notizie n 4. 2008 anno XXVI BREVI dal Policlinico di Milano Periodico di informazione del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia donatori in diretta il nostro Centro fa scuola anche all’estero In caso di mancato recapito restituire al mittente che pagherà la relativa tassa spedizione in a.p. art: 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Milano trapianti news fondazione informa quando si riaccendono i microfoni alimentazione e benessere la comunità dei trapianti ospite a Venezia conoscere i vaccini dieta e diabete tempo libero mercatini (& Co.) di Natale Quest’anno presepe o albero? l’importante è il dono Anche quest’anno puoi scegliere fra presepe e albero ma ricordati che in molti aspettano da te un grande regalo: la tua donazione di sangue. Per scoprire come e quando donare www.donatorisangue.org Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue Gioco di squadra sommario i servizi A passi rapidi ci avviamo verso l’inverno mentre l’ombra sinistra delle malattie da raffreddamento s’allunga sul nostro servizio trasfusionale. Dopo una brillante estate, che ha visto un eccezionale afflusso di donatori, ci troviamo anche noi a fare i conti con l’aumento inquietante di raffreddori, tosse, forme influenzali che, oltre ai giorni di vera e propria malattia, richiedono spesso l’impiego di farmaci che per un certo tempo escludono dalla donazione. Anche noi, in tempi ormai lontani, abbiamo vissuto per anni l’angoscia di veder calare il numero delle donazioni mentre le richieste giungono sempre più puntuali e numerose in questo periodo dell’anno. Allora ti prende l’ansia di non riuscire a reintegrare le scorte e ti ritrovi a tempestare di telefonate la sala salasso per sapere quanti donatori sono stati prelevati, e la segreteria per vedere quanti ancora sono in attesa del prelievo. Mi ricordo in particolare il panico di quando ci preannunciavano un trapianto di fegato, magari di pazienti Rh negativi, e le nostre scorte erano troppo esigue per questo tipo di intervento, che allora richiedeva centinaia di unità di globuli rossi, plasma e piastrine. Fortunatamente oggi non è più così: il progresso della medicina e della tecnica chirurgica è stato di tale portata da ridurre drasticamente il fabbisogno trasfusionale in caso di trapianto. In compenso molti altri interventi sono oggi possibili e altre patologie vengono oggi trattate, con il risultato che il numero dei pazienti è in continuo aumento e le richieste di trasfusione pure. E nei momenti di difficoltà l’organizzazione del servizio trasfusionale deve adeguarsi con iniziative tempestive ed efficaci al fine di assicurare ad ogni malato il trattamento trasfusionale di cui ha bisogno. Ancora una volta il successo è legato all’impegno del personale e del gruppo di volontari ben inseriti nella struttura, che collaborano gomito a gomito con i dipendenti. Ma come? Sulla scia dell’esperienza passata, quando nei momenti di crisi sollecitavamo in particolare i dipendenti dell’Ospedale a donare nell’arco di poche ore, è sorto il gruppo dell’emergenza, costituito da donatori che danno la loro disponibilità a donare in un arco di tempo limitato (entro le 48 ore dalla chiamata del Centro). Cosimo Santoro ha raccontato di recente, sulle pagine di ‘Brevi’, dei progressi di questo formidabile gruppo. In quelle stesse pagine Gianfranco Contino e Giorgio Marmiroli in più occasioni ci hanno illustrato i loro sforzi per far crescere il numero dei capigruppo, personaggi chiave del Centro che si impegnano a promuovere la donazione presso colleghi, amici, conoscenti, studenti: la loro mobilitazione nel momento dell’urgenza è spesso risultata salvavita per alcuni pazienti. Per non parlare dei telefonisti che all’occorrenza aumentano la loro permanenza al Centro per chiamare alla donazione quante più persone possibili. È nei momenti di crisi che si apprezza l’importanza del lavoro di squadra. Una squadra dove ogni giocatore ha un compito ben preciso e tutti collaborano, ognuno al proprio posto, per vincere la partita. Una partita che non dà accesso a premi milionari, né a audience da capogiro, dove si vince un’unica coppa: la coppa della vita. Direttore scientifico donatori in diretta 4 Il nostro Centro fa scuola anche all’estero trapianti news 7 La comunità dei trapianti ospite a Venezia Un pioniere del secolo scorso fondazione informa 10 Quando si riaccendono i microfoni 13 Cultura e Scienza insieme a teatro congressi in diretta 21 News dalla AABB alimentazione e benessere 22 Dieta e diabete tempo libero 26 Mercatini (& Co.) di Natale le rubriche inserto vaccini 14 Conoscere i vaccini STAMINALI 18 Cellule staminali: così cresce anche il tumore 20 Un opuscolo per diffondere la donazione di sangue placentare caro ‘Brevi’ ti scrivo 29 Le vostre lettere parliamo di noi 30 Storie dal Centro trasfusionale In copertina Immagini di Natale. (foto dal sito Office Online) donatori in diretta Il nostro Centro fa scuola anche all’estero In questa sezione vogliamo parlarvi di due esperienze che hanno visto, in modo diverso, la partecipazione del nostro Centro ad iniziative estere. A parlarcene un nostro storico donatore, il dottor Roberto Fonda, impegnato in un progetto sanitario in Camerun e il dottor Giorgio Marmiroli atterrato a Mosca per esportare la cultura e l’esperienza della nostra Associazione Una speranza per i bambini del Camerun di Roberto Fonda Ho frequentato per diversi anni il Centro trasfusionale ed ho effettuato 49 donazioni prima che il combinato effetto dell’età e di un piccolo problema di salute mi costringesse a rinunciare. Mi sono rimasti però percezioni e ricordi molto belli e la convinzione di aver fatto qualcosa di utile, non solo per gli altri ma anche per me stesso. Per ragioni professionali ho prestato attività nel settore Amministrazione e Controllo di Gestione anche di strutture sanitarie e dopo essere andato in pen- sione ho continuato con ritmi un po’ più contenuti a ‘divertirmi’ (come dice mia moglie) in qualità di consulente. Ho destinato un po’ di tempo al volontariato ed ho accettato di buon grado la proposta che mi è stata fatta di coordinare altri volontari impegnati in un progetto per la costruzione di un Centro di Cardiochirurgia in Camerun. La qualifica di primus inter pares mi derivava dal fatto che mi ero interessato di problemi organizzativi nella ricostruzione del Dipartimento Cardiovascolare Sullo sfondo il nuovo Centro di Cardiochirurgia caratterizzato dai tetti verdi. In primo piano si può notare una parte dell’ospedale esistente (350 posti letto) che per la Regione costituisce una realtà sanitaria di assoluta essenzialità nell’offrire diagnosi e cure nelle specialità di base (ostetricia e ginecologia, medicina generale, malattie infettive, pediatria e chirurgia generale). di un grande ospedale lombardo. Da ‘vecchio’ donatore mi sono subito reso conto che il progetto in corso per la costruzione di quel Centro di Cardiochirurgia avrebbe richiesto grandi quantità di sangue per gli interventi a cuore aperto. Così ho chiesto al professor Sirchia se poteva aiutarci a for- mare una figura professionale idonea a potenziare la piccola unità già in funzione nell’ospedale esistente e presso cui il nuovo Centro di Cardiochirurgia sta Le anime del progetto Associazione Cuore Fratello onlus Associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo Cuore Fratello onlus è un’associazione di volontariato e cooperazione internazionale che abbraccia la causa del diritto alla salute dei più deboli, e si impegna per garantire concretamente tale diritto innanzitutto ai bambini, con particolare attenzione a quelli cardiopatici dei Paesi in via di sviluppo. Nel 2005, Cuore Fratello è stata insignita del prestigioso Premio per la Pace Lombardia, nella categoria del voto online. Nel mondo ci sono più di 5 milioni di bambini con cardiopatia congenita. Ogni anno ne nascono 800.000 e, di questi, 600.000 muoiono prima di poter essere operati. nel 1993 nasce a Milano, dall’ispirazione e dalla volontà di un gruppo di medici e volontari italiani, l’Associazione Bambini I nostri obiettivi: curare, ospitare, incontrare. Fra i nostri progetti una Cardiochirurgia in Camerun Cuore Fratello, in collaborazione con altri partner, sta realizzando a Shisong, in Camerun, un Centro di Cardiochirurgia dedicato prevalentemente ai bambini. In attesa che il Centro diventi operativo, i casi più urgenti vengono operati presso il Policlinico San Donato, dove si sta ultimando anche la formazione del personale camerunese, che garantirà lo svolgimento delle attività mediche e chirurgiche previste a Shisong. www.cuorefratello.org Cardiopatici nel Mondo - Associazione Internazionale per le Cardiopatie Infantili. L’attività dell’Associazione si svolge sia in Italia che all’estero, soprattutto in paesi in via di sviluppo che non ospitano strutture ospedaliere in grado di fornire le terapie necessarie alla cura delle cardiopatie infantili. L’opera dell’Associazione consiste nell’effettuare, nei vari centri stranieri, interventi cardiochirurgici su bambini affetti da patologie congenite complesse, nell'assistere i piccoli pazienti nel post-operatorio, nel fornire materiali tecnici indispensabili per questi interventi e nell’organizzare corsi di insegnamento nelle varie discipline. Offre in Italia borse di studio nelle varie specialità di cardiochirurgia ai medici stranieri www.bambinicardiopatici.it cosa prevede il progetto 2 sale operatorie. 10 postazioni di terapia intensiva. 1 quartiere emodinamico. Degenze bambini ed adulti per un totale di 42 posti letto, più 12 culle assistite. > 1 ambulatorio per i pazienti esterni. Il Centro, a pieno regime, sarà in grado di effettuare 500 interventi di cardiochirurgia > > > > all’anno, migliaia di esami coronarografici e centinaia di angioplastiche. nascendo, in modo da poterlo gestire secondo i più aggiornati protocolli. Il professore ha accolto la richiesta ed è così che è arrivato, al Marangoni, Thomas Likeki, il tecnico di laboratorio che lavora a Shisong, nel nord ovest del Camerun, nell’ospedale creato e gestito dalle Suore Terziarie Francescane dell’Ordine di Bressanone. Come è nato il progetto Nel 2002 due associazioni, Cuore Fratello onlus e Bambini Cardiopatici nel Mondo, racco- gliendo l’invito di un frate Cappuccino, Fra’ Angelo Pagano, anch’egli in missione a Shisong, hanno deciso di impegnarsi in un progetto molto ambizioso, con il coinvolgimento entusiasta delle Suore Francescane: la creazione di un Centro di Cardiochirurgia. Le due Associazioni conoscevano la situazione medico-sanitaria della Regione africana anche per i numerosi interventi già eseguiti nel Policlinico di San Donato Milanese in pazienti africani. Da quando è iniziato il progetto infatti, circa 110 bambini sono stati operati a San Donato, richieden- do un forte sforzo logistico e grande impegno di risorse; ciò in attesa che il Centro parta. Ma l’idea forte che stava alla base del progetto era che, invece di far venire i bambini malati di cuore in Italia, bisognava offrire in loco la possibilità di trattamento e cura, con medici, infermieri e tecnici locali. Il progetto ha previsto ed attuato un severo ed intenso programma di formazione al Policlinico di San Donato per cardiochirurghi, cardiologi, anestesi- La foto è stata fatta sugli altopiani che circondano Shisong, con amici e con i Frati che gestiscono la Scuola Agraria (quello con la barba è Fra’ Angelo); il quarto da sinistra è Alessandro Giamberti, Cardiochirurgo; chi scrive è al centro con la macchina fotografica. sti rianimatori, perfusionisti e ferristi. Il training sta per finire e l’équipe sarà presto pronta ad eseguire in piena autonomia gli interventi di cardiochirurgia e le procedure di emodinamica. I lavori, iniziati nel dicembre del 2004, sono oggi terminati a ‘civile’ e cinque padiglioni attendono solo i montaggi degli impianti elettrici, di condizionamento e dei gas medicali. L’ultimo momento sarà l’arrivo delle apparecchiature medicali. L’inizio dell’attività è previsto per giugno dell’anno prossimo. Ho avuto il privilegio di recarmi quattro volte in Camerun per seguire il progetto. Ogni volta ho potuto apprezzare la mitezza della gente e il forte senso di ospitalità, non disgiunto da un alto grado di dignità, considerando le difficili situazioni economiche in cui la popolazione vive. Le Suore Francescane ed i Frati Cappuccini svolgono un’encomiabile azione di assistenza e di presenza e sono molto benvoluti da tutti. I contrasti interreligiosi non appaiono in grado di scalfire la pacifica convivenza. A titolo di esempio: solo il 17% dei pazienti curati nell’ospedale esistente di Shisong sono cattolici; il resto, animisti, musulmani, ecc. Addestramento al Marangoni Il training di Thomas sta proseguendo con profitto. Per l’inquadramento delle problematiche inerenti la costruzione, e lo sviluppo di una Banca del Da sinistra Thomas Likeki, il dottor Marmiroli e le sue collaboratrici: Sabrina, Stefania e Stefania. Sangue, Thomas è stato affidato all’attenta valutazione del dottor Marconi, il tirocinio sul campo è seguito dal dottor Marmiroli. Ricordo che in Camerun, come in quasi tutti i Paesi africani, i donatori non raramente si fanno pagare e soprattutto non esistono idonei controlli che possano assicurare livelli di sicurezza accettabili. Il compito di Thomas sarà anche di coinvolgimento culturale dei suoi concittadini, oltre che quello di assicurare il rispetto di protocolli consolidati nella scelta del donatore, nella raccolta e conservazione del sangue prima del suo utilizzo. Il dottor Marconi ci ha aiutato nell’identificare la via attraverso la quale poter avere delle apparecchiature sanitarie dismesse non per ragioni di mancanza di sicurezza ma per obsolescenza tecnica. Tali apparecchiature potranno essere molto utili nell’attrezzare la Banca del Sangue di Shisong e ci auguriamo di poterne avere l’assegnazione. Al professor Sirchia, al dottor Marconi ed al dottor Marmiroli un grosso grazie per la disponibilità e per il travaso di conoscenze utile alla creazione di una Banca del Sangue sul modello di quella milanese. NOTIZIE BREVI 5 Il dottor Marmiroli visita la sala salasso del centro trasfusionale di Nihznij Novgorod insieme alle infermiere. Le buone pratiche della donazione di sangue arrivano in Russia La nostra Associazione è sempre stata attenta nello stabilire rapporti con altre Associazioni a livello internazionale (congressi biennali mondiali della Croce Rossa) così da diffondere le nostre iniziative e recepire metodi di successo di altre realtà. Nell’ambito di questo interscambio sono stati ospitati un paio d’anni fa alcuni funzionari di un’Associazione russa di Nihznij Novgorod che hanno lavorato con noi per alcune settimane per recepire il nostro metodo di lavoro nel reclutamento e mantenimento di nuovi donatori. Il problema maggiore della donazione di sangue in Russia è quello della preponderanza della donazione retribuita e familiare a discapito di quella volontaria e non retribuita. Per far fronte a questo problema e incrementare la donazione gratuita, di due membri dell’Associazione russa ci hanno affiancato nelle nostre attività quotidiane di promozione presso le università e le scuole e contemporaneamente hanno contribuito alla formulazione di un piano operativo di marketing annuale. Visto il successo concreto di reclutamento donatori riportato successivamente nella città di Nihznij Novgorod, siamo stati invitati ad un convegno nella città del Volga che riuniva associazioni tra le più importanti di tutta la Russia ed esperti del Ministero della Salute russo: più precisamente l’incontro si è svolto in un albergo sulle rive del fiume nel mezzo di una foresta molto suggestiva. La riunione ha permesso di mettere a fuoco gli aspetti organizzativi e operativi della nostra Associazione così da richiamare l’attenzione di altre Associazioni russe. Riceveremo infatti a breve la visita di una delegazione di Mosca