‘‘Vola’’
30 ottobre 2009
Numero 7
L’arcivescovo di L’Aquila,
mons. Giuseppe Molinari:
sempre sui luoghi del terremoto
con parole di speranza
In questo
numero
Suor Chiara Ilaria,
clarissa a Paganica (pagina 5)
Arcivescovo: ora
di religione e Islam
Pagina 2
Per annunciare
un mondo nuovo
Pagina 6
Caritas:
parlano i fatti
Pagina 7
Splendido
incontro
nella fede
Pagina 8
Il Direttore Buoni esempi da magistratura e politica
Elogio della normalità
S
pesso si sentono
varie espressioni
sulla nostra città come queste:
“L’Aquila bella”,
“L’Aquila bella
mè”, durante il G8 “L’Aquila
bella mai non po’ perire”. In
realtà non sempre agli occhi
di noi aquilani la nostra città
appare bellissima.
In questi giorni, però, penso
che L’Aquila abbia dato importanti segnali della propria bellezza.
Se pensiamo alle indagini
sui vari crolli come quello
della Casa dello Studente
oppure del Convitto “Cotugno”, è giusto sottolineare
come, a differenza di quanto
accade spesso in Italia, nessuno ha saputo i nomi degli
indagati (non dei colpevoli,
sia chiaro!) prima degli stessi interessati.
Come non pensare, poi, alla
scoperta da parte degli Organi competenti delle ditte
legate alla mafia che volevano mettere le mani sulla ricostruzione tramite escamotages come subappalti ecc. ?
E poi che dire della mozione a favore di noi terremotati approvata in Parlamento
da tutti gli schieramenti e
proposta dai parlamentari
abruzzesi che, lasciando da
parte ogni divisione, hanno
pensato solo al bene dei cittadini?
E, ancora, la storia di suor
Chiara Ilaria, una giovane
trentenne di Vigliano che ha
consacrato tutta la sua vita
al Signore tra le Clarisse di
Paganica?
Certamente e giustamente
qualcuno potrebbe dire: “È
stato fatto solo quello che è
normale e giusto che venga
fatto!”. È vero. Però in un Paese come il nostro dove la
normalità è diventata eccezione e viceversa, penso sia
giusto mettere in rilievo chi,
nonostante tutto continua a
comportarsi “normalmente”.
Prevalga, dunque, “l’Aquila
bella” non quella delle lobbies e dei potentati cittadini
che, come ha dichiarato il
nostro Sindaco in un’intervista a Rai3, si stanno già rimettendo in moto per i loro
interessi.
Claudio Tracanna
Supplemento al n. 74/2009 di Sir - Iscrizione n. 367/08 al Trib. di Roma – sez.stampa - Sede Legale: via Aurelia n. 468, 00165 - Roma
7
L’Aquila
Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila
Diocesi
2
Vola 30 ottobre 2009
Diocesi
Vola 30 ottobre 2009
3
Laicato Due convegni a novembre
Per la città dell’uomo
L’arcivescovo
M
ercoledì
21
ottobre 2009
nei locali della parrocchia
di San Francesco di Assisi in
Pettino si è svolto l’incontro
con gli operatori pastorali
della diocesi alla presenza di don Dante Di Nardo,
vicario episcopale per la
pastorale, e di Assunta Graziosi, responsabile delle aggregazioni laicali. L’incontro
aveva un duplice scopo: fare il punto della situazione
con gli operatori pastorali
impegnati nelle parrocchie
e nei movimenti ecclesiali e
presentare due importanti
convegni che si terranno a
breve. Il primo convegno in
ordine temporale, proposto
dalla Consulta Regionale
delle Aggregazioni Laicali di
Abruzzo e Molise, dal tema
“Il bene comune per un’etica
L’Arcivescovo La saggezza del 91,1%
Ora di religione e Islam
U
n’altra strana
proposta
in
questi giorni è
stata avanzata
da un rappresentante del
Governo e da due fondazioni vicine ad alcuni noti esponenti politici sia della destra
che della sinistra italiana:
l’ora di religione islamica accanto all’ora di insegnamento della religione cattolica.
Spesso è difficile capire a
quale bisogno o necessità
rispondano queste proposte. Si ha molte volte l’impressione che dietro alcune
dichiarazioni come quella
riguardante l’insegnamento
della religione islamica non
ci sia altro che la volontà di
accendere qualche “miccia”
e alzare per qualche giorno
un nuovo polverone. A proposito dell’ora di religione
islamica nelle scuole statali
si è parlato di integrazione
degli immigrati, di pari dignità di tutte le religioni davanti allo Stato italiano che
è laico e non confessionale.
Motivazioni che, riflettendo
un po’ più profondamente,
non possono certamente
essere di supporto alla proposta dell’ora di religione
islamica. Forse lo Stato italiano proponendo l’insegnamento di religione cattolica,
peraltro in modo facoltativo,
privilegia una religione rispetto ad un’altra oppure
semplicemente cerca di trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio culturale
del nostro paese che è fatto
anche di duemila anni di
cristianesimo? Si potrà favorire l’integrazione degli
immigrati permettendogli
di approfondire la religione islamica e continuando
a lasciarli all’oscuro della
nostra religione e quindi di
parte del nostro patrimonio
culturale?
È giusto pensare a questi problemi come l’integrazione
degli stranieri presenti nelle
nostre città ma bisogna farlo
con proposte serie e concrete che aiutino realmente i nostri fratelli immigrati in cerca
>
Si potrà favorire
l’integrazione
lasciando gli
immigrati all’oscuro
della nostra religione
e quindi di parte del
nostro patrimonio
culturale?
di lavoro e serenità.
Ha detto bene il Cardinale
Bagnasco, presidente della
Conferenza Episcopale italiana, in una recente intervista al Corriere della Sera:
«L’ora di religione cattolica,
nelle scuole di Stato, si giustifica in base all’articolo 9
del Concordato, in quanto
essa è parte integran­te della nostra storia e della nostra cultura. Pertanto, la conoscenza del fatto religioso
cattolico è condizione indispensabile per la comprensione della nostra cultura
e per una convivenza più
consapevole e responsabile. Non si configura, quindi,
come una cateche­si confessionale, ma come una disciplina cul­turale nel quadro
delle finalità della scuola.
Non mi pare che l’ora di religione ipotizzata corrisponda a questa ragionevole e
ricono­sciuta motivazione».
Dunque proposta davvero
bizzarra da parte di qualche
politico che a volte, come si
è visto nella recente trasmissione di Bruno Vespa “Porta
a Porta” su questo tema, non
conosce nemmeno i dati reali della scelta degli alunni
dell’insegnamento della nostra religione nelle scuole
pubbliche.
Mi auguro che quel 91,1%
di studenti italiani che in
Italia e anche nella diocesi
dell’Aquila scelgono ogni anno di seguire l’insegnamento
della religione cattolica aiuti i
nostri politici a fare proposte
migliori in tal senso.
