AUSL RAVENNA
Rassegna stampa del 05/10/2011
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INDICE
AUSL RAVENNA
05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Forli
DOPO i vari articoli apparsi sul trasporto di disabili, ci sentiamo in dovere di ...
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05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Mare senza barriere per i disabili con il 'Bagnino amico'
8
05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Forli
INCONTRO tra i presidenti delle province...
9
05/10/2011 Corriere di Romagna - Forlì
Boom di "tuffi" per i disabili
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05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
«Una nuova cittadella dei servizi sociali e sanitari»
11
05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
«Non aveva diritto a quei permessi»
12
05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
«NON è ammissibile che una banda più o meno organizzata di individ...
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05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Cesena
La Wellness valley progetta il futuro
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05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Cesena
«Meno campanili per affrontare meglio la crisi»
15
05/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
La rivincita della sanità Via al Rizzoli del Sud strappato alla mafia
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05/10/2011 L Unita - Bologna
PUBBLICO-PRIVATO Project financing in frenata Nei primi otto mesi 130 opere
17
05/10/2011 Corriere di Romagna - Rimini
Le Provincie dialogano su " area vasta "
18
05/10/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
Ma le tensioni nel reparto restano
19
05/10/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
Lo sostiene il direttore della Caritas don Alberto Brunelli mentre cresce il numero di
bisognosi, anche italiani
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05/10/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
Un tavolo di lavoro per la "macro-provincia"
21
05/10/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
Servizi con la regia unica
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05/10/2011 Corriere di Romagna - Forlì
Le tre Province guardano alla Romagna
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05/10/2011 L'Informazione di Bologna
Alla ricerca di una governance territoriale
24
05/10/2011 La Voce di Romagna - Rimini
Area sempre più Vasta
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05/10/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
RAVENNA - "La costituzione di tavoli...
26
05/10/2011 La Voce di Romagna - Forli
Focus Camera di Commercio
27
05/10/2011 La Voce di Romagna - Forli
19 realtà si fanno portavoce della naturale vocazione della Romagna
28
05/10/2011 La Voce di Romagna - Forli
I presidenti delle Province vogliono tirar giù il campanile
29
05/10/2011 La Voce di Romagna - Forli
Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna annunciano una...
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05/10/2011 Il Sole 24 Ore - CentroNord
BANDI E APPALTI: LA TOP TEN DELLA SETTIMANA
31
05/10/2011 L'Informazione - MODENA
Alla ricerca di una governance territoriale
33
05/10/2011 La Cronaca Di Piacenza
A Milano Marittima la convention dei presidenti delle Camere di commercio
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SANITÀ NAZIONALE
05/10/2011 Corriere della Sera - MILANO
«Avevo perso le mani Ora accarezzo i miei figli»
36
05/10/2011 Il Sole 24 Ore
San Raffaele: Malacalza e Ior aggiustano il piano
38
05/10/2011 La Repubblica - Napoli
Costretta a letto per la distrofia l'Asl non ha la tecnologia per curarla
39
05/10/2011 La Repubblica - Torino
Gestione negligente, la Regione vuole chiudere Villa Cristina
40
05/10/2011 La Repubblica - Torino
Il Pd: "Sanità, liste d'attesa fino a un anno"
41
05/10/2011 La Repubblica - Torino
Autotrapianto di tessuto ovarico Era sterile avrà un figlio
42
05/10/2011 La Repubblica - Palermo
Il Rizzoli nell'ex casa di cura di Aiello polo ortopedico da 21 milioni all'anno
43
05/10/2011 La Repubblica - Palermo
Scandalo rimborsi, ispettori nelle altre cliniche
44
05/10/2011 La Repubblica - Genova
Sonda dimenticata nella gamba, arrivano i Nas
46
05/10/2011 La Repubblica - Bari
Parti cesarei, boom da scandalo a Foggia si supera il 95 per cento
47
05/10/2011 La Repubblica - Bari
"Tagli, ecco i reparti a rischio paralisi"
48
05/10/2011 La Stampa - NAZIONALE
San Raffaele, pista brasiliana
50
05/10/2011 La Stampa - NAZIONALE
Parto record a Torino: quattro gemelli
51
05/10/2011 Il Giornale - Milano
«Via 7mila medici Presto saranno la metà di oggi»
52
05/10/2011 Il Giornale - Milano
Disabili, 365mila in Lombardia Parte la campagna
53
05/10/2011 Il Sole 24 Ore - NordEst
Distribuzione unica per i farmaci Ph-T
54
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
«Sostenibilità vo cercando»
55
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
Listini ospedalieri: Italia sotto del 10% nell'Ue
57
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
Sicurezza lavoro, via al Sinp
58
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
Emergenza, il riordino ai primi passi
59
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
Sangue italiano col patentino
60
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
Il gruppo? È più virtuale che reale
63
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
Braccio di ferro tra sigle e Regioni sul riordino delle cure primarie
64
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
Il medico di famiglia sogna la pensione
66
04/10/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
«Ai Mmg serve uno scatto»
67
05/10/2011 Il Sole 24 Ore - Lombardia
Venti milioni ai medici di base per gestire i malati cronici
69
AUSL RAVENNA
27 articoli
05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Forli
Pag. 9
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
DOPO i vari articoli apparsi sul trasporto di disabili, ci sentiamo in dovere
di ...
DOPO i vari articoli apparsi sul trasporto di disabili, ci sentiamo in dovere di dire la nostra opinione di addetti
ai lavori, visto che tutti hanno espresso la loro. E' dal 2007 che il 'Resto del Carlino' pubblica le lettere degli
autisti riguardanti questo delicato problema, le abbiamo scritte proprio per scusarci in anticipo con l'opinione
pubblica e metterla al corrente di chi fosse il giusto responsabile di questo disservizio. Alla signora Maria
Grazia Miserocchi rispondiamo che l'azienda Avm ha omesso di dire che il nostro territorio (Forlì e Cesena ) è
servito da diverse linee urbane, suburbane ed extraurbane ma solo alcune fermate della linea 92 sono
provviste di collaudo e autorizzazione per il carico e scarico di disabili. Quindi sulla linea 3, che transita all'
ospedale, non esistono fermate autorizzate e collaudate per disabili. Chi può incolpare l'autista se decide di
rispettare la legge? Lui ha fatto il suo dovere, oggi andare contro la legge è una responsabilità troppo grande
e nessuno glielo può imporre. Ci creda signora Miserocchi, quando succedono questi inconvenienti il più
dispiaciuto è sicuramente l'autista e abbiamo l'impressione che i meno dispiaciuti siano quelli che si sono
attivati e hanno chiesto scusa a mezzo stampa. Questi signori non possono pensare che le loro
responsabilità se le accollino gli autisti. Ognuno di noi ha il proprio ruolo, non vogliamo creare polemiche ma
la nostra amministrazione deve creare le condizioni che ci permettano di operare in sicurezza, sia per quanto
riguarda le fermate abilitate (macchine parcheggiate, cordoli alti, presenza di cassonetti per i rifiuti), che ripeto
sono solo alcune nella linea 92, sia per quanto riguarda gli autobus (pedane funzionanti, ancoraggi interni,
cinture, rispetto del codice). Proprio nella fermata di Forlimpopoli spesso mancano queste condizioni quindi
l'autista è costretto a tutelarsi da solo. Sappiamo tutti cos'è successo a Ravenna. Un signora disabile in
carrozzella non ancorato con badante si rovescia nell'autobus ed è deceduta, l'autista è indagato per omicidio
colposo, quindi anni di processi, psicologicamente provanti, aspettando una sentenza pro o contro, magari
perderà il lavoro, certamente spenderà del denaro. Le ultime tre righe della risposta data dalla signora Rita
Bartolomei alla signora Maria Grazia Miserocchi, la invitavano a fare la 'spia' su fatti come questi. Noi
invitiamo la signora a fare la 'spia' anche quando vede il cinquanta per cento dei passeggeri che non paga il
biglietto e comunicarlo alla signora Bartolomei oltre a metterne al corrente l'autista, invece di essere
remissiva e omertosa come fanno tutti i cittadini per paura di ripercussioni. Ma anche questo è compito
dell'autista. Paolo Cattani, segretario provinciale FAISA-CISAL ) SANITA' Ancora sul pronto soccorso SONO
molto d'accordo con la signora che ha risposto al consigliere Pd Alessandrini, preso da una difesa d'ufficio
veramente fuori luogo. Così come mi è piaciuta la risposta della caporedattrice del Carlino, alla quale il
consigliere voleva insegnare il mestiere. Così come per i giornalisti, anche per i politici, dovrebbero essere i
cittadini quelli a cui dar conto delle scelte che si fanno. Far presente che un servizio, così delicato come il
Pronto Soccorso, possa essere migliorato, dovrebbe incontrare attenzione, piuttosto che lesa maestà. Forse
a chi è abituato da sempre a vendere le eccellenze come fossero dei prodotti, e a concepire la
comunicazione, non tanto come esercizio di informazione ai cittadini, quanto piuttosto dal numero delle
presenze in tv, l'approccio di chi vuole rappresentare un problema, come nel caso del giornale, è vissuto solo
come fastidio o etichettato come strumentale. L'autoreferenzialità è sempre pericolosa, soprattutto quando si
parla di salute, un prodotto da maneggiare sempre con molta cura!! Lettera firmata
AUSL RAVENNA
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05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Pag. 17
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
TURISMO SONO 87 GLI OSPITI CHE HANNO UTILIZZATO LE CARROZZINE 'ANFIBIE' MESSE A
DISPOSIZIONE DALLA COOPERATIVA
Mare senza barriere per i disabili con il 'Bagnino amico'
SPIAGGIA e mare senza barriere sul litorale cervese: grazie alle speciali carrozzine 'anfibie' messe a
disposizione dalla Cooperativa bagnini, che ha anche una convenzione con un gruppo di operatori specialisti,
continua a crescere il numero di turisti diversamente abili che possono entrare in mare e bagnarsi in piena
sicurezza. L'iniziativa 'Un bagnino per amico' ha coinvolto nel corso della estate 61 stabilimenti balneari: 16 a
Milano Marittima, 19 a Cervia, 18 a Pinarella e 8 a Tagliata. Assommano a 87 i disabili che hanno usufruito
del servizio, mentre nel 2010 erano 80. Quaranta hanno utilizzato autonomamente le attrezzature fornite dalla
Coop, mentre 47 si sono affidati alla equipe guidata da Maurizio Merloni. Ma il dato più significativo riguarda
le prestazioni professionali, che sono salite e quota 564, il 58 percento un più rispetto all'anno scorso, quando
erano a quota 357. L'iniziativa era partita nel 2007 con 172 prestazioni. In 5 anni, le richieste delle carrozzine
e del personale qualificato, le ha fatte vertiginosamente aumentare. Ed anche i clienti assistiti, sano saliti
dagli iniziali 62, agli 87 della stagione appena conclusa. Tantissime lettere sono giunte alla Cooperativa
bagnini in cui queste persone ringraziano chi ha procurato loro la possibilità di fare il bagno. Riccardo
Saporiti, milanese di 31 anni sottolinea «la bravura e la buona volontà delle operatrici». «Occorre la presenza
di due persone per ogni disabile - fa presente - poiché così la fatica si suddivide e si avverte in misura
minore. Questa bellissima iniziativa non si deve fermare. Personalmente ne ho tratto un grande giovamento».
La Coop mette a disposizione 14 carrozzine, manovrate da 4 operatori, da giugno a tutto agosto, tutti i giorni
(escluso sabato e domenica) dalle 9,30 alle 12,30/13. Il progetto, oltre ad assumere una forte valenza etica,
si propone anche di fornire una proposta innovativa al sistema alberghiero.
AUSL RAVENNA
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05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Forli
Pag. 8
(diffusione:165207, tiratura:206221)
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Le tre province romagnole verso un'intesa economica
INCONTRO tra i presidenti delle province...
INCONTRO tra i presidenti delle province di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena, Claudio Casadio, Stefano Vitali
e Massimo Bulbi. I tre presidenti hanno parlato di Area Vasta, cercando di fermare il campanilismo che
emerge in questa fase di crisi. L'obiettivo è creare una conferenza economica territoriale.
AUSL RAVENNA
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05/10/2011
Corriere di Romagna - Forlì
Pag. 22
Raddoppiano le prestazioni di "Un bagnino per amico"
CERVIA. Nonostante la crisi, la Cooperativa bagnini continua a investire nel sociale, e i numeri le danno
ragione. L'iniziativa "Un bagnino per amico", ad esempio, che consente alle persone diversamente abili di
godere della spiaggia e del mare senza barriere, ha coinvolto nel corso dell'estate 61 stabilimenti balneari: 16
a Milano Marittima, 19 a Cervia, 18 a Pinarella e 8 a Tagliata.
AUSL RAVENNA
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Boom di "tuffi" per i disabili
05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 22
(diffusione:165207, tiratura:206221)
«Una nuova cittadella dei servizi sociali e sanitari»
TAGLIO del nastro sabato mattina per i nuovi locali ampliati e ristruttrati del centro sociale 'Bennoli' di
Solarolo dell'Azienda servizi alla persona 'Prendersi cura'. «E' un intervento molto importante - afferma il
presidente Giuseppe Toschi - perché realizza una vera e propria cittadella dei servizi sociali e socio-sanitari a
pochi passi dal centro di Solarolo». NELL'AMBITO dei lavori è stato realizzato ex novo il presidio socio
santiario dell'Asl e il centro della Medicina di gruppo con un intervento costato 606.665 euro. Con una spesa
di 263.459 euro sono stati anche ristrutturati e ampliati i locali della residenza per Anziani 'Bennoli', con
l'ampliamento della sala da pranzo e del soggiorno, di sale per la tv e il riposo. E' stato anche realizzato un
nuovo ingresso per la struttura. Il programma della giornata prevede alle 10 la Messa nella chiesa della
residenza per anziani e alle 10.45 il saluto delle autorità con l'inaugurazione e la visita nei nuovi locali,
compresa la sede dell'associazione di volontariato 'Monsignor Babini'. GLI INTERVENTI sono stati realizzati
con contributi regionali, il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio e Banca del Monte di Lugo e di una
donazione della Banca di Romagna Faenza. Image: 20111005/foto/4140.jpg
AUSL RAVENNA
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SOLAROLO PRONTO IL 'BENNOLI'. IL PRESIDENTE DELL' ASP TOSCHI: «INTERVENTO IMPORTANTE»
05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 20
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Il medico ha presentato ricorso contro il provvedimento dell' Ausl
CARLO RAGGI
di CARLO RAGGI AVEVA chiesto di usufruire dei permessi retribuiti per poter assistere la 'suocera'
gravemente invalida e malata; e di questi permessi aveva beneficiato, per qualche mese, anche dopo la
morte dell'anziana donna. Il fatto è che l'Ausl - protagonista della vicenda è un medico già in servizio nel
reparto di ginecologia dell'ospedale di Faenza - non solo ha scoperto dell'utilizzo dei permessi a 'suocera'
deceduta, ma anche che il medico non aveva comunque alcun diritto di beneficiarne perchè non della
suocera si trattava, ma della zia, ovvero un grado di parentela (il terzo) che non rientra fra quelli previsti dalla
legge. Di qui al licenziamento per giusta causa del medico, Vincenzo Milano, il passo è stato breve. Contro il
licenziamento il medico ha presentato ricorso d'urgenza al giudice del lavoro del tribunale di Ravenna,
Roberto Riverso, e ieri mattina si è tenuta l'ultima udienza, quella di discussione. Ora il giudice è in riserva di
decisione: il dispositivo comunque dovrebbe essere depositato in cancelleria entro pochi giorni. Per come
sono emersi dalle due precedenti udienze, i fatti contestati dall'Ausl appaiono ben provati e compito del
giudice quindi è quello di valutare se la condotta contestata al medico rientra fra quelle per le quali unica
sanzione prevista è il licenziamento oppure fra quelle per le quali sono previste misure disciplinari graduate;
in tal caso compito del giudice è di valutare la proporzionalità della misura adottata rispetto alla condotta
contestata. IL LICENZIAMENTO è conseguenza della scoperta, fatta dall'Ausl, che il medico ha usufruito,
non avendone diritto, di permessi retribuiti, previsti dalla legge 104 del 1992. Si tratta di permessi concessi
per assistere persone con «disabilità grave» in rapporto di parentela o affinità entro il secondo grado con il
dipendente del settore privato e dal primo gennaio 2009, anche del settore pubblico. La parentela di primo
grado annovera genitori e figli; quella di secondo grado: nonni, fratelli, sorelle, nipoti in quanto figli del figli;
sono affini di primo grado: suoceri, nuora e genero; sono affini di secondo grado i cognati. Possono essere
concessi tre giorni di permesso al mese. Insomma, fra parenti e affini, non è prevista la zia (se non in casi
eccezionali, non rientranti in quello in esame). Quando al medico è stata contestata la fruizione di tali
permessi, la risposta del professionista sembra essere stata quella per cui la signora invalida, nell'ambito
familiare era stata sempre definita come 'mamma'. E che quindi lui la riteneva suocera. LO STESSO medico
poco più di un anno fa era stato al centro di un altro procedimento disciplinare da parte dell'Ausl, sotto il
profilo, in quell'occasione, della scarsa qualità della condotta professionale, che si era concluso con il
licenziamento. Anche in quel frangente Vincenzo Milano presentò ricorso e della causa si occupò lo stesso
giudice Roberto Riverso che nominò un perito - un ginecologo di fama di Trieste - al quale fu chiesto se certe
scelte professionali del medico faentino rientravano fra quelle previste dall'arte medica oppure potevano
essere riferibili - come asseriva l'Ausl - a scarsa preparazione. Il perito concluse con la piena approvazione
delle scelte del medico e quindi il giudice accolse il ricorso e il ginecologo venne rientegrato al posto di
lavoro. La vicenda per la quale è scattato l'attuale licenziamento potrebbe avere anche conseguenze penali
sotto il verosimile profilo della truffa. L'Ausl ravennate è assistita dallo studio Zoli di Bologna. Image:
20111005/foto/4087.jpg
AUSL RAVENNA
12
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«Non aveva diritto a quei permessi»
05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 11
(diffusione:165207, tiratura:206221)
«NON è ammissibile che una banda più o meno organizzata di individui si aggiri indisturbata a pestare a
piacimento persone incolumi, in nome di una sicurezza 'fai da te' che non può trovare spazio nella società
ravennate»: lo afferma a gran forza Lina Taddei, responsabile dell'Area immigrazione del Pd di Ravenna
all'indomani della denuncia fatta da un senegalese di 39 anni, Fall Oumar Talla, residente a Bologna, da
dodici anni in Italia. Oumar Talla ha raccontato di essere stato vittima, la sera del 24 agosto, a Lido Adriano,
di un pestaggio in piena regola ad opera di tre persone, forse le stesse che in precedenza avevano
sottoposto ad analogo pestaggio altri due senegalesi la sera del 18 agosto. E probabilmente gli stessi che la
sera del 16 agosto prima investirono in auto un tunisino lungo la strada che da Lido Adriano porta a Lido di
Dante e poi presero a sassate il giovane che cercava di scappare. Conferme a questo genere di pestaggi
sono venute - riferite da Oumar Talla - anche da un medico del pronto soccorso dell'ospedale di Ravenna
che, visitandolo la notte del 24, gli raccontò che negli ultimi giorni a Lido Adriano erano accaduti analoghi fatti.
«E' indispensabile - scrive Lina Taddei - che venga fatta chiarezza su questi episodi. La tutela della sicurezza
spetta alle forze dell'ordine, non certo ai privati. I proprietari degli stabilimenti possono tutelare le proprie
strutture, ma questo non significa consentire ai vigilantes di compiere spedizioni punitive o addirittura
pestaggi. C'è la sensazione che qualcuno voglia formentare il clima di allarmismo che si è venuto a creare e
che ha per tema l'immigrazione. L'impegno di tutti - conclude Taddei - deve essere forte, per evitare che si
ripetano episodi di intolleranza». Le denunce dei pestaggi sono state raccolte dai carabinieri.
AUSL RAVENNA
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«NON è ammissibile che una banda più o meno organizzata di individ...
05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Pag. 7
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La Wellness valley progetta il futuro
Domani al Palazzo del Ridotto un confronto tra 19 aziende eccellenti
LA WELLNESS VALLEY delineata da un'intuizione di Nerio Alessandri esiste già e interpreta la naturale
vocazione della Romagna a fare dell'attenzione per la qualità della vita un valore sociale e un'opportunità di
sviluppo. Il tema cruciale per il futuro del territorio sarà al centro del 3° workshop sul progetto 'Romagna
Benessere' promosso dalla Wellness Foundation, in programma domani, a partire dalle 16.30 al Palazzo del
Ridotto di Cesena (piazza Almerici 7, nel cuore del centro storico). IMPRESE, pubbliche amministrazioni,
medici, Università, Scuola, Terme, imprenditori del turismo, realtà pubbliche e private della Romagna
porteranno la loro testimonianza eccellente su come interpretano e declinano il tema del Wellness, ovvero
della Salute e del Benessere della persona come responsabilità sociale. «Queste testimonianze eccellenti
provano ciò che diciamo da tempo, cioè che la Wellness Valley c'è già ed è più concreta di quanto a volte
riusciamo a vedere - commenta il presidente della Wellness Foundation Nerio Alessandri -. Cominciamo a
raccogliere i frutti del lavoro cominciato nel 2002, quando con la Fondazione abbiamo proposto di fare della
Romagna il primo distretto internazionale specializzato nella qualità della vita e nel benessere delle persone.