per un training on the field sulla promozione. L’esperienza è stata molto proficua anche per noi, perchè abbiamo potuto apprezzare alcune tecniche web di coinvolgimento di giovani donatori che valuteremo e approfondiremo. L’ospitalità è stata molto calorosa, abbiamo avuto la possibilità di scambiare opinioni con i medici trasfusionisti e gustare fantastiche minestre a noi sconosciute. Personalmente non ho gustato la vodka... con stupore dei partecipanti! (g.m.) Natale 2008 Secondo avviso A norma dell’art. 12 dello Statuto Associativo sabato 13 dicembre ore 16.00 Aula Magna Università degli Studi di Milano via Festa del Perdono 7 Scattiamo ancora! Avete ancora tempo per partecipare al concorso fotografico dell’Associazione. il tema di questa edizione è ‘l’avventura’ Dopo la fortunata edizione dello scorso anno, la nostra Associazione ha deciso di riproporre la competizione. Scattate ancora! E raccontateci attraverso l’occhio della vostra macchina fotografica cosa è per voi l’avventura. Anche quest’anno le tre fotografie ritenute più belle saranno premiate in occasione della nostra festa di Natale. In segreteria donatori trovate regolamento e scheda di iscrizione. Tutto il materiale è disponibile anche sul sito dell’Associazione www.donatorisangue.org. Allora quello che rimane da fare è consegnare in segreteria o spedire all’Associazione le vostre fotografie in cartaceo e in formato digitale (jpg a 300 dpi) firmate. Avete tempo fino al 1° dicembre. Assemblea annuale dell’Associazione ‘Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue’ Ordine del giorno > Presentazione delle attività 2008 > > > > Modifiche di statuto Sostituzione di un membro del Consiglio Direttivo Premiazione donatori e collaboratori Premiazione concorso fotografico MODIFICHE DI STATUTO Modifiche statutarie per il conseguimento della qualifica di onlus. Il nuovo statuto è a disposizione sul sito dell’Associazione www.donatorisangue.org nella sezione ‘Chi Siamo’ trapianti news La comunità dei trapianti ospite a Venezia di Francesca Poli Nei giorni 20 e 21 ottobre 2008 si è svolta la Riunione TecnicoScientifica del Nord Italia Transplant (NITp) che ha visto riuniti i rappre- sentanti dei Centri che afferiscono a questa organizzazione, il presidente dell’AIRT (Associazione Interregionale Trapianti), e il direttore del Centro Nazionale Trapianti (CNT). Al convegno organizzato dalla Regione Veneto, con la collaborazione del Centro Regionale e di Eidon sotto la supervisione di Giampietro Rupolo, coordinatore regionale ai prelievi e direttore della programmazione dell’assessorato alla sanità del Veneto, hanno anche partecipato i funzionari regionali Eugenio Gabardi, Luisella Giglio, Paolo Perseghin, Franco Stazio, e oltre 400 operatori sanitari. I lavori sono stati aperti dal presidente del NITp Cristiano Martini e da Gianpietro Rupolo. Come nelle migliori tradizioni, la riunione ha costituito un importante momento di confronto sulle diverse problematiche legate al trapianto di organi, oltre a rinsaldare i rapporti di collaborazione tra gli operatori del NITp. È stata anche l’occasione per ribadire l’adesione delle Regioni al Patto Federativo del NITp, la cui presidenza spetta quest’anno al Veneto. L’incontro si è svolto nell’Auditorium del Padiglione intitolato a Giovanni Rama, pioniere del trapianto di cornea in Italia, sede della Banca degli Occhi del Veneto, nel nuovo Ospedale dell’Angelo di Zelarino (Venezia) inaugurati pochi mesi or sono. Ecco qualche dato ripreso dalla presentazione di Mario Scalamogna, direttore del Centro di Riferimento del NITp. Dal 1976 al 30 settembre 2008, sono stati effettuati nel NITp, 12.817 trapianti di rene; 555 di rene-pancreas; 3.982 di cuore; 700 di polmoni e 5.486 di fegato, mentre 3.783 sono le persone ancora in lista d’attesa (2.520 di rene, 136 di rene-pancreas, 470 di fegato, 492 di cuore, e 165 di polmoni). Mario Scalamogna ha anche sottolineato l’ottima sopravvivenza degli organi e dei pazienti trapiantati che, a quattro anni, è pari all’89% per il trapianto di rene, 83% per il cuore, 76% per il fegato e, di poco inferiore, 53% per il polmone. L’attività di prelievo e di trapianto di tessuti con quasi 3.000 donatori e 3.263 pazienti trapiantati nei primi sei mesi del 2008 è molto consistente. Su questi numeri spicca il primato veneto nei tessuti donati e trapiantati. Alessandro Nanni Costa, direttore del CNT, ha sottolineato il fatto che in Italia vengono trapiantati circa 3.000 organi solidi e circa 12-13.000 tessuti all’anno, vengono eseguiti circa 5.000 trapianti di cellule (staminali autologhe, da famigliare, da donatore volontario, isole del pancreas per pazienti diabetici). In Europa, l’Italia è il Paese che compie più trapianti di cornea. Un’altra caratteristica tutta italiana è che i cittadini possono vedere i risultati dei trapianti nei diversi centri. Nanni Costa ha anche annunciato che in novembre, organizzato dal Vaticano e dal CNT, si terrà a Roma l’evento ‘Gift for Life’ cui parteciperà anche Papa Benedetto XVI. Di particolare interesse e attualità è stata la relazione di Paolo Grossi, professore di infettivologia dell’Università dell’Insubria e second opinion nazionale, che ha trattato delle problematiche relative ai rischi infettivologici. Molte sono le nuove patologie infettive ma molte sono le misure e i mezzi che devono essere adottati per ridurre il più possibile tali rischi. Coinvolgente è stata anche la sessione riguardante il trapianto da vivente. In tale sessione, animata da Maurizio Ragagni, i partecipanti dovevano esprimere la loro opinione su diversi temi legati alla donazione da vivente attraverso il televoto. Nella tavola rotonda ‘Network e Governance’ sono intervenuti Diego Ponzin direttore generale della Banca degli Occhi, Gianpaolo Braga vice presidente del CORIT (consorzio per la ricerca sul trapianto di organi e tessuti, cellule e medicina rigenerativa) e Un importante riconoscimento Nella riunione era prevista anche una sessione poster nella quale sono stati presentati 42 poster prodotti dai diversi centri del NITp. Motivo di grande soddisfazione è stata l'assegnazione del primo premio al poster prodotto dal laboratorio di sierologia della nostra Fondazione intitolato: “Rilevanza Clinica degli anticorpi anti HLA evidenziati con Luminex nel Trapianto di rene da cadavere”. Questo riconoscimento giunge a coronamento di un'intensa attività di servizio svolta dal nostro laboratorio e tesa ad identificare i fattori che concorrono al successo del trapianto di organi. Il ruolo clinico degli anticorpi anti-HLA costituisce un argomento sempre attuale soprattutto alla luce delle tecnologie recentemente sviluppate e che hanno una maggiore sensibilità rispetto alle tecniche tradizionali. Sul reale valore da attribuire agli anticorpi evidenziati con i nuovi metodi, il dibattito è ancora aperto. Se da una parte tali metodi potrebbero fornire informazioni clinicamente importanti, dall'altra c'è il timore che tecniche troppo sensibili potrebbero escludere dal trapianto molti pazienti solo sulla base di un atteggiamento eccessivamente prudente. Ubaldo Montaguti, direttore generale del Policlinico Umberto I di Roma, che hanno sottolineato come la rete trapiantologica per il forte coinvolgimento degli operatori sia un modello anche in altri settori. Durante l’incontro sono state discusse anche le luci e le ombre delle nuove frontiere del trapianto. Tra queste, il nuovo programma che consente di utilizzare reni, fegato e polmoni da donatori deceduti per arresto cardiaco. Già tre sono i trapianti di rene eseguiti recentemente al Policlinico San Matteo di Pavia, attività che viene seguita con grande interesse. Il resoconto dei gruppi di lavoro è stato al centro dei dibattiti di queste giornate; proprio dai gruppi di lavoro, il NITp ha tratto e trae la sua forza e valore scientifico. Non a caso, il NITp è ai primi posti nel mondo per la qualità dei risultati ottenuti. A fronte di tanti risultati positivi, è stata sottolineata la necessità di incrementare l’attività di reperimento donatori con la consapevolezza che le regioni dovranno continuare ad investire nella formazione degli operatori e nell’informazione dei cittadini. In occasione della cena di gala poi, sono stati premiati quali benemeriti del trapianto Gianpiero Giron che per tanti anni ha diretto l’Istituto di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Padova, Umberto Merlin, oculista di Rovigo che ha effettuato numerosissimi di trapianti di cornea, Anna Negri infermiera di coordinamento della sala operatoria del San Matteo di Pavia e Duilio Testasecca da più di 20 anni in prima linea nel reperimento e coordinatore regionale dei trapianti delle Marche. La premiazione si è svolta nella splendida cornice della Scuola Grande di San Rocco fondata nel 1478 e subito riconosciuta dal Consiglio dei Dieci della Serenissima. Questa scuola, uno degli edifici più insigni di Venezia, è arricchita al suo interno dalle illustrazioni pittoriche del Tintoretto. Un vero gioiello rimasto indenne durante le spogliazioni effettuate da Napoleone Bonaparte. In conclusione, con le parole del Presidente del NITp, Cristiano Martini, ‘la Riunione Tecnico Scientifica è stata un’importante occasione per testimoniare la riconoscenza e confermare l’impegno della comunità dei trapianti nella quale sono quotidianamente impegnati medici, personale infermieristico oltre alle associazioni di volontariato, le istituzioni e tutte le famiglie di donatori che con la loro generosità hanno restituito la speranza e la possibilità di cura ai pazienti in attesa di trapianto’. È questa l’occasione per ringraziare Gianpietro Rupolo e tutta la Regione Veneto per la splendida ospitalità e per l’organizzazione della riunione che ha riscosso molto successo in termini di partecipazione e ha fornito molti spunti di miglioramento e sviluppo a tutta la comunità del NITp. L’appuntamento per il 2009 sarà in Regione Lombardia. Quando un rene nuovo cambia la vita Vi riportiamo la toccante testimonianza di Mariella Scagliusi: la prima canturina ad aver subito un trapianto di rene nel 1982 “Sono 26 anni che vivo con un rene trapiantato: ma la gente è insensibile, sul tema della donazione di organi c’è ancora molta disinformazione”. Inizia così il racconto e l’appello lanciato da Mariella Scagliusi. Cantù, lei l’aveva lasciata tanto tempo fa, e per vent’anni ha vissuto a Roma. L’aveva lasciata salutata dall’abbraccio della gente, che s’era presa a cuore la storia di quella bella giovinetta, tanto sorridente e vitale quanto piegata dal dolore. E oggi ritrova la sua città un po’ chiusa e poco incline alla cultura della donazione degli organi. Cultura che a lei ha regalato una nuova venuta al mondo. “È vero, è come se fossi nata una seconda volta. Sono nata a 18 anni”. Era il 18 aprile del 1982. Quattro ore e mezza di operazione al Policlinico di Milano, per impiantarle il rene donato dalla famiglia di una giovane deceduta in un incidente stradale. Un gesto di immensa generosità, ancora più grande, riflette a voce alta, perché compiuto quando di donazione degli organi si sapeva poco o nulla. “Avevo cominciato la dialisi a 13 anni - racconta Mariella - e soffrivo moltissimo. Ricordo ancora i pomeriggi in cui uscivo da scuola e andavo all’ospedale, a Como. Erano più i giorni persi che quelli in cui davvero mi presentavo in classe. Così finivo col pensare di non avere futuro”. “Ma la forza di combattere - ride - non mi è mai mancata, e forse certe prove vengono davvero date in sorte a chi è in grado di affrontarle”. L'operazione, la rinascita, il trasferimento a Roma. I viaggi, lo studio, le passioni. Persino qualche lancio col paracadute. Il ritorno a Cantù. Sono passati 26 anni, ora è segretario generale dell’associazione ANED - che si occupa delle problematiche riguardanti trapianti e nefropatie - membro della consulta tecnica nazionale sui trapianti, e infaticabile divulgatrice di questi temi presso le scuole. “Vorrei che la gente capisse - continua - che ognuno di noi ha la possibilità di decidere cosa fare del proprio corpo. Sul tema dei trapianti e della donazione di organi c’è disinformazione, e questa crea paura. Paura che pagano quei malati che forse non avranno una seconda opportunità. Come quella che ho avuto io”. (e.b.) 8 NOTIZIE BREVI Un pioniere del secolo scorso di Girolamo Sirchia Ho già avuto l’onore di ricordare il professor Piero Confortini in diverse occasioni e oggi sono felice di poterlo ricordare in queste pagine. Piero Confortini appartiene a quella categoria di uomini che hanno la fortuna di essere rimpianti: innanzitutto dagli ammalati, che ancora ricordano la sua disponibilità, la sua pazienza, la sua dolcezza, la partecipazione al loro dolore e alle loro paure. Lo ricordano i collaboratori, come punto di riferimento a volte anche duro, ma sempre giusto e soprattutto sempre teso a qualificarli e a valorizzarli. Lo ricorda la sanità pubblica italiana, che a questi uomini, al loro cocciuto impegno contro ogni difficoltà, alla loro capacità professionale e al loro entusiasmo deve il credito che ha acquistato. Mille critiche di mille persone grigie non sono sufficienti a sbiadire immagini come quella di Confortini, del suo credo nei veri valori della medicina e dell’umana solidarietà. Lo ricordano gli amici, tra i quali mi annovero; una mutua stima e fiducia, ci legò fin dai primi anni ‘70, quando il trapianto di rene era una pratica ancora sperimentale, ma già si intravedeva il suo sviluppo clinico e quindi la necessità di organizzarlo. Discutendo di quale assetto dargli per renderlo una pratica equa e trasparente, Confortini, Malan ed io pensammo di dar vita ad un’iniziativa di collaborazione che riunisse tutti coloro che credevano nel prelievo e nel trapianto d’organi; così nacque nel 1976 il Nord Italia Transplant (NITp). Da semplice associazione di persone, questa si istituzionalizzò ben presto attraverso atti convenzionali tra le varie Regioni: alla Lombardia, che aveva costituito nel 1973 con propria legge il Centro Regionale di Tipizzazione Tissutale, si unì dapprima il Veneto (1976), quindi la Provincia Autonoma di Trento (1978), il Friuli-Venezia Giulia (1979), la Liguria (1985) ed infine le Marche (1989). Commemorare Piero Confortini ha molti significati. Per me, innanzitutto, quello di ricordare un caro amico con il quale ho condiviso ore ed ore. Ore spese a studiare come sviluppare il trapianto di rene, che ci diedero nel 1976 l’idea di fondare con Malan il NITp. Confortini era entusiasta e si prodigava in incontri di ogni genere per potenziare il programma. Confortini era infatti un tenace sostenitore del trapianto, di cui era stato pioniere; questo è il secondo motivo per cui dobbiamo ricordarlo. Fin dal 1950 egli aveva studiato e organizzato la dialisi, e nel 1968, terzo in Italia, eseguì il suo primo trapianto di rene. In questi lunghi anni la sua vita di lavoro non fu facile: trasferitosi da Padova a Verona, vi organizzò la dialisi ed il reparto chirurgico e vi fece crescere il trapianto in Italia. Il regolamento della legge 644 del 2 dicembre 1975 colse di sorpresa anche Confortini e fu una doccia gelata; quando già si intravedeva il decollo del trapianto di rene, la brusca frenata determinata da nuove procedure burocratiche sembrò inaccettabile. E allora Confortini si buttò nuovamente nella battaglia per modificare la legge sui trapianti; decine di riunioni a Roma, a Verona, a Milano. Questa titanica lotta contro l’inefficienza è un altro motivo per cui Confortini deve essere ricordato. Ognuno di noi che crede nella sanità pubblica, che ha dedicato la vita al suo ospedale, non accetta l’inefficienza e l’indifferenza. Il continuare ad essere coerente con i propri principi comporta allora uno sforzo indicibile e si finisce con il divenire anche il bersaglio di quanti non hanno interesse al buon funzionamento delle cose. Ciò a volte comporta rischi anche personali. Confortini