+ Giuseppe Molinari
Arcivescovo Metropolita
dell’Aquila
della politica e dell’ambiente” si terrà a Chieti l’ 8 novembre 2009 presso la sala
della chiesa dei Dodici Apostoli alle 16:00. Il convegno
ha lo scopo di approfondire
i temi già trattati dai vescovi
della Conferenza episcopale
Abruzzo e Molise (Ceam) in
due documenti: “Una nuova
sobrietà per abitare la terra”
del 27 luglio 2008 e “Al servizio del bene comune” del 25
febbraio 2009. I vescovi della
Ceam hanno elaborato questi
documenti per offrire ai laici
un aiuto per guardare ai grandi temi dell’etica e della tutela
dell’ambiente, due argomenti
verso i quali ognuno di noi è
chiamato a dare un giudizio
personale e responsabile, alla
luce del messaggio evangelico. I relatori del convegno
saranno mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri,
>
A Chieti
domenica
8 novembre
e a L’Aquila
sabato 14
mons. Tommaso Valentinetti,
vescovo di Pescara-Penne, e
mons. Bregantini, vescovo di
Campobasso-Bojano, noto
per il suo impegno nella lotta
contro le mafie.
L’altro convegno “Fede, Cultura, e Lavoro: un percorso
di ricostruzione e speranza”, si terrà a L’Aquila sabato 14 novembre 2009 alle
16:00 presso l’Auditorium
della Guardia di Finanza.
Proposto dall’Azione Cattolica Italiana nell’ambito
delle attività di formazione
della stessa Azione Cattolica, esso si inserisce nel
cammino di preparazione
della Chiesa italiana alla
Settimana Sociale di Reggio
Calabria nell’ottobre 2010. I
relatori del convegno saranno Mons. Domenico Sigalini,
vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana, il prof.
Franco Miano, presidente
nazionale Ac, e il prof. Gaetano Sabatini, ordinario di
storia economica all’università Roma Tre. È un’occasione utile per la città per ritrovarsi a riflettere intorno alle
questioni fondamentali per
una ricostruzione attenta ai
bisogni umani.
Angela Alfonsi
Lucoli Papà e mamma di Santa Teresina
Un esempio
per i genitori di oggi
L
unedì 19 ottobre,
nella chiesa di S.
Menna di Lucoli, è
stata celebrata una
messa in memoria dei Beati
Luigi Martin e Zelia Guerin,
genitori di santa Teresa di
Gesù Bambino. Nel corso
della celebrazione, tenutasi
ad un anno dalla beatificazione dei coniugi, è stato benedetto un quadro raffigurante
la coppia e contenente le loro
reliquie. L’iniziativa ha voluto
valorizzare e diffondere la
conoscenza di due sposi
che hanno saputo testimoniare la fede e la
carità nella quotidianità della vita coniugale. Comunemente siamo abituati a
pensare alla santità come a qualcosa di stereotipato
che va vissuto
singolarmente, quasi in solitudine, intraprendendo una
vita consacrata.
Va però tenuto presente un
principio
importantissimo,
sottolineato dal Concilio Vaticano II e ribadito più volte
dallo stesso Giovanni Paolo II:
ogni fedele è tenuto a realizzare pienamente nella carità
la propria vita, in qualsiasi
stato e condizione si trovi.
Luigi e Zelia sono l’esempio
di questo. Beatificati nel 2008,
grazie alla guarigione di
Pietro Schilirò, bambino affetto da una grave malformazione
congenita, sono
una testimonianza per tutte le
coppie di oggi. Guardando a loro
non si
deve pensare ad una vita,
per così dire, utopica e idilliaca, quasi fuori dal tempo.
Anche i Martin avevano una
famiglia del tutto simile alle
altre del loro tempo; c’erano
la casa, i figli da crescere, il
lavoro. La ricchezza di questi
genitori consiste nell’aver
vissuto la vita familiare in
unione costante con Dio. Per
tutto l’arco della loro vita, nelle gioie e nei dolori (dei nove
figli quattro morirono ancora
piccoli), hanno coltivato la
propria fede nella preghiera,
nei sacramenti, sostenendo
con carità chiunque fosse in
difficoltà e insegnando tutto
questo alle loro figlie. Guardando ai coniugi Martin, testimoni di un amore donato
in ogni circostanza, ogni nucleo familiare potrebbe imparare ad essere, nonostante
i dolori e le avversità, luogo
di comunione, di dono di sé
e di speranza. A seguito del
sisma, che ha scosso le vite di
tutti ed anche quelle di molte
famiglie, sarebbe utile che
nella nostra diocesi si riprendesse un percorso di pastorale familiare che guardi in
anche questa direzione.
Annalisa Mazza
Diocesi
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Vola 30 ottobre 2009
Vocazioni
5
Vola 30 ottobre 2009
Casantessa La festa di san Giovanni da Capestrano
Dove cercare la risposta
gratitudine per gli aiuti prestati alla popolazione.
L’Eucaristia è stata presieduta dal Mons. Alfredo
Cantalini, Vicario Generale di S.E. Mons. Molinari, e
dal parroco della cattedrale don Renzo D’Ascenzo.
L’omelia del Vicario è stata
imperniata su tre temi: la
vita di San Giovanni che ha
strenuamente combattuto
in difesa della fede nelle
regioni d’Europa; una considerazione sulle feste patronali che dovrebbero essere
un momento di riflessione
sulla nostra vita di fede, l’ultimo dei temi trattati.
In momenti difficili come
quello che stiamo vivendo, urgono prepotenti gli
interrogativi dell’uomo sul
perché del dolore e sul senso della vita. La risposta va
ricercata nella croce di Cri-
Testimonianze Il “sì per sempre” di suor Chiara Ilaria
Seme di speranza nella terra...
sto, accettando la quale il
nostro sì al progetto di Dio
diventa definitivo e carico
di speranza alla luce della
resurrezione. Questa speranza va vissuta nella quotidianità, nell’esperienza che
ognuno di noi deve fare nel
propri o cammino di fede.
Forse l’adorazione eucaristica, comunitaria e personale, iniziata di nuovo nella
chiesa della Resurrezione
può aiutarci a sperimentare
nelle nostre giornate affannate una vicinanza con Cristo davvero ristoratrice.
A.A.
Fossa La “Festa dei popoli”
La fatica del deserto
F
ossa è in festa e
stavolta lo fa in
uno scenario del
tutto particolare. Si
chiama “Festa dei popoli”:
è l’iniziativa che il parroco don Gaetano, ripropone
annualmente al suo paese.
Forse perché lui, nigeriano di origine, ben sa cosa
vuol dire diversità di culture
e ricchezze, ha intuito che
persone di estrazione culturale e sociale diverse possono trovare un “luogo” in cui
poter spendere le proprie
ricchezze e sentirsi parte di
un unico Popolo. E il popolo
con la “P” maiuscola è quello che si trova a celebrare
insieme l’unica Eucaristia,
semi sparsi che formano un
unico pane, diversità che si
trovano insieme perché convocati dall’unico Signore e
quindi resi suo unico Popolo. L’iniziativa quindi prende
forma soprattutto da questa
Celebrazione
Eucaristica
in cui sono presenti persone provenienti da diverse
nazionalità che danno alla
Celebrazione il loro appor-
to linguistico e culturale. Al
termine, una cena con cibi
etnici preparati dai partecipanti e spettacolo musicale.
Il paese di Fossa, che conta
circa 650 persone, comprende anche persone straniere
e nonostante tutto la convivenza è più che buona. “La
Santa Messa – ci dice don
Gaetano – è un veicolo di
integrazione tra tutti i popoli
cristiani”. Lo scopo di questa
iniziativa è quindi di trovare
forza dall’alto per una integrazione ancor più fruttuosa.
