AMICI DEI MALATI, DELL’OSPEDALE, DI PORRETTA TERME
Casella Postale, 33 – 40046 Porretta Terme (Bologna)
- AL PRESIDENTE VASCO ERRANI DELLA REGIONE E. R. PER LA GIUNTA
- AI CAPIGRUPPO DEL CONSIGLIO REGIONALE
- AL SINDACO DI PORRETTA TERME
(Dopo una settimana dalla spedizione postale con R.R.R.
il documento potrà essere portato alla pubblica conoscenza)
PROPOSTE ALTERNATIVE
AL PIANO DELLA DIREZIONE DELL’A.U.S.L. UNICA DI BOLOGNA
DI CHIUDERE L’UNICO PUNTO NASCITA MONTANO
ESISTENTE NELL’A.U.S.L. PROVINCIALE DI BOLOGNA
(NUOVO OSPEDALE MONTANO REGIONALE PER ACUTI
“PELLEGRINA COSTA” DI PORRETTA TERME)
(la proposta, senza disparità di trattamento, vale anche per gli altri 3 P.N. montani esistenti nella Regione E.R.)
A) UNA PREMESSA ESPLICATIVA PER UNA SERIA PRESA DI COSCIENZA DA PARTE DELLA
REGIONE EMILIA ROMAGNA (GIUNTA, CONSIGLIO) SUL PROBLEMA ANALIZZATO
Il Governo e la Conferenza Stato-Regioni del 2010, che più avanti evidenzieremo, hanno deciso – riscontrando
soprattutto problemi anomali nei P.N. centromeridionali – di smantellare in Italia i P.N. di strutture pubbliche aventi
meno di 500 parti annuali e di normalizzare quelli tra 500 e 1000, per portarli a 1000 e più parti annuali.
Va evidenziato che ciò contiene una evidente, anticostituzionale disparità di trattamento, voluta per favorire i P.N. delle
strutture private aventi meno di 500 parti annuali, a danno soprattutto delle situazioni più disagiate delle donne e delle
famiglie dell’intera Montagna Regionale Emiliano-Romagnola, in cui domina il vitale parametro – dimenticato da
“Neonatologi non disinteressati”, dal Governo e da varie Regioni favorenti soprattutto o in toto l’Ostetricia privata della DISTANZA O LONTANANZA GEOGRAFICA tra P.N Montano Spoke e P.N. Cittadino Hub.
Pertanto vogliamo evidenziare ciò che in parte già è stato criticato dagli esperti della Regione Emilia Romagna:
“La Commissione Consultiva Tecnico Scientifica sul Percorso Nascita dell’Assessorato Politiche per la Salute della
Regione Emilia-Romagna ha definito che il piano di riorganizzazione dei punti nascita non possa basarsi solo sul
volume di attività (vedi quanto detto precedentemente sui dati di letteratura) ma necessiti di un audit perinatale
regionale. La valutazione dei dati quantitativi (CedAP e SDO) necessita di essere integrata con una serie di dati
qualitativi desunti da interviste strutturate ai responsabili delle Unità Operative di ostetricia ginecologia e
neonatologia/pediatria dei diversi Centri. E’ stato elaborato a tal fine un questionario, condiviso con i professionisti
clinici e le Direzioni Sanitarie avente l’obiettivo di rilevare dati relativi a: risorse umane, risorse strutturali,
appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici, modalità di integrazione perinatale e del funzionamento del
modello Hub e Spoke. E’ in corso l’analisi dei dati cui dovrà far seguito il piano di razionalizzazione della rete
assistenziale perinatale.”
(A p. 25. Vedasi nella Bibliografia l’opuscolo: Regione Emilia-Romagna, “La nascita in Emilia-Romagna – 9°
Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al Parto (CedAP) – Anno 2011”, (a cura di: Baronciani Dante, Basevi
Vittorio, Battaglia Sergio, Caranci Nicola, Lupi Camilla, Nicastro Grazia, Perrone Enrica, Simoni Simonetta, Verdini
Eleonora), Bologna, Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna, novembre 2012, 37 p. [II] + 180 + [V].)
1
La Regione Emilia Romagna non può che impedire alla Direzione dell’A.U.S.L. unica di Bologna ed ai suoi burocrati
di approfittarne a danno delle donne più disagiate della Montagna Provinciale Bolognese, e di smantellare invece che
qualificare in rete il P.N. dell’Ospedale Regionale Montano per acuti di Porretta Terme, a ben 60 km e più di distanza
da Bologna, facendo leva su giudizi impropri espressi sulla sicurezza e sui cosiddetti “bassi numeri” – argomento spurio
perché economicistico, non economico.
Infatti la Regione Emilia Romagna, senza disparità di trattamento deve decidere, se qualificare o smantellare tutti i P.N.
esistenti in Emilia Romagna e non solo quello montano di Porretta o non solo tutti e 4 i P.N. montani esistenti nella
Regione ed altri non montani, compresi 2 P.N. privati accreditati, i quali sono al di sotto di 500 parti annuali, inoltre se
razionalizzare o smantellare tutti i P.N. al di sotto di 1000 parti annuali, per portare tutti questi a 1000 e più parti
annuali.
Come si nota nella nostra Tabella, in fondo a questo documento, questa è la situazione regionale dei P.N. al di sotto dei
500 parti annuali:
P.N.
per fasce
di parti annuali
> 500
Num.
progr.
EMILIA ROMAGNA: PUNTI NASCITA
IN MONTAGNA
NEL RESTANTE TERRITORIO
Pubblici
Privati accred.
1
1
2
3
2
3
4
4
5
5
6
6
NATI NEL 2011
DATI
CedAP
SDO
AUSL Osp. S. Maria di Borgo Val di
Taro (PR)
▬
▬
▬
210
210
▬
Città di Parma (PR)
AUSL Osp. S. Anna di Castelnovo ne’
Monti (RE)
AUSL Osp. di Pavullo nel Frignano
(MO)
AUSL Osp. Pellegrina Costa di Porretta
Terme (BO)
▬
▬
▬
383
207
382
205
▬
▬
396
394
▬
▬
139
143
▬
Villa Regina (BO)
52
52
Non può la Regione farsi prendere la mano, e far decidere la propria politica regionale dalla Direzione tecnica
dell’AUSL unica di Bologna e dalle altre 3 di Parma, Reggio Emilia e Modena, anche per evitare – essendo noi persone
realiste - conflitti d’interesse territoriali anche con lo stesso Assessore Regionale alla Salute, buon conoscitore della
Sanità privata. Ancora più ampia è la situazione per i P.N. pubblici al di sotto dei 1000 parti annuali, ma rimandiamo
alla lettura dei dati completi nella Tabella, in fondo.
Il Volontariato Montano contrasta questo massimalismo ideologico non solo governativo, ma anche della Direzione
dell’AUSL unica di Bologna, dato che chiaramente con anticostituzionale disparità di trattamento punta a dissolvere i
P.N. aventi meno di 500 parti annuali, oppure anche più in generale a dare un colpo di grazia distruttivo a tutti i P.N.
pubblici aventi meno di 1000 parti annuali, pur nel nome della razionalizzazione anticostituzionale governativa,
favorendo appunto l’Ostetricia privata avente parti annuali al di sotto di 500 o anche al di sotto di 1000 parti annuali.
INSOMMA È INACCETTABILE IL PRINCIPIO SOTTESO A QUESTA
LEGGE, COL QUALE SI AFFERMA CHE
QUALITÀ È = ALLA QUANTITÀ DI OLTRE 500 OVVERO DI OLTRE 1000
PARTI ALL’ANNO
B) COSTITUZIONE E LEGGI VIETANO LE DISPARITÀ DI TRATTAMENTO TRA LE PERSONE
ABITANTI NELLA PIANURA E NELLA MONTAGNA, TUTELANDO IL DIRITTO DELLA LIBERA
SCELTA DELLE DONNE DI PARTORIRE NEL PROPRIO LUOGO DI VITA E DI COMUNITÀ.
Le linee guida regionali della Maternità, come previsto nella Costituzione e nelle Leggi nazionali, pure devono
garantire:
1) sia il diritto della libera scelta della donna di partorire non solo in pianura nel proprio luogo di vita e di comunità, ma
anche in montagna; soprattutto quando la distanza tra un P.N. montano Spoke (come per un qualunque presidio
ospedaliero) supera i 15/20 minuti di percorrenza, in particolare per le urgenze/emergenze; la distanza tra il P.N.
presente da molti anni nell’Ospedale montano Spoke di Porretta Terme dista 3 volte tanto (per varie popolazioni
montane ancora di più) dal suo Ospedale Hub con U.T.I.N. di Bologna; onde va tutelato, potenziato e non smantellato
nell’ambito del modello di rete integrata della Sanità Regionale e Provinciale, sia in pianura (dove i cittadini hanno
quasi tutti i servizi) come in montagna (dove i servizi sono minimi ed assai più disagiati), in modo omogeneo in termini
di sicurezza, di appropriatezza, di umanizzazione, di vicinanza sanitaria ospedaliera e territoriale ai cittadini lontani;
2) sia il mantenimento della sicurezza nel P.N. dell’Ospedale montano di Porretta Terme, secondo requisiti
organizzativi e tecnico-strutturali in linea con le esperienze scientifiche dei parti semplici o fisiologici o a basso rischio,
facendo sì che il personale qualifichi e aggiorni il proprio livello di expertise e che tutto il servizio sia sempre dotato di
2
qualificati strumenti che facciano prevenzione come monitoraggio nei confronti degli eventi negativi; peraltro lo
smantellamento che vorrebbe provocare la Direzione dell’A.U.S.L. unica di Bologna sarebbe un costo
improduttivo, in quanto, in casi di necessità, esso provocherebbe per l’Ostetricia l’improduttività, l’illegalità,
l’impotenza, essendovi un Ospedale per acuti a tutti gli effetti (secondo le decisioni prioritarie regionali) con
anestesisti e con tre sale operatorie.
