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Notiziario locale
Direttore responsabile
Alberto Migone
Vicedirettore: Andrea Fagioli
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
2 dicembre 2007
Con l’Amore tutto è possibile
Il saluto di monsignor Giusti ai lettori de «La Settimana»
arissimo, carissima,
Vorrei rivolgermi personalmente a ciascuno
di voi che leggete il settimanale della Diocesi.
In questi 24 anni di sacerdozio ho avuto un
solo obiettivo: far personalmente conoscere Gesù alle persone con le quali la Provvidenza mi chiedeva di
camminare. Perché questa sempre presente tensione?
Perché se lo conoscerete, Egli essendo talmente capace di volervi bene, sicuramente ve ne innamorerete.
L’evangelizzazione esige l’incontro personale con
Gesù.
C
L’ingresso del nuovo vescovo
il 2 dicembre ed
il pellegrinaggio diocesano
a Montenero l’8 dicembre
Due eventi
storici
per la Chiesa
che è in Livorno
Lo conoscete?
Avete almeno iniziato a frequentarlo e a conoscerlo?
Chi può rispondere affermativamente a questa domanda, potrà comprendere quanto sto per dirvi.
Vedete carissimi
Egli è serenamente vicino a ciascuno di voi.
È al tuo fianco, ma non in maniera invadente, anzi
discreta.
È affascinante la sua compagnia, ti stupisce continuamente.
Sa illuminare la tua mente e riempire di dolcezza il
tuo cuore.
Sa far tremare di vergogna la tua coscienza davanti ai
peccati e sa riempire di ferma e risoluta determinazione la tua volontà.
Se lo cerchi con cuore sincero e aperto, quando Egli
viene ti manda in confusione perché mai ti aspetteresti tanto affetto, tante lacrime di gioia e al tempo
stesso tanta luce sulla tua vita e chiarezza sulle vie
che se vuoi, potrai percorrere.
Non ti obbliga mai a nulla, ma propone e si propone.
Solo la sua proposta è sempre talmente affascinante
che il tuo cuore ne viene attratto come l’orecchio verso la musica e gli occhi verso la luce.
A volte non comprendi quello che ti propone, abbi
pazienza e capirai, non ti parla dell’oggi, ma del domani.
Abituati a vedere con gli occhi di Dio. Con essi la vita
è e basta.
Con Lui anche le ore o i giorni di dolore, di lutto si
caricano di significato e di speranza.
Avverti che anche la sofferenza è utile e la morte in
Dio di una persona a te carissima, diviene nuova e
indicibile presenza, compagnia, tenerezza: diviene
amore ovvero Dio.
Carissimi vengo per condividere con voi tutti ciò che
vivo: la quotidianità dell’incontro con il Signore.
Mi adopererò in ogni modo per insegnarvi ad accorgervi di Lui e a riconoscerlo affinché la vostra vita sia
piena.
Abbracciatelo, stringetevelo al petto e sorridete, perché con l’Amore tutto è possibile.
Tutto posso nell’Amore.
+ Simone, Vescovo
Nelle foto monsignor Simone Giusti, 16° vescovo di Livorno
ed i due stendardi realizzati da Lucia Domenici con lo stemma del vescovo,
che in questi giorni sono rimasti appesi alle colonne del duomo,
per richiamare l’attenzione dei passanti sull’ingresso del 2 dicembre
BENVENUTO MONSIGNOR GIUSTI
L’inizio di un’avventura cristiana
Un invito e un augurio
DI
NICOLA SANGIACOMO
ella prima domenica di
Avvento, all’inizio dell’anno
liturgico, fa il suo ingresso a
Livorno il nuovo Vescovo,
monsignor Simone Giusti: per la
Chiesa livornese è arrivato il momento
di cominciare «l’avventura cristiana»
con il nuovo Pastore.
È stato lo stesso monsignor Giusti a
definirla così in occasione del suo
primo discorso rivolto da Vescovo ai
cristiani livornesi.
È bello sapere che la vita di fede può
essere un’avventura, piena di aspetti
non ancora conosciuti ed incerti, ma
comunque affascinante. Un’avventura
da vivere insieme a tutta la comunità
N
cristiana, la Chiesa, che cammina
nella storia con il passo coraggioso di
chi affronta un percorso non
completamente conosciuto.
