Rivista trimestrale della società nazionale degli operatori della prevenzione SOMMARIO NUMERO 49 APRILE 1999 Autoriz.Trib. di Milano n. 416 del 2517186 Direttore respons. Giancarlo D'Adda Direttore Laura Bodini Vicedirettore Alberto Baldasseroni Prog. grafico e disegni Roberto Maremmani Redaz. Milano, via Mellerio 2 tel. 0218692913 EDITORIALE Passaggio di testimone di Laura Bodini CORSIVO Passsaggio del tempo di Giallolimone I 2 CONTRIBUTI Ma cosa è la prevenzione di Eugenio Paci Confronto fra le cause che determinano infortuni a lavoratori e titolari a cura di Celestino Piz Per quale prevenzione oggi di Luigi Salizzato Attività dei servizi in Piemonte a cura di quattordici responsabili spresal Viaggio tra riflessioni e crisi esistenziali in Arpa di Roberto Merloni 3 WWW.SNOP Le banche dati in internet a cura di DoRS Piemonte 15 INSERTOTECNIC1 DELLA PREVENZIONE QUATTRO 20 MATERIALI 23 INIZIATIVE SNOP IV Convegno CPE a cura di Graziano Frigeri L'epidemiologia per la prevenzione a cura di Alberto Baldasseroni e Laura Bodini 24 LE NOTIZIE 30 IN POLTRONA 41 sped. in abb. pescarti, comma 20k L662,96 filiale Milano stampa:TipografiaAlfredo Colombo LECCO In copertina di Katsushika Hokusai (1760-1849), xilografia a colori su carta della serie Tirntasei sedute del monte Fuji; particolare. Collezione privata. Ponte di Rvo Yoku di sera Newsnop Un ponte, un ponte giapponese. e un timoniere che conduce la sua barca e guarda tranquillo la grande montagna sacra sullo sfondo. Approfittiamo di questa serena veduta per proporre anche all'interno una serie di ponti. Ci pare simpatico rappresentare in copertina un conduttore di barche e si pare bello anche rappresentare un ponte, simbolo importante particolarmente per questi nostri tempi dove i ponti vengono più che altro distrutti. Buon lavoro e un invito a costruire qualche ponte da qualche parte. Sportello informazioni Snop presso l ' Istituto Ambiente Europa via P.Finzi, 15 - 20126 Milano Tel 02/27002662 Fax 02/27002564 Internet Snop su Interne/ é ospite di Ambiente e Lavoro: http:/www.amhlav.it Si possono mandare articoli a Snop via e.mail: [email protected] Proprietà - Editore: Snop - Società Nazionale Operatori della Prevenzione Via Prospero Finzi, 15 20126 Milano Abbonamenti Lire 20.000 per quattro numeri Lire 30.000 per otto numeri Tramite versamento postale dc n. 36886208 SOCIETÀ NAZIONALE OPERATORI DELLA PREVENZIONE Via P.Finzi, 15 20126 MILANO Indicando la causale del versamento e l'indirizzo a cui spedire la rivista. Prezzo di un numero Lire 5.000 Dallo statuto SNOP Art. 1 - È. costituita /'associazione denominata "Soc ietà Nazionale Operatori della Prevenzione", in sigla SNOP con , finalità scientifiche e culturali e ' conl obiettivo di: - promuovere conoscenze ed atti v ità che sviluppino la prevenzione e la tutela del benessere psicofisico dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dall'attività produttiva; - sostenere l'impegno politico e culturale per lo v sviluppo di un sistema integrata di ser izi pubblici di prevenzione negli ambienti di vitae eli lavoro,! finalizzato alla rimozione dei rischi derivanti dalle attività produttive: - favorire lo scambio di esperienze e informazioni fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti dell'attività per raggiungere l'omov geneità delle modalità di inter ento e della qualità di lavoro a livello nazionale: - promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le forze sociali e le altre Associazioni scientifiche su questi temi diffondere l'informazione e la cultura della prevenzione. PER I SOCI SNOP Le quote sociali anche per il 1999 sono socio ordinario 60.000 (sessantamila) socio sostenitore 100.000 (centomila) SU QUESTO NUMERO Continua, nell'inserto tecnici 4 la discussione sulla questione della formazione. Eugenio Paci (AIE) interviene sul terna della epidemiologia per la prevenzione lanciato da Massimo Valsecchi. Riflessioni su i Piani Sanitari: nazionale e regionali. Nuovi argomenti all'ordine del giorno: traffico, mobbing, ma ancora amianto, ospedali, scuola. Interessanti i contributi piemontesi. Molte le notizie che però più utilmente potrebbero trovare spazio in CyberSNOP. Finalmente facce anche nuove nei nuovi direttivi SNOP regionali. SUL PROSSIMO NUMERO SPECIALE EUROPA dopo CPE -SNOP a Torino a cura di Andrea Dotti, Graziano Frigeri, Celestino Piz, Domenico Taddeo Epidemiologia e Prevenzione continua il dibattito 626 e Metalmeccanica: informazione e controllo a cura di Celestino Piz Liste di controllo per le sostanze chimiche un contributo d'oltralpe. a cura di Stefano Faes DOC CTD: l ' esperienza di una ASL a cura di Gino Barbieri PASSAGli 10 DI TESTIMONE di Laura Bodini Blair continua poi sulle iniziative di formazione professionale, il potenziamento della sanità pubblica, l'accesso ad Internet in ogni scuola, i nuovi progetti di assistenza socio-sanitaria, di educazione all'ambiente, le ispezioni negli ospedali e la pubblicazione dei risultati e dei guasti rimediati, etc. Ma chi si ostina. come tanti di noi, a lavorare nel sistema pubblico di prevenzione, malgrado l'indifferenza istituzionale e l'ipocrisia di molti interlocutori, deve riprendere motivazioni ideali e scientifiche che l'hanno portato (e quotidianamente confermato) in questa scelta. L' aziendalizzazione nella sanità all'italiana sta facendo vedere spesso delle caricature (strapagate) di manager (dopo un anno cosa è cambiato in tante ASL oltre alla carta intestata su vecchi moduli?). Malgrado quanto affermato anche dal Piano Sanitario Nazionale 19982000, il silenzio sulla prevenzione è sempre acuto in troppe regioni, anche se ci sono delle lodevoli eccezioni, puntualmente citate anche in questo numero di SNOP. Certamente: il nostro Dipartimento di Prevenzione, il Servizio nel quale operiano o l'ARPA non sono l'Inghilterra, SNOP non è il Labour Party. Come operatori e come SNOP dobbiamo essere come sempre motore di un cambiamento; ovvero, come sempre, non essere conservatori. "Ci sono tre possibilità: • resistere al cambiamento: inutile; • lasciar correre (laissez faine) ciascuno per se stesso, ogni paese per se; • o la terza via: governare il cambiamento, insieme. Modernizzare, riformare, egaripaggiare il nostro paese per il Muro" turo" (dal discorso di Tony Blair, primo Ministro inglese, a Blackpool, 29 settembre 1998 alla Conferenza del Labour Party) L'abbiamo detto tante volte: occuparci dei problemi reali, comunicare, informare, resistere, ma non in silenzio! Molti operatori (soprattutto tecnici), senza particolari appoggi e sostegni, stanno cercando (magari di sera a casa) di arrivare via internet a normative, a leggi, a siti utili per avere notizie per il loro lavoro quotidiano. Perché non possono farlo nel loro luogo e tempo di lavoro? Perché troppi funzionari regionali, troppi manager della sanità ma anche troppi dirigenti, anche periferici, non capiscono l'accelerazione delle conoscenze, degli interlocutori, della nostra "esposizione" a consulenti, imprese, cittadini e quindi il bisogno di sostegno, di formazione, di aggiornamento, di modernizzazione per chi lavora non solamente in sala riunioni. La risorsa umana è praticamente l'unica che fa funzionare il sistema pubblico di prevenzione, sistema che è fatto di conoscenze scientifiche, normative e tecniche e di relazioni umane: dalle vaccinazioni obbligatorie ad una ispezione in edilizia, dall'incontro con un sistema aziendale di prevenzione nato dopo il 626 alla verifica ambientale di un'area dismessa con i vecchi ed i nuovi proprietari, magari parlando anche con chi ci lavorava (prima). Ma si tratta anche di relazioni umane interne ai servizi, Il 24 febbraio si è tenuto a Milano un primo Seminario sul Mobbing, ovvero l'emarginazione e l'aggressività nei luoghi di lavoro che porta a mortificare intelligenze e idealità. Allora alcune parole come insieme, comunicazione, modernizzazione, valorizzazione delle persone devono cominciare ad avere un significato a partire dall'interno dei servizi e anche dall'interno della nostra associazione. Questo, spero, sarà l'ultimo editoriale come presidente, perché oramai, anche se faticosamente, SNOP ha affrontato il rinnovo dei riferimenti regionali (per saperne di più leggere l'ultima pagina). Finalmente, oltre agli "storici", molte altre teste: più ragazze segretario, più operatori tecnici nei direttivi, altri preventori non solamente del lavoro: questo non potrà che portare nuove energie e idee a livello "federale" e nazionale e, dopo il Seminario CPE-SNOP a Torino, anche più convintamente europeo. Quale eredità, quale "equipaggiamento" per la nuova SNOP? • • Una rete di interlocutori consolidati. Una vivacità costante, malgrado la 2 non più giovane età. Una rivista apprezzata. • Un bilancio economico non ancora • in rosso (ma non certamente per la puntualità del pagamento delle quote associative!). Una rete CyberSNOP ancora trop• po poco usata per comunicare a tutti notizie regionali e nazionali (é infatti, ma solo per merito del past-president Frigeri, più aggiornata la pagina esteri che quella degli interni!). Ma soprattutto delle idee forti per il • nostro lavoro quotidiano: se andiamo a rileggere quanto prodotto in questi venti anni su i rapporti Dipartimenti e ARPA, su indicatori, sulla formazione, sul tenia della epidemiologia per la prevenzione per tacere delle nostre felici intuizioni: intervenire insieme dentro-fuori, la nuova SNOP, occuparsi (da molto tempo) di ospedali, edilizia, scuola, la prontezza del cambiare registro dopo le direttive UE, le migliaia di pagine di materiali "scientifici grigi" prodotti dagli operatori dei servizi. Allora ricominciamo con pazienza a ritessere la tela. PASSAGGIO DEL TEMPO Svolgere proficuamente il ruolo che mi ero riproposto anni addietro, e cioè rappresentare in qualche modo anche l'anima un poco superficiale e critica di Snop, sparando cozzate, sta diventando abbastanza difficile, per vari motivi. II primo sicuramente perché Snop ha perso l'aria, per certi versi scanzonata, dei primi tempi, in quanto le sue menti pensanti, ora non più oppresse (fallitemi e pesanti capigliature, sano, ogni giorno di più, libere da pesi superflui o al massimo velate da lievi pelurie argentee. Queste menti, che anni fa operavano in disagevoli posizioni, oggi sormontano spesso corpi e sederi legati a posti di comando e tanto scanzonate non possono e non devono essere più. Sparare contro di loro cozzate, ne converrete, é sconveniente e inutile al tempo stesso. Altra cosa sarebbe sparare e basta, ma questo non é compito mio. Lalla scrive che nel nuovo direttivo sono entrati donne e tecnici, figure che per loro insita natura sono allergiche al potere e al contando. Bene, molto bene, lunga vita dunque al direttivo nuovo. Un secondo motivo va ricercato, credo, nel fatto che Snop é diventato sede di un dibattito a livello pittosto alto, e conce ogni dibattito di livello alto del nostro tempo che si rispetti, vive e si nutre di molti aggettivi e verbi, di sentimenti democratici, di intenzioni buone e buonissime. Disturbare le alle intenzioni e i buoni proponimenti rischia di diventare un tantino blasfemo. Eppoi, come dice sempre Lalla, molti di noi, la sera, ricercano su internet siti utili e normative. Non si può negare che stiano diventando bravi veramente e non ho cuore per trovare idee e forze sufficienti a prendere in giro questo nostro utilissimo modo di trascorrere le notti. Non me ne vorrete allora se questo tradizionale pezzo di demenziale sciocchezza diventerà dal prossimo numero come quasi tutti gli altri articoli: più lungo, con qualche giusto accenno ai dipartimenti, sufficientemente ripetitivo, purtroppo anche un poco più noioso e prolisso tua sostanzialmente democratico, propositivo e scientifico. Uno specchio realistico, insomma, del mondo che ci circonda. Giallolimone Facciano precedere questo intervento da alante brevi riflessioni redazionali. Paci, riprendendo le preoccupazioni di Valsecchi, apre il "fuoco" della polemica a 360 gradi. Invita ciré a discutere nel merito delle prospettive della Prevenzione così come si é configurata al giorno d'oggi. Cruciale il suo richiamo alla suddivisione della Prevenzione in due campi, quella diretta all'individuo e quella diretta alla contatità. Occuparci a tempo pieno di quella diretta alle comunità ci ha forse distolto dal vedere ciò che Paci ricorda all'inizio del suo ragionamento, che ciré siamo immersi nella prevenzione individuale. Questi ultimi anni segnano senz ' altro il trionfo della prerert„ione intesa cove induzione eli comportamenti individuali "sacri", rrra - si chiede Paci - si può dire altrettanto per la prevenzione orientata alle comunità? La risposta è cruda e pienamente concorde con quella di Valsecchi. Paci compie un passo ulteriore nell ' identificazione di alcune responsabilità culturali nello stato eli grave crisi in cui versa la Sanità Pubblica nel nostro paese, ponendo sul banco degli accusati I'ittsipiertza del sistema ,f rmatii ■ o autieersitario. Conclude sottolineando il ruolo negalo all'epidemiologia nel porre alcuni ripari ai danni citati. Questo appare il lato più aperto dell ' intervento di Paci. Chi é l'epiderniologo nel servizio sanitario nazionale e come può proporsi come "deus ex macchina" nel superare l ' impasse nella quale versa oggi la Sanità Pubblica italiana? Ci proponiamo nel prossimo nurrnero della rivista eli affrontare anche questo argomento riferendo eli una serie di articoli, prese di posizione, interventi pubblici sul tenia dell'epidemiologia nel SSN che sono apparsi stella stampa di settore negli ultimi tempi. MA COSA E LA PREVENZIONE di Eugenio Paci CSPO Az.Sanitaria di Careggi, Firenze Nel momento in cui si ritorna a parlare finalmente di prevenzione, i dubbi che pone nel suo articolo M. Valsecchi (é proprio vero che Prevenire é sempre meglio che curare oppure é vero che ai nostri interventi corrisponde efficace prevenzione ) sono salutari e importanti. Vi é infatti nell'aria l'opinione di alcuni che, in presenza di un rinnovato interesse per la prevenzione, suggeriscono di accontentarsi del fatto che di essa si torni a parlare , impauriti peraltro all' idea che discuterne con franchezza possa significare vedersi negato qualche finanziamento o qualche spazio istituzionale. Sembra quasi che, quando il nuovo PSN 1998-2001) , per la prima volta, affronta il tema degli obiettivi e delle pratiche della Prevenzione, discuterne possa disturbare il manovratore, il quale lavora in sintonia con te. Io credo che le cose stiano diversamente e che invece il dibattito su cosa é oggi la Prevenzione debba svilupparsi, uscire dall'ideologia e dalle approssimazioni. Per questo l'articolo di Valsecchi con l'introduzione della redazione che invita, in maniera argomentata, al dibattito, mi sembra che giunga a proposito. Diversi sono i temi in discussione e, data la mia competenza di epidemiologo, vorrei centrare il mio contributo su tre punti l.) la pratica della Prevenzione oggi, 1999, ha qualcosa a che fare con l'ideologia della prevenzione che ha ispirato per esempio la Legge 833- in sostanza, quali sono oggi i rapporti tra la prevenzione per l'individuo e quella per la comunità? 2) la storia della Sanità Pubblica in Italia, come ben racconta Valsecchi, in cui l'origine di Polizia (Ministero degli Interni) é ancora profondamente incisa nella pratica quotidiana, é compatibile con il cambiamento , o rappresenta un vincolo che la nostra Sanità Pubblica non riesce a spezzare? 3) L'Epidemiologia non riesce a svilupparsi anche perché in una logica di questo tipo `valutare e conoscere l'efficacia non serve , l'attenzione é sempre rivolta alle procedure, alle forme , non al risultato; tantomeno é richiesto che esso sia quantitativamente valutabile. 3 La Prevenzione individuale Si lamenta spesso che oggi non si fa prevenzione. che non vi é una cultura della prevenzione. In realtà gli anni ottanta e novanta sono stati - e continuano ad essere- gli anni della prevenzione. E in questo periodo che si é cominciato a parlare di società dei rischi , l'attenzione allo stile cli vita personale é divenuto esasperato e vi é stata -soprattutto negli Stati Uniti, ma di riflesso anche in Europa- una crescita della influenza dei risultati della ricerca scientifica e tecnologica sulla vita quotidiana delle persone. E cresciuto l'intreccio tra pubblicazioni scientifiche, interessi industriali e azione dei mass media nel campo dell'alimentazione, nella proposizione di un modello sano per il corpo , in genere sui temi dello stile di vita. Basti solo pensare alla novità rappresentata in questi ultimi anni dai supplementi dei quotidiani o dai settimanali ove si parla soprattutto di salute e di prevenzione come riduzione del rischio personale di cancro o malattia cardiovascolare. Ma anche più tradizionali campagne di prevenzione sono state centrate sull'individuo: la lotta al fumo e all'alcool sono state orientate alla promozione di un immagine in cui chi si astiene é buono, ed anche colui che piace. A questo modello di prevenzione - che anche in Italia e in Europa ha trovalo ampio spazio- é connaturato lo sviluppo più recente e più imponente, quello che sta riproponendo sempre più la prevenzione all'attenzione della pubblica opinione, l ' utilizzo di sostanze farmaceutiche per la prevenzione. Queste nuove prospettive si sono accompagnate alle crescenti possibilità, legate ai successi nella biologia molecolare e nella genetica, di identificare gruppi a magu iore rischio con il riconoscimento di soggetti potenzialmente suscettibili. La contemporanea crescita di modalità biomediche di identificazione di lesioni minime o borderline consente inoltre di classificare come potenzialmente affetti da lesioni (si pensi all'asma), ampi gruppi di popolazione verso i quali é possibile prevedere interventi di diagnosi precoce o di prevenzione. Questa nuova realtà della definizione del rischio e degli strumenti preventivi orientati alla prevenzione é rivolta agli individui, entra nella definizione dello stile di vita, rappresenta una `offerta ` preventiva che non può essere trattata con gli strumenti dell'ideologia; ha inoltre delle implicazioni, anche psicologiche e culturali, non secondarie (vedi ancora il caso dell'asma) e poco valutate. Una parte rilevante del nuovo PSN 1 998/2000 é dedicato a argomenti corale l'obesità, la corretta alimentazione, il 4 controllo della patologia cardiovascolare -anche attraverso la chemioprevenzione con le statine- gli screening per patologie di varie natura, tra cui i tumori. Questi capitoli nuovi, che giustamente portano alla ribalta quello che é ormai presente nella società non possono più essere considerati con l ' occhio velato dall'ideologia, pensando che essi, perché preventivi, non possono che fare bene. La prevenzione é oggi nella sua realtà di intervento sugli individui una nuova frontiera della biomedicina, luogo di investimenti , di interessi. di successi. 1 media rappresentano un veicolo di conoscenza per la opinione pubblica e producono cambiamenti importanti nei comportamenti. Quanto tutto ciò sia benefico, e quanto invece produca danni, é raramente documentato. 11 costo pagato dalle persone in termini di ansia, paura della sofferenza, o conseguente all'assunzione di comportamenti scorretti (vedi certe diete) non é , se non raramente, oggetto di ricerca. Chiedere quindi di non usare l'ideologia nel valutare la prevenzione rivolta alla salute degli individui non significa negarne l'importanza. l successi sono innegabili e le potenzialità, anche tecnologiche, estremamente promettenti. Ma ogni attività preventiva va valutata per sé, le affermazioni documentate a livello scientifico e i costi e l'utilità dei diversi interventi proposti richiedono valutazioni come avviene sempre più in altri campi della Medicina. L'estensione dei campi di intervento della biomedicina richiede che a questi nuovi settori si estenda una rigida pratica di valutazione dell'efficacia, un'attenta considerazione dei costi (economici e umani), un'attenzione scrupolosa per come ogni intervento si colloca da un punto di vista etico e culturale nella comunità di persone a cui viene rivolto. Ma questo non basta , e le implicazioni che derivano dagli obiettivi di prevenzione che sono stati inseriti nel PSN 19982000 e vogliono modificare il comportamento della popolazione sono stati accettati con troppa superficialità , senza aprire un dibattito culturale sul loro significato e soprattutto facendo assumere come obbiettivi di una nazione, discutibili verità scientifiche che possono condizionare pesantemente il modo di vivere e la cultura di una comunità. Si promuove quindi la prevenzione individuale a livello di popolazione, assumendo il beneficio invece di fornire il quadro di regole (valutative, etiche, culturali) a cui ogni intervento dovrebbe riferirsi. Il risultato é che ogni specialista troverà ampia ragione per proporre alla sua ASL un intervento preventivo per la salute degli individui (naturalmente subordinatamente alla approvazione delle linee guida che saranno prodotte a livello ministeriale). La promozione di campagne di prevenzione diviene , nella sostanza. stimolo a comportamenti individuali corretti, in cui la correttezza é assunta sulla base di quanto la medicina oggi afferma essere un comportamento sano. La prevenzione interessa in quanto somma di azioni a livello di individuo, un effetto somala che dovrebbe spostare le condizioni medie di salute, o meglio di alcuni indicatori che si suggerisce dovrebbero essere i marker della condizione di salute. La Prevenzione di Comunità La prevenzione di comunità ha radici e caratteristiche diverse, che sono profondamente radicate nel modo cli agire della sanità pubblica. L ' intervento sui coniparti produttivi. sulle condizioni abitative, sulle città, l ' educazione alla salute rimanda ad una concezione della prevenzione in cui la comunità non é solo costituita dai comportamenti dei singoli, ma invece é artefice di scelte che considerano la salute come un valore da difendere e da considerare. Questa prevenzione richiede spazio per il valore salute da parte della politica, delle forze economiche , dei cittadini. Richiede consapevolezza di come una comunità deve comportarsi di fronte al crescere della "società dei rischi " - alla presenza vi g ile di gruppi o sottogruppi della comunità stessa sensibili a specifici aspetti ed emotivamente partecipi del tema salute (si pensi alla questione dei campi elettromagnetici). É a questo livello che il secondo punto in discussione diviene centrale. Lo stato della Sanità Pubblica é in grave crisi in Italia. Il rifiuto da parte delle Università e della pubblica amministrazione di comprendere che nuove competenze divenivano centrali per la Sanità Pubblica. che bisognava superare il vecchio modello igienistico centrato sulle malattie infettive e sul medico tuttologo ha impedito che l'insieme della cultura medica e non si aprisse soprattutto alle competenze epidemiologiche, di organizzazione e valutazione. Questo ritardo culturale non permette oggi alla Sanità Pubblica di rappresentare il polo sanitario di difesa della salute capace di coinvolgere tutti i livelli importanti nella difesa della salute. Non si é stati in grado di proporre un modello di sanità pubblica che consenta di inserire l'obiettivo salute in tutti i campi del- l'agire umano. Non più quindi la figura di un medico che sappia un po' di Igiene Edilizia, un po' di leggi e regolamenti, ma quella di un tecnico, di un ingegnere che si sia specializzato nell'affrontare i temi della salute. Senza entrare nel merito, ritengo che un dibattito sulla formazione in Sanità Pubblica, sulle nuove figure necessarie per ridare dignità a questa funzione che é alla base di un qualsiasi sistema sanitario pubblico sarebbe una priorità, se non fosse cosi ' lontana dalle sensibilità che oggi esistono nelle nostre Università. Qualcosa di simile é, d ' altronde avvenuto anche nel campo del management. La trasformazione aziendale ha portato alla nascita di una nuova generazione di Direttori Generali, Direttori Amministrativi e Sanitari la cui formazione é stata affidata alle Scuole di Economia aziendale, ma poco é giunta loro la specificità del prodotto salute, il tema della valutazione epidemiologica e della qualità nel sistema sanitario. CONFRONTO TRA LE CAUSE CHE DETERMINANO INFORTUNI A LAVORATORI E TITOLARIISOCI a cura di Celestino Piz con la collaborazione di C. Formici, M. Fioretto, A. Marigo, R. Segato, EVidale SPISALVicenza L'Epidemiologia E qui viene l'ultima questione, 1'epidcmiologia, che é niente altro che capacità di documentare, capire e cambiare sulla base di esperienze empiricamente valutabili, Il rifiuto per questa disciplina e' stato totale e solo negli ultimi anni se ne é fatto un gran parlare. Pochi i fatti concreti, solo qualche segnale occasionale in qualche regione, ma nella sostanza ancora non si capisce a cosa servono i dati, le valutazioni, l'osservazione quantitativa, documentata, dei risultati degli interventi. E un fatto che in questi ultimi anni sono migliorati i sistemi informativi, ma soprattutto (o solo) con finalità gestionali, mirate all'aspetto economico (che io considero molto importante), ma che non può esaurire il problema conoscitivo di un servizio sanitario. La presunzione é che il dato (di cui si tiene assai poco conto nella gestione) sia del tutto futile nella prevenzione, che é per sua natura buona. A cosa serve conoscere i risultati di una attività di prevenzione che si sa che fa bene? Il mantenimento di questo modo di ragionare potrà certo ancora permettere di galleggiare nel nostro sistema , ma non premia di certo chi ritiene che il proprio lavoro debba essere valutato in base ai risultati e secondo quei criteri di efficacia e di efficienza di cui ci siamo riempiti per anni la bocca, ma che ben poco sono divenuti la guida per la pratica. INTRODUZIONE Dal 1992 lo S.P.I.S.A.L. dell'U.L.SS. N. 6 di Vicenza ha approntato una metodologia di analisi e registrazione degli infortuni denominata "Osservatorio delle cause di infortunio" con la quale, partendo dall'idea che i nostri archivi contenevano un'enorme mole di notizie inutilizzate, si volevano monitorare i più frequenti fattori di rischio per la sicurezza. Con l'osservatorio si studiano tutti gli infortuni accaduti nel territorio dell'U.L.SS. che abbiano una prognosi ? a 20 giorni e quelli con prognosi riservata o mortale. Le informazioni sono fornite da indagini di Polizia Giudiziaria (in genere svolte per infortuni con prognosi di almeno 30 giorni), da accertamenti amministrativi (lettere, telefonate. sopralluoghi che chiamiamo con nome sintetico di "lettere"; in genere con prima prognosi tra i 20 e i 30 giorni) o dai soli primi certificati di pronto soccorso (che chiamiamo "scheda", quando la dinamica è chiara e non necessita di ulteriori approfondimenti). I dati sono raccolti in una scheda informatizzata composta da 44 voci di cui le principali sono: a) la situazione in cui si è verificato l'infortunio (lavorazione, agente, condizioni di rischio, atti imprudenti); b) il fattore di rischio prevalente a cui è riconducibile l'evento infortunistico suddivisa in tre categorie alternative tra loro: b1 - causa oggettiva che contiene i casi in cui si riscontra una carenza di misure di protezione che comprendono anche le procedure di lavoro; 1)2 - comportamento imprudente: esprime il fatto che i comportamenti errati (dell'infortunato o cli terzi) sono stati i motivi principali degli infortuni; b3 - accidentale: categoria utilizzata in assenza di uno dei due fattori precedenti; c) le ipotesi di intervento preventivo; d) le violazioni delle norme di prevenzione; e) le iniziative di prevenzione assunte dal Servizio o dall ' Azienda. 5 IL RUOLO DEGLI INFORTUNATI sono più numerosi, sia al fatto che essi sono più direttamente impegnati nel ciclo produttivo. Si potrebbero ricavare degli indici solo conoscendo il n° di titolari e soci presenti nelle aziende dell' ULSS. Verranno analizzati i dati riguardanti i 2.148 infortuni con prima prognosi a 20 giorni accaduti negli anni 199219973 nell'U.L.SS. di Vicenza per verificare eventuali differenze esistenti tra le condizioni di rischio, gli atti imprudenti, e le cause finali che sottostanno all'accadimento degli infortuni a titolari o soci e lavoratori. AGENTI DELLA LESIONE Considerando gli agenti della lesione si notano differenze consistenti dato che: • i titolari e soci si infortunano più frequentemente con " attrezzature e strutture"(18,7% contro 12,6%), "veicoli in g enere"(1 1,9% contro 6,3%); • c'è invece un frequenza più alta tra i dipendenti per "macchine e motori"(23% contro 13,8%) e "mezzi di sollevamento e trasporto " (9,4% contro 3.9%). Vogliamo come prima cosa citare l'art. di Gabriella Galli pubblicato sul n° 9 del 1998 della rivista"Ambiente e sicurezza sul Lavoro" (pagg. 81-83) in cui si afferma che "secondo i dati dell'INAIL risulta un chiaro aumento sia dell'indice di frequenza che di gravità con il decresce re del n° degli addetti occupati nelle imprese". Riprendendo i dati INAIL del 1990 viene sottolineato inoltre, che: "gli infortuni più gravi, mortali e con inabilità permanenti interessano maggiormente i datori di lavoro artigiani, che i dipendenti delle loro imprese " , e si ricava la tabella I. Tali differenze sono probabilmente determinate da una diversa frequenza di utilizzo e contatto con gli agenti considerati anche se una parte (come emergerà dall'analisi della tabella n 4) è attribuibile ad una maggior numero di casi in cui le protezioni o dispositivi di sicurezza erano assenti. Dal confronto con la tabella n. 2 emergono consistenti differenze percentuali dovute al fatto che nella prima tabella vengono considerate solo le aziende artigiane e si tiene conto anche dei famigliari. Quando si tiene conto di tutte le attività (artigianali e industriali), le differenti frequenza di infortuni sono attribuibili sia al fatto che i lavoratori dipendenti • le percentuali di comportamenti imprudenti per le due categorie risultano praticamente uguali. • nelle cause og g ettive c'è invece uno scostamento percentuale. Questo potrebbe significare che esiste una maggiore esposizione a rischio dei dipendenti e che questi sono meno tutelati sotto il profilo della sicurezza. CONDIZIONI DI RISCHIO E ATTI IMPRUDENTI Per approfondire gli aspetti riguardanti le cause si può osservare come gli infortuni si distribuiscono nei due ruoli secondo le condizioni di rischio e gli atti imprudenti. CAUSE DEGLI INFORTUNI Per entrambi i ruoli le condizioni di rischio presenti in occasioni dell'infortunio, sono sovrapponibili e la condizione non rischiosa risulta prevalente. Per titolari e soci la percentuale di condizioni non rischiose è lievemente maggiore (differenza attribuibile quasi del tutto alla voce "protezioni o dispositivi di sicurezza mancanti"). Questo conferma quanto emergeva dalla tab. n. 3.in merito alle cause. Si nota che • per entrambi i ruoli, nella maggioranza dei casi, si è riusciti a riscontrare delle cause (le cause oggettive sommate ai comportamenti imprudenti superano sempre il 50%) Le percentuali riguardanti il tipo di atti compiuti in occasione degli infortuni sono praticamente sovrapponibili ad eccezione di "posizioni o atteggiamenti poco sicuri" in cui i titolari raggiungono una percentuale lievemente più elevata. Tab. I conseguenze degli infortuni: confronto titolari/soci/familiari-dipendenti Fonte: Epasa (1990) su dati INAIL GRAVITÀ Inforuni mortali Postumi permanenti Inabilità temporanea Totali Titolari/Soci) Familiari N° casi % N° casi % 242 6.428 82.618 89.618 0,3 7,2 92,5 100,0 126 3.382 65.103 68.61 I 0,2 4,9 94,9 100,0 Dipendenti Tab. 2 distribuzione di frequenza per ruolo su 2148 infortuni dell'ULSS di Vicenza. RUOLO Dipendenti Titolari e soci Totali fr. assoluta 1635 513 2148 fr % 76,1 23,9 100,0 Tab. 3 distribuzioni di frequenza degli infortuni distinti per causa prima e per ruolo RUOLO DELL' INFORTUNATO Infortunio Accidentale ass 740 252 992 fn Dipendenti Titolari e soci Totali 6 fr.