C) NEONATOLOGI E BUROCRATI ISTITUZIONALI SONO COLPITI DAL VIRUS ECONOMICISTICO
(NON ECONOMICO) DEL COSIDDETTO “PARAMETRO DEI BASSI NUMERI E DEI COSIDDETTI ALTI
COSTI”, MENTRE INVECE ESSO È UN PROBLEMA ARTIFICIOSO, PERCHÉ IN MONTAGNA I BASSI
NUMERI SONO STORICAMENTE COESISTENZIALI IN GENERE IN OGNI LIVELLO, ONDE
OCCORRE CASSARLO E SOSTITUIRLO ANCHE A LIVELLO NAZIONALE COL FONDAMENTALE E
VITALE “PARAMETRO DELLA DISTANZA O LONTANANZA GEOGRAFICA” TRA UN CENTRO
SPOKE ED UN CENTRO HUB; INOLTRE OCCORRE SUPERARE I COSIDDETTI CONNESSI “PIÙ ALTI
COSTI” CON COSTI APPROPRIATI COSTRUENDO UNA QUALITÀ COMPATIBILE DI SERVIZI
ADEGUATI, ONDE TRATTENERE LE PERSONE IN MONTAGNA, IMPEDENDO IL DECLINO
DEMOGRAFICO E LO SPOPOLAMENTO OSSIA IMPEDENDO FUTURI COSTOSISSIMI DISASTRI A
VALLE VERSO LA PIANURA.
NON OSTELLI-GHETTO COSTOSI ED IN CATTIVITÀ A BOLOGNA CON UN SERVIZIO
D’AUTOAMBULANZE O DI TRASPORTO TOTALMENTE INADEGUATO (IN QUANTO QUELLO
CONSIDERATO ADEGUATO ANCHE CON VANO OPERATORIO INCORPORATO È COSTOSISSIMO
ED È INESISTENTE IN ITALIA) PER LE DONNE DELLA MONTAGNA, MA UN P.N. POTENZIATO
NELL’OSPEDALE PORRETTANO, PERCHÉ È LA QUALITÀ A PORTARE ECONOMIA, NON IL
DISTRUTTIVO ECONOMICISMO IDEOLOGICO ANCHE DELLA DIREZIONE DELL’AUSL UNICA DI
BOLOGNA.
A tali riguardi è necessario divulgare il pensiero dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (W.H.O. od O.M.S.) in
riferimento alla Medicina Perinatale – quella, cioè, che precede, accompagna e segue i parti sia in pianura che in
montagna. Dice il W.H.O.:
- “The aim of the care is to achieve a healthy mother and child with the least possible level of intervention that is
compatible with safety. This approach implies that:
In normal birth there should be a valid reason to interfere with the natural process.”
- [nostra traduzione, non esistendo l’opuscolo in lingua italiana] “L’obiettivo dell’assistenza è di avere una madre
ed un bambino sani col minor livello possibile d’intervento che sia compatibile con la sicurezza. Questo approccio
implica che:
Nella nascita normale dovrebbe esserci una valida ragione per interferire col processo naturale.”
(“Care in Normal Birth - A Practical Guide”,§ 1.5, Ginevra, W.H.O., 1996, p. 4).
Cosicchè anche in un appropriato P.N. Spoke montano l’A.U.S.L. deve attuare servizi di sperimentata efficacia,
modulando l’assistenza in riferimento al tipo di rischio in cui può andare incontro una gravidanza, senza ingombranti
minimalisti o massimalisti o troppo severi protocolli a danno di un normale ed umano parto semplice o fisiologico o a
basso rischio.
Mentre altrove in Italia, Bologna compresa, sono stati verificati e si verificano interventi medico-chirurgici eccessivi coi
T.C., invece a Porretta ciò non è accaduto o non accade.
A Porretta (2011: 143 parti di cui 12 con T.C., l’8,39 %) i parti con T.C. sono assai contenuti, mentre ad esempio va
rimarcato che nella struttura privata accreditata di Villa Regina di Bologna (2011: 52 parti di cui ben 41 con T.C., il
78,84 %) ed avente un minor numero di parti che a Porretta Terme - siamo in pianura e non un montagna - toccano
livelli percentualmente altissimi, ma qui l’A.U.S.L. non propone smantellamenti togliendo l’accreditamento, in
caso non potesse chiuderne il P.N.
D’altra parte nel suo stesso “Piano”, predisposto per la chiusura dei P.N. con meno di 500 parti/anno, lo stesso ministro
dr. Ferruccio Fazio (2009-2011) rilevò – e dunque ciò deve essere rilevato dalla Regione Emilia Romagna e
comandato alla Direzione dell’A.U.S.L. unica di Bologna – che dovevano tuttavia rimanere operativi quelli in aree
geografiche più isolate e dunque lontane, laddove sussista una numerosità di parti superiori a 500 ed inferiori a 1000
l’anno, in particolare nel caso del disagiato servizio di trasporto di emergenza delle gestanti a rischio. Tale restrizione è
aggirabile – come più sotto proponiamo – ed applicabile anche a quelli aventi una numerosità di parti inferiore a
500 l’anno, nel rispetto di questa medesima legge.
Ciò va posto, come ogni altro problema d’interesse pubblico, privato e deontologico, sul tavolo delle discussioni in ogni
ambito (nazionale, regionale, provinciale, intercomunale del distretto sanitario, locale), per la sua applicazione
concreta e noi del volontariato, Amici dei Malati e non solo di questi, lo facciamo con questo documento alternativo.
3
Ecco comunque ciò che è detto nel “Piano” governativo di Fazio e che intendiamo porre all’attenzione della REGIONE
EMILIA ROMAGNA, onde presentare proposte alternative a quelle dell’A.U.S.L. unica di Bologna.
Allegato tecnico a “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della
qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel
percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”
ALLEGATO IA - Misure di politica sanitaria e di accreditamento
Riorganizzazione dei punti nascita
Il processo di riorganizzazione delle reti regionali di assistenza ospedaliera è un impegno previsto dal “Patto per la
Salute 2010 – 2012”, siglato il 3 dicembre 2009 tra Governo, le Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano,
finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire
l’unitarietà del sistema.
Si ritiene che in questa nuova e rilevante fase programmatoria sia necessario prevedere ed attuare la più volte
auspicata riorganizzazione della rete assistenziale del percorso nascita ed in particolare della rete dei punti nascita.
A tal fine, anche sulla base di quanto riportato nelle tabelle seguenti, si raccomanda di adottare stringenti criteri per
la riorganizzazione della rete assistenziale, fissando il numero di almeno 1000 nascite/anno quale parametro standard
a cui tendere per il mantenimento/attivazione dei punti nascita.
La possibilità di punti nascita con numerosità inferiore e comunque non al di sotto di 500 parti/anno, potrà essere
prevista solo sulla base di motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche
interessate con rilevanti difficoltà di attivazione dello STAM.
Di fondamentale importanza risulta quindi analizzare i dati delle fonti informative correnti per definire la situazione
attuale ed i punti critici in relazione alla problematica di cui all’oggetto.
E’ infine necessario che in connessione con la riorganizzazione dei punti nascita si proceda ad un parallelo ridisegno
delle Unità Operative di assistenza neonatale, corrispondenti per intensità di livello assistenziale ai punti nascita,
nonché all’assicurazione dei servizi di trasporto assistito materno (STAM) e neonatale d’urgenza (STEN).
La sicurezza assistenziale dovrebbe essere garantita con la DOPPIA GUARDIA DI MEDICI DI GINECOLOGIA E DI
PERSONALE DI OSTETRICIA NELLE 24 ORE; inoltre con la diffusa presenza del TRASPORTO POSTNATALE
IN CULLA e del TRASPORTO PRENATALE IN UTERO (S.T.A.M., S.T.E.N.), ma tutto ciò è un libro astratto,
costosissimo ed ideologico.
Inoltre in tutta Italia, in particolare nel Centrosud, circa il 30 % dei P.N. sul loro totale, nelle 24 ore:
- è privo della copertura attiva di GUARDIA MEDICO-OSTETRICA, ANESTESIOLOGICA, MEDICOPEDIATRICA.
Nel P.N. semplice o fisiologico o naturale dell’Ospedale di Porretta Terme la situazione è assai migliore di quanto si
prospetta in quel 30 %, anche perché in esso è comunque disponibile in qualche modo il servizio anestesiologico
operante nella Chirurgia, ma su questo e su altro intendiamo avanzare PROPOSTE MIGLIORATIVE, visto che
l’A.U.S.L. UNICA di Bologna trattiene la situazione in MODO PEGGIORATIVO e intende RISPARMIARE
SMANTELLANDO, invece che agire sugli eccessivi costi e sugli eccessivi numeri del PERSONALE
BUROCRATICO FUNZIONARIALE, DIRIGENZIALE E DEI PORTABORSE.
INFATTI SI PUÓ RISPETTARE LA LEGGE IN VARI MODI ED IL NOSTRO – NON IDEOLOGICO E NON
BUROCRATICO – È UNO DI QUELLI.
