‘‘Vola’’ 30 ottobre 2009 Numero 7 L’arcivescovo di L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari: sempre sui luoghi del terremoto con parole di speranza In questo numero Suor Chiara Ilaria, clarissa a Paganica (pagina 5) Arcivescovo: ora di religione e Islam Pagina 2 Per annunciare un mondo nuovo Pagina 6 Caritas: parlano i fatti Pagina 7 Splendido incontro nella fede Pagina 8 Il Direttore Buoni esempi da magistratura e politica Elogio della normalità S pesso si sentono varie espressioni sulla nostra città come queste: “L’Aquila bella”, “L’Aquila bella mè”, durante il G8 “L’Aquila bella mai non po’ perire”. In realtà non sempre agli occhi di noi aquilani la nostra città appare bellissima. In questi giorni, però, penso che L’Aquila abbia dato importanti segnali della propria bellezza. Se pensiamo alle indagini sui vari crolli come quello della Casa dello Studente oppure del Convitto “Cotugno”, è giusto sottolineare come, a differenza di quanto accade spesso in Italia, nessuno ha saputo i nomi degli indagati (non dei colpevoli, sia chiaro!) prima degli stessi interessati. Come non pensare, poi, alla scoperta da parte degli Organi competenti delle ditte legate alla mafia che volevano mettere le mani sulla ricostruzione tramite escamotages come subappalti ecc. ? E poi che dire della mozione a favore di noi terremotati approvata in Parlamento da tutti gli schieramenti e proposta dai parlamentari abruzzesi che, lasciando da parte ogni divisione, hanno pensato solo al bene dei cittadini? E, ancora, la storia di suor Chiara Ilaria, una giovane trentenne di Vigliano che ha consacrato tutta la sua vita al Signore tra le Clarisse di Paganica? Certamente e giustamente qualcuno potrebbe dire: “È stato fatto solo quello che è normale e giusto che venga fatto!”. È vero. Però in un Paese come il nostro dove la normalità è diventata eccezione e viceversa, penso sia giusto mettere in rilievo chi, nonostante tutto continua a comportarsi “normalmente”. Prevalga, dunque, “l’Aquila bella” non quella delle lobbies e dei potentati cittadini che, come ha dichiarato il nostro Sindaco in un’intervista a Rai3, si stanno già rimettendo in moto per i loro interessi. Claudio Tracanna Supplemento al n. 74/2009 di Sir - Iscrizione n. 367/08 al Trib. di Roma – sez.stampa - Sede Legale: via Aurelia n. 468, 00165 - Roma 7 L’Aquila Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila Diocesi 2 Vola 30 ottobre 2009 Diocesi Vola 30 ottobre 2009 3 Laicato Due convegni a novembre Per la città dell’uomo L’arcivescovo M ercoledì 21 ottobre 2009 nei locali della parrocchia di San Francesco di Assisi in Pettino si è svolto l’incontro con gli operatori pastorali della diocesi alla presenza di don Dante Di Nardo, vicario episcopale per la pastorale, e di Assunta Graziosi, responsabile delle aggregazioni laicali. L’incontro aveva un duplice scopo: fare il punto della situazione con gli operatori pastorali impegnati nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali e presentare due importanti convegni che si terranno a breve. Il primo convegno in ordine temporale, proposto dalla Consulta Regionale delle Aggregazioni Laicali di Abruzzo e Molise, dal tema “Il bene comune per un’etica L’Arcivescovo La saggezza del 91,1% Ora di religione e Islam U n’altra strana proposta in questi giorni è stata avanzata da un rappresentante del Governo e da due fondazioni vicine ad alcuni noti esponenti politici sia della destra che della sinistra italiana: l’ora di religione islamica accanto all’ora di insegnamento della religione cattolica. Spesso è difficile capire a quale bisogno o necessità rispondano queste proposte. Si ha molte volte l’impressione che dietro alcune dichiarazioni come quella riguardante l’insegnamento della religione islamica non ci sia altro che la volontà di accendere qualche “miccia” e alzare per qualche giorno un nuovo polverone. A proposito dell’ora di religione islamica nelle scuole statali si è parlato di integrazione degli immigrati, di pari dignità di tutte le religioni davanti allo Stato italiano che è laico e non confessionale. Motivazioni che, riflettendo un po’ più profondamente, non possono certamente essere di supporto alla proposta dell’ora di religione islamica. Forse lo Stato italiano proponendo l’insegnamento di religione cattolica, peraltro in modo facoltativo, privilegia una religione rispetto ad un’altra oppure semplicemente cerca di trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio culturale del nostro paese che è fatto anche di duemila anni di cristianesimo? Si potrà favorire l’integrazione degli immigrati permettendogli di approfondire la religione islamica e continuando a lasciarli all’oscuro della nostra religione e quindi di parte del nostro patrimonio culturale? È giusto pensare a questi problemi come l’integrazione degli stranieri presenti nelle nostre città ma bisogna farlo con proposte serie e concrete che aiutino realmente i nostri fratelli immigrati in cerca > Si potrà favorire l’integrazione lasciando gli immigrati all’oscuro della nostra religione e quindi di parte del nostro patrimonio culturale? di lavoro e serenità. Ha detto bene il Cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, in una recente intervista al Corriere della Sera: «L’ora di religione cattolica, nelle scuole di Stato, si giustifica in base all’articolo 9 del Concordato, in quanto essa è parte integrante della nostra storia e della nostra cultura. Pertanto, la conoscenza del fatto religioso cattolico è condizione indispensabile per la comprensione della nostra cultura e per una convivenza più consapevole e responsabile. Non si configura, quindi, come una catechesi confessionale, ma come una disciplina culturale nel quadro delle finalità della scuola. Non mi pare che l’ora di religione ipotizzata corrisponda a questa ragionevole e riconosciuta motivazione». Dunque proposta davvero bizzarra da parte di qualche politico che a volte, come si è visto nella recente trasmissione di Bruno Vespa “Porta a Porta” su questo tema, non conosce nemmeno i dati reali della scelta degli alunni dell’insegnamento della nostra religione nelle scuole pubbliche. Mi auguro che quel 91,1% di studenti italiani che in Italia e anche nella diocesi dell’Aquila scelgono ogni anno di seguire l’insegnamento della religione cattolica aiuti i nostri politici a fare proposte migliori in tal senso. + Giuseppe Molinari Arcivescovo Metropolita dell’Aquila della politica e dell’ambiente” si terrà a Chieti l’ 8 novembre 2009 presso la sala della chiesa dei Dodici Apostoli alle 16:00. Il convegno ha lo scopo di approfondire i temi già trattati dai