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I TEMPI
NELLA CITTÀ
E LA QUALITÀ
DELLA VITA
Il presente opuscolo è una sintesi dei principali risultati di varie indagini comparate condotte in cinque paesi
europei (Finlandia, Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi) e pubblicate nel BEST n. 1/1999. La ricerca aveva
lo scopo di individuare la portata e le motivazioni su cui si basano le politiche di gestione del tempo adottate
negli ultimi anni dalle città europee e di identificare e analizzare casi innovativi che prevedono la
sincronizzazione di varie politiche del tempo (orari di lavoro, orari scolastici, orari commerciali) a livello
locale.
Le politiche urbane del tempo vengono modificate dai seguenti fattori:
•
mutamenti dell'orario di lavoro (lavoro continuativo 24 ore su 24);
•
espansione dell'economia dei servizi;
•
incremento della nuova tecnologia delle informazioni;
•
congestione urbana;
•
mutamenti nei rapporti tra i generi (aumento del tasso di attività per le donne);
•
mutamenti dei servizi pubblici;
•
stili di vita sempre più individualistici.
Gli argomenti in gioco riguardano quanto segue, in relazione sia al tempo che allo spazio:
•
orari di apertura al pubblico degli uffici comunali e dei pubblici servizi;
•
orari di apertura di scuole e infrastrutture di assistenza ai bambini;
•
politiche relative agli orari di lavoro;
•
il problema della congestione del traffico;
•
la rivitalizzazione dei centri storici.
L'attuazione e il successo delle iniziative intraprese dipendono dai seguenti fattori:
•
partecipazione di cittadini e organizzazioni (quali gli enti locali) a un processo verticale ascendente e
discendente, che dal basso va verso l'alto e viceversa;
•
nuovi modelli normativi basati sul dialogo sociale a livello locale;
•
accordo e impegno a integrare vari operatori e istituzioni in partnership trasversali tra i vari uffici;
•
costituzione di strutture di «concertazione» ad hoc (gli uffici del tempo in Italia);
•
l'impiego di strumenti specifici per la raccolta dei dati.
I risultati:
•
modernizzazione della fornitura di servizi della pubblica amministrazione (agenzie uniche);
•
prolungamento degli orari di apertura dei servizi al pubblico;
•
creazione di orari «comuni»;
•
coordinamento degli orari di apertura al pubblico di vari servizi pubblici/privati;
•
sviluppo della democrazia locale.
FONDAZIONE EUROPEA
per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro
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Senza dubbio il tempo è diventato una delle più
importanti questioni che riguardano la vita moderna di
ogni giorno. Nonostante si tenda costantemente a ridurre
l'orario di lavoro e ad aumentare il tempo «libero», i
cittadini, uomini e donne, provano regolarmente la
sensazione di avere sempre meno «tempo», di essere
sempre sotto «stress». «Momo», il romanzo di Michael
Ende con gli «uomini grigi» che rubano il tempo, sembra
essere diventato realtà. Sempre più ci rendiamo conto
della perdita di qualità che la nostra vita subisce quando
siamo bloccati in ingorghi stradali, in lunghe code o fuori
da negozi, biblioteche o uffici chiusi. Allo stesso tempo
sta però emergendo una forza contrastante: i cittadini si
stanno sollevando per opporsi al «furto del tempo» a
favore della «sovranità del tempo» e del «benessere del
tempo». Il modello italiano chiamato «Tempi della città»
è il fondamento da cui ha preso le mosse il progetto
«Tempi della città», recente espressione del nuovo
desiderio emergente di giungere all'autodeterminazione
anche nel campo del tempo. A cosa serve essere attorniati
da ricchezze e beni di ogni genere se non ne possiamo
fare buon uso perché non abbiamo tempo? Il sistema
«Tempi delle città» non promette un nuovo paradiso, ma
rappresenta un metodo democratico e solidaristico con
cui coltivare, controllare e «umanizzare» i tempi della
vita quotidiana nell'ambiente urbano, adattandoli alle
necessità e ai desideri degli abitanti. La relazione che
segue illustra questa promessa e i primi passi mossi verso
la sua realizzazione pratica.
Modifiche che riguardano la pianificazione
del tempo urbano
L'Italia è il primo paese in cui sono stati fatti vari tentativi
per diffondere, come prassi consuetudinaria, una valida
politica del tempo. Per contro, gli altri Stati membri
dell'Unione europea sono solo agli albori (Francia, Paesi
Bassi e più ancora la Germania) oppure non hanno ancora
mosso i primi passi (Finlandia). Ciò nonostante, dallo
studio emerge che l'argomento è comunque presente nelle
riflessioni, nei discorsi, nella pianificazione e nelle azioni
svolte a livello urbano da tutti i paesi coperti dalla ricerca.
Questa nuova politica verte sulle questioni inerenti al
tempo. Le politiche sul tempo nelle città sono inoltre
affiancate da una nuova forma di politica: il tempo e la
sua gestione sono fattori sempre più importanti per la
qualità della vita dei cittadini e sono considerati come
elementi di un processo democratico trasversale. Ecco
perché queste politiche presuppongono nuove forme di
partecipazione quali forum dei cittadini, modelli
sperimentali, sondaggi tra la comunità e cooperazione
interdisciplinare tra i vari settori dell'amministrazione
locale.