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D’ALTRA PARTE IL GOVERNO NON HA IL DIRITTO DI
SOSTITUIRSI ALLE REGIONI, PER SMANTELLARE O
CHIUDERE NON SOLO GLI OSPEDALI MA ANCHE I LORO
SINGOLI SERVIZI OSPEDALIERI, TRA I QUALI I PUNTI
NASCITA, PERCHÉ LA LORO MESSA A NORMA O
RAZIONALIZZAZIONE SPETTA ALLE REGIONI, LE QUALI
HANNO LE RESPONSABILITÀ DI COME QUELLI E I LORO
SERVIZI SIANO BENE O MALE ORGANIZZATI E, NEL
PEGGIORE DEI CASI, ESSE POSSONO LICENZIARE E
DENUNCIARE QUEI DIRETTORI GENERALI DELLE A.U.S.L.
CHE AMMINISTRANO P.N. MALFUNZIONANTI O NON A
NORMA DEI PROTOCOLLI SOTTOSCRITTI O DELLE SCELTE
ISTITUZIONALI REGIONALI.
NOSTRA PRIMA PROPOSTA
I parti annuali semplici o emergenziali del P.N. di un Ospedale Spoke, in particolare per il Parametro Geografico
Vitale della Distanza o della Lontananza (non tenuto in debito conto dal Governo e da taluni Neonatologi
cosiddetti esperti) e per il rispetto del diritto di scelta delle donne di partorire nel proprio territorio di vita e di
comunità, senza disparità di trattamento tra Montagna e Pianura, non solo giuridicamente ma anche
formalmente e politicamente non possono e non devono essere conteggiati a sé stanti in quell’Ospedale Spoke,
ma con quelli del suo Ospedale Hub, essendone una dipendenza diretta.
Questa proposta è legittimamente, giuridicamente, sanitariamente fondata e rispetta, aggirandola, la citata “numerosità
inferiore”, perché:
a) viene garantito quello che mi viene da definire come “BONDING TERRITORIALE”, ossia legame di
attaccamento tra madre e figlio nel proprio territorio di vita, di comunità, di cultura, riducendo le disparità di
trattamento economico-sanitario in sicurezza tra montagna disagiata e pianura onnivora.
b) in questo modo la Regione Emilia Romagna, non solo a livello sanitario, ma anche costituzionale e dei diritti
internazionali dell’uomo o della persona umana, garantisce alla donna ed alla sua famiglia il diritto di scelta di far
nascere i propri figli, in sicurezza, nel proprio territorio di vita e di comunità;
c) il P.N. di un Ospedale Spoke è soltanto un reparto staccato (può esserlo di pochi metri o di molti chilometri) dal suo
Ospedale Hub/Spoke di riferimento, ma giuridicamente e sanitariamente funziona come se fosse una struttura interna al
Maggiore, suo Ospedale Hub;
d) infatti il P.N. di un Ospedale Spoke dipende in tutti i sensi a livello giuridico, a livello ospedaliero e sanitario, a
livello di protocolli rigidamente stabiliti dal “Primariato” del suo Ospedale Hub/Spoke di riferimento;
e) Il P.N. di un Ospedale Spoke assiste parti annuali, limitati a quelli semplici o fisiologici o naturali o a basso rischio,
certificati dagli stessi medici ospedalieri, giacchè quelli patologici o a ad alto rischio vengono decentrati ed assistiti
nell’Ospedale Hub/Spoke di riferimento; ma deontologicamente ed eticamente oltre ogni minimo dubbio e contro il
diritto giuridico o amministrativo sancito deve comunque far fronte a parti emergenziali in atto, che talora accadono e
non possono essere vergognosamente o criminalmente fatti fare in strada su un servizio di trasporto assolutamente
inadeguato e diretto verso l’Ospedale Hub/Spoke, e privo peraltro di un costosissimo vano anestesiologico ed operatorio
e che comunque dovrebbe sussistere su ogni autoambulanza dell’intero territorio nazionale, soprattutto nei territori di
montagna, di confine e di strade interconfinarie;
f) il personale medico ostetrico-ginecologico del P.N. lavora in rete non solo nell’Ospedale Spoke di Porretta Terme,
ma anche nell’Ospedale Hub/Spoke di riferimento, ampliando la propria esperienza deontologica; pertanto l’A.U.S.L.
deve regolamentare anche il processo contrario: ossia o ad esempio il personale medico e paramedico dell’Ospedale
Maggiore Pizzardi può e dovrebbe fare pratica in rete anche in un Ospedale montano ovvero nell’Ospedale Regionale
Montano di Porretta Terme, ove c’è quello che non c’è nell’Ospedale Maggiore di Bologna, cioè un reparto umanizzato
di necessità con minor numero di parti all’anno, dove è possibile effettivamente sia praticare il rapporto sanitario “one
to one”, sia esercitarsi e fare esperienza con la vasca per il parto in acqua, peraltro donata da noi cittadini stessi,
5
sia mettere alla prova la propria capacità di decidere sui casi dubbi, ovvero se nel corso della gravidanza un parto resterà
fisiologico o diventerà patologico, in esperienza collaborativa per le emergenze col servizio della elisuperficie
elicotteristica, annessa all’Ospedale montano porrettano stesso e non soltanto con quello delle autoambulanze.
Pertanto, con questa proposta, la legge viene totalmente rispettata sulla cosiddetta “numerosità inferiore”, in
quanto l’organizzazione ospedaliera fa capo ad Ospedali Hub o Spoke di riferimento di oltre 500 P.N. all’anno o
1000, aventi in rete propri P.N. decentrati (a pochi metri o a molti chilometri), per garantire il diritto delle donne
a partorire laddove scelgano, senza disparità di trattamento a livello territoriale tra Pianura e Montagna e nel
rispetto del fondamentale PARAMETRO GEOGRAFICO DELLA LONTANANZA O DELLA DISTANZA,
senza equiparare l’erronea, ottusa e supponente uguaglianza che “qualità è = alla quantità di oltre 500 parti
all’anno o 1000”, introdotta dal Governo e da avventati Neonatologi!
Questa nostra proposta fa muro contro l’ideologismo e l’economicismo di molti di quelle persone citate, aventi
peraltro o comunque loro interessi nello smantellamento, ed ostacola la vergogna, il crimine, la disumanità di
chiudere P.N. col falso e depistante parametro dei “bassi numeri”, dando modo di far partorire più di prima
donne in piena emergenza per strada in modo sconcio e brutale, scandaloso, amorale, criminale, in quanto
trasportate in un lontano Ospedale Hub/Spoke di riferimento su mezzi inadeguati perché privi di vano
anestesiologico e chirurgico e che non riusciranno a raggiungere se non dopo il parto, solo perché astrattamente
si vuole precludere di partorire in P.N. non aventi più di 500 parti all’anno, come tali dichiarati di qualità ed
economici! Niente di più erroneo!
Tale vergogna di far partorire le donne sulle strade o nel Pronto Soccorso inidoneo di Ospedali, a cui è negato il P.N., è
accaduta più volte e continua ad accadere in Italia, come nel centro montano toscano di Pontremoli, dove nel 2011 è
stato smantellato nel suo Ospedale il P.N. che vi esisteva. Cosicchè le donne di quella Montagna toscana, tutte, devono
andare a partorire a Massa (ca. 45 minuti di percorso stradale disagiato). Ma la natura e il destino si ritorcono contro il
Governo, contro la Regione Toscana, contro Neonatologi interessati ed ideologici! Cosicchè donne gravide, col rischio
della rottura della placenta e con la necessità di un immediato intervento sul posto, non potendo raggiungere Massa per
questioni vitali e non potendo arrivare in tempo da Massa un medico reperibile, essendo stato chiuso il locale P.N., i
medici di turno sono obbligati deontologicamente ed umanamente a reperire d’urgenza sul posto un medico ostetrico
residente, per far partorire quelle donne in quell’inadeguato Pronto Soccorso dell’Ospedale di Pontremoli.
Fortunatamente con esito positivo. Questo sarà il benservito per il futuro e per la speranza demografica in loco della
Montagna Provinciale Bolognese, ma anche di tutte le altre Province della Regione e della Nazione!
A TUTTO CIÓ GIÀ DISSE IL SUO NO L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (W.H.O.,
O.M.S.) CON LE SUE QUALIFICATE PRESE DI POSIZIONI, DIFENDENDO IN PRATICA UN P.N. SPOKE
COME QUELLO MONTANO E PUBBLICO DI PORRETTA TERME, MENTRE IN ITALIA SI VOGLIONO
SMANTELLARE I P.N. CON MENO DI 500 PARTI L’ANNO.
IN ITALIA SI FINGE DI TUTELARE LA QUALITÀ OSTETRICA PUBBLICA DEI PARTI NATURALI, IN
REALTÀ LI SI SMANTELLANO PER FARE IN MODO MASSICCIO LA POLITICA DELL’OSTETRICIA
PRIVATA AL DI SOTTO DEI 500 PARTI L’ANNO!.
ECCO, DUNQUE, IL PENSIERO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ SU ALCUNI
TEMI.
1) Il Luogo di Nascita – Place of Birth
L’Organizzazione Mondiale della Sanità - ma non il Governo e non taluni Neonatologi italiani - si è posto il problema
fondamentale del “Luogo di nascita” e del diritto delle donne e delle famiglie di sceglierlo, senza che le Istituzioni
politiche ed amministrative glielo impongano a loro talento.
- “Does the place of birth have an impact on the course of labour and delivery? This question has been abundantly
researched in the past two decades (Campbell and Macfarlane, 1994).”
- [nostra traduzione, non esistendo l’opuscolo in lingua italiana] “Il luogo di nascita ha un impatto nel corso del
travaglio e della nascita? Nelle due decadi trascorse questa domanda è stata abbondantemente analizzata (Campbell
and Macfarlane, 1994.”
