05 -13
SET TEMBRE
2015
PROGETTO REALIZZATO
CON IL SOSTEGNO DELLA
programma
programma
delle MASTERCLASS r iservate
agli studenti
MER
MAR
08/9 - 09/9 ALFREDO PERSICHILLI
Conservatorio F. Venezze
09/9 - 10/9 BRUNO CANINO
Conservatorio F. Venezze
11/9 - 12/9 CHRISTOPHE COIN
Conservatorio F. Venezze
12/9
DOM
degli Olivetani, ore 11.00 - ingresso libero
06/9 Chiostro
IMPROVVISAZIONI
ERNST REIJSEGER, cello
Sala Flumina - Museo dei Grandi Fiumi, ore 17.30 - ingresso libero
CELLO MESSA TUTTA
di BARBARA BERTOLDI, violoncellista cantante, regia di Alessio Kogoj
LUN
della Rotonda, ore 21.00 - ingresso libero
VIOLONCELLO ROMANTICO
07/9 Tempio
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
Concerto realizzato
con il sostegno della
Luca Giovannini e Riccardo Giovine, solisti
FRANCESCO ROSA, direttore
Musiche di L. van Beethoven, P. I. Čajkovskij e C. Saint-Saëns
MAR
dei Concordi, ore 21.00
08/9 Accademia
BRAHMS
ALFREDO PERSICHILLI, cello ANNALISA BELLINI, piano
del Conservatorio, ore 21.00
10/9 Auditorium
CELLO HITS
GIO
Concerto realizzato
con il sostegno della
BRUNO CANINO, pianoforte
I VIOLONCELLI di Rovigo Cello City
SAB
VEN
di Sant’Agostino, ore 21.00
11/9 Chiesa
VIVALDI E BACH
CHRISTOPHE COIN, cello
MARCO VINCENZI, clavicembalo
di Sant’Agostino, ore 16.00 - ingresso libero
12/9 Chiesa
Presentazione del libro “
” di Mario Brunello
24 GIORNI DI STUDIO
Chiesa di Sant’Agostino, ore 21.00
BACH omaggio a Franco Rossi
MARIO BRUNELLO, violoncello e violincello
Luca Simoncini e Luigi Puxeddu, violoncello
DOM
della Rotonda, ore 18.00 - ingresso libero
13/9 Tempio
QUANTI VIOLONCELLI…
con la partecipazione straordinaria di MASSIMO QUARTA,
DANILO ROSSI, JORGE BOSSO, VENEZZE CONSORT
e tanti tanti violoncelli...
(cello jazz e improvvisazione)
Conservatorio F. Venezze
GIO
ERNST REIJSEGER, cello
Luigi Puxeddu, cello
Stefano Onorati, piano - tastiere - live electronics
Stefano Paolini, batteria e live electronics
Ensemble del dipartimento Jazz e dipartimento Archi.
Conservatorio F. Venezze
VEN
in collaborazione con il Conservatorio di Musica F. Venezze
31/8 - 03/9 LUIGI PUXEDDU
02/9 - 06/9 ERNST REIJSEGER
SAB
SAB
05/9
Auditorium del Conservatorio, ore 21.00 - ingresso libero
CELLO FANTASY
LUN
CONCERTI
MARIO BRUNELLO
Chiesa di Sant’Agostino
PRESENTAZIONE E DIMOSTRAZIONE CON GLI ALLIEVI
DEL LIBRO “24 GIORNI DI STUDIO”
ROVIGO CELLO CITY 2015
Lo scorso anno, per la prima edizione del Festival, il nostro obiettivo era quello di dare
visibilità a un’eccellenza rodigina: la musica e in particolare il violoncello.
Ovviamente, felici di annunciare la seconda edizione di Rovigo Cello City, il nostro
intento non è cambiato e avremo anche quest’anno il violoncello protagonista della
città.
Dal 5 al 13 settembre, nei luoghi più prestigiosi di Rovigo come il Tempio della Rotonda,
il Conservatorio, il Museo dei Grandi Fiumi, l’Accademia dei Concordi, avremo ogni
giorno, tra master e concerti, la possibilità di apprezzare alcuni dei migliori solisti a
livello internazionale.
Il Festival spazierà dal jazz “pazzo” di Ernst Rejiseger al concerto romantico con
l’orchestra, dallo spettacolo di Cello Messa Tutta, al Bach per violincello di Mario
Brunello (non è un errore, è un violoncello accordato come un violino); dallo strumento
barocco di Christophe Coin ai due capolavori di Brahms suonati dal 1° violoncello della
Scala Alfredo Persichilli.
Ma ci tengo a sottolineare che, soprattutto, il principale obiettivo del Festival è dare
spazio ai giovani e giovanissimi promettenti violoncellisti. Luca Giovannini - quindicenne della classe di Luca Simoncini - e Riccardo Giovine - sedicenne della mia classe
- avranno l’opportunità di esibirsi nel repertorio romantico con una grande orchestra
come l’OPV diretti dal Maestro Francesco Rosa.
Inoltre ben dodici giovani violoncellisti suoneranno alcuni dei brani più celebri della
letteratura “accompagnati” al pianoforte dal famoso Maestro Bruno Canino.
Mario Brunello sarà impegnato in un concerto in omaggio a Franco Rossi, violoncellista
del leggendario Quartetto Italiano, e di cui lui possiede ora il bellissimo violoncello
Maggini con la caratteristica testa al posto del riccio. Per ricordare questo grande
violoncellista e farlo conoscere meglio abbiamo riportato nel libretto, in coda ai concerti,
una bella intervista che aveva rilasciato pochi anni fa. Su invito dello stesso Brunello
anche io e Luca Simoncini, entrambi allievi di Franco Rossi, eseguiremo un brano in
trio.
Il concerto conclusivo di quest’anno prevede inoltre, tra le tante, la partecipazione
straordinaria di alcuni noti solisti di fama internazionale come il violinista Massimo
Quarta e il violista Danilo Rossi, che hanno accettato entusiasticamente l’invito.
Li vedremo quindi esibirsi assieme ai nostri giovani violoncellisti in alcuni brani della
grande musica da camera.
Infine ci tengo molto all’elaborazione di questo libretto per le immagini che abbiamo
inserito in omaggio al M° Gabbris Ferrari, recentemente scomparso. Le immagini sono
particolari della bellissima opera “Trio con violoncello”, che aveva creato per conto
della Fondazione Banca del Monte e che ora è in esposizione al Conservatorio F. Venezze.
Ringrazio, per la partecipazione e collaborazione, il Direttore del Conservatorio
Vincenzo Soravia, Sergio Garbato, Nicoletta Confalone, Gerardo Felisatti, Luca
Simoncini, Gigi Spoladore, la Scuola Suzuki del Veneto diretta da Lucia Visentin, Lucia
Carleschi, Elia Secchiero, tutti gli sponsor e tutti i musicisti.
Luigi Puxeddu
5
05
settembre
sabato / h 21
Auditorium
del Conservatorio
980ma manifestazione
INGRESSO LIBERO
CELLO FANTASY
in collaborazione con
il Conservatorio di musica
F. Venezze
06
domenica
settembre
h 11 Chiostro degli Olivetani
981ma manifestazione
INGRESSO LIBERO
IMPROVVISAZIONI
ERNST REIJSEGER cello
ERNST REIJSEGER cello
Luigi Puxeddu cello
Stefano Onorati
piano - tastiere - live electronics
Stefano Paolini
batteria e live electronics
Ensemble del dipartimento Jazz
e dipartimento Archi.
h 17.30 Sala Flumina
Museo del Grandi fiumi
982ma manifestazione
INGRESSO LIBERO
CELLO MESSA TUTTA
Uno spettacolo sul filo della Felicità
e in equilibrio con la Follia
di BARBARA BERTOLDI
violoncellista cantante
Alessio Kogoj regia
Piccola Bottega
de “I Teatri Soffiati” Luminarie
07
settembre
lunedì / h 21
Tempio della Rotonda
983ma manifestazione
INGRESSO LIBERO
VIOLONCELLO ROMANTICO
ORCHESTRA DI PADOVA
E DEL VENETO
LUCA GIOVANNINI solista
RICCARDO GIOVINE solista
FRANCESCO ROSA direttore
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)
Ouverture Coriolano op. 62
PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ (1840-1893)
Variazioni su un tema rococò
per violoncello e orchestra, op. 33
Thema. Moderato assai quasi Andante.
Moderato semplice
Variazione I. Tempo del Thema
Variazione II. Tempo del Thema
Variazione III. Andante
Variazione IV. Allegro vivo
Variazione V. Andante grazioso
Variazione VI. Allegro moderato
Variazione VII. Andante sostenuto
Variazione VIII e Coda.
Allegro moderato con anima
Riccardo Giovine solista
CAMILLE SAINT-SAËNS (1835-1921)
Concerto n. 1 in la minore
per violoncello
e orchestra, op. 33
Allegro non troppo
Allegretto con moto
Un peu moins vite
Luca Giovannini solista
Concerto realizzato con il sostegno della
“A Mozart sono debitore della mia vita dedicata alla musica.” Così scriveva
Čajkovskij, e le sue Variazioni su un tema rococò op. 33 sono una conferma
della sua struggente ammirazione per il Settecento e per quella levità irrimediabilmente perduta dello stile galante, da cui era sbocciato il genio mozartiano.
Un’introduzione sapiente nel creare un’attesa dal sapore favolistico, grazie
ai pizzicati degli archi e alla voce distante del corno, poi il tema in la maggiore, schietto e insieme vezzoso, da cui si dipanano otto variazioni, che
alternano movenze ornamentali, ispirate appunto alle eleganti e leggere volute dello stile rococò, ad episodi di composta e dolente elegia, e ancora a
momenti di brillante virtuosismo. Al violoncello solista è richiesta una
tecnica smagliante, ma soprattutto quella maturità espressiva che gli permetta
di realizzare l’apparente ossimoro di una leggerezza inesorabilmente tinta
di rimpianti; qualità che non mancavano certo a Wilhelm Fitzenhagen,
l’eccellente violoncellista tedesco che dal 1870 era “Konzertmeister” della
Società musicale imperiale russa e stimato professore nel Conservatorio di
Mosca, e che Čajkovskij sentiva particolarmente vicino anche per affinità
caratteriali. Era il 1876, Čajkovskij aveva 36 anni e di lì a poco avrebbe
raggiunto il successo, grazie alla Quarta sinfonia e all’Evgenij Onegin. Quattro
anni prima, Camille Saint-Saëns aveva più o meno la stessa età quando venne
acclamato dalla sua Parigi, anch’egli grazie ad un Concerto per violoncello
e orchestra, il celeberrimo n. 1 in la minore, che, curiosamente, condivide
con le Variazioni su un tema rococò la numerazione di op. 33. Ma, a prima
vista, fra le due opere sembrano prevalere le differenze piuttosto che le
affinità: la minore contro il la maggiore delle Variazioni su un tema rococò;
un incipit teatrale e spavaldo, in cui il violoncello entra immediatamente in
scena, là dove Čajkovskij prepara con accorta attesa l’apparire del solista e
del suo tema gentile; la forma ciclica, che fa del Concerto di Saint-Saëns un
chiaro omaggio a Liszt e ne rende esplicita la modernità, contrapposta ad una
forma antica come il tema con variazioni. Eppure, sottotraccia le vicinanze
non mancano: infatti l’unico, grande movimento sinfonico del Concerto di
Saint-Saëns è in realtà articolato in tre movimenti, ognuno compiuto in se
stesso, sia pur collegato agli altri due dalla presenza di un vero e proprio
Leitmotiv, che è il primo tema principale dell’Allegro non troppo iniziale;
questa struttura è indice già di per sé di un atteggiamento intimamente
conservativo dell’impianto formale classico, che nel secondo movimento
prende addirittura le forme leggiadre del Minuetto. Anche in Francia dunque
si respira il rimpianto per una sorta di paradiso perduto; un paradiso peraltro
affollato e non circoscritto al Settecento, come si conviene al talento sincretico
di Saint-Saëns, nel quale prevale su tutto la potente suggestione del mondo
dell’opera. D’altronde, se Čajkovskij ricordava fra le emozioni più potenti della
sua vita l’aver potuto tenere fra le mani, sfogliare ed esaminare il manoscritto
mozartiano del Don Giovanni, non dimentichiamo che Saint-Saëns straordinario bambino prodigio al pari del sommo salisburghese, a sette anni già
studiava avidamente proprio la partitura del Don Giovanni. In apertura ascolteremo l’icastica Ouverture Coriolano op. 62, scritta da Ludwig van Beethoven
nel 1807, che condivide con la coeva Quinta Sinfonia la tonalità di do minore
e la temperie drammatica. Ispirata all’omonima tragedia di Heinrich Joseph
von Collin, sintetizza in termini musicali la vicenda del leggendario patrizio
romano Coriolano, che, dopo aver sconfitto i Volsci, si era accordato con loro,
per guidarli a muovere contro Roma, rea di non aver riconosciuto il suo valore
nominandolo console; ma, giunto a poche miglia dalla città, fu convinto a
fermarsi dalla madre e dalla moglie, in nome dei valori dell’amor patrio.
Un dissidio profondamente beethoveniano, nonché una pagina perfetta per
preparare emotivamente la platea all’impeto del virtuosismo strumentale.
Nicoletta Confalone
08
settembre
martedì / h 21
Accademia dei Concordi
984ma manifestazione
BRAHMS
ALFREDO PERSICHILLI cello
ANNALISA BELLINI piano
JOHANNES BRAHMS (1833-1897)
Sonata n. 1 in mi minore
per violoncello
e pianoforte, op. 38
Allegro non troppo
Allegretto quasi Menuetto e Trio
Allegro
Sonata n. 2 in fa maggiore
per violoncello e pianoforte, op. 99
Allegro vivace
Adagio affettuoso
Allegro passionato e Trio
Allegro molto
Le estati di Brahms erano molto operose: i centri termali e i borghi in riva al
lago che ospitavano le sue vacanze davano fervido slancio alla sua creatività.
Nacquero d’estate anche le due uniche Sonate che Brahms dedicò al duo
violoncello e pianoforte, o, più precisamente, pianoforte e violoncello, come
lui indicava sulle partiture, per suggellare con le parole la non subalternità del
pianoforte allo strumento ad arco, evidente all’ascolto.
Ecco Münster am Stein, piccolo borgo della Renania, e Lichtental, nei pressi
di Baden-Baden, dove Brahms concepì e completò l’op. 38, rispettivamente nel
1862 e nel 1865, e poi Hofstetten, sulle rive dello svizzero lago di Thun, in cui
venne alla luce nel 1886 la Sonata op. 99: due composizioni separate da più di
vent’anni di distanza, ma dai percorsi strettamente intrecciati.
