S. Giovanni, « nell'ultimo
giorno della festa, Gesù levatosi in piedi, diceva ad alta
voce: Chi ha sete venga a me e beva. A chi crede in me,
come dice la Scrittura, sgorgheranno dal ventre torrenti
d'acqua viva. Ciò Egli disse dello Spirito che dovevano
ricevere i credenti in lui »... (Giov. VII, 37, 39).
Gesù rivela lo Spirito, rivelando gli effetti della venuta di Lui nelle anime, simili agli effetti che produce la
acqua quando irriga un terreno inaridito: la fioritura della vita soprannaturale, coi doni, le virtù e i frutti.
Gesù, però, non si contentò di questa sola affermazione, ma nel momento più importante della vita, dopo
di avere istituito l'Eucaristia, nel discorso degli Addii, ritornò sull'argomento, in modo più esplicito, parlando
della natura, della missione, dei compiti dello Spirito
Santo. Le parole di Gesù formano l'oggetto delle nostre
meditazioni, durante le Messe di questo mese di Maggio fino a Pentecoste.
Rileggiamole, a nostra istruzione ed edificazione: «Se
mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga in eterno con voi, lo Spirito di verità che il mondo
non può ricevere perché non lo vede né lo conosce; ma
voi lo conoscete perché dimorerà in voi e sarà in voi...» E
dopo di aver rivelato il Mistero della SS. Trinità, annunziando la venuta delle Tre Divine Persone nell'anima
del Giusto Gesù, continua: «Vi ho detto queste cose mentre
mi trovavo ancora in mezzo a voi, ma il Paraclito, la Spirito Santo che il Padre manderà il mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi suggerirà tutto ciò che io vi ho detto»
(Giov.XIV,15-26).
Gesù chiama lo Spirito Santo « Paraclito » che vuol dire
Avvocato, Consolatore. Nel primo annunzio aveva
manifestato l'opera dello Spirito Santo nelle anime: Egli
avrebbe applicato ad ognuna la redenzione effettuata da
Gesù con la sua passione, morte e risurrezione; da questa applicazione l'uomo sarebbe diventato quella nuova
creatura di cui Gesù aveva parlato nel discorso con Nicodemo (Giov. 3, 5), ristorata, come terra inaridita da una
acqua viva (lo Spirito) che avrebbe determinato la nuova
germinazione di fiori e di frutti sorprendenti. Questa nuova creatura, rinata di acqua e di Spirito Santo, sarebbe
rimasta sotto l'influsso dello Spirito che alle false gioie
terrene avrebbe sostituito le celesti, con le Sue divine
consolazioni di cui avrebbe fatto godere l'anima, mentre,
accusando il mondo, avrebbe preso le difese dei figli di
Dio, dinanzi al Padre, operando nell'anima la pienezza del
Cristo, per essere degne dello stesso Padre.
Le meraviglie dello Spirito Santo
II discorso di Gesù si va sempre più. completando:
dopo l'annunzio triste delle persecuzioni che sarebbero
state il retaggio dei Suoi amici, Gesù rivela l'opera dello
Spirito Santo: « Tuttavia io vi dico in verità: E' utile per
voi che io me ne vada, perché se io non vado, il Paraclito
non verrà a voi; ma se io me ne andrò, ve lo manderò. E
quando sarà venuto, accuserà il mondo di peccato, di giustizia e di giudizio; di peccato, perché non hanno creduto
in me; di giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete
più; di giudizio, perché il principe di questo mondo è già
giudicato.
Ho ancora molte cose da dirvi, ma per ora non potete sostenerle. Quando sarà venuto lo Spirito di verità, egli v'insegnerà tutta la verità; giacché non parlerà da se
stesso, ma vi dirà quanto udrà, e vi annunzierà le cose che
dovranno succedere. Egli mi glorificherà, perché prenderà dal mio e ve lo annunzierà. Tutto ciò che ha il Padre è
mio perciò ho detto che prenderà dal mio e ve lo annunzierà ». (Giov. XVI, 7, 15).
Gesù annunzia che la venuta dello Spirito Santo è
subordinata alla sua partenza da questo mondo, ove il
suo compito finisce con l'Ascensione al Cielo, mentre incomincerà quello dello Spirito Santo Che dovrà venire a
completare l'opera sua, con l'applicazione della salvezza a tutte le anime per mezzo della S. Chiesa. Egli dovrà
distribuire ciò che è di Gesù e cioè le Sue infinite ricchezze frutto della Sua morte a tutte le anime che le vorranno e, nel fare ciò, lo Spirito Santo rivendicherà contro il
mondo, la vita, le parole, la missione e la morte di Gesù.
