18 Novembre 2008
** revisione 05 luglio 2012
(f.f.) Il Sagro, la cosiddetta ” montagna dei Carrarini”, è un monte molto panoramico e semplice a
salire. Per me è stata la prima vetta delle Apuane da cui è nata una passione lunga ormai un
quarto di secolo, ma per molti è l’unica vera salita della loro vita e tutti, sicuramente, sono
contenti di averla fatta per le emozioni che comunica con qualsiasi condizione meteorologica e in
qualsiasi stagione. Molti, e io tra loro, non possono fare a meno di salirci almeno una volta ogni
anno.
Nel giugno 1876 gli alpinisti italiani, riuniti per il loro IX congresso a Firenze, decisero di recarsi a
Carrara per salire sul Monte Sagro partendo direttamente dalla città.
Uno dei congressisti era Giovanni Marinelli 1, geografo friulano, che ci ha lasciato una descrizione
dell’escursione nel tratto più scosceso del monte:
... un abisso di forse 700 metri, rotto, frastagliato da rupi di forme bizzarre, intagliato da gole, da
forre larghe pochi metri, separate l’una dall’altra da barbacani taglienti ed aguzzi .....
MONTE SAGRO
Perchè Sacro
Il nome Monte Sagro è, probabilmente,
legato al culto delle vette tipico di antiche
popolazioni
di
pastori-agricoltori
dell’eneolitico forse dovuto al fatto che le
montagne prossime al mare (come è il caso
del Sagro) o alla Pianura Padana, nelle estati
secche, favoriscono la formazioni di nubi e
di
breve
temporali
ristoratori.
Dall’osservazione del fenomeno, oggi
spiegabile scientificamente, alla credenza
che sulla vetta abitasse un dio pietoso
elargitore di piogge il passo era breve. Figura 1: il Sagro visto dal Monte Borla.
Questa credenza è sicuramente attestat anche
per i Liguri-Apuani2, come riportato dallo storico e naturalista latino Plinio il Vecchio (27-79).
1
Giovanni Marinelli (Udine 1846, Firenze 1900) geografo, professore universitario e divulgatore, fu tra i fondatori nel
1874 della Sezione Friulana del Club Alpino, poi Società Alpina Friulana, di cui fu a lungo presidente.
2
Le popolazioni liguri-apuane, che vissero a nord del fiume Magra, sono probabilmente pre-indoeuropee come si ricava
dai toponimi da essi usati. Furono pastori ed agricoltori piuttosto pacifici che entrarono in contrasto con popolazioni
celtiche a nord e con gli etruschi a sud, ma furono i romani a debellarli definitivamente nel 180 aC e a deportarli nel
Sannio (attuale provincia di Benevento). Come dice Tito Livio: “Traducti sunt publico sumptu ad quadraginta milia
liberorum capitum cum femmis puerisque”. A questa prima deportazione ne seguì una seconda, poco tempo dopo, di
7000 persone, naturalmente i numeri sono esagerati. Tuttora nel beneventano permangono toponimi simili ai nostri.
È comunque totalmente privo di senso pensare che le attuali popolazioni che abitano Massa e Carrara discendano dai
Liguri Apuani: come tutti siamo una mescolanza di genti diverse conseguenza di una storia complicata e di continue
invasioni e rimescolamenti genetici.
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IL MONTE
Il Sagro è una delle vette più panoramiche delle Alpi Apuane ed è molto frequentata essendone
abbastanza semplice l’ascesa. È detto il monte dei Carrarini, nonostante sia situato in parte nel
territorio del comune di Fivizzano e in parte in quello di Massa (la vetta si trova lungo il confine tra i
due comuni), solo le estreme propaggini sud sono in territorio carrarese.
Il massiccio del monte Sagro è in posizione isolata rispetto alla dorsale principale della catena
apuana, domina la parte occidentale della catena stessa e può essere considerato come una
grossolana piramide a base triangolare.
Esso divide la valle del Lucido di Vinca (a NE) dalle Valli del Frigido a Massa (a SE) e del
Carrione a Carrara (a SO).