vescovi della Conferenza episcopale Abruzzo e Molise (Ceam) in due documenti: “Una nuova sobrietà per abitare la terra” del 27 luglio 2008 e “Al servizio del bene comune” del 25 febbraio 2009. I vescovi della Ceam hanno elaborato questi documenti per offrire ai laici un aiuto per guardare ai grandi temi dell’etica e della tutela dell’ambiente, due argomenti verso i quali ognuno di noi è chiamato a dare un giudizio personale e responsabile, alla luce del messaggio evangelico. I relatori del convegno saranno mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri, > A Chieti domenica 8 novembre e a L’Aquila sabato 14 mons. Tommaso Valentinetti, vescovo di Pescara-Penne, e mons. Bregantini, vescovo di Campobasso-Bojano, noto per il suo impegno nella lotta contro le mafie. L’altro convegno “Fede, Cultura, e Lavoro: un percorso di ricostruzione e speranza”, si terrà a L’Aquila sabato 14 novembre 2009 alle 16:00 presso l’Auditorium della Guardia di Finanza. Proposto dall’Azione Cattolica Italiana nell’ambito delle attività di formazione della stessa Azione Cattolica, esso si inserisce nel cammino di preparazione della Chiesa italiana alla Settimana Sociale di Reggio Calabria nell’ottobre 2010. I relatori del convegno saranno Mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana, il prof. Franco Miano, presidente nazionale Ac, e il prof. Gaetano Sabatini, ordinario di storia economica all’università Roma Tre. È un’occasione utile per la città per ritrovarsi a riflettere intorno alle questioni fondamentali per una ricostruzione attenta ai bisogni umani. Angela Alfonsi Lucoli Papà e mamma di Santa Teresina Un esempio per i genitori di oggi L unedì 19 ottobre, nella chiesa di S. Menna di Lucoli, è stata celebrata una messa in memoria dei Beati Luigi Martin e Zelia Guerin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino. Nel corso della celebrazione, tenutasi ad un anno dalla beatificazione dei coniugi, è stato benedetto un quadro raffigurante la coppia e contenente le loro reliquie. L’iniziativa ha voluto valorizzare e diffondere la conoscenza di due sposi che hanno saputo testimoniare la fede e la carità nella quotidianità della vita coniugale. Comunemente siamo abituati a pensare alla santità come a qualcosa di stereotipato che va vissuto singolarmente, quasi in solitudine, intraprendendo una vita consacrata. Va però tenuto presente un principio importantissimo, sottolineato dal Concilio Vaticano II e ribadito più volte dallo stesso Giovanni Paolo II: ogni fedele è tenuto a realizzare pienamente nella carità la propria vita, in qualsiasi stato e condizione si trovi. Luigi e Zelia sono l’esempio di questo. Beatificati nel 2008, grazie alla guarigione di Pietro Schilirò, bambino affetto da una grave malformazione congenita, sono una testimonianza per tutte le coppie di oggi. Guardando a loro non si deve pensare ad una vita, per così dire, utopica e idilliaca, quasi fuori dal tempo. Anche i Martin avevano una famiglia del tutto simile alle altre del loro tempo; c’erano la casa, i figli da crescere, il lavoro. La ricchezza di questi genitori consiste nell’aver vissuto la vita familiare in unione costante con Dio. Per tutto l’arco della loro vita, nelle gioie e nei dolori (dei nove figli quattro morirono ancora piccoli), hanno coltivato la propria fede nella preghiera, nei sacramenti, sostenendo con carità chiunque fosse in difficoltà e insegnando tutto questo alle loro figlie. Guardando ai coniugi Martin, testimoni di un amore donato in ogni circostanza, ogni nucleo familiare potrebbe imparare ad essere, nonostante i dolori e le avversità, luogo di comunione, di dono di sé e di speranza. A seguito del sisma, che ha scosso le vite di tutti ed anche quelle di molte famiglie, sarebbe utile che nella nostra diocesi si riprendesse un percorso di pastorale familiare che guardi in anche questa direzione. Annalisa Mazza Diocesi 4 Vola 30 ottobre 2009 Vocazioni 5 Vola 30 ottobre 2009 Casantessa La festa di san Giovanni da Capestrano Dove cercare la risposta gratitudine per gli aiuti prestati alla popolazione. L’Eucaristia è stata presieduta dal Mons. Alfredo Cantalini, Vicario Generale di S.E. Mons. Molinari, e dal parroco della cattedrale don Renzo D’Ascenzo. L’omelia del Vicario è stata imperniata su tre temi: la vita di San Giovanni che ha strenuamente combattuto in difesa della fede nelle regioni d’Europa; una considerazione sulle feste patronali che dovrebbero essere un momento di riflessione sulla nostra vita di fede, l’ultimo dei temi trattati. In momenti difficili come quello che stiamo vivendo, urgono prepotenti gli interrogativi dell’uomo sul perché del dolore e sul senso della vita. La risposta va ricercata nella croce di Cri- Testimonianze Il “sì per sempre” di suor Chiara Ilaria Seme di speranza nella terra... sto, accettando la quale il nostro sì al progetto di Dio diventa definitivo e carico di speranza alla luce della resurrezione. Questa speranza va vissuta nella quotidianità, nell’esperienza che ognuno di noi deve fare nel propri o cammino di fede. Forse l’adorazione eucaristica, comunitaria e personale, iniziata di nuovo nella chiesa della Resurrezione può aiutarci a sperimentare nelle nostre giornate affannate una vicinanza con Cristo davvero ristoratrice. A.A. Fossa La “Festa dei popoli” La fatica del deserto F ossa è in festa e stavolta lo fa in uno scenario del tutto particolare. Si chiama “Festa dei popoli”: è l’iniziativa che il parroco don Gaetano, ripropone annualmente al suo paese. Forse perché lui, nigeriano di origine, ben sa cosa vuol dire diversità di culture e ricchezze, ha intuito che persone di estrazione culturale e sociale diverse possono trovare un “luogo” in cui poter spendere le proprie ricchezze e sentirsi parte di un unico Popolo. E il popolo con la “P” maiuscola è quello che si trova a celebrare insieme l’unica Eucaristia, semi sparsi che formano un unico pane, diversità che si trovano insieme perché convocati dall’unico Signore e quindi resi suo unico Popolo. L’iniziativa quindi prende forma soprattutto da questa Celebrazione Eucaristica in cui sono presenti persone provenienti da diverse nazionalità che danno alla Celebrazione il loro appor- to linguistico e culturale. Al termine, una cena con cibi etnici preparati dai partecipanti e spettacolo musicale. Il paese di Fossa, che conta circa 650 persone, comprende anche persone straniere e nonostante tutto la convivenza è più che buona. “La Santa Messa – ci dice don Gaetano – è un veicolo di integrazione tra tutti i popoli cristiani”. Lo scopo di questa iniziativa è quindi di trovare forza dall’alto per una integrazione