Massimo Bonifazi La pubblica libreria Quasi sconosciuta, nel panorama storico culturale fanese, è la figura di padre Bartolomeo Cimarelli, il fondatore del primo istituto di pubblica lettura fiorito nella Fano barocca, ancor prima che l’abate Domenico Federici trasferisse presso il convento dei padri filippini di Fano la sua preziosa e voluminosa biblioteca1. Certamente anche prima di questo evento, a Fano, esistevano importanti biblioteche o collezioni librarie, ma queste servivano privatamente ai principali conventi o alle più importanti famiglie gentilizie fanesi, come ha avuto modo di scrivere lo storico locale Masetti2. Lo stesso convento di Santa Maria Nuova, prima ancora della venuta a Fano di Bartolomeo Cimarelli, possedeva all’interno delle sue mura una piccola biblioteca privata, il cui accesso era consentito esclusivamente ai frati ivi dimoranti, come dimostra un documento gentilmente suggeritomi da Giuseppina Boiani Tombari ove si legge, in data 30 marzo 1540, che “il guardiano del convento dei frati osservanti in San Salvatore riceveva in elemosina richiesta dal padre fra Francesco da Cartoceto ed elargita dal consiglio generale del 7 dicembre 1539 quattordici scudi da spendere nell’acquisto di tanti libri per la biblioteca da farsi in detto convento e da non spendersi in altro uso”3. Nato da una distinta famiglia di Corinaldo alla fine del XVI secolo, Bartolomeo Cimarelli fin da giovane abbracciò la regola di San Francesco, indossando l’abito dei minori osservanti. Eccellente nelle scienze filosofiche e teologiche, tanto da essere definito dagli storici del tempo “uno de’ più chiari teologi e profondi filosofi di questa nostra età”4, ricoprì, con molta reputazione, la mansione di pubblico lettore in molte cattedre della sua religione “con gran profitto et utilità de gli scolari per la profondità e chiarezza della sua dottrina”5. Quale valente storico ed erudito collaborò col sommo annalista Wadding, al quale mandava i necessari documenti trovati negli archivi di molte città d’Italia. Si cimentò nella stesura di diversi scritti rimasti però, per lo più, inediti e gelosamente conservati nelle mani dei suoi padri A fronte Mappa di Fano del Blavius (1663), particolare. Il convento di Santa Maria Nuova (indicato in legenda dal numero 7) è l’edificio che si vede al di sopra del numero 32 (Fano, Biblioteca Federiciana) Bartolomeo Cimarelli, Delle Croniche dell’Ordine de frati minori Istituito dal P. S. Francesco, Venezia 1621, frontespizio superiori che si adoperarono per darli, almeno in parte, alle stampe6. Tra queste sue fatiche, sicuramente, quella più prestigiosa fu la voluminosa Croniche dell’Ordine di San Francesco in cinque volumi, di cui solo tre “vennero alla luce”7, editi a Venezia nel 1621 ed a Napoli nel 1680, che di fatto costituivano la Quarta Parte delle Cronache de’ Minori composte da fra’ Marco da Lisbona (1511 - 1591) ed in seguito tradotte dal Diola8. L’opera in questione si distinse non soltanto per la profonda spiritualità profusa, ma anche per le molteplici erudizioni in questa contenuta, trattandovi vita, morte e miracoli ed altri fatti egregi di molti eccellenti ed illustri religiosi e religiose che in vita ed in morte santamente splendettero nel serafico ordine9. Altri suoi scritti, rimasti inediti, si reputano, purtroppo, andati definitivamente perduti. Assiduo frequentatore di biblioteche, sviluppò una forte passione per la bibliofilia e la ricerca delle antiche opere rimaste manoscritte, tanto che a lui si deve il fortunato ritrovamento del 219 LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO codice De obitu patris Marci Bononiensis Ordinis Minorum Observantiae regularis scoperto nel convento di San Francesco del Monte, nei pressi di Perugia. Forte di questo successo venne spedito dal padre generale Benigno da Genova per tutta l’Italia a ricercare scritture e cose notabili, degne di stampa, considerandolo persona dotta nella storia e nell’antichità della sua religione. Grazie alla fama raggiunta nel campo dell’insegnamento e della divulgazione, fu inviato dai suoi superiori in Spagna, per disbrigare alcune importanti questioni. In questo paese si trattenne per ben cinque anni, entrando nella stima di quella corte “per gli suoi pronti e virtuosi discorsi ammirato veniva e per divino huomo tenuto” 10, tanto da essere, più volte, personalmente introdotto in udienza al cospetto della maestà cattolica, che gli assicurò affetto e protezione. Rientrato, carico di meriti, in Italia venne nominato guardiano del convento di Santa Maria Nuova di Fano. Apprezzato sempre più tra i suoi contemporanei per il suo vasto sapere e per le sue doti naturali, crebbe in animo al duca di Urbino Francesco Maria II che “conoscendo gli suoi gran meriti, honoravalo sopramodo e famigliarissime lettere piene d’affetto gli scriveva, le qual fino a’ questo giorno in mano degli suoi stretti parenti si servono”11. Intanto, in veste di commissario apostolico della provincia dell’Umbria presso il convento di Santa Maria degli Angeli di Assisi, diede gradita ospitalità al duca di Mantova Vincenzo Secondo, “il quale per le cortesi maniere del suo trattare e per la dolcezza de gli suoi ragionamenti affettionasseli tanto che lo volle seco in Mantuva con amoroso sforzo condurre, ove lo dichiarò suo teologo e consigliero di Stato”12. Dopo soli pochi giorni quel principe, a riprova della sua cordiale beneficenza, fece personale istanza presso la Santa Sede affinché si provvedesse di nominare il Cimarelli al grado di vescovo, con procurargli una buona provvista ecclesiastica13. E mentre a Roma si stava trattando la conclusione di questo negozio, venne spedito dal duca di Mantova a Venezia, 220 per esporre, a proprio nome, al senato di quella repubblica, alcune delicate ambascerie. Ma qui la fortuna fece il suo amaro gioco; caduto infatti il Cimarelli in odio ed in gelosia di qualche suo sconosciuto nemico, venne assassinato mediante la somministrazione di