Roma cade ESCL USIV O! Milano esulta e già si spera nella “fuga” dei tedeschi È il periodo più critico della Repubblica Socia- le distanze dal giogo onnipresente dei repubblichini, ed anzi assume spesso toni critici, stigmatizzati le Italiana. Le relazioni riservate spedite a Salò, che pub- dai gerarchi fascisti. A tutti è ormai chiaro che la partita sta finendo. blichiamo in questa puntata, rivelano chiaramente, seppure in controluce, i segni di un profondo Non si può più far finta di niente. Il cerchio si malessere e il palese disagio per un disastro che stringe. Il 4 giugno gli Alleati entrano a Roma. Il 6 giuormai appare inevitabile. Milano è il centro nevralgico della Repubblica gno avviene lo sbarco alleato in Normandia. Il 16 Sociale. È l’epicentro della vita politica e militare. giugno i Tedeschi ripiegano sulla Linea Gotica. Tutto quello che arriva da fuori Milano è come L’offensiva russa si fa sempre più pressante in Finuna risonanza lontana, come un’eco attutita. Su landia, nella Russia Bianca. Il 5 luglio viene riconquesto palcoscenico, che non esclude tante altre quistata Minsk, il 16 Vilna, il 29 Leopoli e Brest-Lisanguinose realtà, dalla Toscana all’Emilia, alla tovsk. Il I° agosto: insurrezione di Varsavia. A una Liguria, al Piemonte, al Veneto, si stanno consu- a una cadono le città francesi in mano dei Tedemando gli episodi definitivi di una tragedia che schi. Il 15 agosto gli Alleati sbarcano in Provenza. travolge pubblico e privato. Attentati, rappresa- Il 20 agosto si conclude la liberazione di Firenze. Il glie, sangue, sevizie, intimidazioni, pubbliche ese- 25 agosto anche Parigi è libera. I Russi entrano a cuzioni avvengono quotidianamente in un gioco Bucarest. E il CLN Alta Italia comincia a preparamortale e crudele tra fascisti della RSI, nazisti del- re i piani di insurrezione di Milano... In questo trala Wehrmacht, da una parte, e antifascisti e “ban- gico quadro, il popolo milanese, sempre incredibilmente sobrio, misurato, controllato, subisce gli de” partigiane dall’altra. La popolazione, sempre più sconcertata, è tut- eventi, in dignitosa disperazione, ancora una volta tavia ancora capace di “episodi di pietismo” nei a testa alta, ma sempre più lucido e disincantato. Come sarà dato confronti delle vittia vedere dalla lettume (v. la relazione Roma liberata. Un soldato americano alla guida di una jeep attorniato dalla folla ra che segue, queAgosto 1944). Ma i st’altra puntata delmilanesi, vittime inle relazioni che la nocenti di una stoPrefettura di Milaria non voluta, ne no inviava a Mussopagano anche pelini, vista in questa santemente le spese: angosciante ottica arruolamenti coatti, di morte e di spearresti spesso imranza, assume l’avmotivati di figli e vincente e palpitanmariti, fame, bomte testimonianza di bardamenti, pesanti una tragica cronalimitazioni delle lica. Che i giovani bertà. Anche il Cledevono conoscere. ro milanese, dissoE gli anziani non ciandosi da antiche devono dimenticare. forme di conniventi Paolo A. Paganini benedizioni, prende III parte - (Dal 1° giugno al 31 agosto 1944) ———————————— Milano, 22 giugno 1944 XXII Riservata RELAZIONE SULL’OPINIONE PUBBLICA IN ORDINE AI PROBLEMI DEL MOMENTO, ALLA VITA DI OGNI GIORNO E AGLI AVVENIMENTI NELLA PROVINCIA DI MILANO 1-21 giugno 1944-XXII L a caduta di Roma1 non ha vivamente impressionato la popolazione né è valsa a destare gli animi al sentimento della Patria. Si è sparsa, invece, una strana euforia sull’imminente fine della guerra, per noi italiani, giacché specialmente nel ceto operaio si sono fatte discussioni anche ad alta voce sulla “fuga” dei tedeschi dall’Italia, non senza punte ironiche e propositi di vendette contro questo o quel fascista per i soliti fatti personali. L’inizio dell’invasione subito dopo non ha migliorato i sentimenti di questa popolazione che è molto scettica sulla vittoria definitiva dei tedeschi ed ha ritenuto come favorevole ai piani “alleati” l’apertura del secondo fronte. Giorno per giorno i progressi dell’invasione angloamericana sono sottolineati in discussioni e in discorsi con la solita malignità nei riguardi dell’Esercito Germanico, ormai considerato in liquidazione. Hanno reagito vivamente, sia pure indirettamente, a questo atteggiamento del popolo i giornali, presentando il fatto dell’invasione come lungamente atteso in Germania, ma evitando inutili sbandieramenti propagandistici. Anche gli avvenimenti sul fronte italiano sono stati presentati con accortezza e con obiettività da questa stampa, e a tale proposito deve essere particolarmente sottolineato l’articolo di Corrado Zoli2 pubblicato il 20 corrente, che contiene argomenti molto convincenti e suasivi. Tuttavia l’articolo è stato commentato da questa popolazione col solito scetticismo. La rapida invasione angloamericana nell’Italia centrale è motivo di lugubri profezie da parte del dilagante disfattismo. Restano assenti dalla vita pubblica, ma certamente in attesa degli angloamericani, taluni settori, come quello delle banche, sorde ormai ad ogni richiamo fatto in nome della Patria. È particolarmente indicativa la minima partecipazione da parte delle Banche di Milano alle sottoscrizioni per nuove armi all’esercito e per i profughi. Si rileva la stranezza dell’atteggiamento tenuto dalla borsa di Milano che, all’indomani della caduta di Roma, ha visto elevarsi notevolmente le quotazioni. L’impiego della nuova arma da parte della Germania3 è valsa a riaccendere nell’opinione pubblica il pietismo per la “povera popolazione” londinese soggetta alla pioggia di fuoco da parte dei “barbari” tedeschi. Si è rilevato che non si tratta di una vera e propria arma, ma solo di un mezzo di rappresaglia, nonostante che i giornali abbiano evitato accortamente di accennare alla rappresaglia. Sugli effetti dell’arma ai fini