Rivista trimestrale della società nazionale
degli operatori della prevenzione
SOMMARIO
NUMERO 49
APRILE 1999
Autoriz.Trib. di Milano n. 416 del 2517186
Direttore respons. Giancarlo D'Adda
Direttore Laura Bodini
Vicedirettore Alberto Baldasseroni
Prog. grafico e disegni Roberto Maremmani
Redaz. Milano, via Mellerio 2 tel. 0218692913
EDITORIALE
Passaggio di testimone
di Laura Bodini
CORSIVO
Passsaggio del tempo
di Giallolimone
I
2
CONTRIBUTI
Ma cosa è la prevenzione
di Eugenio Paci
Confronto fra le cause che
determinano infortuni
a lavoratori e titolari
a cura di Celestino Piz
Per quale prevenzione oggi
di Luigi Salizzato
Attività dei servizi
in Piemonte
a cura di quattordici
responsabili spresal
Viaggio tra riflessioni e
crisi esistenziali in Arpa
di Roberto Merloni
3
WWW.SNOP
Le banche dati in internet
a cura di DoRS Piemonte
15
INSERTOTECNIC1 DELLA
PREVENZIONE QUATTRO
20
MATERIALI
23
INIZIATIVE SNOP
IV Convegno CPE
a cura di Graziano Frigeri
L'epidemiologia per
la prevenzione
a cura di Alberto Baldasseroni
e Laura Bodini
24
LE NOTIZIE
30
IN POLTRONA
41
sped. in abb. pescarti, comma 20k L662,96 filiale Milano
stampa:TipografiaAlfredo Colombo LECCO
In copertina
di Katsushika
Hokusai (1760-1849), xilografia a colori su
carta della serie Tirntasei sedute del monte
Fuji; particolare. Collezione privata.
Ponte di Rvo Yoku di sera
Newsnop
Un ponte, un ponte giapponese. e un
timoniere che conduce la sua barca e
guarda tranquillo la grande montagna
sacra sullo sfondo. Approfittiamo di questa serena veduta per proporre anche
all'interno una serie di ponti. Ci pare simpatico rappresentare in copertina un conduttore di barche e si pare bello anche
rappresentare un ponte, simbolo importante particolarmente per questi nostri
tempi dove i ponti vengono più che altro
distrutti. Buon lavoro e un invito a
costruire qualche ponte da qualche parte.
Sportello informazioni Snop
presso l ' Istituto Ambiente Europa
via P.Finzi, 15 - 20126 Milano
Tel 02/27002662 Fax 02/27002564
Internet
Snop su Interne/ é ospite di Ambiente e
Lavoro: http:/www.amhlav.it
Si possono mandare articoli a Snop via
e.mail: [email protected]
Proprietà - Editore: Snop - Società Nazionale
Operatori della Prevenzione
Via Prospero Finzi, 15 20126 Milano
Abbonamenti
Lire 20.000 per quattro numeri
Lire 30.000 per otto numeri
Tramite versamento postale dc n. 36886208
SOCIETÀ NAZIONALE OPERATORI DELLA
PREVENZIONE Via P.Finzi, 15 20126 MILANO
Indicando la causale del versamento e
l'indirizzo a cui spedire la rivista.
Prezzo di un numero Lire 5.000
Dallo statuto SNOP
Art. 1 - È. costituita /'associazione denominata
"Soc ietà Nazionale Operatori della Prevenzione",
in sigla SNOP con , finalità scientifiche e culturali e
'
conl obiettivo di:
- promuovere conoscenze ed atti v ità che sviluppino la prevenzione e la tutela del benessere psicofisico dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dall'attività produttiva;
- sostenere l'impegno politico e culturale per lo
v
sviluppo di un sistema integrata di ser izi pubblici di prevenzione negli ambienti di vitae eli lavoro,!
finalizzato alla rimozione dei rischi derivanti
dalle attività produttive:
- favorire lo scambio di esperienze e informazioni
fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia
ed i contenuti dell'attività per raggiungere l'omov
geneità delle modalità di inter ento e della qualità
di lavoro a livello nazionale:
- promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le forze sociali e le altre Associazioni scientifiche su questi temi diffondere l'informazione e la
cultura della prevenzione.
PER I SOCI SNOP
Le quote sociali anche per il 1999 sono
socio ordinario 60.000 (sessantamila)
socio sostenitore 100.000 (centomila)
SU QUESTO NUMERO
Continua, nell'inserto tecnici 4 la
discussione sulla questione della formazione. Eugenio Paci (AIE) interviene sul
terna della epidemiologia per la prevenzione lanciato da Massimo Valsecchi.
Riflessioni su i Piani Sanitari: nazionale
e regionali.
Nuovi argomenti all'ordine del giorno:
traffico, mobbing, ma ancora amianto,
ospedali, scuola.
Interessanti i contributi piemontesi.
Molte le notizie che però più utilmente
potrebbero trovare spazio in CyberSNOP.
Finalmente facce anche nuove nei nuovi
direttivi SNOP regionali.
SUL PROSSIMO
NUMERO
SPECIALE EUROPA
dopo CPE -SNOP a Torino
a cura di Andrea Dotti, Graziano Frigeri,
Celestino Piz, Domenico Taddeo
Epidemiologia e Prevenzione
continua il dibattito
626 e Metalmeccanica:
informazione e controllo
a cura di Celestino Piz
Liste di controllo per le sostanze chimiche un contributo d'oltralpe.
a cura di Stefano Faes
DOC
CTD: l ' esperienza di una ASL
a cura di Gino Barbieri
PASSAGli 10
DI TESTIMONE
di Laura Bodini
Blair continua poi sulle iniziative di formazione professionale, il potenziamento
della sanità pubblica, l'accesso ad Internet in ogni scuola, i nuovi progetti di
assistenza socio-sanitaria, di educazione
all'ambiente, le ispezioni negli ospedali
e la pubblicazione dei risultati e dei guasti rimediati, etc.
Ma chi si ostina. come tanti di noi, a
lavorare nel sistema pubblico di prevenzione, malgrado l'indifferenza istituzionale e l'ipocrisia di molti interlocutori,
deve riprendere motivazioni ideali e
scientifiche che l'hanno portato (e quotidianamente confermato) in questa scelta.
L' aziendalizzazione nella sanità all'italiana sta facendo vedere spesso delle
caricature (strapagate) di manager (dopo
un anno cosa è cambiato in tante ASL
oltre alla carta intestata su vecchi moduli?). Malgrado quanto affermato anche
dal Piano Sanitario Nazionale 19982000, il silenzio sulla prevenzione è
sempre acuto in troppe regioni, anche se
ci sono delle lodevoli eccezioni, puntualmente citate anche in questo numero di
SNOP.
Certamente: il nostro Dipartimento di
Prevenzione, il Servizio nel quale operiano o l'ARPA non sono l'Inghilterra,
SNOP non è il Labour Party.
Come operatori e come SNOP dobbiamo
essere come sempre motore di un cambiamento; ovvero, come sempre, non
essere conservatori.
"Ci sono tre possibilità:
• resistere al cambiamento: inutile;
• lasciar correre (laissez faine) ciascuno per se stesso, ogni paese per se;
• o la terza via: governare il cambiamento, insieme. Modernizzare, riformare,
egaripaggiare il nostro paese per il Muro"
turo"
(dal discorso di Tony Blair, primo Ministro inglese, a Blackpool, 29 settembre
1998 alla Conferenza del Labour Party)
L'abbiamo detto tante volte: occuparci
dei problemi reali, comunicare, informare, resistere, ma non in silenzio!
Molti operatori (soprattutto tecnici),
senza particolari appoggi e sostegni,
stanno cercando (magari di sera a casa)
di arrivare via internet a normative, a
leggi, a siti utili per avere notizie per il
loro lavoro quotidiano.
Perché non possono farlo nel loro luogo
e tempo di lavoro?
Perché troppi funzionari regionali, troppi
manager della sanità ma anche troppi
dirigenti, anche periferici, non capiscono
l'accelerazione delle conoscenze, degli
interlocutori, della nostra "esposizione" a
consulenti, imprese, cittadini e quindi il
bisogno di sostegno, di formazione, di
aggiornamento, di modernizzazione per
chi lavora non solamente in sala riunioni.
La risorsa umana è praticamente l'unica
che fa funzionare il sistema pubblico di
prevenzione, sistema che è fatto di
conoscenze scientifiche, normative e
tecniche e di relazioni umane: dalle vaccinazioni obbligatorie ad una ispezione
in edilizia, dall'incontro con un sistema
aziendale di prevenzione nato dopo il
626 alla verifica ambientale di un'area
dismessa con i vecchi ed i nuovi proprietari, magari parlando anche con chi ci
lavorava (prima).
Ma si tratta anche di relazioni umane
interne ai servizi,
Il 24 febbraio si è tenuto a Milano un
primo Seminario sul Mobbing, ovvero
l'emarginazione e l'aggressività nei luoghi di lavoro che porta a mortificare
intelligenze e idealità.
Allora alcune parole come insieme,
comunicazione, modernizzazione, valorizzazione delle persone devono cominciare ad avere un significato a partire dall'interno dei servizi e anche dall'interno
della nostra associazione.
Questo, spero, sarà l'ultimo editoriale
come presidente, perché oramai, anche
se faticosamente, SNOP ha affrontato il
rinnovo dei riferimenti regionali (per
saperne di più leggere l'ultima pagina).
Finalmente, oltre agli "storici", molte
altre teste: più ragazze segretario, più
operatori tecnici nei direttivi, altri preventori non solamente del lavoro: questo
non potrà che portare nuove energie e
idee a livello "federale" e nazionale e,
dopo il Seminario CPE-SNOP a Torino,
anche più convintamente europeo.
Quale eredità, quale "equipaggiamento"
per la nuova SNOP?
•
•
Una rete di interlocutori consolidati.
Una vivacità costante, malgrado la
2
non più giovane età.
Una rivista apprezzata.
•
Un bilancio economico non ancora
•
in rosso (ma non certamente per la puntualità del pagamento delle quote associative!).
Una rete CyberSNOP ancora trop•
po poco usata per comunicare a tutti
notizie regionali e nazionali (é infatti,
ma solo per merito del past-president
Frigeri, più aggiornata la pagina esteri
che quella degli interni!).
Ma soprattutto delle idee forti per il
•
nostro lavoro quotidiano: se andiamo a
rileggere quanto prodotto in questi venti
anni su i rapporti Dipartimenti e ARPA,
su indicatori, sulla formazione, sul tenia
della epidemiologia per la prevenzione
per tacere delle nostre felici intuizioni:
intervenire insieme dentro-fuori, la
nuova SNOP, occuparsi (da molto
tempo) di ospedali, edilizia, scuola, la
prontezza del cambiare registro dopo le
direttive UE, le migliaia di pagine di
materiali "scientifici grigi" prodotti
dagli operatori dei servizi.
Allora ricominciamo con pazienza a
ritessere la tela.
PASSAGGIO DEL
TEMPO
Svolgere proficuamente il ruolo che mi
ero riproposto anni addietro, e cioè rappresentare in qualche modo anche l'anima un poco superficiale e critica di
Snop, sparando cozzate, sta diventando
abbastanza difficile, per vari motivi.
II primo sicuramente perché Snop ha
perso l'aria, per certi versi scanzonata,
dei primi tempi, in quanto le sue menti
pensanti, ora non più oppresse (fallitemi
e pesanti capigliature, sano, ogni giorno
di più, libere da pesi superflui o al massimo velate da lievi pelurie argentee.
Queste menti, che anni fa operavano in
disagevoli posizioni, oggi sormontano
spesso corpi e sederi legati a posti di
comando e tanto scanzonate non possono e non devono essere più. Sparare contro di loro cozzate, ne converrete, é
sconveniente e inutile al tempo stesso.
Altra cosa sarebbe sparare e basta, ma
questo non é compito mio.
Lalla scrive che nel nuovo direttivo sono
entrati donne e tecnici, figure che per
loro insita natura sono allergiche al
potere e al contando. Bene, molto bene,
lunga vita dunque al direttivo nuovo.
Un secondo motivo va ricercato, credo,
nel fatto che Snop é diventato sede di un
dibattito a livello pittosto alto, e conce
ogni dibattito di livello alto del nostro
tempo che si rispetti, vive e si nutre di
molti aggettivi e verbi, di sentimenti
democratici, di intenzioni buone e buonissime. Disturbare le alle intenzioni e i
buoni proponimenti rischia di diventare
un tantino blasfemo. Eppoi, come dice
sempre Lalla, molti di noi, la sera, ricercano su internet siti utili e normative.
Non si può negare che stiano diventando bravi veramente e non ho cuore per
trovare idee e forze sufficienti a prendere in giro questo nostro utilissimo modo
di trascorrere le notti.
Non me ne vorrete allora se questo tradizionale pezzo di demenziale sciocchezza diventerà dal prossimo numero come
quasi tutti gli altri articoli: più lungo,
con qualche giusto accenno ai dipartimenti, sufficientemente ripetitivo, purtroppo anche un poco più noioso e prolisso tua sostanzialmente democratico,
propositivo e scientifico. Uno specchio
realistico, insomma, del mondo che ci
circonda.
Giallolimone
Facciano precedere questo intervento
da alante brevi riflessioni redazionali.
Paci, riprendendo le preoccupazioni di
Valsecchi, apre il "fuoco" della polemica a 360 gradi. Invita ciré a discutere
nel merito delle prospettive della Prevenzione così come si é configurata al
giorno d'oggi. Cruciale il suo richiamo
alla suddivisione della Prevenzione in
due campi, quella diretta all'individuo e
quella diretta alla contatità. Occuparci
a tempo pieno di quella diretta alle
comunità ci ha forse distolto dal vedere
ciò che Paci ricorda all'inizio del suo
ragionamento, che ciré siamo immersi
nella prevenzione individuale. Questi
ultimi anni segnano senz ' altro il trionfo
della prerert„ione intesa cove induzione
eli comportamenti individuali "sacri", rrra
- si chiede Paci - si può dire altrettanto
per la prevenzione orientata alle comunità? La risposta è cruda e pienamente
concorde con quella di Valsecchi. Paci
compie un passo ulteriore nell ' identificazione di alcune responsabilità culturali
nello stato eli grave crisi in cui versa la
Sanità Pubblica nel nostro paese, ponendo sul banco degli accusati I'ittsipiertza
del sistema ,f rmatii ■ o autieersitario.
Conclude sottolineando il ruolo negalo
all'epidemiologia nel porre alcuni ripari
ai danni citati. Questo appare il lato più
aperto dell ' intervento di Paci. Chi é l'epiderniologo nel servizio sanitario nazionale e come può proporsi come "deus ex
macchina" nel superare l ' impasse nella
quale versa oggi la Sanità Pubblica italiana? Ci proponiamo nel prossimo
nurrnero della rivista eli affrontare anche
questo argomento riferendo eli una serie
di articoli, prese di posizione, interventi
pubblici sul tenia dell'epidemiologia nel
SSN che sono apparsi stella stampa di
settore negli ultimi tempi.
MA COSA E
LA PREVENZIONE
di Eugenio Paci
CSPO Az.Sanitaria di
Careggi, Firenze
Nel momento in cui si ritorna a parlare
finalmente di prevenzione, i dubbi che
pone nel suo articolo M. Valsecchi (é
proprio vero che Prevenire é sempre
meglio che curare oppure é vero che ai
nostri interventi corrisponde efficace
prevenzione ) sono salutari e importanti.
Vi é infatti nell'aria l'opinione di alcuni
che, in presenza di un rinnovato interesse per la prevenzione, suggeriscono di
accontentarsi del fatto che di essa si torni
a parlare , impauriti peraltro all' idea che
discuterne con franchezza possa significare vedersi negato qualche finanziamento o qualche spazio istituzionale.
Sembra quasi che, quando il nuovo PSN
1998-2001) , per la prima volta, affronta
il tema degli obiettivi e delle pratiche
della Prevenzione, discuterne possa
disturbare il manovratore, il quale lavora
in sintonia con te. Io credo che le cose
stiano diversamente e che invece il dibattito su cosa é oggi la Prevenzione debba
svilupparsi, uscire dall'ideologia e dalle
approssimazioni. Per questo l'articolo di
Valsecchi con l'introduzione della redazione che invita, in maniera argomentata, al dibattito, mi sembra che giunga a
proposito.
Diversi sono i temi in discussione e, data
la mia competenza di epidemiologo, vorrei centrare il mio contributo su tre punti
l.) la pratica della Prevenzione oggi,
1999, ha qualcosa a che fare con l'ideologia della prevenzione che ha ispirato
per esempio la Legge 833- in sostanza,
quali sono oggi i rapporti tra la prevenzione per l'individuo e quella per la
comunità?
2) la storia della Sanità Pubblica in Italia, come ben racconta Valsecchi, in cui
l'origine di Polizia (Ministero degli
Interni) é ancora profondamente incisa
nella pratica quotidiana, é compatibile
con il cambiamento , o rappresenta un
vincolo che la nostra Sanità Pubblica
non riesce a spezzare?
3) L'Epidemiologia non riesce a svilupparsi anche perché in una logica di questo tipo `valutare e conoscere l'efficacia
non serve , l'attenzione é sempre rivolta
alle procedure, alle forme , non al risultato; tantomeno é richiesto che esso sia
quantitativamente valutabile.
3
La Prevenzione individuale
Si lamenta spesso che oggi non si fa prevenzione. che non vi é una cultura della
prevenzione. In realtà gli anni ottanta e
novanta sono stati - e continuano ad
essere- gli anni della prevenzione. E in
questo periodo che si é cominciato a parlare di società dei rischi , l'attenzione
allo stile cli vita personale é divenuto
esasperato e vi é stata -soprattutto negli
Stati Uniti, ma di riflesso anche in Europa- una crescita della influenza dei risultati della ricerca scientifica e tecnologica
sulla vita quotidiana delle persone. E
cresciuto l'intreccio tra pubblicazioni
scientifiche, interessi industriali e azione
dei mass media nel campo dell'alimentazione, nella proposizione di un modello
sano per il corpo , in genere sui temi
dello stile di vita. Basti solo pensare alla
novità rappresentata in questi ultimi anni
dai supplementi dei quotidiani o dai settimanali ove si parla soprattutto di salute
e di prevenzione come riduzione del
rischio personale di cancro o malattia
cardiovascolare. Ma anche più tradizionali campagne di prevenzione sono state
centrate sull'individuo: la lotta al fumo e
all'alcool sono state orientate alla promozione di un immagine in cui chi si
astiene é buono, ed anche colui che
piace. A questo modello di prevenzione
- che anche in Italia e in Europa ha trovalo ampio spazio- é connaturato lo sviluppo più recente e più imponente, quello che sta riproponendo sempre più la
prevenzione all'attenzione della pubblica opinione, l ' utilizzo di sostanze farmaceutiche per la prevenzione. Queste
nuove prospettive si sono accompagnate
alle crescenti possibilità, legate ai successi nella biologia molecolare e nella
genetica, di identificare gruppi a magu
iore rischio con il riconoscimento di
soggetti potenzialmente suscettibili. La
contemporanea crescita di modalità biomediche di identificazione di lesioni
minime o borderline consente inoltre di
classificare come potenzialmente affetti
da lesioni (si pensi all'asma), ampi gruppi di popolazione verso i quali é possibile prevedere interventi di diagnosi precoce o di prevenzione.
Questa nuova realtà della definizione del
rischio e degli strumenti preventivi orientati alla prevenzione é rivolta agli individui, entra nella definizione dello stile di
vita, rappresenta una `offerta ` preventiva
che non può essere trattata con gli strumenti dell'ideologia; ha inoltre delle
implicazioni, anche psicologiche e culturali, non secondarie (vedi ancora il caso
dell'asma) e poco valutate.
Una parte rilevante del nuovo PSN
1 998/2000 é dedicato a argomenti corale
l'obesità, la corretta alimentazione, il
4
controllo della patologia cardiovascolare
-anche attraverso la chemioprevenzione
con le statine- gli screening per patologie di varie natura, tra cui i tumori. Questi capitoli nuovi, che giustamente portano alla ribalta quello che é ormai presente nella società non possono più essere
considerati con l ' occhio velato dall'ideologia, pensando che essi, perché preventivi, non possono che fare bene.
La prevenzione é oggi nella sua realtà di
intervento sugli individui una nuova
frontiera della biomedicina, luogo di
investimenti , di interessi. di successi.
1 media rappresentano un veicolo di
conoscenza per la opinione pubblica e
producono cambiamenti importanti nei
comportamenti. Quanto tutto ciò sia
benefico, e quanto invece produca danni,
é raramente documentato. 11 costo pagato dalle persone in termini di ansia,
paura della sofferenza, o conseguente
all'assunzione di comportamenti scorretti (vedi certe diete) non é , se non raramente, oggetto di ricerca.
Chiedere quindi di non usare l'ideologia
nel valutare la prevenzione rivolta alla
salute degli individui non significa
negarne l'importanza. l successi sono
innegabili e le potenzialità, anche tecnologiche, estremamente promettenti. Ma
ogni attività preventiva va valutata per
sé, le affermazioni documentate a livello
scientifico e i costi e l'utilità dei diversi
interventi proposti richiedono valutazioni come avviene sempre più in altri
campi della Medicina. L'estensione dei
campi di intervento della biomedicina
richiede che a questi nuovi settori si
estenda una rigida pratica di valutazione
dell'efficacia, un'attenta considerazione
dei costi (economici e umani), un'attenzione scrupolosa per come ogni intervento si colloca da un punto di vista
etico e culturale nella comunità di persone a cui viene rivolto.
Ma questo non basta , e le implicazioni
che derivano dagli obiettivi di prevenzione che sono stati inseriti nel PSN 19982000 e vogliono modificare il comportamento della popolazione sono stati accettati con troppa superficialità , senza aprire un dibattito culturale sul loro significato e soprattutto facendo assumere
come obbiettivi di una nazione, discutibili verità scientifiche che possono condizionare pesantemente il modo di vivere e
la cultura di una comunità.
Si promuove quindi la prevenzione individuale a livello di popolazione, assumendo il beneficio invece di fornire il
quadro di regole (valutative, etiche, culturali) a cui ogni intervento dovrebbe
riferirsi. Il risultato é che ogni specialista
troverà ampia ragione per proporre alla
sua ASL un intervento preventivo per la
salute degli individui (naturalmente
subordinatamente alla approvazione
delle linee guida che saranno prodotte a
livello ministeriale).
La promozione di campagne di prevenzione diviene , nella sostanza. stimolo a
comportamenti individuali corretti, in
cui la correttezza é assunta sulla base di
quanto la medicina oggi afferma essere
un comportamento sano. La prevenzione
interessa in quanto somma di azioni a
livello di individuo, un effetto somala
che dovrebbe spostare le condizioni
medie di salute, o meglio di alcuni indicatori che si suggerisce dovrebbero essere i marker della condizione di salute.
La Prevenzione di Comunità
La prevenzione di comunità ha radici e
caratteristiche diverse, che sono profondamente radicate nel modo cli agire della
sanità pubblica. L ' intervento sui coniparti produttivi. sulle condizioni abitative, sulle città, l ' educazione alla salute
rimanda ad una concezione della prevenzione in cui la comunità non é solo costituita dai comportamenti dei singoli, ma
invece é artefice di scelte che considerano la salute come un valore da difendere
e da considerare. Questa prevenzione
richiede spazio per il valore salute da
parte della politica, delle forze economiche , dei cittadini. Richiede consapevolezza di come una comunità deve comportarsi di fronte al crescere della
"società dei rischi " - alla presenza vi g ile
di gruppi o sottogruppi della comunità
stessa sensibili a specifici aspetti ed
emotivamente partecipi del tema salute
(si pensi alla questione dei campi elettromagnetici).
É a questo livello che il secondo punto in
discussione diviene centrale. Lo stato
della Sanità Pubblica é in grave crisi in
Italia. Il rifiuto da parte delle Università e
della pubblica amministrazione di comprendere che nuove competenze divenivano centrali per la Sanità Pubblica. che
bisognava superare il vecchio modello
igienistico centrato sulle malattie infettive e sul medico tuttologo ha impedito
che l'insieme della cultura medica e non
si aprisse soprattutto alle competenze
epidemiologiche, di organizzazione e
valutazione. Questo ritardo culturale non
permette oggi alla Sanità Pubblica di rappresentare il polo sanitario di difesa della
salute capace di coinvolgere tutti i livelli
importanti nella difesa della salute. Non
si é stati in grado di proporre un modello
di sanità pubblica che consenta di inserire l'obiettivo salute in tutti i campi del-
l'agire umano. Non più quindi la figura
di un medico che sappia un po' di Igiene
Edilizia, un po' di leggi e regolamenti,
ma quella di un tecnico, di un ingegnere
che si sia specializzato nell'affrontare i
temi della salute.
Senza entrare nel merito, ritengo che un
dibattito sulla formazione in Sanità Pubblica, sulle nuove figure necessarie per
ridare dignità a questa funzione che é
alla base di un qualsiasi sistema sanitario
pubblico sarebbe una priorità, se non
fosse cosi ' lontana dalle sensibilità che
oggi esistono nelle nostre Università.
Qualcosa di simile é, d ' altronde avvenuto anche nel campo del management. La
trasformazione aziendale ha portato alla
nascita di una nuova generazione di
Direttori Generali, Direttori Amministrativi e Sanitari la cui formazione é
stata affidata alle Scuole di Economia
aziendale, ma poco é giunta loro la specificità del prodotto salute, il tema della
valutazione epidemiologica e della qualità nel sistema sanitario.
CONFRONTO
TRA LE CAUSE CHE
DETERMINANO INFORTUNI
A LAVORATORI
E TITOLARIISOCI
a cura di Celestino Piz
con la collaborazione di
C. Formici, M. Fioretto,
A. Marigo, R. Segato, EVidale
SPISALVicenza
L'Epidemiologia
E qui viene l'ultima questione, 1'epidcmiologia, che é niente altro che capacità
di documentare, capire e cambiare sulla
base di esperienze empiricamente valutabili, Il rifiuto per questa disciplina e'
stato totale e solo negli ultimi anni se ne
é fatto un gran parlare. Pochi i fatti concreti, solo qualche segnale occasionale
in qualche regione, ma nella sostanza
ancora non si capisce a cosa servono i
dati, le valutazioni, l'osservazione quantitativa, documentata, dei risultati degli
interventi. E un fatto che in questi ultimi
anni sono migliorati i sistemi informativi, ma soprattutto (o solo) con finalità
gestionali, mirate all'aspetto economico
(che io considero molto importante), ma
che non può esaurire il problema conoscitivo di un servizio sanitario.
La presunzione é che il dato (di cui si
tiene assai poco conto nella gestione) sia
del tutto futile nella prevenzione, che é
per sua natura buona. A cosa serve conoscere i risultati di una attività di prevenzione che si sa che fa bene? Il mantenimento di questo modo di ragionare potrà
certo ancora permettere di galleggiare
nel nostro sistema , ma non premia di
certo chi ritiene che il proprio lavoro
debba essere valutato in base ai risultati
e secondo quei criteri di efficacia e di
efficienza di cui ci siamo riempiti per
anni la bocca, ma che ben poco sono
divenuti la guida per la pratica.
INTRODUZIONE
Dal 1992 lo S.P.I.S.A.L. dell'U.L.SS. N. 6
di Vicenza ha approntato una metodologia
di analisi e registrazione degli infortuni
denominata "Osservatorio delle cause di
infortunio" con la quale, partendo dall'idea che i nostri archivi contenevano un'enorme mole di notizie inutilizzate, si volevano monitorare i più frequenti fattori di
rischio per la sicurezza. Con l'osservatorio si studiano tutti gli infortuni accaduti
nel territorio dell'U.L.SS. che abbiano una
prognosi ? a 20 giorni e quelli con prognosi riservata o mortale. Le informazioni
sono fornite da indagini di Polizia Giudiziaria (in genere svolte per infortuni con
prognosi di almeno 30 giorni), da accertamenti amministrativi (lettere, telefonate.
sopralluoghi che chiamiamo con nome
sintetico di "lettere"; in genere con prima
prognosi tra i 20 e i 30 giorni) o dai soli
primi certificati di pronto soccorso (che
chiamiamo "scheda", quando la dinamica
è chiara e non necessita di ulteriori
approfondimenti). I dati sono raccolti in
una scheda informatizzata composta da
44 voci di cui le principali sono:
a) la situazione in cui si è verificato
l'infortunio (lavorazione, agente, condizioni di rischio, atti imprudenti);
b) il fattore di rischio prevalente a cui è
riconducibile l'evento infortunistico
suddivisa in tre categorie alternative tra
loro:
b1 - causa oggettiva che contiene i casi
in cui si riscontra una carenza di misure
di protezione che comprendono anche le
procedure di lavoro;
1)2 - comportamento imprudente:
esprime il fatto che i comportamenti
errati (dell'infortunato o cli terzi) sono
stati i motivi principali degli infortuni;
b3 - accidentale: categoria utilizzata in
assenza di uno dei due fattori precedenti;
c) le ipotesi di intervento preventivo;
d) le violazioni delle norme di prevenzione;
e) le iniziative di prevenzione assunte
dal Servizio o dall ' Azienda.
5
IL RUOLO
DEGLI INFORTUNATI
sono più numerosi, sia al fatto che essi
sono più direttamente impegnati nel ciclo
produttivo. Si potrebbero ricavare degli
indici solo conoscendo il n° di titolari e
soci presenti nelle aziende dell' ULSS.
Verranno analizzati i dati riguardanti i
2.148 infortuni con prima prognosi
a
20 giorni accaduti negli anni 199219973 nell'U.L.SS. di Vicenza per verificare eventuali differenze esistenti tra le
condizioni di rischio, gli atti imprudenti,
e le cause finali che sottostanno all'accadimento degli infortuni a titolari o soci e
lavoratori.
AGENTI DELLA LESIONE
Considerando gli agenti della lesione si
notano differenze consistenti dato che:
• i titolari e soci si infortunano più frequentemente con " attrezzature e strutture"(18,7% contro 12,6%), "veicoli in
g
enere"(1 1,9% contro 6,3%);
• c'è invece un frequenza più alta tra i
dipendenti per "macchine e motori"(23%
contro 13,8%) e "mezzi di sollevamento
e trasporto " (9,4% contro 3.9%).
Vogliamo come prima cosa citare l'art.
di Gabriella Galli pubblicato sul n° 9 del
1998 della rivista"Ambiente e sicurezza
sul Lavoro" (pagg. 81-83) in cui si afferma che "secondo i dati dell'INAIL risulta un chiaro aumento sia dell'indice di
frequenza che di gravità con il decresce re del n° degli addetti occupati nelle
imprese". Riprendendo i dati INAIL del
1990 viene sottolineato inoltre, che: "gli
infortuni più gravi, mortali e con inabilità permanenti interessano maggiormente i datori di lavoro artigiani, che i
dipendenti delle loro imprese " , e si ricava la tabella I.
Tali differenze sono probabilmente
determinate da una diversa frequenza di
utilizzo e contatto con gli agenti considerati anche se una parte (come emergerà dall'analisi della tabella n 4) è attribuibile ad una maggior numero di casi in
cui le protezioni o dispositivi di sicurezza erano assenti.
Dal confronto con la tabella n. 2 emergono consistenti differenze percentuali
dovute al fatto che nella prima tabella vengono considerate solo le aziende artigiane
e si tiene conto anche dei famigliari.
Quando si tiene conto di tutte le attività
(artigianali e industriali), le differenti
frequenza di infortuni sono attribuibili
sia al fatto che i lavoratori dipendenti
• le percentuali di comportamenti
imprudenti per le due categorie risultano
praticamente uguali.
• nelle cause og g ettive c'è invece uno
scostamento percentuale. Questo potrebbe significare che esiste una maggiore
esposizione a rischio dei dipendenti e
che questi sono meno tutelati sotto il
profilo della sicurezza.
CONDIZIONI DI RISCHIO
E ATTI IMPRUDENTI
Per approfondire gli aspetti riguardanti
le cause si può osservare come gli infortuni si distribuiscono nei due ruoli
secondo le condizioni di rischio e gli atti
imprudenti.