ancor più fruttuosa. Quando gli abbiamo chiesto che senso particolare abbia questa iniziativa quest’anno, ci ha detto: “Fossa, come ogni realtà colpita dal terribile terremoto, sta facendo esperienza, come Israele, della fatica del deserto; ma è nel deserto che i singoli israeliti si scoprono popo- lo, sperimentano la propria identità di amati dal Signore e decidono di camminare insieme”. Molti abitanti di Fossa presto prenderanno possesso delle nuove unità abitative antisismiche e proprio per questo “le singole persone – ci fa notare don Gaetano – insieme lasceranno il paese per scendere insieme nella piana vicina per ricominciare insieme a vivere e abitare”. L’iniziativa quindi vede la presenza massiccia anche dei tanti volontari che si sono avvicendati nella tendopoli di Fossa; persone provenienti da tanti contesti così diversi, eppure accomunati dall’unico desiderio di servire chi ha bisogno. Giulio Signora P ace e bene! Carissimi fratelli e sorelle, il Signore, Padre delle misericordie, l’11 ottobre mi ha consacrato a sé con il dono della Professione Solenne nell’Ordine delle Sorelle Povere di Santa Chiara e per sempre mi ha legata con vincoli d’amore a Lui, alle mie sorelle del Monastero S. Chiara in Paganica e alla nostra amata terra aquilana. Insieme al dono della vita, il Signore ci dona una terra dove muovere i primi passi, dove crescere ed imparare ad amare: Gesù era di Nazaret. Così, quando il Signore ci chiama ad una chiamata specifica ci dona anche la terra dove viverla: Abramo, esci dalla tua terra e va’ dove io t’indicherò. Nella mia “storia di salvezza” la terra del dono della vita e quella della chiamata coincidono nella terra aquilana che mi è stata riconsegnata nuovamente il 6 aprile scorso quando, miracolosamente uscita viva dalle macerie, il Signore mi ha ridonato la vita e la vocazione. Vivere il terremoto, essere ad un passo dalla morte, rimanere senza nulla nel cuore della notte e soffrire per la perdita di madre Maria Gemma e di tanti nostri fratelli, è stata un’esperienza forte che mi ha rilanciata alla ricerca della verità e dell’essenziale. Come il giovane ricco anch’io, nei giorni successivi alla tragedia, ho chiesto a Gesù di ricevere l’unica cosa che conta: la vita eterna vale a dire la vita piena, una vita gioiosa già in questa terra. Alle parole di Gesù: “Vendi tutto e seguimi” non sono andata via triste, ma fissando lo sguardo su di Lui, l’unica cosa necessaria, ho affrettato il mio andare certa di aver trovato il tesoro, la perla preziosa, la pietra angolare su cui poggiare la casa costruita sulla roccia. La notte del terremoto, spaventata, infreddolita e preoccupata per tutti i fratelli che vivevano a L’Aquila, mi sono sentita amata da Dio e stretta dall’abbraccio della Trinità, ho trovato nella fede la risposta a quanto era acca- duto. Il terremoto non è una punizione di Dio, non è la sua mano potente che schiaccia l’uomo per i suoi peccati, è un evento naturale che oggi ci dona la possibilità di riflettere sulla vita, su ciò che davvero conta e sulla necessità di vivere in pienezza i giorni che ci sono dati e di cui non siamo padroni. Tutto questo risuona nel dono della Professione Solenne che ho ricevuto l’11 ottobre scorso e attraverso cui ho restituito tutta la mia vita nelle mani del Creatore. La nostra vita totalmente donata a Dio ricorda che una sola è la cosa necessaria: Gesù Cristo. Noi clarisse siamo come la candela che brucia vicino al tabernacolo per indicare la presenza di Gesù che per amore nostro tutto si è donato. Con la Professione Solenne il Padre delle Misericordie, nella Celebrazione Eucaristica che unisce la Chiesa della terra e quella del cielo, ha accolto il mio desiderio di vivere obbediente, senza nulla di proprio, in castità e in clausura in unità di spirito con le mie sorelle a servizio della Chiesa e per il bene di tutti gli uomini; e ha inserito il mio fiat dentro il Sì della Chiesa, l’unica Sposa, che innalza la sua lode a Cristo suo Sposo. Ponendo l’offerta della mia vita dentro la Madre Chiesa raggiungo con la preghiera tutti i fratelli e le sorelle sparsi nel mondo proprio attraverso la vita evangelica vissuta con le mie sorelle in questo piccolo pezzo di Chiesa particolare nella terra di Paganica. Possa il mio piccolo Sì essere un seme di speranza piantato nella terra di Paganica che per la misericordia di Dio porti frutti di fiducia e vita nuova nei cuori di quanti hanno ancora le ferite aperte causate dal terremoto; possa essere un faro che indichi, come ci ha invitato il nostro amato Vescovo Mons. Giuseppe Molinari, prima di tutto il Regno di Dio per tutti i nostri fratelli aquilani e di riflesso per quanti sono nel mondo intero. Sentiteci vicine, siete nella nostra preghiera! Sr. Chiara Ilaria Di Carlo osc speciale L a chiesa della Resurrezione di Cansatessa venerdì 23 ottobre alle 18:30 era quella delle grandi occasioni. Si è celebrata infatti la seconda edizione della festa patronale in onore di San Giovanni da Capestrano, patrono della parrocchia, nonché patrono universale dei cappellani militari secondo la proclamazione di Giovanni Paolo II nel 1984. Il parroco don Marco Manoni ha ringraziato le numerose autorità militari presenti alla cerimonia in rappresentanza dei vari corpi, alle autorità civili, tra cui il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, ai membri della Caritas e dell’AGESCI; al ringraziamento di don Marco si è unita la preghiera dei fedeli presenti in segno di Anno 6 Vola 30 ottobre 2009 sacerdotale Caritas 7 Vola 30 ottobre 2009 Immigrati Urge una sistemazione dignitosa La città degli invisibili A A ll’inizio del nuovo anno pastorale, lo scorso 13 ottobre, il clero abruzzese e molisano si è riunito, come di consuetudine, per una giornata di ritiro presso l’Oasi dello Spirito di Montesilvano. È stato il Presidente della Ceam (Conferenza episcopale abruzzese- molisana), mons.Carlo Ghidelli,accompagnato da tutti gli arcivescovi e vescovi della Regione Ecclesiale, a presiedere l’Adorazione Eucaristica e ad aprire l’incontro, avente lo scopo di tratteggiare, nell’Anno Sacerdotale che stiamo vivendo, il tema della missione del sacerdote. Presenti, per la nostra diocesi, il nostro amato Arcivescovo con una nutrita pattuglia di sacerdoti accompagnati dal vicario generale, mons. Alfredo Cantalini. Anno Sacerdotale: ma in quale epoca? È stato il titolo della relazione di padre. Amedeo Cencini, docente dei corsi di accompagnamento e formazione permanente della Pontifica Università Salesiana. Secondo il religioso, diversi segnali fanno pensare che ci troviamo a vivere in un’era “pre” e non “post-cristiana”. Montesilvano Incontro del clero abruzzese e molisano Per annunciare un mondo nuovo > questa società: “Ci sono - ha “È molto diveraffermato so - ha sostenuto segnali di at- essere sacertenzione al messaggio cri- l’uomo spirituale ha doti che rincorstiano, di “sete” sviluppato in sé una rono il passato o preti-profeti che del Vangelo. sensibilità interiore Esistono cer- che lo rende attento annunciano un mondo nuovo”. tamente - nel Il religioso ha contempo - in- ad ogni minimo dividualismo, cenno della presenza i d e n t i f i c a t o quattro ambianticler icali- di Dio. ti nei quali la smo, ed anche aperte contestazioni contro missione sacerdotale si svila Chiesa. Ma tutto questo luppa, il primo dei quali è può essere letto positiva- la spiritualità: “l’uomo spirituale – ha osservato lo psimente, come una sfida”. Secondo il religioso la so- cologo – ha sviluppato in sé cietà post-moderna e che una sensibilità interiore che ha paura o esorcizza la mor- lo rende attento ad ogni mite, ha esaurito la sua spinta nimo cenno della presenza ideologica ed anela “una di Dio. Egli sa che spesso nel buona novella che sia dav- rifiuto della proposta cristiavero buona”. Per questo na si cela una domanda che Cencini ha invitato a nutrire non ha trovato risposta”. una simpatia cordiale verso Il secondo ambito è quello dell’identità che, per P. Cencini, ha una componente statica, cioè il sapere che essa va costruita sulla Roccia che è Dio, ed una dinamica, dotata di creatività, cioè il progetto del Padre che si svela progressivamente: “Il cristiano-ha spiegato-è un ateo che cerca ogni giorno di convertirsi a Cristo”. Terzo ambito è la missione: “Il prete annuncia che lo Sposo è già venuto e lui lo ha intravisto - ha osservato-ed il celibato dice che il cuore umano trova soddisfazione piena solo in Dio”. Importante, infine, è l’ambito della formazione, luogo ove si manifesta la “passione” di Dio per il suo consacrato, che è quella di “plasmare continuamente nel presbitero i sentimenti del Figlio”. Tale formazione è “permanente” in quanto essa è un esercizio continuo, che deve durare tutta la vita, sui “sentimenti” del sacerdote e non semplicemente esteriore, come mero aggiornamento ministeriale. “La nostra vita sacerdotale è ricca di grazia – ha concluso Cencini - invitando a volgere lo sguardo verso la Madre di Dio – Maria l’ha accolta in pienezza, ed essa è per tutti”. Raimondo Dionisio più di sei mesi dal terremoto ci troviamo ad affrontare un’emergenza dopo l’altra. Il piano c.a.s.e. avanza e stranieri di varie nazionalità sono arrivati in città attirati dalla prospettiva di un posto di lavoro in una delle tante imprese che stanno allestendo i ponteggi. Ma queste persone non sono note a chi si occupa di censimento. Nasce così la «città degli invisibili», di chi sa poco o niente del progetto c.a.s.e. o dell’assistenza in alberghi o nelle tende. Così il 13 ottobre, il crollo della grande pensilina all’interno dell’Autoparco comunale ha costretto una cinquantina di stranieri che ci dormivano dentro a trovare una nuova sistemazione per la notte. Una corsa con- tro il tempo per trovare un posto dove proteggersi dalle temperature gelide degli inverni aquilani. La Caritas, contattata per l’emergenza ha cercato di prestare aiuto trovando una prima sistemazione presso una struttura parrocchiale di Collebrincioni nella quale si sono soddisfatti i bisogni di prima necessità: materassi, coperte, stufe elettriche, bagni chimici offerti gentilmente dall’ANPAS. Dopo 5 giorni si è riusciti ad incontrare il Prefetto e insieme a componenti della Provincia, del Comune e del settore Immigrazione Caritas, si è cercato di trovare una sistemazione idonea per quanti vogliono contribuire con il proprio lavoro alla ricostruzione della nostra città. È scaturita la volontà del- la Provincia e del Comune dell’Aquila di impegnarsi ed effettuare ricognizioni sul territorio per ricercare strutture più adeguate. Intanto la struttura temporanea non è risultata adatta per l’eccessiva distanza dal posto di lavoro e per la posizione geografica che la rende eccessivamente fredda e in attesa di sviluppi da parte delle autorità competenti queste persone sono state ospitate presso un’altra struttura parrocchiale. Chiediamo attenzione, facendo leva sul buonsenso, affinché chi di dovere si interessi per ricercare una sistemazione più consona a chi cerca soltanto di aiutarci in un periodo di emergenza come questo. > Vola L’Aquila Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila Direttore Don Claudio Tracanna Redazione Corso Sallustio, 111 67017 Pizzoli (AQ) Tel. 0862 977502 comunicazioni@ diocesilaquila.it Impaginazione www.ottaviososio.it Fotoservizio Alessia Giuliani, Rolando Machada, Annalisa Mazza, Federico Palmerini Stampa C.M. Graf - L’Aquila Leonardo Borsci – settore Immigrazione Caritas Le immagini delle opere: una “fotostoria” su “Vola” Parlano i fatti Inizio 29 settembre Dopo la presentazione del dossier sul terremoto, la Caritas vuole mostrare come procedono i lavori di costruzione delle strutture sociali e scolastiche in esso contenute. Su ogni numero di “Vola” troverete le foto delle costruzioni, così seguirete con noi l’avanzamento dei lavori e l’inaugurazione delle strutture. A San Panfilo d’Ocre sta per essere conclusa la prima scuola, vi raccontiamo i lavori iniziati il 2 Settembre 2009. Si tratta di una scuola dell’infanzia e primaria di 1.276 mq che accoglierà anche palestra, laboratori, infermeria, cucina, mensa e direzione. 16 ottobre 8Ecumenismo Vola 30 ottobre 2009 Arischia La comunità ortodossa aquilana Splendido incontro nella fede L > a parola all’interno della ecumen i tenda-chiesa per smo ha la Divina Liturgia, un’origine La presenza di che si è protratta lontana, un signififino a notte fonda. cato abbastanza im- orientali non è La festa poi è conpegnativo ed indica nuova e il piccolo tinuata alla fine i vari movimenti ec- centro riscopre una della celebrazioclesiali volti alla ri- lunga tradizione ne con la distribuunificazione di tutte zione delle uova le chiese cristiane. di accoglienza... colorate e con la Dal Concilio Vaticadegustazione di no II° in poi non sono stati po- cibi pasquali tipici rumeni. Il chi gli sforzi da parte cattolica Servizio Divino continua assiper riallacciare i rapporti con i duamente ogni domenica alle fratelli separati, e in primis con ora 9:00 e, vista la lunghezza gli ortodossi. delle celebrazioni orientali, ocUn piccolo esempio di ecu- cupa quasi tutta la mattinata. menismo intelligente è quello La presenza di orientali ad Aridato dagli abitanti del campo schia non è nuova e il piccolo di