Infatti, l’Adagio affettuoso dell’op. 99 fu scritto già nell’estate del 1862, ma
Brahms, dopo aver composto l’arduo finale della Sonata op. 38, una sorta di
quadratura del cerchio, che contiene in sé sia la fuga che la forma-sonata,
temette di trasformare la sua prima composizione per violoncello e pianoforte in un edificio troppo imponente, il che contraddiceva l’intima natura
dell’op. 38, meditazione profondamente elegiaca sul registro strumentale
medio-grave, stimolato ed esaltato proprio dalla combinazione fra i due strumenti a cui la Sonata è dedicata. L’altra caratteristica dell’op.38 è l’ispirazione
bachiana, evidente non solo nel ripensamento formale in tema di fuga, ma
anche per due puntuali citazioni proprio dall’Arte della fuga, rielaborate da
Brahms nel corso della Sonata. Si tratta del soggetto del Contrapunctus 4, dal
quale trae spunto il tema principale del primo movimento, e del soggetto del
Contrapunctus 13, che viene ripreso nel terzo movimento.
Al contrario, la Sonata op. 99, composta negli anni della piena maturità
brahmsiana, è animata da uno slancio energetico, dall’apparenza ben più
giovane e ottimista della struggente elegia dell’op. 38, probabilmente figlio
della magnifica euforia creativa di quella stessa estate del 1886, così ispirata
per la musa di Brahms, da fargli realizzare anche la Sonata per violino e
pianoforte op. 100, il Trio per violino, violoncello e pianoforte op. 101 e i
Lieder op. 105, 106 e 107. E pensare che la Sonata op. 99 nacque in forza di una pressante e reiterata richiesta, da parte del violoncellista Robert
Hausmann, dal 1879 membro del quartetto di Joseph Joachim; Hausmann
aveva già fatto conoscere l’ombrosa Sonata op. 38, e nel 1887 avrebbe ispirato
anche la parte di violoncello del Doppio Concerto op. 102. D’altronde, anche la
Sonata op. 38 era nata grazie all’insegnante di canto e violoncellista dilettante
Josef Gänsbacher, che Brahms voleva ringraziare per aver sostenuto nel 1863
il suo incarico di direttore della Wiener Singakademie.
Il primo movimento dell’op. 99, così come già lo era stato quello dell’op. 38,
non ha due temi, ma tre, secondo un’evoluzione della classica forma sonata
riconducibile a Schubert, che peraltro Brahms metabolizza attraverso quel
processo compositivo tipicamente suo, ribattezzato da Arnold Schönberg
come cosiddetta entwickiende Variation (variazione evolutiva); la variazione
si fa sviluppo, e lo sviluppo non è un’esclusiva prerogativa della omonima
sezione centrale della forma sonata, ma è un modo di procedere applicabile ovunque, e dunque anche all’esposizione, perché nulla si ripete senza
generare qualcosa di conseguente ma al contempo diverso da sé.
È questa la sua rivoluzione da conservatore illuminato, che cerca di opporsi
al declino delle forme musicali rifondandole al loro interno. È la rivoluzione
del panta rei.
Nicoletta Confalone
11
10
settembre
giovedì / h 21
Auditorium del
Conservatorio
985ma manifestazione
CELLO HITS
BRUNO CANINO pianoforte
I VIOLONCELLI di Rovigo Cello City
F. MENDELSSOHN Romanza senza parole
Marco Venturini violoncello
D. VAN GOENS - Scherzo
Anastasia Rollo violoncello
C. SAINT-SAËNS - Il cigno
Marina Pavani violoncello
DAVID POPPER - Gavotta n. 2
Michele Ballo violoncello
G. FAURÈ - Après un rêve
Ludovica Angelini violoncello
C. DEBUSSY - Romanza
Stefano Crepaldi violoncello
G. FAURÈ - Elegia
Il vincitore del Concorso RCC
G. ROSSINI - L’Invito
Alessia Bruno violoncello
A. K. GLAZUNOV - Il canto del menestrello
Rocco Canuti violoncello
P. I. ČAJKOVSKIJ - Notturno op. 19 n. 4
N. A. RIMSKIJ-KORSAKOV
Il volo del calabrone
Riccardo Giovine violoncello
M. BRUCH - Kol Nidrei op. 47
Luca Giovannini violoncello
C. FRANCK - Allegro dalla sonata in la magg.
Erica Piccotti violoncello
Concerto realizzato con il sostegno della
11
settembre
venerdì / h 21
Chiesa di Sant’Agostino
986ma manifestazione
VIVALDI E BACH
CHRISTOPHE COIN cello
MARCO VINCENZI clavicembalo
A. VIVALDI (1678 - 1741)
Sonata per violoncello e b.c. RV 39
Larghetto, allegro, andante, allegro
Sonata per violoncello e b.c. RV 42
Largo, andante, largo, allegro
Sonata per violoncello e b.c. RV 44
Largo, allegro poco, largo, allegro
J. S. BACH (1685 - 1750)
Suite n. 5 BWV 1011 in do min.
Preludio, Allemanda, Corrente,
Sarabanda, Gavotta I e II, Giga
A. VIVALDI
Sonata per violoncello e b.c. RV 40
Largo, allegro, largo, allegro
Il Violoncello barocco tra Vivaldi e Bach.
Ventisette e più concerti solistici e nove sonate, per non dire delle arie accompagnate, sono lo straordinario contributo che Antonio Vivaldi ha dato al violoncello, tanto più che si tratta di pagine concordemente considerate tra le sue più
compiute composizioni musicali. Da un lato, va considerata l’adesione del compositore alla morbida voce e alla naturale cantabilità dello strumento e, dall’altro,
la scrittura virtuosistica (specialmente nella tecnica dell’arco), che punta, con
effetti emozionanti, su una singolare variabilità timbrica e, ovviamente, sulla varietà
ritmica. Non si conosce il periodo di composizione delle nove sonate per violoncello e basso continuo che ci sono pervenute (insieme con il solo incipit di una
decima), ma sappiamo che sei furono pubblicate a Parigi nel 1740. Le sonate
adottano la tradizionale alternanza barocca dei movimenti: Largo, Allegro,
Largo, Allegro. Il Largo iniziale, sovente, si riferisce a episodi distinti (un preludio
pomposo in doppie crome puntate, oppure un ritmo di marcia o un movimento
di concerto), mentre il primo Allegro si collega allo stile del concerto e il Largo
centrale si caratterizza per l’eleganza melodica e, ancora, l’Allegro finale è brioso
e molto virtuosistico. Quanto ai violoncellisti ai quali Vivaldi ha potuto rivolgersi
per qualità strumentale e capacità tecniche, va subito indicata una delle Putte
della Pietà, Teresa, per la quale il musicista aveva composto i concerti RV 787 e
788. Un altro strumentista possibile è il padovano Antonio Vandini che, secondo
Charles Burney suonava «in modo tale da far parlare il suo strumento». Vandini
era stato assunto nel 1720 alla Pietà, ma solamente per cinque mesi. Né va
dimenticato Giovanni Battista Costanzi, detto Giovannino del Violoncello, al
servizio del cardinale Pietro Ottoboni e probabilmente presente a Venezia nel
1726. Infine, c’era quel Jean-Bapiste Stuck (italiano ma con origini tedesche)
inurbato a Parigi già dal 1705. Le sei Suites a violoncello solo senza Basso furono
scritte da Bach fra il 1717 e il 1723 quando era “Kappelmeister” del Margravio
di Brandeburgo alla corte di Köthen, proprio in quel periodo in cui nacquero
numerose composizioni strumentali, come le Sonate e le Partite per violino solo,
le Sonate per violino e cembalo e quelle per viola da gamba, mentre le successive
Suites Francesi e Inglesi e le sei Partite avrebbero costituito, nel giro di altri tre
o quattro anni una risposta clavicembalistica. Tutte queste opere costituiscono,
per più di un verso, una autentica esplorazione all’interno delle specificità
strumentali (frequenti sono anche le trascrizioni, dal violino al cembalo e al
liuto) e alla luce di una vera e propria specularità, come se ogni pagina fosse
il riscontro dell’altra. Sul piano strutturale, le Suites per violoncello solo si
articolano secondo la configurazione formale tradizionale, che dal Seicento
prevedeva: l’Allemande, la Courante, la Sarabanda spagnola e la Giga inglese, per
arricchirsi in seguito di altre e più “moderne” danze, nonché di una o più pagine
“libere” che potevano servire da introduzione e anche, ma meno spesso, da conclusione. Il precedente immediato è costituito dalle analoghe composizioni di
Johann Jacob Froberger: un preludio seguito da cinque danze e più particolarmente
allemanda, corrente, sarabanda, “galanteria” (cioè una delle “nuove” danze di corte
come la bourrée, la gavotta e il minuetto) e in chiusura una giga. Il destinatario, o
almeno il primo interprete, di queste Suites bachiane doveva essere stato Christian Bernhard Linigke, strumentista d’eccezione e attivissmo “Kammermusikus”
alla corte di Köthen. E avrebbe potuto essere, appunto, l’insperata presenza di
uno straordinario virtuoso del violoncello come Linigke a indurre Bach a trasformare pagine, concepite in origine per la viola da gamba, in composizioni capaci di
esaltare le caratteristiche di uno strumento che si stava ormai affermando. Sulla
copia trascritta dalla moglie di Bach, Anna Magdalena, della quinta Suite in Do
minore c’è la dicitura “a cello scordato”, riferendosi alla tecnica, nota già allora,
di mutamento d’accordo (scordatura, appunto). E si tratta di una prova ulteriore
che la Quinta è la più polifonica delle Suites, tanto che il compositore la trascrisse
per liuto (in sol minore) e per questo è anche la più “francese” delle sei. Così, il
Preludio rimanda all’ouverture alla francese per poi slanciarsi in un fugatoa quattro voci. Stile francese anche nell’Allemanda, nella Corrente e nella Giga, mentre il
culmine espressivo della Suite può essere ricercato nella Sarabanda, che sembra
quasi connessa a una Passione o a una Cantata.
Sergio Garbato
12
perchè 24 giorni di studio?
settembre
sabato
h 16 Chiesa di Sant’Agostino
mario brunello
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PRESENTAZIONE
987ma manifestazione
giorni di studio
violoncello
antiruggine
h 21 Chiesa di Sant’Agostino
988ma manifestazione
BACH omaggio a Franco Rossi
MARIO BRUNELLO
violoncello e violincello
Luca Simoncini cello
Luigi Puxeddu cello
J. S. BACH
Suite n. 1 in sol magg. BWV 1007
per violoncello solo
Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda,
Minuetto I e II, Giga
Sonata n. 1 in sol magg. BWV 1001
per violino solo (violincello)
Adagio, Fuga, Siciliana, Presto
Sonata n. 3 in sol min. BWV 1029
per viola da gamba e clavicembalo
(trascrizione per tre violoncelli)
Vivace, Adagio, Allegro
Una “cura” per ritrovare ogni
giorno uno stimolo a mettersi
in forma, a mantenere
la forma, curare il proprio
suono e risolvere, ognuno
con le proprie capacità,
problemi di tecnica dell’arco
e della mano sinistra.
24 giornate di studio come le
24 tonalità, due facciate di tecnica
d’arco e due di mano sinistra.
Si gira la pagina una volta sola!
Che la musica di Johann Sebastian Bach istighi alla trascrizione è notorio,
tale è la sua capacità di cogliere le peculiarità del medium strumentale
prescelto e al contempo di trascenderlo, nella creazione di composizioni
cresimate dal dono dell’universalità. E il primo trascrittore di se stesso era
proprio Bach medesimo, come testimonia la celeberrima Fuga della Sonata n.
1 BWV 1001 per violino, di cui Bach ci ha lasciato anche le versioni per liuto
e per organo. Tre strumenti profondamente diversi fra loro.
Il violoncello, senza dover ricorrere a trascrizioni, è già di per sé solo il destinatario di uno degli esiti più straordinari della creatività bachiana, le celeberrime Sei Suites, capaci di affrancarlo dal ruolo a lui più consueto di colonna
portante del basso continuo, per elevarlo al rango di autosufficiente solista.
Se questa veste era consona al violino – piccolo, agile e slanciato verso l’alto
fin dalla postura di chi lo suona – non si poteva dire altrettanto del violoncello, strumento massiccio, terrestre, dalla voce inequivocabilmente umana.
Eppure l’ardire bachiano si è sentito sfidato da questa apparenza votata ad
una faticosa quanto ombrosa quotidianità, trasformando così il violoncello
nel protagonista di un esaltante itinerario, in cui “ha posto mano e cielo e terra”. Un itinerario che è rimasto una vetta insuperata nel repertorio solistico
dello strumento. Ma i violoncellisti non si accontentano di questo preziosissimo dono, tramite il quale Bach ha moltiplicato le possibilità espressive del
loro strumento, e si applicano nell’arte della trascrizione.
Dunque Mario Brunello può parlare di violincello nel presentare la Sonata n.
1 BWV 1001 per violino, pronunziata dal timbro violoncellistico, più scuro e
introspettivo, duellante con la sua mole soprattutto nelle leggere volute che
compongono i “divertimenti” della Fuga, e ancor più nell’indiavolato moto
perpetuo del Presto finale.
Peraltro, gli anni delle Sonate e Partite per violino solo sono gli stessi delle
Suites per violoncello: Bach è a Köthen (1717-1723), al servizio come
Kapellmeister del principe Leopold di Anhalt. La corte di Köthen era calvinista, e dunque praticava meno la musica sacra, valorizzando le occasioni concertistiche, grazie ad una cappella di corte che contava eccellenti strumentisti, fra i quali un brillante primo violino come Johann Spiess e un virtuoso
di violoncello come Christian Bernhard Linigke, che furono probabilmente al
contempo i destinatari e i primi interpreti di queste opere.
E sempre agli anni di Köthen, per Bach tanto fervidi nella produzione di
musica strumentale, risalgono le tre Sonate per viola da gamba e cembalo.
Sono Sonate che sollevano numerosi interrogativi sulla loro concreta
destinazione strumentale, considerando la Babele di strumenti in uso in
quegli anni: la famiglia delle viole da gamba, fra cui quella a sette corde, il
violoncello, il “violoncello piccolo”, la Viola pomposa.
Brunello scioglie questo nodo gordiano presentandoci una trascrizione per
tre violoncelli della Sonata n. 3 BWV 1029. Una Sonata che ben si presta a
questo scopo, grazie al prevalere sul colloquio imitativo di una maggiore
libertà tematica, che si concretizza sovente nell’uso di temi diversi per caratterizzare la viola da gamba da un lato e il cembalo dall’altro.