un potente veleno nell’anno 1628. Il suo cadavere venne tumulato nella chiesa veneziana di San Francesco delle Vigne, accompagnato da solenni esequie funebri alle quali partecipò, contrita e mesta, tutta la corte mantovana, con in testa il suo principe14. Nel corso della sua prestigiosa esistenza, costellata da onorificenze e mansioni pubbliche, il Cimarelli seppe dare prova della sua vasta prodigalità e del suo profondo amore per lo scibile umano provvedendo, personalmente, all’istituzione di una pubblica libreria, illuminante e tangibile testimonianza di una vita spesa per la conoscenza e la sua pubblica diffusione. Il luogo da lui scelto per dar vita a questa sua generosa volontà fu la città di Fano, nel periodo a cavallo tra il suo rientro dalla Spagna e la sua nomina a commissario apostolico ad Assisi, quando venne nominato guardiano del convento di Santa Maria Nuova, al tempo in pieno sviluppo culturale e materiale15. A tale riguardo, risultano fondamentali le due fonti poc’anzi consultate per la ricostruzione della sua biografia, che relativamente a questo evento affermano, la prima: “tornato in Italia, essendo guardiano del convento di Fano, fatta una gran raccolta di libri, à spese del suo patrimonio, una ricca e sontuosa Libreria v’eresse, si come una Speciaria v’apre à beneficio publico”16. La seconda, similmente racconta: “tornato in Italia, fu fatto guardiano del convento di Fano, pel quale raccolse una copiosa libreria, accresciuta poi notabilmente per opera di altri dotti religiosi”17. Sembrerebbe dunque che il Cimarelli, come del resto anche l’abate Domenico Federici, altro personaggio di spicco nel campo della pubblica lettura nella città di Fano, in quanto uomo dotto ed erudito, nonché autore di diversi studi rivolti a più disparati campi dello scibile umano, LA PUBBLICA LIBRERIA Verbale del Consiglio del 16 febbraio 1622 (ASPSASF, ASC, Consigli, Libro dei Consigli n. 139, nn.) avesse messo in piedi, nel corso di più anni, una cospicua collezione libraria (“fatta una gran raccolta di libri”), magari, per l’occasione, accresciuta durante il suo soggiorno fanese, la quale volle sistemare e rendere fruibile “à beneficio pubblico” proprio dentro i muri del convento fanese, di cui fu nominato guardiano e dove esisteva già una biblioteca ad uso interno. Altra importante informazione, specialmente in riferimento alla storia ed allo sviluppo di questo nuovo pubblico istituto culturale, è il riferimento al fatto che l’originaria raccolta libraria del Cimarelli venisse nel tempo accresciuta grazie al lavoro “di altri religiosi”, magari gli stessi padri guardiani che gli succedettero, nel tempo, nel suo stesso ufficio. Tuttavia notizie ancora più precise circa la data e le modalità della fondazione della “civica” biblioteca si possono estrapolare dalla celebre fatica dello storico locale Pier Maria Amiani ove, in riferimento all’anno 1621, si legge: “Nel me- desimo Consiglio delli 13 di Febbrajo diede il Pubblico tutta la mano all’erezione della libreria destinata in servigio comune della Città nel convento di Santa Maria Nuova col pagare cinquanta scudi al padre Bartolomeo Cimarelli, che di sì utile provvedimento fu l’autore”.18 Quindi una data: l’anno 1621, e una somma: cinquanta scudi equivalente all’adeguato sostegno profuso dalle autorità comunali in ausilio a quello già generosamente offerto dal suo fondatore. Ciò nonostante pare che la fondazione di detta libreria debba essere posticipata almeno di un anno, ossia al 1622, da quanto si deduce da un altro manoscritto federiciano, ove nell’indice, sotto la lettera “M”, alla voce “Minori Osservanti”, tra i molteplici avvenimenti descritti in rigoroso ordine cronologico, compare la seguente voce d’indice: “1622, scudi 50 per la libraria per accomodarsi pieno utile publico c. 169”; dal raffronto della citata carta si è poi 221 LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO Planimetria del convento (XIX secolo). Le due frecce indicano le probabili posizioni della biblioteca all’interno del convento 222 evinto che: “1622, 16 febraro: scudi 50 dati alli Padri di Santa Maria Nova per la libreria da accomodarsi per utile publico”19. Piena conferma a questa cronologia viene proprio dall’originale libro delle adunanze del civico consiglio, quando in data 16 febbraio 1622 venne verbalizzato: “et posito partito: a chi pare et piace che, si come saria di molto utile et riputazione insieme a questa città l’essecutione dell’amorevole offerta del R. P. fr. Bartolomeo Cimarelli di condurre in questo Convento di S. Maria Nuova una piena libraria di diverse sorti di libri a comune utilità; così per non mancare di coadiuvar quanto si può questa buona e lodevole opera, in virtù del presente partito sia data facoltà al magnifico magistrato di supplicare i signori padroni di Roma per la licenza d’impiegare in tal opera la somma di 50 scudi dell’entrate publiche et ottenendosi si facciano porre in tabella et si convertano effettualmente per mano di doi gentil huomini da deputarsi da’ detti signori Priori in detta opera, con procurare dai medesimi signori padroni opportuno che detti libri non possano mai sotto qualsivoglia pretesto o colore LA PUBBLICA LIBRERIA levar di detta città conforme alle constitutioni apostoliche et sotto le pene et censure che in esse si contengono. Obtenunt fabis 10 nigris non abstantibus”20. Dal medesimo verbale emerge poi un’altra importante notizia, che di fatto tende a suffragare l’ipotesi dell’esistenza di una ricca raccolta libraria, se non già un primo embrione di biblioteca vera e propria, di proprietà del Cimarelli, anche prima dell’esperienza fanese, trovandosi riportata, in preludio all’atto decisionale del pubblico consiglio, la volontà espressa da padre Bartolomeo Cimarelli di voler trasferire nella città di Fano, presso il convento di Santa Maria Nuova, una “bibliotecha” piena di libri. Quindi, forse, non soltanto libri e manoscritti, ma anche scansie e scaffalature