La qualità della vita è il primo fattore su cui puntare per la crescita del territorio. Dal workshop deve uscire il
messaggio che la Romagna lavora in squadra per mantenere il proprio primato nella Qualità della vita in
Italia. In questa fase storica ed economica non possiamo permetterci divisioni o gelosie ma solo condivisione
di obiettivi e strategie concrete». QUESTE le 19 realtà romagnole che porteranno la loro testimonianza
eccellente al Workshop Wellness Valley, che si svolge in collaborazione con la Settimana del Buon Vivere:
Ufficio Scolastico Provinciale, Ausl di Cesena, Comune di Cervia, Area Vasta Mobilità, Gal L'Altra Romagna,
'Muovi la vita' di Ravenna, Rimini Venture 2027, Bagni Fantini - Sportur, Almaverde, Amadori, Orogel,
Cesena Calcio, Terme di Castrocaro, Rimini Terme, Coni Forlì-Cesena, Legacoop Forlì-Cesena, Unibo, Apt
dell'Emilia Romagna, Irst. Image: 20111005/foto/1616.jpg
AUSL RAVENNA
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ECONOMIA E BENESSERE WORKSHOP PROMOSSO DALLA FONDAZIONE PRESIEDUTA DA NERIO
ALESSANDRI
05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Pag. 17
(diffusione:165207, tiratura:206221)
«Meno campanili per affrontare meglio la crisi»
CREARE una rete di competenze e risorse pubbliche per mettere punto interventi integrati con cui aiutare
meglio le imprese ad affrontare la crisi economica. E' la sfida di una 'governance locale' raccolta dal sistema
camerale e posta al centro della convention dei presidenti e dei segretari generali delle Camere di commercio
dell'Emilia-Romagna, in programma oggi e domani all'Hotel Aurelia di Milano Marittima. «Ci attende un 2012
pieno di difficoltà. Questa situazione obbliga tutti - dice il presidente dell'ente di Ravenna, Gianfranco Bessi
(foto) - a lavorare sul contenimento della spesa pubblica e sulla sua qualificazione. Servono politiche di area
vasta, al di fuori di campanili». Image: 20111005/foto/1746.jpg
AUSL RAVENNA
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CONVENTION CAMERALE
05/10/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ed. Nazionale
Pag. 19
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La rivincita della sanità Via al Rizzoli del Sud strappato alla mafia
Valerio Baroncini BOLOGNA UNA GRANDE regione del Nord che lavora, con le sue forze, in una regione del
Sud e per la gente del Sud. Mai accaduto prima in sanità. La strada la scava l'Istituto ortopedico Rizzoli
stracciando un'antica (e dispendiosa) tradizione che vedeva i pazienti siciliani in una rotta obbligata verso
Bologna e i luminari dell'ortopedia. Si chiama (chiamava) mobilità sanitaria, si traduce in un esborso
milionario - dieci milioni di euro all'anno, almeno - che alla fine pesa sulle tasche dei cittadini, quindi di tutti
noi. Con un'operazione senza precedenti, l'Istituto di ricerca scientifica abbarbicato sui colli bolognesi apre
quindi una 'sede distaccata' a Bagheria. Sanità da miracoli: il Rizzoli della Trinacria s'adagia su Villa Santa
Teresa, gioiello della sanità privata macchiato però da una collusione al sapor di mafia. In quella clinica s'è,
forse, curato Bernardo Provenzano. DI SICURO i soldi di Michele Aiello, il re Mida della sanità siciliana, erano
sporchi, se non legati a Binnu 'u tratturi. E a Bagheria, dov'è nato e dove lo chiamavano tutti 'l'ingegnere',
Villa Santa Teresa era ormai un simbolo di quella sanità disastrata che riempie le cronache: nel 2003 era
stata sequestrata e confiscata. Ora la rinascita. Celebrata ieri, dopo la firma di un protocollo d'intesa tra la
Regione Siciliana e la Regione Emilia Romagna - firmato dai due presidenti, Raffaele Lombardo e Vasco
Errani -, con una convenzione di 9 anni tra l'assessorato della Salute siciliano e lo Ior. «L'obiettivo è creare un
centro ortopedico di eccellenza in Sicilia e ridurre la mobilità sanitaria», spiega il direttore generale del
Rizzoli, Giovanni Baldi. Solo nel 2010, oltre mille pazienti siciliani si sono recati al Rizzoli di Bologna - con
disagi per gli interessati e le famiglie legati al viaggio e alla permanenza lontano da casa - per l'assistenza
specialistica di ortopedia e riabilitazione. E' UN TERREMOTO di novità. Cambio trasversale nella concezione
della collaborazione fra istituzioni: in Sicilia sorge infatti un modernissimo dipartimento ortopedico di 84 posti
letto, tre sale operatorie e cinque ambulatori per visite specialistiche. Il personale medico e infermieristico che
lavorerà al Sud è dello Ior. Il costo per lo start up, a carico della Regione Siciliana, è di 3,9 milioni di euro; si
stima che i costi di gestione ammonteranno per il primo anno d'attività a 14 milioni di euro e a circa 21 milioni
all'anno quando la struttura sarà a regime. «Un'opportunità per crescere e scambiare competenze,
rimettendo al centro la qualità di questo nostro Paese», commenta il governatore emiliano romagnolo Vasco
Errani. FONDAMENTALE, ha aggiunto Errani, in tutto il percorso la collaborazione con la magistratura, «che
ha portato a un risultato importantissimo per dare concretezza alla lotta e al contrasto alla mafia». Errani ha
ribadito inoltre la necessità per l'Italia di «investire meglio e di più sulla salute: dobbiamo sviluppare la cultura
dell'appropriatezza e di un corretto rapporto tra sociale e sanità, per dare risposte adeguate alle esigenze dei
cittadini». In Sicilia c'era anche l'assessore Carlo Lusenti, che ha ereditato la gestione della sanità da
Giovanni Bissoni: «Abbiamo fatto un lavoro comune per riconoscere i diritti delle persone e per dare qualità
alle strutture sanitarie pubbliche. La convenzione siglata oggi rappresenta un primo passo rispetto al quale ci
rendiamo disponibili ad ogni altra iniziativa che la Regione Siciliana vorrà proporre». Image:
20111005/foto/6069.jpg
AUSL RAVENNA
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FIRMATA LA CONVENZIONE A PALERMO
05/10/2011
L Unita - Bologna
Pag. 4
(diffusione:54625, tiratura:359000)
PUBBLICO-PRIVATO Project financing in frenata Nei primi otto mesi 130
opere
I dati Unioncamere: da inizio anno Modena e Ravenna prima di Bologna Esaurito il boom del fotovoltaico il
volume d'affari cala da 360 a 135 milioni Le gare A bando soprattutto i servizi (69%), seguono le infrastrutture
(21%)
ADRIANA COMASCHI
Questi i dati registrati Il "matrimonio" tra pubblico e privato in Emilia-Romagna non decolla. Almeno nei primi
otto mesi del 2011. Invocato, "benedetto", sollecitato dalla stessa amministrazione comunale a Bologna, il
partenariato tra municipi e aziende in realtà in regione segna il passo: tra gennaio ed agosto sono state
messe a gara 130 opere pubbliche o infrastrutture, 37 in meno rispetto allo scorso anno. Ma soprattutto, si
riduce a quasi un terzo il loro valore complessivo, in picchiata da 360 a 135 milioni. Così che l'EmiliaRomagna scende al 5 posto a livello nazionale per numero di infrastrutture così realizzate (dietro Lombardia,
Campania, Toscana e Piemonte), da seconda che era e al 13 per volume d'affari (dal 3 posto). E Modena e
Ravenna bissano il capoluogo regionale: l'una per numero di interventi, l'altra per capitali investiti.
dall'Osservatorio regionale promosso da Unioncamere per fotografare lo stato di salute del partenariato
pubblico privato (di cui il project financing è ormai quasi sinonimo, visto che ne è una delle forme più diffuse).
La prima osservazione di Unioncamere è dunque che la crisi dei comuni, tra tagli e vincoli del Patto di
stabilità ai bilanci, si estende a questo segmento di mercato. A questo si aggiunge un «ritorno alla normalità,
dopo la continua crescita degli ultimi anni». E un 2010 trainato dal boom di installazioni di impianti fotovoltaici,
ma anche dal completamento della Cispadana e dal bando, per ben 881 milioni, per la bretella
Campogalliano - Sassuolo. In generale, nel 2011 le opere realizzate in project financing si diradano rispetto al
totale delle infrastrutture messe a bando: nei primi otto mesi del 2011 siamo al 28% (rispetto al 34% del
2010). Altri indicatori: i principali committenti in Emilia-Romagna rimangono i comuni, con 102 gare per 64
milioni; seguono le Aziende speciali (Asl) con 7 bandi da 35 milioni. A gara vanno soprattutto servizi: 90 gare
in otto mesi (un anno prima erano 101). La più grande di queste valeva 30 milioni, per la selezione del socio
privato di Azimut SpA, società dei Comuni di Ravenna, Faenza, Cervia e Castel Bolognese che per 15 anni
dovrà occuparsi di servizi cimiteriali, verde pubblico,manutenzione ma anche sosta. Seguono gli appalti di
costruzione tradizionale (27 gare). Tra le province la parte del leone la fa Modena, dove si concentra il 31%
degli interventi di partenariato. Ma Ravenna la batte quanto a risorse messe in moto, con opere per 37
milioni. Da queste cifre parte l'appello del presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Carlo Alberto
Roncarati: che si debba puntare su ulteriori infrastrutture per l'associazione delle Camere di commercio è fuor
di dubbio, il passo da compiere allora è «affidarsi al project financing».
Foto: Il People Mover è una delle opere che dovrebbe essere fatta in project financing
AUSL RAVENNA
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CONTRO LA CRISI
05/10/2011
Corriere di Romagna - Rimini
Pag. 11
Le Provincie dialogano su " area vasta "
Allo studio una Conferenza economica territoriale per affrontare le sfide
RIMINI. Favorire politiche di Area Vasta. E' l'obiettivo sancito nei giorni scorsi a Forlì in un incontro fra i
presidenti delle Province di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena: Claudio Casadio, Stefano Vitali e Massimo
Bulbi. Punto di partenza: come tutelare le esigenze di coordinamento e programmazione del territorio.
L'eventuale nuova forma che dovesse assumere l'ente Provincia - recita una nota - imporrà di procedere
lungo le già consolidate direttrici di un dialogo relativo al coordinamento e alla programmazione di politiche di
Area Vasta, che integrino maggiormente i territori, in cui - soprattutto a causa della crisi - stanno riemergendo
con maggiore forza logiche campanilistiche o di chiusura. Quindi? «E' oggi ancora più importante proseguire
nel percorso di condivisione, di politiche e strategie per rendere competitivo il territorio, ragionando al di fuori
dei meri confini amministrativi, così come si è fatto per la sanità, per i trasporti, e si sta facendo e si potrà fare
su altri temi strategici: dalla viabilità, alle scuole, al lavoro, alla gestione del sistema fieristico e aeroportuale
fino all'agricoltura, al turismo e alla cultura del benessere. E' assoluta responsabilità predisporre una serie di
incontri, che avranno lo scopo di intensificare il proficuo dialogo sul futuro dell'area sulla base delle
caratteristiche dei singoli territori attraverso la costituzione di tavoli di lavoro che possano portare ad una
Conferenza economica territoriale per affrontare le sfide del territorio e le esigenze di integrazione, efficienza
e risparmio di cittadini e imprese».
AUSL RAVENNA
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Incontro a Forlì fra i presidenti degli enti locali della Romagna. Parola d'ordine: parliamo e coordiniamoci
05/10/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 13
Ma le tensioni nel reparto restano
La nuova organizzazione ha soltanto attenuato le frizioni tra i camici bianchi
IMOLA. Ieri il primario Stefano Artuso ha insistito molto sul lavoro di équipe. Non a caso, viste le roventi
polemiche di alcuni mesi fa. Allora, era gennaio, Alessandro Mirri (pdl) parlò apertamente di una «lotta
interna» tra il primario «e il gruppo dei chirurghi più esperti. Una situazione - disse Mirri - che rischia di
ripercuotersi sui servizi resi ai cittadini e su cui la direzione dell'azienda dovrebbe chiarire ma non lo fa».
Stando alle parole di ieri di Artuso, le frizioni sembrerebbero rientrate, visto che ha parlato di «integrazione
interna al reparto, anche grazie all'organizzazione in micro équipe per settore (chirurgia di urgenza,
senologica, day surgery, ecc.), ma anche integrazione con le altre unità operative aziendali con cui vengono
costruiti percorsi per patologia che garantiscono la presa in carico completa del paziente». In realtà la nuova
organizzazione per ora ha avuto l'effetto di attenuare, ma non di risolvere definitivamente le tensioni con il
nucleo storico dei medici del reparto, tensioni legate proprio alla gestione di Artuso. Insomma: il fuoco cova
ancora sotto la cenere. Per capire meglio la situazione occorre fare un passo indietro e tornare al 2006, anno
in cui il primario chirurgo di allora, Piermarco Pavanello, lasciò per raggiunti limiti di età. Un'eredità pesante
per il suo successore, che giunse a Imola con buone referenze ma anche accompagnato da voci non certo
straordinarie sulla sua capacità caratteriale di legare con i colleghi e fare squadra. Poi, a fine 2009, sembrò
che Artuso (57 anni, esperienze al Sant'Orsola di Bologna e al Maggiore prima di passare a dirigere la
Chirurgia generale dell'Ausl di Rimini) fosse in procinto di passare all'Ausl di Ravenna. Non se ne fece nulla.
Ora la squadra riparte nel suo nuovo e rinnovato stadio con lo stesso allenatore. Alla ricerca dell'amalgama
giusto per vincere il campionato, che poi consiste in un servizio sanitario di qualità per i cittadini. (mand)
AUSL RAVENNA
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RETROSCENA
05/10/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 7
RAVENNA. La presunta tendopoli nell'area di Santa Maria del Torrione? Uno pseudo problema nato da una
sorta di psicosi. Lo lascia intendere il direttore della Caritas diocesana, don Alberto Brunelli, spiegando che il
"vero" problema sociale è invece l'assenza di un numero case popolari adeguata ai crescenti bisogni della
gente in difficoltà. Per affrontarli, spiega, si è cercato di ovviare, almeno provvisoriamente, con i dormitori, il
"Buon Samaritano", gestito dalla Parrocchia di San Rocco, e il "Re dei Girgenti" in via Mangagnina. «Anche a
San Rocco si era data una regola: si può rimanere una settimana, 15 giorni, ma con l'andar del tempo questi
limiti si sono un po' dilatati, e in alcuni casi si è trattato di soluzioni molto spesso definitive. Tant'è che spesso
nel dormitorio dei Servizi sociali in via Mangagnina ci sono persone ferme da mesi e da anni. Il dormitorio
diventa così la sostituzione di una casa popolare che non c'è. Ma non perché ci sono troppi "barboni" in giro,
ma perché la struttura è occupata da persone che potrebbero invece avere una soluzione abitativa stabile.
Poi ci sono alcune persone che durante l'inverno rimanevano fuori: con questi sbalzi di temperatura rischiamo
di trovare qualcuno morto». In collaborazione con l'ente pubblico e le associazioni di volontariato, si è tentato
pertanto di adottare alcune soluzioni tampone, fornendo ai dormitori sacchi a pelo termici in uso in alta
montagna, o inviando le persone bisognose in alberghi a basso costo: i costi venivano pagati dai Servizi
sociali, dalla Parrocchia di San Rocco oppure da una persona molto generosa. «Avevamo anche pensato che
nelle notti più fredde la stazione ferroviaria potesse tenere aperta la sala d'aspetto. Il sindaco aveva
presentato una richiesta alle Ferrovie dello Stato ma gli era stato risposto che era impossibile, nonostante il
Comune avesse garantito u n'attività di vigilanza. Poi si è deciso di chiedere all 'Ausl l'utilizzo di due stanze di
un edificio del quartiere Sant'Agata, ma la gente si è opposta vivacemente. In una riunione del Tavolo delle
povertà prosegue don Alberto Brunelli - ci si è domandati come poter affrontare le situazioni di emergenza, e
si era individuata l'idea della tenda smontabile provvisoria, per ospitare al massimo 10 persone. Avrebbe
dovuto essere montata vicino alla sede di Mistral, associazione di protezione civile, in via Benaco, subito
dopo la tangenziale, custodita e facilmente raggiungibile. Si trattava di una tenda con uno o più moduli, con
una capienza limitata, non certo di una tendopoli, come erroneamente si è detto. Ma l'Ausl ha chiesto indietro
la sede all'associazione per sue esigenze: in precedenza era stata concessa all'associazione per qualche
anno. Così il Comune ha individuato un'altra sede, sulla Romea, nelle Bassette, in una zona molto trafficata».
Le difficoltà non finiscono. «Io stesso ho fatto notare le difficoltà legate a questa prospettiva e don Claudio
Giorgioni, parroco di Santa Maria del Torrione, si è offerto, molto generosamente, di poter far montare la
tenda nel terreno parrocchiale di sua pertinenza. Ma, come si dice, il diavolo ci ha messo la coda e alcuni
tunisini hanno pensato bene di accoltellarsi proprio in quella settimana. E' ovvio che non c'entrava niente la
loro situazione con quella che stavamo affrontando, ma la gente si è spaventata, di Simone Ortolani
AUSL RAVENNA
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Lo sostiene il direttore della Caritas don Alberto Brunelli mentre cresce il
numero di bisognosi, anche italiani
05/10/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 6
Contatti tra tutti gli enti romagnoli per dare risposte al territorio risparmiando
RAVENNA. In attesa di nuovi assetti istituzionali, lontani dalle polemiche del dibattito nazionale sull'abolizione
delle Province, i presidenti degli enti territoriali provinciali romagnoli - Claudio Casadio per Ravenna, Stefano
Vitali per Rimini e Massimo Bulbi per Forlì-Cesena - hanno avviato una serie di contatti per costruire azioni di
governo in una logica di area vasta. Nei giorni scorsi a Forlì i tre presidenti hanno stilato un calendario di
incontri per intensificare il dialogo sul futuro dei singoli territori e costituire dei tavoli di lavoro preparatori in
vista della creazione di una conferenza economica territoriale. Un'opportunità per affrontare, insieme al
sistema delle rappresentanze economiche e sociali, le necessità del territorio, le esigenze di efficienza e
risparmio di cittadini e imprese. I presidenti lavoreranno per scongiurare logiche di campanile e per garantire
ai territori un livello intermedio di governo, che agisca da raccordo tra i Comuni e la Regione e coordini e
pianifichi le politiche e le azioni di cosiddetta area vasta così come sembra muoversi il disegno di legge di
riordino degli enti locali. «Per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini - si legge in una nota - è oggi
ancora più importante proseguire nel percorso di condivisione, di politiche e strategie per rendere competitivo
il territorio, ragionando al di fuori dei meri confini amministrativi, così come si è fatto per la sanità, per i
trasporti, e si sta facendo e si potrà fare su altri temi strategici: dalla viabilità alle scuole, al lavoro, alla
gestione del sistema fieristico e aeroportuale fino all'agrico ltura, al turismo e alla cultura del benessere».
Priorità ribadite dal presidente Claudio Casadio che auspica l'apertura di una riflessione anche con il mondo
economico in settori come il turismo e l'agricoltura. «Penso che un ambito territoriale con più di un milione di
abitanti abbia un peso politico e un potere contrattuale maggiore nel confronto con la Regione per esempio
nella sanità. Oggi è più facile trovare terreni comuni di condivisione che ostacoli. L'impegno preso viene dalla
volontà comune e non da un obbligo istituzionale». Al di là delle dichiarazioni di intenti e delle assunzioni di
responsabilità i rappresentanti dei tre enti hanno individuato come obiettivo prioritar i o l ' a c c r e s c i m e n t
o dell'efficienza in direzione della semplificazione amministrativa, sempre più invocata dalle imprese, strette
nella fitta rete delle certificazioni e delle autorizzazioni, fond amentali per la loro attività, ma che richiede
ancora tempi non in linea con quelli della produzione. È questa la sfida al centro della convention in
programma oggi e domani all'Hotel Aurelia di Milano Marittima, promossa dalle Camere di Commercio
dell'Emilia-Romagna. Nelle due giornate di lavoro, coordinate da Unioncamere Emilia-Romagna con la
collaborazione della Camera di Commercio di Ravenna, si individueranno le modalità per ricercare economie
di scala attraverso lo sviluppo della gestione associata delle competenze e dei servizi, in un confronto aperto
tra le istituzioni. «La considerazione di fondo è che la crisi economica è ben lontana dall'essere risolta commenta il presidente della Camera di Commercio ravennate Gianfranco Bessi. Ci attende un 2012 pieno di
difficoltà. Servono politiche di area vasta al di fuori di campanilismi: solo con uno sforzo comune e integrato p
otremmo fronteggiare la pesante recessione che ci aspetta». Nella tavola rotonda di apertura verranno
approfondite proprio le prospettive di una nuova governance territoriale in Emilia-Romagna da c ostruire "dal
basso", prefigurando una riorganizzazione degli enti intermedi a livello territoriale. Si parlerà poi di legalità e
trasparenza dell'economia, di promozione delle reti di impresa e di programmi integrati di
internazionalizzazione. Una sessione dei lavori sarà invece dedicata ai protocolli di collaborazione sottoscritti
dagli enti camerali regionali per utilizzare le aziende speciali come punti di specializzazione di tutta la rete. «È
un'opportunità e un dovere per tutti gli enti pubblici realizzare programmi integrati adottando logiche di
intervento di area vasta ha sottolineato il president e U n i o n c a m e r e E m ilia-Romagna Carlo Alberto
Roncarati - per contribuire ad avviare una nuova fase di sviluppo in ambito regionale». Molto attesi alla
convention gli interventi del presidente e segretario generale di Unioncamere Italia Ferruccio Dardanello e
Claudio Gagliardi,che presenteranno le strategie nazionali del sistema camerale sui programmi integrati per
l'internazion alizzazione e la gestione associata delle competenze. La Camera di commercio
AUSL RAVENNA
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Un tavolo di lavoro per la "macro-provincia"
05/10/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 6
Servizi con la regia unica
Convention di due giorni all'Hotel Aurelia di Milano Marittima
RAVENNA. Due giornate di lavoro per mettere a fuoco le strategie di una governance territoriale di area vasta
e per la gestione associata delle competenze e dei servizi in Emilia-Romagna.