%R 45,3% 49,1% 46,2% CAUSA PRIMA Causa oggettiva ass 560 157 717 fr. fr. %R 34,2% 30,6% 33,4% Comportamento imprudente fr. ass 335 104 439 fr.%R 20,5% 20,3% 20,4% Totali ass 1635 513 2148 fr. fr.%R 100% 100% 100% Dai dati degli anni 1996/97 sembra che con l'auto-nomina a RSPP da parte di motti titolarilsoci e con i corsi di formazione, questa situazione stia migliorando, allo stato attuale però. dobbiamo prendere atto che non si riscontrano differenze rilevanti tra titolari/soci e lavoratori per quanto riguarda le conoscenze sui rischi da lavoro e sui comportamenti corretti. INTERVENTI CORRETTIVI Le bonifiche ottenute con l'invio di lettere o verbali raggiungono il 41% nel caso si tratti di lavoratori e il 28,1% nel caso di titolari/soci. Confrontando questi percentuali con la tabella n. 3 si può notare clic nel caso dei titola r i e soci si riescono a bonificare le situazioni in cui l'infortunio è stato determinato da cause oggettive, per i lavoratori invece oltre a questa frazione viene bonificata anche una parte di infortuni determinati cla comportamenti imprudenti. CONCLUSIONI Quanto esposto ribadisce la carenza di conoscenze che ancora permane in merito alla sicurezza sul lavoro. Questa carenza riguarda tutti i ruoli ma preoccupa in maniera particolare quella riscontrata tra titolari e soci che dovrebbero garantire condizioni di lavoro sicure e comportamenti corretti. Sarà quindi interessante verificare se con dati più consistenti (ad es. quelli nazionali dell'INAIL), si riesca a dimostrare che lo sforzo formativo. sostenuto dalle Associazioni Imprenditoriali e dai Servizi di Prevenzione, riuscirà a determinare variazioni sul numero di infortuni crine in una prima fase dovrebbe rendersi visibile almeno per titolari e soci. Un altro aspetto considerato riguarda la "ripetitività" degli infortuni, abbiamo verificato che su un totale di 513 infortuni di titola r i e soci, si ripetono 15 nominativi. Più della metà (8) sono dei comparto edile ed altri 4 della metalmeccanica. Di questi ultimi. due hanno subito 3 infortuni. La maggioranza di questi infortuni che si ripetono è accaduta durante operazioni di trasporto manuale di carichi. utilizzo di scale, transito di persone. Tab. 4 distribuzioni di frequenza degli infortuni per condizioni di rischio e distinti per ruolo Cod CONDIZIONI DI RISCHIO RUOLO Dipendenti 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 Difetti e imperfezioni dell ' agente della lesione Abbigliamento o DPI non inidonei o mancanti Condizioni sfavorevoli degli ambienti di lavoro Inadeguate sistemazioni di materiali Protezioni o dispositivi di sicurezza mancanti Protezioni o dispositivi di sicurezza inefficienti Segnaletica difettosa o mancante Metodi, procedure e tecniche di lavoro non appropriati Varie Condizione non rischiosa Totali fr. ass fr. %C fr. ass fr. %C Totali 27 49 35 39 25 66 14 15 7 15 61 18 0 41 1 341 2,7 2,9 1,4 2,9 11,9 3,5 0,0 8,0 0,2 66,5 41 64 42 54 313 84 127 O 1039 1,6 3,0 2,1 2,4 15,4 4,0 0,1 7,8 0,0 63,6 1380 1635 100,0 513 100,0! 2148 Tab. 5 distribuzioni di frequenza degli infortuni per atti imprudenti e distinti per ruolo Cod ATTO IMPRUDENTE fr. ass Totali Manutenzione e interventi su apparecchiature in movimento Mancato o errato uso di DPI o di indumenti Arresto, sbloccaggio, avvertimento mancato od errato Uso improprio di macchine, apparecchiature attrezzi Manomissione o esclusione di dispositivi di sicurezza Comportamento a ritmo o velocità Posizioni o atteggiamenti poco sicuri Sistemazioni improprie di materiali Avvicinamenti, mescolamenti imprudenti Comportamento corretto e prudente 168 RUOLO Dipendenti! 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 Titolari e soci fr. %C 1,6 2,6 0,6 ' 6,8 0,9 3,4 5,6 2,5 0,1 75,9 26 43 IO 15 56 91 41 1241 1635 100,0 7 Titolari o soci Totali fr. ass fr. %C 7 5. 3 33 2 18 40 10 0 395 1,4 1,0 0,6 6,4 0,4 3,5 7,8 1,9 0,0 77,0 1636 513 100,0 2148 33 48 13 144 l7 74 131 51 PIANO SANITARIO NAZIONALE 1998-2000 PER QUALE PREVENZIONE OGGI? di Luigi Salizzato Nonostante siano passati 20 anni dalla istituzione del SSN (Legge 833/78) l'adozione e la pubblicazione sulla G.U. della Repubblica Italiana (Supplemento Ordinario n. 201/98) di un Piano Sanitario Nazionale rappresenta ancora un evento straordinario, nel senso di un avvenimento non usuale, a cui non siamo abituati e a cui quindi non attribuiamo ancora un significato tale da poter ad esempio riuscire ad influenzare, a guidare i nostri comportamenti e stili di lavoro. A questo risultato ha contribuito senz'altro il fatto che. nonostante la famosa legge di riforma sanitaria indicasse l'obiettivo di programmare periodicamente (ogni tre anni) le attività del Servizio Sanitario Nazionale con un atto di indirizzo del Parlamento, il primo PSN è stato adottato nel marzo del 1994 (PSN 94-96). Si à trattato allora di un risultato importante, in gran parte però reso poco incisivo dalla generalità degli intendimenti, pur se coerenti con le più aggiornate indicazioni di programmazione sanitaria internazionale, ed alla povertà degli obiettivi di salute e degli strumenti di valutazione adottati. La prospettiva di quel piano era più rivolta alle strutture ed alle prestazioni che non agli obiettivi di salute, come d ' altra parte era già avvenuto con i piani sanitari adottati in alcune regioni in assenza della programmazione nazionale. Senza voler entrare ulteriormente nel merito si può, credo, concordare sul fatto che il I ° PSN sia passato, quanto meno nei nostri Servizi, senza lasciare traccia evidente di sé. E così, mentre il famoso 5% del Fondo Sanitario da destinare alla Prevenzione veniva in gran parte speso per altre attività, i nostri Servizi hanno 8 in ottobre '98 anticipando non solo nei tempi ma anche nei contenuti il 2° PSN. Giuliano Tagliavento ci aveva già diligentemente informato su quanto si stava elaborando nella sua Regione (omettendo per sua evidente modestia il fatto che nel piano è sottolineato il contributo che la sezione marchigiana della SNOP ha dato all'elaborazione del documento stesso). e dopo essermi personalmente aggiornato ritengo che la legislazione marchigiana rappresenti per chiarezza e completezza di contenuti analitici e di obiettivi sulla Prevenzione quanto di meglio è a mia conoscenza attualmente disponibile nel panorama regionale italiano. E' vero che un conto è fare le leggi ed un altro applicarle, ma comunque avere una solida base di riferimento normativo ha la sua importanza. continuato a far fronte come hanno potuto ai loro doveri istituzionali, ignorati dalle Direzioni Generali di Azienda occupate a far quadrare i conti dei bilanci con azioni troppo spesso improntate alla competizione tra Aziende sia della stessa Regione che di Regioni diverse. L'attività privilegiata da troppi Direttori Generali è stata quella di creare aree di offerta specializzate e finalizzate non alla valutazione dei bisogni delle popolazioni residenti e alla loro soddisfazione, ma al richiamo di nuovi clienti (extraresidenti), e delle relative quote di fondo sanitario, da aggiungere a quello già disponibile in base al numero dei cittadini residenti. Naturalmente, come per tutte le semplificazioni, anche questa non rende la complessità dei problemi in campo per la cui valutazione sono necessari ben altri strumenti speculativi, ma diciamo che questa è una impressione diffusa tra gli operatori della prevenzione, e non solo, almeno in una Regione conce l'Emilia Romagna sempre additata come esemplare per la ricchezza della propria cultura e capacità di risposta ai bisogni dei cittadini. Nella nostra Regione si sta lavorando per migliorare la situazione esistente, la Giunta Regionale ha approvato una proposta di Piano Sanitario Regionale alla fine dello scorso mese di gennaio. Per quanto riguarda la Prevenzione abbiamo ottenuto per ora un buon risultato, se consideriamo che i contenuti specifici della proposta di piano tengono conto del contributo fornito dai diversi soggetti del famoso sistema a rete per la Prevenzione, quello promosso per intenderci da Paolo Tori in tutte le occasioni di dibattito pubblico degli ultimi anni. L'unico limite di questo contributo a mio avviso è stata la scarsa partecipazione tra gli operatori, abbiamo cioè ragionato e prodotto in pochi e dobbiamo urgentemente rimediare perché i migliori programmi di lavoro per riuscire vanno fatti con i professionisti, senza la cui condivisione non si ottengono risultati significativi (l'aziendalizzazione e le sue metafore dovrebbero avere insegnato qualcosa in questo senso). Prima di descrivere alcuni contenuti cli questo documento ritengo utile richiamare gli obiettivi del 2° PSN cui si fa esplicito riferimento nel documento programmatico dell'Emilia Romagna. E d'altra parte, se in Emilia Romagna le cose non vanno bene, se l' aziendalizzaLione ha comportato un arretramento del Sistema Sanitario Nazionale rispetto alla propria capacità di darsi obiettivi di prevenzione adeguati ai reali problemi di salute, non mi risulta che nelle altre Regioni vada meglio, gli standard di risorse disponibili e l'interesse istituzionale sono generalmente più bassi rispetto ai nostri. Qualcuno se ne è anche reso conto e sta operando attivamente per migliorare le cose, in questo senso consiglio la lettura della legislazione marchigiana più recente compreso il loro PSR che è stato adottato Il 2° PSN, adottato nel luglio 1998, è stato pubblicato nella G.U. a dicembre del '98, e, poiché dovrebbe avere una durata triennale ('98 - 2000), si dovrà pensare ad aggiornarne la cadenza temporale, non tanto per una questione giuridica, quanto perché per la prima volta il PSN si pone obiettivi di salute misurandoli con indicatori strutturati e cori cadenze appunto temporali, e nel frattempo il '98 è già passato all'atto della pubblicazione. Non entro nel merito della congruità o meno di questi indicatori su cui altri ben più competenti si sono già espressi, ma sottolineo il fatto che chi ne aveva la facoltà ha program- 'nato indicando obiettivi misurabili e dichiarando da quali standard si parte e dove si vuole arrivare, il che è esattamente quanto rivendichiamo da anni come operatori di sanità pubblica. Una volta adottato un metodo di lavoro è a mio avviso possibile correggere il tiro sui contenuti, senza metodo si continuano a fare solo delle chiacchiere, intelligenti magari, ma poco incisive sulla realtà. Il 2' PSN opera una rivoluzione nelle modalità di progranu»az_ionc ponendosi come obiettivo principale la promozione della salute, e sostenendo che il sistema sanitario non deve solo preoccuparsi di erogare efficientemente prestazioni ma deve organizzarsi per- conoscere lo stato di salute esistente, prevedere azioni integrate, concrete e fattibili per migliorare la situazione e adottare st•utnenti per valutare i risultati, sia attraverso indicatori di obiettivo specifici che con la produzione, adozione e diffusione di linee guida e la realizzazione di campagne di prevenzione e informazione. Il PSN sottolinea in premessa il ruolo necessario ma non esaustivo dell'organizzazione sanitaria per affrontare gli attuali problemi di salute alla cui soluzione devono contribuire tutti gli attori interessati. siano essi altre Amminist r azioni Pubbliche. in primo luogo gli Enti Locali, ma anche i cittadini singoli o associati, i mezzi di comunicazione. gli operatori sanitari; indica nel patto di solidarietà per la salute tra tutti questi soggetti la strategia da adottare per ottenere risultati misurabili. Viene quindi esaltato un sistema specialistico interdisciplinare tra tutti i professionisti della sanità e lo stesso viene messo in rete potenzialmente con tutte le risorse che la nostra società civile è in grado di mettere in campo. integrando differenti interessi e competenze. Il concetto che "i risultati di salute non dipendono infatti solo dalla qualità tecnica delle prestazioni, ma trovanti radici più profonde nella responsabilizzazione dei soggetti coinvolti e nella loro capacità di collaborare", sintetizza efficacemente un assunto che è alla base della ragion d'essere quindi non più solo dei Servizi di Prevenzione ma dell'intero Servizio Sanitario Pubblico. Il PSN individua alcuni obiettivi di salute prioritari a partire da una analisi della situazione epidemiologica nazionale, da un confronto con le indicazioni e gli obiettivi dell ' OMS per la regione europea e da una valutazione delle concrete possibilità di intervento nel corso del triennio: gli obiettivi sono raggruppati in cinque capitoli: • promuovere comportamenti e stili di vita per la salute • contrastare le principali patologie • migliorare il contesto ambientale ✓ rafforzare la tutela dei soggetti deboli • portare la sanità italiana in Europa. "Gli obiettivi individuati non esauriscono tutti i bisogni di salute del Paese. Altri obiettivi, non espressamente richiamati, costituiscono aree di grande interesse che potrcunro essere assunti dalle Regioni a partire da analisi epiderniologiche specifiche". Senza entrare per ora nel merito degli obiettivi sottolineo l ' importanza di una analisi approfondita del contenuto degli stessi, anche per valutare quale ruolo può svolgere il Dipartimento di Prevenzione per la loro realizzazione (operazione attuata in Emilia Romagna, anche se con i limiti di verticismo cui accennavo prima, e che ci ha portato a definire il nost r o contributo al PSR). Se la I° parte del 2° PSN è dedicata alla definizione degli obiettivi di salute, la Il° parte descrive le strategie per il cambiamento, non indica, a mio avviso giustamente, str utture e dotazione di presidi o strumentazioni e personale ma affronta il problema dei livelli essenziali di assistenza, degli strumenti per le garanzie degli stessi (dedica anche un paragrafo alla sicurezza nelle strutture sanitarie) e sottoscrive un impegno per documenti di indirizzo, di approfondimento, di linee guida cliniche e di progetti obiettivo da adottare a livello nazionale nel triennio. I livelli essenziali di assistenza definiscono le garanzie che il SSN si impegna ad assicurare in condizioni di unif'or'mità sul territorio nazionale alla totalità dei cittadini secondo criteri di necessarietà, appropriatezza, compatibilità economica ed esigenze di riequilibrio del sistema. In particolare si ribadisce la necessità di riallocare le risorse: • dalla cura alla prevenzione • dalla generalità della popolazione ai gruppi a rischio • dall'assistenza ospedaliera all'assistenza territoriale. Niente di nuovo dal punto di vista teorico, comunque fondamentale per correggere le distorsioni dell'attuale sistema delle Aziende Sanitarie. D'altra parte tutto il Piano. di cui volutamente non sottolineo criticità e contraddizioni pur presenti, va a mio avviso preso come una grande opportunità di cambiamento, rispetto a cui chiedersi cosa fare piuttosto che attendere che qualcun altro faccia, riservandosi il solito vecchio diritto di critica. che nessuno ci toglie ma che non ci porta da nessuna parte se non riusciamo in qualche modo a finalizzarlo per cambiare la situazione di oggi, sui cui limiti siamo, credo, tutti d'accordo. Per finire con il PSN, questo indica tre 9 livelli di assistenza (dai 6 del '94) e cioè • assistenza sanitaria collettiva ambienti di vita e di lavoro • assistenza distrettuale • assistenza ospedaliera, in il Piano chiarisce inolt r e, e credo che ce ne fosse bisogno, che "interventi di prevenzione primaria e secondaria.... sono svolti anche dai livelli di assistenza distrettuale e ospedaliera (nell'ambito delle risorse ad essi attribuite), oltre che da settori non sanitari, in un comune impegno di promozione della salute " . In pratica il Piano indica una maggiore disponibilità almeno potenziale di risorse per la Prevenzione, ribadendo ancora la strada della integrazione interdisciplinare a tutto campo e della cooperazione sociale e sanitaria per comuni obiettivi di salute. In Emilia Romagna abbiamo ritenuto, come coordinamento dei Responsabili di Dipartimento di Prevenzione, del Centro di Documentazione per la Salute e dei Servizi dell'Assessorato, che questo PSN rappresenti, come dicevo, un ' opportunità per migliorare radicalmente l'attuale situazione non solo del Sistema di Prevenzione ma dell ' intero Servizio Sanitario Regionale e abbiamo quindi cercato di dare un contributo all ' elaborazione del PSR. Rispetto alle aree di offerta specifiche dei Dipartimenti di Prevenzione (indicate dal PSN come: • profilassi delle malattie infettive e diffusive • tutela dei rischi connessi con l'inquinamento ambientale • tutela dei rischi connessi con l'ambiente di vita e di lavoro • sanità pubblica veterinaria • tutela igienico sanitaria degli alimenti), intervenire sulle procedure e sui processi di valutazione e gestione dei rischi. Abbiamo indicato quindi l ' esigenza per i nostr i servizi di avere operatori competenti, strutture tecniche qualificate, di intervenire in modo coordinato con gli altri soggetti pubblici diversamente competenti. Ci siamo posti quindi l ' obiettivo di incrementare l'integrazione dipartimentale attraverso la messa in atto di processi operativi tra i Servizi in grado di fornire prestazioni che rispondano ai principi dei processi per obiettivi, della multidisciplinarietà delle azioni, e della unireferenzialità per l'utenza. Avendo definito i cambiamenti necessari nelle nostre aree di intervento t r adizionali ci siamo confrontati anche con gli obiettivi di salute definiti dal PSN e abbiamo proposto per i Dipartimenti di Prevenzione un ruolo di riferimento metodologico e di coordinamento organizzativo per interventi aziendali articolati a tutto campo in materia di promozione della salute e per la realizzazione quindi dei patti di solidarietà per la salute previsti dal PSN. Per svolgere questo importante ruolo abbiamo indicato la necessità di diventare esperti, perché spesso non lo siamo, in campi come l'epidemiologia, la comunicazione del rischio, l'informazione e l'educazione alla salute. In questa ottica quindi il Dipartimento di Prevenzione non va più considerato all ' interno dell ' Azienda solo come la struttura deputata all ' erogazione delle prestazioni relative alla proprie aree di offerta specifiche, ma anche come strumento aziendale utile per sostenere le azioni previste negli obiettivi del 2n' PSN. In questo senso si ripropone con sempre maggiore attualità il problema del rafforzamento della rete regionale dei sei-vizi di prevenzione e quindi delle attività integrate tra Dipartimenti, ARPA, CDS, Istituto Zooprofilattico e Assessorati Regionali. Come queste indicazioni siano state raccolte dalla proposta eli PSR adottata recentemente dalla Giunta Regionale mi riprometto di proporvelo prossimamente con l'illustrazione del progetto di prevenzione del trauma cranico in Romagna. Per concludere sento già arrivare i messaggi allarmati del popolo della Prevenzione, di chi non ha le risorse per fare il minimo indispensabile dovuto in base alle nostre competenze specifiche e che quindi può considerare poco realistiche le st r ategie che ho indicato. Vorrei chiarire a questo proposito che non indico modelli di comportamento ma piuttosto metodi di analisi, opportunità e punti di forza da sfruttare. con la consapevolezza che i punti di debolezza sono talmente diffusi tra di noi che intravedo come possibilità di miglioramento solo quelle offerte da una politica che ricerchi alleanze tra gli altr i professionisti della sanità e nella società civile, alzando cioè la testa per guardare al di fuori dei nostri confini, sviluppando nelle nostre capacità di comunicazione la funzione essenziale di ascoltare quello che ci viene proposto dal nostro ambiente professionale e di vita. in modo da poter rispondere alla domanda: per quale prevenzione oggi? abbiamo proposto di migliorare l'organizzazione dell'offerta e la qualità delle nost r e attività, promuovendo azioni di sviluppo sulla base dei seguenti criteri: • disponibilità di prove di efficacia delle tecnologie di prevenzione utilizzate • modalità di organizzazione dell ' offerta in funzione delle esigenze dei cittadini • selezione di interventi di prevenzione prioritari per la salute • reinterpretazione delle funzioni di vigilanza. Rispetto a quest'ultimo punto ci siamo posti l ' obiettivo di esercitare funzioni di vigilanza coerenti con i nuovi sistemi di autocontrollo, adeguate ai rischi esistenti e alla loro evoluzione, in grado di io i ATTIVITA DEI SERVIZI PREVENZIONE E SICUREZZA DEGLI AMBIENTI DI LAVORO • Il sistema informativo regionale sulle attività di igiene e sicurezza del lavoro utilizza alcuni indicatori relativi ad attività sicuramente significative, ma che possono dare immagini falsate dell'attività; a seguito di numerosi innovamenti normativi (DLgs 626/94; DLgs 758/94:DLgs 459/96; DLgs 494/96; ...) il S.I. è profondamente invecchiato. a cura di quattordici responsabili S.Pre.S.A.L. del Piemonte Questo documento è stato da concordato dai responsabili della maggior parte dei 19 Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (S.Pre.S.A.L.) del Piemonte e inviato a metà dicembre '98 alla Direzione Sanità Pubblica e al Settore Prevenzione Sanitaria negli Ambienti di Vita e di Lavoro dell'A.ssessorato alla Sanità della Regione Piemonte. Questo documento è un tentativo di superamento dell ' oramai proverbiale difficoltà di comunicazione tra i Servizi di prevenzione e la Direzione eli Sanità Pubblica (e sue articolazioni) della Regione Piemonte. A testimonianza eli quanto sia sentito l'argomento, aggiungo che questa è anche la prima iniziativa / riflessione che ha coinvolto la maggior parte dei SPreSAL piemontesi dopo la ridefinizione degli ambiti territoriali delle USL. Negli ultimi 7-8 anni l'Assessorato alla Sanità ha intrapreso molte iniziative relative all'attività delle USSL I ASL per la sicurezza e salute sul lavoro, ma solo in un numero limitato di casi queste iniziative sono giunte a compimento e/o hanno prodotto risultati concreti. Le cause di questi insuccessi devono probabilmente essere ricercate sia nella proposizione di obiettivi non sempre rilevanti per la prevenzione dei rischi lavorativi, sia nella scarsa considerazione di alcuni vincoli o difficoltà operative che caratterizzano oggi i S.Pre.S.A.L. ed in passato le u.o.l.S.L.. Non possiamo quindi che considerare favorevolmente il coinvolgimento di alcuni operatori dei S.Pre.S.A.L. nell'e- non previsto, avviene di solito a scapito di altre attività. Un secondo aspetto che ci preme chiarire riguarda la preoccupazione più volte espressa dalla Direzione per la Prevenzione circa una presunta "non conoscibilità" dell'attività degli SPreSAL. In merito riteniamo che si debbano considerare due aspetti: laborazione dei progetti da parte del Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Vita e di Lavoro. Riteniamo però che per superare i problemi sopra citati sia indispensabile garantire un migliore raccordo tra l'Assessorato alla Sanità e la totalità dei S.Pre.S.A.L. A tal fine richiediamo che si istituisca presso la Direzione per la Prevenzione un tavolo di consultazione periodica dei responsabili dei S.Pre.S.A.L., con le seguenti funzioni: • Informazione preventiva sulle iniziative della Regione destinate a coinvolgere i S.Pre.S.A.L.. Fino ad oggi l'informazione è stata di norma tardiva ed ha impedito ai Servizi di organizzarsi per "affrontare " condizioni di emergenza operativa determinate dalle iniziative regionali. Le poche informazioni ufficiali rischiano sempre di non essere percepite a causa del rumore di fondo causato dalle voci ufficiose; l ' esempio dei lavori socialmente utili per il censimento amianto è sotto gli occhi di tutti. • Consultazione in merito alle priorità ed alla fattibilità delle iniziative regionali: la rilevanza di iniziative sulla sicurezza e salute sul lavoro varia con il variare del contesto socio economico del territorio delle ASL e dipende in buona misura anche dalle iniziative svolte in passato dai S.Pre.S.A.L.. Sovente non è considerata a sufficienza la fattibilità dei progetti da parte dei S.Pre.S.A.L.. In linea generale l'attività dei Servizi si svolge sia a seguito di richieste esterne (non solo dell'AA.GG.), sia sulla base di programmi di lavoro autonomi, realizzati compatibilmente alla domanda esterna; l'inserimento di un progetto regionale • Le attività dei SPreSAL sono articolate su numerosi filoni e al loro interno disomogenee, sia in relazione alla domanda esterna (p.c.: AA.GG.) sia in relazione alle tipologie produttive. Pertanto anche un insieme di indicatori molto articolato richiederà sempre una attenta interpretazione dei risultati. Peraltro riteniamo che la programmazione dell'attività effettuata in periferia dai responsabili di Servizio possa costituire un elemento di garanzia per l'Assessorato - ad integrazione del sistema di indicatori (comunque da rivedere) - nella valutazione dell'attività dei Servizi. Riteniamo utile proporre una lista di priorità che riteniamo auspicabile la Direzione per la prevenzione consideri per la definizione dei programmi di attività per il prossimo anno. Gli obiettivi identificati riguardano: A) L'organizzazione e struttura S.Pre.S.A.L.: sono finalizzati a garantire un assetto stabile ai Servizi ed a garantire la possibilità di espletare alcune attività significative. B) Il supporto alla qualità dell'attività: è rilevante in considerazione dello stretto rapporto tra qualità ed efficacia delle attività di prevenzione. C) Le attività supportate e coordinate dalla Direzione per la prevenzione: sono le attività da integrare con quelle normalmente espletate su richiesta o sulla base di programmi di Servizio. Si tratta di attività esistenti (almeno in larga misura), ma che possono trarre un notevole beneficio da un coordinamento regionale. All'interno di ogni classe gli obiettivi sono indicati - sia pure entro una certa variabilità di opinioni - secondo criteri di importanza. A. ORGANIZZAZIONE E STRUTTURA S.PRE.S.A.L. attraverso Lavoro & Salute) possono dare un contributo rilevante nella prospettiva indicata. Revisione della pianta organi1. ca dei S.Pre.S.A.L.. Gli squilibri esistenti tra i vari Servizi del Dipartimento di prevenzione continuano a favorire la migrazione di operatori verso le aree più tranquille (minori carichi di lavoro e/o minore problematicità). In merito occorre anche esaminare l'opportunità di inserire laureati tecnici nei SPreSAL, come avviene in altre regioni ed in altri paesi europei. Completamento della rete 2. informatica S.Pre.S.A.L.. E fondamentale il completamento a breve termine, sia per garantire la compatibilità. sia per consentire una economica circolazione dell'informazione. 2. Incentivazione del personale ed incompatibilità: è opportuno identificare strumenti e criteri regionali per l'incentivazione degli operatori dei servizi di vigilanza, avendo cura che tali incentivazioni siano indirizzate verso attività di sicuro significato prevenzionistico. 3. Redazione dei regolamenti tipo regionali per il Dipartimento di prevenzione e per il S.Pre.S.A.L.. Affinché l'iniziativa possa sortire effetti favorevoli è indispensabile che siano consultati preventivamente i responsabili dei Servizi. 4. Revisione degli accordi con l'ARPA per le attività di igiene industriale e per le verifiche impiantistiche. Occorre garantire l'unitarietà dell'approccio prevenzionistico e ricostruire un assetto organizzativo che consenta l'effettivo accesso alle prestazioni di igiene industriale, sia per interventi occasionali, sia nell'ambito di programmi mirati promossi dalla Regione (p.e.: fluidi lubrorefrigeranti, polveri di legno, ...). B. SUPPORTO ALLA QUALITÀ DELL'ATTIVITÀ 1. Informazione e assistenza/vigilanza e controllo: si ritiene che il corretto rapporto tra questi due versanti dell'attività dei SPreSAL sia l'aspetto più rilevante per la credibilità del sistema pubblico di prevenzione nei luoghi di lavoro. E importante non solo che un Servizio costruisca una coerenza tra quanto comunica in fase di informazione ed assistenza e quanto prescrive in fase di vigilanza costruendo un thesaurus di bonifiche, analisi di rischi, ecc.., ma che questo processo avvenga a livello regionale. Occorre promuovere un coordinamento a livello regionale e definire strumenti incentivanti per gli operatori su questo obiettivo. Si potrebbe ipotizzare il coinvolgimento del Centro Regionale DoRS nell'ambito del progetto documentazione. I rapporti con altre Regioni (p.e. I2 3. Proseguimento del Programma di formazione. Occorre proseguire l'attività di formazione investendo magg iormente nella qualità (comunicazione dei calendari c dei contenuti con congruo anticipo; produzione di dispense; ...) per consentire maggiori ricadute sull'attività dei Servizi. E utile la prosecuzione delle iniziative sugli infortuni e l'alfabetizzazione informatica; meno pertinente per gli obiettivi SPreSAL, è la formazione sull'emergenza. Possibili iniziative su sorveglianza epidemiologica delle malattie professionali, Valutazione e Revisione di Qualità; formazione per attività di polizia giudiziaria per medici. In prospettiva è auspicabile il passaggio a programmi di formazione su rischi per la sicurezza e salute in relazione a progetti regionali. 