Arischia, dove, dal giorno centro dell’aquilano riscopre del terremoto in poi, è stata e rivaluta una lunga tradizione ospitata la parrocchia rumeno- di accoglienza, che lo ha reortodossa aquilana, che prima so unico all’interno dell’intera aveva come punto di riferimen- diocesi. Tracce della presenza to la piccola chiesa della Con- bizantina ad Arischia sono precezione sotto i portici. Fin dai senti sia sulla facciata dell’Abprimi giorni, la comunità rume- bazia di San Benedetto, in cui na ospitata nella tendopoli ari- è scolpita a rilievo una piccola schiese ha espresso la volontà croce bizantina (insieme ad aldi aver un luogo dove poter te- tre di fattura longobarda), sia stimoniare la propria fede e co- all’interno della chiesa stessa, sì, grazie alla sensibilità e alla dove il grande quadro del 1754 disponibilità della Protezione dedicato a San Spiridione testiCivile molisana (che gestisce monia la forte devozione che il il campo), è stata subito messa popolo arischiese riservava a a loro disposizione una piccola questo santo orientale (sarebtenda blu da adibire a chiesa. be molto interessante approLe celebrazioni pasquali, che fondire il culto di San Spiridioricadevano nelle settimane se- ne ad Arischia, emerso negli guenti, hanno subito riempito stessi anni in cui, in altre parti la piccola tenda, che non riu- d’Abruzzo, giungevano profusciva a contenere il gran flusso ghi greco-albanesi in fuga dal di fedeli proveniente anche da pericolo turco). Sempre duranaltri campi. Attorno al modesto te il settecento il convento di altare coperto dal tricolore ru- San Nicola in Arischia censisce meno si riuniva l’intera realtà tra i suoi abitanti il Servo di Dio ortodossa aquilana disgregata Giorgio Klamic, proveniente dal terremoto e con essa anche dalla Bosnia-Erzegovina e ivi alcuni cattolici, orgogliosi di giunto per scampare alle perospitare nel proprio campo una secuzioni ottomane. Perpetuancosì preziosa presenza. do questa apertura all’Oriente, La veglia pasquale è stato uno la comunità arischiese, lieta di dei momenti più importanti ospitare nel proprio campo la di questa felice convivenza: parrocchia ortodossa, augura cattolici e ortodossi hanno at- ai fratelli rumeni di continuare teso insieme il momento della a testimoniare con la loro preresurrezione di Cristo e, alla senza la tradizione bizantina triplice esclamazione del sa- nella sua piccola ma accogliencerdote Hristos a inviat (Cri- te realtà. sto è risorto), tutti sono entrati Luca Capannolo > Ricostruzione Vola 30 ottobre 2009 Frati Minori Per amore del convento La preoccupazione di padre Giovanni 9 C i sono degli uomini e delle donne che, più di altri, riescono a lasciare dei segni profondi in chi li incontra, che, grazie ad un grande equilibrio interiore, sono in grado di far capire che non vale la pena bloccarsi davanti alle tante contraddizioni di cui riempiamo il mondo e che è invece doveroso continuare ad impegnarsi per ciò in cui si crede. Uno di questi è Padre Giovanni Mastroddi, un marsicano di quelli “tosti”, che è riuscito a fare moltissimo per L’Aquila. Senza esagerare, possiamo definirlo come una delle persone chiave degli ultimi 50 anni di vita della nostra città, dato che nel lungo periodo in cui è stato alla guida della Parrocchia di San Francesco di Assisi di Pettino (1955-2007) ha avuto un ruolo determinante per lo sviluppo del quartiere. Sin dai pri- > Movimento per la vita Con le donne in difficoltà Occhiello Un esempi positivo da L’Aquila Il momento di rialzarsi ‘‘L’ mi anni del suo incarico, ha cercato di essere vicino alla popolazione, sostenendola fianco a fianco nelle sue necessità e riuscendo ad arrivare dove le autorità non riuscivano. In quel periodo in cui la gente comune, compreso lui, era ignara dei rischi legati alla faglia di san Giuliano, padre Giovanni realizzava via Antica Arischia, portava l’acqua nelle zone che ne erano sprovviste e istituiva le prime scuole del circondario. Nel corso dei decenni il suo sforzo pastorale e sociale non è venuto mai meno, anche grazie all’aiuto dei confratelli del convento dei Frati Minori di san Giuliano, dove padre Giovanni vive dal 1955 e di cui è ora superiore. Si pensi anche alla costruzione della nuova chiesa, che è una di quelle che hanno tenuto al terremoto del 6 aprile. Negli ultimi mesi la preoccupazione più grande di padre Giovanni è proprio per la struttura conventuale di San Giuliano, seriamente danneggiata dal sisma. I rischi maggiori sono quelli legati a due voragini che si sono aperte nel terreno (una delle quali, di grandi dimensioni, è particolarmente pericolosa) e alle infiltrazioni d’acqua che minano le fondamenta e le mura del Convento, già indebolite dalle scosse. Unico religioso della sua comunità rimasto a L’Aquila, sta cercando di ottenere un intervento tempestivo, che, a quanto pare, tarda ad arrivare. Nonostante il Prefetto e i Vigili del Fuoco abbiano dato parere positivo per porre rimedio al problema, sembra che la possibilità di provvedere si sia fermata – come dice padre Giovanni – “alle porte del Comune”. Nel frattempo non demorde e cerca di curare per quanto gli è possibile il suo Convento, mantenendo pulito il piazzale e sistemando il verde per il quale San Giuliano è sempre stato famoso. Francesco Mazza Aquila bella me”! Così recita il motto che ormai tutti abbiamo sulle labbra e che riaffiora ogni qualvolta quelle immagini di morte e distruzione si riaffacciano nella nostra mente. E chissà quando rivedremo veramente la bellezza della nostra città.. ci vorranno decenni prima di poter tornare a vivere (forse) quei vicoletti che, con passo veloce, percorrevamo mentre il freddo gelo aquilano sferzava i nostri volti. Ormai non esiste più un centro, o almeno, esiste solo come linea di demarcazione tra i due grandi poli che si sono venuti a creare intorno alla zona ovest e alla zona est della città e che sono diventati il fulcro di tutto. È qui che, con la costruzione delle nuove abitazioni antisismiche, si sono spostati gli uffici, le scuole, l’università e i vari servizi. Ed è qui che dovremo cominciare a familiarizzare con nuovi nomi di strade e con un traffico impazzito che quotidianamente mette a dura prova la nostra pazienza. Dopo la caduta viene sempre il momento di rialzarsi e l’uomo, quale macchina perfetta creata da Dio, si è già messo all’opera. È il tempo della ri- > Dovremmo fermarci un attimo per fissare degli obiettivi condivisi da raggiungere... costruzione... sì ma come? Di ordinanze ne sono state sfornate un bel po’, ma di quella sui centri storici, che interessa sia la città dell’Aquila che i comuni limitrofi, nessuna traccia. Se