LETTERA DELL’ISPETTORE Dio è così grande che può farsi piccolo «Dio si è fatto uomo; che cosa dovrà diventare l’uomo, se per lui Dio si è fatto uomo?» (Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, X,1) Carissimi Confratelli, la liturgia della Chiesa ci fa rivivere nella fede il mistero della nascita del Figlio di Dio: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). Dio non si è sentito a disagio nella nostra umanità, anzi, ha accettato di condividere nell’umiltà la nostra natura umana. L’annuncio sorprendente del Vangelo è che il Dio eterno, che ha creato ogni cosa, ha scelto di abbassarsi fino a noi, di «dimenticarsi» di se stesso: Lui che è la Parola, si è fatto «in-fante», «non-parlante», Silenzio. Questo ci dice la rivelazione cristiana: Dio è Parola, Dio è Silenzio. Rivelandosi Dio si vela. Comunicandosi si nasconde. Dio si rivela nel Natale in un bambino e nello stesso tempo si nasconde allo sguardo. Dio è colui che ci rapisce il cuore e si offre sempre nuovo e lontano. I nostri padri nella fede ci hanno insegnato che la Parola è l’unico accesso al Silenzio di Dio: la «lectio divina», la meditazione personale e comunitaria sulla Parola di Dio, è la via per imparare ad ascoltare nella Parola il Silenzio da cui essa proviene. San Giovanni della Croce in una delle sue «Sentenze d’amore» dice: «Il Padre pronunciò la Parola in un eterno silenzio, ed è in silenzio che essa deve essere ascoltata dagli uomini». L’origine della Parola è il Silenzio. La tradizione e la liturgia della Chiesa non si sono sbagliate quando hanno applicato al Natale il celebre passo del libro della Sapienza: «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, (…) si lanciò in mezzo a quella terra» (Sap 18,14-15). Il mistero del Natale ci suggerisce due percorsi per riconoscere il Figlio di Dio fatto uomo e per testimoniarlo nella vita: l’umiltà e la carità. La prima strada per accogliere il Dio che viene è l’umiltà. Gesù ci insegna che l’umiltà e il fondamento su cui costruire l’edificio della vita cristiana, la via per camminare nella santità: «imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11,29). Agostino commenta: «Vuoi essere grande? Comincia da ciò che è piccolissimo. Vuoi costruire un edificio altissimo? Pensa prima al fondamento, che è l’umiltà. (…) Qual è il coronamento dell’edificio a cui noi lavoriamo? Fin dove dovrà arrivare la sua altezza? Lo dico subito: fino alla vista di Dio. Pensate che cosa grande e sublime è il vedere Dio» (Agostino, Discorso 69,2-3); «Non tendiamo a cose grandi: appigliamoci alle piccole, e saremo grandi. Vuoi raggiungere la sublimità di Dio? Comincia col praticare l’umiltà di Dio. (…) Pratica dunque l’umiltà di Cristo, impara ad essere umile, non insuperbire. Confessa la tua infermità: attendi con pazienza alla porta del medico» (Agostino, Discorso 117,17). L’umiltà è una scala per arrivare a vedere Dio nel bambino che ci è donato e per amarlo con tutto il cuore, e nel contempo è il mezzo e la garanzia di progresso nella vita cristiana. Il mondo dei giovani sembra attraversato dalla dimenticanza di Dio. È un’esperienza drammatica che alcuni santi hanno vissuto, anticipando il nostro tempo che non nega più Dio con 2 LETTERA DELL’ISPETTORE fermezza, ma lo ritiene semplicemente ininfluente nella vita. Santa Teresa di Lisieux che ha voluto chiamarsi «del Bambino Gesù», non ha timore a descrivere il dramma spirituale che ella stessa ha vissuto con profonda sofferenza: «Gesù mi ha fatto sentire che esistono davvero anime senza fede. Ha permesso che l’anima mia fosse invasa dalle tenebre più fitte, che il pensiero del cielo, dolcissimo per me, non fosse più se non lotta e tormento. (…) Bisogna aver viaggiato in questa tenebra per capire che cosa essa è. (…) Il re della patria luminosa è venuto a vivere 33 anni nel paese delle tenebre. Ma, ahimè, le tenebre non hanno capito che quel re divino era la luce del mondo. Ma, Signore, la vostra figlia ha capito la vostra luce divina. Vi chiede perdono per i suoi fratelli, accetta di nutrirsi, per quanto tempo voi vorrete, del pane del dolore, e non vuole alzarsi da questa tavola colma d’amarezza, alla quale mangiano i poveri peccatori, prima del giorno che voi avete segnato». Accogliere con umiltà Dio che si fa bambino nella povertà e nella fragilità è un appello urgente per ogni consacrato a dedicare con coraggio e generosità la propria vita per quei giovani che hanno dimenticato Dio o che lo ricercano drammaticamente nell’oscurità del mondo. La seconda via per accogliere il Dio che viene è la carità. L’esperienza di vita ci insegna che i veri beni sono in fondo quelli legati alle nostre relazioni. L’uomo è un assetato e mendicante di relazioni. Così è anche per Dio: i suoi beni sono le relazioni, in se stesso anzitutto e con il mondo che ha creato. Il significato profondo dell’espressione di Giovanni, «il Verbo era presso Dio» (Gv 1,1), può essere spiegato con quest’altra traduzione: «Il Verbo era rivolto verso Dio». Nel mistero di Dio c’è una relazione profonda. Anche tra di noi non c’è semplicemente l’essere uno a fianco dell’altro, ma c’è una relazione, uno sguardo, un’intesa, un rapporto interpersonale. Vivere il mistero del Natale significa vivere le relazioni quotidiane riconoscendo che sono abitate da Dio. Amare vuol dire far spazio a Dio, dargli il primo posto nella vita. Amare significa far posto nel proprio cuore ai fratelli, riconoscendo con semplicità che anch’essi sono abitati da Dio: «Amiamo, amiamo in dedizione spontanea: è Dio infatti che amiamo, niente troviamo che sia da preferirsi a lui. Amiamo lui per se stesso e noi in lui, sempre però a motivo di lui. Ama l’amico di amore sincero colui che ama Dio nell’amico, o in quanto Dio è nell’amico o perché Dio sia nell’amico. Ecco l’affetto autentico; se il nostro amore tende ad altro fine, è un odiare il nostro, più che un amore» (Agostino, Discorso 336,2). L’umiltà e la carità sono doni da chiedere nella preghiera al bambino Gesù, al Dio che viene in questo Santo Natale. Un dono per ciascuno di noi e per le nostre comunità, perché diventino sempre più espressione dell’umiltà e dell’amore di Dio. Natale è la festa della gioia vera, della contemplazione del Figlio di Dio che ha assunto la nostra umanità: «Veritas de terra orta est. Christus de carne natus est». «Oggi la verità è sbocciata dalla terra. Cristo è nato dalla nostra umanità» (Agostino, Discorso 192). Ci sono decisioni da cui nasce una gioia vera e grande, se vengono da Dio. Chiediamo alla Madre di Dio di aiutarci a contemplare suo Figlio bambino e di lasciarci trasformare da questa contemplazione. Auguro ad ogni confratello e ad ogni comunità un Santo Natale. Don Eugenio Riva Ispettore 3 FORMAZIONE Spiritualità Il Papa parla ai religiosi Carissimi Fratelli e Sorelle! Sono lieto di incontrarvi in occasione dell’Assemblea Semestrale dell’Unione dei Superiori Generali, che state celebrando, in continuità con quella del maggio scorso, sul tema della vita consacrata in Europa. Saluto il Presidente, Don Pascual Chávez - che ringrazio per le parole rivoltemi - come pure il Consiglio Esecutivo; un saluto particolare al Comitato Direttivo dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali e ai numerosi Superiori Generali. Estendo il mio pensiero a tutti i vostri confratelli e consorelle sparsi nel mondo, specialmente a quanti soffrono per testimoniare il Vangelo. Desidero esprimere vivo ringraziamento per quanto fate nella Chiesa e con la Chiesa in favore dell’evangelizzazione e dell’uomo. Penso alle molteplici attività pastorali nelle parrocchie, nei santuari e nei centri di culto, per la catechesi e la formazione cristiana dei bambini, dei giovani e degli adulti, manifestando la vostra passione per Cristo e per l’umanità. Penso al grande lavoro nel campo educativo, nelle università e nelle scuole; alle molteplici opere sociali, attraverso le quali andate incontro ai fratelli più bisognosi con l’amore stesso di Dio. Penso anche alla testimonianza, a volte rischiosa, di vita evangelica nelle missioni ad gentes, in circostanze spesso difficili. Le vostre due ultime Assemblee sono state dedicate a considerare il futuro della vita consacrata in Europa. Questo ha significato ripensare il senso stesso della vostra vocazione, che comporta, prima di tutto, il cercare Dio, quaerere Deum: siete per vocazione cercatori di Dio. A questa ricerca consacrate le migliori energie della vostra vita. Passate dalle cose secondarie a quelle essenziali, a ciò che è veramente importante; cercate il definitivo, cercate Dio, mantenete lo sguardo rivolto a Lui. Come i primi monaci, coltivate un orientamento escatologico: dietro il provvisorio cercate ciò che rimane, ciò che non passa (cfr Discorso nel Collège des Bernardins, Parigi, 12 settembre 2008). Cercate Dio nei confratelli che vi ha dato, con i quali condividete la stessa vita e missione. Lo cercate negli uomini e nelle donne del nostro tempo, ai quali siete inviati per offrire loro, con la vita e la parola, il dono del Vangelo. Lo cercate particolarmente nei poveri, primi destinatari della Buona Notizia (cfr Lc 4,18). Lo cercate nella Chiesa, dove il Signore si fa presente, soprattutto nell’Eucaristia e negli altri Sacramenti, e nella sua Parola, che è via maestra per la ricerca di Dio, ci introduce nel colloquio con Lui e ci rivela il suo vero volto. Siate sempre appassionati cercatori e testimoni di Dio! Il rinnovamento profondo della vita consacrata parte dalla centralità della Parola di Dio, e più concretamente del Vangelo, regola suprema per tutti voi, come afferma il Concilio Vaticano II nel Decreto Perfectae caritatis (cfr n. 2) e come ben compresero i vostri Fondatori: la vita consacrata è una pianta ricca di rami che affonda le radici nel Vangelo. Lo dimostra la storia dei vostri Istituti, nei quali la ferma volontà di vivere il Messaggio di Cristo e di configurare la propria vita ad esso, è stata e rimane il criterio fondamentale del discernimento vocazionale e del vostro discernimento personale e comunitario. È il Vangelo vissuto quotidianamente l’elemento che dà fascino e bellezza alla vita consacrata e vi presenta davanti al mondo come un’alternativa affidabile. Di questo ha bisogno la società attuale, questo attende da voi la Chiesa: essere Vangelo vivente. Un altro aspetto fondamentale della vita consacrata che vorrei sottolineare è la fraternità: “confessio Trinitatis” (cfr Giovanni Paolo II, Esort. Ap. Vita consecrata, 41) e parabola della Chiesa comunione. Attraverso di essa, infatti, passa la testimonianza della vostra consacrazione. La vita fraterna è uno degli aspetti che maggiormente cercano i giovani quando si avvicinano alla vostra vita; è un elemento profetico importante che offrite in una società fortemente individualistica. Conosco gli sforzi che state facendo in questo campo, come co- 4 FORMAZIONE Spiritualità nosco anche le difficoltà che la vita comunitaria comporta. C’è bisogno di un serio e costante discernimento per ascoltare quello che lo Spirito dice alla comunità (cfr p 2,7), per riconoscere quello che viene dal Signore e quello che gli è contrario (cfr Vita consecrata, 73). Senza il discernimento, accompagnato dalla preghiera e dalla riflessione, la vita consacrata corre il pericolo di accomodarsi sui criteri di questo mondo: l’individualismo, il consumismo, il materialismo; criteri che fanno venir meno la fraternità e fanno perdere fascino e mordente alla stessa vita consacrata. Siate maestri di discernimento, affinché i vostri confratelli e le vostre consorelle assumano questo habitus e le vostre comunità siano segno eloquente per il mondo di oggi. Voi che esercitate il servizio dell’autorità, e che avete compiti di guida e di progettualità del futuro dei vostri Istituti Religiosi, ricordate che una parte importante dell’animazione spirituale e del governo è la ricerca comune dei mezzi per favorire la comunione, la mutua comunicazione, il calore e la verità nelle relazione reciproche. Un ultimo elemento che voglio evidenziare è la missione. La missione è il modo di essere della Chiesa e, in essa, della vita consacrata; fa parte della vostra identità; vi spinge a portare il Vangelo a tutti, senza confini. La missione, sostenuta da una forte esperienza di Dio, da una robusta formazione e dalla vita fraterna in comunità, è una chiave per comprendere e rivitalizzare la vita consacrata. Andate, dunque, e in fedeltà creativa fate vostra la sfida della nuova evangelizzazione. Rinnovate la vostra presenza negli areopaghi di oggi per annunciare, come fece san Paolo ad Atene, il Dio “ignoto” (cfr Discorso nel Collège des Bernardins). Cari Superiori Generali, il momento attuale presenta per non pochi Istituti il dato della diminuzione numerica, particolarmente in Europa. Le difficoltà, però, non devono farci dimenticare che la vita consacrata ha la sua origine nel Signore: è voluta da Lui per l’edificazione e la santità della sua Chiesa, e perciò la Chiesa stessa non ne sarà mai privata. Mentre vi incoraggio a camminare nella fede e nella speranza, vi chiedo un rinnovato impegno nella pastorale vocazionale e nella formazione iniziale e permanente. Vi affido alla Beata Vergine Maria, ai vostri Santi Fondatori e Patroni, mentre di cuore vi imparto la mia Apostolica Benedizione, che estendo alle vostre Famiglie religiose. 5 RETTOR MAGGIORE Il Rettor Maggiore invita alla preghiera e all’azione in favore dei bambini Il Rettor Maggiore ci invita ad unirci alla Rete Globale delle Religioni per l’Infanzia in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera e Azione per i Bambini, le Bambine e i Giovani del mondo. Carissimi fratelli e carissime sorelle, salesiani, salesiane, membri della Famiglia Salesiana, giovani impegnati nel volontariato, il prossimo 20 Novembre, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Internazionale dell’Infanzia, anniversario dell’adozione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC), del 1989. Dal 2008, il 20 Novembre è anche occasione per celebrare la Giornata Mondiale di Preghiera e Azione per i Bambini, le Bambine e i Giovani del mondo. L’anno scorso, durante la sua prima celebrazione, hanno partecipato a questa Giornata persone e gruppi provenienti da 30 Paesi del mondo. Tale iniziativa è promossa dalla Rete Globale delle Religioni per l’Infanzia (GNRC) con il supporto di Arigatou International, una ONG internazionale interreligiosa, fondata in Giappone, che opera per la promozione del dialogo e la cooperazione interreligiosa per il rispetto, la protezione e la piena realizzazione dei diritti fondamentali di tutti i bambini e le bambine, “senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del bambino o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza” (art.2 CRC). In linea con il mio appello “Prima che sia troppo tardi salviamo i ragazzi, il futuro del mondo” (Roma, Campidoglio, 27 Novembre 2002), con la Strenna 2008 e gli impegni assunti durante il Congresso Internazionale “Sistema Preventivo e Diritti Umani” (Roma, 2-6 Gennaio 2009) vi invito ad unirvi, il 20 Novembre, alla Rete Globale delle Religioni per l’Infanzia nella Giornata di Preghiera e Azione per i Bambini, le Bambine e i Giovani del mondo. Solo se i leader religiosi e tutti noi sapremo unire i nostri sforzi si potrà dare una risposta adeguata alle drammatiche e massicce violazioni della dignità e dei diritti fondamentali dei bambini e delle bambine nel mondo, specialmente dei più poveri e vulnerabili. In occasione del 20 Novembre, in ciascuna comunità salesiana, uniamoci in questa Preghiera e Azione per i Bambini, le Bambine e i Giovani del mondo, affinché tutte le religioni possano essere forza propulsiva per la promozione dei diritti fondamentali dei bambini e delle bambine e inviare un messaggio forte di missione e impegno a tutto il mondo. 