Modena, la città accogliente
A Modena, in un forum noto come la città
accogliente, le donne commercianti hanno concordato
tra loro un avvicendamento di orari d'apertura serali
dei negozi nelle varie zone della città. Nel 1994 un
patto di mobilità è stato concordato e sottoscritto da
non meno di 30 rappresentanti sociali
(dall'associazione dei tassisti alle federazioni delle
casalinghe, dalla camera di commercio a tre sindacati)
in cui si affronta l'argomento dei programmi urbani
alla luce di tutti i problemi immaginabili legati ai
trasporti e al traffico.
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Il crescente interesse che prolifera attorno alle questioni e
alle politiche del tempo in Europa ha origine da vari
fattori.
• L'economia sta determinando un progressivo passaggio
dalla società industriale alla società dei servizi ed è in
corso un profondo processo di mutamento tecnologico.
Entrambi questi fattori hanno impatti sia di natura
temporale sia di natura spaziale. Nell'economia dei
servizi l'organizzazione del tempo assume un ruolo di
importanza fondamentale; la produzione dei servizi
coincide temporalmente – uno actu – con il consumo
dei servizi; le nuove tecnologie delle informazioni e
delle comunicazioni tendono a ridurre le distanze
accelerando la percezione del tempo.
• La maggior parte dei paesi europei ha un elevato tasso
di disoccupazione e questa situazione si ripercuote
immediatamente sulle decisioni politiche riguardanti gli
orari di lavoro.
• La globalizzazione spinge necessariamente a
incrementare la competitività tra le varie economie e,
insieme alla riduzione dell'orario di lavoro, ha causato
una diffusione a valanga degli orari di lavoro flessibili.
• La flessibilità degli orari di lavoro va di pari passo con
l'emergenza di nuove forme di lavoro, spesso
caratterizzate da precarietà e discontinuità.
• Lo sviluppo urbano, l'ingrandirsi delle città, la
disurbanizzazione e l'inquinamento atmosferico, dovuto
all'aumento dell'utilizzo individuale delle autovetture,
hanno richiamato la necessità di trovare nuove
soluzioni.
• I rapporti tra i generi cambiano, il numero delle donne
presenti sul mercato del lavoro aumenta, la divisione
tradizionale dei ruoli in famiglia, nella vita
professionale e nella società viene messa in dubbio
(sebbene non sia ancora stata superata).
• L'individualizzazione e la crescente pluralità degli stili
di vita, con un numero sempre maggiore di single,
divorziati, famiglie monogenitoriali, ecc. riducono
costantemente la «capacità risolutiva» delle reti
sussidiarie tradizionali (quali la famiglia, il vicinato,
ecc.).
• Nel contempo i servizi pubblici offerti dallo Stato a
livello locale mutano il proprio ruolo. L'impatto della
crisi fiscale e la necessità di modernizzare e
ristrutturare la pubblica amministrazione hanno enorme
rilevanza. Nel settore pubblico vengono messi in atto
nuovi tentativi per raggiungere standard qualitativi
migliori e meglio soddisfare le necessità dei cittadini;
questi processi sono spesso affiancati da nuove forme di
partecipazione e cooperazione locali.
Le tendenze nell'organizzazione del tempo
In tutti i cinque paesi sono in atto politiche del tempo in
settori riguardanti la vita quotidiana dei cittadini. La
tendenza generale porta verso la deregolamentazione e la
decentralizzazione. Mentre la regolamentazione degli
orari di lavoro viene sempre più trasferita a livello
aziendale, lo Stato cede il passo a comuni e/o regioni,
come nel caso degli orari scolastici (Italia, Finlandia,
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Francia in via sperimentale) e delle strutture di assistenza
infantile e l'apertura dei negozi (Finlandia e Italia).
Decentralizzando il controllo degli orari di apertura dei
servizi al pubblico diventa difficile raggiungere un certo
coordinamento tra i vari sistemi di gestione degli orari.
Da tutte le relazioni nazionali emergono conflitti di orari
derivanti dalla mancata sincronizzazione tra gli orari
indipendenti. In particolare, mancano politiche miranti a
creare collegamenti tra l'orario lavorativo e altri orari, ad
esempio gli orari scolastici, quelli delle infrastrutture di
assistenza ai bambini, quelli dei servizi pubblici e privati.
Un raro tentativo volto a promuovere un'azione a livello
nazionale si configura nella commissione olandese per la
programmazione del giorno. Nel sistema «I tempi della
città» questo tipo di coordinamento viene inserito a
livello locale. Per tale motivo lo studio verte su questo
livello.
La commissione per la programmazione del giorno
Istituita nel 1997 dal ministero olandese degli Affari
sociali e dell'Occupazione, questa commissione cerca
di individuare soluzioni ai problemi di
sincronizzazione spazio-tempo. Il suo operato è
rivolto prevalentemente alle famiglie a due redditi con
figli, alle famiglie con un solo genitore e ai single,
essendo questi i gruppi che spesso vivono problemi di
sincronizzazione spazio-tempo.
La Commissione ha condotto due progetti pilota nella
zona di Utrecht: in entrambi si offrono aiuti per
risolvere i problemi di tempo e di spazio mediante
l'introduzione di orari di apertura flessibili delle
strutture di assistenza all'infanzia.
