CRISTINA ORTOLANI IL FACCHINO DELLA DIOCESI Giovanni Gabucci (1888 - 1948) Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” I QUADERNI DELLA MEMOTECA - NUMERO I Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro Con il significativo titolo Il Facchino della Diocesi presentiamo il primo volume dei “Quaderni della Memoteca”, una collana nata per approfondire storie e spunti emersi dalle attività svolte dal progetto Memoteca Pian del Bruscolo. Il primo volume è dedicato a Giovanni Gabucci, il sacerdote nato a Sant’Angelo in Lizzola che nei suoi sessant’anni di vita ha percorso tutto il territorio dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo: da Monteciccardo a Montelabbate, Tavullia e la sua frazione Belvedere Fogliense, spingendosi fino ai confini della diocesi con il Farneto, qualche volta oltrepassandoli, toccando anche la confinante diocesi di Urbino con Colbordolo, Talacchio e Montefabbri, Gabucci ha documentato le radici comuni del nostro territorio. Un personaggio noto ancora oggi agli anziani dei nostri paesi, ma del quale non sono mai state studiate a fondo la personalità né l’opera, posti invece in primo piano in questo lavoro. Accanto al Gabucci sacerdote, sempre pronto a sostenere i più umili, desideriamo sottolineare proprio la sua incessante attività di storico, che lo portò a raccogliere insostituibili testimonianze sulla vita del nostro passato. Grazie a don Giovanni disponiamo almeno delle copie di molti documenti distrutti dalla guerra; le fotografie che sono giunte sino a noi, ma soprattutto il suo inestimabile patrimonio di schizzi e disegni, ci consentono di rivedere il volto di un tempo di queste nostre colline e ascoltare la voce di molte persone, le cui testimonianze Gabucci trascriveva in tutte le sue trasferte. Un’attività, ci sia consentito dire, affine a quella svolta dalla Memoteca Pian del Bruscolo che, con mezzi più moderni, da oltre cinque anni opera per far sì che il patrimonio della memoria sia valorizzato e diffuso. Nel dare alle stampe il primo dei “Quaderni della Memoteca” ringraziamo ancora una volta Cristina Ortolani, autrice del volume e curatrice del progetto; il nostro sincero ringraziamento va poi all’Archivio storico diocesano, che ha autorizzato la pubblicazione dei documenti del lascito di don Giovanni Gabucci ma, soprattutto, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, che sostiene la Memoteca Pian del Bruscolo sin dalla nascita. FEDERICO GOFFI Assessore alla Cultura e alla Promozione del Territorio Unione dei Comuni Pian del Bruscolo CLAUDIO FORMICA Presidente Unione dei Comuni Pian del Bruscolo I La Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro è lieta di contribuire alla realizzazione di questo Quaderno della Memoteca curato con affettuosa competenza da Cristina Ortolani e con il quale l’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” prosegue la serie delle proprie significative ed interessanti pubblicazioni, secondo un lodevole programma volto a valorizzare il patrimonio della memoria. Nelle pagine che seguono si parla di don Giovanni Gabucci, un prete il cui ricordo - a più di sessant’anni dalla morte - resta vivissimo: un sacerdote sempre vicino al suo popolo, che non fu mai parroco ma prestò la propria opera in diverse chiese e parrocchie, grande e ricercato predicatore, e per di più paleografo, archivista, ricercatore, aperto alle novità - il cinematografo, per esempio - come alla frequentazione delle biblioteche e alla conservazione della memoria. Tutto annotava, don Giovanni Gabucci, nei suoi appunti: dalle trascrizioni di antiche pergamene alla fatale caduta del campanaro da un albero. Il nostro debito verso la sua persona, che questo bel libro cerca