ne ventilava la pubblicazione già nel mese di agosto, ma ancora nessuno sa come muoversi, in particolare i tecnici cui abbiamo affidato la gestione delle nostre pratiche di ristrutturazione. Inoltre, alla data di oggi, ancora non si sa se verranno prorogate le scadenze per la presentazione delle domande inerenti le abitazioni di tipo B e C. Per i comuni del cratere la situazione è ancora più difficile in quanto c’è il problema delle seconde e terze abitazioni e non è ancora chiaro se ne verrà finanziata la ricostruzione: questo si- curamente causerà la morte dei piccoli borghi che già ora vivono uno spopolamento invernale. Qualora poi fosse possibile la ricostruzione, bisogna fare i conti con interventi che mantengano l’identità e la peculiarità tipica dei nostri paesi. Si vuole a tutti i costi far tornare le persone nelle loro case, ma bisogna mettere ognuno nella condizione di abitare in edifici sicuri e che rispettino i più evoluti criteri antisismici proprio perché non possiamo farci trovare impreparati di fronte un nuovo 6 aprile. Sono tante piccole considerazioni dinanzi le quali le nostre istituzioni non possono chiudere gli occhi, ma devono adoperarsi nel miglior modo possibile affinché noi tutti ci sentiamo veramente parte di questa città e non ci sfiori nemmeno per un attimo la possibilità di abbandonarla. Non facciamo in modo che L’Aquila diventi meta di un turismo legato unicamente alla tragica esperienza del terremoto, ma cerchiamo di dare un valido esempio positivo a tutti coloro che, ci auguriamo, non verranno mai a trovarsi in questa situazione. Francesca Ciotti Il Movimento per la Vita dell’Aquila riprende l’attività presso il container sito al piazzale dell’Aquilone. Il Movimento per la Vita (MpV) opera a favore del diritto alla vita come prima espressione della dignità umana, fondamento di ogni altro diritto dell’uomo, garanzia di una corretta definizione e promozione della libertà. Il MpV si propone di difendere la vita di ogni essere umano senza eccezioni, dal concepimento e in tutto l’arco del suo sviluppo, fino alla morte naturale; promuove, sia a livello individuale che di gruppi, l’affermazione di una cultura autenticamente aperta al riconoscimento, all’accoglienza e alla protezione di ogni essere umano, in qualsiasi fase del suo sviluppo ed in qualsiasi condizione esso si trovi. Il servizio che offre il Movimento per la Vita dell’Aquila è il sostegno concreto a tutte le donne che vengono accolte, assistite, ascoltate ed aiutate; informazione e sensibilizzazione al rispetto della vita umana. La sede è aperta tutti i martedì dalle 9 alle 12 e i giovedì dalle 17 alle 19. I recapiti sono i seguenti: Movimento per la Vita L’Aquila www.mpv.org [email protected] Tel: 329-2140589 10 Ricostruzione Vola 30 ottobre 2009 Consorzio Celestiniano Per chi ha perso tutto Per 6000 persone La lotta contro il freddo In attesa di una risposta Un posto in cui vivere D a qualche giorno è arrivato il tanto temuto freddo di cui da mesi si parla tanto e all’Aquila chi ne risente più di tutti sono sicuramente le circa 6000 persone che alloggiano ancora nelle tendopoli. Da settembre la Protezione Civile procede allo smantellamento dei campi di cui a oggi ne sono rimasti circa 50. Coloro che avevano un’abitazione agibile sono tornati a casa, ad alcuni sono state assegnate le abitazioni del progetto C.a.s.e. e altri ancora sono stati alloggiati o in case in affitto o provvisoriamente in albergo, in attesa che vengano consegnate loro le abitazioni assegnategli. Con il freddo improvviso di questi giorni e le temperature che di notte scendono sotto lo zero, si sta cercando di velocizzare lo smantellamento dei campi e di sistemare le persone rimaste senza casa. Purtroppo però il problema è trovare alloggi liberi in città e nelle sue vicinanze; infatti, gli alberghi sono pieni e molti si vedono assegnare sistemazioni a diversi chilometri di distanza dalla città: Avezzano, Sulmona e addirittura in alberghi sulla costa. Tanti si rifiutano di lasciare le tende, anche se rimasti senza mensa e servizi com’è avvenuto a 40 “irriducibili” che non hanno voluto lasciare il campo di Piazza D’Armi e vivono lì da più di un mese. «Non ci sono “irriducibili”, ma solo persone che vogliono rimanere in città per diversi motivi» dicono. E diversi sono infatti i motivi per cui gli sfollati non vogliono lasciare le città. Tra loro ci sono persone che all’Aquila lavorano, c’è chi ha iscritto i figli a scuola e chi all’università e dovrebbero affrontare ore e km di viaggio ogni mattina e ogni sera. Rappresentativa di questa situazione è divenuta la signora Gioconda che a 106 anni compiuti il 2 Aprile, vive ancora in una tenda nel campo di Acquasanta rifiutando di essere spostata in un albergo di Rocca di Mezzo perché, come dice la figlia, sarebbe stato problematico per la continua assistenza di cui ha bisogno. Ma oltre a lei ci sono altre migliaia di persone, ognuna con la sua valida motivazione per non voler lasciare la città: c’è chi denuncia di non poter affrontare le spese giornaliere del viaggio per raggiungere la città, non percependo lo stipendio da me- si; chi denuncia che non tutti i lavoratori siano stati aiutati in maniera equa facendo presente la posizione degli artisti; qualcuno dichiara di attrezzarsi per tornare a vivere in case E; c’è chi propone ai funzionari di fare cambio casa con quella che gli hanno appena assegnato e chi denuncia le pressioni che vengono fatte affinché la gente lasci i campi. Intanto la Protezione Civile invita chi ha una casa assegnata e sa quindi che nel giro di qualche settimana sarà in un alloggio, ad accettare di trasferirsi per qualche tempo in albergo, anche se lontano dall’Aquila... La speranza è che tutti possano avere al più presto un posto in cui vivere degno di essere chiamato casa. Alessandra Di Stefano Università Gioia, dolore, rabbia, soddisfazione… Passeggiare ancora dopo l’esame L unedì 19 ottobre la Facoltà di Lettere e Filosofia, tra le più prestigiose dell’Ateneo aquilano, ha inaugurato il nuovo anno accademico nella zona industriale di Bazzano, in una struttura che ospiterà studenti e insegnanti in attesa del trasferimento negli edifici dell’ex Tribunale per i minorenni, appena terminati i lavori di adattamento. “C’è la gioia di vedere che la nostra Facoltà riparte e questa gioia è aumentata dal fatto che molto numerosi sono gli studenti che hanno riposto in noi fiducia e fedeltà iscrivendosi o conservando l’iscrizione”. Così il preside Giovannino Di Tommaso ha dato ufficialmente il via all’anno accademico: tanta soddisfazione nelle sue parole, per essere riusciti con