Studio dei casi
I rapporti nazionali vertono prevalentemente sulle
politiche urbane innovative. La maggior parte di queste
politiche mirano a trovare una migliore sincronizzazione
tra orari diversi, cercando di renderli compatibili con la
vita quotidiana dei cittadini. Nelle relazioni nazionali
sono state analizzate 23 città e una regione (nella
provincia olandese dell'Olanda meridionale). Dato che
alcune aree avevano intrapreso più di un progetto, il
numero totale dei progetti analizzati è risultato essere di
33.
Origine e sfera di applicazione dei progetti
Alcuni dei progetti prevedono l'attuazione a livello locale
di una politica formulata su scala nazionale (Finlandia,
Francia e Paesi Bassi). Altri progetti hanno origine da
iniziative locali (soprattutto in Italia e in Germania). Nel
primo caso l'esistenza di un programma nazionale e di
sostegno finanziario è stata lo stimolo perché gli
operatori locali si impegnassero in questo tipo di progetti.
Per quanto riguarda la sfera di applicazione, alcuni
progetti vertono su una dimensione spaziale (il progetto
riguarda la città o una zona urbana), mentre altri
riguardano determinati servizi (orari delle scuole o delle
strutture di assistenza all'infanzia, servizi pubblici,
trasporti ecc.). Altri ancora sono rivolti a un determinato
gruppo della popolazione (per esempio lavoratrici madri
in Germania o in Italia, famiglie a due redditi in Olanda).
In Italia esiste una metodologia chiamata «I tempi della
città»: si tratta di un approccio olistico e sistematico che
può avere diverse sfere di applicazione a livello urbano.
Il modello 6+6 in Finlandia
Il modello finlandese 6+6 è l'esempio di un
programma nazionale attuato a livello locale. Questo
modello prevede l'estensione degli orari di apertura da
8 a 12 ore al giorno, divise in due turni di 6 ore. Gli
obiettivi perseguiti con questo cambiamento sono:
maggiore efficienza, migliore benessere del personale
e condivisione del lavoro. Varato e finanziato dal
governo, questo programma è stato sperimentato sia in
aziende private sia in enti pubblici. Nella città di Kemi,
ad esempio, l'esperimento è stato realizzato nei servizi
pubblici domiciliari (servizi per gli anziani che vivono
nel proprio appartamento o per famiglie con necessità
temporanee quali fare acquisti, pulizie, cucinare ecc.).
L'esperimento ha avuto esito positivo sui 14 dipendenti
che vi hanno preso parte e ne ha migliorato sia la
possibilità di far fronte a tali necessità, sia la capacità
lavorativa. Considerati i risultati favorevoli,
l'esperimento è stato esteso a 250 dipendenti.
Aree e questioni in gioco
I progetti vertono su sette sfere d'azione, di cui tre più
sviluppate delle altre.
• Amministrazione comunale e servizi pubblici.
Questo aspetto riguarda in particolare la modifica
degli orari di apertura dei servizi e può essere riferito
a tutti gli uffici comunali, come avviene a Roma,
oppure a un determinato tipo di servizio, come
l'apertura domenicale delle biblioteche pubbliche ad
Amsterdam. Un altro approccio prevede la
decentralizzazione dei servizi nei vari quartieri
cittadini (Amburgo, Lille) o la realizzazione di
agenzie uniche (Brema). Un'altra questione affrontata
è la fornitura di servizi più consoni al cittadino, come
i servizi domiciliari in Finlandia e in Francia. In molti
casi questi ultimi due tipi di approccio sono tra loro
collegati e generalmente coincidono con l'utilizzo di
nuove tecnologie di informazione e comunicazione
(accesso remoto). Gli obiettivi di queste politiche
sono: migliorare la qualità e l'efficienza dei servizi
pubblici; attuare politiche di pari opportunità;
rispondere alla sfida della privatizzazione aumentando
la produttività dei servizi pubblici.
• Scuole e assistenza all'infanzia. Dieci sono i casi che
riguardano il coordinamento degli orari di apertura di
scuole e strutture di assistenza all'infanzia. Questo,
insieme alle politiche sugli orari di lavoro e alla
riprogrammazione degli orari dei pubblici servizi, è il
settore più importante dell'intera pianificazione dei
tempi nella città. Qui si tratta soprattutto di conciliare
il lavoro retribuito con i compiti domestici.
Considerata la flessibilizzazione della manodopera e
l'aumento dell'occupazione femminile (Germania,
Paesi Bassi), per i genitori è sempre più difficile far
quadrare le proprie necessità di tempo e spazio.
Solitamente il cambiamento degli orari scolastici va di
pari passo con la fornitura di altri servizi tra cui
assistenza, attività sportive, mensa e cultura, oltre alla
tradizionale funzione «educativa» della scuola. Tutto
ciò porta implicitamente a un aumento dell'autonomia
dei figli. In altri casi i progetti perseguono svariati
scopi. In Italia, ad esempio, le varie politiche vertenti
sulle scuole hanno simultaneamente perseguito diversi
obiettivi: (i) evitare la congestione del traffico
variando gli orari di apertura all'interno dello stesso
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quartiere; (ii) migliorare le condizioni di vita delle
famiglie; (iii) integrare le strutture scolastiche o di
assistenza infantile nel vicinato cercando di
consolidare i legami sociali (apertura dei cortili
scolastici o delle mense per il vicinato come a
Bolzano, Brema, St Denis).