6 RETTOR MAGGIORE PREGHIERA INTERRELIGIOSA PER I BAMBINI E LE BAMBINE Signore della Vita, che i nostri bambini e le nostre bambine siano come TU lo desideri. Che la nostra FEDE ci aiuti a garantire maggior dignità e qualità della vita per tutti i bambini delle nostre comunità, città, Nazioni e del mondo. Signore, in molti luoghi l’idolatria della ricchezza è una minaccia per la pace. Il nostro pianeta è sempre più sfruttato ed inquinato, ed i bambini sono i primi a soffrire quando l`egoismo prende il sopravvento sul cuore delle persone. Dacci il coraggio di cambiare questa storia! Aiutaci a combattere le cause che favoriscono la povertà, l`ingiustizia e l`oppressione dei bambini e delle loro famiglie. Dacci la forza per evitare che oggi i bambini siano sfruttati, costretti a lavorare e coinvolti nel mondo della droga, siano costretti ad andare a letto affamati e assetati, senza poter frequentare la scuola per imparare, non abbiamo uno spazio sicuro per giocare, e possano morire per cause che sono prevenibili. Vogliamo il benessere dei bambini e il rispetto dei loro diritti. Abbiamo il dovere di proteggerli durante tutto l’arco della loro vita, che per noi è sacra. Che il Tuo Spirito possa illuminarci per proteggere i bambini sin dal grembo materno e garantire loro i diritti fondamentali. Che possano ricevere cure e latte materno, alimentazione adeguata, acqua pulita e opportunità per svilupparsi pienamente. Signore della Vita, insieme con i nostri bambini e bambine, ad una sola voce, noi apprezziamo tutto il bene fatto da molte persone di buona volontà. La nostra forza è in Te, e questo ci permette di agire per costruire un mondo in cui ogni bambino e bambina possa avere una vita degna ed abbondante. Amen! 7 FORMAZIONE Post-Novizi Il Rettor Maggiore inaugura l’anno accademico di Nave Sabato 20 novembre Don Pascual Chávez, Rettor Maggiore dei Salesiani, in qualità di Gran Cancelliere, ha inaugurato il XXX Anno Accademico del Centro Studi affiliato all’Università Pontificia Salesiana. Accompagnato dal suo Vicario, don Adriano Bregolin, e dal segretario don Juan José Bartolomé, il Rettor Maggiore è giunto nella comuFoto dell’inaugurazione nità del postnoviziato di Nave venerdì sera. Nel dare il tradizionale pensiero della buonanotte Don Chávez ha ricordato come la figura di Don Rua sia un valido esempio per ogni salesiano. Sabato 20 novembre il IX successore di Don Bosco, parlando alla comunità salesiana, ha ricordato come la vocazione sia un dono di Dio e non un semplice progetto personale. “La vocazione – ha detto Don Chávez – non è un evento isolato, ma un dialogo che non termina mai tra il Signore che chiama e il discepolo che risponde”. Un concetto dinamico di vocazione che richiede un concetto dinamico di formazione, intesa come un apprendistato continuo. Assimilando personalmente i valori salesiani è importante non solo reagire agli stimoli esterni, ma dare il meglio in ogni ambito. “La Congregazione ha bisogno di salesiani che siano leader, che siano capaci di fare scelte, di essere uomini di preghiera, di comunità e siano apostoli dei giovani; di salesiani che sappiano organizzare la propria vita attorno a queste scelte”. Il Rettor Maggiore ha poi presieduto l’Eucaristia nella chiesa interna dell’Istituto. Accanto a lui l’Ispettore dell’Italia Lombardo Emiliana, don Agostino Sosio, e il suo Vicario, don Piergiorgio Placci, e numerosi salesiani dell’Ispettoria. Alla celebrazione sono intervenuti anche varie autorità civili: il sindaco, dott. Giuseppe Corsini, e alcuni Assessori dell’Amministrazione Comunale di Nave, il Comandante dei Carabinieri, Maresciallo Stefano Villotta. Rappresentati anche alcuni gruppi della Famiglia Salesiana: Salesiani Cooperatori, Exallievi, Exallieve, Adma. Commentando, nell’omelia, la lettura del giorno, tratta dal libro dell’Apocalisse, Don Chávez ha ricordato la testimonianza dei salesiani impegnati in alcuni contesti particolari quali la Cina, il Pakistan e Haiti. L’atto accademico è stato introdotto dal direttore della comunità, don Roberto Dal Molin, e dal preside sig. Paolo Zini che hanno ricordato come in 30 anni quasi 600 giovani salesiani hanno consolidato nel postnoviziato di Nave la propria formazione filosofica e pedagogica. Don Pascual Chávez, in qualità di Gran Cancelliere, ha tenuto la prolusione di Inaugurazione dell’Anno Accademico alla presenza di 150 persone. Oltre alle autorità civili e ai membri della Famiglia Salesiana numerosi i parroci della zona, i benefattori e gli amici dell’opera salesiana di Nave. Il suo intervento dal titolo “La crisi del cristianesimo contemporaneo” è stato un profondo excursus filosofico che ha indagato le radici di un contesto contemporaneo che si dichiara indifferente al messaggio evangelico. 8 FORMAZIONE Teologi L’Ispettore in visita degli studenti salesiani in formazione L’Ispettore don Eugenio Riva all’inizio dell’anno accademico fa visita ai salesiani in formazione: ai Novizi di Pinerolo, ai post-novizi di Nave e ai teologi e coadiutorio del post-tirocinio di Torino. In Noviziato a Monte Oliveto, hanno iniziato (due giovani: Franceschinis Ioris e Pietrobelli Pietro) il cammino di preparazione alla vita salesiana e quindi alla prima Professione che avverrà l’8 settembre 2011. A Torino sono presenti due salesiani coadiutori, Daniele Beghini e Massimiliano Passadore, che hanno concluso gli anni di tirocinio e completano il cammino della formazione iniziale. Stefano Pegorin e Massimo Zagato stanno Foto di alcuni salesiani in formazione completando gli studi teologici. A Nave sono presenti 9 confratelli dell’Ispettoria, di cui 6 che hanno appena terminato il Noviziato e 3 hanno già svolto il primo anno di studi filosofici: Francesco Andreoli, Davide Miani, Davide Moretto, Davide Perosa, Nicolò Primon, Francesco Zambolin, Michele Bortolato, Matteo Chiarani e Andrei Laslau. A loro l’augurio da parte di tutta l’Ispettoria di vivere questo tempo di formazione nel modo più proficuo per poi tornare nel Triveneto e donare la propria vita a servizio dei giovani. 9 AMBIENTI Scuola In cammino verso la parità CENTRO STUDI PER LA SCUOLA CATTOLICA A DIECI ANNI DALLA LEGGE SULLA PARITÀ XII Rapporto sulla Scuola Cattolica Editrice La Scuola – Brescia (Presentazione: Roma, Clarhotel, 18.11.2010) Dieci anni orsono veniva approvata la legge 10 marzo 2000, n. 62, intesa a dare attuazione – dopo oltre mezzo secolo – al dettato costituzionale sulla parità scolastica. Siamo grati al Centro Studi per la Scuola Cattolica, che ha opportunamente dedicato il suo Rapporto annuale a questo tema, offrendoci spunti e documentazione per una riflessione ampia e approfondita. Il cammino verso la parità è stato lungo e contrastato, e tanta strada resta ancora da percorrere perché le enunciazioni di principio si esprimano adeguatamente nella prassi. Infatti il principio della libertà di scelta educativa, che solo in un sistema integrato di scuole statali e paritarie può trovare piena realizzazione, fatica ancora ad affermarsi. Si avverte spesso la mancanza di una cultura della parità, intesa come la possibilità di offrire alle famiglie una effettiva possibilità di scelta tra scuole di diversa impostazione ideale, sebbene accomunate dall’identica finalità di rispondere alla domanda sociale di istruzione e di formazione. La cultura della parità è il fattore costitutivo di un concetto di educazione fondato sulla corresponsabilità di tutti gli attori del processo educativo, a partire da coloro che ne detengono il diritto primario, cioè gli educandi e i loro genitori. Si tratta di un valore che non interessa solo la scuola cattolica, come dimostrano i dati raccolti nel Rapporto del Centro Studi. Anche se talvolta l’opinione pubblica è indotta a confondere il tutto con la parte, riconducendo la rivendicazione della parità a un affare della Chiesa, in realtà la parità scolastica interessa l’intera collettività. È patrimonio di tutti i cittadini, perché il diritto a una educazione libera appartiene a ogni persona, indipendentemente dalle sue appartenenze religiose o dai suoi orientamenti culturali. La libertà di educazione non è una prerogativa confessionale, né il diritto di un gruppo sociale, ma è una libertà fondamentale di tutti e di ciascuno. 1. Le ragioni del fondamentale diritto alla libertà di educazione Le ragioni che possono essere addotte a sostegno della libertà di educazione sono molteplici. Intesa come libertà di scelta della scuola da frequentare, la libertà di educazione si fonda sul diritto di ogni persona a educarsi e a essere educata secondo le proprie convinzioni, e sul correlativo diritto dei genitori di decidere dell’educazione e del genere d’istruzione da dare ai figli minori. È scritto giustamente nel Rapporto che: «La libertà è […] l’espressione della coscienza che dà voce alla parte più intima e profonda della nostra vita, a ciò che l’“io” è in se stesso, per esso e per sé solo. Riconoscere la libertà dell’uomo è la condizione necessaria dell’agire educativo. In mancanza di tale riconoscimento, vengono meno non solo le fondamentali premesse antropologiche della pedagogia, ma si nega anche il principio della libertà di educazione». 10 AMBIENTI Scuola La libertà effettiva di educazione, come libertà di scelta della scuola da frequentare in base ai propri convincimenti personali, è anche sancita a livello internazionale da testi che godono di un consenso generalizzato. A titolo esemplificativo si può ricordare che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, all’art. 26, afferma sia il diritto all’educazione di ogni persona come diritto al pieno sviluppo della personalità umana, sia il diritto prioritario dei genitori nella scelta del genere d’istruzione da impartire ai loro figli. A sua volta, la risoluzione del Parlamento Europeo del 14 marzo 1984 stabilisce l’obbligo per gli Stati membri di rendere effettivo l’esercizio della libertà di educazione anche a livello finanziario, assicurando alle scuole non statali i sussidi necessari allo svolgimento dei loro compiti e al loro adempimento in condizioni uguali a quelle degli istituti pubblici, senza discriminazioni. La dimensione pedagogica della libertà di educazione trova un fondamento adeguato nel modello dell’apprendimento per tutta la vita. In proposito vanno ricordati almeno due principi, e cioè che l’educando occupa il centro del sistema formativo e che l’autoformazione è la strategia principe del suo apprendimento. Da ciò consegue che a ogni persona va assicurato il diritto a educarsi scegliendo liberamente il proprio percorso tra una molteplicità di vie, strutture, contenuti, metodi e tempi. Inoltre, l’apprendimento è un compito talmente ampio e complesso che la società non può affidarlo a una sola agenzia educativa – la scuola – o a una sola istituzione – lo Stato. Accanto allo Stato, le comunità locali e i corpi intermedi devono assumere e realizzare la responsabilità educativa che loro compete. Due sono stati i capisaldi su cui si è fatto leva in questi anni per chiarire i fondamenti della nostra posizione, in piena continuità con gli insegnamenti della dichiarazione conciliare Gravissimum educationis: anzitutto, il principio dell’educazione come compito originario della famiglia, che deve godere dell’opportunità reale di formare i propri figli in base alla concezione della vita e del mondo che considera vera. Ciò fonda il diritto della famiglia alla libertà di scelta educativa nel contesto di una relazione positiva tra Stato e società civile. Affinché l’esercizio di questa libertà sia reso effettivo, è richiesta una piena attuazione della parità scolastica, poiché l’educazione deve potersi realizzare non solo nelle scuole dello Stato ma anche in quelle istituite da altri soggetti. L’altro principio è il diritto di libertà religiosa, che non ha solo una dimensione individuale, riguardante la singola persona, ma anche una valenza sociale e pubblica, che deve essere anch’essa garantita da parte dello Stato. I fedeli laici che come cittadini realizzano attività ispirate alla prospettiva religiosa e trascendente della vita, comprese le attività scolastiche, forniscono un apporto prezioso al bene comune. Una concezione antropologica aperta al trascendente non è in contraddizione con la laicità dello Stato. Una scuola che mira nel suo progetto educativo a educare gli studenti a un umanesimo aperto e rispettoso della vocazione trascendente della persona, contribuisce in maniera importante allo sviluppo del bene comune della società. Il passaggio dallo Stato gestore allo Stato garante-promotore è espressione di quella cultura della sussidiarietà che appare ormai sempre più condivisa. Questi importanti sviluppi implicano l’abbandono dell’alternativa rigida Stato/mercato, pubblico/privato e il riconoscimento delle dinamiche sociali che evidenziano la presenza di una terza dimensione, cioè quella del terzo settore o privato sociale. Esso si definisce come il complesso delle attività di produzione di beni e servizi, create dall’iniziativa dei privati e condotte senza scopo di lucro, ma con finalità di servizio sociale. Nei suoi confronti il potere statale non può limitarsi ad ammetterne il contributo nell’ambito dei servizi sociali, ma deve perseguire una politica di concreta promozione. Il riconoscimento effettivo della libertà di educazione non solo assicura l’attuazione di un diritto della persona, ma contribuisce positivamente a un più efficace ed efficiente funzionamento del sistema educativo. Come è stato osservato correttamente nel Rapporto, tale 11 AMBIENTI Scuola libertà «attiva i dinamismi organizzativi e funzionali [del sistema educativo]; ne stimola i processi di ricerca, innovazione e sperimentazione; innalza gli standard di qualità dei servizi erogati; offre un ventaglio di scelte più ampio e personalizzato rispetto ai bisogni dei singoli; induce, per le classiche regole dell’economia, ad una riduzione dei costi a fronte di risultati eguali se non addirittura migliori; offre effettivamente a tutti, senza alcuna preclusione di tipo economico, sociale, ideologico, etnico e religioso, la possibilità di accedere alla scuola più gradita e conforme alle proprie aspirazioni; è più garantista dei diritti di ciascuno, compreso quello di un servizio di qualità». In Italia la presenza delle scuole paritarie fa risparmiare ogni anno allo Stato cinque miliardi e mezzo di euro a fronte di un contributo dell’amministrazione pubblica di poco più di cinquecento milioni. Vale la pena ricordare che in Europa la libertà effettiva di educazione costituisce sostanzialmente la regola comune. Infatti, nella grande maggioranza dei Paesi europei l’insegnamento privato è sovvenzionato e funziona rispettando più o meno le stesse condizioni dell’insegnamento statale. 