CAUSE DEGLI INFORTUNI
Per entrambi i ruoli le condizioni di
rischio presenti in occasioni dell'infortunio, sono sovrapponibili e la condizione
non rischiosa risulta prevalente. Per titolari e soci la percentuale di condizioni
non rischiose è lievemente maggiore
(differenza attribuibile quasi del tutto
alla voce "protezioni o dispositivi di
sicurezza mancanti"). Questo conferma
quanto emergeva dalla tab. n. 3.in merito
alle cause.
Si nota che
• per entrambi i ruoli, nella maggioranza dei casi, si è riusciti a riscontrare delle
cause (le cause oggettive sommate ai
comportamenti imprudenti superano
sempre il 50%)
Le percentuali riguardanti il tipo di atti
compiuti in occasione degli infortuni
sono praticamente sovrapponibili ad
eccezione di "posizioni o atteggiamenti
poco sicuri" in cui i titolari raggiungono
una percentuale lievemente più elevata.
Tab. I
conseguenze degli infortuni:
confronto titolari/soci/familiari-dipendenti
Fonte: Epasa (1990) su dati INAIL
GRAVITÀ
Inforuni mortali
Postumi permanenti
Inabilità temporanea
Totali
Titolari/Soci)
Familiari
N° casi
%
N° casi
%
242
6.428
82.618
89.618
0,3
7,2
92,5
100,0
126
3.382
65.103
68.61 I
0,2
4,9
94,9
100,0
Dipendenti
Tab. 2
distribuzione di frequenza
per ruolo su 2148 infortuni
dell'ULSS di Vicenza.
RUOLO
Dipendenti
Titolari e soci
Totali
fr.
assoluta
1635
513
2148
fr %
76,1
23,9
100,0
Tab. 3 distribuzioni di frequenza degli infortuni distinti per causa prima e per ruolo
RUOLO DELL'
INFORTUNATO
Infortunio
Accidentale
ass
740
252
992
fn
Dipendenti
Titolari e soci
Totali
6
fr.%R
45,3%
49,1%
46,2%
CAUSA
PRIMA
Causa
oggettiva
ass
560
157
717
fr.
fr. %R
34,2%
30,6%
33,4%
Comportamento
imprudente
fr. ass
335
104
439
fr.%R
20,5%
20,3%
20,4%
Totali
ass
1635
513
2148
fr.
fr.%R
100%
100%
100%
Dai dati degli anni 1996/97 sembra che
con l'auto-nomina a RSPP da parte di
motti titolarilsoci e con i corsi di formazione, questa situazione stia migliorando,
allo stato attuale però. dobbiamo prendere atto che non si riscontrano differenze
rilevanti tra titolari/soci e lavoratori per
quanto riguarda le conoscenze sui rischi
da lavoro e sui comportamenti corretti.
INTERVENTI CORRETTIVI
Le bonifiche ottenute con l'invio di lettere o verbali raggiungono il 41% nel
caso si tratti di lavoratori e il 28,1% nel
caso di titolari/soci. Confrontando questi
percentuali con la tabella n. 3 si può
notare clic nel caso dei titola r i e soci si
riescono a bonificare le situazioni in cui
l'infortunio è stato determinato da cause
oggettive, per i lavoratori invece oltre a
questa frazione viene bonificata anche
una parte di infortuni determinati cla
comportamenti imprudenti.
CONCLUSIONI
Quanto esposto ribadisce la carenza di
conoscenze che ancora permane in merito alla sicurezza sul lavoro. Questa carenza riguarda tutti i ruoli ma preoccupa in
maniera particolare quella riscontrata tra
titolari e soci che dovrebbero garantire
condizioni di lavoro sicure e comportamenti corretti.
Sarà quindi interessante verificare se con
dati più consistenti (ad es. quelli nazionali dell'INAIL), si riesca a dimostrare che
lo sforzo formativo. sostenuto dalle Associazioni Imprenditoriali e dai Servizi di
Prevenzione, riuscirà a determinare variazioni sul numero di infortuni crine in una
prima fase dovrebbe rendersi visibile
almeno per titolari e soci.
Un altro aspetto considerato riguarda la
"ripetitività" degli infortuni, abbiamo
verificato che su un totale di 513 infortuni di titola r i e soci, si ripetono 15 nominativi. Più della metà (8) sono dei comparto edile ed altri 4 della metalmeccanica. Di questi ultimi. due hanno subito 3
infortuni. La maggioranza di questi infortuni che si ripetono è accaduta durante
operazioni di trasporto manuale di carichi. utilizzo di scale, transito di persone.
Tab. 4
distribuzioni di frequenza degli infortuni per condizioni di rischio e distinti per ruolo
Cod
CONDIZIONI DI RISCHIO
RUOLO
Dipendenti
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
Difetti e imperfezioni dell ' agente della lesione
Abbigliamento o DPI non inidonei o mancanti
Condizioni sfavorevoli degli ambienti di lavoro
Inadeguate sistemazioni di materiali
Protezioni o dispositivi di sicurezza mancanti
Protezioni o dispositivi di sicurezza inefficienti
Segnaletica difettosa o mancante
Metodi, procedure e tecniche di lavoro non appropriati
Varie
Condizione non rischiosa
Totali
fr. ass
fr. %C
fr. ass
fr. %C
Totali
27
49
35
39
25
66
14
15
7
15
61
18
0
41
1
341
2,7
2,9
1,4
2,9
11,9
3,5
0,0
8,0
0,2
66,5
41
64
42
54
313
84
127
O
1039
1,6
3,0
2,1
2,4
15,4
4,0
0,1
7,8
0,0
63,6
1380
1635
100,0
513
100,0!
2148
Tab. 5
distribuzioni di frequenza degli infortuni per atti imprudenti e distinti per ruolo
Cod
ATTO IMPRUDENTE
fr. ass
Totali
Manutenzione e interventi su apparecchiature in movimento
Mancato o errato uso di DPI o di indumenti
Arresto, sbloccaggio, avvertimento mancato od errato
Uso improprio di macchine, apparecchiature attrezzi
Manomissione o esclusione di dispositivi di sicurezza
Comportamento a ritmo o velocità
Posizioni o atteggiamenti poco sicuri
Sistemazioni improprie di materiali
Avvicinamenti, mescolamenti imprudenti
Comportamento corretto e prudente
168
RUOLO
Dipendenti!
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
Titolari e soci
fr. %C
1,6
2,6
0,6 '
6,8
0,9
3,4
5,6
2,5
0,1
75,9
26
43
IO
15
56
91
41
1241
1635
100,0
7
Titolari o soci
Totali
fr. ass
fr. %C
7
5.
3
33
2
18
40
10
0
395
1,4
1,0
0,6
6,4
0,4
3,5
7,8
1,9
0,0
77,0
1636
513
100,0
2148
33
48
13
144
l7
74
131
51
PIANO SANITARIO NAZIONALE 1998-2000
PER QUALE
PREVENZIONE OGGI?
di Luigi Salizzato
Nonostante siano passati 20 anni dalla
istituzione del SSN (Legge 833/78) l'adozione e la pubblicazione sulla G.U.
della Repubblica Italiana (Supplemento
Ordinario n. 201/98) di un Piano Sanitario Nazionale rappresenta ancora un
evento straordinario, nel senso di un
avvenimento non usuale, a cui non
siamo abituati e a cui quindi non attribuiamo ancora un significato tale da
poter ad esempio riuscire ad influenzare,
a guidare i nostri comportamenti e stili
di lavoro.
A questo risultato ha contribuito senz'altro il fatto che. nonostante la famosa
legge di riforma sanitaria indicasse l'obiettivo di programmare periodicamente
(ogni tre anni) le attività del Servizio
Sanitario Nazionale con un atto di indirizzo del Parlamento, il primo PSN è
stato adottato nel marzo del 1994 (PSN
94-96). Si à trattato allora di un risultato
importante, in gran parte però reso poco
incisivo dalla generalità degli intendimenti, pur se coerenti con le più aggiornate indicazioni di programmazione
sanitaria internazionale, ed alla povertà
degli obiettivi di salute e degli strumenti
di valutazione adottati. La prospettiva di
quel piano era più rivolta alle strutture ed
alle prestazioni che non agli obiettivi di
salute, come d ' altra parte era già avvenuto con i piani sanitari adottati in alcune regioni in assenza della programmazione nazionale.
Senza voler entrare ulteriormente nel
merito si può, credo, concordare sul fatto
che il I ° PSN sia passato, quanto meno
nei nostri Servizi, senza lasciare traccia
evidente di sé. E così, mentre il famoso
5% del Fondo Sanitario da destinare alla
Prevenzione veniva in gran parte speso
per altre attività, i nostri Servizi hanno
8
in ottobre '98 anticipando non solo nei
tempi ma anche nei contenuti il 2° PSN.
Giuliano Tagliavento ci aveva già diligentemente informato su quanto si stava elaborando nella sua Regione (omettendo per
sua evidente modestia il fatto che nel
piano è sottolineato il contributo che la
sezione marchigiana della SNOP ha dato
all'elaborazione del documento stesso). e
dopo essermi personalmente aggiornato
ritengo che la legislazione marchigiana
rappresenti per chiarezza e completezza di
contenuti analitici e di obiettivi sulla Prevenzione quanto di meglio è a mia conoscenza attualmente disponibile nel panorama regionale italiano.
E' vero che un conto è fare le leggi ed un
altro applicarle, ma comunque avere una
solida base di riferimento normativo ha
la sua importanza.
continuato a far fronte come hanno potuto ai loro doveri istituzionali, ignorati
dalle Direzioni Generali di Azienda
occupate a far quadrare i conti dei bilanci con azioni troppo spesso improntate
alla competizione tra Aziende sia della
stessa Regione che di Regioni diverse.
L'attività privilegiata da troppi Direttori
Generali è stata quella di creare aree di
offerta specializzate e finalizzate non
alla valutazione dei bisogni delle popolazioni residenti e alla loro soddisfazione, ma al richiamo di nuovi clienti
(extraresidenti), e delle relative quote di
fondo sanitario, da aggiungere a quello
già disponibile in base al numero dei cittadini residenti.
Naturalmente, come per tutte le semplificazioni, anche questa non rende la complessità dei problemi in campo per la cui
valutazione sono necessari ben altri strumenti speculativi, ma diciamo che questa
è una impressione diffusa tra gli operatori della prevenzione, e non solo, almeno
in una Regione conce l'Emilia Romagna
sempre additata come esemplare per la
ricchezza della propria cultura e capacità
di risposta ai bisogni dei cittadini.
Nella nostra Regione si sta lavorando per
migliorare la situazione esistente, la
Giunta Regionale ha approvato una proposta di Piano Sanitario Regionale alla
fine dello scorso mese di gennaio. Per
quanto riguarda la Prevenzione abbiamo
ottenuto per ora un buon risultato, se
consideriamo che i contenuti specifici
della proposta di piano tengono conto
del contributo fornito dai diversi soggetti del famoso sistema a rete per la Prevenzione, quello promosso per intenderci da Paolo Tori in tutte le occasioni di
dibattito pubblico degli ultimi anni. L'unico limite di questo contributo a mio
avviso è stata la scarsa partecipazione tra
gli operatori, abbiamo cioè ragionato e
prodotto in pochi e dobbiamo urgentemente rimediare perché i migliori programmi di lavoro per riuscire vanno fatti
con i professionisti, senza la cui condivisione non si ottengono risultati significativi (l'aziendalizzazione e le sue metafore dovrebbero avere insegnato qualcosa
in questo senso).
Prima di descrivere alcuni contenuti cli
questo documento ritengo utile richiamare gli obiettivi del 2° PSN cui si fa
esplicito riferimento nel documento programmatico dell'Emilia Romagna.
E d'altra parte, se in Emilia Romagna le
cose non vanno bene, se l' aziendalizzaLione ha comportato un arretramento del
Sistema Sanitario Nazionale rispetto alla
propria capacità di darsi obiettivi di prevenzione adeguati ai reali problemi di
salute, non mi risulta che nelle altre
Regioni vada meglio, gli standard di
risorse disponibili e l'interesse istituzionale sono generalmente più bassi rispetto
ai nostri.
Qualcuno se ne è anche reso conto e sta
operando attivamente per migliorare le
cose, in questo senso consiglio la lettura
della legislazione marchigiana più recente
compreso il loro PSR che è stato adottato
Il 2° PSN, adottato nel luglio 1998, è
stato pubblicato nella G.U. a dicembre
del '98, e, poiché dovrebbe avere una
durata triennale ('98 - 2000), si dovrà
pensare ad aggiornarne la cadenza temporale, non tanto per una questione giuridica, quanto perché per la prima volta
il PSN si pone obiettivi di salute misurandoli con indicatori strutturati e cori
cadenze appunto temporali, e nel frattempo il '98 è già passato all'atto della
pubblicazione. Non entro nel merito
della congruità o meno di questi indicatori su cui altri ben più competenti si
sono già espressi, ma sottolineo il fatto
che chi ne aveva la facoltà ha program-
'nato indicando obiettivi misurabili e
dichiarando da quali standard si parte e
dove si vuole arrivare, il che è esattamente quanto rivendichiamo da anni come
operatori di sanità pubblica. Una volta
adottato un metodo di lavoro è a mio
avviso possibile correggere il tiro sui
contenuti, senza metodo si continuano a
fare solo delle chiacchiere, intelligenti
magari, ma poco incisive sulla realtà.
Il 2' PSN opera una rivoluzione nelle
modalità di progranu»az_ionc ponendosi
come obiettivo principale la promozione
della salute, e sostenendo che il sistema
sanitario non deve solo preoccuparsi di
erogare efficientemente prestazioni ma
deve organizzarsi per- conoscere lo stato
di salute esistente, prevedere azioni integrate, concrete e fattibili per migliorare
la situazione e adottare st•utnenti per
valutare i risultati, sia attraverso indicatori di obiettivo specifici che con la produzione, adozione e diffusione di linee
guida e la realizzazione di campagne di
prevenzione e informazione.
Il PSN sottolinea in premessa il ruolo
necessario ma non esaustivo dell'organizzazione sanitaria per affrontare gli
attuali problemi di salute alla cui soluzione devono contribuire tutti gli attori
interessati. siano essi altre Amminist r azioni Pubbliche. in primo luogo gli Enti
Locali, ma anche i cittadini singoli o
associati, i mezzi di comunicazione. gli
operatori sanitari; indica nel patto di
solidarietà per la salute tra tutti questi
soggetti la strategia da adottare per
ottenere risultati misurabili. Viene
quindi esaltato un sistema specialistico
interdisciplinare tra tutti i professionisti
della sanità e lo stesso viene messo in
rete potenzialmente con tutte le risorse
che la nostra società civile è in grado di
mettere in campo. integrando differenti
interessi e competenze.
Il concetto che "i risultati di salute non
dipendono infatti solo dalla qualità tecnica delle prestazioni, ma trovanti radici
più profonde nella responsabilizzazione
dei soggetti coinvolti e nella loro capacità di collaborare", sintetizza efficacemente un assunto che è alla base della
ragion d'essere quindi non più solo dei
Servizi di Prevenzione ma dell'intero
Servizio Sanitario Pubblico.
Il PSN individua alcuni obiettivi di salute prioritari a partire da una analisi della
situazione epidemiologica nazionale, da
un confronto con le indicazioni e gli
obiettivi dell ' OMS per la regione europea e da una valutazione delle concrete
possibilità di intervento nel corso del
triennio: gli obiettivi sono raggruppati in
cinque capitoli:
• promuovere comportamenti e stili di
vita per la salute
• contrastare le principali patologie
• migliorare il contesto ambientale
✓ rafforzare la tutela dei soggetti deboli
• portare la sanità italiana in Europa.
"Gli obiettivi individuati non esauriscono tutti i bisogni di salute del Paese.
Altri obiettivi, non espressamente richiamati, costituiscono aree di grande interesse che potrcunro essere assunti dalle
Regioni a partire da analisi epiderniologiche specifiche".
Senza entrare per ora nel merito degli
obiettivi sottolineo l ' importanza di una
analisi approfondita del contenuto degli
stessi, anche per valutare quale ruolo
può svolgere il Dipartimento di Prevenzione per la loro realizzazione (operazione attuata in Emilia Romagna, anche se
con i limiti di verticismo cui accennavo
prima, e che ci ha portato a definire il
nost r o contributo al PSR).
Se la I° parte del 2° PSN è dedicata alla
definizione degli obiettivi di salute, la Il°
parte descrive le strategie per il cambiamento, non indica, a mio avviso giustamente, str utture e dotazione di presidi o
strumentazioni e personale ma affronta il
problema dei livelli essenziali di assistenza, degli strumenti per le garanzie
degli stessi (dedica anche un paragrafo
alla sicurezza nelle strutture sanitarie) e
sottoscrive un impegno per documenti di
indirizzo, di approfondimento, di linee
guida cliniche e di progetti obiettivo da
adottare a livello nazionale nel triennio.
I livelli essenziali di assistenza definiscono le garanzie che il SSN si impegna
ad assicurare in condizioni di unif'or'mità
sul territorio nazionale alla totalità dei
cittadini secondo criteri di necessarietà,
appropriatezza, compatibilità economica
ed esigenze di riequilibrio del sistema.
In particolare si ribadisce la necessità
di riallocare le risorse:
• dalla cura alla prevenzione
• dalla generalità della popolazione ai
gruppi a rischio
• dall'assistenza ospedaliera all'assistenza territoriale.
Niente di nuovo dal punto di vista teorico, comunque fondamentale per correggere le distorsioni dell'attuale sistema
delle Aziende Sanitarie.
D'altra parte tutto il Piano. di cui volutamente non sottolineo criticità e contraddizioni pur presenti, va a mio avviso
preso come una grande opportunità di
cambiamento, rispetto a cui chiedersi
cosa fare piuttosto che attendere che
qualcun altro faccia, riservandosi il solito vecchio diritto di critica. che nessuno
ci toglie ma che non ci porta da nessuna
parte se non riusciamo in qualche modo
a finalizzarlo per cambiare la situazione
di oggi, sui cui limiti siamo, credo, tutti
d'accordo.
Per finire con il PSN, questo indica tre
9
livelli di assistenza (dai 6 del '94) e cioè
• assistenza sanitaria collettiva
ambienti di vita e di lavoro
• assistenza distrettuale
• assistenza ospedaliera,
in
il Piano chiarisce inolt r e, e credo che ce
ne fosse bisogno, che "interventi di prevenzione primaria e secondaria.... sono
svolti anche dai livelli di assistenza
distrettuale e ospedaliera (nell'ambito
delle risorse ad essi attribuite), oltre che
da settori non sanitari, in un comune
impegno di promozione della salute " .
In pratica il Piano indica una maggiore
disponibilità almeno potenziale di risorse per la Prevenzione, ribadendo ancora
la strada della integrazione interdisciplinare a tutto campo e della cooperazione
sociale e sanitaria per comuni obiettivi
di salute.
In Emilia Romagna abbiamo ritenuto,
come coordinamento dei Responsabili di
Dipartimento di Prevenzione, del Centro
di Documentazione per la Salute e dei
Servizi dell'Assessorato, che questo
PSN rappresenti, come dicevo, un ' opportunità per migliorare radicalmente
l'attuale situazione non solo del Sistema
di Prevenzione ma dell ' intero Servizio
Sanitario Regionale e abbiamo quindi
cercato di dare un contributo all ' elaborazione del PSR.
Rispetto alle aree di offerta specifiche
dei Dipartimenti di Prevenzione (indicate dal PSN come:
• profilassi delle malattie infettive e diffusive
• tutela dei rischi connessi con l'inquinamento ambientale
• tutela dei rischi connessi con l'ambiente di vita e di lavoro
• sanità pubblica veterinaria
• tutela igienico sanitaria degli alimenti),
intervenire sulle procedure e sui processi di valutazione e gestione dei rischi.
Abbiamo indicato quindi l ' esigenza per i
nostr i servizi di avere operatori competenti, strutture tecniche qualificate, di
intervenire in modo coordinato con gli
altri soggetti pubblici diversamente
competenti.
Ci siamo posti quindi l ' obiettivo di
incrementare l'integrazione dipartimentale attraverso la messa in atto di
processi operativi tra i Servizi in grado
di fornire prestazioni che rispondano ai
principi dei processi per obiettivi, della
multidisciplinarietà delle azioni, e della
unireferenzialità per l'utenza.
Avendo definito i cambiamenti necessari
nelle nostre aree di intervento t r adizionali ci siamo confrontati anche con gli
obiettivi di salute definiti dal PSN e
abbiamo proposto per i Dipartimenti di
Prevenzione un ruolo di riferimento
metodologico e di coordinamento
organizzativo per interventi aziendali
articolati a tutto campo in materia di promozione della salute e per la realizzazione quindi dei patti di solidarietà
per la salute previsti dal PSN.
Per svolgere questo importante ruolo
abbiamo indicato la necessità di diventare esperti, perché spesso non lo siamo, in
campi come l'epidemiologia, la comunicazione del rischio, l'informazione e l'educazione alla salute. In questa ottica
quindi il Dipartimento di Prevenzione
non va più considerato all ' interno dell ' Azienda solo come la struttura deputata all ' erogazione delle prestazioni relative alla proprie aree di offerta specifiche,
ma anche come strumento aziendale
utile per sostenere le azioni previste
negli obiettivi del 2n' PSN. In questo
senso si ripropone con sempre maggiore
attualità il problema del rafforzamento
della rete regionale dei sei-vizi di prevenzione e quindi delle attività integrate tra
Dipartimenti, ARPA, CDS, Istituto Zooprofilattico e Assessorati Regionali.
Come queste indicazioni siano state raccolte dalla proposta eli PSR adottata
recentemente dalla Giunta Regionale mi
riprometto di proporvelo prossimamente
con l'illustrazione del progetto di prevenzione del trauma cranico in Romagna.
Per concludere sento già arrivare i messaggi allarmati del popolo della Prevenzione, di chi non ha le risorse per fare il
minimo indispensabile dovuto in base
alle nostre competenze specifiche e che
quindi può considerare poco realistiche
le st r ategie che ho indicato.
Vorrei chiarire a questo proposito che
non indico modelli di comportamento
ma piuttosto metodi di analisi, opportunità e punti di forza da sfruttare. con la
consapevolezza che i punti di debolezza
sono talmente diffusi tra di noi che intravedo come possibilità di miglioramento
solo quelle offerte da una politica che
ricerchi alleanze tra gli altr i professionisti della sanità e nella società civile,
alzando cioè la testa per guardare al di
fuori dei nostri confini, sviluppando
nelle nostre capacità di comunicazione
la funzione essenziale di ascoltare quello che ci viene proposto dal nostro
ambiente professionale e di vita. in
modo da poter rispondere alla domanda:
per quale prevenzione oggi?
abbiamo proposto di migliorare l'organizzazione dell'offerta e la qualità delle
nost r e attività, promuovendo azioni di
sviluppo sulla base dei seguenti criteri:
• disponibilità di prove di efficacia delle
tecnologie di prevenzione utilizzate
• modalità di organizzazione dell ' offerta in funzione delle esigenze dei cittadini
• selezione di interventi di prevenzione
prioritari per la salute
• reinterpretazione delle funzioni di
vigilanza.
Rispetto a quest'ultimo punto ci siamo
posti l ' obiettivo di esercitare funzioni di
vigilanza coerenti con i nuovi sistemi di
autocontrollo, adeguate ai rischi esistenti e alla loro evoluzione, in grado di
io
i
ATTIVITA DEI SERVIZI
PREVENZIONE E SICUREZZA
DEGLI AMBIENTI DI LAVORO
• Il sistema informativo regionale sulle
attività di igiene e sicurezza del lavoro
utilizza alcuni indicatori relativi ad attività sicuramente significative, ma che
possono dare immagini falsate dell'attività; a seguito di numerosi innovamenti
normativi
(DLgs
626/94; DLgs
758/94:DLgs 459/96; DLgs 494/96; ...)
il S.I. è profondamente invecchiato.
a cura di quattordici
responsabili S.Pre.S.A.L.
del Piemonte
Questo documento è stato da concordato
dai responsabili della maggior parte dei
19 Servizi di Prevenzione e Sicurezza
degli Ambienti di Lavoro (S.Pre.S.A.L.)
del Piemonte e inviato a metà dicembre
'98 alla Direzione Sanità Pubblica e al
Settore Prevenzione Sanitaria negli
Ambienti di Vita e di Lavoro dell'A.ssessorato alla Sanità della Regione Piemonte.
Questo documento è un tentativo di
superamento dell ' oramai proverbiale
difficoltà di comunicazione tra i Servizi
di prevenzione e la Direzione eli Sanità
Pubblica (e sue articolazioni) della
Regione Piemonte.
A testimonianza eli quanto sia sentito
l'argomento, aggiungo che questa è
anche la prima iniziativa / riflessione
che ha coinvolto la maggior parte dei
SPreSAL piemontesi dopo la ridefinizione degli ambiti territoriali delle USL.
Negli ultimi 7-8 anni l'Assessorato alla
Sanità ha intrapreso molte iniziative
relative all'attività delle USSL I ASL per
la sicurezza e salute sul lavoro, ma solo
in un numero limitato di casi queste iniziative sono giunte a compimento e/o
hanno prodotto risultati concreti.
Le cause di questi insuccessi devono
probabilmente essere ricercate sia nella
proposizione di obiettivi non sempre
rilevanti per la prevenzione dei rischi
lavorativi, sia nella scarsa considerazione di alcuni vincoli o difficoltà operative
che caratterizzano oggi i S.Pre.S.A.L. ed
in passato le u.o.l.S.L..
Non possiamo quindi che considerare
favorevolmente il coinvolgimento di
alcuni operatori dei S.Pre.S.A.L. nell'e-
non previsto, avviene di solito a scapito
di altre attività.
Un secondo aspetto che ci preme chiarire riguarda la preoccupazione più volte
espressa dalla Direzione per la Prevenzione circa una presunta "non conoscibilità" dell'attività degli SPreSAL. In
merito riteniamo che si debbano considerare due aspetti:
laborazione dei progetti da parte del Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli
Ambienti di Vita e di Lavoro.
Riteniamo però che per superare i problemi sopra citati sia indispensabile
garantire un migliore raccordo tra l'Assessorato alla Sanità e la totalità dei
S.Pre.S.A.L.
A tal fine richiediamo che si istituisca
presso la Direzione per la Prevenzione
un tavolo di consultazione periodica dei
responsabili dei S.Pre.S.A.L., con le
seguenti funzioni:
• Informazione preventiva sulle iniziative della Regione destinate a coinvolgere
i S.Pre.S.A.L.. Fino ad oggi l'informazione è stata di norma tardiva ed ha
impedito ai Servizi di organizzarsi per
"affrontare " condizioni di emergenza
operativa determinate dalle iniziative
regionali. Le poche informazioni ufficiali rischiano sempre di non essere percepite a causa del rumore di fondo causato
dalle voci ufficiose; l ' esempio dei lavori
socialmente utili per il censimento
amianto è sotto gli occhi di tutti.
• Consultazione in merito alle priorità
ed alla fattibilità delle iniziative regionali: la rilevanza di iniziative sulla sicurezza e salute sul lavoro varia con il variare
del contesto socio economico del territorio delle ASL e dipende in buona misura
anche dalle iniziative svolte in passato
dai S.Pre.S.A.L.. Sovente non è considerata a sufficienza la fattibilità dei progetti da parte dei S.Pre.S.A.L.. In linea
generale l'attività dei Servizi si svolge
sia a seguito di richieste esterne (non
solo dell'AA.GG.), sia sulla base di programmi di lavoro autonomi, realizzati
compatibilmente alla domanda esterna;
l'inserimento di un progetto regionale
• Le attività dei SPreSAL sono articolate su numerosi filoni e al loro interno
disomogenee, sia in relazione alla
domanda esterna (p.c.: AA.GG.) sia in
relazione alle tipologie produttive. Pertanto anche un insieme di indicatori
molto articolato richiederà sempre una
attenta interpretazione dei risultati.
Peraltro riteniamo che la programmazione dell'attività effettuata in periferia dai
responsabili di Servizio possa costituire
un elemento di garanzia per l'Assessorato - ad integrazione del sistema di indicatori (comunque da rivedere) - nella
valutazione dell'attività dei Servizi.
Riteniamo utile proporre una lista di
priorità che riteniamo auspicabile la
Direzione per la prevenzione consideri
per la definizione dei programmi di attività per il prossimo anno.
Gli obiettivi identificati riguardano:
A) L'organizzazione e struttura
S.Pre.S.A.L.: sono finalizzati a garantire un assetto stabile ai Servizi ed a
garantire la possibilità di espletare alcune attività significative.
B) Il supporto alla qualità dell'attività: è
rilevante in considerazione dello stretto
rapporto tra qualità ed efficacia delle
attività di prevenzione.
C) Le attività supportate e coordinate
dalla Direzione per la prevenzione:
sono le attività da integrare con quelle
normalmente espletate su richiesta o
sulla base di programmi di Servizio. Si
tratta di attività esistenti (almeno in larga
misura), ma che possono trarre un notevole beneficio da un coordinamento
regionale.
All'interno di ogni classe gli obiettivi
sono indicati - sia pure entro una certa
variabilità di opinioni - secondo criteri di
importanza.
A. ORGANIZZAZIONE
E STRUTTURA S.PRE.S.A.L.
attraverso Lavoro & Salute) possono
dare un contributo rilevante nella prospettiva indicata.
Revisione della pianta organi1.
ca dei S.Pre.S.A.L.. Gli squilibri esistenti tra i vari Servizi del Dipartimento di
prevenzione continuano a favorire la
migrazione di operatori verso le aree più
tranquille (minori carichi di lavoro e/o
minore problematicità). In merito occorre
anche esaminare l'opportunità di inserire
laureati tecnici nei SPreSAL, come avviene in altre regioni ed in altri paesi europei.
Completamento della rete
2.
informatica S.Pre.S.A.L.. E fondamentale il completamento a breve termine,
sia per garantire la compatibilità. sia per
consentire una economica circolazione
dell'informazione.
2.
Incentivazione del personale
ed incompatibilità: è opportuno identificare strumenti e criteri regionali per l'incentivazione degli operatori dei servizi di
vigilanza, avendo cura che tali incentivazioni siano indirizzate verso attività di
sicuro significato prevenzionistico.
3.
Redazione dei regolamenti
tipo regionali per il Dipartimento di
prevenzione e per il S.Pre.S.A.L.. Affinché l'iniziativa possa sortire effetti favorevoli è indispensabile che siano consultati preventivamente i responsabili dei
Servizi.
4.
Revisione degli accordi con
l'ARPA per le attività di igiene industriale e per le verifiche impiantistiche.
Occorre garantire l'unitarietà dell'approccio prevenzionistico e ricostruire un
assetto organizzativo che consenta l'effettivo accesso alle prestazioni di igiene
industriale, sia per interventi occasionali, sia nell'ambito di programmi mirati
promossi dalla Regione (p.e.: fluidi
lubrorefrigeranti, polveri di legno, ...).
B. SUPPORTO ALLA
QUALITÀ DELL'ATTIVITÀ
1.
Informazione e assistenza/vigilanza e controllo: si ritiene che il corretto rapporto tra questi due versanti dell'attività dei SPreSAL sia l'aspetto più
rilevante per la credibilità del sistema
pubblico di prevenzione nei luoghi di
lavoro.
E importante non solo che un Servizio
costruisca una coerenza tra quanto comunica in fase di informazione ed assistenza e quanto prescrive in fase di vigilanza
costruendo un thesaurus di bonifiche,
analisi di rischi, ecc.., ma che questo processo avvenga a livello regionale.
Occorre promuovere un coordinamento
a livello regionale e definire strumenti
incentivanti per gli operatori su questo
obiettivo. Si potrebbe ipotizzare il coinvolgimento del Centro Regionale DoRS
nell'ambito del progetto documentazione. I rapporti con altre Regioni (p.e.
I2
3.