• Orari di lavoro. L'orario di lavoro è un aspetto
comune a quasi tutti i casi. Esiste una relazione tra la
priorità riservata alla riduzione o alla riorganizzazione
dell'orario di lavoro e le questioni principali in
discussione. Riducendo l'orario di lavoro si cerca
soprattutto di creare posti di lavoro (Germania,
Francia, Finlandia) oppure di migliorare le condizioni
di vita e di lavoro dei dipendenti (Finlandia, Paesi
Bassi). Per contro, la riorganizzazione dell'orario di
lavoro mira prevalentemente a migliorare l'efficienza e
l'accessibilità dei servizi (Finlandia, Italia) oppure a
consentire l'attuazione dei principi di pari opportunità
(Rennes in Francia).
Attori e «interlocutori»
Gli attori che danno origine a un progetto o che prendono
parte alla sua realizzazione sono spesso gli stessi, mentre
varia il rispettivo concorso o il contesto in cui essi
interagiscono.
Esistono altre politiche correlate al tempo e allo
spazio, ad esempio quelle miranti a semplificare o
adattare la mobilità. Queste possono riguardare una
determinata categoria (bambini, anziani, lavoratrici
madri ecc.) oppure mirare a risolvere problemi di
congestione del traffico. Anche la rivitalizzazione
delle aree urbane (Italia) può essere in qualche modo
correlata al fattore spazio/tempo.
• Attori che danno vita al progetto. I progetti vengono
avviati da un comune, da uno o più servizi o persino
da un solo assessore, come in Finlandia, in Francia e
nei Paesi Bassi. In Italia, e forse meno in Germania,
alla formulazione dei progetti concorre una varietà di
attori. Dalla relazione italiana emerge che i sindacati,
insieme alle donne (sia quali membri dei sindacati sia
tramite la loro presenza nei governi locali), inseriscono
spesso i problemi nell'ordine del giorno dei comuni e
dei governi locali.
Il miglioramento degli orari di apertura a Roma
Dal 1995 il comune di Roma si è impegnato a
modificare gli orari di lavoro e di apertura della
pubblica amministrazione. Questo processo, che
coinvolge i servizi comunali, l'ufficio del tempo, i
sindacati e l'università, è teso a migliorare la qualità e
l'efficienza dei servizi. La sua attuazione ha portato
all'apertura di vari servizi fino alle 18.00, un orario di
apertura pomeridiana per tutti i servizi il giovedì ecc.
• Attori coinvolti nell'attuazione dei progetti. In Italia
e in Germania si assiste a una varietà di attori che,
direttamente o indirettamente, prendono parte
all'attuazione dei progetti e a volte sono persone
operanti nel settore stesso in cui il progetto trova
realizzazione, rappresentanti delle organizzazioni
economiche e sociali, associazioni di cittadini ecc.
Negli altri tre paesi il numero di attori è ridotto e
spesso limitato a un «faccia a faccia» tra sindaco e
sindacati (Francia).
Orario scolastico flessibile a Bolzano
Questo progetto, inizialmente avviato per rimediare
alle condizioni del traffico nelle prime ore del
mattino, vuole anche aiutare le famiglie a vivere
meglio i primi momenti della giornata trascorsi
insieme, in particolare il modo con cui madri e figli
affrontano le prime ore della mattina. Dal progetto
originale sono nati due progetti pilota nel 1995/1996
che hanno portato all'estensione degli orari di ingresso
scolastico (dalle 7.45/8.15 alle 7.45/9) e all'estensione
dell'attività scolastica pomeridiana (l'orario di uscita è
ora flessibile ed è passato dalle 14.15/14.30 o dalle
18.00 alla possibilità di uscire da scuola dalle 15.45
alle 16.00).
Il progetto «Zeiten der Stadt» di Amburgo
Questo progetto mirava a modificare gli orari di
apertura dei servizi nella zona Barmbek-Uhlenhorst di
Amburgo (120 000 abitanti) al fine di migliorare la
vita quotidiana delle lavoratrici madri. Patrocinato
dall'autorità per le pari opportunità, il progetto ha
contribuito a modificare gli orari di visita dei dottori,
a garantire migliore accessibilità ai pubblici servizi e
alle strutture di assistenza all'infanzia così come
all'estensione degli orari di altri servizi quali le
banche.
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Riduzione dell'orario di lavoro a Yzeure
In questa cittadina francese il passaggio da un regime
di 40 ore settimanali a 35 ore settimanali per i
dipendenti comunali ha contribuito a creare nuovi
posti di lavoro e nuovi servizi (con nuovi orari di
apertura). In seguito alla firma di un contratto di
solidarietà stipulato con il governo, il sindaco ha
potuto assumere persone disoccupate e rispondere
positivamente a quei cittadini che chiedevano nuovi
servizi: assistenza ai bambini, estensione dell'orario di
apertura degli uffici amministrativi, creazione di spazi
culturali, servizi per gli anziani, come fornitura
domiciliare dei pasti, servizi domiciliari ecc.