ha subito anche questo tipo di aggressione, quando fu preso, imbavagliato e minacciato di morte dai terroristi. Il 7 dicembre 1981, ultima volta in cui lo vidi, mi confessò che il trauma subito in quel momento era indimenticabile; due settimane dopo veniva colto da morte improvvisa. La consecuzione degli eventi fa dunque di Confortini un’altra vittima della follia di quei giorni, che ha cercato di dissestare il sistema colpendone i punti nodali, gli uomini che lo sostenevano con la loro intelligenza, onestà e tenacia. Una quarta ragione per menzionare Confortini è quindi l’insegnamento che egli ci ha lasciato: lavorare onestamente e tenacemente per migliorare le cose. I programmi di trapianto, innanzitutto, ma anche il sistema sanitario in genere. È tempo che i medici più preparati facciano sentire la loro voce, si interessino dei problemi dell’assistenza sanitaria del Paese, escano dal piccolo mondo dei loro immediati interessi per contribuire al bene comune. Confortini si è battuto per questo, a costo di riuscire sgradito ai potenti; un insegnamento da meditare per tutti coloro che occupano posizioni chiave nell’ambito della società, specie quella medica. E da ultimo Confortini va qui ricordato per le sue doti umane: nulla attesta le sue doti più del rimpianto che ha lasciato tra i suoi malati. NOTIZIE BREVI 9 Enrico Fagnani fondazione informa Quando si riaccendono i microfoni Grazie all’orecchio bionico sconfitta la sordità grave e profonda. Attivo da 15 anni il Centro Impianti Cocleari della nostra Fondazione audiologo Specialista in Otorinolaringoiatria e in Audiologia, lavora presso la UOC di Audiologia diretta dal professor Antonio Cesarani. Il dottor Fagnani si è interessato in particolare alle metodiche di audiometria obiettiva nei bambini, alla terapia audioprotesico-riabilitativa della sordità all’otoneurologia. Curatore della biblioteca d’Istituto e realizzatore della mediateca. Si occupa di impianto Cocleare. È professore a contratto dell’Università degli Studi di Milano. Coltiva numerosi interessi scientifici fra i quali quello delle telecomunicazioni wireless applicate alle attività sportive, sviluppando competenze che lo hanno portato a collaborare con Gazzetta dello Sport, RAI e Mediaset. L’impianto Cocleare, entrato ormai nella conoscenza divulgativa anche con il nome di orecchio bionico, è definibile a ragione uno dei più importanti traguardi che la medicina ha conseguito negli ultimi vent’anni grazie allo sviluppo applicativo delle tecnologie biomediche. Per quanto di questo argomento medico scientifico si siano occupati molti mezzi d’informazione, talora se n’è parlato a sproposito e, in generale, non è passato il messaggio su quale importanza rivesta una tecnologia in grado di abbattere il muro della sordità. In effetti, il vero problema è la sottovalutazione che generalmente si è portati a dare del problema sordità nelle sue conseguenze famigliari e sociorelazionali. Oggi si parla facilmente di ‘orecchio bionico’ senza in realtà sapere esattamente di cosa si tratti e senza fermarsi un momen- to a considerare quale percorso di ricerca e sviluppo abbia condotto i cultori della materia a raggiungere gli attuali strepitosi risultati. Si tratta di un dispositivo bioelettronico impiantabile chirurgicamente, in grado di stimolare elet10 NOTIZIE BREVI Sistema sensoriale uditivo afferente: unità funzionale della chiocciola dove si notano le cellule microfoniche cigliate collegate al nervo acustico e alle vie uditive fino alla corteccia cerebrale. tricamente le fibre residue del nervo acustico. Per funzionare richiede un processore audio esterno che si connette via radio con la parte interna. L’orecchio bionico è indicato nel trattamento della sordità neurosensoriale bilaterale profonda o grave-profonda. Questo tipo di sordità colpisce le strutture nervose della coclea o chiocciola, le cellule cigliate, che sono i microfoni del nostro sistema uditivo. La chiocciola fa parte del labirinto (è esattamente la porzione anteriore del labirinto) e si occupa di processare i suoni; nella porzione posteriore sono invece contenuti i sensori dell’equilibrio. La chiocciola lavora con circa 15.000 cellule microfoniche (o cellule appunto cigliate) e grazie al loro lavoro coordinato riesce a creare una rappresentazione elettrico-matematica dei segnali acustici, comprensibile alle strutture cerebrali centrali delle vie uditive. Nel caso della sordità o ipoacusia neurosensoriale di natura coclea paziente mediante l’atto chirurgico, che provvede a depolarizzare le fibre residue del nervo acustico. È questo lo stesso compito che la chiocciola umana realizza mediante 3.500 microfoni principali (le cellule cigliate interne) assistiti da circa 12.000 amplificatori picomeccanici (le cellule cigliate esterne); la non trascurabile differenza è che tutto ciò, nell’impianto cocleare, viene effettuato con 1 microfono e 22 punti di stimolazione costituiti dagli elettrodi intracocleari. L’impianto cocleare riesce a produrre risultati così straordinari sul piano della comprensione e della comunicazione grazie all’in- Con il fondo rosso: processore vocale esterno di tipo retroauricolare con antenna trasmittente. Con il fondo azzurro: ricevitore stimolatore interno, si notano oltre al corpo principale contenente l’elettronica gli elettrodi di stimolazione ancora inseriti in un tubetto protettivo e l’antenna ricevente circolare. re, queste cellule sono in gran parte lesionate e la persona presenta un calo della sensibilità uditiva ma soprattutto della capacità di analizzare messaggi complessi. Quando la sordità neurosensoriale è di grado lieve, medio o medio grave (parliamo di sordità che, secondo le classificazioni internazionali, arrivano fino agli 80 deciBel nel campo frequenziale della voce umana), l’apparecchio acustico digitale costituisce oggi la terapia più adeguata, in grado di correggere il deficit con ottimi risultati. Quando la sordità è grave-profonda o profonda, quindi oltre gli 80 deciBel, sempre naturalmente in entrambi gli orecchi, allora la terapia più indicata, allo stato attuale, è costituita dall’impianto o protesi cocleare. Esso è realizzato con una componente interna, la quale viene impiantata, mediante un inter- vento chirurgico, nell’orecchio interno del paziente, esattamente nella chiocciola lesionata, a contatto quindi con le fibre residue del nervo acustico; la parte esterna può essere indossata dietro il padiglione auricolare. Queste due componenti non sono in contatto fisico tra loro, ma dialogano attivamente grazie ad una tecnologia senza fili (wireless) che utilizza le onde radio. La parte esterna, che assomiglia ad una normale protesi acustica retroauricolare di tipo tradizionale, è in realtà un processore digitale di suoni, dotato di un microfono e di complessi circuiti elettronici, il quale, come la chiocciola, produce una rappresentazione elettrico-matematica dello spettro acustico codificandola in segnali elettrici impulsivi. Questi segnali sono trasmessi via radio al ricevitore stimolatore interno, quello impiantato nel credibile capacità di elaborazione e integrazione delle informazioni di cui è dotato il cervello umano, una capacità che viene notevolmente implementata dalla neurostimolazione sensoriale elettrica prodotta dall’orecchio bionico, come è stato di recente dimostrato mediante studi di neuroimaging funzionale. Ma quali sono i pazienti che pos sono trarre giovamento dall’impianto cocleare? Certamente i pazienti ideali sono i bambini che nascono affetti da sordità grave-profonda, i quali grazie alle moderne tecniche di screening e diagnosi precoce vengono identificati già alla nascita o nei primissimi mesi di vita. L’incidenza della sordità neurosensoriale grave profonda è di circa 1,5 casi ogni mille nati, ciò significa che in Italia nascono ogni anno oltre 500 bambini affetti da sordità con caratteristiche tali da poter essere curati con l’orecchio bionico. Questo dato è tendenzialmente in aumento a causa della più frequente prematurità alla quale si associa non di rado il danno uditivo. L’intervento può essere ragionevolmente effettuato attorno NOTIZIE BREVI 11 all’anno di età e, grazie all’incredibile neuroplasticità che caratterizza il cervello umano nei primi anni di vita, i risultati sono straordinari. Vi è da dire che purtroppo alcuni bimbi non nascono soltanto sordi ma affetti anche da patologie concomitanti, inseribili a volte in un quadro sindromico o in profili di carattere neuropsichiatrico. L’impianto cocleare si è dimostrato, anche in alcuni di questi casi, sempre opportunamente selezionati, un valido riattivatore non solo del sistema uditivo ma anche dei circuiti neuronali correlati. L’intervento di impianto cocleare è efficacissimo anche nelle persone che diventano sorde profonde bilateralmente nel corso delle varie fasi della vita a causa di traumi, malattie infettive, tossiche, metaboliche o degenerative. Presso la Fondazione Policlinico Mangiagalli e Regina Elena, in seno all’Unità Operativa Complessa di Audiologia, diretta dal professor Antonio Cesarani, è attivo da anni un centro di implantologia cocleare nato dalla lunga esperienza audiologica dell’Istituto di Audiologia fondato nel 1973 dal professor Massimo Del Bo. Le figure di riferimento per l’aspetto chirurgico sono il dottor Arturo Zaghis, otochirurgo di spessore internazionale ed il dottor Umberto Ambrosetti che vanta anch’egli una trentennale esperienza nel campo della microchirurgia dell’orecchio, chi scrive si occupa preferibilmente delle problematiche neurofisiologiche di selezione del paziente e di programmazione dello speech processor, dove si vive quotidianamente l’attualissima tematica delle protesi sensoriali impiantabili, circuiti elettronici inorganici che devono entrare in sintonia con processori organici biologici. 12 NOTIZIE BREVI Non vanno dimenticate naturalmente le preziose figure del tecnico audiometrista e del logopedista, assolutamente indispensabili in un gruppo che si occupa di implantologia cocleare. Premessa fondamentale, come si è detto, è la diagnosi audiologica precoce, vale a dire la possibilità che oggi abbiamo di identificare già alla nascita i deficit uditivi neurosensoriali, precisandone poi compiutamente la diagnosi entro i 4/5 mesi di vita. I pazienti affetti da sordità profonde e gravi-profonde iniziano a questo punto un training di stimolazione uditiva con le protesi acustiche e di osservazione da parte della logopedista: questo serve per confermare l’indicazione all’intervento di impianto cocleare. Prima di effettuare l’intervento è necessario sottoporre il paziente ad indagini neurofisiologiche, i potenziali evocati uditivi, e, per le immagini, la tomografia computerizzata delle rocche petrose e la risonanza magnetica del labirinto membranoso e delle vie uditive. Questi test servono per verificare la possibilità di inserire gli elettrodi stimolatori nella rampa timpanica o vestibolare del canale cocleare e l’integrità delle strutture labirintiche e nervose. Effettuata la selezione del paziente e realizzato il posizionamento della parte impiantabile, dopo circa un mese dall’atto chirurgico, si attiva l’impianto tramite la programmazione del processore vocale. La fase di accensione è sempre emozionante e commovente sia per i genitori del bambino che per noi operatori. Per il paziente è l’ingresso nel mondo dei suoni, la possibilità di imparare il linguaggio verbale, di comunicare, apprendere e svilupparsi dal punto di vista psicomotorio. È l’inizio di un percorso abilitativo che, attraverso una serie di programmazioni successi- ve (i cosiddetti mappaggi), effettuate da personale particolarmente esperto della materia, porteranno il paziente a recepire l'intero spettro acustico udibile dall’orecchio umano. I risultati ottenibili con l'impianto cocleare sono sorprendenti, i bambini che presentano una sordità pura, quindi non associata ad altre problematiche, conseguono velocemente risultati importanti quasi paragonabili a quelli di un coetaneo normoudente. In questo caso il percorso di riabilitazione è molto più breve rispetto ai bambini sordi che, nelle stesse condizioni, utilizzavano anni or sono le protesi acustiche convenzionali. La richiesta di interventi di impianto cocleare è notevolmente aumentata nel tempo. Con il per- sonale e le strutture a disposizione, il nostro centro arriva ad effettuare circa 25 interventi l’anno, numero insufficiente a soddi- sfare le richieste con la conseguenza inevitabile che la lista di pazienti in attesa dell’intervento è in continuo aumento. Naturalmente i piccoli pazienti hanno un percorso preferenziale che li porta all’intervento in tempi ragionevoli, ma questo inevita- bilmente si riflette sui pazienti adulti che devono attendere maggiormente o rivolgersi ad altri centri che nel frattempo sono nati in Lombardia ed in altre regioni italiane. Gli ottimi risultati conseguiti ci incoraggiano comunque a proseguire il lavoro di ricerca e applicazione clinica in questo straordinario e attualissimo settore delle biotecnologie elettroniche applicate alle neuroscienze, fiduciosi nel sostegno dell’Ente al quale siamo orgogliosi di appartenere, nella speranza di poter assistere sempre meglio le persone che, ogni giorno più numerose, si rivolgono al nostro Centro. fondazione informa Cultura e Scienza insieme a teatro A breve l’avvio del nuovo progetto della Fondazione Policlinico, dell’Università degli Studi di Milano e della Fondazione Accademia di Comunicazione. Abbiamo chiesto di parlarcene ad Eloisa Consales coordinatrice del progetto Come è nata l’idea di uno spettacolo teatrale a sfondo scientifico? L’idea potremmo definirla come la naturale evoluzione di un percorso intrapreso da anni e che ha visto, al principio, la ideazione da parte della dottoressa Anna Parravicini di incontri aperti alla cittadinanza, ‘La salute parliamone insieme’, che avevano l’obiettivo di avvicinare i Milanesi alla medicina e al loro Ospedale. Visto il successo dell’iniziativa, negli anni seguenti abbiamo proseguito il dibattito con una nuova tipologia di incontri, più approfonditi e interdisciplinari: ‘Ricerca e cura’ e, infine, nell’ultima edizione abbiamo pensato di mettere in scena casi clinici reali e poi, sulla base delle storie raccontate, sviluppare la discussione medico-scientifica; Così gli incontri sono diventati ‘Ricerca e Cura: Casi Clinici in scena’. La riflessione di partenza che ha accompagnato il nostro lavoro in tutti questi anni è quella che oggi più che mai la medicina, intesa come pratica scientifica al servizio della persona, ma anche la ricerca, la tecnologia, le scienze umane, necessitano di un dialogo continuo e integrato nella e con la società, un dialogo e uno scambio il cui obiettivo è quello di costruire una cultura della salute nel cittadino e di una maggiore umanizzazione della medicina. Questo vuol dire che la medicina e la scienza, aldilà della comunicazione del dato scientifico, devono contribuire attraverso il dibattito e l’educazione a promuovere, nella prassi quotidiana la ‘buona vita’ del cittadino. Accade invece che il mondo della scienza medica sia, molto spesso, relegato in una torre d’avorio inaccessibile alla conoscenza dei più e facile oggetto di informazioni distorte, a volte inutilmente enfatiche e generatrici di forti aspettative e speranze che non hanno un riscontro effettivo nella realtà. Da qui la necessità di trovare nuove forme di comunicazione, nuovi linguaggi e nuovi codici per parlare al cittadino e con il cittadino. In questa ricerca il teatro e la drammatizzazione ancora una volta ci sono venuti incontro e così è nata l’idea di uno spettacolo teatrale sui temi della medicina. Questa volta sarà un vero teatro, il Litta, ad ospitare la messa in scena. Non è la prima volta che, in medicina, si chiama in causa la comunicazione. Perché è così importante? È vero, riteniamo che la comunicazione sia molto importante anche in questo campo. Essa