(“Care in Normal Birth - A Practical Guide”, § 2.4, Ginevra, W.H.O., 1996, p. 10);
[La citazione riguarda il seguente testo: Campbell Rona, Macfarlane Alison “Where to be Born? The debate and the
evidence.”, Oxford, National Perinatal Epidemiology Unit – Radcliffe Infirmary, 1994, 2a ed. (1a nel 1987, 72 p.)]
La risposta data dal W.H.O. è la seguente:
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- “So where then should a woman give birth? It is safe to say that a woman should give birth in a place she feels is
safe, and at the most peripheral level at which appropriate care is feasible and safe (FIGO 1992). For a low-risk
pregnant woman this can be at home, at a small maternity clinic or birth centre in town or perhaps at the maternity
unit of a larger hospital. However, it must be a place where all the attention and care are focused on her needs and
safety, as close to home and her own culture as possible. If birth does take place at home or in a small peripheral
birth centre, contingency plans for access to a properly-staffed referral centre should form part of the antenatal
preparations.”
- [nostra traduzione, non esistendo l’opuscolo in lingua italiana] “Dunque, dove allora una donna dovrebbe
partorire? È scontato dire che una donna dovrebbe partorire in un luogo che sa che è sicuro ed a livello più
periferico ove un’assistenza appropriata è fattibile e sicura (FIGO 1992). Per una donna gravida a basso rischio
questo può essere a casa, in una piccola clinica di Maternità o centro nascita di città o forse al reparto di Maternità
di un ospedale più grande. Tuttavia esso deve essere un luogo dove tutta l’attenzione e l’assistenza siano concentrate
sulle sue esigenze e sicurezza come vicino a casa e possibilmente alla sua propria cultura. Se la nascita avviene a
casa o in un piccolo centro nascita periferico, i piani emergenziali di accesso ad un centro di fiducia ben fornito di
personale qualificato dovrebbero far parte dei preparativi prenatali.”
(“Care in Normal Birth - A Practical Guide”, § 2.4, Ginevra, W.H.O., 1996, p. 12);
[La citazione riguarda il seguente documento: FIGO, “Recommendations accepted by the General Assembly at the
XIII World Congress of Gynecology and Obstetrics”, in “International Journal of Gynecology and Obstetrics”, 1992,
38 (suppl), 79-80 p. Si veda: www.elsevier.com/locate/ijgo., oppure http://www.journals.elsevier.com/internationaljournal-of-gynecology-and-obstetrics/ L’autore F.I.G.O. è l’ «International Federation of Gynaecology and Obstetrics»
con sede a Londra.]
Queste analisi, ben diverse come approccio da quello ideologico ed economicistico del “Piano” Fazio, fanno proprio
pensare che il W.H.O. non proponga affatto lo smantellamento, anzi confermi la validità delle nascite fatte in casa
presso la propria comunità culturale ovverosia in un P.N. come quello dell’Ospedale di Porretta, dove siano approntati
“antenatal preparations” per il semplice parto naturale. Peraltro tutto ciò da tempo è bene organizzato in sicurezza nel
P.N. porrettano, anche se i gradi di sicurezza possono o devono sempre essere incrementati, pur in economicità. Ciò è
detto nella seconda nostra nuova proposta. Insomma il W.H.O. non concepisce la “quantità = come qualità”, ossia che
una donna partorirà bene soltanto in grandi strutture, non al disotto di 500 parti all’anno. per la verità qui le donne sono
spessissimo dei numeri, dove non poche volte non è mantenuto il rapporto “one to one”, come invece accade in piccoli,
sicuri ed accoglienti P.N. vicini ai luoghi di vita e di comunità delle madri e dei padri.
2) Le Critiche del W.H.O., fatte prima (1996), si riversano anche su questo “Piano” del ministro Fazio, fatto dopo
(2010)
Con queste ultime citazioni che riportiamo il W.H.O. mette sotto accusa i protocolli troppo rigidi e le grandi strutture
ospedaliere per i parti.
Il W.H.O. parte da un punto fermo, che è il seguente:
“We define normal birth as: spontaneous in onset, low-risk at the start of labour and remaining so throughout
labour and delivery. The infant is born spontaneously in the vertex position between 37 and 42 completed weeks of
pregnancy. After birth mother and infant are in good condition. However, as the labour and delivery of many highrisk pregnant women have a normal course, a number of the recommendations in this paper also apply to the care of
these women.”
- [nostra traduzione, non esistendo l’opuscolo in lingua italiana] “Noi definiamo nascita normale quella che è
spontanea all’inizio, a basso rischio all’inizio del travaglio e che rimane così nel decorso di tutto il travaglio ed il
parto. Il bambino nasce spontaneamente nella posizione verticale [“vertex position”, presentazione cefalica
occipitale o di vertice] tra 37 e 42 settimane complete di gravidanza. Dopo la nascita madre e figlio sono in buona
condizione.
Comunque, siccome il travaglio e la nascita di molte donne gravide ad alto rischio hanno un normale decorso, in
questo documento un certo numero di raccomandazioni vanno applicate anche alla cura di queste donne.”
(“Care in Normal Birth - A Practical Guide”, § 1.4, Ginevra, W.H.O., 1996, p. 4);
Poi accusa ed attacca i protocolli squilibrati in quanto massimalisti nelle loro rigidità protocollate, come quelli che
sussistono anche da noi nella neonatologia italiana e locale:
- “The first issue to be clarified is the sense in which the expression "normal birth" is used throughout this paper
(see 1.4 below). It is vital to be specific on this if misinterpretation is to be avoided. A frequently cited statement
7
concludes that "childbirth can only be declared normal in retrospect". This widespread notion led obstetricians in
many countries to conclude that care during normal childbirth should be similar to the care in complicated
deliveries. This concept has several disadvantages: it has the potential to turn a normal physiological event into a
medical procedure; it interferes with the freedom of women to experience the birth of their children in their own
way, in the place of their own choice; it leads to unnecessary interventions; and, because of the need for economies
of scale, its application requires a concentration of large numbers of labouring women in technically well-equipped
hospitals with the concomitant costs. With the global phenomenon of increasing urbanisation many more women are
delivering in obstetric facilities, whether they are having normal or complicated births. There is a temptation to treat
all births routinely with the same high level of intervention required by those who experience complications. This,
unfortunately, has a wide range of negative effects, some of them with serious implications. They range from the
sheer cost of time, training and equipment demanded by many of the methods used, to the fact that many women
may be deterred from seeking the care they need because they are concerned about the high level of intervention.
Women and their babies can be harmed by unnecessary practices. Staff in referral facilities can become
dysfunctional if their capacity to care for very sick women who need all their attention and expertise is swamped by
the sheer number of normal births which present themselves. In their turn, such normal births are frequently
managed with "standardised protocols" which only find their justification in the care of women with childbirth
complications. This report is not a plea for any particular setting for birth, for it recognises the reality of a range of
appropriate places, from home to tertiary referral centre, depending on availability and need. It simply aims to
identify what constitutes sound care for normal birth, wherever that birth takes place. The point of departure for the
safe achievement of any birth, the assessment of risk, requires a special study of its own, but a brief introduction to
the concept is needed here before the components of care in labour are discussed.”
- [nostra traduzione, non esistendo l’opuscolo in lingua italiana] “La prima questione da chiarire è il senso in cui
l’espressione “ nascita normale” è utilizzata in tutto questo documento (vedi dopo il punto 1.4). È essenziale essere
precisi su questo, se deve evitarsi un’erronea interpretazione. Una dichiarazione molto citata termina dicendo che “il
parto può essere dichiarato normale solo in retrospettiva”. Questa concezione assai diffusa porta gli ostetrici in molti
paesi a concludere che l’assistenza durante la normale nascita di un figlio dovrebbe essere simile all’assistenza nelle
nascite complicate. Questo concetto ha molti svantaggi: esso ha il potere di trasformare un normale evento
fisiologico in una procedura medica; esso interferisce con la libertà delle donne di vivere la nascita dei loro figli a
modo loro, nel luogo di loro propria scelta; esso porta ad interventi superflui; poi, a causa della necessità di
economie di scala, la sua applicazione richiede una concentrazione di un grande numero di personale femminile in
ospedali ben equipaggiati in modo tecnico con i costi che tutto ciò comporta. Col fenomeno globale di una crescente
urbanizzazione molte più donne vengono trasferite in strutture ostetriche, sia che esse stiano per avere parti
complicati o normali. C’è la tentazione di trattare tutte le nascite sistematicamente col medesimo alto livello
d’intervento richiesto da quelle che manifestano complicanze. Questo, purtroppo, ha una vasta gamma di effetti
negativi, una parte dei quali con gravi ripercussioni. Essi vanno da un evidente costo di tempo, di formazione e di
attrezzatura, richiesto da molti dei metodi usati, al fatto che molte donne possono essere dissuase dal cercare
l’assistenza di cui necessitano, in quanto sono preoccupate per l’alto livello d’intervento. Le donne e i loro bambini
possono subire danni da pratiche non necessarie. Nelle strutture specializzate il personale può diventare
disfunzionale, se la sua capacità di assistere donne molto malate che necessitano di ogni loro attenzione e
competenza è sommerso da un numero evidente di nascite normali che si presentano. A loro volta siffatte nascite
normali spesso sono gestite con «protocolli normalizzati» che trovano la loro giustificazione soltanto nell’assistenza
di donne con complicanze nella nascita di un bambino. Questa relazione non è un appello in favore di una qualche
regolamentazione della nascita, perchè prende atto della realtà di una serie di luoghi appropriati, dalla casa al
centro specializzato di cure terziarie [= grande ospedale], a seconda della disponibilità e del bisogno. Essa
semplicemente punta ad individuare ciò che costituisce una giusta assistenza per una nascita normale, laddove la
nascita abbia luogo. Il punto di partenza per il buon svolgimento di ogni nascita, cioè l’accertamento del rischio,
richiede uno studio speciale per sé stesso, ma una breve introduzione a tale concetto qui è necessaria prima che
siano discusse le varie branche dell’assistenza al travaglio.”
