05 -13 SET TEMBRE 2015 PROGETTO REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DELLA programma programma delle MASTERCLASS r iservate agli studenti MER MAR 08/9 - 09/9 ALFREDO PERSICHILLI Conservatorio F. Venezze 09/9 - 10/9 BRUNO CANINO Conservatorio F. Venezze 11/9 - 12/9 CHRISTOPHE COIN Conservatorio F. Venezze 12/9 DOM degli Olivetani, ore 11.00 - ingresso libero 06/9 Chiostro IMPROVVISAZIONI ERNST REIJSEGER, cello Sala Flumina - Museo dei Grandi Fiumi, ore 17.30 - ingresso libero CELLO MESSA TUTTA di BARBARA BERTOLDI, violoncellista cantante, regia di Alessio Kogoj LUN della Rotonda, ore 21.00 - ingresso libero VIOLONCELLO ROMANTICO 07/9 Tempio ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO Concerto realizzato con il sostegno della Luca Giovannini e Riccardo Giovine, solisti FRANCESCO ROSA, direttore Musiche di L. van Beethoven, P. I. Čajkovskij e C. Saint-Saëns MAR dei Concordi, ore 21.00 08/9 Accademia BRAHMS ALFREDO PERSICHILLI, cello ANNALISA BELLINI, piano del Conservatorio, ore 21.00 10/9 Auditorium CELLO HITS GIO Concerto realizzato con il sostegno della BRUNO CANINO, pianoforte I VIOLONCELLI di Rovigo Cello City SAB VEN di Sant’Agostino, ore 21.00 11/9 Chiesa VIVALDI E BACH CHRISTOPHE COIN, cello MARCO VINCENZI, clavicembalo di Sant’Agostino, ore 16.00 - ingresso libero 12/9 Chiesa Presentazione del libro “ ” di Mario Brunello 24 GIORNI DI STUDIO Chiesa di Sant’Agostino, ore 21.00 BACH omaggio a Franco Rossi MARIO BRUNELLO, violoncello e violincello Luca Simoncini e Luigi Puxeddu, violoncello DOM della Rotonda, ore 18.00 - ingresso libero 13/9 Tempio QUANTI VIOLONCELLI… con la partecipazione straordinaria di MASSIMO QUARTA, DANILO ROSSI, JORGE BOSSO, VENEZZE CONSORT e tanti tanti violoncelli... (cello jazz e improvvisazione) Conservatorio F. Venezze GIO ERNST REIJSEGER, cello Luigi Puxeddu, cello Stefano Onorati, piano - tastiere - live electronics Stefano Paolini, batteria e live electronics Ensemble del dipartimento Jazz e dipartimento Archi. Conservatorio F. Venezze VEN in collaborazione con il Conservatorio di Musica F. Venezze 31/8 - 03/9 LUIGI PUXEDDU 02/9 - 06/9 ERNST REIJSEGER SAB SAB 05/9 Auditorium del Conservatorio, ore 21.00 - ingresso libero CELLO FANTASY LUN CONCERTI MARIO BRUNELLO Chiesa di Sant’Agostino PRESENTAZIONE E DIMOSTRAZIONE CON GLI ALLIEVI DEL LIBRO “24 GIORNI DI STUDIO” ROVIGO CELLO CITY 2015 Lo scorso anno, per la prima edizione del Festival, il nostro obiettivo era quello di dare visibilità a un’eccellenza rodigina: la musica e in particolare il violoncello. Ovviamente, felici di annunciare la seconda edizione di Rovigo Cello City, il nostro intento non è cambiato e avremo anche quest’anno il violoncello protagonista della città. Dal 5 al 13 settembre, nei luoghi più prestigiosi di Rovigo come il Tempio della Rotonda, il Conservatorio, il Museo dei Grandi Fiumi, l’Accademia dei Concordi, avremo ogni giorno, tra master e concerti, la possibilità di apprezzare alcuni dei migliori solisti a livello internazionale. Il Festival spazierà dal jazz “pazzo” di Ernst Rejiseger al concerto romantico con l’orchestra, dallo spettacolo di Cello Messa Tutta, al Bach per violincello di Mario Brunello (non è un errore, è un violoncello accordato come un violino); dallo strumento barocco di Christophe Coin ai due capolavori di Brahms suonati dal 1° violoncello della Scala Alfredo Persichilli. Ma ci tengo a sottolineare che, soprattutto, il principale obiettivo del Festival è dare spazio ai giovani e giovanissimi promettenti violoncellisti. Luca Giovannini - quindicenne della classe di Luca Simoncini - e Riccardo Giovine - sedicenne della mia classe - avranno l’opportunità di esibirsi nel repertorio romantico con una grande orchestra come l’OPV diretti dal Maestro Francesco Rosa. Inoltre ben dodici giovani violoncellisti suoneranno alcuni dei brani più celebri della letteratura “accompagnati” al pianoforte dal famoso Maestro Bruno Canino. Mario Brunello sarà impegnato in un concerto in omaggio a Franco Rossi, violoncellista del leggendario Quartetto Italiano, e di cui lui possiede ora il bellissimo violoncello Maggini con la caratteristica testa al posto del riccio. Per ricordare questo grande violoncellista e farlo conoscere meglio abbiamo riportato nel libretto, in coda ai concerti, una bella intervista che aveva rilasciato pochi anni fa. Su invito dello stesso Brunello anche io e Luca Simoncini, entrambi allievi di Franco Rossi, eseguiremo un brano in trio. Il concerto conclusivo di quest’anno prevede inoltre, tra le tante, la partecipazione straordinaria di alcuni noti solisti di fama internazionale come il violinista Massimo Quarta e il violista Danilo Rossi, che hanno accettato entusiasticamente l’invito. Li vedremo quindi esibirsi assieme ai nostri giovani violoncellisti in alcuni brani della grande musica da camera. Infine ci tengo molto all’elaborazione di questo libretto per le immagini che abbiamo inserito in omaggio al M° Gabbris Ferrari, recentemente scomparso. Le immagini sono particolari della bellissima opera “Trio con violoncello”, che aveva creato per conto della Fondazione Banca del Monte e che ora è in esposizione al Conservatorio F. Venezze. Ringrazio, per la partecipazione e collaborazione, il Direttore del Conservatorio Vincenzo Soravia, Sergio Garbato, Nicoletta Confalone, Gerardo Felisatti, Luca Simoncini, Gigi Spoladore, la Scuola Suzuki del Veneto diretta da Lucia Visentin, Lucia Carleschi, Elia Secchiero, tutti gli sponsor e tutti i musicisti. Luigi Puxeddu 5 05 settembre sabato / h 21 Auditorium del Conservatorio 980ma manifestazione INGRESSO LIBERO CELLO FANTASY in collaborazione con il Conservatorio di musica F. Venezze 06 domenica settembre h 11 Chiostro degli Olivetani 981ma manifestazione INGRESSO LIBERO IMPROVVISAZIONI ERNST REIJSEGER cello ERNST REIJSEGER cello Luigi Puxeddu cello Stefano Onorati piano - tastiere - live electronics Stefano Paolini batteria e live electronics Ensemble del dipartimento Jazz e dipartimento Archi. h 17.30 Sala Flumina Museo del Grandi fiumi 982ma manifestazione INGRESSO LIBERO CELLO MESSA TUTTA Uno spettacolo sul filo della Felicità e in equilibrio con la Follia di BARBARA BERTOLDI violoncellista cantante Alessio Kogoj regia Piccola Bottega de “I Teatri Soffiati” Luminarie 07 settembre lunedì / h 21 Tempio della Rotonda 983ma manifestazione INGRESSO LIBERO VIOLONCELLO ROMANTICO ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO LUCA GIOVANNINI solista RICCARDO GIOVINE solista FRANCESCO ROSA direttore LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827) Ouverture Coriolano op. 62 PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ (1840-1893) Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra, op. 33 Thema. Moderato assai quasi Andante. Moderato semplice Variazione I. Tempo del Thema Variazione II. Tempo del Thema Variazione III. Andante Variazione IV. Allegro vivo Variazione V. Andante grazioso Variazione VI. Allegro moderato Variazione VII. Andante sostenuto Variazione VIII e Coda. Allegro moderato con anima Riccardo Giovine solista CAMILLE SAINT-SAËNS (1835-1921) Concerto n. 1 in la minore per violoncello e orchestra, op. 33 Allegro non troppo Allegretto con moto Un peu moins vite Luca Giovannini solista Concerto realizzato con il sostegno della “A Mozart sono debitore della mia vita dedicata alla musica.” Così scriveva Čajkovskij, e le sue Variazioni su un tema rococò op. 33 sono una conferma della sua struggente ammirazione per il Settecento e per quella levità irrimediabilmente perduta dello stile galante, da cui era sbocciato il genio mozartiano. Un’introduzione sapiente nel creare un’attesa dal sapore favolistico, grazie ai pizzicati degli archi e alla voce distante del corno, poi il tema in la maggiore, schietto e insieme vezzoso, da cui si dipanano otto variazioni, che alternano movenze ornamentali, ispirate appunto alle eleganti e leggere volute dello stile rococò, ad episodi di composta e dolente elegia, e ancora a momenti di brillante virtuosismo. Al violoncello solista è richiesta una tecnica smagliante, ma soprattutto quella maturità espressiva che gli permetta di realizzare l’apparente ossimoro di una leggerezza inesorabilmente tinta di rimpianti; qualità che non mancavano certo a Wilhelm Fitzenhagen, l’eccellente violoncellista tedesco che dal 1870 era “Konzertmeister” della Società musicale imperiale russa e stimato professore nel Conservatorio di Mosca, e che Čajkovskij sentiva particolarmente vicino anche per affinità caratteriali. Era il 1876, Čajkovskij aveva 36 anni e di lì a poco avrebbe raggiunto il successo, grazie alla Quarta sinfonia e all’Evgenij Onegin. Quattro anni prima, Camille Saint-Saëns aveva più o meno la stessa età quando venne acclamato dalla sua Parigi, anch’egli grazie ad un Concerto per violoncello e orchestra, il celeberrimo n. 1 in la minore, che, curiosamente, condivide con le Variazioni su un tema rococò la numerazione di op. 33. Ma, a prima vista, fra le due opere sembrano prevalere le differenze piuttosto che le affinità: la minore contro il la maggiore delle Variazioni su un tema rococò; un incipit teatrale e spavaldo, in cui il violoncello entra immediatamente in scena, là dove Čajkovskij prepara con accorta attesa l’apparire del solista e del suo tema gentile; la forma ciclica, che fa del Concerto di Saint-Saëns un chiaro omaggio a Liszt e ne rende esplicita la modernità, contrapposta ad una forma antica come il tema con variazioni. Eppure, sottotraccia le vicinanze non mancano: infatti l’unico, grande movimento sinfonico del Concerto di Saint-Saëns è in realtà articolato in tre movimenti, ognuno compiuto in se stesso, sia pur collegato agli altri due dalla presenza di un vero e proprio Leitmotiv, che è il primo tema principale dell’Allegro non troppo iniziale; questa struttura è indice già di per sé di un atteggiamento intimamente conservativo dell’impianto formale classico, che nel secondo movimento prende addirittura le forme leggiadre del Minuetto. Anche in Francia dunque si respira il rimpianto per una sorta di paradiso perduto; un paradiso peraltro affollato e non circoscritto al Settecento, come si conviene al talento sincretico di Saint-Saëns, nel quale prevale su tutto la potente suggestione del mondo dell’opera. D’altronde, se Čajkovskij ricordava fra le emozioni più potenti della sua vita l’aver potuto tenere fra le mani, sfogliare ed esaminare il manoscritto mozartiano del Don Giovanni, non dimentichiamo che Saint-Saëns straordinario bambino prodigio al pari del sommo salisburghese, a sette anni già studiava avidamente proprio la partitura del Don Giovanni. In apertura ascolteremo l’icastica Ouverture Coriolano op. 62, scritta da Ludwig van Beethoven nel 1807, che condivide con la coeva Quinta Sinfonia la tonalità di do minore e la temperie drammatica. Ispirata all’omonima tragedia di Heinrich Joseph von Collin, sintetizza in termini musicali la vicenda del leggendario patrizio romano Coriolano, che, dopo aver sconfitto i Volsci, si era accordato con loro, per guidarli a muovere contro Roma, rea di non aver riconosciuto il suo valore nominandolo console; ma, giunto a poche miglia dalla città, fu convinto a fermarsi dalla madre e dalla moglie, in nome dei valori dell’amor patrio. Un dissidio profondamente beethoveniano, nonché una pagina perfetta per preparare emotivamente la platea all’impeto del virtuosismo strumentale. Nicoletta Confalone 08 settembre martedì / h 21 Accademia dei Concordi 984ma manifestazione BRAHMS ALFREDO PERSICHILLI cello ANNALISA BELLINI piano JOHANNES BRAHMS (1833-1897) Sonata n. 1 in mi minore per violoncello e pianoforte, op. 38 Allegro non troppo Allegretto quasi Menuetto e Trio Allegro Sonata n. 2 in fa maggiore per violoncello e pianoforte, op. 99 Allegro vivace Adagio affettuoso Allegro passionato e Trio Allegro molto Le estati di Brahms erano molto operose: i centri termali e i borghi in riva al lago che ospitavano le sue vacanze davano fervido slancio alla sua creatività. Nacquero d’estate anche le due uniche Sonate che Brahms dedicò al duo violoncello e pianoforte, o, più precisamente, pianoforte e violoncello, come lui indicava sulle partiture, per suggellare con le parole la non subalternità del pianoforte allo strumento ad arco, evidente all’ascolto. Ecco Münster am Stein, piccolo borgo della Renania, e Lichtental, nei pressi di Baden-Baden, dove Brahms concepì e completò l’op. 38, rispettivamente nel 1862 e nel 1865, e poi Hofstetten, sulle rive dello svizzero lago di Thun, in cui venne alla luce nel 1886 la Sonata op. 99: due composizioni separate da più di vent’anni di distanza, ma dai percorsi strettamente intrecciati. Infatti, l’Adagio affettuoso dell’op. 99 fu scritto già nell’estate del 1862, ma Brahms, dopo aver composto l’arduo finale della Sonata op. 38, una sorta di quadratura del cerchio, che contiene in sé sia la fuga che la forma-sonata, temette di trasformare la sua prima