POSTE ITALIANE S.p.A. Tassa pagata Pubblicità diretta non indirizzata DRT/DCB/VI/185/03/SC del. 19/11/2003 Azienda Nuovo modello per le cure primarie Ospedale L’Ulss segue il paziente anche a casa Territorio Nel labirinto dei conflitti familiari Prevenzione Che ti passa per la testa? Alle famiglie Visita al centro socio sanitario di Brendola n.3 anno 2006 Verso un modello per le cure primarie a Brendola un modello sperimentale Atrio Centro Socio Sanitario di Brendola: partendo da sinistra, Direttore Generale Daniela Carraro, al centro l’Assessore alle Politiche Sanitarie Flavio Tosi, sulla destra il Sindaco di Brendola Mario Dal Monte. Per gentile concessione di Nicola Rezzara Ulss 5 Notizie periodico d’informazione dell’Azienda Ulss 5 Ovest Vicentino numero 3 anno 2006 DIRETTORE Daniela Carraro DIRETTORE RESPONSABILE Elisabetta Carlotti REDAZIONE Daniela Carraro, Delia Pinton, Carmine Molinini, Elena Sandri Azienda Ulss 5 via Trento, 4 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 479580 www.ulss5.it e-mail: [email protected] D isponibilità al cambiamento, volontà di migliorare, necessità di ottimizzare le risorse, maturazione culturale, attenzione ai bisogni delle persone, sperimentazione sul campo, sinergie tra amministrazioni ed operatori, convinzione che la “res pubblica” sia prioritaria e collaborazione tra direzione, ospedale e territorio si sono tradotte a Brendola in un modello sperimentale innovativo di cure primarie, nel solco delle nuove prospettive regionali e nazionali che prevedono una reale integrazione sociosanitaria. Si è cercato di creare un prototipo che riassuma funzioni, compiti, responsabilità e competenze: in una unica struttura sono stati realizzati tutti i servizi di base per una comunità, grazie alla sinergia tra l’Ulss 5, l’Amministrazione Comunale e la Cooperativa Sociale 81 Assistenza. All’interno della struttura vengono oggi eseguiti tre volte alla settimana i prelievi ematochimici, con accesso diretto o previa prenotazione, e la successiva stampa dei referti in loco. Ulteriore elemento caratterizzante è l’integrazione dei medici con l’assistente sociale che, operando all’interno della struttura, svolge i compiti tipici del settore per 2 conto e su indicazioni dell’Amministrazione Comunale di Brendola. Il collaboratore di studio inoltre, sempre per via telematica, gestisce in loco le prenotazioni delle visite specialistiche, consegna i referti, collabora con l’assistente sociale, fornisce informazioni utili, dispone di tutta la modulistica sociosanitaria. Si sta poi concretizzando la possibilità di eseguire le visite specialistiche presso la struttura stessa concorrendo al governo della domanda e alla gestione clinica globale del paziente. Molti gli elementi che concorrono a garantire efficacia, efficienza e costi contenuti: dalla rete telematica dell’Ulss 5 al trasporto del materiale prelevato ad opera della Sogit, gruppo di volontari che gestisce alcune ambulanze, dall’apertura cinque giorni alla settimana dalle 8.00 alle 19.00, all’impegno di tutto il personale: è il gruppo che risponde ai bisogni. La carta dei servizi sociosanitari offerti è la testimonianza del lavoro svolto e delle modalità operative che garantiscono un punto di riferimento quotidiano e costante al cittadino. Elvio Gremes Giuseppe Visonà RACCOLTA PUBBLICITARIA Meneghini&Associati Srl viale Trento, 56 36100 Vicenza GRAFICA Raffaello Galiotto STAMPA Tipografia Rumor via dell’Economia, 117 36100 Vicenza Consegnato in tipografia dicembre 2006 Autorizzazione del Tribunale di Vicenza n. 669 del 21.12.1989 tiratura 69.000 copie distribuzione gratuita Si ringraziano gli autori degli articoli: Venceslao Ambrosini, Fabio Armellini, Pietro Borga, Gabriele Brotto, Donata Cecchinato, Giuseppe Cicciù, Miraldo Colombini, Rafaella Dal Lago, Ennio De Dominicis, Luigi De Santis, Patrizia Draghicchio, Nicoletta Dugatto, Walter Faggin, Vincenzo Fiocca, Raffaele Gianesini, Mauro Gonzo, Elvio Gremes, Luciano Griggio, Lucia Lazzari, Domenico Mantoan, Milvia Marchiori, Monica Menti, Bruno Miccoli, Raffaele Morello, Antonio Musetti, Andrea Pagliarusco, Massimo Pasqualotto, Elisabetta Pieri, Elvio Pistaffa, Barbara Romanin, Giorgio Roncolato, Elena Sandri, Ileana Slaviero, Maurizio Soli, Vania Sperman, Alessandra Stefani, Giuseppe Visonà, Giuseppe Zordan, Roberta Zordan. dicembre 2006 Azienda Elenco “lavori in corso” Ospedale di comunità 100 parole per comprenderci Un concorso per un servizio di Qualità Ricoveri in ospedale Il Collegio di Direzione Chi è il dipendente Ulss? Gradimento del nostro notiziario Informatizzazione e servizio Ospedale Fisioterapia Patologie della spalla “Epidemia diabete” Protocolli multidisciplinari per cardiopatie L’Ulss segue il paziente anche a casa Continuità assistenziale dopo il Day Surgery Nuove tecnologie per il diabete Trattamento chirurgico dell’ernia inguinale Video di tecnica sulla Chirurgia tiroidea Gemellaggio con l’Albania Un elettrocardiografo per i Donatori di Sangue 4 5 6 6 7 8 9 9 10 12 12 13 14 15 16 16 17 17 18 19 Territorio La ricerca universitaria aiuta la popolazione 21 Attrici per un giorno 21 Nuova sede “Lonigo Soccorso” 22 Medicinali per la popolazione libanese 22 Il S. I. L. trasloca 24 Nel labirinto dei conflitti familiari 24 Educazione alla salute nella scuola 25 Promozione dei diritti e dei doveri dei popoli 25 Le mutilazioni genitali femminili 26 “Un sostegno a chi sostiene” 27 Psicologia Olistica 28 Prevenzione Prevenzione dei tumori femminili 29 Che ti passa per la testa? 29 Le cardiologie aperte 30 dicembre 2006 Editoriale C are lettrici, cari lettori anche con il terzo numero della rivista dell’Ulss nel 2006 abbiamo voluto dare un resoconto il più possibile fedele dei principali “avvenimenti” dell’Ulss negli ultimi tre mesi e nelle articolazioni dell’Ulss 5: Azienda in generale, Ospedale, Territorio e Prevenzione. Come al solito ognuno dei quattro capitoli è contrassegnato da un colore e ogni articolo viene “firmato” con la foto di chi l’ha scritto (anche questo un piccolo segno di umanizzazione dei rapporti tra l’Ulss 5 e i cittadini). In questo saluto alle lettrici e ai lettori vorrei dare qualche informazione su un argomento che è di attualità in questo momento nell’Ulss5: l’ospedale unico Arzignano e Montecchio Maggiore. Ricapitolando: la Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 5 il 3 ottobre scorso ha votato un ordine del giorno con cui chiede alla Regione di modificare la programmazione regionale al riguardo Il Direttore Generale dell’ospedale per acuti di Arzignano e Daniela Carraro del centro sanitario polifunzionale di Montecchio Maggiore. La richiesta è di prevedere un ospedale unico per l’area centrale dell’Ulss, quindi un ospedale con gli stessi posti letto e gli stessi servizi assegnati dall’attuale programmazione regionale ai due plessi. La Conferenza dei Sindaci ha precisato che la richiesta di modifica non riguarda gli ospedali di Valdagno e Lonigo, che pertanto restano nell’attuale configurazione. Questo ordine del giorno è stato recepito con deliberazione del Direttore Generale e inviato alla Regione per l’avvio della procedura di modifica della programmazione ospedaliera regionale. Sarà il Consiglio Regionale con un proprio voto ad accogliere la modifica richiesta, votando una deliberazione che verrà proposta dalla Giunta Regionale. Dopo la