potevano essere i generosi oggetti della donazione del nuovo padre guardiano. Un altro interessante dato su cui vale la pena soffermarsi, emerso nella parte finale del verbale, è quello riguardante il divieto assoluto di portare fuori dalla città di Fano i libri conservati nella biblioteca. Il fatto che la restrizione contempli espressamente “levar di detta città”, fa sorgere spontaneo l’interrogativo se il prestito, così detto esterno, fosse invece concesso entro le mura della città di Fano e se quindi lo statuto interno della biblioteca contemplasse la possibilità per i cittadini fanesi non soltanto di consultare i testi desiderati in loco, ma anche, eventualmente, di poterli prendere in prestito per un determinato periodo di tempo, proprio come suole farsi oggi nelle nostre moderne biblioteche. Altro dubbio, per nulla sciolto nelle fonti archivistiche conservate, riguarda la modalità e la tempistica dell’orario di apertura al pubblico, ossia lo stabilire chi poteva aver accesso o meno in biblioteca e in quali giorni della settimana ed ore del giorno. Il fatto che ad oggi non si conservi più alcun regolamento, o qualsivoglia altro documento originale relativo alla gestione ed all’organizzazione di questa pubblica libreria, rende questi interrogativi irrisolvibili. Tuttavia, seppur indirettamente, un’ipotesi di risposta ad almeno uno di questi quesiti potrebbe arrivare dalla consultazione dalle prime norme stilate per l’altra grande biblioteca, semi - pubblica, istituita nella Fano seicentesca dall’abate Federici; in queste infatti veniva stabilita l’apertura al pubblico della libreria, a quanti ne facevano regolare richiesta (seppure dietro scrupoloso vaglio del suo fondatore), almeno un’ora al giorno21. Riguardo invece alla sua localizzazione all’interno del convento, risultano valide alcune fonti archivistiche. La prima è una planimetria del convento risalente al XIX secolo, la quale mostra sul versante settentrionale del complesso una grossa stanza all’interno della quale vengono disegnate, parallele ed in senso perpendicolare alle pareti, una serie di linee interpretabili, ipoteticamente, con le scansie lignee di una biblioteca. Collegata a questa particolare ubicazione della libreria, distante dalla porta di accesso al convento, potrebbe essere la supplica mossa al Pubblico fanese dai frati minori, magari per risolvere proprio questo inconveniente; infatti dall’analisi dalla citata pianta risulta del tutto evidente che chi voleva accedere alla biblioteca doveva per forza attraversare, non senza disagio per i frati, l’intera casa. Risultava, pertanto quanto mai utile dare soluzione a questo problema, cercando di ottenere dal civico municipio il possesso di un piccolo vicolo presso le mura, attiguo al convento lungo il lato su cui poggiava il locale adibito a libreria. E se anche non specificamente segnalato, si potrebbe interpretare la deliberazione del consiglio speciale del 20 agosto del 1642, in risposta alla supplica (purtroppo oggi non più conservata in archivio) mossa dai minori osservanti “petens sibi comodi viculum qui adest prope muros coram hortus […] et non est in comodi alicui […] ut concedat mittere in Clausura et specialiter in Casa”, probabilmente come l’esigenza di usufruire di un nuovo passaggio più discreto e diretto alla biblioteca 22. Pur tuttavia, al riguardo, bisogna formulare due ulteriori e necessarie considerazioni: la prima tenendo presente, come si vedrà in seguito, che nell’anno 1845, la biblioteca del 223 LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO Verbale del Consiglio del 20 agosto 1642 (ASPSASF, ASC, Consigli, Libro dei Consigli n. 158, cc. 145 - 146) convento potrebbe essere stata trasferita rispetto al sito originario e quindi l’immagine presente nella pianta potrebbe rappresentare sì la libreria, ma quella ottocentesca e non quella seicentesca fondata dal Cimarelli. Altra considerazione riguarda invece l’aspetto estrinseco del locale; infatti nel XVII secolo la tipologia delle biblioteche, anche quelle più consistenti, prevedeva la presenze di scaffalature o scansie addossate alle pareti; la modalità di adoperare scaffalature a spina o disposte parallelamente nel centro della stanza è una prerogativa della storia recente della biblioteconomia, in conformità e risposta al numero sempre più consistente di libri e volumi in queste ospitati. E pur sempre vero comunque che quei segni presenti nella citata planimetria potrebbero rappresentare, se non le scansie della libreria, i banchi di lettura sull’esempio della ce- 224 lebre biblioteca malatestiana di Cesena realizzata nel 1450 dal valente architetto fanese Matteo Nuti, ben nota anche in città. Due testimonianze documentarie, suggeritami dall’archivista Giuseppina Boiani Tombari, precedenti al secolo XIX e quindi sicuramente relative alla biblioteca originaria, tendono invece a suggerire una diversa localizzazione, compresa tra il chiostro maggiore e quello minore della casa dei frati minori; si tratta per l’esattezza di una breve memoria relativa ad un affresco dipinto nella lunetta sopra la porta che dava accesso alla libreria, la quale dava direttamente sul chiostro maggiore23 e di una scrittura nella quale viene asserita, appunto, l’esistenza della libreria tra i due chiostri, posizione eccellente ove ubicare una biblioteca, che poteva ricavare luce da entrambi i versanti lungo cui correvano i lati dei chiostri. LA PUBBLICA LIBRERIA Altra data fondamentale per la storia culturale del convento di Santa Maria Nuova e per tutta la città di Fano è l’anno 1661, quando fu fatta richiesta di introdurre presso di loro lo Studio generale; ed è ancora lo storico fanese Pier Maria Amiani a raccontare come: “furono similmente accresciute le limosine dal nostro Consiglio alli Frati Minori Osservanti di S. Maria Nuova, perché s’introducesse in quel Convento lo studio generale, che il Magistrato con premurosi uffizi l’aveva ricercato al P. Lanci Fanese, Procuratore