Piazza Redi a Pesaro
Questo progetto pilota avviato nel 1995 dimostra la
varietà di attori che concorrono al processo di attuazione
di un progetto «I tempi della città». Sin dai primi anni
Novanta i negozianti e gli abitanti di Piazza Redi hanno
chiesto al comune di rinnovare e rivitalizzare socialmente
la loro zona. Il progetto è attualmente in corso e
coinvolge vari attori: l'assessore, l'ufficio del tempo,
l'associazione Piazza Redi (cittadini, negozianti), aziende
private, aziende statali, il comitato dei consumatori, i
sindacati, esperti universitari esterni ecc.
Il processo di attuazione
Le politiche dei tempi nelle città hanno carattere
trasversale. Attraversano diversi livelli della società con
varie interrelazioni ed esercitano impatto diverso sulle
molteplici categorie di persone. Il processo di attuazione
dimostra in che misura queste dimensioni integrate e
correlate vengono prese in considerazione. Sono stati
individuati tre modelli:
• il modello di trattativa interna caratterizzato dal
dialogo sociale tradizionale (Francia e, in misura
minore, Finlandia);
• il modello di trattativa o collaborazione interna
comprendente vari servizi dell'amministrazione
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comunale, che siano o non siano toccati dal progetto
(questo tipo di processo trasversale è tipico
dell'impostazione italiana e si va sviluppando in
Germania);
• il modello di trattativa o collaborazione interna in cui
confluiscono parzialmente anche attori esterni (Italia e
in via di sviluppo in Germania).
Il processo di attuazione dipende dal grado di
cooperazione realizzato e si può configurare in seminari
interni, incontri di esperti o udienze pubbliche (Finlandia,
Germania). In Italia il processo di attuazione tende a
coinvolgere vari servizi comunali e diversi operatori in
modo da prevedere gli effetti secondari che possono
derivare dal progetto. Da questo modo di procedere
nascono istituzioni specifiche e particolari modalità di
contrattazione. In molte città sono stati creati i cosiddetti
uffici del tempo, che organizzano i processi di
concertazione e deliberazione all'interno
dell'amministrazione comunale. I negoziati possono
essere bilaterali (tra le parti sociali) e tripartiti (quando
comprendono anche il comune) oppure quadrangolari
(comprendenti la società civile e i cittadini).
Per vari progetti vengono effettuati anche sondaggi e
ricerche miranti a valutare le caratteristiche socioeconomiche e le strutture spaziali/temporali del campo
d'azione. In Italia questa procedura ha dato vita a una
particolare metodologia basata sul concetto di
«cronotopo» che, se applicata in modo diverso, richiama
la metodologia sviluppata dai geografi del tempo in
Svezia: «Gli spazi urbani possono essere interpretati
come un cronotopo, che significa aree fisiche
caratterizzate da modelli di utilizzo di popolazioni
diverse. Queste aree sono, d'altro canto, nodi di reti di
rapporti a più dimensioni».
L'ufficio del tempo a Brema-Vegesack
Il primo ufficio del tempo nato in Germania sul
modello italiano è stato aperto nel 1997 ed è frutto
della collaborazione tra università e comune. Persegue
un triplice scopo: acquisire informazioni sistematiche
sui regimi degli orari di negozi e servizi pubblici e
privati, incoraggiare i cittadini a manifestare le
proprie necessità per quanto riguarda il tempo e
cercare di assumere un ruolo moderato verso la
domanda e l'offerta. Il processo, che deve portare alla
risoluzione dei problemi, si basa sulla partecipazione
e si realizza in tavole rotonde attorno alle quali
vengono condotte le trattative.
I risultati dei progetti
Gran parte dei progetti è ancora in fase di attuazione e la
relazione verte quindi più sul processo stesso che sui
«risultati» conseguiti. Per quanto riguarda i risultati, sono
emerse quattro categorie:
• in otto città i progetti non hanno portato ancora a
risultati concreti;
• in 12 città i progetti hanno mostrato risultati pratici,
ma sono ancora in corso o in fase di espansione;
• in due casi sono stati conseguiti risultati pratici e il
processo è stato terminato;
• in un caso il progetto non è riuscito.
Per alcuni casi che non hanno ancora fruttato risultati
concreti osserviamo le dinamiche del processo. Esse
mostrano due caratteristiche: si tende a integrare le
diverse dimensioni spaziali/temporali dell'argomento in
questione ed emerge la propensione ad associare gli
attori direttamente o indirettamente partecipi
all'attuazione del progetto con i possibili impatti del
progetto stesso. Questo tipo di processo è abbastanza
esteso in Italia e Germania e probabilmente andrà
sviluppandosi in Francia e nei Paesi Bassi. In Olanda
gran parte delle iniziative è stata attuata nell'ambito della
commissione nazionale per la programmazione del
giorno e gli esperimenti sono serviti per enucleare
indicazioni su come attuare i processi di integrazione tra
i vari attori e i piani d'azione. In Italia e in Germania è in
corso di realizzazione un processo di informazione,
diffusione e scambio sui «Tempi della città» mediante
varie associazioni o esposizioni.
Cosa si impara dallo studio dei casi
1. Gran parte dei casi analizzati nasce dal tentativo di
riconciliare condizioni di vita e di lavoro. Si tratta di
un'esigenza particolarmente sentita dalle donne e dalle
loro associazioni; per poter essere attuati, questi
progetti non possono fare a meno della partecipazione
dei cittadini. Dai casi analizzati emerge la necessità di
coinvolgere altri attori, soprattutto coloro che
occupano posizioni di responsabilità a vari livelli nei
governi locali.