AUSL RAVENNA
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CAMERA DI COMMERCIO
05/10/2011
Corriere di Romagna - Forlì
Pag. 3
I presidenti puntano a dare vita ad una Conferenza economica territoriale
FORLÌ. Tavoli di lavoro per arrivare ad una «Conferenza economica territoriale che, insieme alle
rappresentanze economiche e sociali, individui le sfide del territorio e le esigenze di integrazione, efficienza e
risparmio di cittadini e imprese». Ecco l'esito dell'incontro tra i presidenti delle Province di Ravenna, ForlìCesena e Rimini rispettivamente Claudio Casadio, Massimo Bulbi e Stefano Vitali svoltosi nei giorni scorsi a
Forlì con l'obiettivo di «creare un collegamento e favorire un dibattito concreto sui futuri assetti istituzionali
che favoriscono politiche di area vasta», quelle cioè destinate ad abbracciare tutta la Romagna. I tre
presidenti, a fronte di un futuro che dovrebbe veder scomparire le loro Amministrazioni, rivendicano «il
decisivo ruolo esercitato nelle politiche di sviluppo dei rispettivi territori negli ultimi decenni. Giusto, quindi,
porsi l'interrogativo di come tutelare le esigenze di coordinamento e programmazione, per favorire uno
sviluppo del territorio omogeneo e coerente, dal momento che, anche nel disegno di legge, si conferma la
necessità di un livello sovra-comunale che raccordi Comuni e Regione, pianificando le azioni di Area Vasta».
L'appello è quello alla «condivisione di politiche e strategie per rendere competitivo il territorio, ragionando
fuori dei meri confini amministrativi, così come si è fatto per sanità e trasporti, e si sta facendo su viabilità,
scuole, sistema fieristico e aeroportuale, agricoltura, turismo e cultura del benessere». La strada è quella di
una «semplificazione amministrativa che favorisca le imprese, ora bloccate da varie certificazioni e
autorizzazioni, fondamentali per la loro attività che richiedono tempi non in linea con quelli della produzione».
AUSL RAVENNA
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Le tre Province guardano alla Romagna
05/10/2011
L'Informazione di Bologna
Pag. 16
Alla ricerca di una governance territoriale
Convention di Unioncamere sulla gestione associata delle competenze
di commercio di Ravenna, si metteranno a fuoco le strategie per una governance territoriale di area vasta e
per lo sviluppo della gestione associata delle competenze, in un confronto aperto alle istituzioni. Nella tavola
rotonda di apertura verranno subito approfondite le prospettive di una nuova governance territoriale in EmiliaRomagna da costruire "dal basso" prefigurando una riorganizzazione degli enti intermedi a livello territoriale,
senza aspettare passivamente che proceda, con tempi tutti da decifrare, il disegno di riforma costituzionale
presentato dal Governo Gestire con crescente efficienza ed efficacia le risorse pubbliche, perseguendo
economie di scala e maggiore specializzazione attraverso la gestione associata di competenze e servizi e il
potenziamento della collaborazione con gli altri enti pubblici, per garantire interventi integrati più idonei ad
elevare il livello di competitività delle imprese. E' questa la sfida raccolta dal sistema camerale e posta al
centro della Convention dei Presidenti e dei Segretari Generali delle Camere di commercio dell'Em il iaRomagna, in programma oggi e domani a Milano Marittima e finalizzato alla soppressione delle Province. Nel
prosieguo del programma dei lavori si parlerà di legalità e trasparenza nell'economia, di promozione delle reti
di impresa, di programmi integrati di internazionalizzazione, per far fronte ai problemi operativi derivanti dalla
soppressione dell'ICE. Una sessione dei lavori sarà riservata ai protocolli di collaborazione sottoscritti dagli
enti camerali dell'Emi lia- Rom agna per utilizzare le aziende speciali come punti di specializzazione di tutta
rete regionale,a supporto dei programmi integrati di intervento.
AUSL RAVENNA
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Oggi e domani a Milano Marittima le Camere di Commercio fanno il punto sul tema
05/10/2011
La Voce di Romagna - Rimini
Pag. 16
(diffusione:30000)
"La costituzione di tavoli di lavoro che possano portare ad una 'Conferenza economica territoriale' per
affrontare, insieme al sistema delle rappresentanze economiche e sociali, le sfide del territorio e le esigenze
di integrazione, efficienza e risparmio di cittadini e imprese". Questo l'obiettivo che il presidente della
Provincia di Rimini Stefano Vitali insieme ai colleghi di Ravenna Claudio Casadio e di Forlì-Cesena Massimo
Bulbi si sono dati in un incontro svolto nei giorni scorsi a Forli'. Alla luce del riordino costituzionale degli enti
locali contenuto nell'ultima manovra del Governo, gli amministratori romagnoli puntano anzitutto a rafforzare
le politiche di Area Vasta contro i "campanili". "L'incontro- si legge in un testo congiunto - è un ulteriore passo
avanti per creare un collegamento e favorire un dibattito concreto sui futuri assetti istituzionali, che
favoriscono politiche di Area Vasta". L'eventuale nuova forma che dovesse assumere l'ente Provincia imporrà
comunque di procedere "lungo le già consolidate direttrici di un dialogo relativo al coordinamento e alla
programmazione di politiche di Area Vasta". Politiche "che integrino maggiormente i territori, in cui,
soprattutto a causa della crisi, stanno riemergendo con maggiore forza logiche campanilistiche o di chiusura".
"La Conferenza economica territoriale" risulta utile per contribuire a raggiungere "quella semplificazione
amministrativa che sempre più chiedono le imprese".
AUSL RAVENNA
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Area sempre più Vasta
05/10/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 13
(diffusione:30000)
RAVENNA - "La costituzione di tavoli di lavoro che possano portare ad una 'Conferenza economica
territoriale' per affrontare le sfide del territorio e le esigenze di integrazione, e+cienza e risparmio di cittadini e
imprese". Questo l'obiettivo che i tre presidenti Pd delle Province romagnole - Claudio Casadio (Ravenna),
Massimo Bulbi (Forli'-Cesena) e Stefano Vitali (Rimini) - si sono dati in un incontro svoltosi nei giorni scorsi a
Forlì. Alla luce del riordino costituzionale degli enti locali contenuto nell'ultima manovra del Governo, gli
amministratori romagnoli puntano anzitutto a ra)orzare le politiche di Area Vasta contro i "campanili" che sulle
grandi partite (aeroporti, Fiere, Università, sanità) stanno riemergendo "con maggiore forza", avvisano i
presidenti romagnoli. "L'incontro - si legge in un testo firmato dai tre presidenti - è un ulteriore passo avanti
per creare un collegamento e favorire un dibattito concreto sui futuri assetti istituzionali, che favoriscono
politiche di Area Vasta". "Responsabilità vuole- concordano Casadio, Bulbi e Vitali - che ci si ponga dunque
l'interrogativo di come tutelare le esigenze di coordinamento e programmazione del territorio". Questo dal
momento che, anche all'interno del disegno di legge, "si conferma la necessità per i territori di un livello
intermedio, sovra-comunale, che agisca da raccordo tra i Comuni e la Regione". L'eventuale nuova forma che
dovesse assumere l'ente Provincia imporrà comunque di procedere "lungo le già consolidate direttrici di un
dialogo relativo al coordinamento di politiche di Area Vasta", osservano i tre amministratori. La Conferenza
economica territoriale risulta utile, secondo le Province della Romagna, per contribuire a raggiungere "la
semplificazione amministrativa che sempre più chiedono le imprese".
AUSL RAVENNA
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RAVENNA - "La costituzione di tavoli...
05/10/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 41
(diffusione:30000)
La convention 2011 dei presidenti e segretari generali delle Camere di Commercio dell'Emilia Romagna è in
programma oggi e domani all'hotel Aurelia di Milano Marittima. Si tratterà di un confronto con le altre
istituzioni su come costruire "dal basso" una governance territoriale di area vasta e sulle modalità per
ricercare economie di scala attraverso lo sviluppo della gestione associata delle competenze e dei servizi.
Per l'occasione interverrà il presidente di Unioncamere italiana, Ferruccio Dardanello. Nelle due giornate di
lavoro, coordinate da Unioncamere Emilia Romagna, con la collaborazione della Camera di Commercio di
Ravenna, si metteranno a fuoco le strategie per una governance territoriale di area vasta e per lo sviluppo
della gestione associata delle competenze. Nel prosieguo del programma si parlerà di legalità e trasparenza
nell'economia, di promozione delle reti di impresa, di programmi integrati di internazionalizzazione, per far
fronte ai problemi operativi derivanti dalla soppressione dell'Ice.
AUSL RAVENNA
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Focus Camera di Commercio
05/10/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 38
(diffusione:30000)
19 realtà si fanno portavoce della naturale vocazione della Romagna
Sono le realtà locali che hanno fatto della Salute e della qualità della vita la loro missione le protagoniste del
3° workshop "Wellness Valley Romagna Benessere" in programma per domani alle 16,30 al palazzo del
Ridotto. L'iniziativa è promossa dalla Wellness Foundation di Nerio Alessandri, fondatore della Technogym, e
chiama a testimoniare le realtà pubbliche e private della Romagna su come interpretano il tema della Salute e
del Benessere della persone come responsabilità sociale. Diciannove realtà che si fanno portavoce della
naturale vocazione della Romagna ad essere la terra dove la qualità della vita è un valore sociale oltre che
una straordinaria opportunità di progresso e di sviluppo economico. "Queste testimonianze eccellenti provano
ciò che diciamo da tempo, cioè che la Wellness Valley c'è già ed è più concreta di quanto riusciamo a vedere
- commenta il Presidente della Wellness Foundation Nerio Alessandri -. Cominciamo a raccogliere i frutti del
lavoro iniziato nel 2002, quando con la Fondazione abbiamo proposto di fare della Romagna il primo distretto
internazionale specializzato nella qualità della vita e nel benessere delle persone. In tutti questi anni si sono
moltiplicate spontaneamente decine di iniziative che hanno messo al centro la salute come responsabilità
sociale. Dal workshop deve uscire il messaggio che la Romagna lavora in squadra per mantenere il proprio
primato". Queste le 19 realtà che porteranno la loro testimonianza: U2cio Scolastico Provinciale di ForlìCesena, A.usl di Cesena, Comune di Cervia Milano Marittima, Area Vasta Mobilità, GAL L'Altra Romagna,
"Muovi la vita" di Ravenna, Rimini Venture 2027, Bagni Fantini - Sportur, Almaverde, Amadori, Orogel,
Cesena Calcio, Terme di Castrocaro, Rimini Terme, CONI Forlì-Cesena, Legacoop ForlìCesena, Unibo, APT
dell'Emilia Romagna, IRST.
AUSL RAVENNA
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DOMANI 3° WORKSHOP "WELLNESS VALLEY ROMAGNA BENESSERE"
05/10/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 13
(diffusione:30000)
FORLÌ Formare una'Conferenza economica territoriale' per affrontare "le sfide del territorio e le esigenze di
integrazione, efficienza e risparmio di cittadini e imprese". Questo l'obiettivo che i tre presidenti Pd delle
Province romagnole - Claudio Casadio (Ravenna), Massimo Bulbi (Forlì-Cesena) e Stefano Vitali (Rimini)- si
sono formalmente dati in un incontro svoltosi nei giorni scorsi a Forlì. Alla luce del riordino costituzionale degli
enti locali contenuto nell'ultima manovra del Governo, gli amministratori romagnoli insistono sulle politiche di
area vasta, lanciandole contro i "campanilismi" che sulle grandi partite (aeroporti, Fiere, Università, sanità)
stanno riemergendo "con maggiore forza", avvisano i presidenti romagnoli. "L'incontro - si legge in un testo
congiunto dei tre presidenti - è un ulteriore passo avanti per creare un collegamento e favorire un dibattito
concreto sui futuri assetti istituzionali, che favoriscono politiche di Area Vasta". "Responsabilità vuole concordano Casadio, Bulbi e Vitali - che ci si ponga l'interrogativo di come tutelare le esigenze di
coordinamento e programmazione del territorio, per favorire un suo sviluppo omogeneo e coerente". Questo
dal momento che, anche all'interno del disegno di legge, "si conferma la necessità per i territori di un livello
intermedio, sovra-comunale, che agisca da raccordo tra i Comuni e la Regione e coordini e pianifichi le
politiche e le azioni di cosiddetta Area Vasta". Per le Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, dunque, "è
oggi ancora più importante proseguire nel percorso di condivisione, di politiche e strategie per rendere
competitivo il territorio, ragionando al di fuori dei meri confini amministrativi, così come si è fatto per la sanità,
per i trasporti, e si sta facendo e si potrà fare su altri temi strategici: dalla viabilità, alle scuole, al lavoro, alla
gestione del sistema fieristico e aeroportuale fino all'agricoltura, al turismo e alla cultura del benessere",
proseguono Casadio, Bulbi e Vitali, che vedono nella Conferenza economica "quella semplificazione
amministrativa che sempre più chiedono le imprese e che troppo spesso ancora le frena in una miriade di
certificazioni e autorizzazioni".
AUSL RAVENNA
29
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I presidenti delle Province vogliono tirar giù il campanile
05/10/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 13
(diffusione:30000)
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Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna annunciano una...
Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna annunciano una conferenza per le politiche di area vasta
AUSL RAVENNA
30
05/10/2011
Il Sole 24 Ore - CentroNord - N.36 - 5 Ottobre 2011
Pag. 15
(diffusione:58140, tiratura:211140)
REA SPA DI ROSIGNANO MARITTIMO
Indirizzo: Sede - Località Le Morelline, 2 - 57016 Rosignano Marittimo (Li)
Oggetto: Procedura aperta. Gara lotto 6 - Ampliamento discarica controllata di Scapigliato in frazione
Castelnuovo della Misericordia. Opere interconnesse con il lotto 5: lotto n. 6 e nuovo impianto di
sollevamento e stoccaggio di percolato.
Categoria: OG12, OG1, OG6, OS21, OS30. Importo: 4.844.775,19. Zona lavori: Livorno. Termine:
03/11/2011
COMUNE DI CERVIA
Indirizzo: Ufficio Protocollo - Piazza G. Garibaldi, 1 - 48015 Cervia (Ra)
Oggetto: Procedura aperta. Progettazione esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione
e realizzazione dei lavori, previa acquisizione del progetto definitivo in sede di offerta, per la realizzazione
dell'ampliamento della Rsa Busignani nel comune di Cervia congiunto a trasferimento di bene immobile.
Categoria: OG1, OG11
Importo: 2.230.000,00. Zona lavori: Ravenna. Termine: 01/12/2011
COMUNE DI LUGO
Indirizzo: Ufficio Protocollo - Piazza dei Martiri, 1 - 48022 Lugo (Ra)
Oggetto: Procedura aperta. Progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione per l'intera durata della
tariffa incentivante dell'impianto fotovoltaico di potenza pari a 999,99 KWP nell'area industriale di Lugo.
Categoria: OG9
Importo: 2.170.000,00. Zona lavori: Ravenna. Termine: 24/10/2011
COMUNE DI PRATO
Indirizzo: Sede - Piazza del Comune, 2 - 59100 Prato
Oggetto: Procedura aperta. Gara 527 - Realizzazione dell'asse delle industrie nord-sud, svincolo San Paolo Galciana - Fase 2B2 - Opere strutturali e stradali.
Categoria: OG3
Importo: 2.160.900,00. Zona lavori: Prato. Termine: 20/10/2011
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA
Indirizzo: Sede - via Banchi di Sotto, 55 - 53100 Siena
Oggetto: Procedura aperta. Servizio per la manutenzione integrata comprendente la manutenzione delle
centrali termiche e incarico di terzo responsabile, la manutenzione degli impianti meccanici e dei gruppi
frigoriferi, le porte Rei ed estintori, gli impianti di protezione antincendio, gli impianti di distribuzione gas
tecnici, le cabine elettriche di trasformazione e i quadri elettrici, gli impianti ascensore e la manutenzione
edilizia in genere, a servizio dell'edificio sede del Polo scientifico S. Miniato in via De Gasperi, 2, Siena.
Categoria: OG1, OG11, OS28, OS30
Importo: 2.135.000,00. Zona lavori: Siena. Termine: 07/11/2011
ISTITUZIONI RIUNITE OPERE LAICHE LAURETANE E PIA CASA HERMES DI LORETO
Indirizzo: Sede - via S Francesco, 52 - 60025 Loreto (AN)
Oggetto: Lavori di ampliamento e ristrutturazione casa di riposo Casa Hermes 2° lotto - I stralcio.
Categoria: OG1
Importo: 1.978.237,21. Zona lavori: Ancona. Termine: 09/11/2011
ADF SPA - SOC. AEROPORTO FIRENZE
Indirizzo: Sede - via del Termine, 11 - 50127 Firenze
AUSL RAVENNA
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BANDI E APPALTI: LA TOP TEN DELLA SETTIMANA
05/10/2011
Il Sole 24 Ore - CentroNord - N.36 - 5 Ottobre 2011
Pag. 15
(diffusione:58140, tiratura:211140)
AUSL RAVENNA
32
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Oggetto: Procedura aperta. Fornitura e posa in opera di un impianto di smistamento bagagli presso
l'Aeroporto di Firenze.
Categoria: Non specificata
Importo: 1.792.094,00. Zona lavori: Firenze. Termine: 24/11/2011
ERAP DELLA PROVINCIA DI MACERATA
Indirizzo: Sede - via Lorenzoni, 167 - 62100 Macerata
Oggetto: Procedura aperta. Lavori di realizzazione di n. 12 alloggi di edilizia residenziale pubblica in via
Lombardia - Località Porto Potenza Picena - del comune di Potenza Picena (MC).
Categoria: Non specificata
Importo: 1.438.427,90. Zona lavori: Macerata. Termine: 24/10/2011
AZIENDA SANITARIA USL 13 ASCOLI P.
Indirizzo: Sede - via degli Iris, 6 - 63100 Ascoli Piceno (AP)
Oggetto: Procedura aperta. Progettazione esecutiva e realizzazione del reparto di medicina nucleare al
piano seminterrato e rialzato dell'ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno.
Categoria: Non specificata
Importo: 1.091.737,96. Zona lavori: Ascoli Piceno. Termine: 24/10/2011
AZIENDA SANITARIA USL 3 PISTOIA
Indirizzo: Supporto tecnico amministrativo della Zona Distretto Valdinievole - Piazza XX Settembre, 22 51017 Pescia (PT)
Oggetto: Procedura aperta. Lavori di restauro dell'antico ospedale del Ceppo di Pistoia - Lotto 2a.
Categoria: OG2, OS2, OS3, OS28, OS30
Importo: 1.089.336,70. Zona lavori: Pistoia. Termine: 18/10/2011
Editrice Il Sole 24 Ore Il settimanale dedicato ad appalti urbanistica e progettazione
IN COLLABORAZIONE CON EDILIZIA E TERRITORIO
05/10/2011
L'Informazione - Modena
Pag. 26
Alla ricerca di una governance territoriale
Convention di Unioncamere sulla gestione associata delle competenze
(Hotel Aurelia). Nelle due giornate di lavoro coordinate da Carlo Alberto Roncarati ( nella foto ), presidente
dell' Unioncame re Emilia-Romagna, che ha organizzato l'evento con la collaborazione della Camera di
commercio di Ravenna, si metteranno a fuoco le strategie per una governance territoriale di area vasta e per
lo sviluppo della gestione associata delle competenze, in un confronto aperto alle istituzioni. Nella tavola
rotonda di apertura verranno subito approfondite le prospettive di una nuova governance territoriale in EmiliaRomagna da costruire "dal basso" prefigu rando una riorganizzazione degli enti intermedi a livello territoriale,
senza aspettare passivamente che proceda, con tempi tutti da decifrare, il disegno di riforma costituzionale
presentato dal Governo e finalizzato alla soppressione delle Province. Nel prosieguo del programma dei
lavori si parlerà di legalità e trasparenza nell'eco nomia, di promozione delle reti di impresa, di programmi
integrati di internazionalizzazione, per far fronte ai problemi operativi derivanti dalla soppressione dell'ICE.
Una sessione dei lavori sarà riservata ai protocolli di collaborazione sottoscritti dagli enti camerali dell'E m i li
a - Ro m agna per utilizzare le aziende speciali come punti di specializzazione di tutta rete regionale, a
supporto dei programmi integrati di intervento.
