expert opinion Basi fisiopatologiche, diagnosi e trattamento del tabagismo Gianfranco Puppo, MD; Barbara Conti, MD; Francesco Pistelli, MD; Laura Carrozzi, MD; Stefania Brogi, PT; Antonio Palla, MD UO Pneumologia 1 Universitaria, Dipartimento Cardio Toraco Vascolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa Riassunto Summary Il tabagismo è una dipendenza patologica cronica e recidivante causata dalla nicotina contenuta nel tabacco, un alcaloide che, agendo come agonista dei recettori colinergici neuronali, determina il rilascio di neurotrasmettitori come la dopamina a livello del circuito mesolimbico della gratificazione. L’esposizione ripetuta alla nicotina determina lo sviluppo di un neuroadattamento, che rappresenta il substrato neurobiologico del meccanismo della dipendenza, al quale si somma, nel tempo, lo sviluppo di comportamenti acquisiti che agiscono come rinforzo positivo dell’abitudine tabagica. Il tabagismo è definito da specifici criteri di diagnosi e ne può essere graduata la gravità applicando strumenti validati. Il trattamento mira a gestire sia la dipendenza fisica da nicotina sia gli aspetti comportamentali legati all’abitudine al fumo, mediante un approccio, eventualmente integrato, che comprenda sia l’uso di farmaci (sostituti nicotinici, vareniclina, bupropione cloridrato) sia interventi di tipo non-farmacologico (minimal advice, counselling). Le Linee Guida raccomandano che gli interventi di cessazione siano strutturati seguendo un percorso standardizzato conosciuto come le 5A (Ask, Advice, Assess, Assist, Arrange), che è applicabile dedicando anche pochi minuti durante la pratica clinica di routine. Sono forniti i riferimenti per accedere da Internet a una selezione di materiale per l’autoformazione e strumenti per l’applicazione pratica d’interventi clinici sul tabagismo, basato sulle raccomandazioni della Evidence Based Medicine. Tobacco smoking is a chronic relapsing disease caused by nicotine, an alkaloid acting as an agonist of neuronal cholinergic receptors, which causes the release of neurotransmitters such as dopamine in the mesolimbic reward circuit. Repeated exposure to nicotine determines the development of a neuroadaptation process, which represents the neurobiological substrate of addiction, to which the development of acquired behaviors is added over time, acting as positive reinforcement of smoking. Nicotine addiction is defined by specific diagnostic criteria and can be graded by applying validated instruments. The aims of treatment are to manage both physical addiction to nicotine and behaviors related to smoking, by using an integrated approach, which includes both the use of medications (nicotine replacement, varenicline, bupropion hydrochloride) and non-pharmacological interventions (minimal advice, counseling). Current guidelines recommend that interventions for smoking cessation be performed following a strategy known as 5A (Ask, Advice, Assess, Assist, Arrange), which is applicable even in a few minutes during clinical practice. References are provided to download from Internet a selection of material for self-training and tools for practical application of clinical interventions on tobacco, based on the recommendations of Evidence Based Medicine. Corrispondenza PAROLE CHIAVE Keywords Dr. Francesco Pistelli Via Paradisa, 2 – 56124 Cisanello, Pisa Tel. 050 996933 – Fax 050 995240 [email protected] Nicotina, tabagismo, cessazione fumo, terapia di sostituzione con nicotina, vareniclina, bupropione, counselling. Nicotine, nicotine addiction, smoking cessation, nicotine replacement therapy, varenicline, bupropion hydrochloride, counselling. 26 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Introduzione Il tabagismo è una dipendenza patologica cronica e recidivante causata dalla nicotina contenuta nel tabacco. È definito da specifici criteri di diagnosi e ne può essere graduata la gravità applicando strumenti validati. Spesso richiede ripetuti interventi e tentativi di cessazione. La ricaduta, infatti, è frequente e riflette la natura cronica di questa condizione, non il fallimento del fumatore, del trattamento seguito o del sanitario che lo svolge, e pertanto non deve scoraggiare dal ripetere nuovi tentativi. Il trattamento del tabagismo mira a gestire sia la dipendenza fisica da nicotina sia gli aspetti comportamentali legati all’abitudine al fumo, mediante un approccio, eventualmente integrato, sia di tipo farmacologico sia cognitivo-comportamentale [1]. Caratteristiche neurobiologiche della nicotina e aspetti fisiopatologici del tabagismo La nicotina è un alcaloide che agisce come agonista a livello dei recettori colinergici centrali e periferici. I recettori a livello neuronale sono canali ionici ligando-dipendenti costituiti da 5 subunità transmembrana costituiti secondo varie combinazioni di subunità alfa e beta il cui ligando endogeno è rappresentato dall’acetilcolina. La maggior parte di tali recettori