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Università : UNICAL
Facoltà : Filosofia
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La nascita delle università.
Nel XIII secolo, con l’affermarsi delle corporazioni, il mestiere dell’intellettuale diede luogo ad una
propria corporazione, detta universitas scholarium, l’università.
I generi letterari: il commento: la forma in cui l’insegnamento si riflette negli scritti filosofici fino
agli sviluppi della scuola carolingia: la Lettura e commento (lectio) di un testo autorevole
costituisce la forma predominante nella produzione scritta durante i secoli IX-X, che favorirono così
l’articolarsi del genere letterario del commento. Alla semplice glossa, ovvero la spiegazione di
termini difficili o brevi annotazioni di passi importanti del testo, si sostituisce l’analisi del testo
frase per frase. Si possono distinguere due momenti nel lavoro sui testi:
1. Consiste nella lettura commentata, lectio. Questa permette di ripercorrere i vari livelli di
interpretazione, al fine di cogliere i differenti significati, fino ai noti “quattro sensi” della
Bibbia: allegorico, letterale, morale e anagogico.
2. Nell’enucleazione delle quaestiones.
I generi letterari: la Questio.
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Il testo delle lezioni poteva esser redatto dal maestro stesso nella forma di commento, oppure da
uno o più discepoli, in tal caso si ha la Reportatio. Frequente nell’ambiente universitario è la
reportatio. Il metodo utilizzato può esser definito come questionativo: si ha un’ampia introduzione,
accessus ad autores, che spiega fine e modalità del commento. La dimensione orale, che accentua
l’importanza della memoria, rimase per tutto il medioevo un aspetto centrale dell’insegnamento ed
apprendimento. A partire dal XIII a. C. le università favorirono una forma veloce ed economica
della riproduzione dei testi, che costituivano il canone curricolare: le copie venivano eseguite da
copisti specializzati, stationarii, a ciascuno dei quali veniva affidato un singolo fascicolo, detto
pecia, del manoscritto “ufficiale” detto exemplar, ciò al fine di riprodurlo in una quantità
determinata.
È all’interno del commento che si sviluppa la quaestio. Punti del testo, di particolare difficoltà o di
importanza dottrinale, vengono esaminati mediante una procedura che si sistematizza sempre più
fino a raggiungere la propria forma standard all’interno dei testi universitari della seconda metà del
XIII sec.
 Il Magister, presenta l’argomento
 Pone la domanda, detta Utrum.
 Sono possibili due risposte contrarie. Il magister o il baccelliere (grado intermedio tra
magister e studente) presentano gli argomenti che illustrano le risposte.
o Risposta affermativa, quod sic
o Risposta negativa, quod non oppure contra
 Dopo un accurato esame il maestro giunge alla determinatio finale, fornisce ovvero una
risposta che illustra la sua posizione sull’argomento detta Respondeo.
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 A questa segue in genere la confutazione degli argomenti contrari.
Due volte l’anno, Natale e Pasqua, si disputavano le questioni “quodlibetali”, nelle quali il maestro
rispondeva a domande su qualsiasi argomento scelto dai suoi interlocutori sul momento, dette de
quolibet. Le raccolte di quaestiones, tematiche o quodlibetali, costituiscono a partire dal XIII
secolo, uno dei generi più diffusi della letteratura scolastica. La struttura questionativa, in cui si
esprime il massimo gradi di “metodo scolastico”, fu utilizzata anche per la stesura delle Summae,
trattati sistematici su di un argomento usualmente di carattere generale: come la Summa theologiae
di Tommaso d’Aquino, nonché trattati monografici su determinati argomenti. La formalizzazione
estrema cui il metodo espositivo scolastico giunse nel XIV e XV sec. Fu uno dei bersagli contro cui
si scagliarono le polemiche degli umanisti. Rimase però la metodologia universitaria fino al XVII
secolo.
Eredi e innovatori:
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Boezio, Dionigi pseudo- Areopagita, Giovanni Scoto Eriugena.
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Boezio appartiene all’età antica, ma il suo lavoro lo colloca sulla soglia dell’età medievale. Nato
verso il 480 da una famiglia della classe senatoriale, attivo nella vita politica del regno gotoromano, si dedicò agli studi in età giovanile secondo l’antica tradizione degli otia filosofici,
commentando Isagoge, di Porfirio e componendo dei trattati sulle arti del Quadrivio. Nel 510 venne
nominato console. Durante gli anni del suo consolato tradusse e commentò le Categorie e il De
interpretazione, sui quali si basò l’insegnamento dello logica fino al XII secolo e altre opere che
invece andarono disperse. Se i trattati sul quadrivio e sulla logica rispondevano all’esigenza di
trasmettere il sapere nelle scuole in un’età in cui l’organizzazione culturale sembrava sottoposta alle
incerte vicende della politica, la traduzione di Aristotele, faceva parte di un programma ambizioso e
complesso, che ha permesso di considerarlo sia come un aristotelico sia come un platonico. Questo
accade perché i suoi scritti risalgono a momenti che hanno scopi differenti, il ricorso agli strumenti
analitici della tradizione aristotelica. All’inizio del secondo libro del De interpretazione espose il
suo progetto, ch’è limitato alle opere logiche di Aristotele e alla conciliazione dei due massimi
filosofi dell’Antichità. L’intonazione platonica del De consolazione philosophiae ha portato a
sottolineare il “platonismo” di Boezio, in cui gran parte della terminologia aristotelica è stata
tradotta con vocaboli latini di cui la tradizione filosofica medievale si è costantemente servita:
concetti come quello di atto, principio, potenza, universale, contingente. Questo elemento, nonché il
suo interesse per gli scritti di logica, mettono in evidenza la componente aristotelica della sua
filosofia. Una possibile analogia è fattibile in riferimento alla riflessione di Cicerone. Entrambi
dedicano alla filosofia un’attività non strettamente professionale, quella che i latini chiamavano,
otium. Mentre per Cicerone la discussione delle scuole filosofiche era fine a ricercare un modello di
pensiero utile al civis romano, Boezio tenta di salvare le strutture della romanità a livello culturale.