modifica della programmazione regionale, l’Ulss darà avvio a uno studio di fattibilità: ipotesi progettuale, requisiti di localizzazione, modalità costruttive, piano assistenziale, ipotesi finanziarie. Non si tratta di un percorso semplice, però deve essere sottolineato il punto di partenza: venti Sindaci (su 22) hanno votato tutti insieme una decisione che è un’assunzione di responsabilità forte sui servizi socio sanitari per i circa 175 mila abitanti dell’Ulss, esprimendo una visione strategica capace di affrontare il futuro progettandolo insieme alla Regione. Buon Natale e Buon 2007 a tutti. Cordialmente 3 Azienda Elenco “lavori in corso” in corso o conclusi nell’anno 2006 nei quattro ospedali ARZIGNANO Ristrutturazione e rimodulazione del gruppo operatorio Sistemazione del 1° piano dell’ala ovest Sistemazione di locali del piano terra dell’ala ovest per il Servizio di Endoscopia Realizzazione nuovo parcheggio ad ovest Realizzazione del nuovo parcheggio a nord € 1.250.000,00 € 220.000,00 € 120.000,00 € 20.000,00 € 795.000,00 Nuovo servizio endoscopia ospedale di Arzignano LONIGO Realizzazione deposito acqua € per impianto fisso antincendio Ammodernamento impianti tecnologici per riscaldamento e condiziona€ mento (nuova caldaia, nuovo gruppo frigo, nuove torri evaporative) 144.000,00 89.900,00 MONTECCHIO MAGGIORE Sala sterilizzazione ospedale di Arzignano Nuovo Parcheggio ad Ovest ospedale di Arzignano Nuovo parcheggio a Nord ospedale di Arzignano Nuovo piazzale farmacia ospedaliera di Montecchio Maggiore Sistemazione spazi esterni Servizio di Farmacia Realizzazione impianto di raffrescamento sede distrettuale Messa a norma del deposito combustibile (gasolio) per riscaldamento della centrale termica Adeguamento alle nuove norme sismiche delle strutture dell’ala ovest - Opere di prima fase € 27.000,00 € 50.000,00 € 43.600,00 € 260.000,00 Realizzazione locali nel nuovo ospedale per il Servizio di Laboratorio Analisi € 425.000,00 Sistemazione ex Via Forlanini € 310.000,00 Realizzazione nuovo parcheggio per dipendenti € 150.000,00 Interventi puntuali di manutenzione € straordinaria (edilizia, impiantistica) 250.000,00 VALDAGNO Interventi vari Facciata Ovest ospedale di Montecchio Maggiore Sistemazione ex Via Forlanini ospedale di Valdango Gabriele Brotto 4 dicembre 2006 Azienda Ospedale di comunità È in programma per i primi giorni del nuovo anno l’inaugurazione dell’Ospedale di Comunità: una struttura collocata nel contesto ospedaliero con una quindicina di posti letto di “assistenza sanitaria protetta residenziale” di breve durata. Un livello intermedio tra ospedale, residenzialità extraospedaliera ed assistenza domiciliare integrata, studiato per dare risposte polivalenti ed assorbire parzialmente le richieste di ricovero in Residenze Sanitario-Assistenziali ed Hospice. La nascita del nuovo Ospedale di Comunità ha risvolti politici, professionali e organizzativo-funzionali. Esso permetterà di: - rispondere ai bisogni particolari della popolazione superando la rigidità organizzativa, culturale, legislativa e di ruolo nei rapporti fra medicina di base, ospedaliera e dei servizi; - integrare l’intervento sociale con quello sanitario; - valorizzare le professionalità presenti sul territorio, in particolare quelle del Medico di Medicina Generale (M.M.G.); - sperimentare una modalità organizzativa di spesa dell’Azienda alternativa al ricovero ospedaliero improprio. Nell’Ospedale di Comunità la gestione della degenza clinica verrà affidata ai M.M.G. del territorio di competenza. Essi, durante il breve ricovero, garantiranno la continuità dell’assistenza e, grazie ad un’azione di filtro, riusciranno a contenere la spesa per la struttura, evitando l’eventuale inutile ripetizione di accertamenti diagnostico strumentali. Le esperienze in corso parlano di una maggiore gratificazione da parte dei pazienti, che sono confortati da risposte più tempestive e pertinenti, oltre che da un maggiore rapporto umano. La collocazione all’interno della struttura ospedaliera, pur trattandosi di una struttura territoriale, garantirà inoltre la disponibilità delle risorse mediche dicembre 2006 presto l’inizio della sperimentazione a Valdagno in grado di offrire strumentazione diagnostica, consulenza specialistica e capacità di fronteggiare emergenze. All’Ospedale di Comunità potranno essere ammessi pazienti affetti da: • patologie croniche o riacutizzate che non possono essere efficacemente seguiti a domicilio; • patologie in fase preterminale-terminale, che si trovano in grave disagio psichico o fisico in ambiente ospedaliero tradizionale; • patologie croniche in trattamento, che necessitano di rivalutazione o di verifica; • patologie di tipo evolutivo con compromissione generale che richiederebbero ricoveri ospedalieri periodici. Nelle altre strutture residenziali della Regione la permanenza è consentita a titolo gratuito per un periodo massimo di 20 giorni, 40 con proroga se autorizzato dall’Unità di Valutazione Multidimensionale. La proroga oltre i primi 20 giorni di degenza comporta la partecipazione dell’assistito alla spesa con un contributo di 10 euro al giorno. Non si tratta quindi di un “ricovero” in senso stretto, ma di una “permanenza” in una struttura residenziale del territorio. La realizzazione dell’Ospedale di Comunità è frutto dell’accordo tra Direzione del Distretto, Direzione Medica Ospedaliera, M.M.G. del territorio di Valdagno, Direzione dell’Ulss 5 e Regione Veneto. La strada è appena iniziata ma già si pensa di estendere il modello ad altre realtà del territorio dell’Ulss ove vi siano strutture in grado di offrire, con limitati investimenti strutturali, spazi adeguati in presenza di disponibilità di risorse umane e professionali. Il prossimo beneficiario dell’iniziativa sarà probabilmente il Punto Salute Centro presso l’Ospedale di Montecchio Maggiore. Elvio Pistaffa Per informazioni Direzione Distretto Socio Sanitario tel. 0444 708280 e-mail: [email protected] 5 Azienda 100 parole per comprenderci manuale in più lingue per pazienti e operatori sanitari “100 parole per comprenderci” è il titolo dell’opuscolo distribuito dalla Direzione Medica Ospedaliera per facilitare la comunicazione del personale Ulss con gli utenti stranieri, in particolare con le donne. Una selezione di vocaboli tradotti in 10 lingue: inglese, francese, spagnolo, arabo, serbo, croato, albanese, rumeno, russo e cinese, selezionati in base all’esperienza del personale sanitario di Pediatria, Ostetricia e dei Consultori familiari. Molte donne immigrate rischiano nel nostro Paese l’isolamento fisico ed emotivo dalla società poiché si trovano spesso chiuse in casa con le sole figure maschili di riferimento a far loro da tramite con l’esterno. Un momento di contatto con la comunità è il ricovero in ospedale. Si evidenziano qui, dunque, anche i problemi legati alle difficoltà di comunicazione. “La presenza nel nostro territorio di etnie provenienti da tutte le parti del mondo necessita la promozione, a tutti i livelli, dell’apprendimento della lingua italiana come strumento indispensabile per l’integrazione” - nota il Direttore Generale Daniela Carraro. Giunge dai medici, dalle caposala e dagli stessi operatori sanitari la volontà di trovare un mezzo appropriato per capire e farsi capire, migliorando così anche il modo di lavorare. Il Direttore Generale Daniela Carraro