bellici si ha da parte di questa popolazione il più largo scetticismo. Tentativi di sciopero all’indomani della caduta di Roma sono stati sventati. Il cosiddetto Comitato Milanese del Partito socialista italiano aveva diffuso nelle principali fabbriche un manifestino bordato di tricolore per esaltare l’occupazione di Roma da parte delle truppe angloamericane e per invitare i “compagni” a sabotare i tedeschi e ad astenersi dal lavoro, manifestando con atti di ribellione il loro odio verso i nazifascisti. Se a Milano e in provincia non si sono avute clamorose manifestazioni di scioperi o di insurrezioni, tuttavia non bisogna fidarsi dell’apparente tranquillità. Si respira, specialmente in questi ultimi giorni, in una atmosfera di pioggia imminente e le autorità fanno buona guardia. La mancata repressione in grande stile contro i fuori-legge, dopo il 25 maggio, ha provocato la più penosa impressione fra i fascisti e ha dato adito al rifiorire delle prodezze dei banditi della montagna e della città, che sotto la maschera del falso patriottismo si sono dati a nuove ruberie e a nuovi delitti. A Lissone due fascisti sono caduti sotto il piombo di sicari e anche a Milano si sono deplorate vittime e rapine da parte dei fuori-legge. La sensazione diffusa per la mancata repressione è quella di una debolezza “colpevole” che potrà dare amarissime sorprese. Altro segno indicativo della mancata repressione è dato anche dalla ripresa delle fughe dalle rispettive caserme di soldati e soprattutto di carabinieri4, perché si era diffusa la voce, Le truppe angloamericane entrarono a Roma il 4 giugno 1944. 2 Corrado Zoli (1877-1951), storico, geografo, pubblicista, governatore dell’Eritrea nel 1928/1930, presidente della Società Geografica Italiana dal 1933 al 1944. 3 Il 12 giugno vengono lanciate le prime bombe volanti (V1) sull’Inghilterra. Sono ancora rudimentali. I successivi missili V2 potevano però raggiungere Londra in meno di cinque minuti, senza essere intercettati dalla contraerea, colpendo in tal modo di sorpresa la popolazione. Secondo la mente del dittatore tedesco avrebbero dovuto rovesciare le sorti della guerra. 4 Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, dalla Toscana aveva mandato al Duce un rapporto disastroso: “Dappertutto si è verificato lo squagliamento dei carabinieri. Anche una parte della Guardia Nazionale è stata contagiata dal loro esempio. Per non parlare dell’esercito...” 1 confermata anche in ambienti ufficiali, dell’invio forzato dei carabinieri in Francia e in Germania. Tale voce ha alimentato un senso di sfiducia nelle possibilità tanto dell’Esercito quanto delle nostre forze di polizia. Il contagio della fuga per tema della deportazione in Germania, sia come civili che come militari, si fa ogni giorno più larga. Chiunque si consideri “prelevabile” si tiene pronto a sottrarsi all’eventuale “prelevamento”. In tal senso ha fatto un effetto negativo il manifesto di chiamata alle armi del primo semestre della classe 1926 e delle classi 20 e 21 nel quale si comunicava ufficialmente che gli appartenenti alle classi ’26 e ’21 dovevano essere avviate senz’altro in Germania per lavori agricoli. A questo proposito si è fatta dell’ironia sulla frase “lavori agricoli leggeri”. Alla fuga dei soldati si è ovviato da parte del Comando Regionale della Lombardia con una intensa azione svolta da ufficiali e sottufficiali recatisi personalmente a fermare nelle abitazioni di residenza i genitori, i fratelli o i parenti più vicini ai soldati in modo da indurre i transfughi a ritornare sui loro passi. In questi giorni si sono verificate piccole azioni di sorpresa da parte di “banditi” in una caserma di Monza dove, disarmata la guardia e messi nell’impossibilità di muoversi gli ufficiali (attualmente sotto processo), si asportarono armi, coperte e materiale di casermaggio. All’Ospedale Militare di Baggio si tentò pure il prelevamento dal proprio letto di un degente e, pare, un ex ribelle. Ma il colpo non è riuscito grazie all’intervento di alcuni militi italiani e tedeschi. A Mombello i banditi hanno saccheggiato la casa di qualche autorità locale. Questi fatti sono stati poi ingranditi dalla fantasia popolare e le versioni più strane dei fatti stessi sono state oggetto dei più vari commenti. In tutta la Lombardia, ma specialmente a Milano, hanno avuto larga diffusione le leggende sorte in dipendenza delle visioni della bambina Roncalli di Ghiaie delle Bonate nel Bergamasco. La bambina, che avrebbe visto più volte la Madonna, avrebbe avuto notizie che la guerra finirebbe giovedì 13 luglio. Come se ciò non bastasse nei primi giorni di giugno si era pure diffusa la voce che un’altra persona non nota avrebbe avuto una visione di S. Antonio il quale avrebbe comunicato come data della fine della guerra il 17 u.s. Queste predizioni circolano di bocca in bocca e sono frutto del senso di attesa della fine del conflitto alla quale è rivolta l’anima popolare. Negli ambienti fascisti non è scalfita la sicurezza della vittoria definitiva della Germania e si ha fiducia nelle nuove armi che la Germania metterà in azione. Qualcuno però ritiene che vere e proprie armi segrete non ce ne siano e si fanno sempre più insistenti le voci di una soluzione del conflitto con un compromesso tra la Germania e la Russia. La settimana del profugo non ha destato un grande interesse nella popolazione: il senso di patriottismo e il senso di umanità sono più che sopiti nel cuore di tutti e i risultati degli spettacoli come delle pubbliche raccolte e delle altre manifestazioni sono stati più che modesti. La stessa iniziativa del nastrino tricolore è, si può dire, fallita perché se qualcuno ha versato il meno che poteva per il nastrino, ha curato poi di farlo scomparire subito in una tasca, come se si vergognasse di portare il