2. Anche se il processo ha origine dall'esperienza e dalle
necessità dei cittadini e si basa su una dinamica di
democrazia locale, quanto sopra sembra dimostrare
che comunque occorre un sostegno «ufficiale». Un
processo che prenda le mosse esclusivamente dal
basso per arrivare ai vertici è destinato a fallire, così
come lo sarebbe un processo esclusivamente dettato
dai vertici e rivolto alla base. Questa osservazione
emerge in modo univoco se si valutano gli ostacoli
incontrati nella realizzazione della politica «I tempi
della città».
3. Un ostacolo presente sulla via del cambiamento e
della modernizzazione che riguardano la qualità di
vita dei cittadini è la prospettiva interna dominante tra
i fornitori dei servizi, i quali continuano a mostrare
interessi prevalentemente frammentati e tendono a
considerare l'istituzione in cui operano e il proprio
ruolo «sociale» più in modo funzionale che non
trasversale. Là dove sono coinvolti i dipendenti si
intravede una maggiore tendenza alla contrattazione
collettiva interna. Altri ostacoli sono: mancanza di
conoscenza reciproca, incapacità degli attori di
«aggregare» i propri interessi, una cultura di sfiducia e
non comunicazione tra gli attori locali, i tempi lunghi
necessari per modificare le consuetudini ecc.
4. Alcune politiche del tempo urbane si realizzano come
semplice processo di adattamento ai cambiamenti
esterni, altre mirano a costituire e attuare specifici
obiettivi sociali o culturali. La maggior parte dei casi
analizzati rientra nella prima categoria e ha avuto
origine da una logica amministrativa interna (Francia)
oppure è il risultato del tentativo di adeguarsi ai
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mutamenti della riorganizzazione degli orari di lavoro,
delle condizioni del mercato della manodopera e di
evoluzioni culturali. Questo è il caso del mutamento
del ruolo delle donne sul mercato del lavoro (Finlandia
e Paesi Bassi). Alcuni casi rientrano invece nella
seconda categoria, in particolare l'Italia e, forse in
misura minore, la Germania e alcune città come
Amsterdam e St Denis. In questi casi sono emerse
modifiche degli orari concepite proprio per realizzare
veri obiettivi sociali, culturali o politici e/o nuovi
rapporti tra responsabili da una parte e cittadini
dall'altra. In questi ultimi casi, oltre alla semplice
estensione degli orari di lavoro, si intravedono altre
questioni di natura più sociale e culturale riguardanti il
«legame sociale», non solo dal punto di vista spaziale
ma anche da una prospettiva temporale (comunità
temporali?).
Progetti con obiettivi socio-culturali
A Helsinki, in alcune strutture per l'assistenza all'infanzia
sono stati introdotti regimi di orari che coprono l'intera
giornata e consentono di adeguarsi alla maggiore
flessibilità degli orari di lavoro.
Ad Amsterdam le biblioteche pubbliche sono aperte
anche la domenica. Questo progetto, avviato nel 1993 con
la biblioteca civica di Amsterdam e successivamente
esteso ad altri due centri nel 1996 e nel 1998, ha portato
all'apertura nel giorno di domenica (da ottobre a marzo)
dalle 13.00 alle 17.00. Si vuole così rendere il centro
cittadino più vivace e allettante, aumentando
l'accessibilità al servizio per le persone che lavorano.
5. Questi progetti spingono a rivalutare il rapporto tra
tempi individuali e tempi collettivi e tra tempi pubblici
e tempi privati. L'approccio «I tempi della città»
mirava, in origine, a offrire alle persone la possibilità
di gestire i propri tempi. Oggi questi processi servono
anche per creare aree e spazi di «tempi comuni»
(come la giornata del cittadino a Cremona e BremaVegesack). Ma questa iniziativa genera un
collegamento tra il processo di individualizzazione e i
regolamenti e contesti collettivi. L'idea dei «Tempi
della città» tende a dimostrare che questi regolamenti
collettivi si devono fondare su un rinnovato rapporto
tra i vari livelli territoriali, in cui venga attribuita
notevole importanza al dialogo sociale a livello locale.
6. In sintesi, le politiche del tempo urbane rappresentano
un nuovo concetto politico basato sui seguenti
capisaldi:
• una nuova idea di città: la città non è più uno
«spazio chiuso», ma un nodo facente parte di una
rete di rapporti e flussi regionali, in cui si devono
affrontare questioni quali sostenibilità, utilizzo
multiplo, diritti di cittadinanza, partecipazione e
democrazia locale;
• questa nuova idea di città non è più dominata dalla
tecnologia e dall'uomo maschio, ma sembra
esprimere una cultura del tempo specificatamente
femminile;
• l'approccio «Tempi della città» esprime la necessità
di un paradigma della «comunità» locale, un
paradigma che prenda in considerazione il carattere
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complesso e a volte contraddittorio della
coesistenza di una pluralità ed eterogeneità di vite e
tempi;
• queste nuove politiche, per poter integrare attori e
istituzioni complesse, devono fondarsi sull'accordo,
devono avviare partnership trasversali tra i vari
uffici e tra pubblico e privato. Questo tipo di
politica richiede la partecipazione di coloro la cui
qualità della vita è messa in gioco.