2. Un diritto che attende ancora piena attuazione Dopo l’entrata in vigore della nostra Carta costituzionale, per lungo tempo è prevalsa un’organizzazione dell’istruzione di impianto statalistico e la parità scolastica è rimasta lettera morta, anche in conseguenza di una lettura restrittiva dell’art. 33 della Costituzione. L’approvazione della legge sulla parità è stata preparata, alla fine degli Anni ’90, dall’introduzione dell’autonomia scolastica. Tale riforma ha permesso di superare una concezione del sistema pubblico di istruzione come sistema statale di natura verticale, in quanto implica l’adozione di un modello orizzontale di organizzazione, composto da istituzioni scolastiche collegate in rete che realizzano obiettivi di istruzione, formazione e ricerca in base a parametri di qualità definiti da un centro, impegnato in funzioni strategiche e liberato dalla gestione, mentre la valutazione del perseguimento delle finalità è affidata a un sistema indipendente. In questo contesto, una porzione notevole delle decisioni gestionali passa dallo Stato alle regioni, agli enti locali e alle scuole stesse. L’idea che il sistema nazionale di istruzione non si identifichi con la scuola statale rovescia l’ottica tradizionale: la natura pubblica di una scuola non deriva più dalla caratterizzazione giuridica dell’ente gestore (statale o privato), ma dal tipo di servizio che esso fornisce. La scuola paritaria entra così a far parte del sistema nazionale su un piede di uguaglianza effettiva, perché viene riconosciuta a tutti gli effetti come parte del servizio pubblico. Da ciò deriva che il sistema nazionale pubblico non può considerarsi tale se mancano le scuole paritarie, perché a queste va attribuito un valore costitutivo e non solo di completamento del sistema. Non mancano tuttavia gli aspetti problematici, che riguardano soprattutto l’applicazione concreta della legge n. 62/2000. Va rilevata in primo luogo la realizzazione del tutto inadeguata della libertà di educazione della famiglia: sono stati stabiliti interventi a favore dei genitori, degli studenti e delle scuole, ma non si tratta ancora di una parità piena, quale delineata dal comma 4 dell’art. 33 della Costituzione. In particolare, non è garantita l’attuazione del diritto costituzionale di uguale trattamento degli studenti delle scuole paritarie e il finanziamento viene rimesso alla discrezionalità del momento politico, così che resta incerta la definizione annuale della quantità e della modalità delle sovvenzioni. Si ha così l’impressione che la parità sia offerta più per condividere gli oneri che per riconoscere i diritti; paradigmatica è la disposizione che stabilisce l’applicazione delle norme vigenti in materia 12 AMBIENTI Scuola di inserimento di studenti con handicap o in condizione di svantaggio senza fornire i mezzi adeguati per abbattere le barriere architettoniche e per pagare il sostegno per i ragazzi. Sul piano applicativo, infine, rimane l’incertezza della pur ridotta disponibilità finanziaria, dovuta anche ai ritardi spropositati nell’erogazione dei fondi; si deve lamentare l’ingiustificato eccesso di controlli burocratici, mentre si avverte la mancanza a livello nazionale e periferico di uffici referenti con specifiche competenze sulle scuole paritarie. Particolarmente fastidiosa è l’esclusione sistematica dalle iniziative promosse a sostegno della professionalità del personale direttivo e docente delle scuole statali. Al momento dell’entrata in vigore della nuova legge, ci si augurava essa costituisse non un punto di arrivo, ma una tappa: tale auspicio mantiene tutta la sua validità anche oggi, a dieci anni di distanza. 3. Un processo da completare La legge n. 62/2000, come noto, è stata oggetto di una richiesta di referendum abrogativo dichiarata inammissibile dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 43 del 2003: si tratta di una sentenza di grande importanza poiché in essa la Corte assume che il sistema nazionale di istruzione (comprensivo delle scuole statali, degli enti locali e delle scuole private paritarie) costituisce uno dei significati costituzionalmente ammissibili e possibili che discendono dall’interpretazione del quarto comma dell’art. 33 della Costituzione. A quanto appena ricordato va aggiunta la significativa mole degli interventi della legislazione regionale che ha preceduto e seguito la legge n. 62/2000. Oltre la metà delle Regioni hanno introdotto, per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, leggi che erogano contributi di gestione, conseguendo un regime di parità, totale in Trentino e Valle D’Aosta, o rilevante in Sardegna e Molise e, comunque, di un certo rilievo in altre sette, unitamente al crescente impegno normativo per l’erogazione di contributi alle famiglie, in coerenza con quanto indicato al comma 9, art.1 della medesima legge. Come la giurisprudenza costituzionale ha significativamente sottolineato, la realizzazione della parità non consiste soltanto in un intervento legislativo puntuale e circoscritto, quale appunto è la legge n. 62/2000, ma esige di attuarsi mediante altri provvedimenti di varia natura. Il suo compimento non è determinante unicamente per le scuole paritarie, ma contribuisce al progresso di tutto il sistema pubblico di istruzione per lo stretto legame esistente tra la legge di parità e la realizzazione del sistema delle autonomie. Sul piano del finanziamento pubblico delle scuole paritarie, se è vero che la legge n. 62/2000 ha accolto alcuni principi giuridici di particolare rilevanza per l’attuazione dei diritti della persona, va anche osservato che essa ha previsto sovvenzioni irrilevanti per i costi di gestione. Tali sovvenzioni, in leggera crescita dal 1996 al 2002, appaiono da tempo in costante diminuzione: ciò fa sì che in Italia la libertà di educazione continui a essere priva di un riconoscimento effettivo. Più in dettaglio, le risorse destinate al sistema paritario ammontavano nel 2006 a € 566.810.844. Come ho già ricordato, a fronte di questa spesa, lo Stato risparmia ben cinque miliardi e mezzo di euro, perché non deve provvedere in proprio all’istruzione di quel milione e più di alunni che beneficiano dell’offerta educativa delle paritarie. Chi potrebbe ritenere ragionevole un’ulteriore decurtazione del modestissimo contributo dello Stato alla scuola paritaria? È del tutto evidente, infatti, che esso andrebbe contro gli interessi dello Stato stesso. La normativa successiva alla legge n. 62/2000 ha precisato quali sono le scuole paritarie senza fini di lucro. Si tratta della grande maggioranza delle istituzioni paritarie (l’85,7% nell’anno scolastico 2007-08) e in questa categoria rientrano tutte le scuole cattoliche. 13 AMBIENTI Scuola Merita una parola il cosiddetto ‘buono scuola’: nonostante il modesto rilievo economico, tale provvedimento ha un’importante valenza giuridica, in quanto per la prima volta sancisce in maniera esplicita il diritto dei genitori, anche a livello economico, alla libertà effettiva di scegliere la scuola corrispondente alle proprie convinzioni. Finanziamento alla scuola, buono scuola e detrazioni fiscali costituiscono nel breve termine strategie ugualmente adottabili dalla legislazione statale per garantire, attraverso un’adeguata modulazione, le risorse necessarie alle scuole paritarie. Nel medio periodo, è necessario impegnarsi per diffondere la cultura della parità nel nostro Paese: essa corrisponde a un modello organizzativo secondo il quale sono i genitori e gli educandi i titolari della libertà di scelta della scuola da frequentare nel quadro di un sistema educativo integrato e policentrico, dove ogni scuola anche statale è tenuta a definire le caratteristiche della propria offerta formativa. Ciò rappresenta la fase intermedia di una strategia di lungo termine, tesa al passaggio da una scuola sostanzialmente dello Stato a una scuola della società civile, con un perdurante e irrinunciabile ruolo dello Stato, ma nella linea della sussidiarietà. Sul piano pedagogico, la soluzione del problema del riconoscimento effettivo della libertà di educazione potrebbe trovare un consenso più ampio e convinto se collegata con tre questioni che attualmente occupano un posto centrale nel dibattito sull’educazione. La prima si riallaccia al depotenziamento del concetto di educazione e consiste nella critica che le viene rivolta di voler definire il “dover essere” della persona in un contesto post-moderno senza verità né certezze, di eclissi delle grandi narrazioni metafisiche e delle ideologie. La seconda questione nodale si pone riguardo all’affermarsi di un modello di scuola che si costruisce fondamentalmente sulla rispondenza a criteri di razionalità strumentale, sulla preoccupazione di assicurare l’efficienza dei mezzi rispetto ai fini. In terzo luogo, di fronte alle istanze di democratizzazione e alla necessità e urgenza di risolvere i molti problemi che affliggono la gioventù dei nostri Paesi, si fa sempre più forte la domanda di trasformare la scuola in una generica agenzia di socializzazione giovanile, il cui accoglimento comporta il rischio sia di un indebolimento, e perfino di una graduale scomparsa, delle sue note specifiche di luogo di elaborazione e di trasmissione critica della cultura, sia di una conseguente perdita di qualità. All’interno di un orizzonte così ampio, ci si deve impegnare nella realizzazione piena del diritto all’educazione (non limitato alla formazione), inteso come diritto fondamentale della persona ad acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per elaborare e realizzare il proprio progetto di vita (e non soltanto le conoscenze e le competenze funzionali al sistema produttivo), all’interno di una scuola vista non solo come servizio sociale, ma anche e soprattutto come luogo privilegiato di apprendimento e di insegnamento della cultura. In altre parole, al di là delle problematiche giuridiche ed economiche che ho richiamato sopra e la cui soluzione è condizione necessaria di sopravvivenza e di funzionamento efficace delle scuole paritarie, va anche affrontata e vinta un’altra sfida sul significato pedagogico della libertà di educazione, per evitare che tale diritto sia immiserito alla sola formazione, a semplice strumento di sviluppo economico o a una forma di assistenzialismo. Faccio mie in proposito la raccomandazione che il Rapporto rivolge alle scuole cattoliche paritarie di muoversi in tre direzioni. Anzitutto, si tratta di confermare e potenziare il principio della centralità della persona in tutte le sue dimensioni, compresa quella spirituale, puntando ad assicurare la presa in carico dello studente mediante un’azione di accompagnamentoorientamento che vada oltre i confini del tempo-scuola. In secondo luogo, la ricerca della qualità deve diventare prioritaria e questa meta può unire scuola statale e scuola paritaria in 14 AMBIENTI Scuola un unico grande sforzo comune, perché solo la qualità legittima l’esistenza di una scuola, la rende credibile e giustifica il suo finanziamento con denaro pubblico. In terzo luogo, la costruzione della comunità educativa trasforma la scuola da luogo di espletamento di formalità burocratiche o di sviluppo personale avulso dal contesto in un ambiente in cui il processo di apprendimento-insegnamento diviene tessuto connettivo dei rapporti tra le componenti che assurgono a co-attori di una progettualità educativa aperta e inclusiva secondo principi di collaborazione, accoglienza e condivisione. S.E. Mons. Mariano Crociata Segretario Generale della CEI 15 AMBIENTI Formazione Professionale L’insegnamento della religione cattolica nella IeFP Proposta / progetto di un corso di aggiornamento per i formatori Premessa L’insegnamento della religione cattolica risponde all’esigenza di riconoscere nei percorsi del sistema educativo di istruzione e formazione il valore della cultura religiosa e il contributo che i principi del cattolicesimo hanno offerto e continuano ad offrire al patrimonio storico del popolo italiano. Nel rispetto di tali indicazioni questo insegnamento si colloca nel quadro delle finalità del Immagine di un crocifisso appeso ad un’aula scolastica sistema educativo di istruzione e formazione italiano con una proposta formativa originale e oggettivamente fondata. L’insegnamento della religione cattolica concorre ad arricchire la formazione globale della persona con particolare riferimento agli aspetti spirituali ed etici dell’esistenza, in vista di un efficace inserimento della persona nel mondo civile, sociale, professionale ed ecclesiale. Offre contenuti e strumenti che aiutano l’allievo a decifrare il contesto storico, culturale ed umano della società italiana inserita nel più ampio orizzonte europeo e globale, per una partecipazione attiva e responsabile alla costruzione della convivenza umana. Lo studio della religione cattolica, basato sul concetto della metodologia efficace e centrata sui principio del coinvolgimento degli allievi, della personalizzazione, del compito reale, della comunità di apprendimento, del coinvolgimento della società civile, lavorativa ed ecclesiale, promuove la conoscenza del dato storico e dottrinale su cui si fonda la religione cattolica, posto sempre in relazione con la realtà e le domande di senso che gli allievi si pongono, nel rispetto delle convinzioni e dell’appartenenza confessionale di ciascuno. Nell’attuale contesto multiculturale e multireligioso della società italiana, la conoscenza della tradizione religiosa cristiano-cattolica costituisce fattore rilevante per partecipare a un dialogo fra tradizioni culturali e religiose diverse. In questa prospettiva l’insegnamento della religione cattolica propone all’allievo il confronto con la concezione cristiano-cattolica della relazione tra Dio e l’uomo a partire dall’evento centrale della Pasqua, realizzato nella persona di Gesù Cristo e testimoniato nella missione della Chiesa. La sua azione didattica è pensata in interazione con le varie aree del percorso formativo e con l’area degli assi culturali in modo particolare. I principali obiettivi del corso Il corso di aggiornamento, rivolto a formatori del sistema di Istruzione e Formazione Professionale, mira al raggiungimento dei seguenti obiettivi: 16 AMBIENTI Formazione Professionale - offrire ai formatori elementi di contesto educativo; - guidare i formatori a collocare la propria azione didattica nel percorso formativo; - guidare i formatori nella gestione dei processi di apprendimento; - guidare i formatori a collocare la propria azione nel contesto ecclesiale. I principali elementi di contenuto In via indicativa si propongono i principali contenuti del corso. a. Elementi di contesto educativo: - società contemporanea e religione; - mondo giovanile e religione; - quadro normativo del sistema di Istruzione e Formazione Professionale e insegnamento della religione cattolica; - insegnamento della religione cattolica: quadro nazionale ed europeo; - alcuni approfondimenti: - insegnamento della religione cattolica e confronto con le religioni; - strumenti per il formatore: le fonti e le tradizioni. b. L’azione dell’insegnamento della religione cattolica nel percorso formativo: - l’insegnamento della religione cattolica nel sistema scolastico e nel sistema formativo: le principali modalità; - le sperimentazioni: analisi delle principali sperimentazioni in atto; - i sussidi: analisi dei principali sussidi in uso. c. La gestione dei processi di apprendimento: aspetti generali e specifici riferiti all’insegnamento della religione cattolica: - analisi di un percorso formativo triennale “tipo”; - la formazione efficace, la progettazione e la gestione dei processi di apprendimento; - la valutazione e la certificazione degli apprendimenti; - la gestione organizzativa e l’autovalutazione del servizio. d. Insegnamento della religione cattolica e vita ecclesiale: - azione formativa e azione ecclesiale; - azione formativa e pastorale del lavoro. Metodologia del corso La IeFP ha maturato nel tempo una propria peculiare metodologia che presuppone il pieno coinvolgimento della comunità nel compito educativo e formativo, e il superamento dei curricoli formali per optare per una “pedagogia del reale”. Lo svolgimento del corso di aggiornamento farà riferimento, pertanto, alla “formazione efficace” che è basata sulle seguenti caratteristiche: - è centrata sull’allievo; - si ispira ad una pedagogia del successo inteso come valorizzazione dei talenti dei giovani destinatari; 17 AMBIENTI Formazione Professionale - si ispira ad un metodo che punta prioritariamente sulle competenze; - considera il “capolavoro” come dimostrazione delle competenze dell’allievo; - coinvolge l’allievo e le famiglie nell’azione didattica; - considera la valutazione un processo condiviso entro una comunità educativa che si apre anche alle imprese come partner del processo e validatori dello stesso. Il formatore, di conseguenza, è in grado di partecipare a processi di apprendimento centrati su tre codici differenti: - quello formale: gli aspetti della conoscenza saranno somministrati gradualmente e, gene ralmente, a seguito di esperienze coinvolgenti; - quello destrutturato: il formatore aggrega abilità/capacità e conoscenze intorno a “situa zioni di apprendimento” ovvero esperienze coinvolgenti; - quello di ausilio: il formatore si propone come supporto nei confronti di attività collocate in contesti diversi rispetto al proprio ambito disciplinare. Durata e destinatari 30 ore residenziali. Formatori della Istruzione e Formazione Professionale impegnati nell’insegnamento della religione cattolica. Risorse Orientamenti normativi regionali. Linee guida per i percorsi di istruzione e formazione professionale. Testi di insegnamento della religione cattolica in uso sperimentale nei percorsi di IeFP. Nb. Per quanto riguarda gli Istituti Professionali di Stato accreditati dalla Regione al rilascio delle qualifiche professionali vale quanto scritto dal MIUR nella C.M. n. 70 del 3 agosto 2010 “Indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole secondarie superiori”. Date 17 NOVEMBRE 2010 24 NOVEMBRE 2010 22 DICEMBRE 2010 12 GENNAIO 2011 26 GENNAIO 2011 Orario dalle ore 10.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 16.30. Sede Aula Magna c/o Enaip Veneto, via Ansuino da Forlì, 64/a , 35134 Padova Insegnanti Tacconi Giuseppe, Cicatelli Sergio, Cavicchi Giordana, Nicoli Dario. 18 NOTIZIE DALLE CASE ALBARÈ Un villaggio per riprendersi il futuro È un mondo speciale, a parte, la collina di Albarè Alto dove, pietra su pietra, si sta concretizzando il Villaggio Mamma Margherita (VmM), che la Casa salesiana, diretta da don Alberto Guglielmi, ha costruito con uno spirito di dedizione e un gusto che, certamente, porteranno sollievo a chi vi troverà rifugio, per uscire da un passato difficile e spiccare il volo, con le proprie ali, nella società. Sarà avviata a novembre la «Comunità educativa per adolescenti » in quella che fu in passato la «casa del gastaldo », l’edificio del secolo scorso che fa parte del complesso di Villa TorriGiuliari, che accoglierà otto ragazzi di età compresa tra i 10 e i 18 anni, accomunati da situazioni di disagio. È a due passi dal Torrione, la parte più antica del complesso architettonico, dove sono invece in dirittura d’arrivo due mini appartamenti di «sgancio »,così li definiscono, che saranno riservati a quattro ragazzi che, raggiunta la maggiore età nella Comunità educativa, saranno aiutati a raggiungere una progressiva piena autonomia. «L’iniziativa», spiega don Paolo Bolognani, «è rivolta a ragazzi che abbiano avuto problemi legali di carattere penale, provenienti da situazioni familiari disagiate o con assunzione problematica di sostanze stupefacenti. Giovani che non hanno alle spalle una famiglia e che devono dunque essere seguiti. Fino a 18 anni», prosegue, «potranno infatti vivere nella Comunità, dove la vita è programmata e scandita, poi, compiuto questo percorso, potranno passare nella struttura vicina con gli appartamenti e avere così una certa indipendenza». La vita per gli ospiti della Comunità sarà comunque piena e scandita da varie attività: «Il parco che circonda la dimora ha dimostrato di poter offrire diverse opportunità di gestione del tempo libero, per cui vi organizzeremo attività ricreative e sportive. Tra queste potremo in particolare sviluppare la pallavolo-pallacanestro, essendo prevista una piattaforma di basket-volley». A tutto ciò si aggiungeranno anche proposte di vela, come già fatto negli ultimi due anni, di moto o bici da trial, di arrampicata sportiva, tiro con l’arco e progetti legati alle arti marziali. In parallelo sarà svolto un programma scolastico privilegiando la scuola professionale dell’Istituto Salesiano «Tusini» di Bardolino. «Il resto sarà convivenza in questa piccola comunità dove, oltre a noi sacerdoti, opereranno educatrici con supporto psicologico di supervisione», dice don Paolo, precisando come il progetto sarà aperto anche a tutto il Triveneto. «Si lavorerà in convenzione con vari enti, come Comuni, Ministero di Grazia e Giustizia, Serd (Servizio dipendenza) e Servizi per minori delle Asl, in rete con strutture salesiane». Un villaggio intitolato a una mamma, insomma, per chi deve «ricostruire » sé stesso. 19 NOTIZIE DALLE CASE BOLZANO Giovani in preghiera “Venite e Vedrete Cv 1,38-39” Tra domande e risposte nasce il dialogo dell’uomo con Dio. È un susseguirsi di interrogativi sul senso dell’esistenza, sul significato delle cose, sul perché degli eventi, a cui si alternano le risposte di Dio, spesso incomprensibili. In questo susseguirsi di domande e risposte si realizza l’alleanza tra il creatore e le sue creature. È una proposta per adolescenti e giovani che desiderano scoprire la gioia e la bellezza della preghiera vissuta insieme. Gli incontri si svolgeranno con il seguente calendario: 26 Ottobre - 23 Novembre - 14 Dicembre - 25 Gennaio - 22 Febbraio - 22 Marzo - 12 Aprile 21 Maggio Festa di Natale L’Istituto Rainerum Don Bosco e l’Associazione Genitori del Rainerum presentano: “Festa di Natale” sabato 18 Dicembre presso il Teatro Rainerum. Programma della serata: - ore 17,30 Eucarestia animata dal coro degli studenti; - ore 19,00 Rinfresco insieme e Auguri di Natale; - ore 20,30 Espressione Giovani degli studenti. Saranno inoltre consegnate le targhe alla ex quinta. Una scuola per il Ciad La vendita di panettoni, vino e liquore avverrà durante le udienze generali della scuola media e del liceo e durante la Festa di Natale (media e liceo). Durante queste occasioni sarà possibile acquistare: panettone Bauli, vino Soave, prosecco, liquore Black Gold di nostra produzione. 20 NOTIZIE DALLE CASE CHIOGGIA Animatori che servono Corso di formazione per animatori dalla prima alla quinta superiore. Programma: 18,15 ritrovo; 18,30 inizio; 20,30 pizzata e giochi; 21,30 conclusione. Incontri: 20 ottobre Sister Act 2 17 novembre Il diavolo veste Prada 15 novembre Day & Night 2 febbraio Will Hunting Genio Ribelle 16 marzo 7km da Gerusalemme 13 aprile The truman show La presenza agli incontri è necessaria per l’animazione all’Estate Ragazzi 2011. Per maggiori informazioni scaricare la locandina in allegato e visitare il sito: www.salesianichioggia.it 21 NOTIZIE DALLE CASE COSTANZA Racconti da Costanza Cari amici e benefattori, in questo mese ci sarebbero da raccontare molte cose. Sono piccole ma per noi sono interessanti! Speriamo che lo siano anche per voi. Passiamo direttamente a raccontarvele ... poiché sono tante! Silvia ha preso il posto di educatrice di Monica. Siamo in un periodo di accomodamento, specialmente per noi ragazzi: prima era solo la nostra assistente notturna mentre adesso è con noi a pieno ritmo! I compiti scolastici sono (e rimangono) la cosa principale nel nostro programma giornaliero e in questo, Serdal ha bisogno di un’assistenza del tutto particolare. Ismail ha iniziato con il passo sbagliato il nuovo anno scolastico: si lamenta spesso per la quantità di compiti impegnativi che gli vengono affidati(abbiamo dovuto spiegargli nuovamente che si tratta di un liceo con un programma più esigente, peraltro da lui stesso scelto per mettersi alla prova con studi di qualità). Grandi manovre in camera: sono stati riposti i vestiti estivi e tirati fuori quelli invernali più pesanti e le scarpe adatte alla stagione che sta arrivando. Si preannuncia un inverno molto freddo, come non lo è stato negli ultimi 1000 anni! Speriamo che questa volta le previsioni si sbaglino! Si sa che periodicamente anche noi ragazzi più piccoli (aiutati dagli assistenti) siamo chiamati a fare pulizia nelle nostre camere: Serdal ha provato anche a stirare la sua divisa di scuola divertendosi e chiedendo altra biancheria da stirare (speriamo che la cosa duri!). A proposito di uniforme scolastica, Viorel e suo fratello Andrei, insofferenti della regola imposta dallo stato, riescono a raggirare l’attenzione degli educatori e partono spesso senza divisa, con conseguente e logico richiamo dei maestri. La maestra di terza elementare, invece, è soddisfatta del progresso dimostrato finora dai nostri due ragazzi, specialmente da Marian: si vede che hanno lavorato anche nel periodo estivo, recuperando molte lacune. Nello stesso tempo, però, ha notato un peggioramento nel comportamento di Lonut, il quale, è diventato indelicato specialmente con le compagne di classe (forse un modo diverso di manifestare la sua simpatia). La domenica è accompagnata dalla bella tradizione per i ragazzi ortodossi di partecipare ad un momento di preghiera nella chiesa ortodossa del quartiere; fa parte ormai della tradizione anche la partecipazione alla Santa Messa offerta dalla Comunità Salesiana. Alcuni (Denis in prima linea) partecipano in modo attivo e con spirito responsabile facendo i chierichetti. Una domenica siamo andati nella chiesa di Năvodari, dopo un bellissimo pomeriggio di divertimento trascorso nel “Paese dei nanetti” (Ţara piticilor). Al sabato mattina (libero da scuola) ci dedichiamo al traforo e agli allenamenti di calcio. 22 NOTIZIE DALLE CASE ESTE Incontro tirocinanti a Este Paolo Biscotti L’istituto Salesiano “Manfredini” d’Este ha ospitato dal 30 al 31 ottobre l’incontro mensile dei confratelli tirocinanti dell’ispettoria INE: Biscotti Paolo, Bonayiri Mathias e Zin Roberto (“San Marco” - Mestre VE), Castenetto Aldo (“Collegio don Bosco” - PN), Ercoli Daniele e Gazzo Andrea (“San Zeno” - VR), Fülöp Tibor (“Agosti” - BL), Giannone Lorenzo e Zof Foto tirocinanti a Este Emanuele (“Oratorio don Bosco” - S.Donà), Lovisone Andrea (“E. di Sardigna” - Castello di Godego), Maistro Fabio (“G. Bearzi” - UD). Siamo stati accolti fraternamente dal direttore della casa don Carlo Giacomuzzi che ci ha accompagnato negli ambienti, recentemente ristrutturati, dove studiano 300 ragazzi del CFP, raccontandoci il prezioso lavoro svolto dai salesiani fin dal 1878, anno in cui don Bosco decise di acquistare la casa. Il direttore ha inoltre dato una lettura della situazione giovanile, fatta attraverso lo sguardo di chi a ottant’anni scende ancora con passione in cortile, sottolineando le nuove povertà dei ragazzi, il nostro compito di essere educatori che animino i ragazzi, l’urgenza di evangelizzare e del decidersi, ogni giorno, per Cristo. Don Jean Rebellato, vicario dell’ispettore e incaricato della formazione ha offerto un approfondimento sul significato di essere apostoli: “Quando l’amore di Dio entra in un anima non può non effondersi al di fuori, è l’amore che fa di ogni cristiano un apostolo che ha l’unica passione in cuore: portare Dio alle anime”. L’apostolo sa farsi tutto a tutti, senza discriminazioni e senza sostituirsi all’altro, lasciando che sia la Parola a parlare innanzi tutto attraverso una testimonianza di vita coerente con essa. L’apostolo non abbandona l’anima appena conquistata, ma continua la relazione accompagnandola e continuando l’instancabile missione del “Da mihi animas cetera tolle”. Questi incontri sono per noi tirocinanti un momento prezioso per condividere i doni e le fatiche che incontriamo nei nostri apostolati, per meditare la Parola di Dio, senza cui vano è ciò che facciamo e per ringraziare il Signore per tanti confratelli che con il loro esempio ci spronano a continuare ad essere, nel quotidiano, don Bosco vivo oggi. 23 NOTIZIE DALLE CASE UDINE Solidarietà, sport e allegria al Bearzi Giornata di solidarietà, sport e allegria all’ITI del Bearzi venerdì 29 ottobre 2010 in occasione della tradizionale Castagnata. Assieme agli allievi e agli insegnanti dell’Istituto diocesano “Gaspare Bertoni”, che, come già da qualche anno, sono convenuti nei nostri ambienti, gli studenti hanno potuto vivere un momento formativo iniziale con la forte testiFoto della Castagnata 2010 monianza di Silvia Furlani e Gianfranco Sardeo, malati di sclerosi multipla che grazie allo sport hanno superato i limiti della loro malattia. Di seguito l’entusiasmo è esploso nei tornei che hanno visto sfidarsi le varie classi dei due istituti in appassionanti partite di calcio, pallavolo e basket, accompagnata dal ritmo della musica della “band ITI”. Un momento di fraternità e gioia che la grande famiglia del Bearzi ha vissuto ed ha saputo trasmettere oltre i suoi confini. VENEZIA - CASTELLO L’ingresso di don RENATO Domenica 26 settembre nella Concattedrale di San Pietro di Castello ha fatto solenne ingresso il nuovo parroco di San Pietro, San Giuseppe e San Francesco di Paola, il salesiano don Renato Tasso. La cerimonia, presieduta dal Vescovo Ausiliare Beniamino, ha visto concorrere a San Pietro la Comunità Pastorale di Castello, i ragazzi e i giovani del Patronato salesiano, una rappreFoto di don Renato Tasso sentanza dei Cavalieri di San Marco e un folto numero di fedeli bellunesi, città in cui il nuovo parroco aveva svolto fino ad ora il suo ministero, che hanno accompagnato don Renato a Venezia. 