Proseguimento del Programma di formazione. Occorre proseguire
l'attività di formazione investendo magg
iormente nella qualità (comunicazione
dei calendari c dei contenuti con congruo anticipo; produzione di dispense;
...) per consentire maggiori ricadute sull'attività dei Servizi. E utile la prosecuzione delle iniziative sugli infortuni e
l'alfabetizzazione informatica; meno
pertinente per gli obiettivi SPreSAL, è la
formazione sull'emergenza. Possibili
iniziative su sorveglianza epidemiologica delle malattie professionali, Valutazione e Revisione di Qualità; formazione
per attività di polizia giudiziaria per
medici. In prospettiva è auspicabile il
passaggio a programmi di formazione su
rischi per la sicurezza e salute in relazione a progetti regionali.
4.
Realizzazione del Sistema
informativo regionale ed elaborazione
degli indicatori di attività e di risultato. Si auspica una ridefinizione del sistema informativo sulle attività SPreSAL
che ricomprenda - per quanto possibile
- i flussi informativi esistenti (da quelli
ministeriali a quelli di ASL). Il SI regionale dovrà considerare la necessità di
produzione dati a livello locale per la
gestione delle attività SPreSAL.
C. ATTIVITÀ
SUPPORTATE E COORDINATE
DALLA DIREZIONE
PER LA PREVENZIONE
1.
Vigilanza in edilizia: occorre
definire strumenti utili alla organizzazione delle attività di vigilanza in edilizia
(dalla comunicazione e scelta delle priorità, con l'obiettivo di aumentare l'effetto alone degli interventi di vigilanza, agli
elementi utili alla valutazione di qualità/risultato, alla definizione di standard
minimi di attività).
2.
Requisiti strutturali insediamenti produttivi: gran parte delle ASL
ha definito standard igienici per luoghi
di lavoro, ma la disomogeneità dei criteri rende meno credibile il sistema. E
auspicabile un'iniziativa che definisca
standard igienici in relazione alla tipologia dell'attività (produttiva, commercio,
servizi, sanità, ....) alle caratteristiche
della struttura (nuovo, esistente. ...).
Occorre definire in modo univoco i locali
seminterrati e interrati e i criteri di deroga, e armonizzare, per quanto possibile le
procedure SISP (ex ufficiale sanitario) e
SPreSAL (art. 8 e 48 DPR 303/56).
3.
Flussi informativi sugli infortuni e sulle malattie professionali: i
flussi informativi relativi alle notizie di
infortunio e di MP sono estremamente
disomogenei attualmente la possibilità di
armonizzarli esula dalle possibilità dei
SPreSAL. E evidente che una base informativa comune è un prerequisito per l ' adozione di criteri comuni nella trattazione della MP e degli infortuni. La prosecuzione dell'attività di ricerca attiva
della malattie professionali (allergopatie
e tumori) per quanto utile - se condotta
in modo da essere integrata nelle attività
del SPreSAL - da sola non risolve
comunque il problema dei flussi informativi sulle MP.
4.
Rapporti con l'Autorità Giudiziaria: il dibattito sui rapporti con
l'Autorità Giudiziaria tende a volte ad
essere condotto in modo astratto, ancor
più che ideologico. Il problema più con-
4
creto a nostro avviso è la marcata disomogeneità che si osserva sul territorio
regionale. Si auspica una seria analisi
congiunta da parte della Direzione per la
prevenzione e dei responsabili dei SPreSAL, per individuare modalità atte a
conciliare il corretto espletamento delle
attività richieste dall'Autorità Giudiziaria con le attività che necessariamente
devono essere promosse autonomamente
da parte dei SPreSAL.
Sicurezza in Ospedale: pare
5.
utile che oltre agli annosi problemi strutturali (solo parzialmente risolvibili in
tempi brevi) vengano identificate priorità
serie (movimentazione carichi, anatomie
patologiche, antiblastici, lattice, ...).
Deve contestualmente essere sviluppata
una seria riflessione sulle modalità organizzative della vigilanza sull'igiene e
sicurezza del lavoro nelle strutture sanitade (il problema non è solo la difficoltà
della vigilanza sul proprio datore di lavoro, ma anche l'efficacia di un sistema così
strutturato e la sua stessa legittimità).
Agricoltura: l'intervento nel
6.
settore agricolo è importante per un
numero ridotto di ASL. Esistono verosimilmente importanti limiti sull'applicabilità diffusa delle normative di sicurezza e salute sul lavoro. Si possono ipotizzare campagne informative e formative
su specifici rischi e interventi mirati su
alcune macchine agricole (definendo gli
strumenti in assenza di lavoratori subordinati) quali rotoimballatrici, desilatrici,
... (vedi p.e. convenzione con il CNR).
Concludiamo confidando che la nostra
richiesta 1 disponibilità di collaborazione
non venga interpretata come frutto di
una esigenza di protagonismo o volontà
eli asserire un particolarismo dei propri
Servizi.
Nell'ultimo anno abbiamo infatti più
volte percepito la tendenza ad enucleare
un "caso" sicurezza e salute del lavoro,
individuato come un problema all'interno dei Dipartimenti. Per quanto sia evidente che le attività di igiene e sicurezza
del lavoro abbiano delle peculiarità
(struttura della normativa, funzioni dei
Servizi, interlocutori istituzionali, ..)
riteniamo che analoghe peculiarità
caratterizzino ciascuna delle tre aree
funzionali dei Dipartimenti di prevenzione. Riteniamo che solo rafforzando
l'identità della veterinaria, dell'igiene
pubblica, e della sicurezza del lavoro sarà possibile espletare in modo utile le
funzioni dipartimentali di integrazione e
coordinamento delle attività.
L'esperienza degli ultimi due anni ha
dimostrato, non solo per gli SPreSAL,
che per gli specifici programmi di attività è importante un raccordo tra Servizi
dipartimentali e Regione.
VIAGGIO TRA RIFLESSIONI E CRISI ESISTENZIALI IN ARPA ER
DELEGA? FIDUCIA?
CONTRATTO PSICOLOGICO?
AUTONOMIA PROFESSIONALE?
Roberto Merloni
ARPA Sezione di Rimini
Senza alcun rispetto per i ritmi umani, il
tempo scorre inesorabile sui processi di
aziendalizzazione e sulla rivoluzione dei
controlli ambientali ispirata da uno dei
referendum popolari del lontano 1993. A
quasi tre anni dall' attivazione di Arpa, le
evoluzioni organizzative non hanno
ancora portato ad una struttura certa e
affermata. In questo contesto di insicurezza prolungata, le riflessioni si sprecano e le crisi - più o meno esistenziali - si
susseguono spietate. Le incertezze contrattuali e finanziarie corroborano sensazioni oscure e suggeriscono orizzonti
lontani, densi di conflitti. Bene: molti
nemici, molta onore (disse colui che perì
al primo scontro). Fu vera gloria? Ai
posteri l'ardua sentenza! Accingiamoci,
comunque, a combattere aspre battaglie
(senza mai aver deposto le armi) per un
radioso avvenire aziendalizzato. Ma è
facile, durante le pause in armi, accovacciati con gli amici combattenti attorno al
tiepido falò dell'accampamento, seguire
il ricordo di miti passati. "Si stava
meglio quando si stava peggio", urla
disperato un collega che ha visto il compagno - di appena qualche mese più
anziano - andarsene (in pensione).
"C'era più rispetto per i dirigenti, in
AUSL " , languisce un altro, dimenticando l'antico odio-amore nei confronti
degli alleati medici.
Divulgazione dei dati
Certo, era più facile limitare l' intervento agli aspetti professionali lasciando ad
altri la gestione del dato. Molti dati
restavano inutilizzati ma, che importa,
noi avevamo fatto il nostro lavoro. Forse,
proprio questo - la scarsa diffusione dei
dati, derivante dalla diffusa arretratezza
culturale che ha impedito di recepire le
istanze ambientaliste - ha motivato la
nascita delle agenzie ambientali. Ora,
alla produzione del dato deve seguire la
predisposizione di rapporti interpretativi, di "lettura", che consentano una adeguata divulgazione. Questo comporta
un'attenzione supplementare agli aspetti
comunicativi, in modo da attenuare la
possibilità di utilizzare il dato in modo
parziale o con intenti allarmistici. Comporta, insomma, una valutazione dei
possibili effetti sull'opinione pubblica
per evitare ingiustificate estrapolazioni.
E' richiesto uno sforzo di mediazione tra
la crudezza del dato scientificamente
ineccepibile e l'arricchimento divulgativo. Una mediazione da sempre vissuta
male da generazioni di professionisti
puri che non hanno mai guardato oltre il
proprio naso (oltre la preziosa purezza
specialistica).
Non dovevano né potevano guardare
oltre perché quello non era il loro ruolo,
secondo una interpretazione assai restrittiva del mansionario. A volte, se qualche
illuminato azzardava sconfinare nel
campo della dialettica, divulgando rapporti che agevolavano la comprensione
del dato tecnico, veniva ripreso brutalmente: l'interpretazione e la diffusione
non era competenza del tecnico! Certo,
prima era più facile; ci si sporcava meno
le mani senza la gestione del dato. Ma
non è meglio ora? Più efficace, più soddisfacente, più politically correct? Sicuramente siamo ancora in prova, in allenamento. Non siamo abituati a gestire le
13
reazioni (ingenue o interessate) ai nostri
dati e rischiamo di commettere scivoloni
madornali. Ma possiamo imparare.
D'altro canto, la disposizione della Direzione Generale di comunicare con gli
organi di informazione solo attraverso il
responsabile della struttura (in linea di
massima), seppure derivante dalla necessità di fornire ai giornalisti un interlocutore certo e costante, è vissuta come una
limitazione dal professionista che prima
poteva liberamente -più o meno rispondere alle domande dei g iornalisti
con la tradizionale crudezza tecnica (che
tanti disastri interpretativi ha causato!).
A me sembra che questa limitazione sia
una necessità temporanea che ci consente di impara r e gradualmente a gestire
correttamente il dato, nella prospettiva di
guadagnare la delega anche per gli
aspetti di comunicazione specialistica. Il
percorso di acculturamento comunicati-
M
■
vo è lungo e irlo di ostacoli; lo sforzo di
Arpa in questa direzione mi sembra
deciso e importante.
Ingerenze esterne?
Probabilmente, il ruolo innovativo di
Arpa non è ancora assimilato; o non
sono stati accettati, come fisiologici, i
possibili errori derivanti dall'utilizzo di
professionisti per funzioni diverse da
quelle per cui sono stati formati. Mi
sembra che alcuni funzionari regionali,
provinciali, comunali o alcuni politici
interpretino le nuove potenzialità di
Arpa e i tentativi (anche goffi, se vogliamo) di esercitarle, come intromissioni
indebite, invasioni di campo, volontà di
conquistare nuovi territori. Capita che
vengano interposti veli e richiami d'autorità, compromettendo a volte I'iter
evolutivo della nuova organizzazione.
1_E
PER Stì
4iu5rr
AL TO 5To
^tuST. /
14
a
a
In effetti, alcune competenze ambientali
non squisitamente di indirizzo e controllo sono rimaste agli enti locali; in questo
senso è comprensibile che le rivendicazioni di Arpa di occuparsi di nuovi
temiambientali, non tradizionali, vengano percepite come pericolo: pericolo di
perdere competenze a cui si è affettivamente legati o, peggio ancora, pericolo
di perderne il controllo.
Problemi soliti. Nati con l ' uomo e con la
pubblica amministrazione. Affrontati e
risolti, anche prima di Arpa, semplicemente utilizzando rispetto (per la buona
volontà altrui, quando c'era) e intelligenza (capacità di considerare anche i punti
di vista degli altri). Quando questi elementi mancano non c'è organizzazione
che tenga.
Per il momento mi sembra che ci sia
ancora molta diffidenza. Forse ci stiamo
studiando. Ma credo proprio che ci sia
posto per tutti. E che il problema del
controllo politico sui dati ambientali sia
ampiamente tutelato dalla legge istitutiva di Arpa. Basta mettersi d'accordo.
Con rispetto e intelligenza.
Forse anziché un'agenzia sarebbe meglio
una authority autonoma e autosufficiente? Forse. Ma anche le authority hanno le
loro controindicazioni. E per arrivarci
sarebbero necessari altri referendum per
sparigliare il sistema. Non è il caso, grazie (abbiamo già dato!).
Le persone giuste ai posti giusti
Per superare i conflitti, per guadagnare
fiducia, per poter delegare in modo affidabile, per stipulare contratti psicologici
nel rispetto dell'autonomia e della
dignità professionale, non è sufficiente
proclamare editti o altisonanti principi.
Bisogna saper mettere prima di tutto le
persone giuste nei posti giusti, superando antichi privilegi o diritti da prima
repubblica, individuando tra le maglie
dei contratti di lavoro e delle procedure
amministrative le possibilità di mantenere coerenza coi principi enunciati.
Le persone giuste sono in linea con le
enunciazioni generali e la loro autorevolezza è riconosciuta dagli operatori.
Allora l'intelligenza e il rispetto potranno fare il resto.
Non sarà facile, con generazioni di dirigenti - non rinnovabili! - di grande esperienza
e forti pregiudizi consolidati. Per questo la
sfida è ancora più avvincente. Ogni passo
sbagliato è un passo indietro. Alcuni passi
falsi sono fisiologici, ma la coerenza quella che genera fiducia - si vede dalla
direzione che prende il percorso.
La prossima riorganizzazione delle strutture di Arpa sarà un'occasione decisiva
per impostare il percorso verso direzioni
virtuose.
• le proprietà di base della sostanza che
caratterizzano la forma in cui essa è presente nell ' ambiente (peso molecolare,
punto di ebollizione, densità, etc.)
le proprietà che ne determinano il
destino ambientale (solubilità, tensione
di vapore, coefficienti di ripartizione tra
i vari comparti ambientali)
incompatibilità ovvero possibilità che si
verifichino reazioni esplosive, esotermiche o si formino sostanze pericolose in
presenza di specifiche classi di composti
proprietà intrinseche di reattività
(infiammabilità, autoinfiammabilità e
esplosività)
Un ' ultima classe di dati comprende l ' insieme di valutazioni già operate da altri
enti che costituiscono una base per la
definizione dei limiti di accettabilità ed
un utile riferimento per i processi decisionali.
LE FONTI INFORMATIVE PER LA
VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO
LE BANCHE DATI CONSULTABILI
TRAMITE I NTERN ET
A cura di
Luisella Gilardi
Lidia Fubini
Patrizia Bongiovanni
Marco Dalmasso
DoRS
Centro di Documentazione
per la Promozione della Salute
della Regione Piemonte
INTRODUZIONE
Con l'espressione "valutazione del
rischio chimico" si intende ]'identificazione della pericolosità di una sostanza
ottenuta dal complesso delle informazioni disponibili.
La valutazione del rischio si articola in
varie fasi che comprendono l'identificazione dei rischi, la definizione dell'esposizione, la stima dei danni che ne derivano
Tutte queste valutazioni sono possibili
solamente se è disponibile un insieme
adeguato, affidabile e completo di informazioni.
La gran parte di queste informazioni è
costituita dai quei dati che identificano
la pericolosità intrinseca della sostanza
chimica, ovvero la capacità di indurre
effetti nocivi, quali:
le proprietà tossicologiche (tossicità
acuta, subcronica e cronica, mutagenicità, cancerogenicità, relazioni doserisposta, dati epidemiologici)
le proprietà (li reattività (esplosività,
infiammabilità, radioattività, corrosività,
etc.)
Una seconda classe di dati è costituita da
quelle proprietà che ne determinano il
comportamento nell'ambiente e permettono di prevederne i possibili scenari di
esposizione, quali ad esempio:
Questa categoria include:
• standard e parametri di riferimento di
accettabilità o tollerabilità per la popolazione generale
standard e parametri di riferimento di
accettabilità o tollerabilità per l ' ambiente di lavoro (TLV, TWA, TI V-CEILING)
valutazioni di cancerogenieità operate
da enti riconosciuti in campo internazionale secondo criteri stabiliti (IARC,
CEE, CCTN, EPA, ACGIH)
standard e parametri di rischio per
condizioni accidentali e di emergenza.
Negli ultimi anni la comunità scientifica,
le agenzie o gli istituti coinvolti hanno
effettuato un grande sforzo per la produzione e diffusione di questi dati.
Paradossalmente, non è la scarsità di
informazioni, bensì la loro notevole
mole a disorientare chi si occupa di prevenzione.
La ricerca di informazioni rilevanti e
pertinenti in tempi rapidi è generalmente
più importante rispetto al reperimento di
grandi quantità di materiali.
Il collegamento internet (1-4) permette
l'accesso ad una grande mole di informazioni; per evitare di correre il rischio
di rimanerne travolti, è particolarmente
utile orientare la ricerca.
L'obiettivo di questo articolo è pertanto
quello di fornire alcune indicazioni presentando un primo elenco di banche dati
e di siti di organizzazioni internazionali
di rilievo nell'ambito della prevenzione.
Sottolineiamo che l ' elenco che qui riportiamo non è sicuramente esaustivo. Sono
riportati i siti di banche dati che possono
rispondere in modo adeguato agli obiettivi posti, e alcuni siti di organizzazioni
internazionali accreditate elle da anni
promuovono, sviluppano, diffondono
attività e progetti per la prevenzione.
15
METODI
Si è cercato, innanzitutto, di costruire un
elenco delle principali banche dati di tipo
chimico-tossicologico in grado di rispondere alle esigenze degli operatori che
lavorano nel campo della prevenzione.
Il punto di partenza è stato un elenco di
siti censiti a seguito di una prima ricognizione (5) effettuata durante la sperimentazione biennale di un Centro di
documentazione sui rischi c danni di origine ambientale e lavorativa (6) realizzato nel biennio 95-97 presso la Sezione
Medico-Epidemiologica dell'ASL 5 di
Grugliasco (To); a questi sono stati
aggiunti alcuni indirizzi di banche dati
sviluppate e aggiornate da parte di istituzioni, governative e non, che da anni
operano nel campo della prevenzione
(NIOSH, EPA, IARC, ACGIH) reperite
direttamente esplorando il sito di tali
organizzazioni.
Esistono inoltre alcuni siti che offrono
informazioni organizzate, in particolare
alcuni di questi ospitano elenchi di banche
dati su documentazione tecnico-scientifica suddivise per aree tematiche, fra questi
il Chemical Information Sites indexed at
the Chemfindcr Webserver (http./1 www
chemfinder.camsoft.comisiteslist.html) e il
sito Intcractive Learning Paradigm Incorporateti (http://www. ILPI.COM/MSDS/
INDEX.CHTML) che fornisce un elenco
di siti ove è possibile reperire le schede
tossicologiche di alcune migliaia di
sostanze pericolose.
Ci si è dunque collegati per verificarne il
contenuto, l'aggiornamento, la completezza e le modalità di ricerca, e si è provveduto a selezionare e a descrivere quelle che maggiormente potevano rispondere agli obiettivi che ci eravamo posti.
RISULTATI
Succede in Italia
Per quanto riguarda il panorama italiano
l'offerta in questo campo è pressoché inesistente; sembra molto interessante i] progetto, attualmente in fase di realizzazione
presso l'istituto Superiore di Sanità, che
consiste essenzialmente nel collegare via
internet l'archivio dei composti censiti
all'interno dell'Inventario Nazionale
delle Sostanze Chimiche e di permetterne
la consultazione in forma gratuita.
L'inventario Nazionale delle Sostanze
Chimiche (7) è, in pratica, una banca
dati che si prefigge di offrire un quadro
per quanto possibile completo sulle
sostanze prese in considerazione dalla
CEE e, nel contempo, di permettere una
consultazione rapida dei dati relativi a
16
singole sostanze chimiche. Attualmente
sono presenti in inventario 2800 schede
monografiche mentre altre 2500 sostanze sono "inventariate". Il modello di
scheda dell'Inventario comprende 14
capitoli, in particolare:
identità della sostanza; dati di utilizzazione, produzione e trattamento; caratterizzazione chimico-fisica della sostanza;
dati tossicologici; dati ecotossicologici;
impatto e destino ambientale; dati epidemiologici; misure di emergenza; dati
relativi a particolari applicazioni ed usi;
criteri di qualità ambientale; valutazione
del rischio effettuata da organi internazionali; bibliografia.
Attualmente tale collegamento non è
ancora attivo.
Succede nel mondo
Il panorama internazionale è molto più
vasto, sono infatti numerose le banche
dati consultabili che permettono di ottenere una buona quantità di informazioni
su caratteristiche, modalità di esposizione, destino nell'ambiente, metodi di analisi, pericolosità e tossicologia di sostanze, materiali o classi di composti in qualche modo ritenuti pericolosi.
Risultati specifici
Le banche dati individuate sono riportate in tabella I, per ognuna viene fornito
l'indirizzo completo del sito web, il produttore ed una breve descrizione delle
informazioni contenute. ln tabella 2 tali
fonti sono confrontate per alcune caratteristiche salienti (modalità di ricerca,
completezza, limiti, vantaggi).
Come già accennato nella parte introduttiva abbiamo preso in considerazione
anche alcuni siti di organizzazioni internazionali accreditate che possono risultare di interesse; in questo articolo ci
limitiamo a descriverne solo due in
quanto siti di organizzazioni internazionali particolarmente impegnate sui temi
della prevenzione e molto ricchi di collegamenti ed informazioni.
Parleremo del sito del NIOSH (National
Institute for Occupational Safety and
Health) e del sito della IARC (Internadonai Agency for Research on Cancer).
La pagina di presentazione del NIOSH
si trova al seguente indirizzo URL:
http://www.cdc.gov/niosh/homepage.html
Fa parte del Centre for Disease Control
and Prevention (CDC) ed è un'organizzazione federale americana responsabile
di condurre ricerche e produrre linee
guida per la prevenzione dei rischi correlati al lavoro.
E un sito interessante per la ricchezza di
informazioni, in particolare scegliendo
l'opzione databases si accede ad una
lista di banche dati. Fra queste segnalia-
mo il NIOSH Manual of Analitycal
Methods (quarta edizione, 1994) che
raccoglie i metodi per il campionamento
e l'analisi di contaminanti presenti in
aria nei luoghi di lavoro o in liquidi
organici (sangue, urine, ecc..) di lavoratori esposti.
E una buona opportunità sia per l'operatore che svolge direttamente le analisi di
contaminati ambientali sia per chi ha il
compito di verificarne l'efficacia.
Segnaliamo inoltre i Criteria Document
che sono pubblicazioni prodotte dal
NIOSH per fornire linee guida e raccomandazioni per la prevenzione dei rischi
e danni in ambienti di lavoro.
I documenti presenti nei due siti sopra
descritti sono contenuti in files con
estensione pdf, per scaricarli sul proprio
PC occorre essere dotati del software
Adobe Acrobat Reader ottenibile direttamente e gratuitamente dal sito stesso.
E' possibile avere una copia cartacea dei
documenti reperiti contattando gli enti
indicati nella pagina di presentazione
della banca dati.
La pagina di presentazione della IARC
si trova al seguente indirizzo URL:
http:Ilwww.iarc.fr/
E una delle più autorevoli agenzie internazionali ad occuparsi di sostanze in
grado di svolgere un'azione cancerogena.
L'obiettivo dell'agenzia nata nel 1965 è
quello di promuovere, sviluppare e coordinare progetti volti a ricercare le cause
di cancro nell'uomo.
Abbiamo ritenuto utile segnalare il sito
in quanto è molto ricco di collegamenti
ed informazioni; in particolare, segnaliamo l'opzione Monograph Database da
cui è possibile ottenere la lista e la relativa classificazione degli agenti fino ad
ora studiati dalla agenzia francese.
Risulta inoltre attiva una funzione di
ricerca che permette, attraverso la digitazione del nome chimico, de] sinonimo o
del numero CAS, di accedere alla sintesi
dei dati relativi alla valutazione di cancerogenicità delle sostanze prese in considerazione fino agli anni più recenti.
Tabella 2. Confronto fra le principali caratteristiche delle banche dati individuate
Banca Dati
Modalità Di Ricerca
Completezza
Limiti
Vantaggi
Chemical in the Environment
OPPT Chemical Fact sheet
(Chemical Summary).
Possibilità di visualizzare la lista di
composti e di accedere in modo
i ertestuale alla scheda riassuntiva
(Fact sheet) o quella più completa
La banca dati contiene
informazioni si circa 50
composti chimici.
Il numero di sostanze
considerate è piuttosto
scarso e i riferimenti
alla normativa sono
americani.
'
Il fatto che sia prodotta dall EPA, una delle più
autorevoli agenzie americane che si occupa di
problemi legati alla salute umana e ambientale.
NIOSH Pocket Guide to
Chemical Hazard
Possibilità di visualizzare la lista
di composti (nome chimico, sinonimo, numero CAS) e di accedere in modo ipertestuale alla scheda riassuntiva.
Sono presenti informazioni su alcune centinaia di composti e classi di composti.
Le modalità di ricerca e
di accesso non sono
semplici.
Sicuramente la sinteticità delle informazioni e
la loro organizzazione in formato di scheda.
Hazardous Chemical Database
Ricerca per parola chiave.
Le parole chiave includono: nome
chimico, sinonimo, formula e
numeri di registro (CAS, DOT,
RTECS e EPA).
Informazioni su circa
2000 materiali pericolosi.
Scarsa disponibilità di
informazioni a supporto della banca dati
Fonte primaria per reperire informazioni utili
per la gestione di situazioni di emergenza
dovute a rilasci accidentali di sostanze pericolose.
ECDIN (Environmental Chemical Data and Information
Network)
Ricerca per numero ECDIN,
numero CAS, nome chimico,
sinonimo, formula molecolare.
Informazioni su circa
120.000 sostanze prenell'inventario
senti
dell'EINECS.
Scarsa disponibilità di
informazioni a supporto della banca dati.
Fonte informativa primaria per reperire informazioni complete ed approfondite su un vasto
numero di sostanze o agenti chimici. Molto
utile la parte relativa alla normativa.
EPA Factsheet for Regulated
Chemicals
Possibilità di visualizzare la lista
di composti e di accedere in
modo ipertestuale alla scheda.
Informazioni su circa
300 sostanze normate
e regolate dall'EPA.
Il numero di sostanze
non è elevato non è
presente la bibliografia
ed i riferimenti alla normativa sono americani.
Pregio della banca dati è il fatto che sia stata
costruita dall'EPA e presenti all'inizio di ogni
scheda la sezione ' Hazard Summary ' che contiene la sintesi delle caratteristiche tossicologiche salienti della sostanza in esame.
MSDS (Material Safety Data
Sheet)
Ricerca per nome chimico, nome
del produttore, numero CAS.
Informazioni su circa
180.000 sostanze
Il fatto che esista più di un
MSDS, prodotto da organizzazioni diverse può
generare confusione.
Fonte di prima consultazione per reperire
informazioni sintetiche e concise su sostanze
chimiche esistenti.
Toxline
Ricerca per soggetto, autore
numero CAS, periodo di pubblicazione, fonte.
Presenza di 800.000
riferimenti bibliografici.
Impossibilità di limitare
la ricerca per anno di
pubblicazione.
Preziosa e completa fonte da utilizzare per
ricerche bibliografiche relative al campo biomedico, chimico, tossicologico.
North American Ernergency
Guidebook 1996 (NAERG)
Ricerca per nome del materiale.
Sono presenti informazioni su circa 3700
materiali pericolosi.
Scarsa disponibilità di
informazioni a supporto della banca dati.
Fonte informativa preziosa per gestire emergenze dovute a sversamenti o rilasci di materiali pericolosi.
Chemical Health and Safety
Data
Ricerca per nome chimico, sinonimo, numero CAS.
Informazioni su circa
2000 sostanze
Scarsa disponibilità di
informazioni a supporto della banca dati.
Il fatto che sia prodotta nell ' ambito del National Toxicology Programme
Tox Faq (Toxicology Frequently
asked questions)
Possibilità di visualizzare la lista
di composti e di accedere in
modo ipertestuale alla scheda.
Sono presenti informazioni su circa 100 composti chimici.
11 basso numero dei
composti considerati.
Il tono discorsivo ed estremamente chiaro, la
presenza di un glossario alla fine di ogni scheda.
V
Per circa una trentina di composti le informazioni sono presenti in files con estensione pdf, per leggerli è necessario pertanto essere in possesso del software'Adobe Acrobat Reader'
che può essere scaricato in forma gratuita direttamente da Internet
Tabella I. Elenco delle banche dati individuate accessibili via internet
Nome
Sito web
Produttore
Descrizione
Chemical in the Environment http:llwww.epa.govlchemfact
OPPT Chemical Fact sheet
Office of Pollution Prevention and
Toxics dell' U.S. EPA (Environmental
Protection Agency),
Contiene informazioni su circa cinquanta
composti chimici; per ognuno di tali composti
è possibile scegliere tra due opzioni:
Fact sheet: permette di accedere a una sintesi
di informazioni selezionate dall'EPA su modalità
di esposizione, conseguenze per l ' uomo e per
l'ambiente derivanti da tale esposizione.
Chemical Summary: permette di accedere ad un
numero maggiore di informazioni: proprietà di
tipo chimico fisico, produzione, uso, destino
ambientale, effetti sulla salute umana e sull'
ambiente, limiti e linee guida proposti da parte di
organi di controllo statunitensi.
NIOSH Pocket Guide
for Chemical Hazard
http:IIwww.cdc.govlnioshlnpglpgdstart.html
NIOSH (National Institute for
Safety and Health),
Offre al lettore una guida sintetica per reperire
informazioni su caratteristiche chimico-fisiche,
limiti di esposizione, incompatibilità e reattività,
metodi di analisi, dispositivi di protezione
individuale, rischi per la salute che comprendono
vie di esposizione, sintomi, misure di primo
soccorso e organi bersaglio.
Hazardous Chemical
Database
http:llull.chemistry.uakron.edulerd
Università di Akron U.S
La banca dati permette di accedere ad
informazioni di base relative alla sostanza
cercata, in particolare ne vengono evidenziate le
proprietà chimico-fisiche, i rischi potenziali, le
misure da adottare in casi di emergenza.
Toxline
http:I/ www.medscape.comlmisc
Iformtoxlineinflive.html
U.S National Library of Medicine,
Bethesda, MD, USA.
Fornisce circa 800.000 riferimenti bibliografici
su aspetti tossicologici ed ambientali
di agenti chimico fisici.
ECDIN (Environmental
Chemical Data and
Information Network)
http:l/ecdin.etomep.net
Joint Research Centre di Ispra (Varese).
Ecdin raccoglie informazioni
sulle sostanze presenti nella lista stilata dall'EI
NECS (European Inventory of Existing
Commerciai Chemical Substances).
Per ognuno dei composti presenti in archivio
sono disponibili informazioni relative a:
dati identificativi della sostanza, metodi di analisi,
caratteristiche farmacologiche, dati tossicologici,
dati epidemiologici, valutazione del rischio per
la alute e normativa.
a)
a
Tabella i (continua). Elenco delle banche dati individuate accessibili via internet
Nome
Sito Web
Produttore
Descrizione
EPA Factsheet for
Regulated Chemicals
http:llmail.odsnet.comfTRlFacts
EPA (Environmental Protection Agency)
Raccoglie informazioni su circa 300 composti
chimici tossici normati e regolati dal ' EPA.Per
ognuno dei composti considerati si possono
ottenere informazioni relative a:
dati identificativi, limiti di esposizione in
ambiente di lavoro, informazioni tossicologiche,
sorveglianza medica consigliata, misure di
controllo dell'ambiente di lavoro, dispositivi di
protezione individuale, misure da attuare in caso
di emergenza, misure da attuare per lo stoccaggio
e per la manipolazione, informazioni ecologiche.
MSDS (Material Safety
Data Sheet)
http:llsiri.uvm.edulmsdsl
University ofVermont U.S.
Material Safety Data Sheet consiste in un insieme
di banche dati in grado di fornire una scheda
tossicologica per ciascun composto chimico, in
cui sono riportate le seguenti informazioni:
identificazione , componenti pericolosi del com
posto, caratteristiche fisiche, rischi associati,
effetti sulla salute, reattività , procedure di
emergenza e di manipolazione, dispositivi di
protezione individuale, precauzioni speciali.