è trasversale e può essere veramente d’aiuto sia nella relazione di cura fra medico e paziente che in tutti i processi informativi ed educativi. Ma attenzione: la comunicazione non deve essere intesa come mera tecnica ma deve farsi portatrice di un cambiamento nella percezione del rapporto salute-malattia, dei compor- tamenti utili al perseguimento e al mantenimento della salute e della correttezza del sapere scientifico da veicolare. La comunicazione apre dunque il campo del senso mentre appartiene alla pratica scientifica il compito di aiutare ad accertare i fatti e la successione causale. La comunicazione può divenire così un forte contributo per sviluppare, nella riflessione scientifica, il con- cetto di totalità della persona, dove il racconto, l’ascolto, l’immagine e il messaggio diventano gli strumenti privilegiati nel rapporto fra scienza ed individuo, sia che si trovi nella condizione di paziente, sia che si ponga come cittadino fruitore dell’informazione e di un servizio e partecipe dei processi di costruzione della propria salute. Come di sviluppa il progetto? Il progetto durerà un anno. L’idea è quella di riunire in un seminario, tenuto da docenti esperti in varie discipline (dalla bioetica alle specialità mediche, dalla filosofia alla comunicazione), un gruppo di studenti provenienti dalla facoltà di lettere, di medicina e dai corsi in copywriting della Fondazione Accademia di Comunicazione. Gli studenti lavoreranno in gruppo su casi clinici reali con l’obiettivo di costruire un canovaccio di sceneggiatura che poi sarà rivista e ‘finalizzata’ da sceneggiatori professionisti del teatro Litta. Infine sotto la regia del direttore artistico del Litta, con la partecipazione di attori professionisti e il contributo degli studenti che hanno partecipato al seminario, lo spettacolo sarà messo in scena secondo il calendario di programmazione del Litta. Tutti i Milanesi potranno venire a vederlo. La particolarità sta nel fatto che sarà anche uno spettacolo interattivo dove è prevista la partecipazione di medici specialisti e l’interazione del pubblico. Seguiremo allora le varie tappe di questa nuova sperimentazione nell’attesa di goderci lo spettacolo! intervista di Maria Laurora NOTIZIE BREVI 13 conoscere i vaccini di Susanna Esposito pediatra Specialista in Pediatria e in malattie infettive. Professore Associato di Pediatria generale e specialistica MED/38 presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano. Vice-direttore dell'Unità Operativa Complessa Pediatria 1 della Fondazione IRCCS ‘Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena’. In questo numero la prima parte di un interessante e approfondito inserto su un tema di grande attualità: i vaccini. Un modo non solo per acquisire competenze, ma anche per orientarsi nelle scelte da fare. La professoressa Susanna Esposito, vice direttore Unita Operativa Complessa Pediatria 1 della nostra Fondazione e curatrice della sezione mamma e bambino della nostra rivista, ci chiarisce inoltre molti dei quesiti e delle richieste che i genitori si pongono quando devono vaccinare i propri piccoli. Nel prossimo numero la seconda parte dell’inserto Perché un documento sulle vaccinazioni? La necessità di fornire informazioni semplici sulle vaccinazioni e favorirne la diffusione è stato il motivo più importante che mi ha spinto a preparare questo testo. In altri Paesi come gli Stati Uniti sono, infatti, disponibili numerosi documenti rivolti ai cittadini che contengono informazioni sulle vaccinazioni, mentre in Italia di vaccinazioni si parla ancora troppo poco, con il risultato che una scarsa e cattiva informazione favorisce gli equivoci. Talvolta, i mezzi di comunicazione di massa mettono l’accento sui possibili eventi sfavorevoli che possono seguire la vaccinazione, con conseguente preoccupazione dei genitori. Ma il timore è giustificato solo dalla mancanza di conoscenza. Conoscere i processi elementari che sono alla base del funzionamento di un vaccino, i benefici che esso conferisce, ed i rischi che può comportare, permette ai genitori di scegliere consapevolmente. Siamo ancora poco abituati a questo approccio per le vaccinazioni, ma sappiamo bene che in tutte le cure mediche il ruolo del paziente nella 14 NOTIZIE BREVI “ Dottore, noi preferiremmo non vaccinare Tommaso. In fondo le malattie dalle quali dovremmo proteggerlo sono quasi scomparse! Pediatra: certo, molte malattie sono sotto controllo… ma si è chiesto perché? Se non continuassimo a vaccinare, ne vedremmo eccome! decisione clinica è finalmente diventato centrale. Perché vaccinare? L’introduzione delle vaccinazioni è la più importante iniziativa di promozione della salute dopo la potabilità dell’acqua. Si è trattato di una vera e propria rivoluzione mondiale, grazie alla quale alcune malattie molto pericolose sono diminuite fino quasi a scomparire. Nell’arco di 35 anni, le morti per malattie infettive in Italia negli individui da 0 a 14 anni sono passate dal primo posto (1.390 morti nel 1965) al nono posto (36 morti nel 2000). Grazie alla vaccinazione, alcune malattie come la poliomieli> Grazie alla vaccinazione, alcu- ne malattie, come la poliomielite, nel nostro paese sono completamente scomparse. > Più individui sono vaccinati, meno i germi delle malattie infettive possono circolare: in questo modo sono protette anche le poche persone che per motivi di salute non possono essere vaccinate. > Per evitare che la malattia si ripresenti e scateni delle epidemie bisogna continuare a vaccinare finché la malattia non sia scomparsa in tutto il mondo. “ te nel nostro Paese sono completamente scomparse. Altre sono vicine all’eliminazione, come la difterite, il morbillo e la rosolia. La vaccinazione è importante anche per tutte le persone che, per motivi di salute, non possono ricevere le vaccinazioni: per questi, bambini e adulti, la vaccinazione delle persone che stanno loro vicino è l’unica protezione contro le malattie infettive, perché impedisce al virus o al batterio di circolare. Per lo stesso principio, anche se nel nostro Paese non si registrano più certe malattie infettive, è necessario continuare la vaccinazione finché queste saranno eliminate in tutti i Paesi del mondo. Si sa, i germi responsabili delle malattie infettive non hanno bisogno del passaporto per attraversare le frontiere. Per questo è necessario estendere la vaccinazione ovunque: proprio di questo si occupano l’Organizzazione Mondiale della Sanità e alcune agenzie non governative. Ad esempio nel mondo il vaiolo è stato eliminato e la vaccinazione non serve più, e presto la stessa cosa succederà anche per la polio “ Dottoressa, non ho capito bene… di cosa è fatto e come agisce il vaccino? Dentro non ci sarà mica il germe che provoca l’infezione! mielite. Laddove l’attenzione verso le vaccinazioni è diminuita ed il numero delle persone vaccinate è diventato troppo basso, le malattie infettive verso le quali era diretta la vaccinazione si sono ripresentate con forza scatenando gravi epidemie. Se smettessimo di vaccinare contro le malattie infettive che abbiamo finora controllato, ci ritroveremmo in breve a fronteggiare la poliomielite, la difterite, ed altre gravi malattie che molti di noi, proprio grazie alle vaccinazioni, hanno avuto la fortuna di non conoscere. Come funziona un vaccino? Per capire come funziona un vaccino dobbiamo sapere come si comporta il sistema immunitario di fronte a una malattia. Quando un germe (virus o batterio) riesce a superare la prima barriera di difesa del corpo, che è costituita dalla pelle e dalle mucose, ed entra nell’organismo, comincia a riprodursi. Il sistema immunitario allora riconosce il germe come un invasore e reagisce creando delle cellule specializzate che producono anticorpi, che hanno il compito di aggredire il virus o batterio causa della malattia. Gli anticorpi non possono agire in modo abbastanza veloce da impedire lo sviluppo della malattia, ma distruggendo il germe aiutano l’individuo a guarire. “ Passata la malattia queste cellule che producono anticorpi restano nel sangue e rimangono inattive finché non si verifica un nuovo incontro con lo stesso germe: in questo caso, anche molto tempo dopo, le cellule riconoscono il virus o il batterio in tempo e consentono all’organismo di difendersi efficacemente prima che il germe responsabile abbia il tempo di moltiplicarsi e di causare la malattia. Ecco perché a molte persone è successo di aver avuto la varicella o il morbillo una sola volta nella loro vita, pur essendo state a contatto con questi virus più volte. Per buona parte delle malattie infettive la protezione che consegue ad una infezione è duratura e può prolungarsi per tutta la vita. I vaccini sfruttano questo meccanismo di memoria del sistema immunitario, senza però che per prevenire delle possibili infezioni ci si debba ammalare. Infatti i vaccini contengono gli stessi germi (o parte dei germi) che provocano la malattia, ma uccisi o resi innocui, e costringono l’organismo a reagire cosicché, in caso di infezione, avrà già pronti gli anticorpi per difendersi prima che la malattia possa svilupparsi. In altre parole i vaccini servono appunto a preparare l’organismo a rispondere ad una infezione come se in precedenza avesse già incontrato l’infezione. > Una parte del nostro sistema immunitario è in grado di riconoscere germi che ha già incontrato nel passato. > Le cellule che riconoscono i germi già incontrati vengono messe da parte e rimangono inattive finché si verifica un nuovo incontro con lo stesso germe. Questo consente all’organismo di difendersi efficacemente prima che il germe abbia il tempo di moltiplicarsi e di provocare la malattia. > I vaccini servono a preparare l’organismo a rispondere ad una infezione come se in precedenza l’avesse già incontrata. Per fare in modo di costruire vaccini efficaci, ma che nello stesso tempo non provochino la malattia, si utilizzano principalmente due tecniche. La prima consiste nell’utilizzare germi uccisi, o parti di essi. Fanno parte di questa categoria i vaccini contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, Haemophilus influenzae tipo B, epatite B, influenza, pneumococco e meningococco coniugato. Un altro procedimento è preparare un germe vivo ma attenuato, che cioè non è in grado di provocare la malattia, ma che stimola il sistema immunitario a difendersi contro di esso. Di questo tipo di vaccini fanno parte quello contro morbillo, parotite e rosolia, varicella, e quello contro il rotavirus. Dopo la vaccinazione, l’organismo reagisce come in presenza dell’infezione. Proprio perché le componenti del vaccino non sono capaci di provocare la malattia, spesso è necessario somministra Mesi Vaccino Nascita 3° 4° 5° 6° 11° Anni 13° Difterite, tetano, pertosse Antipolio inattivato Epatite B Haemophilus influenzae tipo B Morbillo, parotite, rosolia Pneumococco coniugato eptavalente Meningococco C coniugato Varicella Questi vaccini vengono somministrati con una sola iniezione (esavalente) Questa dose viene somministrata solo nei bambini nati da madre portatrice di epatite B L’epoca e il numero delle dosi varia secondo l’epoca di somministrazione della prima dose 15° 24° 36° 5-6 11-12 14-15 > La distinzione tra vaccinazioni obbligatorie e vaccinazioni raccomandate è esclusivamente di tipo legislativo: in realtà tutte le vaccinazioni elencate prevengono malattie che è meglio evitare. anche gravi. Il pediatra può essere di aiuto a prendere la giusta decisione. Quali nuovi vaccini saranno presto in commercio? “ Ho letto che si raccomanda la vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia… ma che vuol dire? O è obbligatoria o non è obbligatoria! La devo far fare a mio figlio, oppure no? Che confusione… re più dosi di vaccino per ottenere una protezione stabile e duratura. Quando devono essere eseguite le vaccinazioni? I tempi per eseguire le vaccinazioni sono raccomandati dal Ministero della Salute e vengono aggiornati man mano che sono disponibili nuovi vaccini. Il calendario delle vaccinazioni attualmente in vigore è illustrato nella tabella. Che differenza c’è tra vaccini obbligatori e vaccini raccomandati? Nella maggioranza dei Paesi europei la distinzione tra vaccinazioni obbligatorie e vaccinazioni raccomandate non esiste: lo Stato non obbliga a vaccinare, ma i bambini che non hanno eseguito le vaccinazioni previste non possono accedere all’istruzione pubblica, proprio perché le vaccinazioni sono uno strumento di sanità pubblica, non solo di salute personale. Recentemente il nostro Paese si è adeguato a questo modello, e le ultime vaccinazioni introdotte in Italia non sono più obbligatorie. Diversi decenni fa, quando nella popolazione la vaccinazione non era “ La ricerca scientifica mette a disposizione sempre nuovi vaccini per la prevenzione delle malattie infettive. Anche se la lista è lunga presto avremo a disposizione due nuovi vaccini dei quali i genitori sanno ancora poco. Vediamo di quali si tratta. considerata come una responsabilità nei confronti della collettività e le malattie che circolavano (come il vaiolo, il tetano e la difterite) erano molto pericolose, le leggi che stabilivano l’obbligo delle vaccinazioni avevano lo scopo di garantire la salute dei cittadini. Con il passare degli anni queste leggi non sono state aggiornate, e oggi ci troviamo quindi di fronte a vaccinazioni stabilite per legge, ed altre no. In particolare, abbiamo: > Vaccino contro le infezioni da rotavirus: il rotavirus è un virus > vaccinazioni obbligatorie per tutti i nuovi nati: difterite, tetano, > Vaccino contro le infezioni da papillomavirus (HPV): questo virus poliomielite, epatite B; è responsabile nella donna di infezioni del collo dell'utero che possono evolvere verso il cancro. I vaccini che saranno a disposizione consistono in più iniezioni. I vaccini contro l'infezione da HPV sono pensati per essere somministrati nella ragazza preadolescente. Molte altre novità sono alle porte, e presto sentiremo parlare di nuove opportunità per la prevenzione di malattie che per il momento non possiamo evitare. Non appena i rigorosi studi necessari per la messa a punto di nuovi vaccini avranno dimostrato che essi sono efficaci e sicuri, sarà possibile cominciare a vaccinare. > vaccinazioni raccomandate per tutti i nuovi nati: pertosse, morbil- lo, rosolia, parotite, Haemophilus influenzae tipo B, pneumococco, meningococco, varicella. Spesso nel genitore questa distinzione genera confusione e solleva dubbi sull’utilità delle vaccinazioni raccomandate. In realtà questa distinzione è da considerare superata. Una aperta e diffusa comunicazione ai genitori è sufficiente a far comprendere che non esiste alcuna differenza pratica tra vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, tutte utili a prevenire malattie che possono essere che provoca la diarrea nel bambino, soprattutto nei primi due anni di vita. Si tratta di una infezione che colpisce quasi tutti i bambini e che provoca una malattia generalmente lieve. In casi particolari la malattia può richiedere il ricovero ospedaliero. I vaccini che saranno disponibili sono somministrati per bocca in forma di gocce in due o tre dosi a cominciare dai due mesi di vita. approfondimenti sul mondo dei vaccini Abbiamo a disposizione vaccini per prevenire un grande numero di malattie infettive che rappresentano un serio pericolo per la salute. Nel primo anno di vita di norma i bambini italiani ricevono tre dosi di vaccino esavalente (composto dai 4 obbligatori e 2 consigliati), cioè che protegge da sei malattie, e in particolare da: > poliomielite: una malattia provocata da un virus ancora frequente in Asia e in Africa. In Europa non si verificano casi di malattia da molti anni. L’infezione colpisce le fibre nervose da cui dipendono i movimenti. La conseguenza più comune è quella di una paralisi di un arto, ma talvolta la paralisi può colpire i muscoli respiratori provocando la morte o la dipendenza da un respiratore