e il Servizio di Mediazione Culturale, diretto dal dr. Mauro Gonzo, hanno pertanto disposto la trasmissione a tutti i responsabili delle Unità Operative del “piccolo sillabario” realizzato dall’Ulss 15 Alta Padovana per le donne straniere degenti, perché possano imparare, durante il ricovero ospedaliero, alcuni termini utili per la salute loro e dei loro figli. Mauro Gonzo Un concorso per un servizio di Qualità dal personale dipendente i progetti per il miglioramento sono ora in un libro O ltre 80 progetti per migliorare la qualità dei servizi dell’Ulss. È arrivato il volume che riassume il lavoro svolto nell’ambito del primo Concorso Qualità dell’Azienda Ulss 5 e che raccoglie, a fianco del Bando di Concorso, una sintesi di tutti i progetti presentati per il Concorso Aziendale sulla Qualità appena concluso. Sulla scia di quanto fatto anche in altre Ulss del Veneto, questo Concorso è stato avviato dall’Ulss 5 nell’ambito del percorso di sviluppo e miglioramento continuo, al fine di elevare la qualità globale del servizio offerto, partendo dal miglioramento di ogni singola attività. L’iniziativa è servita a porre una particolare attenzione ai processi di miglioramento dell’assistenza sanitaria e assistenziale. L’esito è stato molto incoraggiante sia per la forte adesione al concorso da parte del personale, con 6 86 progetti presentati, sia per quanto emerso dalla valutazione dei singoli progetti di miglioramento. Molti degli elaborati hanno riguardato l’informatizzazione dei servizi, perché innovare significa perseguire al meglio l’obiettivo del servizio alla collettività e l’uso razionale delle risorse. Altri progetti, invece, hanno proposto una riorganizzazione interna: dal benessere psico fisico degli operatori, alla nuova gestione delle presenze, al manuale sugli istituti contrattuali; strumenti per sburocratizzare, semplificare la gestione, liberare risorse per dedicarsi al massimo alle attività di cura e assistenziali. Il tutto a maggior beneficio del paziente. Giuseppe Zordan dicembre 2006 Azienda Dai pazienti i consigli per migliorare i primi risultati dell’indagine sulla qualità percepita C ontinua anche nel 2006 l’indagine sulla qualità percepita dai pazienti ricoverati. Uno strumento che rileva la percezione della qualità dei servizi ricevuti durante il ricovero. L’indagine, iniziata nel marzo del 2005, coinvolge tutti i reparti delle quattro strutture ospedaliere (Arzignano, Lonigo, Montecchio Maggiore e Valdagno) ad eccezione del reparto di rianimazione e psichiatria. Dall’inizio del 2006, sulla base anche dell’esperienza maturata nell’anno precedente, è stata modificata la scheda di rilevazione aumentando il numero delle domande da 3 a 10 e ampliando la scala di valutazione da 4 a 6. Per ciascun aspetto oggetto di indagine il paziente può esprimere un giudizio che va da “gravemente insufficiente” (a cui è stato attribuito il punteggio 1), a “ottimo” (corrispondente a punteggio 6): come si vede dal grafico tutti gli aspetti sondati hanno avuto finora un punteggio medio superiore a buono. Anche la nuova versione della scheda di rilevazione consente al paziente di esprimere liberamente e in modo anonimo segnalazioni e proposte, fornendo così utili indicazioni all’Azienda per porre in atto provvedimenti mirati al miglioramento dei servizi erogati. Non mancano espressioni di soddisfazione: alcuni pazienti sentono il bisogno di ringraziare, attraverso la scheda di rilevazione, il personale per l’assistenza fornita durante il ricovero. Elena Sandri dicembre 2006 Andamento delle valutazioni per quesito Ottimo 6,00 5,50 Buono 5,00 4,50 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Adeguatezza delle prestazioni ricevute Rispetto della sofferenza Professionalità e competenza Disponibilità e cortesia Rispetto della privacy Completezza delle informazioni ricevute Pulizia Adeguatezza e gradevolezza ambienti Temperatura ambienti Qualità e orario pasti Distribuzione percentuale delle note rilevate Dati generali 01.01.06 - 30.06.06 n. pazienti coinvolti 12489 n. questionari raccolti 2248 Percentuale di risposta 18% Schede nulle 58 Note Tot. % Note positive 44 12% Note negative 156 42% Proposte 123 34% Segnalazioni 26 4% Ringraziamenti 29 8% Tot. 367 100% 7 Azienda Il Collegio di Direzione lo strumento per il governo delle attività dell’Ulss D a circa un anno è operativo il Collegio di Direzione, organismo collegiale di cui il Direttore Generale si avvale per il governo delle attività cliniche, la programmazione e valutazione delle attività tecnico-sanitarie e di quelle ad alta integrazione sanitaria. Esso si incontra puntualmente una volta al mese e tutto il materiale presentato è oggi a disposizione presso la Direzione Generale. Le prime tematiche affrontate hanno riguardato il Comitato etico per la pratica clinica e il Sistema informativo. Sono stati inoltre presentati i progetti “Icaro”, “Ospedale di Comunità”, “Passi”, i progetti della Medicina Generale e di Distribuzione dei Farmaci “a doppia via”. Nel dicembre dello scorso anno, poi, si è parlato della Costituzione del Comitato etico per la pratica clinica e del Sistema Informativo Ospedaliero. L’incontro di fine anno del Collegio di Componenti del Collegio di Direzione Direttore Generale Avv. Daniela Carraro Direttore Amministrativo Dr. Giuseppe Cenci Direttore Sanitario Dr. Giampaolo Stopazzolo Direttore dei Servizi Sociali Dr.ssa Antonella Pinzauti Direttore Medico dell’Ospedale Dr. Domenico Mantoan Direttore Distretto Socio Sanitario Dr. Elvio Pistaffa Direttore Dipart. di Prevenzione Dr. Adolfo Fiorio Direttore Dipart. Area Medica Valdagno Dr. Fabio Armellini Direttore Dipart. Area Ortopedico Riabilitativa Dr. Enrico Castaman Direttore Dipart. Area Chirurgica Arzignano Dr. Luciano Griggio Direttore Dipart. Urgenza ed Emergenza Dr. Dario Mastropasqua Direttore Dipart. Area Chirurgica Valdagno Dr. Luigi De Santis Direttore Dipart. delle Diagnostiche Dr. Romano Colombari Direttore Dipart. Area Psichiatrica Dr. Claudio Busana Direttore Dipar. delle Dipendenze Dr. Giuseppe Cicciù Respons. Servizio Professioni Infermieristiche Sig. Giovanni Marini Dr.ssa Maria Cristina Visonà Rappresentante Medici Specialisti Ambulatoriali Direttore Dipartimento Economia e Finanza Arch. Giancarlo Nardi Medico di Medicina Generale Dr. Giovanni Fazio Pediatra Dr. Giovanni Bonati Rappr. Medici di Continuità Assistenziale Dr. Euripides Cleanthous 8 Direzione è stato inoltre un’occasione per fare una previsione dell’attività 2006 e in particolare della situazione del personale. Al primo incontro del nuovo anno sono state presentate le Direttive sugli investimenti del 2006 e si è discusso del Dipartimento Interaziendale di Medicina Trasfusionale e del Piano di Formazione dei Medici. All’ordine del giorno del mese di febbraio, la presentazione delle Direttive per l’anno 2006, la situazione del personale e le strategie aziendali del 2006 per il territorio. Si è parlato poi dei progetti per la riduzione delle liste d’attesa in aprile e della programmazione dell’intero 2006 in maggio. In giugno, dopo la verifica dello stato dell’arte del Progetto Ospedale Territorio relativo alle Dimissioni Protette, la riunione è stata tutta dedicata alle schede di valutazione del personale e alla presentazione del Piano Assunzioni 2006. Sono state presentate in luglio, poi, le schede delle attrezzature, le