di colmare, è anche qui: don Giovanni Gabucci fu una di quelle persone che studiano, indagano, fanno ricerche per intima curiosità e sete di sapere, poi organizzano il ricordo onde la memoria non si disperda. Su scala diversa, don Gabucci fu una sorta di Annibale Abbati Olivieri di campagna: scarpe grosse nel fango e nella neve ma cervello finissimo, volentieri incline ad aiutare altri studiosi, estensore di cronache che si leggono con vivissima partecipazione, collettore di documenti e di memorie. E oggi che le sue carte sono conservate presso l’Archivio storico diocesano di Pesaro, gli studiosi contemporanei vi scoprono reperti altrimenti perduti, indicazioni importanti, spunti per nuove indagini. Anche per questo la collana dei Quaderni della Memoteca si apre sotto i migliori auspici e Cristina Ortolani merita viva gratitudine. GIANFRANCO SABBATINI presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro III Nel 1984, quando il vescovo di Pesaro monsignor Gaetano Michetti mi affidò il compito di riordinare e rendere di nuovo accessibile al pubblico il prezioso patrimonio conservato presso gli archivi della nostra Diocesi, il mio pensiero andò subito a Giovanni Gabucci. Nell’Archivio storico diocesano, istituito per volere del Vescovo, confluiva infatti anche il materiale proveniente dall’Archivio del Capitolo della Cattedrale, del quale don Giovanni aveva provveduto a stilare un primo inventario nel lontano 1934. Subito pensai anche di dedicare a Gabucci una sala dell’archivio, per ricordare il lavoro insostituibile di questo sacerdote, il cui ruolo negli studi di storia locale è stato forse, sinora, non sufficientemente riconosciuto. A Gabucci e alle sue Briciole di storia della chiesa pesarese apparse sul “Bollettino Diocesano” degli anni 1919-1924 decidemmo di ispirarci, nel solco della tradizione evangelica, anche quando si trattò di dare alle stampe il primo numero di “Frammenti”, la rivista del nostro archivio, pubblicato nel 1994. Con generosità don Giovanni volle donare alla Biblioteca del Seminario la propria ricchissima raccolta di volumi, alcuni dei quali anche rari e preziosi, e il suo consistente archivio privato, fatto di una moltitudine di materiali tra cui taccuini di appunti, disegni, fotografie, cartoline. Un lascito che ha sempre destato la curiosità degli studiosi (e non): accanto a chi cercava (e trovava) notizie inedite e aneddoti resi così bene dalla penna di don Giovanni, non sono purtroppo mancati negli anni coloro i quali hanno avvicinato le carte di Gabucci senza esitare, purtroppo, a compiere sottrazioni e a disperdere materiali. Siamo lieti che il nuovo ed esaustivo contributo di Cristina Ortolani vada ad aggiungersi a quanto già pubblicato su Gabucci da Katia Del Baldo (su “Frammenti”, n. 5 del 2000) e da Dante Simoncelli (nell’edizione da lui curata delle poesie di don Ciro Scarlatti, fraterno amico di don Giovanni). Ringraziamo l’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro che hanno consentito la realizzazione di questo volume, al quale auguriamo la massima diffusione. DON IGINO CORSINI Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Pesaro V Il buon Dio si cela nel dettaglio Aby Warburg* Il dottore di carte muffite e indecifrabili1, l’appassionato raccoglitore di memorie storiche2, dotato di un ingegno versatile in tutto che si conviene all’arti belle, e perspicace ad avvertire nel dubbio il probabile e dall’errore il vero3, il prete degli scherzi, assai colto ma un po’ burlone4. Il Paleografo e Archivista capace di battere le chiare a neve meglio di chiunque altro per le torte della sua Brigida. L’impiegato comunale sperduto nella neve, e la voce della maestra che come nella nebbia di Amarcord lo