composizione per violoncello e pianoforte in un edificio troppo imponente, il che contraddiceva l’intima natura dell’op. 38, meditazione profondamente elegiaca sul registro strumentale medio-grave, stimolato ed esaltato proprio dalla combinazione fra i due strumenti a cui la Sonata è dedicata. L’altra caratteristica dell’op.38 è l’ispirazione bachiana, evidente non solo nel ripensamento formale in tema di fuga, ma anche per due puntuali citazioni proprio dall’Arte della fuga, rielaborate da Brahms nel corso della Sonata. Si tratta del soggetto del Contrapunctus 4, dal quale trae spunto il tema principale del primo movimento, e del soggetto del Contrapunctus 13, che viene ripreso nel terzo movimento. Al contrario, la Sonata op. 99, composta negli anni della piena maturità brahmsiana, è animata da uno slancio energetico, dall’apparenza ben più giovane e ottimista della struggente elegia dell’op. 38, probabilmente figlio della magnifica euforia creativa di quella stessa estate del 1886, così ispirata per la musa di Brahms, da fargli realizzare anche la Sonata per violino e pianoforte op. 100, il Trio per violino, violoncello e pianoforte op. 101 e i Lieder op. 105, 106 e 107. E pensare che la Sonata op. 99 nacque in forza di una pressante e reiterata richiesta, da parte del violoncellista Robert Hausmann, dal 1879 membro del quartetto di Joseph Joachim; Hausmann aveva già fatto conoscere l’ombrosa Sonata op. 38, e nel 1887 avrebbe ispirato anche la parte di violoncello del Doppio Concerto op. 102. D’altronde, anche la Sonata op. 38 era nata grazie all’insegnante di canto e violoncellista dilettante Josef Gänsbacher, che Brahms voleva ringraziare per aver sostenuto nel 1863 il suo incarico di direttore della Wiener Singakademie. Il primo movimento dell’op. 99, così come già lo era stato quello dell’op. 38, non ha due temi, ma tre, secondo un’evoluzione della classica forma sonata riconducibile a Schubert, che peraltro Brahms metabolizza attraverso quel processo compositivo tipicamente suo, ribattezzato da Arnold Schönberg come cosiddetta entwickiende Variation (variazione evolutiva); la variazione si fa sviluppo, e lo sviluppo non è un’esclusiva prerogativa della omonima sezione centrale della forma sonata, ma è un modo di procedere applicabile ovunque, e dunque anche all’esposizione, perché nulla si ripete senza generare qualcosa di conseguente ma al contempo diverso da sé. È questa la sua rivoluzione da conservatore illuminato, che cerca di opporsi al declino delle forme musicali rifondandole al loro interno. È la rivoluzione del panta rei. Nicoletta Confalone 11 10 settembre giovedì / h 21 Auditorium del Conservatorio 985ma manifestazione CELLO HITS BRUNO CANINO pianoforte I VIOLONCELLI di Rovigo Cello City F. MENDELSSOHN Romanza senza parole Marco Venturini violoncello D. VAN GOENS - Scherzo Anastasia Rollo violoncello C. SAINT-SAËNS - Il cigno Marina Pavani violoncello DAVID POPPER - Gavotta n. 2 Michele Ballo violoncello G. FAURÈ - Après un rêve Ludovica Angelini violoncello C. DEBUSSY - Romanza Stefano Crepaldi violoncello G. FAURÈ - Elegia Il vincitore del Concorso RCC G. ROSSINI - L’Invito Alessia Bruno violoncello A. K. GLAZUNOV - Il canto del menestrello Rocco Canuti violoncello P. I. ČAJKOVSKIJ - Notturno op. 19 n. 4 N. A. RIMSKIJ-KORSAKOV Il volo del calabrone Riccardo Giovine violoncello M. BRUCH - Kol Nidrei op. 47 Luca Giovannini violoncello C. FRANCK - Allegro dalla sonata in la magg. Erica Piccotti violoncello Concerto realizzato con il sostegno della 11 settembre venerdì / h 21 Chiesa di Sant’Agostino 986ma manifestazione VIVALDI E BACH CHRISTOPHE COIN cello MARCO VINCENZI clavicembalo A. VIVALDI (1678 - 1741) Sonata per violoncello e b.c. RV 39 Larghetto, allegro, andante, allegro Sonata per violoncello e b.c. RV 42 Largo, andante, largo, allegro Sonata per violoncello e b.c. RV 44 Largo, allegro poco, largo, allegro J. S. BACH (1685 - 1750) Suite n. 5 BWV 1011 in do min. Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda, Gavotta I e II, Giga A. VIVALDI Sonata per violoncello e b.c. RV 40 Largo, allegro, largo, allegro Il Violoncello barocco tra Vivaldi e Bach. Ventisette e più concerti solistici e nove sonate, per non dire delle arie accompagnate, sono lo straordinario contributo che Antonio Vivaldi ha dato al violoncello, tanto più che si tratta di pagine concordemente considerate tra le sue più compiute composizioni musicali. Da un lato, va considerata l’adesione del compositore alla morbida voce e alla naturale cantabilità dello strumento e, dall’altro, la scrittura virtuosistica (specialmente nella tecnica dell’arco), che punta, con effetti emozionanti, su una singolare variabilità timbrica e, ovviamente, sulla varietà ritmica. Non si conosce il periodo di composizione delle nove sonate per violoncello e basso continuo che ci sono pervenute (insieme con il solo incipit di una decima), ma sappiamo che sei furono pubblicate a Parigi nel 1740. Le sonate adottano la tradizionale alternanza barocca dei movimenti: Largo, Allegro, Largo, Allegro. Il Largo iniziale, sovente, si riferisce a episodi distinti (un preludio pomposo in doppie crome puntate, oppure un ritmo di marcia o un movimento di concerto), mentre il primo Allegro si collega allo stile del concerto e il Largo centrale si caratterizza per l’eleganza melodica e, ancora, l’Allegro finale è brioso e molto virtuosistico. Quanto ai violoncellisti ai quali Vivaldi ha potuto rivolgersi per qualità strumentale e capacità tecniche, va subito indicata una delle Putte della Pietà, Teresa, per la quale il musicista aveva composto i concerti RV 787 e 788. Un altro strumentista possibile è il padovano Antonio Vandini che, secondo Charles Burney suonava «in modo tale da far parlare il suo strumento». Vandini era stato assunto nel 1720 alla Pietà, ma solamente per cinque mesi. Né va dimenticato Giovanni Battista Costanzi, detto Giovannino del Violoncello, al servizio del cardinale Pietro Ottoboni e probabilmente presente a Venezia nel 1726. Infine, c’era quel Jean-Bapiste Stuck (italiano ma con origini tedesche) inurbato a Parigi già dal 1705. Le sei Suites a violoncello solo senza Basso furono scritte da Bach fra il 1717 e il 1723 quando era “Kappelmeister” del Margravio di Brandeburgo alla corte di Köthen, proprio in quel periodo in cui nacquero numerose composizioni strumentali, come le Sonate e le Partite per violino solo, le Sonate per violino e cembalo e quelle per viola da gamba, mentre le successive Suites Francesi e Inglesi e le sei Partite avrebbero costituito, nel giro di altri tre o quattro anni una risposta clavicembalistica. Tutte queste opere costituiscono, per più di un verso, una autentica esplorazione all’interno delle specificità strumentali (frequenti sono anche le trascrizioni, dal violino al cembalo e al liuto) e alla luce di una vera e propria specularità, come se ogni pagina fosse il riscontro dell’altra. Sul piano strutturale, le Suites per violoncello solo si articolano secondo la configurazione formale tradizionale, che dal Seicento prevedeva: l’Allemande, la Courante, la Sarabanda spagnola e la Giga inglese, per arricchirsi in seguito di altre e più “moderne” danze, nonché di una o più pagine “libere” che potevano servire da introduzione e anche, ma meno spesso, da conclusione. Il precedente immediato è costituito dalle analoghe composizioni di Johann Jacob Froberger: un preludio seguito da cinque danze e più particolarmente allemanda, corrente, sarabanda, “galanteria” (cioè una delle “nuove” danze di corte come la bourrée, la gavotta e il minuetto) e in chiusura una giga. Il destinatario, o almeno il primo interprete, di queste Suites bachiane doveva essere stato Christian Bernhard Linigke, strumentista d’eccezione e attivissmo “Kammermusikus” alla corte di Köthen. E avrebbe potuto essere, appunto, l’insperata presenza di uno straordinario virtuoso del violoncello come Linigke a indurre Bach a trasformare pagine, concepite in origine per la viola da gamba, in composizioni capaci di esaltare le caratteristiche di uno strumento che si stava ormai affermando. Sulla copia trascritta dalla moglie di Bach, Anna Magdalena, della quinta Suite in Do minore c’è la dicitura “a cello scordato”, riferendosi alla tecnica, nota già allora, di mutamento d’accordo (scordatura, appunto). E si tratta di una prova ulteriore che la Quinta è la più polifonica delle Suites, tanto che il compositore la trascrisse per liuto (in sol minore) e per questo è anche la più “francese” delle sei. Così, il Preludio rimanda all’ouverture alla francese per poi slanciarsi in un fugatoa quattro voci. Stile francese anche nell’Allemanda, nella Corrente e nella Giga, mentre il culmine espressivo della Suite può essere ricercato nella Sarabanda, che sembra quasi connessa a una Passione o a una Cantata. Sergio Garbato 12 perchè 24 giorni di studio? settembre sabato h 16 Chiesa di Sant’Agostino mario brunello www.antiruggine.eu/shop PRESENTAZIONE 987ma manifestazione giorni di studio violoncello antiruggine h 21 Chiesa di Sant’Agostino 988ma manifestazione BACH omaggio a Franco Rossi MARIO BRUNELLO violoncello e violincello Luca Simoncini cello Luigi Puxeddu cello J. S. BACH Suite n. 1 in sol magg. BWV 1007 per violoncello solo Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda, Minuetto I e II, Giga Sonata n. 1 in sol magg. BWV 1001 per violino solo (violincello) Adagio, Fuga, Siciliana, Presto Sonata n. 3 in sol min. BWV 1029 per viola da gamba e clavicembalo (trascrizione per tre violoncelli) Vivace, Adagio, Allegro Una “cura” per ritrovare ogni giorno uno stimolo a mettersi in forma, a mantenere la forma, curare il proprio suono e risolvere, ognuno con le proprie capacità, problemi di tecnica dell’arco e della mano sinistra. 24 giornate di studio come le 24 tonalità, due facciate di tecnica d’arco e due di mano sinistra. Si gira la pagina una volta sola! Che la musica di Johann Sebastian Bach istighi alla trascrizione è notorio, tale è la sua capacità di cogliere le peculiarità del medium strumentale prescelto e al contempo di trascenderlo, nella creazione di composizioni cresimate dal dono dell’universalità. E il primo trascrittore di se stesso era proprio Bach medesimo, come testimonia la celeberrima Fuga della Sonata n. 1 BWV 1001 per violino, di cui Bach ci ha lasciato anche le versioni per liuto e per organo. Tre strumenti profondamente diversi fra loro. Il violoncello, senza dover ricorrere a trascrizioni, è già di per sé solo il destinatario di uno degli esiti più straordinari della creatività bachiana, le celeberrime Sei Suites, capaci di affrancarlo dal ruolo a lui più consueto di colonna portante del basso continuo, per elevarlo al rango di autosufficiente solista. Se questa veste era consona al violino – piccolo, agile e slanciato verso l’alto fin dalla postura di chi lo suona – non si poteva dire altrettanto del violoncello, strumento massiccio, terrestre, dalla voce inequivocabilmente umana. Eppure l’ardire bachiano si è sentito sfidato da questa apparenza votata ad una faticosa quanto ombrosa quotidianità, trasformando così il violoncello nel protagonista di un esaltante itinerario, in cui “ha posto mano e cielo e terra”. Un itinerario che è rimasto una vetta insuperata nel repertorio solistico dello strumento. Ma i violoncellisti non si accontentano di questo preziosissimo dono, tramite il quale Bach ha moltiplicato le possibilità espressive del loro strumento, e si applicano nell’arte della trascrizione. Dunque Mario Brunello può parlare di violincello nel presentare la Sonata n. 1 BWV 1001 per violino, pronunziata dal timbro violoncellistico, più scuro e introspettivo, duellante con la sua mole soprattutto nelle leggere volute che compongono i “divertimenti” della Fuga, e ancor più nell’indiavolato moto perpetuo del Presto finale. Peraltro, gli anni delle Sonate e Partite per violino solo sono gli stessi delle Suites per violoncello: Bach è a Köthen (1717-1723), al servizio come Kapellmeister del principe Leopold di Anhalt. La corte di Köthen era calvinista, e dunque praticava meno la musica sacra, valorizzando le occasioni concertistiche, grazie ad una cappella di corte che contava eccellenti strumentisti, fra i quali un brillante primo violino come Johann Spiess e un virtuoso di violoncello come Christian Bernhard Linigke, che furono probabilmente al contempo i destinatari e i primi interpreti di queste opere. E sempre agli anni di Köthen, per Bach tanto fervidi nella produzione di musica strumentale, risalgono le tre Sonate per viola da gamba e cembalo. Sono Sonate che sollevano numerosi interrogativi sulla loro concreta destinazione strumentale, considerando la Babele di strumenti in uso in quegli anni: la famiglia delle viole da gamba, fra cui quella a sette corde, il violoncello, il “violoncello piccolo”, la Viola pomposa. Brunello scioglie questo nodo gordiano presentandoci una trascrizione per tre violoncelli della Sonata n. 3 BWV 1029. Una Sonata che ben si presta a questo scopo, grazie al prevalere sul colloquio imitativo di una maggiore libertà tematica, che si concretizza sovente nell’uso di temi diversi per caratterizzare la viola da gamba da un lato e il cembalo dall’altro. Dunque nel segno dell’individualità che si fa dialogo cameristico si muove l’omaggio che questo concerto vuole rendere ad uno dei grandi violoncellisti italiani, Franco Rossi (1921-2006), componente del leggendario Quartetto Italiano, che per 35 anni diede lustro all’Italia nel mondo con il suo inconfondibile e innovativo magistero interpretativo. Quel suono verrà evocato dal seicentesco violoncello Maggini, appartenuto proprio a Franco Rossi, e prima di lui a Benedetto Mazzacurati, ora nelle mani di Brunello. Ma il nome di Franco Rossi riunisce i tre violoncellisti in scena anche nel nome di una scuola, perché Rossi fu anche un esigente e infaticabile maestro, e sia Luca Simoncini che Luigi Puxeddu si sono formati alle sue lezioni. Nicoletta Confalone 13 settembre domenica / h 18 Tempio della Rotonda 989ma manifestazione INGRESSO LIBERO QUANTI VIOLONCELLI…. MASSIMO QUARTA violino DANILO ROSSI viola JORGE BOSSO compositore e violoncello ELISA SPREMULLI violino ALBERTO SALOMON viola ERICA PICCOTTI, LUCA GIOVANNINI RICCARDO GIOVINE MARCO VENTURINI violoncelli CORO VENEZZE CONSORT diretto da GIORGIO MAZZUCATO SCUOLA SUZUKI DEL VENETO con LUCA PACCAGNELLA, SARA ZALLONI e VALENTINA ZOCCA I VIOLONCELLI DI ROVIGO CELLO CITY e DEL CONSERVATORIO DI MUSICA F. VENEZZE con LUCA SIMONCINI e LUIGI PUXEDDU Musiche B. MARCELLO, J. BOSSO, F. SCHUBERT, J. BRAHMS, A. PIAZZOLLA e autori vari. PROTAGONISTI ANNALISA BELLINI “.