7. Anche in questo ambito l'Europa può essere
considerata un «processo di apprendimento». L'idea
dei «Tempi della città» reca in sé il potenziale di
sviluppo di nuove reti europee in cui scambiare le
prassi migliori e in cui porre in atto sistemi di
cooperazione. La trasformazione dello stato sociale,
argomento presente nell'agenda di tutti i paesi europei,
richiama forse l'emergenza di nuove forme di coesione
e governo sociale che siano basate soprattutto su un
nuovo rapporto tra tempo e spazio? O forse porta a un
aumento delle disparità di natura sociale, culturale ed
economica? Dietro a queste domande si cela la
questione dell'«identità europea», che non deve essere
fondata solo su un mercato comune e su una moneta
comune, ma che deve conglobare anche la dimensione
di una globalizzazione emancipativa socio-culturale.
Questa rete dei «Tempi della città» è un passo in più
in questa direzione.
Integrazione del tempo della vita
e del tempo della città a St Denis
In seguito ai contatti intercorsi con varie città italiane in
cui sono state adottate le politiche dei «Tempi della
città», per l'amministrazione comunale di St Denis è
emersa la necessità di integrare la dimensione del tempo
in vari progetti locali riguardanti l'assistenza all'infanzia,
il sistema dei trasporti, gli orari di apertura e
l'accessibilità delle amministrazioni pubbliche e dei
circoli culturali (come il teatro). L'aspetto più
significativo riguardante St Denis è l'impegno a
integrare il tempo della vita e il tempo della città al fine
di evitare di concepire il tempo esclusivamente come
strumento (strumento che aiuti a risolvere problemi di
tempo/spazio) considerandolo invece nella sua
dimensione culturale (il «tempo della memoria» in
relazione alla storia della città).
Verso una nuova gestione del tempo:
raccomandazioni
Non esistendo due situazioni praticamente identiche, non
è possibile «trasferire» semplicemente le soluzioni da un
posto all'altro. Ciò che bisogna fare è ragionare in termini
di procedure.
Una prima raccomandazione riguarda gli attori coinvolti
nel processo. Non bisogna aprire il dialogo solo alle parti
sociali, ma anche agli altri interlocutori (per esempio
cittadini, clienti, pazienti) fuori dal posto di lavoro.
Occorre una relazione più coesa tra «dialogo sociale» e
«dialogo civile».
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La seconda raccomandazione propone di abbinare
politiche verticali, sia dalla base ai vertici che dai vertici
alla base, mediante un nuovo tipo di «mix» istituzionale e
politico che favorisca e dia corpo agli stimoli provenienti
dalla sfera «civile», sostenendoli con il meccanismo
amministrativo dell'autorità comunale. I casi coperti dalla
ricerca presentano alcuni esempi quali: forum della
società civile per valutare e avviare i progetti, progetti
pilota riguardanti il vicinato, sondaggi e inchieste che
coinvolgano i cittadini.
Una terza raccomandazione consiglia di collegare il
processo ai risultati. I cittadini devono sentire di essere
un elemento attivo che concorre a determinare il
mutamento e l'innovazione, ma non solo; devono anche
poter vedere i risultati derivanti dalla loro partecipazione
e riceverne un feedback.
Essendo questa la prima relazione europea sui «Tempi
della città», essa può servire per trarre qualche
indicazione utile a livello politico europeo. Qui si
dovrebbe prestare maggiore attenzione e supporto allo
sviluppo delle politiche urbane del tempo che, come più
sopra individuato, contribuiscono notevolmente alla
coesione, alla cooperazione e, più generalmente, alla
creazione di legami sociali.
Sovente l'esperienza temporale che ogni cittadino vive
nella vita di ogni giorno è determinata da responsabili
potenti del mondo economico e politico, che controllano
i ritmi urbani e le strutture del tempo (regimi degli orari
di lavoro, orari di apertura al pubblico, orari dei trasporti
pubblici ecc.). Questi attori tendono a «esternalizzare»,
sia verso l'opinione pubblica in genere sia verso la
società, i costi e i problemi strutturali trasformando
quindi un costo economico privato in un costo sociale o
civile. Ma, come avviene nel settore dell'ecologia e dello
sviluppo sostenibile, la società odierna non accetta più
questo tipo di «esternalizzazione» e non la considera più
legittima. Si stanno cercando modalità e sistemi per «re-
internalizzare» questi costi verso gli attori che ne sono la
loro «causa». Le politiche urbane del tempo concorrono
a perseguire questo obiettivo di «internalizzazione» e
affrontano gli effetti esterni che si ripercuotono sulla vita
quotidiana dei cittadini favorendo il dialogo pubblico e le
trattative civili su tali argomenti. In tal modo esse
contribuiscono al raggiungimento di una vita quotidiana
sostenibile, un obiettivo che sta guadagnando terreno in
Europa e che merita di essere ulteriormente promosso.
Le politiche urbane del tempo richiedono nuove forme di
partecipazione dei cittadini e delle altre parti attive nella
società civile (ONG ecc.) che, in passato, non
prendevano parte ai processi decisionali. Questa
considerazione porta necessariamente all'idea di «dialogo
sociale locale» che non solo coinvolge datori di lavoro e
lavoratori, ma che comprende anche gli altri operatori
attivi sul territorio. A livello europeo questa
partecipazione viene sempre più definita come «dialogo
sociale» o «dialogo civile». Non è semplice definire il
rapporto tra dialogo sociale e dialogo civile; le parti
sociali sono comunque invitate ad «aprire» il dialogo
sociale, a livello locale, ad altri operatori. È necessario
incoraggiare questa nuova forma di dialogo civile.