schede di valutazione dei dirigenti, il progetto di formazione della Dirigenza Medica, la Relazione Sanitaria e il Bilancio sociale. Ad agosto, poi, è toccato alla presentazione del Corso di formazione del Comitato etico per la pratica clinica e alla presentazione della rendicontazione del budget relativo all’Ospedale per il primo semestre del 2006. A settembre si è parlato di dati per la spesa farmaceutica del 1° semestre dell’anno e si è cercata una diversa modalità di esecuzione della refertazione degli specialisti consulenti. Le ultime tematiche trattate, nel mese di ottobre, hanno riguardato l’illustrazione del progetto relativo all’imminente attivazione dell’Ospedale di Comunità di Valdagno, la presentazione dello Studio di fattibilità per l’Ospedale Nuovo e l’informazione sull’assegnazione degli obiettivi ai Direttori Generali delle Ulss Venete. Barbara Romanin dicembre 2006 Azienda Chi è il dipendente Ulss? U un questionario del Comitato Pari Opportunità presenta i dipendenti dell’Azienda Sanitaria na fotografia sempre più nitida dei dipendenti Ulss. Sono finalmente disponibili i dati grezzi ottenuti dal questionario presentato dal Comitato Pari Opportunità al personale dell’Azienda e tra non molto verranno pubblicati. É stato così raggiunto il primo importante obiettivo: farsi conoscere, fotografare la situazione di partenza e raccogliere richieste e proposte del personale. Nella creazione del questionario si è cercato di produrre un documento adattabile alla nostra realtà, comprensibile a tutti, facile da compilare e rispettoso dell’anonimato. Solo il 45,30% del personale dell’Azienda ha aderito alla proposta, per il 76% donne: campione significativo, in quanto esse costituiscono il 70% del personale. Per l’elaborazione dei dati, il Comitato Pari Opportunità deve ringraziare in modo particolare due volontari, che hanno contribuito con il loro tempo libero e le loro competenze professionali alla predisposizione del programma necessario, e tutto il gruppo di supporto che ha permesso la registrazione dei dati ottenuti. É stato così allestito un data-base, liberamente consultabile ed elaborabile a seconda delle esigenze. Si nota, ad esempio, che un quarto dei dipendenti è senza figli, ma un 10% con tre o più figli dimostra che è possibile conciliare famiglia e lavoro. Il 73% impiega meno di 30 minuti per raggiungere il posto di lavoro ed il 56% si dichiara soddisfatto del lavoro che svolge; ci sono proposte per corsi di formazione e richieste di cambiamenti; si scopre che i nonni sostituiscono ancora pienamente l’asilo-nido (a discapito di chi non li ha) e tanto altro ancora. Patrizia Draghicchio Gradimento del nostro notiziario Gentile Signora/Egregio Signore La invito a rispondere alle domande del questionario riportato nel retro di questo tagliando per aiutarci a migliorare la qualità di questo servizio. Nell’eventualità Voglia esprimere ulteriori considerazioni o proporre argomenti validi da inserire nei prossimi numeri del notiziario, può compilare le parti denominate “Argomento proposto” e/o “Suggerimenti”. Una volta compilato, ritagli lungo la linea tratteggiata e lo imbuchi in una delle apposite cassette con scritto “suggerimenti e segnalazioni” dislocate nelle strutture ospedaliere di Arzignano, Lonigo, Montecchio Maggiore e Valdagno oppure lo spedisca, in busta chiusa affrancata, all’indirizzo indicato nel retro. È possibile inoltre inviarlo via fax al numero 0444 47 96 15 o all’indirizzo e-mail [email protected] . Grazie per la collaborazione. Il Direttore Generale Daniela Carraro Azienda Informatizzazione e servizio con la firma digitale una gestione più moderna C omunicare con la propria banca dal computer di casa o dal proprio telefonino, controllare l’estratto conto ed ordinare bonifici sono possibilità ormai note a molti e sempre più utilizzate, che permettono di risparmiare tempo e denaro rispetto alle tradizionali operazioni di sportello. Se trasferiamo questi concetti sul piano aziendale, i vantaggi del passaggio dall’operatività “cartacea” al documento digitale sono evidenti: - dematerializzazione dei documenti con relativa riduzione degli spazi di archiviazione; - accelerazione dei passaggi amministrativi; - eliminazione dei tempi-uomo necessari per gli spostamenti dei documenti; - trasparenza dei percorsi documentali; - immediata rintracciabilità del documento e del suo stato di lavorazione. Questionario Ottimo Buono Medio Scarso 1 Utilità dei temi trattati 2 Comprensibilità dei testi 3 Grafica (qualità grafica, stampa, uso e scelta delle immagini) 4 Modo di diffusione Per ogni quesito barrare con una X una sola casella scelta Argomenti proposti: Suggerimenti: Azienda Ulss 5 - Ufficio Relazioni con il Pubblico - via Trento, 4 - 36071 Arzignano (VI) 10 dicembre 2006 @ Azienda L’Ulss 5 ha iniziato il suo percorso verso il documento digitale con l’attivazione del mandato di pagamento informatico. Dopo un periodo di sperimentazione, oggi l’Ulss 5 emette le ordinazioni di pagamento e di riscossione al proprio Tesoriere, Unicredit Banca, esclusivamente per via telematica, certificando le transazioni con la firma digitale. L’operazione è stata realizzata senza oneri a carico dell’Ulss 5. Il Tesoriere, infatti, ha fornito una soluzione “chiavi in mano”, comprensiva di tutto l’hardware, il software e i servizi necessari. Le persone autorizzate a operare sul mandato informatico sono state dotate di smart card, tramite la quale appongono il visto o la firma sui documenti prodotti elettronicamente. Un Ente Certificatore (nel nostro caso Infocamere) appone al documento la marca temporale e il documento marcato viene conservato, secondo le modalità previste dalle normative vigenti, da un soggetto terzo incaricato dall’Azienda. La sperimentazione, durata alcuni mesi, ha consentito di analizzare tutti gli aspetti organizzativi, di sicurezza, di gestione e di conservazione dei flussi dei documenti elettronici. Il 26 maggio 2006, l’Ulss 5 ed il Tesoriere hanno sottoscritto la Convenzione definitiva che ha sancito l’avvio a regime della trasmissione telematica del mandato informatico firmato digitalmente. L’obiettivo dell’Azienda è quello di arrivare, entro un paio d’anni, all’impiego della firma digitale in tutti gli ambiti aziendali, in particolare quelli sanitari (refertazione di esami radiologici, di laboratorio analisi, di anatomia patologica, cartelle cliniche, ecc.). L’introduzione della firma digitale e l’impulso sempre maggiore dato alla sostituzione del documento cartaceo con il documento elettronico, rappresentano i due pilastri principali del passaggio ad una gestione moderna, trasparente ed efficiente della sanità pubblica. Nicoletta Dugatto Giorgio Roncolato Parole chiave Documento digitale: un qualsiasi oggetto fisico, testo, immagine o filmato codificato con un linguaggio convenzionale in “bit” (sequenze di cifre “0” ed “1”) e memorizzato o trasmesso su dispositivi elettronici. Firma digitale: è una informazione che viene aggiunta ad un documento informatico al fine di garantirne integrità e provenienza. Smart card: è un rettangolo di plastica delle dimensioni di una carta di credito che contiene un chip per acquisire, memorizzare e inviare dati. Le smart card sono dotate di un processore in grado di svolgere le elaborazioni crittografiche al proprio interno tipiche di un “dispositivo di firma”. Marca