4. Realizzazione del Sistema informativo regionale ed elaborazione degli indicatori di attività e di risultato. Si auspica una ridefinizione del sistema informativo sulle attività SPreSAL che ricomprenda - per quanto possibile - i flussi informativi esistenti (da quelli ministeriali a quelli di ASL). Il SI regionale dovrà considerare la necessità di produzione dati a livello locale per la gestione delle attività SPreSAL. C. ATTIVITÀ SUPPORTATE E COORDINATE DALLA DIREZIONE PER LA PREVENZIONE 1. Vigilanza in edilizia: occorre definire strumenti utili alla organizzazione delle attività di vigilanza in edilizia (dalla comunicazione e scelta delle priorità, con l'obiettivo di aumentare l'effetto alone degli interventi di vigilanza, agli elementi utili alla valutazione di qualità/risultato, alla definizione di standard minimi di attività). 2. Requisiti strutturali insediamenti produttivi: gran parte delle ASL ha definito standard igienici per luoghi di lavoro, ma la disomogeneità dei criteri rende meno credibile il sistema. E auspicabile un'iniziativa che definisca standard igienici in relazione alla tipologia dell'attività (produttiva, commercio, servizi, sanità, ....) alle caratteristiche della struttura (nuovo, esistente. ...). Occorre definire in modo univoco i locali seminterrati e interrati e i criteri di deroga, e armonizzare, per quanto possibile le procedure SISP (ex ufficiale sanitario) e SPreSAL (art. 8 e 48 DPR 303/56). 3. Flussi informativi sugli infortuni e sulle malattie professionali: i flussi informativi relativi alle notizie di infortunio e di MP sono estremamente disomogenei attualmente la possibilità di armonizzarli esula dalle possibilità dei SPreSAL. E evidente che una base informativa comune è un prerequisito per l ' adozione di criteri comuni nella trattazione della MP e degli infortuni. La prosecuzione dell'attività di ricerca attiva della malattie professionali (allergopatie e tumori) per quanto utile - se condotta in modo da essere integrata nelle attività del SPreSAL - da sola non risolve comunque il problema dei flussi informativi sulle MP. 4. Rapporti con l'Autorità Giudiziaria: il dibattito sui rapporti con l'Autorità Giudiziaria tende a volte ad essere condotto in modo astratto, ancor più che ideologico. Il problema più con- 4 creto a nostro avviso è la marcata disomogeneità che si osserva sul territorio regionale. Si auspica una seria analisi congiunta da parte della Direzione per la prevenzione e dei responsabili dei SPreSAL, per individuare modalità atte a conciliare il corretto espletamento delle attività richieste dall'Autorità Giudiziaria con le attività che necessariamente devono essere promosse autonomamente da parte dei SPreSAL. Sicurezza in Ospedale: pare 5. utile che oltre agli annosi problemi strutturali (solo parzialmente risolvibili in tempi brevi) vengano identificate priorità serie (movimentazione carichi, anatomie patologiche, antiblastici, lattice, ...). Deve contestualmente essere sviluppata una seria riflessione sulle modalità organizzative della vigilanza sull'igiene e sicurezza del lavoro nelle strutture sanitade (il problema non è solo la difficoltà della vigilanza sul proprio datore di lavoro, ma anche l'efficacia di un sistema così strutturato e la sua stessa legittimità). Agricoltura: l'intervento nel 6. settore agricolo è importante per un numero ridotto di ASL. Esistono verosimilmente importanti limiti sull'applicabilità diffusa delle normative di sicurezza e salute sul lavoro. Si possono ipotizzare campagne informative e formative su specifici rischi e interventi mirati su alcune macchine agricole (definendo gli strumenti in assenza di lavoratori subordinati) quali rotoimballatrici, desilatrici, ... (vedi p.e. convenzione con il CNR). Concludiamo confidando che la nostra richiesta 1 disponibilità di collaborazione non venga interpretata come frutto di una esigenza di protagonismo o volontà eli asserire un particolarismo dei propri Servizi. Nell'ultimo anno abbiamo infatti più volte percepito la tendenza ad enucleare un "caso" sicurezza e salute del lavoro, individuato come un problema all'interno dei Dipartimenti. Per quanto sia evidente che le attività di igiene e sicurezza del lavoro abbiano delle peculiarità (struttura della normativa, funzioni dei Servizi, interlocutori istituzionali, ..) riteniamo che analoghe peculiarità caratterizzino ciascuna delle tre aree funzionali dei Dipartimenti di prevenzione. Riteniamo che solo rafforzando l'identità della veterinaria, dell'igiene pubblica, e della sicurezza del lavoro sarà possibile espletare in modo utile le funzioni dipartimentali di integrazione e coordinamento delle attività. L'esperienza degli ultimi due anni ha dimostrato, non solo per gli SPreSAL, che per gli specifici programmi di attività è importante un raccordo tra Servizi dipartimentali e Regione. VIAGGIO TRA RIFLESSIONI E CRISI ESISTENZIALI IN ARPA ER DELEGA? FIDUCIA? CONTRATTO PSICOLOGICO? AUTONOMIA PROFESSIONALE? Roberto Merloni ARPA Sezione di Rimini Senza alcun rispetto per i ritmi umani, il tempo scorre inesorabile sui processi di aziendalizzazione e sulla rivoluzione dei controlli ambientali ispirata da uno dei referendum popolari del lontano 1993. A quasi tre anni dall' attivazione di Arpa, le evoluzioni organizzative non hanno ancora portato ad una struttura certa e affermata. In questo contesto di insicurezza prolungata, le riflessioni si sprecano e le crisi - più o meno esistenziali - si susseguono spietate. Le incertezze contrattuali e finanziarie corroborano sensazioni oscure e suggeriscono orizzonti lontani, densi di conflitti. Bene: molti nemici, molta onore (disse colui che perì al primo scontro). Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza! Accingiamoci, comunque, a combattere aspre battaglie (senza mai aver deposto le armi) per un radioso avvenire aziendalizzato. Ma è facile, durante le pause in armi, accovacciati con gli amici combattenti attorno al tiepido falò dell'accampamento, seguire il ricordo di miti passati. "Si stava meglio quando si stava peggio", urla disperato un collega che ha visto il compagno - di appena qualche mese più anziano - andarsene (in pensione). "C'era più rispetto per i dirigenti, in AUSL " , languisce un altro, dimenticando l'antico odio-amore nei confronti degli alleati medici. Divulgazione dei dati Certo, era più facile limitare l' intervento agli aspetti professionali lasciando ad altri la gestione del dato. Molti dati restavano inutilizzati ma, che importa, noi avevamo fatto il nostro lavoro. Forse, proprio questo - la scarsa diffusione dei dati, derivante dalla diffusa arretratezza culturale che ha impedito di recepire le istanze ambientaliste - ha motivato la nascita delle agenzie ambientali. Ora, alla produzione del dato deve seguire la predisposizione di rapporti interpretativi, di "lettura", che consentano una adeguata divulgazione. Questo comporta un'attenzione supplementare agli aspetti comunicativi, in modo da attenuare la possibilità di utilizzare il dato in modo parziale o con intenti allarmistici. Comporta, insomma, una valutazione dei possibili effetti sull'opinione pubblica per evitare ingiustificate estrapolazioni. E' richiesto uno sforzo di mediazione tra la crudezza del dato scientificamente ineccepibile e l'arricchimento divulgativo. Una mediazione da sempre vissuta male da generazioni di professionisti puri che non hanno mai guardato oltre il proprio naso (oltre la preziosa purezza specialistica). Non dovevano né potevano guardare oltre perché quello non era il loro ruolo, secondo una interpretazione assai restrittiva del mansionario. A volte, se qualche illuminato azzardava sconfinare nel campo della dialettica, divulgando rapporti che agevolavano la comprensione del dato tecnico, veniva ripreso brutalmente: l'interpretazione e la diffusione non era competenza del tecnico! Certo, prima era più facile; ci si sporcava meno le mani senza la gestione del dato. Ma non è meglio ora? Più efficace, più soddisfacente, più politically correct? Sicuramente siamo ancora in prova, in allenamento. Non siamo abituati a gestire le 13 reazioni (ingenue o interessate) ai nostri dati e rischiamo di commettere scivoloni madornali. Ma possiamo imparare. D'altro canto, la disposizione della Direzione Generale di comunicare con gli organi di informazione solo attraverso il responsabile della struttura (in linea di massima), seppure derivante dalla necessità di fornire ai giornalisti un interlocutore certo e costante, è vissuta come una limitazione dal professionista che prima poteva liberamente -più o meno rispondere alle domande dei g iornalisti con la tradizionale crudezza tecnica (che tanti disastri interpretativi ha causato!). A me sembra che questa limitazione sia una necessità temporanea che ci consente di impara r e gradualmente a gestire correttamente il dato, nella prospettiva di guadagnare la delega anche per gli aspetti di comunicazione specialistica. Il percorso di acculturamento comunicati- M ■ vo è lungo e irlo di ostacoli; lo sforzo di Arpa in questa direzione mi sembra deciso e importante. Ingerenze esterne? Probabilmente, il ruolo innovativo di Arpa non è ancora assimilato; o non sono stati accettati, come fisiologici, i possibili errori derivanti dall'utilizzo di professionisti per funzioni diverse da quelle per cui sono stati formati. Mi sembra che alcuni funzionari regionali, provinciali, comunali o alcuni politici interpretino le nuove potenzialità di Arpa e i tentativi (anche goffi, se vogliamo) di esercitarle, come intromissioni indebite, invasioni di campo, volontà di conquistare nuovi territori. Capita che vengano interposti veli e richiami d'autorità, compromettendo a volte I'iter evolutivo della nuova organizzazione. 1_E PER Stì 4iu5rr AL TO 5To ^tuST. / 14 a a In effetti, alcune competenze ambientali non squisitamente di indirizzo e controllo sono rimaste agli enti locali; in questo senso è comprensibile che le rivendicazioni di Arpa di occuparsi di nuovi temiambientali, non tradizionali, vengano percepite come pericolo: pericolo di perdere competenze a cui si è affettivamente legati o, peggio ancora, pericolo di perderne il controllo. Problemi soliti. Nati con l ' uomo e con la pubblica amministrazione. Affrontati e risolti, anche prima di Arpa, semplicemente utilizzando rispetto (per la buona volontà altrui, quando c'era) e intelligenza (capacità di considerare anche i punti di vista degli altri). Quando questi elementi mancano non c'è organizzazione che tenga. Per il momento mi sembra che ci sia ancora molta diffidenza. Forse ci stiamo studiando. Ma credo proprio che ci sia posto per tutti. E che il problema del controllo politico sui dati ambientali sia ampiamente tutelato dalla legge istitutiva di Arpa. Basta mettersi d'accordo. Con rispetto e intelligenza. Forse anziché un'agenzia sarebbe meglio una authority autonoma e autosufficiente? Forse. Ma anche le authority hanno le loro controindicazioni. E per arrivarci sarebbero necessari altri referendum per sparigliare il sistema. Non è il caso, grazie (abbiamo già dato!). Le persone giuste ai posti giusti Per superare i conflitti, per guadagnare fiducia, per poter delegare in modo affidabile, per stipulare contratti psicologici nel rispetto dell'autonomia e della dignità professionale, non è sufficiente proclamare editti o altisonanti principi. Bisogna saper mettere prima di tutto le persone giuste nei posti giusti, superando antichi privilegi o diritti da prima repubblica, individuando tra le maglie dei contratti di lavoro e delle procedure amministrative le possibilità di mantenere coerenza coi principi enunciati. Le persone giuste sono in linea con le enunciazioni generali e la loro autorevolezza è riconosciuta dagli operatori. Allora l'intelligenza e il rispetto potranno fare il resto. Non sarà facile, con generazioni di dirigenti - non rinnovabili! - di grande esperienza e forti pregiudizi consolidati. Per questo la sfida è ancora più avvincente. Ogni passo sbagliato è un passo indietro. Alcuni passi falsi sono fisiologici, ma la coerenza quella che genera fiducia - si vede dalla direzione che prende il percorso. La prossima riorganizzazione delle strutture di Arpa sarà un'occasione decisiva per impostare il percorso verso direzioni virtuose. • le proprietà di base della sostanza che caratterizzano la forma in cui essa è presente nell ' ambiente (peso molecolare, punto di ebollizione, densità, etc.) le proprietà che ne determinano il destino ambientale (solubilità, tensione di vapore, coefficienti di ripartizione tra i vari comparti ambientali) incompatibilità ovvero possibilità che si verifichino reazioni esplosive, esotermiche o si formino sostanze pericolose in presenza di specifiche classi di composti proprietà intrinseche di reattività (infiammabilità, autoinfiammabilità e esplosività) Un ' ultima classe di dati comprende l ' insieme di valutazioni già operate da altri enti che costituiscono una base per la definizione dei limiti di accettabilità ed un utile riferimento per i processi decisionali. LE FONTI INFORMATIVE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO LE BANCHE DATI CONSULTABILI TRAMITE I NTERN ET A cura di Luisella Gilardi Lidia Fubini Patrizia Bongiovanni Marco Dalmasso DoRS Centro di Documentazione per la Promozione della Salute della Regione Piemonte INTRODUZIONE Con l'espressione "valutazione del rischio chimico" si intende ]'identificazione della pericolosità di una sostanza ottenuta dal complesso delle informazioni disponibili. La valutazione del rischio si articola in varie fasi che comprendono l'identificazione dei rischi, la definizione dell'esposizione, la stima dei danni che ne derivano Tutte queste valutazioni sono possibili solamente se è disponibile un insieme adeguato, affidabile e completo di informazioni. La gran parte di queste informazioni è costituita dai quei dati che identificano la pericolosità intrinseca della sostanza chimica, ovvero la capacità di indurre effetti nocivi, quali: le proprietà tossicologiche (tossicità acuta, subcronica e cronica, mutagenicità, cancerogenicità, relazioni doserisposta, dati epidemiologici) le proprietà (li reattività (esplosività, infiammabilità, radioattività, corrosività, etc.) Una seconda classe di dati è costituita da quelle proprietà che ne determinano il comportamento nell'ambiente e permettono di prevederne i possibili scenari di esposizione, quali ad esempio: Questa categoria include: • standard e parametri di riferimento di accettabilità o tollerabilità per la popolazione generale standard e parametri di riferimento di accettabilità o tollerabilità per l ' ambiente di lavoro (TLV, TWA, TI V-CEILING) valutazioni di cancerogenieità operate da enti riconosciuti in campo internazionale secondo criteri stabiliti (IARC, CEE, CCTN, EPA, ACGIH) standard e parametri di rischio per condizioni accidentali e di emergenza. Negli ultimi anni la comunità scientifica, le agenzie o gli istituti coinvolti hanno effettuato un grande sforzo per la produzione e diffusione di questi dati. Paradossalmente, non è la scarsità di informazioni, bensì la loro notevole mole a disorientare chi si occupa di prevenzione. La ricerca di informazioni rilevanti e pertinenti in tempi rapidi è generalmente più importante rispetto al reperimento di grandi quantità di materiali. Il collegamento internet (1-4) permette l'accesso ad una grande mole di informazioni; per evitare di correre il rischio di rimanerne travolti, è particolarmente utile orientare la ricerca. L'obiettivo di questo articolo è pertanto quello di fornire alcune indicazioni presentando un primo elenco di banche dati e di siti di organizzazioni internazionali di rilievo nell'ambito della prevenzione. Sottolineiamo che l ' elenco che qui riportiamo non è sicuramente esaustivo. Sono riportati i siti di banche dati che possono rispondere in modo adeguato agli obiettivi posti, e alcuni siti di organizzazioni internazionali accreditate elle da anni promuovono, sviluppano, diffondono attività e progetti per la prevenzione. 15 METODI Si è cercato, innanzitutto, di costruire un elenco delle principali banche dati di tipo chimico-tossicologico in grado di rispondere alle esigenze degli operatori che lavorano nel campo della prevenzione. Il punto di partenza è stato un elenco di siti censiti a seguito di una prima ricognizione (5) effettuata durante la sperimentazione biennale di un Centro di documentazione sui rischi c danni di origine ambientale e lavorativa (6) realizzato nel biennio 95-97 presso la Sezione Medico-Epidemiologica dell'ASL 5 di Grugliasco (To); a questi sono stati aggiunti alcuni indirizzi di banche dati sviluppate e aggiornate da parte di istituzioni, governative e non, che da anni operano nel campo della prevenzione (NIOSH, EPA, IARC, ACGIH) reperite direttamente esplorando il sito di tali organizzazioni. Esistono inoltre alcuni siti che offrono informazioni organizzate, in particolare alcuni di questi ospitano elenchi di banche dati su documentazione tecnico-scientifica suddivise per aree tematiche, fra questi il Chemical Information Sites indexed at the Chemfindcr Webserver (http./1 www chemfinder.camsoft.comisiteslist.html) e il sito Intcractive Learning Paradigm Incorporateti (http://www. ILPI.COM/MSDS/ INDEX.CHTML) che fornisce un elenco di siti ove è possibile reperire le schede tossicologiche di alcune migliaia di sostanze pericolose. Ci si è dunque collegati per verificarne il contenuto, l'aggiornamento, la completezza e le modalità di ricerca, e si è provveduto a selezionare e a descrivere quelle che maggiormente potevano rispondere agli obiettivi che ci eravamo posti. RISULTATI Succede in Italia Per quanto riguarda il panorama italiano l'offerta in questo campo è pressoché inesistente; sembra molto interessante i] progetto, attualmente in fase di realizzazione presso l'istituto Superiore di Sanità, che consiste essenzialmente nel collegare via internet l'archivio dei composti censiti all'interno dell'Inventario Nazionale delle Sostanze Chimiche e di permetterne la consultazione in forma gratuita. L'inventario Nazionale delle Sostanze Chimiche (7) è, in pratica, una banca dati che si prefigge di offrire un quadro per quanto possibile completo sulle sostanze prese in considerazione dalla CEE e, nel contempo, di permettere una consultazione rapida dei dati relativi a 16 singole sostanze chimiche. Attualmente sono presenti in inventario 2800 schede monografiche mentre altre 2500 sostanze sono "inventariate". Il modello di scheda dell'Inventario comprende 14 capitoli, in particolare: identità della sostanza; dati di utilizzazione, produzione e trattamento; caratterizzazione chimico-fisica della sostanza; dati tossicologici; dati ecotossicologici; impatto e destino ambientale; dati epidemiologici; misure di emergenza; dati relativi a particolari applicazioni ed usi; criteri di qualità ambientale; valutazione del rischio effettuata da organi internazionali; bibliografia. Attualmente tale collegamento non è ancora attivo. Succede nel mondo Il panorama internazionale è molto più vasto, sono infatti numerose le banche dati consultabili che permettono di ottenere una buona quantità di informazioni su caratteristiche, modalità di esposizione, destino nell'ambiente, metodi di analisi, pericolosità e tossicologia di sostanze, materiali o classi di composti in qualche modo ritenuti pericolosi. Risultati specifici Le banche dati individuate sono riportate in tabella I, per ognuna viene fornito l'indirizzo completo del sito web, il produttore ed una breve descrizione delle informazioni contenute. ln tabella 2 tali fonti sono confrontate per alcune caratteristiche salienti (modalità di ricerca, completezza, limiti, vantaggi). Come già accennato nella parte introduttiva abbiamo preso in considerazione anche alcuni siti di organizzazioni internazionali accreditate che possono risultare di interesse; in questo articolo ci limitiamo a descriverne solo due in quanto siti di organizzazioni internazionali particolarmente impegnate sui temi della prevenzione e molto ricchi di collegamenti ed informazioni. Parleremo del sito del NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health) e del sito della IARC (Internadonai Agency for Research on Cancer). La pagina di presentazione del NIOSH si trova al seguente indirizzo URL: http://www.cdc.gov/niosh/homepage.html Fa parte del Centre for Disease Control and Prevention (CDC) ed è un'organizzazione federale americana responsabile di condurre ricerche e produrre linee guida per la prevenzione dei rischi correlati al lavoro. E un sito interessante per la ricchezza di informazioni, in particolare scegliendo l'opzione databases si accede ad una lista di banche dati. Fra queste segnalia- mo il NIOSH Manual of Analitycal Methods (quarta edizione, 1994) che raccoglie i metodi per il campionamento e l'analisi di contaminanti presenti in aria nei luoghi di lavoro o in liquidi organici (sangue, urine, ecc..) di lavoratori esposti. E una buona opportunità sia per l'operatore che svolge direttamente le analisi di contaminati ambientali sia per chi ha il compito di verificarne l'efficacia. Segnaliamo inoltre i Criteria Document che sono pubblicazioni prodotte dal NIOSH per fornire linee guida e raccomandazioni per la prevenzione dei rischi e danni in ambienti di lavoro. I documenti presenti nei due siti sopra descritti sono contenuti in files con estensione pdf, per scaricarli sul proprio PC occorre essere dotati del software Adobe Acrobat Reader ottenibile direttamente e gratuitamente dal sito stesso. E' possibile avere una copia cartacea dei documenti reperiti contattando gli enti indicati nella pagina di presentazione della banca dati. La pagina di presentazione della IARC si trova al seguente indirizzo URL: http:Ilwww.iarc.fr/ E una delle più autorevoli agenzie internazionali ad occuparsi di sostanze in grado di svolgere un'azione cancerogena. L'obiettivo dell'agenzia nata nel 1965 è quello di promuovere, sviluppare e coordinare progetti volti a ricercare le cause di cancro nell'uomo. Abbiamo ritenuto utile segnalare il sito in quanto è molto ricco di collegamenti ed informazioni; in particolare, segnaliamo l'opzione Monograph Database da cui è possibile ottenere la lista e la relativa classificazione degli agenti fino ad ora studiati dalla agenzia francese. Risulta inoltre attiva una funzione di ricerca che permette, attraverso la digitazione del nome chimico, de] sinonimo o del numero CAS, di accedere alla sintesi dei dati relativi alla valutazione di cancerogenicità delle sostanze prese in considerazione fino agli anni più recenti. Tabella 2. Confronto fra le principali caratteristiche delle banche dati individuate Banca Dati Modalità Di Ricerca Completezza Limiti Vantaggi Chemical in the Environment OPPT Chemical Fact sheet (Chemical Summary). Possibilità di visualizzare la lista di composti e di accedere in modo i ertestuale alla scheda riassuntiva (Fact sheet) o quella più completa La banca dati contiene informazioni si circa 50 composti chimici. Il numero di sostanze considerate è piuttosto scarso e i riferimenti alla normativa sono americani. ' Il fatto che sia prodotta dall EPA, una delle più autorevoli agenzie americane che si occupa di problemi legati alla salute umana e ambientale. NIOSH Pocket Guide to Chemical Hazard Possibilità di visualizzare la lista di composti (nome chimico, sinonimo, numero CAS) e di accedere in modo ipertestuale alla scheda riassuntiva. Sono presenti informazioni su alcune centinaia di composti e classi di composti. Le modalità di ricerca e di accesso non sono semplici. Sicuramente la sinteticità delle informazioni e la loro organizzazione in formato di scheda. Hazardous Chemical Database Ricerca per parola chiave. Le parole chiave includono: nome chimico, sinonimo, formula e numeri di registro (CAS, DOT, RTECS e EPA). Informazioni su circa 2000 materiali pericolosi. Scarsa disponibilità di informazioni a supporto della banca dati Fonte primaria per reperire informazioni utili per la gestione di situazioni di emergenza dovute a rilasci accidentali di sostanze pericolose. ECDIN (Environmental Chemical Data and Information Network) Ricerca per numero ECDIN, numero CAS, nome chimico, sinonimo, formula molecolare. Informazioni su circa 120.000 sostanze prenell'inventario senti dell'EINECS. Scarsa disponibilità di informazioni a supporto della banca dati. Fonte informativa primaria per reperire informazioni complete ed approfondite su un vasto numero di sostanze o agenti chimici. Molto utile la parte relativa alla normativa. EPA Factsheet for Regulated Chemicals Possibilità di visualizzare la lista di composti e di accedere in modo ipertestuale alla scheda. Informazioni su circa 300 sostanze normate e regolate dall'EPA. Il numero di sostanze non è elevato non è presente la bibliografia ed i riferimenti alla normativa sono americani. Pregio della banca dati è il fatto che sia stata costruita dall'EPA e presenti all'inizio di ogni scheda la sezione ' Hazard Summary ' che contiene la sintesi delle caratteristiche tossicologiche salienti della sostanza in esame. MSDS (Material Safety Data Sheet) Ricerca per nome chimico, nome del produttore, numero CAS. Informazioni su circa 180.000 sostanze Il fatto che esista più di un MSDS, prodotto da organizzazioni diverse può generare confusione. Fonte di prima consultazione per reperire informazioni sintetiche e concise su sostanze chimiche esistenti. Toxline Ricerca per soggetto, autore numero CAS, periodo di pubblicazione, fonte. Presenza di 800.000 riferimenti bibliografici. Impossibilità di limitare la ricerca per anno di pubblicazione. Preziosa e completa fonte da utilizzare per ricerche bibliografiche relative al campo biomedico, chimico, tossicologico. North American Ernergency Guidebook 1996 (NAERG) Ricerca per nome del materiale. Sono presenti informazioni su circa 3700 materiali pericolosi. Scarsa disponibilità di informazioni a supporto della banca dati. Fonte informativa preziosa per gestire emergenze dovute a sversamenti o rilasci di materiali pericolosi. Chemical Health and Safety Data Ricerca per nome chimico, sinonimo, numero CAS. Informazioni su circa 2000 sostanze Scarsa disponibilità di informazioni a supporto della banca dati. Il fatto che sia prodotta nell ' ambito del National Toxicology Programme Tox Faq (Toxicology Frequently asked questions) Possibilità di visualizzare la lista di composti e di accedere in modo ipertestuale alla scheda. Sono presenti informazioni su circa 100 composti chimici. 