ferma determinazione a non lasciarsi sopraffare dal disastro e a riprendere con decisione e orgoglio le attività didattiche. Perché il terremoto del 6 aprile ha duramente ferito la storica sede della Facoltà, sita nel cuore della città fin dalla sua origine, nel 1949, distruggendo “tutto quello che in termini di struttura avevamo, e ora neppure un’aula, neanche un ufficio è agibile”. Con voce commossa e interrotta dalle lacrime, Volontariato 11 Vola 30 ottobre 2009 il preside ha anche ricordato i 3 ragazzi morti quella terribile notte, “i nostri studenti, le cui vite non potranno far più parte, se non in maniera ideale, della nostra comunità, mentre speriamo che un giorno forse potremo riavere le nostre strutture”. Ma intanto bisogna preoccuparsi di assicurare mense, alloggi, mezzi pubblici, offrendo un reale diritto allo studio attraverso il massimo impegno delle istituzioni, il buon senso di quegli aquilani che chiedono affitti esorbitanti agli studenti, la professionalità dei docenti, alcuni dei quali hanno perso casa, altri il luogo amato, altri ancora l’entusiasmo per il proprio lavoro; e contando poi sui tanti gesti di solidarietà, come quello di Giuseppe Caporale, giornalista di Repubblica che ha deciso di destinare parte dei proventi del suo libro “L’Aquila non è Kabul” alla Facoltà di Lettere per finanziare borse di studio. Sentimenti diversi, contrari e contraddittori: gioia e dolore, rabbia e soddisfazione. E la nostalgia per la città, un tempo così viva e ora fantasma: con il bar Tropical, per un caffè tra una lezione e l’altra; la storica libreria Colacchi; la cappella universitaria; le panchine assolate da cui ammirare la statua di Sallustio; le file interminabili a Flash Copy in attesa di fotocopiare gli appunti; le chiacchierate sulle scale della Chiesa dei Gesuiti. E il desiderio, grande, di passeggiare ancora per le vie del centro, dopo aver superato l’ennesimo esame di letteratura. Alessandra Circi I l Consorzio Celestiniano, società cooperativa senza scopo di lucro, dal 1995 porta avanti un progetto di rivalorizzazione dei luoghi legati alla figura e al messaggio di S. Celestino V. Col tempo l’idea iniziale ha trovato la sua naturale evoluzione coinvolgendo anche altri due grandi personaggi, S. Francesco d’Assisi e Padre Pio. Oggi i soci del Consorzio sono circa duecento tra istituzioni ed associazioni culturali ed ambientaliste, enti pubblici (più di 80 comuni), studiosi, enti religiosi ed operatori turistici. Il Consorzio, in pochi anni, è stato capace di realizzare un unico asse di turismo culturale, religioso ed ambientale che interessa la dorsale appenninica da Assisi fino al Gar- gano, impegnandosi nella riscoperta e nella divulgazione del messaggio di pace di S. Pietro Celestino V. Accanto alla valorizzazione e al recupero dei luoghi in cui il Santo è vissuto, coinvolgendo gli operatori del settore turistico ed artigianale, il Consorzio ha dato vita alla Mensa di Celestino, la mensa dei poveri dell’Aquila, inaugurata il 28 agosto 2000. A questa struttura prima del terremoto si rivolgevano persone provenienti da tutto il territorio provinciale con diversi problemi di natura sociale ed economica. Ogni giorno, nei locali di Via dei Giardini, nel centro della città, i volontari servivano circa 50 pasti caldi, soddisfacendo anche altre necessità (distribuzione settimanale di pacchi di viveri alle circa 115 famiglie censite, possibilità di fare la doccia ogni mattina, pagamento di bollette, reinserimento lavorativo e sociale, fornitura di cibo e prodotti vari per la crescita dei neonati. Oggi la situazione è davvero molto difficile. “Tutto è stato distrutto nella sede ma anche nelle relazioni. Nei nostri locali, nonostante la mensa non sia crollata, ho potuto recuperare solo il crocefisso” – spiega Paolo Giorgi, responsabile del Movimento celestiniano – e ora bisogna ricostruire ogni cosa, con la consapevolezza che il numero degli assistiti, secondo una stima del Comune dell’Aquila, si è triplicato, e la richiesta di interventi è ormai pressante. Nella settimana successiva al grave sisma ci siamo impegnati a rintracciare tutti i nostri assistiti, ospitati nelle tendopoli. Ora però, con l’arrivo dell’inverno, abbiamo necessità di un luogo dove poter accogliere chi non ha più nulla e nessuno”. Si attende una delibera del Comune per la costruzione di una struttura di 250 posti in cui dare assistenza ai bisognosi, con il sostegno della Protezione Civile e i fondi raccolti attraverso i tanti gesti di solidarietà giunti da tutto il mondo. A tal proposito domenica 26 ottobre presso la sala Sinopoli del Parco della Musica a Roma si è tenuta una serata di beneficenza per aiutare il Consorzio Celestiniano a riprendere la sua fondamentale attività; degli alloggi per i volontari invece si sta occupando l’associazione Oddo. A.C. Protezione Civile Per informare e informarsi Lo sportello per il cittadino C on il ritorno alla normalità i cittadini hanno sempre più necessità di punti di riferimento univoci e informazioni certe, ma l’insieme delle informazioni varia con il passare del tempo. Per questo il Dipartimento della Protezione Civile ha promosso una rete con gli enti locali e i servizi attivi sul territorio per creare una “banca dati di conoscenze”. Due gli scopi: creare e diffondere informazioni certe e facilitare il ritorno da parte degli enti locali alla gestione dei rispettivi servizi di informazione al cittadino. È nato così lo “sportello per il cittadino”, un Ufficio Relazioni con il Pubblico dove il Dipartimento della Protezione Civile e il Dipartimento della Funzione pubblica lavorano fianco a fianco con Regio- ne, la Provincia, il Comune dell’Aquila e con gli altri Comuni coinvolti nell’emergenza “Abruzzo”. Dove: Il nuovo servizio si trova nella ex-palestra della scuola della Guardia di Finanza di Coppito, sede della Direzione di Comando e Controllo, del Servizio nazionale della protezione civile. Quando: Dal Lunedì al Venerdì, ore 10.00 - 16.00 Chi: Il personale del nuovo ufficio proviene da diversi ambienti lavorativi (Linea Amica Abruzzo del Formez, che è un’agenzia del Dipartimento della Funzione Pubblica; Regione Abruzzo; Provincia dell’Aquila; Comune dell’Aquila; Dipartimento della Protezione Civile Nazionale e via via tutte le istituzioni di interesse dei cittadini. Al servizio di informazione collaborano anche movimenti di partecipazione civica come Cittadinanzattiva. I Servizi offerti • Informazioni su: norme e procedure per riparazioni e ricostruzioni di immobili; sistemazioni temporanee; buoni sconto sui libri scolastici, Moduli ad Uso Scolastico Provvisori, servizio