North American Emergency
Guidebook 1996 (NAERG)
http:l/www.tc.gc.calcanuteclenglishlguide
/searchlsearch_e.htm
Transport Canada (TC), U.S.
Department of Transportation (DOT)
e dal Secretariat of Communications
and Transportation del Messico (SCT)
Raccoglie informazioni su circa 3700 materiali
chimici, fra questi quelli con proprietà chimico
fisiche, reattività e tossicologia simile sono stati
inclusi in una stessa classe di pericolosità. Per
ognuna di queste classi è possibile visualizzare
una scheda che riporta essenzialmente informazioni
sui rischi potenziali, in particolare vengono
trattati i rischi di incendio o esplosione e per la
salute, misure da adottare in caso di emergenza.
Chemical Health
and Safety Data
http:llntp-server.niehs.nih.govlMain_
Pages/Chem-HS.html
National Toxicology Program .
Raccoglie infomazioni su un vasto numero
di sostanze chimiche, e in particolare permette
all'utente di conoscere per ogni sostanza i
seguenti dati: proprietà chimico-fisiche, tossicità,
dati relativi a regolamentazionee linee guida, usi,
procedure di manipolazione e di emergenza, fonti
bibliografiche.
Tox Faq (Toxicology
Frequently asked questions)
http:l/atsdrI.atsdredc.gov:80801toxfaq.html
Agency for Toxic Substances and
Disease Registry (ATSDR)
La banca dati fornisce all ' utente i dati di sintesi su
pericolosità e tossicologia di sostanze chimiche
in particolare su: modalità di esposizione, destino
ambientale, tossicologia, sorveglianza medica e
linee guida o raccomandazioni di appositi organi
INSERTO
DISCUSSIONE
BIBLIOGRAFIA
Per quanto riguarda la consultazione e i
problemi connessi, ci sembrano opportuno riportare le seguenti osservazioni:
i.
Pallen M., Introducing the
Internet. "British .Mcdical Jounlal"; 311
(1995) p.1422-24
La ricerca di informazioni è spesso
lunga e poco agevole; solo con una
buona pratica, adeguata formazione e
quindi una dimestichezza nell'impostazione della strategia di ricerca si ottengono buoni risultati. Questo suggerisce
che per ricerche di maggior impegno è
utile usufruire di strutture di Il livello
con esperti a ciò dedicati.
Spesso, anche se risulta poco invitante, è utile leggere con attenzione le pagine introduttive che presentano il contenuto, la fonte dei dati , e la modalità di
ricerca delle banche dati
I siti spesso cambiano indirizzo o
addirittura "muoiono". La frequenza con
cui ciò accade è piuttosto elevata: in
alcuni casi il cambiamento di indirizzo è
segnalato ma spesso per un tempo piuttosto breve. Gli indirizzi dei siti web
individuati riportati nelle tabelle precedenti si riferiscono al periodo febbraiomarzo 99.
Molti siti a volte permettono il collegamento, volte no; il motivo non è del
tutto conosciuto, ma induce sicuramente
ad affermare che non è conveniente limitarsi ad un unico tentativo.
Per reperire informazioni, conviene,
dove è possibile, utilizzare la modalità di
ricerca più semplice che consiste nella
digitazione del numero eli registro CAS
(anemica] Abstract Service) delle
sostanze di interesse.
2.
Santoro E., Come collegarsi
(Rubrica `Internet in Medicina). "Ricerca e Pratica", 12, (1996) p.150-159
Riferimento
Luisella Gilardi
DoRS
Centro di Documentazione
per la Promozione della Salute
della Regione Piemonte
Via Sabaudia 164 Grugliasco (To)
Tel 011-401 7692 ix 011-4017687
e-mail [email protected]
f
20
3.
Santoro E., Nicolis E., Servizi e
strumenti (Rubrica 'Internet in Medicina),
"Ricerca e Pratica", 13, (1996) p. 26-35
4.
Santoro E., Nicolis E., Applicazioni e risorse (Rubrica `Internet in
Medicinà) "Ricerca e Pratica " , 13,
(1997), p. 99-108
5.
ARPA, Area di Epidemiologia
Ambientale (a cura di), Sicurezza, pericolosità, tossicologia di sostanze chimiche: individuazione e prima valutazione
delle fonti disponibili (Rapporto 4b),
Grugliasco 1997 (EP/GR/62)
PREVENZIONE
QUADRO
6.
ARPA, Area di Epidemiologia
Ambientale (a cura di), Fornitura di Servizi di Documentazione: valutazioni e
osservazioni conclusive, (Rapporto 8),
Grugliasco 1997 (EP/GRI66)
7.
Marcello l., Le fonti di informazione per la valutazione del rischio tossicologico. L' inventario nazionale delle
sostanze chimiche. Rapporti Istisan 95119
ci
VERSO IL CONVEGNO
DI NAPOLI
18-19 giugno 1999
Il 18 e 19 giugno si terrà a Napoli (i
soci SNOP in regola con la quota riceveranno a fine aprile l'invito) il Com•e,gno CIIP:
"7 PROFILI DELLA PREVENZIONE".
Importante appuntamento che ciftimiterà ruoli, contenuti, formazione e
aggiornamento dei binomi: tecnico
della prevenzione ASL - RSPP, medico
del lavoro ASL - medico competente,
assistente sanitaria ASL - figura di nursing nel sistema di impresa e le altre
figure che si stanno delineando nel
vasto panorama professionale della
prevenzione.- ergonnmo, psicologo,
igienista industriale, etc.
Sono stati invitati i Ministeri Sanità,
Lavoro e Istru,zione.I1 percorso C11P è
sempre quello di affrontare le nuove
esigenze nei due sistemi complessi: il
sistema di prrrenz.ione d'impresa ed il
sistema pubblico di vigilanza, controllo
e promozione della salute nei luoghi di
lavoro, alla luce delle normative UE
che impongono a tutti i soggetti nuove
capacità e nuore funzioni.
FORMAZIONE ATTO SECONDO
di Umberto Laureni
Le numerose iniziative di formazione in
materia di prevenzione e sicurezza sul
lavoro attualmente in atto in Italia sono
riconducibili, nella sostanza, a due grandi ambiti, caratterizzati da obiettivi
diversi e ben distinguibili.
Nel primo si collocano le iniziative che
mirano a garantire una valida formazione professionale a chi è destinato a svolgere organicamente un ruolo di responsabile della prevenzione sul lavoro: il
responsabile del Servizio di prevenzione
aziendale, il consulente di azienda, il
tecnico igienista industriale del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda
Sanitaria Locale. Per queste figure si
tratta di definire specifici profili professionali, partendo dalle professionalità
richieste dai loro compiti e dalle azioni
svolte, per individuare i requisiti in termini di titolo cli studio, di formazione e
di necessaria esperienza pregressa.
Il secondo progetto formativo, su cui
SNOP ha costruito il suo "Manifesto per
la formazione" (Snop n.44), ipotizza di
attraversare trasversalmente il mondo
della scuola e dell'università (segnatamente gli istituti tecnici e le facoltà
scientifiche), con l'obiettivo di garantire
la diffusione generalizzata della cultura
della prevenzione. Lo strumento previsto
è l'inserimento come materia di studio
della prevenzione primaria in ambiente
di lavoro, cioè la conoscenza di quel
complesso di norme tecniche, procedurali ed organizzative finalizzate a garantire
nei luoghi di lavoro condizioni di benessere e a prevenire il verificarsi degli
infortuni e delle malattie professionali.
Un progetto sicuramente non nuovo, se
già alla fine dei lavori della Commissione Lama (1990) la bozza di Testo Unico
prevedeva che "con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione, di concerto
con gli altri ministeri interessati, la
materia della prevenzione dei rischi da
lavoro viene inserita, quale insegnamento obbligatorio, nei programmi di studio
delle scuole ed istituti di insegnamento
di ogni ordine e grado " .
I due percorsi si integrano e si completano: il primo guarda alle punte della formazione, cioè ai livelli di conoscenza
degli specialisti, dei "professionisti"
della prevenzione; il secondo si propone
di elevare i] livello medio della preparazione, cioè la conoscenza di base comune a tutti i tecnici diplomati o laureati.
l due obiettivi di formazione, come noto,
sono stati presentati e discussi, per iniziativa di SNOP, nel seminario del 15
maggio 1998 tenutosi in una sede di prestigio come il Politecnico di Milano alla
presenza di importanti referenti istituzionali e sociali.
Da quella data il progetto sui Profili professionali ha indubbiamente progredito.
Il lavoro di elaborazione curato delle
Associazioni che aderiscono alla CITP Consulta Interassociativa Italiana per la
Prevenzione, è stato presentato a Roma il
9 luglio nel seminario "Profili e competenze per le figure professionali della
prevenzione", ricevendo un primo indubbio riconoscimento istituzionale. Esso
verrà riproposto, naturalmente in forma
più avanzata, il 18 e 19 giugno prossimi
a Napoli nel Convegno "1 profili della
prevenzione". Credo che non mancheranno contributi specifici su Snop per
illustrare Io stato dell'arte.
L'altro progetto (quello della formazione
generalizzata) ha invece gambe più gracili cd è fermo ancora alla relazione presentata da SNOP al Politecnico di Milano (vedi Snop n.46) ed al dibattito che ne
è seguito. Poiché nel dibattito la relazione SNOP ha raccolto molte e qualificate
adesioni, è su queste che dobbiamo per un
attimo tornare a riflettere, traendone
-spero- nuovi spunti operativi.
Ad esempio, è stato detto a Milano
(Ranieri - CGIL Scuola Ricerca) che il
sistema della formazione dovrebbe basarsi su un doppio principio: "Non si dovrà
accedere al mondo del lavoro se non si
è ricevuta una apposita formazione" e attenzione- "nessuno potrà completare
il suo percorso scolastico senza aver
svolto una specifica esperienza lavorativa (stage)", con ricadute -chiosiamo
noi- anche prevenzionistiche.
In sostanza essere addestrati prima di
cominciare a lavorare e conoscere il
mondo del lavoro mentre si studia.
Il primo principio tocca un piano squisitamente operativo: si tratta in sostanza di
garantire ai nuovi assunti momenti di
formazione obbligatoria, tecnico-applicativa, a cura soprattutto delle imprese.
Un ' esigenza ben acquisita che ha trovato nel D.L.vo 626/94 una formidabile
cassa di risonanza, da garantire in primo
luogo alle categorie più bisognose di formazione, soprattutto gli artigiani, anche
mediante adeguamenti delle nuove leggi
ad esempio sull'apprendistato.... Ed
insieme garantendo nuove forme di specializzazione post-diploma, che non
dovrebbero ridursi al diploma universitario ma dovrebbero, a partire dall'accordo
sul lavoro, preoccuparsi di fornire un'offerta di formazione basata sulle esigenze
del mercato del lavoro.......
La seconda parte del ragionamento di
Ranieri, cioè il principio della garanzia
di formazione prima del diploma (o della
laurea) è assolutamente nuova e si avvicina molto a quella trasversalità ed universalità della formazione di base che
costituisce l'obiettivo di SNOP. Ranieri
nel suo ragionamento ci prospetta la
garanzia di una formazione di base sui
principi della prevenzione che sia anche
in grado di coinvolgere i discenti e renderli "partecipi di una cultura dei diritti".
Marco Frey da un osservatorio autorevole come la Bocconi ha portato un contributo che è insieme una conferma dell'assunto di SNOP. Ha ribadito cioè che le
imprese richiedono a scuola ed università un maggior contributo alla diffusione trasversale della cultura prevenzionistica di base piuttosto che a quella specialistica.
Le imprese richiedono che chi ha completato il percorso scolastico, anche se
non in grado di avere esperienza di un
fenomeno (qual'è un ciclo industriale
con i suoi rischi, perché questi aspetti
potrà approfondirli dopo, con la formazione specialistica), sappia quali applicazioni il fenomeno potrà avere. In altre
parole, se il "saper fare" può essere
acquisito dopo ((in the job), il inondo
della scuola deve aiutare il futuro tecni-
21
co a "sapere" e a "saper essere", cioè a
comportarsi comunque da protagonista
consapevoli della prevenzione, qualunque sia il suo compito.
Se nelle esperienze più avanzate (quelle
dell'ARPA emiliana e quella -bellissima- di Reggio Emilia), la formazione
viene giustamente avviata già nella
scuola dell'obbligo, perseguendo la
conoscenza complessiva del territorio
che è anche, ma non solo, ambiente di
lavoro; se dal Direttore Generale del
Ministero dell'Istruzione (Nardiello) si è
accennato all'esigenza di avviare la formazione a partire dalla scuola materna (!)
per prevenire il prodursi di negative
"coscienze incallite" difficili da modificare, è stato soprattutto alle Università
che si è guardato a Milano, alle esperienze in atto (molle), alle possibilità ed
offerte di formazione prevenzionistica di
base, in particolare all'interno delle autonomie oggi previste per gli atenei.
Dal Politecnico di Milano (Biardi) è venuta la semplificazione più calzante, quando
si è parlato dell ' esigenza di forti messaggi
cultu r ali sulla prevenzione da dare- a tutti
gli studenti, equiparando come importanza la conoscenza dei principi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro alla conoscenza
dei principi della termodinamica.
Da Milano e da Torino (Patrucco) sono
stati presentati i percorsi didattici già in
atto (a conferma del fatto che localmente molto è già stato prodotto e sperimentato), ma soprattutto esperienze - fondamentali - di integrazione tra diverse
discipline e competenze disponibili nell ' ateneo, per contribuire, prima di tutto,
a creare dentro l'Università, una cultura
della sicurezza e metterla a frutto per
adeguare i propri ambienti di lavoro.
Sempre su questa linea, Tommasi di
Ingegneria di Trieste ha ricordato che nel
1993 quell'Università aveva costituito al
suo interno il Centro Interdisciplinare
per la Ricerca e lo Studio dei Problemi
del Lavoro, con competenze giuridiche,
economiche, ingegneristiche e mediche.
11 Centro si proponeva come un riferimento preciso e specifico per tutti coloro che da varie angolazioni si occupavano dei problemi del lavoro e della prevenzione lavorativa, e partiva proprio
dall'offerta verso l'esterno (verso il mercato) delle risorse didattiche ed insieme
tecniche possedute dall'Università, in
primo luogo ipotizzando una stretta collaborazione con gli istituti scolatici. Un
percorso complesso, articolato che autoreferenziasse l'Università e facesse
emergere tutti i possibili sbocchi positivi
di un investimento in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro. Si tratta di
un ragionamento affine a quello tentato
da SNOP (che l'esperienza cli Trieste
non sia poi decollata, è un ' altra storia).
Per definire il rapporto tra la cultura di
22
base della sicurezza ed il ruolo dell'esperto della sicurezza il rettore del Politecnico di Milano ha fatto un ' analogia,
parlando di qualità. L'esperto di qualità
non partecipa al lavoro di staff (in cui
tutti devono sapere di qualità) ma si colloca come l'unico in grado di dare allo
staff un supporto metodologico. Sono a
ben vedere i due livelli di preparazione
di cui stiamo parlando.
La capacità di progettazione ex ante è
stata riproposta come alternativa alla
cultura repressiva e punitiva ex post che
oggi caratterizza la prevenzione in Italia,
per riaffermare un possibile ruolo centrale delle Università.
Queste esperienze dei Politecnici, ma
più ancora il collegamento della crescita
della cultura prevenzionistica all'interno
delle Università con gli adempimenti
imposti dal D.L.vo 626/94, hanno fatto
intravedere un possibile percorso virtuoso, che SNOP ha già ipotizzato nel suo
"
Manifesto per la formazione " .
Sono balenate prospettive stimolanti:
l ' attuazione del 626 vista dal senato
accademico, dal consiglio di istituto non
come un pesante fardello dovuto agli
obblighi burocratici, ma come l'occasione di sperimentare sul campo la capacità
di valutazione dei rischi, la loro quantificazione, la loro eliminazione (ma sì, per
una volta non scandalizziamoci se per
molte scuole e per molte università ogni
problema di igiene e sicurezza sul lavoro sembra essere nato con il Decreto
Legislativo 626/94!). Vista come l'occasione di valorizzare le competenze esistenti mettendole alla prova nei laboratori, nelle officine, negli ambienti con
attrezzature e macchine, cioè negli ambiti in cui applicare (per legge) cd insegnare ad applicare (per compito istituzionale) le norme della prevenzione e della
sicurezza.
Questa doppia chiave di lettura che solo
il mondo della scuola possiede rappresenta, a parere di chi scrive, l'elemento
vincente di tutto il discorso che stiamo
cercando di portare avanti.
La lunga carrellata sul seminario di
Milano era a mio parere necessaria per
riproporre la ricchezza delle sperimentazioni in atto che si collocano nella logica della formazione trasversale.
E allora perché l'adesione formale a]
messaggio di SNOP non è stata seguita
da iniziative, perché ci portiamo dietro la
sensazione di continuare ad essere soli?
Diciamolo chiaramente. Se usciamo
dalle generiche affermazioni di principio, e cerchiamo cli ritrovar e qualche
cosa di più concreto a sostegno dell'esig
enza di una formazione trasversale, non
lo troviamo nemmeno nelle parole di chi
ha ruolo, cultura e competenza per farlo,
di chi in sostanza difende la formazione
e la mette alla base del successo della
prevenzione. Abbiamo difficoltà ad individuare posizioni chiare ed esplicite.
Sembra -cd è comprensibile- che la formazione specialistica, per come nasce,
per le esigenze che sottende, rappresenti un'idea più matura, più attuabile senza
stravolgere logiche ed equilibri. Dobbiamo tenerne conto.
Oggi SNOP riformula la sua proposta di
rendere obbligatoria la formazione su
igiene e sicurezza del lavoro nel mondo
della scuola e dell'università e su questa
richiede adesioni e pronunciamenti formali, li richiede cioè in primo luogo sul
messaggio, sul principio generale.
Ma richiede altresì contributi per la fase
successiva, per arricchire il ragionamento, per acquisire esperienze già avviate,
per prendere atto delle disponibilità a
creare un gruppo di lavoro sul dopo, cioè
sui contenuti tecnici, attuativi della proposta, e sulla ripartizione della formazione sull ' intera scuola.
Su tutto ciò Snop mette a disposizione le
pagine del prossimo numero della rivista.
Riteniamo essenziali e le proponiamo al
dibattito le seguenti fasi operative:
1. ottenere l ' adesione formale alle motivazioni della proposta SNOP da parte
dalle forze politiche, in particolare dai
Ministero dell'Istruzione e da quello
dell'Università e Ricerca Scientifica e
Tecnologica, adesione che costituisca
il lasciapassare per le iniziative locali
2. avviare fasi di sperimentazione territoriale coinvolgendo i Provveditorati e
le Università. Come ribadito nel suo
manifesto, SNOP ritiene che esistano
nelle scuole e nell'università spazi per
iniziative autonome sulle quali sperimentar e i percorsi e la fattibilità di una
formazione trasversale omogenea
3. definire contestualmente i contenuti
minimi della formazione su igiene e
sicurezza del lavoro da ripartire nelle
scuole dei diversi ordini e gradi.
MATERIALI DI LAVORO
SPECIALE OSPEDALE DOPO IL 626
AA VARI
OSPEDALEpiùSICURO
e EMERGENZA IN OSPEDALE
Supplementi a Dossier Ambiente n. 42
(vedi recensione su SNOP 47-48)
tel. 02-26223120
Emilio Volturo e Gianni Pianosi
OSPEDALE e SEIDUESEI
Sussidiario per la formazione dei lavoratori della Sanità pubblica e privata.
edizioni Sorbona Milano
tel. 02-48016464 fax 02-48 1 94485
(recensione su questo numero di SNOP)
D.D'Oca, F. D'Orsi,
F. Passarelli. D. Spaziani
LA SICUREZZA DEL LAVORO
NEI CENTRI DI ANALISI. DI CURA
E NEGLI OSPEDALI
Manuale 2^ Edizione Buffetti editore
ASPETTI DI PREVENZIONE
DEI RISCHI NEL LAVORO
OSPEDALIERO
Inserto a cura di Rolando Dubini
in ISL I g iene e Sicurezza del lavoro
(rivista dell'IPSOA) Anno Il. n.8. 1998
LA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI
Articolo di Agostino Messineo
e Fausto Tigani
in ISL Igiene e Sicurezza del Lavoro
Anno II, n. 12. 1998
ISPESL
E RISCHIO BIOLOGICO
Da studi e osservazioni epidemiologiche, come più volte sottolineato anche
sulle pagine SNOP, risulta chiaro che i
microorganismi elo loro parti possono
rappresentare per i lavoratori una fonte
di infezioni e un aumentato rischio di
patologie allergiche. Come già tante
volte affermato l'applicazione del Titolo
VIII e dell'Allegato IX del 626194
(anche) su questo tema è ancora insufficiente nei tanti settori coinvolti.
Molto utile quindi l'articolo su questo
tema comparso su Fogli di Informazioni
ISPESL N. 4-97 (uscito a fine 1998 però).
L'articolo, di B. Pietrangeli e M. Papacchini, presenta infatti una tabella per
comparti e gruppi professionali esposti a
rischi biologici, i relativi agenti biologici, le fonti di esposizione, le patologie
UO Igiene e Medicina del Lavoro Trento
UO TSLL di Mantova
LAVORARE IN MAGGIORE SICUREZZA NELLE STRUTTURE DI
ASSISTENZA AGLI ANZIANI
Opuscolo a distribuzione interna
ISPESL
LINEE GUIDA PER LA GESTIONE
IN SICUREZZA DELLE CAMERE
1PERBARICHE MULTIPOSTO
IN AMBIENTE CLINICO
Libro distribuito come allegato a Fogli
di Informazione ISPESL
sito INTERNET www.ispesl.it
PGarlanda - P.L.Pavanelli - M.Tallone
IL RISCHIO CHIMICO PER
GLI OPERATORI SANITARI
Guida pratica alla conoscenza e riduzione del rischio chimico per gli operatori dell'ambiente sanitario
Edizioni Vincenzi Audiovisivi
ASL Sondrio, Ministero della Sanità, Regione Lombardia, Clinica del Lavoro Milano
RISCHI E PREVENZIONE
NELLA MANIPOLAZIONE DEI
FARMACI ANTINEOPLASTICI
IV Edizione rinnovata, ampliata ai sensi
del D.Lgs 626194
Manuale a cura di Luciano Villa. Giancarlo Viganò e Chiara Covi
ASL 9 via Stelvio 35 23100 SONDRIO
tel. 0342-521418 - 521476 - 521454
fax 0342-521534 - 521456 - 212552
connesse e la classe di rischio, secondo il
Decreto 626194 e successive modifiche.
Una piccola nota critica: tra gli effetti e
le patologie avremmo visto volentieri
anche "l'aumentato rischio di malformazioni fetali" (tipica la rosolia in gravidanza) anche per cercare di applicare
insieme i due decreti 626194 e 654/96.
Giustamente sottolineato dagli autori i
limiti attuali di conoscenze epidemiologiche sul rischio biologico dei lavoratori
che operano nel riciclaggio dei rifiuti,
del biorecupero dei siti contaminati,
della trasformazione delle biomasse, etc.
Un pratico strumento di lavoro da avere
sempre a disposizione, anche per aprire
finalmente in tanti settori del terziario
che, in vecchio Seminario SNOP milanese avevamo definito "arretrato", l'intervento dei servizi di studio e controllo
della applicazione "vera" delle nuove
normative.
ISPESL
E PREVENZIONE IN
AGRICOLTURA
Supplemento Monografico
del n. 111997 di Prevenzione oggi
Questa monografia, peralt ro distribuita nel
febbraio 1999, nasce dalla collaborazione
tra ISPESL, CREL (Centro Ricerche Economia e Lavoro) e Istituto di Meccanica
Agraria dell'Università di Catania.
Lo scopo di questa pubblicazione è
ovviamente il miglioramento della sicurezza e la protezione dei lavoratori e dell'ambiente nel comparto agricolo, ancora così disperso e isolato dal sistema
delle conoscenze. I referenti e fruitori di
questo complesso saggio sono:
• lavoratori, datori di lavoro e le loro
associazioni;
• il mondo dei ricercatori, degli operatori ovunque siano nelle ASL, all'INAIL,
ISPESL, ENEA, Regioni, Ministeri, etc;
Nella monografia troverete: il quadro
della situazione dell'agricoltura in Italia
(PLV: Produzione Vendibile Agricola per
settori e comparti). Io stato della meccanizzazione, concimi e pesticidi distribuiti, i quadri legislativi e contrattuali pre- e
post 626, i rischi ed i danni nel lavoro
agricolo (analisi degli infortuni e delle
malattie professionali), suggerimenti per
una applicazione specifica e concreta del
626 in questo complesso comparto:
quale informazione e formazione è possibile?, quale sorveglianza sanitaria è
praticabile?, quali misure di prevenzione
e protezione sono oramai assodate ? Particolarmente utili e innovative le pagine
(da 103 a 116), ricche di esempi di prevenzione primaria, soluzioni, bonifiche e
procedure corrette per moltissime operazioni agricole.
All'interno della monografia troverete
anche uno speciale su una apparecchiatura topica: il "tritu r atore di ramaglie".
Questa monografia conferma quanto più
volte detto da SNOP sulla messa in
campo delle Università tecniche locali,
oltre che per la formazione e l'aggiornamento, anche come focal point per l'accesso e la diffusione di conoscenze tecniche e tecnologiche essenziali per il
lavoro di tutti.
Unico limite è l ' analisi di infortuni e
malattie professionali: gli ultimi dati
citati nella monografia infatti si fermano
agli anni `92 - '93! Ma questa lentezza è
un limite nazionale.
Perché non è possibile ragionare già su
dati, almeno sull'andamento degli infortuni e delle denunce di "nuove patologie
professionali, ad esempio, dopo il 626?
Oppure, se ci sono, perché non usarli?
23
Pubblichiamo su questo numero la relazione introduttiva SNOP per il Convegno
CPE di Torino (12-13 marzo). Sul prossimo numero uri ampio resoconto; ma
già su questo i primi elementi a caldo.
Temi e rapporti vitali con il resto del
inondo o almeno dell ' Europa, per non
rimanere sempre nel guscio provinciale.
Purtroppo nella partita della partecipazione diretta il resto del mondo batte Italia 3 a 2 : ma non preoccupatevi, l ' Italia
avrà la segreteria del CPE per un po' di
tempo e quindi ci permetteranno di
andare ai rigori.
N
z
IV CONVEGNO EUROPEO DEL CPE
INTEGRAZIONE EUROPEA,
GLOBALIZZAZZIONE DELLA PRODUZIONE,
ESPORTAZIONE DEI RISCHI
Come prevenzione e vigilanza intervenire
possono intervenire per creare
condizioni di lavoro eque in ogni Paese
Torino, 12-13 Marzo 1999
RELAZIONE INTRODUTTIVA
Graziano Frigeri SNOP
Le vicende relative al processo di unificazione europea, dal dopoguerra sono
interpretabili prevalentemente in chiave
economica.
Forse non poteva essere altrimenti in un
continente cui si deve, certo, una grande parte di merito per i progressi compiuti dal genere umano nei campi sociale, scientifico, economico c culturale del
pianeta, ma che negli ultimi duemila
anni ha conosciuto continue e sanguinose guerre, fino alle immani tragedie legate al secondo conflitto mondiale.
24
Peraltro, sia pure in dimensioni più limitate, anche gli anni più recenti hanno conosciuto momenti di violenza legati a fenomeni di terrorismo o di guerriglia in alcuni
Paesi dell'Unione, ed è storia di questi
giorni l'ultimo dei conflitti originati dalla
disgregazione della ex lugoslavia.
Non sembri fuori luogo questo accenno
alla guerra e alle tragedie umane e materiali che comporta: non c'è integrazione,
non ci sono condizioni eque di lavoro,
non c'è lavoro se mancano la capacità e
la volontà di convivere in sistema fon-
dato sulla collaborazione e la solidarietà
fra i popoli d'Europa.
In tutta umiltà, consapevoli che il contributo che possiamo dare questa causa è
molto piccolo, ci sentiamo tuttavia di
testimoniare, quali operatori della Prevenzione Europei, il nostro impegno culturale e professionale per contribuire a
costruire, per oggi c per domani, una
Europa di donne e di uomini di pace.
L'Unione Europea nasce come Comunità Economica negli anni 50, e si sviluppa nei decenni successivi sempre
sulla linea direttrice della creazione di
un mercato comune.
Qui, secondo noi, sta uno dei limiti che,
anche dal nostro punto di vista di Operatori della Prevenzione, si riflette in modo
determinante sulla possibilità di arrivare
in tempi brevi ad una reale integrazione
e alla realizzazione di condizioni eque e
paritarie tra i lavoratori europei.
La sicurezza e la salute nei luoghi cli
lavoro, infatti, costituiscono sì "fattori
di qualità" rispetto alla produzione, ma
rappresentano innanzitutto valori morali,
etici, anche religiosi: già Mosè, nel versetto 22.8 del Deuteronomio, ammoniva
chi costruiva una casa a predisporre un
parapetto per impedire la caduta e la
morte dell' operaio.
Si tratta di valori che hanno dignità propria indipendentemente dai parametri di
produzione e, come ieri non potevano
essere misurati solo, in Lire, Sterline,
Pesetas, Escudos, Marchi, Franchi, Fiorini, Scellini e Corone, oggi non possono
essere valutati solo in Euro.
Così l'applicazione delle misure di tutela
della salute e della sicurezza per i lavoratori deve costituire un dovere etico-politico per tutti i Govenri Europei, e non solo
una misura di omogeneizzazione delle
condizioni di mercato!
Spesso infatti, soprattutto da parte dei
datori di lavoro (ma non solo) assistiamo
alla pratica di considerare l'applicazione
della legislazione europea esclusivamente
in relazione alla valutazione economica
dei vantaggi o degli svantaggi in termini
di competitività nel mercato: così chi ha
condizioni di maggior tutela si lamenta
dei maggiori costi che deve sostenere
rispetto al proprio concorrente, mentre
chi ha minori obblighi o, peggio, elude
l'applicazione della legge, tenta di trarre
vantaggi economici sulla pelle dei lavoratori; e ciò è ancora vero tra stato e stato e
anche all'interno dei singoli stati, come
per esempio accade ancora oggi in Italia.
lo credo che, al di là della volontà dei
singoli, esista un problema di fondo,
costituito dalla eccessiva valenza economica del concetto di Unione Europea e,
conseguentemente, dal suo ancora troppo scarso "valore politico".
Tutti ci sentiamo, o vorremmo essere,
"Europei" quando parliamo di economia, scienza o tecnologia: si tratta di
cominciare a sentirsi Europei anche per
quel "qualcosa in più" costituito da una
identità storico-culturale comune. In
fondo anche questa è una operazione di
recupero rispetto alle radici di un passato tutto sommato meno provinciale
rispetto ai tempi attuali: la dimensione
europea era ben presente ai filosofi, agli
artisti e agli scienziati europei dei secoli
passati;, così come era presente nei principi fondamentali della rivoluzione francese o dei movimenti di emancipazione
dei lavoratori nell'ottocento. Riprendendo spunto da questi tentativi di "globalizzazione" ante litteram, si tratta oggi,
anziché avvalersi degli eserciti o delle
rivoluzioni cruente, di perseguire l'abbattimento delle frontiere, la libera circolazione delle persone, lo scambio delle
esperienze e dei linguaggi, sfruttando a
pieno le straordinarie opportunità fornite
dalla tecnologia e dai moderni mezzi di
comunicazione di massa.
Solo così la tutela della sicurezza del
lavoro potrà divenire patrimonio "genetico " delle donne e degli uomini d'Europa, prima ancora che dei Governi e delle
Organizzazioni Economiche, Politiche
ed Amministrative: come ben sa che si
occupa di vigilanza nei luoghi di lavoro,
non c'è numero di ispettori o di interventi sufficiente laddove la sicurezza del
lavoro non costituisce un valore di fondo
nelle coscienze individuali e collettive.
Quale può essere, allora, il ruolo di
coloro che si occupano di Prevenzione e
Vigilanza per favorire questo processo di
"trasformazione genetica"?