automatico esterno; > difterite: è provocata da un batterio che produce una grave infezione. In alcuni casi la localizzazione alla gola può impedire la respirazione. La malattia provoca frequentemente la morte. Alcuni casi si verificano ancora nei Paesi in via di sviluppo e nei Paesi dell’est europeo; > tetano: non è una malattia contagiosa e si trasmette solo attraverso la contaminazione di ferite. Il batterio che la provoca è in grado di produrre una potente tossina che causa una contrazione dolorosa permanente dei muscoli volontari. I pazienti colpiti dalla malattia possono morire e devono comunque essere ricoverati a lungo in reparti di rianimazione o terapia intensiva; > pertosse: la malattia è accompagnata da una tosse spasmodica che lascia senza fiato. I continui sforzi per la tosse e gli episodi di apnea che si accompagnano ad essa possono essere responsabili di gravi complicazioni al sistema nervoso o all'apparato respiratorio, specie nel lattante di pochi mesi di vita; > epatite B: è una malattia provocata da un virus che colpisce il fegato. La malattia può diventare cronica e complicarsi con la cirrosi e il cancro del fegato. Può essere trasmessa da madre a figlio, ma la vaccinazione protegge anche negli anni successivi all’infanzia, quando la malattia si trasmette principalmente per via sessuale; > infezione da Haemophilus influenzae tipo B: provoca infezioni gravi che possono manifestarsi con una meningite. Colpisce prevalentemente il bambino nei primi anni di vita. Secondo la regione di appartenenza e i programmi vaccinali locali, nel primo anno di vita possono essere anche eseguite vaccinazioni contro: > infezioni da pneumococco: queste infezioni provocano meningiti, setticemie, polmoniti, e otiti. Si tratta di malattie più frequenti nei primi anni di vita. Sono provocate da una famiglia di batteri che comprende numerosi sottotipi chiamati sierotipi. Il vaccino a disposizione protegge dai più frequenti; > infezioni da meningococco C: anche queste infezioni provocano meningiti o setticemie e sono più frequenti nei primi anni di vita. Esistono diversi sierotipi di questo batterio, dei quali il tipo C è tra i più frequenti. Tra i 12 e i 15 mesi di vita i bambini italiani ricevono un vaccino che protegge contro tre malattie: > morbillo: è una malattia contagiosa che può provocare temibili complicazioni a carico del sistema nervoso, o più frequentemente polmoniti ed otiti. Le complicazioni possono anche provocare il decesso. L’Italia ha in corso un piano speciale per eliminare questa malattia; > parotite: questa malattia colpisce alcune ghiandole come quelle salivari e occasionalmente il pancreas. Talvolta può provocare una meningite e nel ragazzo più grande altre complicazioni del sistema riproduttivo; > rosolia: è una malattia apparentemente lieve ma estremamente pericolosa per il feto. Se contratta durante la gravidanza può provocare gravi malformazioni o l’aborto. Anche per la rosolia esiste un piano speciale di eliminazione. Nello stesso periodo tra 12 e 15 mesi di vita, secondo la regione di appartenenza può essere eseguita la vaccinazione contro la: > varicella: una malattia frequente e altamente contagiosa che può provocare complicazioni a carico del sistema nervoso o dell’apparato respiratorio. Per alcuni che soffrono di malattie croniche, per evitare il peggioramento della malattia di base o eventuali complicazioni, viene raccomandata, a partire dall’età di 6 mesi, la vaccinazione contro l’influenza. Altri vaccini possono essere utili quando si viaggia e si visitano Paesi nei quali esiste un’aumentata probabilità di incontrare altre malattie quali, ad esempio: > epatite A: è una malattia a trasmissione alimentare che colpisce il fegato ed è causata da un virus. È molto frequente nei Paesi asiatici ed africani; > infezioni da meningococco: in alcuni Paesi circolano tipi diversi di meningococco rispetto a quelli osservati in Italia e che necessitano di vaccini diversi per essere prevenuti. Si tratta di infezioni frequenti nella regione centro africana; > febbre gialla: è una malattia provocata da un virus che può essere mortale. Si incontra con una certa frequenza nelle zone forestali dell’America Latina; > colera: è una malattia che occasionalmente provoca epidemie nei paesi in via di sviluppo. Provoca una diarrea acuta che in mancanza di un’adeguata reintegrazione di liquidi provoca disidratazione e talvolta morte; > rabbia: è trasmessa dal morso di animali infetti. Contrariamente a quanto si crede non si registrano casi di malattia a sud delle Alpi. Ha una discreta diffusione nei Paesi in via di sviluppo ed in alcune aree dell’America Latina; > encefalite da zecche: è trasmessa, appunto, dalle zecche e si ritrova con una certa frequenza nelle zone forestali dell’Europa centrale. La diffusione delle malattie nei vari Paesi può modificarsi nel tempo. In caso di viaggio, quindi, è opportuno non accontentarsi delle informazioni fornite dal tour operator, ma rivolgersi ad un centro specializzato per la medicina dei viaggi per un consiglio sulle azioni preventive più importanti secondo la destinazione. Federico Colombo Cellule staminali: così cresce anche il tumore Laurea Magistrale in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare. Svolge attività presso il laboratorio di Citometria e Epatologia Sperimentale della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena. Coautore di numerose pubblicazioni. Dottor Colombo, lei è ricercatore presso il laboratorio di Citometria ed Epatologia Sperimentale della Fondazione ed ha presentato un interessante lavoro sulle cellule staminali del tessuto epatico al congresso internazionale organizzato dall’International Society for Cellular Oncology a marzo. Vuole dirci brevemente di che si tratta? Utilizzando due tecniche avanzate di caratterizzazione cellulare, la citometria e la microscopia a fluorescenza, abbiamo analizzato le cellule staminali presenti all’interno di tessuti epatici normali e tumorali di pazienti che si sono sottoposti all’asportazione chirurgica di epatocarcinomi e abbiamo potuto osservare come all’interno dei tessuti tumorali sia presente una maggior quantità di cellule staminali rispetto al tessuto sano. Questo fenomeno è dovuto alla presenza nel tumore non solo delle staminali ‘normali’, ma anche delle staminali ‘tumorali’. Può spiegaci la differenza tra staminali normali e tumorali e qual è la funzione di queste ultime? Verso la fine degli anni Sessanta è stata avanzata l’ipotesi che non tutte le cellule che costituiscono un tumore abbiano le stesse caratteristiche ma che solo alcune siano in grado di sostenere la crescita e la diffusione del tumore stesso. Le prime dimostrazioni dell’esistenza delle cellule staminali In alto: cellule ottenute dalla dissociazione di un tessuto tumorale epatico. In basso: colonia di cellule tumorali (CST) tumorali umane dopo 20 giorni di coltura in vitro. sono state ottenute trapiantando in topi immunodeficienti, cioè senza una risposta immunitaprietà con le cellule staminali norria, cellule di leucemia mieloide mali. Come queste ultime hanno acuta che mostravano l’espressioun lento ciclo cellulare che le ne di antigeni diversi. Solo le cellurende resistenti alla chemioterapia, le che esprimevano l’antigene proprio come le cellule staminali CD34 (caratteristico delle cellule normali, e questo potrebbe spiegastaminali) ma non l’antigene CD38, re come mai alcuni tumori non sono state in grado di generare rispondono alla terapia farmacolouna leucemia nei topi trapiantati. gia. Per quanto riguarda la capaciDa quel primo esempio si è riusciti tà di autoreplicarsi e differenziarsi ad identificare le CST in diversi in diversi tipi cellulari, sappiamo tumori solidi come i tumori della che le cellule staminali normali si prostata, della mammella, dell’intereplicano durante tutta la vita di un stino e del sistema nervoso. individuo, dando origine ad un’altra Le CST condividono numerose procellula staminale identica a se stes- sa (quindi il numero di queste cellule rimane costante), e ad una cellula figlia, detta anche progenitore cellulare, che andrà incontro a divisioni successive e al differenziamento in cellule mature, per esempio i linfociti del sangue. Nel caso del tumore invece le cellule staminali tendono lentamente ad aumentare e, mano a mano che accumulano mutazioni, perdono la capacità di dare origine a cellule con un aspetto maturo; è per questo che è possibile trovare tumori che hanno un aspetto poco differenziato. Proprio come le cellule staminali normali hanno la funzione di formare gli organi durante lo sviluppo e di mantenerli funzionanti durante la vita adulta, le CST danno origine e accrescono il tumore, con la formazione incontrollata di nuovo tessuto. Come si originano le cellule staminali tumorali? L’origine delle CST è controversa; sono state formulate tre teorie per spiegarne la nascita: > la prima sostiene che si accumulino delle mutazioni nel DNA delle cellule staminali normali, che perdono i loro meccanismi di controllo, dando così origine alle CST; > la seconda teoria invece propone che le mutazioni avvengano a livello dei progenitori (le ‘figlie’ delle cellule staminali) che riacquistano quindi le caratteristiche di staminalità e diventano CST; > l’ultima teoria è quella secondo cui le mutazioni colpiscono le cellule adulte che, anche in questo caso, riacquistano caratteristiche di staminalità. Nessuna di queste teorie è ancora stata dimostrata, ma la più probabile sembra la seconda. Infatti le mutazioni nel DNA si verificano maggiormente nelle cellule in divisione, e le cellule che più si replicano sono proprio i progenitori cellulari. Le cellule staminali tumorali sono presenti in tutti i tumori? Al momento non sono state trova- te CST certe per tutti i tipi di tumore e non tutti i ricercatori sono convinti dell'esistenza delle cellule staminali tumorali. Spesso non si riesce ad identificare un marker sicuro per distinguere una staminale normale da una staminale tumorale e quindi il processo di identificazione è lungo e difficile. Per esempio nell’epatocarcinoma l’identificazione delle staminali tumorali è molto complessa proprio perché nel fegato sano sono presenti differenti tipi di cellule staminali. Gli epatociti stessi, cioè le cellule mature che svolgono tutte le funzioni del fegato, hanno delle caratteristiche di staminalità; infatti normalmente sono in uno stato quiescente ma in caso di danno tissutale sono in grado di replicarsi numerose volte per ripristinare il tessuto danneggiato (fino a due terzi della massa totale dell’organo) e riportare il fegato nelle sue condizioni fisiologiche ottimali. Un altro tipo di cellula staminale sono i cosiddetti progenitori epatici (od Oval Cell), che si attivano quando gli epatociti non sono in grado di replicarsi, per esempio a causa di tossine o altri veleni, per riparare il tessuto danneggiato. Vi sono poi, in minor quantità, le cellule staminali ematopoietiche, i progenitori endoteliali e le cellule staminali mesenchimali. L’opinione comune è che gli epatocarcinomi abbiano origine da progenitori epatici o da epatociti maturi che accumulino mutazioni con il passare del tempo, tuttavia alcuni ricercatori suggeriscono che il tumore possa insorgere per la fusione di un epatocito con una cellula staminale ematopoietica mutata. Inoltre i progenitori endoteliali e le cellule staminali mesenchimali possono concorrere alla crescita tumorale formando, i primi, i nuovi vasi sanguigni che alimentano il tumore stesso e modificando, le seconde, la matrice extracellulare. Come si vede nel tumore epatico è difficile distinguere tra le cellule staminali tumorali e quelle normali. Come proseguiranno i vostri studi sulla caratterizzazione della cellula staminale tumorale dell’epatocarcinoma? Attualmente stiamo collaborando con il Centro Trapianto Fegato della Fondazione per avere altri campioni di tumori epatici da dissociare per generare delle linee tumorali in coltura. Abbiamo già ottenuto tre linee che stiamo caratterizzando estensivamente e che abbiamo anche trapiantato in topi immunodeficienti per valutare il potenziale di generare tumore e successivamente scegliere quale sia il marcatore che meglio identifichi le CST. Cellule tumorali (verdi) cresciute in fegato di topo NOD/SCID (rosso). ADISCOteca Un opuscolo per diffondere la donazione di sangue placentare di Paolo Rebulla L’opuscolo, intitolato ‘Dona il sangue del cordone ombelicale - Partecipa alla ricerca e alla cura’, è stato elaborato da un gruppo di lavoro coordinato da Elena Salvaterra (giurista ed esperta in biodiritto), cui hanno contribuito operatori e volontari di ADISCO Lombardia onlus, della Fondazione Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena, dei consultori ASL Città di Milano, dell’Università degli Studi di Milano, della Facoltà di Ostetricia e di Aido Milano Come per la donazione di sangue la donazione del sangue placentare è preceduta da un colloquio finalizzato a valutare l’idoneità della donatrice, sulla base dei seguenti parametri: > lo stato di salute della mamma; > i fattori di rischio per la trasmissione di malattie infettive dei genitori; > la storia medica di entrambi i genitori e l’esistenza di malattie ereditarie in famiglia. Tra i principali criteri di esclusione dalla donazione vi sono: comportamenti a rischio che possono portare alla trasmissione di patologie con il sangue; gestazione inferiore alle 34 settimane; positività ai marcatori dell’epatite e dell’HIV. Il nuovo opuscolo presenta inoltre a mamme e papà le diverse opzioni di donazione, sottolineando l’appropriatezza della donazione solidaristica, a favore di tutta la collettività, rispetto alla donazione autologa (cioè dedicata solo al neonato stesso), non raccomandata dagli esperti delle principali società scientifiche, in quanto priva di solide basi scientifiche. Definisce infine indicazioni e procedure per la donazione dedicata ad uno specifico paziente. Queste donazioni vengono effettuate a favore delle famiglie nelle quali nasce un bimbo sano e sono presenti un fratellino o una sorellina affetti da una malattia che può essere curata con il trapianto di sangue placentare, o vi è un elevato rischio di trasmissione di malattie ereditarie curabili con questo tipo di trapianto. L’opuscolo verrà distribuito in tutti gli ospedali lombardi e presso i consultori. Confidiamo che il suo uso contribuisca a promuovere la donazione solidale del sangue placentare nella Regione Lombardia, che da oltre 15 anni sostiene con le associazioni di volontariato questo importante presidio terapeutico. disegno di Athos Careghi Come molti lettori ricorderanno dai precedenti inserti, il sangue del cordone ombelicale (detto anche ‘sangue placentare’) è il sangue che rimane nei vasi sanguigni del cordone e della placenta al termine del parto. Questo sangue rappresenta una risorsa preziosa perché ricco di cellule staminali emopoietiche, le cellule ‘madri’ che producono tutte le cellule del sangue. Queste cellule sono attualmente usate per curare alcune gravi malattie nei bambini e negli adulti. Donare il sangue del cordone ombelicale è un atto generoso, volontario e senza scopi di lucro, attraverso il quale i donatori, gli operatori sanitari e i cittadini hanno la possibilità di giocare un ruolo attivo nella ricerca e nella cura. Già nel 2004, considerando le necessità dei pazienti di diverse etnie che sono in attesa di trapianto, gli esperti dell’Institute of Medicine degli Stati Uniti raccomandarono di triplicare il numero di donazioni disponibili, per offrire a tutti i pazienti donazioni più ricche di cellule staminali e con un ottimo livello di compatibilità fra donatore e ricevente. Il ‘rilancio’ della donazione del sangue placentare in Lombardia è stato l’obiettivo di alcuni gruppi di lavoro coordinati dalla Regione e dalle banche del sangue placentare di Milano e Pavia. La preparazione di un nuovo opuscolo informativo per