…incanta il pubblico per la qualità del suono e per la sua personalità” (Radio Rai Tre). Anna Lisa Bellini si è esibita nelle più importanti sale concertistiche in Germania, Cile, Giappone, Francia, Belgio, Svizzera e nei maggiori centri musicali italiani quali Roma (Oratorio del Gonfalone), Genova (Teatro Carlo Felice), Parma (Teatro Regio), Siena (Settimana Musicale Senese), Ravello (Festival internazionale), Mantova (Palazzo Te), Firenze, Napoli, Ferrara, Pistoia, Modena, Bergamo, Alghero, Napoli, Siracusa, Messina, Cremona, … Sotto la guida di Giuliana Brengola Bordoni, si è diplomata al Conservatorio di Santa Cecilia con il massimo dei voti e la lode, distinguendosi per la sua particolare sensibilità e vincendo il premio speciale “E. Iacovelli-Marchi” per il miglior diploma. Maria Tipo ha seguito successivamente la sua formazione artistica presso la Scuola di Musica di Fiesole ed ha scritto di lei: “….La sua musicalità, fresca e spontanea, è affascinante; il suo gusto raffinato, il suo equilibrio, la sua preparazione tecnica di alto livello, fanno di lei una pianista eccellente”. Le è stato assegnato il prestigioso Diploma d’Onore dall’Accademia Musicale Chigiana di Siena per la quale, dal 1990 al 1996, è stata la pianista del Quartetto “Guido Chigi”. Ha vinto primi premi in concorsi nazionali ed internazionali fra cui il Concorso Europeo di Musica Contemporanea “Bela Bartòk”, Concorso “M. Clementi-Kawai” di Firenze (dove le è anche stato assegnato il Premio Speciale “Robert Schumann”) ed il Concorso “Martha Del Vecchio (secondo non assegnato). È stata ospite di importanti trasmissioni culturali andate in onda su Rai2, RadioRai2, RadioRai3 e Radio Vaticana (per la quale incide regolarmente). Si è esibita a Palazzo Chigi di Siena in presenza dell’Imperatore del Giappone Akihito e dell’Imperatrice Michico in occasione della loro unica visita in Italia. Collabora stabilmente con il flautista Angelo Persichilli, il violinista Carlo Maria Parazzoli, il violoncellista Alfredo Persichilli e l’Attrice Paola Pitagora con la quale, recentemente, ha portato in scena “Enoch Arden” di Strauss e il recital su Chopin e Leopardi. Nel 2001 ha fondato il Beethoven Festival Sutri di cui cura la direzione artistica. La rivista specializzata AMADEUS ha così recensito il lavoro discografico con opere di Schubert-Liszt-Busoni “..trasforma l’ascolto in un suggestivo e intimista viaggio nell’anima”. cello e voce che nell’agosto del 2013 sono diventate un CD “Bestiario per violoncello narrante”, che ha riscosso un notevole successo di critica. Con questo progetto ha già partecipato a “Invisibili” di Luca Sticcotti su RADIO2, a Suoni Mobili di Musicamorfosi, è stata intervistata da TGRAI regionale, ha partecipato alle semifinale del Premio Poggio Bustone 2014 e nell’ottobre prossimo sarà ospite del programma “Misterenne” di Nicola Melfi per Radio Sinesi. I testi e alcune canzoni hanno avuto dei premi o riconoscimenti in concorsi: Radio B side, Write and Sing di Rieti, FLORIO di Licata, Talenti Vesuviani (NA), premio internazionale RALFI di Agrigento. BARBARA BERTOLDI JORGE BOSSO Nata a Trento un po’ di tempo fa….e a parte una breve parentesi milanese, vi ha sempre vissuto. Musicista dall’età di 4 anni, violoncellista e insegnante, ha una lunga esperienza di attività concertistica internazionale che l’ha portata ad esibirsi in formazioni rigorosamente classiche in Stagioni e Festival in tutta Italia ed Europa (Festival di Digione e Strasburgo, Festival di San Sebastian, Settembre Musica, Festival di Como, Santa Cecilia, Opera Barga, Festival di Castel Goldrano, Stagione della Chiesa della Pietà di Venezia e così via) e a collaborarare con musicisti come A. Part, M. Radulescu, K. Buckwald, Marco Scavazza e Stefano Veggetti e ancora Elio delle Storie Tese e l’attore Giuseppe Cederna. Ha al suo attivo 5 CD e varie registrazioni per Radio RAI ed emittenti private.Dal 2006 dirige l’Associazione Lucilla May con la quale organizza e promuove eventi di musica classica sostenendo formazioni di vario tipo. Al momento si dedica alla prassi esecutiva della musica barocca con strumenti originali suonando con l’Ensemble degli Affetti di cui è cofondatrice. Qualche anno fa ha iniziato a divertirsi a scrivere canzoni comiche per violon- “Une création de Jorge Bosso digne d’illustrer un film de Tim Burton né fut pas éclipsée par Martha Argerich en solo…” Diapason, Progetto Martha Argerich Lugano, Luglio 2007. Negli ultimi anni Jorge A. Bosso ha composto musiche che rimandano sempre di più a un’idea concettuale, alla ricerca di un pensiero trascendentale, metafisico: “Kohelet” per solo violino, solo cello e coro misto ispirato al sacro libro Ecclesiaste, “Duo I” e “Duo II” per violino e violoncello, “Piano Trio” per violino, violoncello e piano, “Requiem” per coro misto, soprano e solo cello, “Bridges” basato sui Preludi e Fughe op. 87 di Shostakowitsch per coro femminile e ensemble, “Der Frühling der Minnesanger” (Bach-Bosso) per solo violino e coro misto, MOSHEE per solo cello e 17 archi, Aulularia per 5 attori, quartetto vocale e ensemble, “Je Suis Surikov Kazakh Russe” per baritono, solo violino, solo cello, gruppo folkloristico russo, orchestra d’archi, percussioni, coro misto e coro di voci bianche, commissionato dalla amministrazione di Krasnoyarsk, e documentato dalla realizzazione di un cd/dvd della premiere tenuta nella città siberiana. Le sopracitate opere furono eseguite in diversi paesi e città quali Petrozavodsk, San Pietroburgo (Sala Bolshoi), Nizhny Novgorod, Mosca (Sala Bolshoi), Vienna, Salisburgo, Milano (Sala Verdi, Conservatorio), Inghilterra, Svizzera, Israele, Turchia, Croazia, Stati Uniti, Belgio, Olanda, Francia, Spagna. Parallelamente ha proposto opere del passato sotto un’altra prospettiva. Frutto di questo percorso sono le orchestrazioni delle sonate per violino e pianoforte di Ravel, Debussy, Strauss scritte per Dora Schwarzberg, e le sonate per violoncello di Debussy nella versione per archi e in seguito per orchestra sinfonica, composte rispettivamente per Enrico Dindo e Gavriel Lipkind. Ha avuto il privilegio di conoscere e collaborare con Dora Schwarzberg, Ivry Gitlis, Martha Argerich, Lilya Zilberstein. Alcune di queste collaborazioni sono state incise, e prodotte su CD dalla casa discografica EMI. Un punto di svolta nella sua carriera artistica è stato l’incontro e la profonda amicizia con la violinista Dora Schwarzberg, con la quale ha creato ed eseguito numerose composizioni. Risultato e conseguenza dei loro pensieri e riflessioni è la creazione del festival Bridges a Tel Aviv. Durante il Progetto Martha Argerich 2012, è stato prodotto e trasmesso dalla RSI Rete Due, Radio Televisione Svizzera Italiana, il ciclo di venti puntate da lui concepito, Alla Ricerca del Tango Perduto, ispirato alla musica di Buenos Aires con la collaborazione di Giada Marsadri. Nel Gennaio 2014 DECCA rilascia la sua versione per violoncello e archi de Las Cuatro Estaciones di Astor Piazzolla, eseguita da Enrico Dindo insieme a I Solisti di Pavia. Nel maggio 2014 ha realizzato la premiere delle sue Tre meditazioni per coro misto e violoncello, al Festival Biblico di Vicenza, durante la prolusione tenuta dal cardinale Gianfranco Ravasi. Il 21 dicembre 2014 compone e dirige la premiere di Valentina! Un violoncello a fumetti, per solo violoncello e archi - commissionata da Enrico Dindo, I Solisti di Pavia e Fondazione Banca del Monte di Lombardia - in collaborazione con l’Archivio Crepax presso il Teatro Fraschini di Pavia. MARIO BRUNELLO Nel 1986 è il primo artista italiano a vincere il Concorso Čaikovskij di Mosca che lo proietta sulla scena internazionale. Viene invitato dalle più prestigiose orchestre, tra le quali London Philharmonic, Munich Philharmonic, Philadelphia Orchestra, Mahler Chamber Orchestra, Orchestre Philharmonique de Radio-France, London Symphony, NHK Symphony di Tokyo, Kioi Sinfonietta, Filarmonica della Scala, Accademia di Santa Cecilia; lavora con direttori quali Valery Gergiev, Yuri Temirkanov, Riccardo Chailly, Vladimir Jurowski, Ton Koopman, Antonio Pappano, Manfred Honeck, Riccardo Muti, John Axelrod, Daniele Gatti, MyungWhun Chung e Seiji Ozawa. Nell’ambito della musica da camera collabora con celebri artisti, tra cui Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Martha Argerich, Andrea Lucchesini, Frank Peter Zimmermann, Isabelle Faust, Maurizio Pollini, Valery Afanassiev e l’Hugo Wolf Quartett. Interagisce con artisti di altra estrazione culturale, quali Uri Caine, Paolo Fresu, Marco Paolini, Stefano Benni, Gianmaria Testa, Margherita Hack, Moni Ovadia e Vinicio Capossela. Attraverso nuovi canali di comunicazione cerca di avvicinare il pubblico a un’idea diversa e multiforme del far musica, creando spettacoli interattivi che nascono in gran parte nello spazio Antiruggine, un’ex-officina ristrutturata, luogo ideale per la sperimentazione. Deutsche Grammophon ha pubblicato il Triplo Concerto di Beethoven diretto da Claudio Abbado e EGEA Records ha dedicato all’artista la collana “Brunello Series” composta da cinque Cd: “Odusia”, odissea musicale nella cultura del Mediterraneo, “Brunello and Vivaldi”, “Violoncello and” per violoncello solo, “Schubert e Lekeu” con Andrea Lucchesini e le Suites di Bach (Premio della Critica 2010). Il suo ultimo disco, per EMI, contiene la registrazione live del Concerto di Dvorak con l’Accademia di Santa Cecilia e Antonio Pappano. La prossima pubblicazione sarà il Dvd del Concerto n.2 di Shostakovich registrato dal vivo alla Salle Pleyel di Parigi con l’Orchestra del Teatro Mariinsky e Valery Gergiev. Mario Brunello ha studiato con Adriano Vendramelli, perfezionandosi in seguito con Antonio Janigro. È direttore musicale del festival “Artesella arte e natura” e Accademico di Santa Cecilia. Suona il prezioso violoncello Maggini dei primi del Seicento appartenuto a Franco Rossi. di importanti concorsi pianistici internazionali. Il suo libro “Vademecum del pianista da camera” è edito da Passigli. CHRISTOPHE COIN BRUNO CANINO Bruno Canino, nato a Napoli, ha studiato pianoforte e composizione al Conservatorio di Milano, dove poi ha insegnato per 24 anni; e per dieci anni ha tenuto il corso di pianoforte, e musica da camera al Conservatorio di Berna. Come solista e pianista da camera ha suonato nelle principali sale da concerto e Festivals europei, in America, Australia, Unione Sovietica, Giappone, Cina.Suona in duo pianistico con Antonio Ballista, e collabora con illustri strumentisti come Accardo, Ughi, Amoyal, Itzahk Perlman, Blacher. E’ stato dal 1999 al 2002 direttore della Sezione Musica della Biennale di Venezia. Si è dedicato in modo particolare alla musica contemporanea, lavorando, fra gli altri, con Pierre Boulez, Luciano Berio, Karl-Heinz Stockhausen, Georgy Ligeti, Bruno Maderna, Luigi Nono, Sylvano Bussotti, di cui spesso ha eseguito opere in prima esecuzione. Ha suonato sotto la direzione di Abbado, Muti, Chailly, Sawallisch, Berio, Boulez, con Orchestre come La Filarmonica della Scala, Santa Cecilia, Berliner Philarmoniker, New York Philarmonia, Philadelphia Orchestra, Orchestre National de France. Tiene regolarmente masteclass per pianoforte solista e musica da camera, in Italia, Germania, Giappone, Spagna, e