II giudizio di fuoco e di sangue
Difatti il giorno di Pentecoste, la promessa di Gesù
fu mantenuta ed ecco la narrazione limpida del grande
avvenimento, descritta da S. Luca negli Atti degli Apostoli: « E come si fu al giorno della Pentecoste eran tutti
insieme nel medesimo luogo; e, di subito si udì dal cielo un tuono, come di vento impetuoso che soffia e riempì
tutta la casa, dov'essi si trovavano. E apparvero, distinte
l'una dall'altre, delle lingue che parean di fuoco, e sé ne
posò una sopra ciascuno di loro, e tutti furon riempiti di
Spirito Santo, e cominciarono a parlare in varie lingue,
secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi ». (Att.
II, 1, 4).
E poi, lo svolgersi degli eventi meravigliosi, la folla
cosmopolita che parlava diverse lingue e che capiva gli
Apostoli come se parlassero ognuno nella lingua degli uditori; ed annunziavano. gli Apostoli le grandezze di Dio,
tra lo stupore dei presenti; e la moltitudine era immensa: «di ogni nazione che era sotto il cielo», come si esprime
S. Luca; poi, il discorso di S. Pietro che fa la prima comparsa in pubblico e, con un sermone fortunato, dopo di
aver chiaramente proclamato la innocenza di Gesù e la
Risurrezione da morte, prova irrefutabile della Divinità
di Lui, mostrando una ammirabile consonanza delle SS.
Scritture, converte tre mila persone.
Il giudizio di fuoco era compiuto! Lo Spirito proclamava, con la bocca di Pietro che « Gesù Nazareno, uomo
approvato da Dio tra voi con opere potenti e prodigi e
segni, che Dio ha fatto per mezzo di Lui tra voi, come voi
stessi ben sapete; quest'uomo che conformemente al determinato consiglio e alla prescienza di Dio, vi fu dato
nelle mani, voi l'avete confitto per man d'iniqui; ma Dio
l'ha risuscitato, avendo rotti gli angosciosi legami del sepolcro, perché non era possibile che Egli ne fosse ritenuto.... Questo Gesù lo ha risuscitato Iddio e noi tutti ne
siamo testimoni. Esaltato Egli dunque alla destra; di Dio,
e ricevuta dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha
diffuso quel che voi vedete e udite... Sappia, dunque, certissimamente tutta la casa d'israele, che Dio ha fatto
Signore e Cristo questo Gesù che voi avete crocifisso »
(Att. 2, 22, 36).
Che trasformazione! Lo stesso oratore, pochi giorni
prima, in una notte che non dimenticherà mai più, aveva tremato dinanzi alle serve ed aveva rinnegato il Maestro, concorrendo anche lui alla condanna ingiusta; ora
le sue parole forti, vibrate, chiarissime assumono il tono
del giudice che accusa.
Umanamente non si spiega il fenomeno repentino di una
testimonianza così spregiudicata, dinanzi a nemici
implacabili, se non pensando che la Piazza del Cenacolo,
si è trasformata in un nuovo Sinai, donde lo Spirito accusa e condanna il mondo; proclamando la vittoria piena
del Condannato Gesù « pietra rigettata dai costruttori,
ma diventata testata di angolo » (Atti, 4, 13).
Pochi giorni passarono e il giudizio di fuoco, comincerà a diventare giudizio di Sangue, nel martino di S.
Stefano che, per il primo, rende testimonianza sanguinosa a Gesù Risuscitato.
. Lo Spirito Santo, facendo la sua Apparizione singolare, come fuoco, s'impossessa degli uomini che, d'ora
innanzi « non potranno resistere allo Spirito » (Atti, 6,
10).
Incominciava la seconda parte della Storia del Cristo Mistico che sarebbe stata, fino all'ultimo giorno del
mondo, un giudizio di sangue. Ma allo Spirito non si potrà resistere ed Egli, sia pure lentamente, maturerà tempi e primavere nuove, lasciando sbalorditi ed esasperati
gli eterni nemici di Gesù.
L'umanità incadaverita, avvertirà la nuova vita perché sentirà lo Spirito nuovo impossessarsi delle sue ossa e delle sue compagini e sarà pronta a dare battaglia
presso i tribunali e nei circhi agonali, a dimostrare una
forza di convinzioni che non si era trovata l'uguale, in
tutta la storia precedente.