sono localizzati a livello presinaptico dove hanno il compito di modulare il rilascio di neurotrasmettitori [2]. Quando si fuma una sigaretta, la nicotina inalata col fumo è veicolata nei polmoni attraverso le piccole particelle di tartaro che si formano durante la combustione del tabacco. Una volta arrivata nelle vie respiratorie e negli alveoli, la nicotina passa rapidamente nel sangue arterioso che la distribuisce in tutto il corpo [3]. La velocità con cui la nicotina, dopo una singola inalazione di fumo, raggiunge i recettori a livello del sistema nervoso centrale è molto elevata, nell’ordine dei 10-20 secondi, determinando concentrazioni molto elevate nei tessuti cerebrali [3]. Gli effetti farmacologici della nicotina si manifestano attraverso una complessa relazione dose-risposta sui sistemi nervoso, cardiovascolare, metabolico, endocrino e neuromuscolare. Gli effetti psicotropi della sostanza consistono nell’aumento della vigilanza, nel miglioramento delle capacità di concentrazione, dei tempi di reazione e della capacità di risolvere problemi, nella riduzione dei sintomi depressivi e dell’irritabilità [4]. Con l’esposizione ripetuta alla nicotina inalata col fumo si sviluppa un neuroadattamento. La nicotina, dopo essersi legata ai recettori e averli attivati, li desensibilizza (tolleranza acuta) e, nel tempo, questo meccanismo determina un aumento del numero dei recettori nicotinici cerebrali (tolleranza cronica) [5]. Il fumatore abituale prova smania di fumare e sintomi d’astinenza (quali, irrequietezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione, ansia, etc.) quando i recettori nicotinici desensibilizzati divengono nuovamente reattivi a causa della progressiva riduzione dei livelli di nicotina nel cervello, che avviene con l’astensione prolungata dal fumo. Infatti, l’emivita della nicotina (che è metabolizzata dal fegato per l’80-90% prima che sia escreta dai reni) è breve, circa 2 ore, e pertanto il fumatore necessita di fumare frequentemente per mantenere adeguati livelli ematici [2,3]. Inoltre, l’associazione ripetuta nel tempo tra, da un lato, situazioni ambientali, stati d’animo, etc. e, dall’altro, gli effetti attesi dal fumare una sigaretta (gratificazione, piacere, sollievo dai sintomi di astinenza), determina lo sviluppo di un condizionamento (comportamenti acquisiti). Esempi di condizionamento sono: fumare vedendo altri che fumano; fumare guardando la tv, accendere una sigaretta rispondendo al telefono, etc. Pertanto, il fumatore fuma, oltre che per mantenere livelli ematici di nicotina che prevengono l’insorgenza di sintomi di astinenza, anche per ricercare gli effetti psicoattivi del fumo in occasione di comportamenti acquisiti [5]. Il concetto di dipendenza da fumo di tabacco Il tabacco produce dipendenza agendo, come tutte le sostanze con tali caratteristiche, a livello della regione cerebrale della gratificazione del sistema mesolimbico, che si estende dall’area ventrale del tegmento al nucleo accumbens, con proiezioni dirette alla regione prefrontale della corteccia cerebrale [2,5]. L’uso prolungato della nicotina contenuta nel fumo di tabacco produce modificazioni, che nel tempo diventano irreversibili, a carico dell’attività metabolica, della disponibilità recettoriale, dell’espressione genica e della risposta a stimoli ambientali, che si traducono in una variazione della disponibilità di dopamina ed altri neurotrasmettitori come il glutammato e l’acido gamma-amminobutirrico [2,5]. Da un punto di vista medicoclinico, la dipendenza può essere definita come “l’uso compulsivo di sostanze dovuto alla necessità di evitare i disturbi psicofisici dell’astinenza, associato ad una serie di alterazioni patologiche derivanti dall’esposizione cronica ad alte dosi di tali sostanze e dei loro contaminanti” [6-8]. Si tratta dunque di una malattia dell’encefalo dotata di uno spettro sindromico definito in base alla presenza di una serie di criteri, tra cui l’assunzione persistente della sostanza, lo sviluppo di tolleranza (cioè un aumento della dose necessaria per raggiungere l’effetto desiderato) e una sindrome di astinenza conseguente alla mancata assunzione. La Tabella 1 mostra, in modo comparativo, i criteri per la diagnosi di dipendenza da tabacco definiti nell’International Classification of Diseases revisione 10 (ICD-10) [6] e nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, revisione della quarta edizione (DSMIV-TR) [7]. L’aspetto che caratterizza l’essenza della dipendenza è quello del “craving”, ossia il desiderio compulsivo che arriva fino alla perdita di controllo nella ricerca e nell’uso della sostanza che l’ha prodotta, nonostante la consapevolezza delle conseguenze sociali e sulla salute legate all’uso della sostanza. Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria 27 Tabella 1 Criteri dell’International Classification of Diseases revisione 10 (ICD-10) e del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, revisione della quarta edizione (DSM-IV-TR) per la diagnosi della dipendenza da tabacco. ICD-10 – Dipendenza da tabacco DSM-IV-TR – Dipendenza da nicotina Un insieme di fenomeni fisiologici, comportamentali e cognitivi in cui nel singolo individuo l’uso del tabacco assume una priorità maggiore rispetto ad altri comportamenti che una volta avevano un più grande valore. La diagnosi si pone quando 3 o più delle seguenti manifestazioni si presentano contemporaneamente per almeno 1 mese o, se persistono per periodi inferiori a 1 mese, devono presentarsi ripetutamente in contemporanea in un periodo di 12 mesi: Uso di nicotina che porta a disagio o stress clinicamente significativo, come dimostrato dalla presenza delle seguenti 3 o più manifestazioni che si presentano nel corso di un periodo di 12 mesi: 1. Forte desiderio o senso compulsivo di assumere tabacco. 2. Evidenza di tolleranza agli effetti del tabacco, cioè c’è la necessità di quantità significativamente maggiori di tabacco per ottenere l’effetto desiderato, o l’effetto è marcatamente ridotto con l’uso continuato della stessa quantità di tabacco. 3. Uno stato di astinenza fisica quando il tabacco viene ridotto o sospeso, come dimostrato dalla caratteristica sindrome di astinenza o dall’uso di tabacco (o di sostanze strettamente correlate) con l’intenzione di alleviare o evitare i sintomi di astinenza. 4. Capacità compromessa nel controllo dell’assunzione di tabacco, in termini d’inizio, fine o livello d’uso, come evidenziato da: il tabacco è spesso assunto in quantità maggiori o per un periodo più lungo rispetto a quanto voluto; desiderio persistente o tentativi falliti di ridurre o controllare l’uso del tabacco. 5. Preoccupazione per il modo di usare tabacco, come interrompere o limitare attività piacevoli o interessi, o impiegare una grande quantità di tempo in attività necessarie per procurarsi o utilizzare il tabacco. 6. Uso persistente del tabacco nonostante la chiara evidenza di conseguenze dannose, come evidenziato dall’uso continuato del tabacco quando l’individuo è, o ci si possa aspettare sia, consapevole della natura e dell’entità del danno. Il livello di dipendenza da nicotina è molto variabile da fumatore a fumatore ma può essere graduato usando una serie di questionari validati per tale scopo, il più diffuso dei quali è il test di Fagerström per la dipendenza da nicotina (Fagerström test for nicotine dependance – FTND), un breve questionario di 6 domande che può essere auto- o etero-somministrato [9]. Per le sue caratteristiche neurobiologiche, la dipendenza da tabacco è un disordine cronico e recidivante. I due terzi dei fumatori che seguono un percorso assistito di disassuefazione dal fumo ricadono entro un anno dalla cessazione [1,8]. Pertanto, riconoscere il tabagismo come malattia cronica è fondamentale per prevenire le ricadute, svolgendo interventi basati sul counselling e sul trattamento farmacologico [10]. 28 1. C’è un desiderio persistente di assumere nicotina o tentativi falliti di ridurne o controllarne l’uso. 2. Tolleranza, definita da una delle seguenti condizioni: a. n ecessità di aumentare in modo marcato l’uso di nicotina per ottenere l’effetto desiderato b. marcata diminuzione dell’effetto con l’uso continuato della stessa quantità di nicotina. 3. Astinenza, dimostrata da una delle seguenti condizioni: a. la caratteristica sindrome di astinenza da nicotina b. l’assunzione di nicotina (o di sostanze strettamente correlate) per alleviare o evitare i sintomi di astinenza. 4. La nicotina è spesso assunta in quantità maggiori o per un periodo più lungo rispetto a quanto voluto. 5. Una grande quantità di tempo impiegato in attività necessarie per procurarsi o utilizzare la nicotina. 6. Importanti attività sociali, professionali, o ricreative sono interrotte o limitate per assumere nicotina. 7. Continuare ad assumere nicotina nonostante sapere di avere un problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che possa essere stato causato o esacerbato dalla nicotina stessa. Interventi per la disassuefazione dal tabagismo Oggi sono disponibili diversi trattamenti farmacologici e non-farmacologici dimostrati efficaci per il trattamento del tabagismo, e linee guida basate sull’evidenza per l’impiego clinico [11,12]. La loro combinazione è più efficace dei singoli tipi di trattamento applicati separatamente [1]. Nella sezione che segue, il livello di evidenza e forza della raccomandazione per i vari interventi è graduato facendo riferimento alle “Linee guida cliniche per promuovere la cessazione dell’abitudine al fumo” pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 2008 [11]. L’evidenza di efficacia di tutti gli interventi di seguito descritti è anche riportata in Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 dettaglio in un successivo documento di “Sintesi delle revisioni sistematiche Cochrane sulla efficacia degli interventi di cessazione e prevenzione del fumo di