partecipa al Marlboro Festival negli Stati Uniti. Attualmente insegna all’Istituto Música de Cámara a Madrid. E’ spesso invitato a far parte di giurie Classe 1958, nativo di Caen, Christophe Coin da sempre ha il violoncello nel sangue, un po’ come Leonardo Leo, il protagonista del programma del Barocco Festival. Talento precoce proprio come il compositore brindisino, che debuttò, violoncellista, a tredici anni: Coin a diciotto vince il Premier Prix al Conservatorio di Parigi sotto la guida di André Navarra. Una borsa di studio gli consente poi di proseguire gli studi presso la Musikhochschule di Vienna, dove trae partito anche dalle lezioni di Nikolaus Harnoncourt. Di lì a poco risulta decisivo l’incontro con Jordi Savall, che gli fa conoscere la viola da gamba e lo accoglie alla Schola Cantorum di Basilea. Coin non rinunzia, però, al violoncello moderno, e segue anche le lezioni di Mstislav Rostropovic. La sua carriera di concertista comincia alla grande: varie tournée con il Concentus Musicus di Vienna, l’incontro con Christopher Hogwood. Nel 1984 ha l’opportunità di collaborare con Rudolph Nureyev. In questo stesso anno con Erich Hobärth, Andrea Bischof e Anita Mitterer dà vita al Quatuor Mosaïques. L’esperienza di questo quartetto si rivela decisiva per Coin. L’intensa attività concertistica ha portato Coin a esibirsi a fianco di artisti del calibro di Patrick Cohen, Monica Huggett, Ton Koopman, Wieland Kuijken, Gustav Leonhardt, Scott Ross, Jordi Savall, Hopkinson Smith. Viene invitato come solista e anche come direttore da compagini quali l’Orchestre des Champs-Elysées, il Concertgebouw e l’Amsterdam Bach Solisten, l’Orchestra of the Age of Enlightenment, l’Academy of Ancient Music, le Orchestre francesi di Lione e Lille, di Piccardia, della Bassa Normandia, di Grenoble. Una discografia impressionante, per varietà e quantità, è il riflesso di questa prestigiosissima attività concertistica. Precoce è anche l’esordio di Coin nell’attività didattica, subito ad altissimo livello. Nel 1984 al Conservatorio di Parigi viene creata apposta per lui una cattedra di violoncello barocco e viola da gamba. Diviene quindi docente presso la Schola Cantorum, nonché presso le Accademie Internazionali di Granada e Innsbrück. Le sue masterclass in giro per il mondo non si contano più. Nel 1991 Coin assume la direzione dell’Ensemble Baroque di Limoges, col quale si prefigge di esplorare il repertorio dei secoli XVII-XVIII a livello non solo esecutivo, ma anche scientifico. LUCA GIOVANNINI Nasce a Rovigo nel 2000, si avvicina allo studio del violoncello all’età di otto anni, studia con il Maestro Luca Simoncini presso il Conservatorio F.Venezze di Rovigo. Ha partecipato e vinto numerosi concorsi, nel 2011 è risulta primo assoluto, Crescendo di Firenze. Nel 2012 è primo assoluto al Crescendo di Firenze (e vincitore del premio Crescendo sez. archi e premio A. Provenzani miglior Violoncellista), al X° concorso Città di Riccione, al Salieri di Legnago. Nel 2013 è primo assoluto al concorso Adotta un Musicista Città di Forlì, Città di Piove di Sacco è vincitore assoluto dell’intero concorso, ancora al Crescendo di Firenze e premio speciale A. Provenzani, e al concorso A. Salieri di Legnago. Nel 2014 è vincitore assoluto del Concorso Città di Giussano, e primo assoluto del XVI° concorso T.I.M. sez Archi finale a Parigi, Outstanding Musicians al Concorso Ibla Gran Prize, e secondo allo A. Janigro Kroazia, vince la borsa di studio della Filarmonica della Scala “Maura Giorgetti”. Nel 2015 primo assoluto al Concorso A. Salieri e allo “Zinetti” con menzione speciale della giuria”. Viene regolarmente invitato ad esibirsi in prestigiose manifestazioni, ha suonato con esibizioni e concerti presso: Tempio “la Rotonda “ di Rovigo, museo Auditorium San Giovanni G.C., Salone dei Cinquecento Palazzo Vecchio Firenze, Villa Corsini a Castello di Firenze, Auditorium R. L. Montalcini Riccione, Sacile Ex Chiesa di San Gregorio, teatro Mignon Lendinara, casa Barezzi Busseto, Palazzo Ragazzoni Sacile, Sale Apollinee Fenice di Venezia, Palazzo Roverella Rovigo, auditorium Giovanni XXIII° Piove di Sacco, teatro Dario Fò di Camponogara, Teatro Comunale Adria, Teatro Piccolo Salieri Legnago, Bergamo Classical Kids teatro alle Grazie, Ateneo Veneto Aula Magna Venezia, Sala Maffeiana Verona, Italia Regina d’Europa I Virtuosi Italiani solista Luca Giovannini, Sala degli Affreschi Milano, Teatro Bon Udine, Palazzo Gregoris Pordenone, Teatro Argenta Little Rock Arkansas, Casa Italiana Zerilli Marino di New York, Carnegie Hall di New York. Dicono di lui“ a tredici anni, Luca Giovannini suona in maniera compiuta, come un concertista provetto, con freschezza e padronanza strumentale. È già un musicista di assoluto livello” da il Resto del Carlino, 14 novembre 2013, Sergio Garbato. European Music Competition Città di Moncalieri e Concorso Internazionale di Esecuzione Musicale “Giovani Musicisti” Città di Treviso. E’ membro dell’orchestra “Giovani Archi Veneti” con la quale ha vinto numerosi concorsi nazionali e internazionali e ha suonato da solista.Ha preso parte a numerosi corsi di perfezionamento con i docenti M. Flaksman, Jelena Ocic, J. P Armengaud, Enrico Dindo, Giovanni Sollima, con il quale ha avuto l’onore di suonare assieme da solista nel celebre brano per due violoncelli solisti Violoncelles Vibrez. È stato invitato a partecipare al Festival presso la “Hochschule fur Musik und Darstellende Kunst” a Mannheim (Germania). Ha ricevuto nel 2007 la borsa di studio “Premio Musicale Giovani Musicisti” dal Kiwanis Club di Rovigo e nel 2012, 2014 e 2015 quella del Conservatorio di Musica “F. Venezze” GIORGIO MAZZUCATO RICCARDO GIOVINE Nato nel 1999, già in tenera età inizia il suo contatto con la musica e a quattro anni intraprende lo studio del violoncello sotto la guida del M° Alessandro Andriani. In seguito prosegue i suoi studi sotto la guida del M° Luca Paccagnella e da due anni studia presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo sotto la guida del M° Luigi Puxeddu, con il quale ha appena inciso per la casa olandese Brilliant i quintetti op.29. Ha ottenuto il primo premio in tutti i concorsi a cui ha partecipato: Concorso Nazionale “Città di Riccione” nel 2006, Concorso Internazionale “Premio città di Padova” nel 2007, Concorso Internazionale Ass. Rovere d’oroGiovani talenti nel 2008, Concorso Internazionale Giovani Musicisti “A. Salieri” a Legnago, Concorso Giovani Musicisti Città di Viterbo nel 2010, Ha perfezionato la sua formazione musicale con i maestri Giovanni Acciai, Marco Berrini, Biancamaria Furgeri, Nino Albarosa, Luigi Agustoni e Alberto Turco. Membro di giuria in concorsi nazionali e internazionali, svolge intensa attività didattica in seminari, masterclass, corsi e laboratori di tecnica vocale, propedeutica al canto gregoriano, didattica e direzione di coro, nonché una ricchissima attività concertistica in Italia e all’estero. Docente al Master di Direzione del repertorio corale dal XVI al XX sec. all’Università di Masan (Korea 2001-2004-2007), alla Milano Choral Academy (2011-2012), all’Accademia di direzione Piergiorgio Righele (2013-2014), ha svolto attività didattica presso i Conservatori di Ferrara e di Rovigo. Premio Fetonte del Comune di Rovigo per l’attività artistica, collabora attivamente con il M° Francesco Finotti. Alla guida del Polifonico Città di Rovigo, dell’Insieme Vocale Città di Rovigo, dei Piccoli Cantori di San Bortolo e dell’Officium Consort di Pordenone, ha ottenuto primi premi assoluti a vari concorsi nazionali e internazionali; nel 1990 gli è stato assegnato il Gran Premio Città di Arezzo e il premio speciale Fosco Corti per la migliore interpretazione del madrigale. STEFANO ONORATI Pianista, compositore ed arrangiatore, nato a Livorno nel 1966. Si è diplomato in pianoforte all’Istituto Musicale Mascagni di Livorno e si è laureato nel Biennio Jazz col massimo dei voti e la lode nel 2013 a Bologna. Ha frequentato i seminari invernali di Siena Jazz (dal 1989 al 1992) con Enrico Pieranunzi e Stefano Battaglia. Dal 1993 suona Jazz professionalmente in Festivals, Teatri e Jazz Clubs italiani e stranieri (Turchia, Svizzera, Germania, Olanda, Francia, Slovenia, Corsica ed Inghilterra). E’ co-titolare insieme a Nico Gori del gruppo Millenovecento che ha inciso un disco per la Universal con ospite Tom Harrell. Ha collaborato per anni con Marco Tamburini nel trio sperimentale Three Lower Colours insieme a Stefano Paolini. Con questo trio, hanno registrato le musiche per il film “Sangue e Arena” ed il “Viaggio verso la luna” di Melies, che sono usciti ad aprile e maggio 2010 per l’Espresso, con ospite Lorenzo Jovanotti. Il Trio collabora sia con i Vertere String Quartet, sia con la Venezze Big Band, gruppo di fiati del Conservatorio di Rovigo dove Onorati insegna dal 2007. A suo nome sono il trio “Stefano Onorati Trio” con S.Senni e W.Paoli e lo “Stefano Onorati Quartet” con Pareti, Tracanna e Fioravanti. Suona dal 2001 nell’orchestra di Barga Jazz diretta da B.Tommaso. Collabora insieme a Walter Paoli ad un progetto (The Box) con l’utilizzo dell’elettronica e dell’improvvisazione totale ed il sostegno di immagini live. Partecipa al progetto dei tre conservatori “RAR” (Rovigo, Amsterdam, Roma) con la partecipazione di Paolo Damiani, Marco Tamburini ed Edoardo Righini. Incidono un cd sulle musiche di Misha Mengelberg e tengono concerti in Italia e in Olanda. Nel 2012 viene chiamato a far parte di un quartetto (Marco Tamburini, Edoardo Righini, Walter Paoli) dal nome “The legend lives on”, progetto sulle musiche di Jimi Hendrix, gruppo col quale ha suonato in Italia ed Olanda ed ha appena registrato un cd. Ha compiuto come compositore e arrangiatore numerosi lavori video per sigle, documentari o musica pubblicitaria per Rai, Mediaset, Sky, Iveco, Gastaldi ecc….. E’ attualmente titolare della Cattedra di Pianoforte Jazz al Conservatorio di Rovigo ed insegna all’SJU (Siena Jazz University).di Rovigo. Nel 2015 si è classificato 2° al Premio Abbado. ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO L’Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita nell’ottobre 1966 e nel corso di quasi cinquant’anni di attività si è affermata come una delle principali orchestre da camera italiane nelle più prestigiose sedi concertistiche in Italia e all’estero. L’Orchestra è formata sulla base dell’organico del sinfonismo “classico”. Peter Maag - il grande interprete mozartiano - ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001. Alla direzione artistica si sono succeduti Claudio Scimone, Bruno Giuranna, Guido Turchi, Mario Brunello (direttore musicale, 2002-2003), Filippo Juvarra (Premio della Critica Musicale Italiana “Franco Abbiati” 2002), Clive Britton.Nella sua lunga vita artistica l’Orchestra annovera collaborazioni con i nomi più insigni del concertismo internazionale tra i quali si ricordano S. Accardo, P. Anderszewski, M. Argerich, V. Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet, R. Buchbinder, M. Campanella, G. Carmignola, R. Chailly, C. Desderi, G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman, Z. Hamar, P. Herreweghe, A. Hewitt, C. Hogwood, L. Kavakos, T. Koopman, A. Lonquich, R. Lupu, M. Maisky, V. Mullova, A.S. Mutter, M. Perahia, I. Perlman, M. Quarta, J.P. Rampal, S. Richter, M. Rostropovich, H. Shelley, J. Starker, R. Stoltzman, H. Szeryng, U. Ughi, S. Vegh, K. Zimerman. L’Orchestra è l’unica Istituzione Concertistico - Orchestrale (I.C.O.) operante nel Veneto e realizza circa 120 concerti l’anno, con una propria stagione a Padova, concerti in Regione, in Italia per le maggiori Società di concerti e Festival, e tournée all’estero. Tra gli impegni più recenti si ricordano i concerti diretti dal Maestro Tan Dun per il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, il concerto al Festival “In terra di Siena” diretto dal Maestro Vladimir Ashkenazy, i concerti a Milano per il Festival MITO SettembreMusica con il pianista e direttore Olli Mustonen, e a Venezia per il 7° Festival Internazionale di Danza Contemporanea e per il 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale, a Orenburg (Russia) per il 4° Festival Internazionale Msitislav Rostropovich con il violoncellista e direttore David Geringas, tutti appuntamenti che hanno riscosso l’unanime plauso della critica. Nelle ultime Stagioni si è distinta anche nel repertorio operistico, riscuotendo unanimi apprezzamenti in diversi allestimenti di Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Così fan tutte di Mozart, L’elisir d’amore, Don Pasquale e Lucrezia Borgia di Donizetti, Rigoletto di Verdi, La voix humaine di Poulenc e Il telefono di Menotti. A partire dal 1987 ha intrapreso una vastissima attività discografica realizzando oltre cinquanta incisioni per le più importanti etichette. L’Orchestra di Padova e del Veneto è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto e Comune di Padova. Dall’ottobre 