Generale di quella Religione coll’interporvi la mediazione del cardinal Cibo, stato in quest’anno eletto Protettore della Città”.24 Notizie ancora più esaustive si evincono nel capitolo L’osservanza a Fano di padre Salvatore Tosti contenuto nelle Memorie Francescane Fanesi, il quale celebra così questo importante evento: “Nel 1661 il Consiglio accolse la supplica dei frati d’interporsi presso il Procuratore generale dell’Ordine Padre Nicolò Lanci, fanese, per introdurre nel convento di Santa Maria Nuova lo Studio generale, onore che allora era tanto ambito dalle province e giustamente, perché in questi studi insegnavano i migliori lettori e accedevano i migliori studenti. Il convento soltanto nel 1662 venne dichiarato Studio generale di teologia ed ebbe una storia abbastanza gloriosa. Circa il 1764 v’insegnava il dotto e formidabile polemista, padre Flaminio Annibali da Latere; nel gennaio 1772 a Santa Maria Nuova si tennero i concorsi provinciali di filosofia e teologia; nel febbraio del 1773 i concorsi di teologia e similmente nel febbraio del 1789 quelli di filosofia e teologia. Lo Studio generale di Santa Maria Nuova dette in ogni tempo professori al Collegio Università Nolfi di Fano.”25 Dalla lettura del brano appena riportato si evince come il neonato Studio generale eccellesse soprattutto nel campo degli studi teologici e filosofici, ossia nelle discipline particolarmente amate da fra’ Bartolomeo Cimarelli, delle quali scienze è possibile presupporre la presenza in biblioteca di una cospicua e preziosa raccolta libraria. E’ quindi del tutto lecito immaginare l’esistenza di un forte legame che univa saldamente la gloriosa vita dello Studio generale con la ricchezza della biblioteca a questo connessa 26. A riprova di questo importante evento storico si conserva, ancora oggi, la supplica originale inviata dai frati di Santa Maria Nuova al civico fanese, nella quale si invitano i signori consiglieri a contattare il reverendissimo padre Lanci, loro procuratore generale a Roma, affinché si adoperasse per creare presso di loro lo Studio di Giubilazione27. Il fatto che nella supplica, non datata, si esplichi: “manutenenza di reputazione di questa illustrissima città come dello Studio che sino ad hora ha goduto simile privilegio”, lascia intendere che anche prima dell’anno 1661 esisteva nel convento fanese uno Studio, che però desiderava essere promosso ad un livello “più cospicuo”, ossia di “Giubilazione”. Piena conferma di quanto richiesto nella supplica viene poi dal verbale di consiglio speciale redatto in data 10 settembre 1661 che recita: “Convocato Consilio Generale de mores cum assistentia Domini Nicolai a’ Lancis Officialis Maior Guardiae et nondum adunato Generale et Convocato Speciale in numero 13 cum assitentia Magistrati D. Praetoris qui postea accessit. Lecta supplicatione fratruum Sanctae Mariae Novae petentium litteras favorabiles Reverendissimo Patri Procuratori Generali a’ Lancis, ut faveat ipsis Patribus ad obtinendum studium huius Civitatis sit in honore Jubilationis […] et posito partito obtinuit […] aliquam eleemosinam pro subsidio suae familiae”28. Dalla lettura di entrambe queste fonti documentarie si è portati a escludere qualsiasi legame di parentela tra il procuratore generale Padre Nicolò Lanci e la famiglia nobile fanese dei Lanci29. Purtroppo neanche nelle pagine degli importantissimi Annali dell’Ordine dei Frati Minori si sono potute ricavare notizie biografiche o storiche relative al “nostro” procuratore generale, del quale oltre al nome, conosciamo solamente la sua origine o cittadinanza fanese, come ha sug- 225 LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO gerito lo storico locale Pier Maria Amiani, e la sua permanenza romana. In merito all’evoluzione storica della biblioteca ed alla storia delle collezioni librarie in questa contenuta poche sono le informazioni a nostra disposizione a causa della mancanza di fonti archivistiche. Riguardo la sua ubicazione un’importante notizia viene ancora dedotta tra le righe del brano del Tosti30; questi trattando a proposito del rifiorire della vita e delle attività religiose ed intellettuali nel convento di Santa Maria Nuova dopo la triste esperienza delle soppressioni napoleoniche, mise in evidenza il ritorno all’originario splendore ed il rifiorire degli studi, tanto che nell’anno 1851 il convento venne dichiarato Studio generale di Filosofia e Teologia, trovandosi presenti eccellenti lettori e professori del calibro di padre Luigi Flamini e padre Antonio Maria Pettinari. In questi stessi tempi, continua il Tosti, vennero fatte anche nuove costruzioni, tra cui, si legge: “nel 1845 dal padre Flamini, allora generale dell’Ordine, venne costruita la Biblioteca”31. Purtroppo non è dato sapere se si trattasse di un rifacimento degli arredi o di una ristrutturazione od ampliamento dei locali adibiti a libreria fin dal tempo della sua erezione, nel lontano XVII secolo, e neppure se questa fosse stata completamente trasferita in nuovi locali del convento, magari giudicati più idonei a tal uso. Relativamente invece alla storia delle collezioni librarie successivamente confluite per arricchire il nucleo originario donato dal Cimarelli, si è già visto come queste, nel corso dei secoli, si ampliarono grazie allo sforzo profuso da diversi padri guardiani in servizio nel convento fanese. Tuttavia informazioni più puntuali e dettagliate vengono ancora dal Tosti, che informa: “alla morte di Latino Negusanti, poeta e giurista insigne, le sue opere manoscritte furono date a ‘quei sapientissimi Padri’ di Santa Maria Nuova; parimenti andarono ad arricchire la Biblioteca le opere di Pietro Negusanti, altro poeta e autore della Faneide, che morì nel 1662 e volle essere 226 sepolto coll’abito francescano in Santa Maria Nuova”32. Di altre donazioni non si hanno notizia, tuttavia sono facilmente ipotizzabili considerando l’importanza del convento fanese e, di riflesso, della sua libreria. Per le