Un poeta gentile cristiano esprimeva il divin
fermento di quell'ora: « Già volge a vespero — l'ora dei
forti: sul divin Tevere - vincono i morti »!
Nell'anima dell'uomo se n'era inserita un'altra: lo
Spirito Santo che, d'ora innanzi, con l'uomo nuovo avrebbe scritto la Storia.
La scena che gli Atti descrivono forma l'atto di nascita della Chiesa che, da quel momento, avrebbe percorso l'ascesa dei secoli, con lo Spirito Santo, moltiplicando
le sue meraviglie.
Lo Spirito Santo
nella Rivelazione Paolina
Per rivelare maggiormente lo Spirito Santo, Gesù si
servì del suo vaso di elezione S. Paolo: la dottrina sullo
Spirito Santo forma uno dei cardini fondamentali della
Teologia Paolina. Essa si può considerare sotto due aspetti: lo Spirito Santo e l'individuo; lo Spirito Santo e
la Chiesa.
Lo Spirito Santo e L'individuo
Innanzi tutto, l'individuo, nuova creatura, nasce nello Spirito: « Siete stati giustificati nello Spirito » (I Cor.
VI, II). Nello stesso cresce: « (Id.) Siete stati santificati
nello Spirito Santo »; di Lui diventa Tempio: « Lo Spirito Santo abita in voi » (Ef. 2, 22); « Se lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù da morte abita in voi, colui
che ha risuscitato Gesù da morte vivificherà i vostri corpi
mortali per causa del Suo Spirito Che abita in voi» (Rom.
8, II); « Voi siete stati edificati in un tempio di Dio nello
Spirito ».
Egli come ospite dell'anima, diventa la vita di essa;
perciò S. Paolo Lo chiama: « Spirito di vita » (Rom. 8, 2);
a Lui attribuisce ogni carisma» (I Cor. XII, 4); è Lui che
rivela il mistero della sapienza di Dio nella follia
della Croce perché lo Spirito conosce « le cose divine »
(I Cor. 2, 10); è sempre Lui Che dirige tutte le manifestazioni della vita soprannaturale nell'uomo dal battesimo,
alla gloria; in Lui il cristiano deve camminare (Rom. 8,
4); da Lui gli vengono tutte le virtù » (Gal. V, II).
S. Paolo vede che lo Spirito è la vera ricchezza del
cristiano; essendo Egli l'Amore, si dona con generosità
divina, persistente: « L'amore di Dìo è diffuso nei nostri
cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci fu dato» (Rom.
V, 5).
L'Azione sociale dello Spirito
La teoria del Corpo Mistico è il capolavoro di S. Paolo: nella Lettera agli Efesini rivela il Mistero della unio-ne
di Cristo con la Chiesa in un solo corpo; ma come il
Corpo mio vive nel mio Spirito; così il Corpo di Gesù
vive dello Spirito di Lui. Il Corpo è compenetrato dallo
Spirito Santo che vivifica, attraverso del più forte dei vincoli: la carità. Per lui il corpo riceve la unità: « Tutti siamo stati battezzati in un medesimo Spirito per formare
un sol corpo, ed Ebrèi, e Greci, e schiavi, e liberi; e tutti
siamo stati abbeverati in un medesimo Spirito » (I Cor.
XII, 12-27). In tale Corpo vi è diversità di organi che non
dipende dalle qualità dei cristiani, ma solamente dallo
Spirito Santo Che concede i doni gratuiti per il bene del-la
Chiesa; quali sono l'apostolato; la profezia, il discorso di
sapienza e di scienza, il discernimento degli spiriti, il
potere di guarire gli ammalati, di operare miracoli, l'attitudine a governare, a soccorrere i poveri, a consolare gli
afflitti, a praticare opere di misericordia « Orbene tutti
questi effetti li produce l'unico e medesimo Spirito che
distribuisce a ciascuno secondo, che vuole » (I Cor. XII
II).
Lo Spirito Santo, secondo S. Paolo, è l'anima del
Corpo Mistico; Ospite, Dono, Motore di tutto l'Organismo, è Lui Che l'organizza, Lo fa vivere, Lo muove; ne costituisce la compagine; ne forma la bellezza. Come nel Seno di Maria ha formato il Corpo naturale del Cristo, così
ne forma il Corpo Mistico, bello come quello di una vergine sposa», senza macchia e sènza rughe, colonna e fortezza di verità » (Ef. 5, 27).