2011 ha acquisito la natura giuridica di «Fondazione». LUCA PACCAGNELLA Violoncellista, Direttore d’orchestra. Docente di Quartetto e Musica d’insieme per archi al Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Direttore del Conser- vatorio “F. Venezze” di Rovigo dal 2004 al 2010. Guest Professor presso l’Università di Musicologia di Evry (Parigi), Hochschule di Mannheim, Akademia Muzyczna di Lodtz e Wroclaw, Università di Xiamen in Cina, è stato Presidente fondatore del Consorzio dei Conservatori della Regione Veneto. La sua formazione violoncellistica con Rossi, Baldovino, Caramia, Flaksman, Georgian, Menieur, Henkel, cameristica con Accardo, Asciolla, Farulli, il Trio Cajkovskij, il Trio di Trieste, il Quartetto Italiano presso l’Accademia Chigiana di Siena e la Scuola di Musica di Fiesole, gli studi e i numerosi incontri avvenuti con illustri musicisti come Clementi, Berio, Donatoni, Coltro, Kelemen, Dashow, Meguire, Tan Dun, Markiz, Bellugi, Marionne, Garbarino, Portal,Tamburini, Armengaud, Guglielmo, Biondi, Mosca (Suzuky School) hanno alimentato il desiderio continuo di ricerca e conoscenza delle tecniche di esecuzione strumentale, vocale, di analisi, composizione interpretazione musicale e didattica. Nel 1994 consegue il diploma di merito in Direzione d’orchestra sotto la guida di Ludmil Descev. Ha registrato per enti radiofonici europei, canadesi e australiani e ha inciso per le etichette: Neuma (USA), Pro-viva (Germania), Primrose (London), Stradivarius, Tactus, Blue Serge, Abegg, Rivo-alto, Artis Cramps Records, Tau Kay, Velut Luna, Edipan. Ha partecipato ai maggiori Festival Internazionali e a Stagioni concertistiche in tutto il mondo suonando nelle sale e nei Teatri più prestigiosi. Laureato ai Concorsi Internazionali di Melbourne, “Mozart” di Toronto, “Gui” di Firenze, “Lorenzi” di Trieste, tra cui spicca il prestigioso Grand Prix al concorso Musique de Chambre di Parigi-1990. E’ stato primo violoncello dell’Orchestra Giovanile Italiana, dell’Ensemble di Venezia, dei Solisti Italiani, Solisti Veneti e della FVG Mitteleuropa Orchestra. Ha svolto attività con il Trio Esterhazy e il Trio d’archi Italiano, attualmente svolge la sua attività concertistica in duo e in quartetto d’archi. Nel 2004 con il Quartetto Paul Klee ha ottenuto una residenza presso l’Abbaye Royale de Fontevraud in Francia. Attualmente la formazione gode di una residenza in Francia presso l’Università di Evry a Parigi. Ha registrato l’integrale dei quartetti di Philip Glass, il quartetto di Messiaen “Pour la fin du temps” e la “Creation du Monde “ di Milhaud e una monografia del compositore veneziano Ugo Amendola, “Juliet letters” di E. Costello e la musica da camera di C. Debussy per l’etichetta Blue Serge. Ha registrato inoltre l’integrale delle opere per violoncello e pianoforte di L. van Beethoven, F. Busoni, G. F. Malipiero, H. Villa-Lobos e un cd di musica Argentina. Tiene Masterclass di violoncello in Germania, Polonia, Francia e in Italia. Suona uno strumento attribuito alla famiglia Testore della fine del XVII secolo. STEFANO PAOLINI GEGE’ TELESFORO, RAY MANTILLA, TONINHO HORTA, ENRICO PIERANUNZI, ANTONIO FARAO’, DAVE SAMUELS, ANTONELLO SALIS, GIANNI BASSO, PIETRO TONOLO, RENATO SELLANI, JUSTO ALMARIO, AUGUSTO MANCINELLI, TOMASO LAMA, RANDY BERNSEN, FABRIZIO BOSSO, STEFANO BOLLANI, FUNKY COMPANY. Ha inciso dischi con vari artisti ed ha scritto ed arrangiato i brani presenti sul suo primo disco da solista “Stefano Paolini & the Big Small Band” (guest M.Tamburini). Già docente di batteria jazz al conservatorio “G.B.Martini” di Bologna e “F.Morlacchi” di Perugia, attualmente è titolare della cattedra di Batteria e percussioni jazz (COMJ/11) presso il conservatorio “F.Venezze” di Rovigo. ALFREDO PERSICHILLI Classe 1970, ha studiato batteria sotto la guida di Baldo Turci, Ubaldo Rivi e Alfredo Golino. Nel 1992 si è diplomato in clarinetto presso il conservatorio “G.B.Martini” di Bologna e nel 2010 in musica jazz presso il conservatorio “F. Venezze” di Rovigo. Ha partecipato a diversi seminari jazz con docenti vari : T.Gurtu, G.Capiozzo, T.Lama, P.Erskine, D.Weckl, G.Novak, B.Stewart. Nel 1993 ha vinto la selezione per il corso di formazione professionale per orchestra jazz tenutosi a San Lazzaro di S. (BO) sotto la direzione di G.Russell, M.Gibbs, B.Tommaso, K.Wheeler. L’attività concertistica lo ha portato ad esibirsi in vari festival jazz italiani : “Jazz’in’it” Vignola, Reggio Emilia jazz, Umbria jazz Perugia, Bologna jazz, Siena jazz) ed esteri (Malta, Portogallo, Austria, Svizzera, Svezia, Finlandia, Norvegia, Turchia, Lussemburgo, Ungheria, Germania, Inghilterra, Spagna, Grecia, Olanda, Francia e Giappone) con vari artisti e formazioni : EUMIR DEODATO Europe Xpress & Europe trio, DEE DEE BRIDGEWATER, Marco Tamburini quintet & Three lower colours, KENNY WHEELER, JOHN TAYLOR, FLAVIO BOLTRO, GEORGE RUSSELL, MIKE GIBBS, REUNION BIG BAND, DADA’ ORCHESTRA, JAZZ ART ORCHESTRA, ITALIAN BIG BAND, MELDOLA JAZZ BAND, COLOURS JAZZ ORCHESTRA, BOB MINTZER, PAUL JEFFREY, SLIDE HAMPTON, MICHEL PORTAL & ORCHESTRA SINFONICA FONDAZIONE A.TOSCANINI, Primo violoncello del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala, si è diplomato con lode a diciassette anni al Conservatorio di Santa Cecilia sotto la guida di George Schultis, perfezionandosi con Franco Maggio Ormezowski presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e, successivamente, con Thomas Demenga alla Musik-Akademie di Basilea, ottenendo il Solisten Diplom. Ha eseguito come solista i più importanti concerti del repertorio violoncellistico: il Concerto di Schumann alla Tonhalle di Zurigo, Basilea, Lucerna, il Concerto di Haydn a Budapest presso la Ferenc Liszt Academy con la Budapest String Orchestra, in diretta radiofonica; le Variazioni Rococò di Čaikovskij a Basilea e con la Filarmonica di Kiev, il Concerto di Dvořák a Roma, il Doppio Concerto per violino e violoncello di Brahms a Roma, Zurigo e Rostov (Russia), dove ha tenuto anche una masterclass sulle Suites di Bach al Conservatorio Rachmaninov. Recentemente è stato invitato a eseguire le Suitesdi Bach e di Reger ai “Bach-Reger Tage” di Eisenach. Ha registrato l’integrale dei trii per archi di Schubert e Webern insieme a quelli di Schönberg, Petrassi e Reger. E’ stato interprete di numerose composizioni contemporanee, classiche e d’avanguardia (Petrassi, Sciarrino, Lombardi, Boccadoro, Holliger, Giovanni Sollima). Tra queste, alcune sono state espressamente dedicate a lui: Le quattro maschere di Dioniso per violoncello e orchestra di Carlo Galante (prima esecuzione assoluta con i Virtuosi della Scala), il Trio per archi di Rudolf Kelterborn, il Concerto per violoncello e orchestra di Wolfgang Marschner. Insieme al Beethoven Quartett, ha eseguito a Dresda e nelle principali città della Germania il ciclo degli ultimi quartetti per archi di Beethoven. Suona regolarmente nelle più importanti società concertistiche collaborando con musicisti quali Andràs Schiff, Anne Sophie Mutter, Miklos Pereniy, Heinz Holliger, Wolfram Christ, Bruno Giuranna. ERICA PICCOTTI Nata a Roma nel 1999, si diploma in violoncello a soli 14 anni con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore presso il Conservatorio di S. Cecilia di Roma sotto la guida di Francesco Storino. Attualmente studia presso l’Hochschule der Kunste di Berna nella classe di Antonio Meneses. Ha frequentato masterclass con David Geringas, Julius Berger, Thomas Demenga, Mario Brunello. E’ vincitrice di numerosi primi premi in concorsi nazionali e internazionali tra cui “Rassegna Nazionale d’Archi” Vittorio Veneto, “Premio Nazionale delle Arti” che la designa migliore violoncellista dei conservatori italiani, “Premio Città di Padova”, “Jugend Musiziert” di Norimberga e “NYIAA Competition” la cui vittoria le ha consentito di esibirsi presso la Carnegie Hall di New York. Gli ultimi in ordine di tempo, il primo premio al 10° International Cello Competition “Antonio Janigro” for young cellists, ed il “Premio Crescendo” a Firenze. Tra i riconoscimenti ricordiamo nel 2012 il premio “Adriana Giannuzzi” come migliore violoncellista del Conservatorio Santa Cecilia di Roma, nel 2014 il Premio Rotary Club di Roma ed il Premio “Banca Monte dei Paschi di Siena” riservato ai giovani talenti dell’Accademia Chigiana. Borsista della De Sono Associazione per la Musica, recentemente anche la Filarmonica della Scala di Milano le ha assegnato una borsa di studio destinata ai migliori giovani violoncellisti italiani. Il suo debutto è avvenuto in occasione del Concerto di Natale 2012 che si è tenuto alla Camera dei Deputati in diretta su RAI 5 nel quale ha suonato in duo con Mario Brunello per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Da allora si è esibita in festival prestigiosi, tra gli altri “Festival de Cordas e Piano” in Belo Horizonte, Festival “La lumière du Roman” in Conques, “Festival Violoncellistico Internazionale Alfredo Piatti” di Bergamo e “Aurora Festival” in Vanersborg oltre che in numerose stagioni concertistiche tra cui “Micat in Vertice”, dove ha suonato il violoncello Stradivari del 1682 di proprietà dell’Accademia Chigiana di Siena, “Concerti e Palazzi” al Museo dell’Ara Pacis di Roma, Istituzione Sinfonica Abruzzese, AGIMUS, per Mondomusica a Cremona e per la Rassegna “Morigi Musica” a Piacenza. L’8 marzo 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha conferito l’Attestato d’Onore “Alfiere della Repubblica” per gli eccezionali risultati in campo musicale ottenuti in giovanissima età. Lincoln Center di New York, Vienna Musikverein, Suntory Hall di Tokio, ecc.). Si è esibito da solista - incidendo anche per la Rai e la Orf - e come primo violoncello delle più importanti orchestre sinfoniche italiane (Teatro alla Scala, Teatro La Fenice, Filarmonica Toscanini, Orchestra Regionale Toscana, ecc. diretto da Barenboim, Chailly, Oren, Maazel, Bychkov, Dudamel ecc.). Ha suonato per diciassette anni come violoncello solista dei Solisti Veneti. È membro del Trio Stradivari e dei Solisti Filarmonici Italiani. Ha collaborato in diverse formazioni cameristiche assieme a Sergio Azzolini, Bruno Canino, Filippo Gamba, Ivry Gitlis, Ramon Jaffè, Michel Lethiec, Piernarciso Masi, Vladimir Mendelssohn, Roberto Prosseda, Giovanni Sollima, Giampaolo Stuani, ecc.. Ha inciso per AMADEUS, RCA, ERATO, FREQUENZ, HYPERION, TACTUS, DAD RECORDS e BRILLIANT. Il cofanetto delle ventisei sonate milanesi per violoncello e basso di Luigi Boccherini per la Brilliant (unica incisione completa) è stato scelto da Angelo Foletto come disco del mese di Suonare News, segnalato con 5 Diapason in Francia e ottimamente recensito in American Record Guide e Classical Voice. Insegna violoncello al Conservatorio di Rovigo. MASSIMO QUARTA LUIGI PUXEDDU È nato a Rovigo e ha studiato sotto la guida di Luca Simoncini, Franco Rossi, Amedeo Baldovino, Mario Brunello, Antonio Janigro e David Geringas. Dopo aver vinto importanti premi (Vittorio Veneto, Viotti di Vercelli, Milano A.M.I.) ha intrapreso una brillante carriera che lo ha portato a suonare nelle più importanti sale del mondo (Teatro alla Scala, Salle Pleyel di Parigi, Mozarteum di Salisburgo, Violinista, nato nel 1965, Massimo Quarta ha iniziato i suoi studi musicali all’età di nove anni. Dopo aver conseguito il diploma con il massimo dei voti e la menzione d’onore presso il Conservatorio di Musica “S. Cecilia” di Roma sotto la guida di Beatrice Antonioni, si è perfezionato con Salvatore Accardo, Pavel Vernikov, Ruggiero Ricci ed Abram Stern. Vincitore di numerosi concorsi - I° Premio “Città di Vittorio Veneto” 1986, I° Premio “Opera Prima Philips” 1989 - nel 1991 ha vinto il I° Premio al prestigioso Concorso Internazionale di Violino “N. Paganini” di Genova, primo italiano ad ottenere questo ambito riconoscimento dopo la vittoria di Salvatore Accardo, avvenuta nel 1958. Lo straordinario successo ottenuto da questo importante riconoscimento lo ha portato ad esibirsi per le più prestigiose istituzioni concertistiche. Presto considerato come uno dei piú brillanti violinisti della sua generazione si é esibito con la Radio Sinfonie Orchester Frankfurt, l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia,L’Orchestre National Du Capitole de Toulouse, la Tokyo Philarmonic Orchestra, la Prague Symphony Orchestra, la Real Orquesta Sinfonica de Sevilla, la Budapest Symphony Orchestra, suonando con direttori come Miun Wun Chung, Daniele Gatti, Daniel Harding, Isaac Karabtchevsky, Daniel Oren, Christian Thielemann. Ospite di alcuni tra i maggiori festival affianca all’attività solistica quella cameristica, collaborando con musicisti come Salvatore Accardo, Bruno Giuranna, Rocco Filippini, Franco Petracchi, Michele Campanella, Natalia Gutman, Joseph Silverstein, François Joël Thiollier, Alfons Kontarsky. Nel 1992 gli é stato conferito il Premio Internazionale “Foyer Des Artistes” e nel Gennaio 1995 il “Premio Internazionale Gino