Dunque nel segno dell’individualità che si fa dialogo cameristico si muove
l’omaggio che questo concerto vuole rendere ad uno dei grandi violoncellisti
italiani, Franco Rossi (1921-2006), componente del leggendario Quartetto
Italiano, che per 35 anni diede lustro all’Italia nel mondo con il suo inconfondibile e innovativo magistero interpretativo. Quel suono verrà evocato dal
seicentesco violoncello Maggini, appartenuto proprio a Franco Rossi, e prima
di lui a Benedetto Mazzacurati, ora nelle mani di Brunello. Ma il nome di Franco
Rossi riunisce i tre violoncellisti in scena anche nel nome di una scuola,
perché Rossi fu anche un esigente e infaticabile maestro, e sia Luca
Simoncini che Luigi Puxeddu si sono formati alle sue lezioni.
Nicoletta Confalone
13
settembre
domenica / h 18
Tempio della Rotonda
989ma manifestazione
INGRESSO LIBERO
QUANTI VIOLONCELLI….
MASSIMO QUARTA violino
DANILO ROSSI viola
JORGE BOSSO
compositore e violoncello
ELISA SPREMULLI violino
ALBERTO SALOMON viola
ERICA PICCOTTI,
LUCA GIOVANNINI
RICCARDO GIOVINE
MARCO VENTURINI violoncelli
CORO VENEZZE CONSORT
diretto da GIORGIO MAZZUCATO
SCUOLA SUZUKI DEL VENETO
con LUCA PACCAGNELLA,
SARA ZALLONI e VALENTINA ZOCCA
I VIOLONCELLI DI ROVIGO CELLO CITY
e DEL CONSERVATORIO DI MUSICA
F. VENEZZE con LUCA SIMONCINI
e LUIGI PUXEDDU
Musiche
B. MARCELLO, J. BOSSO,
F. SCHUBERT, J. BRAHMS,
A. PIAZZOLLA e autori vari.
PROTAGONISTI
ANNALISA BELLINI
“.…incanta il pubblico per la qualità del suono
e per la sua personalità” (Radio Rai Tre). Anna
Lisa Bellini si è esibita nelle più importanti sale
concertistiche in Germania, Cile, Giappone, Francia, Belgio, Svizzera e nei maggiori centri musicali italiani quali Roma (Oratorio del Gonfalone),
Genova (Teatro Carlo Felice), Parma (Teatro Regio), Siena (Settimana Musicale Senese), Ravello
(Festival internazionale), Mantova (Palazzo Te),
Firenze, Napoli, Ferrara, Pistoia, Modena, Bergamo, Alghero, Napoli, Siracusa, Messina, Cremona,
… Sotto la guida di Giuliana Brengola Bordoni, si
è diplomata al Conservatorio di Santa Cecilia con
il massimo dei voti e la lode, distinguendosi per
la sua particolare sensibilità e vincendo il premio speciale “E. Iacovelli-Marchi” per il miglior
diploma. Maria Tipo ha seguito successivamente
la sua formazione artistica presso la Scuola di
Musica di Fiesole ed ha scritto di lei: “….La sua
musicalità, fresca e spontanea, è affascinante;
il suo gusto raffinato, il suo equilibrio, la sua
preparazione tecnica di alto livello, fanno di lei
una pianista eccellente”. Le è stato assegnato il
prestigioso Diploma d’Onore dall’Accademia Musicale Chigiana di Siena per la quale, dal 1990
al 1996, è stata la pianista del Quartetto “Guido
Chigi”. Ha vinto primi premi in concorsi nazionali ed internazionali fra cui il Concorso Europeo
di Musica Contemporanea “Bela Bartòk”, Concorso “M. Clementi-Kawai” di Firenze (dove le è
anche stato assegnato il Premio Speciale “Robert Schumann”) ed il Concorso “Martha Del Vecchio (secondo non assegnato). È stata ospite di
importanti trasmissioni culturali andate in onda
su Rai2, RadioRai2, RadioRai3 e Radio Vaticana
(per la quale incide regolarmente). Si è esibita a
Palazzo Chigi di Siena in presenza dell’Imperatore
del Giappone Akihito e dell’Imperatrice Michico
in occasione della loro unica visita in Italia. Collabora stabilmente con il flautista Angelo
Persichilli, il violinista Carlo Maria Parazzoli, il
violoncellista Alfredo Persichilli e l’Attrice Paola
Pitagora con la quale, recentemente, ha portato
in scena “Enoch Arden” di Strauss e il recital su
Chopin e Leopardi. Nel 2001 ha fondato il
Beethoven Festival Sutri di cui cura la direzione
artistica. La rivista specializzata AMADEUS ha
così recensito il lavoro discografico con opere di
Schubert-Liszt-Busoni “..trasforma l’ascolto in un
suggestivo e intimista viaggio nell’anima”.
cello e voce che nell’agosto del 2013 sono diventate un CD “Bestiario per violoncello narrante”,
che ha riscosso un notevole successo di critica.
Con questo progetto ha già partecipato a “Invisibili” di Luca Sticcotti su RADIO2, a Suoni Mobili
di Musicamorfosi, è stata intervistata da TGRAI
regionale, ha partecipato alle semifinale del
Premio Poggio Bustone 2014 e nell’ottobre prossimo sarà ospite del programma “Misterenne”
di Nicola Melfi per Radio Sinesi. I testi e alcune
canzoni hanno avuto dei premi o riconoscimenti
in concorsi: Radio B side, Write and Sing di Rieti,
FLORIO di Licata, Talenti Vesuviani (NA), premio
internazionale RALFI di Agrigento.
BARBARA BERTOLDI
JORGE BOSSO
Nata a Trento un po’ di tempo fa….e a parte
una breve parentesi milanese, vi ha sempre vissuto. Musicista dall’età di 4 anni, violoncellista e
insegnante, ha una lunga esperienza di attività
concertistica internazionale che l’ha portata ad
esibirsi in formazioni rigorosamente classiche
in Stagioni e Festival in tutta Italia ed Europa
(Festival di Digione e Strasburgo, Festival di San
Sebastian, Settembre Musica, Festival di Como,
Santa Cecilia, Opera Barga, Festival di Castel
Goldrano, Stagione della Chiesa della Pietà di
Venezia e così via) e a collaborarare con musicisti
come A. Part, M. Radulescu, K. Buckwald, Marco
Scavazza e Stefano Veggetti e ancora Elio delle
Storie Tese e l’attore Giuseppe Cederna. Ha al suo
attivo 5 CD e varie registrazioni per Radio RAI ed
emittenti private.Dal 2006 dirige l’Associazione
Lucilla May con la quale organizza e promuove
eventi di musica classica sostenendo formazioni
di vario tipo. Al momento si dedica alla prassi
esecutiva della musica barocca con strumenti
originali suonando con l’Ensemble degli Affetti di
cui è cofondatrice. Qualche anno fa ha iniziato a
divertirsi a scrivere canzoni comiche per violon-
“Une création de Jorge Bosso digne d’illustrer
un film de Tim Burton né fut pas éclipsée par
Martha Argerich en solo…” Diapason, Progetto
Martha Argerich Lugano, Luglio 2007. Negli ultimi anni Jorge A. Bosso ha composto musiche
che rimandano sempre di più a un’idea concettuale, alla ricerca di un pensiero trascendentale,
metafisico: “Kohelet” per solo violino, solo cello
e coro misto ispirato al sacro libro Ecclesiaste,
“Duo I” e “Duo II” per violino e violoncello, “Piano
Trio” per violino, violoncello e piano, “Requiem”
per coro misto, soprano e solo cello, “Bridges” basato sui Preludi e Fughe op. 87 di Shostakowitsch
per coro femminile e ensemble, “Der Frühling der
Minnesanger” (Bach-Bosso) per solo violino e coro
misto, MOSHEE per solo cello e 17 archi, Aulularia
per 5 attori, quartetto vocale e ensemble, “Je Suis
Surikov Kazakh Russe” per baritono, solo violino,
solo cello, gruppo folkloristico russo, orchestra
d’archi, percussioni, coro misto e coro di voci
bianche, commissionato dalla amministrazione
di Krasnoyarsk, e documentato dalla realizzazione di un cd/dvd della premiere tenuta nella città
siberiana. Le sopracitate opere furono eseguite
in diversi paesi e città quali Petrozavodsk, San
Pietroburgo (Sala Bolshoi), Nizhny Novgorod,
Mosca (Sala Bolshoi), Vienna, Salisburgo, Milano
(Sala Verdi, Conservatorio), Inghilterra, Svizzera,
Israele, Turchia, Croazia, Stati Uniti, Belgio,
Olanda, Francia, Spagna. Parallelamente ha
proposto opere del passato sotto un’altra prospettiva. Frutto di questo percorso sono le orchestrazioni delle sonate per violino e pianoforte di Ravel, Debussy, Strauss scritte per Dora
Schwarzberg, e le sonate per violoncello di
Debussy nella versione per archi e in seguito per
orchestra sinfonica, composte rispettivamente
per Enrico Dindo e Gavriel Lipkind. Ha avuto il
privilegio di conoscere e collaborare con Dora
Schwarzberg, Ivry Gitlis, Martha Argerich, Lilya
Zilberstein. Alcune di queste collaborazioni sono
state incise, e prodotte su CD dalla casa discografica EMI. Un punto di svolta nella sua carriera artistica è stato l’incontro e la profonda
amicizia con la violinista Dora Schwarzberg, con
la quale ha creato ed eseguito numerose composizioni. Risultato e conseguenza dei loro pensieri e
riflessioni è la creazione del festival Bridges a Tel
Aviv. Durante il Progetto Martha Argerich 2012,
è stato prodotto e trasmesso dalla RSI Rete Due,
Radio Televisione Svizzera Italiana, il ciclo di venti
puntate da lui concepito, Alla Ricerca del Tango
Perduto, ispirato alla musica di Buenos Aires con
la collaborazione di Giada Marsadri. Nel Gennaio
2014 DECCA rilascia la sua versione per violoncello e archi de Las Cuatro Estaciones di Astor
Piazzolla, eseguita da Enrico Dindo insieme a I
Solisti di Pavia. Nel maggio 2014 ha realizzato la
premiere delle sue Tre meditazioni per coro misto
e violoncello, al Festival Biblico di Vicenza, durante la prolusione tenuta dal cardinale Gianfranco
Ravasi. Il 21 dicembre 2014 compone e dirige la
premiere di Valentina! Un violoncello a fumetti,
per solo violoncello e archi - commissionata
da Enrico Dindo, I Solisti di Pavia e Fondazione
Banca del Monte di Lombardia - in collaborazione
con l’Archivio Crepax presso il Teatro Fraschini di
Pavia.
MARIO BRUNELLO
Nel 1986 è il primo artista italiano a vincere il
Concorso Čaikovskij di Mosca che lo proietta
sulla scena internazionale. Viene invitato dalle
più prestigiose orchestre, tra le quali London
Philharmonic, Munich Philharmonic, Philadelphia
Orchestra, Mahler Chamber Orchestra, Orchestre
Philharmonique de Radio-France, London Symphony, NHK Symphony di Tokyo, Kioi Sinfonietta,
Filarmonica della Scala, Accademia di Santa Cecilia; lavora con direttori quali Valery Gergiev, Yuri
Temirkanov, Riccardo Chailly, Vladimir Jurowski,
Ton Koopman, Antonio Pappano, Manfred Honeck,
Riccardo Muti, John Axelrod, Daniele Gatti, MyungWhun Chung e Seiji Ozawa. Nell’ambito della musica da camera collabora con celebri artisti, tra
cui Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Martha Argerich,
Andrea Lucchesini, Frank Peter Zimmermann,
Isabelle Faust, Maurizio Pollini, Valery Afanassiev
e l’Hugo Wolf Quartett. Interagisce con artisti di
altra estrazione culturale, quali Uri Caine, Paolo
Fresu, Marco Paolini, Stefano Benni, Gianmaria
Testa, Margherita Hack, Moni Ovadia e Vinicio Capossela. Attraverso nuovi canali di comunicazione
cerca di avvicinare il pubblico a un’idea diversa
e multiforme del far musica, creando spettacoli
interattivi che nascono in gran parte nello spazio
Antiruggine, un’ex-officina ristrutturata, luogo
ideale per la sperimentazione. Deutsche Grammophon ha pubblicato il Triplo Concerto di Beethoven
diretto da Claudio Abbado e EGEA Records ha
dedicato all’artista la collana “Brunello Series”
composta da cinque Cd: “Odusia”, odissea musicale nella cultura del Mediterraneo, “Brunello
and Vivaldi”, “Violoncello and” per violoncello
solo, “Schubert e Lekeu” con Andrea Lucchesini
e le Suites di Bach (Premio della Critica 2010).
Il suo ultimo disco, per EMI, contiene la registrazione live del Concerto di Dvorak con l’Accademia
di Santa Cecilia e Antonio Pappano. La prossima
pubblicazione sarà il Dvd del Concerto n.2 di
Shostakovich registrato dal vivo alla Salle Pleyel
di Parigi con l’Orchestra del Teatro Mariinsky e
Valery Gergiev.
Mario Brunello ha studiato con Adriano Vendramelli, perfezionandosi in seguito con Antonio Janigro. È direttore musicale del festival “Artesella
arte e natura” e Accademico di Santa Cecilia.
Suona il prezioso violoncello Maggini dei primi del
Seicento appartenuto a Franco Rossi.
di importanti concorsi pianistici internazionali. Il
suo libro “Vademecum del pianista da camera” è
edito da Passigli.
CHRISTOPHE COIN
BRUNO CANINO
Bruno Canino, nato a Napoli, ha studiato pianoforte e composizione al Conservatorio di Milano,
dove poi ha insegnato per 24 anni; e per dieci
anni ha tenuto il corso di pianoforte, e musica da
camera al Conservatorio di Berna. Come solista
e pianista da camera ha suonato nelle principali
sale da concerto e Festivals europei, in America,
Australia, Unione Sovietica, Giappone, Cina.Suona
in duo pianistico con Antonio Ballista, e collabora con illustri strumentisti come Accardo, Ughi,
Amoyal, Itzahk Perlman, Blacher. E’ stato dal 1999
al 2002 direttore della Sezione Musica della Biennale di Venezia. Si è dedicato in modo particolare
alla musica contemporanea, lavorando, fra gli
altri, con Pierre Boulez, Luciano Berio, Karl-Heinz
Stockhausen, Georgy Ligeti, Bruno Maderna, Luigi
Nono, Sylvano Bussotti, di cui spesso ha eseguito
opere in prima esecuzione. Ha suonato sotto la
direzione di Abbado, Muti, Chailly, Sawallisch,
Berio, Boulez, con Orchestre come La Filarmonica
della Scala, Santa Cecilia, Berliner Philarmoniker,
New York Philarmonia, Philadelphia Orchestra,
Orchestre National de France. Tiene regolarmente
masteclass per pianoforte solista e musica da
camera, in Italia, Germania, Giappone, Spagna,
e partecipa al Marlboro Festival negli Stati Uniti.