AUSL RAVENNA
33
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Oggi e domani a Milano Marittima le Camere di Commercio fanno il punto sul tema
05/10/2011
La Cronaca Di Piacenza
Pag. 7
(diffusione:5093)
Gestire con crescente efficienza ed efficacia le risorse pubbliche, perseguendo economie di scala e maggiore
specializzazione attraverso la gestione associata di competenze e servizi e il potenziamento della
collaborazione con gli altri enti pubblici, per garantire interventi integrati più idonei ad elevare il livello di
competitività delle imprese. E' questa la sfida raccolta dal sistema camerale e posta al centro della
Convention dei presidenti e dei segretari generali delle Camere di commercio dell'Emilia-Romagna, in
programma oggi e domani a Milano Marittima (Hotel Aurelia). Nelle due giornate di lavoro coordinate da Carlo
Alberto Roncarati, presidente dell' Unioncamere Emilia-Romagna, che ha organizzato l'evento con la
collaborazione della Camera di commercio di Ravenna, si metteranno a fuoco le strategie per una
governance territoriale di area vasta e per lo sviluppo della gestione associata delle competenze, in un
confronto aperto alle istituzioni. Nella tavola rotonda di apertura verranno subito approfondite le prospettive di
una nuova governance territoriale in Emilia-Romagna da costruire "dal basso" prefigurando una
riorganizzazione degli enti intermedi a livello territoriale, senza aspettare passivamente che proceda, con
tempi tutti da decifrare, il disegno di riforma costituzionale presentato dal Governo e finalizzato alla
soppressione delle Province. Nel prosieguo del programma dei lavori si parlerà di legalità e trasparenza
nell'economia, di promozione delle reti di impresa, di programmi integrati di internazionalizzazione, per far
fronte ai problemi operativi derivanti dalla soppressione dell'Ice. Una sessione dei lavori sarà riservata ai
protocolli di collaborazione sottoscritti dagli enti camerali dell'Emilia-Romagna per utilizzare le aziende
speciali come punti di specializzazione di tutta rete regionale, a supporto dei programmi integrati di
intervento. «In questa fase economica così difficile - sottolinea il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna,
Carlo Alberto Roncarati - le Camere di commercio sono impegnate a cogliere la sfida che passa dalla ricerca
di economie di scala attraverso la gestione associata di competenze e servizi, all'impostazione di programmi
integrati di intervento. Sono sicuro che dall'incontro di Milano Marittima uscirà rafforzata la spinta ad attivare
strumenti intercamerali condivisi, a potenziare gli interventi congiunti con gli altri enti pubblici finalizzati ad
elevare la competitività e il livello di internazionalizzazione delle imprese dell'Emilia-Romagna. E'
un'opportunità e un dovere per tutti gli enti pubblici, realizzare programmi integrati adottando logiche di
intervento di area vasta, per contribuire ad avviare una nuova fase di sviluppo in ambito regionale». In queste
direzioni sono indirizzate le linee triennali di Unioncamere Emilia-Romagna che saranno illustrate dal
presidente Roncarati. Sono molto attesi i contributi del presidente e del segretario generale di Unioncamere
Italiana, Ferruccio Dardanello e Claudio Gagliardi che presenteranno le strategie nazionali del sistema
camerale sui programmi integrati per l'internazionalizzazione e sulla gestione associata delle competenze.
AUSL RAVENNA
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A Milano Marittima la convention dei presidenti delle Camere di
commercio
SANITÀ NAZIONALE
26 articoli
05/10/2011
Corriere della Sera - Milano
Pag. 8
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Avevo perso le mani Ora accarezzo i miei figli»
A un anno dal trapianto, Carla può usare gli arti al 25% Ogni giorno è una nuova conquista: riesco a sollevare
piccoli pesi, afferro il telecomando, digito sul telefonino
Rosella Redaelli
Voleva tornare a stringere i suoi figli, sentire il calore della loro pelle, accarezzarli. Adesso Carla Mari - la
prima donna in Italia ad aver subito un trapianto bilaterale di mani - riesce addirittura a dar loro «dei bei
pizzicotti».
A un anno dall'intervento che le ha cambiato la vita è lei stessa a raccontare le piccole conquiste di questi
mesi. Lo fa con accanto il marito Giovanni e Massimo Del Bene, il direttore della chirurgia Plastica e
Ricostruttiva del San Gerardo di Monza che l'ha operata. «Ogni giorno è una nuova conquista, ora riesco a
sollevare piccoli pesi, afferro il telecomando, digito i numeri sul telefonino, riesco a pettinarmi e a lavarmi da
sola. La cosa più bella è riuscire a stringere la mano delle persone che incontro perché quando avevo le
protesi a pinza vedevo l'imbarazzo negli occhi della gente». I progressi nei movimenti e nella sensibilità delle
mani di questa donna della provincia di Varese, costretta a subire l'amputazione di mani e piedi nel 2007 a
causa di una grave infezione, sono stati registrati grazie ad una risonanza magnetica funzionale che localizza
le varie funzioni del cervello nell'esecuzione di piccoli movimenti o sfiorando le mani con uno spazzolino.
«Dalle immagini realizzate a quindici giorni dall'intervento e nei giorni scorsi - ha spiegato Del Bene possiamo capire che c'è già stato un recupero di oltre il 25% della funzionalità delle mani. La mano destra è
più sensibile della sinistra, mentre la sinistra si muove meglio, ma i progressi sono continui grazie agli esercizi
di riabilitazione due volte alla settimana e ai "compiti a casa" che la signora Carla esegue con grande
diligenza».
C'è un altro aspetto positivo di questo trapianto effettuato nella notte tra l'11 e il 12 ottobre dello scorso anno:
«Per la prima volta - prosegue il primario - abbiamo utilizzato le cellule staminali prelevate dal midollo osseo
della paziente per la loro funzione antirigetto. Le abbiamo iniettate nelle ventiquattro ore successive al
trapianto e quindici giorni dopo e abbiamo avuto dei risultati sorprendenti: la paziente è l'unica trapiantata al
mondo ad utilizzare solo due farmaci immunosoppressori invece di tre e a dosi molto meno elevate. Questo
vuol dire che, seguendo questa strada, in futuro le possibilità di trapianto saranno estese a molte più persone
che oggi non possono sopportare le cure antirigetto per i loro effetti collaterali».
Intanto al San Gerardo c'è già un prossimo candidato per un nuovo trapianto bilaterale: «Prima di arrivare al
trapianto - conclude Del Bene - bisogna affrontare un percorso molto lungo per valutare, oltre allo stato di
salute, anche il quadro psicologico del paziente che deve riuscire ad accettare i nuovi arti come suoi». Resta
ancora un sogno da realizzare per Carla Mari: «Mi piacerebbe tornare a cucinare e ad impastare la pizza per
la mia famiglia. Per ora mi allevo con la plastilina, credo che non manchi molto per vedermi di nuovo ai
fornelli».
RIPRODUZIONE RISERVATA
La rinascita La malattia
Nel 2007 una donna della provincia di Varese era stata costretta a subire l'amputazione di mani e piedi a
causa di una grave infezione
Il trapianto
Lo scorso anno la paziente era stata sottoposta al trapianto bilaterale di mani nell'unità di Chirurgia plastica e
ricostruttiva dell'ospedale San Gerardo di Monza
La tecnica
Contro il rigetto è stata utilizzata per la prima volta l'iniezione di cellule staminali prelevate dal midollo osseo
della paziente:
SANITÀ NAZIONALE
36
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La storia I chirurghi: contro il rischio di rigetto abbiamo usato per la prima volta cellule staminali della paziente
05/10/2011
Corriere della Sera - Milano
Pag. 8
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ridotti i farmaci immunosoppressori
Foto: Oggi Carla Mari mostra la mobilità riconquistata delle mani trapiantate
Foto: Un anno fa Carla Mari dopo il trapianto
SANITÀ NAZIONALE
37
05/10/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 43
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il piano rivisto è stato inviato l'altro ieri. Prevede una serie di integrazioni all'offerta vincolante inviata il 14
settembre scorso per il salvataggio dell'ospedale San Raffaele di Milano. Firmatari i due potenziali acquirenti
della struttura fondata da Don Luigi Verzè, cioè lo Ior (la banca vaticana) e l'imprenditore Vittorio Malacalza.
Una documentazione che farà parte del più corposo dossier che il prossimo 10 ottobre verrà presentato al
Tribunale di Milano per la domanda di concordato. Il tempo a disposizione è ormai agli sgoccioli. Il 12 ottobre
è infatti fissata l'udienza davanti al Tribunale fallimentare per discutere la richiesta di fallimento presentata
dalla Procura di Milano. I consulenti della Fondazione Monte Tabor sperano di riuscire però a convincere il
giudice sull'opportunità del concordato. Nella nuova documentazione, predisposta in questi giorni, gli aspetti
più salienti riguardano la composizione del consiglio della nuova Fondazione e le modalità di esecuzione
dell'aumento di capitale. (C.Fe.)
SANITÀ NAZIONALE
38
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San Raffaele: Malacalza e Ior aggiustano il piano
05/10/2011
La Repubblica - Napoli
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Costretta a letto per la distrofia l'Asl non ha la tecnologia per curarla
Lo specialista "Senza questo apparecchio è ancora più invalida"
GIUSEPPE DEL BELLO
A 31 anni soffre di una malattia cronica ed è collegata a un ventilatore 24 ore su 24. Ma la Asl non le passa la
tecnologia idonea. Un diniego che la costringe a casa dove un'apparecchiatura fissa le consente di respirare,
ma la priva dell'autonomia. La storia di Valeria è quella di una ragazza nata con una malattia congenita, la
"distrofia muscolare dei cingoli". Significa debolezza che coinvolge soprattutto bacino e articolazione della
spalla. I sintomi rivelano difficoltà ad alzare braccia, sollevare pesi, fare le scale, alzarsi da terra, correre.
«Da bambina», ricorda oggi Valeria, «ho avuto una vita normale fino a 11 anni, quando fui sottoposta a
intervento correttivo alla schiena per la scoliosi».
Da allora sono iniziati i problemi che, però, non le impediscono di frequentare la scuola e, successivamente,
di laurearsi con 110 e lode in lingue. «Poi, nel 2006, ho avuto una terribile broncopolmonite», continua, «un
virus micidiale che mi stava uccidendo.
Sono stata sei mesi in coma e mi sono salvata solo grazie ai medici del Monaldi». Negli ultimi due anni le
sue condizioni migliorano, ma Valeria è ancora segregata in casa, mentre dallo Stato percepisce 240 euro di
pensione.
Eppure basterebbe una tecnologia dalle dimensioni ridotte per restituirle un minimo di indipendenza e
dignità. «In casa abbiamo due ventilatori che pesano 20 chili l'uno e sono adatti a chi è a letto», aggiunge il
padre, «ma l'anno scorso Giuseppe Fiorentino (specialista in malattie respiratorie del Monaldi, ndr) ha
individuato un apparecchio adatto a Valeria che pesa solo 7-8 chili, con una batteria che dura 4 ore. Non è
poco per una paziente che si "stacca" dal ventilatore solo quando fa la terapia o l'aerosol. «La Napoli 1»,
riferisce Fiorentino, «dispone solo di quattro tipi di ventilatori, ma nessuno di questi è adatto a lei. E intanto,
nonostante abbia illustrato le caratteristiche necessarie, dall'Azienda non è arrivata alcuna risposta. E Valeria
è costretta a essere più invalida di quello che è».
Foto: IL MONALDI L'ospedale Monaldi dove Valeria è stata ricoverata
SANITÀ NAZIONALE
39
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Valeria ha una malattia congenita ed è collegata a un ventilatore: "È troppo pesante, non posso uscire" La
denuncia
05/10/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Gestione negligente, la Regione vuole chiudere Villa Cristina
In ballo ci sono pure 150 posti di lavoro. La questione discussa in Comune
SARA STRIPPOLI
POSIZIONI antitetiche fra Regione e Comune sul futuro di Villa Cristina, che adesso rischia di lasciare a casa
150 dipendenti. L'assessorato regionale alla sanità sostiene che la più grande struttura riservata ai malati
psichiatrici del Piemonte (170 posti letto) deve essere chiusa e che il tempo per la ristrutturazione e la messa
a norma richieste da anni è scaduto. Vietato inserire nuovi pazienti ed auspicabile dimettere
progressivamente quelli attualmente ricoverati. Palazzo Civico invece concede l'autorizzazione ai lavori e
chiede che si continui ad accogliere pazienti e dare occupazione. La storia di Villa Cristina va avanti da anni
ma da qualche giorno la storia è diventata un caso, con i lavoratori allarmati che ieri hanno organizzato un
presidio davanti a Palazzo Civico.
L'otto settembre l'assessore Paolo Monferino, spiega Filippo Feltrin, legale rappresentante di Villa Cristina
(fra i soci l'ex-medico della Juve Agricola e il farmacista Rossano), «ci ha comunicato che la Regione
intendeva sospendere l'attività di ricovero per consentirci di completare i lavori di adeguamento previsti nel
progetto presentato dall'aziendae approvato dall'Asl To2e dalla Regione nel luglio 2009.
Abbiamo risposto dicendo di aver eseguito ad oggi tutti i lavori che non richiedono licenza edilizia ma di
essere ancora in attesa dell'autorizzazione del Comune (licenza edilizia) per quanto riguarda alcune
volumetrie aggiuntive ai fabbricati esistenti. L'autorizzazione è arrivata il 19 settembre». Il 19 settembre,
conferma la presidente della commissione comunale dei servizi sociali Lucia Centillo, «il Consiglio comunale
ha approvato all'unanimità il progetto degli interventi di adeguamento. Ora si tratta di trovare una soluzione
che salvaguardi i posti di lavoro e tuteli gli utenti, in larga parte persone molto fragili». Per il comitato dei
lavoratori, Samantha Fascio lancia un appello: «Siamo molto preoccupati, siamo 105 dipendenti, 50 liberi
professionisti, medici e infermieri che rischiano di rimanere a casa da un momento all'altro».
Foto: LA CLINICA E' l'unica struttura che ospita pazienti psichiatrici I 150 lavoratori sono preoccupati
SANITÀ NAZIONALE
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Il caso La clinica è l'unica grande struttura che accoglie pazienti psichiatrici. Ma da anni non provvede a
ristrutturare
05/10/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Boeti attacca Cota in consiglio: "Promesse elettorali mai mantenute" L'assessore Monferino replica: "In realtà
la situazione è molto migliorata"
MARCO TRABUCCO
TRECENTO giorni per una visita cardiologica, 281 per una dentistica, 180 per una neurologica, 168 per la
gastroenterologia: sono alcuni, solo alcuni, dei numeri sulle liste di attesa per una visita specialistica che ieri il
Pd ha snocciolato, in Consiglio regionale, davanti all'assessore alla sanità Paolo Monferino.
È una storia che viene da lontano, quella delle liste d'attesa e che ogni governo regionale si sente rinfacciare
dall'opposizione. Qualunque sia il colore dell'uno e dell'altra. Legittimamente, però, perché come ha ricordato
ieri il consigliere Pd Nino Boeti, primo firmatario dell'ordine del giorno in merito, aprendo il dibattito sul tema:
«Durante la campagna elettorale Cota aveva promesso due cose in sanità: abbattere le liste di attesa e di
garantire cure odontoiatriche gratuite. Oggi per una visita odontoiatrica si aspetta quasi un anno. E - ha
continuato Boeti - le attese in sanità sono in media raddoppiate e all'orizzonte non si vedono provvedimenti
che portino a una soluzione del problema». Non solo: «Cota ha dichiarato che c'è un esubero di personale
amministrativo: bene li metta nell'Asl per accorciare le liste di attesa».
Monferino ha replicato: «In realtà in Piemonte le liste di attesa sono molto migliorate: il miglioramento - ha
spiegato - è stato conseguito mettendo in campo una serie di azioni, dal richiamare il paziente per ricordare la
visita e spostarla in caso di necessità, all'accesso diretto, presentarsi all'esame con la sola impegnativa del
medico generico». Un ulteriore miglioramento è atteso dal progetto «contact center», che partirà presto. «Il
paziente - ha spiegato Monferrino - contatterà la propria Asl attraverso il sito web e sarà richiamato entro 24
ore per fissare l'appuntamento». Monferino ha aggiunto che, a regime, queste misure permetteranno di
«recuperare 800 mila prestazioni l'anno su un totale di 13 milioni, con risparmio di 23 milioni». Nel successivo
dibattito è stata curiosa la polemica tra Boeti e l'altro consigliere Pd Stefano Lepri da un lato, (che pur
criticando Monferino ne hanno approvato l'intenzione di aprire un tavolo con i sindacati sulla mobilità del
personale) e l'ex assessore alla sanità, oggi capogruppo della Federazione della Sinistra Eleonora Artesio
che ha definito «gravemente inopportuno il soccorso trasversale fornito oggi all'assessore Monferino». «Nel
mio articolato intervento ho solo suggerito a Monferino di proseguire nella sua volontà di aprire un tavolo con
il sindacato sulla mobilità del personale pur con tutte le tutele del caso.
Cosa che l'ex assessore Artesio si era, a suo tempo, ben guardata dal fare. Probabilmente ho toccato un
nervo scoperto», ha replicato Lepri. L'ordine del giorno dell'opposizione è poi stato bocciato con 31 no e 19
sì.
I numeri 300 I giorni di attesa previsti per una visita cardilogica.
"Appena" 281 per una dentistica 180 Va un po' meglio a neurologia Per essere visitati basta attendere sei
mesi 800MILA Il numero di prestazioni che si pensa di recuperare con prenotazioni online
Foto: Pazienti in attesa in un ambulatorio
SANITÀ NAZIONALE
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Il Pd: "Sanità, liste d'attesa fino a un anno"
05/10/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Autotrapianto di tessuto ovarico Era sterile avrà un figlio
SARA STRIPPOLI
Se tutto andrà bene sarà mamma prima dell'arrivo della primavera. Ha 28 anni la donna che grazie ad un
autotrapianto di tessuto ovarico potrà adesso avere un figlio.
La scienza cammina veloce ed è questo il primo caso in Italia, solo il quindicesimo nel mondo, il risultato del
programma "Fertisave", avviato nel 2001 al Sant'Anna-Regina Margherita di Torino. Con effetti sociali molto
rilevanti, dice Alberto Revelli, universitario responsabile del centro di fisiopatologia della riproduzione
dell'ospedale Sant'Anna, che in tutti questi mesi ha seguito da vicino la ragazza: «Ogni donna che per
desiderio di avere una carriera o forse anche solo perché non ha un partner adatto rimanda la maternità, può
decidere di "ibernare" frammenti delle sue ovaie e conservarle per avere un figlio più tardi».
Otto anni fa Alessandra (nome di fantasia) era affetta da una grave forma di talassemia ed era stata
sottoposta ad un trapianto di midollo osseo.
UN INTERVENTO necessario perché la sua malattia l'aveva portata a non rispondere più alle terapie
tradizionali e dopo un pesante ciclo di chiemioterapia che ha altissima probabilità di causare sterilità.
L'operazione si era svolta al Centro trapianti di cellule staminali e terapia cellulare dell'ospedale Regina
Margherita. Il prezzo da pagare è molto alto per una donna, le possibilità di avere una gravidanza sono rare.
Ma nel 2001, grazie al lavoro di Enrico Madon (scomparso lo scorso 27 agosto)e di Marco Massobrio, era
partito il programma «Fertisave», che consiste in un prelievo di tessuto di ovaie e congelamento
(«crioconservazione») con l'obiettivo di poterlo utilizzare più avanti in una situazione favorevole.
Per Alessandra, che a 20 anni aveva deciso di farsi prelevare e congelare quel frammento di ovaie, quel
momento è arrivato nella primavera dello scorso anno, quando è stata finalmente considerata fuori pericolo.
A quel punto ha chiesto di poter utilizzare il tessuto ovarico crioconservato e due interventi chirurgici
laparoscopici le hanno reimpiantato i frammenti prelevati otto anni prima. Dopo due mesi il ciclo mestruale è
ricomparso. Ad aprile si sono concluse le terapie, a luglio il suo test di gravidanza ha dato esito positivo. Per
lei quella era la sola via per potere essere madre. Quando le sue condizioni di salute sono precipitate, non
c'era il tempo per una normale stimolazione ormonale e il prelievo degli ovuli.
«Abbiamo la conferma che il metodo funziona - spiega Revelli - dopo otto anni, quei frammenti di ovaio
conservati in azoto liquido ad una temperatura di -246 gradi si sono dimostrati vitali». Il programma Fertisave
è gestito dal dipartimento di fisiopatologia della riproduzione, in collaborazione con il laboratorio Fiver e il
gruppo di endoscopisti e laparoscopisti, tutte équipe universitarie che fanno capo al dipartimento universitario
di discipline ginecologiche e ostetriche diretto dalla professoressa Chiara Benedetto.
Foto: L'OSPEDALE Il Sant'Anna dove è stata provata con successo la tecnica
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Il caso
05/10/2011
La Repubblica - Palermo
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Il Rizzoli nell'ex casa di cura di Aiello polo ortopedico da 21 milioni
all'anno
GIUSI SPICA
IL RIZZOLI di Bologna sbarca a Bagheria per importare l'alta specialità di Ortopedia in Sicilia. Ieri nella clinica
Villa Santa Teresa è stato siglato il protocollo d'intesa tra l'istituto emiliano e l'assessorato alla Salute, che
ratifica l'accordo tra la Regione Emilia Romagna e la Sicilia. Nella struttura confiscata all'imprenditore mafioso
Michele Aiello nasce così un dipartimento ortopedico da 84 posti letto, tre sale operatorie e cinque ambulatori
per visite specialistiche. Per piazza Ottavio Ziino, la sfida è creare un centro ortopedico di eccellenza e ridurre
la mobilità sanitaria: nel 2010, oltre mille pazienti siciliani sono emigrati al Rizzoli, senza contare chi si rivolge
alle cliniche private e agli ospedali di altre regioni del nord.
La convenzione siglata ieri dura 9 anni e prevede un avvio per step successivi. Entreranno in funzione subito
i reparti di Ortopedia Generale, Medicina Fisica e Riabilitativa, Terapia Intensiva, oltre al Day surgery
ortopedico. Le visite ambulatoriali inizieranno il primo febbraio, mentre per i ricoveri si dovrà attendere aprile.
Dopo un anno dall'apertura verrà avviata anche l'attività del reparto di Ortopedia oncologica.
La Regione pagherà l'affitto dei locali, il Rizzoli metteràa disposizione il personale medico e infermieristico.
Verranno attivati bandi di gara in Sicilia solo per la gestione di alcune funzioni di supporto. L'Ortopedia
generale potrà produrre a regime circa 1450 ricoveri all'anno e 680 Day Surgery, circa 425 ricoveri in
degenza ordinaria per l'Ortopedia Oncologica, 4300 giornate di degenza per la Medicina Riabilitativa e circa
20mila visite ambulatoriali.