Tani per le Arti dello Spettacolo”. E’ docente di violino al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano (Musikhochschule). Massimo Quarta ha inciso per la Philips ed ha registrato per la Radio e la Televisione Italiana, Francese, Tedesca, Ungherese e Giapponese. Ha inciso per la Delos le “Quattro Stagioni” di A. Vivaldi con l’Orchestra da Camera di Mosca, per la Dynamic un CD con musiche di N. Paganini, e, sempre di Paganini, i 6 Concerti per violino ed orchestra in versione autografa come violinista e direttore suonando il violino appartenuto al grande violinista genovese. Massimo Quarta suona il violino Antonio Stradivari “Marechal Bertier-ex von Vecsey” del 1716. ERNST REIJSEGER Violoncellista, compositore e performer, è una delle figure più importanti della scena musicale contemporanea, egli canta attraverso il suo violoncello, lo strumento diviene parte del suo corpo, dando vita a opere piene di alta musicalità, bellezza, pura eleganza e sensibilità. Costantemente spinto alla ricerca di nuovi linguaggi ed espressioni, Reijseger ha collaborato con innumerevoli grandi artisti, tra i quali: Yo Yo Ma, Nana Vasconcelos, Giovanni Sollima, Han Bennink, Trilok Gurtu, Uri Caine e altri ancora. Di grande importanza ed assoluto valore artistico, la sua decennale collaborazione con il celebre regista tedesco Werner Herzog. Reijseger ha composto per il regista di “Fitzcarraldo” le colonne sonore di numerosi film. Tra i due vi è un vero sodalizio artistico e una solida stima reciproca. Herzog ha recentemente commentato: “Ernst è un magnifico violoncellista e può fare qualsiasi cosa con il suo strumento”. Da oltre 30 anni, Ernst Reijseger continua a suonare con moltissimi celebri musicisti e in diverse ed eccitanti combinazioni, ma riesce anche a trovare il tempo per insegnare il violoncello ai bambini ed esibirsi in concerti da solista. Olandese, classe 1954, ha cominciato a suonare lo strumento quando aveva appena otto anni, stimolato da subito dalla sorprendete varietà di forme che l’arte di combinare suoni può assumere. Studia al conservatorio di Amsterdam finché (nel 1974) uno dei suoi maestri, il famoso violoncellista Anner Bijlsma, gli consiglia di interrompere gli studi, spingendolo così a seguire la propria strada. Una strada che in realtà Ernst Reijseger aveva già imboccato: fin dai primi anni Settanta lo troviamo infatti impegnato con la musica improvvisata. Sean Bergin, Martin van Duynhoven, Derek Bailey, Michael Moore, Alan Purves, Franky Douglas, il Theo Loevendie Consort, il Guus Janssen Septet, l’Amsterdam String Trio, la ICP orchestra di Misha Mengelberg, il quintetto di Gerry Hemingway, il Trio Clusone (con Michael Moore e Han Bennink), Louis Sclavis, Trilok Gurtu, Franco D’Andrea, l’Amsterdam String Trio: l’elenco di nomi rende l’idea della varietà di esperienze di Ernst Reijseger nel suo inteso percorso artistico. Unendo ad una grande maestria un uso non convenzionale dello strumento, aggiunge una dose di humor e teatralità alla sua musica: sono caratteristiche che si colgono al meglio nelle esibizioni solistiche di Reijseger. Ma il suo rapporto aperto con la musica, con tutta la musica, gli permette di calarsi perfettamente nei contesti più differenti pur mantenendo sempre riconoscibile la propria cifra stilistica. In occasione del suo 60° compleanno Ernst Reijseger torna con un nuovo album e concerto live in cui si esibisce da solo, con il suo violoncello e voce. Il suo nuovo album “Crystal Palace” nasce dall’incontro con il pittore americano Jerry Zeniuk, durante una sua mostra alla galleria Glaspalast di Augsburg in Germania, in questa occasione Ernst Reijseger ha composto ispirandosi al grande quadro (5x5m) che Zeniuk dipingeva per l’occasione, mentre il pittore americano ha dipinto le sue immagini, le forme e colori sotto l’influenza della musica di Reijseger. Il concerto “Crystal Palace” può svolgersi in due modi: un concerto cello solo, una video installazione in cui Reijseger crea dal vivo la colonna sonora del film “Botanic Garden” di Joost Guntenaar.In questo video le fasi del lavoro di Zeniuk sono state meticolosamente fotografate in uno speciale movimento veloce di alta qualità (Time Lapse), minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno e trasformati in un’opera cinematografica.Jerry Zeniuks con i colori compone musica, le improvvisazioni sonore di Reijseger creano immagini, Joost Guntenaars, videoarte che trascende i confini del tempo. Un interessante esperimento. Un’esperienza acustica e visiva: Visioni di suoni ! FRANCESCO ROSA Nato a Padova (Italia), compie gli studi musicali in Italia di pianoforte, organo, composizione e direzione d’orchestra. Si perfeziona in composizione con il M° Wolfango Dalla Vecchia e in direzione d’orchestra con il M° Emil Tchakarov. Inizia giovanissimo il mestiere di “korrepetitor” in numerosi teatri italiani ed esteri tra i quali: il Comunale di Bologna, il Teatro la Fenice di Venezia, l’Arena di Verona, l’Opera di Roma, il Maggio Musicale Fiorentino, il Festival Pucciniano di Torre del Lago, etc., collaborando con direttori quali Daniel Oren, Richard Bonynge, Nello Santi, Maurizio Arena, Angelo Campori, Peter Maag, Donato Renzetti, Gianfranco Masini, Massimo de Bernart. Contemporaneamente si esibisce in recital accompagnando diversi artisti di fama internazionale (Katia Ricciarelli, Mara Zampieri, Raina Kabaiwanska, Lucia Valentini, Paolo Gavanelli, Renato Bruson, Leo Nucci, Maria Luisa Nave, Giuseppe Giacomini, Gianfranco Cecchele, Mariella Devia, Roberto Scandiuzzi, Juan Diego Florez. L’attivita’ di direttore d’orchestra inizia nel 1994, presso il Teatro Municipal de Vigo-Espagna, dirige Rigoletto e in seguito Il barbiere di Siviglia. Dirigera’ in seguito nei seguenti teatri italiani di Padova, Treviso, Rovigo, Venezia, Bologna, Verona, Macerata, Trieste, Roma, Napoli, Palermo, Sassari, Salerno, Macerata, Firenze e stranieri Nantes, Santa Cruz de Tenerife, Suntory Hall e New National teather Tokio, Otsu, Osaka, Nagoya, Belgrado, Bucarest, Costanza, Timisoara, Nizza, Sofia, Maribor, Ljiubljiana, Skopje, Kiev, Dnepropetrovsk, Odessa, Ekaterinburg, San Pietroburgo, Pechino, Canton, Shenzen. In più di vent’anni di carriera ha diretto le seguenti orchestre: Verdi di Trieste, Arena di Verona, Opera di Roma, Massimo di Palermo, San Carlo di Napoli, Filarmonia Veneta,Filarmonica Marchigiana, Comunale Bologna, Sinfonica Siciliana, Sinfonica provincia di Bari, Sinfonica di Lecce, Lirico di Cagliari, Opera di Sofia, Opera di Stara Zagora, Opera di Maribor e Ljublijana, Opera di Belgrado, Tokio Philarmonic, Opera di Nizza e di Nantes, Opera di Montecarlo, Santa Cruz de Tenerife, Russian Philarmonic, Ekaterinburg, Samara, Novo Sibirsk, Hermitage Orchestra San Pietroburgo, Yaroslavl, Kiev, Operetta di Bucarest, Opera di Skopje e Filarmonica, Opera di stato Ucraina Kiev, Filarmonica di Mosca, Russian Philarmonic, Conservatory Orchestra Moskow, Youth Ural Philarmonic Orchestra etc. DANILO ROSSI Dopo essersi perfezionato con Dino Asciolla, Piero Farulli e Yuri Bashmet, a soli vent’anni Danilo Rossi viene scelto da Riccardo Muti per ricoprire il ruolo che ancora oggi ricopre, di Prima Viola Solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala, divenendo la più giovane prima viola nella storia del prestigioso Teatro milanese. Dopo aver vinto numerosi concorsi nazionali e internazionali, inizia con successo la carriera solistica, in particolare ricordiamo: i Concerti di Bartók e di Walton con la Filarmonica della Scala e Riccardo Muti, i Brandeburghesi di Bach con i Solisti di Mosca e Yuri Bashmet e Monologue di Schnittke, il Concerto di Walton e Aroldo in Italia di Berlioz con Jonathan Webb, Don Quichote di Strauss con la Filarmonica di Budapest e la Filarmonica di Mosca, e con l’Orchestra Verdi di Milano diretta da Riccardo Chailly. Numerose le collaborazioni con artisti quali John Eliot Gardiner, Yuri Bashmet, Mario Brunello, Andrea Lucchesini. Da 20 anni è presente nelle più importanti Società Concertistiche in Duo con il pianista Stefano Bezziccheri, con il quale ha interpretato tutto il repertorio per viola e pianoforte. Artista di vasta e varia esperienza musicale, da diversi anni si è interessato ad altri ambiti mu- sicali collaborando con i jazzisti Sante Palumbo, Stefano Bagnoli, Terence Blanchard, Aaron Fletcher, Steve Winston, Jim Hall, Waine Marshall, Steve La Spina e Terry Clarke in vari concerti e jam-session : da questa esperienza è nato di recente un CD edito da MAP, dal titolo Bach in Jazz col Sante Palumbo Trio e Bruno De Filippi. Per lui hanno scritto: Alessandro Ferrari, Daniele Callegari, Enrico Pesce, Sante Palumbo e Jim Hall. Carlo Boccadoro. Stefano Nanni ha composto per lui un concerto per viola e pianoforte ed archi intitolato Paesaggi dell’anima. Roberto Molinelli ha composto per lui il concerto per viola, pianoforte, batteria e orchestra d’archi Once upon a Memory Numerose le incisioni discografiche solistiche e da camera per Sony, Fonit-Cetra, Arcadia. Si dedica con passione all’insegnamento tenendo corsi di perfezionamento a Pavia, Portogruaro, alla Scuola di Musica di Fiesole, all’Accademia di Perfezionamento della Scala, “Annuale di perfezionamento” presso l’Accademia di Pinerolo e corsi estivi a Bertinoro (Forlì) e Città di Castello (Perugia). Dal settembre 2009 è docente per la classe di viola riguardante il Bachelor e il Master della Scuola Universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera Italiana. Danilo Rossi suona la magnifica viola Maggini del 1600 appartenuta al grande violista Dino Asciolla, per volere di Valeria Mariconda Asciolla. FRANCO ROSSI (Venezia, 31 marzo 1921 - Firenze, 28 novembre 2006) studiò violoncello con P. Montecchi e S. Silva presso il Liceo Musicale “B. Marcello”, di Venezia, diplomandosi poi nel 1941 con D. Serra al Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze. Nel 1945 fu uno dei fondatori del mitico Quartetto Italiano al quale ha dedicò 35 anni della sua vita tenendo concerti in tutto il mondo, fino allo scioglimento nel 1981. Si dedicò anche ad attività cameristica, in duo con il pianoforte e come solista in concerti con l’orchestra, ottenendo sempre calorosi successi. Insegnò violoncello e musica da camera nei Conservatori di Venezia, Bari e Firenze. Ricevette la medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica Italiana per meriti artistici e didattici. Intervista di Gregorio Nardi a Franco Rossi (“I Grandi della Musica”, n.3, Ermitage) «Ho iniziato con uno dei primi diplomati alla grande scuola di Serato, Prospero Montecchi; un vecchio violoncellista venuto alla musica per uno strano caso. Era un trovatello di Reggio Emilia e, a quel tempo, il Conservatorio di Bologna sceglieva qualche ragazzo dell’istituto per avviarlo agli studi musicali. In seguito, era stato concertista in Francia. Anch’io sono stato scelto dal caso. Montecchi abitava in un bel Rio di Venezia, nella fondamenta davanti a casa mio. Avevo sette anni e cantavo alla finestra qualcosa di Verdi imparato dai dischi che mio zio ascoltava su un grammofono a tromba. Quando mi sentì, Montecchi venne da mio padre: diceva che avevo un orecchio finissimo e propose che studiassi violoncello. E’ andata così. Senza il suo intervento, avrei forse scelto la tromba del grammofono. Oltre a due lezioni settimanali in conservatorio, andavo due volte a casa del vecchio professore - gratis - e ricordo di aver pianto spesso, tale era la sua severità. Nella cura dell’orecchio era inflessibile, e mi rendo conto che aveva ragione: l’orecchio, anche il migliore, va sorvegliato ed educato. Anche i pianisti devono farlo, per sorvegliare l’equilibrio delle voci. Non sempre certi accordi sono opachi per colpa dello strumento, ma perché manca il giusto equilibrio: ci sono tante combinazioni, in un accordo, per far vibrare l’intreccio degli armonici, per cambiare densità e luminosità. Dopo quattro anni, arrivò Luigi Silva, poco più che trentenne. Fu il mio vero maestro, e amico. Mai uno scatto d’ira, l’atmosfera era serena. Mi ha insegnato la razionalità nello studio, la conoscenza delle delle arti, l’amore per la lettura. Era un uomo generoso. Lo seguii a Firenze e, quando nel ‘39 dovette partire per l’America finii gli studi con Dante Serra, scuola Serato anche lui. Silva continuò alla Juilliard, stimatissimo, e durante le nostre tournées non mancavo mai di incontrarlo, con grande trepidazione. Ho anche seguito i corsi di Bonucci a Siena e a Roma. Ci scelse - noi, del futuro Quartetto Italiano - per il saggio della Chigiana, Debussy, dove il gran successo ci convinse a riunirci quando fossero venuti tempi migliori, dopo la guerra. Prima di fare quartetto ho lavorato nelle migliori orchestre italiane: a Torino, prima di diplomarmi, poi alla Rai di Roma e a Santa Cecilia; infine alla Fenice. Ma non esitavo ad abbandonare questi posti preziosi per correre a suonare nella magnifica Oichestra della Chigiana, dove Antonio Guarnieri teneva il corso di direzione. Lui è stato il mio maestro ideale. Franco Ferrara diceva: “Non un grande: il più grande!”