ISTITUZIONI PROFILI STORICI E POLITICI Direttore Federico L Università del Salento Comitato scientifico Francesco I Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” Giorgio B Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” Dora M Università di Torino Carla S M Sapienza Università di Roma Guido Salvatore M Sapienza Università di Roma Joerg L Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” ISTITUZIONI PROFILI STORICI E POLITICI La collana si pone come luogo geometrico di incontro per tutte quelle discipline che hanno a che fare con il campo oggettuale delle istituzioni politiche (e, in particolare, dello Stato). La storia delle istituzioni politiche, non meno che la riflessione politologica, sociologica, giuridica, filosofica, economica sulle forme organizzative della statualità sarà l’oggetto dei testi che verranno proposti o riproposti. L’oggetto viene posto al centro dell’attenzione e attorno a esso vengono collocate le distinte angolazioni disciplinari dalle quali lo si può studiare, diacronicamente o sincronicamente. Mariaconcetta Basile Costituzionalismo e formazione dell’opinione pubblica in Sicilia (–) Prefazione di Roberto Martucci Copyright © MMXVI Aracne editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, Ariccia (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: febbraio Alla mia cara nonna Indice Prefazione Nota introduttiva Capitolo I Alle origini della costituzione siciliana del : tra censura e libertà di stampa .. Nascita e prima diffusione delle idee costituzionali, – .. Due opposte fazioni “costituzionali”: cronici e anticronici, – .. Una significativa Lettera di un padre a suo figlio sulla libertà di stampa, . Capitolo II Echi della costituzione di Cadice nel Regno di Sicilia .. Dalla libertà di stampa costituzionale al decreto del luglio , – .. Politica e istituzioni: il dibattito nei periodici siciliani durante i moti del , – .. Il miraggio dell’indipendenza di un Regno di Sicilia, . Capitolo III La recezione a Napoli della costituzione spagnola .. La stampa “costituzionale” napoletana nel , – .. La riforma costituzionale amministrativa del Regno nei Dialoghi politici fra due liberali: il Prudente ed il Riscaldato, – .. I progetti di riforma sulla libertà di stampa nella costituzione di Cadice, . Indice Capitolo IV Istituzioni e formazione dell’opinione pubblica nella Sicilia del risorgimento .. La censura sulla stampa nel Regno delle Due Sicilie, – .. Il giornalismo politico siciliano, – .. I catechismi costituzionali prerivoluzionari, – ... Il Catechismo politico siciliano di Michele Amari, – ... Il Catechismo sulle rivoluzioni, . Capitolo V Tra rivoluzione e costituzione. La libertà di stampa nella formazione di una coscienza politica “popolare” .. Tra rivoluzione e costituzione: l’abolizione della censura, – .. Gli scritti anonimi sulla libertà di stampa, – .. Palermo all’ombra della libertà: un opuscolo sull’emblematico caso del barone di Bellacera, . Appendice . Lettera di un padre a suo figlio sulla libertà di stampa, – . Problema di politica sulla indipendenza della Sicilia, – . Dialoghi politici fra due liberali, il Prudente e il Riscaldato, – . Catechismo sulle rivoluzioni, – . Zappulla contro–rivoluzionario nel , . Fonti e bibliografia Indice analitico Ringraziamenti Nel licenziare queste pagine desidero ringraziare il personale delle Biblioteche regionali e universitarie di Messina e Catania, della Biblioteca centrale della regione siciliana e della Biblioteca comunale di Palermo, della Società napoletana di Storia Patria di Napoli, di Storia moderna e contemporanea di Roma, presso cui tale ricerca è stata condotta. La mia gratitudine va, inoltre, al professore Livio Antonielli per i numerosi spunti utili offertimi nell’affrontare la