i futuri genitori che desiderano effettuare questa generosa donazione è uno dei nuovi strumenti in campo. Attualmente il testo del libretto è in fase di presentazione ‘sperimentale’ ad un primo gruppo di mamme, esso descrive le fasi che vanno dalla donazione all’uso clinico del sangue placentare: > raccolta del consenso informato e dei dati sanitari dei futuri genitori; > raccolta del sangue cordonale da parte di personale sanitario abilitato, caratterizzazione e conservazione del sangue presso la banca; > utilizzo del sangue da parte dei Centri trapianto per il trattamento di gravi patologie, fra cui leucemie, linfomi, alcune forme di talassemia, alcuni tipi di immunodeficienza e alcune malattie metaboliche. L’opuscolo approfondisce inoltre alcuni importanti vantaggi offerti dal sangue placentare rispetto alle tradizionali sorgenti terapeutiche di cellule staminali, come il midollo osseo: > il suo prelievo non comporta rischi né per la partoriente, né per il neonato, in quanto viene raccolto dopo che il cordone ombelicale è stato reciso; > è immediatamente disponibile e quindi riduce i tempi di attesa per il trapianto; > è più facilmente compatibile poiché le cellule del sistema immunitario in esso contenute sono meno aggressive verso il ricevente; > riduce il rischio di trasmissione di infezioni virali da donatore a ricevente rispetto al midollo di un donatore adulto. Inoltre, quando non contiene un numero sufficiente di cellule staminali, può essere utilizzato per ricerca, al fine di approfondire lo studio delle funzioni delle cellule staminali, identificare la causa di gravi malattie e promuovere lo sviluppo di nuovi farmaci per il loro trattamento. congressi in diretta di Antonietta Villa e Paolo Rebulla News dalla AABB American Association of Blood Banks Quest’anno la riunione annuale dell’AABB si è tenuta fuori dagli Stati Uniti, in Canada nella città di Montreal. Questa città è un luogo straordinario, dove in diverse zone, come nel quartiere latino, attorniati da persone che parlano sia francese che inglese, si respira un’aria europea I Centri trasfusionali aprono alla biologia molecolare In questa cornice così poco americana si sono riuniti 7.000 congressisti, provenienti da tutto il mondo, per conoscere i nuovi sviluppi nel campo della medicina trasfusionale e cellulare e le relative terapie biologiche. In 4 giorni di intenso lavoro si sono susseguite sessio- ni scientifiche specifiche, sessioni educazionali (ben 20), alcune delle quali con traduzione simultanea in francese. Tra le numerose comunicazioni scientifiche, sei sono state selezionate per la presentazione in occasione della sessione plenaria. Due le relazioni di maggior interesse per i donatori di sangue: la prima, intitolata Human Neutrophil Antigen Antibody Prevalence in US Blood Donors, ha ribadito il valore dello screening degli anticorpi anti-neutrofili (in aggiunta a quello degli anticorpi anti-HLA) nelle donatrici con una precedente storia di gravidanza per la prevenzione delle reazioni trasfusionali; la seconda, dal titolo Trypanosome cruzi Antibody Screening in US Blood Donor: One Year Experience at the American Red Cross, dove sono stati riportati i risultati del test per la rilevazione del parassita che causa la malattia di Chagas’ e la relazione tra presenza del parassita nel sangue del donatore e infezione nel ricevente. Nel campo dell’immunoematologia eritrocitaria sono state numerose le sessioni riguardanti la biologia molecolare. I diversi relatori hanno di nuovo ribadito che l’utilizzo delle tecniche molecolari per la tipizzazione, in associazione o in alcuni casi in sostituzione alla sierologia, entreranno sempre di più nella routine di un Centro trasfusionale. Alcuni gruppi, in particolare quello canadese, hanno presentato i primi risultati di tali tipizzazioni eseguite sui donatori di sangue utilizzando un sistema di microarray ad alta produttività, nell’ambito di un progetto che prevede di tipizzare 21.000 donatori nell’arco di 2 anni una informazione particolarmente rilevante per la nostra Banca di donatori rari. (a.v.) Chikungunia e sterilizzazione del sangue Ci è voluto più tempo ad imparare come si chiama che a veder svanire l’epidemia. Parliamo del Chikungunia, un virus che la zanzara tigre ha importato per la prima volta nell’estate del 2007 nei comuni di Cervia, Ravenna e Cesena. Il nome di questo virus deriva da un termine della lingua dei Makonde, una popolazione della Tanzania meridionale e del Mozambico settentrionale di lingua bantu, che significa ‘ciò che fa piegare’, in riferimento alla postura che assume una persona affetta da questa infezione diffusa in Africa e in altri Paesi del sud est asiatico, a causa dei dolori articolari causati dalla stessa. I servizi trasfusionali e i centri di trapianto che usano le cellule staminali sono stati allertati in occasione del riscontro di questa breve epidemia - che è durata poche settimane - perché questa infezione virale è trasmissibile con il sangue e, benché essa sia generalmente benigna nella popolazione generale, può causare gravi e fatali complicazioni in alcuni soggetti anziani, defedati o immunocompromessi, come i pazienti trapiantati. Sono state quindi aggiunte alcune domande al questionario dei donatori di sangue e di cellule staminali, allo scopo di sospendere temporaneamente dalla donazione chi aveva fatto soggiorno nell’area interessata. Di questa epidemia italiana - breve ma importante - si è a lungo parlato al convegno annuale dell’AABB a Montreal, nel contesto della discussione di nuove tecnologie finalizzate alla sterilizzazione del sangue e dei suoi componenti. Si tratta di procedure finora sviluppate solo per il plasma e le piastrine ma non ancora per i globuli rossi, che si basano sull’aggiunta all’emocomponente di una sostanza che, attivata mediante illuminazione con raggi ultravioletti, si colloca all’interno del DNA o RNA del virus, impedendone la replicazione. Al tempo stesso, questa sostanza attivata ‘uccide’ ogni cellula che contiene DNA, come i globuli bianchi, che possono causare essi stessi effetti negativi dopo la trasfusione, senza indurre danni significativi alle piastrine, che non contengono DNA o al plasma, che non contiene cellule. L’uso di queste nuove procedure, che si affiancano ai numerosi test di laboratorio eseguiti per garantire la sicurezza del sangue, comportano costi che ne rendono attualmente difficile l’applicazione su vasta scala. Per questa ragione sono attualmente in corso in diversi Paesi studi finalizzati a definire l’efficacia degli emocomponenti trattati con questi sistemi e il rapporto costo/beneficio del loro uso. In uno di questi studi, proposto dal Centro Nazionale Sangue e affidato al coordinamento del nostro Centro trasfusionale, verrà effettuato nei prossimi due anni il confronto di due tecnologie di inattivazione virale messe a punto per il trattamento dei concentrati piastrinici in sei centri trasfusionali ed ematologici italiani. (p.r.) alimentazione e benessere di Francesca Albani e Emanuela Orsi Dieta e diabete Sulla terra oggi vivono circa 1,1 miliardi di persone sovrappeso, 312 milioni obese e circa 171 milioni di persone con diabete di tipo 2. Questo articolo vuole affrontare la correlazione con l’alimentazione e parallelamente offrire qualche consiglio alimentare a chi soffre di diabete, perchè è possibile in presenza di questa patologia non rinunciare alla buona tavola Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina. L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno. Sulla terra oggi vivono circa 1,1 miliardi di persone sovrappeso, 312 milioni obesi e circa 171 milioni di persone con diabete di tipo 2. Data la sua incidenza e il suo legame con l’obesità ci riferiremo in particolare al diabete di tipo 2. Il numero delle persone con diabete aumenterà a circa 366 milioni per il 2030. Obesità e diabete tra i bambini stanno crescendo con conseguenze allarmanti. Negli Stati Uniti è stato calcolato che i nati nel 2000 hanno un rischio di sviluppare da adulti il diabete di tipo 2 tra il 30 ed il 50%. Ancora più preoccupante è la situazione nei paesi poveri che stanno attualmente vivendo la fase di industrializzazione e modernizzazione. Si stima che nel 2030 in India si passerà da 31 a 79 milioni di persone con diabete ed in America Latina da 13 a 33 milioni. L’epidemia obesità/diabete è causata dalla combinazione di una crescente diffusione di cattive abitudini alimentari associate al calo dei livelli di attività fisica. La società è diventata molto più sedentaria rispetto al secolo scorso ed i crescenti livelli di inattività, combinati con una dieta inadeguata, portano un numero sempre maggiore di persone a sviluppare condizioni come obesità e diabete di tipo 2. Ma cos’è il diabete di tipo 2? È una malattia caratterizzata dall’aumento della glicemia (almeno in due occasioni superiore a 126 mg) che si associa spesso all’obesità addominale (circonferenza vita superiore a 88 cm nelle donne e 102 cm negli uomini). La glicemia, cioè lo zucchero nel sangue, aumenta per due motivi: una ridotta produzione di insulina ed una ridotta attività dell’insulina. L’insulina è l’ormone, prodotto in alcune cellule del pancreas (cellule beta-insulari), che serve a far entrare e depositare lo zucchero nei vari organi. Tra gli organi ber- saglio dell’insulina circa il 90% è rappresentato dal muscolo scheletrico, cioè dai muscoli che si contraggono volontariamente e servono al movimento e all’attività fisica. Lo zucchero nel muscolo viene depositato (glicogeno muscolare) o utilizzato prontamente per fornire l’energia per la contrazione muscolare. In questo senso il muscolo può essere paragonato alimenti consigliati > Tra gli alimenti consigliati: primi piatti semplici a base di pasta o riso, meglio se integrali, abbinati per esempio a pomodoro, tonno e verdure. > Non esagerare con le dosi di pasta e riso e non consumare nello stesso pasto due alimenti amidacei come pane e pasta oppure pane e riso, pasta e patate, pasta e pizza. > Utilizzare dolcificanti ipocalorici al posto dello zucchero e moderare polialcoli e fruttosio. > Limitare il quantitativo di frutta a due porzioni al giorno, prestando attenzione ad alcuni tipi quali banane, mandarini, uva, melograno, fichi, cachi. > Consumare verdure di tutti i tipi, crude o cotte a piacere, almeno 1 porzione a pasto. Attualmente sulla terra ci sono 171 milioni di persone con diabete di tipo 2, nel 2030 saranno più del doppio. > Il diabete di tipo 2 è dovuto all'eccessivo accumulo di grasso, soprattutto a livello addominale e muscolare. > Gli zuccheri nel sangue non riescono ad entrare nel muscolo per essere utilizzati come carburante perché il grasso glielo impedisce. > L’insulina, ormone che serve a fare entrare e depositare gli zuccheri nel muscolo, per qualche anno riesce a compensare aumentando nel sangue ma alla lunga la produzione di insulina cala e a quel punto la glicemia aumenta. > Per prevenire e curare il diabete è importante utilizzare il carburante muscolare con l'attività fisica ed evitare di mangiare cibi troppo ricchi in grassi o calorie. ad un’automobile bi-fuel che può muoversi a scelta con due carburanti come metano e benzina. Anche il muscolo per contrarsi può scegliere tra due principali carburanti: i grassi, che possiamo paragonare al metano, e lo zucchero che possiamo paragonare alla benzina super. Se il muscolo ha grassi in eccesso non utilizza gli zuccheri che neanche riescono a passare dal sangue al muscolo. L’insulina che dovrebbe fare aprire dei cancelli (recettori per il glucosio) sulle fibre muscolari funziona male perché il muscolo, come l’automobile, ha una specie di sensore di livello di carburante, che se vede che ci sono già troppi grassi nella cellula muscolare non fa produrre i recettori per il glucosio. Allora l’organismo cerca di compensare questa situazione producendo più insulina che è tipicamente aumentata in chi è in sovrappeso o obeso. Per alcuni anni questo meccanismo di compenso funziona ma con il passare del tempo la glicemia tende piano, piano ad aumentare. Già una glicemia a digiuno superiore a 100 mg comincia ad essere a rischio e tra 110 e 125 mg dovrebbe essere eseguito un carico orale di glucosio per vedere se è già presente una intolleranza agli zuccheri o un vero e proprio diabete. Quindi è chiaro che se vogliamo vera- I vari tipi di diabete mente prevenire o curare il diabete dobbiamo da un lato fare contrarre il muscolo con l’attività fisica regolare, e dall’altro mangiare Diabete gestazionale. Si definisce diabete gestazionale ogni situazione in cui si misura un elevato livello di glucosio circolante per la prima volta in gravidanza. Questa condizione si verifica nel 4% circa delle gravidanze. La definizione prescinde dal tipo di trattamento utilizzato, sia che sia solo dietetico o che sia necessaria l’insulina e implica una maggiore frequenza di controlli per la gravida e per il feto. Diabete tipo 1. Riguarda circa il 10% delle persone con diabete e in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. Nel diabete tipo 1, il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule ß che producono questo ormone: è quindi necessario che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita. La velocità di distruzione delle ß-cellule è, comunque, piuttosto variabile, per cui l’insorgenza della malattia può avvenire rapidamente in alcune persone, solitamente nei bambini e negli adolescenti, e più lentamente negli adulti (in questi rari casi si parla di una forma particolare, detta LADA: Late Autommune Diabetes in Adults). La causa del diabete tipo 1 è sconosciuta, ma caratteristica è la presenza nel sangue di anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule che producono insulina, detti ICA, GAD, IA-2, IA-2ß. Questo danno, che il sistema immunitario induce nei confronti delle cellule che producono insulina, potrebbe essere legato a fattori ambientali (tra i quali, sono stati chiamati in causa fattori dietetici) oppure a fattori genetici, individuati in una generica predisposizione a reagire contro fenomeni esterni, tra cui virus e batteri. Quest’ultima ipotesi si basa su studi condotti nei gemelli monozigoti (identici) che hanno permesso di dimostrare che il rischio che entrambi sviluppino diabete tipo 1 è del 30-40%, mentre scende al 5-10% nei fratelli non gemelli e del 2-5% nei figli. Si può ipotizzare una ‘predisposizione alla malattia’ attraverso la trasmissione di geni che interessano la risposta immunitaria e che, in corso di una banale risposta del sistema immunitario a comuni agenti infettivi, causano una reazione anche verso le ß cellule del pancreas, con la produzione di anticorpi diretti contro di esse (auto-anticorpi). Questa alterata risposta immunitaria causa una progressiva distruzione delle cellule ß, per cui l’insulina non può più essere prodotta e si scatena così la malattia diabetica. Diabete tipo 2. È la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. La causa è ancora ignota, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla. In genere, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati associati alla sua insorgenza. Tra questi: la familiarità per diabete, lo scarso esercizio fisico, il sovrappeso e l’appartenenza ad alcune etnie. Riguardo la familiarità, circa il 40% dei diabetici di tipo 2 ha parenti di primo grado (genitori, fratelli) affetti dalla stessa malattia, mentre nei gemelli monozigoti la concordanza della malattia si avvicina al 100%, suggerendo una forte componente ereditaria per questo tipo di diabete. Il rischio di sviluppare la malattia aumenta con l’età, con la presenza di obesità e con la mancanza di attività fisica: questa osservazione consente di prevedere stra- tegie di prevenzione ‘primaria’, cioè interventi in grado di prevenire l’insorgenza della malattia e che hanno il loro cardine nell’applicazione di uno stile di vita adeguato, che comprenda gli aspetti nutrizionali