I percorsi della fede di ogni cristiano
non sono certamente autostrade né
binari dell’alta velocità, ma
assomigliano piuttosto a sentieri di
montagna, in cui la fatica del
camminare in salita si accompagna
allo stupore per le scoperte che si
possono fare dopo ogni passo e alla
meraviglia di chi riesce a raggiungere
la vetta.
L’avventura cristiana, proprio come il
camminare in un sentiero di
montagna, è bella da vivere insieme; e,
in questo senso, mi è sembrato
particolarmente significativo il
richiamo alla Comunione che il
Vescovo Simone ha rivolto alla sua
Chiesa già nel primo discorso dopo la
consacrazione episcopale.
È il primo invito che rivolge alla
Chiesa livornese e non credo che
questo sia casuale.
È sulla Comunione che si fonda la
Chiesa di Gesù Cristo, è nella
Comunione che scopriamo l’aspetto
più affascinante dell’avventura
cristiana, è per la Comunione di tutti i
credenti che spende le sue energie un
Vescovo.
Il primo invito autorevole alla Chiesa
di Livorno diventa quindi anche un
augurio sincero che da queste pagine
rivolgiamo a monsignor Giusti nel
salutarlo come nuovo Pastore.
l 2 e l’8 dicembre 2007, queste due date saranno
ricordate nella storia della Chiesa di Livorno: il
giorno dell’ingresso del 16° vescovo della
Diocesi labronica ed il primo pellegrinaggio al
Santuario di Montenero guidato dal nuovo Pastore.
Ecco i programmi nel dettaglio di questi due eventi:
I
DOMENICA 2 DICEMBRE
Alle 15.00 monsignor Giusti arriverà nella piazza
del mercato a Stagno, dove saluterà le autorità di
Collesalvetti ed il parroco di S. Luca evangelista,
prima comunità parrocchiale sulla strada tra Pisa e
Livorno.
Alle 15.30 il vescovo Simone saluterà le autorità
civili e militari di Livorno e provincia in piazza della
Repubblica, dopodiché in corteo attraverserà la via
Grande, preceduto dai figuranti de La Livornina.
Alle 16.00 circa farà il suo ingresso nella cattedrale
di Livorno, accolto dal Preposto monsignor Peccioli.
Bacerà il crocifisso e lo stipite della porta del
duomo, prendendo così ufficialmente possesso della
Diocesi.
L’evento sarà trasmesso in diretta su Granducato TV
a partire dalle 15.00.
SABATO 8 DICEMBRE
Alle 15.00 è previsto il ritrovo nel piazzale Giovanni
XXIII (quello dei pullman). Alle 15.30 inizierà la
salita a piedi verso il colle di Montenero con la
meditazione del S. Rosario curata dall’Azione
Cattolica diocesana. Alle 16.00 monsignor Giusti
presiederà la celebrazione eucaristica nel Santuario.
TOSCANA OGGI
II
LA SETTIMANA DI LIVORNO
2 dicembre 2007
Una mostra su don Nesi
PER LA FESTA
DELLA TOSCANA
APERTURA FINO AL 7 DICEMBRE
a festa della Toscana di quest’anno
ha visto al centro degli
appuntamenti un convegno dal titolo
«Le eccellenze educative a Livorno:
don Nesi e il villaggio di Corea»
organizzato in collaborazione dalla
Provincia di Livorno, dal Consiglio
Provinciale e dalla Regione e
Consiglio regionale della Toscana. Il
convegno, a cui hanno partecipato
alcuni esponenti dell’Associazione
don Nesi, delle istituzioni locali ed
esperti nel campo educativo, ha dato
il via anche alla mostra documentaria
dal titolo «L’esperienza di don Nesi e
del villaggio scolastico di Corea» che
resterà aperta a Palazzo Granducale
(p.zza del Municipio 4) fino al 7
dicembre.
L
Corso di accostamento
all’impegno socio-politico
Conoscere
per partecipare
ome già annunciato, sono aperte
le iscrizioni al corso diocesano di
formazione per l’accostamento all’impegno socio-politico. Nelle
parrocchie sono a disposizione da tempo
gli opuscoli che ne illustrano contenuti e
metodi. Lo staff dell’ufficio per i problemi sociali ed il lavoro è a disposizione per
eventuali incontri informativi sulla materia e gli obiettivi che si propone, nelle
parrocchie o nelle sedi indicate dalle associazioni ecclesiali.