Quando gli abbiamo chiesto
che senso particolare abbia
questa iniziativa quest’anno, ci ha detto: “Fossa, come
ogni realtà colpita dal terribile terremoto, sta facendo
esperienza, come Israele,
della fatica del deserto; ma
è nel deserto che i singoli
israeliti si scoprono popo-
lo, sperimentano la propria
identità di amati dal Signore
e decidono di camminare
insieme”. Molti abitanti di
Fossa presto prenderanno
possesso delle nuove unità
abitative antisismiche e proprio per questo “le singole
persone – ci fa notare don
Gaetano – insieme lasceranno il paese per scendere
insieme nella piana vicina
per ricominciare insieme a
vivere e abitare”. L’iniziativa quindi vede la presenza
massiccia anche dei tanti
volontari che si sono avvicendati nella tendopoli di
Fossa; persone provenienti
da tanti contesti così diversi,
eppure accomunati dall’unico desiderio di servire chi
ha bisogno.
Giulio Signora
P
ace e bene!
Carissimi fratelli e
sorelle,
il Signore, Padre
delle misericordie, l’11 ottobre mi ha consacrato a sé
con il dono della Professione
Solenne nell’Ordine delle
Sorelle Povere di Santa Chiara e per sempre mi ha legata
con vincoli d’amore a Lui, alle mie sorelle del Monastero
S. Chiara in Paganica e alla
nostra amata terra aquilana.
Insieme al dono della vita,
il Signore ci dona una terra
dove muovere i primi passi,
dove crescere ed imparare
ad amare: Gesù era di Nazaret. Così, quando il Signore
ci chiama ad una chiamata
specifica ci dona anche la
terra dove viverla: Abramo,
esci dalla tua terra e va’ dove
io t’indicherò.
Nella mia “storia di salvezza”
la terra del dono della vita e
quella della chiamata coincidono nella terra aquilana
che mi è stata riconsegnata
nuovamente il 6 aprile scorso quando, miracolosamente
uscita viva dalle macerie, il
Signore mi ha ridonato la vita e la vocazione.
Vivere il terremoto, essere
ad un passo dalla morte, rimanere senza nulla nel cuore della notte e soffrire per
la perdita di madre Maria
Gemma e di tanti nostri fratelli, è stata un’esperienza
forte che mi ha rilanciata alla
ricerca della verità e dell’essenziale.
Come il giovane ricco
anch’io, nei giorni successivi alla tragedia, ho chiesto a
Gesù di ricevere l’unica cosa
che conta: la vita eterna vale
a dire la vita piena, una vita
gioiosa già in questa terra.
Alle parole di Gesù: “Vendi
tutto e seguimi” non sono
andata via triste, ma fissando
lo sguardo su di Lui, l’unica
cosa necessaria, ho affrettato
il mio andare certa di aver
trovato il tesoro, la perla preziosa, la pietra angolare su
cui poggiare la casa costruita sulla roccia.
La notte del terremoto, spaventata, infreddolita e preoccupata per tutti i fratelli
che vivevano a L’Aquila, mi
sono sentita amata da Dio e
stretta dall’abbraccio della
Trinità, ho trovato nella fede
la risposta a quanto era acca-
duto. Il terremoto non è una
punizione di Dio, non è la sua
mano potente che schiaccia
l’uomo per i suoi peccati, è
un evento naturale che oggi
ci dona la possibilità di riflettere sulla vita, su ciò che davvero conta e sulla necessità
di vivere in pienezza i giorni
che ci sono dati e di cui non
siamo padroni.
Tutto questo risuona nel dono della Professione Solenne
che ho ricevuto l’11 ottobre
scorso e attraverso cui ho restituito tutta la mia vita nelle
mani del Creatore.
La nostra vita totalmente donata a Dio ricorda che una
sola è la cosa necessaria:
Gesù Cristo.
Noi clarisse siamo come la
candela che brucia vicino
al tabernacolo per indicare
la presenza di Gesù che per
amore nostro tutto si è donato.
Con la Professione Solenne
il Padre delle Misericordie,
nella Celebrazione Eucaristica che unisce la Chiesa
della terra e quella del cielo,
ha accolto il mio desiderio
di vivere obbediente, senza
nulla di proprio, in castità e in
clausura in unità di spirito con
le mie sorelle a servizio della
Chiesa e per il bene di tutti
gli uomini; e ha inserito il mio
fiat dentro il Sì della Chiesa,
l’unica Sposa, che innalza la
sua lode a Cristo suo Sposo.
Ponendo l’offerta della mia
vita dentro la Madre Chiesa
raggiungo con la preghiera tutti i fratelli e le sorelle
sparsi nel mondo proprio
attraverso la vita evangelica
vissuta con le mie sorelle
in questo piccolo pezzo di
Chiesa particolare nella terra di Paganica.
Possa il mio piccolo Sì essere
un seme di speranza piantato nella terra di Paganica
che per la misericordia di
Dio porti frutti di fiducia e
vita nuova nei cuori di quanti
hanno ancora le ferite aperte
causate dal terremoto; possa
essere un faro che indichi,
come ci ha invitato il nostro
amato Vescovo Mons. Giuseppe Molinari, prima di
tutto il Regno di Dio per tutti
i nostri fratelli aquilani e di
riflesso per quanti sono nel
mondo intero.
Sentiteci vicine, siete nella
nostra preghiera!
Sr. Chiara Ilaria Di Carlo osc
speciale
L
a chiesa della Resurrezione di Cansatessa venerdì 23
ottobre alle 18:30
era quella delle grandi occasioni. Si è celebrata infatti
la seconda edizione della festa patronale in onore di San
Giovanni da Capestrano, patrono della parrocchia, nonché patrono universale dei
cappellani militari secondo
la proclamazione di Giovanni Paolo II nel 1984.
Il parroco don Marco Manoni ha ringraziato le numerose autorità militari presenti
alla cerimonia in rappresentanza dei vari corpi, alle
autorità civili, tra cui il capo
della Protezione Civile Guido Bertolaso, ai membri della Caritas e dell’AGESCI; al
ringraziamento di don Marco si è unita la preghiera dei
fedeli presenti in segno di
Anno
6
Vola 30 ottobre 2009
sacerdotale
Caritas
7
Vola 30 ottobre 2009
Immigrati Urge una sistemazione dignitosa
La città degli invisibili
A
A
ll’inizio del nuovo
anno pastorale, lo
scorso 13 ottobre,
il clero abruzzese e molisano si è riunito,
come di consuetudine, per
una giornata di ritiro presso
l’Oasi dello Spirito di Montesilvano.
È stato il Presidente della
Ceam (Conferenza episcopale abruzzese- molisana),
mons.Carlo Ghidelli,accompagnato da tutti gli arcivescovi e vescovi della Regione Ecclesiale, a presiedere
l’Adorazione Eucaristica e
ad aprire l’incontro, avente lo scopo di tratteggiare,
nell’Anno Sacerdotale che
stiamo vivendo, il tema della
missione del sacerdote. Presenti, per la nostra diocesi,
il nostro amato Arcivescovo
con una nutrita pattuglia di
sacerdoti accompagnati dal
vicario generale, mons. Alfredo Cantalini.
Anno Sacerdotale: ma in
quale epoca? È stato il titolo della relazione di padre.
Amedeo Cencini, docente
dei corsi di accompagnamento e formazione permanente della Pontifica Università Salesiana. Secondo
il religioso, diversi segnali
fanno pensare che ci troviamo a vivere in un’era “pre” e
non “post-cristiana”.