scuolabus; alloggi temporanei nei moduli abitativi provvisori; contributo di autonoma sistemazione; contributi per le attività produttive. • Risposta in presenza: ci ri- volge all’operatore, che consultando una base di dati comune tra le amministrazioni coinvolte fornisce al cittadino la risposta al suo quesito. La risposta “verbale” è accompagnata da una copia stampata della risposta stessa. • Presa in carico delle richieste più specifiche: se l’operatore non è in grado di fornire una risposta immediata, si fa carico di ricontattare successivamente il cittadino per telefono o e-mail. • Monitoraggio della pratica inviata ad altri uffici e comunicazione dell’esito al cittadino. Entro 3 giorni dalla richiesta o dalla presentazione di documenti agli uffici, l’operatore ricontatta il cittadino via telefono per comunicargli la risposta o informarlo sull’andamento della pratica. Ivana Damiani 12 Memoria Vola 30 ottobre 2009 > Letture Un libro solidale Ciao Ubbà! Preghiera in forma di poesia Alice nella città È da due numeri del nostro giornale che, nella sezione “Speciale: ieri, oggi, domani”, ospitiamo le memorie, le sensazioni, la vigoria di “un’orfana di città”, come ella stessa si descrive, Sonia Ciuffetelli in “Scatto senza posa”, brano tratto da un’opera più grande, nata sotto il segno “L’Aquila insieme”, logo della compartecipazione alla risalita della nostra terra. E l’unione, si sa, fa la forza! L’opera è un libro dal titolo mutuato da un film di W. Wenders “Alice nelle città. Per L’Aquila”, a cura di Marianna De Lellis, Francesco Gianino e Adriana Iacono, edito da Edizioni Arkhé - L’Aquila. Arkhé s.a.s. è un’agenzia di grafica specializzata nella progettazione di packaging farmaceutico, grafica pubblicitaria e realizzazioni editoriali on demand, che ha messo questa sua ultima specializzazione a disposizione del progetto di scrittura solidale di cui il libro è frutto e protagonista. L’editore, Paolo Leone, ci racconta il perché di questa e di tante altre iniziative promosse e condivise dalla sua società. A 2 mesi circa dal disastroso evento sismico Edizioni Arkhé ha pubblicato “Alice nella città. Per L’Aquila”, un libro solidale ... Il libro nasce dalla consapevolezza della nostra condizione di “miracolati” e dalla volontà di fare qualcosa per chi è stato meno fortunato di noi. È nostra convinzione che solo tirandosi su le maniche e lavorando insieme in un reciproco e continuo rapporto di scambio si possa resti- tuire vitalità al tessuto sociale ed economico. In quest’ottica, scrittori amici e amici di amici grazie alla potenza di internet e dei social-network, hanno proposto di contribuire alla realizzazione di un libro che si sarebbe venduto per aiutare la materia di cui si nutre, la cultura. Infatti, il ricavato della vendita andrà alla biblioteca “IsolAmica” del circolo didattico Amiternum di Pettino (sc. “M. Ventre”), aperta anche ai non iscritti. Il libro di cosa parla? “Alice nelle città” era un ‘iniziativa già esistente sul blog di scrittori www.etempodiscrivere.it che si erano “sfidati” nel raccontare il territorio in cui vivono. Il terremoto è stato il pretesto per raccogliere i racconti in una pubblicazione; ne risulta un mosaico di luoghi-simbolo nel quale si inseriscono le narrazioni degli autori aquilani riguardo la propria città. Insieme a questa iniziativa intellettuale, altre ne sono partite nell’ottica di un aiuto al risveglio dell’orgoglio territoriale. Considerata la nostra attività prevalente di progettazione grafica, il primo progetto realizzato sono stati i volantini usciti a fine aprile, nei quali abbiamo raccolto informazioni sulle attività che erano riuscite a riaprire, anche in nuovi locali, per rimetterle in contatto con la loro clientela. L’entusiasmo con cui l’iniziativa è stata accolta sia dai commercianti sia dai cittadini, ci ha spinto a riproporla dopo poche settimane, sviluppandola succes- sivamente in “L’Aquila Uffici&Servizi”, una cartina con le nuove localizzazioni degli uffici pubblici. Anche questo opuscolo è stato accolto con molto favore e siamo in corso di ultimazione dell’edizione aggiornata. “L’Aquila da accarezzare... L’Aquila da risorgere...” [ “Alice nelle città. Per L’Aquila”, pag. 102] attraverso la ripresa delle attività sociali ed economiche, senza dimenticare chi non ha ancora un tetto sotto il quale far riposare le proprie idee e le proprie speranze. Come vede la sua attività nel futuro di questa città? È mia opinione che questo terremoto, risolti i drammi personali, rappresenti un’enorme opportunità per chi ha la voglia ed il coraggio di reagire. Ne sono prova le diverse iniziative realizzate in apparente contrasto con i supposti “diktat” istituzionali, che tuttavia hanno visto la luce grazie alla validità dei progetti e alla tenacia delle persone che li hanno pensati. Samantha Benedetti “Alice nelle città. Per L’Aquila” è acquistabile in libreria (ISBN 978-8895207-20-9) e online su www.easylibro.it. Il libro è stato recensito da Avvenire di sabato 15 agosto 2009, è stato ospitato a Torino dalla manifestazione “Portici di carta” il 26 e 27 settembre scorso e parteciperà nella stessa città alla prossima fiera del Libro. Nessuna scossa può far crollare i sentimenti che portiamo dentro… l’amicizia, i ricordi del passato, l’affetto vero! Resteranno per sempre vivi nel nostro cuore. Ubbaldo, amicu mè, sci propriu tu… Me guardi da na foto rescita ccuscì male! Quant’anni so passati, quaranta… no, de cchiù, da quannu ci assetteàmo pe lle scale de casa mè! Eri calatu all’Aquila a studià da na frazzione sperza pe sti monti… timidu e silenziusu, non te piacèa parlà, ma co mmì stii bbonu. Fecii certi racconti deju paese tè… storie di sacrifici e povertà, de perzone distinate a tené gnente… ddu pecore e la terra da zappà! Ma tu, poru quatranu, avii giurato d’ajutà ssa gente co na certezza che me commovèa. Tuttu sci mmantinutu! T’avea revistu ‘n piazza, dopu pocu Che t’eri sistematu propriu bbonu… ma ji me lo sentéa Che diventii quaccunu, non eri propriu tipu da parlà pe jocu! Stemo a novembre… tempu de visità ji cari morti che so arriati già daju Signore… nu ceru, fiuri beji e na preghiera pe scancellà ji torti. Pe casu, a nu paesittu, entro a nu cimiteru acconciatu e rezzelatu mejo de nu giardinu… ma quissu, Ubbà, sci tu! Da na tomba me fissi e me surridi. da n’annu te sci mortu… jelàta, me t’assetto vicinu, che micu veru eri! Me vè da piagne, vidi? Raccontame ssa storia finita troppo lestu, senza potè recojie ji frutti de na vita spesa pe j’atri! Ubbà, vurria troà na scusa, armenu nu pretestu pe capì ju distinu, che mai fa vince aj’ome na partita! Anna D’Eramo