vicissitudini delle collezioni librarie e dei singoli volumi in questa contenuta e per poter esattamente quantificare e qualificare l’intera libreria, sarebbe stato fondamentale conservare, ancora oggi, il catalogo dei manoscritti e dei volumi, come felicemente accade per altri importantissimi fondi librari, come ad esempio, per Fano, quello della libreria del Federici, oppure, restando in tema di ordine francescano, quello che si conserva ancora nell’archivio storico Diocesano di Ancona, appartenuto alla biblioteca dei canonici regolari della chiesa di San Giovanni Battista in Pannocchiara, alla quale si aggiunse, in maniera preponderante, la collezione libraria dei frati minori succeduti ai primi33. Tuttavia importanti notizie trapelano tra le righe di alcuni documenti risalenti al periodo dell’incameramento dei beni religiosi da parte del neonato Stato italiano a seguito dei provvedimenti comunemente appellati “leggi eversive dell’asse ecclesiastico”, emanati tra il 1866 e il 1867. Nella lettera circolare n. 2079 spedita dal sindaco di Fano Pasqualucci al prefetto di Pesaro in data 22 agosto 1868 con oggetto “Libri e oggetti d’arte degli enti morali religiosi aboliti dalla legge 15 agosto 1867” si dichiara che dagli enti morali minori osservanti (zoccolanti), cappuccini e camaldolesi di Montegiove pervennero al municipio, a seguito di regolare cessione fatta dal governo, i libri lasciati da dette corporazioni dei quali si era già provveduto a mandare un dettagliato catalogo al ministero della Pubblica Istruzione. In queste righe si evince il seguente numero dei volumi: minori osservanti n. 992, cappuccini n. 652 e camaldolesi di Montegiove n. 73034. Anche la circolare n. 218, spedita dall’Amministrazione delle Tasse e del Demanio - Ufficio del Registro in Fano - al prefetto Petrucci, in data 31 maggio 1867, avente come oggetto “Fondo LA PUBBLICA LIBRERIA Culto. MM. Osservanti e Cappuccini di Fano e Camaldolesi di Montegiove. Libri ed oggetti d’arte”, torna a trattare sull’argomento in questione35. Tuttavia notizie ancora più esaustive e precise inerenti al patrimonio librario della biblioteca francescana si celano in una lettera datata 11 settembre 1867, a firma dell’allora custode e bibliotecario comunale Luigi Masetti, avente per oggetto la “Biblioteca dei M.M. O.O.” nella quale, oltre ad essere ribadita l’importanza della raccolta libraria in questione, vengono elencate alcune opere andate disperse in occasione della consegna del materiale librario al municipio fanese36. Una successiva nota del bibliotecario Masetti, indirizzata sempre al sindaco di Fano in data del 10 dicembre 1867, avverte ancora come i libri del convento di Santa Maria Nuova fossero stati trasportati nei locali della biblioteca già dei cappuccini37. Altre fondamentali informazioni storiche, seppur indirette, sono state evinte nel sesto volume delle Cronache del convento del Beato Sante di Montebaroccio ove, in merito alla biblioteca istituita in questo prestigioso santuario, viene riportato: “1949 Relazione del lavoro compiuto nella Biblioteca del Convento del Beato Sante dal 25 ottobre al 22 dicembre 1949: la Biblioteca del convento all’inizio del lavoro era praticamente inesistente, poichè ben pochi erano i libri conservati nel suo locale e quelli raccolti nel locale antistante non le appartenevano; negli scaffali sconnessi, inoltre, erano evidenti i segni della presenza dei topi. Considerata la importanza del convento e santuario di Montebaroccio, al Bibliotecario Padre Previtera è sembrato opportuno fondere i libri provenienti dalla Biblioteca di Fano con quelli pochi, ma buoni, rimasti nella Biblioteca di Montebaroccio. Dalla fusione sono stati avvertiti i Padri di Fano che si sono espressi consenzienti e il Superiore Provinciale. Sono occorse 7 giornate di falegname per riparare gli scaffali e la porta d’ingresso e collocare altri palchetti nella credenza dell’archivio. Dallo spoglio della Biblioteca è risultato un certo numero di volumi deteriorati e inservibili i quali sono stati alienati per la copertura di spese incorse dal Convento. La Biblioteca possiede una importante raccolta di cinquecentine, oltre a buone opere dei secoli posteriori quali: opere di S. Agostino, S. Bonaventura, S. Tommaso, S. Alberto Magno, ecc. La Storia del Concilio di Trento del Pallavicino; il Vocabolario Italiano della lingua Universale [...] in 7 volumi; il “Glossarium infime latinitatis” del Du Cange in 6 volumi. Il corso Teologico e Scritturistico (quest’ultimo completo) del Migne e la collezione completa della “Civiltà Cattolica” ... Nell’Archivio conservati tre incunaboli. Opuscoli di Hieronimo da Ferrara (Savonarola) spaginato ed incompleto; importante per le xilografie. Il “Mariale” di Fra’ Giacomo da Varagine unito ad una altra opera “Sermoni” dello stesso Fra’ Giacomo, cui mancano fogli iniziali. Vi si conservano pure, oltre al proprio materiale già ordinato dal P. Antonio Talamonti ofm, alcune copertine di vecchie salmiste, le borchie di stile sono originali. Annotazione del Bibliotecario Padre Previtera. La Biblioteca è stata formata in gran parte con libri provenienti dalla ex Biblioteca di Fano i cui locali sono stati adibiti per altri scopi. Alcuni libri di carattere strettamente scolastico e francescano sono stati trasportati a Falconara per la Biblioteca francescana e a Sassoferrato.” 