11 basso numero dei composti considerati. Il tono discorsivo ed estremamente chiaro, la presenza di un glossario alla fine di ogni scheda. V Per circa una trentina di composti le informazioni sono presenti in files con estensione pdf, per leggerli è necessario pertanto essere in possesso del software'Adobe Acrobat Reader' che può essere scaricato in forma gratuita direttamente da Internet Tabella I. Elenco delle banche dati individuate accessibili via internet Nome Sito web Produttore Descrizione Chemical in the Environment http:llwww.epa.govlchemfact OPPT Chemical Fact sheet Office of Pollution Prevention and Toxics dell' U.S. EPA (Environmental Protection Agency), Contiene informazioni su circa cinquanta composti chimici; per ognuno di tali composti è possibile scegliere tra due opzioni: Fact sheet: permette di accedere a una sintesi di informazioni selezionate dall'EPA su modalità di esposizione, conseguenze per l ' uomo e per l'ambiente derivanti da tale esposizione. Chemical Summary: permette di accedere ad un numero maggiore di informazioni: proprietà di tipo chimico fisico, produzione, uso, destino ambientale, effetti sulla salute umana e sull' ambiente, limiti e linee guida proposti da parte di organi di controllo statunitensi. NIOSH Pocket Guide for Chemical Hazard http:IIwww.cdc.govlnioshlnpglpgdstart.html NIOSH (National Institute for Safety and Health), Offre al lettore una guida sintetica per reperire informazioni su caratteristiche chimico-fisiche, limiti di esposizione, incompatibilità e reattività, metodi di analisi, dispositivi di protezione individuale, rischi per la salute che comprendono vie di esposizione, sintomi, misure di primo soccorso e organi bersaglio. Hazardous Chemical Database http:llull.chemistry.uakron.edulerd Università di Akron U.S La banca dati permette di accedere ad informazioni di base relative alla sostanza cercata, in particolare ne vengono evidenziate le proprietà chimico-fisiche, i rischi potenziali, le misure da adottare in casi di emergenza. Toxline http:I/ www.medscape.comlmisc Iformtoxlineinflive.html U.S National Library of Medicine, Bethesda, MD, USA. Fornisce circa 800.000 riferimenti bibliografici su aspetti tossicologici ed ambientali di agenti chimico fisici. ECDIN (Environmental Chemical Data and Information Network) http:l/ecdin.etomep.net Joint Research Centre di Ispra (Varese). Ecdin raccoglie informazioni sulle sostanze presenti nella lista stilata dall'EI NECS (European Inventory of Existing Commerciai Chemical Substances). Per ognuno dei composti presenti in archivio sono disponibili informazioni relative a: dati identificativi della sostanza, metodi di analisi, caratteristiche farmacologiche, dati tossicologici, dati epidemiologici, valutazione del rischio per la alute e normativa. a) a Tabella i (continua). Elenco delle banche dati individuate accessibili via internet Nome Sito Web Produttore Descrizione EPA Factsheet for Regulated Chemicals http:llmail.odsnet.comfTRlFacts EPA (Environmental Protection Agency) Raccoglie informazioni su circa 300 composti chimici tossici normati e regolati dal ' EPA.Per ognuno dei composti considerati si possono ottenere informazioni relative a: dati identificativi, limiti di esposizione in ambiente di lavoro, informazioni tossicologiche, sorveglianza medica consigliata, misure di controllo dell'ambiente di lavoro, dispositivi di protezione individuale, misure da attuare in caso di emergenza, misure da attuare per lo stoccaggio e per la manipolazione, informazioni ecologiche. MSDS (Material Safety Data Sheet) http:llsiri.uvm.edulmsdsl University ofVermont U.S. Material Safety Data Sheet consiste in un insieme di banche dati in grado di fornire una scheda tossicologica per ciascun composto chimico, in cui sono riportate le seguenti informazioni: identificazione , componenti pericolosi del com posto, caratteristiche fisiche, rischi associati, effetti sulla salute, reattività , procedure di emergenza e di manipolazione, dispositivi di protezione individuale, precauzioni speciali. North American Emergency Guidebook 1996 (NAERG) http:l/www.tc.gc.calcanuteclenglishlguide /searchlsearch_e.htm Transport Canada (TC), U.S. Department of Transportation (DOT) e dal Secretariat of Communications and Transportation del Messico (SCT) Raccoglie informazioni su circa 3700 materiali chimici, fra questi quelli con proprietà chimico fisiche, reattività e tossicologia simile sono stati inclusi in una stessa classe di pericolosità. Per ognuna di queste classi è possibile visualizzare una scheda che riporta essenzialmente informazioni sui rischi potenziali, in particolare vengono trattati i rischi di incendio o esplosione e per la salute, misure da adottare in caso di emergenza. Chemical Health and Safety Data http:llntp-server.niehs.nih.govlMain_ Pages/Chem-HS.html National Toxicology Program . Raccoglie infomazioni su un vasto numero di sostanze chimiche, e in particolare permette all'utente di conoscere per ogni sostanza i seguenti dati: proprietà chimico-fisiche, tossicità, dati relativi a regolamentazionee linee guida, usi, procedure di manipolazione e di emergenza, fonti bibliografiche. Tox Faq (Toxicology Frequently asked questions) http:l/atsdrI.atsdredc.gov:80801toxfaq.html Agency for Toxic Substances and Disease Registry (ATSDR) La banca dati fornisce all ' utente i dati di sintesi su pericolosità e tossicologia di sostanze chimiche in particolare su: modalità di esposizione, destino ambientale, tossicologia, sorveglianza medica e linee guida o raccomandazioni di appositi organi INSERTO DISCUSSIONE BIBLIOGRAFIA Per quanto riguarda la consultazione e i problemi connessi, ci sembrano opportuno riportare le seguenti osservazioni: i. Pallen M., Introducing the Internet. "British .Mcdical Jounlal"; 311 (1995) p.1422-24 La ricerca di informazioni è spesso lunga e poco agevole; solo con una buona pratica, adeguata formazione e quindi una dimestichezza nell'impostazione della strategia di ricerca si ottengono buoni risultati. Questo suggerisce che per ricerche di maggior impegno è utile usufruire di strutture di Il livello con esperti a ciò dedicati. Spesso, anche se risulta poco invitante, è utile leggere con attenzione le pagine introduttive che presentano il contenuto, la fonte dei dati , e la modalità di ricerca delle banche dati I siti spesso cambiano indirizzo o addirittura "muoiono". La frequenza con cui ciò accade è piuttosto elevata: in alcuni casi il cambiamento di indirizzo è segnalato ma spesso per un tempo piuttosto breve. Gli indirizzi dei siti web individuati riportati nelle tabelle precedenti si riferiscono al periodo febbraiomarzo 99. Molti siti a volte permettono il collegamento, volte no; il motivo non è del tutto conosciuto, ma induce sicuramente ad affermare che non è conveniente limitarsi ad un unico tentativo. Per reperire informazioni, conviene, dove è possibile, utilizzare la modalità di ricerca più semplice che consiste nella digitazione del numero eli registro CAS (anemica] Abstract Service) delle sostanze di interesse. 2. Santoro E., Come collegarsi (Rubrica `Internet in Medicina). "Ricerca e Pratica", 12, (1996) p.150-159 Riferimento Luisella Gilardi DoRS Centro di Documentazione per la Promozione della Salute della Regione Piemonte Via Sabaudia 164 Grugliasco (To) Tel 011-401 7692 ix 011-4017687 e-mail [email protected] f 20 3. Santoro E., Nicolis E., Servizi e strumenti (Rubrica 'Internet in Medicina), "Ricerca e Pratica", 13, (1996) p. 26-35 4. Santoro E., Nicolis E., Applicazioni e risorse (Rubrica `Internet in Medicinà) "Ricerca e Pratica " , 13, (1997), p. 99-108 5. ARPA, Area di Epidemiologia Ambientale (a cura di), Sicurezza, pericolosità, tossicologia di sostanze chimiche: individuazione e prima valutazione delle fonti disponibili (Rapporto 4b), Grugliasco 1997 (EP/GR/62) PREVENZIONE QUADRO 6. ARPA, Area di Epidemiologia Ambientale (a cura di), Fornitura di Servizi di Documentazione: valutazioni e osservazioni conclusive, (Rapporto 8), Grugliasco 1997 (EP/GRI66) 7. Marcello l., Le fonti di informazione per la valutazione del rischio tossicologico. L' inventario nazionale delle sostanze chimiche. Rapporti Istisan 95119 ci VERSO IL CONVEGNO DI NAPOLI 18-19 giugno 1999 Il 18 e 19 giugno si terrà a Napoli (i soci SNOP in regola con la quota riceveranno a fine aprile l'invito) il Com•e,gno CIIP: "7 PROFILI DELLA PREVENZIONE". Importante appuntamento che ciftimiterà ruoli, contenuti, formazione e aggiornamento dei binomi: tecnico della prevenzione ASL - RSPP, medico del lavoro ASL - medico competente, assistente sanitaria ASL - figura di nursing nel sistema di impresa e le altre figure che si stanno delineando nel vasto panorama professionale della prevenzione.- ergonnmo, psicologo, igienista industriale, etc. Sono stati invitati i Ministeri Sanità, Lavoro e Istru,zione.I1 percorso C11P è sempre quello di affrontare le nuove esigenze nei due sistemi complessi: il sistema di prrrenz.ione d'impresa ed il sistema pubblico di vigilanza, controllo e promozione della salute nei luoghi di lavoro, alla luce delle normative UE che impongono a tutti i soggetti nuove capacità e nuore funzioni. FORMAZIONE ATTO SECONDO di Umberto Laureni Le numerose iniziative di formazione in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro attualmente in atto in Italia sono riconducibili, nella sostanza, a due grandi ambiti, caratterizzati da obiettivi diversi e ben distinguibili. Nel primo si collocano le iniziative che mirano a garantire una valida formazione professionale a chi è destinato a svolgere organicamente un ruolo di responsabile della prevenzione sul lavoro: il responsabile del Servizio di prevenzione aziendale, il consulente di azienda, il tecnico igienista industriale del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda Sanitaria Locale. Per queste figure si tratta di definire specifici profili professionali, partendo dalle professionalità richieste dai loro compiti e dalle azioni svolte, per individuare i requisiti in termini di titolo cli studio, di formazione e di necessaria esperienza pregressa. Il secondo progetto formativo, su cui SNOP ha costruito il suo "Manifesto per la formazione" (Snop n.44), ipotizza di attraversare trasversalmente il mondo della scuola e dell'università (segnatamente gli istituti tecnici e le facoltà scientifiche), con l'obiettivo di garantire la diffusione generalizzata della cultura della prevenzione. Lo strumento previsto è l'inserimento come materia di studio della prevenzione primaria in ambiente di lavoro, cioè la conoscenza di quel complesso di norme tecniche, procedurali ed organizzative finalizzate a garantire nei luoghi di lavoro condizioni di benessere e a prevenire il verificarsi degli infortuni e delle malattie professionali. Un progetto sicuramente non nuovo, se già alla fine dei lavori della Commissione Lama (1990) la bozza di Testo Unico prevedeva che "con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione, di concerto con gli altri ministeri interessati, la materia della prevenzione dei rischi da lavoro viene inserita, quale insegnamento obbligatorio, nei programmi di studio delle scuole ed istituti di insegnamento di ogni ordine e grado " . I due percorsi si integrano e si completano: il primo guarda alle punte della formazione, cioè ai livelli di conoscenza degli specialisti, dei "professionisti" della prevenzione; il secondo si propone di elevare i] livello medio della preparazione, cioè la conoscenza di base comune a tutti i tecnici diplomati o laureati. l due obiettivi di formazione, come noto, sono stati presentati e discussi, per iniziativa di SNOP, nel seminario del 15 maggio 1998 tenutosi in una sede di prestigio come il Politecnico di Milano alla presenza di importanti referenti istituzionali e sociali. Da quella data il progetto sui Profili professionali ha indubbiamente progredito. Il lavoro di elaborazione curato delle Associazioni che aderiscono alla CITP Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione, è stato presentato a Roma il 9 luglio nel seminario "Profili e competenze per le figure professionali della prevenzione", ricevendo un primo indubbio riconoscimento istituzionale. Esso verrà riproposto, naturalmente in forma più avanzata, il 18 e 19 giugno prossimi a Napoli nel Convegno "1 profili della prevenzione". Credo che non mancheranno contributi specifici su Snop per illustrare Io stato dell'arte. L'altro progetto (quello della formazione generalizzata) ha invece gambe più gracili cd è fermo ancora alla relazione presentata da SNOP al Politecnico di Milano (vedi Snop n.46) ed al dibattito che ne è seguito. Poiché nel dibattito la relazione SNOP ha raccolto molte e qualificate adesioni, è su queste che dobbiamo per un attimo tornare a riflettere, traendone -spero- nuovi spunti operativi. Ad esempio, è stato detto a Milano (Ranieri - CGIL Scuola Ricerca) che il sistema della formazione dovrebbe basarsi su un doppio principio: "Non si dovrà accedere al mondo del lavoro se non si è ricevuta una apposita formazione" e attenzione- "nessuno potrà completare il suo percorso scolastico senza aver svolto una specifica esperienza lavorativa (stage)", con ricadute -chiosiamo noi- anche prevenzionistiche. In sostanza essere addestrati prima di cominciare a lavorare e conoscere il mondo del lavoro mentre si studia. Il primo principio tocca un piano squisitamente operativo: si tratta in sostanza di garantire ai nuovi assunti momenti di formazione obbligatoria, tecnico-applicativa, a cura soprattutto delle imprese. Un ' esigenza ben acquisita che ha trovato nel D.L.vo 626/94 una formidabile cassa di risonanza, da garantire in primo luogo alle categorie più bisognose di formazione, soprattutto gli artigiani, anche mediante adeguamenti delle nuove leggi ad esempio sull'apprendistato.... Ed insieme garantendo nuove forme di specializzazione post-diploma, che non dovrebbero ridursi al diploma universitario ma dovrebbero, a partire dall'accordo sul lavoro, preoccuparsi di fornire un'offerta di formazione basata sulle esigenze del mercato del lavoro....... La seconda parte del ragionamento di Ranieri, cioè il principio della garanzia di formazione prima del diploma (o della laurea) è assolutamente nuova e si avvicina molto a quella trasversalità ed universalità della formazione di base che costituisce l'obiettivo di SNOP. Ranieri nel suo ragionamento ci prospetta la garanzia di una formazione di base sui principi della prevenzione che sia anche in grado di coinvolgere i discenti e renderli "partecipi di una cultura dei diritti". Marco Frey da un osservatorio autorevole come la Bocconi ha portato un contributo che è insieme una conferma dell'assunto di SNOP. Ha ribadito cioè che le imprese richiedono a scuola ed università un maggior contributo alla diffusione trasversale della cultura prevenzionistica di base piuttosto che a quella specialistica. Le imprese richiedono che chi ha completato il percorso scolastico, anche se non in grado di avere esperienza di un fenomeno (qual'è un ciclo industriale con i suoi rischi, perché questi aspetti potrà approfondirli dopo, con la formazione specialistica), sappia quali applicazioni il fenomeno potrà avere. In altre parole, se il "saper fare" può essere acquisito dopo ((in the job), il inondo della scuola deve aiutare il futuro tecni- 21 co a "sapere" e a "saper essere", cioè a comportarsi comunque da protagonista consapevoli della prevenzione, qualunque sia il suo compito. Se nelle esperienze più avanzate (quelle dell'ARPA emiliana e quella -bellissima- di Reggio Emilia), la formazione viene giustamente avviata già nella scuola dell'obbligo, perseguendo la conoscenza complessiva del territorio che è anche, ma non solo, ambiente di lavoro; se dal Direttore Generale del Ministero dell'Istruzione (Nardiello) si è accennato all'esigenza di avviare la formazione a partire dalla scuola materna (!) per prevenire il prodursi di negative "coscienze incallite" difficili da modificare, è stato soprattutto alle Università che si è guardato a Milano, alle esperienze in atto (molle), alle possibilità ed offerte di formazione prevenzionistica di base, in particolare all'interno delle autonomie oggi previste per gli atenei. Dal Politecnico di Milano (Biardi) è venuta la semplificazione più calzante, quando si è parlato dell ' esigenza di forti messaggi cultu r ali sulla prevenzione da dare- a tutti gli studenti, equiparando come importanza la conoscenza dei principi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro alla conoscenza dei principi della termodinamica. Da Milano e da Torino (Patrucco) sono stati presentati i percorsi didattici già in atto (a conferma del fatto che localmente molto è già stato prodotto e sperimentato), ma soprattutto esperienze - fondamentali - di integrazione tra diverse discipline e competenze disponibili nell ' ateneo, per contribuire, prima di tutto, a creare dentro l'Università, una cultura della sicurezza e metterla a frutto per adeguare i propri ambienti di lavoro. Sempre su questa linea, Tommasi di Ingegneria di Trieste ha ricordato che nel 1993 quell'Università aveva costituito al suo interno il Centro Interdisciplinare per la Ricerca e lo Studio dei Problemi del Lavoro, con competenze giuridiche, economiche, ingegneristiche e mediche. 11 Centro si proponeva come un riferimento preciso e specifico per tutti coloro che da varie angolazioni si occupavano dei problemi del lavoro e della prevenzione lavorativa, e partiva proprio dall'offerta verso l'esterno (verso il mercato) delle risorse didattiche ed insieme tecniche possedute dall'Università, in primo luogo ipotizzando una stretta collaborazione con gli istituti scolatici. Un percorso complesso, articolato che autoreferenziasse l'Università e facesse emergere tutti i possibili sbocchi positivi di un investimento in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro. Si tratta di un ragionamento affine a quello tentato da SNOP (che l'esperienza cli Trieste non sia poi decollata, è un ' altra storia). Per definire il rapporto tra la cultura di 22 base della sicurezza ed il ruolo dell'esperto della sicurezza il rettore del Politecnico di Milano ha fatto un ' analogia, parlando di qualità. L'esperto di qualità non partecipa al lavoro di staff (in cui tutti devono sapere di qualità) ma si colloca come l'unico in grado di dare allo staff un supporto metodologico. Sono a ben vedere i due livelli di preparazione di cui stiamo parlando. La capacità di progettazione ex ante è stata riproposta come alternativa alla cultura repressiva e punitiva ex post che oggi caratterizza la prevenzione in Italia, per riaffermare un possibile ruolo centrale delle Università. Queste esperienze dei Politecnici, ma più ancora il collegamento della crescita della cultura prevenzionistica all'interno delle Università con gli adempimenti imposti dal D.L.vo 626/94, hanno fatto intravedere un possibile percorso virtuoso, che SNOP ha già ipotizzato nel suo " Manifesto per la formazione " . Sono balenate prospettive stimolanti: l ' attuazione del 626 vista dal senato accademico, dal consiglio di istituto non come un pesante fardello dovuto agli obblighi burocratici, ma come l'occasione di sperimentare sul campo la capacità di valutazione dei rischi, la loro quantificazione, la loro eliminazione (ma sì, per una volta non scandalizziamoci se per molte scuole e per molte università ogni problema di igiene e sicurezza sul lavoro sembra essere nato con il Decreto Legislativo 626/94!). Vista come l'occasione di valorizzare le competenze esistenti mettendole alla prova nei laboratori, nelle officine, negli ambienti con attrezzature e macchine, cioè negli ambiti in cui applicare (per legge) cd insegnare ad applicare (per compito istituzionale) le norme della prevenzione e della sicurezza. Questa doppia chiave di lettura che solo il mondo della scuola possiede rappresenta, a parere di chi scrive, l'elemento vincente di tutto il discorso che stiamo cercando di portare avanti. La lunga carrellata sul seminario di Milano era a mio parere necessaria per riproporre la ricchezza delle sperimentazioni in atto che si collocano nella logica della formazione trasversale. E allora perché l'adesione formale a] messaggio di SNOP non è stata seguita da iniziative, perché ci portiamo dietro la sensazione di continuare ad essere soli? Diciamolo chiaramente. Se usciamo dalle generiche affermazioni di principio, e cerchiamo cli ritrovar e qualche cosa di più concreto a sostegno dell'esig enza di una formazione trasversale, non lo troviamo nemmeno nelle parole di chi ha ruolo, cultura e competenza per farlo, di chi in sostanza difende la formazione e la mette alla base del successo della prevenzione. Abbiamo difficoltà ad individuare posizioni chiare ed esplicite. Sembra -cd è comprensibile- che la formazione specialistica, per come nasce, per le esigenze che sottende, rappresenti un'idea più matura, più attuabile senza stravolgere logiche ed equilibri. Dobbiamo tenerne conto. Oggi SNOP riformula la sua proposta di rendere obbligatoria la formazione su igiene e sicurezza del lavoro nel mondo della scuola e dell'università e su questa richiede adesioni e pronunciamenti formali, li richiede cioè in primo luogo sul messaggio, sul principio generale. Ma richiede altresì contributi per la fase successiva, per arricchire il ragionamento, per acquisire esperienze già avviate, per prendere atto delle disponibilità a creare un gruppo di lavoro sul dopo, cioè sui contenuti tecnici, attuativi della proposta, e sulla ripartizione della formazione sull ' intera scuola. Su tutto ciò Snop mette a disposizione le pagine del prossimo numero della rivista. Riteniamo essenziali e le proponiamo al dibattito le seguenti fasi operative: 1. ottenere l ' adesione formale alle motivazioni della proposta SNOP da parte dalle forze politiche, in particolare dai Ministero dell'Istruzione e da quello dell'Università e Ricerca Scientifica e Tecnologica, adesione che costituisca il lasciapassare per le iniziative locali 2. avviare fasi di sperimentazione territoriale coinvolgendo i Provveditorati e le Università. Come ribadito nel suo manifesto, SNOP ritiene che esistano nelle scuole e nell'università spazi per iniziative autonome sulle quali sperimentar e i percorsi e la fattibilità di una formazione trasversale omogenea 3. definire contestualmente i contenuti minimi della formazione su igiene e sicurezza del lavoro da ripartire nelle scuole dei diversi ordini e gradi. MATERIALI DI LAVORO SPECIALE OSPEDALE DOPO IL 626 AA VARI OSPEDALEpiùSICURO e EMERGENZA IN OSPEDALE Supplementi a Dossier Ambiente n. 42 (vedi recensione su SNOP 47-48) tel. 02-26223120 Emilio Volturo e Gianni Pianosi OSPEDALE e SEIDUESEI Sussidiario per la formazione dei lavoratori della Sanità pubblica e privata. edizioni Sorbona Milano tel. 02-48016464 fax 02-48 1 94485 (recensione su questo numero di SNOP) D.D'Oca, F. D'Orsi, F. Passarelli. D. Spaziani LA SICUREZZA DEL LAVORO NEI CENTRI DI ANALISI. DI CURA E NEGLI OSPEDALI Manuale 2^ Edizione Buffetti editore ASPETTI DI PREVENZIONE DEI RISCHI NEL LAVORO OSPEDALIERO Inserto a cura di Rolando Dubini in ISL I g iene e Sicurezza del lavoro (rivista dell'IPSOA) Anno Il. n.8. 1998 LA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI Articolo di Agostino Messineo e Fausto Tigani in ISL Igiene e Sicurezza del Lavoro Anno II, n. 12. 1998 ISPESL E RISCHIO BIOLOGICO Da studi e osservazioni epidemiologiche, come più volte sottolineato anche sulle pagine SNOP, risulta chiaro che i microorganismi elo loro parti possono rappresentare per i lavoratori una fonte di infezioni e un aumentato rischio di patologie allergiche. Come già tante volte affermato l'applicazione del Titolo VIII e dell'Allegato IX del 626194 (anche) su questo tema è ancora insufficiente nei tanti settori coinvolti. Molto utile quindi l'articolo su questo tema comparso su Fogli di Informazioni ISPESL N. 4-97 (uscito a fine 1998 però). L'articolo, di B. Pietrangeli e M. Papacchini, presenta infatti una tabella per comparti e gruppi professionali esposti a rischi biologici, i relativi agenti biologici, le fonti di esposizione, le patologie UO Igiene e Medicina del Lavoro Trento UO TSLL di Mantova LAVORARE IN MAGGIORE SICUREZZA NELLE STRUTTURE DI ASSISTENZA AGLI ANZIANI Opuscolo a distribuzione interna ISPESL LINEE GUIDA PER LA GESTIONE IN SICUREZZA DELLE CAMERE 1PERBARICHE MULTIPOSTO IN AMBIENTE CLINICO Libro distribuito come allegato a Fogli di Informazione ISPESL sito INTERNET www.ispesl.it PGarlanda - P.L.Pavanelli - M.Tallone IL RISCHIO CHIMICO PER GLI OPERATORI SANITARI Guida pratica alla conoscenza e riduzione del rischio chimico per gli operatori dell'ambiente sanitario Edizioni Vincenzi Audiovisivi ASL Sondrio, Ministero della Sanità, Regione Lombardia, Clinica del Lavoro Milano RISCHI E PREVENZIONE NELLA MANIPOLAZIONE DEI FARMACI ANTINEOPLASTICI IV Edizione rinnovata, ampliata ai sensi del D.Lgs 626194 Manuale a cura di Luciano Villa. Giancarlo Viganò e Chiara Covi ASL 9 via Stelvio 35 23100 SONDRIO tel. 0342-521418 - 521476 - 521454 fax 0342-521534 - 521456 - 212552 connesse e la classe di rischio, secondo il Decreto 626194 e successive modifiche. Una piccola nota critica: tra gli effetti e le patologie avremmo visto volentieri anche "l'aumentato rischio di malformazioni fetali" (tipica la rosolia in gravidanza) anche per cercare di applicare insieme i due decreti 626194 e 654/96. Giustamente sottolineato dagli autori i limiti attuali di conoscenze epidemiologiche sul rischio biologico dei lavoratori che operano nel riciclaggio dei rifiuti, del biorecupero dei siti contaminati, della trasformazione delle biomasse, etc. Un pratico strumento di lavoro da avere sempre a disposizione, anche per aprire finalmente in tanti settori del terziario che, in vecchio Seminario SNOP milanese avevamo definito "arretrato", l'intervento dei servizi di studio e controllo della applicazione "vera" delle nuove normative. ISPESL E PREVENZIONE IN AGRICOLTURA Supplemento Monografico del n. 111997 di Prevenzione oggi Questa monografia, peralt ro distribuita nel febbraio 1999, nasce dalla collaborazione tra ISPESL, CREL (Centro Ricerche Economia e Lavoro) e Istituto di Meccanica Agraria dell'Università di Catania. Lo scopo di questa pubblicazione è ovviamente il miglioramento della sicurezza e la protezione dei lavoratori e dell'ambiente nel comparto agricolo, ancora così disperso e isolato dal sistema delle conoscenze. I referenti e fruitori di questo complesso saggio sono: • lavoratori, datori di lavoro e le loro associazioni; • il mondo dei ricercatori, degli operatori ovunque siano nelle ASL, all'INAIL, ISPESL, ENEA, Regioni, Ministeri, etc; Nella monografia troverete: il quadro della situazione dell'agricoltura in Italia (PLV: Produzione Vendibile Agricola per settori e comparti). Io stato della meccanizzazione, concimi e pesticidi distribuiti, i quadri legislativi e contrattuali pre- e post 626, i rischi ed i danni nel lavoro agricolo (analisi degli infortuni e delle malattie professionali), suggerimenti per una applicazione specifica e concreta del 626 in questo complesso comparto: quale informazione e formazione è possibile?, quale sorveglianza sanitaria è praticabile?, quali misure di prevenzione e protezione sono oramai assodate ? Particolarmente utili e innovative le pagine (da 103 a 116), ricche di esempi di prevenzione primaria, soluzioni, bonifiche e procedure corrette per moltissime operazioni agricole. All'interno della monografia troverete anche uno speciale su una apparecchiatura topica: il "tritu r atore di ramaglie". Questa monografia conferma quanto più volte detto da SNOP sulla messa in campo delle Università tecniche locali, oltre che per la formazione e l'aggiornamento, anche come focal point per l'accesso e la diffusione di conoscenze tecniche e tecnologiche essenziali per il lavoro di tutti. Unico limite è l ' analisi di infortuni e malattie professionali: gli ultimi dati citati nella monografia infatti si fermano agli anni `92 - '93! Ma questa lentezza è un limite nazionale. Perché non è possibile ragionare già su dati, almeno sull'andamento degli infortuni e delle denunce di "nuove patologie professionali, ad esempio, dopo il 626? Oppure, se ci sono, perché non usarli? 23 Pubblichiamo su questo numero la relazione introduttiva SNOP per il Convegno CPE di Torino (12-13 marzo). Sul prossimo numero uri ampio resoconto; ma già su questo i primi elementi a caldo. Temi e rapporti vitali con il resto del inondo o almeno dell ' Europa, per non rimanere sempre nel guscio provinciale. Purtroppo nella partita della partecipazione diretta il resto del mondo batte Italia 3 a 2 : ma non preoccupatevi, l ' Italia avrà la segreteria del CPE per un po' di tempo e quindi ci permetteranno di andare ai rigori. N z IV CONVEGNO EUROPEO DEL CPE INTEGRAZIONE EUROPEA, GLOBALIZZAZZIONE DELLA PRODUZIONE, ESPORTAZIONE DEI RISCHI Come prevenzione e vigilanza intervenire possono intervenire per creare condizioni di lavoro eque in ogni Paese Torino, 12-13 Marzo 1999 RELAZIONE INTRODUTTIVA Graziano Frigeri SNOP Le vicende relative al processo di unificazione europea, dal dopoguerra sono interpretabili prevalentemente in chiave economica. Forse non poteva essere altrimenti in un continente cui si deve, certo, una grande parte di merito per i progressi compiuti dal genere umano nei campi sociale, scientifico, economico c culturale del pianeta, ma che negli ultimi duemila anni ha conosciuto continue e sanguinose guerre, fino alle immani tragedie legate al secondo conflitto mondiale. 