ricerca, al professore Antonello Mattone per i preziosi consigli ricevuti e al professore Roberto Martucci per la pazienza e l’attenzione mostrata nel rivedere il testo e per le solerti indicazioni datemi. Infine, ma non per ultimo, desidero esprimere la mia riconoscenza al mio Maestro, professore Andrea Romano, che mi ha seguita con rigore e entusiasmo ed indirizzata nella ricerca. Prefazione∗ Due Sicilie, nessuna costituzione l’illusione costituzionale in Sicilia tra Lord Bentinck e il Quarantotto Sono trentasei intensi anni che racchiudono esperienze altrove maturate in tempi ben più lunghi, quelli rivisitati da Mariaconcetta Basile in questo saggio su Costituzionalismo e formazione dell’opinione pubblica in Sicilia. La studiosa presenta una rassegna degli «scritti politici editi tra le due costituzioni del e del », proponendosi di riflettere «sulle vicende costituzionali dell’Ottocento siciliano» o, per meglio dire, della prima metà dell’Ottocento. Progetto ambizioso, che investe un periodo fondamentale per l’intero Risorgimento e non solo per quello siciliano. Si ricordi che sono quelli gli anni in cui si compiono i destini di Casa Borbone–Sicilia con l’irrimediabile cesura rispetto alle élites isolane già lealiste, predeterminando il tragico epilogo finale con il collasso statuale del . Un epilogo che possiamo considerare in gran parte una conseguenza ritardata della revoca della costituzione siciliana del , decisa incautamente — ma non immotivatamente — da re Ferdinando con la promulgazione della «Legge fondamentale del regno delle Due Sicilie» dicembre . Infatti, l’iniziativa omologatrice, promossa dal ministro Luigi de’ Medici dopo la Restaurazione del suo sovrano a ∗ Roberto Martucci, Professore Ordinario di Storia delle Istituzioni Politiche, Università del Salento. . Nota introduttiva di M. B, nel presente volume, p. ; i testi costituzionali da me citati sono consultabili nel pregevole volume Le costituzioni italiane, curato da Alberto Aquarone Mario D’Addio Guglielmo Negri, Milano, Edizioni di Comunità, , pp. XVI–. Prefazione Napoli — che ha trovato orecchie attente nel re — non è del tutto priva di basi razionali e ha una sua logica ìnsita nella duplice situazione legislativa esistente nei due Regni, l’indomani dell’uscita di scena di Gioacchino Murat: al di qua del Faro, nel Continente napoletano, dal non esiste più il regime feudale, mentre al di là del Faro esso è ancóra un’anacronistica realtà, gelosamente custodita dai baroni, tumultuosamente attivi nel Parlamento del Regno di Sicilia. Quell’intenzione razionalizzatrice mira, dunque, ad estendere alla Sicilia i vantaggi della modernizzazione legislativa introdotta dai Napoleonidi usurpatori nel “loro” Regno di Napoli: non solo la legislazione anti–feudale del , ma anche i codici civile, penale e di procedura. Per farlo occorre, però, che i due Regni che dal hanno un solo re — dal Ferdinando che è, allo stesso tempo, IV a Napoli e III in Sicilia — diventino una sola realtà istituzionale: il neonato Regno delle Due Sicilie, filtrato nelle maglie di una interpretazione estensiva dei Trattati di Vienna. Una interpretazione, forse, non incoraggiata ma sicuramente “coperta” dall’onnipotente ministro austriaco Klemens von Metternich . Tuttavia, questa decisione ha dei contraccolpi istituzionali e politici immediati, all’epoca facilmente prevedibili e, però, incautamente ignorati o sottovalutati a Napoli, nei palazzi del potere. Per prima cosa, la Sicilia cessa di essere quello che era da tempo immemoriale — fin dal — e cioè un Regno con un suo Parlamento, per ridursi alla sua semplice essenza di isola mediterranea. In secondo luogo, non potendo l’unico Regno avere due capitali, necessariamente Palermo deve perdere rango venendo declassata