Ma quanto costerà alle casse della Regione? Solo per lo start up si prevede una spesa di 3,9 milioni di euro.
Costi destinati a lievitare a 14 milioni nel primo anno per la gestione delle attività, fino ad arrivare, a regime, a
21 milioni l'anno.
SANITÀ NAZIONALE
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L'annuncio Dipartimento con 84 posti letto e tre sale operatorie. Visite da febbraio, ricoveri a partire da aprile
05/10/2011
La Repubblica - Palermo
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Scandalo rimborsi, ispettori nelle altre cliniche
Controlli alla Maddalena e alla Noto, dalle carte sulla Latteri anche gli errori nelle cure Le richieste a due uffici
diversi Il confronto tra liste ha svelato il meccanismo
SALVO PALAZZOLO
ALLA clinica Latteri, gli ispettori dell'assessore Massimo Russo sono arrivati lunedì mattina, e sono rimasti
fino alle nove e mezza di sera. Torneranno nei prossimi giorni. Russo ha disposto che controlli siano avviati
anche nelle altre due cliniche palermitane coinvolte nell'inchiesta della Procura sulla maxitruffa dei rimborsi.
Sono la Maddalena e la Noto Pasqualino. Intanto, la Procura prepara la documentazione per la richiesta di
rinvio a giudizio, che potrebbe arrivare già entro fine mese. Gli indagati sono venti, tutti i vertici delle tre
cliniche palermitane. Alla base delle accuse c'è un rapporto dei carabinieri del Nas, di 732 pagine, che nei
giorni scorsi è stato anticipato da Repubblica.
Nell'introduzione, i militari svelano come è iniziata questa indagine. Fu un servizio di "Striscia la notizia" a
sollevare il caso dei doppi rimborsi ottenuti dalle cliniche private per uno stesso paziente. Era il 16 dicembre
2006: "Striscia" mandò in onda l'intervista di un medico, con il volto oscurato e la voce camuffata. Il
professionista spiegò che in alcune case di cura veniva chiesto ai pazienti di farsi prescrivere dai medici di
base gli esami specialistici come Tac o Pet. E invece, questi esami dovevano essere effettuati dalle cliniche
coni rimborsi già ottenuti dalla Regione per i ricoveri.
I carabinieri rintracciarono il medico che aveva fatto la denuncia, gli chiesero chiarimenti. Poi, d'intesa con il
pm Amelia Luise e il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, avviarono gli accertamenti. «Le prime verifiche
rivelarono subito un vulnus nel sistema dei controlli - spiega il Nas - i dati delle case di cura confluivano in tre
distinti uffici, ancorché strutturati nella stessa azienda sanitaria (l'ex Ausl 6)». Un ufficio si occupava dei
rimborsi per i ricoveri, un altro dei rimborsi per gli esami. Un altro ancora, seguiva la Maddalena.È bastato
mettere a confronto i tabulati per scoprire il business dei doppi rimborsi, che secondo la Procura avrebbe
portatoa una truffa da un milione e duecento mila euro.
Dopo le verifiche sui documenti, sono partite le intercettazioni telefoniche e ambientali. I carabinieri sono
riusciti a piazzare delle microspie nelle direzioni delle cliniche Latteri, Noto e Maddalena. Così, sono emerse
altre stranezze nella gestione dei pazienti, ma solo alla Latteri e alla Noto. Un capitolo dell'atto d'accusa del
Nas riguarda una serie di errori che sarebbero stati commessi da due medici della Latteri durante le terapie
per i malati di tumore. Scrive il Nas: «Le sviste e le terapie errate sembrano essere una costante che
contraddistingue l'operato dei dottori Vincenzo Scaletta e Maria Rosaria Valerio, che continuamente devono
sentirsi per "sistemare" le terapie dei pazienti. Il dottore Scaletta - prosegue il Nas - da buon scolaro, prende
appunti su quanto indicato dalla Valerio». Ma Scaletta non è proprio un medico alle prime armi, ha 77 anni e
una lunga esperienza col camice bianco, ma forse non proprio in oncologia.
Il 24 settembre 2009, la Valerio lo chiama e gli dice: «Bisognava cambiare il farmaco. Lo hai cambiato?».
Scaletta dice: «No». La Valerio si arrabbia: «E che cazzo, Vincenzo». Lui ammette: «Me lo sono scordato,
completamente».
La dottoressa non vuole sentire ragioni: «Te l'avevo detto l'altro giorno». Scaletta si difende: «Lo so, hai
ragione, picchì c'è stato un casino da morire».
Qualche settimana prima, un'altra dottoressa della Latteri, Caterina Maurigi, si era accorta invece di un
errore della Valerio, e l'aveva chiamata: «Taxolo, 80 in 100 di fisiologica, in un'ora, tipo bolo, può essere
mai?». La Valerio rispose subito: «Noo, 500». La Maurigi provò a insistere: «C'è scritto così, infatti, a me è
sembrato strano». La Valerio si giustificò: «No, 500 è... no, no, ma è strano, io cento non l'ho scritto». Poi
chiese: «L'hanno già fatto questo o no?». Quando la collega la rassicurò («No, no»), tirò un sospiro di
sollievo: «Andò bene». Scrivono i Nas: «Solo grazie alla scrupolosità della Maurigi si evita di eseguire una
terapia sbagliata al paziente». PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.sicilia.it www.carabinieri.it
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA
05/10/2011
La Repubblica - Palermo
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SANITÀ NAZIONALE
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L'indagine LATTERI I vertici della clinica ( sotto) rispondono di truffa e corruzione Un medico del Policlinico
avrebbe procurato i pazienti oncologici NOTO PASQUALINO Anche i vertici della clinica di via Dante
rispondono di truffa e corruzione: un medico di Villa Sofia avrebbe dirottato i pazienti MADDALENA I vertici
della clinica di via San Lorenzo ( nella foto in basso) rispondono solo della truffa per i doppi rimborsi della
Regione LE ALTRE CLINICHE Le verifiche del Nas e della Procura hanno riguardato anche altre strutture
convenzionate che sono risultate in regola con i rimborsi
Foto: I RICOVERI Il giro dei medici tra i pazienti ricoverati in una clinica
05/10/2011
La Repubblica - Genova
Pag. 6
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Indaga la procura, sequestrate le cartelle cliniche a Villa Scassi e San Martino A far scattare l'indagine la
denuncia di un quarantenne che si era sottoposto a un intervento e che ha sofferto per due mesi, prima di
scoprire il vero motivo
GIUSEPPE FILETTO
CARTELLE cliniche sequestrate, altra documentazione ospedaliera e referti acquisiti dal Nas, medici sotto
torchio. Nel mirino dei carabinieri due reparti dell'ospedale San Martino (Chirurgia Vascolare e pronto
soccorso) ed uno di Villa Scassi di Sampierdarena (Chirurgia Plastica Ricostruttiva). La vicenda di presunta
malasanità, relativa alla dimenticanza di una sonda nella gamba di Paolo Gioia (di 43 anni) dopo un
intervento chirurgico, ieri ha visto i militari del Ministero della Salute tornare nei due ospedali, alla ricerca di
altre prove, di conferme o comunque di smentite su quanto scritto nell'esposto della moglie dell'uomo.
Nadia Sostegni ha raccontato tutto in una prima denuncia presentata il 20 agosto scorso, poi nella seconda
di sabato scorso.
Ha narrato quasi due mesi di calvario, ad iniziare dal'8 agosto scorso, quando il marito è stato operato nella
Clinica di Chirurgia Vascolare del "San Martino": un intervento alla vena safenofemorale dell'inguine, più
varicectomie multiple. L'équipe medico-chirurgica del professore Domenico Palombo avrebbe dimenticato
una sonda dentro l'inguine di Paolo Gioia.
I carabinieri lunedì e ieri hanno interrogato i medici di questo reparto e confrontando le dichiarazioni vi
sarebbero dei "pezzi" mancanti nella ricostruzione dei fatti. Dall'altra parte il direttore sanitario, Gianni
Orengo, attende una relazione scritta: «Da parte di tutte le persone che hanno preso in cura il paziente».
Oggi si dovrebbe sapere qualcosa di più, anche se Orengo confessa di "non riuscire ad immaginare come
sia stata possibile una cosa del genere". Paolo Gioia è stato operato due volte nella stessa giornata dell'8
agosto, ritenuto guarito, poi il 14 agosto è tornato al pronto soccorso con un ematoma alla gamba e dolori
lancinanti. Nessuno si sarebbe accorto della sonda dimenticata, di un tubicino di frenaggio. Neppure la
guardia medica, chiamata in casa perché i dolori aumentavano; tantomeno gli specialisti del reparto di
Chirurgia Vascolare Ricostruttiva, a cui l'uomo si è rivolto alcuni giorni dopo non fidandosi più del San
Martino. Soltanto a fine settembre il medico di famiglia, Antonio Pellettieri, richiede un'ecografia, questa volta
presso l'Istituto Radiologico Gamma. Nel corso dell'esame viene individuata la parte di tubo di drenaggio
dello spessore di 2 centimetri e mezzo e della lunghezza di 8 centimetri.
La storia SAN MARTINO I medici della Clinica di Chirurgia Vascolare hanno operato il paziente e
dimenticato la sonda di drenaggio.
Al pronto soccorso sarebbe stato visitato, senza riscontrare la presenza del tubicino GUARDIA MEDICA Il
medico di guardia sarebbe stato chiamato in casa durante i malori ed avrebbe prescritto farmaci
antidepressivi, inoltre consigliato una visita presso un centro psichiatrico VILLA SCASSI Nel reparto di
Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell'ospedale di Sampierdarena al paziente sarebbero state praticate una
endoscopia digestiva ed una gastroscopia PER SAPERNE DI PIÙ www.hsanmartino.it www.asl3.liguria.it
Foto: I CONTROLLI Carabinieri dei Nas in azione in un ospedale Ieri gli interventi a Villa Scassi e al San
Marino
SANITÀ NAZIONALE
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Sonda dimenticata nella gamba, arrivano i Nas
05/10/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 5
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Parti cesarei, boom da scandalo a Foggia si supera il 95 per cento
Costi raddoppiati: Puglia quarta con il 46,7 per cento "Nelle strutture accreditate il numero così elevato è
dettato solo dal lucro"
ANTONELLO CASSANO
ALLE case di cure riunite Villa Serena e Nuova San Francesco, istituto privato accreditato di Foggia, hanno
fatto quasi il pieno di parti cesarei: 95,45 per cento. Non sono riusciti a fare di meglio al San Camillo di
Taranto, fermi all'80 per cento.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità i cesarei non devono superare la soglia del 15 per cento del
totale delle nascite. È anche dai dati delle Asl pugliesi che si capisce perché l'Italia è terza al mondo nella
classifica che vede al primo posto il Messico e al secondo il Portogallo.
Numeri di un'emergenza che una campagna nazionale si ripropone di ridurre a livelli accettabili. Perché non
è vero che il cesareo sia il metodo più sicuro, né che i vantaggi siano superiori: si tratta comunque di un
intervento chirurgico con tempi di degenza e ripresa più lenti. Per intenderci, negli altri paesi europei le
percentuali variano da un massimo del 20% in Estonia e Francia a un minimo del 13% in Olanda. L'Italia è al
40%. Una corsa cominciata negli anni '80, quando le percentuali di cesarei nel nostro Paese si attestavano
appena al 12%.
Scorrendo i dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ci si accorge del solito divario tra nord e
sud: si va dal 23% del Friuli al 28% del Veneto. Il record è della Campania con il 62%, seguita da Sicilia
(53%) e Molise (48,4%). La Puglia è quarta con il 46,7% (su 37mila parti, 17mila sono cesarei). Da
quest'anno però il Dief (documento di indirizzo economico e finanziario) regionale ha stabilito che in nessun
ospedale si deve superare la soglia limite del 36%, pena il dimezzamento del cinquanta per cento dei
rimborsi dai ricoveri.
Ogni prestazione ospedalieraè classificata nei cosiddetti Drg (Raggruppamenti omogenei di diagnosi),
tabelle che stabiliscono il costo e il relativo compenso per l'ospedale che ha erogato la prestazione. Oggi il
Drg è di circa 2mila e 400 euro per il cesareo e di 1.400 per il fisiologico. Non stupisce quindi che il numero
maggiore di cesarei sia effettuato dalle strutture private accreditate, quelle cioè che devono fare profitto. Ma
anche negli ospedali pubblici si supera la soglia del 50 per cento: è il caso del Di Venere (62%), o del presidio
ospedaliero di Ostuni-Fasano-Cisternino (68%). Eppure ci sono strutture come Altamura-Gravina-Grumo in
cui la percentuale è ferma al 31%. Nel Policlinico di Bari la tendenza è in diminuzione, passando dal 47% di
quattro anni fa al 43% dell'anno scorso. Ma la soglia del 36% è ancora lontana. Uno dei temi al centro
dell'ultimo congresso della Sigo (Società italiana di ginecologiae ostetricia) tenutosia Palermo pochi giorni fa
è stato proprio l'eccessivo ricorso al cesareo al sud, causato dalla differenza dei rimborsi. Come ha ricordato
anche Nicola Surico, presidente del Sigo, «l'appello è di equiparare subito i Drg, perché il numero così
elevato di cesarei nelle strutture accreditate, soprattutto al sud, è dettato solo dal lucro».
I numeri 46 PER CENTO È la media dei parti cesarei in Puglia: l'obiettivo è arrivare al 36 per cento indicato
come punto limite dal Dief 95,45 PER CENTO È la percentuale dei parti cesarei alle case di cura riunite Villa
Serena e nuova San Francesco di Foggia 2400 EURO È la cifra che il Drg assegna alle strutture ospedaliere
pubbliche e private per ogni parto cesareo 1400 EURO È il rimborso per i parti naturali. Surico: "Equiparare i
Drg per ridurre i cesarei soprattutto nelle cliniche private"
Foto: IL PRIMATO Una sala operatoria: corsa ai parti cesarei soprattutto nelle cliniche private. A Foggia si
supera addirittura il 95 per cento
SANITÀ NAZIONALE
47
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Il business delle cliniche private. Ma anche il pubblico non brilla: al Di Venere sono il 62 per cento L'inchiesta
05/10/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 5
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"Tagli, ecco i reparti a rischio paralisi"
Dossier di Colasanto: se non arriva la deroga, vado davvero in procura 114 i dipendenti quasi tutti medici
verso il licenziamento "Avremo problemi seri al San Paolo e al Di Venere"
PIERO RICCI
ÈUN dossier di tre pagine.
Poche parole, tanti numeri. È lo schema dei tagli al personale che Domenico Colasanto, il direttore generale
della Asl Bari, consegnerà alla procura della Repubblica se non arriverà la deroga per mantenere in servizio il
personale che va licenziato per mancanza di budget. «L'autodenuncia per interruzione di pubblico servizio
precisa-è una provocazione ma fino a un certo punto. Se non arriva quella deroga, davvero non potrò
garantire, ad esempio, i turni in alcuni reparti e allora ai magistrati ci vado io prima che siano i sindaci a
farlo».
La denuncia choc in commissione sanità di lunedì scorso ha fatto alzare il livello di attenzione sulla carenza
di personale.
Ma non c'era con le chiusure di ospedali e reparti, una ridefinizione delle piante organiche? Perché ora la Asl
è sul punto di licenziare 114 contratti tornati a termine dopo la sentenza della Corte costituzionale? «Il
paradosso - spiega Colasanto - è proprio questo: i 114 rientrano nella pianta organica, non sono un esubero,
come nella pianta organica rientrano gli altri 430 contratti a termine. Il problema è che non ho la copertura
finanziaria per mantenerli in servizio. Il mio budget per il 2011 spiega - è di 17 milioni di euro ed è, come
prescrive la legge, la metà del budget del 2009. Quei 114 mi fanno sforare di tre milioni e davanti a me c'è un
bivio se non arriva la deroga: o mi chiama la Corte dei conti se sforo o qualcuno va in procura e mi denuncia
per interruzione di pubblico servizio dopo aver mandato a casa i 114 che non posso permettermi di
mantenere in servizio».
Una dramma che ha una mappa precisa perché a parte i dieci dell'ufficio tecnico e dell'area amministrativa
(«che non mi consentirà di gestire un bilancio da tre miliardi e mezzo di euro», dice Cosalanto), la scure si
sentirà soprattutto in corsia, in quel che resta degli ospedali ancora capaci di curare gli acuti. A cominciare
dai due ospedali cittadini di Bari, il "Di Venere" e il "San Paolo". A Carbonara rischiano di essere alleggerite di
personale la terapia intensiva neonatale e la chirurgia vascolare. Al San Paolo è la chirurgia toracica a
perdere i medici che oggi consentono di mantenere i turni ventiquattr'ore al giorno, sette giorni su sette. E
così a Terlizzi per medicina generale, a Corato per l'ostetricia, a Molfetta per la nefrologia.
«Eppure i nostri organici - denuncia il manager - già così sono risicati rispetto a quelli di Asl del Nord. Il
rapporto è di uno a tre. Chiediamo di mantenere questo rapporto con una deroga che dev'essere comunque
temporanea, per il tempo necessario a espletare le altre procedure, compresi avvisi pubblici e concorsi». E la
mobilità intraregionale? «Sono stato direttore generale a Taranto - spiega Colasanto - e se prendo con la
mobilità un medico in un ospedale jonico, risolvo il mio problema ma ne creo uno a Taranto. No, non mi
metto, in questa situazione a fare il cannibale».
Eppure nella Asl Bari molte strutture sono in chiusura. Vedi Bitonto, Grumo Appula, Santeramo, Ruvo di
Puglia, Noci, Rutigliano. Tutto il personale di questi ex ospedali che fine fa? «Va ai servizi territoriali». Ma
nell'emergenza possono essere impegnati in corsia? «Non sono d'accordo perché un malato cronico che può
essere curato sul territorio ha gli stessi diritti di un cittadino che deve operarsi alla colecisti». In cantiere c'è il
potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata che, andando in porto, consentirà di accedere a una
premialità da 60 milioni di euro.
Altro problema i primari. Ne mancano 44: «Ma mi accontenterei di averne 26», dice mentre esamina le loro
pratiche sulle quali mancheranno le firme dei direttori amministrativo e sanitario perché quelli che Colasanto
aveva nominato si sono dimessi dopo poche settimane perché guadagnavano troppo poco. Almeno quei due
stipendi, per ora, non pesano sul bilancio aziendale.
SANITÀ NAZIONALE
48
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CRONACA
05/10/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE
49
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Foto: L'ALLARME Una corsia d'ospedale: per la Asl problemi di budget: 114 i dipendenti che rischiano il
licenziamento
05/10/2011
La Stampa - Ed. Nazionale
Pag. 38
(diffusione:309253, tiratura:418328)
San Raffaele, pista brasiliana
Cinquanta contabili delle varie società saranno sentiti dalle Fiamme Gialle Nel faldone anche il carteggio
elettronico circa 23 mila e-mail degli ultimi dieci anni
GIOVANNA TRINCHELLA MILANO
Cinquanta contabili delle società collegate al San Raffaele sentiti come testi e ventitremila e-mail degli ultimi
dieci anni al vaglio degli investigatori della Guardia di Finanza. La Procura di Milano tenta di sciogliere
almeno quattro nodi nell'ingarbugliata matassa contabile che vede la Fondazione di Milano, creata da don
Luigi Verzè, su un baratro debitorio da un miliardo e mezzo; i fabbricati a Cologno Monzese, i beni immobili
brasiliani - ospedale fazendas con gli appezzamenti terrieri a Salvador de Bahia -, l'acquisto e la
manutenzione di macchinari per l'elettromedicazione, l'affaire per un superjet da oltre 20 milioni. Ma prima di
inoltrarsi nel labirinto di diverse società con la fatica di affrontare «un'anarchia contabile» enorme i pm
Gaetano Ruta, Laura Pedio e Luigi Orsi attendono gli esiti dell'udienza prevista il 12 ottobre davanti ai giudici
del Tribunale fallimentare. Ma già lunedì gli avvocati Orlando Barucci e Francesco Gianni consegneranno il
piano, che dovrebbe essere già pronto fra tre giorni. A breve si capirà quindi chi sarò l'interlocutore cui la
Procura, che ha chiesto il fallimento, potrà chiedere documenti, fatture, contratti: o il CdA o un curatore. Allo
stato per gli investigatori è come se esistessero tre entità, gli uomini di don Luigi, quelli dello Ior e anche della
charity su cui ancora nessuno è stato in grado di dire una parola univoca. Per ora l'unico indagato è Mario
Valsecchi, direttore finanziario, che risponde per false fatturazioni e ostacolo all' organo di vigilanza proprio
per l'opacità della contabilità. Anche Valsecchi, sentito come testimone e poi passatoi nel ruolo di indagato,
non è stato in grado di rispondere alle domande dei pm su diversi aspetti dei conti, offrendo in alcuni casi
documentazione incompleta quasi dei «pizzini». Altro aspetto su cui indagare sono i conti esteri di Mario Cal,
trovati dagli investigatori, e capire se c'è un collegamento con la Joseph Foundation del Liechtenstein, che
vedrebbe tra gli amministratori don Verzè e prima della sua morte anche Mario Cal, o con altre società
all'estero. L'ex vice presidente della Fondazione, che il 18 luglio scorso si è sparato un colpo di pistola alla
testa proprio nel suo ufficio di via Olgettina, era stato sentito due volte come teste in Procura. Nel giorni
precedenti la sua morte aveva preparato un back up dei documenti del suo pc e anche le fotocopie,
documenti inbustati e conservati a mo' di lascito. Documentazione che gli inquirenti avrebbero comunque
acquisito, ma che Cal - così sarebbe stato riferito agli investigatori - temeva potesse andare perduta. Intanto i
sindacati, che tutelano circa cinquemila lavoratori della struttura, hanno scritto una lettera indirizzata al
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per chiedere
che l'ospedale San Raffaele sia salvato attraverso l'acquisizione da parte della Regione Lombardia come
struttura pubblica, che però non potrebbe usare i soldi bloccati da patto di stabilità. Ieri le banche creditrici si
sono confrontate in una conference call con gli advisor. Oggi i lavoratori manifesteranno con un corteo.