L'Europa svolge un ruolo importante nel campo delle
politiche urbane del tempo. Queste politiche non
avrebbero raggiunto l'attuale livello di diffusione se non
fosse stato per i contatti internazionali e interregionali,
gli scambi di prassi migliori e i trasferimenti politici. Le
politiche urbane del tempo sono una componente molto
significativa sia dell'«Europa delle regioni» sia
dell'«Europa come processo di apprendimento» e
concorrono intensamente a creare un'alternativa
all'Unione europea concepita esclusivamente come
soggetto burocratico o come mercato comune o moneta
comune, vale a dire un'Europa dei cittadini, della società
civile, dei mondi vitali. È quindi necessario promuovere e
sviluppare ulteriormente questo elemento che sono le
politiche locali del tempo.
Questo opuscolo è stato realizzato da Jean-Yves Boulin dell’Université Paris Dauphine e del CNRS e da
Ulrich Mückenberger della Hochschule für Wirtschaft und Politik, Amburgo.
I Tempi nella città e la qualità della vita è la sintesi di cinque relazioni nazionali:
•
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•
Finlandia, a cura di Kaisa Åstrand, dell'istituto Vantaa per l'educazione continuativa, Università di
Helsinki;
Francia, a cura di Jean-Yves Boulin, dell'IRIS, Université Paris Dauphine e CNRS;
Germania, a cura di Ulrich Mückenberger, dell'Eurexcter School Hamburg e Facoltà di giurisprudenza
della Hochschule für Wirtschaft und Politik, Amburgo;
Italia, a cura di Sandra Bonfiglioli, Laura Brioschi, Marco Mareggi e Carolina Pacchi, della scuola
Eurexcter di Milano e della facoltà di scienze territoriali del Politecnico di Milano;
Paesi Bassi, a cura di Martin Dijst, Mark van den Heuvel, Lia Karsten, Harold van der Werff e Koen
Breedveld, della Graduate School of Housing and Urban Research di Amsterdam presso l'Università
Cattolica di Brabant.
È possibile richiedere copia elettronica dei rapporti nazionali a Dimitrios Politis presso la
Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (per i dettagli cfr. pag. 8).
7
TimesCity EF9957IT 9/3/00 10:18 pm Page 8
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SX-27-99-225-IT-C
I TEMPI
NELLA CITTÀ
E LA QUALITÀ
DELLA VITA
Pubblicazioni
sullo stesso argomento
Le pubblicazioni della Fondazione
possono essere acquistate dai
rivenditori autorizzati dell'Unione
europea o presso l'Ufficio delle
pubblicazioni ufficiali delle
Comunità europee, L-2985
Lussemburgo. Le pubblicazioni che
non recano alcuna indicazione di
prezzo sono gratuite e possono
essere richieste direttamente alla
Fondazione.
1. BEST – Bulletin of European
Studies on Time, Edizione n.
1/1999: Times in the City and
Quality of Life
www.eurofound.ie
2. Bulletin of European Studies on
Time, BEST n. 9: Statistics and
News
N. di cat. SY-AB-96-001-EN-C
(disponibile anche in francese e
tedesco)
N. di cat. SY-AB-98-001-EN-C
(disponibile anche in francese e
tedesco)
5. Reduction in Working Time:
a literature review
N. di cat. SY-12-98-465-EN-C
(disponibile anche in francese e
tedesco)
EUR 18
6. Legal and Contractual
Limitations to Working Time in
the European Union
N. di cat. SY-85-94-583-EN-C
EUR 60
Ulteriori informazioni
Per ulteriori informazioni sul
progetto, rivolgersi a:
Dimitrios Politis,
Fondazione europea
per il miglioramento
delle condizioni di
vita e di lavoro,
Wyattville Road, Loughlinstown,
Co. Dublin, Ireland.
Tel. (353-1) 204 31 40
Fax (353-1) 282 64 56
E-mail: [email protected]
7. Vincoli di tempo e autonomia
sul lavoro nell'Unione europea
(sintesi)
N. di cat. SX-08-97-888-EN-C
(disponibile nelle 11 lingue)
8. Vincoli di tempo e autonomia
sul lavoro nell'Unione europea
(relazione)
N. di cat. SX-09-97-389-EN-C
EUR 20
3. Bulletin of European Studies on
Time, BEST n. 10: Compressed
Working Time
N. di cat. SY-AB-96-002-EN-C
(disponibile anche in francese e
tedesco)
4. Bulletin of European Studies on
Time, BEST n. 11: Continuous
Shift Systems
Copyright: Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
Riproduzione autorizzata con citazione della fonte ed invio di una copia alla Fondazione.
Wyattville Road, Loughlinstown, Co. Dublin, Ireland.
Tel. (353-1) 204 31 00
Fax (353-1) 282 64 56/282 42 09
E-mail: [email protected]
EF/99/57/IT
ISBN 92-828-8585-2
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DELLE COMUNITÀ EUROPEE
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9 789282 885857
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