24 Peraltro, sia pure in dimensioni più limitate, anche gli anni più recenti hanno conosciuto momenti di violenza legati a fenomeni di terrorismo o di guerriglia in alcuni Paesi dell'Unione, ed è storia di questi giorni l'ultimo dei conflitti originati dalla disgregazione della ex lugoslavia. Non sembri fuori luogo questo accenno alla guerra e alle tragedie umane e materiali che comporta: non c'è integrazione, non ci sono condizioni eque di lavoro, non c'è lavoro se mancano la capacità e la volontà di convivere in sistema fon- dato sulla collaborazione e la solidarietà fra i popoli d'Europa. In tutta umiltà, consapevoli che il contributo che possiamo dare questa causa è molto piccolo, ci sentiamo tuttavia di testimoniare, quali operatori della Prevenzione Europei, il nostro impegno culturale e professionale per contribuire a costruire, per oggi c per domani, una Europa di donne e di uomini di pace. L'Unione Europea nasce come Comunità Economica negli anni 50, e si sviluppa nei decenni successivi sempre sulla linea direttrice della creazione di un mercato comune. Qui, secondo noi, sta uno dei limiti che, anche dal nostro punto di vista di Operatori della Prevenzione, si riflette in modo determinante sulla possibilità di arrivare in tempi brevi ad una reale integrazione e alla realizzazione di condizioni eque e paritarie tra i lavoratori europei. La sicurezza e la salute nei luoghi cli lavoro, infatti, costituiscono sì "fattori di qualità" rispetto alla produzione, ma rappresentano innanzitutto valori morali, etici, anche religiosi: già Mosè, nel versetto 22.8 del Deuteronomio, ammoniva chi costruiva una casa a predisporre un parapetto per impedire la caduta e la morte dell' operaio. Si tratta di valori che hanno dignità propria indipendentemente dai parametri di produzione e, come ieri non potevano essere misurati solo, in Lire, Sterline, Pesetas, Escudos, Marchi, Franchi, Fiorini, Scellini e Corone, oggi non possono essere valutati solo in Euro. Così l'applicazione delle misure di tutela della salute e della sicurezza per i lavoratori deve costituire un dovere etico-politico per tutti i Govenri Europei, e non solo una misura di omogeneizzazione delle condizioni di mercato! Spesso infatti, soprattutto da parte dei datori di lavoro (ma non solo) assistiamo alla pratica di considerare l'applicazione della legislazione europea esclusivamente in relazione alla valutazione economica dei vantaggi o degli svantaggi in termini di competitività nel mercato: così chi ha condizioni di maggior tutela si lamenta dei maggiori costi che deve sostenere rispetto al proprio concorrente, mentre chi ha minori obblighi o, peggio, elude l'applicazione della legge, tenta di trarre vantaggi economici sulla pelle dei lavoratori; e ciò è ancora vero tra stato e stato e anche all'interno dei singoli stati, come per esempio accade ancora oggi in Italia. lo credo che, al di là della volontà dei singoli, esista un problema di fondo, costituito dalla eccessiva valenza economica del concetto di Unione Europea e, conseguentemente, dal suo ancora troppo scarso "valore politico". Tutti ci sentiamo, o vorremmo essere, "Europei" quando parliamo di economia, scienza o tecnologia: si tratta di cominciare a sentirsi Europei anche per quel "qualcosa in più" costituito da una identità storico-culturale comune. In fondo anche questa è una operazione di recupero rispetto alle radici di un passato tutto sommato meno provinciale rispetto ai tempi attuali: la dimensione europea era ben presente ai filosofi, agli artisti e agli scienziati europei dei secoli passati;, così come era presente nei principi fondamentali della rivoluzione francese o dei movimenti di emancipazione dei lavoratori nell'ottocento. Riprendendo spunto da questi tentativi di "globalizzazione" ante litteram, si tratta oggi, anziché avvalersi degli eserciti o delle rivoluzioni cruente, di perseguire l'abbattimento delle frontiere, la libera circolazione delle persone, lo scambio delle esperienze e dei linguaggi, sfruttando a pieno le straordinarie opportunità fornite dalla tecnologia e dai moderni mezzi di comunicazione di massa. Solo così la tutela della sicurezza del lavoro potrà divenire patrimonio "genetico " delle donne e degli uomini d'Europa, prima ancora che dei Governi e delle Organizzazioni Economiche, Politiche ed Amministrative: come ben sa che si occupa di vigilanza nei luoghi di lavoro, non c'è numero di ispettori o di interventi sufficiente laddove la sicurezza del lavoro non costituisce un valore di fondo nelle coscienze individuali e collettive. Quale può essere, allora, il ruolo di coloro che si occupano di Prevenzione e Vigilanza per favorire questo processo di "trasformazione genetica"? In primo luogo, sul piano strettamente istituzionale, i Servizi di Prevenzione e Vigilanza devono innanzitutto saper fare bene il loro mestiere: i principi innovativi contenuti nella legislazione europea da un lato responsabilizzano i datori di lavoro in ordine alla effettuazione della valutazione dei rischi e della adozione delle misure tecniche di prevenzione. Questa attribuzione di responsabilità diretta non solo eli ordine giuridico, ma anche relativamente alla programmazione concreta di misure tecnico-valutative e procedurali, si traduce nella attribuzione ai Servizi di Prevenzione e Vigilanza non più soltanto di compiti inerenti la valutazione del rispetto degli obblighi legislativi in quanto tali, ma anche di valutazione tecnica, diretta o indiretta, della qualità delle procedure e delle misure adottate. Questo ruolo innovativo è particolarmente avvertito in quei Paesi, come l'Italia, in cui la Prevenzione e la Vigilanza nei luoghi di lavoro non hanno avuto, almeno negli ultimi 20 anni, carattere "generalista" ma comprendevano l'espletamento diretto di interventi di ordine tecnico sia sul piano della sicurezza e dell'igiene del lavoro, sia sul piano della sorveglianza sanitaria. Ma ciò è valido anche per le altre situazioni: anche l'Ispettore generalista dovrà attrezzarsi maggiormente, attraverso l ' acquisizione di consulenze tecniche, per poter valutare l'efficacia delle valutazioni dei rischi e delle misure adottate. Ciò comporta per tutti un adeguamento nel proprio modo di intendere l'attività di prevenzione e, soprattutto, di vigilanza, ed un grande sforzo nella direzione dell'aggiornamento, della formazione e della qualificazione professionale. in questo senso, come CPE e come singole associazioni di Operatori della Prevenzione e della Vigilanza, abbiamo il compito di sollecitare le Istituzioni Nazionali ed Europee affinché vengano forniti indirizzi precisi nella direzione del potenziamento e dello sviluppo delle attività di formazione ed aggiornamento del personale. Vi sono poi altri due punti che non possiamo non affrontare, e che sono collegati al precedente. Il primo è costituito dalla constatazione che le risorse complessivamente dedicate al settore della Prevenzione e della Vigilanza nei luoghi di lavoro non solo sono disomogenee a livello europeo. ma spesso sono disomogenee anche all'interno dei singoli Paesi. Ciò è sicuramente valido, per esempio, per l'Italia. Occorre perciò continuare l'iniziativa volta a sollecitare le autorità competenti di ogni Paese dell'Unione affinché al settore della Prevenzione e della Vigilanza nei luoghi di lavoro vengano assegnate risorse definite e sufficienti a far fronte ai nuovi ed impegnativi compiti posti dalla legislazione comunitaria. Occorre altresì battersi affinché vengano raggiunti livelli omogenei di risorse in termini di personale, strutture e formazione, nelle aree interne a ciascun Paese che ancora oggi vedono una situazione di complessiva arretratezza: è il caso, ad esempio, di molte regioni del Sud dell'Italia, che è poi il Sud dell'Europa. Non c'è integrazione ed uniformità a livello Europeo se prima, o contemporaneamente. non vengono colmati i pesanti divari ancora presenti all'interno di ciascun Paese dell'Unione. Il secondo punto, sulla stessa lunghezza d'onda del precedente, è costituito dalla necessità di pervenire a un volume di risorse assegnate secondo parametri generali definiti a livello del'UE, in modo tale che i lavoratori di ciascun Paese abbiano gli stessi diritti di tutela anche in riferimento alle risorse impegnate dalla pubblica amministrazione per le attività di prevenzione e di vigilanza. Oggi non è così: le risorse impiegate sono in generale non adeguate e distribuite secondo criteri ancora assai disomogenei. Ciò fatalmente comporta che un lavoratore che oggi, liberamente, può spostarsi a livello della Unione Europea non trova nei vari Paesi livelli omogenei di tutela; per contro, anche una impresa può trovarsi di fronte a livelli diversi di 25 vigilanza, con riflessi anche sul piano delle risorse impiegate in misure di Prevenzione. Le stesse soglie minime per l'applicazione di talune misure previste dalle direttive variano da Paese a Paese, è ciò introduce elementi di iniquità e di ingiustizia. Occorre intervenire per ridurre i divari esistenti. Il numero di infortuni sul lavoro e di malattie professionali in Europa, ancora scandalosamente alto, è anche conseguenza di sistemi di Prevenzione e Vigilanza insufficienti e disomogenei. A questo proposito voglio informarvi di un appuntamento importante: il giorno 28 Aprile, per iniziativa dell'European Work Hazard Network, di cui SNOP fa parte per l'Italia insieme alla Associazione Ambiente e Lavoro, si celebra in tutta Europa in Workers Memoria] Day, una giornata per ricordare i morti sui lavoro, e per combattere per migliori condizioni per i lavoratori.(Rcmembcr the Death, fighe for the Living è lo slogan dell'iniziativa). Quest'anno, per la prima volta, il WMD si celebra anche in Italia con una iniziativa a Roma nella sala del Campidoglio. Anche quella sarà una occasione per sottolineare la necessità del potenziamento dei sistema di Prevenzione e Vigilanza in Europa, oltreché per ottenere leggi sempre più efficaci a tutela dei lavoratori. Occorre poi che l'Unione Europea, dopo aver fornito un quadro legislativo Comune, favorisca l ' adozione di modelli e approcci comuni ai temi dell'attività di Vigilanza e Prevenzione. CPE, insieme ad altri, può avere in questo contesto un grande ruolo importante in termini di supporto tecnico e di collaborazione con le Istituzioni dell ' Unione per la definizione di linee guida e prassi operative. Infine, un accenno alla necessità di iniziare una discussione sui modelli organizzativi della Pubblica Amministrazione, con lo scopo di giungere anche su questo terreno ad identificare percorsi e traguardi il più possibile Comuni. Partiamo infatti da situazioni notevolmente disomogenee: da situazioni caratterizzate da competenze assegnate al Ministero del Lavoro e organizzate in modo centralistico per arrivare a funzioni assegnate prevalentemente al Ministero della Sanità come indirizzo, e alle Regioni come competenza operativa; non si è mai sopito il dibattito tra Prevenzione gencralista e Prevenzione specialistica, sulla opportunità di avere servizi tecnici e sanitari separati o uniti, sui rapporti con le strutture dedicate all tutela dell'Ambiente esterno; in una parola, sulla Prevenzione globale ed unitaria o settoriale e specialistica. 26 Sono anche questi nodi da sciogliere sul piano scientifico, culturale e successivamente sul piano istituzionale. CPE può e deve dare grande un grande contributo a questo dibattito, nella consapevolezza che, pur tenendo conto delle difficoltà derivanti dalla presenza eli situazioni consolidate storicamente, il futuro non potrà che essere un futuro di unificazione dei sistemi. Anche il lavoro di questi giorni negli Atelier dovrà tenere presente queste circostanze e fornire suggerimenti per linee di discussione future. L'Unione Europea non esaurisce il concetto geografico e storico d'Europa. Dal centro e dall'est dell'Europa fino alla Turchia, nuovi Paesi e nuovi popoli cominciano a entrare a far parte di una comunità più vasta. Oltre a problemi più generali, questo processo pone con forza il problema della globalizzazione della produzione e della esportazione dei rischi. Legislazioni e sistemi politico amministrativi deboli, unitamente a condizioni economiche più arretrate, hanno incoraggiato molte aziende europee a trasferire ia propria produzione, o parti di essa, in questi Paesi. Non sempre si tratta solo di minor costo della manodopera, sempre più spesso si trasferisce la produzione per eludere i vincoli legislativi in materia ambientale e di sicurezza, oltreché fiscali, presenti nei Paesi dell ' Unione. E, comunque, un minor costo della manodopera è anche diretta conseguenza della carenza di misure di sicurezza del lavoro e tutela ambientale presente in molti dei Paesi che si apprestano ad entrare a far parte dell ' Unione. Non è un fenomeno di oggi: permettetemi di citare una esperienza personale risalente al lontano 1981, quando come medico del lavoro contribuii a far cessare l ' uso dell ' amianto nella produzione di isolatori in una fabbrica di Busseto, paese natale di Giuseppe Verdi. Bene, quella produzione fu rapidamente trasferita nella Romania di Ceausescu. Esempi come questi ce ne sono a migliaia, dentro e fuori i Paesi dell'Europa politica e geografica, alcuni anche recentissimi, come testimonia la vicenda, per ora vittoriosa, del]' Ispettrice del lavoro brasiliana di origine italiana Fernanda Giannasi, denunciata per diffamazione dalla Eternit, Industria per la produzione di Asbesto appartenente alla multinazionale Europea Saint Gobain, che opera tranquillamente in Brasile dopo essere stata costretta a cessare la produzione in Francia, Inghilterra e Italia. Rinviando per un attimo la discussione sul villaggio globale e sul suo significato, è evidente come negli ultimi anni le occasioni di trasferimento di produzione e rischi nei Paesi dell'Europa Centro Orientale si siano moltiplicate, e come ciò ponga problemi di carattere politico, economico e sociale. Si tratta, in genere, di situazioni in cui una organizzazione politico amministrativa spesso debole non appare in grado di contrastare lo sviluppo disordinato di una economia industriale per molti aspetti selvaggia, le cui prime vittime sono gli stessi lavoratori locali. Per le stesse ragioni etiche esposte precedentemente, dobbiamo pretendere che in tutti i Paesi Europei, e in primo luogo in quelli che entreranno a fa parte dell'Unione, i lavoratori abbiano gli stessi diritti in tema di tutela della salute e della sicurezza. Anche in occasioni come questa, con la presenza di autorevoli esponenti del mondo politico ed economico, delle Organizzazioni Sindacali , degli lmpren- ditori e delle Agenzie Europee, CPE deve farsi promotore di iniziative che contribuiscano alla effettiva realizzazione di "eque condizioni di lavoro" per tutti i lavoratori d'Europa. Su] piano politico, invitiamo i Governi e il Parlamento Europeo a far sì che all'ingresso di nuovi Paesi dell'Unione cor risponda, quale condizione necessaria, l ' effettiva implementazione ed i] rispetto della legislazione UE, anche attraverso il riscontro di una organizzazione amministrativa di controllo adeguata (il che, lo ripetiamo, vale innanzitutto e a maggior ragione per i Paesi che già fanno parte dell'Unione). Come CPE dobbiamo farci promotori di iniziative e pressioni sui Governi Nazionali e a livello dell ' Unione, affinché questioni principi siano applicati. Dobbiamo anche adoperarci, in qualità di esperti, per far sì che nei Paesi di cui parliamo ciò non appaia come un imposizione dall'esterno, ma il logico naturale approdo di un percorso di progresso e di emancipazione sociale. Per questo dobbiamo intensificare i contatti fra esperti UE e colleghi operanti in questi ambiti, fra CPE cd analoghe organizzazioni professionali di questi Paesi. Dobbiamo organizzare incontri come questo. anche monotematici, ma soprattutto, dobbiamo saper sfruttare le enormi potenzialità offerte dall'uso intelligente dei moderni mezzi di comunicazione, c soprattutto dalle reti telematiche. La creazione di un sito Internet CPE collegato ai siti delle società scientifiche che ne fanno parte, ai siti delle Istituzioni Europee e dei Governi Nazionali, dei Sindacati, è il presupposto per la implementazione di una rete di esperti a livello Europeo, dentro e fuori l'Unione. Attraverso la diffusione di documenti, l ' organizzazione di Conferenze telemati- che, l'attivazione di tavoli di confronto professionale, l'uso sistematico della posta elettronica, sarà possibile non solo diffondere le conoscenze, le pratiche, le norme. le metodologie di lavoro, ma soprattutto costruire un terreno comune di lavoro che può diventare uno degli elementi favorenti l'effettivo recepimento dello spirito della legislazione europea anche nei nuovi ambiti geografici e politici. Molti colleghi, in questi Paesi, guardano alle nostre esperienze come un punto di riferimento e come supporto per il loro lavoro, sia tecnico che politicoistituzionale: non abbandoniamoli. A nostra volta potremo venire a conoscenza di esperienze, situazioni e approcci a noi sconosciuti. Potremo inoltre più efficacemente costituire punto di riferimento anche per i decisori politici. Pregherei i gruppi di lavoro che si riuniranno negli Atelier. non solo di tenere conto di questa realtà emergente nelle loro discussioni, ma anche di cominciare a produrre proposte o indicazioni su come stabilire connessioni permanenti tra i partecipanti e con le realtà emergenti. Il mondo, si dice, è ormai un villaggio globale. Ciò che è vero per i mercati azionari e valutari e, per fortuna, anche per tematiche quali il rispetto dell' ambiente, deve diventare operativo anche per valori fondamentali quali la sicurezza e la salute del lavoro. Già per alcuni casi emblematici assistiamo a campagne di informazione e denuncia a livello mondiale: abbiamo ricordato il caso di Fernanda Giannasi relativo all'asbesto, potremmo citare per esempio lo scandalo del lavoro minorile nella produzione di vestiti, tappeti e palloni da calcio. Casi che hanno sollevato l'indignazione dell'opinione pubblica mondiale, sia pure con intensità e livelli diversi. E' un fatto ormai consolidato come gran parte della produzione di beni di consumo di massa per il mondo occidentale, dai PC all'abbigliamento firmato, viene effettuata in Paesi prevalentemente asiatici (Cina, Corea, Taiwan, Tailandia). Deve essere chiaro che i valori etici cui abbiamo fatto più volte riferimento sono per noi universali e che, pertanto, il diritto ad un lavoro sicuro vale per il lavoratore Europeo come per il Lavoratore Asiatico o Sudamericano. E' altrettanto vero che le possibilità per noi di incidere sulla realtà di questi Paesi, in termini di sviluppo di una legislazione rispettosa dei valore della qualità della vita umana (e spesso della vita stessa) sono minime. A maggior ragione, in questi casi, valgono le considerazioni fatte in ordine all'uso dei mezzi di comunicazione e della rete telematica, allo scopo di allacciare contatti con associazioni e persone impegnate, professionalmente e non. sul fronte della tutela della salute dei lavoratori. Potremmo creare un vero c proprio gruppo di lavoro CPE che mantenga i contatti con interlocutori privilegiati nei Paesi in via di sviluppo: sul piano dell'azione istituzionale, attraverso contatto con gli Organismi UE e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, possono contribuire a promuovere iniziative in direzione dello sviluppo di una legislazione più avanzata. Ugualmente utile, a mio avvio, è partecipare attivamente a campagne di informazione e denuncia, quali quelle organizzate anche recentemente dall'European Work Hazard Network, di cui SNOP fa parte insieme ad Ambiente e Lavoro. sul dell ' uso problema dell ' abolizione dell'asbesto. La stessa occasione de Workers ' Memoria] Day, il 28 Aprile, vuole rappresentare anche un momento di sensibilizzazione sulle problematiche relative alla salute e alla sicurezza del lavoro in Europa e nel mondo. Si tratta, in questo caso più che in altri. di uscire dallo stretto ambito professionale per assumere coraggiosamente un ruolo, a volte scomodo, di "attivista politico " sui temi della sicurezza e della salute del lavoro nei Paesi in via di sviluppo. Dei resto, come abbiamo visto all ' inizio di questa relazione. anche muoversi nella realtà dell'Unione Europea significa spesso "uscire" dal guscio professionale per affrontare temi più generali. Sul tema della integrazione in particolare, si tratta di diventare ancor più "generalisti dei nostri amici Francesi, Spagnoli e Portoghesi. Quali Professionisti della Prevenzione, ma prima ancora come cittadini d'Europa, siamo qui anche per dare il nostro contributo attivo in questa direzione, consapevoli che prima di avere il datore di Lavoro Europeo, il Lavoratore Europeo e l'Ispettore Europeo, occorre costruire l'uomo e la donna Europei. Nel 1861, proprio qui a Torino, nella prima riunione del neonato Parlamento Italiano dopo la disfatta del Regno Borbonico ad opera di Giuseppe Garibaldi, Camillo Cavour pronunciò queste paroorti dobbiale: "Abbiunw /iato l'Italia, „ nao . fare gli Italiani! Ecco, credo che siamo in una situazione per molti aspetti simile. Con i trattati di Roma, Maastricht e Schengen sono state gettate le basi per la costruzione dell'Europa, ora è il momento di lavorare per "costruire" gli Europei, e anche noi vogliamo dare il nostro contributo. Buon lavoro a tutti. 27 L'EPIDEMIOLOGIA PER LA PREVENZIONE • le ARPA; regionali (dove ci sono) che sono comunque qualificate a produrre dati ed elementi conoscitivi sia sullo stato dell'ambiente che degli esseri viventi (vedi i contributi di Paolo Lauriola sia su SNOP che sulla rivista delle ARPA); • i grandi Istituti centrali: INAIL. ISPESL, ISS, in pruno luogo, ma anche ISTAT per gli aspetti di indicatori sociali e demografici, Agenzie regionali di tipo socio-economico (per esempio IRPET in Toscana), etc. note per un lavoro futuro a cura di Alberto Baldasseroni e Laura Bodini • IL SISTEMA INFORMATIVO REGIONALE; sui dati sanitari correnti DRG, elaborazione delle diagnosi di accettazioneldimissione per territorio, Registri Tumori, etc), dove il livello centro-regione -> territorio è essenziale. Perché continuare a insistere sul tema dell'epidemiologia e del suo rapporto con la prevenzione? Cosa si parò aggiungere a quanto già detto e scritto in tante sedi e turche sulle pagine della nostra rivista? innanzitutto é bene chiarire che il rapporto tra epidemiologia e prevenzione non é un qualcosa che si possa considerare acquisito una volta per tutte. Si tratta invece di un processo in divenire che però é essenziale per entrambi i versanti interessati. Come nmi l ' epidemiologia sia interessata alla prevenzione é cosa ovvia: osservare, dati alla mano, le conseguenze sulla salate umana della mancata prevenzione di. attori di rischio noti e conosciuti non può che acuire la sensibilità Beli'osservatore nei confronti di azioni intraprese in maniera inefficace o, peggio, neppure intraprese, da parte di coloro i quali ne avrebbero il dovere. Ma anche da parte della prevenzione l'interesse dovrebbe essere evidente: la funzione di orientamento e governo della salute pubblica nei suoi vari aspetti non può fare a meno di un approccio epidemiologico se vuol uscire dalla ritualità delle formule e dell ' autoreferenzialità. Dopo aver affrontato temi di grande importanza e preliminari a qualsiasi ulteriore posso (il Sistema Informativo, gli indicatori di qualità e in generale la qualità professionale delle attività eli prevenzione) possiamo fare come Snop un passo ulteriore, chiedendoci come e in quali campi l'epidemiologia può aiutarci a valutare l'eff%cacia delle pratiche, eli lavoro quotidianamente adottate. E coscienza diffusa usa che una fotta variamente grande eli ciò che si far abbia clubbia o minima utilità, e come sia indispensabile riorientare le energie attuai- 28 mente spese in tali attività verso altri approdi. Ma come decidere sulle pratiche di lavoro più efficaci da scegliere al posto di quelle dirnostratanrente inutili? Quali sono le "conoscenze basate sulle evidenze " nel campo della prevenzione? Ed é poi giusto pretendere sempre e comunque di agire solo se si applicano tecniche di ''provata " efficacia? Anche liberandoci dai vincoli burocratici di nonne di legge spesso invocate solo per giustificare attendismi e passività nei confronti del nuovo, rimane aperto il quesito sulle scelte da effettuare. L'epidemiologia offre l ' approccio giusto al problema di da re motivazioni a tali scelte e pertanto un dibattito su questo tra operatori della prevenzione ed epidemiologi pare cruciale. Si tratta solo di un inizio, il percorso sarà poi lungo e lastricato di ostacoli, non ultimi quelli rappresentati dagli assetti organizzativi dell ' epidemiologia segnalati nell'interessante articolo di Costa e coll. (G. Costa e coll., L'organizzazione della ,funzione epidemiologica nel servizio sanitario, Epidemiologia & Prevenzione, 1998: 22:196205). Ma alternative non ce ne sono: o si percorre questa strada o si rischia veramente di perderla la strada, inseguendo chimere orrrrai lontane nel tempo. ALCUNI SPUNTI DI DISCUSSIONE L'epidemiologia per la prevenzione non é limitata all'ambito del Dipartimento di prevenzione, ma riguarda tutto l ' insieme del " Sistema prevenzione", composto, come noto, da molteplici attori. Oltre ai servizi indicati nel D.Lgs 502192, esistono almeno: Il Sistema Prevenzione é in grado ai vari livelli di scegliere le priorità di intervento anche sulla base dell'efficacia prevedibile? ALCUNI ESEMPI DI INFORMAZIONI NECESSARIE A UNA VALUTAZIONE DI EFFICACIA INFORTUNI SUL LAVORO Esiste un sistema che tendenzialmente fornisce informazioni, quello dell'INAIL. I-la senso lavorarci a livello territoriale? o non é meglio ottenere dati'1NAIL elaborazioni puntuali per territorio? ALTRI INFORTUNI Non parliamo solo di infortuni lavorativi ma anche di infortuni stradali: vedi esperienza di Cesena, vero "polo" di traumi cranici da infortuni stradali per il sommarsi di vari clementi: discoteche, ciclohobby alla Pantani, etc ma anche ricordare gli spunti che i colleghi veneti avevano lanciato nel passato, anche dopo un tragico evento che ci aveva colpito per la morte di una collega. Gli infortuni domestici, dovuti anche a una carenza culturale diffusa sui temi della sicurezza e quindi a una sottovalutazione dei problemi nella popolazione italiana in generale (vedi Manuale EdificiopiùSicuro di Ambiente e Lavoro). Come attrezzarsi per seguire il fenomeno e controllare l'efficacia di strategie preventive adottate ai pii vari livelli? MALATTIE PROFESSIONALI E DA LAVORO Qui la situazione si presenta molto meno buona che per gli infortuni. O si migliora quantità e qualità dei casi segnalati anche solo come sospetti e si lavora non solamente sulle poche MP riconosciute dall'INAIL o si sottostima gravemente il fenomeno, malgrado la pletora di medici del lavoro, più o meno competenti e di consumismo sanitario di bassa qualità (ma di alti profitti per il sistema, non quello solo privato!) MALATTIE INFETTIVE Se più assodati sembrano i numeri sull'incidenza dell'AIDS, delle epatiti, della tbc (ma quali sono gli atti veramente preventivi?), perché non riflettere anche sul fatto che, come è accaduto in estate in Lombardia, si sono avuti casi di colera dovuti a una simpatica "insalatina di mare", servita a una mensa aziendale, nella quale si sono trovati pesci e molluschi provenienti da 4 oceani per vie diverse? INCIDENZA DEI TUMORI Vanno aumentati gli scambi informativi e i progetti di lavoro con i registri tumori che sono numerosi e ormai distribuiti in molte parti d'Italia. Analogo ragionamento va fatto per gli altri registri di patologia (malformazioni, malattie cardiovascolari, sclerosi multipla, ecc.) Questo tipo di fonti informative possono contribuire sostanzialmente a comprendere l'andamento nelle popolazioni di patologie rilevanti sia dal punto di vista della loro prevedibilità sia da quello della efficacia complessiva del sistema sanitario. DISUGUAGLIANZE SOCIALI NEL DIRITTO ALLA SALUTE Filone di lavoro di grande rilievo, inaugurato a Torino verso la metà degli anni 80 ed esteso alla Toscana nei corso degli ultimi anni. Lo studio dei differenziali nella mortalità, o meglio, della speranza di vita, nelle diverse categorie di cittadini deve essere bussola per orientare l'offerta di interventi di prevenzione. Occorre capire la centralità di alcuni temi di prevenzione primaria che non abbiamo mai affrontato seriamente nei nostri servizi: l'effetto dell'INQUINAMENTO DA TRAFFICO, ma anche l'effetto sulla salute delle iniziative di controllo e contenimento di tale inquinamento prese in molte città' con ignote conseguenze; o la lotta al FUMO DI SIGARETTA (magari ad iniziare dai " "luoghi di lavoro !) o per una ALIMENTAZIONE CORRETTA (si pensi al futuro "metabolico" della attuale fastfood generation) piuttosto che al sentitissimo e mai chiarito inquinamento da onde elettromagnetiche e radiazioni non ionizzanti in genere. Tutto questo non può essere affrontato nella solitudine di un servizio territoriale di prevenzione, ma necessita invece del coinvolgimento dell'epidemiologia che affianchi e corrobori mediante valutazioni di letteratura scientifica, progetti e metodi di osservazione pianificata, analisi di dati correnti e ad hoc, le iniziative di prevenzione primaria attuate o indotte dagli operatori. Il tempo in cui l'epidemiologo e la sua funzione erano visti come un lusso per servizi "ricchi" e un po' snob dovrebbe essere ormai tramontato. Ma se ciò è vero almeno tra gli operatori più attenti, stenta comunque ad arrivare il tempo nel quale l'epidemiologia sia vista come naturale sponda nella programmazione, pianificazione, attuazione e valutazione delle proprie attività quotidiane. OSPEDALEPIÙSICURO Il 13 marzo si è tenuto all' interno del TAU-EXPO E SICUR-TECH (Fiera di Milano) un affollato Convegno SNOP AMBIENTE e LAVORO sul tema dell'Ospedale Sicuro. A le anni dai mitici Seminari SNOP di Arco di Trento e dopo i due ultimi Convegni ( Fiera di Modena e Milano nel 1998), la cronaca mette ognuno di noi di fronte all'evidenza quotidiana del tema: black-out del sistema di distribuzione dell' ossigeno a Mantova, del sistema elettrico a Bergamo, del termostato nel-l'incubatrice a Benevento. Ma anche abuso di prestazioni sanitarie ( Galeazzi docet) che tra le altre cose - problemi etici, spreco di danaro pubblico - rendono anche ben più aleatorie le fermate degli impianti per manutenzione o le appadelle revisioni periodiche recchiature elettromedicali. In questa iniziativa SNOP ha partecipato anche il Tribunale dei Diritti del Malato, presentando i risultati della sua prima indagine su salute e sicurezza (e conoscenza ed applicazione del 626194 ) in ospedale (vedi prossimo numero di SNOP). Ci hanno invitato al tavolo delle associazioni con il Ministero della Sanità su questo tema e si sta aprendo con loro un interessante fronte di collaborazione, spero, sul "campo". Così come con CNETO (associazione scientifica di architetti e ingegneri sanitari e che pubblica la rivista Tecnica Sanitaria) abbiamo deciso un percorso comune per l'esame delle bozze di Decreto sull'antincendio nelle strutture sanitarie. Per quanto riguarda la parte finanziaria (ovvero i soldi ci sono ma non vengono spesi) il SOLE 24 Ore, sul numero 4 della Rivista Ambiente e Sicurezza, ha affrontato questo ostico quanto nodale tema (peraltro da noi suggerito). Occorre però che da (tutti?) i Servizi ASL vengano segnali più forti di contr ollo e vigilanza in questo comparto. Facciamolo almeno nel decennale dei nostri primi Seminari sul tema. 29 effetti sulla salute e sull ' ambiente. Il sottosegretario Cuffaro (Università e ricerca scientifica) accoglie la sfida rilanciandola al mondo accademico e che da in g e g nere navale ricorda i cantierini morti per tumori da amianto (tutto giusto. tutto convincente). Caron (Lavoro e Previdenza Sociale) parla della necessità di rivedere i criteri di valutazione per il riconoscimento delle esposizioni pregresse ai fini pensionistici ("i IO anni di esposizione non sono più sostenibili " ). LA PRIMA CONFERENZA NAZIONALE SULL'AMIANTO Roma, I.5 marzo 1999 a cura di Umberto Laureni e Claudio Calabresi Partiamo dagli aspetti quantitativi: • 1200 iscritti • due giorni di lavoro in plenaria con 28 comunicazioni. tra le altre quelle di due ministri, del vicepresidente del Consiglio, di cinque sottosegretari. di tre presidenti di commissioni parlamentari e dei rappresentanti di quattro Regioni; • tre giorni di lavoro su quattro sessioni in contemporanea con 180 relazioni programmate suddivise per otto argomenti: • I 30 poster in visione. A far da coro, un po' spaesati, pochi lavoratori soprattutto pugliesi a rivendicare attenzione per chi con l'amianto ha avuto e ha ancora a che fare......... nonché i rappresentanti dell'Associazione esposti ad amianto. E stata la Conferenza. come la voleva la legge 257 del '92. che si è l 'atta attendere per sette anni ? Da quello che si è seri- 30 tito e dalle. conclusioni ufficiali, crediamo di no, crediamo si sia almeno in parte perduta una grande occasione (e del resto l'apparente frettolosità della preparazione faceva già in partenza temere il peggio). Cerchiamo di spiegarci. L'apertura in plenaria era stata sicuramente piena di promesse. con le dichiarazioni dei rappresentanti dell'esecutivo unanimi e concordi sull'importanza del problema. Da Mattarella che ha confermato un ruolo sempre più cent r ale delle politiche ambientali nelle scelte del governo. alla Bindi che ha esordito rimarcando responsahilniente i cinque anni di ritardo della Conferenza e che ha ribadito la piena rispondenza della strategia di prevenzione sull'amianto all'ultimo Piano Sanitario Nazionale col suo grande patto sociale, parlando di un "Paradigma amianto" esempio emblematico di un grande errore da non ripetere, quello di aver accettato nell'uso comune una sostanza prima di averne valutati gli Ronchi denuncia i carenti finanziamenti a supporto della 257, richiamando il decreto che non esce mai, quello sullo smaltimento dei rifiuti con amianto, per contrasti non superati tra i diversi ministeri e tra questi e le regioni sui criteri di catalogazione