L'operazione misteriosa di questo Spirito nella Chiesa si manifesta coi Sacramenti che da Lui vengono formati e da Lui hanno efficacia; coi Doni che permettono al
Dito di Dìo, di formare il capolavoro dell'anima rigenerata; con l'assistenza continua che assicura alla Chiesa
le doti della indefettibilità e dell'infallibilità; con la fecondazione dei germi della vocazione in coloro che sono
destinati ad esserne Ministri per portare a compimento
l'opera dello Spirito per l'edificazione del corpo di Cristo » (Efes. 4, 12).
Lo Spirito Santo
nell'insegnamento della Chiesa
Le rivelazioni di S. Paolo intorno allo Spirito Santo,
vengono vissute dalla Chiesa nella sua ammirabile Liturgia. Questa, attraverso i secoli, ha cesellato veri capolavori
di lirismo dommatico, quali sono l'Ufficiatura e la Messa
delle Pentecoste. Della prima sono insuperati ed insuperabili gl'Inni; della seconda, la colletta, i versetti e la
Sequenza.
A base della preghiera liturgica allo Spirito Santo sta
il passo di S. Paolo: « Non avete mica ricevuto lo spirito di servitù da ricadere nel timore, ma spirito di adozione a figlioli in cui gridiamo: « Abba, Padre! Lo Spirito
stesso attesta allo spirito nostro che siamo figli di Dio »
(Rom. VIII, 15-16).
Un benedettino che scrive con la dolcezza di S. Bernardo, l'Abbate Mezza, in un suo Opuscolo dedicato tutto
allo Spirito Santo, così sintetizza l'espressione della Liturgia della Chiesa al riguardo: « Lo Spirito Santo è chiamato nostra guida (ductore sic te praevio - vitemus
omne noxium), luce dell'anima (O Luce beatissima, riempi le profondità del cuore dei Tuoi fedeli e accendi in
essi il fuoco del Tuo Amore); dolce ospite dell'anima; lume dei cuori; dolce sollievo dell'anima » (Mezza. Lo Spirito Santo).
L'ammirabile Sequenza, rivestita di note soffuse del
più alto misticismo, continua ad invocare lo Spirito come
« padre dei poveri, fonte dei beni; ottimo consolatore; riposo nel lavoro; sollievo nell'ardore; conforto nel pianto», affermando categoricamente che « senza di Te, nulla
è nell'uomo, nulla è senza colpa », mentre fa pregare, con
gemito filiale: « Monda ciò che è impuro, irrora ciò che è
arido, sana ciò che è lacero. Piega ciò che è duro, scalda
ciò che è freddo, reggi ciò che è smarrito. Ai Tuoi fedeli
che in Te confidano da i sette doni. Da il merito della virtù, da una buona fine, da il gaudio eterno. (Lit. Sequ.
Pentec.).
L'Inno dei Vespri è come una eruzione vulcanica dal
petto della Chiesa: « è l'invito allo Spirito Creatore, Consolatore ed Avvocato, Dono di Dio; fontana viva; fuoco,
carità e spirituale unzione, perché accenda i cuori; infonda l'amore; dia la salute alla debolezza del corpo; allontani il Nemico; doni la pace; liberi dal male; conceda
la scienza di Dio, nella conoscenza amorosa del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo ». Nella visione estasiante
di tanti beni, la Chiesa, nell'Inno di Terza che ricorda
proprio il momento della discesa dello Spirito Santo, in-
vita tutte le potenze dell'uomo ad esaltare lo Spirito perché « di fuoco fiammeggi la carità e l'ardore incendi i
fratelli ».
Ma tutto ciò, fino ad oggi, passò inosservato per
tanti cristianelli all'acqua di rose che ignorarono perfino l'esistenza dello Spirito Santo!
Speriamo che la rivelazione della Liturgia, con
l'uso della lingua parlata, riporti i cristiani all'apprezzamento delle investigabili ricchezze dello Spirito Santo,
Anima delle noste anime.
Miseria spirituale
II problema che si è imposto, sotto tutte le forme,
alla considerazione dell'uomo moderno, creando la più
grande questione del giorno è la miseria dei beni materiali e sono due secoli che l'Umanità si dibatte in cerca
di soluzioni, in tragiche, e sanguinose lotte. Ed è giusto:
Dio ha dato a tutti gli uomini di poter usar dei beni della Terra! Ma chi si ferma a considerare la miseria morale che va spaventosamente crescendo di giorno in giorno e, molto di più, presso quei popoli che sono sempre
meglio provvisti di beni materiali?