segno della patria. Un’altra sgradevole impressione molto diffusa è originata dall’idea ormai invalsa che in alto qualcosa non funzioni come dovrebbe: ordini e contrordini; provvedimenti più o meno sballati, ecc. Si citano esempi ricavati da comunicati contrastanti, da varie disposizioni prese senza molta ponderazione ecc. “Radio Tevere” ha destato in principio una certa curiosità nel pubblico; ma tutti hanno capito il trucco e criticano il tono operettistico delle trasmissioni. Ha contribuito ad aumentare lo smarrimento delle anime la notificazione dell’Episcopato Lombardo che è stata letta nelle Chiese della Diocesi della Lombardia. A Milano in qualche Chiesa si sono avuti dei battibecchi e dei tafferugli subito composti. Devo dire che quasi tutto il pubblico dei fedeli si è manifestato col Clero contro coloro che erano insorti in nome della patria e del senso di carità che dovrebbe animare i sacerdoti. L’atteggiamento del Clero in questo momento è, pur velatamente, ostile alla Repubblica e al Fascismo. Le norme dell’Episcopato Lombardo sono valse per autorizzare un tale atteggiamento da parte dei molti sacerdoti che non sentono la patria. Si è reagito contro questa deplorevole tendenza con due manifesti a firma “Italia e Civiltà” dal titolo “Chiesa e Patria” e “La Responsabilità del Clero”. Quest’ultimo specialmente ha destato una viva preoccupazione negli ambienti clericali che hanno protestato per il pericolo della minacciata scissione. Capannelli di persone hanno letto e discusso il manifesto. Ragazzi dell’Azione Cattolica sono stati incaricati di deturpare il manifesto stesso. In genere lo spirito del pubblico non è buono. I sentimenti di patriottismo, di onore e di umanità restano latenti nel fondo del cuore di tutti. Il senso di solidarietà, caratteristica tradizionale del grande cuore di Milano, pare anch’esso scomparso. Ognuno pensa per sé auspicando solo la fine della guerra che, per altro, ritiene sicura a breve scadenza con una vittoria degli “alleati”. Anche il morale di molti che fino ai giorni di Cassino pareva fidu- cioso nella riscossa tende ad abbassarsi sotto l’influsso dello sconforto conseguente alla caduta di Roma e all’avanzata delle truppe anglo-americane in Italia. Persone che sino a ieri si dicevano certe, sia pure per opportunismo, della riscossa italiana, oggi cominciano a farsi più prudenti e tendono a mimetizzarsi o a prepararsi degli alibi per il giorno dell’arrivo degli “alleati”. La situazione annonaria non desta troppe preoccupazioni in questi momenti anche per effetto delle drastiche misure prese dal Capo della Provincia che ha realizzato l’iniziativa delle mense comunali, dei ristoranti tipo e ha imposto una certa disciplina agli esercenti. Tuttavia questi provvedimenti presi nell’interesse della popolazione non hanno avuto la ripercussione cordiale che era lecito attendersi. (Franco Fuscà) Milano, 7 luglio 1944 XXII RELAZIONE SULL’OPINIONE PUBBLICA IN ORDINE AI PROBLEMI DEL MOMENTO, ALLA VITA DI OGNI GIORNO E AGLI AVVENIMENTI NELLA PROVINCIA DI MILANO 20 giugno - 5 luglio 1944 XXII D al 20 giugno al 5 luglio la situazione non è migliorata. C’è nell’aria un senso di crisi alimentato probabilmente anche dalla ripresa dell’avanzata dei sovietici sul fronte orientale, dall’avanzata degli “alleati” in Italia, dal fatto che anche in Francia le truppe nemiche non perdono terreno, anzi, sia pure faticosamente, si consolidano. Ma, a parte queste considerazioni di carattere esterno che inducono gli attendisti e gli antifascisti a scioccamente sperare nella disfatta dei tedeschi e la fine della guerra e del fascismo, altri motivi di carattere interno contribuiscono al suaccennato senso di scoramento. L’articolo di Pettinato e gli altri seguitisi sui giornali di punta, come il commento politico fatto alla radio domenica 2 luglio sono stati oggetto di vive discussioni nei più disparati ambienti. Nel cosiddetto ambiente intellettuale sono stati interpretati come inviti a una più decisa azione governativa e molti di coloro che lavorano e che operano per lo Stato Repubblicano hanno in questo senso ben accolto gli scritti, pur rilevando la inopportunità di certe affermazioni che prestano facilmente il fianco ad essere sfruttate dalla propaganda nemica. Negli ambienti operai e piccolo borghesi, l’articolo di Pettinato e gli altri sono stati invece intesi come una critica spietata, ma giusta, alla cosiddetta debolezza e deficienza del Governo di fronte alla situazione. Devo aggiungere che in tali ambienti – tendenzialmente antifascisti o afascisti – questi articoli sono stati accolti con un certo senso di compiacimento. “Anche Pettinato – si diceva – riconosce le malefatte dei tedeschi e l’insipienza del Governo e non può negare, insomma, che ci sia del marcio”. L’articolo pubblicato Un ipocrita manifesto per mitigare la tragica situazione delle deportazioni in Germania sulla “Sera” dal titolo “Coraggio e demagogia”, successivamente a quelli di Pettinato e di De Agazio, ha pure destato una certa impressione. Il richiamo al conformismo è stato in certi ambienti interpretato come un ritorno ai vecchi sistemi e taluno ha fatto dell’ironia circa la funzione che è esercitata dalla stampa. Gli articoli di Farinacci5 in risposta a Pettina5 Roberto Farinacci (Isernia 1892 - Vimercate 1945), interventista, tra i fondatori dei Fasci di combattimento, guidò lo squadrismo fascista nel cremonese. Deputato dal 1921, fu segretario del Partito nazionale fascista dal 1925 al 1926. Alla caduta del regime, nel 1943, appoggiò Mussolini e si schierò per l’alleanza con i tedeschi. to e quelli contro il Ministro della giustizia Pisenti hanno confermato la penosa impressione nei riguardi dell’indebolimento del Governo. Ancora una volta si è detto che “Farinacci può fare il comodo suo” e si è