La montagna assume forme molto diverse a seconda del punto di osservazione. Da settentrione
presenta un aspetto spiccatamente alpino con pareti verticali di roccia e spigoli acuti, aspetto
particolarmente evidente se lo guardiamo da lontano, per esempio dalla Lunigiana interna, nel qual
caso insieme al Pizzo d’Uccello forma una coppia di monti dall’aspetto molto severo.
Da oriente, guardandolo verso il mare, la montagna assume un aspetto più tranquillo reso ancora più
dolce dall’antecima (monte Spallone 1560 metri) dove si incontrano i confini dei tre comuni di
Carrara, Fivizzano e Massa nei quali si trova il monte.
Da occidente, quindi dal mare, la montagna appare come una gobba erbosa sulla quale corre il
sentiero principale per la vetta.
Come si arriva alla vetta
Sono possibili itinerari semplici segnati e facili salite invernali.
Sentiero 172.
Partendo dalla Foce di Pianza si arriva alla vetta in meno di due ore a seconda dell’allenamento e
della dimestichezza con la montagna. La via normale, la più frequentata, dalla Foce di Pianza con il
172/173 segue una bassa cresta marmorea che guarda sulle cave della valle di Torano fino al mare,
poi il 173 devia a sinistra, invece il 172 porta alla Foce della Faggiola che costituisce accesso ai
Vallini del Sagro (propaggini meridionali dello Spallone che formano la testata della valle di
Colonnata) ed alla Foce Luccica. Il sentiero normale, segnato di blu, parte proprio dalla Faggiola e
percorre i prati del versante Sud-Ovest lasciando a destra lo Spallone. La salita è agevole e
panoramica sul Borla, sulla Lunigiana e sul mare. Nella parte terminale il percorso sale la cresta NO
con bellissimo panorama sulla valle di Vinca, sulla cresta Nattapiana e sul Pizzo d’Uccello. Sono
possibili anche semplici varianti per la sella tra il Sagro e lo Spallone e poi la cresta Sud.
Invernale.
I percorsi più semplici con la neve sono diretti alla sella tra lo Spallone ed il Sagro. Essi permettono
facili salite con i ramponi ai piedi o le ciaspole in caso di neve abbondante.
Sentiero 173.
Parte sempre dalla Foce di Pianza e si stacca dal precedente dirigendosi verso sinistra e passando
sopra le cave del Sagro fino ad arrivare ad un bivio: a destra, con segni blu, segue la cresta ovest con
itinerario che incontra poi il precedente. Il sentiero 173 continua invece, a sinistra, per la Foce del
Faneletto, il Catino e la Foce del Pollaro. L’itinerario è un po’ più faticoso del precedente ed è meno
agevole fatto in discesa.
Anello dei sentieri 172/173.
È possibile percorrere uno dei due sentieri in salita e l’altro in discesa per variare l’escursione.
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Cresta Sud.
È quella dello Spallone a cui si sale facilmente dalla Faggiola, si arriva alla vetta 1560 metri e si
continua fino a quella del Sagro: è panoramica sulla zona delle Bore (o Borre) del Sagro.
L’itinerario non è segnato anche se piuttosto evidente e frequentato anche se presenta un po’ di
esposizione.
Esistono poi altri versanti che richiedono capacità alpinistiche per le difficoltà che presentano.
Parete Nord.
Alla base di questa parete corre il sentiero 173 tra la foce del Faneletto e quella del Pollaro. La
parete si sviluppa per circa 300 metri: qua sono state aperte diverse vie di varia difficoltà da
valorosi alpinisti apuani tra cui ricordiamo Renzo Gemignani (1943), Fedele Còdega (1939) e
Silvano Bonelli (1941-2008).
Spigolo Est.
Scalato in solitaria da Emilio Questa3 il 12 novembre 1899, la salita parte dalla foce di Vinca.
Versante Sud-Est.
La partenza avviene dalle Bore del Sagro.