24 NOTIZIE DALLE CASE VE - MESTRE SAN MARCO Primo corsi a Torino Don Filippo Gorghetto Come ogni anno, anche quest’anno alcune classi del San Marco di Mestre hanno dedicato alcuni giorni alla conoscenza di don Bosco e dei luoghi salesiani. Dove? Al colle don Bosco, dove il santo dei giovani è nato ed ha vissuto i primi anni della sua vita e a Torino, dove ha cominciato la sua opera... 25 Foto di gruppo dei ragazzi a Torino Che classi? Facile! Dal 25 al 27 ottobre la prima Iti, la prima grafici b e c; dal 27 al 29 ottobre la prima meccanici, la prima elettro e la prima grafici a. Accompagnate dai loro coordinatori (che ringraziamo per la loro fondamentale presenza), hanno respirato “aria salesiana”, nella speranza che i polmoni si riempissero della consapevolezza di essere in un ambiente in cui è vissuto un santo! Sono stati tre giorni all’insegna dell’amicizia, dello stare insieme, dei lavori di gruppo, del gioco e, naturalmente, della visita ai luoghi in cui è vissuto don Bosco. Dalla casetta in cui è nato, al prato del sogno, alla casa del fratello Giuseppe, al suo primo oratorio a Torino con le tre chiese che ha costruito, alle sue camerette. Luoghi che molti vorrebbero visitare ma che non tutti hanno la possibilità di visitare; noi possiamo dire: io c’ero! Non ci sono solo stati momenti di visita o di preghiera, ma anche momenti in cui è stato proprio bello stare insieme: una serata “allegra” (ma non c’era vino!) dove abbiamo scoperto un lato di noi che non sempre a scuola facciamo vedere; la visita ad alcuni musei di Torino (cinema ed egizio); un giro per le vie centrali di Torino con cena in pizzeria. Da rifare? Certo, ma avendo già visto i luoghi sarebbe ancora più bello, perché don Bosco sarebbe da conoscere sempre di più! NOTIZIE DALLE CASE VE - MESTRE SAN MARCO C’era una volta un uomo che non credeva nel Natale Don Riccardo Michielan 26 “Se solo potessi trasformarmi in uccello per pochi minuti, forse riuscirei a salvarli”. Era una persona fedele e generosa con la sua famiglia e corretta nel rapporto con gli altri, però non credeva che Dio si fosse fatto uomo come è successo a Natale. Una notte di Natale, sua moglie e i figli andarono in chiesa per la messa di mezzanotte. Lui non volle accompagnarli. “Mi dispiace molto, disse una volta a sua moglie che era una credente molto fervorosa, però non riesco a capire che Dio si sia fatto uomo; non ha senso per me.” Se venissi con voi mi sentirei un ipocrita. Preferisco restare a casa. Vi aspetterò”. Poco dopo la famiglia uscì mentre iniziò a nevicare. Si avvicinò alla finestra e vide come il vento soffiava sempre più forte. Poco dopo venne interrotto da un rumore seguito da un altro e subito da altri. Pensò che qualcuno stesse bussando sulla finestra della sala da pranzo. Uscì per andare a vedere e vide alcuni passerotti feriti, buttati sulla neve. La tormenta li aveva colti di sorpresa e, per la disperazione di trovare un rifugio, avevano cercato inutilmente di attraversare i vetri della finestra. “Non posso permettere che queste povere creature muoiano di freddo... però come posso aiutarle?” Pensò che la stalla sarebbe stato un buon rifugio, velocemente si mise la giacca, gli stivali di gomma e camminò sulla neve fino ad arrivare nella stalla, spalancò le porte e accese la luce. Però i passerotti non entrarono. “Forse il cibo li attirerà,” pensò. Tornò a casa per prendere delle briciole di pane e le disseminò sulla neve facendo un piccolo cammino fino alla stalla. Si rattristò nel vedere che gli uccelli ignoravano le briciole e continuavano a muovere le ali disperatamente sulla neve. Cercò di spingerle in stalla camminando intorno a loro e agitando le braccia. Niente da fare. Si dispersero nelle diverse parti meno che verso il caldo e illuminato rifugio. “Mi vedono come un estraneo e che fa paura”, pensò. “Non mi viene in mente nulla perché possano fidarsi di me... Se solo potessi trasformarmi per pochi minuti in uccello, forse riuscirei a salvarli”. In quel momento le campane della chiesa cominciarono a suonare. L’uomo restò immobile, in silenzio, ascoltando il suono gioioso che annunciava il Natale. Allora si inginocchiò sulla neve: “Ora si, capisco, sussurrò. Ora vedo, Signore, perché hai dovuto fare tutto questo!”Ogni anno il Natale ci invita a riscoprire l’incredibile novità della fede cristiana. La fede cristiana non ha il suo fondamento in un sistema dottrinale, ma in un evento storico, la venuta nel nostro mondo di Gesù. Ha voluto diventare uno di noi per convincerci a fare le cose che ci aiutano a salvarci… (come gli uccellini della storia…). Ci ha insegnato la strada della salvezza, il significato ultimo della nostra vita, il senso del dolore… il senso delle cose giuste.L’amore di Dio per l’uomo si traduce nella decisione di prender la natura umana e condividerne i dolori, le preoccupazioni … tutti i sentimenti che avvertiamo noi.Al centro del Cristianesimo non c’è il vangelo, ma Gesù Cristo, altrimenti sarebbe come se volessimo trasformare l’amicizia in un insieme di regole per conquistarci la simpatia di una persona.Le regole faranno un trattato sull’amicizia, ma non faranno l’amicizia. Il vangelo dice cose giustissime, ma è la persona di Gesù che le rende praticabili e convenienti.Gesù è uno tra i miliardi e miliardi di bambini nati sulla nostra terra, in tutto e per tutto come gli altri, ma unico, perché è venuto a dar significato a tutti gli altri. NOTIZIE DALLE CASE VE- MESTRE UNIVERSITÀ Un’università tutta dedicata all’educazione Cosa può fare l’Università, oggi, per l’educazione? È il tema che è stato affrontato sabato 6 novembre in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico della Sisf, la Scuola superiore internazionale di Scienze della Formazione, giunta al sesto anno di attività. L’istituto universitario che ha sede alla Gazzera, aggregato alla Facoltà di Scienze dell’Educazione della Pontificia Università salesiana di Roma, è stata fissata l’attenzione sui documenti della Cei “La sfida educativa” e “Educare alla vita buona del Vangelo”. È stato fatto il punto sulle attività della Sisf con il suo preside, il prof. Severino De Pieri. Quali sono le novità riguardanti lo sviluppo attuale dell’Università salesiana a Mestre? Sono in atto le pratiche per il rinnovo dell’aggregazione per un secondo quinquennio. Un’importante novità è stoto il cambio della denominazione: da Sisf diventerà Iusve, cioè “Istituto universitario salesiano Venezia”, promosso e sostenuto dall’Ispettoria Salesiana San Marco attraverso la Casa Salesiana “San Giovanni Bosco”, eretta canonicamente in data 5 aprile 2010 e riconosciuta come Ente ecclesiastico. Ciò consente stabilità e garanzia di continuità per una istituzione essenzialmente costituita a favore dell’educazione. Qual è il carattere della proposta formativa della Sisf? L’Università salesiana si propone di offrire un apporto qualificato per la formazione integrale della persona e per la preparazione delle nuove professioni a servizio dell’educazione: umanizzare la cultura e rispondere alle istanze di un mondo caratterizzato dalla rapidità delle trasformazioni e dall’innovazione tecnologica e digitale. Per queste ragioni sono stati creati e sperimentati percorsi formativi universitari mirati sulle scienze della formazione e dell’educazione. La popolazione scolastica della Sisf è costantemente aumentata in questi anni. Quanti sono gli studenti iscritti nell’anno accademico 2010-2011? Gli immatricolati ai vari Corsi di Laurea sono nel totale 950: 339 nella Laurea triennale in Psicologia dell’Educazione; 146 nella Laurea specialistica in Psicologia dell’Educazione; 116 nella Laurea triennale in Pedagogia sociale, indirizzo Educatore sociale; 328 nella Laurea triennale in Scienze e Tecniche della Comunicazione grafica e multimediale; 21 nella Laurea specialistica in Scienze e Tecniche della Comunicazione integrata e design. I Master sono frequentati complessivamente da 187 laureati. Per alcuni le iscrizioni sono ancora aperte. In totale, pertanto, sono immatricolati alla Sisf e frequentanti nel presente anno accademico 1.137 studenti. Finora hanno difeso la tesi di Laurea triennale e specialistica complessivamente 377 studenti. Le tematiche affrontate nelle tesi afferiscono alle principali aree e discipline (“cattedre”), curate in particolar modo dai docenti stabili, coadiuvati dai docenti aggiunti e invitati. 27 NOTIZIE DALLE CASE Che clima vivono gli studenti nell’Istituto universitario? La Sisf sta realizzando l’animazione universitaria per favorire al suo interno un clima intenso di formazione e di partecipazione. In generale gli studenti sono soddisfatti di studiare nel nostro Istituto universitario, soprattutto perché esso dispone di un progetto formativo aperto alla visione cristiana della vita e caratterizzato dallo spirito di famiglia tipico del carisma salesiano. Sono essi infatti che attraverso il passaparola contribuiscono a far conoscere la nostra offerta formativa meglio di qualunque altra forma di pubblicizzazione, invogliando altri ad avvalersi della formazione impartita. Ci sono novità che riguardano l’organizzazione e la sede? In questi anni si è perfezionata la gestione interna nei vari uffici e nei servizi. In particolare è stato ampliato e migliorato il servizio di segreteria, sia per gli studenti che per i docenti. Sono inoltre aumentate le attrezzature didattiche, specialmente con l’ausilio delle nuove tecnologie. La biblioteca è stata ampliata e arricchita di nuovi volumi e riviste a disposizione degli studenti. Essa è in collegamento con la Biblioteca generale dell’Ups. Una menzione particolare merita il sito dell’Isre, ben curato e aggiornato. E’ uno strumento valido di scambio e di supporto didattico per docenti e studenti. Dato l’incremento delle iscrizioni, che desideriamo contenere, in prospettiva si rende necessario studiare la possibilità di un ampliamento della sede. Può tentare un bilancio della Sisf in questi 6 anni dall’aggregazione? Questa istituzione ha avuto indubbiamente un successo apprezzabile: in questi anni è andata progressivamente crescendo in numero di iscritti, in curricula e master che fanno ben sperare per una consolidata presenza dell’Università Salesiana nel Nordest, in risposta alle richieste degli studenti e alle domande che pervengono dal territorio, dalla società civile ed ecclesiale. Essa è grata alla Comunità accademica, ai docenti e agli studenti che hanno consentito di vivere una efficace e soddisfacente esperienza formativa a livello universitario e post grado. Soprattutto è da rilevare l’apporto innovativo per la formazione delle nuove generazioni e la creazione di professionalità specializzate nel campo dell’educazione che costituisce l’aspirazione e l’impegno dei Salesiani di Don Bosco nella nostra società. © Tratto da GENTE VENETA, n.42/2010 28 NOTIZIE DALLE CASE VE-MESTRE ZATTI Esercizi Spirituali in Casa “Artemide Zatti” 11 e 13 novembre 2010 La festa del Beato Artemide Zatti è stata trasportata al 13 novembre e allora gli esercizi spirituali cadono sempre in prossimità della festa del Patrono. Quest’anno a guidare le meditazioni è stato il confratello coadiutore Emilio Dalla Lana (in precedenza c’erano stati il diacono Dal Santo, i cooperatori Lorenzini) che ha svolto gli spunti sul tema conduttore: “Dio è l’ideale della nostra vita”. Sei meditazioni sulle radici della vita cristiana e religiosa: Dio come Amore, la volontà di Dio, il comandamento nuovo, Gesù crocifisso, Gesù nel fratello e Gesù nella Parola. I confratelli, le suore e il personale ausiliario hanno seguito le meditazioni con vivo interesse perché offerte in stile narrativo esperienziale, concreto e sapienziale. Una video camera ha registrato i sei interventi e fissato in un cd gli esercizi spirituali. Oltre alle meditazioni ci sono stati altri salesiani ad alternarsi nelle concelebrazioni e nella buone notti: don Rebellato, don Michielan, don Emanuelli, Mattlias. Sabato 13 c’è stata la festa del Patrono e l’affidamento della comunità a lui come “direttore” della nostra casa, lui che da malato è diventato infermiere e farmacista, lui che amava scherzare anche con la Provvidenza, lui che si è dato tutto a Dio nei malati e poveri. Con lui anche noi siamo “beati”. 29 NOTIZIE DALLE CASE VERONA - SAN ZENO Formazione grafica: “Isola felice in un mare in tempesta?” Verona ha ospitato il VII Convegno Nazionale delle Scuole Grafiche, organizzato da ENIPG, alla presenza di 34 istituti su 37 associati. È di questi giorni la notizia della protesta dei presidi del Politecnico di Torino, che a causa dei drastici tagli di fondi non può dare il via a vari corsi nelle facoltà di Ingegneria e Architettura. Altra notizia: i finanziamenti privati (da parte delle industrie) alla scuola publica italiana ammontano a un terzo della media europea. Ne potremmo aggiungere altre, ma è come sparare sulla Croce Rossa: la scuola italiana, fino all’Università e alla ricerca fa acqua e c’erano tutte le premesse per un Convegno ai fuochi d’artificio. Invece, come del resto è stato per i precedenti, tutto è andato liscio e le relazioni sono state positive e propositive. Alcune foto dell’evento Il merito? Non sta a noi giudicare, ma alcuni dati possono aiutare: le scuole grafiche, che appartengono al settore della formazione tecnica, sono in buona parte non statali e affidate a congregazioni religiose, le quali, piaccia o no, sanno fare molto bene il loro lavoro di formazione: non solo i Salesiani e i Pavoniani, ma mettiamoci pure il don Calabria del Piamarta e il Padre Monti di Saronno. Gli altri, forse per emulazione non possono che stare alla ruota. Sono stati sufficienti i saluti degli ospitanti per fare chiarezza. Il nuovo direttore del San Zeno, don Dino Marcon, proveniente da un istituto del Friuli, ha voluto sottolineare le origini delle scuole fondate da don Bosco, raccontando lo scalpore che fece una sua esposizione di lavori della prima scuola tipografica a Torino, che sorprese positivamente i cronisti dell’epoca che mai si sarebbero aspettati una mostra così intelligente e ben articolata che metteva in evidenza la realizzazione del libro, dalla fabbricazione della carta all’opera finita (e siamo nel XIX secolo). Il punto fermo è la formazione professionale, ha detto, associata alla formazione della persona. Una base oggi più che mai necessaria per affrontare un futuro per molti incerto, cercandone le opportunità mediante proposte concrete che rispondano alle esigenze dei giovani e dell’industria. Raccontando l’aneddoto del filosofo e l’uccellino, ha sottolineato come l’uccellino nella mano che lo chiude può essere vivo o morto, a seconda che la mano lo tenga in vita o lo stringa. Aneddoto che, piaciuto, è stato ripreso da altri relatori per evidenziare che la vita o la morte del settore, e relativa scuola professionale, è nelle mani di chi tiene le fila. Concreto e positivo, Tiziano Zanotti, direttore della Scuola Grafica Cartaria “San Zeno”, il quale ha ricordato che se la comunicazione non è più solo ‘stampata ciò non significa che la 30 NOTIZIE DALLE CASE formazione grafica debba essere dimenticata. Anzi. Se è vero che c’è uno spostamento radicale verso le tecnologie digitali, è anche vero che queste sono basate, per quanto riguarda la comunicazione, sulla tradizione grafica e che quindi anche la stampa delle origini non va dimenticata. Sottolineando che la comunicazione è cambiata per l’80% negli ultimi 20 anni, si chiede se tre anni di scuola siano sufficienti per formare i tecnici, progettisti grafici o multimediali del futuro. In effetti, con l’aumento delle competenze richieste oggi e sempre più nei prossimi anni, il contenitore non può restare sempre lo stesso, o anzi, come vorrebbero certi Ministeri, ridotto, penalizzando, per eccessiva compressione, i contenuti. Il presidente di ENIPG, Marco Spada, al suo secondo Convegno nazionale da presidente, ha tracciato i progressi di ENIPG in questi ultimi anni, con notevoli risultati sia nella collaborazione con l’industria - ad esempio con i corsi di formazione a distanza e la nuova collaborazione con TAGA Italiav - e con Comieco per la parte ambientale, sia per i nuovi istituti che si sono associati, soprattutto nel sud. Significativo il fatto che di 37 istituti in ENIPG, 34 erano presenti a Verona. Rense van der Heide, segretario generale di EGIN, l’associazione europea degli istituti tecnici grafici con sede in Olanda, ha sottolineato l’importanza del network dove tecnologie, ambiente, sociale devono andare a braccetto, così come ha voluto precisare l’importanza del termine Graphicmedia, una sola parola, per indicare nel suo complesso, l’intero settore oggi, senza alcuna distinzione tra la grafia e i mezzi per la sua diffusione. La grafica non muore, anzi Concetto espresso molto bene e in dettaglio da Mariano Diotto, direttore del Corso di Laurea Triennale SISF in “Scienze e Tecniche della Comunicazione Grafica e Multimediale” dell’Università Salesiana di Mestre. Se infatti la comunicazione è in continuo cambiamento, lo è di conseguenza anche la grafica, ma ciò non significa che la grafica passi in secondo piano. Tutt’altro, solo che occorre pensare una grafica ad ampio respiro, ma sempre basata sul concetto della cultura (cosa troppo spesso dimenticata). Nelle scuole e Università della Gran Bretagna, ad esempio, grafica e cultura sono un binomio inscindibile. Oggi il grafico deve conoscere il linguaggio del multimediale, ma deve anche essere consapevole delle origini e che il libro concorrenziale sarà sempre più di alto livello, per contenuti (oltre che per il contenitore, come evidenzia l’interessante mostra su Tallone Editore in corso in questi mesi a Milano). Mezzi, tecniche e rappresentazioni diverse, quindi, ma sempre su una base comune che è il segno visto come espressione culturale. E non dimentichiamo, ha concluso Diotto, che la grafica entra dappertutto, anche nel “mobile” (iPad, ecc) in quanto l’information design deve catturare il cliente: quindi, c’è non una rinuncia agli aspetti culturali, quanto piuttosto, un ripensamento culturale. Auspicando infine il ritorno alla materia, ha citato la campagna pubblicitaria di Esselunga, ideata da Armando Testa, che è rimasta a lungo nei cassetti perché quando fu ideata i tempi non erano ancora maturi. Il PC e la virtualizzazione spinta, hanno creato i presupposti della necessità di un ritorno alla materia decretando quindi il successo di questa campagna. Il ruolo dell’industria Come sempre concreta e senza mezzi termini la relazione di Piero Capodieci, presidente di Assografici, sui cambiamenti nel settore dell’industria grafica. Oggi la competizione deve essere una battaglia di avanguardia, e non di retroguardia in un nuovo paradigma di congiunzione e non di divisione, quale era nel passato. Congiunzione in tutti i sensi: tradizione e innovazione; progresso tecnologico e rispetto per l’ambiente; soddisfazione in azienda da 31 NOTIZIE DALLE CASE parti di tutti, multiculturalismo. Le imprese di successo, oggi e nel futuro, devono basarsi su principi di equità (che non significa uniformità), di valori chiari, coerenza, disponibilità al cambiamento trasversale. Ma anche, e soprattutto, sul personale formato che condivida questi valori. A questo punto, va da sé che la scuola deve essere una palestra di meritocrazia in un Paese come l’Italia che purtroppo non è basato sulla meritocrazia, dove manca il feedback delle proprie azioni e comportamenti, dove invece occorrerebbe premiare chi sa lavorare nel rispetto delle regole, e sanzionarne il mancato rispetto, dove la sanzione, ossia mancanza di premiazione, sia prevista per chi non rispetta le regole (ma purtroppo il cattivo esempio ci viene proprio dall’alto - ndr). Isola felice Alla Tavola Rotonda “Dalla Grafica alla Comunicazione: nuove tecnologie, rischi ed opportunità”, purtroppo non è seguito il dibattito per mancanza di tempo, ma che in molti tavoli è ripreso alla raffinata cena di gala al Palazzo della Gran Guardia, grazie alla sponsorizzazione di Assografici, COMIECO, CONAI e delle aziende fornitrici EDIGIT, Macchingraf, MetaEnergia, OCè e RICOH, a cui va il ringraziamento di tutte le scuole partecipanti. Della Tavola Rotonda, coordinata da Claudio Covini, direttore generale di Assografici, che già sintetizza il cambiamento in atto per le attività di stampa, ci piace riportare uno spunto di Rossella Mingucci del MIUR, la quale nella sua lunga esperienza in tutti i settori della scuola sia dall’interno, sia oggi dal Ministero, ha osservato che l’armonia e il network che esiste nell’ambito degli istituti grafici non trova riscontro in alcun altro settore; un fatto assai positivo che ha portato ad alcuni successi come quello, sotto la spinta di ENIPG e Assografici, di mantenere in vita gli Istituti Tecnici per la comunicazione grafica e stampa con l’aggiunta delle opzioni per la formazione cartaria (San Zeno docet). Fa da contraltare, il fatto che il Ministero Economia e Finanza, metta un pò troppo il naso negli affari del Ministero dell’Istruzione... . Traendo le conclusioni, Marco Spada, visto che si è realmente presa coscienza del momento che stiamo vivendo, propone di percorrere la via avviata e di scandagliare il presente in modo attento per trovare soluzioni valide per il futuro. Del resto si può concludere con la frase citata da Mariano Diotto: “I limiti sono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni”. La parola agli sponsor Nella seconda giornata le case costruttrici sponsor hanno illustrato il loro punto di vista su Prospettive, logiche e nuovi software legati a strategie di sviluppo. Tommaso Savio Martinico, direttore di ENIPG ha quindi illustrato le Proposte di strategie di Marketing da parte dell’Ente Nazionale e Comitati Provinciali, di cui si riferisce a parte. È stato infine presentato da Piero Attoma, presidente COMIECO, l’ opuscolo “Industria grafica, cartotecnica e trasformatrice: crescita e sviluppo grazie alla sostenibilità” realizzato da Comieco, Assografici, ENIPG e Scuola Grafica Cartaria San Zeno. Al termine, Marco Spada ha consegnato la Targa d’Oro a Mario Molinari, Direttore del CFP “San Zeno”. 32 NOTIZIE DALLE CASE VERONA - SAN ZENO Auguri in poesie di Natale 33 NOTIZIE DALLE CASE VERONA - SAN ZENO 34 NOTIZIE DALLE CASE VERONA - SAN ZENO 35 UN LIBRO AL MESE Renato Stella Media ed Etica Regole e idee per la comunicazione di massa Francesca Bonotto Il libro “Media ed Etica. Regole e idee per la comunicazione di massa” di Renato Stella ci propone un percorso interrogativo, ragionato e argomentato sul rapporto media ed etica, indagando il loro potere reciproco e scardinando stereotipi socialmente condivisi attraverso l’analisi critica e ragionata. Considera il problema dell’etica in riferimento ad alcuni temi importanti oggi quotidianamente trattati e maltrattati nei media, come ad esempio il sesso, l’eutanasia, la criminalità, il lutto. Argomenta, prendendo esempi concreti e vicini all’immaginario collettivo, sugli effetti della trasmissione di messaggi altamente influenzanti e realistici da parte dei media. Propone al lettore una diversa visione dell’etica applicata ai mezzi di comunicazione di massa, con maggiore insistenza rispetto alla televisione. Il volume conduce verso una riflessione progressiva nei confronti dell’apprendimento veicolato e a sua volta condotto dai media. L’esperienza del mezzo, che deriva dall’esposizione al messaggio, contribuisce ad attribuire senso e significato alla trasmissione di determinati contenuti, aiutando molte volte anche ad educare, informare e formare il destinatario. La televisione, poiché parte integrante del nostro quotidiano rappresenta il mezzo più diffuso e familiare tra le generazioni e i generi: una presenza costante e determinante nelle scelte e nell’organizzazione della vita. Indagando l’etica all’interno dei media, questo libro si propone, attraverso un approccio pragmatico, di rispondere concretamente alle problematiche derivanti dalla legittimità di trasmissione dei contenuti nei media e dalla diversa interpretazione di questi nei molteplici pubblici. Partendo da una domanda iniziale che si pone l’autore riguardo a ciò di cui è giusto e legittimo parlare pubblicamente, si toccano i confini tra intrattenimento, informazione e spettacolo, andando concretamente a rispondere ad interrogativi che via via sorgono e che sono posti per cercare un fine educativo e interpretativo. Le regole etiche all’interno dei media rappresentano un elemento importante e determinante per la legittimazione della credibilità del media stesso. Non riuscendo a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e viceversa, l’etica proposta dai media diventa a sua volta un prodotto mediale che tocca la massa creando effetti a lungo termine. Il testo ci conduce all’interno di un’analisi morale ed etica, molto profonda e discussa; sostenuta da basi antropologiche, sociologiche, psicologiche e comportamentali. Ha l’ambizione di educare il lettore, fruitore dei media verso una lettura ponderata dei messaggi ai quali si 36 UN LIBRO AL MESE trova esposto, fornendo basi e motivazioni plausibili alle scelte. Aiuta a capire i processi psicologici, sociali, cognitivi e motivazionali che sottostanno alla base della diversa interiorizzazione dei messaggi, da parte di pubblici differenti, rimarcando più volte l’attenzione che il media deve anteporre alla creazione del messaggio, poiché questo comunica con più pubblici indistintamente, toccando sensibilità, personalità, enciclopedie ed età diverse. L’agenda setting degli argomenti trattati nei media, e in questo caso in particolare nella televisione, contribuisce a diffondere una cultura pilotata e generica alla quale un individuo che interagisce socialmente non può astenersi. La condizione di realismo drammatizzato, di coinvolgimento emozionale e di spettacolarizzazione dell’informazione sono presentati come pratiche derivanti dal linguaggio televisivo e che oggi accomunano tutti i media, portando progressivamente all’omogeneità del linguaggio. Questi rappresentano sommariamente i principali argomenti trattati all’interno del volume, con il fine di tentare un’analisi del rapporto etica/media e portare progressivamente il lettore verso la presa di coscienza dei meccanismi consci e inconsci alla base della creazione di un prodotto mediale. 37 VITE SALESIANE Omelia nella celebrazione delle esequie di don Bruno Busato Parrocchia don Bosco, 9 ottobre 2010 “Colui che viene a me, io non lo lascerò fuori”. Questa parola di Gesù è di conforto per tutti noi in questo momento di dolore per la scomparsa di don Bruno. Egli non è più con noi, non potremo più incrociare il suo sguardo o udire dalla sua voce sommessa parole che svelavano la ricchezza del suo mondo interiore, ma – grazie a questa espressione del Vangelo – sappiamo che egli è presso il Signore Gesù, nella casa del Padre. Oggi si compie per don Bruno il disegno di amore che Dio ha su ogni uomo, quello, cioè, di introdurci nella “vita eterna”. Nelle poche righe di Vangelo che sono state lette si fa tre volte esplicito riferimento alla Volontà del Padre. È un evidente invito a soffermarci qualche istante su di essa, a riconoscere e ad accogliere il progetto di Dio, perché è qui la fonte della luce e Alcune foto di don Bruno Busato della pace che cerchiamo. È una luce intensa che il nostro occhio fatica a sopportare, ma che permette di vedere, a chi supera la cecità iniziale, una vita nuova. “Sono disceso dal cielo, ci ha appena detto Gesù, per fare la volontà di colui che mi ha amato”. La presenza di Gesù in mezzo all’umanità nasce dalla volontà del Padre. Le parole di Gesù, perciò, la sua attenzione per i sofferenti, la predilezione per i piccoli, l’accoglienza che mette ogni uomo di buona volontà a proprio agio … sono espressioni di un amore che viene dall’alto. Inviando suo Figlio sulla terra, il Padre ci fa conoscere il suo amore gratuito, la sua Volontà di provvedere il necessario ai figli, di rialzarli dopo una caduta, di renderli intraprendenti e generosi nella donazione di sé, di colmare il loro cuore di gioia e di pace. E questo è solo l’inizio, l’anticipo: il culmine è la vita eterna. Don Bruno ha percepito questi segni dell’amore di Dio grazie a persone che glielo hanno testimoniato ed ha cercato di farne il senso della sua esistenza. Egli era nato a Quinto di Treviso il 7 ottobre 1935. Per la sua formazione i genitori avevano scelto la casa salesiana di Mogliano, l’Astori. Al termine del quinto anno di frequenza della scuola, a 15 anni non ancora compiuti, aveva maturato la decisione di entrare in noviziato perché, così scriveva nella domanda: “ho potuto vedere e ammirare la vita che i Superiori svolgono tra i giovani”. Il dono ricevuto doveva essere offerto ad altri. La salute gracile e il temperamento sensibile hanno senz’altro influito sull’atteggiamento con cui don Bruno ha affrontato l’iter formativo; esso è testimoniato dalle domande consegnate in vista dei rinnovi della professione o delle ammissioni agli ordini. Mi ha colpito, ad esempio, leggere in tutte le domande la confessione della propria indegnità come anche la piena remissione alle decisioni dei superiori per proseguire o meno il suo cammino. Poche parole, come era nel suo stile quando parlava di sé, ma autentiche, non formali. A fronte di questa disponibilità è possibile percepire un lavoro interiore per proiettarsi nella missione 38 LETTERA DELL’ISPETTORE VITE SALESIANE con uno spirito di servizio. Prima di affrontare gli studi teologici a Monteortone don Bruno ha fatto il tirocinio a Mogliano, due anni, e un anno a Venezia S. Giorgio. Dopo l’ordinazione, avvenuta il 25 marzo 1961, è stato 1 anno a Mogliano e dal 1962 fino al 2007 a Pordenone, per una decina di anni docente della Scuola Media e dal 1973 insegnante nella scuola superiore, fino al 2000. Lascio che sia un suo studente a farci intuire cosa rappresentava l’incontro quotidiano con le classi che gli venivano affidate, per lui e per gli allievi. “Se c’è una parola che assoccio a don Bruno è “passione”: passione per la cultura, per il sapere in tutte le sue