38 Conferma di quanto appena riportato ci viene anche da un appunto manoscritto, in brutta copia, gentilmente passatomi da padre Silvano Bracci, conservato all’interno di un fascicolo intitolato Appunti di Cronaca del Convento di Santa Maria Nuova, ove si legge: “1946: volendo iniziare una Schola Cantorum con intendimenti artistici è stata liberata la sala adibita a libreria a pian terreno per le prove di musica e raduno dei giovani. I libri più importanti furono portati a Montebaroccio (Beato Sante) altri a Falconara, parte venduti per carta”. I brani appena proposti risultano di estrema importanza, non solo per la ricostruzione delle vicende storiche della biblioteca fanese, ma 227 LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO Frontespizio del libro Teologia Moralis di Anacleti Reifntuel, con ex libris (Biblioteca Santuario Beato Sante R V 1) anche perché potrebbero fornire indirettamente un sommario elenco dei principali volumi, oggi confluiti a Mombaroccio, ma che in origine potevano appartenere alla soppressa biblioteca del convento di Santa Maria Nuova di Fano. Sicuramente un numero consistente rispetto a quelli che si trovavano in origine nel santuario del Beato Sante stando alle testimonianze scritte ed alle giornate spese dal falegname per dotare la nuova biblioteca riunita, del numero sufficiente di scansie. Una raccolta formata da manoscritti, incunaboli, cinquecentine ed altri numerosi volumi editi nei secoli successivi. Di alcune di queste opere viene fornito anche un sintetico elenco, comunque illuminante per qualificare ed individuare le materie raccolte: patristica, teologia, filosofia, annalistica, storia e grammatica, tutte scienze fondamentali per dotare un prestigioso “Studio generale” di un’altrettanta ricca e prestigiosa biblioteca39. Nella speranza di individuare con certezza i volumi provenienti da Fano è stato dal sottoscritto effettuato, a cam- 228 pione, un raffronto degli ex libris presenti nei volumi attualmente conservati presso la biblioteca del santuario di Mombaroccio. Nonostante il fatto che al momento la raccolta libraria si trovi provvisoriamente poggiata in una nuova stanza a causa dei lavori di restauro nei locali adibiti a biblioteca e che la maggior parte dei volumi lì conservati non presentino al loro interno alcun “ex libris”, sono stati, al momento, individuati due libri recanti, entrambe, la seguente dicitura, posta nella controrisguardia del piatto anteriore: “Ad uso dello Studio di S. Maria Nuova di Fano”. Guarda caso si tratta di un volume di carattere teologico ed un volume di carattere filosofico, fatto che mostra a chiare lettere sia l’originaria dedizione del Cimarelli per queste due scienze, sia la specializzazione perpetuata dallo Studio fanese. Per la precisione si tratta dell’opera di Anacleti Reifntuel Teologia Moralis edita a Venezia nel 179040 e dell’opera di Ludovico Antonio Muratori La Filosofia Morale stampata a Venezia nel 1754 nella stamperia Remondini41. LA PUBBLICA LIBRERIA Altra opera conservata a Mombaroccio, senza “ex libris”, ma facilmente riconducibile alla libreria fanese, è l’opera stampata a Fano nel 1802 dalla tipografia del Leonardi, che reca il seguente frontespizio: “Admodum Reverendo Patri / Carolo Mariae Perusino / […] / P.F. Franciscus A Granarola / Minorita / Almae Observantis Picenae Provinciae Alumnus / et in Fanensi Sanctae Mariae Novae Lyceo / Sacrae Theologiae Studens Generalis […]”. Meno fortunata è stata la ricerca, a campione, degli ex libris compiuta nella biblioteca francescana di Falconara, dove al momento non è stata trovata alcuna opera proveniente dall’antica biblioteca del convento di Santa Maria Nuova di Fano, valente istituzione nata e sviluppatasi per effondere l’amore per l’erudizione nelle menti e nei cuori dei nostri predecessori. Note 1. F. Battistelli (a cura di), Biblioteca Federiciana Fano, Fiesole, 1994. 2. La situazione della pubblica lettura a Fano, antecedente alla fondazione della biblioteca del Federici, viene così sintetizzata da Luigi Masetti: “Supplivano allora questa mancanza (quella di una pubblica biblioteca) le biblioteche delle comunità religiose aventi studio in questa città, a cui ricorrevano gli ecclesiastici specialmente per le lettere sacre, mentre per le profane erano ricche quelle dei particolari, e sopra tutto dei Nolfi, dei Marcolini, dei Montevecchio, dei Carrara, dei Castracane e degli Amiani. Fra le comunità religiose quelle dei Canonici Lateranensi, de’ Conventuali, de’ Minori Osservanti, de’ Cappuccini e de’ Gesuiti […]”; vedi: L. Masetti, Memorie sulla Biblioteca Comunale di Fano denominata Federiciana, Fano, 1873. 3. Archivio di Stato di Pesaro - Sezione Archivio di Stato di Fano (ASP - SASF), Archivio Storico Comunale (ASC), Referendaria, reg. 84, c. 227r. 4. P. V. Cimarelli, Istorie dello stato di Urbino, Brescia, 1642 1643, lib. III, p. 176. 5. Ibidem. 6. “Ha scritto vagamente sopra varie scienze, come io ne posso fare indubitata fede, havendo gli suoi scritti veduti e con attentione benissimo di essi la dottrina compresa, i quali non ancora dati alle stampe, furono alla sua morte dagli suoi Padri à questo effetto pigliati”. P. V. Cimarelli, op. cit. 7. “Scrisse anco la quarta Parte delle Croniche di San Francesco, divisa in cinque volumi, de’ quali tre solamente veggonsi alla luce, sendo gli altri due rimasti alla sua morte in mano dello stampatore in Venetia, il qual’essendo anco similmente il seguente anno mancato non hebbedè restituitli potere: onde si stimano smariti”. P. V. Cimarelli, op. cit. 8. “Scrisse e pubblicò: Croniche dell’Ordine di San Francesco, di Fra’ Bartolomeo Cimarelli in Venezia 1620 per Berezza Berezzi, vol. 5 (3) in 4° e in Napoli per Novello de Bonis 1680 in 4°. Forma quest’opera la Parte Quarta delle Cronache de’ Minori, scritte già da fra’ Mauro da Lisbona ( e poscia tradotte dal Diola) ed è molto pregiata non solo pel profitto spirituale, ma eziandio per la varia e molteplice erudizione. Più altri manoscritti di materie scientifiche lasciò frà Bartolomeo nella sua morte in mano de’ suoi religiosi, per quanto affermasi dal detto Cimarelli, che niun cenno peraltro ci ha dato del luogo ove furono collocati”. Biblioteca Picena, Osimo, 1793, t. III, pp. 210 - 211. 9. Diede inoltre alle stampe: Chronicorum Ordinis partem quarta succedaneam tribus prioribus a Marco Ulyssiponensi compositis, anno 1621; Adnotationes in quatuor Lib. Sententiarum Scoti; Commentaria in primum et quartum Scoti; Apologia di diverse cose di filosofia o di teologia contro i detrattori dell’Ordine francescano; De forma et colore divi Francisci habitus; Controversiarum Ioannis Radae quarta pars. in Venezia 1617. 