LA VETTA.
Il monte raggiunge la quota di 1749 metri.
La vetta è stretta e allungata con lo spazio
necessario per muoversi in sicurezza, ma
consapevoli della necessaria prudenza per
l’esposizione dei bordi.
Dalla vetta si può ammirare un panorama
veramente splendido se la giornata lo
permette. Infatti si spazia dalle Apuane
settentrionali a quelle meridionali e alla costa
fino a Livorno e al golfo della Spezia. Nelle
giornate limpide possiamo ammirare le isole
dell’arcipelago Toscano: Capraia, Gorgona,
isola d’Elba e, se siamo fortunati, anche la
Corsica. Inoltre, con buona visibilità, si
scorgono anche le Alpi Marittime innevate Figura 2: la vetta con la neve ed il mare di nuvole.
(tra cui l’Argentera ed il Monviso).
In vetta c’è una croce, due statue della Madonna decapitate da vandali e un piedistallo con una rosa dei
venti con indicazione della direzione delle cime e delle isole donata dal Lions Club nel 2001. Inoltre
sono presenti diverse lapidi commemorative.
C’è il progetto di spostare queste lapidi alla chiesetta di Campocecina.
3
Emilio Quèsta (1878 -1906) alpinista genovese fu grande estimatore delle Alpi Apuane. A lui si deve la prima scalata
della Punta omonima (gruppo del Monte Grondilice) insieme a Bartolomeo Figari, ma scalò in prima assoluta diverse
cime tra cui il monte Contrario. Morì in montagna l’8 settembre 1906 all’Aiguille Centrale d’Arves. Insieme a Lorenzo
Bozano e Gaetano Rovereto fu autore della prima Guida delle Alpi Apuane pubblicata nel 1905 dalla sezione ligure del Cai.
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ANELLO DEL SAGRO
La presenza di un’ampia rete di sentieri attorno al monte permette di effettuare un anello attorno al
Sagro mantenendosi sempre in quota tra i 1000 ed i 1400 metri e attraversando ambienti diversi e
rappresentativi della realtà apuana. La partenza avviene a Foce di Pianza con il 172/173, si segue
poi il 173 fino alla Foce del Faneletto, si percorre il Catino lungo la parete Nord da cui si esce a
livello della Foce del Pollaro. Da qua si scende e seguendo il sentiero 38 si arriva alla Foce di
Vinca. Da qua si scende, costeggiando il versante Est del monte (tra cui la zona delle Bore) dove
sono presenti vecchie cave abbandonate ed i relativi edifici, fino ad arrivare alla Foce Luccica. Da
qua con il sentiero 172 si torna a Foce della Faggiola attraverso i Vallini facendo attenzione perchè
di recente sono riprese le attività estrattive e il sentiero in alcuni tratti è soggetto a modifiche. Dalla
Faggiola ci si dirige alla Foce di Pianza per chiudere l’anello che richiede sei-sette ore.
È preferibile compiere l’anello in senso orario in modo da percorrere il Catino all’inizio in
condizioni di riposo.
Un anello alternativo, poco più lungo, sempre in senso orario, parte alla fine della strada asfaltata
che inizia al termine del paese di Forno e che con ripidi tornanti porta ai boschi del Pianello. Qua il
sentiero 169 va ad innestarsi con il 38 che proviene da Colonnata e, attraversando le case del
Vergheto, arriva a Foce Luccica da cui prosegue per la Foce della Faggiola. Qua dopo aver fatto un
breve tratto sul sentiero blu si curva a sinistra e per tracce di sentiero si taglia per i Capannelli del
Sagro per poi arrivare sul sentiero 173 e continuare l’itinerario come il precedente.
INTORNO AL SAGRO
Come è ben evidente consultando una cartina la zona è nodo nevralgico di sentieri per Vinca,
Monzone, Castelpoggio, Torano, Colonnata e Forno. Nei pressi, a Campocecina, si trova il rifugio
Carrara del Cai che permette di poter programmare anche escursioni di più giorni in un ambiente che
rimane incontaminato, nonostante le cave che rappresentano, comunque, uno spettacolo di per sé.