(“Care in Normal Birth - A Practical Guide”, § 1.2, Ginevra, W.H.O., 1996, p. 2);
Portare le donne montane a partorire “in cattività” a Bologna, come sta facendo e come
vorrebbe fare ancora di più l’A.U.S.L. unica di Bologna, smantellando il P.N. porrettano, è
una modalità stigmatizzata e rifiutata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in assoluto,
specie quando si vogliono concentrare le partorienti in grandi strutture neonatologiche.
Questa è la migliore difesa internazionale e locale del P.N. che abbiamo a Porretta Terme.
Insomma per l’Organizzazione Mondiale della Sanità:
- “An assessment of need and of what might be called "birthing potential" is the foundation of good decision making
for birth, the beginning of all good care. What is known as the "risk approach" has dominated decisions about birth,
8
its place, its type and the caregiver for decades now (Enkin 1994). The problem with many such systems is that they
have resulted in a disproportionately high number of women being categorised as "at risk", with a concomitant risk
of having a high level of intervention in the birth. A further problem is that, despite scrupulous categorisation, the
risk approach fails signally to identify many of the women who will in fact need care for complications in childbirth.
By the same token, many women identified as "high risk" go on to have perfectly normal, uneventful births.
Nonetheless, some form of initial and ongoing evaluation of a woman's likelihood of giving birth normally is critical
to preventing and/or identifying the onset of complications and the decisions which have to be made about providing
appropriate care.”
- [nostra traduzione, non esistendo l’opuscolo in lingua italiana] “Una valutazione del bisogno e di quello che
potrebbe dirsi “parto potenziale” è la base di un buon processo decisionale per la nascita, l’inizio di ogni buona
assistenza. Quello che è conosciuto come “approccio al rischio” per decenni ha dominato le decisioni riguardanti il
parto, il suo luogo, la sua tipologia, l’assistente sanitario [“the caregiver”] (Enkin, 1994). Il problema di parecchi di
questi sistemi è quello di aver cagionato uno sproporzionato alto numero di donne classificate come “a rischio”, col
rischio concomitante di avere nella nascita un alto livello d’interventi. Un ulteriore problema è che, nonostante una
classificazione rigorosa, l’approccio al rischio evidentemente va a vuoto nell’identificare molte delle donne che
avranno bisogno in realtà d’assistenza per le complicanze durante la nascita del figlio. Nello stesso modo molte
donne identificate come “ad alto rischio” procedono nell’avere nascite perfettamente normali, senza incidenti. Ciò
nonostante, qualche forma di valutazione iniziale e continua delle probabilità di una donna di avere nascite
normalmente è fondamentale per prevenire e/o identificare l’inizio di complicanze e per le decisioni che si devono
prendere onde offrire un’assistenza appropriata.”
(“Care in Normal Birth - A Practical Guide”, § 1.3, Ginevra, W.H.O., 1996, p. 2)
[La citazione riguarda il seguente documento:
- 1a ed.: Chalmers Iain, Enkin Murray, Keirse Marc J.N.C. “Effective care in pregnancy and childbirth”, Oxford,
O.U.P., 1989, 2 voll. (I°: Pregnancy parts I-V; II°: Childbirth parts VI-X and index) di 1516 p.;
- 2a ed.: Enkin M., Keirse MJNC, Renfrew M., Neilson J. “A guide to effective care in pregnancy and childbirth”, 2a
ed., con l’assistenza editorial di Eleanor Enkin, Oxford, Oxford Universty Press, 1995, 390 p.
- 3a ed.: Enkin Murray, Keirse Marc J.N., Neilson James, Crowther Caroline, Duley Leila, Hodnett Ellen, Hofmeyr
Justus “A guide to effective care in pregnancy and childbirth”, 3a ed., Oxford, Oxford University Press, 2000. 525 p.]
Con le stesse parole assai critiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nei confronti di molti paesi del mondo sul
“Luogo del parto” e sulla relatività dei “protocolli che rigidamente vogliono definire quali siano o quali non siano le
donne a rischio nel parto”, abbiamo dimostrato alla Regione Emilia Romagna le giuste ragioni per il mantenimento ed il
potenziamento equilibrato nella sicurezza del P.N. dell’Ospedale Regionale e Montano di Porretta Terme. Citiamo
questo, perché questo nostro Rapporto o Documento è rivolto a questo P.N. montano, ma vale per tutti e quattro i P.N.
esistenti nella Regione Emilia Romagna, senza disparità di trattamento.
Onde, se la Regione non comanda all’A.U.S.L. unica di Bologna, di ritirare il suo
“Piano” (infausto alle donne e alla speranza dell’incremento demografico della
Montagna), riguardante lo smantellamento del P.N. esistente nel nuovo
Ospedale Regionale e Montano di Porretta Terme, essa compirebbe UNA
INCOSTITUZIONALE DISPARITÀ GIURIDICA E POLITICA DI
TRATTAMENTO, perché dovrebbe fare altrettanto anche con gli altri suoi tre
Ospedali Montani esistenti in tutta la Regione, essendo anch’essi al di sotto dei
500 parti all’anno.
Limitandoci ai P.N. di Montagna, tutti pubblici, non vogliamo qui affrontare –
ma soltanto porre alla Regione E.R. – anche il medesimo tema nei confronti di
un 5° P.N. che dovrebbe essere “smantellato” ovvero a cui dovrebbe essere tolto
l’accredito regionale (essendo una struttura privata accreditata), cioè quello di
Pianura di Villa Regina di Bologna, nel quale nel 2011 anch’esso ebbe un
numero di parti inferiore a 500, cioè 52 e peraltro anche un elevatissimo numero
di T.C. (41 su 52, pari al 78,84 %). Qui la DISPARITÀ DI TRATTAMENTO
9
SAREBBE AL COLMO, da parte della Regione (dr. Carlo Lusenti) e
dell’A.U.S.L. Bologna Sud (dr. Francesco Ripa di Meana), i quali ben conoscono
i problemi della Sanità privata!
A questo punto balza agli occhi con estrema prepotenza la non disinteressata
evidenza di quello che il GOVERNO e chi lo segue (compreso il cosiddetto
Volontariato favorevole) stanno perseguendo con questa legge iniqua, dove si
vieta per legge la concorrenza e il diritto di scelta delle donne tra P.N. pubblici
con > di 500 parti l’anno e privati sempre con > di 500 parti l’anno:
l’eliminazione dei P.N. pubblici con > di 500 parti all’anno, favorisce
esplicitamente la proliferazione di P.N. privati con > di 500 parti all’anno, i quali
continueranno ad avere il privilegio di poter essere accreditati istituzionalmente,
non sussistendo o non potendo sussistere il divieto! L’Organizzazione Mondiale
della Sanità - come sopra abbiamo voluto evidenziare appositamente, contro le
interessate teorie economicistiche e la non disinteressata svalutazione qualitativa
e di sicurezza dei piccoli P.N. a gravidanze soprattutto fisiologiche ad opera di
vari Neonatologi e Burocrati Istituzionali - non condivide tali teorie e tali
manovre, perché tutela anche i parti domiciliari ed ha denunciato come
costosissimi ed anche con attrezzature superflue o con assistenze eccessive i P.N.
concentrati nei grandi Ospedali!
Dunque questa è una denuncia nazionale contro una legge concepita
iniquamente ed impostata sulla disparità di trattamento costituzionale tra i P.N.
pubblici al di sotto dei 500 parti all’anno e quelli privati sempre al di sotto dei
500 parti all’anno, per sfavorire i primi soprattutto quelli lontani e disagiati di
Montagna e privilegiare i secondi anche se sono in Pianura, evidentemente
sfruttando pure il pubblico accreditamento! Certamente questi ultimi con i
Neonatologi ed i loro amici di sostegno hanno temuto e temono sempre il diritto
di scelta delle donne di partorire in casa o nei P.N. pubblici e piccoli, presenti nel
territorio vicino alla cultura e alla vita delle partorienti stesse, come peraltro ha
evidenziato e difeso l’Organizzazione Mondiale della Sanità!
Infine l’esistenza di soli 4 P.N. Montani Spoke in tutta la Regione Emilia
Romagna, a tutela della Maternità nei luoghi regionali più disagiati, a motivo del
vitale, citato parametro della Distanza o della Lontananza Geografica (non
quello depistante, economicistico e falso dei “bassi numeri”), è veramente
minima!
Si veda al riguardo la Tabella B relativa alle popolazioni residenti nella
Montagna e a tutte le altre residenti nel restante territorio regionale!