10. “Fù da suoi superiori mandato, con carichi degni della sua persona, nella Spagna, ondè dimorò cinque anni in stima tale presso à quella Corte, che da tutti per gli suoi pronti e virtuosi discorsi ammirato veniva e per divino huomo tenuto. Per questo più volte introdotto fu all’udienza di quella Maestà Cattolica, riportandone pretiosi doni e segnalate gratie; e quando da suoi emoli stato impedito non fosse (troppe vivace tassandolo e nelle Frontespizio del libro La Filosofia Morale di Ludovico Antonio Muratori, con ex libris (Biblioteca Santuario Beato Sante R IV 31) 229 LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO sue risolutioni violento) senza fallo sarebbe stato co’l mezzo della detta Maestà, al Generalato della sua Religione promosso”. P. V. Cimarelli, op. cit. 11. P. V. Cimarelli, op. cit. 12. P. V. Cimarelli, op. cit. 13. “[…] e dopo non molti giorni lo dimandò anco per Vescovo titolare alla Santa Sede, da cui ottenuta la gratia de’ beni Ecclesiastici assai ricca entrata procurarli”. P. V. Cimarelli, op. cit. 14. “Poterono tanto gli accennati honori nel cuore de’ maligni, ulcerati dalla cantaride dell’invidia e punti dal tarlo del livore che co’l veleno si spinsero à procurarli la morte, la quale successe l’anno 1628. Il cui cadavero fu nella Chiesa di San Francesco delle Vigne nella medesima città di Venetia, riposto. Di sommo dispiacere fu la morte di questo gran religioso all’Altezza di Mantova et à tutta la sua Corte, come se ne videro con chiarezza i segni, honorando egli con la sua presenza e con l’assistenza della medesima Corte gli offici funebri, che con solennità gli si celebrarono da’ padri della sua Religione in San Francesco di Mantova” P. V. Cimarelli, op. cit. 15. Aveva Bartolomeo un fratello pure lui frate dell’osservanza francescana, padre Marco Cimarelli, morto nel 1631 (anche questi ricordato da Vincenzo Maria Cimarelli nelle sue Istorie dello Stato di Urbino, cit), che risulta Guardiano di Santa Maria Nuova in un atto del 6 agosto 1569 (vedi sempre in questo volume G. Boiani Tombari, Regesti, alla data). 16. P. V. Cimarelli, op. cit. 17. Vedi: Biblioteca Picena, op. cit. 18. P. M. Amiani, Memorie Istoriche della città di Fano, Fano, 1751, vol. II, p. 264. 19. Biblioteca Federiciana di Fano (BFF), Sala Manoscritti, Fondo Amiani, n 4. 20. ASC - SASF, ASC, Consigli, Libro dei Consigli n. 139, nn. 21. J. Ligi, Congregazione dell’Oratorio di Fano, BFF, Sala Manoscritti, Fondo Federici, n. 76. 22. “Et posito partito a chi pare e piace … che la concessione del Vicolo che dimandano li Padri Zoccolanti non è dannosa ne’ al Publico, ne’ al Privato per non servire al comodo d’alcuno e per non haver il suo utile e vedendosi che più tosto come per accomodamento et abbellimento della Città in vista del presente partito si conceda detto sito alli sopradetti supplicanti conforme alla dimanda loro per ovviare le Cause esposte nella supplica et conseguire con l’accomodamento…”. ASP - SASF, ASC, Consigli, Libro dei Consigli n. 158, cc. 145 - 146. 23. “Requisiti di Francesco Maria Polidori, dei suoi antenati ed Anna Maria Durantini sua madre e parente della medesima. Carlo Polidori padre di Francesco Maria prese per moglie l’anno 1665 Anna Maria figlia di Giovanni Andrea Durantini, quale aveva per moglie una di casa Galletti che di questa casa e sua famiglia vi sono stati molti virtuosi, uno fu monsignor Flavio Galletti vescovo di Anglona come si può vedere da una pittura nel claustro di Santa Maria Nuova sopra la porta della libreria, quale morì a Roma e fu sepolto alla Madonna del Popolo ove si vede il suo deposito con una lapide e sua iscrizione ad perpetuam rei memoriam”. ASP - SASF, ASC, Famiglie Fanesi, b. 7, fam. Polidori. 24. P. M. Amiani, op. cit., vol. II, p. 293. 25. S. Tosti, L’Osservanza a Fano, in Memorie Francescane Fanesi, pp. 168 - 181, qui pp. 177-178. 26. “Una biblioteca e uno studio, dunque aperti all’intera città 230 e che dovettero certo apparire come il logico coronamento di un’attività tipografica e di studio in cui la città si era venuta da tempo distinguendo fra le consorelle marchigiane, ospitando gli stampatori Girolamo Soncino (1501 - 1508; 1515 - 1517), Giacomo Moscardi (1562 - 1572) e Pietro Farri (1590 - 1593; 1596 - 1612), dando vita al Seminario dei chierici (1569) e successivamente all’Accademia degli Scomposti (1641), predisponendosi infine ad accogliere il Collegio dei padri gesuiti (1674) e a rendere operante il testamento di Guido Nolfi con l’apertura dell’omonimo Collegio degli studi (1680), destinato a diventare sede universitaria a partire dal 1729”. F. Battistelli (a cura di), Biblioteca Federiciana, cit., p. 33. 27. “Lo Studio di Santa Maria Nova trovandosi escluso nel prossimo passato Capitolo Generale della nota de Studii di Giubilazione e conseguentemente da una si riguardevole prerogativa, che toglie a i Padri Lettori che vi esercitano la lettura in spazio di nove anni l’esser anoverati tra i Ministri Provinciali; fa ricorso alle Illustrissime Vostre Signorie si per la manutenenza di reputazione di questa Illustrissima Città, come dello stesso Studio, che sino ad hora ha goduto simile privilegio a’ fine vogliano compiacersi scrivere lettera favorevole al Reverendissimo Padre Lanci Procuratore Generale in Roma, acciò prenda la posizione di questo Studio con farlo dichiarare di Giubilazione in conformità di quello di Ancona, che da Sua Beatitudine dieci mesi sono fu restituito in pristinum; che il tutto saria cagione di destare i suggetti riguardevoli al desiderio di questa stanza e quelli vi sono al non tentare la promozione a studio più cospicuo, ove possano godere il privilegio delle fatiche. Saranno pero f. Bonaventura Ferrari Devotissimo Servitore delle Signorie Vostre Illustrissime che informerà Sua Reverendissima con addurli fondamenti co’ quali facilmente né possa riportare facilmente l’effetto e le grazie delle Signorie Vostre Illustrissime l’honore di tanto favore; che Deus.”