rilevato che con tali articoli egli preparerebbe la sua scalata a un posto di primo piano nella compagine governativa. Gli articoli “Storia di un anno” vengono letti attentamente da ogni categoria di lettori e gli apprezzamenti, naturalmente, sono vari. In genere però gli articoli sono considerati molto interessanti e valgono sicuramente a far cessare molte false interpretazioni, anche per lo stile documentario degli articoli stessi. L’articolo sulla cattura del Duce6 e quello contenente la lettera di Ciano a Badoglio sono stati più degli altri oggetto di discussioni. Taluno ha sottolineato la generosa ingenuità del Duce che era lungi dal pensare di poter essere arrestato dal Re, e per l’altro articolo è stato notato che la lettera di Ciano a Badoglio a proposito di illeciti arricchimenti è una memoria piuttosto infelice tanto della memoria del Padre, quanto del patrimonio denunciato. Negli ambienti del Consolato la pubblicazione di questi articoli ha destato un certo nervosismo. Essi sono stati giudicati per lo meno intempestivi e, pertanto, poco opportuni. Corrono sempre più insistenti le voci di uno scioglimento del Partito e della formazione di un Governo di concentrazione dittatoriale. Si parla di un triumvirato Mussolini-Graziani-Pavolini, oppure di Mussolini Capo dello Stato e Farinacci Capo del Governo; della costituzione militare del partito e infine si fanno sempre più insistenti le voci di un discorso del Duce per il 25 luglio. Corrono pure voci di preparativi di Ministri per mandare all’estero le proprie famiglie. Si tratta, naturalmente, delle solite vociferazioni frenetiche propalate ad arte dai nemici interni e dalla propaganda nemica. Infine corrono pure voci circa l’assunzione di tutti i poteri governativi da parte dei Comandi germanici. A Milano si fa sempre più pesante l’ingerenza dei tedeschi nelle questioni interne della città e della provincia. Il Capo della Provincia Parini non ha mancato di mettere i puntini sull’i, e ciò ha causato un certo malumore da parte delle autorità germaniche. Il malumore è continuato anche per il fatto che il Capo della Provincia ha dovuto procedere a una revisione delle cosiddette spese di guerra in base ai protocolli e ha dovuto rifiutare di assumersi o far assumere ai Comuni della Provincia il carico di spese non giustificate dai protocolli stessi. Negli ambienti del Consolato e del Comando militare si lamenta la resistenza passiva degli uffici della provincia e del Comune, ritengo in relazione ai fatti suaccennati. L’ingerenza dei tedeschi ha dato adito anche a sciocche vociferazioni fra le quali è quella di un calmiere per la frutta e la verdura che dovrebbe essere stabilito dai Comandanti germanici. I rastrellamenti di giovani compiuti all’Arena e in altri luoghi hanno destato la più penosa impressione nei vari ambienti cittadini. Tali rastrellamenti sono stati compiuti d’iniziativa dei Comandi germanici ed effettuati senza peraltro avvertire il Capo della Provincia. Vi hanno partecipato 36 guardie repubblicane. Queste azioni hanno determinato un certo panico anche in coloro che hanno le carte in regola. L’attività dei “ribelli” desta seria preoccupazione anche per la provincia di Milano. Sono frequenti le “imprese” da essi compiute fino alle porte della città. Tuttavia la vita di Milano è abbastanza tranquilla. La tranquillità è stata turbata il 24 giugno da un attentato compiuto a Greco, con lo scoppio di bombe ad orologeria fortunatamente senza vittime, e da assassini isolati di fascisti e di modesti cittadini. È sempre più morbosa l’attesa da parte dei numerosi elementi antipatriottici dell’arrivo degli inglesi. Qualcheduno fa addirittura i calcoli per fissare il tempo del loro probabile arrivo a Milano e già si fanno programmi piuttosto vendicativi contro i fascisti repubblicani. Si segnala l’aumento impressionante di lettere anonime contenenti minacce ai fascisti e ad ufficiali dell’Esercito. Talune di queste lettere, certo con l’intento di far più colpo, sono firmate col nome del famigerato Moscatelli, oppure col nome della non meno famigerata “Brigata Garibaldi”. Per quanto riguarda l’attività dei ribelli si vocifera che il Generale Bergonzoli (“Barba elettrica”) sarebbe al comando di quelli che agiscono nel Varesotto. Come è noto, Bergonzoli venne fatto prigioniero nel ’40 dagli inglesi. Si constata un’accresciuta circolazione di assegni circolari e nello stesso tempo si rileva l’aumentata diffidenza da parte degli esercizi pubblici in genere nell’accettazione di detti assegni. Di questo si sono occupate anche le cronache dei giornali. Sono avvenuti in questi ultimi tempi numerosi arresti, specialmente da parte dell’Ufficio Politico d’Investigazione, della G.N.R., della “Muti” e anche delle SS germaniche, di persone che hanno partecipato a complotti o hanno esercitato attività sovversiva. In relazione a tali arresti si è pure proceduto a numerosi fermi di elementi sospetti anche nelle categorie intellettuali e medie, specialmente 6 Il 25 luglio 1943, dopo il voto del Gran Consiglio, il re aveva fatto arrestare Mussolini, nominando Pietro Badoglio capo del Governo. tonoma Muti7 e la Federazione dei Fasci Repubblicani, nonché contrasti e malumori fra la Muti e la Guardia Nazionale Repubblicana. La Polizia ordinaria nutre verso tutte queste polizie speciali sentimenti di diffidenza alimentati non soltanto dalla gelosia di mestiere, ma anche da considerazioni circa la competenza e la legalità delle azioni svolte dai su menzionati organi di polizia politica. Si sente vivo fra gli elementi fascisti repubblicani di Milano il desiderio dell’azione contro l’ambiente sordo e sempre più grigio che da un mese a questa parte si sta formando. (Franco Fuscà) Un ufficiale bastona un prigioniero alla “Muti” studenti, professori, commercianti, ecc. Questo