e l’esercizio fisico. meno cibi grassi e conditi. Solo se si consumano i grassi depositati nel muscolo si aprono i cancelli e può entrare lo zucchero. Gli atleti e gli sportivi allenati hanno una grande sensibilità all’insulina e non rischiano di sviluppare il diabete di tipo 2. L’attuale epidemia di diabete è il frutto di una alimentazione in eccesso per i livelli di consumo con l’attività fisica. Bisogna ricor- darsi che ci siamo selezionati per la frequente esposizione a periodiche carestie. Si sono selezionati i geni (DNA) degli individui non solo fisicamente più abili ma anche ‘risparmiatori’. Chi ha i ‘geni del risparmio’ è caratterizzato dalla capacità di immagazzinare con grande efficienza le calorie fornite da pochi cibi. Ciò consentiva di avere le riserve necessarie per superare i lunghi digiuni ed aumentava le possibilità di nutrirsi e cacciare, dato che al bisogno erano disponibili preziose scorte energetiche. Nella situazione ambientale attuale, in cui abbiamo grande disponibilità di cibo e non è più necessaria l’attività fisica per lavorare o nutrirsi, quello che era un meccanismo di sopravvivenza ieri, è oggi causa di obesità e di diabete tipo 2. Ne deriva che la pratica regolare dell’attività fisica nel tempo libero diventa obbligatoria ai nostri giorni per consentire all’organismo di tornare alle origini e rispettare al meglio quella che è la nostra natura. Il ruolo dell’alimentazione nella cura della malattia diabetica è così importante che si parla non di dieta ma di ‘terapia nutrizionale medica per il diabete’ o dietotera- pia. A seconda della tipologia di diabete il paziente presenta comunque delle capacità metaboliche alterate, che in presenza di apporto eccessivo o insufficiente di nutrienti può creare problemi di eccesso di glucosio nel sangue (iperglicemia) oppure la sua carenza (ipoglicemia). Contrariamente a quanto molti credono l’alimentazione ideale nelle persone con diabete non è affatto complessa o restrittiva, come si pensava fino a pochi anni fa. Non esiste una vera e propria dieta ‘per diabetici’. Considereremo pertanto la parola ‘dieta’ come un vero e proprio stile alimentare. Per la maggior parte delle persone l’alimentazione va infatti semplicemente adattata alla malattia, di certo non stravolta. Le ricette Mettersi ai fornelli, per chi soffre di diabete, può rappresentare spesso un problema. Bisogna stare attenti alle dosi e scegliere gli alimenti più adeguati. Ecco una serie di gustose ricette per venire incontro alle esigenze culinarie dei diabetici Pasta e carciofi Ingredienti (per 4 porzioni): 300 g di pasta corta, 300 g di carciofi, 300 g di pomodori pelati, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato, 1 limone, 4 cucchiai di olio extravergine, 1 bicchiere di vino bianco secco, aglio, prezzemolo, dado e sale. Preparazione: lavate e tritate finemente un ciuffo di prezzemolo insieme con uno spicchio d’aglio; ponete il tutto in una casseruola a bordo alto ed aggiungete i carciofi ancora surgelati, il succo filtrato di mezzo limone, mezzo bicchiere di vino bianco e il dado. Incoperchiate il recipiente e cuocete a fiamma moderata fino a che il liquido sarà quasi completamente evaporato e i carciofi risulteranno teneri. Sgocciolate bene i pomodori, sminuzzateli con una forchetta e uniteli al sugo di carciofi; fate restringere il sugo a recipiente scoperto. Cuocete la pasta, scolatela senza sgocciolarla eccessivamente, ponetela in una zuppiera e conditela dapprima con l’olio e il parmigiano mescolando bene; alla fine versate sulla pasta il ragù di carciofi, cospargete con un cucchiaino di prezzemolo tritato e servite subito. Valori nutrizionali (approssimativi) a porzione: grassi 12 g, glucidi 67 g, proteine 12 g, calorie 400 Kcal. Minestrone di grano Ingredienti (per 4 porzioni): 200 g di grano spezzettato, 200 g di ceci al naturale sgocciolati, 450 g di spinaci, 50 g di uvetta, 30 g di pinoli, 1 cipolla, 1 pizzico di zafferano, 2 cucchiaini di curry (facoltativi), 1 peperoncino piccante, 1 manciata di foglioline di menta, brodo di verdure, 4 cucchiai di olio extravergine, sale e pepe. Preparazione: ammollate il grano spezzato in una ciotola d’acqua fredda per 4 ore, quindi scolatelo, risciacquatelo sotto acqua fredda in un colino e cuocetelo in abbondante acqua bollente salata per circa 1 ora, quindi scolatelo, raffredatelo immediatamente sotto acqua corrente e stendetelo su un canovaccio, sgranatelo e lasciatelo asciugare. Mentre cuoce il grano, affettate finemente la cipolla e rosolatela nell’olio caldo con il peperoncino, in una padella, finché diventa trasparente. Eliminate il peperoncino, aggiungete gli spinaci surgelati, i ceci, l’uvetta, i pinoli, salate, pepate, bagnate con un mestolino di brodo caldo in cui avrete stemeperato lo zafferano e il curry (se avete deciso di utilizzarlo) e cuocete per 10 minuti circa a fuoco basso, rigirando. Valori nutritivi (approssimativi) per porzione: glucidi 38,7 g, proteine 21 g, lipidi 9,3 g, fibre 7,7 g, calorie 321 Kcal. Pillole di saggezza... Occhio alle etichette La cottura dei cibi È meglio se avviene in assenza di grassi, sia animali sia vegetali (anche se questi ultimi sono preferibili ai primi). I grassi vegetali (l’olio) possono essere aggiunti crudi sul cibo, dopo la cottura. I metodi di cottura più indicati sono: ai ferri, alla griglia, alla piastra, a vapore, a microonde, a bagnomaria, al forno, allo spiedo e alla brace. Bisogna sempre aver cura di evitare i cibi bruciati (per esempio se cotti alla brace o allo spiedo). Il fritto Andrebbe evitato, ma se proprio lo si ama è meglio aver cura di usare soprattutto condimenti vegetali, ed in particolare olio extravergine di oliva, e non portare mai la temperatura di questi oltre i 180°C, in quanto oltre tale limite, si formano prodotti tossici per l’organismo. Per le margarine tale limite è ridotto a 100°C. Evitare invece, o limitarlo, l’uso di burro, strutto, pancetta e lardo, soprattutto se cotti. Naturalmente, cambiare abitudini alimentari acquisite nel corso degli anni non è facile, ma è più agevole se le nuove abitudini da instaurare vengono viste come variazioni e non come privazioni. Per raggiungere questo obiettivo occorre introdurre variazioni graduali nell’alimentazione quotidiana, puntando soprattutto a stabilire un certo equilibrio tra i diversi tipi di alimenti assunti. In tal senso, naturalmente, la scelta degli alimenti e la gestione dei pasti dovranno tenere conto dei gusti e delle preferenze individuali, integrandosi nelle abitudini dietetiche della persona e fornendo una scelta di alimenti accettata e gradita. Piuttosto di vietare del tutto determinati cibi, specialmente se molto graditi, si consiglia di ridurre le dosi e la loro frequenza di consumo. Sebbene alcuni alimenti vadano consumati con moderazione esi- na con diabete, se non è in soprappeso e se non è in Quando si acquistano prodotti in scapresenza di altri fattori tola, surgelati o comunque confezionati che ne determinano bisogna sempre dare un’occhiata alle etichetparticolari restrizioni, te. Infatti spesso non ci si immagina di trovare zucchero in una salsa di pomodoro o nei piselli in ha bisogno di un’apscatola, ancor meno in un prosciutto crudo o nel porto calorico giornasalame, e nemmeno nella pizza. Ebbene, sembra liero identico a quello incredibile, ma la quantità di prodotti che utilizza lo zucchero come aiuto alla conservazione, dei soggetti sani. come correttore di acidità o per altri mille motiTra gli obiettivi della vi è veramente incredibile. Quindi, mentre dieta per la terapia del guardate che siano assenti conservanti e coloranti, non dimenticate di condiabete i principali sono trollare anche gli zuccheri. sicuramente il controllo glicemico, il controllo del peso (là dove è necessario) e il controllo della lipidemia (a scopo preventivo per le patologie cardiovascolari). La quantità e la qualità dei carboidrati consumati ad ogni pasto rappresenta uno degli aspetti più importanti della dieta. La quantità totale dei carboidrati da consumare nel corso della giornata deve aggirarsi intorno al 50-55% delle calorie quotidiane. Andranno preferiti quelli a basso ste comunque un’ampia gamma indice glicemico e quelli preparadi alternative salutari tra le quali ti con farine integrali ed associati il paziente può scegliere. a fibre (e in tal caso la quota di Un altro stratagemma è la sosticarboidrati può arrivare anche al tuzione dei metodi di cottura 60%). Il saccarosio, il normale ‘meno sani’ (come la frittura) con zucchero da cucina, non deve altri più leggeri (in umido, alla superare il 5% delle calorie totali piastra o al forno), ma non per (max 15-20 grammi). Tale quantiquesto privi di gusto; il maggiore tà può essere superata sempliceutilizzo di spezie, perché no mente consumando dolci e/o anche piccanti, aiuta ad ottenere alcuni prodotti confezionati sapori più forti e a rendere le (biscotti, snack, bibite), il cui utipietanze meno insipide. lizzo va quindi limitato. Per lo Questo cambiamento può divensteso motivo è bene sostituire lo tare anche un’occasione per tutta zucchero con dolcificanti ipocala famiglia e portare alla sperilorici senza valore nutritivo. mentazione di nuovi cibi o ricetQueste le indicazioni più generate e provare così nuovi gusti e li. Ogni individuo, di fatto, ha le sapori più sani, integrandoli proprie abitudini di vita e/o nella propria dieta quotidiana. lavorative. Abbiamo già ribadito L’organismo ha bisogno che l’importanza di non dare imposisiano assunti quotidianamente zioni con la dieta ma di adattare alimenti in grado di fornire tutti i uno ‘stile alimentare corretto’, principi nutritivi, secondo deterpossibile effettuando un confronminate proporzioni che variano to con il medico o con il nutrizioin funzione di sesso, costituzionista o dietista, in grado di fornine, età e attività svolta. La persore i suggerimenti più adeguati. NOTIZIE BREVI 25 tempo libero di Luca Tafuni Mercatini (& Co.) di Natale un itinerario magico per le prossime feste Siamo vicini al Natale e la nostra rubrica del tempo libero questa volta sarà una utile guida per prepararci con allegria alle festività bighellonando per i divertenti e famosi mercatini Bolzano 28 novembre/ 23 dicembre Per Bolzano è ormai il tradizionale appuntamento d’avvento: il Mercatino di Natale con tutta l’atmosfera tipica della preparazione al Natale. Una festa di luci nelle piazze e nei vicoli del capoluogo; i profumi del vin brulè e della pasticceria natalizia si mescolano ai suoni della musica natalizia in un concerto davvero unico. Ad accogliervi il ricco programma di animazione in piazza Walther (illuminata da 1.000 luci) e nelle chiese di città: musiche tradizionali, suonatori di corno, bande musicali, cantastorie e narratori di fiabe. Sono gli artigiani locali che propongono il mercatino dell’artigianato in piazza Municipio: un punto d’incontro per trovare idee regalo e tante idee per decorare la casa. Si possono scovare produttori di ceramica, intagliatori del legno ed i fioristi che predispongono creati- Luci e colori dai mercatini di Natale. ve idee natalizie. C’è spazio anche per la solidarietà. In piazza del Grano, via Argentieri, via della Mostra e nelle vie del centro le Associazioni onlus propongono i loro progetti sociali e la vendita di oggetti regalo, decorazioni per la casa e gastronomia. Associazioni bolzanine che operano in questo ambito mettono in vendita prodotti artigianali di ottima qualità per finanziare così vari progetti di solidarietà anche in ambito internazionale. oggetti realizzati a mano, senza l’uso di macchine. Vengono esposti articoli in pelle, in lana, in vetro o in ceramica, strumenti in legno, tamburi, quadretti, incenso, giocattoli in legno, anelli e braccialetti. Chi volesse farsi impacchettare il regalo appena acquistato può rivolgersi ad uno stand dedicato per provare così la provenienza bolzanina del regalo stesso. Per mangiare bene e non spendere troppo, è bene sapere che durante Dal 5 al 23 dicembre la piazzetta della Mostra si trasforma in punto il Mercatino di Natale una trentina di ristoranti di Bolzano e San Genesio offrono, a prezzo fisso, il loro menù caratteristico. I menù di incontro per chi ama le idee regalo fatte a mano: il mercatino organizzato dal Centro Relazioni Umane di Bolzano propone la produzione di stoffe ricamate, lavori su seta, bigiotteria, lavori in ceramica e vetro e tanto altro ancora. È il mercatino alternativo quello che va in scena dalla seconda domenica d’avvento fino al 23 dicembre 2008. Giovani artigiani provenienti da diverse località italiane e straniere espongono i loro lavori sulla piazzetta della Mostra. Qui possono essere venduti solamente rivelano la straordinaria combina “Cartoline“ suggestive dalle Alpi. zione, particolarità unica di Bolzano, fra la cucina tipicamente mitteleuropea ed i sapori della fantasiosa tradizione mediterranea. Per il dormire, gli alberghi di Bolzano e San Genesio hanno studiato dei pacchetti vantaggiosi per il periodo del mercatino di Natale, le festività e Capodanno, tutto secondo la più autentica e tradizionale ospitalità altoatesina. Particolarmente convenienti sono i pacchetti infrasettimanali, creati appositamente per premiare chi decide di visitare Bolzano tra lunedì e giovedì. Ad accogliere i visitatori ci penseranno le statue in legno della Val Gardena con figure sacre che guideranno i visitatori da piazza Walther fino all’altare del Duomo (percorso di fede), per un momento di riflessione e di raccoglimento. All’interno del Palazzo Mercantile l’associazione degli Artigiani Altoatesini esporrà un albero di Natale addobbato con oggetti tipici ed artigianali, mentre il 15 e 16 dicembre si potrà vedere il Presepe vivente. La Croce Rossa di Bolzano metterà a disposizione di tutte le mamme con bambini piccoli una casetta riscaldata (Punto Bimbo) con locali adatti per allattare i più piccini, cambiare il pannolino e scaldare il latte. Il servizio sarà attivo tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00. A lato della piazza Walther quest’anno apre per la terza volta il Palazzo Campofranco, di proprietà privata, con il suo cortile interno nascosto con un’atmosfera di pace e di ritiro con espositori e musica dal 28 novembre al 23 dicembre. All’interno del grande cortile si trova il ‘bosco incantato’ con molti alberi di Natale, alcune casette per la vendita di specialità alpine ed alcune casette che espongono oggetti decorativi. I giovani interpretano il Natale: quattro esposizioni in altrettanti luoghi della città. Anche quest’anno viene riproposta per la sedicesima volta l’iniziativa ‘Bagliori di Stelle’ promossa dall’ufficio servizi educativi e del tempo libero del Comune di Bolzano. I giovani artisti di sessanta classi tra scuole elementari, medie e superiori si cimentano infatti nella creazione d’installazioni natalizie che verranno esposte in quattro siti differenti: parco della Stazione, piazza Mazzini, piazzale ex area fiera e piazzale Teatro Cristallo. Il giorno 28 novembre 2008 si svolge la ‘Lunga Notte dei Musei’: apertura straordinaria e gratuita (dalle ore 17.00 alle ore 1.00 senza interruzione) di otto musei bolzanini (museo Archeologico dell’Alto Adige, museo di Scienze Naturali, museo Mercantile, Museion, museo dei Presepi, Tesoro del Duomo e museo Civico e Castel Roncolo). Merano 28 novembre/ 6 gennaio È un Natale all’insegna del piacere e del riposo quello di Merano: pasticceria raffinata, golosità per tutti i gusti, la via dei presepi e la musica invitano a gironzolare tranquillamente in questa città di cura. In sottofondo i concerti natalizi di fiati e cori, nelle chiese o sulle passeggiate Lungo Passirio. Il mercatino di Natale, con i suoi ottanta espositori, propone tante idee, dagli addobbi natalizi, alle pantofole in lana cotta, alle ceramiche, alle stoffe tradizionali, alle statuine in legno, ai giocattoli ed alla pasticceria tipica. Merano ed il suo centro storico, decorato