C
LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE
ORGANIZZATIVE
• Periodo: da definire con chi avrà aderito. In linea generale nel mese di gennaio prossimo.
• Iscrizioni: preferibilmente limitate a
persone tra i 20 e i 45 anni e che non
siano già investiti di incarichi determinanti per la vita di un partito o di un
sindacato. Le iscrizioni si raccolgono
presso la portineria della Curia oppure
al seguente indirizzo email: «[email protected]»
• Quota adesione: 15 Euro per contributo
alle spese, d aversare ad inizio corso.
• Testi: ove ritenuto collegialmente necessario, indicati di volta in volta dalla docenza.
• Documenti e diapositive lavoro: su supporto informatico (invio a domicilio
per email o per inserimento a fine lezione su ‘pen driver’ informatico, fornito
fin dal primo momento ad ogni allievo)
• Strumenti: personal computer, proprio
o reso disponibile in parrocchia/associazione.
• Fin dal primo sabato sarà disponibile
un FORUM online per mantenere stabilmente come punto di riferimento la
DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA.
• Sarà formato un GRUPPO DI LAVORO
permanente che coinvolgerà operativamente tutte quelle strutture (Gruppi
parrocchiali, uffici diocesani e/o associazioni) che avranno collaborato al reclutamento degli iscritti.
PROGRAMMA
1° sabato
• Saluto del Vescovo.
• Presa d’atto di opinioni sul far politica
(diapositive: INSIEME PER ...)
2° sabato
Autovalutazione di icone politiche
• Simulazione di ruoli su seduta consiglio comunale o trattativa sindacale.
• Diapositive didattiche su DEMOCRAZIA E LAICITÀ:
3°-4°-5° sabato
TESTIMONIANZE E CONFRONTI
• INCONTRI A TEMA con dirigenti delle
organizzazioni dei lavoratori e delle associazioni d’impresa, con segr. locali
dei partiti principali, con esperti. Possono essere svolti anche fuori Livorno. Temi: Professionalità. Profitto e organizzazione del tempo e del lavoro. Famiglia e lavoro. Immigrazione.
• Diapositive didattiche su PLURALISMO
DEI RUOLI NELLA SOCIETÀ
6° sabato
ETICA E POLITICA
7° sabato
LA DSC E L’IMPEGNO CIVILE. RAPPORTO FEDE-POLITICA
• Incontro col Vescovo.
E.B.
Sabato 8 dicembre nella chiesa di S. Caterina un concerto celebrerà il ritorno
del famoso capolavoro vasariano nella sua posizione originaria
La pala del Vasari torna nell’abside
A
lle 18.30 del prossimo 8 dicembre
l’«Incoronazione della Vergine», il famoso capolavoro di Pietro Vasari, di
proprietà della chiesa di S. Caterina
sarà ricollocata nella sua posizione originale.
La grande pala recentemente restaurata, grazie
al contributo della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, dallo scorso maggio era rimasta ben visibile davanti all’altare maggiore,
adesso tornerà nella sua collocazione primaria, in alto nell’abside. Questa ricollocazione
sarà anche l’occasione per inaugurare i restauri delle pitture delle pareti dell’abside, conclusasi proprio in questi giorni.
Sabato 8 dicembre, nella festa dell’Immacolata, alle 18.30 saranno accese le luci che illuminano i capolavori artistici che impreziosiscono la chiesa.
All’inaugurazione saranno presenti, insieme
alle altre autorità cittadine, anche il vescovo
monsignor Simone Giusti; l’avvocato Luciano
Barsotti, presidente della Fondazione Cassa
Risparmi Livorno, il parroco don Giuseppe
Ferrari e monsignor Pietro Basci responsabile
dell’ufficio beni culturali della Diocesi.
Alle 18.45 la dottoressa M.Teresa Lazzarini,
storico dell’arte e funzionario della Sopraintendenza ai Beni Culturali di Pisa, terrà una
conferenza per illustrare le pitture dell’abside,
accompagnata dal commento dei restauratori
Carlo Sassetti e Paola Gatto.
Alle 19.30, in chiesa, allieterà i presenti un
concerto pensato e diretto dalla professoressa
Giulia Palandri (Arpa: Marinella Russo, Viola:
Alice Clara, Violino: Sergio Rizzelli, Organo:
Giulia Palandri, Tenore: Marco Voleri, Soprano: Chiara Mattioli, Voce recitante: Paolo
Giardi).