NOSTRA SECONDA PROPOSTA
È un insieme di miglioramenti del P.N. dell’Ospedale Montano Regionale di Porretta Terme, i quali potevano o
dovevano essere fatti da anni dall’A.U.S.l. di Bologna. Questa, non avendoli introdotti, è responsabile di varie
disfunzionalità:
a) perché in pratica non ha voluto fare investimenti migliorativi nei singoli servizi della Sanità Ospedaliera Montana,
10
privilegiando quelli della Pianura;
b) perché tollera che parte del personale medico e paramedico non montano, che in trasferta viene a lavorare
nell’Ospedale montano di Porretta, spesso non sia collaborativo ad ospedalizzare i malati, anche non gravi, in
Montagna, indirizzandoli nella Pianura;
c) perché in particolare è necessario che – come il personale medico lavora negli Ospedali di Bologna in particolare
nella Maternità – altrettanto sia comandato da Bologna a Porretta per specializzarsi anche nei servizi ospedalieri
montani; facendo pratica anche con l’uso della vasca per il parto in acqua (un acquisto fatto molti anni fa da noi
cittadini);
d) perché in pratica non attua progetti terapeutici, scegliendo di far curare le cardiopatie ed altre patologie,
anche respiratorie, in un Ospedale Montano come quello di Porretta, dove il clima – in particolare da maggio a
settembre - e la quota di m. 345 slm sono più utili a non pochi pazienti rispetto a quello di Bologna (m. 54 slm);
e) perché in pratica non attua progetti terapeutici, scegliendo di far curare pazienti di un certo tipo, i quali necessitano
contemporaneamente sia di essere ospedalizzati, sia di utilizzare terapie termali sulfuree o salsobromoiodiche (ad es.
gestanti con problemi respiratori o con artropatie).
In riferimento a specifiche qualificazioni del P.N. dell’Ospedale Montano di Porretta si richiede che l’AUSL
unica di Bologna finalmente si decida:
I°) ad assumere un anestesista 24/h, altrimenti in subordine a ricorrere – ma da subito - ad un anestesista a gettone,
sempre nell’ambito del parto fisiologico e delle casistiche emergenziali, visto che sono a disposizione 3 sale operatorie
e non si vede perché non debbano essere utilizzate a pieno regime;
II°) proprio la presenza nella Montagna Porrettana di un Ospedale per acuti Spoke – secondo le scelte stabilite o
comandate dalla Regione E.R. – obbliga l’A.U.S.L. unica di Bologna a mantenere, qualificare e ad avere a cuore un
P.N. che possa usufruire immediatamente di tali sale operatorie, aggirando l’incostituzionale decisione di
chiudere in Italia i P.N. pubblici al disotto di 500 parti l’anno – con la quale si determina favoritismo illegittimo
nei confronti dei P.N. privati al di sotto dei 500 parti all’anno - e comandando di conteggiare i parti annuali fra
quelli della Maternità del suo Ospedale Hub/Spoke, cioè il “Maggiore – Pizzardi”; infatti questo P.N. porrettano è
un servizio dipendente totalmente dal “Primariato” del “Maggiore – Pizzardi”, con protocolli rigidi sulla sicurezza su
parti fisiologici certificati, con medici che lavorano anche nell’Ospedale Hub e non solo in quello Spoke:
III°) nell’ambito dei principi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, surriportati appositamente ed appositamente
da noi tradotti dall’inglese, l’A.U.S.L. unica di Bologna deve nella sicurezza correggere l’ideologismo ed il
massimalismo dei propri protocolli comandati sui parti fisiologici che devono farsi nel P.N. dell’Ospedale di
Porretta Terme, migliorandoli in questo senso, onde permettere anche un aumento possibile del numero dei parti
all’anno,introducendo:
a) la possibilità della INDUZIONE AL TRAVAGLIO CON LE PROSTAGLANDINE OLTRE LA 41a SETTIMANA
+ 1 o + 5 GIORNI, OVVERO NON OLTRE LA 42a SETTIMANA;
(forse ca. metà dei parti in più al mese)
b) la possibilità dei T.C. PROGRAMMATI (presentazione ipodalica);
(forse ca. metà dei parti in più al mese)
c) la possibilità dei PARTI CESAREI ITERATTIVI.
D’altra parte è sancito che nell’Ospedale per acuti di Porretta Terme non si fanno T.C. a rischio, sia materno che fetale.
Tuttavia, quando il travaglio inizia nel P.N. dell’Ospedale di Porretta Terme e necessita un T.C., questo deve esservi
fatto, giacchè dato che esso inizia qui, pure qui deve concludersi.
Sono T.C. problematici, più di altri, ma il personale è deontologicamente e professionalmente preparato. Ciò è
dimostrato da fatti concreti avvenuti. Quest’anno si verificò in un parto un distacco di placenta con un imprevedibile
andamento a causa di shock emorragico e di atonia post partum.
I medici risposero a tale situazione con 2 sacche di sangue, salvando così la vita della partoriente come il suo utero.
Di tale fatto i medici dell’Ospedale Hub/Spoke del Maggiore di Bologna dovettero fare i loro rallegramenti, perché di
solito l’utero non viene salvato.
Vogliamo infine ribadire con forza etica e civile
che questo nostro documento,
11
alternativo ai “Piano” di smantellamento
del P.N. dell’Ospedale Regionale Montano per acuti di Porretta Terme,
il quale è stato minacciato dalla Direzione dell’A.U.S.L. unica di Bologna.
vale anche per gli altri 3 P.N. Montani esistenti nella Regione E.R..
Pertanto la Regione Emilia Romagna
senza disparità di trattamento,
o smantella tutti e quattro i P.N montani
esistenti in tutto il territorio regionale
o li salvaguarda tutti e quattro, comandando un loro miglioramento
ed un conteggio dei loro parti annuali
non a sé stanti, ma entro quelli dei loro rispettivi Ospedali Hub/Spoke di riferimento.
APPELLO
DEL VOLONTARIATO ALLA GIUNTA ED AL CONSIGLIO
DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA
Ci si appella alla saggezza delle Istituzioni Politiche Regionali dell’Emilia Romagna, perché facciano proprie le nostre
analisi e le conseguenti proposte – derivate da quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con le quali, nel solco
del rispetto delle leggi nazionali, si tiene fede a quanto è sancito nella “Carta dei servizi” dell’A.U.S.L. unica di
Bologna:
- “[L’Azienda U.S.L. di Bologna] Si impegna per la creazione di un’unica rete ospedaliera integrata, la libertà di
scelta e la facilitazione del percorso diagnostico terapeutico sul territorio metropolitano.”
(“Carta dei servizi” dell’A.U.S.L. unica di Bologna, aggiornata al 2010, p. 3)
- “Nell’erogazione di servizi e prestazioni l’Azienda USL di Bologna si impegna a rispettare i principi
fondamentali di ogni Carta dei Servizi di struttura sanitaria: (…) DIRITTO DI SCELTA secondo le previsioni
della normativa vigente, tra i soggetti che erogano le prestazioni, in particolare i servizi distribuiti sul territorio.”
(“Carta dei servizi” dell’A.U.S.L. unica di Bologna, aggiornata al 2010, p. 30)
Pertanto la proposta dell’A.U.S.L. unica di Bologna di smantellare l’unico Punto Nascita esistente nella Provincia di
Bologna (su 4 complessivi esistenti in tutta la Regione), cioè quello dell’Ospedale Regionale Montano di Porretta
Terme, è contro la natura di tali principi, in quanto essa sopprime il diritto di scelta delle donne della Montagna
Bolognese di far nascere i loro figli in sicurezza certificata dai medici ospedalieri con parti naturali nel loro territorio
montano di vita e di comunità, discriminando gli abitanti disagiati della Montagna rispetto a quelli della Pianura.
TAVOLA A: Segni scientifici ed abbreviazioni
= da … a
> = maggiore di, più di, oltre i
< = minore di, meno di, fino a
A.O. = Azienda Ospedaliera
A.OSP.U. = Azienda OSPedaliera Universitaria
A.U.S.L. = Azienda Unità Sanitaria Locale
A.V.E.C. = Area Vasta Emilia Centro
A.V.E.N. = Area vasta Emilia Nord
A.V.R. = Area Vasta Romagna
Ce.d.A.P. = Certificato d’Assistenza al Parto
I.R.C.C.S. = Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
I.R.S.T. = Istituto scientifico Romagnolo per lo Studio e la cura dei Tumori
O.M.S. = Organizzazione Mondiale della Sanità (italianizzazione del W.H.O.; l’Italia aderì l’11.04.1947)
P.N. = Punto Nascita
S.D.O. = Scheda di Dimissione Ospedaliera
S.I.N. = Società Italiana di Neonatologia
S.T.A.M. = Servizio di Trasporto Assistito Materno
S.T.E.N. = Servizio di Trasporto d’Emergenza Neonatale
T.C. = Taglio Cesareo
T.P.A. = Tecniche di Procreazione Assistita
12
U.O.N. = Unità Operativa di Neonatologia
U.T.I.N. = Unità operativa di Terapia Intensiva Neonatale
W.H.O. = World Health Organisation, con sede a Ginevra (Geneva o Genève), sorto il 22.07.1946 e vigente dal
07.04.1948, agenzia specializzata dell’O.N.U. per la sanità.
TAVOLA B: Dati dell’ISTAT (2011)
REGIONE
EMILIA ROMAGNA
Cod.
9 Province
33
34
35
36
37
Piacenza
Parma
Reggio nell’Emilia
Modena
Bologna
38
39
40
99
TOT.
GEN.
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
Regione
Emilia Romagna
Montagna
interna
929,37
1.498,55
733,14
947,10
789,82
(21,33)
0
0
659,90
119,48
5.677,36
(25,28 %)
SUPERFICIE DELLE 9 PROVINCE
RELATIVA ALTIMETRICA (in kmq)
Collina
Pianura
interna
litoranea
950,03
1.086,22
543,54
462,81
1.329,80
(35,91)
0
323,01
1.027,88
271,63
5.994,92
(26,70 %)
0
0
0
0
0
(0 %)
0
0
0
207,47
207,47
(0,92 %)
706,45
862,71
1.014,58
1.278,11
1.582,70
(42,74)
2.635,12
1536,43
690,62
266,31
10,573,03
(47,09)
POPOLAZIONE
TOT. RESID.