Montesilvano
Incontro del clero abruzzese e molisano
Per annunciare
un mondo nuovo
>
questa società:
“Ci sono - ha
“È molto diveraffermato
so - ha sostenuto
segnali di at- essere sacertenzione
al
messaggio cri- l’uomo spirituale ha doti che rincorstiano, di “sete” sviluppato in sé una rono il passato o
preti-profeti che
del
Vangelo. sensibilità interiore
Esistono cer- che lo rende attento annunciano un
mondo nuovo”.
tamente - nel
Il religioso ha
contempo - in- ad ogni minimo
dividualismo, cenno della presenza i d e n t i f i c a t o
quattro
ambianticler icali- di Dio.
ti nei quali la
smo, ed anche
aperte contestazioni contro missione sacerdotale si svila Chiesa. Ma tutto questo luppa, il primo dei quali è
può essere letto positiva- la spiritualità: “l’uomo spirituale – ha osservato lo psimente, come una sfida”.
Secondo il religioso la so- cologo – ha sviluppato in sé
cietà post-moderna e che una sensibilità interiore che
ha paura o esorcizza la mor- lo rende attento ad ogni mite, ha esaurito la sua spinta nimo cenno della presenza
ideologica ed anela “una di Dio. Egli sa che spesso nel
buona novella che sia dav- rifiuto della proposta cristiavero buona”. Per questo na si cela una domanda che
Cencini ha invitato a nutrire non ha trovato risposta”.
una simpatia cordiale verso Il secondo ambito è quello
dell’identità che, per P. Cencini, ha una componente statica, cioè il sapere che essa
va costruita sulla Roccia
che è Dio, ed una dinamica, dotata di creatività, cioè
il progetto del Padre che si
svela progressivamente: “Il
cristiano-ha spiegato-è un
ateo che cerca ogni giorno
di convertirsi a Cristo”. Terzo ambito è la missione: “Il
prete annuncia che lo Sposo è già venuto e lui lo ha
intravisto - ha osservato-ed
il celibato dice che il cuore
umano trova soddisfazione
piena solo in Dio”.
Importante, infine, è l’ambito
della formazione, luogo ove
si manifesta la “passione”
di Dio per il suo consacrato,
che è quella di “plasmare
continuamente nel presbitero i sentimenti del Figlio”.
Tale formazione è “permanente” in quanto essa è un
esercizio continuo, che deve
durare tutta la vita, sui “sentimenti” del sacerdote e non
semplicemente esteriore,
come mero aggiornamento
ministeriale. “La nostra vita
sacerdotale è ricca di grazia
– ha concluso Cencini - invitando a volgere lo sguardo
verso la Madre di Dio – Maria l’ha accolta in pienezza,
ed essa è per tutti”.
Raimondo Dionisio
più di sei mesi dal
terremoto ci troviamo ad affrontare un’emergenza
dopo l’altra. Il piano c.a.s.e.
avanza e stranieri di varie
nazionalità sono arrivati in
città attirati dalla prospettiva di un posto di lavoro
in una delle tante imprese
che stanno allestendo i ponteggi. Ma queste persone
non sono note a chi si occupa di censimento. Nasce così la «città degli invisibili»,
di chi sa poco o niente del
progetto c.a.s.e. o dell’assistenza in alberghi o nelle
tende.
Così il 13 ottobre, il crollo della grande pensilina
all’interno dell’Autoparco
comunale ha costretto una
cinquantina di stranieri che
ci dormivano dentro a trovare una nuova sistemazione
per la notte. Una corsa con-
tro il tempo per trovare un
posto dove proteggersi dalle temperature gelide degli
inverni aquilani.
La Caritas, contattata per
l’emergenza ha cercato di
prestare aiuto trovando una
prima sistemazione presso
una struttura parrocchiale di
Collebrincioni nella quale si
sono soddisfatti i bisogni di
prima necessità: materassi, coperte, stufe elettriche,
bagni chimici offerti gentilmente dall’ANPAS.
Dopo 5 giorni si è riusciti
ad incontrare il Prefetto e
insieme a componenti della Provincia, del Comune e
del settore Immigrazione
Caritas, si è cercato di trovare una sistemazione idonea
per quanti vogliono contribuire con il proprio lavoro
alla ricostruzione della nostra città.
È scaturita la volontà del-
la Provincia e del Comune
dell’Aquila di impegnarsi
ed effettuare ricognizioni
sul territorio per ricercare
strutture più adeguate. Intanto la struttura temporanea non è risultata adatta
per l’eccessiva distanza dal
posto di lavoro e per la posizione geografica che la rende eccessivamente fredda e
in attesa di sviluppi da parte
delle autorità competenti
queste persone sono state ospitate presso un’altra
struttura parrocchiale.
Chiediamo attenzione, facendo leva sul buonsenso,
affinché chi di dovere si
interessi per ricercare una
sistemazione più consona a
chi cerca soltanto di aiutarci
in un periodo di emergenza
come questo.
>
Vola
L’Aquila
Quindicinale
dell’Arcidiocesi
di L’Aquila
Direttore
Don Claudio Tracanna
Redazione
Corso Sallustio, 111
67017 Pizzoli (AQ)
Tel. 0862 977502 comunicazioni@
diocesilaquila.it
Impaginazione
www.ottaviososio.it
Fotoservizio
Alessia Giuliani,
Rolando Machada,
Annalisa Mazza,
Federico Palmerini
Stampa
C.M. Graf - L’Aquila
Leonardo Borsci – settore
Immigrazione Caritas
Le immagini delle opere:
una “fotostoria” su “Vola”
Parlano i fatti
Inizio
29 settembre
Dopo la presentazione del dossier sul terremoto, la Caritas
vuole mostrare come procedono i lavori di costruzione delle strutture sociali e scolastiche in esso contenute. Su ogni
numero di “Vola” troverete le foto delle costruzioni, così seguirete con noi l’avanzamento dei lavori e l’inaugurazione
delle strutture. A San Panfilo d’Ocre sta per essere conclusa
la prima scuola, vi raccontiamo i lavori iniziati il 2 Settembre 2009. Si tratta di una scuola dell’infanzia e primaria di
1.276 mq che accoglierà anche palestra, laboratori, infermeria, cucina, mensa e direzione.
16 ottobre
8Ecumenismo
Vola 30 ottobre 2009
Arischia La comunità ortodossa aquilana
Splendido incontro nella fede
L
>
a parola
all’interno della
ecumen i tenda-chiesa per
smo
ha
la Divina Liturgia,
un’origine La presenza di
che si è protratta
lontana, un signififino a notte fonda.
cato abbastanza im- orientali non è
La festa poi è conpegnativo ed indica nuova e il piccolo
tinuata alla fine
i vari movimenti ec- centro riscopre una della celebrazioclesiali volti alla ri- lunga tradizione
ne con la distribuunificazione di tutte
zione delle uova
le chiese cristiane. di accoglienza...
colorate e con la
Dal Concilio Vaticadegustazione di
no II° in poi non sono stati po- cibi pasquali tipici rumeni. Il
chi gli sforzi da parte cattolica Servizio Divino continua assiper riallacciare i rapporti con i duamente ogni domenica alle
fratelli separati, e in primis con ora 9:00 e, vista la lunghezza
gli ortodossi.
delle celebrazioni orientali, ocUn piccolo esempio di ecu- cupa quasi tutta la mattinata.