Attualmente insegna all’Istituto Música de Cámara a Madrid. E’ spesso invitato a far parte di giurie
Classe 1958, nativo di Caen, Christophe Coin da
sempre ha il violoncello nel sangue, un po’ come
Leonardo Leo, il protagonista del programma del
Barocco Festival. Talento precoce proprio come il
compositore brindisino, che debuttò, violoncellista, a tredici anni: Coin a diciotto vince il Premier
Prix al Conservatorio di Parigi sotto la guida di
André Navarra. Una borsa di studio gli consente
poi di proseguire gli studi presso la Musikhochschule di Vienna, dove trae partito anche dalle
lezioni di Nikolaus Harnoncourt. Di lì a poco risulta decisivo l’incontro con Jordi Savall, che gli
fa conoscere la viola da gamba e lo accoglie alla
Schola Cantorum di Basilea. Coin non rinunzia,
però, al violoncello moderno, e segue anche le
lezioni di Mstislav Rostropovic. La sua carriera di
concertista comincia alla grande: varie tournée
con il Concentus Musicus di Vienna, l’incontro con
Christopher Hogwood. Nel 1984 ha l’opportunità
di collaborare con Rudolph Nureyev. In questo
stesso anno con Erich Hobärth, Andrea Bischof
e Anita Mitterer dà vita al Quatuor Mosaïques.
L’esperienza di questo quartetto si rivela decisiva
per Coin. L’intensa attività concertistica ha portato Coin a esibirsi a fianco di artisti del calibro
di Patrick Cohen, Monica Huggett, Ton Koopman,
Wieland Kuijken, Gustav Leonhardt, Scott Ross,
Jordi Savall, Hopkinson Smith. Viene invitato
come solista e anche come direttore da compagini
quali l’Orchestre des Champs-Elysées, il Concertgebouw e l’Amsterdam Bach Solisten, l’Orchestra
of the Age of Enlightenment, l’Academy of Ancient
Music, le Orchestre francesi di Lione e Lille, di
Piccardia, della Bassa Normandia, di Grenoble.
Una discografia impressionante, per varietà e
quantità, è il riflesso di questa prestigiosissima
attività concertistica. Precoce è anche l’esordio
di Coin nell’attività didattica, subito ad altissimo
livello. Nel 1984 al Conservatorio di Parigi viene
creata apposta per lui una cattedra di violoncello
barocco e viola da gamba. Diviene quindi docente
presso la Schola Cantorum, nonché presso le
Accademie Internazionali di Granada e Innsbrück.
Le sue masterclass in giro per il mondo non si
contano più. Nel 1991 Coin assume la direzione
dell’Ensemble Baroque di Limoges, col quale si prefigge di esplorare il repertorio dei secoli XVII-XVIII
a livello non solo esecutivo, ma anche scientifico.
LUCA GIOVANNINI
Nasce a Rovigo nel 2000, si avvicina allo studio
del violoncello all’età di otto anni, studia con il
Maestro Luca Simoncini presso il Conservatorio
F.Venezze di Rovigo. Ha partecipato e vinto numerosi concorsi, nel 2011 è risulta primo assoluto,
Crescendo di Firenze. Nel 2012 è primo assoluto al
Crescendo di Firenze (e vincitore del premio Crescendo sez. archi e premio A. Provenzani miglior
Violoncellista), al X° concorso Città di Riccione, al
Salieri di Legnago. Nel 2013 è primo assoluto al
concorso Adotta un Musicista Città di Forlì, Città
di Piove di Sacco è vincitore assoluto dell’intero
concorso, ancora al Crescendo di Firenze e premio speciale A. Provenzani, e al concorso A.
Salieri di Legnago. Nel 2014 è vincitore assoluto
del Concorso Città di Giussano, e primo assoluto
del XVI° concorso T.I.M. sez Archi finale a Parigi,
Outstanding Musicians al Concorso Ibla Gran
Prize, e secondo allo A. Janigro Kroazia, vince
la borsa di studio della Filarmonica della Scala
“Maura Giorgetti”. Nel 2015 primo assoluto al
Concorso A. Salieri e allo “Zinetti” con menzione
speciale della giuria”. Viene regolarmente invitato ad esibirsi in prestigiose manifestazioni, ha
suonato con esibizioni e concerti presso: Tempio
“la Rotonda “ di Rovigo, museo Auditorium San
Giovanni G.C., Salone dei Cinquecento Palazzo
Vecchio Firenze, Villa Corsini a Castello di Firenze,
Auditorium R. L. Montalcini Riccione, Sacile Ex
Chiesa di San Gregorio, teatro Mignon Lendinara,
casa Barezzi Busseto, Palazzo Ragazzoni Sacile,
Sale Apollinee Fenice di Venezia, Palazzo Roverella
Rovigo, auditorium Giovanni XXIII° Piove di Sacco, teatro Dario Fò di Camponogara, Teatro Comunale
Adria, Teatro Piccolo Salieri Legnago, Bergamo
Classical Kids teatro alle Grazie, Ateneo Veneto
Aula Magna Venezia, Sala Maffeiana Verona, Italia Regina d’Europa I Virtuosi Italiani solista Luca
Giovannini, Sala degli Affreschi Milano, Teatro Bon
Udine, Palazzo Gregoris Pordenone, Teatro Argenta
Little Rock Arkansas, Casa Italiana Zerilli Marino
di New York, Carnegie Hall di New York. Dicono
di lui“ a tredici anni, Luca Giovannini suona in
maniera compiuta, come un concertista provetto,
con freschezza e padronanza strumentale. È già
un musicista di assoluto livello” da il Resto del
Carlino, 14 novembre 2013, Sergio Garbato.
European Music Competition Città di Moncalieri
e Concorso Internazionale di Esecuzione Musicale
“Giovani Musicisti” Città di Treviso. E’ membro
dell’orchestra “Giovani Archi Veneti” con la quale
ha vinto numerosi concorsi nazionali e internazionali e ha suonato da solista.Ha preso parte a
numerosi corsi di perfezionamento con i docenti
M. Flaksman, Jelena Ocic, J. P Armengaud, Enrico
Dindo, Giovanni Sollima, con il quale ha avuto
l’onore di suonare assieme da solista nel celebre brano per due violoncelli solisti Violoncelles
Vibrez. È stato invitato a partecipare al Festival
presso la “Hochschule fur Musik und Darstellende
Kunst” a Mannheim (Germania). Ha ricevuto nel
2007 la borsa di studio “Premio Musicale Giovani
Musicisti” dal Kiwanis Club di Rovigo e nel 2012,
2014 e 2015 quella del Conservatorio di Musica
“F. Venezze”
GIORGIO MAZZUCATO
RICCARDO GIOVINE
Nato nel 1999, già in tenera età inizia il suo contatto con la musica e a quattro anni intraprende lo
studio del violoncello sotto la guida del M° Alessandro Andriani. In seguito prosegue i suoi studi
sotto la guida del M° Luca Paccagnella e da due
anni studia presso il Conservatorio “F. Venezze” di
Rovigo sotto la guida del M° Luigi Puxeddu, con il
quale ha appena inciso per la casa olandese Brilliant i quintetti op.29. Ha ottenuto il primo premio
in tutti i concorsi a cui ha partecipato: Concorso
Nazionale “Città di Riccione” nel 2006, Concorso Internazionale “Premio città di Padova” nel
2007, Concorso Internazionale Ass. Rovere d’oroGiovani talenti nel 2008, Concorso Internazionale
Giovani Musicisti “A. Salieri” a Legnago, Concorso Giovani Musicisti Città di Viterbo nel 2010,
Ha perfezionato la sua formazione musicale con
i maestri Giovanni Acciai, Marco Berrini, Biancamaria Furgeri, Nino Albarosa, Luigi Agustoni
e Alberto Turco. Membro di giuria in concorsi nazionali e internazionali, svolge intensa attività
didattica in seminari, masterclass, corsi e laboratori di tecnica vocale, propedeutica al canto
gregoriano, didattica e direzione di coro, nonché
una ricchissima attività concertistica in Italia
e all’estero. Docente al Master di Direzione del
repertorio corale dal XVI al XX sec. all’Università
di Masan (Korea 2001-2004-2007), alla Milano
Choral Academy (2011-2012), all’Accademia di
direzione Piergiorgio Righele (2013-2014), ha
svolto attività didattica presso i Conservatori di
Ferrara e di Rovigo. Premio Fetonte del Comune
di Rovigo per l’attività artistica, collabora attivamente con il M° Francesco Finotti. Alla guida
del Polifonico Città di Rovigo, dell’Insieme Vocale
Città di Rovigo, dei Piccoli Cantori di San Bortolo
e dell’Officium Consort di Pordenone, ha ottenuto
primi premi assoluti a vari concorsi nazionali e
internazionali; nel 1990 gli è stato assegnato il
Gran Premio Città di Arezzo e il premio speciale
Fosco Corti per la migliore interpretazione del
madrigale.
STEFANO ONORATI
Pianista, compositore ed arrangiatore, nato a
Livorno nel 1966. Si è diplomato in pianoforte
all’Istituto Musicale Mascagni di Livorno e si è
laureato nel Biennio Jazz col massimo dei voti e la
lode nel 2013 a Bologna. Ha frequentato i seminari invernali di Siena Jazz (dal 1989 al 1992) con
Enrico Pieranunzi e Stefano Battaglia. Dal 1993
suona Jazz professionalmente in Festivals, Teatri
e Jazz Clubs italiani e stranieri (Turchia, Svizzera,
Germania, Olanda, Francia, Slovenia, Corsica ed
Inghilterra). E’ co-titolare insieme a Nico Gori del
gruppo Millenovecento che ha inciso un disco per
la Universal con ospite Tom Harrell. Ha collaborato per anni con Marco Tamburini nel trio sperimentale Three Lower Colours insieme a Stefano
Paolini. Con questo trio, hanno registrato le musiche per il film “Sangue e Arena” ed il “Viaggio
verso la luna” di Melies, che sono usciti ad aprile
e maggio 2010 per l’Espresso, con ospite Lorenzo
Jovanotti. Il Trio collabora sia con i Vertere String
Quartet, sia con la Venezze Big Band, gruppo di
fiati del Conservatorio di Rovigo dove Onorati insegna dal 2007. A suo nome sono il trio “Stefano
Onorati Trio” con S.Senni e W.Paoli e lo “Stefano
Onorati Quartet” con Pareti, Tracanna e Fioravanti. Suona dal 2001 nell’orchestra di Barga
Jazz diretta da B.Tommaso. Collabora insieme a
Walter Paoli ad un progetto (The Box) con l’utilizzo
dell’elettronica e dell’improvvisazione totale ed il
sostegno di immagini live. Partecipa al progetto
dei tre conservatori “RAR” (Rovigo, Amsterdam,
Roma) con la partecipazione di Paolo Damiani,
Marco Tamburini ed Edoardo Righini. Incidono
un cd sulle musiche di Misha Mengelberg e tengono concerti in Italia e in Olanda. Nel 2012 viene
chiamato a far parte di un quartetto (Marco Tamburini, Edoardo Righini, Walter Paoli) dal nome
“The legend lives on”, progetto sulle musiche di
Jimi Hendrix, gruppo col quale ha suonato in Italia
ed Olanda ed ha appena registrato un cd. Ha compiuto come compositore e arrangiatore numerosi
lavori video per sigle, documentari o musica pubblicitaria per Rai, Mediaset, Sky, Iveco, Gastaldi
ecc….. E’ attualmente titolare della Cattedra
di Pianoforte Jazz al Conservatorio di Rovigo ed
insegna all’SJU (Siena Jazz University).di Rovigo.
Nel 2015 si è classificato 2° al Premio Abbado.
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
L’Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita
nell’ottobre 1966 e nel corso di quasi cinquant’anni
di attività si è affermata come una delle principali orchestre da camera italiane nelle più
prestigiose sedi concertistiche in Italia e all’estero.
L’Orchestra è formata sulla base dell’organico del
sinfonismo “classico”. Peter Maag - il grande interprete mozartiano - ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001. Alla direzione artistica si
sono succeduti Claudio Scimone, Bruno Giuranna,
Guido Turchi, Mario Brunello (direttore musicale,
2002-2003), Filippo Juvarra (Premio della Critica
Musicale Italiana “Franco Abbiati” 2002), Clive
Britton.Nella sua lunga vita artistica l’Orchestra
annovera collaborazioni con i nomi più insigni del
concertismo internazionale tra i quali si ricordano
S. Accardo, P. Anderszewski, M. Argerich, V. Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet, R. Buchbinder, M.
Campanella, G. Carmignola, R. Chailly, C. Desderi,
G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman, Z. Hamar, P.
Herreweghe, A. Hewitt, C. Hogwood, L. Kavakos,
T. Koopman, A. Lonquich, R. Lupu, M. Maisky, V.
Mullova, A.S. Mutter, M. Perahia, I. Perlman, M.
Quarta, J.P. Rampal, S. Richter, M. Rostropovich,
H. Shelley, J. Starker, R. Stoltzman, H. Szeryng, U.
Ughi, S. Vegh, K. Zimerman. L’Orchestra è l’unica
Istituzione Concertistico - Orchestrale (I.C.O.)
operante nel Veneto e realizza circa 120 concerti
l’anno, con una propria stagione a Padova, concerti in Regione, in Italia per le maggiori Società
di concerti e Festival, e tournée all’estero. Tra gli
impegni più recenti si ricordano i concerti diretti
dal Maestro Tan Dun per il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, il concerto al
Festival “In terra di Siena” diretto dal Maestro
Vladimir Ashkenazy, i concerti a Milano per il Festival MITO SettembreMusica con il pianista e direttore Olli Mustonen, e a Venezia per il 7° Festival
Internazionale di Danza Contemporanea e per il
57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale, a Orenburg (Russia) per il
4° Festival Internazionale Msitislav Rostropovich
con il violoncellista e direttore David Geringas,
tutti appuntamenti che hanno riscosso l’unanime
plauso della critica. Nelle ultime Stagioni si è distinta anche nel repertorio operistico, riscuotendo
unanimi apprezzamenti in diversi allestimenti di
Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Così fan tutte di
Mozart, L’elisir d’amore, Don Pasquale e Lucrezia
Borgia di Donizetti, Rigoletto di Verdi, La voix humaine di Poulenc e Il telefono di Menotti. A partire
dal 1987 ha intrapreso una vastissima attività
discografica realizzando oltre cinquanta incisioni
per le più importanti etichette. L’Orchestra di Padova e del Veneto è sostenuta da Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto e
Comune di Padova. Dall’ottobre 2011 ha acquisito
la natura giuridica di «Fondazione».