DENS. ABIT.
TOTALE
In chil. quadr.
(kmq)
2.585,86
3.447,48
2.291,26
2.688,02
3.702,32
(100 %)
2.635,12
1.859,44
2.378,40
864,88
22.452,78
(100 %)
In ettari
(ha)
258.585,84
344.748,17
229.125,67
268.801,63
370.232,12
(100 %)
263.512,44
185.943,79
237.839,97
86.488,16
2.245.277,79
(100 %)
(Cens. 2011)
(ab. per kmq)
284.616
427.434
517.316
685.777
976.243
(100 %)
353.481
384.761
390.738
321.769
4.342.135
(100 %)
110,07
123,98
225,78
255,12
263,68
(100 %)
134,14
206,92
164,29
372,04
193,39
(100 %)
TAVOLA C: Ripartizione regionale secondo il numero dei parti all’anno (2011)
P.N.
per fasce
di parti annuali
> 500
500 749
750 999
1000 1499
1500 1999
2000 2499
2500 3000
< 3000
Num.
progr.
EMILIA ROMAGNA: PUNTI NASCITA
IN MONTAGNA
NEL RESTANTE TERRITORIO
Pubblici
Privati accred.
1
1
2
3
2
3
4
4
5
5
6
7
8
6
1
2
9
10
3
4
▬
11
12
5
6
▬
13
14
15
16
17
18
1
2
3
4
5
1
19
20
2
3
▬
21
4
▬
22
23
24
1
2
3
25
26
1
2
▬
27
28
29
30
31
1
1
2
3
4
NATI NEL 2011
DATI
CedAP
SDO
AUSL Osp. S. Maria di Borgo Val di
Taro (PR)
▬
▬
▬
210
210
▬
Città di Parma (PR)
AUSL Osp. S. Anna di Castelnovo ne’
Monti (RE)
AUSL Osp. di Pavullo nel Frignano
(MO)
AUSL Osp. Pellegrina Costa di Porretta
Terme (BO)
▬
▬
▬
383
207
382
205
▬
▬
396
394
▬
▬
139
143
▬
Villa Regina (BO)
52
694
709
52
694
709
710
570
710
570
577
673
473
669
779
896
920
940
897
1383
779
896
930
954
889
1382
▬
AUSL Osp. di Fidenza (PR)
▬
▬
AUSL Osp. Ercole Franchini di Montecchio
Emilia (RE)
AUSL Osp. C. Magati di Scandiano (RE)
▬
AUSL Osp. S. Maria Bianca di Mirandola
(MO)
AUSL Ospedale del Delta di Lagosanto (FE)
▬
▬
▬
AUSL Osp. Santissima Annunziata di Cento
(FE)
AUSL Osp. di Fiorenzuola d’Arda (PC)
▬
AUSL Osp. di Guastalla (RE)
▬
▬
AUSL Osp. di Bentivoglio (BO)
▬
▬
AUSL Osp. di Lugo (RA)
▬
▬
AUSL Osp. degli Infermi di Faenza (RA)
▬
▬
AUSL Osp. Guglielmo da Saliceto di Piacenza
(PC)
Nuovo Osp. di Sassuolo (MO)
▬
▬
1254
1104
1245
1104
▬
1424
1424
▬
AUSL Osp. S. Maria della Scaletta di Imola
(BO)
AUSL Osp. Morgagni – Pierantoni di Forlì
(FC)
AOSPU Arcispedale S. Anna di Ferrara (FE)
▬
▬
AUSL Osp. Ramazzini di Carpi (MO)
▬
▬
AUSL Osp. Civ. S. Maria delle Croci di
Ravenna (RA)
AUSL Osp. Civ. Bufalini di Cesena (FC)
▬
1554
1525
1581
1555
1513
1569
▬
2291
2392
2287
2391
▬
AOSP Arcisp. S. Maria Nuova di Reggio
Emilia (RE)
AOSPU Osp. Maggiore di Parma (PR)
▬
AUSL Osp. Maggiore – Pizzardi (BO)
▬
▬
AUSL Osp. Civ. Infermi di Rimini (RN)
▬
▬
AOSPU Pol. di Modena (MO)
▬
▬
AOSPU Pol. S. Orsola – Malpighi di Bologna
(BO)
▬
2625
3173
3195
3520
3597
2643
3152
3201
3548
3600
▬
▬
▬
▬
▬
▬
▬
▬
▬
▬
Per i dati della “banca dati CEDAP 2011 – confronto con dati SDO” si veda la Tabella 1 dell’opuscolo citato nella bibliografia: Regione
Emilia-Romagna, “La nascita in Emilia-Romagna – 9° Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al Parto (CedAP) – Anno 2011 – Allegato
Dati”, [Bologna, Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna, novembre 2012], comprende 149 tabelle, in 98 p.
13
Tavola D: Nostro riepilogo sui 31 Punti Nascita regionali (4 in Montagna, 1 in Pianura, 26 in Città
medie e grandi) entro le 3 complessive aree logistico-assistenziali esistenti
1) Area logistico-assistenziale regionale detta A.V.E.N.
(Area Vasta Emilia Nord) con sede a Reggio Emilia,
formata da 4 Province (PIACENZA, PARMA, REGGIO EMILIA, MODENA)
con 7 Aziende Sanitarie (2 A.O.U., 1 A.O., 4 A.U.S.L.)
e comprendente 16 Punti Nascita (3 Hub, 13 Spoke)
4 Province
Rete
Montagna (3)
Piacenza (PC), 38 Comuni:
- 6 Ospedali A.U.S.L. di Piacenza (Bobbio,
Borgonovo Val Tidone, Castel S. Giovanni,
Fiorenzuola d’Arda, “Guglielmo da Saliceto”
di Piacenza, “G. Verdi” di Villanova
sull’Arda).
Parma (PR), 47 Comuni:
- 3 Ospedali dell’A.U.S.L. di Parma (“S.
Maria” di Borgo Val di Taro, Fidenza, S.
Secondo Parmense).
- 1 A.O.U. (Osp. Maggiore di Parma).
16 Località in cui vi sono Ospedali con Punti Nascita
Pianura (0)
Città medie e grandi (13)
Spoke
▬
Spoke
▬
Hub
Spoke
Spoke
▬
Vasca parto
in acqua
Guglielmo da Saliceto di Piacenza (A.U.S.L.)
SÍ
▬
Fiorenzuola d’Arda (A.U.S.L.)
SÍ
▬
▬
▬
Osp. Riuniti di Parma (A.O.U.)
Fidenza (A.U.S.L.)
▬
▬
Spoke
▬
▬
Borgo Val di Taro
(A.U.S.L.)
▬
Reggio E. (RE), 45 Comuni:
- 5 Ospedali dell’A.U.S.L. di Reggio Emilia
(“S. Anna” di Castelnovo ne’ Monti, “S.
Sebastiano” di Correggio, Guastalla, “Ercole
Franchini” di Montecchio Emilia, “C. Magati”
di Scandiano).
- 1 Arcisp. A.O. e I.R.C.C.S. (“S. Maria
Nuova” di Reggio Emilia).
Hub
Spoke
Spoke
Spoke
▬
▬
▬
▬
▬
▬
▬
▬
Città di Parma
[Ospedale privato, accreditato]
Arc. S. Maria Nuova di Reggio E. (A.O.)
Guastalla (A.U.S.L.)
Montecchio Emilia (A.U.S.L.)
Scandiano (A.U.S.L.)
Spoke
Castelnovo ne’
Monti (A.U.S.L.)
▬
▬
Modena (MO), 47 Comuni:
- 8 Ospedali dell’A.U.S.L. di Modena
(“Bernardino Ramazzini” di Carpi, “Regina
Margherita” di Castelfranco Emilia, Finale
Emilia, “S. Maria Bianca” di Mirandola, “S.
Agostino - Estense” in loc. Baggiovara di
Modena, Pavullo nel Frignano, Sassuolo,
Vignola).
- 1 A.O.U. (“Ginecologia di Modena,
“Ostetricia” di Modena, “Policlinico” di
Modena).
Hub
Spoke
▬
▬
▬
▬
Spoke
▬
▬
Spoke
Pavullo nel Frignano
(A.U.S.L.)
▬
Policl. di Modena (A.O.U.)
Carpi
(A.U.S.L.)
Mirandola
(A.U.S.L.)
▬
Spoke
▬
▬
Sassuolo
(A.U.S.L.)
SÍ
SÍ
SÍ
SÍ
2) Area logistico-assistenziale regionale detta A.V.E.C.
(Area Vasta Emilia Centro) con sede a Bologna,
formata da 2 Province (BOLOGNA, FERRARA)
con 7 Aziende Sanitarie (2 A.O.U., 1 A.O., 1 I.R.C.C.S., 3 A.U.S.L.)
e comprendente 9 Punti Nascita (3 Hub, 6 Spoke)
2 Province
Rete
Montagna (1)
Bologna (BO), 60 Comuni:
- 8 Ospedali dell’A.U.S.L. di Bologna (“Don G.
Dossetti” di Bazzano, Bentivoglio, “Bellaria”
di Bologna – Savena, Budrio, “Giovanni
Battista Simiani” di Loiano, “Pellegrina
Costa” di Porretta Terme, “SS. Salvatore” di
S. Giovanni in Persiceto, Vergato).
- 2 Ospedali dell’A.U.S.L. di Imola (Castel S.
Pietro Terme, “S. Maria della Scaletta” di
Imola).
- 1 Ospedale con I.R.C.C.S. neurologico
dell’A.U.S.L. di Bologna - Porto (Maggiore
“Pizzardi”).
- 1 A.O.U. di Bologna (“Policlinico S. Orsola –
Malpighi”).