. Ci dava l’impressione di levitare, come fosse lui a suonare al posto nostro. Diceva: “Li lascio suonare”, e ci assecondava nel nostro respiro naturale. Aveva a che fare con elementi di prim’ordine, e mai li imprigionava col gesto. Seguiva gli strumentini nelle solistiche. Il suono che otteneva dagli archi era un vero mistero; specie nel pianissimi, impalpabili, immateriali. Era la magia del suono, i suoi dischi non ne sono che l’ombra. Lo ricordo dire - con inconsueta gentilezza, quasi con stupore - a un allievo: “Ma come! Tu bastoni la musica?”. Il suo gesto non era mai violento, esagitato. Semmai, solenne. Quando alzava le braccia (ma non più di tanto) succedeva il finimondo. Col suo gesto tipico, andava a scavare in basso come a trovare l’appoggio per sollevare l’orchestra, lanciandola in alto all’apice di un fortissimo: un’efficacia trascinante. Era come un rituale che attendevamo per comunicare con lui con la massima intensità. Mi impressionava il magnetismo degli occhi. Parlava poco, e quel poco era essenziale. Si esprimeva in maniera totale col gesto e con gli occhi. Quel gesto era come un rituale. Sono state le ‘lezioni’ di musica pìù preziose ed esaltanti». E tra i violoncellisti, a chi ha guardato. «A Guarnieri! E’ una battuta, ma mica tanto. Era un ottimo violoncellista. Era stato primo leggìo dell’orchestra di Toscanini e aveva fatto parte del Quartetto Martucci, col quale aveva studiato composizione. Ho ammirato e amato tanto Casals per la profonda spiritualità e invenzione, e per la sua cultura del suono. Cassadò: un Hidalgo! Mi impressiona, per la grande fantasia, lo spirito dell’improvvisazione, la bellezza poetica del suono che. anche neì virtuosismi, viene assorbito da una tinta un po’ scura che evita la brillantezza fine a se stessa, drammatizzandone il colore. E poi, la nobiltà di Fournier, il fascino strumentale di Rostropovich, l’eleganza e singolarità di Tortelier, il pensiero creativo di Mainardi. Con Cassadò abbiamo avuto contatti abbastanza frequenti, quando era a Siena. Si parlava della possibilità di eseguire il Quintetto di Schubert. Anche Fournier ci propose di inciderlo; non fu possibile per via dei contratti con case differenti. Lo eseguimmo, per nostro piacere, in una villa di St. Moritz. Dopo molti anni, l’ho fatto io con il Foné. Il nostro incontro è nato piuttosto spontaneamente. Erano miei allievi da anni, fin dagli inizi. Il terreno su cui lavorare era fertile e lo studio si è svolto senza grandi ostacoli, malgrado la difficoltà dell’opera. Nel primo movimento, e soprattutto nell’Adagio, il Foné ha raggiunto una tensione espressiva rara, struggente. Stemperano il suono sulle note lunghe, ferme, rarefatte nel colore. Creano un clima di staticità che contrasta con la parte implorante del primo violino. L’abbiamo eseguito in molte importanti città, sempre con grande successo. In seguito, li ho mandati dal Tokio e dal Borodin, coi quali hanno collaborato in concerto; mantenendo ottimi contatti, tant’è vero che adesso fanno Schubert con Sadao Harada». La vostra interpretazione suggerisce a chi ascolta una specie di dilatazione bruckneriana che mi ricorda lo Schubert del Quartetto Italiano. «Questo tipo di lettura è nato spontaneamente, con libertà espressiva nel rigore. Bisogna rispettare l’evidenza di ciò che è scritto. Ma c’è anche il famoso “botta e risposta” tra Toscanini (leggere le note) e Furtwängler (leggere tra le note). Comunque, col Foné ci siamo subito trovati d’accordo. Solo, ci voleva un giorno in più per inciderlo. Ho qualche dubbio sul tempo un po’ lento dello Scherzo. Degli altri movimenti, invece, sono soddisfatto». Come si pone idealmente la sua esperienza tra Toscanini e Furtwängler? «In un primo tempo il Quartetto Ita:liano part da una concezione neoclassica, come Michelangeli o il Trio di Trieste. Era dovuta all’esperienza toscaniniana - per la trasparenza del testo - e all’influenza francese, filtrata attraverso Debussy e Ravel. Abbastanza presto, la conoscenza di grandi artisti tedeschi mutò le sue interpretazioni. Vede: lo stile cambia, ed è cosa naturale e inevitabile; ma una certa confusione di stili, oggi, vede prevalere l’aggressività ai danni della nobiltà e dell’espressione. Personalità e comunicativa erano un tempo l’anima degli artisti: oggi si mette in luce (quale luce?) la tecnica; più spesso, la meccanica. Per fortuna, le eccezioni tra i giovani non mancano. Speriamo che ci pensino. Non mi pare, in- fatti, che certi tempi veloci si adattino alla grande tradizione tedesca, al respiro sinfonico che mi parve di scoprire quando ancora studente ascoltai per la prima volta i Berliner e Furtwängler. Ricordo anni dopo l’incontro con lui, nella sua casa di Salisburgo. Eseguimmo insieme il Quintetto di Brahms, che ci lasciò un segno profondo, consentendoci di entrare con maggior consapevolezza nello spirito del repertorio romantico. Citava al pianoforte anche passi dagli ultimi quartetti di Beethoven, a memoria». Cambiando lo stile, è cambiato anche l’uso del vibrato? «Il vibrato è divenuto onnipresente, sempre uguale per ogni compositore. Non basta il bel suono, bisogna saperlo usare dove conviene. Si muove la mano e si produce un bel suono. Ma l’espressione vien da dentro: l’idea deve precedere il suono, non seguire passivamente il movimento della mano. Il vibrato è un mezzo espressivo di grande varietà. Invece, persino nelle grandi orchestre, si è insinuato in modo esagerato anche negli oboi, nei corni inglesi, nei fagotti, a scapito della purezza timbrica. In contrasto alla monotonia di oggi, mi viene in mente Busoni: che varietà timbrica, anche in una sola misura!». Ha avuto modo di approfondire la ricerca timbrica anche nella sua attività di solista? «Certamente. Ma non avevo intenzione di fare il solista: solo, eseguire il Concerto di Schumann; un desiderio rimasto inappagato per tanti anni. L’avevo preparato negli ultimi anni di studio. Poi, sopraggiunsero gli impegni di quartetto e Schumann rimase ‘Träumerei’. E’ indiscutibilmente il più bello tra i concerti per violoncello. Quando, dopo 35 anni di quartetto, ho de ciso di riprenderlo, mi ha attirato il tentativo di individuare un suono specifico schumanniano, diverso da ogni altro autore: i trapassi da momenti di grande poesia, dalla tenerezza dei passi lirici, all’allucinazione. Schumann è esaltante, perché è imprevedibile. Ogni volta, l’interpretazione dipende da innumerevoli fattori: l’orchestra, lo stato d’animo del momento, il direttore. Ha qualcosa di aleatorio: la libertà di scrittura di certi gruppi del primo movimento, quasi ineseguibili a tempo, ci permette di variarne ogni volta nello spazio della misura - lo slancio, lo scatto, l’articolazione; quindi, di mutare lo spirito del particolare. Si può improvvisare l’andamento, si può inventare. Purtroppo, non c’è mai il tempo di preparare il dialogo con l’orchestra nel Finale, con quei passaggi che vanno come folletti e che invece finiscono per risultare un po’ teutonici. Prima del Quartetto, avevo suonato con Sergio Lorenzi: un musicista affascinante. Dopo gli anni del Quartetto, il pianista è stato Pier Narciso Masi: la sua grande duttilità e il bellissimo suono espressivo mi stimolavano molto, e suonavamo con grande entusiasmo; e molto successo. Col Quartetto ho avuto la fortuna di conoscere i più grandi pianisti, tra cui Pollini, col quale abbiamo inciso Brahms: un’esecuzione singolare che si distingue da quelle tradizionali. La presenza di Pollini, ha privilegiato l’aspetto sinfonico a quello cameristico, evidenziando l’espressione dinamica. Mi piace l’andamento ampio e meditato del primo movimento; e, sicuramente, Pollini raggiunge l’apice nello Scherzo, per lo slancio e la sua trascinante potenza sonora. Con Horszowski suonavamo spesso anche Brahms - in privato. Gli volevo molto bene e fui felice di farlo invitare a Castagno d’Andrea negli ultimi anni. Si ricorda che Chopin sbalorditivo? L’età non contava nulla, era un grande interprete. Anche la Haskil era una nostra buona amica. A Montredon, vicino a Marsiglia, eravamo ospiti della contessa Pastré. C’era un parco splendido, e tanti musicisti: la Haskil, la Guller; e poi la cantante della ‘prima’ del Pierrot Lunaire, Marya Freund. Per un mese abbiamo fatto musica ogni sera: i Quartetti di Brahms con pianoforte, qualche Trio. Suonavamo anche al Festival di Aix, che è a due passi, e studiavamo Mozart con De Bavier, clarinettista colto e sensibile, un suono bellissimo. A Aix, Borciani eseguì alcune sonate di Mozart, proprio con la Haskil. una volta mi trovai a mangiare accanto a Louis Jouvet: impressionante, proprio come lo si vedeva a teatro. A una delle serate partecipai, anche, non come musicista ma muovendo le acque di un laghetto, per zittire le ranocchie, mentre la Haskìl suonava sotto una loggia. La incontravamo anche al Festival l’Engandina. Siccome i paesini erano vicinissimi e ogni sera si faceva musica, ognuno andava a sentire gli altri. A un nostro concerto, vennero Fischer e Backhaus insieme. Quel che più mi impressiona, nel ricordo, è l’umiltà e la timidezza di quei grandi. Vennero a salutarci. Erano entusiasti del Quartetto di Verdi, una scrittura cameristica perfetta e difficilissima». L’avete risolto in maniera insuperabile, come Schubert, Beethoven, Webern; e persino Borodin. «Insuperabile? Si ricordi dello Schubert del Busch, del loro ultimo Beethoven. Mettiamola così: il loro è insuperabile, e quello del Quartetto Italiano lo lasciamo giudicare agli ascoltatori. In Borodin, poi, ci vuole un certo nobile manierismo che non c’era congenito. Il nostro era fin troppo nobile, troppo classico. Altri, che in quella tradizione sono nati e vissuti, semplicemente si lasciano andare, e lo fanno meravigliosamente, anche se via via risultano un po’ stucchevoli. A proposito di Verdi: ricordo che l’abbiamo registrato a Londra su facciate di quattro minuti, a 78 giri. In un sol giorno: bastava un rumore e si ripeteva tutto, senza mai una pausa. La forbice, per questo lavoro, ancora non esisteva. In Webern, giocavamo sul timbro come avevamo fatto - molto tempo prima, e con differente spessore - in Debussy e Ravel. Fin dall’inizio avevamo idee chiare, nostre, sulla varietà timbrica, sulle note ferme.» Che rapporto ha con i dischi? «Non li ascolto molto. Non mi sono ancora convinto dei vantaggi del digitale. A volte il suono è così filtrato che non è più naturale, i suoi contorni finiscono per risultare cancellati. Horszowski, della stereofonia, diceva: “Alta Fedeltà? Alto Tradimento!”. Penso comunque che il Quartetto Italiano sia stato servito piuttosto bene.» Adesso Lei insegna alla Scuola di Sesto Fiorentino. «Da cinque anni, una o due volte al mese, fisso gli incontri a Sesto con i promettenti allievi, già affermatisi in concorsi e concerti: due quartetti ad archi, un quartetto con pianoforte e vari duo di pianoforte e violino, e di pianoforte e violoncello: hanno suonato per Settembre Musica agli Amici della Musica di Firenze, e al Festival delle Nazioni; e in quante altre importanti istituzioni. La sede di Sesto è molto bella, si lavora con serietà e tranquillità. Però, anche i migliori allievi sono pieni di impegni estranei alle loro formazioni. Hanno bisogno di guadagnare. D’altronde, lo stato italiano non prevede nessun aiuto economico per i giovani di talento che vogliano formare un quartetto, come succede in altri paesi. Quando formammo noi il Quartetto, non ci fu più alcuno spazio per altri impegni. Però fu difficile sposare quartetto e insegnamento. Una volta abbiamo perduto un anno di carriera scolastica: eravamo in America e, dal ministero, ci ingiunsero di raggiungere le nostre sedi entro 15 giorni. Naturalmente non fu possibile». Prima di terminare, vuol parlarmi dei Sestetti di Brahms? «E’ stata la mia ultima esperienza cameristica, prima del ritiro. Eravamo tutti amici: loro, molto giovani (alcuni, miei ex allievi) e già famosi. lo, molto stagionato: e basta. Il rapporto affettuoso durante i periodi di lavoro, in luoghi ameni, lo studio molto approfondito e appassionato con questi giovani, eccellenti musicisti, sempre sereni e scherzosi, tra i quali Mario Brunello, che ora suona sullo splendido strumento che è stato il mio, mi hanno fatto sentire più vivo e sono loro molto grato. Se è vero che il vino vecchio fa buon sangue e che il prosecco giovane dà euforia, penso allora che il risultato possa essere notevole: un’esecuzione sorvegliata nella forma, il suono ricco di colori e meditato. Brahms beveva birra, credo: speriamo che non ci neghi la sua indulgenza». Purtroppo, mentre ci lasciamo, ci giunge la notizia dolorosa del rogo della Fenice. «Una notizia che mi sconvolge. Ho trascorso buona parte della mia vita in quel teatro, prima come orchestrale, poi come esecutore di tanti concerti da camera. Lo ho