Nel trattato Opuscoli filosofici, diviso in cinque trattatelli più piccoli, egli esamina le differenti
accezioni del termine natura, con definizione di derivazione aristotelica e platonica:
•
Una definizione generalissima
•
Una che riguarda le sostanze, corporee o incorporee
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•
Una che indica la differenza delle cose.
La definizione di persona è altrettanto importante, nell’originale elaborazione data da Boezio. Egli
traduce il termine greco ypòstasis col latino persona, che dal punto di vista lessicale corrisponde al
termine “maschera”. Gli altri Opuscoli concernono questi problemi:
•
Se padre, figlio e spirito Santo siano predicati sostanzialmente della divinità
•
Sulla trinità
•
In che modo le sostanze siano buone in quel che sono, pur non essendo beni sostanziali
•
Sulla fede cattolica
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È nell’opera De hebdomandibus che si trova il fondamentale contributo di Boezio allo sviluppo
della Metafisica: la distinzione tra l’Esse, essere in senso astratto o virtuale, e l’id quod est, ciò che
è o soggetto esistente, ma l’essere e ciò che è sono diversi. Sulla base di questa distinzione è
possibile sviluppare una concezione della partecipazione che permette infine la distinzione tra le
creature e creatore.
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Il problema principale dell’opera, De consolazione philosohiae, è appunto il Sommo bene, inteso
come rapporto tra creatore e creature, opera in prosa e versi. Successivamente tra il 522 e 523, egli
si ritrovò coinvolto in una crisi che, dopo anni di convivenza relativamente pacifica tra Teodorico, il
papato romano e l’impero d’Oriente, oscurava il panorama politico; nel 523 egli venne imprigionato
a Pavia. Il De consolazione, venne composto in carcere, dunque è l’opera del periodo finale, oscuro
e doloroso, della vita del filosofo: risulta essere una meditazione dei sommi problemi che
riguardano la vita dell’uomo. I temi di tal opera riguardano il Sommo bene, il rapporto tra fato e
libertà umana e la ricerca della felicità. L’immagine iniziale della Filosofia richiama quella di una
donna “vestita di candida veste”, allegoria che sottolinea l’antichità della filosofia. Il pensiero con
cui Boezio aveva aperto il suo scritto, basata sull’instabilità della fortuna, dà modo a Filosofia di
rammentare al discepolo, che la felicità va ricercata dentro noi stessi, poiché i beni esteriori non
sono mai veramente posseduti dall’uomo. Il discorso del Sommo bene, culmina nel IX carme del
terzo libro, un’esaltazione del principio creatore e ordinatore dell’universo. Ma la definizione del
creatore come Sommo bene rende problematica la presenza del male nel mondo, che egli riduce a
incapacità dovuta ai limiti della condizione umana, ovvero l’illusione. Nell’ottica divina tutto è
bene. È poi la contraddizione tra libertà umana e necessità dell’ordine divino si risolve
sottolineando la radicale diversità del conoscere umano rispetto a quello divino: è errato parlare
della prescienza divina come conoscenza del futuro; in Dio non vi è futuro ma un eterno presente.
La sorte mutevole dell’uomo si rivela allora come limite del conoscere, mentre ogni evento è in
realtà una sfaccettatura dell’infinita pienezza dell’essere.
Dionigi pseudo-Areopagita. Il nome è contenuto in una delle Epistole (dieci in tutte), che assieme
ai quattro trattati compongono quello che la storiografia chiama abitualmente il corpus dionisano. I
trattati ebbero diffusione nel mondo bizantino e giunsero in Occidente nel 827, pochi decenni dopo i
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Preparati con le domande di ABCtribe su .
1. la corte d
Risposta:
La corte (o, in alcuni paesi, tribunale) dei conti è un organo dello Stato, presente in vari ordinamenti, con
funzioni giurisdizionali e amministrative di controllo in materia di entrate e spese pubbliche.La corte dei
conti è solitamente prevista dalla costituzione ed appartiene al potere giudiziario, anche se, come si è
detto, è investita tanto di funzioni giurisdizionali (giurisdizione contabile), in relazione alle quali è giudice
speciale, quanto di funzioni amministrative di controllo.
È un organo collegiale o un organo complesso costituito da una pluralità di organi collegiali (sezioni,
camere ecc.), composto da magistrati contabili con uno status differenziato rispetto ai magistrati che
compongono gli organi della giurisdizione ordinaria. In certi ordinamenti ha un pubblico ministero, che
può essere interno alla corte stessa (come i
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2. perchè H3O+ è pi
Risposta:
H3O+ è l'acido coniugato di H2O
mentre
NH4+ è la base coniugata di NH3
sappiamo che tanto più forte è una base tanto più debole è il suo acido coniugato, per cui se è vero che
H3O+ è più acido di NH4+, allora deve esser
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