ha causato una certa apprensione e ha dato luogo a vociferazioni varie. Infine si segnalano contrasti fra la Legione au- Milano, 3 agosto 1944 XXII RELAZIONE SULL’OPINIONE PUBBLICA IN ORDINE AI PROBLEMI DEL MOMENTO, ALLA VITA DI OGNI GIORNO E AGLI AVVENIMENTI NELLA PROVINCIA DI MILANO 6-31 luglio 1944-XXII S i può registrare nel mese testè decorso una certa ripresa nei vari strati della popolazione: ripresa dovuta alla sensazione di un maggior rafforzamento dei poteri dello Stato, dalla regolarizzazione dei Corpi Armati e dell’annuncio e poi dell’arrivo delle Divisioni addestrate in Germania e destinate al fronte di combattimento. La prosecuzione della pubblicazione degli articoli “Storia di un anno” sul “Corriere della Sera”, ha provocato un crescente interesse da parte dei lettori. Questi articoli, di cui era stato individuato facilmente l’Autore, sono stati largamente commentati in ogni ambiente e, quasi dovunque, con un senso di simpatia nei riguardi del Duce. Si è notata in alcuni una certa ingenuità “colpevole” del Duce stesso, soprattutto nei confronti degli uomini che lo hanno tradito, e in altri il desiderio di coprire, forse per la persistente generosità dell’Autore, manchevolezze e colpe di uomini che hanno pagato con la morte il loro tradimento. Dal 12 luglio c’è stata, come è noto, una notevole ripresa di allarmi, diurni e notturni, da un minimo di due a un massimo finora raggiunto di dodici. Poiché i bombardamenti che sono stati effettuati nella periferia di Milano non hanno colpito 7 La malfamata Legione Muti di Franco Colombo, costituita ufficialmente nel marzo 1944, era una vera e propria banda del terrore. La sede di via Rovello (proprio dove nel dopoguerra Grassi e Strehler daranno vita al Piccolo Teatro) era diventato un luogo di torture, di massacri e di sevizie. che obbiettivi d’interesse bellico, si è radicata in larghi strati della popolazione la convinzione che Milano sarà risparmiata da bombardamenti terroristici e taluno intesse elogi alla correttezza angloamericana che eviterebbe il bombardamento per rispetto... ai lavoratori, cui si attribuiscono tendenze e idee antitedesche e antifasciste. Sono corse le più strane voci circa il bombardamento di Dalmine. La versione presentata ufficialmente della interruzione dei fili di segnalazione telefonica da parte dei “ribelli” ha trovato scarso credito. Specialmente negli ambienti operai, imbottiti di propaganda sovversiva, si è propalata l’altra versione secondo cui i tedeschi avrebbero ordinato ai lavoratori di Dalmine di continuare il loro lavoro anche sotto il bombardamento. La cifra ufficiale dei morti è giudicata irrisoria; secondo i “bene informati” i morti ascenderebbero a un migliaio. L’altra versione secondo cui il bombardamento di Dalmine sarebbe da attribuirsi a errate informazioni da Milano circa la rotta degli apparecchi nemici – versione, purtroppo, riportata dal settimanale “Avanguardia” – è venuta a confermare in detti ambienti operai la non veridicità di quella ufficiale. Azioni di banditi e di ribelli hanno trovato nella provincia l’immediata repressione da parte delle forze armate, della polizia, della Legione “Muti”, della Brigata Nera “Aldo Resega”. Tuttavia i fucilati di Greco e di Lissone sono stati largamente compianti da quelle popolazioni e dal popolo milanese che ha giudicato inumana la fucilazione di ostaggi non precisamente responsabili delle stragi e delle uccisioni da altri commessi. La costituzione della “Brigata Nera” è stata favorevolmente accolta anche dai non fascisti. Si è però notato nei commenti un certo disagio per il moltiplicarsi di organismi con funzioni di polizia, incontrollati e non sempre controllabili, e talora capaci di abusi e di soprusi. Tra l’altro si devono lamentare, da parte degli estremisti che vanno sotto il nome di “Squadre della vendetta” e di “Fascisti indipendenti”, taluni incresciosi episodi tali da gettare il discredito sulla militarizzazione del Partito. Il 25 luglio frotte di ragazzi strappavano le cravatte a fondo più o meno rosso e le borsette dello stesso colore alle signore e signorine nelle pubbliche vie di Milano. Sono stati presi d’assalto taluni locali pubblici per ragioni imprecisate. Infine nella stessa giornata elementi armati si sono recati nelle direzioni di alcuni stabilimenti (Montecatini, Gomma, ecc.) in Milano e Provincia e di alcuni Istituti e, dopo aver tacciato impiegati e dirigenti di attendisti e traditori della Patria, li hanno percossi e minacciati di morte “prima che giungano gli inglesi”. Hanno lasciato per talune personalità industriali cartelli minatori scritti vistosamente in rosso. Il 23 scorso, domenica, è stata effettuata una bellissima sfilata dalla G.N.R. Nonostante qualche incidente di scarso rilievo e gli allarmi frequenti nella giornata, la manifestazione è pienamente riuscita ed è certamente giovata a svegliare un poco l’ambiente. Anche il 25 luglio la sfilata della Brigata Nera “Aldo Resega”, perfettamente inquadrata, ha suscitato il consenso della popolazione che ha applaudito numerosa lungo il percorso. Dal 27 luglio, ad opera della Guardia Nazionale Repubblicana e della Polizia, del Servizio della Polizia tedesca e della Legione “Muti”, si è proceduto ad una sistematica azione di controllo di elementi nei treni vicinali (Milano-Nord, Ferrovie Varesine, Monza, ecc.), nei tranvai, nei campi sportivi e nei ristoranti, per il rastrellamento di elementi antisociali, di disertori, di renitenti, di sospetti, ecc. Tali azioni hanno dato buoni frutti. Tuttavia deve deplorarsi, proprio in questi giorni, una recrudescenza di assassinii “politici” in cui hanno perduto la vita fascisti e ufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana, dell’Esercito, donne e bambini. Di tali notizie solo qualcuna è stata data dai