- 1 I.R.C.C.S. di Bologna (Ist. Ortop.
“Rizzoli”).
- 1 Istituto S.p.A. Regionale di Riabilitazione
Hub per lesioni midollari e Hub/Spoke per
cerebrolesioni
acquisite
di
Imola
(“Montecatone
Rehabilitation
Institute
S.p.A.” di Montecatone di Imola).
Ferrara (FE), 26 Comuni:
- 6 Ospedali dell’A.U.S.L. di Ferrara (“Emilia
Mazzolani – Giuseppe Vandini” di Argenta,
“F.lli Giuseppe e Camillo Borselli” di
Bondeno, “S. Annunziata” di Cento, “S.
Camillo” di Comacchio, “S. Giuseppe” di
Copparo, “Osp. del Delta” di Lagosanto di
Ferrara).
- 1 A.O.U. di Ferrara (“Arcispedale S. Anna”
di Ferrara).
Località in cui vi sono Ospedali con Punti Nascita
Pianura (1)
Città medie e grandi (7)
Vasca parto
in acqua
Hub
▬
▬
Policl. S. Orsola Malpighi di Bologna (
A.O.U.)
Hub
▬
▬
Osp. Magg. Pizzardi di Bologna
(A.U.S.L.)
Spoke
Porretta Terme
(A.U.S.L.)
▬
▬
SÍ
Spoke
▬
▬
Bentivoglio (A.U.S.L.)
SÍ
Spoke
▬
▬
Villa Regina di Bologna
[Ospedale privato accreditato: 01.08.2005]
Spoke
▬
▬
Imola (A.U.S.L.)
Hub
▬
▬
Arcisp. S. Anna di Ferrara (A.O.U.)
Spoke
▬
Osp. del Delta
di Lagosanto di Ferrara
(A.U.S.L.)
▬
Spoke
▬
▬
Cento (A.U.S.L.)
14
3) Area logistico-assistenziale regionale detta A.V.R.
(Area Vasta Romagna) con sede a Cesena,
formata da 3 Province (RAVENNA, FORLÌ/CESENA, RIMINI)
con 5 Aziende Sanitarie (1 I.R.C.C.S. e I.R.S.T. oncol., 4 A.U.S.L.)
e comprendente 6 Punti Nascita (3 Hub, 3 Spoke)
3 Province
Rete
Montagna (0)
Ravenna (RA), 18 Comuni:
3 Ospedali dell’A.U.S.L. di Ravenna (Faenza,
Lugo, Ravenna)
Forlì/Cesena (FC), 30 Comuni:
- 3 Ospedali dell’A.U.S.L. di Forlì (“G.B.
Morgagni – L. Pierantoni” di Forlì,
Forlimpopoli, “Porzia Fucci ved. Nefetti” di
Santa Sofia).
- 3 Ospedali dell’A.U.S.L. di Cesena (“P.
Angioloni” di Bagno di Romagna, “M.
Bufalini” di Cesena, “G. Marconi” di
Cesenatico).
- 1 I.R.C.C.S. e I.R.S.T. oncol. di Meldola di
Forlì (“Ist. di Ricovero e Cura a carattere
Scientifico e istituto scientifico Romagnolo per
lo Studio e la cura dei Tumori s.r.l.”)
Rimini (RN), 27 Comuni:
- 5 Ospedali dell’A.U.S.L. di Rimini
(“Domenico Cervesi” di Cattolica, “Sacra
Famiglia” di Novafeltria, “Maria Boorman
Wheeler ved. Giovanni Ceccarini” di Riccione,
“Osp. degli Infermi” di Rimini, “Achille
Franchini” di Sant’Arcangelo di Romagna).
Località in cui vi sono Ospedali con Punti Nascita
Pianura (0)
Città medie e grandi (6)
Hub
▬
▬
Spoke
Spoke
▬
▬
▬
▬
Osp. Civ. S. Maria delle Croci di Ravenna
(A.U.S.L.)
Lugo (A.U.S.L.)
Faenza (A.U.S.L.)
Hub
▬
▬
Osp. Civ. Bufalini di Cesena (A.U.S.L.)
Spoke
▬
▬
Forlì (A.U.S.L.)
Hub
▬
▬
Osp. Civ. Infermi di Rimini
(A.U.S.L.)
Vasca parto
in acqua
SÍ
Note: Occorre ricordare che con Legge n. 117/3.8.2009, ai sensi dell’art. 132, secondo comma della Costituzione, 7 Comuni dell’Alta Val Marecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria,
Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria, Talamello) dalla Provincia di Pesaro/Urbino (Marche) passarono alla Provincia di Rimini (Emilia Romagna); tale Legge fu pubblicata nella G. U.
n. 188 del 14.8.2009. La presente tavola tripartita è stata elaborata da P.A.C. per l’Associazione «Amici dei Malati» di Porretta Terme (BO) il 22 Agosto 2013
Sottoscrizione finale: si chiede venia per eventuali errori ed omissioni nelle Tavole.
BIBLIOGRAFIA
Internet
http://www.who.int/en/
http://www.euro.who.int/en/home
http://www.snlg-iss.it/
http://www.iss.it/whod/index.php?lang=1
http://www.who.int/maternal_child_adolescent/documents/who_frh_msm_9624/en/
1996
“Care in Normal Birth: a practical guide – Report of a Technical Working Group” a cura di World Health
Organisation, Maternal and Newborn Health/Safe Motherhood Unit, Geneva (= Genève, Ginevra), Reproductive Health
and Research WHO,1996, [II] + 54 p. collana “Practical Guide; 20” (dalla edizione in inglese, opuscolo marcato
“WHO/FRH/MSM/96.24). La bibliografia si trova nelle pp. 38/52. ed i testi sono in inglese, francese, tedesco,
indonesiano, serbo, croato.
2000
Decreto ministeriale 24 aprile 2000 recante “Adozione del progetto obiettivo materno infantile relativo al Piano
sanitario nazionale per il triennio 1998-2000”.
2004
Deliberazione giuntale 29 novembre 2004, n. 3235 e successive integrazioni, recante “Progetto obiettivo maternoinfantile e dell’età evolutiva”.
15
2010
Deliberazione giuntale 25 novembre 2010, n. 2384 recante “LR 49/1996, art. 12 – Linee annuali per la gestione del
Servizio Sanitario Regionale anno 2011: approvazione definitiva”.
Conferenza Unificata Stato Regioni
Accordo Stato Regioni 16 dicembre 2010, n. 137 recante: “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento
della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione
del taglio cesareo”.
(Rep. atti n. 137/Conferenza Unificata (11A00319) – Comprende 10 allegati.
(vedi per la Gazzetta Ufficiale: anno 2011)
“Carta dei servizi” dell’AUSL unica di Bologna, a cura di: Laura Biagetti, Lara Nanetti, Marco Grana, Marco Neri,
Sonia Cavallin, Maria Franco, Francesca Novi, Giancarla Pedrazzi, Grazia Matarante, testo aggiornato al giugno 2010,
p. 37.
Deliberazione giuntale 11 marzo 2010, n. 465 recante “LR 23/2004, art. 8 – LR 23/2004, art. 8 – approvazione
definitive del Piano sanitario e sociosanitario regionale 2010-2012”.
2011
Accordo [16.12.2010], ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le
Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunita' Montane sul documento
concernente «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualita', della sicurezza e
dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo». (Rep. atti n.
137/CU) (11A00319) – Comprende 10 allegati.
(in: G.U. Serie Generale, n. 13 del 18 gennaio 2011)
Senato della Repubblica, XVI legislatura, Giunte e commissioni, Resoconto stenografico n. 7, “12a Commissione
permanente (Igiene e Sanità) - Indagine conoscitiva sul percorso nascita e sulla situazione dei punti nascita con
riguardo all’individuazione di criticità specifiche circa la tutela della salute della donna e del feto e sulle modalità di
esercizio dell’autodeterminazione della donna nella scelta tra parto cesareo o naturale. Nascere sicuri.”, 255a seduta:
19 maggio 2011, IC 1147, Tipografia del Senato (108).
“Gravidanza fisiologica – Aggiornamento 2011”, resp. del progetto Alfonso Mele dell’Ist. superiore di sanità, a cura
del comitato di scrittura del documento (Vittorio Basevi, Cristina Morciano, Tullia Todros), Pavona (Roma), presso
Iacobelli, Pavona (Roma), 2011, 204 p., collana “Linea guida; 20”, stampa novembre 2010, aggiornato sett. 2011.
Deliberazione giuntale 30 novembre 2011, n. 2358 recante “LR 49/1996, art 12 –Linee annuali per la gestione del
Servizio Sanitario Regionale anno 2012: approvazione definitiva”.
2012
Regione Emilia-Romagna, “La nascita in Emilia-Romagna – 9° Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al
Parto (CedAP) – Anno 2011”, (a cura di: Baronciani Dante, Basevi Vittorio, Battaglia Sergio, Caranci Nicola, Lupi
Camilla, Nicastro Grazia, Perrone Enrica, Simoni Simonetta, Verdini Eleonora), Bologna, Centro Stampa della Regione
Emilia-Romagna, novembre 2012, 37 p. [II] + 180 + [V].
Regione Emilia-Romagna, “La nascita in Emilia-Romagna – 9° Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al
Parto (CedAP) – Anno 2011 – Allegato Dati”, [Bologna, Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna, novembre
2012], comprende 149 tabelle, in 98 p.
Pier Angelo Ciucci
Presidente dell’Associazione “Amici dei Malati”
Porretta Terme, 15 Settembre 2013
16
Scarica

Documento sui punti nascita montani della