Anime spente nella Grazia ce ne sono a non finire;
anime rachitiche ed intisichite riempiono di desolazione
la terra; anime rattrappite e paralizzate affollano le vie
e le piazze e le case degli uomini. Sembra proprio di vedere la Visione di Ezechiele: « Un campo immenso, pieno
di ossa, aride e grandemente secche! », nonostante i fulgori della Civiltà della Tecnica!
Il Card. Maffi in una Sua Pastorale, descrive da par
suo la Cena di Sedan, ove, in una villa, attorno ad una
grande tavola, erano stati disposti dai Tedeschi, cadaveri di Francesi in atteggiamenti sghignazzanti, per rendere plastica di sadismo feroce la immensa sventura di
quella Nazione nel disastro del 1870.
Cadaveri! Cadaveri! Cadaveri!, dinanzi .a Dio, tante
vite che siedono sgargianti, al banchetto della vita!
Ezechiele ascolta la Voce che gli dice: « Figliolo dell'uomo, pensi che siano per ricevere la vita queste ossa?».
E mentre il Veggente resta muto di spavento, il Signore soggiunge: « Ecco che io infonderò su voi lo Spirito
e avrete la vita » (Ezech. 37, 1-5).
E' il piano di Dio che non muta. Il peccato dissemi-
na cadaveri lungo le vie lussuose e nei palazzi superbi, o
nelle città tumultuose: uomini che ebbri di conquiste materiali, hanno spento in sé l'ideale e si son resi cadaveri,
ma lo Spirito di Dio ha il compito di richiamarli a vita,
purché Gli si dica, con grido supplice: Vieni!
La Civiltà moderna ha fatto di tutto per spegnere e
contristare io Spirito Santo, specialmente con la esasperazione del sesso, voluta e praticata sugli schermi e sul
video; ma lo Spirito di Dio è sempre pronto a fare la Sua
irruzione nell'anima, come dolce ospite, divino Consolatore! Egli chiamato, viene immediatamente; invocato,
riempie le anime ed in esse opera il disgelo; accolto con
amore, diffonde le Sue divine consolazioni.
La dissacrazione del Tempio!
I primi cristiani convertiti dal paganesimo si vergognavano, come dice S. Paolo, delle ignominie di prima
(Rom. VII, 21) « perché la loro fine è la morte »! Alla distanza di due mila anni, le vergogne antiche sono diventate monili! La perdita del pudore viene chiamata fortezza e l'ammirazione degli uomini non è più per le virtù
maschie, ma l'idolo della carne è diventato il nuovo Moloch, al quale s'immolano figli e figlie, come nell'antico
Tempio dei Fenici.
Ma le parole di S. Paolo risuonano sempre ammonitaci: « Non sapete che siete tempio di Dio? e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se alcuno violerà il tempio di
Dio, Iddio lo disperderà. Poiché santo è il tempio di Dio
che siete voi (I Cor. III, 16, 17) e, più sotto, nella stessa
lettera (I Cor. VI, 19,20): «Non sapete che le vostre
membra sono tempio dello Spirito Santo, il Quale è in voi,
il Quale vi è stato dato da Dio, e che non appartenete a
voi stessi? Glorificate e portate Dio nel vostro corpo »!
Con il progresso moderno, queste parole non hanno
perduto valore: sono sempre fresche, come nel giorno in
cui furono scritte e rappresentano l'atto di accusa cocente alla nostra civiltà di peccato.
Non vediamo che, giorno pe’ giorno, Dio ci disperde,
come profanatori?
Nei giorni scorsi, dopo venti anni, furono evocati i
giorni tristi delle rovine fumanti, delle città distrutte, dei
campi di sterminio, dei fiumi di sangue versato da milioni e milioni di vittime, in un periodo apocalittico, in cui
l'uomo riappare belva! Ma chi si è fermato a considerare « gli anni in cui vedemmo i mali » (Ps. 89, 15) ?
La frenesia del godere, resa facile dalle aumentate
ricchezze, sta travolgendo nuovamente le anime. La conseguenza fatale che gli uomini dovrebbero sottolineare è
sempre la stessa: la disperazione, il maciullamento della umanità! Basta guardarsi attorno: rumori di guerra
dappertutto; ecatombe di moltiplicati disastri; strade
del mondo, tutte tinte di sangue umano; vampe di rivoluzioni che minacciano di appiccar fuoco al mondo!