. ASP -SASF, ASC, Suppliche, vol. 1. 28. Vedi: ASP -SASF, ASC, Consigli, Libro dei Consigli n. 169, c. 92r. 29. Analizzando infatti la Genealogia delle Nobili Famiglie Fanesi del Bertozzi (cfr: F. Bertozzi, Genealogia delle nobili famiglie Fanesi, BFF, Sala Manoscritti, Fondo Bertozzi, prot. F.) e il Libro D’oro della Nobiltà Fanese del Borgogelli (cfr: P.C. Borgogelli, Libro D’oro della Nobiltà Fanese, BFF, Sala Manoscritti, Fondo Federici, n. 310, vol. 10) si evince come Nicolò Lanci, nobile fanese, vissuto anch’egli nelle metà del XVII secolo, non fu mai un uomo di chiesa, svolgendo invece esclusivamente incarichi pubblici e prendendo in sposa Giustina Giunti di Montenovo (“Nicolaus Lancius filius quondam Johannis Nobilis Fanensis [...] fu ammesso di Consiglio il 20 settembre 1650. Fu Priore di novembre e dicembre 1650. Poi fu Gonfaloniere per breve di Alessandro VII del 18 ottobre 1656 ed esercitò in luglio e agosto 1657 e gennaio e febbraio 1661 [...] Sposò Giustina del Cavalier Antonio Giunti di Montenovo [...]”; P. C. Borgogelli, cit.”). Fu invece il di lui fratello carnale Giovanni Maria Lanci ad intraprendere, con successo, la carriera ecclesiastica ricoprendo, tra i tanti uffici, anche quello di procuratore generale, ma dei canonici regolari di San Salvatore in San Paterniano (ossia i canonici lateranensi) e non dei padri minori osservanti di Santa Maria Nuova (“Lanci Gio. Maria da Fano, professando l’Ordine de’ canonici regolari di S. Salvatore, ne sostenne la carica di Abate e quindi all’altra più onorevole fu promosso a Roma di LA PUBBLICA LIBRERIA procurator generale. Morì l’anno 1671 allorquando stava sotto i torchi una sua opera, che di poi fu publicata dal fratello Nicolò e presentata al ch. sig. card. Bona, di cui mentr’era in vita l’autore, goduto avea singolarmente la grazia […] Varie sue lettere si pubblicarono fra quelle del detto sig. cardinale ed il ch. P. ab. Trombelli nelle sue Memorie Istoriche di S. Maria del Reno e S. Salvatore dopo averlo chiamato dottissimo uomo e molto benemerito della sua congregazione […] L’Amiani nella Storia di Fano accenna una di lui divota ed erudita orazione, recitata in detta città nella chiesa di San Paterniano per la occasione del flagello della peste, che nel 1656 andava desolando l’Italia”. Biblioteca Picena, Osimo, 1796, t. V, pp. 220 - 221). Nessun altro membro di Casa Lanci, vissuto in quel determinato periodo storico, può essere identificato con il citato procuratore. 30. L’informazione viene ripresa anche nel dattiloscritto intitolato Storia e vicende del convento francescano di S. Maria Nuova in Fano (Pesaro) redatto da padre Cristoforo Fini nell’anno 1953, conservato presso l’archivio storico Diocesano di Fano, Conventi e Monasteri Fanesi, vol. 15. 31. S. Tosti, L’Osservanza a Fano, cit., p. 180. 32. Ibidem, p. 177. 33. G. Pagnani, Un Archivio Ecclesiastico Anconetano dal 1051 al 1863, in “Studia Picena”, vol. XXVIII (1960), p. 81. 34. ASP -SASF, ASC, titolo IX, busta 506, 1868. 35. “E’ piacevole al sottoscritto porgere avviso all’Onorevole Signor Sindaco di Fano che la Direzione Demaniale di Ancona con Nota 14 Maggio ultimo scorso N. 4355 comunicava che il Guardasigilli con Decreto in data 8 medesimo mese ha disposto che i libri e gli oggetti d’Arte dei tre Conventi a margine indicati siano ceduti al Municipio di Fano con l’obbligo però di provvedere per il locale, e di destinare una somma per la conservazione di essi e di farne a suo carico l’esatto catalogo in doppio nell’atto di consegna. Vorrà pertanto l’Onorevole Signor Sindaco compiacersi fissare il giorno o i giorni per ricevere gli oggetti, ed i libri in discorso. Quante le volte credesse di delegare Persona di sua fiducia per la consegna vorrà questa munirla di apposita lettera di autorizzazione.”. ASP -SASF, ASC, titolo IX, busta 506, 1868. 36. “All’Ill.mo Sig. Sindaco di Fano. Perché a molti era noto il valore di alcuni grandi opere esistenti nella Biblioteca dei M.M. O.O. e perché alcuni potrebbero rammentarle e ricercarle in proprietà del Municipio, il sottoscritto che ha assunto oggi il carico del nuovo inventario e della consegna, ama che il Sig. Sindaco sappia, e ne resti memoria scritta a sua garanzia che nella Biblioteca stessa mancano le seguenti Opere che ne formavano il pregio e che figurarono già descritte nell’inventario redatto alla presa di possesso fatta dagli Agenti del Governo nel mese di febbraio dell’anno 1861, trascurando alcuni libri di minor conto i quali restano compensati da altri che non furono descritti nel citato inventario. Trovandosi gl’indicati libri posti in terra e nel massimo disordine, attenderà che gli venga indicato come e dove abbiano a riordinare a scopo di pubblica utilità. Luigi Masetti Custode Bibliot. (segue l’elenco) S. Thomae Aquinatis Opuscula vol. 12 (due copie); Luca Wadding Annali Francescani vol. 29; Dufresne Glossario vol. 6; Epigraphicum Morcellianum vol. 4; Morcelli sud. de Stilo inscript. vol. 5; Agatopisto - Storia ed indole di ogni filosofia vol. 12; Labbé Collezione dei Concili, vol. 29; Amiani Storia di Fano, vol. 2; Muratori opere, vol. 24; Grisellin - Dizionario delle Arti e Mestieri, vol. 18; Natali Alessandro - Storia Ecclesiastica, vol. 18; vedi: ASP -SASF, ASC, titolo IX, busta 506, 1868. 37. ASP -SASF, ASC, titolo IX, busta 506, 1868. 38. Mombaroccio, Archivio Beato Sante, Cronache, Sez. C, lib. 5, pp. 2809 - 2810. 39. Nella citata lettera circolare n. 2079, spedita dal sindaco di Fano al prefetto di Pesaro, viene dichiarato come un elenco completo dei libri della biblioteca in oggetto era stato trasmesso al ministero della Pubblica Istruzione; non è pertanto da escludere l’esistenza di questo importante documento a Roma, presso l’archivio Centrale dello Stato. 40. Mombaroccio, Biblioteca Beato Sante, R V 1. 41. Mombaroccio, Biblioteca Beato Sante, R IV 31. 231