menismo intelligente è quello La presenza di orientali ad Aridato dagli abitanti del campo schia non è nuova e il piccolo
di Arischia, dove, dal giorno centro dell’aquilano riscopre
del terremoto in poi, è stata e rivaluta una lunga tradizione
ospitata la parrocchia rumeno- di accoglienza, che lo ha reortodossa aquilana, che prima so unico all’interno dell’intera
aveva come punto di riferimen- diocesi. Tracce della presenza
to la piccola chiesa della Con- bizantina ad Arischia sono precezione sotto i portici. Fin dai senti sia sulla facciata dell’Abprimi giorni, la comunità rume- bazia di San Benedetto, in cui
na ospitata nella tendopoli ari- è scolpita a rilievo una piccola
schiese ha espresso la volontà croce bizantina (insieme ad aldi aver un luogo dove poter te- tre di fattura longobarda), sia
stimoniare la propria fede e co- all’interno della chiesa stessa,
sì, grazie alla sensibilità e alla dove il grande quadro del 1754
disponibilità della Protezione dedicato a San Spiridione testiCivile molisana (che gestisce monia la forte devozione che il
il campo), è stata subito messa popolo arischiese riservava a
a loro disposizione una piccola questo santo orientale (sarebtenda blu da adibire a chiesa. be molto interessante approLe celebrazioni pasquali, che fondire il culto di San Spiridioricadevano nelle settimane se- ne ad Arischia, emerso negli
guenti, hanno subito riempito stessi anni in cui, in altre parti
la piccola tenda, che non riu- d’Abruzzo, giungevano profusciva a contenere il gran flusso ghi greco-albanesi in fuga dal
di fedeli proveniente anche da pericolo turco). Sempre duranaltri campi. Attorno al modesto te il settecento il convento di
altare coperto dal tricolore ru- San Nicola in Arischia censisce
meno si riuniva l’intera realtà tra i suoi abitanti il Servo di Dio
ortodossa aquilana disgregata Giorgio Klamic, proveniente
dal terremoto e con essa anche dalla Bosnia-Erzegovina e ivi
alcuni cattolici, orgogliosi di giunto per scampare alle perospitare nel proprio campo una secuzioni ottomane. Perpetuancosì preziosa presenza.
do questa apertura all’Oriente,
La veglia pasquale è stato uno la comunità arischiese, lieta di
dei momenti più importanti ospitare nel proprio campo la
di questa felice convivenza: parrocchia ortodossa, augura
cattolici e ortodossi hanno at- ai fratelli rumeni di continuare
teso insieme il momento della a testimoniare con la loro preresurrezione di Cristo e, alla senza la tradizione bizantina
triplice esclamazione del sa- nella sua piccola ma accogliencerdote Hristos a inviat (Cri- te realtà.
sto è risorto), tutti sono entrati
Luca Capannolo
>
Ricostruzione
Vola 30 ottobre 2009
Frati Minori
Per amore del convento
La preoccupazione
di padre Giovanni
9
C
i sono degli uomini e delle donne
che, più di altri, riescono a lasciare
dei segni profondi in chi li incontra,
che, grazie ad un grande equilibrio
interiore, sono in grado di far capire che non
vale la pena bloccarsi davanti alle tante contraddizioni di cui riempiamo il mondo e che è
invece doveroso continuare ad impegnarsi per
ciò in cui si crede.
Uno di questi è Padre Giovanni Mastroddi, un
marsicano di quelli “tosti”, che è riuscito a fare
moltissimo per L’Aquila. Senza esagerare, possiamo definirlo come una delle persone chiave
degli ultimi 50 anni di vita della nostra città, dato che nel lungo periodo in cui è stato alla guida
della Parrocchia di San Francesco di Assisi di
Pettino (1955-2007) ha avuto un ruolo determinante per lo sviluppo del quartiere. Sin dai pri-
>
Movimento
per la vita
Con le donne
in difficoltà
Occhiello Un esempi positivo da L’Aquila
Il momento di rialzarsi
‘‘L’
mi anni del suo incarico, ha cercato di essere
vicino alla popolazione, sostenendola fianco a
fianco nelle sue necessità e riuscendo ad arrivare dove le autorità non riuscivano.
In quel periodo in cui la gente comune, compreso lui, era ignara dei rischi legati alla faglia
di san Giuliano, padre Giovanni realizzava via
Antica Arischia, portava l’acqua nelle zone che
ne erano sprovviste e istituiva le prime scuole
del circondario. Nel corso dei decenni il suo
sforzo pastorale e sociale non è venuto mai
meno, anche grazie all’aiuto dei confratelli del
convento dei Frati Minori di san Giuliano, dove padre Giovanni vive dal 1955 e di cui è ora
superiore. Si pensi anche alla costruzione della
nuova chiesa, che è una di quelle che hanno tenuto al terremoto del 6 aprile.
Negli ultimi mesi la preoccupazione più grande
di padre Giovanni è proprio per la struttura conventuale di San Giuliano, seriamente danneggiata dal sisma. I rischi maggiori sono quelli legati a
due voragini che si sono aperte nel terreno (una
delle quali, di grandi dimensioni, è particolarmente pericolosa) e alle infiltrazioni d’acqua che
minano le fondamenta e le mura del Convento,
già indebolite dalle scosse. Unico religioso della
sua comunità rimasto a L’Aquila, sta cercando di
ottenere un intervento tempestivo, che, a quanto
pare, tarda ad arrivare. Nonostante il Prefetto e
i Vigili del Fuoco abbiano dato parere positivo
per porre rimedio al problema, sembra che la
possibilità di provvedere si sia fermata – come
dice padre Giovanni – “alle porte del Comune”.
Nel frattempo non demorde e cerca di curare
per quanto gli è possibile il suo Convento, mantenendo pulito il piazzale e sistemando il verde
per il quale San Giuliano è sempre stato famoso.
Francesco Mazza
Aquila bella
me”! Così recita il motto che
ormai tutti abbiamo sulle labbra e che riaffiora ogni qualvolta quelle
immagini di morte e distruzione si riaffacciano nella
nostra mente. E chissà quando rivedremo veramente la
bellezza della nostra città.. ci
vorranno decenni prima di
poter tornare a vivere (forse)
quei vicoletti che, con passo
veloce, percorrevamo mentre il freddo gelo aquilano
sferzava i nostri volti. Ormai
non esiste più un centro, o almeno, esiste solo come linea
di demarcazione tra i due
grandi poli che si sono venuti a creare intorno alla zona
ovest e alla zona est della città e che sono diventati il fulcro di tutto. È qui che, con la
costruzione delle nuove abitazioni antisismiche, si sono
spostati gli uffici, le scuole,
l’università e i vari servizi. Ed
è qui che dovremo cominciare a familiarizzare con nuovi
nomi di strade e con un traffico impazzito che quotidianamente mette a dura prova la
nostra pazienza.
Dopo la caduta viene sempre
il momento di rialzarsi e l’uomo, quale macchina perfetta
creata da Dio, si è già messo
all’opera. È il tempo della ri-
>
Dovremmo fermarci un attimo
per fissare degli
obiettivi condivisi
da raggiungere...
costruzione... sì ma come? Di
ordinanze ne sono state sfornate un bel po’, ma di quella
sui centri storici, che interessa sia la città dell’Aquila
che i comuni limitrofi, nessuna traccia. Se ne ventilava la pubblicazione già nel
mese di agosto, ma ancora
nessuno sa come muoversi,
in particolare i tecnici cui
abbiamo affidato la gestione delle nostre pratiche di
ristrutturazione. Inoltre, alla
data di oggi, ancora non si
sa se verranno prorogate le
scadenze per la presentazione delle domande inerenti le
abitazioni di tipo B e C.