tabacco” pubblicato dall’ISS nel 2011 [13]. Trattamenti non farmacologici L’auto-aiuto L’auto-aiuto consiste in programmi strutturati per i fumatori che cercano autonomamente di interrompere l’abitudine al fumo senza altra terapia; le evidenze disponibili dimostrano che il materiale per l’auto-aiuto è efficace e può pertanto essere consigliato per favorire la cessazione del fumo [14,15] (evidenza 1 A). Il minimal advice Il counselling Il minimal advice o consiglio breve si riferisce a un intervento singolo, di breve durata (almeno 3 minuti), che può essere condotto da medici o infermieri in contesti diversi, e svolto di routine per fornire ai fumatori informazioni finalizzate ad aiutarli a smettere di fumare [1,11,15,16]. Per la facilità con cui può essere svolto, può raggiungere numerosissimi pazienti. È uno strumento che serve a incentivare la motivazione a smettere, cogliere i pazienti che già stanno pensando di smettere di fumare (in fase di cosiddetta contemplazione, in genere circa il 20% della popolazione fumatrice), e permettere di avviare un processo virtuoso di impegno verso la cessazione (evidenza 1 A). Le tappe da seguire sono essenzialmente tre: 1. stabilire una relazione di aiuto. Il paziente deve essere posto in un clima favorevole in cui è possibile per l’operatore sollevare il problema e porre alla sua attenzione la questione del fumo; 2. verificare la motivazione e capire se il paziente è pronto, se è incerto o se non è pronto a smettere; 3. nel caso di un paziente pronto a smettere si può offrire la possibilità di iniziare un intervento terapeutico direttamente o tramite invio a un centro antifumo. I pazienti incerti vanno invece aiutati a riflettere sui benefici derivanti dalla cessazione del fumo e spinti adeguatamente verso la decisione di impegnarsi a smettere di fumare. A coloro che non sono pronti o non hanno considerato ancora la possibilità di smettere, invece, deve essere comunque offerta una disponibilità di aiuto. Il consiglio di smettere di fumare, quando dato dal medico, migliora i tassi di cessazione del 2,5% rispetto ai gruppi di controllo, mentre quando dato dall’infermiere all’interno di un percorso strutturato dell’1%, in particolare tra i fumatori leggeri [13], tuttavia gli interventi più intensi, più frequenti e di durata maggiore non sembrano avere efficacia diversa da quelli meno intensi. Il counselling è definito come una specifica modalità di comunicazione interpersonale, che fa proprie le caratteristiche della relazione d’aiuto e dell’intervento pragmatico sul processo decisionale, tesa ad aiutare le persone ad utilizzare le proprie risorse e a favorire l’adattamento e/o il cambiamento. L’approccio prevalente è di tipo cognitivo-comportamentale e l’intervento può variare in intensità e complessità, ricalcando gli elementi fondamentali che caratterizzano l’intervento clinico nelle dipendenze, dal consiglio breve di un operatore sanitario ad un ciclo strutturato di colloqui di durata molto maggiore, effettuato da uno specialista di metodi per smettere di fumare [15]. Il counselling si differenzia dal consiglio breve per il fatto che è un intervento di definizione e sostegno che presuppone varie tappe nell’ambito di un trattamento. La figura del counsellor è quella di una persona adeguatamente formata, motivata ad assumere questo ruolo, tecnicamente istruita, che identifica e delinea insieme al suo interlocutore un problema. Il counsellor sostiene la motivazione nel percorso intrapreso verso un obiettivo condiviso e fissato attraverso un “contratto terapeutico”, per mezzo di una “relazione d’aiuto”. Ci sono tre tipi di counselling (individuale, di gruppo e telefonico) che variano in relazione al modo di procedere alla terapia ed al tempo impiegato [15]. Counselling individuale Il counselling individuale è definito come l’incontro diretto paziente-consulente esperto nella cessazione dell’abitudine al fumo. Secondo le più recenti revisioni, utilizzando tale approccio, sono necessari 25 pazienti da sottoporre a counselling individuale per ottenere un ex-fumatore [4]. È riportata una forte relazione dose-risposta tra la lunghezza della sessione di counselling, il numero delle sessioni e l’efficacia del trattamento; inoltre gli interventi intensivi hanno dimostrato più efficacia che gli interventi meno intensivi [1,13] (evidenza 1 A). Counselling di gruppo La terapia di gruppo offre agli individui l’opportunità di apprendere quelle tecniche comportamentali utili alla cessazione dell’abitudine al fumo e provvedere a sostenersi in maniera reciproca, permettendo a più persone di essere trattate da un unico terapista con un migliore rapporto costo-efficacia rispetto al counselling individuale. Tale approccio è migliore sia del non avere alcun intervento di aiuto sia della terapia di auto-aiuto, mentre il confronto di efficacia rispetto al counselling individuale non è conclusivo [13,15]. Counselling telefonico Il counselling telefonico