rimette sulla strada di casa5. Ci vorrebbe la penna di Guareschi per descrivere don Giovanni6. Già, Guareschi. Non che Giovanni Gabucci (1888-1948) sia un don Camillo, tutt’altro, ma certo con il pretone della Bassa, che quando non era impegnato a scontrarsi con i ‘rossi’ lucidava gli angioletti col sidol, il sacerdote santangiolese ha molto in comune. La battuta pronta, intanto: ancora oggi, a oltre sessant’anni dalla morte, la prima cosa che tutti ricordano di don Giovanni sono i commenti arguti e talora sarcastici, la vis polemica e le risposte pungenti che non risparmiava nemmeno al vescovo (era un uomo libero, dicono ancora di lui). Poi, probabilmente, una certa irruenza, espressa sia nelle lettere sia negli accuratissimi diari, e l’inclinazione, tutto sommato, verso le cose semplici: non avrebbe disdegnato, don Gvan, di sedersi a tavola con don Camillo, Peppone & soci, davanti al camino o sotto il pergolato della vite, per un piatto di pane e formaggio. Di sicuro amava chiudere la giornata insieme coi suoi amicI Duilio e Alessandro al caffè del Borgo, con una moretta7. Non ebbe (non volle, dice lui) mai la parrocchia, però, don Giovanni: acconsentì piuttosto a pensarsi, sempre in via provvisoria, vice parroco, economo spirituale, assistente. Per umiltà secondo alcuni, più verosimilmente, dopo la lettura dei suoi diari, per potersi spostare liberamente nel territorio della Diocesi (virtualmente anche fuori, come dimostra la mappa geografica dei suoi scambi epistolari, che tocca tra l’altro Roma, Milano, Buenos Aires), seguendo l’irresistibile richiamo della curiosità, e anche per offrirsi a una vocazione in larga parte coincidente con la diffusione della cultura. Richiestissimo come predicatore, don Gabucci sembra considerare sullo stesso piano i ritiri spirituali e le conferenze a proiezioni: il metodo è lo stesso, nell’un caso per indurre l’uditorio ad approfondire nuovi spunti di fede, nell’altro, per leggere il creato attraverso l’illustrazione delle VII nostre migliori bellezze8, a Montelevecchie come a Pesaro o nella natia Sant’Angelo in Lizzola. Una libertà mentale che, pur disciplinata dai solidi strumenti del Dottore in archivistica e paleografia (il titolo al quale teneva di più, quello che lo ricorda sulla lapide nel piccolo cimitero sulla collina di Monte Calvello di Sant’Angelo in Lizzola), lo porterà a preferire la dimensione del frammento a quella dello studio sistematico. Frequentando le sue carte, conservate presso l’Archivio storico diocesano di Pesaro, l’impressione che si ricava è infatti quella di una mente vorace, di uno studioso che, pur consapevole delle proprie doti, non appare interessato a lasciare di sé il ricordo di uno storico, almeno non secondo i canoni tradizionali. Attentissimo, quasi ossessivo nel tenere traccia dei propri interessi, Gabucci non si cura di interpretare, né di comporre in un’opera unitaria la mole di materiali accumulati in oltre quarant’anni di ostinate ricerche: non si è trovato tra i manoscritti un abbozzo, nemmeno un menabò destinato a tradursi in volume; non moltissime le opere a stampa, perlopiù opuscoli tratti da articoli apparsi su riviste culturali a diffusione locale. Numerose e consistenti invece le collaborazioni con altri studiosi, con suo grande disappunto spesso non riconosciute: a Gabucci si devono per esempio alcune delle schede sui castelli pesaresi contenute ne La Provincia di Pesaro e Urbino di Oreste Tarquinio Locchi, pubblicato a Roma nel 1934, mentre ad Antonio Zecchini, autore di un lavoro su Antonio e Romolo Liverani, Gabucci fornì dettagliate informazioni circa la presenza degli scenografi faentini nel Pesarese. Fu in contatto, tra gli altri, con lo scrittore di Tavullia