In primo luogo, sul piano strettamente
istituzionale, i Servizi di Prevenzione e
Vigilanza devono innanzitutto saper fare
bene il loro mestiere: i principi innovativi contenuti nella legislazione europea
da un lato responsabilizzano i datori di
lavoro in ordine alla effettuazione della
valutazione dei rischi e della adozione
delle misure tecniche di prevenzione.
Questa attribuzione di responsabilità
diretta non solo eli ordine giuridico, ma
anche relativamente alla programmazione concreta di misure tecnico-valutative
e procedurali, si traduce nella attribuzione ai Servizi di Prevenzione e Vigilanza
non più soltanto di compiti inerenti la
valutazione del rispetto degli obblighi
legislativi in quanto tali, ma anche di
valutazione tecnica, diretta o indiretta,
della qualità delle procedure e delle
misure adottate. Questo ruolo innovativo è particolarmente avvertito in quei
Paesi, come l'Italia, in cui la Prevenzione e la Vigilanza nei luoghi di lavoro non
hanno avuto, almeno negli ultimi 20
anni, carattere "generalista" ma comprendevano l'espletamento diretto di
interventi di ordine tecnico sia sul piano
della sicurezza e dell'igiene del lavoro,
sia sul piano della sorveglianza sanitaria.
Ma ciò è valido anche per le altre situazioni: anche l'Ispettore generalista dovrà
attrezzarsi maggiormente, attraverso
l ' acquisizione di consulenze tecniche,
per poter valutare l'efficacia delle valutazioni dei rischi e delle misure adottate.
Ciò comporta per tutti un adeguamento
nel proprio modo di intendere l'attività
di prevenzione e, soprattutto, di vigilanza, ed un grande sforzo nella direzione
dell'aggiornamento, della formazione e
della qualificazione professionale.
in questo senso, come CPE e come singole associazioni di Operatori della Prevenzione e della Vigilanza, abbiamo il
compito di sollecitare le Istituzioni
Nazionali ed Europee affinché vengano
forniti indirizzi precisi nella direzione
del potenziamento e dello sviluppo delle
attività di formazione ed aggiornamento
del personale.
Vi sono poi altri due punti che non possiamo non affrontare, e che sono collegati al precedente.
Il primo è costituito dalla constatazione
che le risorse complessivamente dedicate al settore della Prevenzione e della
Vigilanza nei luoghi di lavoro non solo
sono disomogenee a livello europeo. ma
spesso sono disomogenee anche all'interno dei singoli Paesi. Ciò è sicuramente valido, per esempio, per l'Italia.
Occorre perciò continuare l'iniziativa
volta a sollecitare le autorità competenti
di ogni Paese dell'Unione affinché al
settore della Prevenzione e della Vigilanza nei luoghi di lavoro vengano assegnate risorse definite e sufficienti a far fronte ai nuovi ed impegnativi compiti posti
dalla legislazione comunitaria. Occorre
altresì battersi affinché vengano raggiunti livelli omogenei di risorse in termini di
personale, strutture e formazione, nelle
aree interne a ciascun Paese che ancora
oggi vedono una situazione di complessiva arretratezza: è il caso, ad esempio, di
molte regioni del Sud dell'Italia, che è
poi il Sud dell'Europa.
Non c'è integrazione ed uniformità a
livello Europeo se prima, o contemporaneamente. non vengono colmati i pesanti divari ancora presenti all'interno di
ciascun Paese dell'Unione.
Il secondo punto, sulla stessa lunghezza
d'onda del precedente, è costituito dalla
necessità di pervenire a un volume di
risorse assegnate secondo parametri
generali definiti a livello del'UE, in
modo tale che i lavoratori di ciascun
Paese abbiano gli stessi diritti di tutela
anche in riferimento alle risorse impegnate dalla pubblica amministrazione per
le attività di prevenzione e di vigilanza.
Oggi non è così: le risorse impiegate
sono in generale non adeguate e distribuite secondo criteri ancora assai disomogenei. Ciò fatalmente comporta che
un lavoratore che oggi, liberamente, può
spostarsi a livello della Unione Europea
non trova nei vari Paesi livelli omogenei
di tutela; per contro, anche una impresa
può trovarsi di fronte a livelli diversi di
25
vigilanza, con riflessi anche sul piano
delle risorse impiegate in misure di Prevenzione. Le stesse soglie minime per
l'applicazione di talune misure previste
dalle direttive variano da Paese a Paese,
è ciò introduce elementi di iniquità e di
ingiustizia. Occorre intervenire per
ridurre i divari esistenti.
Il numero di infortuni sul lavoro e di
malattie professionali in Europa, ancora
scandalosamente alto, è anche conseguenza di sistemi di Prevenzione e Vigilanza insufficienti e disomogenei.
A questo proposito voglio informarvi di
un appuntamento importante: il giorno
28 Aprile, per iniziativa dell'European
Work Hazard Network, di cui SNOP fa
parte per l'Italia insieme alla Associazione Ambiente e Lavoro, si celebra in tutta
Europa in Workers Memoria] Day, una
giornata per ricordare i morti sui lavoro,
e per combattere per migliori condizioni
per i lavoratori.(Rcmembcr the Death,
fighe for the Living è lo slogan dell'iniziativa). Quest'anno, per la prima volta,
il WMD si celebra anche in Italia con
una iniziativa a Roma nella sala del
Campidoglio.
Anche quella sarà una occasione per sottolineare la necessità del potenziamento
dei sistema di Prevenzione e Vigilanza in
Europa, oltreché per ottenere leggi sempre più efficaci a tutela dei lavoratori.
Occorre poi che l'Unione Europea, dopo
aver fornito un quadro legislativo Comune, favorisca l ' adozione di modelli e
approcci comuni ai temi dell'attività di
Vigilanza e Prevenzione.
CPE, insieme ad altri, può avere in questo contesto un grande ruolo importante
in termini di supporto tecnico e di collaborazione con le Istituzioni dell ' Unione
per la definizione di linee guida e prassi
operative.
Infine, un accenno alla necessità di iniziare una discussione sui modelli organizzativi della Pubblica Amministrazione, con lo scopo di giungere anche su
questo terreno ad identificare percorsi e
traguardi il più possibile Comuni.
Partiamo infatti da situazioni notevolmente disomogenee: da situazioni caratterizzate da competenze assegnate al Ministero del Lavoro e organizzate in modo centralistico per arrivare a funzioni assegnate prevalentemente al Ministero della
Sanità come indirizzo, e alle Regioni
come competenza operativa; non si è
mai sopito il dibattito tra Prevenzione
gencralista e Prevenzione specialistica,
sulla opportunità di avere servizi tecnici
e sanitari separati o uniti, sui rapporti
con le strutture dedicate all tutela dell'Ambiente esterno; in una parola, sulla
Prevenzione globale ed unitaria o settoriale e specialistica.
26
Sono anche questi nodi da sciogliere sul
piano scientifico, culturale e successivamente sul piano istituzionale.
CPE può e deve dare grande un grande
contributo a questo dibattito, nella consapevolezza che, pur tenendo conto delle
difficoltà derivanti dalla presenza eli
situazioni consolidate storicamente, il
futuro non potrà che essere un futuro di
unificazione dei sistemi.
Anche il lavoro di questi giorni negli
Atelier dovrà tenere presente queste circostanze e fornire suggerimenti per linee
di discussione future.
L'Unione Europea non esaurisce il concetto geografico e storico d'Europa.
Dal centro e dall'est dell'Europa fino
alla Turchia, nuovi Paesi e nuovi popoli
cominciano a entrare a far parte di una
comunità più vasta.
Oltre a problemi più generali, questo
processo pone con forza il problema
della globalizzazione della produzione e
della esportazione dei rischi.
Legislazioni e sistemi politico amministrativi deboli, unitamente a condizioni
economiche più arretrate, hanno incoraggiato molte aziende europee a trasferire ia propria produzione, o parti di
essa, in questi Paesi. Non sempre si tratta solo di minor costo della manodopera,
sempre più spesso si trasferisce la produzione per eludere i vincoli legislativi
in materia ambientale e di sicurezza,
oltreché fiscali, presenti nei Paesi dell ' Unione. E, comunque, un minor costo
della manodopera è anche diretta conseguenza della carenza di misure di sicurezza del lavoro e tutela ambientale presente in molti dei Paesi che si apprestano
ad entrare a far parte dell ' Unione.
Non è un fenomeno di oggi: permettetemi di citare una esperienza personale
risalente al lontano 1981, quando come
medico del lavoro contribuii a far cessare l ' uso dell ' amianto nella produzione di
isolatori in una fabbrica di Busseto,
paese natale di Giuseppe Verdi. Bene,
quella produzione fu rapidamente trasferita nella Romania di Ceausescu.
Esempi come questi ce ne sono a
migliaia, dentro e fuori i Paesi dell'Europa politica e geografica, alcuni anche
recentissimi, come testimonia la vicenda,
per ora vittoriosa, del]' Ispettrice del lavoro brasiliana di origine italiana Fernanda
Giannasi, denunciata per diffamazione
dalla Eternit, Industria per la produzione
di Asbesto appartenente alla multinazionale Europea Saint Gobain, che opera
tranquillamente in Brasile dopo essere
stata costretta a cessare la produzione in
Francia, Inghilterra e Italia.
Rinviando per un attimo la discussione
sul villaggio globale e sul suo significato, è evidente come negli ultimi anni le
occasioni di trasferimento di produzione
e rischi nei Paesi dell'Europa Centro
Orientale si siano moltiplicate, e come
ciò ponga problemi di carattere politico,
economico e sociale.
Si tratta, in genere, di situazioni in cui
una organizzazione politico amministrativa spesso debole non appare in grado
di contrastare lo sviluppo disordinato di
una economia industriale per molti
aspetti selvaggia, le cui prime vittime
sono gli stessi lavoratori locali.
Per le stesse ragioni etiche esposte precedentemente, dobbiamo pretendere che
in tutti i Paesi Europei, e in primo luogo
in quelli che entreranno a fa parte dell'Unione, i lavoratori abbiano gli stessi
diritti in tema di tutela della salute e
della sicurezza.
Anche in occasioni come questa, con la
presenza di autorevoli esponenti del
mondo politico ed economico, delle
Organizzazioni Sindacali , degli lmpren-
ditori e delle Agenzie Europee, CPE
deve farsi promotore di iniziative che
contribuiscano alla effettiva realizzazione di "eque condizioni di lavoro" per
tutti i lavoratori d'Europa.
Su] piano politico, invitiamo i Governi e
il Parlamento Europeo a far sì che all'ingresso di nuovi Paesi dell'Unione cor risponda, quale condizione necessaria,
l ' effettiva implementazione ed i] rispetto
della legislazione UE, anche attraverso il
riscontro di una organizzazione amministrativa di controllo adeguata (il che, lo
ripetiamo, vale innanzitutto e a maggior
ragione per i Paesi che già fanno parte
dell'Unione).
Come CPE dobbiamo farci promotori di
iniziative e pressioni sui Governi Nazionali e a livello dell ' Unione, affinché questioni principi siano applicati.
Dobbiamo anche adoperarci, in qualità
di esperti, per far sì che nei Paesi di cui
parliamo ciò non appaia come un imposizione dall'esterno, ma il logico naturale approdo di un percorso di progresso e
di emancipazione sociale. Per questo
dobbiamo intensificare i contatti fra
esperti UE e colleghi operanti in questi
ambiti, fra CPE cd analoghe organizzazioni professionali di questi Paesi.
Dobbiamo organizzare incontri come
questo. anche monotematici, ma soprattutto, dobbiamo saper sfruttare le enormi
potenzialità offerte dall'uso intelligente
dei moderni mezzi di comunicazione, c
soprattutto dalle reti telematiche.
La creazione di un sito Internet CPE collegato ai siti delle società scientifiche
che ne fanno parte, ai siti delle Istituzioni Europee e dei Governi Nazionali, dei
Sindacati, è il presupposto per la implementazione di una rete di esperti a livello Europeo, dentro e fuori l'Unione.
Attraverso la diffusione di documenti,
l ' organizzazione di Conferenze telemati-
che, l'attivazione di tavoli di confronto
professionale, l'uso sistematico della
posta elettronica, sarà possibile non solo
diffondere le conoscenze, le pratiche, le
norme. le metodologie di lavoro, ma
soprattutto costruire un terreno comune
di lavoro che può diventare uno degli
elementi favorenti l'effettivo recepimento dello spirito della legislazione europea anche nei nuovi ambiti geografici e
politici. Molti colleghi, in questi Paesi,
guardano alle nostre esperienze come un
punto di riferimento e come supporto per
il loro lavoro, sia tecnico che politicoistituzionale: non abbandoniamoli.
A nostra volta potremo venire a conoscenza di esperienze, situazioni e approcci a noi sconosciuti.
Potremo inoltre più efficacemente costituire punto di riferimento anche per i
decisori politici.
Pregherei i gruppi di lavoro che si riuniranno negli Atelier. non solo di tenere
conto di questa realtà emergente nelle
loro discussioni, ma anche di cominciare
a produrre proposte o indicazioni su come
stabilire connessioni permanenti tra i partecipanti e con le realtà emergenti.
Il mondo, si dice, è ormai un villaggio
globale.
Ciò che è vero per i mercati azionari e
valutari e, per fortuna, anche per tematiche quali il rispetto dell' ambiente, deve
diventare operativo anche per valori fondamentali quali la sicurezza e la salute
del lavoro.
Già per alcuni casi emblematici assistiamo a campagne di informazione e denuncia a livello mondiale: abbiamo ricordato
il caso di Fernanda Giannasi relativo
all'asbesto, potremmo citare per esempio
lo scandalo del lavoro minorile nella produzione di vestiti, tappeti e palloni da calcio. Casi che hanno sollevato l'indignazione dell'opinione pubblica mondiale,
sia pure con intensità e livelli diversi.
E' un fatto ormai consolidato come gran
parte della produzione di beni di consumo di massa per il mondo occidentale,
dai PC all'abbigliamento firmato, viene
effettuata in Paesi prevalentemente asiatici (Cina, Corea, Taiwan, Tailandia).
Deve essere chiaro che i valori etici cui
abbiamo fatto più volte riferimento sono
per noi universali e che, pertanto, il
diritto ad un lavoro sicuro vale per il
lavoratore Europeo come per il Lavoratore Asiatico o Sudamericano.
E' altrettanto vero che le possibilità per
noi di incidere sulla realtà di questi
Paesi, in termini di sviluppo di una legislazione rispettosa dei valore della qualità della vita umana (e spesso della vita
stessa) sono minime.
A maggior ragione, in questi casi, valgono le considerazioni fatte in ordine all'uso dei mezzi di comunicazione e della
rete telematica, allo scopo di allacciare
contatti con associazioni e persone impegnate, professionalmente e non. sul fronte della tutela della salute dei lavoratori.
Potremmo creare un vero c proprio gruppo di lavoro CPE che mantenga i contatti con interlocutori privilegiati nei
Paesi in via di sviluppo: sul piano dell'azione istituzionale, attraverso contatto
con gli Organismi UE e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, possono contribuire a promuovere iniziative
in direzione dello sviluppo di una legislazione più avanzata.
Ugualmente utile, a mio avvio, è partecipare attivamente a campagne di informazione e denuncia, quali quelle organizzate anche recentemente dall'European
Work Hazard Network, di cui SNOP fa
parte insieme ad Ambiente e Lavoro. sul
dell ' uso
problema
dell ' abolizione
dell'asbesto. La stessa occasione de
Workers ' Memoria] Day, il 28 Aprile,
vuole rappresentare anche un momento
di sensibilizzazione sulle problematiche
relative alla salute e alla sicurezza del
lavoro in Europa e nel mondo.
Si tratta, in questo caso più che in altri.
di uscire dallo stretto ambito professionale per assumere coraggiosamente un
ruolo, a volte scomodo, di "attivista politico " sui temi della sicurezza e della salute del lavoro nei Paesi in via di sviluppo.
Dei resto, come abbiamo visto all ' inizio
di questa relazione. anche muoversi nella
realtà dell'Unione Europea significa
spesso "uscire" dal guscio professionale
per affrontare temi più generali.
Sul tema della integrazione in particolare, si tratta di diventare ancor più "generalisti dei nostri amici Francesi, Spagnoli e Portoghesi.
Quali Professionisti della Prevenzione,
ma prima ancora come cittadini d'Europa, siamo qui anche per dare il nostro
contributo attivo in questa direzione,
consapevoli che prima di avere il datore
di Lavoro Europeo, il Lavoratore Europeo e l'Ispettore Europeo, occorre
costruire l'uomo e la donna Europei.
Nel 1861, proprio qui a Torino, nella
prima riunione del neonato Parlamento
Italiano dopo la disfatta del Regno Borbonico ad opera di Giuseppe Garibaldi,
Camillo Cavour pronunciò queste paroorti dobbiale: "Abbiunw /iato l'Italia,
„
nao . fare gli Italiani!
Ecco, credo che siamo in una situazione
per molti aspetti simile.
Con i trattati di Roma, Maastricht e
Schengen sono state gettate le basi per la
costruzione dell'Europa, ora è il
momento di lavorare per "costruire"
gli Europei, e anche noi vogliamo dare il
nostro contributo.
Buon lavoro a tutti.
27
L'EPIDEMIOLOGIA
PER LA PREVENZIONE
• le ARPA; regionali (dove ci sono) che
sono comunque qualificate a produrre
dati ed elementi conoscitivi sia sullo
stato dell'ambiente che degli esseri
viventi (vedi i contributi di Paolo Lauriola sia su SNOP che sulla rivista delle
ARPA);
• i grandi Istituti centrali: INAIL. ISPESL, ISS, in pruno luogo, ma anche
ISTAT per gli aspetti di indicatori sociali e demografici, Agenzie regionali di
tipo socio-economico (per esempio
IRPET in Toscana), etc.
note per un lavoro futuro
a cura di
Alberto Baldasseroni
e Laura Bodini
• IL
SISTEMA INFORMATIVO
REGIONALE; sui dati sanitari correnti
DRG, elaborazione delle diagnosi di
accettazioneldimissione per territorio,
Registri Tumori, etc), dove il livello centro-regione -> territorio è essenziale.
Perché continuare a insistere sul tema
dell'epidemiologia e del suo rapporto
con la prevenzione?
Cosa si parò aggiungere a quanto già
detto e scritto in tante sedi e turche sulle
pagine della nostra rivista?
innanzitutto é bene chiarire che il rapporto tra epidemiologia e prevenzione
non é un qualcosa che si possa considerare acquisito una volta per tutte. Si tratta invece di un processo in divenire che
però é essenziale per entrambi i versanti
interessati. Come nmi l ' epidemiologia
sia interessata alla prevenzione é cosa
ovvia: osservare, dati alla mano, le conseguenze sulla salate umana della mancata prevenzione di. attori di rischio noti
e conosciuti non può che acuire la sensibilità Beli'osservatore nei confronti di
azioni intraprese in maniera inefficace o,
peggio, neppure intraprese, da parte di
coloro i quali ne avrebbero il dovere.
Ma anche da parte della prevenzione
l'interesse dovrebbe essere evidente: la
funzione di orientamento e governo della
salute pubblica nei suoi vari aspetti non
può fare a meno di un approccio epidemiologico se vuol uscire dalla ritualità
delle formule e dell ' autoreferenzialità.
Dopo aver affrontato temi di grande
importanza e preliminari a qualsiasi
ulteriore posso (il Sistema Informativo,
gli indicatori di qualità e in generale la
qualità professionale delle attività eli
prevenzione) possiamo fare come Snop
un passo ulteriore, chiedendoci come e
in quali campi l'epidemiologia può aiutarci a valutare l'eff%cacia delle pratiche,
eli lavoro quotidianamente adottate. E
coscienza diffusa
usa che una fotta variamente grande eli ciò che si far abbia clubbia o minima utilità, e come sia indispensabile riorientare le energie attuai-
28
mente spese in tali attività verso altri
approdi. Ma come decidere sulle pratiche di lavoro più efficaci da scegliere al
posto di quelle dirnostratanrente inutili?
Quali sono le "conoscenze basate sulle
evidenze " nel campo della prevenzione?
Ed é poi giusto pretendere sempre e
comunque di agire solo se si applicano
tecniche di ''provata " efficacia? Anche
liberandoci dai vincoli burocratici di
nonne di legge spesso invocate solo per
giustificare attendismi e passività nei
confronti del nuovo, rimane aperto il
quesito sulle scelte da effettuare. L'epidemiologia offre l ' approccio giusto al
problema di da re motivazioni a tali scelte e pertanto un dibattito su questo tra
operatori della prevenzione ed epidemiologi pare cruciale. Si tratta solo di un inizio, il percorso sarà poi lungo e lastricato di ostacoli, non ultimi quelli rappresentati dagli assetti organizzativi dell ' epidemiologia segnalati nell'interessante
articolo di Costa e coll. (G. Costa e coll.,
L'organizzazione della ,funzione epidemiologica nel servizio sanitario, Epidemiologia & Prevenzione, 1998: 22:196205). Ma alternative non ce ne sono: o si
percorre questa strada o si rischia veramente di perderla la strada, inseguendo
chimere orrrrai lontane nel tempo.
ALCUNI SPUNTI DI
DISCUSSIONE
L'epidemiologia per la prevenzione non
é limitata all'ambito del Dipartimento di
prevenzione, ma riguarda tutto l ' insieme
del " Sistema prevenzione", composto,
come noto, da molteplici attori. Oltre ai
servizi indicati nel D.Lgs 502192, esistono almeno:
Il Sistema Prevenzione é in grado ai vari
livelli di scegliere le priorità di intervento anche sulla base dell'efficacia prevedibile?
ALCUNI ESEMPI DI
INFORMAZIONI NECESSARIE
A UNA VALUTAZIONE
DI EFFICACIA
INFORTUNI SUL LAVORO
Esiste un sistema che tendenzialmente
fornisce informazioni, quello dell'INAIL.
I-la senso lavorarci a livello territoriale? o
non é meglio ottenere dati'1NAIL elaborazioni puntuali per territorio?
ALTRI INFORTUNI
Non parliamo solo di infortuni lavorativi
ma anche di infortuni stradali: vedi
esperienza di Cesena, vero "polo" di
traumi cranici da infortuni stradali per il
sommarsi di vari clementi: discoteche,
ciclohobby alla Pantani, etc ma anche
ricordare gli spunti che i colleghi veneti
avevano lanciato nel passato, anche dopo
un tragico evento che ci aveva colpito
per la morte di una collega. Gli infortuni domestici, dovuti anche a una carenza culturale diffusa sui temi della sicurezza e quindi a una sottovalutazione dei
problemi nella popolazione italiana in
generale (vedi Manuale EdificiopiùSicuro di Ambiente e Lavoro). Come attrezzarsi per seguire il fenomeno e controllare l'efficacia di strategie preventive adottate ai pii vari livelli?
MALATTIE PROFESSIONALI
E DA LAVORO
Qui la situazione si presenta molto meno
buona che per gli infortuni. O si migliora quantità e qualità dei casi segnalati
anche solo come sospetti e si lavora non
solamente sulle poche MP riconosciute
dall'INAIL o si sottostima gravemente il
fenomeno, malgrado la pletora di medici
del lavoro, più o meno competenti e di
consumismo sanitario di bassa qualità
(ma di alti profitti per il sistema, non
quello solo privato!)
MALATTIE INFETTIVE
Se più assodati sembrano i numeri sull'incidenza dell'AIDS, delle epatiti,
della tbc (ma quali sono gli atti veramente preventivi?), perché non riflettere
anche sul fatto che, come è accaduto in
estate in Lombardia, si sono avuti casi di
colera dovuti a una simpatica "insalatina
di mare", servita a una mensa aziendale,
nella quale si sono trovati pesci e molluschi provenienti da 4 oceani per vie
diverse?
INCIDENZA DEI TUMORI
Vanno aumentati gli scambi informativi
e i progetti di lavoro con i registri tumori che sono numerosi e ormai distribuiti
in molte parti d'Italia. Analogo ragionamento va fatto per gli altri registri di
patologia (malformazioni, malattie cardiovascolari, sclerosi multipla, ecc.)
Questo tipo di fonti informative possono
contribuire sostanzialmente a comprendere l'andamento nelle popolazioni di
patologie rilevanti sia dal punto di vista
della loro prevedibilità sia da quello
della efficacia complessiva del sistema
sanitario.
DISUGUAGLIANZE SOCIALI NEL
DIRITTO ALLA SALUTE
Filone di lavoro di grande rilievo, inaugurato a Torino verso la metà degli anni
80 ed esteso alla Toscana nei corso degli
ultimi anni. Lo studio dei differenziali
nella mortalità, o meglio, della speranza
di vita, nelle diverse categorie di cittadini deve essere bussola per orientare l'offerta di interventi di prevenzione.
Occorre capire la centralità di alcuni
temi di prevenzione primaria che non
abbiamo mai affrontato seriamente nei
nostri servizi: l'effetto dell'INQUINAMENTO DA TRAFFICO, ma anche
l'effetto sulla salute delle iniziative di
controllo e contenimento di tale inquinamento prese in molte città' con ignote
conseguenze; o la lotta al FUMO DI
SIGARETTA (magari
ad iniziare dai
"
"luoghi di lavoro !) o per una ALIMENTAZIONE CORRETTA (si pensi al
futuro "metabolico" della attuale fastfood generation) piuttosto che al sentitissimo e mai chiarito inquinamento da
onde elettromagnetiche e radiazioni non
ionizzanti in genere.
Tutto questo non può essere affrontato
nella solitudine di un servizio territoriale
di prevenzione, ma necessita invece del
coinvolgimento dell'epidemiologia che
affianchi e corrobori mediante valutazioni di letteratura scientifica, progetti e
metodi di osservazione pianificata, analisi di dati correnti e ad hoc, le iniziative
di prevenzione primaria attuate o indotte
dagli operatori.
Il tempo in cui l'epidemiologo e la sua
funzione erano visti come un lusso per
servizi "ricchi" e un po' snob dovrebbe
essere ormai tramontato. Ma se ciò è
vero almeno tra gli operatori più attenti,
stenta comunque ad arrivare il tempo nel
quale l'epidemiologia sia vista come
naturale sponda nella programmazione,
pianificazione, attuazione e valutazione
delle proprie attività quotidiane.
OSPEDALEPIÙSICURO
Il 13 marzo si è tenuto all' interno del
TAU-EXPO E SICUR-TECH (Fiera di
Milano) un affollato Convegno SNOP AMBIENTE e LAVORO sul tema dell'Ospedale Sicuro.
A le anni dai mitici Seminari SNOP di
Arco di Trento e dopo i due ultimi Convegni ( Fiera di Modena e Milano nel
1998), la cronaca mette ognuno di noi di
fronte all'evidenza quotidiana del tema:
black-out del sistema di distribuzione
dell' ossigeno a Mantova, del sistema
elettrico a Bergamo, del termostato nel-l'incubatrice a Benevento. Ma anche
abuso di prestazioni sanitarie ( Galeazzi
docet) che tra le altre cose - problemi
etici, spreco di danaro pubblico - rendono anche ben più aleatorie le fermate
degli impianti per manutenzione o le
appadelle
revisioni
periodiche
recchiature elettromedicali.
In questa iniziativa SNOP ha partecipato
anche il Tribunale dei Diritti del Malato,
presentando i risultati della sua prima
indagine su salute e sicurezza (e conoscenza ed applicazione del 626194 ) in
ospedale (vedi prossimo numero di
SNOP). Ci hanno invitato al tavolo delle
associazioni con il Ministero della
Sanità su questo tema e si sta aprendo
con loro un interessante fronte di collaborazione, spero, sul "campo".
Così come con CNETO (associazione
scientifica di architetti e ingegneri sanitari e che pubblica la rivista Tecnica
Sanitaria) abbiamo deciso un percorso
comune per l'esame delle bozze di
Decreto sull'antincendio nelle strutture
sanitarie.
Per quanto riguarda la parte finanziaria
(ovvero i soldi ci sono ma non vengono
spesi) il SOLE 24 Ore, sul numero 4
della Rivista Ambiente e Sicurezza, ha
affrontato questo ostico quanto nodale
tema (peraltro da noi suggerito).
Occorre però che da (tutti?) i Servizi
ASL vengano segnali più forti di contr ollo e vigilanza in questo comparto.
Facciamolo almeno nel decennale dei
nostri primi Seminari sul tema.
29
effetti sulla salute e sull ' ambiente.
Il sottosegretario Cuffaro (Università e
ricerca scientifica) accoglie la sfida
rilanciandola al mondo accademico e
che da in g e g nere navale ricorda i cantierini morti per tumori da amianto (tutto
giusto. tutto convincente). Caron (Lavoro e Previdenza Sociale) parla della
necessità di rivedere i criteri di valutazione per il riconoscimento delle esposizioni pregresse ai fini pensionistici ("i IO
anni di esposizione non sono più sostenibili " ).
LA PRIMA CONFERENZA
NAZIONALE SULL'AMIANTO
Roma, I.5 marzo 1999
a cura di
Umberto Laureni
e Claudio Calabresi
Partiamo dagli aspetti quantitativi:
• 1200 iscritti
• due giorni di lavoro in plenaria con 28
comunicazioni. tra le altre quelle di due
ministri, del vicepresidente del Consiglio, di cinque sottosegretari. di tre presidenti di commissioni parlamentari e
dei rappresentanti di quattro Regioni;
• tre giorni di lavoro su quattro sessioni
in contemporanea con 180 relazioni programmate suddivise per otto argomenti:
• I 30 poster in visione.
A far da coro, un po' spaesati, pochi
lavoratori soprattutto pugliesi a rivendicare attenzione per chi con l'amianto ha
avuto e ha ancora a che fare......... nonché
i rappresentanti dell'Associazione esposti ad amianto.
E stata la Conferenza. come la voleva la
legge 257 del '92. che si è l 'atta attendere per sette anni ? Da quello che si è seri-
30
tito e dalle. conclusioni ufficiali, crediamo di no, crediamo si sia almeno in parte
perduta una grande occasione (e del
resto l'apparente frettolosità della preparazione faceva già in partenza temere il
peggio). Cerchiamo di spiegarci.
L'apertura in plenaria era stata sicuramente piena di promesse. con le dichiarazioni dei rappresentanti dell'esecutivo
unanimi e concordi sull'importanza del
problema.
Da Mattarella che ha confermato un
ruolo sempre più cent r ale delle politiche
ambientali nelle scelte del governo. alla
Bindi che ha esordito rimarcando
responsahilniente i cinque anni di ritardo
della Conferenza e che ha ribadito la
piena rispondenza della strategia di prevenzione sull'amianto all'ultimo Piano
Sanitario Nazionale col suo grande patto
sociale, parlando di un "Paradigma
amianto" esempio emblematico di un
grande errore da non ripetere, quello di
aver accettato nell'uso comune una
sostanza prima di averne valutati gli
Ronchi denuncia i carenti finanziamenti
a supporto della 257, richiamando il
decreto che non esce mai, quello sullo
smaltimento dei rifiuti con amianto, per
contrasti non superati tra i diversi ministeri e tra questi e le regioni sui criteri di
catalogazione e sulle tipologie di discarica; fornisce cifre di previsione sul costo
delle bonifiche (600 miliardi per il solo
Piemonte. migliaia di miliardi per il
Paese)_ richiamandosi ai dati dei censimenti dei piani regionali. ricordato anche
il recente avvio di un impianto pilota per
la termodistruzione dell'amianto.
Insomma, nel complesso le parole giuste
per introdurre con semplicità e convinzione i cinque giorni di lavoro.
La sottosegretaria Bettoni (Sanità), organizzatrice politica della Conferenza, tornisce un credibile quadro sull'evoluzione storica (dall'amianto nell'ambiente di
lavoro a quello di vita) richiamando i
problemi sul tappeto, dalla sottostima
dell'incidenza delle patologie amiantocorrelate al numero troppo basso di casi
riconosciuti dall ' INAIL, ai criteri di sorveglianza sanitaria degli ex esposti. alla
nocività dei sostituti.