offre l’opportunità di integrare gli interventi faccia a faccia o di sostituirlo come pure di aggiungersi agli interventi di autoaiuto. Può essere proattivo o reattivo a seconda del fatto che sia il terapista ad iniziare le telefonate dando al fumatore il supporto per fare un tentativo di cessazione (approccio proattivo) oppure che il contatto avvenga attraverso linee telefoniche dedicate che rispondono alle chiamate dei fumatori (approccio reattivo) [15]. Nel counselling proattivo, tre o più chiamate aumentano le probabilità di smettere di fumare rispetto ad un intervento minimo, come fornire materiali di auto-aiuto standard o effettuare il consiglio breve (evidenza 1 A), o rispetto alla farmacoterapia da sola [17]. Trattamenti farmacologici I farmaci per la disassuefazione dal fumo di tabacco sono raccomandati in tutti i fumatori che provano a smettere, eccetto quando siano presenti controindicazioni o in casi specifici, nei quali c’è un’insufficiente evidenza di efficacia: fumatori leggeri (< 10 sigarette al giorno); gravidanza/ allattamento; fumatori adolescenti [1,18,19]. Si distinguono in farmaci di prima linea (terapia sostitutiva con nicotina, nicotine replacement therapy – NRT, bupropione cloridrato e vareniclina) e farmaci di seconda linea (nortriptilina, clonidina). Entrambi hanno evidenza di efficacia ma solo quelli di prima linea sono approvati dalla Food and Drugs Administration (FDA) negli Stati Uniti con l’indicazione al trattamento della di- Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria 29 Tabella 2 Principali caratteristiche dei farmaci di prima linea per il trattamento della dipendenza da fumo di tabacco. Farmaco Formulazione Dosaggio e durata del trattamento Principali effetti collaterali Controindicazioni Cerotto transdermico alla nicotina 21, 14, 7 mg/24h 1 cerotto 16 o 24h /die per 8 settimane, di cui almeno 4 con cerotto a dosaggio max Irritazione cutanea, insonnia Gomma da masticare alla nicotina 2 mg 1 gomma ogni 1-2h o ad libitum nelle prime 6 settimane, poi ridurre fino a 3 mesi. Riservare la gomma 4 mg ai forti fumatori Irritazione orofaringea e gastrica, singhiozzo, dolore alla masticazione Nelle 2 settimane seguenti un infarto del miocardio; aritmie gravi; angina pectoris instabile Bocchino inalatore alla nicotina 10 mg 6-12 cartucce/die o ad libitum; Irritazione orofaringea 3 mesi a dosaggio pieno, da ridurre fino a sospendere nei successivi 3 mesi Pastiglia alla nicotina 1,5 mg 1 pastiglia ogni 1-2h o ad libitum per 6 settimane, poi ridurre fino a 3 mesi. Riservare la pastiglia 4 mg ai forti fumatori Irritazione orofaringea e gastrica, singhiozzo, nausea 150 mg /die per 6 giorni, poi 150 mg x 2 /die (con almeno 8 h tra le due somministrazioni) per 7-12 settimane Insonnia, secchezza delle fauci. 0,5 mg /die per 3 giorni, poi 0,5 mg x 2 /die per 4 giorni, poi 1 mg x 2 /die fino a 12 settimane Nausea, insonnia, alterazione attività onirica. 15, 10, 5 mg/16h 4 mg 2 mg 4 mg Bupropione cloridato Vareniclina Compresse 150 mg Compresse 0.5 mg Compresse 1 mg pendenza da tabacco, perchè quelli di seconda linea sono gravati da maggiori potenziali effetti collaterali [1,18]. La Tabella 2 riassume il dosaggio, la durata di trattamento e i principali effetti collaterali e controindicazioni dei farmaci di prima linea. Trattamenti farmacologici di prima linea La NRT aumenta del 50-70% i tassi di cessazione in confronto al placebo, indipendentemente dalla durata del trattamento, dall’intensità di un supporto addizionale o dal contesto in cui viene offerta [20]. L’efficacia delle varie forme di NRT (gomme da masticare, cerotti transdermici, inalatori orali, spray nasali, compresse sublin30 Segnalate: convulsioni Segnalati: depressione, ideazione suicidiaria, aggressività guali e pastiglie) è la stessa, nonostante ci siano tra loro differenze nell’aderenza, nella farmacocinetica, nella durata d’azione, nella via di somministrazione e negli effetti collaterali [1,18]. Pertanto la decisione sul tipo di prodotto da utilizzare dovrebbe essere guidata dalle preferenze individuali. È dimostrato che la combinazione del cerotto con una forma di NRT a più rapido rilascio di nicotina è più efficace di una singola forma di NRT [20] (evidenza 1 A). I dosaggi raccomandati variano in relazione al grado di dipendenza [21]. Il trattamento con NRT viene iniziato nel giorno prestabilito per smettere di fumare, con lo scopo di ridurre i sintomi associati alla cessazione del fumo, rimpiazzando nel sangue la nicotina inalata con le sigarette. L’uso Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Storia di patologie convulsive, bulimia, anoressia nervosa, disturbi bipolari; uso d’inibitori delle monoamino-ossidasi; cirrosi epatica grave Grave insufficienza renale (clearance creatinina < 30 mL/min); storia di depressione maggiore dei sostituti nicotinici dovrebbe essere limitato alla durata autorizzata nella prescrizione, tuttavia, in caso di persistente dipendenza