temporale: è “una evidenza informatica che consente la validazione temporale”. Nella pratica fornisce la prova legalmente valida della formazione di un documento in un certo arco temporale. dicembre 2006 11 Ospedale Fisioterapia nuove terapie strumentali I Servizi di Recupero e Rieducazione Funzionale della nostra Ulss sono un importante punto di riferimento per chi è affetto da sintomatologia dolorosa a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. In tutti i nostri presidi ospedalieri il medico fisiatra, su richiesta di visita specialistica fisiatrica, può proporre un percorso terapeutico articolato in più momenti; uno di questi è senza dubbio la cosiddetta terapia strumentale, cioè l’applicazione di agenti fisici terapeutici (calore, onde magnetiche, onde elettriche, onde luminose, ecc.) mediante l’utilizzo di specifiche apparecchiature. Si tratta non solo di terapie dalla tradizione consolidata (T.E.N.S., Ultrasuoni ecc.) ma anche di terapie più recenti (Laser, correnti interferenziali ecc.) che soddisfano necessità di cura aggiornate alle più recenti conoscenze scientifiche. Con uno spirito di rinnovamento e innovazione tecnologica oltre che di aggiornamento scientifico si è provveduto, nel corso del secondo semestre del 2006, alla sostituzione di alcuni apparecchi terapeutici ormai obsoleti e all’acquisto di altri di nuova generazione per ampliare le possibilità di trattamento. In particolare: n.1 apparecchio laser terapeutico per l’Ospedale di Montecchio Maggiore, utile nella cura di svariate tipologie dolorose mediante un’azione antinfiammatoria ed analgesica che può raggiungere diversi tessuti corporei; è molto utile anche nei traumi sportivi. n.2 apparecchi per elettroterapia antalgica per l’Ospedale di Montecchio Maggiore, utili per il trattamento del dolore in fase acuta e cronica. n.6 apparecchi per elettroterapia antalgica e ultrasuoni multifrequenza, per l’Ospedale di Valdagno, che consentono di disporre di un’ampia scelta di indicazioni terapeutiche in relazione alla natura della patologia in atto, nonchè alla fase di evoluzione della stessa. Vincenzo Fiocca Patologie della spalla a Valdagno oltre 300 pazienti l’anno trovano aiuto per problemi articolari D a alcuni anni il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Valdagno, diretto dal dr. Walter Faggin, si sta specializzando nel trattamento delle patologie della spalla. Negli ultimi 5 anni sono stati sottoposti ad interventi per patologie degenerative della spalla oltre 1.500 pazienti. Curati a Valdagno non solo eventi traumatici quali fratture del collo o lussazioni acromion-claveari, che negli ultimi anni hanno subito un forte aumento, ma anche patologie degenerative da trattare con intervento tradizionale o in artroscopia. La maggior parte dei pazienti sono stati trattati con interventi in artroscopia per Sindrome da Impingement, seguiti dai trattamenti tradizionali per le lesioni della cuffia dei rotatori e per i problemi di instabilità insorti dopo eventi traumatici; tali metodiche ultimamente sono eseguite anche a cielo chiuso in artroscopia, con notevoli vantaggi per il paziente in 12 termini di tempi di ricovero e di recupero funzionale. Per alcuni pazienti particolari, inoltre, sono state impiantate varie protesi di spalla per patologie degenerative non più trattabili con gli interventi tradizionali. L’intervento di sostituzione protesica dei capi articolari dell’articolazione della spalla viene consigliato quando questi presentano delle degenerazioni ossee tali da limitare in modo importante i movimenti della spalla sempre accompagnati da un dolore costante. Il costante aggiornamento dell’équipe dell’Ospedale di Valdagno sulle nuove tecniche e sui nuovi mezzi di sintesi garantiscono un’assistenza sempre qualificata. Walter Faggin Miraldo Colombini dicembre 2006 Ospedale “Epidemia diabete” la gestione negli immigrati O rganizzata dall’Associazione Diabetici dell’Ulss 5 di Arzignano - Lonigo - Montecchio Maggiore il 26 novembre, nella Sala Civica del Comune di Montecchio Maggiore, una giornata di riflessione sul tema: “Epidemia diabete: la sua gestione negli immigrati”. I temi affrontati sono stati: “La gestione del diabete negli immigrati” a cura del responsabile del Centro Antidiabetico dell’Ulss 5 dr.ssa Simonetta Lombardi; “La comunicazione con l’utente straniero: l’importanza del mediatore culturale nella gestione del paziente diabetico” a cura del responsabile del Servizio Mediazione Culturale dell’Ulss 5 dr. Mauro Gonzo; “Il punto di vista del medico di medicina generale” a cura del dr. Natalino Bianco, medico di medicina generale di Grancona; “Il punto di vista delle società scientifiche” a cura del dr. Francesco Calcaterra presidente della Sezione Veneto-Trentino Alto Adige dell’AMD (Associazione Medici Diabetologi); “Il punto di vista del volontariato” da parte della Sig.ra Catia Faggiana della Croce Rossa e del Gruppo Donatori di Sangue cav. P. Trevisan di Montecchio Maggiore. Il saluto è stato portato dal Sindaco di Montecchio Maggiore e Presidente della Conferenza dei Sindaci Maurizio Scalabrin, che ha anche concesso il patrocinio alla manifestazione; presenti in sala un centinaio di partecipanti, tra cui un gruppo di immigrati extracomunitari e amministratori locali. Più colpiti gli uomini che le donne, sono gli over 65 la fascia più consistente, due milioni gli italiani colpiti dal diabete, più di settemila su 175 mila abitanti i malati seguiti dal Centro Antidiabetico dell’Ulss 5: sono questi i numeri che “fotografano” il diabete. La gestione di questa malattia cronica è particolarmente difficile negli immigrati i cui stili di vita e, spesso, anche dicembre 2006 Infermieri volontari dell’Ulss 5 in un momento della valutazione della glicemia capillare il credo religioso, impongono abitudini sbagliate che possono portare ad aggravare la malattia e a mettere in pericolo di vita il malato. Assoluta novità presentata alla manifestazione e posta a disposizione del pubblico il volumetto: “Il diabete mellito: istruzioni per una corretta gestione” scritto da: dr.ssa Simonetta Lombardi, con Sabrina Cozza, infermiera referente per L’Educazione Sanitaria del Centro Antidiabetico con tutto il personale, il dr. Venceslao Ambrosini del servizio di Promozione ed Educazione alla Salute con l’assistente Monica Menti. Si tratta di 25 agili paginette, ricche di illustrazioni a colori, tradotto dal Servizio Mediazione Culturale nelle sette lingue più parlate dalla popolazione immigrata dell’Ulss 5 (che è presente con percentuale doppia 12 per cento sulla media regionale del 6 per cento). Queste le lingue: inglese, francese, albanese, bengalese, arabo, punjabi e serbo. Questi i traduttori: Safiatou Ballo, Minerva Horvath, Marina Grulovic, Anila Pina, Monisha Kumar, Banu Nur Mousume, Leila Zougui coordinate dal responsabile del Servizio dr. Mauro Gonzo con la dr.ssa Roberta Zordan e l’educatrice Clara Tibaldo. Da sinistra: Anila Pina, Marina Gruvolic, Daniela Carraro, Safiatou Ballo, Simonetta Lombardi, Monisha Kumar, Dolly Camera, Mauro Gonzo Daniela Carraro 13 Ospedale Protocolli multidisciplinari per cardiopatie l’esempio della cardiologia dell’ospedale di Arzignano per il Pronto Soccorso R ecentemente sono stati approvati nell’Ospedale di Arzignano protocolli di intervento multidisciplinare da adottare su pazienti cardiopatici