manifestazioni; passione che era ricerca animata dalla curiosità”. E “curiosità” per don Bruno voleva dire: non fermarsi alle apparenze, ma andare in profondità, ricercare il “vero” ovunque. L’intelligenza brillante e la preparazione culturale acquisita gli consentivano di spaziare dalla letteratura, non solo italiana, alla musica, dall’arte al cinema (per una decina di anni fu il primo e unico conduttore di cineforum a Pordenone). Le sue lezioni non erano legate ad un manuale, ma cercavano di aprire orizzonti. Dotto e brillante sapeva far gustare e amare la sua materia, ottenendo facilmente un clima impegnato e disteso. La sua sofferenza più grande era vedere degli studenti incapaci di lasciarsi stupire, freddi di fronte ad ogni proposta, o affrontare l’impegno scolastico soltanto come un dovere. Prendo ancora dal ricordo di un suo ex allievo: “Egli è stato un grande intellettuale, venato però dalla malinconia che nasceva dalle incertezze nell’affrontare un quotidiano nel quale il suo sapere e il suo sforzo per renderlo accessibile trovavano scarso riscontro”. Tuttavia fino all’ultimo anno di insegnamento non ha voluto venir meno al ruolo che egli attribuiva al docente: essere un provocatore culturale, un educatore di persone che, perché preparate culturalmente, sanno muoversi con libertà e competenza nella società. Anche di fronte a studenti meno motivati, non ha mai rinnegato l’atteggiamento di fiducia nella loro capacità di impegnarsi: il problema era quello di risvegliare il desiderio di compiere il bene. Per questo, ad esempio, faceva incontrare gli studenti con diversi testimoni: erano nuove voci, nuove opportunità per aprire le menti. Impostati con questo respiro i rapporti con gli alunni si prolungavano nella vita di tutti i giorni. Don Bruno diventava allora la persona di fiducia cui rivolgersi per superare una difficoltà o il confidente della vita affettiva, la persona con cui conversare per ricevere stimoli e ravvivare l’impegno culturale. Il suo modo di operare non era sempre ben compreso né da tutti condiviso, ma certamente ha offerto degli spunti preziosi per non vivere in maniera ripetitiva l’impegno a favore dei giovani. Don Bruno poteva presentarsi ai giovani in questo modo grazie alle sue doti, ma anche perché curava seriamente la sua preparazione e coltivava una disponibilità al confronto, soprattutto con i giovani. Difficilmente una persona può presentarsi con queste caratteristiche senza essere esigente con se stessa. Ma sulla vita interiore di don Bruno è difficile dire qualcosa perché era piuttosto riservato né teneva un diario spirituale. Solo da alcuni segni esterni si poteva cogliere la fedeltà agli impegni della vita consacrata e salesiana. Un confratello che gli è stato accanto per tanti anni, ad esempio, conserva il ricordo di come prendesse sul serio il voto povertà, arrivando a privarsi di alcune cose necessarie. Si potrebbe dire che don Bruno ha vissuto la vita comunitaria in punta di piedi: non voleva prevalere né disturbare; cercava di dare il suo contributo obbedendo alla sua sensibilità. La conclusione dell’attività scolastica ha segnato l’inizio di una tappa particolare per don Bruno. Il profeta Isaia nella prima lettura ci ha parlato di un velo posto sul volto, di una coltre che copriva i popoli, impedendo loro di vedere la luce. Un’immagine che esprime bene quanto 39 LETTERA DELL’ISPETTORE VITE SALESIANE egli ha vissuto per alcuni anni. Isaia profetizzava che la situazione descritta sarebbe stata superata con la visita del Signore. Nella pienezza dei tempi Gesù si è presentato proprio come la luce del mondo. E tuttavia il Vangelo ci ricorda che anche Gesù ha passato un momento di prova, un momento terribile durante il quale anche la presenza del Padre non era più percepita. Non è dunque da sorprendersi se anche per un battezzato, per un religioso, il Signore permette che arrivi un momento di buio, dove i riferimenti di una vita sembrano scomparire, dove la persona si ritrova ai margini della vita comunitaria e, pur volendo, non riesce ad allontanare le nuvole che si addensano. Ho conosciuto don Bruno mentre viveva questo periodo. Il ricordo che custodisco è di una persona che pur sofferente, in alcuni momenti aveva pochissime energie da spendere nel rapporto, sapeva sempre esprimere un segno di attenzione e di gratitudine, spesso di interesse per la vita della casa, con domande mai banali. Conservo un altro ricordo, particolarmente prezioso, di una celebrazione eucaristica in camera sua. Da alcune settimane stava molto male ed il pensiero che il traguardo della vita potesse essere vicino si faceva insistente; consapevole dell’ora che stava vivendo, si è confessato ed ha celebrato l’eucaristia, durante la quale gli stata amministrata l’unzione degli infermi. Un autentico esercizio della buona morte che ha colmato i nostri cuori di profonda gioia. Don Bruno ha superato questa prova e ha incominciato a recuperare la salute facendo un passo nella fede. Egli temeva il trasferimento nella struttura di Castello di Godego (una casa per salesiani anziani o ammalati), ma un giorno ha trovato il coraggio di aderire alla proposta del superiore, che lo invitava a trasferirvisi per trovare un’assistenza più adeguata. Egli ha dovuto più volte recuperare questa adesione al trasferimento che gli era stato proposto. Ma lì la sua fiducia è stata premiata; pian piano ha ritrovato quella piena partecipazione alla vita comunitaria che gli ha consentito di affrontare con serenità questo ultimo periodo della sua vita terrena. Ora la morte ce lo ha strappato. Noi sappiamo di salutare e presentare al Signore un sacerdote che ha preso sul serio l’invito ascoltato nel Vangelo: “Chi viene a me …”. Don Bruno è andato incontro al Signore, si è lasciato purificare. Ora chiediamo che si compia pienamente per lui la promessa di Gesù: “non lo lascerò fuori”. Affidiamo don Bruno alla misericordia del Padre, convinti che, purificato da ogni colpa, è ancora tra noi e per noi intercede. 40 PASTORALE GIOVANILE Dimensione Vocazionale “Una decisione speciale” Hans Urs Von Balthasar La vocazione è, dunque, non una condizione speciale e privilegiata di vita, quanto un’esperienza del tutto speciale. Chiede una decisione ed una sensibilità, una cura, un’intelligenza ed una volontà molto speciali. La vocazione al Vangelo esige un grande impegno di vita, intesa come capacità di riflessione, di comprensione, di intuizione, di conoscenza. Chiede una profondità, un tempo di silenzio, una deontologia nei rapporti con le cose e le persone. Coinvolgersi con la Parola del Vangelo vuol dire iniziare e condurre per sempre un percorso dentro e fuori se stessi. Camminare lentamente verso se stessi, incontrare il proprio cuore. Vincere ogni giorno la paura, attraversandola. Vincere la pigrizia, la banalità del rimandare a domani. Esplorare quella parte che non si vede e che resta avvolta sempre nel mistero. Osare di vedere ciò che non si vede. Guardare al buio. Confessare la Presenza di Qualcuno che sfugge; una trascendenza che non potrà mai essere ridotto a superficie. Un Verbo che si fa carne e continua ad esser Verbo mentre si fa carne. Mai si cristallizza in forme statiche, definite, dogmatizzate. Un Corpo duttile che forma con il corpo dell’altro un unico Spirito. Un Corpo di Spirito, cioè un concerto di molte membra, di molte voci, di molti carismi. Sono solo le sillabe del segreto, della parte intima di ogni vocazione. Quella più importante, come le radici dell’albero, nascoste sotto terra. Quell’itinerario personale ed unico in cui ciascuno deve perdersi e perderci tempo, che portava Geremia a sentire parole così invasive, inedite, enigmatiche : “prima di formarti nel grembo materno, io ti ho conosciuto, prima che uscissi alla luce ti ho consacrato” (Ger. 1,5). La percezione di non essere mai stati soli. Di una compagnia presente come attraverso un velo. Quello del tempo e dell’eternità, della libertà e dell’amore. Una storia di seduzione, dunque, pudica e forte, delicata e irresistibile, allo stesso tempo, che fa cedere, dopo lungo assedio, il profeta: “Tu mi hai sedotto, Signore, hai fatto forza ed hai prevalso” (Ger. 20,7). 41 PASTORALE GIOVANILE Dimensione Vocazionale Non vi è che una vocazione Hans Urs Von Balthasar Finora la vocazione è stata illuminata soprattutto a partire dall’atteggiamento di colui che è chiamato. Ma, secondo il primo inizio di questa nostra ricerca, la vocazione dipende essenzialmente dalla libertà di colui che chiama. Questa libertà, che, messa in risalto nel tardo medioevo, domina completamente l’immagine di Cristo in Ignazio, ci libera dalla problematica della dottrina medioevale della perfezione: la vita secondo i consigli è più perfetta della vita secondo i semplici comandamenti; chi perciò vuole essere perfetto dovrebbe scegliere quella. Ma è Cristo che chiama chi vuole e come vuole. Se il giovane ricco sia venuto dal Signore per vocazione o per curiosità non è certo: il Signore gli permette il cammino, di più non è possibile dire. Altri che pregarono Gesù di essere accolti nella cerchia dei discepoli egli li respinse collocandoli chiaramente nello “stato secolare” come quello voluto da Dio per loro (Lc. 8, 38-39). La perfezione consiste per ognuno in questo: fare la volontà di Dio su di lui. Questo non impedisce che Matteo (20, 16; 22, 14) veda il numero dei chiamati molto più grande del numero di coloro che realmente abbracciano la loro propria chiamata. Nella riflessione che una fede può spingersi e purificarsi fino alla piena disponibilità per l’eventuale chiamata di Dio, senza che Dio venga con questo costretto a chiamarlo nel senso originario, sta l’accesso all’idea che l’amore cristiano perfetto è la misura di ogni perfezione cristiana. Soltanto qui si trova questo accesso poiché altrove è quasi (o del tutto) inevitabile l’illusione che l’uomo sappia, a partire da sé stesso, ciò che sia amore e come debba essere vissuto, mentre in verità la possibilità di sentire l’amore divino sorge nell’uomo soltanto là dove egli sta nella piena disponibilità davanti a Dio a lasciarsi condurre con Cristo - per amore - sulla via della perfetta rinuncia e, finalmente, della croce; sulla via della rinuncia non all’amore (ad esempio nel matrimonio) ma ad ogni segreta ricerca dell’Io nell’eros e in tutta la comunità familiare. A motivo di questo punto di vista (che “l’amore è il vincolo della perfezione”) voler introdurre l’espressione di una “vocazione cristiana al matrimonio” significherebbe non soltanto allontanarsi dall’uso linguistico della Sacra Scrittura ma anche dalla sua concezione teologica generale di vocazione. La teologia della vocazione possiede nella Scrittura una figura precisa, chiaramente delineata che, da tali livellamenti, verrebbe privata di tutta la sua forza interna e dell’efficacia esistenziale. Il vero accordo non sta nel livellamento ma sta nell’idea che vocazione dice sempre espropriazione a vantaggio degli altri, che dunque, esprimendolo col Nuovo Testamento, il “più grande tra voi” deve essere e realmente è, in quanto servo di tutti, il più piccolo. E come il Signore stesso, così parla Paolo quando come apostolo si sa all’ultimo posto e da li, non sen- 42 PASTORALE GIOVANILE Dimensione Vocazionale za amara ironia, richiama l’attenzione dei Corinti sulla dialettica ecclesiale: “noi deboli, voi forti; voi- onorati,- noi - disprezzati” (I Cor 4, 10). Questa dialettica è del tutto irrisolvibile poiché Cristo è obbediente e povero fino alla morte affinché noi diventiamo liberi e ricchi in Dio; e per colui che è chiamato alla sequela della croce è indifferente il modo secondo cui viene mondanamente classificato (I Cor. 4, 3): egli è uno che insieme a Cristo discende nella povertà e nel disprezzo e può vedere in questo un vantaggio per il fatto che Cristo ha percorso questo cammino. Non bisognerebbe mai dimenticare a questo punto che quella verginità, che per noi (a motivo di Maria) appare ornata da una corona di gloria, è in verità un segno di debolezza, di inutilità e di disonore, e ciò risulta chiaro se partiamo dal Vecchio Testamento. Che la sterile (o la abbandonata) partorisca é un segno della potenza di Dio nell’impotenza dell’uomo. Tanto più l’uomo vergine, che al di fuori della Chiesa incontra spesso disprezzo e sospetto, non può ignorare questo punto di vista. La dialettica resta mondanamente irrisolvibile e rimanda, proprio per questo, al suo fondamento nella Rivelazione. Accompagnare vocazionalmente preadolescenti e adolescenti Seminario sull’accompagnamento spirituale a servizio del discernimento vocazionale Il seminario “Accompagnare vocazionalmente preadolescenti e adolescenti” è stato organizzato dall’Ufficio Vocazionale e si svolgerà martedì 15, mercoledì 16 e giovedì 17 febbraio 2011. L’invito, per tutti gli interessati, è di leggere con attenzione gli obiettivi, i contenuti, le modalità e i tempi di lavoro, di seguito presentati. Ogni giorno si fa esperienza della fatica di accompagnare i ragazzi e gli adolescenti in un cammino di crescita umana, spirituale e vocazionale. Talvolta sentendo l’inadeguatezza e la difficoltà di tale compito. Risulta pertanto necessario investire sulla formazione degli educatori. Stimolati anche dalla Strenna del Rettor Maggiore, si sente la responsabilità di riflettere e di interrogarci sulla capacità e sulle modalità di convocare i ragazzi e i giovani alla vita consacrata salesiana. Luogo Istituto Salesiano Viale Mazzini, 11 Genzano di Roma Tel: 06.9396025 43 PASTORALE GIOVANILE Dimensione Vocazionale Destinatari SDB animatori vocazionali ispettoriali, consulte ispettoriali di Avoc, salesiani sensibili all’animazione vocazionale e alcune Fma coinvolte nell’Animazione Vocazionale. Relatori Don Llannos Mario Salesiano dal 1978 e sacerdote dal 1987. Direttore dell’Istituto di Pedagogia Vocazionale della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Ups, con varie pubblicazioni sull’animazione vocazionale. Incaricato della pastorale universitaria. Don Gimmi Rizzi è sacerdote della diocesi di Bergamo dal 1991. padre spirituale dei ragazzi della comunità delle medie. È autore di una fortunata collana di spiritualità per ragazzi con la casa editrice LDC. Don Alberto Monaci è sacerdote della diocesi di Bergamo dal 2004. Padre spirituale dei ragazzi di prima e seconda superiore del seminario di Bergamo. è impegnato nelle attività vocazionali e di catechesi ai giovani della diocesi. Sta completando il percorso dell’Istituto Superiore per Formatori. Note organizzative • Le iscrizioni vanno inviate entro l’8 febbraio 2011 agli animatori vocazionali ispettoriali. • Quota di partecipazione indivisibile: € 150 (camera doppia) € 170 (camera singola). Per raggiungere la sede del seminario: In auto: Grande raccordo anulare; uscita 23, Appia in direzione Albano. Seguendo l’indicazione Genzano, passata Ariccia giunti a Genzano svoltare a sinistra in v.le Piave. In treno: raggiungere Roma termini; da lì il treno locale per Albano Laziale, poi autobus per Genzano. In aereo: Dai vari aeroporti in treno sino ad albano, poi autobus. i