da nicotina, può essere continuato ben oltre i tre mesi ma dovrebbe essere sospeso in ogni caso se il fumatore inizia nuovamente a fumare [19,20]. Le uniche controindicazioni alla NRT riguardano il periodo post-infartuale (2 settimane), le aritmie gravi, i casi di angina instabile. È possibile l’uso in gravidanza se il medico valuta che i rischi collegati alla persistenza del fumo siano maggiori di quelli potenziali della NRT [1,11]. Gli effetti avversi più comuni sono irritazioni locali, come ad esempio irritazione cutanea con i cerotti, o irritazioni della mucosa orale o faringea con le formulazioni orali [1,18]. La NRT è stata utilizzata anche con rationale diverso dalla immediata cessazione del fumo. Ad esempio: in preparazione al giorno prestabilito per smettere di fumare (reduction to quit) [22]; per indurre astinenza in fumatori che dichiarano non volontà o incapacità di smettere di fumare all’improvviso [23]; nella prevenzione della ricaduta [24]; per la riduzione dei livelli di fumo [25,26]; nell’astinenza temporanea [27]. La NRT è disponibile in Italia sotto forma di cerotti transdermici, gomme da masticare, pastiglie, compresse sublinguali ed inalatori, che sono classificati come prodotto da banco e non necessitano di prescrizione medica [11]. Il bupropione è un antidepressivo che agisce inibendo il riassorbimento a livello neuronale della noradrenalina e della dopamina, con effetto minimo sul riassorbimento della serotonina e nessun effetto inibitore sulle mono-amino-ossidasi, determinando inoltre, attraverso un meccanismo di inibizione non competitiva, una down-regulation dei recettori nicotinici dell’acetilcolina [18]. È stato dimostrato che il farmaco riduce l’attività dei neuroni dopaminergici e conseguentemente può disattivare i circuiti della ricompensa e ridurre il bisogno di fumare. Il bupropione è stato dimostrato determinare un tasso di cessazione doppio rispetto al placebo [1] (evidenza 1 A). Nel trattamento a lungo termine il bupropione può limitare in modo significativo l’aumento di peso associato alla cessazione del fumo rispetto al placebo e alla NRT [18] (evidenza 2 B). Lo schema di trattamento prevede di assumere una compressa da 150 mg una volta al giorno per 5 giorni ed una compressa da 150 mg due volte al giorno a partire dal sesto giorno, per un periodo complessivo di 7-12 settimane. Con l’inizio del trattamento il fumatore continua a fumare ma deve impegnarsi a sospendere completamente il fumo nella seconda settimana di trattamento [1,18]. I più comuni effetti collaterali sono disturbi del sonno e secchezza delle fauci. Un effetto grave ma molto raro (1:1000) è costituito dalle convulsioni [1]. È pertanto controindicato in fumatori con storia di crisi epilettiche, traumi cranici, abuso di alcool, anoressia o bulimia [18]. Il bupropione necessita di prescrizione medica. La vareniclina è un agonista parziale del sottotipo di recettori neuronali nicotinici composti dalle subunità alfa4 e beta2, che combina sia la funzione agonista sia quella antagonista, riducendo così sia i sintomi di astinenza da nicotina sia la gratificazione legata al fumare, qualora il soggetto in trattamento fumi [18]. Le attuali evidenze dimostrano che la vareniclina è, in monoterapia, il farmaco più efficace per il trattamento della dipendenza da fumo di tabacco [1,13] (evidenza 1 A). Lo schema di trattamento prevede di assumere una compressa da 0,5 mg una volta al dì per 3 giorni, una compressa da 0,5 mg due volte al dì per 4 giorni e quindi una compressa da 1 mg due volte al dì per 11 settimane. Con l’inizio del trattamento il fumatore continua a fumare ma deve impegnarsi a sospendere completamente il fumo dopo 1-2 settimane; è possibile seguire anche un approccio più flessibile, stabilendo un quit day entro 4 settimane dall’inizio del trattamento [28]. I più comuni effetti collaterali sono nausea, insonnia, alterazione dell’attività onirica [1,18] mentre particolare attenzione è stata posta alla segnalazione in alcuni pazienti di eventi quali depressione, ideazione suicidaria e aggressività, che ne impongono pertanto l’uso dietro stretto controllo medico [29]. L’uso della vareniclina deve essere pertanto attentamente valutato in soggetti con comorbilità psichiatrica. Questo farmaco necessita di prescrizione medica. La strategia delle 5A per la disassuefazione dal tabagismo Le Linee Guida nazionali e internazionali raccomandano che gli interventi per promuovere la cessazione del fumo siano organizzati secondo una struttura d’intervento conosciuta come le 5 A: Ask, Advice, Assess, Assist, Arrange [1,11,12]. La strategia è anche denominata “Intervento clinico minimo”: essa si sviluppa seguendo una logica a cascata e può essere applicata secondo livelli diversi di disponibilità di tempo, di conoscenze e di impegno da parte degli operatori, a partire da un tempo minimo stimato di circa 3 minuti. L’efficacia di ognuna delle cinque azioni, messe in atto seguendo