Si è andati alla prima colazione di lavoro con la sensazione che i problemi fossero stati messi tutti sul tappeto, in modo
semplice, diretto, senza fumo. Una
buona introduzione alla Conferenza.
Poi nel primo pomeriggio tocca alle
Regioni e la sensazione cambia. Queste
appaiono scoordinate, incapaci di far
pesare gli indubbi meriti di chi, con i
Piani regionali, ha attuato una fetta rilevante delle attività a supporto della 257.
Quella che viene presentata - anche se
dopo due interventi a nome di tutti gli
Assessori regionali alla Sanità e all'Ambiente - è una individualistica esposizione di quanto fatto da Toscana e Emilia.
(sempre la più brava, ma non è una
novità), di quanto si farà in Lombardia.
delle linee guida che la regione Campania sta predisponendo al fine di definire
gli elementi (sigli!) che dovranno costituite la base del futuro piano regionale.
Una sensazione imbarazzante: ma chi ha
scelto queste regioni? e con che criterio'?
e le altre, dove sono? E il quadro complessivo, quello vero, dello stato di avanzamento dei piani regionali (varie regioni non li hanno ancora fatti, ma quali
sono'?), che dovrebbero, lo hanno detto
anche i politici, essere uno degli assi
portanti per la programmazione futura?
E che doveva essere uno dei punti topici
della Conferenza?
Con il secondo giorno partono i lavori
nelle sessioni.
I titoli delle sessioni apparivano esaustivi
del problema nelle diverse prospettive:
• il rischio sanitario
• la tutela italiana e comunitaria nei
riguardi dell'esposizione ad amianto
• i flussi informativi
• i censimenti regionali e le priorità
nelle bonifiche
• le esperienze di bonifica
• la formazione e la comunicazione
del rischio
• lo smaltimento il trattamento e il
recupero dei rifiuti con amianto
• i prodotti sostitutivi.
Prime sorprese: le relazioni delle varie
sessioni si susseguono in rigoroso ordine
alfabetico secondo il cognome del relatore, anche se non sempre il relatore B sta
bene dietro a quello A. magari il relatore
G ci sarebbe stato me g lio, con 15 minuti
dedicati indifferentemente ad ogni relatore e 5 minuti per la discussione.
Sul rischio sanitario correlato all'amianto la giornata del 3 marzo prevede due
sessioni in contemporanea. nella prima
parlano i relatori con cognome da D a M
(Michelino) nella seconda (duelli da M
(Minoia) a V. C'è una logica in questa
suddivisione ?
I conduttori (unicamente del mondo
accademico) fanno in genere rispettare
rigorosamente a (quasi) tutti il tempo
previsto, "mi dispiace il tempo è scaduto". indipendentemente dall'interesse
che "in itinere" si scopre connesso alla
relazione: "mi dispiace il tempo è scaduto" a chi (sessione 4 del 2 marzo) sta
spiegando la bonifica dell` iLVA di
Taranto e al sindacalista della stessa città
che denuncia in successione quanta strada c'è ancora da fare per tutelare veramente dall'amianto i lavoratori in fabbrica ("un diritto quando non fruito resta
solo un principio"); "mi dispiace il
tempo è scaduto mentre si susseguono
immagini di bonifiche di stabilimenti
complessi, commenti su procedure e su
difficoltà operative, descrizioni di sistemi di inertizzazione dell'amianto, resoconti di terapie senza successo, riflessioni critiche sui criteri di indennizzo e di
valutazioni dell'esposizione.
La regola è uguale per tutti, ma viene
spasso spontaneo pensare che alcuni
interventi, dopo tanti anni di elaborazioni
sul problema amianto, fossero superflui, e
che altri meritassero più tempo. La regia
complessiva è stata invece prevalentemente rigorosa ed acritica nel distribuire i
tempi, non ha pesato l'importanza e le
ricadute dei diversi contributi.
Più che la Prima Conferenza Nazionale
sull ' Amianto i tre giorni di discussione
sono stati un convegno ratto in grande
che ha fatto parlare tante persone, e che
ha riproposto uno spaccato sicuramente
interessante dello stato dell'arte in materia di amianto. con i soliti riti: la presidenza (39 presidenti di sessione!), la presentazione dei relatori, il commento alla
fine " mi compiaccio per la chiara esposizione". E avanti un altro. nella continua spiacevole sensazione di distacco tra
i molti che presentavano le loro esperienze di lavoro, i risultati di un'attività
sul campo o di ricerca e l'altra parte dell'aula (al di qua dei tavolo di presidenza)
che dava - o non dava - i voti.
La regia - dicevamo - uno dei veri problemi: quali obiettivi, quali sintesi'?
Ma la Conferenza aveva (o doveva
avere) ben altri obiettivi.
In primo luogo definire in materia cli
amianto una serie di punti fermi. di patrimoni tecnico-scientifici-culturali acquisiti (sulle norme di buona tecnica, sulla
formazione. sulla comunicazione, sulla
manualistica dedicata, sulla classificazione dei rifiuti....), quali risultati delle
elaborazioni compiute, della strada percorsa insieme (con legittimo orgo g lio)
negli ultimi vent'anni in materia di prevenzione da amianto. Punti fermi sui
quali quindi non impegnare più tempo e
mezzi dove non necessario.
Al cont r ario le relazioni hanno riproposto
una rete di strutture pubbliche e non.
decentrate e non, che operano secondo
logiche localistichelindividualistiche.
Strutture che continuano ad investire sul
problema amianto senza dare l'impressione di poter (voler) uscire da una continua ed eterna "emergenza amianto" a
tutto tondo, gestita come una priorità
assoluta senza il bisogno di un confronto
con altri problemi e con altre emergenze.
Eppure, è stato detto da più parti, poiché
gli enti locali di controllo programmano
(o cercano di programmare) la loro attività sulla base di priorità. occorre discutere perché se si fa amianto non si fanno
altre cose. E giusto o è sbagliato occuparsi dell'amianto e quanto ciò potrà e
dovrà durare? Spettava alla Conferenza
fare chiarezza, farsi carico di tirare le fila
e di chiamare a una sintesi le mille iniziative che continuano ad andare avanti,
con la sensazione che chi è bravo continuerà a fare cose egregie e chi non fa
continuerà a non lare.
In realtà a Roma era in discussione ulta
legge (la 257/92) che ha sconvolto il
quadro preesistente e che ha p lesso in
moto tantissimi meccanismi, in buona
parte affidati alle Regioni e alle strutture
periferiche, per cui era essenziale (e non)
lasciarsi alla spalle i problemi già risolti:
questo non è avvenuto.
In secondo luogo la Conferenza doveva
produrre una serie di riflessioni e di analisi sulla tenuta del quadro legislativo
predisposto c della sua massima espressione decentrata (i Piani Amianto di
competenza regionale) e insieme delle
norme tecniche a supporto. da far confluire in un documento di sintesi. durante il lavoro preparatorio con i contributi
dello Stato e degli enti locali.
Infine avrebbe dovuto individuare una
serie di punti critici ancora esistenti
anche sul piano operativo, con chiare
risorse anche economiche e con l ' impegno di affrontarli con il concorso e la
collaborazione eli tutti.
Secondo questa logica sarebbero state
essenziali, come apertura delle diverse
sessioni, apposite relazioni quadro che
appunto esprimessero un tentativo di sintesi e ponessero alla discussione alcuni
elementi essenziali,
Proprio perché non si trattava di un convegno sarebbe stata necessaria poi una
articolazione degli altri interventi (non
in ordine alfabetico ....) privilegiando
quelli che portassero contributi realmente utili. facendosi carico di eliminare le
ripetizioni, ecc. ecc. Su questo piano la
preparazione, la regia. sono sicuramente
mancate. con la decisione di proporre
almeno sedici relazioni al giorno per sessione, così perdendo spesso. nella massa
degli interventi, il nuovo, l'innovativo.
Che cosa ci si porta a casa'? Cosa ne
hanno tratti) i moltissimi operatori che
aspettavano anche da subito indicazioni
per il loro lavoro quotidiano. ".sul
campo"? Cerchiamo di sintetizzarlo sulla
base dei lavori e. delle conclusioni della
Conferenza.
Il problema dei problemi resta quello dei
rifiuti con amianto. il collo di bottiglia
che rischia di vanificare gli indubbi progressi registrati su altri versanti del problema amianto.
[ili operatori sul campo hanno sempre
guardato a una soluzione fatta da un sistema integrato di discariche e di impianti di
trattamento (per eliminare le caratteristiche fibrose del rifiuto o per abbassare la
" polverosità" al fine di uno smaltimento in
discariche meno pregiate).
Da Roma sono usciti solo messaggi
molto preoccupanti. Gli impianti di trattamento (termici eli di compattazione
con cemento) non si sono evoluti come
31
nelle aspettative rispetto al convegno del
CNR del 96; ci sono sì almeno dieci
sistemi di trattamento brevettati dagli
organismi scientifici nazionali o da altri
enti ma essi sembrano ancora ben lontani da una dimensione industriale operativa e da una pronta realizzabilità.
Per le discariche persistono i contrasti
tra ministeri e regioni (sulle discariche
2A e sulla loro accettabilità per il
cemento-amianto, sui criteri di classificazione dei rifiuti) e su tutto pesa l ' incertezza di nuove indicazioni comunitarie che sembrerebbero sempre meno
orientate ad autorizzare lo smaltimento
dell ' amianto in discariche.
Immaginiamoci un futuro senza discariche e con impianti alternativi di trattamento non ancora pronti o fortemente
osteggiati da ogni comune d ' Italia 111.
Era palpabile a Roma la simpatia degli
organi centrali per i sistemi di trattamento termico a scapito delle discariche, a
cui si contrapponeva una posizione quasi
opposta da parte degli operatori dei servizi di prevenzione...
A fronte del problema rifiuti, tutte le
altre problematiche tecniche sul tappeto
sono sembrate più superabili. Esse troveranno una risposta da un lato con il conipletamento dei decreti attuativi della 257
(a cura della ~ricostituita Commissione nazionale amianto) e dall'altro ne]l'attuazione dei piani regionali, in particolare con il censimento dell'amianto in
opera. Per dare un senso soprattutto al
censimento, lo Stato deve però individuare dei meccanismi premianti per chi
ha fatto e cogenti per chi non ha ancora
fatto.
Sul piano sanitario, forse un po' a sorpresa (?) sono uscite persino alcune
dispute sulla nocività da amianto (c'è
ancora qualcuno che "gioca al ribasso"
sul rapporto tra amianto e salute), anche
se prevalentemente vi sono previsioni
abbastanza fosche sul numero ingente di
tumori attesi nei prossimi decenni, prima
che il totale allontanamento - anche
postumo - dal rischio si avveri...; da
notare l'ingente numero di studi sui mesoteliomi a fronte dei pochi sull'attribuzione
alt " amianto di una quota di neoplasie polmonari (certo, com'è noto, i mesoteliomi
e il loro rapporto con l'amianto si contano
meglio...salvo poi che l ' ]nail non riconosce nemmeno quelli, ndr).
Intenso, e talora lacerante e contraddittorio, il dibattito sul controllo degli ex
esposti così come quello sulle modalità
di riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dalla 257. Frequente la
discussione su ruolo e comportamenti
dell ' I.N.A.I.L., non priva di contestazioni anche chiassose.
È emersa per concludere una realtà
32
nazionale delle ASL comunque vitalissima, pur se caratterizzata localmente, da
alti e bassi evidenti che richiedono uno
sforzo di omogeneizzazione. Ancora una
volta - e su un tema che "tira" - si è preso
atto di un paese disgregato. un paese
(anche se Benigni ha preso Oscar)
senza una concreta regia. Ancor più
visibilmente e macroscopicamente che
in altre occasioni, si è avuta sotto gli
occhi l'imprescindibile esigenza di un
cambiamento di strategie, il fatto che
senza una precisa azione di indirizzo,
coordinamento e verifica nazionale,
senza indicatori, standard minimi di
risorse e di lavoro, nonostante una generale pianificazione anche corretta (i]
PSN), si rischia di vanificare il molto
lavoro delle periferie e di non far fare a
chi non fa.
Di fronte a questa esigenza pesa in modo
particolare, oltre all'accantonamento
delle regioni e delle esperienze dei servizi di prevenzione, l'evidenza di uno scollamento tra i Ministeri della Sanità, dell'Ambiente e del Lavoro, un'evidenza
chiara anche quando dalle luci della
Conferenza si passava ai coffee break
nei corridoi...
Nell'ultima giornata le conclusioni, in
particolare un tentativo di sintesi dei
lavori da parte del sottosegretario Bettoni (che aveva ricevuto relazioni dalle
varie presidenze di sessione) e gli impegni generali del ministro Bindi. Pur nel
lodevole sforzo di sintesi, rimangono le
sensazioni prima accennate: se non si
cambia, il paese continuerà come prima,
ossia non come un paese ma come
...tanti paesi, il che significa con diritti,
doveri (e prevenzione) non eguali per
tutti. Alcune intenzioni politiche di correzione però sembrerebbero qua e là
farsi strada: si tratta - per chi è d'accor-
TUMORE POLMONARE
DA AMIANTO
NELLE RAFFINERIE
DI PETROLIO
L'esposizione ad amianto è oramai definitivamente associata al mesotelioma ed
al tumore al polmone.
Nonostante ciò, in molti studi i lavoratori delle raffinerie potenzialmente esposti
ad amianto mostrano, rispetto alla
popolazione generale, un significativo
aumento dei mesoteliomi, ma anche una
riduzione dei tumori polmonari.
Rianalizzando lo studio di coorte condotto in Liguria (in collaborazione con la
U.O. PSAL della ASL 3 La Spezia) e lo
studio caso-controllo condotto dal Ministero del Lavoro in Ontario (Canada)
tentiamo di far luce su questo apparente
paradosso.
Per tale ragione abbiamo confrontato la
mortalità per tumore polmonare negli
impiegati e negli operai, specialmente
quelli addetti alla manutenzione, verosimilmente esposti ad amianto.
I risultati dei due studi sono consistenti
tra loro, mostrano che il 96-100% dei
mesoteliomi e il 42-49% dei tumori polmonari insorti nei manutentori possono
essere attribuibili all'esposizione all'amianto.
L'analisi stima 2 casi di tumore polmonare asbesto-correlato per ciascun caso
di mesotelioma e conferma le previsioni
precedentemente pubblicate sui tumori
asbesto-correlati in raffineria.
Lo studio sottolinea l'importanza di confrontare la sola popolazione dei manutentori con il gruppo di lavoratori non
esposti ad amianto nè ad altri cancerogeni occupazionali e con simile abitudine
al fumo di sigaretta.
La ridotta mortalità per malattie cardiovascolari conferma indirettamente che
gli operai fumano meno della popolazione generale di riferimento anche per la
proibizione imposta negli impianti per
motivi di sicur ezza.
Nota a cura di
Valerio Gennaro
Servizio di Epidemiologia
Ambientale e Biostatistica
Istituto Nazionale
per la Ricerca Sul Cancro
Genova
SCUOLA
E SICUREZZA
I Ministeri dell'Ambiente e della Pubblica Istruzione hanno promosso anche
quest'anno la "settimana di educazione
ambientale"
L' Associazione Ambiente e Lavoro e
l`INAIL hanno voluto raccogliere lo stimolo proveniente dai Ministeri e, individuando la stretta connessione tra ambiente naturale e ambiente di vita, hanno proposto una serie di interventi volti a suscitare e approfondire l ' interesse di studenti
e operatori della scuola ai temi della sicurezza e della prevenzione in ambiente di
vita e di lavoro.
Il presupposto su cui si fonda l'insieme
delle attività è riassunto dallo slogan " uno
studente informato oggi sarà un lavoratore pii? attento alla sicurezza domani " .
Il progetto prevede una serie di convegni
informativi, che a partire dal mese di ottobre si sono svolti in varie città d'Italia
(Alessandria, Aosta, Bari, Bergamo, Biella, Bologna, Brescia, Cagliari, Catanzaro,
Chieti, Firenze, L ' Aquila, Lodi, Milano,
Napoli, Oristano, Padova, Pistoia, Roma,
Sulmona, Venezia, Varese)
Durante i convegni sono stati distribuiti
• un videofilmato intitolato "la mano
sul fuoco"
• una breve guida all'uso didattico del
videofilmato stesso
• un poster per gestire le emergenze
nelle scuole.
Il videofilmato .che ha lo scopo di rendere coscienti e far riflettere i giovani su
alcuni fattori di rischio e pericolo presenti nella vita domestica e scolastica, ha
per protagonisti due fratelli, una ragazza
di 17 anni e un ragazzo di 12, che vengono seguiti parallelamente o insieme in
una giornata tipo, da casa a scuola, sottolineando alcuni tra i principali rischi
esistenti in casa e nella vita, per strada e
nella scuola stessa.
Il poster, la cui forma di un calendario
rende agevole l'affissione nelle unità
scolastiche, dà indicazioni per la gestione dei vari possibili casi di emergenza.
Tutti questi materiali sono stati prodotti
dall'Associazione Ambiente e Lavoro e
vengono distribuiti gratuitamente durante i convegni e nelle sedi dell'INAIL.
Oltre a fornire informazioni e materiali
Ambiente e Lavoro e INAIL invitano gli
studenti a produrre strumenti di coinvolgimento per i propri coetanei, mettendo
a disposizione il proprio linguaggio che,
ben lo sappiamo, può essere ben diverso
da quello degli adulti.
Nasce così il concorso a premi "idee per
la prevenzione" rivolto a studenti di
scuole di ogni ordine e grado, chiamandoli a produrre strumenti di coinvolgimento per i propri coetanei.
Per gli alunni delle scuole elementari si
richiede l'elaborazione collettiva di un
soggetto o di una sceneggiatura per la
realizzazione di un disegno animato sui
temi della sicurezza negli ambienti di
vita e di studio. Gli alunni delle scuole
medie possono proporre uno spot promozionale sugli stessi temi.
Gli studenti di licei e istituti magistrali
potranno introdurre anche riferimenti ai
rischi presenti nei luoghi di lavoro.
Agli allievi degli istituti tecnici e professionali si richiede uno specifico riferimento al proprio indirizzo di studio.
I premi consistono in viaggi in Italia e
all'estero.
Gli elaborati dovranno essere inviati da
Presidi o Direttori Didattici entro il 31
marzo 1999 alle sedi provinciali dell'INAIL, presso le quali può essere anche
ritirato il bando integrale del concorso.
Intervenire sui temi della prevenzione
fin dalla scuola è fondamentale per tutta
una serie di ragioni. La prima è di scenario : le modificazioni del mercato del
lavoro fanno sì che per molti giovani l'unica concreta possibilità di acquisire una
salda coscienza della prevenzione e della
protezione sia data dalla scuola.
La grande impresa, che generalmente
ottempera agli obblighi di formazione
imposti dal decreto 626194, rientra infatti nel destino lavorativo di un numero
sempre più ristretto di giovani.
Molti di essi, finita la scuola, trovano per
lunghi periodi occupazioni precarie o si
dedicano ad attività autonome e, se non
hanno maturato nella scuola una già strutturata coscienza della prevenzione, sono
particolarmente esposti ai rischi sia di
infortunio che di malattia professionale
Rilevante è anche la funzione di orientamento culturale della scuola, che deve
indurre a temere non solo i rischi che
causano effetti immediati, ma anche
effetti a lungo termine.
Essa può altresì essere determinante per
far percepire il rischio legato a eventi
infortunistici in cui il fattore lesivo è solo
potenziale e non viene considerato fino al
momento in cui veramente si verifica.
Dare il giusto peso ai fattori di rischio
contribuirà in seguito ad armonizzare il
rapporto tra le strutture pubbliche deputate alla prevenzione e i lavoratori, che a
volte ritengono esagerate o sproporzionate le indicazioni degli organi di vigilanza o, al contrario, le considerano
eccessivamente tranquillizzanti
Avvalendosi degli strumenti formativi è
possibile inoltre combattere il diffuso
atteggiamento fatalistico, che spinge a
vedere il rischio come ineluttabile, diretta conseguenza delle condizioni eli lavoro, non come una variabile dipendente
dal modo di lavorare.
In questo scenario la scuola, quindi, riveste un ruolo strategico.
Il Ministero della Pubblica Istruzione.
però, non dimostra in questo campo la
necessaria sensibilità.
Lo comprovano il ritardo con cui ha
emesso il regolamento, previsto dal
decreto 242, recante norme per l'individuazione delle particolari esigenze negli
istituti scolastici e l'avallo al fatto che
molte scuole siano a oggi inadempienti.
Ma ancor più grave è la sottovalutazione
della funzione della formazione. 11 regolamento infatti stabilisce che le iniziative
dirette a formare i lavoratori sugli aspetti
della sicurezza e della salute debbano
essere attivate dai capi d'istituto "nei
limiti delle risorse disponibili". Ciò dimostra che non è stato percepito o volutamente trascurato il fatto che nelle scuole
la formazione alla prevenzione deve essere un investimento strategico e che come
tale deve ricevere risorse adeguate.
La formazione infatti è fondamentale per
far comprendere ai lavoratori la portata
del compito affidato alla scuola e far
superare l'atteggiamento, largamente
diffuso, cli estraneità a queste tematiche
e di fastidio alle regole.
Se non si inquadrano correttamente le
implicanze dell'azione svolta nella scuola si può giungere a un'applicazione
tutta burocratica della normativa, moltiplicando le carte e non modificando gli
atteggiamenti e la cultura dei lavoratori.
Da ciò non deriverebbe né un miglioramento delle condizioni di lavoro nella
scuola, né un'azione culturale e formativa sugli allievi.
Quanto essa sia necessaria può essere
dimostrato da un aneddoto : in un incontro con alcuni dirigenti dell ' INAIL i rappresentanti dell'analogo Ente giapponese hanno dichiarato che nel loro territorio accadono 650.000 infortuni per una
popolazione di 60 milioni di assicurati
(1,1%). un numero assai esiguo se lo
paragoniamo a quello italiano di
850.000 infortuni per una popolazione di
15 milioni di assicurati (5,6%).
I funzionari giapponesi , di fronte allo
stupore degli italiani hanno esplicitamente dichiarato "ma noi cominciano a
formare alla prevenzione ,fin dal primo
anno della scuola di base!"
Ma per formare gli studenti sono necessari insegnanti a loro volta formati e
consci della portata del proprio compito.
Renata Borgato
33
LO SVILUPPO SOSTENIBILE
E L'AUTO DEL FUTURO
I1 possibile futuro dell'Alfa di Arese
come polo di produzione dell ' Auto italiana a basso impatto ambientale è stato
discusso durante il convegno "Sviluppo
Sostenibile e l'Auto del Futuro" organizzato il 2 febbraio (salone della Camera
del Lavoro di Milano) dalla Fiom, Cgil
Lombardia e da Ambiente e Lavoro.
I_'intenzione scaturita è quella di trasformare in occasione i convergenti problemi dell'inquinamento da traffico e del
futuro dello stabilimento di Arese.
Dopo la firma da parte dell'Italia del
protocollo di Kyoto del 97, che ha stabilito quale sarà il contributo che ogni
paese dovrà portare entro il 2010 per
ridurre i gas serra rilasciati nell'atmosfera ogni anno. si attendono ora gli effetti
di queste scadenze sui piani nazionali
rivolti alla gestione di quella quota di
emissioni dovuta al traffico motorizzato.
Assieme a questo si attende la risposta
delle aziende alla (necessaria) creazione
di un mercato della auto ecologica o auto
a zero emissioni, strumento che dovrebbe anche contribuire a risolvere i problemi dell ' inquinamento cittadino nelle
grandi metropoli italiane.
Per Ambiente e Lavoro, Mercedes Bresso
ha sottolineato come vi siano principalmente due problemi che contribuiscono
all'inquinamento nelle grandi città e che
possono essere affrontati separatamente.
Uno è l ' evidente situazione di congestione del trasporto nei centri cittadini; "l'utilizzo indi.ceriininato dell'auto che viene
fatto oggi porta a ima scarsa possibilità
cli mobilità nell'area urbana, oramai a
qualsiasi ora del giorno, e a un danno
collettivo della salute" il suggerimento è
quello di " riprogrammare le città " con lo
sviluppo di strutture quali il Car Sharing
(condivisione dell'auto), aree di interscambio treno-auto elettrica, percorsi di
attraversamento veloce a pagamento, che
possono contribuire a incrementare la
mobilità nelle grandi metropoli. Un alt r o
problema è quello dell'auto in .se, in
quanto è evidente che in alcune situazioni
l'utilizzo della macchina sia obbligato, ad
esempio di notte per la sicurezza personale, ma come finora essa resti un mezzo
non ecocompatibilc.
34
La necessità di una riorganizzazione nel
modo di muoversi viene sottolineata
anche dal professor Silvestrini del Ministero dell'Ambiente, clic ha osservato
come i parametri accettati a Kyoto, che
prevedono una diminuzione delle emissioni inquinanti del 6.5 % da parte dell ' Italia entro il 2010, siano un piccolo
passo rispetto alle reali necessità di fronte alle scadenze del 2020 che richiedono
una diminuzione delle stesse emissioni
del 25%. Sarà quindi necessario un cambiamento nelle modalità d'uso dei veicoli a combustione. Questo problema ha
portato alla creazione del Mobility
Manager che all'interno di aziende con
più di 300 dipendenti dovrebbe aiutare
gli stessi alla soluzione dei problemi di
spostamento attraverso l'utilizzo di strumenti quali il car pooling, l'idea da sviluppare è quindi quella che " l'auto non
"
si possiede ma si usa .
La richiesta di un mezzo ecocompatibile
è stata quindi rivolta chi fa ricerca in
questo campo, affinché si indichino
quale sono le possibili strade da percorrere per poter trovare un auto con un
motore poco o per nulla inquinante. Le
tecnologie utilizzate finora in alcune
auto definite a basso impatto ambientale
in commercio sono note: vi sono auto
con motori a gas metano, gpl e anche se
su un mercato finora ristretto elettriche e
ibride benzina/elettrico. Il motore elettrico con batterie a ricarica, anche se con
tutti i suoi problemi di autonomia (fino a
100-120 Km con una ricarica) sembra
quindi l'unico utilizzabile effettivamente
per un tipo di autotrazione a zero emissioni in attesa che la tecnologia a celle a
combustibile a idrogeno o benzina
diventi commerciabile, ma questo è un
progetto di medio-lungo periodo che non
può coinvolgere immediatamente tutta la
struttura produttiva che si potrebbe mettere in moto in uno spazio come quello
presente ad Arese.
A confrontarsi con questi problemi era
presente anche Annibaldi della Fiat che
ha indicato quale è la situazione dall'azienda di fronte alla richiesta di produrre
veicoli a basso impatto ambientale. Annibaldi osservando che l'accordo siglato tra
Fiat e Ministero dell'Ambiente nel 94,
per la produzione di veicoli a minimo
impatto ambientale, è un "accordo forte",
ha spiegato come l'azienda torinese
abbia presentato alcuni modelli quali la
Seicento Elettra, la Marea a metano, la
Multipla Blupower (a metano) e Bipower
(benzinalmetano). Il mercato però è
minimo, soprattutto rispetto a quei soggetti come le regioni, gli enti locali (provincie e comuni), che dovrebbero contribuire a crearlo, mercato che potrebbe
portare ad un circolo virtuoso per lo sviluppo di prodotti per il trasporto ecocompatibile. Lo sviluppo tecnico di motori a
bassissima emissione (3.5 litri ogni 100
Km) è nelle capacità ingegneristiche già
presenti in Fiat. Le conoscenze e le possibilità per una sviluppo di una strategia
produttiva vicina a quelle che sono le
richieste ambientali esiste, l ' importante
per il dirigente della Fiat è "agire su più
variabili, lavorando su obiettivi condivisi", poiché non c'è un unica ricetta per
{
soddisfare tutte le richieste che emergono
trattando il problema dell'interazione tra
auto e ambiente.
Uno dei problemi emersi, sin dai primi
interventi, è stato quello di individuare
un possibile programma di sviluppo che
comprenda esigenze a breve a medio e a
lungo termine. L'industria italiana ed
estera sembrano in grado di proporre
mezzi con un minor impatto ambientale
rispetto al passato, ma ci si è domandati
se questa offerta è rispondente alle
richieste di un veicolo a zero emissioni,
quale quello probabilmente necessario in
un mercato futuro sempre più vincolato
ai problemi dell'ambiente. In quest ' ottica si è posto il Segretario generale della
Fioco Sabattini, chiedendo all'industria
obiettivi chiari con un alto significato
innovativo, evidenziando come "una
nuova richiesta da parte del mercato è il
risultato di un prodotto nuovo", e come
in questo senso occorra "trasformare
completamente L ' auto " . L'intenzione del
sindacato è quindi di t r ovare obiettivi
comuni, reali ed innovativi, sui quali
poter sviluppare la concertazione.
Le richieste emerse durante gli interventi della mattina sono state inoltre rivolte
al Governo, anche in vista della finanziaria del 2000. E sembrata necessaria una
politica orientata verso un nuovo modello di mobilità, mediata dall ' utilizzo di
incentivi per favorire la creazione di un
mercato reale dell'auto ecologica e
disincentivi verso chi prosegue nell ' utilizzo di veicoli a forte impatto ambientale. L'offerta deve essere sostenuta da un
intervento pubblico, almeno nei primi
tempi. Questo è risultato quindi essere
un punto fondamentale per permettere
l ' apertura di strategie di produzione con
ampi orizzonti e destinate a modificare
l'idea di mobilità nei prossimi anni.
Emergono sempre come esempio i risultati ottenuti a Firenze, con lo sviluppo di
progetti anti inquinamento (progetto
ALTER) di varia natura e con diverse
finalità. II crescente consenso attorno a
questi obiettivi porta a concludere come
esista, almeno nei centri storici, la possibilità per uno sviluppo del trasporto a
zero emissioni, attraverso l'offerta delle
strutture pubbliche.
Nel pomeriggio si è quindi analizzato il
possibile sviluppo di Arese, partendo
dalle lince strategiche individuate nella
mattinata, per coniugare la vocazione
industriale con la produzione di auto a
basso impatto ambientale e di altre filiere di produzione, sviluppando una riflessione relativa alla rei ndustrializzazione
con un forte orientamento verso nuove
produzioni. Queste domande sono state
rivolte ai rappresentanti delle realtà coinvolte dalla vicenda di Arese (realtà lavorativa complessa anche se di ridotte
dimensioni rispetto al passato, che conta
oggi circa quattromila dipendenti) che
rappresenta il più grande stabilimento
manifatturiero dell'area milanese, c storicamente punto di riferimento e di tecnologie dell'auto. Si è rilevato in questo
ambiente la disponibilità da parte dei
rappresentanti dei lavoratori a sposare
l'innovazione tecnologica più avanzata,
adeguando assieme ai prodotti anche le
capacità dei lavoratori stessi. Si è quindi
dato merito al sindacato di non voler
"stare a guardia del bidone di benzina"
ma di essere pronto alle richieste di una
realtà industriale che vuole rinnovarsi. 11
CRAA (Consorzio per la Rei ndustrializzazione dell'Arca di Arese) ne è un
esempio. Il consorzio infatti è nato dalla
concertazione che ha visto partecipare in
modo propositivo l'azienda, le strutture
pubbliche c il sindacato. Da Massone
(Fiat Auto) è emersa la richiesta di una
maggiore attenzione da parte pubblica,
come richiesta di nuovi prodotti a minor
impatto ambientale, che non sembra aver
risposto. "Nonostante gli accordi - ha
continuato Massone - nulla si è mosso
per favorire quelle auto che sono attualmente in produzione. la domanda finora
è infatti sostenuta dal privato". Tambcri,
Presidente della Provincia di Milano,
rispondendo sulla questione ha sottolineato come esista la disponibilità da
parte delle strutture pubbliche ad acquistare auto elettriche, ma che non sia possibile smaltire tutta la produzione Fiat.