SANITÀ NAZIONALE
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NEL PASTICCIO CONTABILE EMERGONO OSPEDALI E FAZENDAS A SALVADOR DE BAHIA
05/10/2011
La Stampa - Ed. Nazionale
Pag. 21
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Parto record a Torino: quattro gemelli
La coppia ha altri tre figli. I medici: evento raro, un caso og ni 800 mila g ravidanze Axel, Tracy, Alyssa e
Faith si sono aggiunti ai fratellini Ethan, Aida e Dilan
MARCO ACCOSSATO
TORINO «Fin dal giorno in cui ci siamo innamorati abbiamo desiderato una famiglia numerosa», confessa
Rosaria Curtese con un sorriso che le illumina uno sguardo ancora attonito. Trent'anni, madre di tre bambini
di 7, 5 e 3 anni, ha appena dato alla luce quattro gemelli all'ospedale Sant'Anna di Torino. «Un evento
straordinario dicono i medici -: i parti quadrigemellari sono rarissimi, uno ogni 800 mila». I bimbi - tre
femminucce e un maschietto sono nati prematuri alla trentesima settimana. Resteranno per qualche tempo
nel reparto di Terapia intensiva neonatale dell'ospedale materno-infantile, ma stanno bene, respirano senza
ausilio delle macchine e si nutrono in parte già del latte di mamma. Il più esile pesa un chilo e 170 grammi, il
più grande un chilo e sei etti. Per loro, papà Massimo Marzano, 39 anni, e mamma Rosaria hanno scelto
nomi insoliti: Axel, Tracy, Alyssa e Faith. Anche gli altri tre figli più grandi hanno nomi inconsueti: Ethan, Aida
e Dilan. «E' stata una decisione presa insieme - spiega papà -. Anche i nonni sono rimasti sorpresi, ma quei
nomi hanno origini e significati importanti. Uno vuol dire "fede", l'altro "padre della pace", un altro ancora
"solidità e fermezza"...». Un auspicio. Sono felici, mamma e papà, mentre attraverso l'oblò dell'incubatrice
accarezzano col pollice le manine dei neonati. Ma non è gioia piena: Rosaria non lavora, dovendo occuparsi
dei figli a casa, e Massimo, elettricista, è rimasto senza impiego e stipendio dopo il fallimento della sua ditta.
Così l'euforia del parto si scontra con la preoccupazione per il futuro: abitano a Brandizzo, in provincia di
Torino, aspettano una casa popolare dal Comune. Sette figli sono un impegno che non immaginano, che non
avevano messo in conto. «Quando, durante una delle prime ecografie, ci hanno detto che si vedevano tre
sacche, e che una delle sacche conteneva due embrioni, Rosaria mi ha guardato spaventata. Ma non
abbiamo mai pensato né all'aborto e neppure a eliminare uno dei feti», racconta ancora Massimo Marzano.
Una gravidanza a rischio che Rosaria ha portato avanti con determinazione e senza complicazioni, costretta
però a restare immobile a letto l'ultimo mese prima del parto. La mamma è stata seguita dai medici del
dipartimento di Discipline ginecologiche e ostetriche diretto dalla professoressa Tullia Todros, mentre i
gemellini sono stati trasferiti immediatamente nel reparto prematuri del professor Enrico Bertino, seguiti dalla
neonatologa Agata Leone. «Sono bellissimi e siamo felici che siano nati - dice papà -. L'unico rammarico è
che il nonno non ha potuto prenderli in braccio». Malato da tempo, nonno Antonio è morto ieri. Di Axel, Tracy,
Alyssa e Faith ha visto soltanto le immagini su un telefonino. Guarda il video su www.lastampa.it
Foto: La famiglia si allarga
Foto: Massimo Marzano e Rosaria Curtese (39 e 30 anni) nel reparto universitario di Terapia intensiva
neonatale dell'ospedale Sant'Anna accanto ai 4 gemellini
SANITÀ NAZIONALE
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SONO NATI PREMATURI MA SONO IN BUONE CONDIZIONI DI SALUTE
05/10/2011
Il Giornale - Milano
Pag. 2
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Via 7mila medici Presto saranno la metà di oggi»
Nella nostra Regione gli ospedali si stanno svuotando: entro il 2015, con tutti i camici bianchi che andranno in
pensione, ne avremo 7.600 in meno. Una voragine, pari al 40% di quelli in servizio nel 2010». L'assessore
alla Sanità della Lombardia, Luciano Bresciani, lancia l'allarme sulla futura carenzadimedici,a
marginedelcongresso nazionale della Società italiana di chirurgiaa Firenze. Tante le specialità a rischio:
medicina interna, anestesia e rianimazione, chirurgia generale, ginecologia e ostetricia, cardiologia, ortopedia
e traumatologia, pediatria, psichiatria e nefrologia. I posti disponibili per i
corsipostlaureaintuttequestespecialità in Lombardia oggi sono appena 750. Troppo pochi, tanto che la
Regione da tempo ha chiesto che vengano portati a 1.277. Anche per questo, l'assessore ha
sottolineatolanecessitàdi «rivedereilnumero chiuso», ma anche di «aprire ai finanziamenti privati i corsi di
specialità».A rispondergliè il ministro Ferruccio Fazio: «La Regione Lombardia sembra monocorde sul
problema dei medici» mentre attualmente «abbiamo un surplus di medici, perchè siamo a 4,2 contro una
media europea di 3,4».
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ALLARME DI BRESCIANI
05/10/2011
Il Giornale - Milano
Pag. 2
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Disabili, 365mila in Lombardia Parte la campagna
«Liberi di essere»: è questo il titolo dell'opuscolo realizzato dalla Regione per rendere noti scopi e
contenutidelpianod'azioneregionale 2010-2020 per le persone con disabilità. La pubblicazione - che sarà
distribuita attraverso diversi canali (Asl, ospedali, sedi territoriali regionali, reti comunali, reti delle
associazioni, terzo settore, diffusione via web) ed è già stata messa a disposizione dei partecipanti di «Fai il
pieno di cultura 2011» - è disponibile da ieri anche sul portale www.regione.lombardia.it. In Lombardia,
secondo le ultimestime,ci sono circa365mila persone con disabilità, di cui 27mila circa in età scolare. Ogni
anno regioneLombardiastanzia400milioni di euro per realizzare interventi a favore di questi cittadini. Tra gli
interventi già in fase di realizzazione, Formigoni ha ricordato «la creazione, in almeno un ospedale per
ogniAsl,dipercorsidedicatiaidisabili per le cure, sulla scorta di quanto già messo in atto al San Paolo di
Milano» e l'istituzione di un gruppodilavoro«per potenziarel'utilizzo della carta regionale dei servizi e facilitare
l'accesso ai servizi».
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IN ASL E OSPEDALI
05/10/2011
Il Sole 24 Ore - NordEst - N.36 - 5 Ottobre 2011
Pag. 19
(diffusione:75240, tiratura:224000)
Distribuzione unica per i farmaci Ph-T
Un accordo tra la Regione e Federfarma Veneto per uniformare le modalità di distribuzione dei medicinali
cosiddetti Ph-T, ad alto costo per malattie croniche importanti (oncologiche, ematologiche, Aids, artrite
reumatoide, psoriasi, patologie dell'accrescimento), che oggi viene effettuata dalle farmacie solo nelle
province di Verona, Vicenza, Treviso e in parte del Veneziano, mentre altrove si procede con la consegna
diretta da parte di ospedali e distretti.
Un esempio su tutti l'Ulss 2 di Feltre, dove le specialità vengono non solo erogate, ma anche preparate dai
farmacisti dell'azienda ospedaliera. «Finora le intese sono state siglate dalle nostre organizzazioni provinciali
con le Ulss di riferimento. Ciò ha comportato disagi per i pazienti che fuori dall'azienda sanitaria di
appartenenza non riescono sempre a farsi consegnare le specialità di cui hanno bisogno - riferisce Marco
Bacchini, a capo dell'Unione dei titolari di farmacie in Veneto, con oltre 1.200 associate -. E genera
confusione anche per i farmacisti, che oltretutto non vengono compensati allo stesso modo all'interno della
medesima regione per il servizio reso».
L'accordo veneto valorizzerebbe anche il ruolo delle 506 farmacie rurali aperte nelle zone più isolate. «Un
obiettivo al quale lavoriamo da circa un anno e che centreremo nei prossimi due mesi - promette Bacchini -,
assicurando così a tutti i malati o ai loro familiari di poter ritirare i farmaci prescritti vicino a casa e in una
fascia d'orario più ampia, risparmiando tempo e denaro (spostamento, pagamento dei parcheggi e richieste di
permessi di lavoro inciderebbero fino a 12 euro e 50 per ogni ritiro alla farmacia ospedaliera, secondo le
stime della Federazione, ndr)».
L'intesa consentirebbe la consegna del medicinale al malato anche fuori dalla provincia di appartenenza,
purché in Veneto. «La Regione si è anche dimostrata disponibile ad autorizzare l'erogazione in farmacia dei
medicinali altamente tecnologici denominati Ex-osp 2, allungando quindi la lista delle specialità in
distribuzione nei nostri esercizi», aggiunge il presidente di Federfarma Veneto.
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Accordo con Federfarma per ridurre i disagi
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
Pag. 8
(tiratura:40000)
«Sostenibilità vo cercando»
Trasparenza sui conti - Bisogna fare filiera - Partnership con le parti sociali Trovare soluzioni anti-pay back al
35 per cento entro fine anno I trial ospedalieri pagati dalle aziende valgono seicento milioni l'anno
Sara Todaro
L'assunzione di responsabilità di fronte alla manovra di luglio che pretende altri 800 milioni dalle casse delle
imprese. Il bisogno pressante di misure strutturali che garantiscano la sostenibilità del sistema sanitario nel
suo complesso. La voglia di trasparenza su conti dell'ospedaliera. E l'appello a fare una buona volta e sul
serio "filiera e fronte comune" in difesa del bene farmaco che accomuna aziende produttrici, distributori e
farmacisti. È un'agenda a tutto campo quella che il presidente Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi , ha
illustrato alla stampa di settore quando erano appena stati resi i noti i dati del monitoraggio Aifa sui trend della
farmaceutica pubblica nel primo semestre 2011 e su un probabile buco a sorpresa della territoriale 2010 per
un totale di 100 milioni da ripianare a carico delle imprese (v. Il Sole-24 Ore Sanità n. 36/2001) . Con una
deadline per quanto riguarda le soluzioni da individuare al tavolo con Governo e Regioni che non ammette
deroghe: per evitare quel 35% di pay back che scatterebbe a giugno 2012 in caso di extratetto
sull'ospedaliera le soluzioni «vanno trovate entro fine anno. Dopo sarebbe troppo tardi». E con un rimpianto:
«Neanche il 35% sarà sufficiente: perché non responsabilizza nessuno. E in più nessuno ricorda quello 0,7%
che è stato sottratto al tetto complessivo della farmaceutica (sceso dal 16,4% al 15,7% del Fsn) per il
terremoto dell'Abruzzo: senso di responsabilità va bene, ma a terremoto finito dovevano restituircelo. Finita
l'emergenza la copertura di cassa dovrebbe esserci». Prioritario per Scaccabarozzi individuare un percorso
che non si traduca ancora una volta in un sacrificio a fondo perduto. «La Sanità pesa sul Pil per il 7%, la
ricerca per il 5% dice - la spirale della crisi rende necessarie misure per la crescita e non solo per il bilancio
della finanza pubblica. Si parla da più parti di sostenibilità e di crescita e penso che nessuno meglio delle If
possa rappresentare la sintesi di queste due cose: abbiamo la spesa pro capite più bassa d'Europa, abbiamo
i prezzi più bassi, abbiamo un'incidenza su Pil stabile da anni all'1,1%. Ma la manovra di luglio ci ha portato a
sorpresa l'ennesima richiesta di un sacrificio economico importante. Anche stavolta abbiamo giocato con un
forte senso di responsabilità, pur essendo chiamati a ripianare un tetto che è solo nominale, fissato al 2,4%
quando la spesa era già al 3,8%, e a pagare un miliardo per dei prodotti che abbiamo comunque fornito e che
comunque non ci sono ancora stati pagati. Ma la fiducia non è a tempo indeterminato. E forse le imprese
sarebbero più disponibili a contribuire allo stesso modo se quei soldi fossero investiti puntando sulla crescita,
sulle infrastrutture che servono a rendere sostenibile da un punto di vista organizzativo e strutturale il sistema
sanitario». "Sostenibilità", è il concetto che ricorre con maggior frequenza nelle riflessioni a voce alta del
presidente Farmindustria. «L'unica responsabilità nella mancata sostenibilità che possono attribuirci - ironizza
- è che abbiamo contribuito ad allungare tanto la vita degli italiani da porre un problema alla previdenza: e
questa è una responsabilità che siamo ben lieti di assumerci. Ma diamo un contributo importante anche alla
crescita». E snocciola i dati: «Abbiamo livelli di export del 60% con punte superiori anche all'80% e
sosteniamo il 90% della ricerca svolta in Italia. A fronte di una spesa farmaceutica pubblica pari a 12 miliardi
l'anno noi produciamo per 25 miliardi l'anno. Questo è un settore che porta un bilancio positivo al Paese e ha
ancora voglia di investire, e ci sono esperienze come quelle della Janssen nel pontino o di Chiesi a Parma a
dimostrarlo. Ma con tagli che arrivano al 10% e in passato sono stati ancora più alti, fino al 17% della spesa,
si mette in difficoltà un settore per realizzare un risparmio dell'1,7% che non porta da nessuna parte se il
restante 83% ha dei livelli di crescita che basterebbe ridurre del 10% per avere un risparmio dell'8,3%. Penso
che le amministrazioni dovrebbero occuparsi di quell'83% di cui si sa ancora troppo poco, mentre noi siamo
penalizzati perché abbiamo i conti in ordine». E c'è un'ultima spina, sempre sull'ospedaliera: «Ci dicono che
sforiamo il tetto, ma quei 600 milioni l'anno che le industrie investono in studi clinici all'interno degli ospedali
non sono un investimento sulla spesa? Quei pazienti vengono assistiti a totale carico del privato che sta
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La ricetta del presidente Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, per fronteggiare la crisi
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
Pag. 8
(tiratura:40000)
SANITÀ NAZIONALE
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facendo ricerca: è una contribuzione al costo degli ospedali». È un avvertimento alle Regioni? «Con le
Regioni dobbiamo fare un discorso molto trasparente e aperto: dobbiamo lavorare assieme sulla sostenibilità:
non si può pensare che le inefficienze siano sempre ripianate dall'industria. E del resto anni di tagli
dimostrano che il problema non si è risolto e che forse la ricetta sta da un'altra parte: non dimentichiamo che
la farmaceutica rappresenta solo il 17% della spesa sanitaria e su questo 17%, visto che ci chiedono di
ripianare, vorremmo almeno avere trasparenza sui conti». E magari anche trasparenza sulle regole, par di
capire, quando il discorso si sposta su marchi e brevetti: «Non ci può essere sviluppo in un Paese che non
rispetta il brevetto e non rispetta i marchi: lo Stato ha fissato dei prezzi di rimborso, all'interno di quei prezzi
non ci deve essere discriminazione a parità di costi per lo Stato». Intanto spunta la strategia del fare squadra
più che si può: dal «lavoro serrato con la Salute e con l'Aifa in vista delle proposte da formulare in sede StatoRegioni», alla «ricerca con la squadra di presidenza di proposte eque che non penalizzino troppo un'industria
piuttosto che un'altra». «Dobbiamo uscire tutti assieme dalla crisi», manda a dire Scaccabarozzi a tutta la
filiera. Con un pensiero anche al "popolo di Welfarma". Da presidente-informatore, come si definisce,
sottolinea l'importanza del gioco di squadra portato avanti anche con le parti sociali: «Stanno giocando un
ruolo importante - spiega - si sono fatte protagoniste del cambiamento che sta attraversando il settore con
grande senso di responsabilità e in un momento di forte riduzione del comparto». Collaborazione a tutto
tondo, tranne quando si scrivono le manovre. «Ma perché non vi credono?», azzarda qualcuno. «Sembra
quasi che nei nostri confronti ci sia qualcosa di ideologico: forse il problema dipende solo dal fatto che
abbiamo i conti in ordine e tutto è misurabile ed è più facile agire. Forse è venuto il momento di parlare di più
con il cittadino per far capire qual è il nostro valore».
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
Pag. 8
(tiratura:40000)
Listini ospedalieri: Italia sotto del 10% nell'Ue
«Abbiamo i prezzi più bassi d'Europa...». Ormai da un decennio il leit motiv degli uomini d'azienda che si
sono avvicendati sulla poltrona di Farmindustria è sempre lo stesso. E l'attuale presidente, Massimo
Scaccabarozzi, come si è visto non fa eccezione. Ma è davvero così? Stanchi di non essere "creduti" gli
industriali hanno affidato l'onere della prova a uno studio appena completato dal Cergas-Bocconi, che non a
caso si è concentrato sui prodotti protagonisti della spesa ospedaliera, sempre nell'occhio del ciclone per un
extratetto annunciato e riannunciato e per l'inevasa querelle sulla certificazione dei dati ( cfr. «Il Sole-24 Ore
Sanità n. 36/2011 ). Lo studio - basato su dati ImsHealth e realizzato dal dal gruppo di ricerca
dell'Osservatorio farmaci coordinato da Claudio Jommi - mette a confronto i prezzi industriali per i principali
farmaci ospedalieri lanciati dopo il 2001, rilevati nei cinque principali Paesi Ue: Francia, Germania, Italia,
Regno Unito e Spagna. Dal confronto - effettuato a prezzi ex factory, ovvero i prezzi teorici di cessione dei
farmaci alle strutture ospedaliere, senza considerare dunque gare, sconti o accordi rimborso/prezzo
condizionato alla risposta del paziente alla terapia - emerge che i prezzi italiani sono inferiori di circa il 10% in
media aritmetica rispetto agli altri grandi Paesi Ue. Il confronto è stato effettuato sui prezzi di cessione, sia
per valutare le condizioni al lancio a prescindere dalle specificità nazionali, sia per dare una valutazione
complessiva del mercato indipendentemente dalle condizioni applicate a specifici prodotti. «I confronti spiegano i ricercatori - sono di tipo bilaterale: i prezzi in Italia sono stati confrontati con quelli di ogni singolo
Paese, tenendo conto del prezzo medio per unità posologica (standard unit), riferito ai prodotti contenenti lo
stesso principio attivo, con stessa indicazione terapeutica e aventi la stessa (o simile) confezione». Il faccia a
faccia ha coinvolto le prime 50 molecole di classe H (farmaci rimborsati dal Ssn solo se usati o distribuiti in
ambito ospedaliero) più vendute in Italia nel 2010 e lanciate sul mercato dopo il 2001: come dire circa il 71%
del mercato totale classificato in Italia in fascia H. Due gli indici utilizzati: l'indice di Laspeyres, che rispecchia
la struttura dei consumi in Italia e l'indice di Fisher che riflette anche la struttura dei consumi nel Paese di
confronto. Al di là delle convenzioni statistiche, comunque si vogliano considerare costi e struttura dei
consumi da Paese a Paese il risultato non cambia: i prezzi italiani restano in ogni caso inferiori alla media e
più bassi rispetto a Germania, Francia e Spagna. Al di sotto c'è solo il Regno Unito, in relazione al quale i
ricercatori hanno avuto cura di utilizzare il tasso di cambio euro/sterlina medio degli ultimi cinque anni per
ridurre la distorsione derivante dalla forte svalutazione di quest'ultima avvenuta a partire dal 2009. Il distacco
maggiore si registra rispetto alla Germania che si attesta a 128 fatta 100 l'Italia, segue la Francia (110) e la
Spagna (105). Da segnalare, infine, che in tutti i Paesi oggetto del confronto - stavolta anche nel Regno Unito
- i casi per i quali il prezzo in Italia è più basso superano il 50% del totale delle molecole considerate. La
distanza più ampia si registra in questo caso con la Francia dove il prezzo del prodotto è risultato superiore a
quello italiano nel 76% dei casi, seguono Spagna (67%), Germania (62%) e Regno Unito (52%).