LUCA PACCAGNELLA
Violoncellista, Direttore d’orchestra. Docente di
Quartetto e Musica d’insieme per archi al Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Direttore del Conser-
vatorio “F. Venezze” di Rovigo dal 2004 al 2010.
Guest Professor presso l’Università di Musicologia di Evry (Parigi), Hochschule di Mannheim,
Akademia Muzyczna di Lodtz e Wroclaw, Università di Xiamen in Cina, è stato Presidente fondatore del Consorzio dei Conservatori della Regione
Veneto. La sua formazione violoncellistica con
Rossi, Baldovino, Caramia, Flaksman, Georgian,
Menieur, Henkel, cameristica con Accardo, Asciolla, Farulli, il Trio Cajkovskij, il Trio di Trieste, il
Quartetto Italiano presso l’Accademia Chigiana di
Siena e la Scuola di Musica di Fiesole, gli studi e
i numerosi incontri avvenuti con illustri musicisti
come Clementi, Berio, Donatoni, Coltro, Kelemen,
Dashow, Meguire, Tan Dun, Markiz, Bellugi, Marionne, Garbarino, Portal,Tamburini, Armengaud,
Guglielmo, Biondi, Mosca (Suzuky School) hanno
alimentato il desiderio continuo di ricerca e conoscenza delle tecniche di esecuzione strumentale,
vocale, di analisi, composizione interpretazione
musicale e didattica. Nel 1994 consegue il diploma di merito in Direzione d’orchestra sotto la
guida di Ludmil Descev. Ha registrato per enti
radiofonici europei, canadesi e australiani e ha
inciso per le etichette: Neuma (USA), Pro-viva
(Germania), Primrose (London), Stradivarius, Tactus, Blue Serge, Abegg, Rivo-alto, Artis Cramps
Records, Tau Kay, Velut Luna, Edipan. Ha partecipato ai maggiori Festival Internazionali e a Stagioni concertistiche in tutto il mondo suonando
nelle sale e nei Teatri più prestigiosi. Laureato ai
Concorsi Internazionali di Melbourne, “Mozart” di
Toronto, “Gui” di Firenze, “Lorenzi” di Trieste, tra
cui spicca il prestigioso Grand Prix al concorso
Musique de Chambre di Parigi-1990. E’ stato
primo violoncello dell’Orchestra Giovanile Italiana, dell’Ensemble di Venezia, dei Solisti Italiani, Solisti Veneti e della FVG Mitteleuropa Orchestra. Ha svolto attività con il Trio Esterhazy e il
Trio d’archi Italiano, attualmente svolge la sua attività concertistica in duo e in quartetto d’archi.
Nel 2004 con il Quartetto Paul Klee ha ottenuto una
residenza presso l’Abbaye Royale de Fontevraud in
Francia. Attualmente la formazione gode di una
residenza in Francia presso l’Università di Evry a
Parigi. Ha registrato l’integrale dei quartetti di
Philip Glass, il quartetto di Messiaen “Pour la fin
du temps” e la “Creation du Monde “ di Milhaud
e una monografia del compositore veneziano Ugo
Amendola, “Juliet letters” di E. Costello e la musica da camera di C. Debussy per l’etichetta Blue
Serge. Ha registrato inoltre l’integrale delle opere
per violoncello e pianoforte di L. van Beethoven,
F. Busoni, G. F. Malipiero, H. Villa-Lobos e un cd
di musica Argentina. Tiene Masterclass di violoncello in Germania, Polonia, Francia e in Italia.
Suona uno strumento attribuito alla famiglia
Testore della fine del XVII secolo.
STEFANO PAOLINI
GEGE’ TELESFORO, RAY MANTILLA, TONINHO HORTA, ENRICO PIERANUNZI, ANTONIO FARAO’, DAVE
SAMUELS, ANTONELLO SALIS, GIANNI BASSO,
PIETRO TONOLO, RENATO SELLANI, JUSTO
ALMARIO, AUGUSTO MANCINELLI, TOMASO LAMA,
RANDY BERNSEN, FABRIZIO BOSSO, STEFANO
BOLLANI, FUNKY COMPANY. Ha inciso dischi con
vari artisti ed ha scritto ed arrangiato i brani
presenti sul suo primo disco da solista “Stefano
Paolini & the Big Small Band” (guest M.Tamburini).
Già docente di batteria jazz al conservatorio “G.B.Martini” di Bologna e “F.Morlacchi” di
Perugia, attualmente è titolare della cattedra di
Batteria e percussioni jazz (COMJ/11) presso il
conservatorio “F.Venezze” di Rovigo.
ALFREDO PERSICHILLI
Classe 1970, ha studiato batteria sotto la guida
di Baldo Turci, Ubaldo Rivi e Alfredo Golino. Nel
1992 si è diplomato in clarinetto presso il conservatorio “G.B.Martini” di Bologna e nel 2010 in
musica jazz presso il conservatorio “F. Venezze”
di Rovigo. Ha partecipato a diversi seminari jazz
con docenti vari : T.Gurtu, G.Capiozzo, T.Lama,
P.Erskine, D.Weckl, G.Novak, B.Stewart. Nel 1993
ha vinto la selezione per il corso di formazione
professionale per orchestra jazz tenutosi a San
Lazzaro di S. (BO) sotto la direzione di G.Russell,
M.Gibbs, B.Tommaso, K.Wheeler. L’attività concertistica lo ha portato ad esibirsi in vari festival jazz italiani : “Jazz’in’it” Vignola, Reggio
Emilia jazz, Umbria jazz Perugia, Bologna jazz,
Siena jazz) ed esteri (Malta, Portogallo, Austria,
Svizzera, Svezia, Finlandia, Norvegia, Turchia,
Lussemburgo, Ungheria, Germania, Inghilterra,
Spagna, Grecia, Olanda, Francia e Giappone)
con vari artisti e formazioni : EUMIR DEODATO
Europe Xpress & Europe trio, DEE DEE BRIDGEWATER, Marco Tamburini quintet & Three lower
colours, KENNY WHEELER, JOHN TAYLOR, FLAVIO BOLTRO, GEORGE RUSSELL, MIKE GIBBS,
REUNION BIG BAND, DADA’ ORCHESTRA, JAZZ ART
ORCHESTRA, ITALIAN BIG BAND, MELDOLA JAZZ
BAND, COLOURS JAZZ ORCHESTRA, BOB MINTZER,
PAUL JEFFREY, SLIDE HAMPTON, MICHEL PORTAL &
ORCHESTRA SINFONICA FONDAZIONE A.TOSCANINI,
Primo violoncello del Teatro alla Scala e della
Filarmonica della Scala, si è diplomato con lode
a diciassette anni al Conservatorio di Santa Cecilia sotto la guida di George Schultis, perfezionandosi con Franco Maggio Ormezowski presso
l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma
e, successivamente, con Thomas Demenga alla
Musik-Akademie di Basilea, ottenendo il Solisten
Diplom. Ha eseguito come solista i più importanti
concerti del repertorio violoncellistico: il Concerto
di Schumann alla Tonhalle di Zurigo, Basilea,
Lucerna, il Concerto di Haydn a Budapest presso
la Ferenc Liszt Academy con la Budapest String
Orchestra, in diretta radiofonica; le Variazioni Rococò di Čaikovskij a Basilea e con la Filarmonica
di Kiev, il Concerto di Dvořák a Roma, il Doppio
Concerto per violino e violoncello di Brahms a
Roma, Zurigo e Rostov (Russia), dove ha tenuto
anche una masterclass sulle Suites di Bach al
Conservatorio Rachmaninov. Recentemente è stato invitato a eseguire le Suitesdi Bach e di Reger
ai “Bach-Reger Tage” di Eisenach. Ha registrato
l’integrale dei trii per archi di Schubert e Webern
insieme a quelli di Schönberg, Petrassi e Reger.
E’ stato interprete di numerose composizioni contemporanee, classiche e d’avanguardia (Petrassi,
Sciarrino, Lombardi, Boccadoro, Holliger, Giovanni
Sollima). Tra queste, alcune sono state espressamente dedicate a lui: Le quattro maschere di
Dioniso per violoncello e orchestra di Carlo Galante
(prima esecuzione assoluta con i Virtuosi della
Scala), il Trio per archi di Rudolf Kelterborn, il
Concerto per violoncello e orchestra di Wolfgang
Marschner. Insieme al Beethoven Quartett, ha
eseguito a Dresda e nelle principali città della
Germania il ciclo degli ultimi quartetti per archi di
Beethoven. Suona regolarmente nelle più importanti società concertistiche collaborando con
musicisti quali Andràs Schiff, Anne Sophie Mutter, Miklos Pereniy, Heinz Holliger, Wolfram Christ,
Bruno Giuranna.
ERICA PICCOTTI
Nata a Roma nel 1999, si diploma in violoncello
a soli 14 anni con il massimo dei voti, lode e
menzione d’onore presso il Conservatorio di S.
Cecilia di Roma sotto la guida di Francesco Storino. Attualmente studia presso l’Hochschule der
Kunste di Berna nella classe di Antonio Meneses.
Ha frequentato masterclass con David Geringas,
Julius Berger, Thomas Demenga, Mario Brunello.
E’ vincitrice di numerosi primi premi in concorsi
nazionali e internazionali tra cui “Rassegna
Nazionale d’Archi” Vittorio Veneto, “Premio Nazionale delle Arti” che la designa migliore violoncellista dei conservatori italiani, “Premio Città
di Padova”, “Jugend Musiziert” di Norimberga
e “NYIAA Competition” la cui vittoria le ha consentito di esibirsi presso la Carnegie Hall di New
York. Gli ultimi in ordine di tempo, il primo premio
al 10° International Cello Competition “Antonio
Janigro” for young cellists, ed il “Premio Crescendo” a Firenze. Tra i riconoscimenti ricordiamo nel
2012 il premio “Adriana Giannuzzi” come migliore
violoncellista del Conservatorio Santa Cecilia di
Roma, nel 2014 il Premio Rotary Club di Roma ed
il Premio “Banca Monte dei Paschi di Siena” riservato ai giovani talenti dell’Accademia Chigiana.
Borsista della De Sono Associazione per la Musica,
recentemente anche la Filarmonica della Scala di
Milano le ha assegnato una borsa di studio destinata ai migliori giovani violoncellisti italiani. Il
suo debutto è avvenuto in occasione del Concerto
di Natale 2012 che si è tenuto alla Camera dei
Deputati in diretta su RAI 5 nel quale ha suonato
in duo con Mario Brunello per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Da allora si è esibita in festival prestigiosi, tra gli altri “Festival de Cordas
e Piano” in Belo Horizonte, Festival “La lumière
du Roman” in Conques, “Festival Violoncellistico
Internazionale Alfredo Piatti” di Bergamo e “Aurora Festival” in Vanersborg oltre che in numerose
stagioni concertistiche tra cui “Micat in Vertice”,
dove ha suonato il violoncello Stradivari del 1682
di proprietà dell’Accademia Chigiana di Siena,
“Concerti e Palazzi” al Museo dell’Ara Pacis di
Roma, Istituzione Sinfonica Abruzzese, AGIMUS,
per Mondomusica a Cremona e per la Rassegna
“Morigi Musica” a Piacenza. L’8 marzo 2013 il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
le ha conferito l’Attestato d’Onore “Alfiere della
Repubblica” per gli eccezionali risultati in campo
musicale ottenuti in giovanissima età.
Lincoln Center di New York, Vienna Musikverein,
Suntory Hall di Tokio, ecc.). Si è esibito da solista
- incidendo anche per la Rai e la Orf - e come
primo violoncello delle più importanti orchestre
sinfoniche italiane (Teatro alla Scala, Teatro La
Fenice, Filarmonica Toscanini, Orchestra Regionale Toscana, ecc. diretto da Barenboim, Chailly,
Oren, Maazel, Bychkov, Dudamel ecc.). Ha suonato
per diciassette anni come violoncello solista dei
Solisti Veneti.
È membro del Trio Stradivari e dei Solisti Filarmonici Italiani. Ha collaborato in diverse formazioni cameristiche assieme a Sergio Azzolini,
Bruno Canino, Filippo Gamba, Ivry Gitlis, Ramon
Jaffè, Michel Lethiec, Piernarciso Masi, Vladimir
Mendelssohn, Roberto Prosseda, Giovanni Sollima, Giampaolo Stuani, ecc.. Ha inciso per AMADEUS, RCA, ERATO, FREQUENZ, HYPERION, TACTUS, DAD RECORDS e BRILLIANT. Il cofanetto delle
ventisei sonate milanesi per violoncello e basso di
Luigi Boccherini per la Brilliant (unica incisione
completa) è stato scelto da Angelo Foletto come
disco del mese di Suonare News, segnalato con
5 Diapason in Francia e ottimamente recensito in
American Record Guide e Classical Voice. Insegna
violoncello al Conservatorio di Rovigo.
MASSIMO QUARTA
LUIGI PUXEDDU
È nato a Rovigo e ha studiato sotto la guida di
Luca Simoncini, Franco Rossi, Amedeo Baldovino,
Mario Brunello, Antonio Janigro e David Geringas.
Dopo aver vinto importanti premi (Vittorio Veneto,
Viotti di Vercelli, Milano A.M.I.) ha intrapreso una
brillante carriera che lo ha portato a suonare nelle
più importanti sale del mondo (Teatro alla Scala,
Salle Pleyel di Parigi, Mozarteum di Salisburgo,
Violinista, nato nel 1965, Massimo Quarta ha
iniziato i suoi studi musicali all’età di nove anni.
Dopo aver conseguito il diploma con il massimo
dei voti e la menzione d’onore presso il Conservatorio di Musica “S. Cecilia” di Roma sotto la guida
di Beatrice Antonioni, si è perfezionato con Salvatore Accardo, Pavel Vernikov, Ruggiero Ricci ed
Abram Stern. Vincitore di numerosi concorsi - I°
Premio “Città di Vittorio Veneto” 1986, I° Premio
“Opera Prima Philips” 1989 - nel 1991 ha vinto il
I° Premio al prestigioso Concorso Internazionale
di Violino “N. Paganini” di Genova, primo italiano
ad ottenere questo ambito riconoscimento dopo la
vittoria di Salvatore Accardo, avvenuta nel 1958.