La serata si concluderà intorno alle 20.00 con
un aperitivo offerto dal comitato organizzatore della chiesa di S. Caterina.
Per informazioni: comitato S. Caterina piazza dei Domenicani 3, tel. 0586/894090 –
www.chiesadisantacaterina.it.
NELLA FOTO UN’IMMAGINE DEL
RIPOSIZIONAMENTO DELLA PALA APPENA
RESTAURATA
IL CORSO PER GLI INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA
Religione, arte e immagine
Caravaggio e Rembrandt per spiegare la fede
er il corso di
formazione
all’insegnamento
della religione
cattolica rivolto agli
insegnanti della
scuola elementare
sul tema: «Religione,
arte e immagine»; è
stato affrontato
l’argomento
«L’ombra e la luce- il
tema della
conversione in
Caravaggio e
Rembrandt»
Presentato dal
responsabile
dell’Ufficio scuola,
Enrico Sassano, ne è
stato relatore don
Andrea Brutto.
Don Andrea ha
iniziato dicendo che
nell’esperienza che
facciamo
quotidianamente,
avvertiamo la
pesantezza degli
errori e delle colpe e
siamo condotti
dalla fede a
incontrare l’amore
gratuito di Dio che
ci dà la luce che
trapassa le tenebre. Dio
si fa storia e prende su di
sé tutto il nostro buio, il
suo è un amore a fondo
perduto ed è più forte
del peccato. Queste
tematiche -ha
continuato don Andreasono espresse
compiutamente da due
pittori: Caravaggio e
Rembrandt,
specialmente nella
pittura di Caravaggio si
riflette la sua vita che ha
sperimentato la
relazione tra ombra e
P
luce, tra bene e male. Il
relatore ha poi tracciato
una biografia del
Caravaggio che essendo
vissuto al tempo della
riforma cattolica anche
la sua opera risente di
quel clima. La sua
pittura nasce dal
realismo lombardo e
dal rinascimento veneto
ma, arrivato a Roma,
inventa un suo
particolare repertorio e
qui inizia la leggenda
del pittore maledetto
anche se nel suo animo
rimane un vero
credente. A Roma
avviene l’incontro con il
Cardinale Del Monte
che gli fa conoscere le
famiglie più importanti:
Barberini, Giustiniani,
Borghese. Il Cardinale
gli affida la
commissione pubblica
per la realizzazione
dell’opera «La
vocazione di San
Matteo» nella chesa di
San Luigi dei Francesi.
Nel presentare i soggetti
religiosi - ha continuato
il relatore - l’autore
usa delle persone
vere, gente del
popolo, senza un
disegno
preparatorio di
fondo, non usa una
luce diretta ma
artificiale che dà un
effetto molto più
realistico. In questo
quadro i locali scuri,
una osteria romana,
ricevono una luce
dall’alto che
determina un rilievo
molto forte creando
spazi di luce e
ombra. L’idea
teologica sottesa al
dipinto è
l’intrecciarsi tra
storia sacra e la
concreta umanità
dell’oggi: la storia
della salvezza si
immerge nella
storia
contemporanea. La
storia non è
estranea a Dio che
la concretizza nel
rapporto tra Cristo e
l’uomo. La luce di
Dio irrompe sulle
tenebre a dimostrazione
della ricerca di fede che
lo stesso autore
sperimenta nell’arco
della sua vita.
Nella tela «Conversione
di San Paolo» il gioco
luce-ombra è sempre
evidente, si nota Paolo,
a terra, con le braccia
allargate, pronto ad
accogliere la rivelazione
divina rappresentata dai
raggi di luce che
squarciano le tenebre.
Nella successiva
«Madonna dei
pellegrini», si vede
ancora la volontà del
Caravaggio di servirsi di
volti popolari, talvolta
equivoci, per incarnare
la luce che viene da Dio,
in questo caso dal
bambino che la
Madonna porta in
braccio e da cui viene
illuminata; i viandanti
che lo adorano
dimostrano una
umanità piagata, così
come sono le piaghe
presenti nei piedi di
uno dei viandanti.