emigrato a Milano Igino Balducci, con l’allora direttore dei Musei civici di Pesaro Giancarlo Polidori, con lo storico dell’arte Francesco Filippini, con monsignor Polvara, fondatore della Scuola superiore d’Arte Cristiana “Beato Angelico” e direttore della rivista “Arte Cristiana”, con l’onorevole Filippo Meda. La Memoteca Pian del Bruscolo deve molto a Giovanni Gabucci, e questo Quaderno, il primo di una collana che speriamo longeva, vuole onorare questo debito. È infatti frequentando le carte di don Giovanni che prese forma nel 2005 l’idea di un contenitore di storie dei nostri luoghi, per accogliere tutte quelle testimonianze minute alle quali, almeno fino a non molti anni fa, non si dedicava troppa attenzione. Microstorie dalle dimensioni molto affini alle miriadi di foglietti raccolti da don Giovanni. Fotografie, disegni, appunti, frammenti di realtà chiamati a comporre un domestico atlante della memoria (non ce ne vorrà Aby Warburg con il suo Mnemosyne); carte che, interrogate, a loro volta interpellano l’interlocutore, in un dialogo costante, fitto di rimandi e dai risvolti sempre sorprendenti. Agli occhi dell’oggi, quasi un ipertesto. VIII Grazie ancora una volta a tutti coloro i quali, con un ricordo, una fotografia, una lettera, contribuiscono ogni giorno a creare il tessuto della Memoteca: in questo caso a chi mi ha aiutato a ritrovare le multiformi tracce di don Gabucci nella nostra Diocesi, in primo luogo ai parroci, che tra i mille impegni pastorali hanno trovato il tempo di consultare con me i loro archivi. Grazie agli amministratori dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo: a chi ha avviato il lavoro nella precendete legislatura, all’assessore Federico Goffi che ha accompagnato il lavoro con la solita pazienza, e ai sindaci dei Comuni aderenti all’Unione, che continuano a concedermi la loro fiducia. Grazie davvero al generoso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e al suo Presidente Gianfranco Sabbatini, che con attenzione partecipe segue sin dall’inizio il percorso della Memoteca. Da ultimo, un ringraziamento particolare all’Archivio storico diocesano di Pesaro e al suo direttore, don Igino Corsini, che tra i primi si ricordò di don Giovanni intitolandogli una sala dell’archivio nel 1984: senza la sua disponibilità, i suoi ricordi e il suo impegno difficilmente questo volume avrebbe visto la luce. CRISTINA ORTOLANI * Altri sostengono che vi si nasconda invece il diavolo. Der liebe Gott steckt im Detail: la frase, ripresa da molti con diverse variazioni, è di Aby Warburg (1866-1929). Questa premessa riproduce con alcune varianti l’articolo Il facchino della diocesi, pubblicato su “Promemoria”, numero zero, Maggio 2010. FONTI E TRACCE 1 Giovanni Gabucci, citato da Cristoforo Mambrini in Per Giovanni Gabucci, Urbania 1949, p. 3. Giovanni Gabucci, lettera ad Antonio Zecchini, 31 Gennaio 1941 3 Mambrini, cit., .p. 1. 4 Personaggi d’altri tempi, versi del prof. Enrico Garattoni, schizzi del prof. Mario Franci (dattiloscritto, Sant’Angelo in Lizzola, s.d.; raccolta Elisa Antonini, Sant’Angelo in Lizzola). 5 Testimonianza di Graziella Salucci Stiassi (Bologna), raccolta tra la Primavera 2010 e l’Inverno 2011. 6 Testimonianza di Giancarlo Cacciaguerra Perticari (Sant’Angelo in Lizzola), raccolta nella Primavera 2007. 7 Giovanni Gabucci, Diari, 21 Novembre 1924. 8 Montelevecchie (Belvedere Fogliense), Possesso parrocchiale e inaugurazione del Ricreatorio, da “L’Idea”, 15 Dicembre 1922. 2 IX a chi mi ha insegnato un metodo IL FACCHINO DELLA DIOCESI GIOVANNI GABUCCI (1888-1948) NON SI POSSONO RESUSCITARE LE VITE FINITE NELL’ARCHIVIO. MA QUESTA NON È UNA BUONA RAGIONE PER FARLE MORIRE UN’ALTRA VOLTA. Arlette Farge, 1991