frequentato spesso anche come spettatore, in particolare durante il Festival di musica contemporanea, quando il teatro diventava la mia casa: ora, al posto di quello scrigno prezioso, ricco di storia, è rimasto un buco incenerito per versarvi tutto il dolore e la rabbia». ALBERTO SALOMON Ha frequentato il Conservatorio “A.Steffani” di Castelfranco Veneto ed ha conseguito il Diploma in Viola sotto la guida del m° Luca Volpato nel 1994 con il massimo dei voti. E’ stato allievo di Bruno Giuranna all’Accademia “Walter Stauffer” di Cremona. Ha frequentato inoltre le lezioni di Franco Gulli, Fedor Druzhinin, Danilo Rossi, Wolfram Christ, Jodi Levitz. Per la Musica da Camera, ha studiato con Franco Rossi e Massimo Somenzi. In formazione di Quartetto con pianoforte ha ottenuto il 2° premio al Concorso internazionale “Città di Stresa” nel 1993. Ha al suo attivo concerti in formazione di duo con pianoforte, trio d’archi, quartetto d’archi e quartetto con pianoforte. Dal 2000 lavora presso l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto come prima viola e in alcuni progetti solistici. E’ stato tutor della fila delle viole nell’ambito del progetto di formazione orchestrale dell’OTO (Orchestra del Teatro Olimpico). Ricopre inoltre il ruolo di prima viola nell’Orchestra d’archi Italiana diretta da Mario Brunello, della quale fa parte fin dalla sua fondazione, nel 1994. Ha lavorato come prima viola anche presso l’Orchestra del Teatro La Fenice e l’Orchestra regionale “A.Toscanini” dell’Emilia Romagna Ha preso parte a diverse produzioni dell’”Orchestra Mozart” diretta da Claudio Abbado, effettuando svariate registrazioni discografiche. Con l’orchestra barocca “La Magnifica Comunità” diretta da Enrico Casazza, di cui è membro dal 2013, oltre a diverse tournée in Europa, ha realizzato registrazioni discografiche, tra le quali quella con musiche di Boccherini, premiata con il riconoscimento “Choc de la musique”. LUCA SIMONCINI Si è diplomato col massimo dei voti, la lode e menzione speciale al Conservatorio “A.Boito” di Parma, sotto la guida del M° Franco Rossi del quale ha seguito anche i Corsi di Musica da camera presso il Conservatorio di Firenze. Si è esibito in diversi Teatri, tra cui La Scala di Milano, in concerti dedicati all’Arte della Fuga di Bach con i Maestri Borciani , Pegreffi ( cd Nuova Era 6744/45). Ha collaborato come solista, con i Solisti Veneti , i Nuovi Virtuosi di Roma e i Solisti di Mosca in tournees che hanno spaziato dall’Europa al Giappone. Ha collaborato con numerosi artisti: Pier Narciso Masi, Benedetto Lupo,BorisPetrushansky, Andrea Lucchesini,Domenico Nordio, Massimo Quarta, Marco Rizzi, Marco Rogliano, Pavel Vernikov, Corrado Giuffredi e Anthony Pay, Danilo Rossi, Simonide Braconi, Enrico Dindo, Mario Brunello, Enrico Bronzi,il flautista Nicola Guidetti, nonché con il Quartetto Borodin , con il maestro Giuseppe Sinopoli, con l’Orchestra Mozart diretta dal Maestro Claudio Abbado.Dal 1980 è docente di violoncello presso il conservatorio musicale F.Venezze di Rovigo. E’ invitato come membro di Commissioni giudicatrici di Concorsi Nazionali e Internazionali di Musica da Camera e Violoncello. Suona su uno strumento del 1737 di Gregorio Antoniazzi appartenuto a Gaspar Cassadò.Per Bottega Discantica incide l’opera integrale di F. Mendelssohn per violoncello e pianoforte, in duo con Andrea Carcano e successivamente le Sei Suites di Bach per violoncello solo.Dalla fondazione è violoncellista del Nuovo Quartetto Italiano, con il quale si è esibito in tutta Europa, Giappone, Stati Uniti, Unione Sovietica, meritando ampi riconoscimenti. Il Nuovo Quartetto Italiano collabora stabilmente con il tenore José Carreras.Per le incisioni discografiche ha ricevuto i più alti riconoscimenti della critica speializzata: Stella d’oro, Diapason d’or, Choc du Monde de la Musique, Prestige, Gran Prix du Disque con Claves, Emi, Adda, Nuova Era. della Coralità Veneta (2012) il Venezze Consort, con un progetto sulla musica sacra di G. Verdi, viene valutato dalla giuria come ensemble “di eccellenza” e si esibisce al Teatro Comunale di Treviso. Le scelte di repertorio sono indirizzate verso opere sinfonico-corali proposte in versione da camera, realizzate con organo o pianoforte nella trascrizione del M° Francesco Finotti, con il quale intrattiene un rapporto di intensa e proficua collaborazione: D. Scarlatti Magnificat, A. Vivaldi Gloria, F. Mendelssohn Mottetti, F. Liszt oratorio Christus e Via Crucis, Z. Kodàly Missa Brevis, C. Franck Die Sieben Worte Jesu am Kreuz, G. Verdi Stabat Mater e mottetti sacri, G. Puccini Messa di Gloria, J. Rutter Magnificat, oltre a mottetti e composizioni a cappella di autori diversi (Perti, di Lasso, da Gagliano, A. Scarlatti, A. Bruckner, F. Poulenc, J. Busto, B.M. Furgeri, F. Peeters). Ha inciso opere inedite di Lorenzo Perosi per Libreria Editrice Vaticana. Il Venezze Consort è diretto fin dalla sua costituzione dal M° Giorgio Mazzucato. VENEZZE CONSORT MARCO VENTURINI Il gruppo vocale Venezze Consort è un ensemble professionale impegnato in progetti e produzioni che vanno dalla musica antica alla contemporanea e che collabora da tempo con Teatri e diverse istituzioni e personalità musicali. Di particolare rilievo è stata la partecipazione alla pièce teatrale Maria di Magdala di Laura Granatella al Teatro Studio di Milano e l’esecuzione della Via Crucis di F. Liszt con la coreografia di Simone Chiesa e il Corpo di Ballo della Scala nel Duomo Vecchio di Brescia. Nel 2011 e nel 2014 ha aperto il Concorso Internazionale di Canto Corale - AGC Verona con l’esecuzione della Messa di Gloria di G. Puccini e del Magnificat di J. Rutter presso il Teatro Filarmonico di Verona. Nel luglio 2012 ha eseguito il concerto inaugurale del Concorso Internazione Seghizzi di Gorizia. Al 7° Festival Marco Venturini si è diplomato col massimo dei voti, la lode e menzione speciale, sotto la guida del M° Luca Simoncini al Conservatorio Venezze di Rovigo. Segue corsi di perfezionamento in musica da camera con il Maestro Luca Simoncini, Estate Musicale di Sacile, Vacanze Musicali di Urbino, Festival del Mediterraneo dove risultando vincitore di borsa di studio viene invitato ad esibirsi con i docenti Federico Agostini, Fabrizio Merlini e Luca Simoncini al concerto finale del festival presso il teatro di Sassari. Presente in varie manifestazioni concertistiche, ricordiamo in particolare modo “Stagioni concertistiche” di Lignano Sabbiadoro, Concerti a Palazzo di Sacile, Estate Musicale di Sacile dove si esibisce come solista, Festival Duchi di Acquaviva. Ha collaborato con l’orchestra del “Piccolo Festival” alla messa in scena dell’opera “La cambiale di Matrimonio” di Rossini in qualità di 1° violoncello, con SFK Symphony Orchestra di Klagenfurt, e l’orchestra “Academia Symphonica”. Nel 2013 è vincitore di borsa di studio come miglior allievo del Conservatorio Venezze di Rovigo, successivamente viene invitato dall’Orchestra Filarmonica Italiana di Torino per collaborare al progetto operistico “Tutto Verdi”. Con il trio “Hermes”, é vincitore assoluto dei concorsi internazionali di “Legnago” e Citta di Giussano”. Si è esibito in duo con il pianista Davide Furlanetto presso la “Sala dei Giganti” a Padova. Con l’Orchestra d’Archi Arrigoni ha partecipato all’incisione del disco “Giovani di sicuro talento” per la rivista musicale Amadeus. È membro effettivo dell’Ensemble “Opera Cello” e “Tris Cello piano Quartet”. Ha partecipato alla registrazione per emittenti televisive e radiofoniche quali Telefriuli e Rai. Suona un violoncello Klotz del 1746. MARCO VINCENTI Organista e clavicembalista veronese, si è diplomato nel 1984 con il massimo dei voti in Organo e Composizione organistica al Conservatorio di Verona sotto la guida del M.o Umberto Forni e nel 1989 con il massimo dei voti in Clavicembalo al Conservatorio di Mantova sotto la guida del M.o Sergio Vartolo. Ha seguito vari corsi di interpretazione e perfezionamento con i più importanti musicisti: C. Tilney, T. Koopman per la musica clavicembalistica; J.L.G. Uriol, L.F. Tagliavini, W. Van De Pol per il repertorio organistico antico e barocco, J. Langlais per il repertorio organistico romantico e contemporaneo francese. Interessato alla prassi del canto gregoriano, ha seguito a Cremona, sotto la guida di L. Agustoni e M.C. Billecocq, un corso d’approfondimento su questo repertorio, il suo uso e l’interpretazione filologica. Svolge intensa attività concertistica sia di solista sia di direttore e concertatore in diverse formazioni cameristiche barocche, partecipando a importanti manifestazioni (Ente Rocca di Spoleto, Festival Lodoviciano di Viadana, Teatro Olimpico di Vicenza, Fondazione Levi, Festival di Musica Antica di Trento, Festival Monteverdi di Cremona, Antichi Organi di Bologna, Ente Lirico Arena di Verona...). Ha suonato in tutta Italia e in diversi paesi europei, al “Barokkmuusika Festival” in Estonia, al Festival Cervantino in Messico, in Russia e negli Stati Uniti. Attivo nella ricerca, ha sempre operato nel campo di ritrovamenti di opere musicali del settecento e dell’ottocento con edizioni e pubblicazioni di carattere storico e musicologico, comprendendo in questo anche uno specifico interesse all’aspetto organologico della prassi musicale, partecipando attivamente al recupero di antichi strumenti da tasto come organi e pianoforti (“fortepiani”) e promuovendo il repertorio adatto ad ogni specifico strumento. Ha riscosso ovunque apprezzati riconoscimenti di critica e di pubblico sia per la tecnica esecutiva sia per le capacità interpretative ed espressive. Ha partecipato a registrazioni televisive (RAI e altre emittenti locali), ha al suo attivo incisioni discografiche, sia in formazione sia come solista di organo e clavicembalo. Ha inoltre partecipato a un film-documentario (una coproduzione italofrancese) per ARTE France: “D’Amore e di Guerra” ovvero sul Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi, regia di Ilinca Gheorghiu. Con il suo ensemble “MusicalIncanti” nel 2009 è risultato vincitore del premio discografico speciale della Fondazione Masi, nell’ambito del concorso Zinetti, per la civiltà veneta. È organista sullo storico organo “De Lorenzi” della parrocchiale di Pescantina (VR). Ha insegnato nei Conservatori di Musica di Sassari, Adria, Rovigo, Potenza e Venezia. Vincitore di cattedra, è attualmente docente di Clavicembalo presso il Conservatorio Statale di musica “E.F. Dall’Abaco” di Verona. SARA ZALLONI Inizia le sue esperienze musicali sin da giovanissima partecipando a numerose produzioni operistiche per enti quali il “Gran Teatro la Fenice” di Venezia e il “Teatro Comunale” di Treviso sotto la guida di importanti direttori quali G. Prêtre e P. Maag. Ottiene nel 2004 il diploma di violoncello presso il Conservatorio di musica “A. Pedrollo” di Vicenza frequentando nel contempo corsi internazionali di perfezionamento con maestri quali M. Flaksmann, J. Ocic, A. Zanin, L. Fiorentini. Frequenta in seguito il biennio accademico di alta formazione musicale in violoncello presso l’istituto “Orazio Vecchi” di Modena sotto la guida della Prof.ssa Marianne Chen. Ottiene contemporaneamente agli studi specialistici, l’abilitazione di terzo livello per l’insegnamento del metodo Suzuki presso il “Suzuki talent center di Torino” sotto la guida del Maestro Antonio Mosca e l’abilitazione per l’insegnameto strumentale nelle scuole medie ad indirizzo musicale presso il Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto. All’attività didattica affianca un’intensa attività concertistica con strumenti originali e moderni in varie formazioni da camera ed orchestrali con le quali si è esibita con solisti di fama internazionale quali Uto Ughi, Ivo Pogorelich, Alexander Lonquich, George Benson, Umberto Clerici, Domenico Nordio, Uri Caine, Ramin Bahramin, José Carreras, Sara Mingardo.. Dal 2008 è docente di violoncello nei corsi Suzuki del Conservatorio di Musica “F. Venezze” di Rovigo e della scuola Suzuki di Treviso. Attulamente insegna violoncello presso il Liceo Musicale “Giorgione” di Castelfranco Veneto. È laureata con lode in “Musicologia e Beni Musicali” presso l’Università “Cà Foscari” di Venezia. Associazione Musicale “F. Venezze” - Vicolo Venezze, 2 - Rovigo - Tel. 0425-21405 [email protected] - www.associazionevenezze.it - www.rovigocellocity.it Seguici su Facebook Rovigo Cello City Ingresso ai concerti: gratuito per i soci e gli studenti del Conservatorio - per i non soci 10 €€ Acquistabili mezz’ora prima dei concerti. I concerti del 5-6-7-13 sett sono ingresso libero La Chiesa di Sant'Agostino si trova in via Sichirollo, 7. L'Auditorium del Conservatorio si trova in via Pighin. Realizzazione grafica: TERAPIXEL grafica - Rovigo Foto pag. 4/5, 7, 8, 10, 14: particolari di “Trio con violoncello”, opera di Gabbris Ferrari di proprietà della Fondazione Banca del Monte di Rovigo In stampa Agosto 2015 Opuscolo stampato su carta patinata opaca 135 gr.