Don Andrea ha
terminato
sottoponendo ai
presenti il quadro di
Rembrandt «Ritorno del
figliol prodigo» (nella
foto) dove è anche qui
evidente il tema della
luce; una notte
benedetta lascia il posto
alla luce. Una luce che
si incentra tutta sulle
mani del patriarca che
in un abbraccio che
sembra durare
all’infinito, con una
mano dal polso
possente, maschile, dà
forza e fiducia al figlio,
e con l’altra mano, più
affusolata, quasi
femminile, (Dio
paterno e materno
insieme) lo sorregge e
accarezza come Dio
sorregge e protegge tutta
l’umanità che vuole
seguirlo, mentre da un
lato si vede l’altro figlio,
immobile nella sua
staticità e durezza, non
disposto al perdono e
refrattario all’amore di
Dio.
Gianni Giovangiacomo
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
2 dicembre 2007
Che cosa ci guadagna
la parrocchia con l’Ac?
AUGURI!
ianluca della Maggiore, uno dei
G
«pilastri» della redazione del
nostro settimanale si è brillantemente
laureato alla facolta di Scienze
Politiche dell’Università di Pisa.
La sua tesi, incentrata sulla figura di
don Roberto Angeli, non poteva che
ottenere il massimo dei voti.
Bravo Giallu!
Azione cattolica: una «ricchezza» da non sottovalutare
iusto un anno
fa, in un articolo come questo,
facevo alcune
riflessioni sul senso dell’adesione all’Azione Cattolica, sul perché proporre in parrocchia questa
originale esperienza laicale di formazione e di
servizio alla Chiesa. Poi
alcuni giorni fa mi è ricapitato fra le mani un intervento dell’ex Presidente nazionale dell’AC Paola Bignardi dal titolo
«Che cosa ci guadagna la
parrocchia con l’AC?»,
che mi sembra particolarmente adatto per l’occasione e che adesso mi
piace brevemente riprendere.
Dunque, la domanda che
spesso si sente ripetere in
giro per le parrocchie,
secca e brutale, è la seguente: ma a che serve
l’Azione Cattolica? Vale la
pena per un parroco avere l’AC? Appunto, che cosa ci guadagna una parrocchia con l’AC?
Ora, a parte il fatto che la
domanda è un po’ curiosa (tutto quello che si fa
in parrocchia «serve»?) o
perlomeno mal posta
(nella Chiesa non bisognerebbe ragionare in termini di «utilità», semmai
in quelli di servizio),
stando un po’ al gioco
vorrei proporre un piccolo elenco di «guadagni»
che la parrocchia può
conseguire dall’avere al
suo interno un gruppo di
ragazzi, giovani, adulti, in
G
qualche caso adultissimi,
di Azione Cattolica.
Anzitutto, la parrocchia ci
guadagna una vocazione
laicale
esplicitamente
coltivata per se stessa: laici che non interpretano la
propria vocazione solo
con riferimento alla parrocchia e al servizio pastorale che vi svolgono,
ma che seguono un cammino formativo per vivere la loro appartenenza a
Dio, originata dal Battesimo, anche nelle ordinarie condizioni di vita familiare, professionale, sociale, civile; laici adulti
nella fede che sanno portare nella comunità la loro appartenenza agli ambienti del mondo e le domande che le persone che
vivono ai margini o al di
fuori della parrocchia
portano in sé; laici che
amano la loro esperienza
quotidiana nel mondo e
non vedono la parrocchia
come un rifugio rispetto
alla complessità del mondo. Se infatti un rischio
oggi corrono le parrocchie è quello di chiedere
ai laici di essere meno laici per essere più cristiani,
di essere meno dentro il
mondo per essere più dedicati alle cose di Chiesa.
In questo senso, un’esperienza di Azione Cattolica garantisce alla comunità presenze laicali con
una maturità vocazionale
diversa, ed al parroco
l’opportunità di dare valore alle vocazioni piuttosto che alle funzioni.