Ai fratelli dimentichi non c'è che gridare col Profeta:
«Pertanto, o re, abbiate giudizio, imparate, o giudici della terra! Servite il Signore con timore ed esultate dinanzi a
Lui con tremore. Accogliete l'ammonizione e ravvedetevi, perché non s'adiri il Signore, e periate lontano dalla
retta via, quando divampi ad un tratto l'ira sua! » (Ps.
II, 10).
Siamo chiamati tutti a riedificare rovine morali e a
non determinarne altre. Ma questa è opera dello Spirito
Santo. Egli grida, con gemiti inenarrabili: « Beati i puri
di cuore perché vedranno Dio ». (Matt. V, 8) InvochiamoLo e cerchiamolo di non contristarLo con le nostre resistenze.
Egli ci chiama ad un'opera di disinfezione morale e
di preservazione, con l'astinenza da tutto ciò che L'offende. AscoltiamoLo.
I mezzi per toglierci dal fango della corruzione, Egli
ce li da nei Sacramenti ben ricevuti, coi quali cauterizza
le nostre ferite e c'immunizza dalle ricadute e ce li fornisce attraverso lo spirito di preghiera che ci rende forti
contro le suggestioni della carne.
Siamo docili ai Suoi divini inviti, e la faccia della
terra nuovamente sarà trasformata perché, difatti, ci troviamo tutti: nell'ambiente più adatto alle effusioni dello
Spirito Santo quale ci è dato dal Concilio Ecumenico Vaticano Secondo che trasforma la terra in un nuovo Cenacolo dal quale, con impeto impetuoso, lo Spirito Santo
opererà certamente la nuova Pentecoste.
Lo Spirito Santo e il Seminario
Poiché la mia lettera intende preparare pure la Giornata del Seminario, è bene considerare i rapporti intimi
che passano tra questo e lo Spirito Santo. L'opera di Lui
al riguardo delle Vocazioni consiste nell'infondere nelle
anime dei bambini, i germi della divina vocazione; a fecondarli; a sostenerli ed a portarli a maturità.
Nel Seminario, vero Tempio dello Spirito Santo, a-
leggia Lui con la Sua divina virtù, infondendo nelle anime
dei Superiori i suoi doni di scienza, di intelletto, di consiglio e di pietà per la scelta delle vocazioni; sostenendo
i giovanetti nelle lotte per l'affrancamento dai propri sensi e dalle proprie passioni e conservando sempre col suo
fascino la voce che li chiama ad essere Sacerdoti dello
Spirito, come saranno formati nel giorno della loro ordinazione.
Al Seminario debbono guardare Clero e popolo, come
al Tempio massimo dello Spirito Santo nella Diocesi e,
con la loro opera fatta di preghiere, di offerte, di sofferenze e dì aiuti materiali, contribuire a renderlo sempre più
degno dell'Ospite che assicurerà la continuazione del Sacerdozio in mezzo alle nostre care popolazioni.
Il giorno di Pentecoste, perciò, gli occhi di tutta la
Diocesi siano rivolti al Seminario, ove lo Spirito Santo
chiama nuovamente ì Leviti a cantare le grandezze di Dio
consacrandoli suoi cavalieri e suoi testimoni a portare il nome di Gesù sino agli ultimi confini del mondo.
Il novenario che ci prepara alla Festa dello Spirito
Santo abbia come scopo principale quello di implorare
dallo Spirito Santo molti e santi operai per questa vigna
sua eletta che è la Diocesi, mentre nel grande giorno, uniti di mente e di cuore, Pastore, Clero e popolo, sentendo dentro di noi le profuse gioie dello Spirito Santo ed
esultando in Lui, Gli canteremo, guardando i nostri Seminaristi:
« Tempra dei nostri giovani il
confidente ingegno; Spira dei
nostri pargoli
nell'ineffabil riso ».
Con questi sentimenti, aprendo l'animo all'ingresso
trionfale dello Spirito Santo, vi benedico tutti nella sua
Grazia e nella sua Carità.
Cassano Jonio, nel Quarantaquattresimo anniversario della Ordinazione Sacerdotale
+Raffaele Vescovo
N.B.
La presente Lettera Pastorale formerà oggetto delle istruzioni da tenersi al popolo durante le sere del Novenario in onore dello Spirito Santo.
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