Per i comuni del cratere la
situazione è ancora più difficile in quanto c’è il problema delle seconde e terze
abitazioni e non è ancora
chiaro se ne verrà finanziata
la ricostruzione: questo si-
curamente causerà la morte
dei piccoli borghi che già
ora vivono uno spopolamento invernale.
Qualora poi fosse possibile
la ricostruzione, bisogna fare i conti con interventi che
mantengano l’identità e la
peculiarità tipica dei nostri
paesi. Si vuole a tutti i costi
far tornare le persone nelle
loro case, ma bisogna mettere ognuno nella condizione di abitare in edifici sicuri
e che rispettino i più evoluti
criteri antisismici proprio
perché non possiamo farci
trovare impreparati di fronte
un nuovo 6 aprile.
Sono tante piccole considerazioni dinanzi le quali le nostre istituzioni non possono
chiudere gli occhi, ma devono adoperarsi nel miglior
modo possibile affinché noi
tutti ci sentiamo veramente
parte di questa città e non
ci sfiori nemmeno per un
attimo la possibilità di abbandonarla. Non facciamo
in modo che L’Aquila diventi meta di un turismo legato unicamente alla tragica
esperienza del terremoto,
ma cerchiamo di dare un valido esempio positivo a tutti
coloro che, ci auguriamo,
non verranno mai a trovarsi
in questa situazione.
Francesca Ciotti
Il Movimento per la Vita
dell’Aquila riprende l’attività presso il container sito al
piazzale dell’Aquilone.
Il Movimento per la Vita
(MpV) opera a favore del
diritto alla vita come prima
espressione della dignità
umana, fondamento di ogni
altro diritto dell’uomo, garanzia di una corretta definizione e promozione della
libertà.
Il MpV si propone di difendere la vita di ogni essere
umano senza eccezioni, dal
concepimento e in tutto l’arco del suo sviluppo, fino alla
morte naturale; promuove,
sia a livello individuale che
di gruppi, l’affermazione di
una cultura autenticamente
aperta al riconoscimento,
all’accoglienza e alla protezione di ogni essere umano,
in qualsiasi fase del suo sviluppo ed in qualsiasi condizione esso si trovi.
Il servizio che offre il Movimento per la Vita dell’Aquila è il sostegno concreto a
tutte le donne che vengono
accolte, assistite, ascoltate
ed aiutate; informazione e
sensibilizzazione al rispetto
della vita umana.
La sede è aperta tutti i martedì dalle 9 alle 12 e i giovedì dalle 17 alle 19.
I recapiti sono i seguenti:
Movimento per la Vita L’Aquila
www.mpv.org
[email protected]
Tel: 329-2140589
10 Ricostruzione
Vola 30 ottobre 2009
Consorzio Celestiniano Per chi ha perso tutto
Per 6000 persone La lotta contro il freddo
In attesa di una risposta
Un posto in cui vivere
D
a qualche giorno
è arrivato il tanto
temuto freddo di
cui da mesi si parla
tanto e all’Aquila chi ne risente
più di tutti sono sicuramente le
circa 6000 persone che alloggiano ancora nelle tendopoli.
Da settembre la Protezione
Civile procede allo smantellamento dei campi di cui a oggi
ne sono rimasti circa 50.
Coloro che avevano un’abitazione agibile sono tornati a
casa, ad alcuni sono state assegnate le abitazioni del progetto C.a.s.e. e altri ancora
sono stati alloggiati o in case
in affitto o provvisoriamente
in albergo, in attesa che vengano consegnate loro le abitazioni assegnategli.
Con il freddo improvviso di
questi giorni e le temperature che di notte scendono sotto lo zero, si sta cercando di
velocizzare lo smantellamento dei campi e di sistemare le
persone rimaste senza casa.
Purtroppo però il problema
è trovare alloggi liberi in città e nelle sue vicinanze; infatti, gli alberghi sono pieni
e molti si vedono assegnare
sistemazioni a diversi chilometri di distanza dalla città:
Avezzano, Sulmona e addirittura in alberghi sulla costa.
Tanti si rifiutano di lasciare
le tende, anche se rimasti
senza mensa e servizi com’è
avvenuto a 40 “irriducibili”
che non hanno voluto lasciare il campo di Piazza D’Armi
e vivono lì da più di un mese.
«Non ci sono “irriducibili”,
ma solo persone che vogliono rimanere in città per diversi motivi» dicono.
E diversi sono infatti i motivi
per cui gli sfollati non vogliono lasciare le città. Tra loro ci
sono persone che all’Aquila
lavorano, c’è chi ha iscritto i
figli a scuola e chi all’università e dovrebbero affrontare ore e km di viaggio ogni
mattina e ogni sera.
Rappresentativa di questa situazione è divenuta la signora Gioconda che a 106 anni
compiuti il 2 Aprile, vive ancora in una tenda nel campo
di Acquasanta rifiutando di
essere spostata in un albergo
di Rocca di Mezzo perché, come dice la figlia, sarebbe stato
problematico per la continua
assistenza di cui ha bisogno.
Ma oltre a lei ci sono altre
migliaia di persone, ognuna
con la sua valida motivazione per non voler lasciare
la città: c’è chi denuncia di
non poter affrontare le spese
giornaliere del viaggio per
raggiungere la città, non percependo lo stipendio da me-
si; chi denuncia che non tutti
i lavoratori siano stati aiutati
in maniera equa facendo
presente la posizione degli
artisti; qualcuno dichiara di
attrezzarsi per tornare a vivere in case E; c’è chi propone ai funzionari di fare
cambio casa con quella che
gli hanno appena assegnato
e chi denuncia le pressioni
che vengono fatte affinché la
gente lasci i campi.
Intanto la Protezione Civile
invita chi ha una casa assegnata e sa quindi che nel giro di qualche settimana sarà
in un alloggio, ad accettare
di trasferirsi per qualche
tempo in albergo, anche se
lontano dall’Aquila...
La speranza è che tutti possano avere al più presto un
posto in cui vivere degno di
essere chiamato casa.
Alessandra Di Stefano
Università Gioia, dolore, rabbia, soddisfazione…
Passeggiare ancora dopo l’esame
L
unedì 19 ottobre la
Facoltà di Lettere e
Filosofia, tra le più
prestigiose dell’Ateneo aquilano, ha inaugurato il
nuovo anno accademico nella zona industriale di Bazzano,
in una struttura che ospiterà
studenti e insegnanti in attesa del trasferimento negli
edifici dell’ex Tribunale per i
minorenni, appena terminati i
lavori di adattamento.
“C’è la gioia di vedere che
la nostra Facoltà riparte e
questa gioia è aumentata dal
fatto che molto numerosi sono gli studenti che hanno riposto in noi fiducia e fedeltà
iscrivendosi o conservando
l’iscrizione”.