In secondo luogo, la parrocchia ci guadagna una
comunità
realmente
adulta, adulta ovviamente non secondo l’anagrafe
quanto secondo l’atteggiamento di fronte alla
realtà e alle questioni della vita. Avere in parrocchia dei laici con uno stile adulto è cosa ben diversa dall’avere semplicemente dei validi collaboratori o dei bravi esecutori. Proviamo a pensare a
quello che accade in famiglia: un padre che ha
un rapporto corretto con
i figli non desidera altro
che diventino grandi,
adulti appunto, ma diventare adulti, per i figli,
significa staccarsi dai genitori, avere un modo libero e autonomo di guardare alla vita. Un figlio
così è un figlio che continua a voler bene ai genitori, ma che, proprio perché adulto, è capace di
stare di fronte a loro con
autonomia e responsabilità. Ora, avere in parrocchia una presenza come
l’AC, esperienza intergenerazionale di laici organizzati, che verso il parroco ha quel rispetto e quell’autonomia che i figli
hanno verso i genitori, favorisce queste dinamiche
adulte, che non sono a
vantaggio solo di qualcuno, ma una ricchezza per
tutta la comunità. Ed un
parroco può anche qui
cogliere un’opportunità:
se avere una parrocchia
impeccabile quanto ad
AGENDA DIOCESANA
DOMENICA 2 DICEMBRE
INGRESSO IN DIOCESI DI MONSIGNOR GIUSTI
LUNEDÌ 3 DICEMBRE
- 15.00 il Vescovo visita i preti malati.
- 17.00 il Vescovo è in visita alla Caritas.
efficienza, oppure una
parrocchia che genera figli adulti.
Infine, la parrocchia ci
guadagna la presenza di
un’esperienza che ha scelto di vivere per la Chiesa,
e che in molti casi sceglie
di mettere la Chiesa prima di se stessa, addirittura prima della propria
stessa esistenza. L’Azione
Cattolica vive in parrocchia per servire la comunione e la missione della
parrocchia, aiuta a sentirsi a casa propria nella
Chiesa e, con i propri
cammini formativi, a renderla più missionaria.
Avere in parrocchia l’AC,
quindi, non complica la
vita pastorale, ma la arricchisce. E questo, di nuovo, pone al parroco
un’opportunità, quella
della corresponsabilità,
che in una logica di comunione ecclesiale esclude l’uniformità. La comunione nella quale crediamo è infatti prima di tutto dono di Dio, che ci fa
uno nel rispetto delle no-
stre originalità e diversità.
Non possiamo allora rischiare di credere così poco alla comunione dono
di Dio da pretendere l’uniformità per esservi fedeli.
Questi ovviamente sono
solo alcuni dei «guadagni» che una parrocchia
può conseguire con l’AC:
costituiscono un grosso
impegno per i laici che vi
aderiscono, ma come
detto, proprio per il suo
peculiare rapporto con i
Pastori, costituiscono anche, se non soprattutto,
una grande responsabilità per i parroci. Se è vero
infatti che l’Azione Cattolica non può vivere senza
parrocchia, è altrettanto
vero che essa è come una
piantina delicata, bisognosa di cure, per cui se il
parroco non la coltiva,
per quanti sforzi facciano
i laici che ne fanno parte,
sarà difficile che possa
svilupparsi.
Gabriele Maremmani,
presidente diocesano
di AC
L’INCONTRO ORGANIZZATO DALLA PASTORALE FAMILIARE
Amarsi come ci ama Dio
Il prossimo appuntamento sabato 1 dicembre
n ottobre si è svolto il primo
incontro del corso per le coppie e le
famiglie organizzato dall’Ufficio
della Pastorale Familiare, dal titolo
«Cosa significa amarsi, ovvero le
caratteristiche dell’amore autentico». I
relatori Dino De santi e Wilma Solcia
hanno condotto l’incontro trattandolo
dal punto di vista biblico e pedagogico.
C’è stato diverso spazio per i lavori di
gruppo in cui partecipanti avevano il
compito di dare risposta ad una
domanda fondamentale: Che cosa vuol
dire amarsi all’interno di una relazione?
Amarsi significa cercare di amarci come
ci ama Dio: Dio - ha sottolineato Dinoci ama con pazienza aspettandoci
perché dentro di noi maturino le
«cose», ci ama con misericordia
dandoci la possibilità di sbagliare, ci
ama mostrandoci la sua fedeltà perché
Dio non ci molla mai.
L’amore di Dio nei nostri confronti non
viene mai meno, tanto è vero che
Wilma riprendendo un vecchio motivo
di Claudio Chieffo, ci dice che due
persone che si amano vorrebbero
amarsi come Dio ci ama...«Io vorrei
amarti come ti ama Dio». Amare ed
essere amato sono le aspirazioni
massime di ogni uomo e di ogni donna.