rispetto alla dominante Napoli, per accontentarsi dello status ben più modesto e, quasi, oltraggioso di capovalle . Questa inaspettata capitis deminutio statuale, aliena . Sulla complessa vicenda, cfr. per tutti G. G, Il Regno di Napoli. V.Il Mezzogiorno borbonico e risorgimentale (–), Torino, Utet, , soprattutto pp. –. . Nel presente volume, infra, p. . Prefazione ai Borbone la classe dirigente isolana — di cui è magna pars quella nobiltà di già ininterrotta preminenza nel plurisecolare Regnum Siciliæ — che si fa immediatamente frondista costruendo il mito della revocata costituzione del , oscillando tra anèliti indipendentisti dal corto respiro (, ) e incauta ricerca di un padrone straniero, bramato alla cieca pur di emanciparsi da Napoli (). Tornando alle considerazioni iniziali, se il rappresenta per la Sicilia il punto di svolta nei suoi rapporti con Casa Borbone, è pur sempre dal contraddittorio che occorre prendere le mosse, con le sue antinomiche costituzioni di Cadice e Palermo, redatte entrambe sotto protezione militare britannica, ancorché ispirate a princìpi antitetici: l’una — quella gaditana — ambiziosamente tesa a mutuare dalla nemica Francia la sua costituzione monarchico–rappresentativa del settembre ; l’altra — la palermitana — volta a realizzare in forma scritta quella che si era soliti denominare “costituzione inglese”. Entrambe interessanti la Sicilia, sia pure in periodi e contesti diversi. Il può, dunque, essere considerato annus mirabilis. La grande insurrezione spagnola anti–francese — contadina e militare allo stesso tempo — fin dal ha mostrato all’Europa che le armate napoleoniche non sono invincibili. Dopo quattro anni di guerra durissima la Junta Central, che guida l’insorgenza, può convocare a Cadice, sotto protezione militare britannica, le Cortes Constuyentes: da un dibattito appassionato nasce, quale frutto tardivo del francese , la costituzione detta di Cadice che fonda un sistema ampiamente rappresentativo basato sul suffragio universale maschile. In quello stesso anno, anche dove le armi rivestono un’importanza liminare e cioè nel sonnacchióso scacchiere italiano, qualcos’altro si muove. A Napoleone Bonaparte, antiparlamentare protagonista del Brumaio, viene opposto un significativo manifesto politico che ha la sua forza nella centralità del Parlamento e nella contestuale limitazione delle prerogative regie. È la costituzione siciliana del luglio che fonda anch’essa Prefazione un sistema rappresentativo ma, a differenza della coeva carta gaditana, lo incardina su un suffragio maschile censitario più che ristretto. Non di meno, per l’antico Regno mediterraneo si tratta di un passaggio istituzionale d’indubbia rilevanza. Tramite della raffinata operazione politica è il plenipotenziario britannico Lord William Bentinck, comandante generale delle forze inglesi in Sicilia e convinto whig, destinato a un avvenire politico–amministrativo di grande spessore . In quel momento, nel Regno la tensione tra il re e l’aristocrazia isolana ha raggiunto il suo acme, rischiando di incrinare irrimediabilmente il fronte interno in piena guerra. Forte dell’appoggio della nobiltà liberaleggiante — per tutti, valga il riferimento ai principi di Castelnuovo, di Belmonte e di Villafranca — Lord Bentinck dà abilmente scacco a re e regina, rivitalizzando il vetusto Parlamento tricamerale. Ma la sua azione non si ferma lì, investendo gli stessi Reali di Sicilia: la regina Maria Carolina è rapidamente obbligata a rientrare nella sua Vienna dopo un’assenza di circa mezzo secolo, mentre l’inquieto e irresoluto Ferdinando è costretto a cedere — non senza contrasti — l’e. Lord W. B (Portland /Parigi ); combatte nelle campagne contro la Francia rivoluzionaria, poi governatore di Madras (–) e