Il contributo portato dall'Assessore alle
attività produttive della Regione Lombardia Guglielmo, è stato quello di accogliere l'idea lanciata da Cerca (CGIL) di
un costruire un tavolo di concertazione
regionale, per sviluppare queste politiche, considerando in particolare che
sempre più, grazie al decentramento
"Bassanini", le decisioni e le programmazioni si definiranno a livello territoriale, indirizzando quindi risorse in questa direzione.
Le difficoltà che si presentano, e che
sono emerse nel convegno, non sono irrilevanti, però sembrano emergere ama
volontà e una coscienza precisa: bisogna
con determinatezza affrontare questo
percorso (unico possibile), e mettere in
campo le energie e le disponibilità necessarie. Il buon esito dipenderà dall'azione
di tutti i soggetti che sono in giuoco,
quindi è e sarà indispensabile cm costante azione di stimolo e monitoraggio.
Domenico Marciteci
Alessandro Ferri
ANTITRUST E INAIL
Un recente presa di posizione della
Commissione Antitrust, che ha ritenuto
fondato il ricorso di alcune Associazioni
imprenditoriali sull'obbligatorietà dell'assicurazione infortuni presso l'INAIL.
rischia di prefigurare l'ingresso di soggetti privati: le assicurazioni contro gli
infortuni sul lavoro.
Razionalizzazione o business?
Chi g arantirà la correttezza dell'esame
delle pratiche dei lavoratori infortunati,
malati o morti sul lavoro se l'esame sarà
soprattutto fatto per minimizzare le uscite
economiche per indennizzi e risarcimenti?
Chi renderà trasparenti eaccessibili i dati
su infortuni e malattie professionali?
INAIL, anche da queste pagine, ha avuto
critiche non certamente leggere, ma crediamo che occorra in questo campo essere sì laici ma non ultraliberisti per forza.
Il Consiglio di Amministrazione dell ' INAIL e il suo nuovo Presidente, appena
nominati dovranno però dare prova di
modernizzazione del sistema, di maggiore prontezza e accessibilità di dati e
conoscenze, di migliori iniziative promozionali per la difesa della salute e
della sicurezza dei lavoratori.
Concludeva Luigi Campiglio nel 1973
nella Rivista internazionale di Scienze
Sociali (fase. 1-li) " ...è necessario che
INAIL pubblichi i dati statistici anche
per singola azienda. In questo modo è
possibile intervenire concretamente nei
casi peggiori e nel contempo suscitare
prese di posizione ed intera g enti da parte
della azienda, degli enti statali e dell'opinione pubblica..."
L'articolo di Campiglio "La dinamica
degli infortuni sul lavoro nel periodo
1951-1970" documentava appunto che
il miracolo economico (boom) italiano
degli anni `50- ' 70 costò l'enorme prezzo
di 100.000 morti e 1.500.000 invalidi!
Ma si affacciavano gli anni dello Statuto
dei Lavoratori, del Libro Bianco della
Breda Fucine di Sesto S.Giovanni o dell'Alfa di Arese e per alcuni di noi la scelta di un lavoro nuovo per combattere
anche questo stato di cose.
Non vorremmo oggi che tra deregulation,
aziendalizzazione acritica nella sanità,
polverizzazione dei rapporti di lavoro,
assicurazioni private e indifferenza
sociale il nuovo miracolo italiano segni
un'altra pagina nera.
35
MOBBING
In una affollatissima e sempre più fatiscente Aula della Clinica del Lavoro di
Milano si è tenuto il 24 febbraio 1999 un
Primo Seminario sul Mobbing.
Probabilmente Mobbing deriva da un
termine inglese rubato all ' etologia che
indica un comportamento aggressivo
messo in atto da alcune specie eli uccelli
nei confronti dei contendenti intenzionati ad invadere il loro nido.
L' estraneo viene accerchiato, intimorito,
ferito, respinto.
Il lavoratore viene invece isolato, sabotato, deriso. sminuito. reso inutile, spinto
all'assenteismo prima e poi
al
licenziamento, bollato come paranoico.
Comincia ad avere crisi di ansia. attacchi
eli panico, cade in depressione. Diventano frequenti mal di testa, vertigini,
disturbi gastrici, cutanei.
Preceduto, lanciato e seguìto da articoli
sui principali media, dall'inserto Venerdì
di Repubblica a Panorama da interviste a
radio e tv, questo Seminario ha visto un
livello di partecipazione particolarmente
vivace: medici del lavoro, psichiatri,
psicologi, sacerdoti della vivace Pastorale del Lavoro milanese, sindacalisti,
pazienti "mobbizzati" isolati o già associati in gruppi di self-help, giornalisti.
studenti, curiosi.
In questa intensa mattinata si è più volte
sfiorato lo psicodramma derivato anche
da un gusto tutto italico alla esternazione
(chi non ha visto qualche volta gli esibizionismi dei "casi" presentati alle tra-
36
smissioni televisive ?) sino alla infastidita cancellazione della storia studentesca,
operaia e di nuova scienza nata anche
intorno al mitico '68. Chi ha osato parlare di emarginazione da affrontare non in
solitudine (si è osato parlare anche di
sindacato, di lotta, di problema collettivo?) ha sfiorato un linciaggio.
11 guru di questo nuovo movimento: il dr.
Harald Ege, tedesco di adozione bolognese (che ha "brevettato" mubbing !) è stato
giustamente rimproverato dagli organizzatori (Grieco e coli.) di volere "monopolizzare" un problema sociale. La Clinica
del Lavoro di Milano è, ad esempio, da
tempo in campo con un suo Centro (affidato al gruppo Gilioli e Cassitto).
Altrove se ne parla molto di più: la Svezia è stato il primo paese ad occuparsi
del problema, fondando una nuova disciplina della psicologia del lavoro e creando una legislazione ad hoc, in Germania
c'è addirittura una sit-comedy di successo intitolata Mobbing Girls. In Francia la
vittimologia è cattedra universitaria.
Sul prossimo numero di SNOP cercheremo di recensire il libro chiave sull'argomento:"Le harcèlement morale" (la molestia morale) di Marie-France Hirigoyen.
Nel complesso un momento interessante
forse più dal vista sociale ed umano che
scientifico, ma sicuramente meritevole
di attenzione costante.
per saperne di più:
Centro Disadattamento Lavorativo
presso Clinica del Lavoro di Milano
via San Barnaba 8 20122 Milano
te/ 02-5799-2644
fax 02-5454091
e-mail omscons@esi,umitni.it
DIMINUIRE IL BENZENE
Non solo le auto ma anche i motorini
dovranno fermarsi nei giorni delle restrizioni del traffico.
I motorini, infatti, sono la fonte del 30%
dell'inquinamento da benzene in Italia:
molto di più delle auto catalizzate (6%)
e diesel (4%). Ovviamente occorre dare
il via libera ad altre azioni più incisive:
incentivi per veicoli "ecologici" (auto e
bus elettrici), rottamazione dei motorini.
taxi collettivo, diffusione di motocicli a
basse emissioni e bassi consumi. etc.
ll Convegno di Roma "Salute e inquinamento atmosferico " (Istituto Superiore
di Sanità) ha confermato che benzene.
ozono e idrocarburi policiclici aromatici
provocano lesioni al DNA umano.
Il nuovo Piano Sanitario Nazionale
1998-2000 rilancia le politiche di prevenzione anche in questo campo, una
svolta di natura programmatica ed individuando tra le priorità: la riduzione dell'inquinamento atmosferico.
Come già detto tante volte anche in queste pagine, i dati presentati a] Convegno
hanno dimostrato che l'inquinamento
atmosferico ha nei bambini un "bersaglio" privilegiato.
Il rischio di leucemia infantile aumenta
del 270% in zone ad alto traffico, mentre i ricoveri ospedalieri per malattie
respiratorie aumentano nei giorni di
emergenza ozono, nei giovani sotto i 14
anni, così come le patologie respiratorie
(irritativo-allergiche) aumentano del
20% tra i bambini che vivono in quartieri ad alto traffico. Ovviamente occorrono gli stop nelle situzioni di emergenza, ma occorre ben altro di stabile e strategico su traffico e mobilità.
2087
FINALMENTE UNA
RIVISTA PER TUTTI
LAVORARE IN SICUREZZA
PULIZIA INTERNA
DI AUTOBETONIERE
a cura del Dipartimento di Prevenzione
dell'ASL 2 Provincia di Milano
e della Regione Lombardia
Molti di voi avranno visto alcuni numeri
della nuova rivista mensile della CGIL
nazionale:"2087": piacevolissima newentry del 1998 nel panorama della informazione su salute e sicurezza, diretta dal
sempre attento Diego Alaique.
Una rivista densa di notizie e di contributi, ma soprattutto volano di partecipazione e informazione per gli RLS (ma
non solamente !): fondamentali figure
del processo 626.
Moderna sia nella impostazione grafica
(anche se troppo scura e con caratteri a
volte troppo minuscoli che rendono difficoltosa la lettura e soprattutto le fotocopie degli utili scherani ! a noi vecchi
della prevenzione !), la rivista riesce a
"connettere '' i sempre più numerosi
nuovi interessati a questi temi.
Chi, come gli autori ed i promotori di
2087, è attento si rende conto di quanti
oramai siano i siti e gli sportelli sindacali in rete, di quanti funzionari e RLS
"navighino" e che quindi quanto sia
urgente prendere in considerazione
forme moderne di comunicazione tra
operatori, servizi territoriali di prevenzione e queste figure.
Scambi di notizie ed esperienze, soluzione di problemi, materiali di lavoro: 2087
è anche questo, soprattutto è uno sforzo
sindacale di usci r e dalla logica del ricorso o meglio della delega agli esperti
verso un ritorno al futuro: quello della
partecipazione.
per saperne di più
e-mail
[email protected]
Si è svolto 26 febbraio 1999 a Milano
presso I ' ESEM una giornata di studio
sull ' utilizzo in edilizia di macchine complesse ed in particolare sull'argomento
"manutenzione interna di autobetoniere".
La motivazione che ha spinto gli organizzatori all'incontro è il seguente: nel
corso dell'anno 1997 sono accaduti a
livello nazionale cinque infortuni mortali
durante operazioni di pulizia interna di
autobetoniere, lavorazioni evidentemente
effettuate in condizioni di non sicurezza.
I relatori hanno infatti correlato gli eventi
infortunistici sia con la mancanza di sicurezza intrinseca delle macchine (le comuni autobetoniere che trasportano calcestruzzo preconfezionato), che con la scarsa percezione del pericolo da parte degli
operatori addetti ed in generale da parte
dei soggetti deputati alla prevenzione.
All'incontro, a cui hanno partecipato
come relatori anche esperti del settore
come costruttori e utilizzatori, sono stati
affrontati e dibattuti i seguenti argomenti:
• cause e dinamiche degli incidenti
• problematiche connesse
con l'informazione/formazione
degli addetti
• configurazione dei manuali d'uso
e manutenzione
• organizzazione del lavoro nel settore
• dispositivi di sicurezza montati
sui veicoli
f proposte di modifiche ed integrazioni
sia di carattere normativo a livello
nazionale e comunitario, che a livello
organizzativo e procedurale.
Per avere informazioni o gli atti del
convegno rivolgersi al
Servizio PSAL dell'ASL 2
della Provincia di Milano
via Don Gnocchi 2 Gorgonzola
tel. 02951 4820
fcrx 027397316
ELETTROSMOG
"Per la prima volto l'Italia fissa limiti di
esposizione per la popolazione intera
rispetto cr questo tipo di inquinamento".
Il sottosegretario all'Ambiente Valerio
Calzolaio ha presentato così, come un
fatto storico. il Decreto del Ministero
dell'Ambiente n. 381, pubblicato il 3
novembre 1998 sulla Gazzetta Ufficiale
"Regolamento recante norme per la
determinazione dei tetti di radiofreyuerr„a compatibili con la salute umana".
Il provvedimento interviene su i campi
elettromagnetici connessi al funzionamento ed all'esercizio dei sistemi fissi
delle telecomunicazioni e radiotelevisivi
operanti nell ' intervallo di frequenza
compresa fra i 100 kHz e 300 GHz.
Oggetto della materia quindi, antenne,
ripetitori, sia televisivi elle per telefoni
cellulari in quest'epoca di bagarre totale
tra TELECOM. OMNITEL, WIND,
TIM, INFOSTRADA e dintorni.
Il Decreto riguarda gli edifici che ospitano esseri viventi per non meno di 4 ore al
giorno e quindi: abitazioni, asili e scuole, case di riposo, ospedali, etc.
Dai termini del Decreto sono (per ora)
esclusi i rischi individuali dall ' (ab)uso
del singolo telefonino cellulare ed i
lavoratori professionalmente esposti.
Una recente trasmissione di Moby Dick
sulla materia ha visto scontri titanici tra
scienziati, Enel, Ministro Ronchi,
ambientalisti, cittadini e singoli ricercatori, ma ha anche dimostrato giornalisti
medio attrezzati tecnicamente dei servizi pubblici (territoriali o multizonali) che
dovrebbero rispondere prontamente ad
una popolazione, più o meno giustamente allarmata.
Sicuramente il mondo della prevenzione
e quindi SNOP non può ignorare il problema: sia nel promuovere cd acquisire, a
livello dipartimentale, dati epidemiologici (tumori del sistema nervoso centrale,
leucemie e linfomi. etc), sia nell'essere
modernamente attrezzati a livello di
Dipartimento di prevenzione per misurare
i valori di campo elettrico e magnetico.
37
HEALTH AND SAFETY NEWS
DALL'EUROPA
Le enti:ie che segunnn arano state riprese dalla pagina CaberSnop nel nostro
sito.sullu rete.
Le pubblichiamo non per avere anche
una copia su carta tura per dare a tutti
(t'idea di cosa si può trovare sulla rete,
anzi per meglio dire, di cosa si può trovare sul nostro sito.
Runrr la v oro e dal prossimo mese buon
collegamento a tutti..'
Le pagine .sono a cura di
Gra ,rato F iger'i
SUBSPRINT
SOSTITUZIONE DEl SOLVENTI
ORGANICI NELI: INDUSTRIA
GRAFICA
Si è tenuto nelle settimane scorse ad
Amburgo un Seminario valutativo dei
risultati del Progetto subsprint.
La Commissione Europea ha incaricato
Eberhardt Schmidt, coordinatore del
progetto Spere+, di valutare l'impatto
della diffusione della tecnologia innovativa in quattro dei 12 Paesi che hanno
partecipato al progetto: Germania. Italia.
Danimarca e Gran Bretagna.
Le conclusioni sommarie sono che, sebbene in tutti i Paesi sia no stati raggiunti
gli obiettivi specifici del Progetto subsprint_ la diffusione della nuova e più
sicura tecnologia è ancora limitata, con
un massimo in Danimarca (in cui 30%
delle tipografie usa gli oli vegetali), un
minimo in Gran Bretagna dove il progetto di fatto non è mai realmente partito.
ed una situazione intermedia in Germania e Italia, rispettivamente con 1'8% e il
10% di utilizzo della nuova tecnologia
(il dato italiano si basa su informazioni
fornite dai rivenditori dei prodotti).
Sebbene il prog etto sia ufficialmente terminato nel 1996. è ancora possibile
organizzare corsi e dimostrazioni sull'uso degli oli vegetali al posto dei solventi
organici. Chi è interessato può trovare
maggiori informazioni sul sito subsprint.
PROGETTI EUROPEI PER
LA PROTEZIONE AMBIENTALE
La Direzione Generale XI - Ambiente,
Sicurezza nucleare e Protezione Civile
della Commissione Europea intende
finanziare nel 1999 dai 200 ai 300 prog
etti, per un budget complessivo eli circa
10 Milioni di Euro. Le proposte devono
coprire le seguenti aree:
38
• Informazione e educazione alla sicurezza
• Valutazione di impatto ambientale
• Protezione Ambientale
• Industria e Ambiente
• Attività Internazionali
Tutte le inlormazioni sul sito http://europa.eu.int/commldgI ilfundinglintro_it.htna
Scadenza delle domande: 01.02.1999
ta Italiana e del Ministero della Sanità,
che hanno considerato Fernanda Giannasi come cittadina Italiana in Brasile. in
virtù della sua origine italiana. La 2a
Corte Penale dello Stato di San Paolo,
Venerdì 30 Gennaio, ha ritenuto di non
dovere procedere contro Fernanda, prosciogliendola dalle accuse.
UN CODICE DI
COMPORTAMENTO PER LE
IMPRESE EUROPEE CHE
OPERANO NEL TERZO MONDO
BRIGATE SANITARIE PER
IL NICARAGUA
A seguito delle gravi condizioni sanitarie del Paese provocate dall'Uragano
Mitch, si stanno organizzando "Brigate
Sanitarie" composte da Medici, Infermieri ed altri operatori sanitari, insieme
a epidemiologi.
E richiesta, come priorità, la conoscenza
dello spagnolo e è preferibile una precedente esperienza in paesi del terzo
mondo.
Per informazioni: Nicaragua Network.
+202 544-9355 [email protected]
Il Comitato dei Parlamento Europeo per
lo Sviluppo e la Cooperazione ha rivolto
un appello al Consiglio dei Ministri e
alla Commissione Europea per l'approvazione di un codice di comportamento
per le multinazionali Europee che operano al di fuori dell ' Unione. Il Codice
dovrebbe comprendere norme sui diritti
umani, condizioni di lavoro- ambiente,
monitoraggio dei rispetto del codice da
parte di organismi indipendenti, sanzioni
legali ed un ruolo più forte da parte degli
Organismi internazionali (ILO).
CHIQUITA: 10 E LODE IN
LICENZIAMENTO!
L ' uragano Mitch. che ha colpito l'America Centrale negli ultimi mesi del 1998,
ha causato la distruzione massiccia delle
piantagioni di banane. Anziché far fronte alle loro responsabilità sociali, i magg
iori produttori eli Banane (Chiquita e
Dole in testa) hanno pensato bene di
trarre vantaggio dalla disgrazia licenziando almeno 5000 lavoratori in Honduras, 1000 in Nicaragua (Chiquita) e
oltre 500 lavoratori in Guatemala (Dole)
scelti, questi ultimi. tra i lavoratori più
sindacalizzati.
Una campagna di solidarietà internazionale è in corso per far pressione sulle
multinazionali delle banane affinché
ricostituiscano le piantagioni distrutte,
permettendo così ai lavoratori licenziati
di riavere il proprio posto di lavoro.
Maggiori
informazioni
al
sito
www.iuf.org .
FERNANDA GIANNASI
HA VINTO!
L ' ispettore del lavoro Brasiliana Fernanda Giannasi, trascinata in tribunale con
l'accusa di diffamazione per aver denunciato pubblicamente la "mafia dell ' asbesto" facente capo alla Eternit Brasiliana
(appartenente alla multinazionale francese Saint Gobain) ha vinto la sua battaglia, anche grazie al supporto internazionale e al sostegno legale dell ' Ambascia-
ASBESTO 1: 250.000 MORTI
ATTESE IN EUROPA NEI
PROSSIMI 35 ANNI
Secondo uno studio condotto dal Prof.
Julian Peto. responsabile dell ' UK Cancc]. Research Campaign. nei prossimi 35
anni in Europa Occidentale oltre
250,000 persone moriranno per cancro
correlato alla esposizione ad asbesto.
II rischio maggiore riguarda i nati tra il
1940 e il 1950, in quanto l'uso dell'asbesto, soprattutto in edilizia, ha avuto il
suo picco negli anni 70. i casi attualmente diagnosticati costituiscono solo
l ' inizio dell'epidemia. in quanto il
tempo di latenza per l'insorgenza dei
tumori va da 20 a 60 anni. Il picco epidemico si avrà intorno al 2020, per poi
declinare: ciò perché a partire dal 1980
l ' esposizione ad asbesto si è considerevolmente ridotta. La ricerca è stata condotta i, Gran Bretagna, Italia, Germania.
Francia, Olanda e Svizzera. che rappresentano i tre quarti della popolazione
europea.
LA SEGRETERIA DEL
NETWORK (EWHN) ASSUNTA
DALLA SCOZIA
La Scozia. in vista della VII Conferenza
di Edimburgo, ha assunto formalmente
la segreteria dell' EWI-IN, sostituendo
] ' Olanda. Il nuovo segretario è il " vecchio" Jirn Swan, e l ' indirizzo è:
European Work Hazard Network
Clo Lothian TUCRC
Basement 26 Albany Street
Edinhtn r gh EH! 3QH
Scotland UK
INTERNET FIESTA
La Commissione Europea ha annunciato
una serie di iniziative tra il 19 e il 21
Marzo 1999, sotto la denominazione di
Internet Fiesta. Lo scopo, tramite una
serie di iniziative locali, è di mostrare
modalità di utilizzo di internet, anche
nella vita quotidiana, al fine di favorire
l'interscambio di esperienze e la comunicazione reciproca fra i cittadini europei.
Tra le iniziative: dimostrazione di uso
della rete da parte dei bambini nei confronti dei genitori e dei nonni; meeting
fisici tra cybercomunicatori; dimostrazioni di utilizzo della rete da parte di
Enti pubblici ecc.
Un sito speciale (www.internetfiesta.org ) sarà operativo per quella data.
APPUNTAMENTI
HIDDEN HAZARD OF WORK
Glasgow, Aprii 16th 1999
Informazioni:
C.A.WolfsonC scocsci.gla.ac.uk
Work, Stress and Health - Baltimore,
Maryland March 10-13, 1999
EUROPEAN WORK
HAZARD NETWORK
7A CONFERENZA EUROPEA
SUI RISCHI DA LAVORO
Edimburgo, 16-19 Settembre 1999
Obiettivi e temi della Conferenza
Informazioni organizzative
Programma
Iscrizione
Obiettivi e temi della Conferenza
La Conferenza vedrà riuniti Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza,
Delegati Sindacali, Sindacalisti e Operatori Professionali della Prevenzione allo
scopo di scambiarsi informazioni ed
esperienze.
La Conferenza è organizzata dal]' European Hazard Network. una organizzazione non governativa di cui fanno parte
associazioni e gruppi provenienti da 12
paesi dell'Unione Europea. Il Network è
rappresentato in Italia da SNOP e
Ambiente e Lavoro. Il Network è in
costante contatto con altre associazioni
di paesi non europei, ed insieme a questi
ha organizzato campagne internazionali
sui temi della salute e sicurezza del lavoro, in particolare, oltreché in Europa, in
Canada, Australia e Giappone.
I temi della Conferenza sono:
L'organizzazione del posto di lavoro
I cambiamenti coi quali il management
aziendale organizza il lavoro saranno
esaminati in riferimento alle possibili
ripercussioni sulla salute e sicurezza dei
lavoratori. Nell'ambito dei Workshop i
partecipanti alla Conferenza prenderanno in esame le possibilità di intervento
del Sindacato nella negoziazione delle
condizioni di lavoro e le possibilità con-
crete di minimizzare gli effetti negativi
delle nuove procedure organizzative.
Rischi specifici sul posto di lavoro
I workshop specificamente dedicati esamineranno la situazione a livello europeo in ordine ai rischi già noti per la
salute dei lavoratori: asbesto, isocianati,
organofosforici. formaldeide ecc. I partecipanti ai workshop si scambieranno
informazioni si a sulle conoscenze
acquisite, sia sulle modalità di approccio
a questi rischi nelle situazioni concrete.
L'Organizzazione Internazionale
Gli effetti nocivi della g lobalizzazione e
il trasferimento dei rischi dai paesi ricchi
a quelli poveri costituiscono l'oggetto di
questa area tematica. I partecipanti al
workshop produrranno raccomandazioni
alla Conferenza in ordine ai passi da
compiere affinché i rappresentanti dei
lavoratori siano in grado di adottare
misure di tutela e di difesa. Verranno
altresì programmate campagne internazionali, promosse dal Network, per l'adozione anche formale di queste raccomandazioni.
Workshop
Sono previsti 14 Workshop:
1) 11 Responsabile della Salute e Sicurezza
Olanda
2) Valutazione del rischio da stress Scozia
3) Valutazione rischi ambientale Scozia
4) Nuove tecniche di management Spagna
5) Servizi di Medicina del Lavoro
Danimarca
6) Rischi del lavoro ai computer
Dw m nwca
7) Movimentazione carichi Olanda
8) Lavorare sotto pressione Olanda
9) L'intimidazione sul posto di lavoro
Olanda
10) Lavorare con sostanze cancerogene
Inghilterra Galles
Il) Lavoro a domicilio Inghilterra Galles
12) Asbestosi e malattie respiratorie Svezia
13) Globalizzazione Inghilterra Galles
14) Legislazione Scozia
Per ulteriori informazioni consultate
il nostro sito Internet www.snop.it
HEALTHAND SAFETY NEWS
FROM ITALY
TRAINING OF SR IN FLORENCE
CGIL organised in December 1998 a
meeting in Florence, to inform araci train
Tuscany Safety Reps. More than 200 participants took part in the meeting, discussing about the application of law 626/94
(Europcan Directives transposition).
Communication, new organisational
models' connected hazards, respect of
employers obligation in terni of training
and information were widely treated.
Betty Leone. National CGIL Secretary,
concluded the meeting, stressing about
the need to tace health and safety at work
among themes on national bargaining,
aiso regarding the recent "development
Pact" signed between Tu and Employers.
WORKERS MEMORIAE DAY
IN ITAI Y
For the lirst ti me workers Memoria' Day
(Aprii 28th) will be celebrated in Italy,
organised by SNOP and AMBIENTE E
LAVORO. A Public Press Conference
will be taken in Rome, in a Parlianient
Room, to draw attention on the plague of
accidcnts at work and professional
diseases. Othcr initiatives will be organised at regiona' leve].
SENATE COMMISSION
PREPARES HEALTH
AND SAFETY AT WORK CODE
1 lth Senate Commission is stil] working
ora Health and Safety at Work Codc's
draft. The approbation of the final text is
awaited for Aprii. SNOP and AMB1ENTE E LAVORO propose to present the
fina] text among the initiatives organised
for the European Workers Memoria) Day
(Apri] 28th). Senator Smuraglia, President of the Commission, will participate
in Rome to the Public Press Conferente
in Parliament.
TWO YOUNG WORKERS DIED
NEAR BOLOGNA
Two Young workers dieci in Medicina,
near Bologna, ora January 22nd . They
were working lindo a truck, trying to
repair it, when the truck moved and their
heads were crushed. TU organised
immediate stop and strike in the zone.
Initiatives to improve working conditions
in little cnterprises has heen organised.
39
FERNANDA GIANNASI WINS
Good news from Brazil: Fernanda Giannasi, the Labour lnspector who denounced "asbestos Mafia" in Brazil, leaded
by Eternit (Saint Gobain), wins the battle against the defaunation charge moved
by Eternit.
Sao Paulo Sate Court decided to not persceme her. Fernanda ohtained a substantial help forni inteniational movements
and from the ltalian Embassy, in consideration of her halian roots.
OLD NEWS
SAFETY IN SCHOOLS
SPECIFIC REGULATIONS
Specific regulations for the application
of the H&S legislation in Schools in
Universities have been approved (Decree
363, August 5th 1998).
The law identifies Employers (Rectors)
and specifies that teachers, researchers,
technicians, administrative and students
are considered as employees regarding
health and safety at work.
NEW REGULATION
FOR FIRE PREVENTION
The Ministry for Internai Affairs established new regulation for safety procedures to prevent fire in workplaces, and
about training of emergency teams,
which is compulsory for every workplace with employees, with no threshold
(even one employee).
PROGETTO OBIETTIVO
AGGIORNAMENTI
DALLA LOMBARDIA
TOSCANA
APPROVATO
IL PIANO SANITARIO
REGIONALE I999-2001
Dopo Brescia e Bergamo anche a Milano vi è un protocollo di intesa tra la ASL
Città di Milano e CGIL-CISL-UIL per
l'attuazione del "Progetto Obiettivo
Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di
Lavoro in Regione Lombardia 19982000 "(Delibera del Consiglio Regionale n. VI/0848 del 8 aprile 1998), già più
volte richiamato in queste pagine.
Dei 7 miliardi "disponibili" per la ASL
Città di Milano dovrebbero essere spesi:
2/3 per l'assunzione di nuovo personale
(10 medici del lavoro, 5 ingegneri, 25
tecnici di prevenzione, 10 amministrativi, IO Assistenti Sanitari o Infermieri
professionali) e quindi raddoppiando
l'organico attuale per i] potenziamento
delle attività istituzionali ed l/3 alla realizzazione dei progetti strategici e speciali, da ripartirsi tra le seguenti voci:
personale, convenzioni e consulenze,
strumentazione e logistica, formazione.
In accordo al Progetto Obiettivo Regionale, i Progetti Strategici e Speciali della
ASL Città di Milano dovrebbero essere:
I' indagine campionaria sulla applicazione del D.Lgs 626/94, la prevenzione
degli infortuni e delle malattie professionali in edilizia, la prevenzione dei tumori e delle malattie professionali, la prevenzione del rischio nel comparto sanità,
il piano amianto,
Il Piano Sanitario regionale toscano
appena approvato punta gran parte delle
sue chances sulle attività di prevenzione
e sul potenziamento dei servizi sanitari
territoriali alternativi ai ricoveri: assistenza domiciliare integrata per anziani e
malati terminali, per cure domiciliari a
pazienti oncologici o affetti cla AIDS.
In Toscana, nei prossimi tre anni si
dovrebbe spendere di più per offrire ai
cittadini maggiori .servizi sul territorio,
per le attività di prevenzione, di educazione ed informazione ed ovviamente
per ridurre le liste ed i tempi di attesa.
La prevenzione (in particolare su lavoro
e alimentazione) non è più un optional
ma scelta vincolante per ogni ASL per
almeno il 5% del bilancio.
CONVEGNI
NAPOLI
ROMA
28 aprile 1999
18-19 giugno 1999
Seminario di AMBIENTE e LAVORO e
SNOP nella ricorrenza del " Worker " s
Memorial Day": giornata internazionale
di ricordo dei lavoratori morti sul lavoro.
SEMINARIO organizzato dalla CIIP
rif.
Associazione Ambiente e Lavoro
tel. 02-26223120
fax 02-26223130
I PROFILI PROFESSIONALI
DELLA PREVENZIONE
Ruoli, punti di vista, elaborazione di
documenti di consenso
1 soci delle associazioni della CIIP
avranno l'invito entro aprile
rif.
segreteria CIIP
tel. 02-57992613
fax 02-55187172
40
{tt^
rt ^Ss
'.3 -'
t
#;,...........
:a-a ari
ira-
re in questo caso) il primo tipo di "pericolo" e pertanto non si potrà rendere
conto delle reali meraviglie che si aprono con l'uso della versione elettronica.
Scherzi ed esperienze estreme di prevenzione a parte. è indubbio che ci troviamodi fronte ad un "capolavoro necessario
("...a masterpiece that is indispensablc...") com'è stato scritto dell'opera sull'autorevole "Scandinavian Journal of
Work, Environment, and Health".
Jeanne Mager Steliman (edited by)
ENCYCLOPAEDIA
OF OCCUPATIONAL
HEALTH AND SAFETY
Fourth Edition, International Labour
Office, Geneva 1998.4Volume PrintVersion; CD-ROM; Print & CD-ROM SET .