Per quanto riguarda Torano c’è da aggiungere che l’escursione del 1876 di cui ho parlato all’inizio
di queste note partiva proprio da Torano a cui gli escursionisti arrivarono dalla stazione ferroviaria
di San Martino4 situata nel centro di Carrara. Poi proseguirono con quello che oggi è il sentiero 40.
Per ripercorrere questa salita che richiede circa 7 ore oggi si seguono i sentieri 40, 185, 173, 172
ed è consigliato poi pernottare al Rifugio di Campocecina.
Bore del Sagro
È un orrido canale tra la cima del Sagro e quella dello Spallone lungo il quale passano alcune salite
alpinistiche della zona Sud-Est.
Capannelli del Sagro
Sono ruderi di vecchie abitazioni di pastori a quota 1357 metri, situati su tracce di sentiero che
collegano la Foce del Faneletto alla Foce della Faggiola. Lungo il sentiero si trova anche una fonte.
Sono addossati alle rocce circostanti e presentano anche interessanti graffiti. Furono abitati anche dai
cavatori.
Catino del Sagro
È una conca boscosa con fondo erboso compresa tra il Puntone della Piastra a nord e la parete nord
del Sagro a sud. La conca è modellata su un antico ghiacciaio e a questo deve il nome. Nel catino
passava un antico sentiero di cavatori per la Foce del Pollaro, ormai quasi del tutto scomparso. La
parte alta del Catino è poi attraversata dal Sentiero 173 che unisce la zona di Carrara con Vinca
unendo in particolare la Foce del Faneletto (che si affaccia sul Catino stesso) con quella del Pollaro
(che si trova in testata e, quindi, lo chiude). La zona, in particolare il sentiero 173, è difficoltosa in
4
La stazione di S.Martino era punto di arrivo della ferrovia marmifera che trasportava a a valle il marmo. Essa poi era
collegata alla stazione di Carrara-Avenza ed al porto di Marina di Carrara. La stazione non è più operativa, ma
rimangono gli edifici in condizione di degrado. Fu operativa dal 1866 al 1969.
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inverno per la persistenza di neve e ghiaccio che rendono molto pericoloso percorrere il sentiero.
Inoltre proprio qua iniziano le vie alpinistiche alla nord del Sagro.
Foce del Faneletto
Sulla cartina IGM è indicata Fanaletto. Si trova a 1426 metri ed è la zona dove il crinale nord-ovest
del monte Sagro perde la sua inclinazione diventando per un breve tratto molto dolce, quasi
pianeggiante. Da qua passa il sentiero 173 da Campocecina per il vicino Catino e la capanna
Garnerone. È possibile per tracce raggiungere la Punta Tre Uomini..
Foce della Faggiola
Valico erboso a quota 1464 metri ai piedi dello Spallone tra il canale del Sagro e quello di
Colonnata. È attraversata dal sentiero 172 che unisce Foce di Pianza con Foce Luccica. Da qua
parte il sentiero segnato blu di ascesa normale al Monte Sagro e tracce di sentiero che portano allo
Spallone e da qua al Sagro per il crinale.
Foce di Pianza
È un largo valico tra il bacino marmifero di Ravaccione e quello del Sagro. Si trova a 1279 metri ed
è luogo di partenza per l’ascesa al Monte Sagro e permette il parcheggio ad un numero elevato di
vetture. La strada di cava a sinistra scende a case Walton ed alle cave del Sagro ed al Balzone.
Verso sinistra la strada porta alla zona del Monte Maggiore.
Foce del Pollaro
Si trova a quota 1348 metri in testata del Catino del Sagro a ovest e della valle di Vinca a est. La
Foce si trova a nord della quota 1462 del monte Sagro. È attraversata dal sentiero 173 da
Campocecina che scende poi in direzione della foce di Vinca mediante un erto canalino attrezzato.