collaboratore di Lord Wellington in Spagna nel ; comandante delle forze inglesi e ambasciatore in Sicilia dal , deciso whig, interviene nel conflitto fra re Ferdinando e l’aristocrazia parlamentare, a beneficio di questa. Impone l’allontanamento della regina Maria Carolina dall’isola, la nomina del principe ereditario Francesco, duca di Calabria, quale Vicario generale del Regno e la formazione di un Ministero costituzionale; a lui si deve l’approvazione della costituzione siciliana del . Lasciata la Sicilia Lord Bentinck sbarca a Livorno al comando di uomini nel , assedia e occupa Genova dove restaura una effimera Repubblica (di cui restano tracce nella monetazione). Il suo ultimo incarico ufficiale lo vede Governatore generale delle Indie (–). . Il gennaio ; sulla contrapposizione tra Ferdinando e i baroni e la successiva crisi costituzionale, cfr. Antonio Capograssi, Gl’Inglesi in Italia durante le campagne napoleoniche. Lord W. Bentinck, Bari, Gius. Laterza & Figli, , pp. –; v. Rosario Romeo, Il Risorgimento in Sicilia, Roma–Bari, Editori Laterza, (), pp. –; v. Giuseppe Giarrizzo, La Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, in Storia d’Italia, diretta da Giuseppe Galasso, Torino, Utet, , XVI, pp. –; v. anche Giuseppe Buttà, I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli, [Napoli, Editore La Discussione, ] Bologna, Forni Editore, , I, p. , inoltre, Enza Pelleriti, –. La Sicilia fra due costituzioni, con un’appendice di testi, Milano, Giuffrè, , pp. XI–XIV. Prefazione sercizio dell’autorità regia al figlio Francesco, duca di Calabria, nominato Vicario generale del Regno. Di conseguenza, il quasi millenario Parlamento del Regno di Sicilia con i suoi anacronistici tre Bracci — ecclesiastico, militare, demaniale — si ritrova investito del potere costituente, sia pur mediato da cotanto Lord Protettore che lo indirizza verso lidi bicamerali. Accettata obtorta gula da re Ferdinando III di Borbone, la costituzione siciliana del ha modificato la forma di governo affidandone il timone, sulla falsarìga inglese del King in Parliament, a una saggia cogestione tra ministri del re e uomini del Parlamento . Malgrado l’ingeneroso giudizio riduttivo formulato da un insigne studioso circa la «sua povertà giuridica, e l’arretratezza delle sue basi» , in parte condiviso più di recente da chi la trova «disorganica e soprattutto prolissa» , la costituzione siciliana del , proprio per la sua origine non octroyée, resta una delle pietre miliari della storia costituzionale italiana . Non di meno, il sistema rappresentativo siciliano con il suo “governo misto” non ha un facile rodaggio, dato che immediata è la spaccatura a Palermo tra i «Cronici» fautori della costituzione e gli «Anticronici» , suoi avversari. Mentre la libertà di stampa se, da un lato, educa l’ultraminoritario pubblico dei pochi alfabetizzati al dibattito politico non è, però, scevra da personalismi e abusi. . M.T. C, In Gaium Verrem Actio secunda, , , . . Al modello costituzionale inglese è stato dedicato un importante Convegno internazionale a Messina (– novembre ) in memoria dell’insigne studioso Francisco Tomás y Valiente, i cui Atti sono un fecondo punto di riferimento per gli studiosi: Andrea Romano (a cura di), Il modello costituzionale inglese e la sua recezione nell’area mediterranea tra la fine del e la prima metà dell’, Milano, Giuffrè, . . G. G, La Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, cit., p. . . E. P, –. La Sicilia fra due costituzioni, cit., p. XLVI. . Meritoriamente, Andrea Romano ne ha curato la ristampa anastatica (Messina, presso l’Accademia, ): Costituzione del Regno di Sicilia stabilita dal Parlamento dell’anno , Settima edizione palermitana riveduta, corretta, ed aumentata d’un Indice copiosissimo di