acuti. Oltre al protocollo, già da tempo vigente, sul trattamento dell’infarto acuto e sulla gestione del dolore toracico in genere, si adotteranno ora protocolli per lo scompenso acuto e per la fibrillazione atriale. I problemi dello scompenso acuto sono stati già descritti in questa rivista. Giova però ricordare che si tratta di una manifestazione particolarmente grave di insufficienza cardiaca, che mette in pericolo la vita e che deve essere inquadrata in modo completo fin dall’ingresso in ospedale. Infatti, l’errore più comune che viene fatto consiste nell’interpretazione sbagliata del sintomo principale, che è la dispnea, cioè la cosiddetta mancanza di respiro. Questo sintomo può essere causato da malattie cardiache e da malattie dell’apparato respiratorio e, a volte, da entrambe le patologie congiunte. Poiché la terapia di queste forme è diversa, si comprende come un errore di interpretazione possa essere particolarmente pericoloso. Pertanto l’intervento multidisciplinare, effettuato dal medico di Pronto Soccorso e dal cardiologo e, se del caso, dall’internista e dal rianimatore, è essenziale per la valutazione della gravità del quadro clinico e per la corretta collocazione del paziente in esame: così accade che scompensi cardiaci acuti, per esempio, dovuti a crisi ipertensive, possano essere risolti rapidamente con l’abbassamento della pressione mediante farmaci appropriati somministrati in Pronto Soccorso, e in questo caso il paziente può essere ricoverato, già stabilizzato, nel reparto di medicina; ma può anche accadere che l’insufficienza respiratoria sia molto grave e l’esame di routine in 14 questi casi, cioè l’emogasanalisi, riveli una ossigenazione assolutamente insufficiente, e in questi casi il paziente può aver bisogno di respirazione assistita nel reparto di rianimazione. Il protocollo adottato dovrebbe mettere al riparo da errori o inconvenienti nella gestione di questi malati. Altra patologia di comune riscontro al Pronto Soccorso è la crisi di fibrillazione atriale, che è l’aritmia cardiaca più frequente; in genere è benigna, ma se non trattata in modo adeguato, può diventare rischiosa. Fra l’altro, questa aritmia non è necessariamente segno di malattia cardiaca presente, ma può essere solo una manifestazione transitoria causata da momenti scatenanti diversi, da quelli psichici, come ansietà, depressione, irascibilità, a quelli semplicemente meccanici, da distensione addominale, meteorismo, indigestione. Proprio perché può insorgere anche in soggetti sani, sarebbe quanto mai inaccettabile che ne derivassero conseguenze dannose per il paziente. Nell’Ospedale di Arzignano si è adottato un protocollo che mira alla soppressione di questa aritmia entro 24 ore, con mezzi farmacologici o, in caso di insuccesso, con la cardioversione elettrica. L’obiettivo dichiarato di sopprimere l’aritmia in 24 ore costituisce un progresso notevole nel trattamento di questi pazienti; questo protocollo non ci risulta sia in uso in molti altri ospedali. Pertanto in questa patologia riteniamo che l’Ospedale di Arzignano offra un qualcosa in più che può fare la differenza. Ennio De Dominicis dicembre 2006 Ospedale L’Ulss segue il paziente anche a casa I l’Assistenza medica continua anche dopo la dimissione dall’ospedale l 3 agosto la Conferenza dei Sindaci ha approvato il protocollo per la sperimentazione delle dimissioni protette nei reparti dei presidi ospedalieri dell’Ulss 5. Per dimissione protetta s’intende ogni forma di assistenza sanitaria conseguente alla dimissione di persone ricoverate, dopo che le condizioni acute sono state stabilizzate e per le quali l’ulteriore periodo di cura e di riabilitazione può essere trascorso a domicilio o in una struttura della rete dei servizi territoriali. Con questo documento la Direzione Medica Ospedaliera vuole far fronte ai cambiamenti adottando nuove misure d’intervento in favore delle persone ammalate, con particolare attenzione a quelle non autosufficienti. La trasformazione dell’organizzazione dei sistemi sanitari avvenuta in questi anni ha modificato il ruolo degli Ospedali rendendoli ambiti dove in un periodo breve vengono compiuti atti di cura mirati a specifici obiettivi. Da qualche anno l’Ulss è costretta a confrontarsi con l’obiettivo del proprio ridimensionamento in termini di numerosità dei posti letto di degenza per acuti e di giornate di degenza procapite, allo scopo di evitare sprechi e di ottimizzare l’uso delle risorse tecnologiche a disposizione del cittadino malato. Nello stesso tempo si assiste a cambiamenti demografici importanti: un repentino invecchiamento della popolazione e la caduta del tasso di natalità. La Direzione Medica ha impostato il lavoro considerando queste pesanti problematiche, tenendo in considerazione il fatto che la maggior parte delle richieste di servizi ospedalieri viene dall’utenza ultra sessantacinquenne e che la patologia cronica è quella che più di tutte richiede uno sforzo di analisi dei bisogni e di razionalizzazione delle risposte terapeutiche ed assistenziali. dicembre 2006 Per tale motivo è stato concordato tra questa Direzione ed il Distretto un protocollo sperimentale per le dimissioni protette. Il protocollo è finalizzato alla presa in cura della persona e a garantire la continuità assistenziale tra intervento ospedaliero e domiciliare. I destinatari del protocollo, in via sperimentale per 6 mesi, sono i soggetti ricoverati nei reparti che, al momento delle dimissioni, non sono in grado di organizzare in modo autonomo il rientro a domicilio e la continuazione delle cure e dell’assistenza indicate nella fase di dimissione. È difficile delineare con precisione che cosa sia la non autosufficienza o la dipendenza. Il Consiglio d’Europa ha adottato la seguente definizione: la dipendenza è una condizione nella quale si trovano alcune persone che per delle ragioni legate alla mancanza o perdita d’autonomia fisica, psichica o intellettuale hanno bisogno di un’assistenza e/o di grossi sostegni per compiere quelle azioni legate alla vita quotidiana. Per le persone anziane la dipendenza può essere aggravata dalla mancanza di integrazioni sociali, di relazioni affettive e di risorse economiche sufficienti. È, infatti, il sovrapporsi delle patologie con la condizione socioambientale, cognitiva e psico-affettiva della persona che determina la comparsa ed il livello di dipendenza e, di conseguenza, l’entità del fabbisogno assistenziale. Uno degli obiettivi del protocollo è favorire la permanenza dell’anziano in famiglia, cercando di alleggerire quest’ultima dalla difficoltà della gestione del parente non autosufficiente, realizzando un percorso assistenziale articolato in più interventi, servizi e figure professionali in risposta ai bisogni di salute della persona. Domenico Mantoan 15 Ospedale Continuità assistenziale dopo il Day Surgery il passaggio di consegne tra l’ospedale e il medico di base L a continuità assistenziale passa per la rete. È questo uno dei messaggi che traspare dal progetto di “Continuità assistenziale per il paziente trattato in Day Surgery” predisposto dal Servizio di Day Surgery di Valdagno, presentato al primo Concorso Qualità dell’Ulss 5. Punti di forza del progetto: - l’invio tramite e-mail della lettera di dimissione dell’utente al medico curante assicura una tempestiva informazione al medico di base che può farsi carico