sacerdoti portino con sé camice e stola bianca. Tutti portino la Liturgia delle Ore. Per la serata di festa invitiamo ciascuna regione a condividere “prodotti tipici” per gustare la bellezza della fraternità a partire dalle diverse tradizioni. In questa linea ciascuna ispettoria condivida il materiale di animazione vocazionale che nel cammino dell’anno pastorale ha preparato. Obiettivi Partendo dagli itinerari di animazione vocazionale salesiana per la Regione Italia-Medio oriente siamo chiamati ad approfondire come condurre i preadolescenti e gli adolescenti alla scoperta della chiamata di Dio. Partendo dalla riflessione e dall’esperienza di chi da anni sta accompagnando vocazionalmente queste fasce d’età. Per informazioni: don Paolo Pontoni tel. 041-5902338 - cell. 339-6664709 [email protected] 44 PASTORALE GIOVANILE Dimensione Vocazionale Preghiera mensile per le vocazioni Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Introduzione Nella storia del mondo, il Signore Gesù cammina con l’uomo, si volta verso di lui, ne scorge i pregi, le difficoltà e le necessità. Egli ha donato tutto se stesso perché l’uomo potesse vivere nella pienezza dell’amore e della gioia. Ancora oggi Gesù si dona all’umanità e la soccorre grazie al servizio di coloro che con generosità consacrano a Dio la propria vita. Preghiamo perché il Signore continui a mandare operai per la sua messe. Canto d’inizio (esposizione del Santissimo) Lo Spirito che prega in noi Vieni Spirito Santo, luce che illumina, donaci di Guardare la realtà con lo Sguardo di Gesù. Vieni Spirito Santo, che hai mosso Gesù e lo hai fatto esultare vedendo che i misteri del Padre sono rivelate ai piccoli, donaci la grazia di vedere le opere di Dio nella storia dei nostri giovani Vieni Spirito Santo, che hai illuminato la Chiesa nascente con il Tuo fuoco, dona alla Chiesa del nostro tempo di riconoscere i segni della chiamata del Padre sui suoi figli, dona alla nostra Famiglia la grazia di un autentico discernimento, dona alle nostre comunità di scorgere i semi di vocazione che a piene mani il Padre ha seminato, dona a tutti noi la grazia di vedere la realtà con gli occhi di Dio. Amen. La Parola che chiama - Lc 10, 1-11 Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e 45 PASTORALE GIOVANILE Dimensione Vocazionale dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. I nostri santi ci interpellano […] Messis quidem multa, operarii autem pauci; è bensì molta la messe, ma vedete come sono pochi gli operai. Questo è il grido straziante che in ogni tempo fecero sentire la Chiesa ed i popoli: la messe è molta, ma pochi gli operai. Il Divin Salvatore, e voi lo capite a sufficienza, per campo o vigna che gli stava attorno, intendeva parlare della Chiesa e di tutti gli uomini del mondo; la messe da farsi consiste nella salvezza delle anime, tutte le anime devono essere raccolte nel granaio del Signore. Oh quanto copiosa è questa messe! quanti milioni d’uomini sono su questa terra! quanto lavoro sarebbe ancora a farsi per ottenere che tutti si salvino! Ma operarii autem pauci; gli operai sono pochi. Per operai che lavorano nella vigna del Signore s’intendono tutti coloro che in qualche modo concorrono alla salvezza delle anime. E notate bene che per operai qui non s’intendono solo, come alcuno può credere, i Sacerdoti, Predicatori, e Confessori. Questi certo più di proposito son posti a lavorare e più direttamente s’affaticano a raccoglier messe; ma essi non sono soli, nè essi basterebbero. Operai sono tutti quelli che in qualche modo concorrono alla salvezza delle anime; come operai nel campo non sono soltanto quelli che raccolgono il grano, ma tutti gli altri. […] Oh! vedete: tutti dunque potete fare la parte principale di cui parla Dio Salvatore in questo luogo, poichè, dopo di aver detto che pochi sono gli operai, soggiunge: Pregate adunque il padrone della messe che mandi gli operai nella messe sua; rogate ergo Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam. La preghiera fa violenza al cuore di Dio; Dio è in certo qual modo obbligato a mandarli. Preghiamolo per i nostri paesi; preghiamolo per i paesi lontani; preghiamolo per i bisogni delle nostre famiglie de delle nostre città, e preghiamolo per coloro che sono ancora avvolti nelle tenebre dell’idolatria, della superstizione, dell’eresia. Oh! tutti preghiamo di vero cuore, preghiamo molto il Padrone della messe. (MB XII, 625) Silenzio contemplativo E’ il momento per “stare” davanti a Gesù, per “stare” con Gesù… E’ il momento della preghiera cuore a cuore, il momento più importante. Non importa se non senti chissà quale sensazione… tu lascia che il Signore ti trasformi. Magari ti sembra non succeda nulla, ma se tu hai un cuore disponibile, Gesù fa miracoli. Invocazioni Consapevoli che “la preghiera fa violenza al cuore di Dio”, rivolgiamoci a Lui pregandolo: Ascolta Signore il grido dei tuoi figli. (oppure rit. Cantato) Non lasciare Signore la tua Chiesa senza ministri del Vangelo e dell’Eucaristia: donaci operai capaci che sappiano curare la tua vigna con zelo, passione e carità. Suscita nei giovani il desiderio di seguirti più da vicino consacrando la propria vita per la salvezza del prossimo, ed in particolare dei giovani. Insegnaci Signore ad accettare con slancio la tua volontà sull’esempio di Maria Vergine Immacolata. Signore Gesù benedici le nostra Congregazione e la nostra missione educativa affinché, fede- 46 PASTORALE GIOVANILE Dimensione Vocazionale li a don Bosco, il tuo Vangelo di gioia e amore sia fatto conoscere ai giovani del nostro tempo. … intenzioni spontanee Padre Nostro Orazione finale Dio Padre, il tuo Figlio Unigenito ci ha comandato di pregare affinché la Tua messe non sia mai priva di umili e capaci operai. Ti supplichiamo: dona il tuo Spirito su coloro nei quali hai posto il seme della vocazione religiosa e sacerdotale perché, vinto ogni egoismo e timore, possano rispondere con gioia alla chiamata del Signore Gesù e dedicare la propria vita al servizio dei giovani, specialmente dei più poveri. Per Cristo Nostro Signore. Benedizione Affidamento a Maria O Vergine Immacolata, donna dallo sguardo nuovo, che hai letto la storia come storia di salvezza, mostraci la trama e l’ordito della grazia nella nostra vita. O Vergine Immacolata, donna dallo sguardo nuovo, che hai contemplato nella fede gli avvenimenti che si snodavano d’innanzi a Te, donaci di guardare le vicende nostre e dei nostri giovani con uno sguardo vocazionale, riconoscendo in esse il piano di Dio. O Vergine Immacolata, donna dallo sguardo nuovo, insegnaci a guardare alle persone come le guarderebbe Gesù e come le hai guardate Tu. Così Tutto acquisterà senso e vivremo nella riconoscenza. O Vergine Immacolata, prega per noi. 47 PASTORALE GIOVANILE Dimensione Educativa - Culturale Dalla sfida all’alleanza educativa Il giorno 21 Novembre ha avuto luogo a Mestre il tradizionale “Forum delle famiglie”, un incontro giunto ormai alla sua X edizione. Il tema che è stato affrontato quest’anno aveva come titolo “Dalla sfida all’alleanza educativa” e l’obiettivo era di far emergere, al di là delle tante lamentazioni e/o denunce, gli aspetti positivi e le risorse che la famiglie e gli altri ambienti educativi possono offrire all’educazione. Nel pomeriggio si è cercato anche di mettere a fuoco il ruolo e le attese sulla/della famiglia emerse durante i recenti orientamenti CEI 2010-2020. L’invito è stato rivolto alle famiglie parte del nostro gruppo ed anche a tutte le famiglie alle quali poteva interessare la giornata. 48 COMUNICAZIONI Peverini: educhiamo ai media in famiglia Educare i più giovani a uno «sguardo critico» verso i nuovi media è un compito «fondamentale» delle famiglie. Ma per riuscirci, come spiega Paolo Peverini, docente di Semiotica e di Semiotica della comunicazione visiva alla facoltà di Scienze politiche della Luiss ‘Guido Carli’ di Roma, è necessario che imparino a riconoscere le strategie messe in campo da questi nuovi strumenti di comunicazione. Peverini è intervenuto il 16 novembre al corso che si è tenuto a Roma nella parrocchia di San Romano Martire, dal titolo «La seduzione della pubblicità». L’incontro, che fa parte del ciclo «Figli e mass media. Istruzioni per l’uso», è stato organizzato per la XII prefettura dall’Ufficio diocesano di comunicazioni sociali e dal Centro per la pastorale familiare. Professore, un corso sui media per i genitori in una parrocchia può davvero essere utile? Credo che imparare a leggere i media sia necessario anche per capire come si trasforma il mondo in cui viviamo. Visto che si parla di una mediatizzazione del sociale, imparare a leggere i segni, le strategie attraverso cui i media dispiegano la loro forza all’interno del contesto sociale è fondamentale. In questo senso si tratta di dotarsi di uno sguardo critico, a partire da alcuni strumenti di tipo teorico e metodologico, per imparare a muoversi meglio. Bisogna riuscire a capire quali sono le logiche attraverso cui prendono forma alcuni fenomeni: pensiamo per esempio ai discorsi talvolta molto accesi sulla pubblicità o sull’informazione, o alle logiche complesse che regolano il funzionamento dei social network. I nuovi media in realtà ‘appartengono’ ai giovani. Lei però pensa sia necessario farli conoscere meglio anche ai genitori? Certo. Il compito che spetta alle famiglie è molto importante: devono imparare a osservare con sguardo acuto i fenomeni della comunicazione, capire come nascono e quindi comprendere meglio come educare i figli a viverli in maniera consapevole. Occorre insomma sviluppare uno sguardo critico e rendersi conto di quanto possano essere complesse le logiche della comunicazione. Sabato scorso Benedetto XVI parlando alla plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura ha sottolineato come le «infinite possibilità offerte dalla rete informatica rischiano di aumentare il senso di solitudine e spaesamento». Cosa ne pensa? È uno degli aspetti che entrano in gioco. In questo senso, imparare a leggere i media significa affrontare questioni di natura molto più profonda che riguardano l’essere umano e anche il senso di solitudine che si può provare. Imparare a leggere i media non significa dotarsi di competenze di tipo tecnico: si tratta di capire che non è uno studio fine a se stesso. 49 COMUNICAZIONI Il Pontefice ha anche auspicato «una comunicazione umanizzante». Com’è ancora possibile oggi? Assolutamente centrale è l’obiettivo di umanizzare, a partire anche dalla comunicazione, perché si tratta chiaramente di imparare a utilizzare in maniera accorta, intelligente, utile i media all’interno del tessuto sociale. Senza studio, però, non si riesce a capire effettivamente il mondo in trasformazione. Umanizzare è un obiettivo fondamentale, da perseguire sia dal punto di vista teorico che pratico. Negli Orientamenti pastorali della Cei per il prossimo decennio si sottolinea la «possibilità di guardare con uso sapiente e responsabile » ai nuovi strumenti mediatici. A questo proposito, come è possibile farlo con Internet? Con l’utilizzo di Google e Wikipedia, per esempio, tutto sembra neutrale. Per i ragazzi è difficile riconoscere dove è la verità... . Innanzitutto occorre spiegare ai giovani cos’è Wikipedia, in cosa consiste questa enorme enciclopedia e quali sono i rischi immediati. Google per esempio non è la verità, è uno strumento che può agevolare in parte la comprensione del mondo. Ma bisogna spiegare che la verità assoluta non è negli strumenti. Si deve educare a una visione meno assolutizzante della navigazione. La verità non si trova in un unico luogo della Rete, occorre comunque approfondire le relazioni e i concetti. Internet è uno strumento importante che bisogna conoscere, proprio per evitare di cadere nell’errore di pensare che la tecnologia può rispondere tout court a qualsiasi domanda. © Tratto da “Avvenire” 50 FAMIGLIA SALESIANA Ex Allievi CALENDARIO APPUNTAMENTI 2010/2011 (aggiornato al 22 nov. 2010) DICEMBRE 2010 Sab. 18 GENNAIO 2011 Giov. 20 – dom. 23 Auguri ai Salesiani con l’Ispettore, giornata di solidarietà e beneficienza a Mestre. Giornate della spiritualità salesiana a La Pisana - Roma. FEBBRAIO 2011 Dom. 20 Giornata formativa delle presidenze Ispett. dei gruppi della Famiglia Salesiana. Ven. 18 – dom. 20 Fine settimana sulla neve a Valgrande – Padola (BL) per Exallievi/e e famiglie. Dom. 27 Festa dei giovani e dei movimenti giovanili a Jesolo. MARZO 2011 Sab. 12 Sab. 19 – dom. 20 APRILE 2011 Sab. 16 Lun. 25 MAGGIO 2011 Dom. 8 GIUGNO 2011 Sab. 18 LUGLIO 2011 Sab. 2 – sab. 9 SETTEMBRE 2011 Sab. 17 – dom. 18 Sab. 24 Consiglio Ispettoriale INE a San Donà di Piave ore 15.00. Forum Nazionale sulla legalità a Venezia (VE). Festa del Sì e del ricordo di don Bruno e della Famiglia Salesiana. Festa delle Famiglie a Caorle (VE). Visita al Santo Padre Benedetto XVI a Venezia. Consiglio Ispettoriale INE a Pordenone nel mattino. Vacanze con Don Bosco 2011 a Vigo di Fassa (TN). Fine settimana delle Famiglie di Ex allievi a Valgrande - Padola (BL). Consiglio Ispettoriale elettivo a Mestre (VE) Restiamo in attesa, a completamento del calendario annuale, delle date di Convegni e iniziative particolari da parte delle singole Unioni, da trasmettere via e-mail al Segretario Ispettoriale INE all’indirizzo: [email protected] e/o via posta a Davide Triadantasio, Via Cividale 20, 33170 - Pordenone. Il calendario esaustivo delle singole attività sarà predisposto successivamente. 51 CALENDARIO ISPETTORIALE Dicembre 1 M 2 G Calendari Chiesa o Ispettoria INE Congregazione Liturgico Preghiera per le vocazioni 3 V 4 S Pastorale Giovanile Consiglio – Ispettore 2° Consiglio Direttivo CNOS/FAP Mogliano Astori 2° Equipe PG h.9-13 Mogliano Astori Seminario sul coadiutore Roma (5) Mogliano Astori 3° Tirocinanti (5) 2° di 5 D Avvento B. Filippo Rinaldi Mestre S.Marco 6 L 7 M 3° AV - Faccia a faccia M - Udine (31) Immacolata 8 M Concezione CERCHIO MARIANO 9 G 10 V 11 S Preghiera per le Missioni 12 D 3° di Avvento AM > 3° Scuola di Mondialità (12) AM > Commissione Animazione Missionaria AM > 2° Formazione Volontari VIDES 13 L 14 M 15 M 16 G 17 V 18 S 19 D 20 L Comitato VIS (17) Inizio Novena di Natale 4° di Avvento 21 M Verona San Zeno Verona San Zeno Verona San Zeno Verona San Zeno Verona San Zeno h.15 Cons. Isp. Albaré 23 G 25 S Mestre Albaré 22 M 24 V h.15 Cons. Isp Mestre San Marco Mestre San Marco Mestre San Marco Mestre San Marco Natale del Signore 52 14 M San Zeno Verona San Zeno Verona San Zeno 15 M 16 G 17 V 18 S 19 D Comitato VIS (17) Inizio Novena di Natale CALENDARIO ISPETTORIALE 4° di Avvento Dicembre 20 L Verona San Zeno h.15 Cons. Isp. 21 M Albaré 22 M Albaré 23 G 24 V 25 S 26 D 27 L 53 Natale del Signore S. Stefano Sacra Famiglia Incontri confratelli studenti - Verona Verona don Bosco 28 M 29 M 30 G 31 V AM > 2° Qui e là insieme - Albaré (2) sommario 54 Lettera dell’Ispettore 2 Formazione 4 Rettor Maggiore 6 Formazione 8 Ambienti 10 Notizie dalle case 19 Un libro al mese 36 Vite salesiane 38 Pastorale Giovanile 41 Comunicazioni 49 Famiglia Salesiana 51 Calendario Ispettoriale 52 Sommario 54