Così il preside Giovannino
Di Tommaso ha dato ufficialmente il via all’anno accademico: tanta soddisfazione
nelle sue parole, per essere
riusciti con ferma determinazione a non lasciarsi
sopraffare dal disastro e a
riprendere con decisione e
orgoglio le attività didattiche. Perché il terremoto del
6 aprile ha duramente ferito
la storica sede della Facoltà,
sita nel cuore della città fin
dalla sua origine, nel 1949,
distruggendo “tutto quello che in termini di struttura avevamo, e ora neppure
un’aula, neanche un ufficio è
agibile”. Con voce commossa e interrotta dalle lacrime,
Volontariato 11
Vola 30 ottobre 2009
il preside ha anche ricordato
i 3 ragazzi morti quella terribile notte, “i nostri studenti,
le cui vite non potranno far
più parte, se non in maniera
ideale, della nostra comunità, mentre speriamo che un
giorno forse potremo riavere le nostre strutture”.
Ma intanto bisogna preoccuparsi di assicurare mense, alloggi, mezzi pubblici,
offrendo un reale diritto allo
studio attraverso il massimo impegno delle istituzioni, il buon senso di quegli
aquilani che chiedono affitti
esorbitanti agli studenti, la
professionalità dei docenti,
alcuni dei quali hanno perso
casa, altri il luogo amato, altri ancora l’entusiasmo per
il proprio lavoro; e contando
poi sui tanti gesti di solidarietà, come quello di Giuseppe Caporale, giornalista di
Repubblica che ha deciso di
destinare parte dei proventi
del suo libro “L’Aquila non è
Kabul” alla Facoltà di Lettere
per finanziare borse di studio.
Sentimenti diversi, contrari e
contraddittori: gioia e dolore,
rabbia e soddisfazione. E la
nostalgia per la città, un tempo così viva e ora fantasma:
con il bar Tropical, per un
caffè tra una lezione e l’altra;
la storica libreria Colacchi;
la cappella universitaria; le
panchine assolate da cui ammirare la statua di Sallustio;
le file interminabili a Flash
Copy in attesa di fotocopiare
gli appunti; le chiacchierate
sulle scale della Chiesa dei
Gesuiti. E il desiderio, grande, di passeggiare ancora
per le vie del centro, dopo
aver superato l’ennesimo
esame di letteratura.
Alessandra Circi
I
l Consorzio Celestiniano, società cooperativa senza scopo di
lucro, dal 1995 porta
avanti un progetto di rivalorizzazione dei luoghi legati
alla figura e al messaggio di
S. Celestino V.
Col tempo l’idea iniziale ha
trovato la sua naturale evoluzione coinvolgendo anche
altri due grandi personaggi,
S. Francesco d’Assisi e Padre
Pio. Oggi i soci del Consorzio sono circa duecento tra
istituzioni ed associazioni
culturali ed ambientaliste,
enti pubblici (più di 80 comuni), studiosi, enti religiosi
ed operatori turistici. Il Consorzio, in pochi anni, è stato
capace di realizzare un unico asse di turismo culturale,
religioso ed ambientale che
interessa la dorsale appenninica da Assisi fino al Gar-
gano, impegnandosi nella
riscoperta e nella divulgazione del messaggio di pace
di S. Pietro Celestino V.
Accanto alla valorizzazione
e al recupero dei luoghi in
cui il Santo è vissuto, coinvolgendo gli operatori del settore turistico ed artigianale,
il Consorzio ha dato vita alla
Mensa di Celestino, la mensa
dei poveri dell’Aquila, inaugurata il 28 agosto 2000.
A questa struttura prima del
terremoto si rivolgevano
persone provenienti da tutto
il territorio provinciale con
diversi problemi di natura
sociale ed economica. Ogni
giorno, nei locali di Via dei
Giardini, nel centro della
città, i volontari servivano
circa 50 pasti caldi, soddisfacendo anche altre necessità
(distribuzione settimanale di
pacchi di viveri alle circa 115
famiglie censite, possibilità
di fare la doccia ogni mattina, pagamento di bollette,
reinserimento lavorativo e
sociale, fornitura di cibo e
prodotti vari per la crescita
dei neonati.
Oggi la situazione è davvero
molto difficile. “Tutto è stato
distrutto nella sede ma anche nelle relazioni. Nei nostri
locali, nonostante la mensa
non sia crollata, ho potuto
recuperare solo il crocefisso” – spiega Paolo Giorgi,
responsabile del Movimento
celestiniano – e ora bisogna
ricostruire ogni cosa, con la
consapevolezza che il numero degli assistiti, secondo una
stima del Comune dell’Aquila, si è triplicato, e la richiesta
di interventi è ormai pressante. Nella settimana successiva al grave sisma ci siamo
impegnati a rintracciare tutti
i nostri assistiti, ospitati nelle
tendopoli. Ora però, con l’arrivo dell’inverno, abbiamo
necessità di un luogo dove
poter accogliere chi non ha
più nulla e nessuno”.
Si attende una delibera del
Comune per la costruzione
di una struttura di 250 posti
in cui dare assistenza ai bisognosi, con il sostegno della
Protezione Civile e i fondi
raccolti attraverso i tanti gesti di solidarietà giunti da tutto il mondo.
A tal proposito domenica 26
ottobre presso la sala Sinopoli del Parco della Musica
a Roma si è tenuta una serata
di beneficenza per aiutare
il Consorzio Celestiniano a
riprendere la sua fondamentale attività; degli alloggi per
i volontari invece si sta occupando l’associazione Oddo.
A.C.
Protezione Civile Per informare e informarsi
Lo sportello per il cittadino
C
on il ritorno alla
normalità i cittadini
hanno sempre più
necessità di punti
di riferimento univoci e informazioni certe, ma l’insieme
delle informazioni varia con
il passare del tempo. Per questo il Dipartimento della Protezione Civile ha promosso
una rete con gli enti locali e i
servizi attivi sul territorio per
creare una “banca dati di conoscenze”. Due gli scopi: creare e diffondere informazioni
certe e facilitare il ritorno da
parte degli enti locali alla gestione dei rispettivi servizi di
informazione al cittadino. È
nato così lo “sportello per il
cittadino”, un Ufficio Relazioni con il Pubblico dove il Dipartimento della Protezione
Civile e il Dipartimento della
Funzione pubblica lavorano
fianco a fianco con Regio-
ne, la Provincia, il Comune
dell’Aquila e con gli altri Comuni coinvolti nell’emergenza “Abruzzo”.
Dove: Il nuovo servizio si trova
nella ex-palestra della scuola
della Guardia di Finanza di
Coppito, sede della Direzione di Comando e Controllo,
del Servizio nazionale della
protezione civile.
Quando: Dal Lunedì al Venerdì, ore 10.00 - 16.00
Chi: Il personale del nuovo
ufficio proviene da diversi ambienti lavorativi (Linea
Amica Abruzzo del Formez,
che è un’agenzia del Dipartimento della Funzione Pubblica; Regione Abruzzo; Provincia dell’Aquila; Comune
dell’Aquila; Dipartimento della Protezione Civile Nazionale
e via via tutte le istituzioni di
interesse dei cittadini. Al servizio di informazione collaborano anche movimenti di
partecipazione civica come
Cittadinanzattiva.
I Servizi offerti
• Informazioni su: norme e
procedure per riparazioni e
ricostruzioni di immobili; sistemazioni temporanee; buoni sconto sui libri scolastici,
Moduli ad Uso Scolastico
Provvisori, servizio scuolabus; alloggi temporanei nei
moduli abitativi provvisori;
contributo di autonoma sistemazione; contributi per le
attività produttive.