uno schema standardizzato, è stata dimostrata dall’evidenza scientifica; ogni operatore sanitario deve avere dimestichezza con questa struttura d’intervento nell’approccio ai pazienti, da svolgere in ogni occasione di contatto, al fine di fornire un messaggio consistente nel tempo. Le cinque azioni sono dettagliatamente riportate nelle linee guida citate alla cui consultazione (disponibile online) si rimanda per una descrizione puntuale (Tabella 3 per il riferimento delle Linee Guida Italiane). Di seguito ne vengono sottolineati alcuni aspetti operativi per la loro applicazione nella pratica clinica. ASK: chiedere se fuma Domandare durante ogni contatto con i pazienti se sono fumatori, non fumatori, ex fumatori, indipendentemente dalla loro età, sesso, motivo per cui si rivolgono alla struttura sanitaria (evidenza 1 A). La formalizzazione del dato in cartella clinica o ambulatoriale, così come nei referti rilasciati ai pazienti, è un dato clinico di fondamentale importanza ed è la fonte d’informazione basilare dalla quale partire per impostare (direttamente o da parte di altri operatori) un intervento strutturato di disassuefazione (evidenza 2 B). ADVICE: raccomandare di smettere Raccomandare sempre ai pazienti che risultano fumatori correnti di smettere di fumare ed illustrarne, anche molto brevemente, i benefici (evidenza 1 A). L’intensità della raccomandazione terrà conto della presenza di altri fattori di rischio o comorbidità, così come della percezione della disponibilità del soggetto all’ascolto, evitando di porsi in una posizione di conflitto con il paziente Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria 31 Tabella 3 Riferimenti su materiale di autoformazione ed intervento sul tabagismo. Materiale Istituzione Descrizione Linee guida cliniche per promuovere la cessazione dell’abitudine al fumo – EDIZIONE 2008 Istituto Superiore di Sanità Raccomandazioni pratiche per svolgere http://www.iss.it/binary/fumo4/ interventi sui fumatori seguendo la cont/linee_guida_brevi_2008.pdf strategia delle 5A Percorso d’Intervento Clinico sul Paziente Tabagista (6elle) Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) http://www.6elle.net Fornisce una traccia per facilitare nella pratica clinica l’intervento sul paziente tabagista, mettendo a disposizione strumenti quali: 1. domande standardizzate; 2. criteri semplificati per la diagnosi e stadiazione del tabagismo; 3. linee d’indirizzo per la prescrizione dei farmaci per la disassuefazione da fumo; 4. strumento informatico per calcolare indici individuali di beneficio correlati alla cessazione del fumo; 5. opuscoli informativi e di auto-aiuto da consegnare al paziente; 6. modello di lettera al medico curante per comunicare l’intervento antitabagico svolto sul paziente. Manuale di Sensibilizzazione e Informazione sulle tematiche collegate al fumo di tabacco Istituto Superiore di Sanità, Azienda Ospedaliera S. Camillo Forlanini di Roma Strumento formativo per supportare gli operatori sanitari nella loro attività clinica d’intervento sul tabagismo http://www.iss.it/binary/fumo4/ cont/Manuale_di_sensibilizzazione.pdf Le carte del rischio per BPCO e Tumore al polmone Istituto Superiore di Sanità, CNR, ASL RME Consentono di stimare, sulla base del numero di sigarette fumate quotidianamente, dell’età e del sesso, il rischio di sviluppare, nei successivi 10 anni di vita, la BPCO o il cancro polmonare, aumentando nel fumatore la consapevolezza dei danni causati dall’abitudine al fumo http://www.iss.it/binary/fumo4/ cont/carte_del_rischio_BPCO_e_ TaP.pdf Elenco dei Servizi per la Cessazione dal Fumo di Tabacco attivi presso strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) Istituto Superiore di Sanità Riporta indirizzi, numeri di telefono, modalità di funzionamento e accesso ai Centri, aggiornato a maggio 2013 http://www.iss.it/binary/publ/ cont/13_S1_web.pdf Telefono Verde contro il Fumo Istituto Superiore di Sanità Servizio nazionale, anonimo e gratuito, svolge attività di consulenza sulle problematiche legate al tabagismo e rappresenta un punto d’ascolto e di monitoraggio http://www.iss.it/binary/fumo4/ cont/brochure_fumo_maggio_2013.pdf La cessazione del fumo in pazienti con malattie respiratorie: alta priorità, componente integrante della terapia European Respiratory Society (ERS) Traduzione del documento prodotto dalla ERS Task Force on Smoking Cessation sulle raccomandazioni per la cessazione del fumo in pazienti respiratori http://www.iss.it/binary/fumo4/ cont/Traduzione_ERS_Task_ Force_on_Smoking.pdf 32 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 URL (evidenza 5 C). Al riguardo è utile ricordare (cfr paragrafi precedenti) l’importanza della presenza della dipendenza da tabacco, condizione di cui il fumatore non ha spesso la percezione, ma che gioca un ruolo determinante nella sua difficoltà o volontà a smettere di fumare, specialmente in pazienti già portatori di patologia fumo-correlata. A