a festa per l’occasione, è uno spettacolo per gli occhi e per il cuore. Nelle strade e nei vicoli del centro, splendenti nelle loro decorazioni natalizie, le vetrine sottolineano la solennità della festosa atmosfera del Natale. Visitare le bancarelle nelle ore serali, quando nell’intera area della manifestazione lo splendore di mille luci si fonde armoniosamente con i suoni ed i canti natalizi, è davvero un’esperienza suggestiva. Bressanone 28 novembre/ 6 gennaio Con l’avvento inizia a Bressanone un periodo speciale. Le luci natalizie immergono la città medioevale in un’atmosfera di gioia e d’attesa per il periodo più bello dell’anno. Al mercatino di Natale di Bressanone, nel cuore della città, gli espositori aprono giornalmente i loro stand offrendo artigianato tipico: presepi, sculture in legno, ceramiche fatte a mano, candele, sfere e angioletti in vetro, e specialità gastronomiche dell’Alto Adige. La suggestiva carrozza di Natale mostrerà le bellezze del centro storico di Bressanone (ogni sabato e domenica). I pony e la giostra a vapore regaleranno ai bambini momenti felici, così come il laboratorio natalizio che si svolgerà ogni NOTIZIE BREVI 27 mercoledì pomeriggio. Il 5 dicembre San Nicolò visiterà insieme al suo seguito il centro storico e il mercatino di Natale in piazza Duomo. Brunico 28 novembre/ 6 gennaio Il mercatino di Natale di Brunico offre i più caratteristici prodotti artigianali e specialità dolciarie per tutti i gusti. Brunico, la ‘Perla della Val Pusteria’ è l’ideale per conciliare il divertimento sulle piste da sci con emozionanti passeggiate tra le incantevoli case medievali della via centrale. Il mercatino 2008 si tiene sotto il motto: ‘Natale in montagna - tradizione e attualità’. Durante i fine settimana diversi complessi di strumenti a fiato, gruppi di tromboni e suonatori di corni delle Alpi animano Brunico nel periodo che precede il Natale dalle 16.00 alle 18.30 (in via Bastioni ed in piazza Municipio). Sono tantissimi i visitatori del mercatino di Natale che ogni anno si lasciano affascinare dall’atmosfera festosa, dal luccichio e dal profumo degli abeti: grandi e piccini impazziscono per le leccornie e cedono alla magia dei concerti natalizi. Oltre 35 bancarelle offrono preziose opere d’artigianato, meravigliose idee regalo e tesori natalizi. Decorazioni per l’albero di Natale, giocattoli in legno, oggettistica in pelle, vetro e ceramica, profumato vin brulé e moltissime specialità culinarie, sono solo parte della ricca offerta di prodotti. Il commercio però non è tutto, al centro del mercatino di Natale ci sono l’artigianato e le tradizioni della zona. È per questo che alcuni artigiani mostreranno dal vivo come vengono realizzati i prodotti tradizionali dell’Alto Adige. Vipiteno 28 novembre/ 6 gennaio Il mercatino di Natale di Vipiteno si svolge in una città che, nell’im- pianto urbanistico e nell’architettura tardo-medievale, è fortemente improntata all’attività mineraria. Molti furono infatti gli imprenditori minerari che, grazie alle loro disponibilità economiche ed alla loro visione cosmopolitica, abitarono ed influenzarono in modo determinante il volto della città. Lo splendore di quell’epoca, insieme con gli esemplari interventi di recupero e di risanamento, hanno favorito in modo determinante l’inserimento della città nel catalogo 2002 dei borghi più belli d’Italia. Pini e abeti sono simboli della vita e della pace natalizia e, decorati per tradizione con mele, noci, biscotti di panpepato e con i tradizionali addobbi in legno, fungono da cornice festosa e sfavillante al mercatino. Glorenza 6-9 dicembre Il mercatino di Natale di Glorenza dura 4 giorni e rimane aperto dal pomeriggio fino alla sera. Con l’arrivo del buio ven- gono accese le fiaccole e l’atmosfera diventa unica. Sotto i portici ed in piazza della città di Glorenza, i produttori dell’Alta Val Venosta, del Sudtirolo, della Germania, dell’Austria e della Svizzera, offrono sulle loro bancarelle prodotti tipici per il periodo natalizio: biscotti, zelten, cesti di vimini, giocattoli di legno, lanterne, candele e tanti altri oggetti natalizi e dell’artigianato. Ogni pomeriggio la Milano L’Artigiano in Fiera 29 novembre 8 dicembre Ha il sapore di un mercatino di Natale, con le centinaia di bancarelle (in realtà veri e propri stand), l’Artigiano in Fiera è un’alternativa più vicina… anche se quest’anno si sposta presso l’avveniristica fiera di Rho Pero. www.artigianoinfiera.com La Fiera degli Oh Bej! Oh Bej! 7-10 dicembre Questa fiera è sicuramente la più nota fiera Milanese. Si tiene tutti gli anni in occasione della festa di S. Ambrogio. Gli anni passati si svolgeva appunto proprio intorno alla Basilica di S. Ambrogio ma da un paio di anni, essendosi estesa, viene fatta intorno al Castello Sforzesco. Famosa per la presenza di numerose bancarelle ricche di colori e profumi, che creano un’atmosfera davvero suggestiva. Vi si può trovare una grande quantità di giocattoli, dolci tipici, oggetti d'antiquariato ed ogni sorta di cianfrusaglie. Per i bambini la fiera è come il ‘paese dei balocchi’ ed è l’occasione giusta per farsi viziare da nonni e genitori.... anche in vista del Natale ormai vicino. Filodrammatica di Glorenza propone uno spettacolo teatrale sul tema natalizio e numerosi concerti allietano i visitatori. informazioni Comune di Bolzano Ufficio turismo T. 0471.997.350 Azienda soggiorno e turismo Bolzano T. 0471.307.000/1/2/3 F. 0471.980.128 www.comune.bolzano.it Comune di Merano T. 0473.250.111 F. 0473.237.690 [email protected] www.comune.merano.bz.it Comune di Bressanone T. 0472.062.000 F. 0472.062.022 [email protected] Comune di Brunico T. 0474.545.454 F. 0474.545.455 [email protected] Comune di Vipiteno T. 0472.723.700 F. 0472.723.709 Comune di Glorenza T. 0473.831209 F. 0473.830.350 [email protected] caro ‘Brevi’ ti scrivo Rari o non rari: non è un problema di scelta Sono da poco donatore e, in occasione di una mia visita al Centro, ho sentito parlare dei donatori di gruppo raro. Come posso farne parte? a.p. Una persona viene definita di ‘gruppo raro’ quando la negatività per un determinato antigene viene riscontrata in meno di 1 soggetto ogni 1.000 esaminati. Questa caratteristica non comporta problemi di salute ma è molto importante quando deve essere affrontata una tra le problematiche più impegnative in campo trasfusionale, ovvero il reperimento di unità di globuli rossi per soggetti che hanno creato anticorpi contro antigeni dei globuli rossi. La ricerca di unità compatibili per questi soggetti può comportare la tipizzazione di un elevato numero di donatori, procedura che se viene eseguita al momento del bisogno non assicura in alcuni casi il reperimento delle unità in tempo utile. Come vengono identificati i donatori di gruppo raro? Il laboratorio di immunoematologia del Centro effettua regolarmente la determinazione degli antigeni eritrocitari dei donatori di sangue ed inserisce i risultati nei programmi infor- matici, che consentono in ogni momento di identificare donatori con particolari caratteristiche, di convocarli per la donazione e di gestire le unità di sangue prelevate. Come vede l’appartenenza al gruppo dei donatori rari è stabilita ‘per natura’ e non è frutto di scelta personale. Come per ogni altra informazione raccolta al Centro trasfusionale, anche i dati relativi allo stato di donatore di gruppo raro sono gestiti in conformità con le attuali disposizioni di legge sul trattamento dei dati riservati. Se dal Centro trasfusionale le è stato comunicato di appartenere a questo gruppo anche altri membri della sua famiglia potrebbero presentare le stesse caratteristiche. La invitiamo pertanto a parlare di questo programma anche ai suoi familiari e di venire a donare con loro presso il Centro Trasfusionale e di Immunoematologia della Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano. La fortuna di avere Notizie Brevi in tasca La settimana scorsa, invitato dalla Fondazione OSIO alla Società del Giardino per una colazione (credevo conviviale!) il neo presidente all’improvviso mi presenta ai soci invitandomi a parlare di qualche argomento di interesse psicologico (anzi ‘psicosociale’). Preso alla sprovvista mi sono ricordato che in tasca avevo l’ultimo numero di Notizie Brevi appena sfornato dalla tipografia. In pochi secondi ho deciso di parlare proprio dell’articolo che avevo scritto col titolo molto provocatorio (o stimolante) ‘Non facciamoci prendere dalla sindrome da rientro’. Molte domande (battute umoristiche) e un’animata e simpatica discussione. La più bella confessione è stata “la sindrome da rientro non mi tocca più perché io da dieci anni ho deciso di non andare più in vacanza (se non per pochi giorni!) e sto benissimo”. La rivista (che provvidenzialmente mi ha suggerito lo spunto per la discussione) è andata a ruba. Ai nostri lettori un augurio di buon Natale e felice anno nuovo la redazione (a.c.) Direttore responsabile Girolamo Sirchia Direttore scientifico Anna Parravicini Responsabile editoriale Eloisa Consales Progetto grafico e impaginazione Daniela Graia, Maria Laurora Comitato di redazione Elena Benazzi, Giovanna Cremonesi, Maurizio Marconi, Giorgio Marmiroli, Paolo Rebulla, Antonietta Villa Hanno collaborato Francesca Albani, Luisa Calcagno, Federico Colombo, Aronne Del Vecchio, Susanna Esposito, Enrico Fagnani, Roberto Fonda, Francesca Poli, Luca Tafuni Fotografie Roberto Fonda, Daniele Grioni, Maria Laurora Disegni Athos Careghi Pubblicazione trimestrale gratuita dell’Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue, di ADISCO Sez. Lombarda e del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Copie distribuite: 30.000 Aut. Trib. Milano n. 335 del 4-9-1982 Stampa e fotolito Bine Editore s.r.l. - Milano Copyright del Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale effettuata con qualsiasi mezzo sia elettronico sia meccanico (compresa fotocopiatura e ogni altro sistema di riproduzione) se non dietro autorizzazione scritta dell’Editore Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore - via Francesco Sforza, 35 - 20122 Milano parliamo di noi Aronne Del Vecchio... il nuotatore che sfida le onde. Ecco il suo racconto Sono un donatore da lunga data che si diletta a praticare sport, tra i quali il nuoto a cui mi dedico con particolare assiduità durante il periodo delle vacanze (in ferie ci sono tutto l’anno).Quest’anno con altri 6 atleti del club nuoto Manfredonia, abbiamo voluto provare (oltre alle altre gare di fondo) l’ebbrezza della traversata dello stretto di Messina. Ogni atleta aveva una barca d’appoggio (ad ogni numero cuffia corrispondeva un numero barca). Siamo stati condotti a Messina (Capo porta peloro) ed è iniziata la traversata fino alla spiaggia di Scilla. In tutto abbiamo nuotato per 1 Km e 900 m ! Sono stati momenti emozionanti e adrenalinici soprattuto quando ci hanno trasportati con dei barconi a Messina: abbiamo potuto constatare, tutto il percorso da fare a nuoto! Però cari amici,quando cominci a nuotare, non pensi ad altro che a tenere d’occhio la tua barca appoggio; non pensi alle meduse (che per fortuna non c’erano), nè alle correnti o a quanto è profondo il mare (blu cobalto) in quel punto. Alla fine nuoti e speri che il tuo barcaiolo ti stia portando sulla corrente giusta e continui a nuotare ininterrottamente, fino a che non arrivi stanco ma felice al traguardo. L’anno prossimo ci riproveremo. Vuoi vedere che donare il sangue fa bene anche per questo? Aronne Del Vecchio Premio Ricerca a Susanna Esposito Il ‘Premio Ricerca Soci SIP’ è stato attribuito dal Presidente della Società Italiana di Pediatria il 15 ottobre 2008, durante la cerimonia inaugurale del 64° Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria tenutosi a Genova. È stata la prima volta che la Società Italiana di Pediatria ha voluto istituire un premio per l’impegno scientifico profuso nell’attività di ricerca di base e clinica su argomenti di rilevante interesse nell’ambito della Pediatria Generale e Specialistica. L’attività scientifica della professoressa Esposito si è soprattutto concentrata sulla patologia infettiva del bambino con studi che hanno prevalentemente riguardato le infezioni respiratorie e la prevenzione vaccinale. In alcuni casi i risultati di queste ricerche possono essere considerati di grande rilievo perché capaci di modificare atteggiamenti diagnostico-terapeutici o di somministrazione vaccinale da tempo codificati in campo internazionale. Valgano a questo proposito la dimostrazione del ruolo dei batteri atipici nella genesi della faringite acuta e dell’asma infettiva con conseguente necessità di modifica della terapia antibiotica usualmente prescritta in queste malattie, la messa in evidenza della possibilità di semplificare la somministrazione dei vaccini antipneumococco e antimeningococco C con possibilità di utilizzare queste misure preventive con schemi nettamente più favorevoli sia sul piano economico sia su quello della compliance. In aggiunta, la rilevazione di nuovi agenti virali implicati come agenti eziologici nelle malattie respiratorie del bambino, la dimostrazione dell’importanza dell’influenza nel bambino con e senza patologie cronica e i dati relativi all’efficacia di diversi vaccini antinfluenzali nei primi anni di vita. L’insieme della sua attività scientifica ha valso a Susanna Esposito non solo un numero rilevante di pubblicazioni su riviste internazionali di assoluto rilievo (e il raggiungimento di un valore totale di Impact Factor superiore a 400), ma anche lo stabile inserimento nella comunità scientifica internazionale, come dimostrato dalle numerose e ripetute richieste di partecipazione come relatore a prestigiosi congressi internazionali, dall’inserimento nel Comitato Direttivo della European Society for Pediatric Infectious Diseases, dalla nomina di membro del Committee for Training della European Society for Pediatric Infectious Diseases e dalla chiamata come International Editor per The Pediatric Infectious Disease Journal. L’aver dedicato molta parte della sua attività alla ricerca scientifica non le ha, comunque, impedito di sviluppare doti didattiche e cliniche e di raggiungere importanti successi nella carriera universitaria e assistenziale. Professore Associato di Pediatria dell'Università degli Studi di Milano da tre anni, vice-direttore della Unità Operativa Complessa di Pediatria da due anni, è divenuta lo scorso anno responsabile dell'Unità Operativa Semplice di Infettivologia Pediatrica della Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena. 30 NOTIZIE BREVI Appuntamenti Donatori Sabato 13 dicembre Assemblea Associazio annuale n Policlinico e ‘Amici del e della Ma n Donatori d i Sangue’ giagalli Aula Magn a Università d e via Festa d gli Studi di Milano el Perdono 7 ore 16.00 T. 02 5503 4 www.dona 306/ 4102 torisangue .org Donatori raio Domenica 1 febb e ril ap 5 a Domenic Porte aperte ionale al Centro trasfus ue ng per donare il sa to) en am nt pu (previo ap lle ore 12.30 dalle ore 8.30 da / 4307 T. 02.5503.4306 angue.org ris to na www.do ura Ricerca e C 09 20 edizione nnaio Lunedì 19 ge : la vaccinaus ir av om Papill ne il tumore ie ev zione che pr febbraio > Lunedì 16 oe ile: il farmac Il dolore inut la parola > Aula Magna ilano gli Studi di M Università de 7 no do er P via Festa del 0 alle 20.00 dalle ore 18.0 o Ingresso liber Trapianti Sabato 31 gennaio Domenica 1 febbraio Trofeo Internazionale di sci per trapiantati Chiesa in Valmalenco (SO) Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue art director riccardo de martini, valeria vanzulli copy writer davide pasquale Donare il sangue è donare vita e la vita ha bisogno di te. Vieni al Policlinico di Milano e riceverai gratuitamente un’accurata visita medica prima di ogni donazione. Un gesto di altruismo per prenderti cura anche della tua salute. Regala nuova vita alla vita, diventa donatore. Fondazione Accademia di Comunicazione www.donatorisangue.org