e sulle tipologie di discarica; fornisce cifre di previsione sul costo delle bonifiche (600 miliardi per il solo Piemonte. migliaia di miliardi per il Paese)_ richiamandosi ai dati dei censimenti dei piani regionali. ricordato anche il recente avvio di un impianto pilota per la termodistruzione dell'amianto. Insomma, nel complesso le parole giuste per introdurre con semplicità e convinzione i cinque giorni di lavoro. La sottosegretaria Bettoni (Sanità), organizzatrice politica della Conferenza, tornisce un credibile quadro sull'evoluzione storica (dall'amianto nell'ambiente di lavoro a quello di vita) richiamando i problemi sul tappeto, dalla sottostima dell'incidenza delle patologie amiantocorrelate al numero troppo basso di casi riconosciuti dall ' INAIL, ai criteri di sorveglianza sanitaria degli ex esposti. alla nocività dei sostituti. Si è andati alla prima colazione di lavoro con la sensazione che i problemi fossero stati messi tutti sul tappeto, in modo semplice, diretto, senza fumo. Una buona introduzione alla Conferenza. Poi nel primo pomeriggio tocca alle Regioni e la sensazione cambia. Queste appaiono scoordinate, incapaci di far pesare gli indubbi meriti di chi, con i Piani regionali, ha attuato una fetta rilevante delle attività a supporto della 257. Quella che viene presentata - anche se dopo due interventi a nome di tutti gli Assessori regionali alla Sanità e all'Ambiente - è una individualistica esposizione di quanto fatto da Toscana e Emilia. (sempre la più brava, ma non è una novità), di quanto si farà in Lombardia. delle linee guida che la regione Campania sta predisponendo al fine di definire gli elementi (sigli!) che dovranno costituite la base del futuro piano regionale. Una sensazione imbarazzante: ma chi ha scelto queste regioni? e con che criterio'? e le altre, dove sono? E il quadro complessivo, quello vero, dello stato di avanzamento dei piani regionali (varie regioni non li hanno ancora fatti, ma quali sono'?), che dovrebbero, lo hanno detto anche i politici, essere uno degli assi portanti per la programmazione futura? E che doveva essere uno dei punti topici della Conferenza? Con il secondo giorno partono i lavori nelle sessioni. I titoli delle sessioni apparivano esaustivi del problema nelle diverse prospettive: • il rischio sanitario • la tutela italiana e comunitaria nei riguardi dell'esposizione ad amianto • i flussi informativi • i censimenti regionali e le priorità nelle bonifiche • le esperienze di bonifica • la formazione e la comunicazione del rischio • lo smaltimento il trattamento e il recupero dei rifiuti con amianto • i prodotti sostitutivi. Prime sorprese: le relazioni delle varie sessioni si susseguono in rigoroso ordine alfabetico secondo il cognome del relatore, anche se non sempre il relatore B sta bene dietro a quello A. magari il relatore G ci sarebbe stato me g lio, con 15 minuti dedicati indifferentemente ad ogni relatore e 5 minuti per la discussione. Sul rischio sanitario correlato all'amianto la giornata del 3 marzo prevede due sessioni in contemporanea. nella prima parlano i relatori con cognome da D a M (Michelino) nella seconda (duelli da M (Minoia) a V. C'è una logica in questa suddivisione ? I conduttori (unicamente del mondo accademico) fanno in genere rispettare rigorosamente a (quasi) tutti il tempo previsto, "mi dispiace il tempo è scaduto". indipendentemente dall'interesse che "in itinere" si scopre connesso alla relazione: "mi dispiace il tempo è scaduto" a chi (sessione 4 del 2 marzo) sta spiegando la bonifica dell` iLVA di Taranto e al sindacalista della stessa città che denuncia in successione quanta strada c'è ancora da fare per tutelare veramente dall'amianto i lavoratori in fabbrica ("un diritto quando non fruito resta solo un principio"); "mi dispiace il tempo è scaduto mentre si susseguono immagini di bonifiche di stabilimenti complessi, commenti su procedure e su difficoltà operative, descrizioni di sistemi di inertizzazione dell'amianto, resoconti di terapie senza successo, riflessioni critiche sui criteri di indennizzo e di valutazioni dell'esposizione. La regola è uguale per tutti, ma viene spasso spontaneo pensare che alcuni interventi, dopo tanti anni di elaborazioni sul problema amianto, fossero superflui, e che altri meritassero più tempo. La regia complessiva è stata invece prevalentemente rigorosa ed acritica nel distribuire i tempi, non ha pesato l'importanza e le ricadute dei diversi contributi. Più che la Prima Conferenza Nazionale sull ' Amianto i tre giorni di discussione sono stati un convegno ratto in grande che ha fatto parlare tante persone, e che ha riproposto uno spaccato sicuramente interessante dello stato dell'arte in materia di amianto. con i soliti riti: la presidenza (39 presidenti di sessione!), la presentazione dei relatori, il commento alla fine " mi compiaccio per la chiara esposizione". E avanti un altro. nella continua spiacevole sensazione di distacco tra i molti che presentavano le loro esperienze di lavoro, i risultati di un'attività sul campo o di ricerca e l'altra parte dell'aula (al di qua dei tavolo di presidenza) che dava - o non dava - i voti. La regia - dicevamo - uno dei veri problemi: quali obiettivi, quali sintesi'? Ma la Conferenza aveva (o doveva avere) ben altri obiettivi. In primo luogo definire in materia cli amianto una serie di punti fermi. di patrimoni tecnico-scientifici-culturali acquisiti (sulle norme di buona tecnica, sulla formazione. sulla comunicazione, sulla manualistica dedicata, sulla classificazione dei rifiuti....), quali risultati delle elaborazioni compiute, della strada percorsa insieme (con legittimo orgo g lio) negli ultimi vent'anni in materia di prevenzione da amianto. Punti fermi sui quali quindi non impegnare più tempo e mezzi dove non necessario. Al cont r ario le relazioni hanno riproposto una rete di strutture pubbliche e non. decentrate e non, che operano secondo logiche localistichelindividualistiche. Strutture che continuano ad investire sul problema amianto senza dare l'impressione di poter (voler) uscire da una continua ed eterna "emergenza amianto" a tutto tondo, gestita come una priorità assoluta senza il bisogno di un confronto con altri problemi e con altre emergenze. Eppure, è stato detto da più parti, poiché gli enti locali di controllo programmano (o cercano di programmare) la loro attività sulla base di priorità. occorre discutere perché se si fa amianto non si fanno altre cose. E giusto o è sbagliato occuparsi dell'amianto e quanto ciò potrà e dovrà durare? Spettava alla Conferenza fare chiarezza, farsi carico di tirare le fila e di chiamare a una sintesi le mille iniziative che continuano ad andare avanti, con la sensazione che chi è bravo continuerà a fare cose egregie e chi non fa continuerà a non lare. In realtà a Roma era in discussione ulta legge (la 257/92) che ha sconvolto il quadro preesistente e che ha p lesso in moto tantissimi meccanismi, in buona parte affidati alle Regioni e alle strutture periferiche, per cui era essenziale (e non) lasciarsi alla spalle i problemi già risolti: questo non è avvenuto. In secondo luogo la Conferenza doveva produrre una serie di riflessioni e di analisi sulla tenuta del quadro legislativo predisposto c della sua massima espressione decentrata (i Piani Amianto di competenza regionale) e insieme delle norme tecniche a supporto. da far confluire in un documento di sintesi. durante il lavoro preparatorio con i contributi dello Stato e degli enti locali. Infine avrebbe dovuto individuare una serie di punti critici ancora esistenti anche sul piano operativo, con chiare risorse anche economiche e con l ' impegno di affrontarli con il concorso e la collaborazione eli tutti. Secondo questa logica sarebbero state essenziali, come apertura delle diverse sessioni, apposite relazioni quadro che appunto esprimessero un tentativo di sintesi e ponessero alla discussione alcuni elementi essenziali, Proprio perché non si trattava di un convegno sarebbe stata necessaria poi una articolazione degli altri interventi (non in ordine alfabetico ....) privilegiando quelli che portassero contributi realmente utili. facendosi carico di eliminare le ripetizioni, ecc. ecc. Su questo piano la preparazione, la regia. sono sicuramente mancate. con la decisione di proporre almeno sedici relazioni al giorno per sessione, così perdendo spesso. nella massa degli interventi, il nuovo, l'innovativo. Che cosa ci si porta a casa'? Cosa ne hanno tratti) i moltissimi operatori che aspettavano anche da subito indicazioni per il loro lavoro quotidiano. ".sul campo"? Cerchiamo di sintetizzarlo sulla base dei lavori e. delle conclusioni della Conferenza. Il problema dei problemi resta quello dei rifiuti con amianto. il collo di bottiglia che rischia di vanificare gli indubbi progressi registrati su altri versanti del problema amianto. [ili operatori sul campo hanno sempre guardato a una soluzione fatta da un sistema integrato di discariche e di impianti di trattamento (per eliminare le caratteristiche fibrose del rifiuto o per abbassare la " polverosità" al fine di uno smaltimento in discariche meno pregiate). Da Roma sono usciti solo messaggi molto preoccupanti. Gli impianti di trattamento (termici eli di compattazione con cemento) non si sono evoluti come 31 nelle aspettative rispetto al convegno del CNR del 96; ci sono sì almeno dieci sistemi di trattamento brevettati dagli organismi scientifici nazionali o da altri enti ma essi sembrano ancora ben lontani da una dimensione industriale operativa e da una pronta realizzabilità. Per le discariche persistono i contrasti tra ministeri e regioni (sulle discariche 2A e sulla loro accettabilità per il cemento-amianto, sui criteri di classificazione dei rifiuti) e su tutto pesa l ' incertezza di nuove indicazioni comunitarie che sembrerebbero sempre meno orientate ad autorizzare lo smaltimento dell ' amianto in discariche. Immaginiamoci un futuro senza discariche e con impianti alternativi di trattamento non ancora pronti o fortemente osteggiati da ogni comune d ' Italia 111. Era palpabile a Roma la simpatia degli organi centrali per i sistemi di trattamento termico a scapito delle discariche, a cui si contrapponeva una posizione quasi opposta da parte degli operatori dei servizi di prevenzione... A fronte del problema rifiuti, tutte le altre problematiche tecniche sul tappeto sono sembrate più superabili. Esse troveranno una risposta da un lato con il conipletamento dei decreti attuativi della 257 (a cura della ~ricostituita Commissione nazionale amianto) e dall'altro ne]l'attuazione dei piani regionali, in particolare con il censimento dell'amianto in opera. Per dare un senso soprattutto al censimento, lo Stato deve però individuare dei meccanismi premianti per chi ha fatto e cogenti per chi non ha ancora fatto. Sul piano sanitario, forse un po' a sorpresa (?) sono uscite persino alcune dispute sulla nocività da amianto (c'è ancora qualcuno che "gioca al ribasso" sul rapporto tra amianto e salute), anche se prevalentemente vi sono previsioni abbastanza fosche sul numero ingente di tumori attesi nei prossimi decenni, prima che il totale allontanamento - anche postumo - dal rischio si avveri...; da notare l'ingente numero di studi sui mesoteliomi a fronte dei pochi sull'attribuzione alt " amianto di una quota di neoplasie polmonari (certo, com'è noto, i mesoteliomi e il loro rapporto con l'amianto si contano meglio...salvo poi che l ' ]nail non riconosce nemmeno quelli, ndr). Intenso, e talora lacerante e contraddittorio, il dibattito sul controllo degli ex esposti così come quello sulle modalità di riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dalla 257. Frequente la discussione su ruolo e comportamenti dell ' I.N.A.I.L., non priva di contestazioni anche chiassose. È emersa per concludere una realtà 32 nazionale delle ASL comunque vitalissima, pur se caratterizzata localmente, da alti e bassi evidenti che richiedono uno sforzo di omogeneizzazione. Ancora una volta - e su un tema che "tira" - si è preso atto di un paese disgregato. un paese (anche se Benigni ha preso Oscar) senza una concreta regia. Ancor più visibilmente e macroscopicamente che in altre occasioni, si è avuta sotto gli occhi l'imprescindibile esigenza di un cambiamento di strategie, il fatto che senza una precisa azione di indirizzo, coordinamento e verifica nazionale, senza indicatori, standard minimi di risorse e di lavoro, nonostante una generale pianificazione anche corretta (i] PSN), si rischia di vanificare il molto lavoro delle periferie e di non far fare a chi non fa. Di fronte a questa esigenza pesa in modo particolare, oltre all'accantonamento delle regioni e delle esperienze dei servizi di prevenzione, l'evidenza di uno scollamento tra i Ministeri della Sanità, dell'Ambiente e del Lavoro, un'evidenza chiara anche quando dalle luci della Conferenza si passava ai coffee break nei corridoi... Nell'ultima giornata le conclusioni, in particolare un tentativo di sintesi dei lavori da parte del sottosegretario Bettoni (che aveva ricevuto relazioni dalle varie presidenze di sessione) e gli impegni generali del ministro Bindi. Pur nel lodevole sforzo di sintesi, rimangono le sensazioni prima accennate: se non si cambia, il paese continuerà come prima, ossia non come un paese ma come ...tanti paesi, il che significa con diritti, doveri (e prevenzione) non eguali per tutti. Alcune intenzioni politiche di correzione però sembrerebbero qua e là farsi strada: si tratta - per chi è d'accor- TUMORE POLMONARE DA AMIANTO NELLE RAFFINERIE DI PETROLIO L'esposizione ad amianto è oramai definitivamente associata al mesotelioma ed al tumore al polmone. Nonostante ciò, in molti studi i lavoratori delle raffinerie potenzialmente esposti ad amianto mostrano, rispetto alla popolazione generale, un significativo aumento dei mesoteliomi, ma anche una riduzione dei tumori polmonari. Rianalizzando lo studio di coorte condotto in Liguria (in collaborazione con la U.O. PSAL della ASL 3 La Spezia) e lo studio caso-controllo condotto dal Ministero del Lavoro in Ontario (Canada) tentiamo di far luce su questo apparente paradosso. Per tale ragione abbiamo confrontato la mortalità per tumore polmonare negli impiegati e negli operai, specialmente quelli addetti alla manutenzione, verosimilmente esposti ad amianto. I risultati dei due studi sono consistenti tra loro, mostrano che il 96-100% dei mesoteliomi e il 42-49% dei tumori polmonari insorti nei manutentori possono essere attribuibili all'esposizione all'amianto. L'analisi stima 2 casi di tumore polmonare asbesto-correlato per ciascun caso di mesotelioma e conferma le previsioni precedentemente pubblicate sui tumori asbesto-correlati in raffineria. Lo studio sottolinea l'importanza di confrontare la sola popolazione dei manutentori con il gruppo di lavoratori non esposti ad amianto nè ad altri cancerogeni occupazionali e con simile abitudine al fumo di sigaretta. La ridotta mortalità per malattie cardiovascolari conferma indirettamente che gli operai fumano meno della popolazione generale di riferimento anche per la proibizione imposta negli impianti per motivi di sicur ezza. Nota a cura di Valerio Gennaro Servizio di Epidemiologia Ambientale e Biostatistica Istituto Nazionale per la Ricerca Sul Cancro Genova SCUOLA E SICUREZZA I Ministeri dell'Ambiente e della Pubblica Istruzione hanno promosso anche quest'anno la "settimana di educazione ambientale" L' Associazione Ambiente e Lavoro e l`INAIL hanno voluto raccogliere lo stimolo proveniente dai Ministeri e, individuando la stretta connessione tra ambiente naturale e ambiente di vita, hanno proposto una serie di interventi volti a suscitare e approfondire l ' interesse di studenti e operatori della scuola ai temi della sicurezza e della prevenzione in ambiente di vita e di lavoro. Il presupposto su cui si fonda l'insieme delle attività è riassunto dallo slogan " uno studente informato oggi sarà un lavoratore pii? attento alla sicurezza domani " . Il progetto prevede una serie di convegni informativi, che a partire dal mese di ottobre si sono svolti in varie città d'Italia (Alessandria, Aosta, Bari, Bergamo, Biella, Bologna, Brescia, Cagliari, Catanzaro, Chieti, Firenze, L ' Aquila, Lodi, Milano, Napoli, Oristano, Padova, Pistoia, Roma, Sulmona, Venezia, Varese) Durante i convegni sono stati distribuiti • un videofilmato intitolato "la mano sul fuoco" • una breve guida all'uso didattico del videofilmato stesso • un poster per gestire le emergenze nelle scuole. Il videofilmato .che ha lo scopo di rendere coscienti e far riflettere i giovani su alcuni fattori di rischio e pericolo presenti nella vita domestica e scolastica, ha per protagonisti due fratelli, una ragazza di 17 anni e un ragazzo di 12, che vengono seguiti parallelamente o insieme in una giornata tipo, da casa a scuola, sottolineando alcuni tra i principali rischi esistenti in casa e nella vita, per strada e nella scuola stessa. Il poster, la cui forma di un calendario rende agevole l'affissione nelle unità scolastiche, dà indicazioni per la gestione dei vari possibili casi di emergenza. Tutti questi materiali sono stati prodotti dall'Associazione Ambiente e Lavoro e vengono distribuiti gratuitamente durante i convegni e nelle sedi dell'INAIL. Oltre a fornire informazioni e materiali Ambiente e Lavoro e INAIL invitano gli studenti a produrre strumenti di coinvolgimento per i propri coetanei, mettendo a disposizione il proprio linguaggio che, ben lo sappiamo, può essere ben diverso da quello degli adulti. Nasce così il concorso a premi "idee per la prevenzione" rivolto a studenti di scuole di ogni ordine e grado, chiamandoli a produrre strumenti di coinvolgimento per i propri coetanei. Per gli alunni delle scuole elementari si richiede l'elaborazione collettiva di un soggetto o di una sceneggiatura per la realizzazione di un disegno animato sui temi della sicurezza negli ambienti di vita e di studio. Gli alunni delle scuole medie possono proporre uno spot promozionale sugli stessi temi. Gli studenti di licei e istituti magistrali potranno introdurre anche riferimenti ai rischi presenti nei luoghi di lavoro. Agli allievi degli istituti tecnici e professionali si richiede uno specifico riferimento al proprio indirizzo di studio. I premi consistono in viaggi in Italia e all'estero. Gli elaborati dovranno essere inviati da Presidi o Direttori Didattici entro il 31 marzo 1999 alle sedi provinciali dell'INAIL, presso le quali può essere anche ritirato il bando integrale del concorso. Intervenire sui temi della prevenzione fin dalla scuola è fondamentale per tutta una serie di ragioni. La prima è di scenario : le modificazioni del mercato del lavoro fanno sì che per molti giovani l'unica concreta possibilità di acquisire una salda coscienza della prevenzione e della protezione sia data dalla scuola. La grande impresa, che generalmente ottempera agli obblighi di formazione imposti dal decreto 626194, rientra infatti nel destino lavorativo di un numero sempre più ristretto di giovani. Molti di essi, finita la scuola, trovano per lunghi periodi occupazioni precarie o si dedicano ad attività autonome e, se non hanno maturato nella scuola una già strutturata coscienza della prevenzione, sono particolarmente esposti ai rischi sia di infortunio che di malattia professionale Rilevante è anche la funzione di orientamento culturale della scuola, che deve indurre a temere non solo i rischi che causano effetti immediati, ma anche effetti a lungo termine. Essa può altresì essere determinante per far percepire il rischio legato a eventi infortunistici in cui il fattore lesivo è solo potenziale e non viene considerato fino al momento in cui veramente si verifica. Dare il giusto peso ai fattori di rischio contribuirà in seguito ad armonizzare il rapporto tra le strutture pubbliche deputate alla prevenzione e i lavoratori, che a volte ritengono esagerate o sproporzionate le indicazioni degli organi di vigilanza o, al contrario, le considerano eccessivamente tranquillizzanti Avvalendosi degli strumenti formativi è possibile inoltre combattere il diffuso atteggiamento fatalistico, che spinge a vedere il rischio come ineluttabile, diretta conseguenza delle condizioni eli lavoro, non come una variabile dipendente dal modo di lavorare. In questo scenario la scuola, quindi, riveste un ruolo strategico. Il Ministero della Pubblica Istruzione. però, non dimostra in questo campo la necessaria sensibilità. Lo comprovano il ritardo con cui ha emesso il regolamento, previsto dal decreto 242, recante norme per l'individuazione delle particolari esigenze negli istituti scolastici e l'avallo al fatto che molte scuole siano a oggi inadempienti. Ma ancor più grave è la sottovalutazione della funzione della formazione. 11 regolamento infatti stabilisce che le iniziative dirette a formare i lavoratori sugli aspetti della sicurezza e della salute debbano essere attivate dai capi d'istituto "nei limiti delle risorse disponibili". Ciò dimostra che non è stato percepito o volutamente trascurato il fatto che nelle scuole la formazione alla prevenzione deve essere un investimento strategico e che come tale deve ricevere risorse adeguate. La formazione infatti è fondamentale per far comprendere ai lavoratori la portata del compito affidato alla scuola e far superare l'atteggiamento, largamente diffuso, cli estraneità a queste tematiche e di fastidio alle regole. Se non si inquadrano correttamente le implicanze dell'azione svolta nella scuola si può giungere a un'applicazione tutta burocratica della normativa, moltiplicando le carte e non modificando gli atteggiamenti e la cultura dei lavoratori. Da ciò non deriverebbe né un miglioramento delle condizioni di lavoro nella scuola, né un'azione culturale e formativa sugli allievi. Quanto essa sia necessaria può essere dimostrato da un aneddoto : in un incontro con alcuni dirigenti dell ' INAIL i rappresentanti dell'analogo Ente giapponese hanno dichiarato che nel loro territorio accadono 650.000 infortuni per una popolazione di 60 milioni di assicurati (1,1%). un numero assai esiguo se lo paragoniamo a quello italiano di 850.000 infortuni per una popolazione di 15 milioni di assicurati (5,6%). I funzionari giapponesi , di fronte allo stupore degli italiani hanno esplicitamente dichiarato "ma noi cominciano a formare alla prevenzione ,fin dal primo anno della scuola di base!" Ma per formare gli studenti sono necessari insegnanti a loro volta formati e consci della portata del proprio compito. Renata Borgato 33 LO SVILUPPO SOSTENIBILE E L'AUTO DEL FUTURO I1 possibile futuro dell'Alfa di Arese come polo di produzione dell ' Auto italiana a basso impatto ambientale è stato discusso durante il convegno "Sviluppo Sostenibile e l'Auto del Futuro" organizzato il 2 febbraio (salone della Camera del Lavoro di Milano) dalla Fiom, Cgil Lombardia e da Ambiente e Lavoro. I_'intenzione scaturita è quella di trasformare in occasione i convergenti problemi dell'inquinamento da traffico e del futuro dello stabilimento di Arese. Dopo la firma da parte dell'Italia del protocollo di Kyoto del 97, che ha stabilito quale sarà il contributo che ogni paese dovrà portare entro il 2010 per ridurre i gas serra rilasciati nell'atmosfera ogni anno. si attendono ora gli effetti di queste scadenze sui piani nazionali rivolti alla gestione di quella quota di emissioni dovuta al traffico motorizzato. Assieme a questo si attende la risposta delle aziende alla (necessaria) creazione di un mercato della auto ecologica o auto a zero emissioni, strumento che dovrebbe anche contribuire a risolvere i problemi dell ' inquinamento cittadino nelle grandi metropoli italiane. Per Ambiente e Lavoro, Mercedes Bresso ha sottolineato come vi siano principalmente due problemi che contribuiscono all'inquinamento nelle grandi città e che possono essere affrontati separatamente. Uno è l ' evidente situazione di congestione del trasporto nei centri cittadini; "l'utilizzo indi.ceriininato dell'auto che viene fatto oggi porta a ima scarsa possibilità cli mobilità nell'area urbana, oramai a qualsiasi ora del giorno, e a un danno collettivo della salute" il suggerimento è quello di " riprogrammare le città " con lo sviluppo di strutture quali il Car Sharing (condivisione dell'auto), aree di interscambio treno-auto elettrica, percorsi di attraversamento veloce a pagamento, che possono contribuire a incrementare la mobilità nelle grandi metropoli. Un alt r o problema è quello dell'auto in .se, in quanto è evidente che in alcune situazioni l'utilizzo della macchina sia obbligato, ad esempio di notte per la sicurezza personale, ma come finora essa resti un mezzo non ecocompatibilc. 34 La necessità di una riorganizzazione nel modo di muoversi viene sottolineata anche dal professor Silvestrini del Ministero dell'Ambiente, clic ha osservato come i parametri accettati a Kyoto, che prevedono una diminuzione delle emissioni inquinanti del 6.5 % da parte dell ' Italia entro il 2010, siano un piccolo passo rispetto alle reali necessità di fronte alle scadenze del 2020 che richiedono una diminuzione delle stesse emissioni del 25%. Sarà quindi necessario un cambiamento nelle modalità d'uso dei veicoli a combustione. Questo problema ha portato alla creazione del Mobility Manager che all'interno di aziende con più di 300 dipendenti dovrebbe aiutare gli stessi alla soluzione dei problemi di spostamento attraverso l'utilizzo di strumenti quali il car pooling, l'idea da sviluppare è quindi quella che " l'auto non " si possiede ma si usa . La richiesta di un mezzo ecocompatibile è stata quindi rivolta chi fa ricerca in questo campo, affinché si indichino quale sono le possibili strade da percorrere per poter trovare un auto con un motore poco o per nulla inquinante. Le tecnologie utilizzate finora in alcune auto definite a basso impatto ambientale in commercio sono note: vi sono auto con motori a gas metano, gpl e anche se su un mercato finora ristretto elettriche e ibride benzina/elettrico. Il motore elettrico con batterie a ricarica, anche se con tutti i suoi problemi di autonomia (fino a 100-120 Km con una ricarica) sembra quindi l'unico utilizzabile effettivamente per un tipo di autotrazione a zero emissioni in attesa che la tecnologia a celle a combustibile a idrogeno o benzina diventi commerciabile, ma questo è un progetto di medio-lungo periodo che non può coinvolgere immediatamente tutta la struttura produttiva che si potrebbe mettere in moto in uno spazio come quello presente ad Arese. A confrontarsi con questi problemi era presente anche Annibaldi della Fiat che ha indicato quale è la situazione dall'azienda di fronte alla richiesta di produrre veicoli a basso impatto ambientale. Annibaldi osservando che l'accordo siglato tra Fiat e Ministero dell'Ambiente nel 94, per la produzione di veicoli a minimo impatto ambientale, è un "accordo forte", ha spiegato come l'azienda torinese abbia presentato alcuni modelli quali la Seicento Elettra, la Marea a metano, la Multipla Blupower (a metano) e Bipower (benzinalmetano). Il mercato però è minimo, soprattutto rispetto a quei soggetti come le regioni, gli enti locali (provincie e comuni), che dovrebbero contribuire a crearlo, mercato che potrebbe portare ad un circolo virtuoso per lo sviluppo di prodotti per il trasporto ecocompatibile. Lo sviluppo tecnico di motori a bassissima emissione (3.5 litri ogni 100 Km) è nelle capacità ingegneristiche già presenti in Fiat. Le conoscenze e le possibilità per una sviluppo di una strategia produttiva vicina a quelle che sono le richieste ambientali esiste, l ' importante per il dirigente della Fiat è "agire su più variabili, lavorando su obiettivi condivisi", poiché non c'è un unica ricetta per { soddisfare tutte le richieste che emergono trattando il problema dell'interazione tra auto e ambiente. Uno dei problemi emersi, sin dai primi interventi, è stato quello di individuare un possibile programma di sviluppo che comprenda esigenze a breve a medio e a lungo termine. L'industria italiana ed estera sembrano in grado di proporre mezzi con un minor impatto ambientale rispetto al passato, ma ci si è domandati se questa offerta è rispondente alle richieste di un veicolo a zero emissioni, quale quello probabilmente necessario in un mercato futuro sempre più vincolato ai problemi dell'ambiente. In quest ' ottica si è posto il Segretario generale della Fioco Sabattini, chiedendo all'industria obiettivi chiari con un alto significato innovativo, evidenziando come "una nuova richiesta da parte del mercato è il risultato di un prodotto nuovo", e come in questo senso occorra "trasformare completamente L ' auto " . L'intenzione del sindacato è quindi di t r ovare obiettivi comuni, reali ed innovativi, sui quali poter sviluppare la concertazione. Le richieste emerse durante gli interventi della mattina sono state inoltre rivolte al Governo, anche in vista della finanziaria del 2000. E sembrata necessaria una politica orientata verso un nuovo modello di mobilità, mediata dall ' utilizzo di incentivi per favorire la creazione di un mercato reale dell'auto ecologica e disincentivi verso chi prosegue nell ' utilizzo di veicoli a forte impatto ambientale. L'offerta deve essere sostenuta da un intervento pubblico, almeno nei primi tempi. Questo è risultato quindi essere un punto fondamentale per permettere l ' apertura di strategie di produzione con ampi orizzonti e destinate a modificare l'idea di mobilità nei prossimi anni. Emergono sempre come esempio i risultati ottenuti a Firenze, con lo sviluppo di progetti anti inquinamento (progetto ALTER) di varia natura e con diverse finalità. II crescente consenso attorno a questi obiettivi porta a concludere come esista, almeno nei centri storici, la possibilità per uno sviluppo del trasporto a zero emissioni, attraverso l'offerta delle strutture pubbliche. Nel pomeriggio si è quindi analizzato il possibile sviluppo di Arese, partendo dalle lince strategiche individuate nella mattinata, per coniugare la vocazione industriale con la produzione di auto a basso impatto ambientale e di altre filiere di produzione, sviluppando una riflessione relativa alla rei ndustrializzazione con un forte orientamento verso nuove produzioni. Queste domande sono state rivolte ai rappresentanti delle realtà coinvolte dalla vicenda di Arese (realtà lavorativa complessa anche se di ridotte dimensioni rispetto al passato, che conta oggi circa quattromila dipendenti) che rappresenta il più grande stabilimento manifatturiero dell'area milanese, c storicamente punto di riferimento e di tecnologie dell'auto. Si è rilevato in questo ambiente la disponibilità da parte dei rappresentanti dei lavoratori a sposare l'innovazione tecnologica più avanzata, adeguando assieme ai prodotti anche le capacità dei lavoratori stessi. Si è quindi dato merito al sindacato di non voler "stare a guardia del bidone di benzina" ma di essere pronto alle richieste di una realtà industriale che vuole rinnovarsi. 