giornali giacché la polizia sta operando attive indagini per l’individuazione degli assassini. Il Capo della Provincia ha fatto pubblicare sui giornali un monito germanico per i rastrellamenti e altro monito sulla necessità da parte degli automobilisti di fermarsi alle barriere alle intimazioni dell’«alt». La notizia dell’attentato a Hitler8 ha provoca- to vivo interesse in tutti gli ambienti. I commenti sono vari: le voci della propaganda nemica non hanno però trovato un largo credito. Non è notata alcuna simpatia nei riguardi del Führer e di questo si sono accorti anche i germanici, la cui diffidenza è in questi ultimi giorni alquanto pronunciata. La guerra sui fronti è oggetto di viva preoccupazione: l’avanzata anglo-americana in Italia, le offensive in Russia e la penetrazione “alleata” in Normandia sono avvenimenti che danno un sensibile imbarazzo a parecchia gente pur se non ha manifestato sentimenti di tenerezza nei confronti dello Stato Nazionale Repubblicano. In fondo si fa sempre più netta la sensazione che bene o male gli italiani di tutti i partiti e di tutte le tendenze hanno potuto vivere, se non ben vivere, nella parte d’Italia “protetta” dall’Esercito germanico. La coscienza di ciò dà anche agli ambienti industriali, in origine filo-inglesi ma già adattatisi all’elemento germanico, qualche fosca preoccupazione per l’avvenire. È da segnalarsi l’attività del Clero e dell’ambiente cattolico ufficiale: apparentemente riservato e prudente, ma in sostanza tendente alla separazione sempre più decisa e precisa di “responsabilità”, sia pure spirituale e di semplice contatto di convivenza con le autorità dello Stato Repubblicano. Manca da parte del Clero – soprattutto dell’Autorità Ecclesiastica – ogni volontà di collaborazione anche in nome della Patria; ma è viva la preoccupazione dei problemi sociali la cui trattazione occupa spesso le colonne del quotidiano ufficiale e dei periodici, giacché tali problemi costituiscono il fondamento della cosìddetta “democrazia cristiana”, il partito che ha trovato già numerosi aderenti nell’Italia invasa e che è strumento di rivendicazioni, non soltanto teoriche, da parte dei responsabili del Vaticano. Il viaggio del Duce e i discorsi alle divisioni addestrate e pronte per il combattimento hanno destato il più largo interesse. Si è notato però il tono piuttosto generico dei discorsi stessi, la mancanza di ogni cenno all’unità della Patria, l’unità che secondo alcuni dovrebbe operarsi ancora con la conciliazione degli animi e con l’invito alla concordia per il bene comune. Si tratta di impressioni evidentemente errate e dovute a una posizione preconcetta, giacché un invito alla conciliazione degli animi non poteva trovare posto nei discorsi destinati ai combattenti, ai difensori dell’onore italiano 8 Il colonnello Klaus von Stauffenberg, ufficiale di carriera, nato nel 1907, fallì clamorosamente un attentato contro Hitler. Il 20 luglio 1944, introdusse nel quartier generale di Hitler una bomba con detonatore a scoppio ritardato. L’esplosione avvenne a due metri dal führer, che rimase incolume. sui fronti di battaglia, né poteva essere ammissibile dopo i reiterati inviti alla pacificazione e alla conciliazione fatti dal Duce fino al 25 maggio. Anzi la mancanza di una congrua azione di rappresaglia o repressione dopo il 25 maggio è stata tra i motivi principali di una “crisi” denunciata dai giornali e dall’opinione pubblica e ancora non del tutto stroncata. Si può dire che i discorsi del Duce e l’annuncio dell’arrivo delle Divisioni hanno validamente contribuito alla suaccennata ripresa confermata del resto dall’accoglienza vibrante e del tutto spontanea dal popolo lombardo ai Reparti delle Divisioni destinate alla zona d’impiego. Il passaggio di tali Reparti dalla Stazione di Milano ha dato luogo a sentite manifestazioni da parte della folla che si trovava alla Stazione Centrale, rimasta addirittura ammirata dal magnifico comportamento dei soldati il cui spirito è pervaso del più ardente entusiasmo. Sono corse insistenti voci di sbarchi in Liguria, smentite poi dall’evidenza dei fatti. L’attività clandestina dei partiti anti-fascisti e del sovversivismo è in questi giorni più intensa. Non si hanno a deplorare però, se non in minima parte, azioni di sabotaggio e atti terroristici. Hanno invece una larga diffusione i giornali e gli scritti clandestini e pervengono agli iscritti al Partito minacce più o meno generiche di morte, talvolta anche a mezzo telefono. Dalla Polizia Repubblicana è stata intrapresa una vasta azione moralizzatrice. Sono state effettuate, pertanto, retate in alcuni alberghi, per esempio al Continentale, dove alcuni ospiti che non tenevano un contegno consono al momento attuale sono stati invitati ad allontanarsi. Sono diffuse ad arte voci di arresti sensazionali anche nell’ambiente fascista e si è fatta strada in certi ambienti un certo “vittimismo” ispirato certamente da taluni allontanati di autorità da posti di responsabilità e di comando. Si lamenta infine, anche da parte di elementi in buona fede, un ritorno ad abitudini e a metodi ante 25 luglio, specie in taluni settori: lettere di raccomandazione, ordini perentori non giustificati, ingerenze non consentite, retorica demagogica ecc. Infine, la situazione alimentare non presenta grave imbarazzo. La popolazione ha lamentato la mancata distribuzione di alcuni generi per esempio la marmellata, dovuta soprattutto alla difficoltà di trasporto. (Franco Fuscà) RELAZIONE SULL’OPINIONE PUBBLICA IN ORDINE AI PROBLEMI DEL MOMENTO, ALLA VITA DI OGNI GIORNO E AGLI AVVENIMENTI DELLA PROVINCIA DI MILANO Agosto 1944-XXII L a “ripresa”, registrata nello scorso mese nei vari strati della popolazione, ha ceduto alla generale sensazione di una sconfitta germanica che si presume sicura, per