Lo straordinario successo ottenuto da questo
importante riconoscimento lo ha portato ad
esibirsi per le più prestigiose istituzioni concertistiche. Presto considerato come uno dei piú
brillanti violinisti della sua generazione si é
esibito con la Radio Sinfonie Orchester Frankfurt,
l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia,L’Orchestre National Du Capitole de Toulouse, la Tokyo Philarmonic Orchestra,
la Prague Symphony Orchestra, la Real Orquesta
Sinfonica de Sevilla, la Budapest Symphony Orchestra, suonando con direttori come Miun Wun
Chung, Daniele Gatti, Daniel Harding, Isaac
Karabtchevsky, Daniel Oren, Christian Thielemann. Ospite di alcuni tra i maggiori festival
affianca all’attività solistica quella cameristica,
collaborando con musicisti come Salvatore Accardo, Bruno Giuranna, Rocco Filippini, Franco
Petracchi, Michele Campanella, Natalia Gutman, Joseph Silverstein, François Joël Thiollier,
Alfons Kontarsky. Nel 1992 gli é stato conferito
il Premio Internazionale “Foyer Des Artistes” e
nel Gennaio 1995 il “Premio Internazionale Gino
Tani per le Arti dello Spettacolo”. E’ docente di
violino al Conservatorio della Svizzera Italiana di
Lugano (Musikhochschule). Massimo Quarta ha
inciso per la Philips ed ha registrato per la Radio e la Televisione Italiana, Francese, Tedesca,
Ungherese e Giapponese. Ha inciso per la Delos
le “Quattro Stagioni” di A. Vivaldi con l’Orchestra
da Camera di Mosca, per la Dynamic un CD con
musiche di N. Paganini, e, sempre di Paganini,
i 6 Concerti per violino ed orchestra in versione
autografa come violinista e direttore suonando il
violino appartenuto al grande violinista genovese.
Massimo Quarta suona il violino Antonio Stradivari “Marechal Bertier-ex von Vecsey” del 1716.
ERNST REIJSEGER
Violoncellista, compositore e performer, è una
delle figure più importanti della scena musicale
contemporanea, egli canta attraverso il suo violoncello, lo strumento diviene parte del suo corpo, dando vita a opere piene di alta musicalità,
bellezza, pura eleganza e sensibilità. Costantemente spinto alla ricerca di nuovi linguaggi ed
espressioni, Reijseger ha collaborato con innumerevoli grandi artisti, tra i quali: Yo Yo Ma, Nana
Vasconcelos, Giovanni Sollima, Han Bennink,
Trilok Gurtu, Uri Caine e altri ancora. Di grande
importanza ed assoluto valore artistico, la sua
decennale collaborazione con il celebre regista
tedesco Werner Herzog. Reijseger ha composto
per il regista di “Fitzcarraldo” le colonne sonore
di numerosi film. Tra i due vi è un vero sodalizio
artistico e una solida stima reciproca. Herzog ha
recentemente commentato: “Ernst è un magnifico
violoncellista e può fare qualsiasi cosa con il suo
strumento”. Da oltre 30 anni, Ernst Reijseger continua a suonare con moltissimi celebri musicisti
e in diverse ed eccitanti combinazioni, ma riesce
anche a trovare il tempo per insegnare il violoncello ai bambini ed esibirsi in concerti da solista.
Olandese, classe 1954, ha cominciato a suonare
lo strumento quando aveva appena otto anni,
stimolato da subito dalla sorprendete varietà
di forme che l’arte di combinare suoni può assumere. Studia al conservatorio di Amsterdam
finché (nel 1974) uno dei suoi maestri, il famoso
violoncellista Anner Bijlsma, gli consiglia di interrompere gli studi, spingendolo così a seguire
la propria strada. Una strada che in realtà Ernst
Reijseger aveva già imboccato: fin dai primi anni
Settanta lo troviamo infatti impegnato con la
musica improvvisata. Sean Bergin, Martin van
Duynhoven, Derek Bailey, Michael Moore, Alan
Purves, Franky Douglas, il Theo Loevendie Consort,
il Guus Janssen Septet, l’Amsterdam String Trio,
la ICP orchestra di Misha Mengelberg, il quintetto
di Gerry Hemingway, il Trio Clusone (con Michael
Moore e Han Bennink), Louis Sclavis, Trilok Gurtu,
Franco D’Andrea, l’Amsterdam String Trio: l’elenco
di nomi rende l’idea della varietà di esperienze di
Ernst Reijseger nel suo inteso percorso artistico.
Unendo ad una grande maestria un uso non
convenzionale dello strumento, aggiunge una
dose di humor e teatralità alla sua musica: sono
caratteristiche che si colgono al meglio nelle
esibizioni solistiche di Reijseger. Ma il suo
rapporto aperto con la musica, con tutta la
musica, gli permette di calarsi perfettamente nei
contesti più differenti pur mantenendo sempre riconoscibile la propria cifra stilistica. In occasione
del suo 60° compleanno Ernst Reijseger torna con
un nuovo album e concerto live in cui si esibisce
da solo, con il suo violoncello e voce. Il suo nuovo
album “Crystal Palace” nasce dall’incontro con il
pittore americano Jerry Zeniuk, durante una sua
mostra alla galleria Glaspalast di Augsburg in
Germania, in questa occasione Ernst Reijseger
ha composto ispirandosi al grande quadro (5x5m)
che Zeniuk dipingeva per l’occasione, mentre il
pittore americano ha dipinto le sue immagini,
le forme e colori sotto l’influenza della musica
di Reijseger. Il concerto “Crystal Palace” può
svolgersi in due modi: un concerto cello solo, una
video installazione in cui Reijseger crea dal vivo
la colonna sonora del film “Botanic Garden” di
Joost Guntenaar.In questo video le fasi del lavoro
di Zeniuk sono state meticolosamente fotografate
in uno speciale movimento veloce di alta
qualità (Time Lapse), minuto per minuto, ora per
ora, giorno per giorno e trasformati in un’opera
cinematografica.Jerry Zeniuks con i colori
compone musica, le improvvisazioni sonore di
Reijseger creano immagini, Joost Guntenaars,
videoarte che trascende i confini del tempo. Un
interessante esperimento. Un’esperienza acustica
e visiva: Visioni di suoni !
FRANCESCO ROSA
Nato a Padova (Italia), compie gli studi musicali in Italia di pianoforte, organo, composizione
e direzione d’orchestra. Si perfeziona in composizione con il M° Wolfango Dalla Vecchia e in
direzione d’orchestra con il M° Emil Tchakarov.
Inizia giovanissimo il mestiere di “korrepetitor”
in numerosi teatri italiani ed esteri tra i quali: il
Comunale di Bologna, il Teatro la Fenice di Venezia, l’Arena di Verona, l’Opera di Roma, il Maggio Musicale Fiorentino, il Festival Pucciniano di
Torre del Lago, etc., collaborando con direttori
quali Daniel Oren, Richard Bonynge, Nello Santi,
Maurizio Arena, Angelo Campori, Peter Maag,
Donato Renzetti, Gianfranco Masini, Massimo
de Bernart. Contemporaneamente si esibisce in
recital accompagnando diversi artisti di fama
internazionale (Katia Ricciarelli, Mara Zampieri,
Raina Kabaiwanska, Lucia Valentini, Paolo Gavanelli, Renato Bruson, Leo Nucci, Maria Luisa
Nave, Giuseppe Giacomini, Gianfranco Cecchele,
Mariella Devia, Roberto Scandiuzzi, Juan Diego
Florez. L’attivita’ di direttore d’orchestra inizia nel
1994, presso il Teatro Municipal de Vigo-Espagna,
dirige Rigoletto e in seguito Il barbiere di Siviglia.
Dirigera’ in seguito nei seguenti teatri italiani
di Padova, Treviso, Rovigo, Venezia, Bologna,
Verona, Macerata, Trieste, Roma, Napoli,
Palermo, Sassari, Salerno, Macerata, Firenze e
stranieri Nantes, Santa Cruz de Tenerife, Suntory
Hall e New National teather Tokio, Otsu, Osaka,
Nagoya, Belgrado, Bucarest, Costanza, Timisoara, Nizza, Sofia, Maribor, Ljiubljiana, Skopje,
Kiev, Dnepropetrovsk, Odessa, Ekaterinburg, San
Pietroburgo, Pechino, Canton, Shenzen. In più di
vent’anni di carriera ha diretto le seguenti orchestre: Verdi di Trieste, Arena di Verona, Opera
di Roma, Massimo di Palermo, San Carlo di Napoli, Filarmonia Veneta,Filarmonica Marchigiana,
Comunale Bologna, Sinfonica Siciliana, Sinfonica
provincia di Bari, Sinfonica di Lecce, Lirico di
Cagliari, Opera di Sofia, Opera di Stara Zagora,
Opera di Maribor e Ljublijana, Opera di Belgrado,
Tokio Philarmonic, Opera di Nizza e di Nantes, Opera di Montecarlo, Santa Cruz de Tenerife, Russian
Philarmonic, Ekaterinburg, Samara, Novo Sibirsk,
Hermitage Orchestra San Pietroburgo, Yaroslavl,
Kiev, Operetta di Bucarest, Opera di Skopje e
Filarmonica, Opera di stato Ucraina Kiev, Filarmonica di Mosca, Russian Philarmonic, Conservatory Orchestra Moskow, Youth Ural Philarmonic
Orchestra etc.
DANILO ROSSI
Dopo essersi perfezionato con Dino Asciolla, Piero
Farulli e Yuri Bashmet, a soli vent’anni Danilo
Rossi viene scelto da Riccardo Muti per ricoprire
il ruolo che ancora oggi ricopre, di Prima Viola
Solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala e della
Filarmonica della Scala, divenendo la più giovane
prima viola nella storia del prestigioso Teatro
milanese. Dopo aver vinto numerosi concorsi
nazionali e internazionali, inizia con successo
la carriera solistica, in particolare ricordiamo: i
Concerti di Bartók e di Walton con la Filarmonica
della Scala e Riccardo Muti, i Brandeburghesi
di Bach con i Solisti di Mosca e Yuri Bashmet e
Monologue di Schnittke, il Concerto di Walton e
Aroldo in Italia di Berlioz con Jonathan Webb, Don
Quichote di Strauss con la Filarmonica di Budapest e la Filarmonica di Mosca, e con l’Orchestra
Verdi di Milano diretta da Riccardo Chailly. Numerose le collaborazioni con artisti quali John
Eliot Gardiner, Yuri Bashmet, Mario Brunello,
Andrea Lucchesini. Da 20 anni è presente nelle
più importanti Società Concertistiche in Duo con
il pianista Stefano Bezziccheri, con il quale ha interpretato tutto il repertorio per viola e pianoforte.
Artista di vasta e varia esperienza musicale, da
diversi anni si è interessato ad altri ambiti mu-
sicali collaborando con i jazzisti Sante Palumbo, Stefano Bagnoli, Terence Blanchard, Aaron
Fletcher, Steve Winston, Jim Hall, Waine Marshall,
Steve La Spina e Terry Clarke in vari concerti e
jam-session : da questa esperienza è nato di recente un CD edito da MAP, dal titolo Bach in Jazz
col Sante Palumbo Trio e Bruno De Filippi. Per lui
hanno scritto: Alessandro Ferrari, Daniele Callegari, Enrico Pesce, Sante Palumbo e Jim Hall.
Carlo Boccadoro. Stefano Nanni ha composto per
lui un concerto per viola e pianoforte ed archi intitolato Paesaggi dell’anima. Roberto Molinelli ha
composto per lui il concerto per viola, pianoforte,
batteria e orchestra d’archi Once upon a Memory
Numerose le incisioni discografiche solistiche
e da camera per Sony, Fonit-Cetra, Arcadia. Si
dedica con passione all’insegnamento tenendo
corsi di perfezionamento a Pavia, Portogruaro,
alla Scuola di Musica di Fiesole, all’Accademia di
Perfezionamento della Scala, “Annuale di perfezionamento” presso l’Accademia di Pinerolo e
corsi estivi a Bertinoro (Forlì) e Città di Castello
(Perugia). Dal settembre 2009 è docente per la
classe di viola riguardante il Bachelor e il Master
della Scuola Universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera Italiana. Danilo Rossi suona
la magnifica viola Maggini del 1600 appartenuta
al grande violista Dino Asciolla, per volere di Valeria Mariconda Asciolla.
FRANCO ROSSI
(Venezia, 31 marzo 1921 - Firenze, 28 novembre
2006) studiò violoncello con P. Montecchi e S. Silva presso il Liceo Musicale “B. Marcello”, di Venezia, diplomandosi poi nel 1941 con D. Serra al
Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze. Nel 1945
fu uno dei fondatori del mitico Quartetto Italiano
al quale ha dedicò 35 anni della sua vita tenendo
concerti in tutto il mondo, fino allo scioglimento
nel 1981. Si dedicò anche ad attività cameristica,
in duo con il pianoforte e come solista in concerti
con l’orchestra, ottenendo sempre calorosi successi. Insegnò violoncello e musica da camera nei
Conservatori di Venezia, Bari e Firenze. Ricevette
la medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica
Italiana per meriti artistici e didattici.
Intervista di Gregorio Nardi a Franco Rossi
(“I Grandi della Musica”, n.3, Ermitage)
«Ho iniziato con uno dei primi diplomati alla
grande scuola di Serato, Prospero Montecchi; un
vecchio violoncellista venuto alla musica per uno
strano caso. Era un trovatello di Reggio Emilia e,
a quel tempo, il Conservatorio di Bologna
sceglieva qualche ragazzo dell’istituto per avviarlo agli studi musicali. In seguito, era stato concertista in Francia. Anch’io sono stato scelto dal
caso. Montecchi abitava in un bel Rio di Venezia,
nella fondamenta davanti a casa mio. Avevo sette
anni e cantavo alla finestra qualcosa di Verdi imparato dai dischi che mio zio ascoltava su un
grammofono a tromba. Quando mi sentì, Montecchi venne da mio padre: diceva che avevo un orecchio finissimo e propose che studiassi violoncello.
E’ andata così. Senza il suo intervento, avrei forse
scelto la tromba del grammofono. Oltre a due
lezioni settimanali in conservatorio, andavo due
volte a casa del vecchio professore - gratis - e ricordo di aver pianto spesso, tale era la sua severità. Nella cura dell’orecchio era inflessibile, e
mi rendo conto che aveva ragione: l’orecchio, anche il migliore, va sorvegliato ed educato. Anche i
pianisti devono farlo, per sorvegliare l’equilibrio
delle voci. Non sempre certi accordi sono opachi
per colpa dello strumento, ma perché manca il
giusto equilibrio: ci sono tante combinazioni, in
un accordo, per far vibrare l’intreccio degli armonici, per cambiare densità e luminosità. Dopo
quattro anni, arrivò Luigi Silva, poco più che trentenne. Fu il mio vero maestro, e amico. Mai uno
scatto d’ira, l’atmosfera era serena. Mi ha insegnato la razionalità nello studio, la conoscenza
delle delle arti, l’amore per la lettura. Era un uomo
generoso. Lo seguii a Firenze e, quando nel ‘39
dovette partire per l’America finii gli studi con
Dante Serra, scuola Serato anche lui. Silva continuò alla Juilliard, stimatissimo, e durante le
nostre tournées non mancavo mai di incontrarlo,
con grande trepidazione. Ho anche seguito i corsi
di Bonucci a Siena e a Roma. Ci scelse - noi, del futuro Quartetto Italiano - per il saggio della Chigiana,
Debussy, dove il gran successo ci convinse a riunirci quando fossero venuti tempi migliori, dopo la
guerra. Prima di fare quartetto ho lavorato nelle migliori orchestre italiane: a Torino, prima di diplomarmi, poi alla Rai di Roma e a Santa Cecilia; infine alla Fenice. Ma non esitavo ad abbandonare
questi posti preziosi per correre a suonare nella magnifica Oichestra della Chigiana, dove Antonio Guarnieri teneva il corso di direzione. Lui è stato il mio maestro ideale. Franco Ferrara diceva: “Non un
grande: il più grande!”. Ci dava l’impressione di levitare, come fosse lui a suonare al posto nostro.