della domanda assistenziale nel post-ricovero. - il personale del Day Surgery assicura, per il giorno seguente la dimissione, il contatto telefonico a domicilio del paziente; in tale occasione viene compilata dal personale una scheda che prevede un set di domande finalizzate ad assicurare alla struttura di ricovero le informazioni necessarie per un valido follow-up clinico assistenziale. La comunicazione telefonica e l’e-mail offrono una supervisione a domicilio del paziente da parte della struttura ospedaliera dimettente, unitamente ad una contestuale presa in carico da parte del medico curante. L’iniziativa, oltre agli indubbi vantaggi per il paziente, valorizza il ruolo dei curanti ai quali viene passato il testimone per la continuazione della cura a domicilio da parte dei colleghi ospedalieri, aprendo nuove prospettiva sul versante di un’auspicata e sempre più indispensabile collaborazione tra queste figure cardine dell’attività sanitaria. Questo progetto si dimostra infine un’ulteriore conferma dell’attenzione del personale sanitario ai bisogni assistenziali dell’utente. Milvia Marchiori Vania Sperman Nuove tecnologie al servizio del diabete due retinografi in Oculistica I l Centro Antidiabetico di Valdagno e Montecchio può contare oggi su due nuovi retinografi digitali per lo screening della retinopatia diabetica. Questa malattia è la prima causa di cecità fra i 40 e i 65 anni nei Paesi Industrializzati; per comprenderne il significato sociale si pensi al limite, in età lavorativa, di non poter guidare. La diagnosi di retinopatia diabetica viene effettuata dal medico oculista esaminando il fondo oculare del paziente diabetico. Con i nuovi retinografi quest’operazione è possibile anche senza la presenza fisica dell’oculista, che può effettuare a distanza la diagnosi sulle immagini reperite. Questo consente di aumentare il numero di pazienti diabetici esaminati sfruttando al meglio le risorse umane di cui l’Ulss dispone. In questa attività, oltre all’Oculistica, viene coinvolta l’Unità Operativa di Diabetologia-Endocrinologia, diretta dalla dr.ssa Lombardi: il personale dell’Oculistica e dei Centri Antidiabetici di Montecchio e Valdagno effettua gli esami e invia le immagini all’oculista che procede alla diagnosi e alla restituzione del referto, tutto su rete digitale. In questo modo si può esaminare il fondo oculare a 16 Retinografo quasi tutti i pazienti con nuova diagnosi di diabete e a quelli che necessitano di controllo, mentre giungono all’oculista per approfondimento solo i casi di sospetta patologia. L’acquisto dei Retinografi digitali è stato sostenuto dal Primario Oculista dr. Arnaldi, dal Direttore Generale Carraro e dal Direttore Medico dr. Mantoan perché, oltre ai vantaggi logistici consentiti dalla “telemedicina”, i retinografi permettono di diagnosticare precocemente un sempre maggior numero di casi di retinopatia diabetica. Andrea Pagliarusco dicembre 2006 Ospedale Trattamento chirurgico dell’ernia inguinale L’ ernia inguinale colpisce oggi il 6-7% della popolazione, ma già gli antichi egizi, nel XV secolo a.C., affrontavano con opportuni bendaggi i problemi legati all’ernia. Nel tempo le scelte mediche in questo campo si sono affidate a pratiche basate più sull’intuizione che sulle conoscenze anatomiche: si è passati dalla cauterizzazione di epoca romana, alla legatura del sacco erniario alla base. Solo nei secoli XIII e XIV con il progredire delle conoscenze anatomiche, vennero costruiti i cinti contenitivi, preziosa alternativa ai precari risultati della chirurgia di allora. Bisogna attendere la fine dell’800, però, per l’affermarsi del trattamento chirurgico del sacco erniario, quando il padovano Edoardo Bassini ideò un trattamento specifico per l’ernia inguinale; il suo intervento è oggi raramente praticato ma gli interventi che ne derivano consentono risultati straordinari. Fino ad alcuni anni fa la chirurgia dell’ernia inguinale comportava la riparazione del punto debole tramite l’avvicinamento di varie strutture muscolari con punti di sutura interni; l’intervento era doloroso e obbligava a diversi giorni di degenza, con una convalescenza di alcune settimane. La percentuale di recidive era, inoltre, viaggio nel tempo con l’evoluzione chirurgica piuttosto elevata (5% -7%). Oggi l’intervento viene eseguito con una piccola incisione inguinale, assai poco traumatica e dolorosa; il punto debole della parete addominale viene riparato con il posizionamento di una piccola protesi artificiale istocompatibile, che costituisce il substrato sul quale l’organismo provvederà a ricostruire il tessuto di rinforzo della parete. I vantaggi sono molteplici: a l’intervento, eseguito in day hospital chirurgico, non richiede ricovero e l’anestesia locale, particolarmente impiegata nei pazienti anziani, permette un minor risentimento generale; b la tecnica chirurgica non mette in tensione le strutture anatomiche muscolari comportando un minimo traumatismo, un modesto dolore post-operatorio e una convalescenza più breve. Questa tecnica, infine, che ha una percentuale di recidive al di sotto dell’1% può considerarsi un intervento che, davvero risolve il problema dell’ernia inguinale. Luciano Griggio Video di tecnica sulla Chirurgia tiroidea A cinque mesi dal congresso sulla chirurgia tiroidea di Valdagno, che ha visto la partecipazione di Chirurghi del Triveneto, è uscito il DVD che riassume la giornata di studi. Con l’aiuto dei più noti esperti italiani nella materia, per fornire indicazioni coerenti e uniformi per questo tipo di malattia, abbiamo raggiunto due scopi: offrire una selezione di video di tecnica chirurgica di consultazione pratica e immediata e favorire lo scambio di conoscenze e di informazioni tra esperti. Il DVD si divide in due parti: • una serie d’interventi eseguiti in diretta passando in rassegna le diverse metodiche operative: l’impiego delle nuove tecnologie, fra cui il bisturi ad ultrasuoni e le tecniche mini-invasive, hanno contribuito alla semplificazione delle procedure con una riduzione del trauma chirurgico e dei tempi operatori. • alcune letture che sviluppano il percorso diagnostico terapeutico nelle malattie tiroidee ad indicazione chidicembre 2006 un ausilio per i chirurghi italiani rurgica con particolare riferimento alle più frequenti complicanze post-operatorie. Il modello organizzativo sviluppato nella nostra Ulss ha consentito di formare un centro dedicato alle malattie tiroidee, permettendo agli operatori di acquisire un elevato standard professionale e razionalizzando l’impiego delle risorse, a vantaggio dei pazienti e della qualità dei servizi. È un modello esemplare sia per educazione alla salute sia per la crescita assistenziale. Un ringraziamento speciale va all’Associazione Progetto Salute Valle Dell’Agno Onlus che con il suo sostegno ha partecipato alla realizzazione di questo evento. Luigi De Santis Raffaele Gianesini 17 Ospedale Continua il gemellaggio con l’Albania un filo diretto tra l’Ortopedia dell’Ulss 5 e quella di Scutari B ilancio più che positivo per la terza missione operativa della nostra Ulss all’Ospedale di Scutari in Albania, frutto dell’accordo di Cooperazione Sanitaria Internazionale siglato tra l’Ospedale Regionale di Scutari, l’Ulss 5 Ovest Vicentino e l’Unità Operativa di Ortopedia di Montecchio Maggiore. Dal 24 al 27 settembre scorso il dott. Enrico