l’avanzata, creduta irresistibile, degli anglo-americani in Francia. Ha molto agito a questo proposito la propaganda nemica che, con varie emissioni radio, ha cercato di scalzare anche la fiducia nelle nostre divisioni. Sono aumentati in questo mese i delitti contro singoli (fascisti, ufficiali della G.N.R. e dell’Esercito Repubblicano, militari tedeschi e civili) taluni compiuti in maniera efferata (come il caso dell’industriale milanese ucciso nel proprio letto, del farmacista di via Anfossi ammazzato al suo banco ecc.). L’uccisione di due dipendenti di “Repubblica Fascista” ad opera dei banditi, sull’autostrada per Torino, ha destato viva impressione. I funerali sono riusciti imponenti anche per concorso di pubblico. Si sono dovuti pure registrare due eccidi nefan- 10 agosto 1944: i fucilati di Piazzale Loreto di a mezzo di bombe ad orologeria, uno compiuto in Viale Abruzzi, l’altro nel posto di ristoro della stazione. Il primo è stato seguito dalla fucilazione di quindici elementi del G.A.P. in piazzale Loreto9. Questa pubblica fucilazione ha avuto un effetto assulutamente deprimente per la popolazione ed ha avuto ripercussioni notevoli anche nel campo ope9 Il 10 agosto 1944, in seguito a un attentato contro un camion con rimorchio della Wehrmacht, quindici antifascisti, prelevati dal carcere di San Vittore, vennero per rappresaglia ferocemente uccisi dai nazifascisti, e lasciati per un giorno intero in piazzale Loreto a titolo di intimidazione. raio. Si sono registrate astensioni dalle fabbriche di lavoratori, aumentata diffusione della stampa clandestina, ecc. Si sono avute anche episodi di pietismo: si sono trovati fiori in piazza Loreto in memoria dei “martiri” fucilati e sono corse nel pubblico le più strane dicerie in proposito, facendo di questi elementi dei “puri” e degli innocenti dediti alle più tranquille occupazioni e arrestati arbitrariamente sulla strada o addirittura sul tram. Ha causato del disagio nella popolazione anche l’anticipo punitivo del coprifuoco dalle 23 alle 22, in periodo ancora estivo. Dopo l’eccidio nel piazzale interno della stazione avrebbero dovuto essere fucilati altri venti ostaggi e in tal senso era stato dato dal Comando germanico un comunicato alla stampa. Per intercessione del Duce l’esecuzione è stata sospesa e non ha avuto corso. Si è pure stabilito che in caso di eccidî il giudizio per eventuali fucilazioni dovrebbe essere deferito al Tribunale militare, in base a regolare processo. Per quanto riguarda la mancata fucilazione degli ostaggi si è notata una certa attività da parte della Curia Arcivescovile. Da quegli ambienti è stata pure diffusa la voce che il Cardinale avesse validamente agito per evitare un nuovo massacro. In questo mese si è constatata una certa reazione da parte delle forze fasciste contro i fuori-legge; squadre della “Brigata Nera” hanno, in scontri con fuori-legge, eliminati alcuni banditi e proceduto a importanti arresti. Negli ambienti della “Brigata Nera” è sempre viva la fiducia nelle forze dell’Asse e, in ogni modo, è ferma la volontà di non mollare comunque vadano gli eventi. È trapelata la notizia dell’arresto, ad opera di speciali organi della Polizia politica, di alcuni Commissari della Questura di Milano e della fuga di uno di costoro, il Mendia, già Commissario dirigente della Squadra mobile. Si è detto maliziosamente che tali Commissari facevano parte del P.F.R. e che avevano approfittato della loro posizione di privilegio per commettere vari soprusi anche in materia amministrativa. La notizia è giunta attraverso Ponte Chiasso nella stampa svizzera e alcuni giornali dedicavano articoli sarcastici all’episodio, tra cui la “Libera Stampa” di Lugano nel n. 190 del 19 agosto sotto il titolo “Quis custodierit custodes?”. L’internamento dei carabinieri, deciso dal Comando tedesco in seguito ai fatti di Aosta e di Ivrea, ha avuto ripercussioni in senso antitedesco. Causa di disparate voci sono stati pure alcuni movimenti effettuati in seno alla Polizia repubblicana di Milano e in seno al Comando regionale della Lombardia. Il 1° di agosto si è diffusa la voce del passag- gio del Duce a Milano (di fatti si è recato a Monza per salutare i reparti della contraerea in partenza per l’addestramento) e per qualche giorno è stato vivo l’interessamento da parte di larghi strati della popolazione. Ha fatto un’ottima impressione il discorso di Padre Eusebio10 in Galleria, tenuto il 5 agosto scorso. La inaugurazione di lapidi su edifici e monumenti rovinati dalle incursioni nemiche non ha destato alcun interesse; la cerimonia è stata molto fredda per la mancanza di concorso della popolazione. Talune iscrizioni sono state criticate dai giornali perché troppo letterarie e propagandisticamente non troppo efficaci. Il ferimento del Ministro Pavolini e l’attività della “Brigata nera mobile” in Piemonte è stato oggetto di commenti particolarmente benevoli. Non così la pubblicazione di una fotografia sul “Corriere della sera” di Pavolini: è sembrato un esibizionismo inutile ed è stato criticato il Direttore del giornale che ne avrebbe consentita la pubblicazione per pretesa piaggeria. Notevole interessamento ha su- Alessandro Pavolini, già Ministro Cultura popolare dal 1939 al scitato la pubbli- della 1943, e segretario del partito fascicazione “25 Lu- sta repubblicano glio” a cura del Sindacato dei giornalisti e un autentico successo editoriale ha avuto l’opuscolo pubblicato a cura del “Corriere della sera” con la «Storia di un anno» di Benito Mussolini, sotto il titolo “Il tempo del bastone e della carota”. Gli articoli di Pezzato sul ribellismo sono stati seguiti con un vivo interesse dal pubblico di tutti i ceti e hanno contribuito a modificare talune figurazioni romantiche dei fuori-legge. L’improvvisa notizia del cambio della guardia in