Diceva: “Li lascio suonare”, e ci assecondava nel nostro respiro naturale. Aveva a che fare con elementi di prim’ordine, e mai li imprigionava col gesto. Seguiva gli strumentini nelle solistiche. Il suono che
otteneva dagli archi era un vero mistero; specie nel pianissimi, impalpabili, immateriali. Era la magia
del suono, i suoi dischi non ne sono che l’ombra. Lo ricordo dire - con inconsueta gentilezza, quasi con
stupore - a un allievo: “Ma come! Tu bastoni la musica?”. Il suo gesto non era mai violento, esagitato.
Semmai, solenne. Quando alzava le braccia (ma non più di tanto) succedeva il finimondo. Col suo gesto
tipico, andava a scavare in basso come a trovare l’appoggio per sollevare l’orchestra, lanciandola in
alto all’apice di un fortissimo: un’efficacia trascinante. Era come un rituale che attendevamo per comunicare con lui con la massima intensità. Mi impressionava il magnetismo degli occhi. Parlava poco, e
quel poco era essenziale. Si esprimeva in maniera totale col gesto e con gli occhi. Quel gesto era come
un rituale. Sono state le ‘lezioni’ di musica pìù preziose ed esaltanti». E tra i violoncellisti, a chi ha
guardato. «A Guarnieri! E’ una battuta, ma mica tanto. Era un ottimo violoncellista. Era stato primo
leggìo dell’orchestra di Toscanini e aveva fatto parte del Quartetto Martucci, col quale aveva studiato
composizione. Ho ammirato e amato tanto Casals per la profonda spiritualità e invenzione, e per la sua
cultura del suono. Cassadò: un Hidalgo! Mi impressiona, per la grande fantasia, lo spirito
dell’improvvisazione, la bellezza poetica del suono che. anche neì virtuosismi, viene assorbito da una
tinta un po’ scura che evita la brillantezza fine a se stessa, drammatizzandone il colore. E poi, la nobiltà
di Fournier, il fascino strumentale di Rostropovich, l’eleganza e singolarità di Tortelier, il pensiero creativo di Mainardi. Con Cassadò abbiamo avuto contatti abbastanza frequenti, quando era a Siena. Si
parlava della possibilità di eseguire il Quintetto di Schubert. Anche Fournier ci propose di inciderlo; non
fu possibile per via dei contratti con case differenti. Lo eseguimmo, per nostro piacere, in una villa di St.
Moritz. Dopo molti anni, l’ho fatto io con il Foné. Il nostro incontro è nato piuttosto spontaneamente.
Erano miei allievi da anni, fin dagli inizi. Il terreno su cui lavorare era fertile e lo studio si è svolto senza
grandi ostacoli, malgrado la difficoltà dell’opera. Nel primo movimento, e soprattutto nell’Adagio, il Foné
ha raggiunto una tensione espressiva rara, struggente. Stemperano il suono sulle note lunghe, ferme,
rarefatte nel colore. Creano un clima di staticità che contrasta con la parte implorante del primo violino.
L’abbiamo eseguito in molte importanti città, sempre con grande successo. In seguito, li ho mandati dal
Tokio e dal Borodin, coi quali hanno collaborato in concerto; mantenendo ottimi contatti, tant’è vero che
adesso fanno Schubert con Sadao Harada». La vostra interpretazione suggerisce a chi ascolta una
specie di dilatazione bruckneriana che mi ricorda lo Schubert del Quartetto Italiano. «Questo tipo di
lettura è nato spontaneamente, con libertà espressiva nel rigore. Bisogna rispettare l’evidenza di ciò che
è scritto. Ma c’è anche il famoso “botta e risposta” tra Toscanini (leggere le note) e Furtwängler (leggere tra le note). Comunque, col Foné ci siamo subito trovati d’accordo. Solo, ci voleva un giorno in più
per inciderlo. Ho qualche dubbio sul tempo un po’ lento dello Scherzo. Degli altri movimenti, invece, sono
soddisfatto». Come si pone idealmente la sua esperienza tra Toscanini e Furtwängler? «In un primo
tempo il Quartetto Ita:liano part da una concezione neoclassica, come Michelangeli o il Trio di Trieste.
Era dovuta all’esperienza toscaniniana - per la trasparenza del testo - e all’influenza francese, filtrata
attraverso Debussy e Ravel. Abbastanza presto, la conoscenza di grandi artisti tedeschi mutò le sue
interpretazioni. Vede: lo stile cambia, ed è cosa naturale e inevitabile; ma una certa confusione di stili,
oggi, vede prevalere l’aggressività ai danni della nobiltà e dell’espressione. Personalità e comunicativa
erano un tempo l’anima degli artisti: oggi si mette in luce (quale luce?) la tecnica; più spesso, la meccanica. Per fortuna, le eccezioni tra i giovani non mancano. Speriamo che ci pensino. Non mi pare, in-
fatti, che certi tempi veloci si adattino alla grande tradizione tedesca, al respiro sinfonico che mi parve
di scoprire quando ancora studente ascoltai per la prima volta i Berliner e Furtwängler. Ricordo anni
dopo l’incontro con lui, nella sua casa di Salisburgo. Eseguimmo insieme il Quintetto di Brahms, che ci
lasciò un segno profondo, consentendoci di entrare con maggior consapevolezza nello spirito del repertorio romantico. Citava al pianoforte anche passi dagli ultimi quartetti di Beethoven, a memoria». Cambiando lo stile, è cambiato anche l’uso del vibrato? «Il vibrato è divenuto onnipresente, sempre uguale
per ogni compositore. Non basta il bel suono, bisogna saperlo usare dove conviene. Si muove la mano e
si produce un bel suono. Ma l’espressione vien da dentro: l’idea deve precedere il suono, non seguire
passivamente il movimento della mano. Il vibrato è un mezzo espressivo di grande varietà. Invece,
persino nelle grandi orchestre, si è insinuato in modo esagerato anche negli oboi, nei corni inglesi, nei
fagotti, a scapito della purezza timbrica. In contrasto alla monotonia di oggi, mi viene in mente Busoni:
che varietà timbrica, anche in una sola misura!». Ha avuto modo di approfondire la ricerca timbrica
anche nella sua attività di solista? «Certamente. Ma non avevo intenzione di fare il solista: solo, eseguire il Concerto di Schumann; un desiderio rimasto inappagato per tanti anni. L’avevo preparato negli
ultimi anni di studio. Poi, sopraggiunsero gli impegni di quartetto e Schumann rimase ‘Träumerei’. E’
indiscutibilmente il più bello tra i concerti per violoncello. Quando, dopo 35 anni di quartetto, ho de ciso
di riprenderlo, mi ha attirato il tentativo di individuare un suono specifico schumanniano, diverso da
ogni altro autore: i trapassi da momenti di grande poesia, dalla tenerezza dei passi lirici, all’allucinazione.
Schumann è esaltante, perché è imprevedibile. Ogni volta, l’interpretazione dipende da innumerevoli
fattori: l’orchestra, lo stato d’animo del momento, il direttore. Ha qualcosa di aleatorio: la libertà di
scrittura di certi gruppi del primo movimento, quasi ineseguibili a tempo, ci permette di variarne ogni
volta nello spazio della misura - lo slancio, lo scatto, l’articolazione; quindi, di mutare lo spirito del
particolare. Si può improvvisare l’andamento, si può inventare. Purtroppo, non c’è mai il tempo di preparare il dialogo con l’orchestra nel Finale, con quei passaggi che vanno come folletti e che invece finiscono per risultare un po’ teutonici. Prima del Quartetto, avevo suonato con Sergio Lorenzi: un musicista
affascinante. Dopo gli anni del Quartetto, il pianista è stato Pier Narciso Masi: la sua grande duttilità e
il bellissimo suono espressivo mi stimolavano molto, e suonavamo con grande entusiasmo; e molto successo. Col Quartetto ho avuto la fortuna di conoscere i più grandi pianisti, tra cui Pollini, col quale abbiamo inciso Brahms: un’esecuzione singolare che si distingue da quelle tradizionali. La presenza di
Pollini, ha privilegiato l’aspetto sinfonico a quello cameristico, evidenziando l’espressione dinamica. Mi
piace l’andamento ampio e meditato del primo movimento; e, sicuramente, Pollini raggiunge l’apice
nello Scherzo, per lo slancio e la sua trascinante potenza sonora. Con Horszowski suonavamo spesso
anche Brahms - in privato. Gli volevo molto bene e fui felice di farlo invitare a Castagno d’Andrea negli
ultimi anni. Si ricorda che Chopin sbalorditivo? L’età non contava nulla, era un grande interprete. Anche
la Haskil era una nostra buona amica. A Montredon, vicino a Marsiglia, eravamo ospiti della contessa
Pastré. C’era un parco splendido, e tanti musicisti: la Haskil, la Guller; e poi la cantante della ‘prima’
del Pierrot Lunaire, Marya Freund. Per un mese abbiamo fatto musica ogni sera: i Quartetti di Brahms
con pianoforte, qualche Trio. Suonavamo anche al Festival di Aix, che è a due passi, e studiavamo Mozart
con De Bavier, clarinettista colto e sensibile, un suono bellissimo. A Aix, Borciani eseguì alcune sonate
di Mozart, proprio con la Haskil. una volta mi trovai a mangiare accanto a Louis Jouvet: impressionante,
proprio come lo si vedeva a teatro. A una delle serate partecipai, anche, non come musicista ma
muovendo le acque di un laghetto, per zittire le ranocchie, mentre la Haskìl suonava sotto una loggia.
La incontravamo anche al Festival l’Engandina. Siccome i paesini erano vicinissimi e ogni sera si faceva musica, ognuno andava a sentire gli altri. A un nostro concerto, vennero Fischer e Backhaus insieme.
Quel che più mi impressiona, nel ricordo, è l’umiltà e la timidezza di quei grandi. Vennero a salutarci.
Erano entusiasti del Quartetto di Verdi, una scrittura cameristica perfetta e difficilissima». L’avete
risolto in maniera insuperabile, come Schubert, Beethoven, Webern; e persino Borodin. «Insuperabile? Si
ricordi dello Schubert del Busch, del loro ultimo Beethoven. Mettiamola così: il loro è insuperabile, e
quello del Quartetto Italiano lo lasciamo giudicare agli ascoltatori. In Borodin, poi, ci vuole un certo
nobile manierismo che non c’era congenito. Il nostro era fin troppo nobile, troppo classico. Altri, che
in quella tradizione sono nati e vissuti, semplicemente si lasciano andare, e lo fanno meravigliosamente, anche se via via risultano un po’ stucchevoli. A proposito di Verdi: ricordo che l’abbiamo
registrato a Londra su facciate di quattro minuti,
a 78 giri. In un sol giorno: bastava un rumore e si
ripeteva tutto, senza mai una pausa. La forbice,
per questo lavoro, ancora non esisteva. In Webern,
giocavamo sul timbro come avevamo fatto - molto
tempo prima, e con differente spessore - in Debussy e Ravel. Fin dall’inizio avevamo idee chiare,
nostre, sulla varietà timbrica, sulle note ferme.»
Che rapporto ha con i dischi? «Non li ascolto
molto. Non mi sono ancora convinto dei vantaggi
del digitale. A volte il suono è così filtrato che non
è più naturale, i suoi contorni finiscono per risultare cancellati. Horszowski, della stereofonia,
diceva: “Alta Fedeltà? Alto Tradimento!”. Penso
comunque che il Quartetto Italiano sia stato servito piuttosto bene.» Adesso Lei insegna alla
Scuola di Sesto Fiorentino. «Da cinque anni, una o
due volte al mese, fisso gli incontri a Sesto con i
promettenti allievi, già affermatisi in concorsi e
concerti: due quartetti ad archi, un quartetto con
pianoforte e vari duo di pianoforte e violino, e di
pianoforte e violoncello: hanno suonato per
Settembre Musica agli Amici della Musica di Firenze, e al Festival delle Nazioni; e in quante altre
importanti istituzioni. La sede di Sesto è molto
bella, si lavora con serietà e tranquillità. Però,
anche i migliori allievi sono pieni di impegni estranei alle loro formazioni. Hanno bisogno di guadagnare. D’altronde, lo stato italiano non prevede
nessun aiuto economico per i giovani di talento
che vogliano formare un quartetto, come succede
in altri paesi. Quando formammo noi il Quartetto,
non ci fu più alcuno spazio per altri impegni. Però
fu difficile sposare quartetto e insegnamento. Una
volta abbiamo perduto un anno di carriera scolastica: eravamo in America e, dal ministero, ci ingiunsero di raggiungere le nostre sedi entro 15
giorni. Naturalmente non fu possibile». Prima di
terminare, vuol parlarmi dei Sestetti di Brahms?
«E’ stata la mia ultima esperienza cameristica,
prima del ritiro. Eravamo tutti amici: loro, molto
giovani (alcuni, miei ex allievi) e già famosi. lo,
molto stagionato: e basta. Il rapporto affettuoso
durante i periodi di lavoro, in luoghi ameni, lo studio molto approfondito e appassionato con questi
giovani, eccellenti musicisti, sempre sereni e
scherzosi, tra i quali Mario Brunello, che ora
suona sullo splendido strumento che è stato il
mio, mi hanno fatto sentire più vivo e sono loro
molto grato. Se è vero che il vino vecchio fa buon
sangue e che il prosecco giovane dà euforia, penso allora che il risultato possa essere notevole:
un’esecuzione sorvegliata nella forma, il suono
ricco di colori e meditato. Brahms beveva birra,
credo: speriamo che non ci neghi la sua indulgenza». Purtroppo, mentre ci lasciamo, ci giunge
la notizia dolorosa del rogo della Fenice. «Una
notizia che mi sconvolge. Ho trascorso buona
parte della mia vita in quel teatro, prima come
orchestrale, poi come esecutore di tanti concerti
da camera. Lo ho frequentato spesso anche come
spettatore, in particolare durante il Festival di
musica contemporanea, quando il teatro diventava la mia casa: ora, al posto di quello scrigno
prezioso, ricco di storia, è rimasto un buco incenerito per versarvi tutto il dolore e la rabbia».