• Risposta in presenza: ci ri-
volge all’operatore, che consultando una base di dati comune tra le amministrazioni
coinvolte fornisce al cittadino
la risposta al suo quesito. La
risposta “verbale” è accompagnata da una copia stampata della risposta stessa.
• Presa in carico delle richieste più specifiche: se l’operatore non è in grado di fornire
una risposta immediata, si fa
carico di ricontattare successivamente il cittadino per telefono o e-mail.
• Monitoraggio della pratica
inviata ad altri uffici e comunicazione dell’esito al cittadino. Entro 3 giorni dalla richiesta o dalla presentazione di
documenti agli uffici, l’operatore ricontatta il cittadino via
telefono per comunicargli la
risposta o informarlo sull’andamento della pratica.
Ivana Damiani
12
Memoria
Vola 30 ottobre 2009
>
Letture Un libro solidale
Ciao Ubbà!
Preghiera in forma
di poesia
Alice nella città
È
da due numeri
del nostro giornale che, nella
sezione “Speciale: ieri, oggi, domani”,
ospitiamo le memorie,
le sensazioni, la vigoria
di “un’orfana di città”,
come ella stessa si descrive, Sonia Ciuffetelli
in “Scatto senza posa”,
brano tratto da un’opera
più grande, nata sotto il
segno “L’Aquila insieme”, logo della compartecipazione alla risalita
della nostra terra.
E l’unione, si sa, fa la forza! L’opera è un libro dal
titolo mutuato da un film
di W. Wenders “Alice nelle città. Per L’Aquila”, a
cura di Marianna De Lellis, Francesco Gianino e
Adriana Iacono, edito da
Edizioni Arkhé - L’Aquila.
Arkhé s.a.s. è un’agenzia
di grafica specializzata
nella progettazione di
packaging farmaceutico,
grafica pubblicitaria e
realizzazioni editoriali on
demand, che ha messo
questa sua ultima specializzazione a disposizione
del progetto di scrittura solidale di cui il libro
è frutto e protagonista.
L’editore, Paolo Leone, ci
racconta il perché di questa e di tante altre iniziative promosse e condivise
dalla sua società.
A 2 mesi circa dal disastroso evento sismico Edizioni Arkhé ha
pubblicato “Alice nella città. Per L’Aquila”,
un libro solidale ...
Il libro nasce dalla consapevolezza della nostra
condizione di “miracolati” e dalla volontà di
fare qualcosa per chi è
stato meno fortunato di
noi. È nostra convinzione che solo tirandosi su
le maniche e lavorando
insieme in un reciproco
e continuo rapporto di
scambio si possa resti-
tuire vitalità al tessuto
sociale ed economico.
In quest’ottica, scrittori
amici e amici di amici
grazie alla potenza di internet e dei social-network, hanno proposto di
contribuire alla realizzazione di un libro che
si sarebbe venduto per
aiutare la materia di cui
si nutre, la cultura. Infatti,
il ricavato della vendita
andrà alla biblioteca
“IsolAmica” del circolo
didattico Amiternum di
Pettino (sc. “M. Ventre”),
aperta anche ai non
iscritti.
Il libro di cosa parla?
“Alice nelle città” era un
‘iniziativa già esistente sul blog di scrittori
www.etempodiscrivere.it
che si erano “sfidati” nel
raccontare il territorio
in cui vivono. Il terremoto è stato il pretesto per
raccogliere i racconti
in una pubblicazione;
ne risulta un mosaico
di luoghi-simbolo nel
quale si inseriscono le
narrazioni degli autori
aquilani riguardo la propria città.
Insieme a questa iniziativa intellettuale,
altre ne sono partite
nell’ottica di un aiuto
al risveglio dell’orgoglio territoriale.
Considerata la nostra
attività prevalente di
progettazione grafica, il
primo progetto realizzato sono stati i volantini
usciti a fine aprile, nei
quali abbiamo raccolto
informazioni sulle attività che erano riuscite
a riaprire, anche in nuovi locali, per rimetterle
in contatto con la loro
clientela. L’entusiasmo
con cui l’iniziativa è stata
accolta sia dai commercianti sia dai cittadini, ci
ha spinto a riproporla
dopo poche settimane,
sviluppandola succes-
sivamente in “L’Aquila Uffici&Servizi”, una
cartina con le nuove localizzazioni degli uffici
pubblici. Anche questo
opuscolo è stato accolto con molto favore e
siamo in corso di ultimazione dell’edizione
aggiornata.
“L’Aquila da accarezzare... L’Aquila da risorgere...” [ “Alice nelle città. Per L’Aquila”,
pag. 102] attraverso la
ripresa delle attività
sociali ed economiche,
senza dimenticare chi
non ha ancora un tetto
sotto il quale far riposare le proprie idee e
le proprie speranze.
Come vede la sua attività nel futuro di questa città?
È mia opinione che questo terremoto, risolti i
drammi personali, rappresenti un’enorme opportunità per chi ha la
voglia ed il coraggio di
reagire. Ne sono prova le
diverse iniziative realizzate in apparente contrasto con i supposti “diktat”
istituzionali, che tuttavia
hanno visto la luce grazie
alla validità dei progetti e
alla tenacia delle persone che li hanno pensati.
Samantha Benedetti
“Alice nelle città. Per
L’Aquila” è acquistabile
in libreria (ISBN 978-8895207-20-9) e online su
www.easylibro.it. Il libro
è stato recensito da Avvenire di sabato 15 agosto 2009, è stato ospitato
a Torino dalla manifestazione “Portici di carta” il
26 e 27 settembre scorso e parteciperà nella
stessa città alla prossima
fiera del Libro.
Nessuna scossa può far crollare
i sentimenti che portiamo dentro…
l’amicizia, i ricordi del passato,
l’affetto vero!
Resteranno per sempre vivi
nel nostro cuore.
Ubbaldo, amicu mè, sci propriu tu…
Me guardi da na foto rescita
ccuscì male!
Quant’anni so passati, quaranta…
no, de cchiù,
da quannu ci assetteàmo pe lle scale
de casa mè! Eri calatu all’Aquila
a studià
da na frazzione sperza pe sti monti…
timidu e silenziusu, non te piacèa parlà,
ma co mmì stii bbonu. Fecii certi
racconti
deju paese tè… storie di sacrifici e povertà,
de perzone distinate a tené gnente…
ddu pecore e la terra da zappà!
Ma tu, poru quatranu, avii giurato d’ajutà ssa gente
co na certezza che me commovèa.
Tuttu sci mmantinutu! T’avea revistu ‘n piazza, dopu pocu
Che t’eri sistematu propriu bbonu… ma ji me lo sentéa
Che diventii quaccunu, non eri propriu tipu da parlà pe jocu!
Stemo a novembre… tempu de visità ji cari morti
che so arriati già daju Signore… nu ceru,
fiuri beji e na preghiera pe scancellà ji torti.
Pe casu, a nu paesittu, entro a nu cimiteru
acconciatu e rezzelatu mejo de
nu giardinu…
ma quissu, Ubbà, sci tu! Da na tomba me fissi e me surridi.
da n’annu te sci mortu… jelàta, me t’assetto vicinu,
che micu veru eri! Me vè da piagne, vidi?
Raccontame ssa storia finita troppo
lestu,
senza potè recojie ji frutti de na vita
spesa pe j’atri! Ubbà, vurria troà
na scusa, armenu nu pretestu
pe capì ju distinu, che mai fa vince aj’ome na partita!
Anna D’Eramo
Scarica

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