Prefettura tra il dr. Piero Parini e il dr. Mario Bassi è stata origine di varie voci e di una certa scontentezza da parte della popolazione milanese la quale ha notato che il dr. Parini si è reso benemerito per varie iniziative intraprese a favore del popolo e Il francescano Padre Eusebio, al secolo Sigfrido Zappaterreni, era capo Cappellano militare delle Brigate Nere. 10 soprattutto per l’istituzione delle mense e per l’azione moralizzatrice compiuta nel settore alimentare. Tale mutamento è attribuito dalla popolazione a difficoltà sorte fra Parini e i Germanici che “avrebbero voluto imporre la loro volontà su quella del Capo della Provincia”. Taluno mette in rapporto le dimissioni di Parini con la fucilazione di quindici ostaggi in piazzale Loreto. Tali voci sono state raccolte da vari giornali svizzeri e soprattutto dalla “Neue Zuercher Zeitung” del 20/21 agosto, la quale ha notato che le dimissioni di Parini da Capo della provincia sono state date in una forma non comune ed ha insinuato che tali dimissioni siano state date per protesta contro il massacro degli ostaggi: “l’attaccamento di Parini a Milano – nota il giornale – e la sua profonda conoscenza della situazione della provincia cui era preposto l’avevano messo in grado di dominare le situazioni politiche più pericolose. Personalità politiche italiane, che io conosco personalmente, sono del parere che Parini abbia presentato le sue dimissioni per togliersi ogni responsabilità dell’avvenuta fucilazione degli ostaggi”. Si è anche diffusa la voce che le dimissioni di Parini debbano essere messe in rapporto col dissidio sorto col VicePodestà Bracco, il quale avrebbe denunciato superiormente quel Capo di Provincia per pretesi favoreggiamenti fatti nell’organizzazione delle mense. Si è pure detto che le S.S. avrebbero fatto un’inchiesta. Il Vice Podestà Bracco, che è stato dimesso dalla carica, avrebbe propalato voci in tal senso. Il nuovo Capo della Provincia è parso troppo giovane e inesperto alla popolazione milanese. Ma i suoi primi provvedimenti, specie in materia alimentare, per la quale gli si riconosce una specifica competenza, hanno destato un certo interesse nella popolazione. In seguito allo sbarco nemico nella Francia meridionale, all’avanzata angloamericana, specie su questo fronte, si è diffuso il convincimento che la partita sia ormai virtualmente liquidata. Si fa sempre più vivo lo scettimismo per le nuove armi. A tale proposito si diffondono barzellette nel popolo, che ritiene inesistenti, o almeno inefficaci, le armi nuove. L’operato del Governo repubblicano, tanto nel campo politico quanto in quello militare, viene considerato dal punto di vista più benevolo almeno come uno sforzo inutile. A dire il vero gli angloamericani non sono attesi con molto entusiasmo; specie tra l’umile gente del popolo si rivela una tristezza talora profonda per le sorti della Patria e per la sciagurata condizione in cui l’Italia vinta e il suo popolo tradito verrebbero a trovarsi. Hanno fatto una certa impressione le notizie circa l’inflazione monetaria sempre più grave nell’Italia invasa. Queste notizie hanno preoccupato taluni ambienti assai più delle altre circa la situazione alimentare. Si rileva in certe zone un senso di disordine e di rilassatezza, alimentato talvolta dalla persistente cattiva volontà di funzionari, di addetti a servizi pubblici, di impiegati in genere che si sentono estranei alla vita dello Stato e manifestano la loro diffidenza verso il Governo della Repubblica sociale in correlazione agli avvenimenti bellici e con l’evidente preoccupazione di impegnarsi il meno possibile per l’avvenire. Non solo da parte dei fuori-legge, ma anche da parte di certi settori del ribellismo annidato nelle case della città si covano sogni di ribellioni, di rivolte da farsi al “tempo opportuno” e si manifestano speranze di poter giungere da un momento all’altro a un regime di violenza e di disordini che permetta loro il facile prepotere. I cosiddetti moderati (democratici, liberali, monarchici, ecc.), già ambiziosi, ma stanchi e superati, si dimostrano inferiori agli altri per forza morale e devono presumersi facili succubi dei comunistoidi, dei socialistoidi e degli anarcoidi, più dinamici e più violenti. Viva impressione ha destato il discorso del Cardinale sia al momento in cui è stato pronunciato, sia quando è apparso integralmente sul quotidiano cattolico “L’Italia”. Tale discorso è stato cagione di una certa ripresa del movimento democristiano e di una maggior propaganda fatta sia dai pulpiti nelle Parrocchie, sia a mezzo di volantini, in cui si condanna la nuova eresia dei repubblicani nemici del Papa. Si sottolinea l’eternità della sovranità della Chiesa. Taluni di questi manifesti sono apparsi con la falsa indicazione di “Autorizzato dalla Regia Prefettura di Milano”. Il morale dei soldati di stanza a Milano non manca di risentire della situazione descritta. Anche fra gli ufficiali si nota una certa mancanza di vigore e di calore che va sempre più espandendosi dai vecchi ai giovani, dai “carrieristi” ai volontari. I migliori tra i giovani sentono l’aria della città “irrespirabile” e aspirano a ritornare alla vita di reparto. La situazione annonaria si può dire stazionaria: è mancata per qualche giorno la frutta che, però, ora è tornata a prezzi maggiorati. Attualmente tale mancanza non è più da rilevarsi. (Franco Fuscà) (continua) © 2005 by «Rivista degli Stenografi» - Fondazione Francesco e Zaira Giulietti, Firenze - Tutti i diritti sono riservati: nessuna parte della serie di articoli pubblicati può essere riportata sotto alcuna forma, sia elettronica che meccanica, compresa la fotocopiatura e la registrazione su qualsiasi tipo di supporto concellabile o permanente, senza la preventiva autorizzazione della Direzione della Rivista.