ALBERTO SALOMON
Ha frequentato il Conservatorio “A.Steffani” di
Castelfranco Veneto ed ha conseguito il Diploma
in Viola sotto la guida del m° Luca Volpato nel
1994 con il massimo dei voti. E’ stato allievo di
Bruno Giuranna all’Accademia “Walter Stauffer”
di Cremona. Ha frequentato inoltre le lezioni
di Franco Gulli, Fedor Druzhinin, Danilo Rossi,
Wolfram Christ, Jodi Levitz. Per la Musica da
Camera, ha studiato con Franco Rossi e Massimo
Somenzi. In formazione di Quartetto con pianoforte ha ottenuto il 2° premio al Concorso internazionale “Città di Stresa” nel 1993. Ha al suo attivo concerti in formazione di duo con pianoforte,
trio d’archi, quartetto d’archi e quartetto con
pianoforte. Dal 2000 lavora presso l’Orchestra da
Camera di Padova e del Veneto come prima viola
e in alcuni progetti solistici. E’ stato tutor della
fila delle viole nell’ambito del progetto di formazione orchestrale dell’OTO (Orchestra del Teatro
Olimpico). Ricopre inoltre il ruolo di prima viola
nell’Orchestra d’archi Italiana diretta da Mario
Brunello, della quale fa parte fin dalla sua fondazione, nel 1994. Ha lavorato come prima viola
anche presso l’Orchestra del Teatro La Fenice e
l’Orchestra regionale “A.Toscanini” dell’Emilia
Romagna Ha preso parte a diverse produzioni
dell’”Orchestra Mozart” diretta da Claudio Abbado, effettuando svariate registrazioni discografiche. Con l’orchestra barocca “La Magnifica
Comunità” diretta da Enrico Casazza, di cui è
membro dal 2013, oltre a diverse tournée in Europa, ha realizzato registrazioni discografiche, tra le
quali quella con musiche di Boccherini, premiata
con il riconoscimento “Choc de la musique”.
LUCA SIMONCINI
Si è diplomato col massimo dei voti, la lode e menzione speciale al Conservatorio “A.Boito” di Parma,
sotto la guida del M° Franco Rossi del quale ha
seguito anche i Corsi di Musica da camera presso
il Conservatorio di Firenze. Si è esibito in diversi
Teatri, tra cui La Scala di Milano, in concerti dedicati all’Arte della Fuga di Bach con i Maestri Borciani , Pegreffi ( cd Nuova Era 6744/45). Ha collaborato come solista, con i Solisti Veneti , i Nuovi
Virtuosi di Roma e i Solisti di Mosca in tournees
che hanno spaziato dall’Europa al Giappone. Ha
collaborato con numerosi artisti: Pier Narciso
Masi, Benedetto Lupo,BorisPetrushansky, Andrea
Lucchesini,Domenico Nordio, Massimo Quarta,
Marco Rizzi, Marco Rogliano, Pavel Vernikov,
Corrado Giuffredi e Anthony Pay, Danilo Rossi,
Simonide Braconi, Enrico Dindo, Mario Brunello,
Enrico Bronzi,il flautista Nicola Guidetti, nonché
con il Quartetto Borodin , con il maestro Giuseppe
Sinopoli, con l’Orchestra Mozart diretta dal Maestro Claudio Abbado.Dal 1980 è docente di violoncello presso il conservatorio musicale F.Venezze di
Rovigo. E’ invitato come membro di Commissioni
giudicatrici di Concorsi Nazionali e Internazionali di Musica da Camera e Violoncello. Suona
su uno strumento del 1737 di Gregorio Antoniazzi
appartenuto a Gaspar Cassadò.Per Bottega Discantica incide l’opera integrale di F. Mendelssohn
per violoncello e pianoforte, in duo con Andrea
Carcano e successivamente le Sei Suites di Bach
per violoncello solo.Dalla fondazione è violoncellista del Nuovo Quartetto Italiano, con il quale si
è esibito in tutta Europa, Giappone, Stati Uniti,
Unione Sovietica, meritando ampi riconoscimenti.
Il Nuovo Quartetto Italiano collabora stabilmente
con il tenore José Carreras.Per le incisioni discografiche ha ricevuto i più alti riconoscimenti della
critica speializzata: Stella d’oro, Diapason d’or,
Choc du Monde de la Musique, Prestige, Gran Prix
du Disque con Claves, Emi, Adda, Nuova Era.
della Coralità Veneta (2012) il Venezze Consort,
con un progetto sulla musica sacra di G. Verdi,
viene valutato dalla giuria come ensemble “di
eccellenza” e si esibisce al Teatro Comunale di
Treviso. Le scelte di repertorio sono indirizzate
verso opere sinfonico-corali proposte in versione
da camera, realizzate con organo o pianoforte
nella trascrizione del M° Francesco Finotti, con il
quale intrattiene un rapporto di intensa e proficua
collaborazione: D. Scarlatti Magnificat, A. Vivaldi
Gloria, F. Mendelssohn Mottetti, F. Liszt oratorio
Christus e Via Crucis, Z. Kodàly Missa Brevis, C.
Franck Die Sieben Worte Jesu am Kreuz, G. Verdi
Stabat Mater e mottetti sacri, G. Puccini Messa
di Gloria, J. Rutter Magnificat, oltre a mottetti e
composizioni a cappella di autori diversi (Perti,
di Lasso, da Gagliano, A. Scarlatti, A. Bruckner,
F. Poulenc, J. Busto, B.M. Furgeri, F. Peeters). Ha
inciso opere inedite di Lorenzo Perosi per Libreria
Editrice Vaticana. Il Venezze Consort è diretto fin
dalla sua costituzione dal M° Giorgio Mazzucato.
VENEZZE CONSORT
MARCO VENTURINI
Il gruppo vocale Venezze Consort è un ensemble
professionale impegnato in progetti e produzioni
che vanno dalla musica antica alla contemporanea e che collabora da tempo con Teatri e diverse
istituzioni e personalità musicali. Di particolare
rilievo è stata la partecipazione alla pièce teatrale
Maria di Magdala di Laura Granatella al Teatro
Studio di Milano e l’esecuzione della Via Crucis
di F. Liszt con la coreografia di Simone Chiesa
e il Corpo di Ballo della Scala nel Duomo Vecchio di Brescia. Nel 2011 e nel 2014 ha aperto
il Concorso Internazionale di Canto Corale - AGC
Verona con l’esecuzione della Messa di Gloria di
G. Puccini e del Magnificat di J. Rutter presso
il Teatro Filarmonico di Verona. Nel luglio 2012
ha eseguito il concerto inaugurale del Concorso
Internazione Seghizzi di Gorizia. Al 7° Festival
Marco Venturini si è diplomato col massimo dei
voti, la lode e menzione speciale, sotto la guida
del M° Luca Simoncini al Conservatorio Venezze di
Rovigo. Segue corsi di perfezionamento in musica
da camera con il Maestro Luca Simoncini, Estate
Musicale di Sacile, Vacanze Musicali di Urbino,
Festival del Mediterraneo dove risultando vincitore di borsa di studio viene invitato ad esibirsi
con i docenti Federico Agostini, Fabrizio Merlini
e Luca Simoncini al concerto finale del festival
presso il teatro di Sassari. Presente in varie manifestazioni concertistiche, ricordiamo in particolare modo “Stagioni concertistiche” di Lignano
Sabbiadoro, Concerti a Palazzo di Sacile, Estate
Musicale di Sacile dove si esibisce come solista,
Festival Duchi di Acquaviva. Ha collaborato con
l’orchestra del “Piccolo Festival” alla messa in
scena dell’opera “La cambiale di Matrimonio” di
Rossini in qualità di 1° violoncello, con SFK Symphony Orchestra di Klagenfurt, e l’orchestra “Academia Symphonica”. Nel 2013 è vincitore di borsa
di studio come miglior allievo del Conservatorio
Venezze di Rovigo, successivamente viene invitato
dall’Orchestra Filarmonica Italiana di Torino per
collaborare al progetto operistico “Tutto Verdi”.
Con il trio “Hermes”, é vincitore assoluto dei concorsi internazionali di “Legnago” e Citta di Giussano”. Si è esibito in duo con il pianista Davide
Furlanetto presso la “Sala dei Giganti” a Padova.
Con l’Orchestra d’Archi Arrigoni ha partecipato
all’incisione del disco “Giovani di sicuro talento”
per la rivista musicale Amadeus. È membro effettivo dell’Ensemble “Opera Cello” e “Tris Cello
piano Quartet”. Ha partecipato alla registrazione
per emittenti televisive e radiofoniche quali Telefriuli e Rai. Suona un violoncello Klotz del 1746.
MARCO VINCENTI
Organista e clavicembalista veronese, si è diplomato nel 1984 con il massimo dei voti in Organo
e Composizione organistica al Conservatorio di
Verona sotto la guida del M.o Umberto Forni e nel
1989 con il massimo dei voti in Clavicembalo al
Conservatorio di Mantova sotto la guida del M.o
Sergio Vartolo. Ha seguito vari corsi di interpretazione e perfezionamento con i più importanti
musicisti: C. Tilney, T. Koopman per la musica
clavicembalistica; J.L.G. Uriol, L.F. Tagliavini, W.
Van De Pol per il repertorio organistico antico e
barocco, J. Langlais per il repertorio organistico
romantico e contemporaneo francese. Interessato alla prassi del canto gregoriano, ha seguito
a Cremona, sotto la guida di L. Agustoni e M.C.
Billecocq, un corso d’approfondimento su questo
repertorio, il suo uso e l’interpretazione filologica.
Svolge intensa attività concertistica sia di
solista sia di direttore e concertatore in diverse
formazioni cameristiche barocche, partecipando
a importanti manifestazioni (Ente Rocca di Spoleto, Festival Lodoviciano di Viadana, Teatro
Olimpico di Vicenza, Fondazione Levi, Festival di
Musica Antica di Trento, Festival Monteverdi di
Cremona, Antichi Organi di Bologna, Ente Lirico
Arena di Verona...). Ha suonato in tutta Italia e
in diversi paesi europei, al “Barokkmuusika Festival” in Estonia, al Festival Cervantino in Messico,
in Russia e negli Stati Uniti. Attivo nella ricerca,
ha sempre operato nel campo di ritrovamenti di
opere musicali del settecento e dell’ottocento
con edizioni e pubblicazioni di carattere storico
e musicologico, comprendendo in questo anche
uno specifico interesse all’aspetto organologico
della prassi musicale, partecipando attivamente
al recupero di antichi strumenti da tasto come
organi e pianoforti (“fortepiani”) e promuovendo
il repertorio adatto ad ogni specifico strumento.
Ha riscosso ovunque apprezzati riconoscimenti di
critica e di pubblico sia per la tecnica esecutiva
sia per le capacità interpretative ed espressive.
Ha partecipato a registrazioni televisive (RAI e
altre emittenti locali), ha al suo attivo incisioni
discografiche, sia in formazione sia come solista
di organo e clavicembalo. Ha inoltre partecipato
a un film-documentario (una coproduzione italofrancese) per ARTE France: “D’Amore e di Guerra”
ovvero sul Combattimento di Tancredi e Clorinda
di Monteverdi, regia di Ilinca Gheorghiu. Con il
suo ensemble “MusicalIncanti” nel 2009 è risultato vincitore del premio discografico speciale
della Fondazione Masi, nell’ambito del concorso
Zinetti, per la civiltà veneta. È organista sullo
storico organo “De Lorenzi” della parrocchiale di
Pescantina (VR). Ha insegnato nei Conservatori di
Musica di Sassari, Adria, Rovigo, Potenza e Venezia. Vincitore di cattedra, è attualmente docente
di Clavicembalo presso il Conservatorio Statale di
musica “E.F. Dall’Abaco” di Verona.
SARA ZALLONI
Inizia le sue esperienze musicali sin da giovanissima partecipando a numerose produzioni operistiche per enti quali il “Gran Teatro la Fenice” di
Venezia e il “Teatro Comunale” di Treviso sotto la
guida di importanti direttori quali G. Prêtre e P.
Maag. Ottiene nel 2004 il diploma di violoncello
presso il Conservatorio di musica “A. Pedrollo” di
Vicenza frequentando nel contempo corsi internazionali di perfezionamento con maestri quali
M. Flaksmann, J. Ocic, A. Zanin, L. Fiorentini.
Frequenta in seguito il biennio accademico di
alta formazione musicale in violoncello presso
l’istituto “Orazio Vecchi” di Modena sotto la guida
della Prof.ssa Marianne Chen. Ottiene contemporaneamente agli studi specialistici, l’abilitazione
di terzo livello per l’insegnamento del metodo Suzuki presso il “Suzuki talent center di Torino” sotto
la guida del Maestro Antonio Mosca e l’abilitazione
per l’insegnameto strumentale nelle scuole medie
ad indirizzo musicale presso il Conservatorio “A.
Steffani” di Castelfranco Veneto. All’attività didattica affianca un’intensa attività concertistica
con strumenti originali e moderni in varie formazioni da camera ed orchestrali con le quali si è
esibita con solisti di fama internazionale quali
Uto Ughi, Ivo Pogorelich, Alexander Lonquich,
George Benson, Umberto Clerici, Domenico Nordio,
Uri Caine, Ramin Bahramin, José Carreras, Sara
Mingardo.. Dal 2008 è docente di violoncello nei
corsi Suzuki del Conservatorio di Musica “F. Venezze” di Rovigo e della scuola Suzuki di Treviso.
Attulamente insegna violoncello presso il Liceo
Musicale “Giorgione” di Castelfranco Veneto.
È laureata con lode in “Musicologia e Beni
Musicali” presso l’Università “Cà Foscari” di
Venezia.
Associazione Musicale “F. Venezze” - Vicolo Venezze, 2 - Rovigo - Tel. 0425-21405
[email protected] - www.associazionevenezze.it - www.rovigocellocity.it
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Rovigo Cello City
Ingresso ai concerti: gratuito per i soci e gli studenti del Conservatorio - per i non soci 10 €€
Acquistabili mezz’ora prima dei concerti. I concerti del 5-6-7-13 sett sono ingresso libero
La Chiesa di Sant'Agostino si trova in via Sichirollo, 7.
L'Auditorium del Conservatorio si trova in via Pighin.
Realizzazione grafica: TERAPIXEL grafica - Rovigo
Foto pag. 4/5, 7, 8, 10, 14: particolari di
“Trio con violoncello”, opera di Gabbris Ferrari di proprietà della Fondazione Banca del Monte di Rovigo
In stampa Agosto 2015
Opuscolo stampato su carta patinata opaca 135 gr.
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Libretto RCC 2015