materie, e dei Diplomi, e carte emanate, Palermo, Dalla Tipografia di Francesco Abbate Qm. Dom., . . Nel presente volume, infra, p. . Prefazione Ad ogni buon conto, archiviate le operazioni militari e allontanatosi definitivamente Lord Bentinck, re Ferdinando assume nuovamente l’iniziativa e le novità che annuncia non sono tranquillizzanti per le élites siciliane. Dopo che il Congresso di Vienna dal ° novembre al giugno ha ridisegnato i confini europei e gli assetti della Penisola italiana, consentendo al Borbone di recuperare anche sul Continente Napoletano la non più dimidiata sovranità, il re indirizza al principe di Castelnuovo il documento detto delle «trenta linee». Di cosa si tratta? Sono i trenta punti contenuti negli «Articoli fondamentali d’istruzione comunicati da Sua Maestà a’ Membri della commissione incaricata della rettifica della Costituzione», redatti da un antico sodàle di Gaetano Filangieri, il marchese Donato Tommasi. Come ricorda Mariaconcetta Basile, vi si ridimensiona «il ruolo del Parlamento a vantaggio delle antiche prerogative del sovrano» . Possiamo dire che in nuce le «trenta linee» annunziano il decreto dicembre n° , definito non a caso «legge fondamentale del Regno delle Due Sicilie». Questa «legge fondamentale» fa gemmare “arbitrariamente” un nuovo soggetto di diritto internazionale pubblico sulle ceneri di due distinte (e zoppicanti) sovranità, tanto da far assumere a quello che amerà definirsi il “Nestore dei re” un ordinale nuovo di zecca. In tal modo, Palermo perde Ferdinando III (e Napoli il IV), mentre ormai sull’unico trono del nuovo Regno c’è Ferdinando I. Dunque, Due Sicilie ma nessuna costituzione, visto che quella siciliana del — con i limiti imposti all’autorità regia — è di troppo. Decisamente, Lord Bentinck con le sue illusioni whig, ha fatto il suo tempo. Viene, infatti, sostituito da un diplomatico di ben altro orientamento politico, membro dei Comuni nello schieramento tory ed elemento non secondario dell’establishment britannico: sir William A’ Court . Infatti, a . Infra, p. . . W. A’ C ( VII / V ), deputato ai Comuni (–), inviato straordinario presso le Reggenze Barbaresche (–), inviato a Napoli (–) Prefazione Londra il Gabinetto Liverpool — su indicazioni del ministro degli Esteri Lord Castlereagh — privilegiando ben altri equilibri, ha lasciato spazio in tutta l’Europa continentale alla neonata Santa Alleanza tripartita (Austria, Prussia, Russia ) e l’intera Penisola italiana all’egemonia militare e politica austriaca. Il Quinquennio della Restaurazione napoletana vede la sofferta coabitazione di borbonici e murattiani nella piramide amministrativa, civile e militare del Regno, fino a quando il pronunciamiento di Nola , il luglio , incrina definitivamente il compromesso di Casa Lanza che aveva reso possibile in Spagna (–) e Portogallo (–); diviene Lord Heytesbury (), poi ambasciatore in Russia (–), Lord Luogotenente in Irlanda (–). . R. S, Lord Castlereagh (Dublino, VI /Loring Hall, VIII ), uomo politico anglo–irlandese; deputato ai Comuni a Dublino (), collaboratore di William Pitt il giovane, è Segretario per l’Irlanda () nel suo Gabinetto; Segretario di Stato per la Guerra e le Colonie nel nuovo Gabinetto Pitt (–), mantiene l’incarico nel Gabinetto Portland* (–); ministro degli Affari Esteri a partire dal , negozia con Austria, Prussia e Russia la Quadruplice Alleanza, giocando un ruolo di primo piano nel Congresso di Vienna e, poi, fino al nel Gabinetto guidato da Lord Liverpool, quando pone fine alla propria vita. [* William Henry Cavendish–Bentinck (Nottinghamshire, IV /Bulstrode, X ), Lord Portland, padre di Lord Bentinck] . Potenze firmatarie della dichiarazione di Parigi settembre . . Sugli avvenimenti del –, v., innanzi tutto, per un