Ma ci sono diversi modi di Amare. Si
può amare solo per dovere, cioè con la
testa, ma senza calore senza passione.
Questo è un amore che, ad un certo
punto, diventa rivendicativo che chiede
il conto di quello che è stato dato.
Si può amare tanto sperando di ricevere
altrettanto, la persona è molto
concentrata su quello che può ricevere
ed il rischio della frustrazione è molto
elevato. Invece se si riesce a vivere
l’esperienza di sentirci amati da Dio, se
si sperimenta la sua tenerezza e la sua
gratuità, si può cominciare ad amare in
maniera diversa.
Si può amare così, a nostra volta, con
gratuità ed autenticità: in questo caso
I
SPIRITUALITÀ PER I SEPARATI
unedì 3 dicembre alle 21.15 al centro diocesano della
Ldi famiglia
(via Galilei 11) primo incontro del percorso
spiritualità per separati e risposati, tenuto da don
Raffaello Schiavone.
lo sguardo è sulla interiorità dell’altro.
Quando ci innamoriamo dell’anima
dell’altro non c’è spazio per la
rivendicazione, ma solo per sentimenti
che esprimono affetto, condivisione,
comprensione, attenzione all’altro.
Amarsi così significa volersi bene nella
semplicità e nella libertà, cercando di
essere dono per l’altro, non avendo
paura di aprirci e di farci accogliere
dall’altro nelle proprie fragilità; in
III
questo modo facciamo il tifo per l’altro,
come Dio fa il tifo per noi e per la
nostra realizzazione.
Così, nel legame che costruiamo c’è
spazio per la meraviglia, per lo stupore,
così facendo la coppia riesce a fare
«nuove tutte le cose», a vivere con
rinnovata fiducia le proprie dinamiche
di coppia e le relazioni con i figli. La
coppia amandosi con questo stile riesce
a dare testimonianza dell’amore di Dio
e ad annunciare al mondo che Dio è
amore diventando essa stessa
sacramento cioè segno di questo amore
di Dio.
«Vorrei amarti come ti ama Dio»
diventa il segno che l’amore nonostante la complessità della vita e le
inevitabili difficoltà e fatiche - è
veramente possibile.
Il prossimo incontro con Dino De
Santi e Wilma Solcia, per gli
appuntamenti preparati dall’ufficio
di pastorale per la famiglia, avrà
come titolo: «Essere amato/a (un
bisogno tante difficoltà)» ed è in
programma sabato 1 dicembre alle
16.00 presso il centro per la
famiglia «Carla Ribecai Benenati»
in via Galilei 11.
Letizia e Paolo Tiso
UNA MESSA NELL’ONOMASTICO DEL VESCOVO EMERITO
Per la festa di Sant’Alberto
onsignor Ablondi ha concelebrato nella cappellina del vescovado una Messa in occasione del suo onomastico, in apertura
M
della cerimonia ha ricordato che il nome, nella vita di ogni persona, è molto importante, è il segno di una vocazione che
può essere piccola o grande, ma anche le piccole hanno una grande importanza e il nostro nome può essere un punto di incontro
per coloro che ci avvicinano.
Nell’omelia il vescovo Alberto ha ricordato che la vita di un Santo è una parola di Dio, un Santo la incarna e in questo viene
aiutato dallo Spirito di Dio che conosce i segreti dell’uomo e fa comprendere a ciascuno di noi ciò che Dio ci ha donato, un Santo
è dunque un dono del Signore. Sant’Alberto Magno - ha proseguito monsignor Ablondi - è un Santo particolare, un grande
vescovo che ha saputo coniugare la sapienza umana con la verità rivelata, ha considerato il progresso scientifico, in quanto
conoscitore della fisica e delle scienze naturali, come mezzo di amore e di avvicinamento a Dio. Alberto Magno è vissuto in
un’epoca di transizione simile alla nostra ed è per questo che la sua figura ci invita a tenere gli occhi aperti sui fatti del mondo e a
convertire gli uomini. Il nostro tempo è quello della comunicazione, della velocità, del tutto e subito, tempo tecnologico che ha
bisogno di una cultura religiosa lo prova il fatto che oggi ci sono tante famiglie i cui figli non sono in grado di recitare il padre
nostro. Abbiamo perciò bisogno di una cultura religiosa che sappia incontrare il fattore umano perché se questo incontro non si
verifica questa cultura non si può definire cristiana, anche oggi bisogna essere profeti come lo fu sant’Alberto.