questo livello può essere utile avere a disposizione materiale di auto-aiuto da fornire al paziente (evidenza 1 A). ASSESS: identificare i fumatori intenzionati a smettere È necessario accertare la volontà e la motivazione del paziente a smettere e ad intraprendere un percorso di disassuefazione. Se il paziente si dichiara non intenzionato e/o non motivato è cruciale dedicare un po’ di tempo per cercare di stimolarlo e/o di far emergere le sue motivazioni a smettere; ripetuta nel tempo, tale azione avvicina il fumatore verso una decisione operativa (evidenza 4 C). Se invece si coglie l’intenzione positiva del paziente è fondamentale fornire da subito consigli comportamentali o terapeutici, intraprendendo l’azione successiva. ASSIST: stabilire un percorso terapeutico per la cessazione È cruciale concordare con il fumatore una strategia per aiutarlo a smettere, stabilendo con lui una data per smettere che sia vicina (entro le due settimane) (evidenza 5 C). La strategia scelta dovrà essere identificata alla luce delle prove di efficacia disponibili mantenendo prioritaria l’integrazione e la complementarietà degli interventi di tipo comportamentale e di quelli farmacologici (evidenza 1 A). Sulla base del tempo disponibile, delle possibilità dell’operatore al momento del contatto, e della complessità del paziente, può essere necessario indirizzarlo verso un eventuale sostegno più intensivo e strutturato fornendo indirizzi, riferimenti e appuntamenti. ARRANGE: pianificare il follow-up Proporre al fumatore un incontro entro la prima settimana dalla data fissata per la cessazione; ulteriori contatti dovrebbero essere presi entro un mese e quindi, con cadenza regolare, entro l’anno successivo. I contatti, o alcuni di essi, possono essere anche telefonici. Come la pianificazione dell’intervento anche il followup può essere affidato a un livello più intensivo di assistenza specifica (evidenza 5 C). Data la natura cronico-recidivante della dipendenza da nicotina il follow-up del recente ex fumatore ha anche l’obiettivo di valutazione di esito a medio-lungo termine, prevenendo o trattando le ricadute. La ricaduta non deve essere intesa né vissuta dal fumatore come un fallimento e va quindi trattata come tutte le riacutizzazioni di una patologia cronica: con una terapia più intensa. Al riguardo si ricorda di fornire sostegno e incoraggiamento, di evitare di colpevolizzare il fumatore ma di analizzare con lui le cause di ricaduta, spiegargli che ogni tentativo, conferendo nuove esperienze e conoscenze, avvicina al successo (evidenza 5 C). Materiale di autoformazione ed intervento clinico sul tabagismo È disponibile online moltissimo materiale per l’autoformazione e l’applicazione pratica d’interventi sul tabagismo, sviluppato a partire dalle raccomandazioni delle attuali linee guida basate sull’evidenza scientifica [1,11,12]. Le varie figure sanitarie non mediche, come i fisioterapisti, possono far riferimento a queste risorse per aumentare le loro competenze su questo argomento, ed utilizzare gli strumenti messi a disposizione per svolgere attività per favorire la cessazione del fumo durante la loro pratica professionale. La Tabella 3 elenca riferimenti e indirizzi elettronici di questo materiale. Conclusioni Il tabagismo è una patologia cronica e recidivante il cui trattamento si avvale sia dell’uso di farmaci sia di interventi non-farmacologici (minimal advice, counselling). Le Linee Guida pubblicate a livello nazionale ed internazionale raccomandano che gli interventi di cessazione siano strutturati seguendo un percorso standardizzato conosciuto come le 5A (Ask, Advice, Assess, Assist, Arrange), che è applicabile dedicando anche soltanto pochi minuti durante la pratica professionale. Riconoscere il tabagismo, come patologia trattabile nel fumatore e patologia prevenibile nell’exfumatore, è il primo passo che ogni sanitario deve compiere in ogni paziente che incontra nella propria pratica professionale quotidiana. Il presente articolo si propone di contribuire alla diffusione, anche tra il personale sanitario che si occupa di fisioterapia, della conoscenza del problema tabagismo e dell’esistenza di una metodologia d’intervento efficace, che può avvalersi dell’uso di strumenti e materiali facilmente reperibili e utilizzabili nella pratica professionale, senza necessità di una formazione specifica. Bibliografia [1] Fiore MC, Jaén CR, Baker TB, et al. Treating Tobacco Use and Dependence: 2008 Update. Clinical Practice Guideline. Rockville, MD: U.S. Department of Health and Human Services. Public Health Service; 2008. [2] B enowitz NL. Pharmacology of nicotine: addiction, smoking-induced disease, and therapeutics. Annu Rev Pharmacol Toxicol 2009; 49:57-71. [3] H ukkanen J, Jacob P, III, Benowitz NL. Metabolism and Disposition Kinetics of Nicotine. Pharmacol Rev 2005;57(1):79-115. [4] C osci F, Pistelli F, Lazzarini N, Carrozzi L. 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