11 CRAA (Consorzio per la Rei ndustrializzazione dell'Arca di Arese) ne è un esempio. Il consorzio infatti è nato dalla concertazione che ha visto partecipare in modo propositivo l'azienda, le strutture pubbliche c il sindacato. Da Massone (Fiat Auto) è emersa la richiesta di una maggiore attenzione da parte pubblica, come richiesta di nuovi prodotti a minor impatto ambientale, che non sembra aver risposto. "Nonostante gli accordi - ha continuato Massone - nulla si è mosso per favorire quelle auto che sono attualmente in produzione. la domanda finora è infatti sostenuta dal privato". Tambcri, Presidente della Provincia di Milano, rispondendo sulla questione ha sottolineato come esista la disponibilità da parte delle strutture pubbliche ad acquistare auto elettriche, ma che non sia possibile smaltire tutta la produzione Fiat. Il contributo portato dall'Assessore alle attività produttive della Regione Lombardia Guglielmo, è stato quello di accogliere l'idea lanciata da Cerca (CGIL) di un costruire un tavolo di concertazione regionale, per sviluppare queste politiche, considerando in particolare che sempre più, grazie al decentramento "Bassanini", le decisioni e le programmazioni si definiranno a livello territoriale, indirizzando quindi risorse in questa direzione. Le difficoltà che si presentano, e che sono emerse nel convegno, non sono irrilevanti, però sembrano emergere ama volontà e una coscienza precisa: bisogna con determinatezza affrontare questo percorso (unico possibile), e mettere in campo le energie e le disponibilità necessarie. Il buon esito dipenderà dall'azione di tutti i soggetti che sono in giuoco, quindi è e sarà indispensabile cm costante azione di stimolo e monitoraggio. Domenico Marciteci Alessandro Ferri ANTITRUST E INAIL Un recente presa di posizione della Commissione Antitrust, che ha ritenuto fondato il ricorso di alcune Associazioni imprenditoriali sull'obbligatorietà dell'assicurazione infortuni presso l'INAIL. rischia di prefigurare l'ingresso di soggetti privati: le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro. Razionalizzazione o business? Chi g arantirà la correttezza dell'esame delle pratiche dei lavoratori infortunati, malati o morti sul lavoro se l'esame sarà soprattutto fatto per minimizzare le uscite economiche per indennizzi e risarcimenti? Chi renderà trasparenti eaccessibili i dati su infortuni e malattie professionali? INAIL, anche da queste pagine, ha avuto critiche non certamente leggere, ma crediamo che occorra in questo campo essere sì laici ma non ultraliberisti per forza. Il Consiglio di Amministrazione dell ' INAIL e il suo nuovo Presidente, appena nominati dovranno però dare prova di modernizzazione del sistema, di maggiore prontezza e accessibilità di dati e conoscenze, di migliori iniziative promozionali per la difesa della salute e della sicurezza dei lavoratori. Concludeva Luigi Campiglio nel 1973 nella Rivista internazionale di Scienze Sociali (fase. 1-li) " ...è necessario che INAIL pubblichi i dati statistici anche per singola azienda. In questo modo è possibile intervenire concretamente nei casi peggiori e nel contempo suscitare prese di posizione ed intera g enti da parte della azienda, degli enti statali e dell'opinione pubblica..." L'articolo di Campiglio "La dinamica degli infortuni sul lavoro nel periodo 1951-1970" documentava appunto che il miracolo economico (boom) italiano degli anni `50- ' 70 costò l'enorme prezzo di 100.000 morti e 1.500.000 invalidi! Ma si affacciavano gli anni dello Statuto dei Lavoratori, del Libro Bianco della Breda Fucine di Sesto S.Giovanni o dell'Alfa di Arese e per alcuni di noi la scelta di un lavoro nuovo per combattere anche questo stato di cose. Non vorremmo oggi che tra deregulation, aziendalizzazione acritica nella sanità, polverizzazione dei rapporti di lavoro, assicurazioni private e indifferenza sociale il nuovo miracolo italiano segni un'altra pagina nera. 35 MOBBING In una affollatissima e sempre più fatiscente Aula della Clinica del Lavoro di Milano si è tenuto il 24 febbraio 1999 un Primo Seminario sul Mobbing. Probabilmente Mobbing deriva da un termine inglese rubato all ' etologia che indica un comportamento aggressivo messo in atto da alcune specie eli uccelli nei confronti dei contendenti intenzionati ad invadere il loro nido. L' estraneo viene accerchiato, intimorito, ferito, respinto. Il lavoratore viene invece isolato, sabotato, deriso. sminuito. reso inutile, spinto all'assenteismo prima e poi al licenziamento, bollato come paranoico. Comincia ad avere crisi di ansia. attacchi eli panico, cade in depressione. Diventano frequenti mal di testa, vertigini, disturbi gastrici, cutanei. Preceduto, lanciato e seguìto da articoli sui principali media, dall'inserto Venerdì di Repubblica a Panorama da interviste a radio e tv, questo Seminario ha visto un livello di partecipazione particolarmente vivace: medici del lavoro, psichiatri, psicologi, sacerdoti della vivace Pastorale del Lavoro milanese, sindacalisti, pazienti "mobbizzati" isolati o già associati in gruppi di self-help, giornalisti. studenti, curiosi. In questa intensa mattinata si è più volte sfiorato lo psicodramma derivato anche da un gusto tutto italico alla esternazione (chi non ha visto qualche volta gli esibizionismi dei "casi" presentati alle tra- 36 smissioni televisive ?) sino alla infastidita cancellazione della storia studentesca, operaia e di nuova scienza nata anche intorno al mitico '68. Chi ha osato parlare di emarginazione da affrontare non in solitudine (si è osato parlare anche di sindacato, di lotta, di problema collettivo?) ha sfiorato un linciaggio. 11 guru di questo nuovo movimento: il dr. Harald Ege, tedesco di adozione bolognese (che ha "brevettato" mubbing !) è stato giustamente rimproverato dagli organizzatori (Grieco e coli.) di volere "monopolizzare" un problema sociale. La Clinica del Lavoro di Milano è, ad esempio, da tempo in campo con un suo Centro (affidato al gruppo Gilioli e Cassitto). Altrove se ne parla molto di più: la Svezia è stato il primo paese ad occuparsi del problema, fondando una nuova disciplina della psicologia del lavoro e creando una legislazione ad hoc, in Germania c'è addirittura una sit-comedy di successo intitolata Mobbing Girls. In Francia la vittimologia è cattedra universitaria. Sul prossimo numero di SNOP cercheremo di recensire il libro chiave sull'argomento:"Le harcèlement morale" (la molestia morale) di Marie-France Hirigoyen. Nel complesso un momento interessante forse più dal vista sociale ed umano che scientifico, ma sicuramente meritevole di attenzione costante. per saperne di più: Centro Disadattamento Lavorativo presso Clinica del Lavoro di Milano via San Barnaba 8 20122 Milano te/ 02-5799-2644 fax 02-5454091 e-mail omscons@esi,umitni.it DIMINUIRE IL BENZENE Non solo le auto ma anche i motorini dovranno fermarsi nei giorni delle restrizioni del traffico. I motorini, infatti, sono la fonte del 30% dell'inquinamento da benzene in Italia: molto di più delle auto catalizzate (6%) e diesel (4%). Ovviamente occorre dare il via libera ad altre azioni più incisive: incentivi per veicoli "ecologici" (auto e bus elettrici), rottamazione dei motorini. taxi collettivo, diffusione di motocicli a basse emissioni e bassi consumi. etc. ll Convegno di Roma "Salute e inquinamento atmosferico " (Istituto Superiore di Sanità) ha confermato che benzene. ozono e idrocarburi policiclici aromatici provocano lesioni al DNA umano. Il nuovo Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 rilancia le politiche di prevenzione anche in questo campo, una svolta di natura programmatica ed individuando tra le priorità: la riduzione dell'inquinamento atmosferico. Come già detto tante volte anche in queste pagine, i dati presentati a] Convegno hanno dimostrato che l'inquinamento atmosferico ha nei bambini un "bersaglio" privilegiato. Il rischio di leucemia infantile aumenta del 270% in zone ad alto traffico, mentre i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie aumentano nei giorni di emergenza ozono, nei giovani sotto i 14 anni, così come le patologie respiratorie (irritativo-allergiche) aumentano del 20% tra i bambini che vivono in quartieri ad alto traffico. Ovviamente occorrono gli stop nelle situzioni di emergenza, ma occorre ben altro di stabile e strategico su traffico e mobilità. 2087 FINALMENTE UNA RIVISTA PER TUTTI LAVORARE IN SICUREZZA PULIZIA INTERNA DI AUTOBETONIERE a cura del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL 2 Provincia di Milano e della Regione Lombardia Molti di voi avranno visto alcuni numeri della nuova rivista mensile della CGIL nazionale:"2087": piacevolissima newentry del 1998 nel panorama della informazione su salute e sicurezza, diretta dal sempre attento Diego Alaique. Una rivista densa di notizie e di contributi, ma soprattutto volano di partecipazione e informazione per gli RLS (ma non solamente !): fondamentali figure del processo 626. Moderna sia nella impostazione grafica (anche se troppo scura e con caratteri a volte troppo minuscoli che rendono difficoltosa la lettura e soprattutto le fotocopie degli utili scherani ! a noi vecchi della prevenzione !), la rivista riesce a "connettere '' i sempre più numerosi nuovi interessati a questi temi. Chi, come gli autori ed i promotori di 2087, è attento si rende conto di quanti oramai siano i siti e gli sportelli sindacali in rete, di quanti funzionari e RLS "navighino" e che quindi quanto sia urgente prendere in considerazione forme moderne di comunicazione tra operatori, servizi territoriali di prevenzione e queste figure. Scambi di notizie ed esperienze, soluzione di problemi, materiali di lavoro: 2087 è anche questo, soprattutto è uno sforzo sindacale di usci r e dalla logica del ricorso o meglio della delega agli esperti verso un ritorno al futuro: quello della partecipazione. per saperne di più e-mail [email protected] Si è svolto 26 febbraio 1999 a Milano presso I ' ESEM una giornata di studio sull ' utilizzo in edilizia di macchine complesse ed in particolare sull'argomento "manutenzione interna di autobetoniere". La motivazione che ha spinto gli organizzatori all'incontro è il seguente: nel corso dell'anno 1997 sono accaduti a livello nazionale cinque infortuni mortali durante operazioni di pulizia interna di autobetoniere, lavorazioni evidentemente effettuate in condizioni di non sicurezza. I relatori hanno infatti correlato gli eventi infortunistici sia con la mancanza di sicurezza intrinseca delle macchine (le comuni autobetoniere che trasportano calcestruzzo preconfezionato), che con la scarsa percezione del pericolo da parte degli operatori addetti ed in generale da parte dei soggetti deputati alla prevenzione. All'incontro, a cui hanno partecipato come relatori anche esperti del settore come costruttori e utilizzatori, sono stati affrontati e dibattuti i seguenti argomenti: • cause e dinamiche degli incidenti • problematiche connesse con l'informazione/formazione degli addetti • configurazione dei manuali d'uso e manutenzione • organizzazione del lavoro nel settore • dispositivi di sicurezza montati sui veicoli f proposte di modifiche ed integrazioni sia di carattere normativo a livello nazionale e comunitario, che a livello organizzativo e procedurale. Per avere informazioni o gli atti del convegno rivolgersi al Servizio PSAL dell'ASL 2 della Provincia di Milano via Don Gnocchi 2 Gorgonzola tel. 02951 4820 fcrx 027397316 ELETTROSMOG "Per la prima volto l'Italia fissa limiti di esposizione per la popolazione intera rispetto cr questo tipo di inquinamento". Il sottosegretario all'Ambiente Valerio Calzolaio ha presentato così, come un fatto storico. il Decreto del Ministero dell'Ambiente n. 381, pubblicato il 3 novembre 1998 sulla Gazzetta Ufficiale "Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofreyuerr„a compatibili con la salute umana". Il provvedimento interviene su i campi elettromagnetici connessi al funzionamento ed all'esercizio dei sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nell ' intervallo di frequenza compresa fra i 100 kHz e 300 GHz. Oggetto della materia quindi, antenne, ripetitori, sia televisivi elle per telefoni cellulari in quest'epoca di bagarre totale tra TELECOM. OMNITEL, WIND, TIM, INFOSTRADA e dintorni. Il Decreto riguarda gli edifici che ospitano esseri viventi per non meno di 4 ore al giorno e quindi: abitazioni, asili e scuole, case di riposo, ospedali, etc. Dai termini del Decreto sono (per ora) esclusi i rischi individuali dall ' (ab)uso del singolo telefonino cellulare ed i lavoratori professionalmente esposti. Una recente trasmissione di Moby Dick sulla materia ha visto scontri titanici tra scienziati, Enel, Ministro Ronchi, ambientalisti, cittadini e singoli ricercatori, ma ha anche dimostrato giornalisti medio attrezzati tecnicamente dei servizi pubblici (territoriali o multizonali) che dovrebbero rispondere prontamente ad una popolazione, più o meno giustamente allarmata. Sicuramente il mondo della prevenzione e quindi SNOP non può ignorare il problema: sia nel promuovere cd acquisire, a livello dipartimentale, dati epidemiologici (tumori del sistema nervoso centrale, leucemie e linfomi. etc), sia nell'essere modernamente attrezzati a livello di Dipartimento di prevenzione per misurare i valori di campo elettrico e magnetico. 37 HEALTH AND SAFETY NEWS DALL'EUROPA Le enti:ie che segunnn arano state riprese dalla pagina CaberSnop nel nostro sito.sullu rete. Le pubblichiamo non per avere anche una copia su carta tura per dare a tutti (t'idea di cosa si può trovare sulla rete, anzi per meglio dire, di cosa si può trovare sul nostro sito. Runrr la v oro e dal prossimo mese buon collegamento a tutti..' Le pagine .sono a cura di Gra ,rato F iger'i SUBSPRINT SOSTITUZIONE DEl SOLVENTI ORGANICI NELI: INDUSTRIA GRAFICA Si è tenuto nelle settimane scorse ad Amburgo un Seminario valutativo dei risultati del Progetto subsprint. La Commissione Europea ha incaricato Eberhardt Schmidt, coordinatore del progetto Spere+, di valutare l'impatto della diffusione della tecnologia innovativa in quattro dei 12 Paesi che hanno partecipato al progetto: Germania. Italia. Danimarca e Gran Bretagna. Le conclusioni sommarie sono che, sebbene in tutti i Paesi sia no stati raggiunti gli obiettivi specifici del Progetto subsprint_ la diffusione della nuova e più sicura tecnologia è ancora limitata, con un massimo in Danimarca (in cui 30% delle tipografie usa gli oli vegetali), un minimo in Gran Bretagna dove il progetto di fatto non è mai realmente partito. ed una situazione intermedia in Germania e Italia, rispettivamente con 1'8% e il 10% di utilizzo della nuova tecnologia (il dato italiano si basa su informazioni fornite dai rivenditori dei prodotti). Sebbene il prog etto sia ufficialmente terminato nel 1996. è ancora possibile organizzare corsi e dimostrazioni sull'uso degli oli vegetali al posto dei solventi organici. Chi è interessato può trovare maggiori informazioni sul sito subsprint. PROGETTI EUROPEI PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE La Direzione Generale XI - Ambiente, Sicurezza nucleare e Protezione Civile della Commissione Europea intende finanziare nel 1999 dai 200 ai 300 prog etti, per un budget complessivo eli circa 10 Milioni di Euro. Le proposte devono coprire le seguenti aree: 38 • Informazione e educazione alla sicurezza • Valutazione di impatto ambientale • Protezione Ambientale • Industria e Ambiente • Attività Internazionali Tutte le inlormazioni sul sito http://europa.eu.int/commldgI ilfundinglintro_it.htna Scadenza delle domande: 01.02.1999 ta Italiana e del Ministero della Sanità, che hanno considerato Fernanda Giannasi come cittadina Italiana in Brasile. in virtù della sua origine italiana. La 2a Corte Penale dello Stato di San Paolo, Venerdì 30 Gennaio, ha ritenuto di non dovere procedere contro Fernanda, prosciogliendola dalle accuse. UN CODICE DI COMPORTAMENTO PER LE IMPRESE EUROPEE CHE OPERANO NEL TERZO MONDO BRIGATE SANITARIE PER IL NICARAGUA A seguito delle gravi condizioni sanitarie del Paese provocate dall'Uragano Mitch, si stanno organizzando "Brigate Sanitarie" composte da Medici, Infermieri ed altri operatori sanitari, insieme a epidemiologi. E richiesta, come priorità, la conoscenza dello spagnolo e è preferibile una precedente esperienza in paesi del terzo mondo. Per informazioni: Nicaragua Network. +202 544-9355 [email protected] Il Comitato dei Parlamento Europeo per lo Sviluppo e la Cooperazione ha rivolto un appello al Consiglio dei Ministri e alla Commissione Europea per l'approvazione di un codice di comportamento per le multinazionali Europee che operano al di fuori dell ' Unione. Il Codice dovrebbe comprendere norme sui diritti umani, condizioni di lavoro- ambiente, monitoraggio dei rispetto del codice da parte di organismi indipendenti, sanzioni legali ed un ruolo più forte da parte degli Organismi internazionali (ILO). CHIQUITA: 10 E LODE IN LICENZIAMENTO! L ' uragano Mitch. che ha colpito l'America Centrale negli ultimi mesi del 1998, ha causato la distruzione massiccia delle piantagioni di banane. Anziché far fronte alle loro responsabilità sociali, i magg iori produttori eli Banane (Chiquita e Dole in testa) hanno pensato bene di trarre vantaggio dalla disgrazia licenziando almeno 5000 lavoratori in Honduras, 1000 in Nicaragua (Chiquita) e oltre 500 lavoratori in Guatemala (Dole) scelti, questi ultimi. tra i lavoratori più sindacalizzati. Una campagna di solidarietà internazionale è in corso per far pressione sulle multinazionali delle banane affinché ricostituiscano le piantagioni distrutte, permettendo così ai lavoratori licenziati di riavere il proprio posto di lavoro. Maggiori informazioni al sito www.iuf.org . FERNANDA GIANNASI HA VINTO! L ' ispettore del lavoro Brasiliana Fernanda Giannasi, trascinata in tribunale con l'accusa di diffamazione per aver denunciato pubblicamente la "mafia dell ' asbesto" facente capo alla Eternit Brasiliana (appartenente alla multinazionale francese Saint Gobain) ha vinto la sua battaglia, anche grazie al supporto internazionale e al sostegno legale dell ' Ambascia- ASBESTO 1: 250.000 MORTI ATTESE IN EUROPA NEI PROSSIMI 35 ANNI Secondo uno studio condotto dal Prof. Julian Peto. responsabile dell ' UK Cancc]. Research Campaign. nei prossimi 35 anni in Europa Occidentale oltre 250,000 persone moriranno per cancro correlato alla esposizione ad asbesto. II rischio maggiore riguarda i nati tra il 1940 e il 1950, in quanto l'uso dell'asbesto, soprattutto in edilizia, ha avuto il suo picco negli anni 70. i casi attualmente diagnosticati costituiscono solo l ' inizio dell'epidemia. in quanto il tempo di latenza per l'insorgenza dei tumori va da 20 a 60 anni. Il picco epidemico si avrà intorno al 2020, per poi declinare: ciò perché a partire dal 1980 l ' esposizione ad asbesto si è considerevolmente ridotta. La ricerca è stata condotta i, Gran Bretagna, Italia, Germania. Francia, Olanda e Svizzera. che rappresentano i tre quarti della popolazione europea. LA SEGRETERIA DEL NETWORK (EWHN) ASSUNTA DALLA SCOZIA La Scozia. in vista della VII Conferenza di Edimburgo, ha assunto formalmente la segreteria dell' EWI-IN, sostituendo ] ' Olanda. Il nuovo segretario è il " vecchio" Jirn Swan, e l ' indirizzo è: European Work Hazard Network Clo Lothian TUCRC Basement 26 Albany Street Edinhtn r gh EH! 3QH Scotland UK INTERNET FIESTA La Commissione Europea ha annunciato una serie di iniziative tra il 19 e il 21 Marzo 1999, sotto la denominazione di Internet Fiesta. Lo scopo, tramite una serie di iniziative locali, è di mostrare modalità di utilizzo di internet, anche nella vita quotidiana, al fine di favorire l'interscambio di esperienze e la comunicazione reciproca fra i cittadini europei. Tra le iniziative: dimostrazione di uso della rete da parte dei bambini nei confronti dei genitori e dei nonni; meeting fisici tra cybercomunicatori; dimostrazioni di utilizzo della rete da parte di Enti pubblici ecc. Un sito speciale (www.internetfiesta.org ) sarà operativo per quella data. APPUNTAMENTI HIDDEN HAZARD OF WORK Glasgow, Aprii 16th 1999 Informazioni: C.A.WolfsonC scocsci.gla.ac.uk Work, Stress and Health - Baltimore, Maryland March 10-13, 1999 EUROPEAN WORK HAZARD NETWORK 7A CONFERENZA EUROPEA SUI RISCHI DA LAVORO Edimburgo, 16-19 Settembre 1999 Obiettivi e temi della Conferenza Informazioni organizzative Programma Iscrizione Obiettivi e temi della Conferenza La Conferenza vedrà riuniti Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, Delegati Sindacali, Sindacalisti e Operatori Professionali della Prevenzione allo scopo di scambiarsi informazioni ed esperienze. La Conferenza è organizzata dal]' European Hazard Network. una organizzazione non governativa di cui fanno parte associazioni e gruppi provenienti da 12 paesi dell'Unione Europea. Il Network è rappresentato in Italia da SNOP e Ambiente e Lavoro. Il Network è in costante contatto con altre associazioni di paesi non europei, ed insieme a questi ha organizzato campagne internazionali sui temi della salute e sicurezza del lavoro, in particolare, oltreché in Europa, in Canada, Australia e Giappone. I temi della Conferenza sono: L'organizzazione del posto di lavoro I cambiamenti coi quali il management aziendale organizza il lavoro saranno esaminati in riferimento alle possibili ripercussioni sulla salute e sicurezza dei lavoratori. Nell'ambito dei Workshop i partecipanti alla Conferenza prenderanno in esame le possibilità di intervento del Sindacato nella negoziazione delle condizioni di lavoro e le possibilità con- crete di minimizzare gli effetti negativi delle nuove procedure organizzative. Rischi specifici sul posto di lavoro I workshop specificamente dedicati esamineranno la situazione a livello europeo in ordine ai rischi già noti per la salute dei lavoratori: asbesto, isocianati, organofosforici. formaldeide ecc. I partecipanti ai workshop si scambieranno informazioni si a sulle conoscenze acquisite, sia sulle modalità di approccio a questi rischi nelle situazioni concrete. L'Organizzazione Internazionale Gli effetti nocivi della g lobalizzazione e il trasferimento dei rischi dai paesi ricchi a quelli poveri costituiscono l'oggetto di questa area tematica. I partecipanti al workshop produrranno raccomandazioni alla Conferenza in ordine ai passi da compiere affinché i rappresentanti dei lavoratori siano in grado di adottare misure di tutela e di difesa. Verranno altresì programmate campagne internazionali, promosse dal Network, per l'adozione anche formale di queste raccomandazioni. Workshop Sono previsti 14 Workshop: 1) 11 Responsabile della Salute e Sicurezza Olanda 2) Valutazione del rischio da stress Scozia 3) Valutazione rischi ambientale Scozia 4) Nuove tecniche di management Spagna 5) Servizi di Medicina del Lavoro Danimarca 6) Rischi del lavoro ai computer Dw m nwca 7) Movimentazione carichi Olanda 8) Lavorare sotto pressione Olanda 9) L'intimidazione sul posto di lavoro Olanda 10) Lavorare con sostanze cancerogene Inghilterra Galles Il) Lavoro a domicilio Inghilterra Galles 12) Asbestosi e malattie respiratorie Svezia 13) Globalizzazione Inghilterra Galles 14) Legislazione Scozia Per ulteriori informazioni consultate il nostro sito Internet www.snop.it HEALTHAND SAFETY NEWS FROM ITALY TRAINING OF SR IN FLORENCE CGIL organised in December 1998 a meeting in Florence, to inform araci train Tuscany Safety Reps. More than 200 participants took part in the meeting, discussing about the application of law 626/94 (Europcan Directives transposition). Communication, new organisational models' connected hazards, respect of employers obligation in terni of training and information were widely treated. Betty Leone. National CGIL Secretary, concluded the meeting, stressing about the need to tace health and safety at work among themes on national bargaining, aiso regarding the recent "development Pact" signed between Tu and Employers. WORKERS MEMORIAE DAY IN ITAI Y For the lirst ti me workers Memoria' Day (Aprii 28th) will be celebrated in Italy, organised by SNOP and AMBIENTE E LAVORO. A Public Press Conference will be taken in Rome, in a Parlianient Room, to draw attention on the plague of accidcnts at work and professional diseases. Othcr initiatives will be organised at regiona' leve]. SENATE COMMISSION PREPARES HEALTH AND SAFETY AT WORK CODE 1 lth Senate Commission is stil] working ora Health and Safety at Work Codc's draft. The approbation of the final text is awaited for Aprii. SNOP and AMB1ENTE E LAVORO propose to present the fina] text among the initiatives organised for the European Workers Memoria) Day (Apri] 28th). Senator Smuraglia, President of the Commission, will participate in Rome to the Public Press Conferente in Parliament. TWO YOUNG WORKERS DIED NEAR BOLOGNA Two Young workers dieci in Medicina, near Bologna, ora January 22nd . They were working lindo a truck, trying to repair it, when the truck moved and their heads were crushed. TU organised immediate stop and strike in the zone. Initiatives to improve working conditions in little cnterprises has heen organised. 