Al termine della concelebrazione, l’Amministratore diocesano, monsignor Razzauti, ha ringraziato il vescovo Alberto e lo ha
definito «punto di riferimento» non solo per la Diocesi ma per l’intera città e gli ha augurato di continuare a scrivere con la
lucidità di sempre le meditazioni religiose e i grandi fatti di cui è stato protagonista che saranno poi pubblicati postumi.....tra
moltissimi anni!
Gi. Gi.
MARTEDÌ 4 DICEMBRE
Festa di S. Barbara
- 9.30 il Vescovo celebra la Messa per i Vigili del
fuoco.
- 11.30 il Vescovo celebra la Messa per la
Capitaneria di Porto.
- 16.00 il Vescovo celebra la Messa in ospedale e
visita i reparti.
MERCOLEDÌ 5 DICEMBRE
- 9.30 il Vescovo incontra il personale della Curia e
dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero.
- 11.00 il Vescovo incontra il personale dello Ieramg,
del CeDOMEI e dell’Opera diocesana Pellegrinaggi.
- 16.30 il Vescovo è in visita al carcere.
- 21.30 il Vescovo incontra la redazione de «La
Settimana».
GIOVEDÌ 6 DICEMBRE
- 8.30 nella cappella del vescovado il Vescovo
celebra la Messa per gli operatori della
Comunicazione.
- 10.00 Il Vescovo incontra i presbiteri, i diaconi e i
religiosi a Montenero.
VENERDÌ 7 DICEMBRE
- Nella mattina il Vescovo incontra le singole autorità
cittadine.
- 16.00 il Vescovo è in visita a Villa Tirrena.
- 18.00 il Vescovo celebra la Messa all’Istituto
Immacolata per la festa patronale.
SABATO 8 DICEMBRE
- 11.00 il Vescovo celebra le Cresime alla parrocchia
S. Pio X.
- 15.30 pellegrinaggio diocesano a Montenero (vedi
progr. pag. I)
- 19.00 chiesa di S. Caterina, riposizionamento della
Pala del Vasari.
DOMENICA 9 DICEMBRE
- 11.00 il Vescovo celebra le Cresime nella
parrocchia S. Andrea a Castiglioncello.
Alcune letture su...
Novità
in libreria
OSIEK C., MACDONALD M.Y.- IL DONNE NEL
CRISTIANESIMO DELLE ORIGINI. INDAGINE
SULLE CHIESE DOMESTICHE-ED. SAN PAOLO
PP. 400 EURO 38,00
Nato dalla collaborazione tra Carolyn
Osiek e Margaret Y. MacDonald,
insegnanti di Nuovo Testamento in Texas e
Canada, con questo studio propongono
un aspetto molto importante e
significativo sul cristianesimo delle
origini, dove le donne hanno un proprio
ruolo. La storia del cristianesimo
primitivo è anche una storia di donne.
La ricostruzione storica, molto puntuale e
precisa, è tenuta lontana da qualsiasi
tentazione apologetica, e in modo molto
sobrio cerca di scandagliare nei dettagli la
presenza, alcuni volti e il ruolo delle
donne nelle chiese domestiche agli inizi
del movimento cristiano.
COMASTRI A. – L’ANGELO MI DISSE.
AUTOBIOGRAFIA DI MARIA- ED. SAN PAOLO,
PP. 130, EURO 12,00
Angelo Comastri, attualmente arciprete di
San Pietro e vicario generale del Papa, per
la Città del Vaticano, predicatore profondo
e ispirato, con la sua narrazione sapiente e
profonda, si è messo nei panni di Luca,
lasciandosi raccontare gli eventi ulteriori
della vita di Gesù in cui Maria ebbe un
ruolo decisivo. La tradizione ci dice che la
Vergine Maria raccontò all’evangelista
Luca gli eventi misteriosi che
accompagnarono la nascita di Gesù.
L’Annunciazione dell’angelo e la
concezione verginale; l’incontro con
Elisabetta e il viaggio a Betlemme;
l’apparizione degli angeli e la visita dei
Magi; la presentazione al tempio e il
pellegrinaggio a Gerusalemme quando
Gesù era ragazzo.
Mo.C.
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