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STUDIO INTERNAZIONALE DEL CERGAS-BOCCONI
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
Pag. 7
(tiratura:40000)
Sicurezza lavoro, via al Sinp
All'Inail la gestione telematica dei dati - Nasce un tavolo di monitoraggio Monitorata anche la salute di genere
Barbara Gobbi
Lo schema di decreto interministeriale che regolamenta il Sinp, Sistema informativo nazionale per la
prevenzione nei luoghi di lavoro, approdato al riesame della Stato-Regioni dopo una serie di modifiche
concordate in sede tecnica, è un tassello fondamentale per dare attuazione al T.U. contro gli infortuni. Il Sinp
(art. 8 comma 1 Dlgs 81/2008), nasce infatti «al fine di fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare
e valutare l'efficacia della attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, relativamente ai
lavoratori iscritti e non iscritti agli enti assicurativi pubblici, e per indirizzare le attività di vigilanza attraverso
l'utilizzo integrato delle informazioni disponibili negli attuali sistemi informativi, anche tramite l'integrazione di
specifici archivi e la creazione di banche dati unificate». Il regolamento all'esame dei governatori definisce nel
dettaglio il funzionamento del Sistema, i fornitori e i fruitori di dati e di informazioni, i dati del Sinp e i relativi
standard, le regole tecniche finalizzate alla trasmissione dei dati tra gli enti (ministeri del Lavoro, della Salute,
dell'Interno, Regioni e Pa, Inail), le regole per il trattamento dei dati in ambito Sinp, le misure di sicurezza e
responsabilità. Una volta a regime, il Sistema dovrà fornire una fotografia capace di orientare interventi di
prevenzione. Queste le informazioni che deriveranno dalla elaborazione dei dati contenuti nel sistema:
quadro produttivo e occupazionale analizzato tenendo conto di settori produttivi, dinamiche occupazionali,
dimensioni delle imprese; quadro dei rischi, anche in un'ottica di genere; per ogni settore e attività, quadro di
salute e sicurezza dei lavoratori comprendente i dati sugli eventi e problemi di salute relativi a infortuni o
malattie professionali da lavoro; quadro delle azioni di prevenzione delle istituzioni, derivanti dai piani
regionali e territoriali di prevenzione elaborati secondo le indicazioni dei Comitati di coordinamento regionale,
dai piani di settore Inail, implementati dopo l'incorporazione di Ispesl e Ipsema; quadro degli interventi di
vigilanza (dati analitici e sulle violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza); quadro degli
infortuni sotto la soglia indennizzabile dall'Inail. Informazioni che andranno trasmesse unicamente per via
telematica, tramite i servizi informatici messi in rete da ministeri e Regioni. Ma il Sinp va costruito: per questo
si prevede l'istituzione, presso l'Inail, di un tavolo tecnico di sviluppo e coordinamento, composto da
rappresentanti dei ministeri (Lavoro, Salute, Innovazione, Interno, Difesa), della Guardia di Finanza, dell'Inail
e delle Regioni e Pa. Lo stesso Inail è titolare del trattamento dei dati, di cui garantisce la sicurezza. Serrata
la tutela della privacy: tra le misure, per non consentire l'identificabilità diretta delle persone fisiche, si prevede
l'assegnazione a ciascun soggetto di un codice univoco diverso dal codice fiscale.
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All'esame della Stato-Regioni il regolamento sul Sistema informativo nazionale unico
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
Pag. 7
(tiratura:40000)
Emergenza, il riordino ai primi passi
B.Gob.
Sì è insediato mercoledì scorso il Comitato tecnico voluto del ministro della Salute per mettere mano al
riordino dell'emergenza, puntando alla massima interazione tra ospedale e territorio e alla valorizzazione dei
professionisti, medici di continuità assistenziale, capaci di "intercettare" le urgenze più lievi prima che arrivino
in pronto soccorso. Un passo dovuto, come ha spiegato il ministro della Salute Ferruccio Fazio , che ha
presieduto a Roma la prima riunione di esperti: «A seguito dell'indagine del Senato sull'emergenza-urgenza
in Italia (v. Il Sole-24Ore Sanità n. 15/2011, ndr ) abbiamo deciso di metter mano alla questione. C'è grande
convergenza tra esperti, rappresentanti delle Regioni, sindacati dei medici, per arrivare entro la fine dell'anno
a una proposta in Conferenza Stato-Regioni». I tecnici cominceranno a ragionare a partire da un testo-base,
già passato al vaglio della Stato-Regioni (si veda Il Sole-24 Ore Sanità n. 27/2011) e che già nel titolo indica
l'obiettivo: "Continuità delle cure in un sistema integrato: modelli organizzativi 118 e continuità assistenziale".
Il documento mira a «sviluppare nuovi percorsi organizzativi integrati con l'obiettivo di ridurre gli accessi
impropri, razionalizzare le risorse sul territorio e rispondere con maggiore efficacia al bisogno di salute della
popolazione». Primo passaggio, in un'ottica di rete, è l'integrazione del servizio di continuità assistenziale con
il 118, così da intercettare preventivamente i codici bianchi e verdi e da inviarli, quando possibile, ai servizi
distrettuali (medicina generale, assistenza domiciliare, specialistica ambulatoriale, farmacia), assicurando al
cittadino continuità dell'assistenza. Tre i possibili modelli ventilati nel documento, cui le Regioni potranno
ispirarsi per mettere in piedi, teoricamente entro 60 giorni dall'approvazione in Stato-Regioni, progetti
finanziabili con gli obiettivi di piano: il primo prevede l'istituzione di un'area dedicata all'attività delle ex guardie
mediche nell'ambito delle centrali operative 118, con un numero di medici proporzionale al carico di lavoro; il
secondo, valido soprattutto nelle aree metropolitane, prevede centrali di ascolto autonome della continuità
assistenziale esterne alle C.o. 118; il terzo schema contempla l'istituzione di un call center di secondo livello
con funzione di filtro, costituito da operatori non sanitari, su cui possono confluire sia le chiamate indirizzate
alla c.a. sia quelle destinate al servizio 118.
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REVISIONE DELL'URGENZA E CONTINUITÀ DI CURA
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
Pag. 6
(tiratura:40000)
Sangue italiano col patentino
Una normativa ponte fino al 2014 in attuazione del milleproroghe Disciplina ad hoc per l'autoctono
Sara Todaro
Il sangue italiano diventa sempre più farmaco e si affida alla regia dell'Istituto superiore di sanità, dell'Aifa e
del Centro nazionale sangue per ottenere il patentino che abilita alla produzione e commercializzazione degli
emoderivati realizzati a partire dalle donazioni nazionali e opportunamente dotati di Aic. Mentre per i centri
lavorazione e frazionamento è tempo di procurarsi le credenziali che abilitano alla stipula delle convenzioni
con le Regioni per la lavorazione del plasma autoctono. Le novità sono contenute nei due decreti trasmessi
dalla Salute al parere della Stato-Regioni dopo aver superato l'8 settembre il vaglio all'esame della Consulta
permanente tecnica per il sistema trasfusionale, istituita dalla legge nazionale di settore. Dopo l'istituzione
dell'albo dei valutatori che dovranno obbligatoriamente essere inseriti nei team regionali addetti alle verifiche
sulle attività di settore cui ha provveduto il Dm del 26 maggio - i due nuovi decreti provvedimenti completano
l'attuazione della normativa ponte prevista dal decreto "milleproroghe" (legge 10/2011) che ha procrastinato
al dicembre 2014 l'attuazione dell'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 sui requisiti minimi e sulle
verifiche periodiche dei servizi trasfusionali. Lavorazione a regola d'arte. Semplici e tassativi i requisiti previsti
per centri e aziende di frazionamento e produzione di emoderivati che aspirano a entrare nella rosa dei
potenziali partner delle Regioni. I candidati avranno un mese di tempo per presentare domanda alla Salute
documentando - sotto la responsabilità del legale rappresentane dell'azienda - il possesso dei requisiti fissati
dal decreto. In particolare bisognerà dimostrare di possedere adeguate dimensioni industriali, un ciclo
lavorativo ad avanzata tecnologia, stabilimenti rispettosi delle norme nazionali ed europee, il possesso
dell'autorizzazione alla commercializzazione in Italia dei farmaci emodeivati, nonché il processo di
frazionamento in stabilimenti ubicati in Paesi Ue dove il sangue non e ceduto a fini di lucro e lavorato in
regime di libero mercato. Alle verifiche provvedono Aifa, Salute e Cns per quanto di competenza nell'arco di
90 giorni: l'esito dell'esame sarà vincolante per l'inserimento nell'elenco dei centri accreditati che sarà
approvato con dec reto della Salute. Aic nazionale per l'emoderivato. Dedicato interamente alla sicurezza e
bontà degli emoderivati prodotti con plasma nazionale il secondo decreto approdato sui banchi delle Regioni,
in cui si prevede la concessione di una Aic da parte dell'Aifa analogamente a quanto accade per tutti gli altri
prodotti farmaceutici e il controllo di Stato sui lotti da parte dell'Iss. I relativi dossier dovranno documentare
qualità e sicurezza della materia prima utilizzata anche in relazione a specifiche linee guida prodotte dal
Centro nazionale sangue sulla raccolta di informazioni relative alle caratteristiche del plasma nazionale. L'Aic
è subordinata al parere che il Cns formulerà anche avvalendosi di sinergie con l'Iss entro 90 giorni dalla
richiesta pervenuta dall'Aifa: le aziende produttrici sono tenute ad aggiornare la relativa documentazione con
cadenza annuale. Le aziende già titolari di convenzioni con le Regioni dovranno mettersi in regola entro nove
mesi. Le eventuali eccedenze rispetto al fabbisogno regionale o nazionale potranno essere esportate o
cedute ma non a fini di lucro, solo col recupero dei costi di produzione e a patto di poter esibire in dogana
l'attestazione del Cns sul possesso da parte degli emoderivati dei requisiti previsti. Origine del plasma Le
garanzie sul plasma a. Informazioni sui servizi trasfusionali e unità di raccolta del sangue/plasma b. Ispezioni
e autorizzazioni dei servizi trasfusionali e unità di raccolta c. Dati epidemiologici sulle infezioni trasmissibili
per via ematica d. Informazioni sui laboratori in cui si eseguono i controlli sulle donazioni e sui «plasma pool»
e. Ispezioni e autorizzazioni dei laboratori che eseguono i controlli analitici sulle donazioni e sui «plasma
pool» f. Criteri di selezione/esclusione dei donatori di sangue/plasma g. Sistema operante che consente di
individuare il percorso di ogni donazione dal servizio trasfusionale fino ai prodotti finiti e viceversa Qualità e
sicurezza del plasma a. Conformità alle monografie della Farmacopea europea b. Controlli sulle donazioni di
sangue/plasma e sulle miscele per individuare agenti infettivi, con relative informazioni sulla metodica di
analisi e, in caso di «plasma pool», dati di convalida dei test utilizzati c. Caratteristiche tecniche delle sacche
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All'esame della Stato-Regioni i decreti sull'Aic per gli emoderivati e la selezione dei centri
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
Pag. 6
(tiratura:40000)
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di raccolta del sangue e plasma, con relative informazioni sulle soluzioni anticoagulanti impiegate d.
Condizioni di conservazione e di trasporto del plasma e. Procedure relative alla tenuta dell'inventario e/o al
periodo di quarantena f. Caratterizzazione del «plasma pool» g. Sistema operante tra il fabbricante di
medicinali derivati dal plasma e/o chi fraziona/lavora il plasma da un lato, e i centri stabilimenti di raccolta e
analisi del sangue/plasma dall'altro, che definisce le condizioni delle reciproche interazioni e le specificazioni
stabilite La certificazione dei centri di lavorazione degli emoderivati Dimensioni industriali I requisiti richiesti
riguardano tutte le fasi - pre-lavorazione, trasformazione e distribuzione - e dovranno essere specificati e
attestati sotto la propria responsabilità dal legale rappresentante dell'azienda per ciascuna di esse in termini
quantitativi e qualitativi e in rapporto alla produzione regionale e nazionale di plasma pre-lavorazione:
aziende e centri dovranno dimostrare la capacità di ritiro, stoccaggio e trasferimento del plasma nazionale
conferito nell'impianto di lavorazione fase di trasformazione: aziende e centri dovranno dimostrare la capacità
di garantire processi di lavorazione del plasma nazionale che evitino il suo mescolamento con plasma di altra
origine, adeguatamente documentata. In particolare dovranno essere soddisfatti i seguenti sei punti: 1.
specifico impianto utilizzato per la lavorazione; 2. descrizione delle diverse tipologie di plasma immesse in
lavorazione sulle apparecchiature e sugli impianti; 3. strategia di sicurezza adottata al fine di minimizzare i
rischi derivanti da agenti infettivi e da agenti infettivi emergenti; 4. aspetti di riduzione virale e/o controlli per
gli agenti infettivi o surrogati; 5. capacità di riduzione virale del processo di produzione; 6. rischi di
contaminazione crociata fra i lotti di produzione fase di distribuzione: aziende e centri dovranno dimostrare la
propria capacità di stoccaggio e di consegna/spedizione dei prodotti finiti Ciclo lavorativo ad avanzata
tecnologia Il possesso del requisito dovrà essere attestato, sotto la propria responsabilità, dal legale
rappresentante dell'azienda Processo di frazionamento del plasma effettuato in stabilimenti ubicati in Paesi
Ue in cui il plasma raccolto non sia oggetto di cessione a fini di lucro e sia lavorato in regime di libero mercato
compatibile con l'ordinamento comunitario Il legale rappresentante dell'azienda è tenuto a dichiarare: 1.
l'ubicazione (città e Paese) dello/degli stabilimento/i nel/i quale/i l'azienda intende effettuare il frazionamento
del plasma nazionale; 2. che, nel Paese ove ha sede ciascuno stabilimento, di cui al precedente punto 1, il
plasma raccolto non è oggetto di cessione a fini di lucro ed è lavorato in regime di libero mercato compatibile
con l'ordinamento comunitario Autorizzazione all'immissione in commercio in Italia dei farmaci emoderivati Il
legale rappresentante dell'azienda è tenuto a fornire la lista delle autorizzazioni all'immissione in commercio
(Aic) in Italia di farmaci emoderivati, specificando per ognuna di esse la tipologia della procedura di
registrazione Idoneità degli stabilimenti alla lavorazione secondo le vigenti norme nazionali ed europee Il
possesso di tale requisito è attestato dalla presentazione dell'Autorizzazione alla produzione e dell'ultimo
certificato Gmp (good manufacturing practice) validi, rilasciati dall'Autorità competente del/i Paese/i
dell'Unione europea ove sono ubicati gli stabilimenti utilizzati per la produzione dei medicinali emoderivati da
plasma nazionale
I riferimenti normativi in materia di attività trasfusionali Dlgs 219/2005 (Disciplina delle attività
trasfusionali e della produzione di emoderivati) Prevede la promozione dei Lea trasfusionali con uno o più
accordi Governo-Regioni anche attraverso la qualificazione dei servizi trasfusionali, confermandone la natura
di struttura pubblica, l'omogeneizzazione e la standardizzazione di organizzazione e procedure. Affida ad
appositi accordi Governo-Regioni anche il periodico aggiornamento dei requisti minimi e affida al Centro
nazionale l'attività di formazione per l'attività di vigilanza, controllo e accreditamento, di competenza delle
Regioni Dlgs 261/2007 (Revisione del Dlgs 191/2005 di attuazione della direttiva 200298/Ce Norme di qualità
e di sicurezza per la raccolta e trattamento del sangue) Riporta le definizioni di "servizio trasfusionale" e
"unità di raccolta": individua le competenze in materia dei ministeri della Salute e della Difesa, del Centro
nazionale sangue e delle Regioni sul rispetto dei requisiti dei servizi trasfusionali; regolamenta
autorizzazione, ispezioni e controlli sui servizi trasfusionali da parte di Regioni e Pa Legge comunitaria 2009
(Legge n. 96 del 4 giugno 2010 - articolo 40 - Recepimento delle direttive 2005/62/Ce e 2001/83/Ce, in
materia di emoderivati) Ha stabilito che il plasma raccolto in Paesi esteri e i relativi intermedi, destinati alla
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SANITÀ NAZIONALE
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produzione di medicinali emoderivati, devono rispondere ai requisiti previsti dalla vigente farmacopea
europea e alle direttive europee applicabili. Ha inoltre previsto che sono comunque ammessi alla lavorazione
per la produzione di medicinali emoderivati da commercializzare al di fuori dell'Unione europea il plasma e i
relativi intermedi provenienti dai centri di raccolta e produzione di Paesi terzi. L'articolo 40 ha stabilito inoltre
che ai fini della stipula delle convenzioni regionali per la lavorazione del sangue raccolto in Italia i centri e le
aziende di frazionamento e di produzione di emoderivati devono essere dotati di adeguate dimensioni,
disporre di avanzata tecnologia e avere gli stabilimenti idonei a effettuare il processo di frazionamento ubicati
nei Paesi dell'Unione europea in cui il plasma raccolto non è oggetto di cessione a fini di lucro ed è lavorato
in un regime di libero mercato compatibile con l'ordinamento comunitario. I suddetti centri e aziende devono
produrre i farmaci emoderivati dotati dell'autorizzazione all'immissione in commercio in Italia. Accordo
Governo-Regioni del 16 dicembre 2010 (Requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici delle attività
sanitarie dei servizi trasfusionali e sul modello per le visite di verifica) Risponde all'urgenza "inderogabile" di
conformare le attività trasfusionali alle norme nazionali di recepimento delle direttive comunitarie in materia
registrando l'impegno di Regioni e Pa a recepire entro 6 mesi i requisiti strutturali minimi e il modello per le
visite di verifica dei servizi trasfusionali e delle unità di raccolta e a completare le visite di verifica entro 36
mesi dalla disponibilità dell'elenco dei valutatori Proroga termini 2010 (Dl 225/2010 convertito nella legge
10/2011 del 26 febbraio 2011, n. 10 articolo 2, comma 1-sexties) Proroga al 31 dicembre 2014 la scadenza
ultima per l'entrata in vigore delle disposizioni di cui all'Accordo Governo-Regioni del 16/12/2010 e nel
frattempo attua l'articolo 40 della Legge Comunitaria 2009 prevedendo l'emanazione da parte della Salute dei
decreti relativi a: a) istituzione dell'elenco nazionale dei valutatori per il sistema trasfusionale, affidandone la
tenuta al Centro nazionale sangue ( l'albo è stato istituito con il Dm 26 maggio 2011 ); b) definizione delle
modalità per la presentazione da parte degli interessati e per la valutazione, da parte dell'Aifa, delle domande
di inserimento tra i centri e le aziende autorizzati alla stipula delle convenzioni; c) disciplina delle modalità
attraverso le quali l'Aifa assicura l'immissione in commercio degli emoderivati prodotti da plasma raccolto sul
territorio nazionale nonché l'esportazione del medesimo per la lavorazione in Paesi comunitari e l'Istituto
superiore di sanità assicura il relativo controllo di stato
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
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Il gruppo? È più virtuale che reale
M.Per.
Le aggregazioni funzionali dei medici di base, più virtuali che reali, sono presenti in circa la metà del Paese.
Molto meno le Unità complesse delle cure primarie o le case della salute, forme più evolute di organizzazione
della Sanità fuori dall'ospedale. A dispetto delle convenzioni e degli accordi locali degli ultimi anni, i modelli
strutturali delle cure territoriali stentano a decollare. La riprova arriva da un'indagine appena conclusa dal
Centro studi Fimmg, che ha raccolto i dati da 76 sezioni provinciali su 110, pari al 70% del territorio
nazionale. Le aggregazioni funzionali (o équipe territoriali o Unità o Nuclei o Gruppi di cure primarie) risultano
implementate in metà delle sezioni, con marcate differenze geografiche: se al Nord la quota è in linea con il
dato nazionale, al Centro si registra quasi l' en plein (con aggregazioni presenti nell'89% dei casi) mentre al
Sud emerge una vistosa mancanza (soltanto il 21% ne dichiara l'attivazione). Molto meno diffusi i modelli
riconducibili alle Uccp: il 76% delle sezioni ne è sprovvisto (il 92% al Sud), ma al Centro la diffusione è
comunque maggiore (37 per cento). Considerando che le aggregazioni devono comprendere almeno 20
medici di medicina generale e non oltre 30mila assistiti, non sorprende che il loro numero per sezione
provinciale raramente superi le 50 unità: la maggior parte (29,4%) conta tra le 11 e le 20 aggregazioni.
Nell'81,3% delle sezioni, invece, le Uccp attivate vanno da una a dieci. Speculare il dato sui medici coinvolti:
per le aggregazioni nel 40% dei casi sono tra il 91 e il 100%, anche perché l'adesione dovrebbe essere
obbligatoria; per le Uccp, invece, nel 62% delle sezioni i sanitari interessati sono meno del 10 per cento.
L'integrazione in entrambe le forme viaggia moltissimo sul filo delle nuove tecnologie: nel 44% delle risposte
le aggregazioni funzionali dispongono per la quasi totalità di mezzi informatici autonomi e in un terzo di
collegamento in rete tra i Mmg; per le Uccp la quota sale al 64% del campione ma la percentuale crolla se si
guarda ai collegamenti con gli altri livelli del Ssn (Asl, distretto, ospedale), assenti nel 56% delle sezioni. Le
attività su cui sia le aggregazioni funzionali sia le Uccp sono prevalentemente orientate sono
l'organizzazione, l'accessibilità e la medicina di iniziativa. Per il 71% delle sezioni con aggregazioni attivate e
per il 62% di quelle con Uccp esistono accordi "finanziati". In entrambi i casi, qualora sia prevista
l'applicazione di percorsi diagnostico-terapeutici (Pdta), le malattie più frequentemente interessate sono
diabete, Bpco e scompenso cardiaco. Report e rendiconti sono previsti in oltre la metà dei casi. Nell'Uccp è
sempre coinvolto personale di segreteria. Molto meno frequente l'utilizzo di infermieri e specialisti. Le sedi in
cui le Unità sono ospitate risultano in percentuali uguali di proprietà del Ssn, del Comune o di società o coop
riconducibili alla medicina generale. Due i camici bianchi "leader": oltre al ruolo di coordinatore delle
aggregazioni, funzionali o strutturali, nel 56% delle sezioni provinciali esiste in aggiunta una figura di Mmg
"referente distrettuale". Ma in circa l'80% dei casi nessuno dei sanitari referenti è stato invitato a frequentare
corsi di formazione ad hoc. Percorsi ritenuti invece indispensabili dal 45,5% delle sezioni interpellate e
almeno "utili" dal 48,5 per cento. Lo studio fotografa di fatto un panorama in fieri, in cui si sperimenta sì, ma
ancora timidamente. Lasciando aperte molte domande sulle quali indagare. Una su tutte: quali sono i
vantaggi reali in termini di assistenza per i cittadini?