Una nota promozionale dell'ILO
(www.ilo,orglpublins) assicura che la
versione CD-ROM della "Encvc/opaeclia" contiene le stesse informazioni e
l ' organizzazione logica dei volumi a
stampa con in più un vantaggio, potere
effettuare ricerche semplici ed efficaci in
tempi brevissimi. Il valore aggiunto deriverebbe dal fatto che ogni parola del
testo, delle voci bibliografiche e delle
tabelle può essere oggetto di ricerca e
dal l'atto che sono disponibili degli
"hyperlinks" e poi un Enigma search e
che le "queries" possono essere salvate
per un impiego successivo e combinate
con altre informazioni. Un'ulteriore
ponderabile differenza tra le due versioni e ovviamente il peso, lo scarto è di
circa 20 Kg, cosa questa che introduce
una chance non trascurabile, il non dovere applicare, nel caso che la scelta ricada
sul CD-ROM. il titolo V del seiducsei;
ovviamente prestando attenzione a limitare i tempi delle ricerche per allontanare l'applicazione in toto (compresi i
temibili giudizi d'idoneità) del titolo VI
dello stesso decreto. La nostra azienda,
sentito probabilmente il Responsabile
dello SPP, ha scelto eli governare (elude-
Occupiamoci adesso della struttura della
«Encyclopaedia» (pubblicata soltanto
in lingua inglese e non anche in francese
come di consueto) che si sviluppa per
oltre 4.000 pagine (numerate non complessivamente ma per ognuno dei 105
capitoli dei quali si compone, tutti scritti
ex novo. ove si escludano alcuni pochi
sottocapitoli mutuati dalla precedente
edizione). il Volume I presenta tre distinte sezioni: I. corpo umano e cura della
salute (un vero trattato di medicina del
lavoro comprensivo dei suoi aspetti
organizzativi, i Servizi di Salute Occupazionale) ; 2. prevenzione, management e "policy " (un trattato di medicina
sociale del lavoro comprensivo della
illustrazione delle risorse istituzionali,
degli aspetti etici e del diritto all'educazione ed all'informazione); 3. gli strumenti e gli approcci (un viaggio lungo e
particolareggiato all'interno delle discipline che possono svolgere un ruolo
determinante nel processo della prevenzione, ingegneria impiantistica, ergonomia, igiene industriale, protezione personale, sorveglianza epidemiologica e statistica, laboratorio, tossicologia generale). Il Volume Il tratta dei fattori di
rischio ("hazarcl") per la salute e la sicurezza dei lavoratori nei vari momenti del
loro riconoscimento, valutazione e controllo: sono trattati i fattori di rischio psicosociali e quelli organizzativi, quelli
fisici e biologici e quelli di derivazione
ambientale e quindi, in una maniera
veramente molto ampia ed originale
(almeno rispetto alla letteratura italiana), quelli conciati con gli infortuni e la
sicurezza. Il Volume 111 comprende una
sezione sui fattori di rischio di natura
chimica, oltre 2.000 composti categorizzati per famiglia. Una seconda sezione
prende in esame dei macrocomparti
lavorativi sulla scorta di informazioni
non solo descrittive del ciclo produttivo
e dei materiali impiegati, ma soprattutto
di dati che rendono conto delle "esperienze industriali " accumulate sia in termini di effetti sulla salute dei lavoratori
( „ Health issues and disease patterns " )
che in termini ambientali ("Overview of
cnviromnental issues " ). I macrocomparti esaminati sono: indust r ie che impiegano risorse biologiche (agricoltura, alimentare, del legname...); industrie che
impiegano risorse naturali (miniere, del
ferro. di altri metalli, del petrolio...);
industria chimica: industria manifatturiera (meccanica, vetro. sta p pa...); industria tessile e dell'abbi g liamento; industria dei trasporti; industria delle costruzioni; servizi e pubblica amministrazione. Il Volume IV oltre ad un breve ma
fondamentale capitolo su come usare
l'«Encyclopaedia» comprende delle
guide e degli indici; una prima guida
riguarda la sistematizzazione dei fattori
di rischio occupazionali per professione
(dall'autista di ambulanza al saldatore);
la seconda è tm ampio trattato di tossicologia speciale ma anche di merceologia
per gruppi di sostanze chimiche: l'ultima
è una guida alle unità ed alle abbreviazioni adottate. Gli indici sono tre, quello
degli argomenti, quello delle sostanze
chimiche e quello degli autori citati nella
vasta bibliografia. Il Volume IV si conclude con un inventario di esperti delle
varie discipline che si occupano della
salute e della sicurezza dei lavoratori, un
elenco ordinato per nome e per paese di
appartenenza degli esperti individuati.
Ognuno dei 4 Volumi elenca nelle rispettive prime pagine gli autori e gli editori
(ognuno dei 105 capitoli era stato affidato ad uno o più editori i quali hanno
coordinato i vari autori, complessivamente più di 1.000): il quarto Volume
riporta inolt r e l'elenco delle istituzioni
che hanno in qualche modo contribuito
alla realizzazione dell'opera.
La descrizione della struttura dell'Eneyclopaedicr stimola alcune considerazioni.
Che si tratti di uno strumento moderno,
tecnicamente e "politicamente" autorevole oltre che scientificamente adeg uato
e quindi insostituibile nessuno oserebbe
metterlo in discussione. 1 motivi che
hanno portato i molti che se ne sono
occupati allo stesso giudizio risultano
tanti e diversi; tra questi appare opportuno sottolinearne almeno due.
Il primo motivo è stato evocato fortemente nel progetto e verificato in una
pa r te dei risultati dalla stessa "Editor in
Chiel"', la Stellman, e cioè l'approccio
multidi.sciplinare sviluppato, nonostante
le difficoltà, almeno sul piano pratico.
Scrive la Stellman , chimica di formazione, nella breve int r oduzione: "1 fatti
possono essere neut r ali, ma la maniera
nella quale essi vengono riportati, interpretati ed applicati dipende strettamente
da fattori culturali, dove per cultura si
deve intendere il processo di integrazione che mette in moto nello stesso tempo
i credi e le ideologie degli uomini, l'ambiente ed una vastità di informazioni".
Multidisciplinarità con valore pratico
significa in questo caso aver indirizzato
e coordinato il lavoro di molti autori
41
delle varie discipline rispetto ad un unico
obiettivo, quello di stimolare e rendere
fattibile la prevenzione dei lavoratori permettendo così di esaudire specifici bisogni che possono essere di tipo e di entità
diversi oggi nelle varie realtà del pianeta.
Non si avverte nei vari capitoli e di più
nella sintesi ideale con la quale debbono
essere visti eg li argomenti trattati la prevalenza di una disciplina (la medicina del
lavoro ad esempio) sulle altre. ognuna
apporta il meglio di se stessa per il ragg
iungimento dello stesso fine, per la soluzione dello stesso problema.
lI secondo motivo che definisce l'originalità e l ' importanza dell ' opera va ricercato nella testimonianza insostituibile
che essa offre sul significato della attuale, di fine millennio, delicata fase di sviluppo della prevenzione dei lavoratori.
L' ILO è un organismo internazionale
che deve rivolgersi a tutti i paesi, ricchi e
poveri, a realtà dove esistono diverse
gradazioni di sfruttamento dei lavoratori
e dovei lavoratori sono più bambini o
più anziani, dove alcuni di essi hanno
case ed alimentazione adeguate ed altri
hanno le stesse cose in maniera insufficiente n del tutto carente. A tutti g iustamente I ' ILO invia un messaggio sostanzialmente unitario e cioè che la prevenzione nei luoghi di lavoro deve essere
dora in avanti una prevenzione di progetto che deve utilizzare in una fase precoce lutti o la maggior parte degli strumenti disponibili per evitare dei danni,
quelli di già visti tante volte in periodi
diversi su una moltitudine eli lavoratori, e
per evitare che ne compaiano di nuovi.
In sostanza l ' approccio generale dclI Enevelopuedlu rende conto che è in via
di esau r imento la fase precedente della
prevenzione, durata in tutti i paesi industrializzati per la mag gior parte di questo
secolo, quella che consig liava di dovere
andare a ricercare, soprattutto con indagini mediche più o meno sofisticate. i
danni del lavoro sulla nìaggioranza dei
lavoratori. dovendo partire da questi per
formulare delle richieste e delle denunce
e quindi introdurre secondariamente
alcune graduali e non si sa bene quanto
efficaci c definitive misure di prevenzione. L'Eiuvc lopoedia nella sua filosofia e
nella realizzazione di molti suoi contributi fa vedere come praticabile ed in
molti casi di già avviato questo indirizzo
culturale; fornisce, su basi tecniche oltre
che etiche, un riandato specifico ai datori cli lavoro ed a tutti i loro consulenti e
nel contempo stimola tutti ed anche i
lavoratori e le loro organizzazioni a
seguire l ' applicazione ed i risultati di
tale processo; vengono messe in gioco
tutte le potenzialità del progresso tecnico
a fini produttivi ma questa volta anche
come fonte di benefici per la salute dei
lavoratori. E' un processo che non escici'
42
de i medici del lavoro ma che assegna
loro un ruolo ben diverso cla quello che
hanno avuto in passato.
La Stellman, la curatrice dell ' Enciclopaedia. ha realizzato un grande progetto
anche a nome e per conto di una corrente di pensiero e di azioni che, nonostante la vittoria di alcune battaglie condotte.
in anta ormai lontani, in alcuni paesi, è
apparsa per alcuni decenni minoritaria in
tutto il mondo. L'autrice nel 1973 (allora affiliata ad una centrale sindacale
americana, oggi alla Columbia University) con la prima edizione compiuta del
suo fortunato Work ix elangerous to coni'
health (titolo tradotto in italiano nel
1975 letteralmente e opportunamente da
Giulio Maccacaro in Lavorare %u male
alla salute) aveva in maniera incontrovertibile posto le basi dell ' opera di cui si
sta discutendo, gli increduli hanno modo
di confrontare. con intelli g enza, i rispettivi indici e quindi la filosofia che
entrambi esprimono. L ' operazione è il
risultato di un lungo e sicuramente complesso processo tendente ad affermare
una sorta di egemonia. I fattori determinanti l'andamento del processo sono
stati molti. soggettivi e oggettivi, politici
o strettamente tecnici, attivi e passivi.
sono gli stessi fattori che mantengono
oggi un ruolo nel senso di accelerare od
estendere lo stesso processo o, al contrario, nell'arrestarlo o nel circoscriverlo.
Ogni paese ha i fattori determinanti che si
merita o che qualcuno a un certo momento ha potuto imporre; nel caso italiano la
ricost r uzione di tale processo sarebbe di
grande interesse perchè riuscirebbe finalmente ad assegnare un g iusto ed utile
significato alla stagione delle lotte sindacali e degli studenti per la salute in fabbrica ma anche alla formidabile "stagione
dei comparti", così come è stata rappresentata dalla SNOP e dalle sue innumerevoli iniziative svolte nella seconda metà
degli anni '80 e nei primissimi '90. Un
tale riesame sarebbe opportuno anche per
meglio orientarsi sulle iniziative e le tendenze da assumere ai vari livelli.
La prima edizione dell' Eneyclopaeclia.
come è noto, è stata pubblicata (in francese ed in inglese) nel 1930, auspice
Alhert Thomas, allora direttore generale
dell'ILA, ma principalmente grazie al
lavoro dell'infaticabile Luigi Carozzi
che aveva un passato di braccio sinistro
di Lui g i Devoto a Milano. Non è una
semplice curiosità sapere qualcosa sul
suo atto di nascita: la Conferenza lnternazionale sul lavoro di Washington del
1919 aveva commissionato al neonato
11.0 una lista dei principali processi
lavorativi (la considerare pericoli
("unhealthy'•)_ Thomas e Carozzi, assumendo correttamente che la definizione
di pericolosità di un dato processo lavorativo variava nel tempo e in base alla
localizzazione dello stesso, decisero clic
era impossibile compilare una lista esaustiva e che risultava opportuno invece
procedere alla sistemazione delle conoscenze disponibili, e erano già tante,
riguardanti la salute e la sicurezza dei
lavoratori. Quel testo ha oggi un grande
valore storico specialmente per la molteplicità dei quadri di patologia di lavoro
che vi sono puntigliosamente riportati;
gli stessi dovevano funzionare come
spinta emotiva per realizzare. alcune
misure di prevenzione che pur venivano
richiamate. Quella prima edizione rimane fondamentale per un altro motivo, per
il messaggio inviato a tutti i paesi sulla
necessità di adottare una legislazione protettiva dei lavoratori, messaggio che verrà
perfezionato con il monumentale Regolamento Tipo di igiene e sicurezza del 1949
redatto sempre a cura cli Carozzi e che
ispirerà fortemente anche la normativa
italiana degli anni '50. La seconda e la
terza edizione dell'E cielopaedla, rispettivamente del 1971 e del 1983, hanno
avuto altrettanta risonanza, sono state tradotte tradotte, in particolare la seconda, in
tante lingue, e hanno assunto, seguendo
principalmente il criterio dell'aggiornamento delle conoscenze scientifiche e
principalmente di quelle di medicina del
lavoro. una dimensione sempre ma g giore.
Sono state dirette da Luigi Parmcggiani,
medico del lavoro di Milano con solide
radici in Italia, che coinvolgerà nel lavoro
editoriale tutte le "scuole" di medicina del
lavoro del nost r o paese.
Un commento va dedicato ai collaboratori della quarta edizione dell'Eocvc/opaecim. Prevalgono di gran lunga quelli.
anche se con cognome italiano, che operano in istituzioni dell'America del
Nord, USA e Canadà. o Scandinave; la
presenza di autori finlandesi è veramente sproporzionato se confrontato al
numero di abitanti e di lavoratori di quel
paese. I medici del lavoro sono in netta
minoranza rispetto alle altre professionalità tecniche. I collaboratori italiani, sia
gli autori che gli editori dei capitoli,
sono in una posizione di netta e preoccupante minoranza, considerando anche
che alcuni tra gli autori compaiono per
aver redatto ima voce della terza edizione. Solo gli epidemiologi di Torino ed
alcuni medici del lavoro universitari di
Milano hanno avuto un ruolo di rilievo
in alcuni capitoli dell'opera. Tra le istituzioni italiane che risultano aver collaborato alla realizzazione dell ' opera compaiono soltanto la CISL nazionale c la
Clinica del Lavoro di Milano. A causa di
questo livello di collaborazione nella
Directory degli esperti i nonni degli italiani risultano essere veramente pochi.
Prima di concludere una confidenza, se
avessi un congiunto che si avvicina per
motivi professionali o per interesse personale ai problemi della salute e della
sicurezza dei lavoratori gli regalerei in
una qualche occasione I'Eraciclopaedia
nella versione CD-ROM e lo inciterei
oltre che a studiarla, a lavorarci, ad
aggiornare la bibliografia, a ricombinare
i contributi, a personalizzare la stesura di
alcuni capitoli, ecc., e consiglierei di
cominciare proprio con il capitolo 30,
dedicato all'igiene industriale, che brilla
per chiarezza e per le novità (almeno
rispetto al dibattito in corso nella comunità dei preventori italiani ingranditasi di
molto dopo il duescisei). Non è proprio
come fare, in maniera più o meno interattiva, i giochini elettronici tanto in
voga, ma l'iniziativa potrebbe risultare
di una qualche utilità oltre che essere un
esercizio adeguato ai tempi e agli strumenti che questi mettono a disposizione.
dent SNOP, che in un breve periodo
della sua vita professionale è stato direttore sanitario di un grande ospedale
milanese. Attualmente è anche supervisore didattico del Centro di Formazione
FOR: la società di formazione creata da
CGIL-CISL-UIL milanese ed è delegato
SNOP nella Consulta Interassociativa per
la Prevenzione su i temi della formazione.
Franco Carnevale
Coautori del libro: Maurizio Cerulli
(tecnico). Fabio Monti (medico del
lavoro) e Claudio Pecora (assistente
sanitario), tutti operatori della ASL di
Melegnano.
Emilio Volturo
Giovanni Pianosi
OSPEDALE e SEIDUESEI
Sussidario per la formazione dei
lavoratori della sanità pubblica e
privata prescritta dal D.Lgs 626194
Edizioni Sorbona Milano (1998)
L' impostazione cui si ispira il Decreto
626 del 1994 e più in generale la legislazione europea, vede il futuro della
prevenzione non tanto nel moltiplicarsi
di prescrizioni e divieti, ma piuttosto
nello sviluppo della cultura della sicurezza a tutti i livelli. Per questa ragione i]
626 attribuisce una straordinaria importanza all'informazione ed alla formazione di tutti i soggetti coinvolti nelle attività di prevenzione, a cominciare dai
lavoratori che della prevenzione devono
essere non solo i destinatari ma sempre
più i protagonisti.
• Gi(ov)anni Pianosi, medico del lavoro, dopo le nozze d'argento (?) con io
"SMAL" di Legnano è approdato nel
servizio sottocasa a Milano. Autore di
manuali sia sul tema specifico del
"rischio ospedaliero "(libro di testo per
tante generazioni di infermieri professionali!) che sul tema degli infortuni.
Da sempre ha avuto il " pallino " della
formazione, anche come nodo e compito
dei servizi ter r itoriali di prevenzione, ed
oggi, come su tante altre cose, il tempo
gli ha dato ragione.
L' agile volume è formato da 12 capitoli,
suddivisi in 3 sezioni:
1) Questioni di carattere generale: le
nuove regole del gioco derivate dalla
applicazione del 626 e ]'organizzazione
del lavoro nell'ospedale, punto cruciale
ma trascuratissimo in ogni processo di
valutazione e formazione.
2) Rischi specifici o problematiche
particolari: infezioni, sostanze chimiche,
prodotti e farmaci, gas anestetici, radiazioni (ionizzanti e non), sollevamenti e
posture, infortuni, la questione della lavoratrice "sanitaria" in gravidanza.
3) Le emergenze.
Il manuale è frutto della esperienza dei
due autori principali:
1 capitoli dedicati ai rischi specifici
seguono una logica che permette non
solamente l'acquisizione di notizie tecnico-scientifiche (che peraltro non
dovrebbero essere del tutto ignote a categorie professionalizzate come quelle
della sanità !), ma soprattutto un percorso di presa di coscienza del "che fare":
punto che, in questo comparto così
importante, è ancora inspiegabilmente
trascurato sia a livello di comportamenti
e procedure sicure, che in sostanziali
investimenti strutturali in sicurezza e
igiene del lavoro. Anche dopo il 626.
• Emilio Volturo, noto medico del lavoro da sempre ancorato nella sua postazione melegnanese, past-past-past presi-
Alle stesse conclusioni sono recentemente arrivati, dopo la Campagna Ospedale Sicuro `98, anche il Tribunale dei
Questo sussidiario è quindi giustamente
rivolto a loro: il gruppo più interessato
ma ancora il meno coinvolto dal "sistema 626".
Diritti del Malato, costringendo il Parlamento (o meglio il Presidente della
Camera Violante) ad una (promessa di)
seduta specifica sul tenia della salute e
sicurezza nelle strutture sanitarie e l'inchiesta della Commissione Sanità del
Senato: il cosiddetto "Dossier Ospedali
Tartaruga" che pone il dito nella solita
piaga: 120 strutture sanitarie (molte inutilmente iniziate per fare piacere a qualche politicante locale) e mai finite, vere
voragini di soldi pubblici, a dispetto
della programmazione e della managerialità che tanto avara è poi nella prevenzione e nella riabilitazione in quegli stessi territori!
Dello stesso segno la discussa campagna
pubblicitaria di inizio del 1999 fatta da i
tre quotidiani: il Giorno, il Resto del
Carlino ed la Nazione, che utilizza l'espediente della inchiesta sulla sicurezza
in ospedale fatta da un finto chirurgogiornalista, per farci capire l'importanza
dell'essere nelle cose (anche per il sempre più pigro mondo della informazione)
e non solamente davanti ad un monitor
di notizie di agenzia!
Il cerchio quindi si chiude evocando
quella figura (o quel fantasma della retorica) che è la partecipazione, l ' unica
chiave di volta da sempre per una vera
prevenzione.
Libro da promuovere.
Laura Rodini
Pierluigi Offredi
IL MANUALE
DEL LAVAGGIO INDUSTRIALE
solventi, detergenti, impianti, legislazione ed impatto ambientale
HB PI. ERRE EDITRICE
pagg 292
Ho parlato con Offredi durante un breve
incontro a Milano e devo dire che sono
rimasto folgorato dalla bravura del personaggio e dalla passionalità con cui
conduce le sue battaglie dalla parte del
consumatore di diluenti, solventi e detergenti: Offredi sembra come assillato, in
senso positivo, da una specie di sindrome di Lubrano.
Le aspettative che si possono avere da un
soggetto così intelligente c combattivo,
che va controcorrente in una società
dove, ahimè, dominano incontrastate le
regole del mercato, sono state abbondan-
43
temente appagate da questo prezioso
manuale dove l'autore ha condensato la
sua pluriennale esperienza nel settore del
lavaggio industriale.
11 testo non è né un semplice manuale
tecnico, né un mero elenco commentato
delle normative italiane e europee del
settore, ma risulta essere una trattazione
analitica, a 360 gradi, una visione globale e avanzata su tutti gli gli aspetti, le
contraddizioni, le problematiche connesse a questo settore di mercato. L'idea
guida, il pensiero forte su cui si muove il
nostro autore-editore sono l'imparzialità, l'indipendenza e le esigenze del
consumatore.
I primi 6 capitoli trattano in modo rigoroso gli aspetti tecnologici degli impianti e delle sostanze; quindi vengono passate in rassegna le leggi sull'inquinamento atmosferico (limiti di emissione
in varie regioni, le competenze degli
Enti Locali, le tendenze europee fino a
trattare le problematiche dell'ecosfera
come l'ozono, l'effetto serra e la reattività fotochimica).
Molto interessante il cap. 8 che riporta le
caratteristiche tossicologiche e di impatto ambientale dei prodotti di lavaggio,
con tabelle e sinottici molto utili in
quanto facilitano la lettura di sintesi.
Nel capitolo 9 - autorizzazioni e regole
per lavorare in sicurezza - l'autore da il
meglio di sè come operatore ecologico
dotato di professionalità sviluppata sul
campo; nelle 11 appendici spazia dalla
direttiva macchine alle etichettature, dai
criteri per la scelta dei depuratori e per
riconoscere i prodotti più pericolosi alla
protezione delle vie respiratorie fino agli
adempimenti fiscali.
Il lavoro è sviluppato con un taglio critico poichè l'autore, che si batte da anni
per la tutela del consumatore, va a toccare e sviscerare proprio gli aspetti più
problematici del rapporto tecnologiaprodotti-sicurezza-ambiente-costi: 1' ambizioso obbiettivo è quello di insegnare
al consumatore come difendersi da quelli che Offredi chiama, venditori di fumo,
europataccari, diluentisti senza scrupoli,
venditori di pubblicità ingannevole.
Nella presentazione infatti l'autore scrive: " per difendersi e per poter scegliere
in modo razionale, bisogna conoscere gli
elementi principali dei prodotti e degli
impianti utilizzati e questo manuale
tenta di colmare una lacuna in un settore
in cui sono sempre dati molti consigli
per gli acquisti e poche informazioni.
Marco Riva
Franca Merluzzi, Silvano
Orsini, Nicola Di Credico,
Patrizia Marazzi
RUMORE ED UDITO
IN AMBIENTE DI LAVORO
Franco Angeli (I 999) pagg 245
Angelo Culotta, Michele di
Lecce, Giancarlo Costagliola
PREVENZIONE E SICUREZZA
NEI LUOGHI DI LAVORO
La disciplina giuridica vigente
V edizione aggiornata Edizioni Pirola Sole 24 Ore pagg 712
La sottoscritta ha avuto la fortuna di
avere come "tutore" all'inizio della sua
"carriera", o meglio, del suo lavoro,
Franca Merluzzi che, nei primi anni settanta, era coordinatore allo SMAL di
Sesto San Giovanni, dove opero tutt'ora.
Erano gli anni delle prime fonometrie e
dosimetrie in ambiente di lavoro e delle
registrazioni in platea forno dell'andamento del rumore di una colata.
Erano anche gli anni delle audiometrie
di massa e quindi dei test su quello che
poi è passato nella pratica come "metodo e classificazione Merluzzi".
Il Manuale Prevenzione e Sicurezza nei
Luoghi di Lavoro, arrivato alla sua 5^
edizione, ogni volta rinnovato e ampliato è. da sempre, un best-seller per tutti
gli operatori della prevenzione.
Chiarezza, argomentazioni, approfondimenti hanno in questi anni confortato,
preparato, supportato i molti di noi costretti a operare da autodidatti in situazioni di
frontiera e di elevata responsabilità.
Gli autori, come dopo la prima edizione
degli anni `80, hanno seguito il recepimento delle direttive comunitarie, chiamato dagli autori stessi una "rivoluzione
silenziosa" nel nostro sistema legislativo.
Estremamente utile quindi il riesame di
tutte le figure coinvolte: datori di lavoro,
dirigenti, preposti, collaboratori, lavoratori, appaltatori, altri soggetti estranei al
rapporto di lavoro (dai costruttori di
macchine e impianti alle figure atipiche
ma sempre più presenti in azienda in
questo china di deregulation).Utile
anche l'analisi delle competenze dei due
poli della vigilanza: il sistema dei Servizi delle ASL e la Magistratura.
Questa ponderosa 5^ edizione (più di 700
pagine!) tiene conto soprattutto dell'ultima rivoluzione dettata dal recepimento
della direttiva cantieri, il D.Lgs 494/96 e
seguenti, che tanto sta cambiando anche
nella operatività dei Servizi.
innanzitutto il ricevere, l'esaminare,
immettere nel sistema informativo le
centinaia di notifiche e piani di sicurezza, gli incontri con il nuovo sistema
d'impresa, i rapporti tra committente e
imprese, le figure coinvolte e ovviamente i sopralluoghi e i verbali: questi due
ultimi e consolidati aspetti, sono oggi
meno casuali e finalmente basati su una
conoscenza delle dimensioni e della
tipologia di tutti i cantieri aperti sul territorio e quindi su una possibilità maggiore di programmazione.
Nella 5^ edizione troverete anche un
ampio capitolo dedicato al regolamento
della direttiva macchine.
Utilissime le 70 pagine finali: un sinottico analitico per argomenti (da "abbandono del posto di lavoro" a "zoccoli") relativo alla parte "capi di imputazione", che
riporta ovviamente tutti i provvedimenti
legislativi compresi i più recenti.
Da allora il foglio con le 8 audiometrietipo è sul tavolo di ogni medico del lavoro
come reliquia di pronto uso e ripasso.
Spesso però di quell'esperienza è rimasto
solo il foglio di riferimento per troppi
improvvisati consulenti nati intorno alla
applicazione del D.Lgs 277/91 e seguenti.
Bene quindi hanno fatto gli autori a
riprendere per tutti, vecchi e giovani alla
materia, i capisaldi della questione
rumore: rischio ancora bene presente
all'interno delle aziende.
Ovviamente dagli anni in cui vedevamo
300 carpentieri e si contavano 300 sordi,
qualcosa è cambiato: le fabbriche pesanti si sono allontanate (ma ci sono ancora
da qualche parte del mondo), molte
bonifiche sono state fatte, un numero
infinitamente più alto di lavoratori usa i
DP1 contro il rumore, le audiometrie
sono diventate una pratica diffusa (e a
volte, per rischi bassissimi, anche troppo!), il loro metodo di classificazione si
è standardizzato, si è applicato il Decreto 277, anche se con tanti limiti.
Questi limiti di conoscenza teorica sono
proprio quelli che il volume riprende e
chiarisce in modo chiaro e inequivoco.
Molto importanti gli esempi, i valori di
riferimento delle soglie uditive attese per
sesso e età, le caratteristiche dei Dispositivi di protezione individuale, la tabella
valutativa INAIL- parti sociali, lo standard di anamnesi audiologica: materiale
indispensabile da rileggere ed avere sottomano nella pratica quotidiana.
Laura Bodini
Laura Bodini
44
DIRETTIVO SNOP APRILE `99
IN CORSO DI RINNOVO
LOMBARDIA
Laura Bodini
(presidente SNOP
e direttore della rivista)
UOTSLL - ASL n. 3
via Oslavia, I
20099 Sesto S.Giovanni (M1)
Te!. 02.2625763 1
Fax 02.26223083
[email protected]
Ettore Brunelii
(segretario regionale)
UOTSLL - ASL Brescia
via Cantore, 20
25128 BRESCIA
Tel. 030.3838665
Fax 030.3838540
[email protected]
Enrico Cigada
(tesoreria)
Servizio n. I - ASL n. 3
via Oslavia, l
20099 Sesto S. Giovanni (MI)
Tel. 02.26257625
Fax 02.26223083
[email protected]
EMILIA ROMAGNA
Luigi Salizzato
(segretario regionale)
Dipartimento Prevenzione
via Brunelli, 552
47023 Cesena (FO)
Tel. 0547.352183-170
Fax 0547.645060
p reve n z@ cess n. u n i bo. it
VENETO
Manuela Peruzzi
(segretario regionale)
SPISAL-USL n. 20
via Salvo D'Acquisto, 7
Palazzo della Sanità
37 134 VERONA
Tel. 045.8075045
Fax 045.8075017
[email protected]
Celestino Piz
SPISAL-USL n. 6
via IV Novembre, 46
36100 VICENZA
Tel. 0444.992213
Fax 044415 I 1127
dipartimento.prevenzione@
goldnet.it
PIEMONTE
VALLE D'AOSTA
Andrea Dotti
(vicepresidente SNOP)
ASL n. 1
via Lombroso, 16
10125 TORINO
Tel. 01 1.56633259
Fax 011.6690150
[email protected]
LIGURIA
Stefania Silvano
(segretario regionale)
ASL n. 5
via Sardegna, 45
19100 LA SPEZIA
Tel. 0187.533737
Fax 0187.516771
Claudio Calabresi
(ufficio di presidenza)
UOPSAL n. I
corso Gastaldi, 7
16138 GENOVA
Tel. 010.3446647
Fax 010.3620638
[email protected]
FRIULI
VENEZIA GIULIA
Marta Plazzotta
(segretario regionale)
PMIP Servizio
Chimico Ambientale
dell'ASS n4 "Medio Friuli"
via Colugna, 42
33100 UDINE
Tel. 0342.553175 diretto
Tel. 0342.553 I66 segreteria
Fax 0342.546776
t
LAZIO
Fabrizio Magrelli
(segretario regionale)
USL RMIB
Dipartimento Prevenzione
via E.Franceschini, 56/B
00155 ROMA
Tel. 06.41601904
Fax 06.41601905
TOSCANA
Alberto Baldasseroni
(vicedirettore rivista)
SPISLL - ASL n.10
viale Guidoni, 178/A
50125 FIRENZE
Tel. 055.4224407
Fax 055.4224405
[email protected]
CAMPANIA
Giovanni Lanna
(segretario regionale)
Dipartimento Igiene e
Medicina del Lavoro
ASL Caserta 2
80100 CASERTA
Tel. 081.500 I327
Domenico Taddeo
(segretario CPE)
UOISLL
via Fancozzi, 2/A
52025 Valdera FI
Tel. 0587.2736662
Fax 0587.2736660
[email protected]
SICILIA
Marco Crema
(segretario regionale)
Servizio Medicina del Lavoro
Az. Osp. S.Antonio Abate
Via Cosenza
9 1100 TRAPANI
Tel. 0923.809364
Fax 0923.809647
[email protected]
MARCHE
Giuliano Tagliavento
(segretario regionale)
Az. USL n. 7
via 25 Aprile, 61
60022 Castelfidardo (AN)
Tel. 071.7 i 30407
Fax 071.7130405
CALABRIA
Bernardo Cirillo
(segretario regionale)
UOML
via Discesa Poerio, 3
88100 CATANZARO
Tel. 0961.747554
Fax 0961.747556
PUGLIA
Antonio Nigri
(segretario regionale)
SPESAL ASL FG13
Piazza Pavoncelli, i I
71 100 FOGGIA
Tel. 0881.732921
Fax 0881.732920
Fulvio Longo
(vicepresidente SNOP)
ASL BA/15
via La Penna, 39
70010 Casamassima (BA)
Tel. 080.6530831
Fax 080.6761 17
[email protected]
ALTRI RIFERIMENTI
Stefan Faes
Laboratorio Medico
Provinciale
via Amba Alagi, 5
39100 BOLZANO
Tel. 0471.286530
Fax 0471.272631
Annamaria di Giammarco
ASL n. 12
via della Stazione, I
65026 Scafa (PE)
Tel. 085.8541276
Fax 085.8543 I23
Sergio Scorpio
ASL n.01
via Conca Casale, 15
86079 Venafro (IS)
Tel. 0865.900952
Fax 0865.903335
Ermanno Lisanti
PMIP ASL 4
via Montescaglioso
75100 MATERA
Tel. 0835.243594
Fax 0835.243653
Armando Mattioli
via del Campanile, 12/A
06034 Foligno (PG)
Tel. 0742.339580-339502
Fax 0742.340501
Scarica

Aprile 1999