inquadramento generale A. L, Storia del Mezzogiorno nel Risorgimento, Roma, Editori Riuniti, e, più specificatamente sul pronunciamientocarbonaro–murattiano, Idem, La rivoluzione napoletana del –, Roma, Editori Riuniti, ; poi l’ampio affresco di G. G, Il Regno di Napoli. V.Il Mezzogiorno borbonico e risorgimentale (–), cit., pp. –; inoltre, A. S, Dalla seconda restaurazione alla fine del regno, in Giuseppe Galasso e Rosario Romeo (a cura di),Storia del Mezzogiorno, IV, Roma, Edizioni del Sole, , pp. –; poi J.A. D, Napoli e Napoleone. L’Italia meridionale e le rivoluzioni europee (–), Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino Editore, , pp. –, tr. it. di Pasquale Palmieri, ediz. originale: Naples and Napoleon: Southern Italy and the European Revolutions, –, Oxford University Press, ; più sintetico, ma perspìcuo, S.J. W, Il Risorgimento italiano. II.Dalla Restaurazione all’Unità, Torino, Einaudi, , tr. it. di Elda Negri Monateri e Aldo Serafini, pp. – [nel volume non si fa riferimento ad alcuna edizione inglese]; v. anche M.S. C, La Costituzione di Cadice e le rivoluzioni italiane del –, in «Le Carte e la Storia», , , pp. –; infine, R. M, L’Eco di Cadice: l’affievolimento della referenza gaditana nella storia del Risorgimento italiano, in Filosofia e Politica. Studi in memoria di Laura Lippolis, Trento, Tangram Edizioni Scientifiche, , in particolare pp. –. Prefazione l’amàlgama tra esponenti dei due schieramenti contrapposti . L’intervento eversivo dell’esercito — promosso incautamente dalla Carboneria — sembra mettere all’ordine del giorno nelle Due Sicilie la recezione della costituzione di Cadice del , appena richiamata in vita nella Spagna di Ferdinando VII da un precedente pronunciamiento del marzo e sùbito giurata a Napoli da re Ferdinando I, per non perdere i diritti di successione al trono madrileno . Ma in quanto sovrano delle Due Sicilie, il re appare molto più prudente, preferendo deresponsabilizzarsi sotto il profilo istituzionale, tramite una riattivazione dello schema già collaudato a Palermo nel che gli consente di scaricare ogni responsabilità sul principe ereditario. Questa volta, si dichiara fortemente indisposto, al punto da non poter esercitare le prerogative sovrane: di conseguenza, egli nomina nuovamente il figlio Francesco, duca di Calabria, Vicario generale del Regno, salvo sconfessarlo al Congresso di Laybach (gennaio ) quando si troverà di fronte Metternich. Il testo gaditano recepito nel Regno delle Due Sicilie — come ho già ricordato — ripropone fuori contesto la costituzione francese del settembre , limitando fortemente i poteri . Cfr. A. S, Dalla seconda restaurazione alla fine del regno, cit., pp. –. . Cfr. J.M. P V, La Nazione cattolica. Cadice : una costituzione per la Spagna, Manduria, Piero Lacaita Editore, ; si veda poi l’esauriente studio monografico di S. S, Da Bayonne a Cadice. Il processo di trasformazione costituzionale in Spagna (–), Messina, Sicania, ; inoltre, la relazione tenuta dal prof. Antonino De Francesco, nell’ambito delle Settimane maceratesi di Storia costituzionale promosse dal Laboratorio di Storia costituzionale “Antoine Barnave” dell’Università di Macerata: A. D F, La Costituzione di Cadice nella cultura politica italiana del primo Ottocento, in Rivoluzione e Costituzione. Saggi sul democratismo politico nell’Italia napoleonica, –, Napoli, Esi, . . Cfr. A.G. N, Rafael Del Riego. La revolución de dia a dia, Madrid, Editorial Tecnos, , p. ss. . Ferdinando I delle Due Sicilie era lo zio di Ferdinando VII di Spagna, figlio di suo fratello Carlo IV. . Sulla costituzione del , v. R. M, L’ossessione costituente. Forma di governo e costituzione nella Rivoluzione francese (–), Bologna, Società editrice il Mulino, , in particolare pp. – e –.