39 FERNANDA GIANNASI WINS Good news from Brazil: Fernanda Giannasi, the Labour lnspector who denounced "asbestos Mafia" in Brazil, leaded by Eternit (Saint Gobain), wins the battle against the defaunation charge moved by Eternit. Sao Paulo Sate Court decided to not persceme her. Fernanda ohtained a substantial help forni inteniational movements and from the ltalian Embassy, in consideration of her halian roots. OLD NEWS SAFETY IN SCHOOLS SPECIFIC REGULATIONS Specific regulations for the application of the H&S legislation in Schools in Universities have been approved (Decree 363, August 5th 1998). The law identifies Employers (Rectors) and specifies that teachers, researchers, technicians, administrative and students are considered as employees regarding health and safety at work. NEW REGULATION FOR FIRE PREVENTION The Ministry for Internai Affairs established new regulation for safety procedures to prevent fire in workplaces, and about training of emergency teams, which is compulsory for every workplace with employees, with no threshold (even one employee). PROGETTO OBIETTIVO AGGIORNAMENTI DALLA LOMBARDIA TOSCANA APPROVATO IL PIANO SANITARIO REGIONALE I999-2001 Dopo Brescia e Bergamo anche a Milano vi è un protocollo di intesa tra la ASL Città di Milano e CGIL-CISL-UIL per l'attuazione del "Progetto Obiettivo Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro in Regione Lombardia 19982000 "(Delibera del Consiglio Regionale n. VI/0848 del 8 aprile 1998), già più volte richiamato in queste pagine. Dei 7 miliardi "disponibili" per la ASL Città di Milano dovrebbero essere spesi: 2/3 per l'assunzione di nuovo personale (10 medici del lavoro, 5 ingegneri, 25 tecnici di prevenzione, 10 amministrativi, IO Assistenti Sanitari o Infermieri professionali) e quindi raddoppiando l'organico attuale per i] potenziamento delle attività istituzionali ed l/3 alla realizzazione dei progetti strategici e speciali, da ripartirsi tra le seguenti voci: personale, convenzioni e consulenze, strumentazione e logistica, formazione. In accordo al Progetto Obiettivo Regionale, i Progetti Strategici e Speciali della ASL Città di Milano dovrebbero essere: I' indagine campionaria sulla applicazione del D.Lgs 626/94, la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali in edilizia, la prevenzione dei tumori e delle malattie professionali, la prevenzione del rischio nel comparto sanità, il piano amianto, Il Piano Sanitario regionale toscano appena approvato punta gran parte delle sue chances sulle attività di prevenzione e sul potenziamento dei servizi sanitari territoriali alternativi ai ricoveri: assistenza domiciliare integrata per anziani e malati terminali, per cure domiciliari a pazienti oncologici o affetti cla AIDS. In Toscana, nei prossimi tre anni si dovrebbe spendere di più per offrire ai cittadini maggiori .servizi sul territorio, per le attività di prevenzione, di educazione ed informazione ed ovviamente per ridurre le liste ed i tempi di attesa. La prevenzione (in particolare su lavoro e alimentazione) non è più un optional ma scelta vincolante per ogni ASL per almeno il 5% del bilancio. CONVEGNI NAPOLI ROMA 28 aprile 1999 18-19 giugno 1999 Seminario di AMBIENTE e LAVORO e SNOP nella ricorrenza del " Worker " s Memorial Day": giornata internazionale di ricordo dei lavoratori morti sul lavoro. SEMINARIO organizzato dalla CIIP rif. Associazione Ambiente e Lavoro tel. 02-26223120 fax 02-26223130 I PROFILI PROFESSIONALI DELLA PREVENZIONE Ruoli, punti di vista, elaborazione di documenti di consenso 1 soci delle associazioni della CIIP avranno l'invito entro aprile rif. segreteria CIIP tel. 02-57992613 fax 02-55187172 40 {tt^ rt ^Ss '.3 -' t #;,........... :a-a ari ira- re in questo caso) il primo tipo di "pericolo" e pertanto non si potrà rendere conto delle reali meraviglie che si aprono con l'uso della versione elettronica. Scherzi ed esperienze estreme di prevenzione a parte. è indubbio che ci troviamodi fronte ad un "capolavoro necessario ("...a masterpiece that is indispensablc...") com'è stato scritto dell'opera sull'autorevole "Scandinavian Journal of Work, Environment, and Health". Jeanne Mager Steliman (edited by) ENCYCLOPAEDIA OF OCCUPATIONAL HEALTH AND SAFETY Fourth Edition, International Labour Office, Geneva 1998.4Volume PrintVersion; CD-ROM; Print & CD-ROM SET . Una nota promozionale dell'ILO (www.ilo,orglpublins) assicura che la versione CD-ROM della "Encvc/opaeclia" contiene le stesse informazioni e l ' organizzazione logica dei volumi a stampa con in più un vantaggio, potere effettuare ricerche semplici ed efficaci in tempi brevissimi. Il valore aggiunto deriverebbe dal fatto che ogni parola del testo, delle voci bibliografiche e delle tabelle può essere oggetto di ricerca e dal l'atto che sono disponibili degli "hyperlinks" e poi un Enigma search e che le "queries" possono essere salvate per un impiego successivo e combinate con altre informazioni. Un'ulteriore ponderabile differenza tra le due versioni e ovviamente il peso, lo scarto è di circa 20 Kg, cosa questa che introduce una chance non trascurabile, il non dovere applicare, nel caso che la scelta ricada sul CD-ROM. il titolo V del seiducsei; ovviamente prestando attenzione a limitare i tempi delle ricerche per allontanare l'applicazione in toto (compresi i temibili giudizi d'idoneità) del titolo VI dello stesso decreto. La nostra azienda, sentito probabilmente il Responsabile dello SPP, ha scelto eli governare (elude- Occupiamoci adesso della struttura della «Encyclopaedia» (pubblicata soltanto in lingua inglese e non anche in francese come di consueto) che si sviluppa per oltre 4.000 pagine (numerate non complessivamente ma per ognuno dei 105 capitoli dei quali si compone, tutti scritti ex novo. ove si escludano alcuni pochi sottocapitoli mutuati dalla precedente edizione). il Volume I presenta tre distinte sezioni: I. corpo umano e cura della salute (un vero trattato di medicina del lavoro comprensivo dei suoi aspetti organizzativi, i Servizi di Salute Occupazionale) ; 2. prevenzione, management e "policy " (un trattato di medicina sociale del lavoro comprensivo della illustrazione delle risorse istituzionali, degli aspetti etici e del diritto all'educazione ed all'informazione); 3. gli strumenti e gli approcci (un viaggio lungo e particolareggiato all'interno delle discipline che possono svolgere un ruolo determinante nel processo della prevenzione, ingegneria impiantistica, ergonomia, igiene industriale, protezione personale, sorveglianza epidemiologica e statistica, laboratorio, tossicologia generale). Il Volume Il tratta dei fattori di rischio ("hazarcl") per la salute e la sicurezza dei lavoratori nei vari momenti del loro riconoscimento, valutazione e controllo: sono trattati i fattori di rischio psicosociali e quelli organizzativi, quelli fisici e biologici e quelli di derivazione ambientale e quindi, in una maniera veramente molto ampia ed originale (almeno rispetto alla letteratura italiana), quelli conciati con gli infortuni e la sicurezza. Il Volume 111 comprende una sezione sui fattori di rischio di natura chimica, oltre 2.000 composti categorizzati per famiglia. Una seconda sezione prende in esame dei macrocomparti lavorativi sulla scorta di informazioni non solo descrittive del ciclo produttivo e dei materiali impiegati, ma soprattutto di dati che rendono conto delle "esperienze industriali " accumulate sia in termini di effetti sulla salute dei lavoratori ( „ Health issues and disease patterns " ) che in termini ambientali ("Overview of cnviromnental issues " ). I macrocomparti esaminati sono: indust r ie che impiegano risorse biologiche (agricoltura, alimentare, del legname...); industrie che impiegano risorse naturali (miniere, del ferro. di altri metalli, del petrolio...); industria chimica: industria manifatturiera (meccanica, vetro. sta p pa...); industria tessile e dell'abbi g liamento; industria dei trasporti; industria delle costruzioni; servizi e pubblica amministrazione. Il Volume IV oltre ad un breve ma fondamentale capitolo su come usare l'«Encyclopaedia» comprende delle guide e degli indici; una prima guida riguarda la sistematizzazione dei fattori di rischio occupazionali per professione (dall'autista di ambulanza al saldatore); la seconda è tm ampio trattato di tossicologia speciale ma anche di merceologia per gruppi di sostanze chimiche: l'ultima è una guida alle unità ed alle abbreviazioni adottate. Gli indici sono tre, quello degli argomenti, quello delle sostanze chimiche e quello degli autori citati nella vasta bibliografia. Il Volume IV si conclude con un inventario di esperti delle varie discipline che si occupano della salute e della sicurezza dei lavoratori, un elenco ordinato per nome e per paese di appartenenza degli esperti individuati. Ognuno dei 4 Volumi elenca nelle rispettive prime pagine gli autori e gli editori (ognuno dei 105 capitoli era stato affidato ad uno o più editori i quali hanno coordinato i vari autori, complessivamente più di 1.000): il quarto Volume riporta inolt r e l'elenco delle istituzioni che hanno in qualche modo contribuito alla realizzazione dell'opera. La descrizione della struttura dell'Eneyclopaedicr stimola alcune considerazioni. Che si tratti di uno strumento moderno, tecnicamente e "politicamente" autorevole oltre che scientificamente adeg uato e quindi insostituibile nessuno oserebbe metterlo in discussione. 1 motivi che hanno portato i molti che se ne sono occupati allo stesso giudizio risultano tanti e diversi; tra questi appare opportuno sottolinearne almeno due. Il primo motivo è stato evocato fortemente nel progetto e verificato in una pa r te dei risultati dalla stessa "Editor in Chiel"', la Stellman, e cioè l'approccio multidi.sciplinare sviluppato, nonostante le difficoltà, almeno sul piano pratico. Scrive la Stellman , chimica di formazione, nella breve int r oduzione: "1 fatti possono essere neut r ali, ma la maniera nella quale essi vengono riportati, interpretati ed applicati dipende strettamente da fattori culturali, dove per cultura si deve intendere il processo di integrazione che mette in moto nello stesso tempo i credi e le ideologie degli uomini, l'ambiente ed una vastità di informazioni". Multidisciplinarità con valore pratico significa in questo caso aver indirizzato e coordinato il lavoro di molti autori 41 delle varie discipline rispetto ad un unico obiettivo, quello di stimolare e rendere fattibile la prevenzione dei lavoratori permettendo così di esaudire specifici bisogni che possono essere di tipo e di entità diversi oggi nelle varie realtà del pianeta. Non si avverte nei vari capitoli e di più nella sintesi ideale con la quale debbono essere visti eg li argomenti trattati la prevalenza di una disciplina (la medicina del lavoro ad esempio) sulle altre. ognuna apporta il meglio di se stessa per il ragg iungimento dello stesso fine, per la soluzione dello stesso problema. lI secondo motivo che definisce l'originalità e l ' importanza dell ' opera va ricercato nella testimonianza insostituibile che essa offre sul significato della attuale, di fine millennio, delicata fase di sviluppo della prevenzione dei lavoratori. L' ILO è un organismo internazionale che deve rivolgersi a tutti i paesi, ricchi e poveri, a realtà dove esistono diverse gradazioni di sfruttamento dei lavoratori e dovei lavoratori sono più bambini o più anziani, dove alcuni di essi hanno case ed alimentazione adeguate ed altri hanno le stesse cose in maniera insufficiente n del tutto carente. A tutti g iustamente I ' ILO invia un messaggio sostanzialmente unitario e cioè che la prevenzione nei luoghi di lavoro deve essere dora in avanti una prevenzione di progetto che deve utilizzare in una fase precoce lutti o la maggior parte degli strumenti disponibili per evitare dei danni, quelli di già visti tante volte in periodi diversi su una moltitudine eli lavoratori, e per evitare che ne compaiano di nuovi. In sostanza l ' approccio generale dclI Enevelopuedlu rende conto che è in via di esau r imento la fase precedente della prevenzione, durata in tutti i paesi industrializzati per la mag gior parte di questo secolo, quella che consig liava di dovere andare a ricercare, soprattutto con indagini mediche più o meno sofisticate. i danni del lavoro sulla nìaggioranza dei lavoratori. dovendo partire da questi per formulare delle richieste e delle denunce e quindi introdurre secondariamente alcune graduali e non si sa bene quanto efficaci c definitive misure di prevenzione. L'Eiuvc lopoedia nella sua filosofia e nella realizzazione di molti suoi contributi fa vedere come praticabile ed in molti casi di già avviato questo indirizzo culturale; fornisce, su basi tecniche oltre che etiche, un riandato specifico ai datori cli lavoro ed a tutti i loro consulenti e nel contempo stimola tutti ed anche i lavoratori e le loro organizzazioni a seguire l ' applicazione ed i risultati di tale processo; vengono messe in gioco tutte le potenzialità del progresso tecnico a fini produttivi ma questa volta anche come fonte di benefici per la salute dei lavoratori. E' un processo che non escici' 42 de i medici del lavoro ma che assegna loro un ruolo ben diverso cla quello che hanno avuto in passato. La Stellman, la curatrice dell ' Enciclopaedia. ha realizzato un grande progetto anche a nome e per conto di una corrente di pensiero e di azioni che, nonostante la vittoria di alcune battaglie condotte. in anta ormai lontani, in alcuni paesi, è apparsa per alcuni decenni minoritaria in tutto il mondo. L'autrice nel 1973 (allora affiliata ad una centrale sindacale americana, oggi alla Columbia University) con la prima edizione compiuta del suo fortunato Work ix elangerous to coni' health (titolo tradotto in italiano nel 1975 letteralmente e opportunamente da Giulio Maccacaro in Lavorare %u male alla salute) aveva in maniera incontrovertibile posto le basi dell ' opera di cui si sta discutendo, gli increduli hanno modo di confrontare. con intelli g enza, i rispettivi indici e quindi la filosofia che entrambi esprimono. L ' operazione è il risultato di un lungo e sicuramente complesso processo tendente ad affermare una sorta di egemonia. I fattori determinanti l'andamento del processo sono stati molti. soggettivi e oggettivi, politici o strettamente tecnici, attivi e passivi. sono gli stessi fattori che mantengono oggi un ruolo nel senso di accelerare od estendere lo stesso processo o, al contrario, nell'arrestarlo o nel circoscriverlo. Ogni paese ha i fattori determinanti che si merita o che qualcuno a un certo momento ha potuto imporre; nel caso italiano la ricost r uzione di tale processo sarebbe di grande interesse perchè riuscirebbe finalmente ad assegnare un g iusto ed utile significato alla stagione delle lotte sindacali e degli studenti per la salute in fabbrica ma anche alla formidabile "stagione dei comparti", così come è stata rappresentata dalla SNOP e dalle sue innumerevoli iniziative svolte nella seconda metà degli anni '80 e nei primissimi '90. Un tale riesame sarebbe opportuno anche per meglio orientarsi sulle iniziative e le tendenze da assumere ai vari livelli. La prima edizione dell' Eneyclopaeclia. come è noto, è stata pubblicata (in francese ed in inglese) nel 1930, auspice Alhert Thomas, allora direttore generale dell'ILA, ma principalmente grazie al lavoro dell'infaticabile Luigi Carozzi che aveva un passato di braccio sinistro di Lui g i Devoto a Milano. Non è una semplice curiosità sapere qualcosa sul suo atto di nascita: la Conferenza lnternazionale sul lavoro di Washington del 1919 aveva commissionato al neonato 11.0 una lista dei principali processi lavorativi (la considerare pericoli ("unhealthy'•)_ Thomas e Carozzi, assumendo correttamente che la definizione di pericolosità di un dato processo lavorativo variava nel tempo e in base alla localizzazione dello stesso, decisero clic era impossibile compilare una lista esaustiva e che risultava opportuno invece procedere alla sistemazione delle conoscenze disponibili, e erano già tante, riguardanti la salute e la sicurezza dei lavoratori. Quel testo ha oggi un grande valore storico specialmente per la molteplicità dei quadri di patologia di lavoro che vi sono puntigliosamente riportati; gli stessi dovevano funzionare come spinta emotiva per realizzare. alcune misure di prevenzione che pur venivano richiamate. Quella prima edizione rimane fondamentale per un altro motivo, per il messaggio inviato a tutti i paesi sulla necessità di adottare una legislazione protettiva dei lavoratori, messaggio che verrà perfezionato con il monumentale Regolamento Tipo di igiene e sicurezza del 1949 redatto sempre a cura cli Carozzi e che ispirerà fortemente anche la normativa italiana degli anni '50. La seconda e la terza edizione dell'E cielopaedla, rispettivamente del 1971 e del 1983, hanno avuto altrettanta risonanza, sono state tradotte tradotte, in particolare la seconda, in tante lingue, e hanno assunto, seguendo principalmente il criterio dell'aggiornamento delle conoscenze scientifiche e principalmente di quelle di medicina del lavoro. una dimensione sempre ma g giore. Sono state dirette da Luigi Parmcggiani, medico del lavoro di Milano con solide radici in Italia, che coinvolgerà nel lavoro editoriale tutte le "scuole" di medicina del lavoro del nost r o paese. Un commento va dedicato ai collaboratori della quarta edizione dell'Eocvc/opaecim. Prevalgono di gran lunga quelli. anche se con cognome italiano, che operano in istituzioni dell'America del Nord, USA e Canadà. o Scandinave; la presenza di autori finlandesi è veramente sproporzionato se confrontato al numero di abitanti e di lavoratori di quel paese. I medici del lavoro sono in netta minoranza rispetto alle altre professionalità tecniche. I collaboratori italiani, sia gli autori che gli editori dei capitoli, sono in una posizione di netta e preoccupante minoranza, considerando anche che alcuni tra gli autori compaiono per aver redatto ima voce della terza edizione. Solo gli epidemiologi di Torino ed alcuni medici del lavoro universitari di Milano hanno avuto un ruolo di rilievo in alcuni capitoli dell'opera. Tra le istituzioni italiane che risultano aver collaborato alla realizzazione dell ' opera compaiono soltanto la CISL nazionale c la Clinica del Lavoro di Milano. A causa di questo livello di collaborazione nella Directory degli esperti i nonni degli italiani risultano essere veramente pochi. Prima di concludere una confidenza, se avessi un congiunto che si avvicina per motivi professionali o per interesse personale ai problemi della salute e della sicurezza dei lavoratori gli regalerei in una qualche occasione I'Eraciclopaedia nella versione CD-ROM e lo inciterei oltre che a studiarla, a lavorarci, ad aggiornare la bibliografia, a ricombinare i contributi, a personalizzare la stesura di alcuni capitoli, ecc., e consiglierei di cominciare proprio con il capitolo 30, dedicato all'igiene industriale, che brilla per chiarezza e per le novità (almeno rispetto al dibattito in corso nella comunità dei preventori italiani ingranditasi di molto dopo il duescisei). Non è proprio come fare, in maniera più o meno interattiva, i giochini elettronici tanto in voga, ma l'iniziativa potrebbe risultare di una qualche utilità oltre che essere un esercizio adeguato ai tempi e agli strumenti che questi mettono a disposizione. dent SNOP, che in un breve periodo della sua vita professionale è stato direttore sanitario di un grande ospedale milanese. Attualmente è anche supervisore didattico del Centro di Formazione FOR: la società di formazione creata da CGIL-CISL-UIL milanese ed è delegato SNOP nella Consulta Interassociativa per la Prevenzione su i temi della formazione. Franco Carnevale Coautori del libro: Maurizio Cerulli (tecnico). Fabio Monti (medico del lavoro) e Claudio Pecora (assistente sanitario), tutti operatori della ASL di Melegnano. Emilio Volturo Giovanni Pianosi OSPEDALE e SEIDUESEI Sussidario per la formazione dei lavoratori della sanità pubblica e privata prescritta dal D.Lgs 626194 Edizioni Sorbona Milano (1998) L' impostazione cui si ispira il Decreto 626 del 1994 e più in generale la legislazione europea, vede il futuro della prevenzione non tanto nel moltiplicarsi di prescrizioni e divieti, ma piuttosto nello sviluppo della cultura della sicurezza a tutti i livelli. Per questa ragione i] 626 attribuisce una straordinaria importanza all'informazione ed alla formazione di tutti i soggetti coinvolti nelle attività di prevenzione, a cominciare dai lavoratori che della prevenzione devono essere non solo i destinatari ma sempre più i protagonisti. • Gi(ov)anni Pianosi, medico del lavoro, dopo le nozze d'argento (?) con io "SMAL" di Legnano è approdato nel servizio sottocasa a Milano. Autore di manuali sia sul tema specifico del "rischio ospedaliero "(libro di testo per tante generazioni di infermieri professionali!) che sul tema degli infortuni. Da sempre ha avuto il " pallino " della formazione, anche come nodo e compito dei servizi ter r itoriali di prevenzione, ed oggi, come su tante altre cose, il tempo gli ha dato ragione. L' agile volume è formato da 12 capitoli, suddivisi in 3 sezioni: 1) Questioni di carattere generale: le nuove regole del gioco derivate dalla applicazione del 626 e ]'organizzazione del lavoro nell'ospedale, punto cruciale ma trascuratissimo in ogni processo di valutazione e formazione. 2) Rischi specifici o problematiche particolari: infezioni, sostanze chimiche, prodotti e farmaci, gas anestetici, radiazioni (ionizzanti e non), sollevamenti e posture, infortuni, la questione della lavoratrice "sanitaria" in gravidanza. 3) Le emergenze. Il manuale è frutto della esperienza dei due autori principali: 1 capitoli dedicati ai rischi specifici seguono una logica che permette non solamente l'acquisizione di notizie tecnico-scientifiche (che peraltro non dovrebbero essere del tutto ignote a categorie professionalizzate come quelle della sanità !), ma soprattutto un percorso di presa di coscienza del "che fare": punto che, in questo comparto così importante, è ancora inspiegabilmente trascurato sia a livello di comportamenti e procedure sicure, che in sostanziali investimenti strutturali in sicurezza e igiene del lavoro. Anche dopo il 626. • Emilio Volturo, noto medico del lavoro da sempre ancorato nella sua postazione melegnanese, past-past-past presi- Alle stesse conclusioni sono recentemente arrivati, dopo la Campagna Ospedale Sicuro `98, anche il Tribunale dei Questo sussidiario è quindi giustamente rivolto a loro: il gruppo più interessato ma ancora il meno coinvolto dal "sistema 626". Diritti del Malato, costringendo il Parlamento (o meglio il Presidente della Camera Violante) ad una (promessa di) seduta specifica sul tenia della salute e sicurezza nelle strutture sanitarie e l'inchiesta della Commissione Sanità del Senato: il cosiddetto "Dossier Ospedali Tartaruga" che pone il dito nella solita piaga: 120 strutture sanitarie (molte inutilmente iniziate per fare piacere a qualche politicante locale) e mai finite, vere voragini di soldi pubblici, a dispetto della programmazione e della managerialità che tanto avara è poi nella prevenzione e nella riabilitazione in quegli stessi territori! Dello stesso segno la discussa campagna pubblicitaria di inizio del 1999 fatta da i tre quotidiani: il Giorno, il Resto del Carlino ed la Nazione, che utilizza l'espediente della inchiesta sulla sicurezza in ospedale fatta da un finto chirurgogiornalista, per farci capire l'importanza dell'essere nelle cose (anche per il sempre più pigro mondo della informazione) e non solamente davanti ad un monitor di notizie di agenzia! Il cerchio quindi si chiude evocando quella figura (o quel fantasma della retorica) che è la partecipazione, l ' unica chiave di volta da sempre per una vera prevenzione. Libro da promuovere. Laura Rodini Pierluigi Offredi IL MANUALE DEL LAVAGGIO INDUSTRIALE solventi, detergenti, impianti, legislazione ed impatto ambientale HB PI. ERRE EDITRICE pagg 292 Ho parlato con Offredi durante un breve incontro a Milano e devo dire che sono rimasto folgorato dalla bravura del personaggio e dalla passionalità con cui conduce le sue battaglie dalla parte del consumatore di diluenti, solventi e detergenti: Offredi sembra come assillato, in senso positivo, da una specie di sindrome di Lubrano. Le aspettative che si possono avere da un soggetto così intelligente c combattivo, che va controcorrente in una società dove, ahimè, dominano incontrastate le regole del mercato, sono state abbondan- 43 temente appagate da questo prezioso manuale dove l'autore ha condensato la sua pluriennale esperienza nel settore del lavaggio industriale. 11 testo non è né un semplice manuale tecnico, né un mero elenco commentato delle normative italiane e europee del settore, ma risulta essere una trattazione analitica, a 360 gradi, una visione globale e avanzata su tutti gli gli aspetti, le contraddizioni, le problematiche connesse a questo settore di mercato. L'idea guida, il pensiero forte su cui si muove il nostro autore-editore sono l'imparzialità, l'indipendenza e le esigenze del consumatore. I primi 6 capitoli trattano in modo rigoroso gli aspetti tecnologici degli impianti e delle sostanze; quindi vengono passate in rassegna le leggi sull'inquinamento atmosferico (limiti di emissione in varie regioni, le competenze degli Enti Locali, le tendenze europee fino a trattare le problematiche dell'ecosfera come l'ozono, l'effetto serra e la reattività fotochimica). Molto interessante il cap. 8 che riporta le caratteristiche tossicologiche e di impatto ambientale dei prodotti di lavaggio, con tabelle e sinottici molto utili in quanto facilitano la lettura di sintesi. Nel capitolo 9 - autorizzazioni e regole per lavorare in sicurezza - l'autore da il meglio di sè come operatore ecologico dotato di professionalità sviluppata sul campo; nelle 11 appendici spazia dalla direttiva macchine alle etichettature, dai criteri per la scelta dei depuratori e per riconoscere i prodotti più pericolosi alla protezione delle vie respiratorie fino agli adempimenti fiscali. Il lavoro è sviluppato con un taglio critico poichè l'autore, che si batte da anni per la tutela del consumatore, va a toccare e sviscerare proprio gli aspetti più problematici del rapporto tecnologiaprodotti-sicurezza-ambiente-costi: 1' ambizioso obbiettivo è quello di insegnare al consumatore come difendersi da quelli che Offredi chiama, venditori di fumo, europataccari, diluentisti senza scrupoli, venditori di pubblicità ingannevole. Nella presentazione infatti l'autore scrive: " per difendersi e per poter scegliere in modo razionale, bisogna conoscere gli elementi principali dei prodotti e degli impianti utilizzati e questo manuale tenta di colmare una lacuna in un settore in cui sono sempre dati molti consigli per gli acquisti e poche informazioni. Marco Riva Franca Merluzzi, Silvano Orsini, Nicola Di Credico, Patrizia Marazzi RUMORE ED UDITO IN AMBIENTE DI LAVORO Franco Angeli (I 999) pagg 245 Angelo Culotta, Michele di Lecce, Giancarlo Costagliola PREVENZIONE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO La disciplina giuridica vigente V edizione aggiornata Edizioni Pirola Sole 24 Ore pagg 712 La sottoscritta ha avuto la fortuna di avere come "tutore" all'inizio della sua "carriera", o meglio, del suo lavoro, Franca Merluzzi che, nei primi anni settanta, era coordinatore allo SMAL di Sesto San Giovanni, dove opero tutt'ora. Erano gli anni delle prime fonometrie e dosimetrie in ambiente di lavoro e delle registrazioni in platea forno dell'andamento del rumore di una colata. Erano anche gli anni delle audiometrie di massa e quindi dei test su quello che poi è passato nella pratica come "metodo e classificazione Merluzzi". Il Manuale Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro, arrivato alla sua 5^ edizione, ogni volta rinnovato e ampliato è. da sempre, un best-seller per tutti gli operatori della prevenzione. Chiarezza, argomentazioni, approfondimenti hanno in questi anni confortato, preparato, supportato i molti di noi costretti a operare da autodidatti in situazioni di frontiera e di elevata responsabilità. Gli autori, come dopo la prima edizione degli anni `80, hanno seguito il recepimento delle direttive comunitarie, chiamato dagli autori stessi una "rivoluzione silenziosa" nel nostro sistema legislativo. Estremamente utile quindi il riesame di tutte le figure coinvolte: datori di lavoro, dirigenti, preposti, collaboratori, lavoratori, appaltatori, altri soggetti estranei al rapporto di lavoro (dai costruttori di macchine e impianti alle figure atipiche ma sempre più presenti in azienda in questo china di deregulation).Utile anche l'analisi delle competenze dei due poli della vigilanza: il sistema dei Servizi delle ASL e la Magistratura. Questa ponderosa 5^ edizione (più di 700 pagine!) tiene conto soprattutto dell'ultima rivoluzione dettata dal recepimento della direttiva cantieri, il D.Lgs 494/96 e seguenti, che tanto sta cambiando anche nella operatività dei Servizi. innanzitutto il ricevere, l'esaminare, immettere nel sistema informativo le centinaia di notifiche e piani di sicurezza, gli incontri con il nuovo sistema d'impresa, i rapporti tra committente e imprese, le figure coinvolte e ovviamente i sopralluoghi e i verbali: questi due ultimi e consolidati aspetti, sono oggi meno casuali e finalmente basati su una conoscenza delle dimensioni e della tipologia di tutti i cantieri aperti sul territorio e quindi su una possibilità maggiore di programmazione. Nella 5^ edizione troverete anche un ampio capitolo dedicato al regolamento della direttiva macchine. Utilissime le 70 pagine finali: un sinottico analitico per argomenti (da "abbandono del posto di lavoro" a "zoccoli") relativo alla parte "capi di imputazione", che riporta ovviamente tutti i provvedimenti legislativi compresi i più recenti. Da allora il foglio con le 8 audiometrietipo è sul tavolo di ogni medico del lavoro come reliquia di pronto uso e ripasso. Spesso però di quell'esperienza è rimasto solo il foglio di riferimento per troppi improvvisati consulenti nati intorno alla applicazione del D.Lgs 277/91 e seguenti. Bene quindi hanno fatto gli autori a riprendere per tutti, vecchi e giovani alla materia, i capisaldi della questione rumore: rischio ancora bene presente all'interno delle aziende. Ovviamente dagli anni in cui vedevamo 300 carpentieri e si contavano 300 sordi, qualcosa è cambiato: le fabbriche pesanti si sono allontanate (ma ci sono ancora da qualche parte del mondo), molte bonifiche sono state fatte, un numero infinitamente più alto di lavoratori usa i DP1 contro il rumore, le audiometrie sono diventate una pratica diffusa (e a volte, per rischi bassissimi, anche troppo!), il loro metodo di classificazione si è standardizzato, si è applicato il Decreto 277, anche se con tanti limiti. Questi limiti di conoscenza teorica sono proprio quelli che il volume riprende e chiarisce in modo chiaro e inequivoco. Molto importanti gli esempi, i valori di riferimento delle soglie uditive attese per sesso e età, le caratteristiche dei Dispositivi di protezione individuale, la tabella valutativa INAIL- parti sociali, lo standard di anamnesi audiologica: materiale indispensabile da rileggere ed avere sottomano nella pratica quotidiana. Laura Bodini Laura Bodini 44 DIRETTIVO SNOP APRILE `99 IN CORSO DI RINNOVO LOMBARDIA Laura Bodini (presidente SNOP e direttore della rivista) UOTSLL - ASL n. 3 via Oslavia, I 20099 Sesto S.Giovanni (M1) Te!. 02.2625763 1 Fax 02.26223083 [email protected] Ettore Brunelii (segretario regionale) UOTSLL - ASL Brescia via Cantore, 20 25128 BRESCIA Tel. 030.3838665 Fax 030.3838540 [email protected] Enrico Cigada (tesoreria) Servizio n. I - ASL n. 3 via Oslavia, l 20099 Sesto S. Giovanni (MI) Tel. 02.26257625 Fax 02.26223083 [email protected] EMILIA ROMAGNA Luigi Salizzato (segretario regionale) Dipartimento Prevenzione via Brunelli, 552 47023 Cesena (FO) Tel. 0547.352183-170 Fax 0547.645060 p reve n z@ cess n. u n i bo. it VENETO Manuela Peruzzi (segretario regionale) SPISAL-USL n. 20 via Salvo D'Acquisto, 7 Palazzo della Sanità 37 134 VERONA Tel. 045.8075045 Fax 045.8075017 [email protected] Celestino Piz SPISAL-USL n. 6 via IV Novembre, 46 36100 VICENZA Tel. 0444.992213 Fax 044415 I 1127 dipartimento.prevenzione@ goldnet.it PIEMONTE VALLE D'AOSTA Andrea Dotti (vicepresidente SNOP) ASL n. 1 via Lombroso, 16 10125 TORINO Tel. 01 1.56633259 Fax 011.6690150 [email protected] LIGURIA Stefania Silvano (segretario regionale) ASL n. 5 via Sardegna, 45 19100 LA SPEZIA Tel. 0187.533737 Fax 0187.516771 Claudio Calabresi (ufficio di presidenza) UOPSAL n. I corso Gastaldi, 7 16138 GENOVA Tel. 010.3446647 Fax 010.3620638 [email protected] FRIULI VENEZIA GIULIA Marta Plazzotta (segretario regionale) PMIP Servizio Chimico Ambientale dell'ASS n4 "Medio Friuli" via Colugna, 42 33100 UDINE Tel. 0342.553175 diretto Tel. 0342.553 I66 segreteria Fax 0342.546776 t LAZIO Fabrizio Magrelli (segretario regionale) USL RMIB Dipartimento Prevenzione via E.Franceschini, 56/B 00155 ROMA Tel. 06.41601904 Fax 06.41601905 TOSCANA Alberto Baldasseroni (vicedirettore rivista) SPISLL - ASL n.10 viale Guidoni, 178/A 50125 FIRENZE Tel. 055.4224407 Fax 055.4224405 [email protected] CAMPANIA Giovanni Lanna (segretario regionale) Dipartimento Igiene e Medicina del Lavoro ASL Caserta 2 80100 CASERTA Tel. 081.500 I327 Domenico Taddeo (segretario CPE) UOISLL via Fancozzi, 2/A 52025 Valdera FI Tel. 0587.2736662 Fax 0587.2736660 [email protected] SICILIA Marco Crema (segretario regionale) Servizio Medicina del Lavoro Az. Osp. S.Antonio Abate Via Cosenza 9 1100 TRAPANI Tel. 0923.809364 Fax 0923.809647 [email protected] MARCHE Giuliano Tagliavento (segretario regionale) Az. USL n. 7 via 25 Aprile, 61 60022 Castelfidardo (AN) Tel. 071.7 i 30407 Fax 071.7130405 CALABRIA Bernardo Cirillo (segretario regionale) UOML via Discesa Poerio, 3 88100 CATANZARO Tel. 0961.747554 Fax 0961.747556 PUGLIA Antonio Nigri (segretario regionale) SPESAL ASL FG13 Piazza Pavoncelli, i I 71 100 FOGGIA Tel. 0881.732921 Fax 0881.732920 Fulvio Longo (vicepresidente SNOP) ASL BA/15 via La Penna, 39 70010 Casamassima (BA) Tel. 080.6530831 Fax 080.6761 17 [email protected] ALTRI RIFERIMENTI Stefan Faes Laboratorio Medico Provinciale via Amba Alagi, 5 39100 BOLZANO Tel. 0471.286530 Fax 0471.272631 Annamaria di Giammarco ASL n. 12 via della Stazione, I 65026 Scafa (PE) Tel. 085.8541276 Fax 085.8543 I23 Sergio Scorpio ASL n.01 via Conca Casale, 15 86079 Venafro (IS) Tel. 0865.900952 Fax 0865.903335 Ermanno Lisanti PMIP ASL 4 via Montescaglioso 75100 MATERA Tel. 0835.243594 Fax 0835.243653 Armando Mattioli via del Campanile, 12/A 06034 Foligno (PG) Tel. 0742.339580-339502 Fax 0742.340501