Foce di Vinca
Situata a quota 1333 metri serve come via di comunicazione tra Vinca e Colonnata. La zona è
caratterizzata da abetaie ed è attraversata dal
sentiero 38/173. Ad est, poco distante, è la
foce di Navola che si raggiunge con il
sentiero 173. È formata da due selle vicine,
quella principale è situata ad ovest. Dalla
foce parte l’itinerario per lo spigolo est del
Sagro.
Monte Spallone
Antecima meridionale del Sagro la cui vetta
raggiunge i 1650 metri e costituisce incontro
tra i comuni di Carrara, Fivizzano e Massa.
La sua cresta scende a sud e poi a sud-ovest
presso la Foce Luccica.
Figura 3: il Sagro dalla Foce di Vinca.
Vallini del Sagro
Costituiscono la parte terminale di una cresta dello Spallone del Sagro. Si trovano lungo il sentiero
172 da Foce Luccica per Foce della Faggiola. Questo tratto del sentiero è stato trasformato
notevolmente dall’attività estrattiva ripresa dal 2003, infatti, parte della montagna e del sentiero è
stata letteralmente tagliata. Si sale una cava, poi un ravaneto ed una cresta fino ad una seconda cava
da cui, per pendii erbosi, si arriva alla Faggiola. La zona della cave corrisponde ai Vallini. Il tratto
per arrivare alla prima cava, in cui è ripresa di recente l’attività, è su materiale tolto al monte e
richiede un po’ di attenzione. In precedenza invece il sentiero si manteneva sul fianco del monte.
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FIORITURE
Le pendici del monte Sagro sono ricche di
fiori tra cui rari endemismi che meritano da
soli di salire il monte durante il periodo delle
fioriture. Ricordiamo per esempio l’
Aquilegia bertolonii, l’ Astrantia pauciflora e
la Saxifraga latina.
Termino queste mie note con un sonetto di
Ceccardo Roccatagliata Ceccardi5 tratto da
Apua Mater.
Michelangelo
Figura 4: un raro giglio Martagone alle pendici del Sagro.
Cènnano il Sagro e l’ardua Tambura
alla Pània che, aerea, distende
la groppa, e tra lor vigili, un’oscura
solitudin di monti àrcasi e pende.
Adombra una titanica scultura
quei balzi; e il ciel da’ culmini contende,
dischiusa in guglie, o tra lapidee mura
profonda nel montan alvo che fende.
Là salìa Michelangiolo. Seduto
su un monte lo percosse col baleno
d’enorme subbia. E quel, lento, s’aprìa.
Ed – “Ellade – ei cantava – un popol muto
di marmi io scôto! “ – Radiando uscìa
David, con il gentil fronte, al sereno.
5
Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (Genova 1871 - Genova 1919) poeta e scrittore. Lasciò presto la città natale per
seguire la madre ad Ortonovo, suo paese natale. Studiò al liceo classico di Massa ed iniziò studi di giurisprudenza a
Genova che non concluse. Per mantenersi iniziò a collaborare con giornali letterari e politici. Nel 1906 fondò a Carrara
la “Repubblica d’Apua” cenacolo di intellettuali toscani e liguri. Al cognome paterno Roccatagliata aggiunse il materno
Ceccardi in omaggio della madre che gli infuse l’amore per la poesia. Ebbe una certa fama nazionale con il libro
“Sonetti e Poemi”, ma non riuscì a sfruttare a pieno la sua notorietà anche per il suo spirito errabondo e libertario che gli
diede l’immagine del poeta maledetto. Molte delle sue opere sono legate alla città di Carrara. Fu direttore dello
Svegliarino ed in occasione dei moti del 1894 pubblicò un opuscolo “Dai paesi dell’Anarchia” in cui fissava il suo
impegno sociale. A tutti gli effetti Ceccardo può essere considerato concittadino tra i più meritevoli e per questo gli fu
intitolata la scuola elementare costruita negli ’50 a Marina Ovest.
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(ff) Il Sagro, la cosiddetta ” montagna dei Carrarini”, è un monte