SANITÀ NAZIONALE
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LA MAPPA DI AGGREGAZIONI E UCCP
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
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Braccio di ferro tra sigle e Regioni sul riordino delle cure primarie
Stralciati i vincoli sul finanziamento dei mezzi di produzione, ma i tecnici regionali danno battaglia "Cade" il
passaggio alla dipendenza
Barbara Gobbi
Doveva essere un semplice incontro di presentazione della nuova bozza di riordino del territorio messa a
punto dal ministero ma si è trasformato, di fatto, in una trattativa sindacale. Dalla quale i sindacati sono usciti
più che mai spaccati e su cui le Regioni si riservano ancora di dire l'ultima parola. Nella convinzione che la
nuova gestione delle cure primarie, se mai ci si arriverà, sia innanzitutto di loro competenza. L'esito della
riunione di lunedì 26 settembre a Roma tra i tecnici della Salute, gli esperti delle Regioni e le principali
organizzazioni della medicina generale e della pediatria sulla riforma dell'articolo 8 del Dlgs 502/1992 (v. Il
Sole-24Ore Sanità n. 36/2011) incontra, da un lato, il pieno consenso della Fimmg e, all'estremo opposto, il
niet dello Snami. Per capire fino a che punto abbiano inciso, da una parte, il braccio di ferro interno ai
sindacati e, dall'altra, i differenti approcci tra sigle del territorio e Regioni, occorrerà attendere ancora qualche
giorno, quando il ministero renderà disponibile il nuovo testo limato. Nel frattempo, alcune modifiche sono già
chiare: la Fimmg incassa una doppia vittoria: lo stralcio della lettera v), in cui si profilava il passaggio alla
dipendenza con l'inquadramento dei medici convenzionati nel ruolo della dirigenza medica, e la possibilità di
dar vita a équipe monoprofessionali (il test d'ingresso contemplava team multiprofessionali). A confermarlo lo
stesso ministro della Salute, Ferruccio Fazio , davanti alla platea dei pediatri Fimp: «I medici di famiglia non
passeranno alla dipendenza dei distretti, si tratta di una scelta convinta del ministero e mia personale. E
saranno possibili équipe mono e multi-professionali, salvaguardando e valorizzando la centralità del medico
di base e del pediatra». Anche la previsione di un impegno continuativo settimanale di 38 ore in capo ai
medici scomparirà, con ogni probabilità, dal testo revisionato. Nella bozza di entrata questa garanzia oraria
era legata a un finanziamento da parte delle aziende dei fattori di produzione e delle dotazioni strutturali per
le forme organizzative multi-professionali (Uccp). Un punto su cui le Regioni annunciano però di voler tenere
duro: non siamo più disponibili, spiegano i tecnici, a negoziare l'organizzazione delle cure primarie.
Traduzione: il finanziamento dei mezzi di produzione dovrà avvenire solo nel contesto di un impegno reale
nelle Uccp, e solo per quei professionisti che decideranno di aderirvi. Rimane in sospeso la previsione di un
referente/coordinatore delle Uccp; mentre resta sostanzialmente intoccata la parte che modifica la struttura
del compenso: si prevede una quota fissa per assistito o per ciascuna ora prestata, definita sulla base di
variabili legate alla complessità della casistica degli assistiti, come corrispettivi delle funzioni e delle attività
assistenziali nonché sulla base di eventuali funzioni complementari a quelle assistenziali. Se il segretario
Fimmg Milillo parla di «un concreto passo avanti nel percorso per il riordino delle cure primarie», il leader
Snami Angelo Testa boccia la proposta. «Perché costringere i medici a lavorare forzatamente insieme, di
fatto mortificando la loro presenza capillare sul territorio? Lo Snami è per un rafforzamento della rete di
comunicazione informatica tra dottori del territorio e tra medici del territorio e ospedale», rilanciano dal
sindacato. Sonora bocciatura anche dalla Fp-Cigil. Secondo il coordinatore nazionale Nicola Preiti la proposta
è «del tutto inadeguata. Non adatta la normativa alle novità introdotte con la riforma del Titolo V e (...) vende
per novità misure già esistenti, come il garantire l'assistenza per l'intero arco della giornata e per tutti i giorni
della settimana». Ancora, per la Cgil il «voler introdurre una modulazione regionale del limite massimo di
assistiti comporterebbe un peggioramento della libera scelta del cittadino e dell'assistenza, alterazione della
concorrenza, protezionismo e privilegi». Inoltre, «il ripristino della graduatoria unica già nella discrezionalità
delle Regioni» fa sì che «la guardia medica rimane nel limbo dell'assistenza territoriale». Esprime perplessità
sulla «obbligatorietà delle Uccp» Biagio Papotto (Cisl Medici). Dallo Smi, Maria Paola Volponi e Bruno Agnetti
promuovono «l'accoglimento della nostra storica proposta del ruolo unico per i Mmg», ma chiedono che si
mantenga il passaggio a dipendenza per i medici dei servizi e del 118, «altrimenti la protesta sarà dura».
SANITÀ NAZIONALE
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LA REVISIONE DELL'ART. 8, DLGS 502/1992
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
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SANITÀ NAZIONALE
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Mentre per Roberto Lala (Sumai-Assoprof) «ora occorre solo affinare il testo». La parola alla prossima bozza.
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
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Il medico di famiglia sogna la pensione
M.Per.
Sono demotivati, stressati e non sereni nei rapporti con Asl e Regione. Tanto che sperano di andare in
pensione prima. E spesso ci riescono. Il malessere dei medici di famiglia emerge chiaramente da un'indagine
condotta dall'Enpam su 2.055 medici estratti dall'archivio dell'ente: il 44,2% del campione è dipendente, il
35% è libero professionista e altro, il 12,9% è medico di medicina generale, il 4,4% è pediatra di libera scelta
e il 3,5% è specialista ambulatoriale. Il primo dato a colpire è quello del reddito: in apparenza i convenzionati
sono quelli che guadagnano di più, con il 77,1% dei pediatri e il 36,8% dei medici di famiglia che dichiara di
percepire più di 90mila euro lordi l'anno (contro il 14,8% dei dipendenti). Ma - ricorda Paolo Misericordia ,
responsabile del Centro studi Fimmg - una parte importante è destinata ai fattori di produzione per lo
svolgimento della professione (studio, personale ecc.). Non sono più ricchi, dunque. E neanche più
soddisfatti. La medicina generale appare la categoria più scontenta del proprio lavoro: conta la quota più alta
di poco o per niente soddisfatti (11,2%) e la quota più bassa di molto soddisfatti (60,5%). L'indice di
soddisfazione scende ancora se riferito al profilo dei rapporti con Asl e Regione (36,8% gli insoddisfatti,
25,5% i molto soddisfatti). Coerentemente, medici di famiglia e pediatri segnalano maggiori livelli di stress
(6,8 e 6,9 in una scala da 1 a 10) e sembrano bramare la pensione più degli altri. Il 35% dei Mmg e il 45% dei
Pls vorrebbero uscire dal mercato del lavoro in anticipo (in media a 59,7 anni), contro il 21% della media dei
medici. Tra i motivi che maggiormente spingono per anticipare l'età del pensionamento compaiono i problemi
connessi al modo in cui si lavora e il fattore stress, in particolare tra i medici di famiglia. Non a caso l'età del
pensionamento è effettivamente più bassa nel caso di cattive condizioni di salute, di elevati livelli di stress e
di rapporti deteriorati con Asl e Regioni. Tutto torna. Migliori condizioni di lavoro e una minore burocrazia
sono giudicati requisiti che maggiormente potrebbero incoraggiare nel continuare a lavorare. Solamente il
19,8% del campione dichiara che non lavora o non continuerà a lavorare dopo la pensione: il 49,7% non lo
esclude, il 30,4% ne è sicuro. Scorporando i dati per attività professionale, però, si vede che appena il 22%
dei medici di famiglia dichiara di voler continuare a lavorare e la quota degli indecisi si impenna al 57 per
cento. Non è facile per nessun professionista prevedere l'ammontare della pensione. Le aspettative migliori
sono comunque quelle dei pediatri, i più giovani sono in genere più pessimisti, chi è già pensionato riferisce
retribuzioni più elevate. «Dall'indagine - sintetizza Misericordia - emerge il quadro di una classe medica che,
se pur ancora soddisfatta della propria attività professionale, lamenta difficoltà e disagio per le condizioni di
lavoro, per i carichi burocratici a cui è sottoposta e per i rapporti con il mondo delle istituzioni sanitarie.
Situazioni particolarmente penalizzanti per la medicina generale, dalla quale emergono evidenti indicazioni di
stanchezza e demotivazione, e un orientamento maggiore delle altre categorie al traguardo della pensione».
In compenso, i medici di famiglia sono i più bravi nella conoscenza delle regole previdenziali e del
funzionamento dell'Enpam. Anche se potrebbero migliorare, mostrando di ignorare istituti importanti come il
riscatto di allineamento e l'aliquota modulare. Da questo punto di vista i camici bianchi iscritti alla Fimmg, cui
è stato somministrato attraverso il Centro studi lo stesso questionario messo a punto dall'Enpam, appaiono
più informati e più fiduciosi nella gestione dell'ente. Non solo: il medico Fimmg sembra più orientato a
ottimizzare la tutela assicurativa e l'integrazione previdenziale attraverso fondi pensione, polizze vita e
assicurazioni sanitarie. L'80% degli interpellati dal Centro studi (contro il 54,9% del campione Mmg
dell'Enpam) si dice interessato a ricevere dal sindacato un sostegno informativo per pianificare
finanziariamente il suo futuro dopo il lavoro. «Sta alla Fimmg - conclude Misericordia - non deludere questa
aspettativa».
SANITÀ NAZIONALE
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INDAGINE ENPAM: STRESS E BUROCRAZIA DEMOTIVANO
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
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«Ai Mmg serve uno scatto»
Più team e tecnologie - Ma l'integrazione non sia governata dall'alto
Manuela Perrone
«I momenti di crisi sono quelli in cui di più bisogna guardare al futuro». Il tracollo dei mercati, i tagli imposti
dalla manovra, il blocco delle convenzioni, la protesta indetta da tutti i medici italiani per il 13 ottobre non
spengono l'ottimismo di Giacomo Milillo , segretario nazionale della Fimmg. Che arriva al 66 congresso della
Federazione con in tasca la mediazione del ministro Fazio sul riordino delle cure primarie. E un messaggio
chiaro alle Regioni: la medicina generale deve cambiare ma senza imposizioni dall'alto. L'Italia è sull'orlo del
collasso, la classe medica soffre e voi dedicate il congresso alla «medicina generale nel III millennio». Non è
un controsenso? Niente affatto. Proprio perché il futuro non è roseo bisogna pensarci. La crisi dev'essere una
spinta per trovare soluzioni diverse. La Fimmg è stata tra i primi nel mondo medico a capire che rispetto a
certi problemi bisognava reagire con cambiamenti radicali. Favoriti dalla riduzione della pletora medica
dobbiamo distillare i valori della professione, fare con gli altri un ragionamento di qualità e non di quantità.
Perché, superata la crisi, si possa riproporre l'autorevolezza della professione. La manovra ha picchiato
talmente duro da far ritrovare unità a tutte le sigle del mondo medico. La piazza è d'obbligo? Per la medicina
generale l'aumento dell'Iva determina un aumento dei costi, contemporaneamente alla perdita del potere
d'acquisto derivante dal blocco dei contratti e alla necessità di rivedere tutto il sistema previdenziale per i noti
problemi del bilancio tecnico dell'Enpam. È una batosta a cui vogliamo dare un segno di reazione. Però c'è
un'altra motivazione: un senso di solidarietà rispetto alla condizione della professione. Non condividiamo
quello che è stato fatto nei confronti degli ospedalieri, sentiamo il dovere etico di fare massa insieme a loro
per protestare. Tira aria di smantellamento del Servizio sanitario? Smantellare il Ssn sarebbe esiziale per la
tutela della salute dei cittadini. Mi pare che se anche ci fossero delle volontà non ci sono le condizioni per
farlo. Noi crediamo che il Ssn possa essere rilanciato eliminando gli sprechi di amministrazioni schizofreniche
e governando quei rivoli di risorse che ora servono più ad alimentare la politica e il sottogoverno che non la
salute dei cittadini. Siete arrivati al congresso freschi dell'incontro al ministero sul riordino delle cure primarie,
che accoglie alcune delle vostre proposte, come l'accesso e il ruolo unico nel Ssn e la ristrutturazione del
compenso. Non abbiamo in mano ancora nulla ma per me già soltanto la convocazione ha rappresentato un
passo avanti. Così come la cancellazione del passaggio alla dipendenza, che era imp roponibile. Vi sentite
minacciati dall'invadenza delle Regioni? Qual è il nodo più spinoso? Tra le cose più difficili da affrontare con
le Regioni c'è il ruolo delle aggregazioni funzionali territoriali, che corrispondono alle nostre Unità di medicina
generale: le Regioni vorrebbero relegare i gruppi monoprofessionali a un ruolo virtuale. Vogliono puntare
sull'integrazione tra i diversi professionisti del territorio e pensano che possa avvenire solo se la governano.
C'è anche un problema di rapporto di potere: se si prendono Mmg, pediatri, specialisti scelti e messi insieme
da loro si crea un rapporto gerarchico che va in una data direzione. Temete di perdere autonomia? Noi
vogliamo che prima le varie discipline sviluppino la capacità di lavorare in squadra e che poi si integrino.
Anche perché non è possibile che il medico si integri con tutti i servizi da solo. A meno che non si intenda per
integrazione il fatto che debba eseguire protocolli scritti da altri. Ma che futuro ha il riordino? Diventerà una
legge? Resterà l'ennesimo libro dei sogni? Io vorrei una legge ma nell'immediato il risultato importante è
quello della formalizzazione politica con Regioni e ministero: raggiungere quel livello di condivisione può
permettere alla Sisac di cominciare a lavorare, in attesa del 2015, a una riscrittura completa e ponderata della
convenzione. Non dimentichiamo che le ultime convenzioni erano "ponte". Nel frattempo, però, tra tagli,
burocrazia e nuovi oneri i medici di famiglia sono sempre più scoraggiati. L'assenza di risorse per gli
investimenti è un problema concreto. Noi stiamo lavorando come Confprofessioni per fornire strumenti e
opportunità. Da poco, grazie a una riforma di legge, sono stati istituiti due Confidi per i professionisti, Mmg
compresi: un sistema di cooperative che fornirà ai medici finanziamenti agevolati come quelli di cui hanno
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MEDICINA DI BASE/ Congresso Fimmg: il segretario nazionale invita a reagire alla crisi
04/10/2011
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.37 - 4 Ottobre 2011
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usufruito commercianti, agricoltori, artigiani. L'altro fronte è l'attività di Fondoprofessioni: sempre con
Confprofessioni stiamo lavorando per introdurre la figura professionale dell'«assistente di studio medico» nel
Ccnl dei dipendenti di studio, dotata di competenze sia di tipo segretariale sia sanitario e socioassistenziale. I
medici si stanno cioè attrezzando per offrire alle Regioni processi di assistenza e perseguimento di obiettivi
avendo dalla parte pubblica non l'investimento nei fattori di produzione ma il sostegno nella spesa corrente,
nell'ipotesi che a parità di spesa questo determini risultati migliori o a parità di risultati spese minori. Anche
l'accordo in Lombardia è stato firmato dalla sola Fimmg. State ballando troppo da soli? Ci si illude se si pensa
che rivendicare il soldo, che è la vecchia politica sindacale, possa ancora produrre risultati. La verità è che la
Fimmg è sempre andata avanti con gli altri e si è trovata da sola nel momento delle responsabilità. Non avete
paura di un calo di iscritti? L'erosione c'è ma non da parte delle altre sigle. C'è perché i medici sono spinti
proprio da questa conflittualità inutile a perdere fiducia nell'istituzione sindacale. Noi cerchiamo di non dare
sponda al litigio e di continuare sulla nostra strada. E mi sembra che abbiamo ottenuto risultati: si pensi al
riordino, ai certificati on line. Con il ministro Fazio c'è ormai un idillio? I rapporti non sono mai scontati. Certo
gli devo riconoscere l'attenzione e l'affidabilità. Non condivido tutto ma sta cercando di fare qualcosa. Come
vede la medicina generale nel terzo millennio? Come una medicina generale che riacquista centralità, che
lavora in squadra, che riporta il medico a fare il medico potendo usufruire di tecnologie e di personale. Non è
soltanto un augurio: è una necessità. Si parla di futuro al 66 congresso della Fimmg (il maggior sindacato dei
medici di base), in programma dal 3 all'8 ottobre al Tanka Village di Villasimius (Cagliari). In linea con
l'atteggiamento ottimista e propositivo che ha contrassegnato sin qui la "gestione Milillo" - riconfermato
segretario l'anno scorso - il tema del summit è «La medicina generale nel 3 millennio». Con tutte le sue
possibili declinazioni: gli scenari, l'evoluzione dell'attività, le tecnologie, i nuovi strumenti e le opportunità, la
riorganizzazione del lavoro, le sfide di salute e quelle di "comunicazione". Un viaggio a tutto tondo intorno a
"quel che potrà essere", compiuto nel momento forse più nero per la categoria, menomata dal blocco delle
convenzioni e stretta tra l'incudine di richieste pressanti della parte pubblica e il martello di una rete
ospedaliera in ristrutturazione. Chiara l'intenzione del sindacato: non finire "governati"da Regioni sempre più
esigenti ma lavorare per governare i cambiamenti da protagonisti. Una partita tutta da giocare.
Medicina generale: deleghe al 1 gennaio 2010Smi Snami
Fimmg Altre sigle Intesa sindacale - Cisl medici Fp Cgil medici - Simet - Sumai Totale complessivo 41.894
100,00 Fonte: Sisac
05/10/2011
Il Sole 24 Ore - Lombardia - N.36 - 5 Ottobre 2011
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(tiratura:405061)
Venti milioni ai medici di base per gestire i malati cronici
Spunta come partner una società in rosso del San Raffaele
MILANO
Silvia Sperandio
Un budget virtuale annuo fissato dal Pirellone per ogni paziente e una schiera di medici di famiglia pronti a
gestire la partita della cronicità in Lombardia.
Con la chiusura del bando regionale e l'assegnazione del compito ad alcune cooperative di camici bianchi,
parte in questi giorni la prima fase del progetto sperimentale regionale che introduce i Creg (Chronic related
group) nella gestione delle cure destinate, per ora, a oltre 80mila cittadini lombardi. Tutte persone affette da
una o più malattie croniche, dall'ipertensione arteriosa al diabete, dallo scompenso cardiaco all'osteoporosi,
dalla bronchite cronico ostruttiva, alle malattie neuromuscolari invalidanti. Il programma (secondo la Dgr 1479
del 30 marzo 2011) coinvolge in primis i dottori di famiglia, responsabili delle cure primarie, e interessa cinque
Asl: Milano, Melegnano, Bergamo, Como e Lecco.
«A Milano il compito è stato assegnato a 55 medici di base associati nella cooperativa Cmmc - dichiara
Walter Locatelli, direttore generale della Asl Città di Milano -: l'ammissione è avvenuta sulla base dei
parametri previsti dalla delibera e questi medici diventeranno i primi "provider" del Creg, ossia coloro che
dovranno garantire l'intero supporto organizzativo per la presa in carico dei pazienti, dal call center attivo 12
ore su 24 alla fornitura delle apparecchiature medicali, fino alla gestione informatica dei dati degli assistiti».
Un compito complesso attende i nuovi provider (solo a Milano gestiranno un budget virtuale di circa 20
milioni di euro, con circa 12.500 pazienti) che a livello regionale è stato assegnato a quasi 400 medici di
famiglia. «Per noi si tratta di un cambio epocale - commenta Alberto Aronica medico della cooperativa Cmmc
-. Infatti per la prima volta la Regione ha deciso di "esternalizzare" la gestione e il monitoraggio dei pazienti
cronici».
In sostanza, il provider sarà titolare di un budget (che per ogni paziente oscilla tra i 600 e i 30-40mila euro, si
veda la tabella), e controllerà l'intera filiera delle cure per i cronici: ad esempio dovrà acquistare i servizi
sanitari presso i vari fornitori che poi la Asl provvederà a saldare, addebitando le prestazioni al provider.
Nel caso di una cooperativa, tutti i soci sono provider. E se alla fine i conti risulteranno positivi, gli utili
verranno reinvestiti in servizi per i suoi soci.
A Milano la Cmmc ha partecipato al bando della Asl in partnership con Telbios Spa, partecipata dalla
Fondazione San Raffaele, che fornirà parte dei servizi, tra cui la telemedicina. La società - che ha un deficit di
3,28 milioni nel bilancio 2010 e di 4,89 milioni nel bilancio 2009 - è anche il partner tecnologico dei nuovi
"provider" di Bergamo, oltre 200 medici in cooperativa che hanno vinto il bando della Asl. Quanto alle altre
sedi di sperimentazione, a Como hanno aderito circa 80 medici in cooperativa, a Melegnano una quarantina,
mentre Lecco registra adesioni inferiori. In ogni caso, dopo questo primo bando rivolto ai medici, nei prossimi
mesi il Pirellone bandirà una seconda gara, aperta a realtà sanitarie e socio sanitarie, pubbliche e private
(onlus, associazioni, ospedali). In ballo c'è la presa in carico di altri 40mila pazienti cronici, visto che la
sperimentazione ne interessa in totale 120mila.
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© RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte:Regione Lombardia Valorizzazione economica di alcune patologie
croniche Il budget per ogni paziente Patologie Valorizzazione (euro) Diabetici 966,00 Diabetici insulinici, 1
patologia 1.572,00 Ipertesi 667,00 Cardiopatici, vasculopatici 1.217,00 Insuff. renale e dialisi 34.702,00
Ipercolesterolemie 726,00 Broncopneumopatici 1.742,00 Asmatici 733,00
Foto: Provider. La gestione della cronicità affidata a cooperative di medici
SANITÀ NAZIONALE
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SANITÀ LA SPERIMENTAZIONE A MILANO
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