Castaman ha guidato in Albania il gruppo di lavoro composto dall’ortopedico dott. Antonio Musetti, dall’anestesista dott. Ernesto Della Mora, dall’infermiere professionale Moreno Casara, ferrista di sala operatoria, e dall’assistente amministrativo Loreta Borghero. La cooperazione ha avuto inizio nel 2003 su proposta dei Padri Francescani che operano a Scutari, in particolare grazie all’aiuto di Padre Sergio Gazzea che, sensibile ai problemi sanitari della popolazione, ha cercato di realizzare questo rapporto di collaborazione tra gli ortopedici della nostra Ulss e gli ortopedici di Scutari. Su questa base è stato stipulato un accordo di collaborazione clinica e didattica in campo ortopedico e traumatologico tra la divisione di chirurgia dell’ospedale albanese e l’Unità Operativa di Ortopedia-Traumatologia dell’Ulss 5. Sulla scia dei successi ottenuti nei due viaggi precedenti, durante questa terza missione internazionale sono stati effettuati 20 interventi chirurgici, di cui 15 artroprotesi d’anca su lussazione congenita; sono state inoltre effettuate 44 prime visite e una decina di controlli ai pazienti operati nelle precedenti missioni. L’elevato numero di interventi eseguiti è stato reso possibile non solo dalla disponibilità del personale sanitario locale ma anche dalle migliorie strutturali apportate alle sale operatorie. Inoltre è notevolmente aumentata la qualità della preparazione del personale medico ed infermieristico, grazie alle competenze acquisite durante gli stage di perfezionamento effettuati presso la nostra Unità Operativa e proseguita poi nell’Ospedale di Scutari. Il medico ortopedico e il medico anestesista di Scutari si sono impegnati a tutto campo nel progetto di sviluppo del loro Ospedale, hanno ad esempio studiato un programma di ottimizzazione delle risorse locali applicando gli iter diagnostici e i protocolli di trattamenti appresi. Sono stati inoltre effettuati i primi incontri per dare l’avvio ad un programma di prevenzione della lussazione di anca nella displasia congenita, affezione frequente nella popolazione locale per predisposizione genetica. È stato infine stilato il programma di massima per gli interventi da effettuarsi nella prossima missione, in programma già all’inizio del nuovo anno. “Durante questa missione abbiamo notato con soddisfazione - spiega il dott. Musetti - un miglioramento delle capacità operative del personale medico ed infermieristico dell’Ortopedia di Scutari lasciando intravedere una progressiva autonomia e un aumento dell’offerta sanitaria locale, che garantiranno una risposta in loco alle richieste medico chirurgiche della popolazione.” Antonio Musetti Nell’articolo del nuovo Mammografo Digitale pubblicato a pagina 14 del n. 2/2006 di Ulss 5 Notizie, non è stato citato il prezioso contributo ricevuto da parte della Fondazione Cariverona e della Cassa Rurale ed Artigiani di Brendola per l’acquisizione del mammografo digitale al Servizio di Radiologia dell’Ospedale di Montecchio Maggiore. La redazione si scusa con gli interessati e con i lettori. 18 dicembre 2006 Ospedale Un elettrocardiografo per i Donatori di Sangue U n nuovo elettrocardiografo è stato donato al Servizio Immunotrasfusionale (SIT), frutto di una lodevole iniziativa coordinata dal Presidente del Gruppo Donatori di Sangue di Brendola con il contributo della Cassa Rurale ed Artigiana di Brendola e delle Associazioni Donatori di Sangue Cav. Pietro Trevisan di Montecchio Maggiore e Fidas Provinciale di Vicenza. Lo strumento, di ultimissima generazione, combina un facile utilizzo con un display a colori ad alta definizione e una notevole velocità e flessibilità d’uso. Esso è inoltre dotato di un sistema di comunicazione per la gestione computerizzata e telematica dei dati in ambito ospedaliero ed extraospedaliero. Con la nuova apparecchiatura è possibile eseguire nella stessa mattinata tutti gli accertamenti necessari per l’idoneità alla donazione (esami del sangue, radiografia al torace, elettrocardiogramma), che prima richiedevano due accessi ospedalieri. Esso è inoltre utilizzato per i controlli su donatori già attivi e su pazienti candidati al predeposito di sangue in vista di un intervento chirurgico programmato. La disponibilità della nuova apparecchiatura è il risultato di un programma iniziato lo scorso anno con un’indagine del Centro Raccolta Sangue di Montecchio Maggiore per analizzare la qualità dei servizi offerti ai donatori e incrementare la raccolta del sangue e degli emocomponenti. È stata quindi rivista l’organizzazione, gli orari e il flusso di accesso dei donatori, andando incontro a coloro i quali non possono usufruire della giornata di permesso. Introdotta la cartella clinica informatizzata e aumentate le occasioni di incontro per la sensibilizzazione alla donazione del sangue, i risultati sono evidenti: le donazioni sono cresciute del 15% con un aumento del 37% delle plasmaferesi e l’avvio della raccolta multicomponent per la donazione di piastrine. dicembre 2006 lo strumento permette velocità e gestione telematica La cerimonia di consegna della nuova attrezzatura, cui sono convenute le più alte cariche dell’Ulss 5, delle Associazioni dei Donatori e della Cassa Rurale ed Artigiana di Brendola, è stata l’occasione per fare il punto sulle attività del Servizio Trasfusionale, con sei principali tematiche: 1 È in via di completamento il riordino della informatizzazione del SIT, con un nuovo sistema applicativo web più veloce ed efficiente. 2 Per la validazione dei gruppi sanguigni e la distribuzione delle unità di sangue in urgenza è operativo un programma che permette al medico di visualizzare e di validare via web, anche dal proprio domicilio, gli esami eseguiti in ospedale dal tecnico di laboratorio. 3 Un nuovo separatore cellulare per raccolta multicomponent permette in non più di un’ora di raccogliere piastrine da aferesi in associazione a plasma e/o globuli rossi. 4 È iniziata la raccolta e produzione del gel di piastrine raccolto da pazienti e donatori, particolarmente utile negli interventi di chirurgia ortopedica e nella guarigione di ulcere e piaghe di qualsiasi origine. 5 Per migliorare l’attività trasfusionale, a gennaio inizierà un corso di aggiornamento per gli infermieri sulla richiesta trasfusionale e l’uso clinico del sangue. 6 A partire dal prossimo anno, infine, verrà ampliata, attraverso il coinvolgimento del Servizio Promozione Educazione alla Salute dell’Ulss, l’attività di informazione e sensibilizzazione alla donazione del sangue presso alcuni istituti scolastici, in collaborazione con l’Associazione Donatori di Sangue e Fidas. Maurizio Soli 19 messaggio promozionale Territorio La ricerca universitaria aiuta la popolazione dal convegno “Problemi sociali, territorio e servizi: quale relazione?” È in corso uno studio congiunto tra Università di Verona e Ulss 5 per analizzare la relazione fra le problematiche socio economiche, l’organizzazione dei servizi sociali e i bisogni della popolazione dell’Ulss 5 e dell’Ulss 20 di Verona. Questa ricerca, condotta da operatori sociali delle due Ulss, avrà impatto sulle comunità locali che potranno interrogarsi sulle proprie caratteristiche e sulle ricadute delle stesse nella qualità di vita della popolazione debole. La presentazione dell’iniziativa nel nostro territorio si è svolta lo scorso giugno a Recoaro Terme, durante il seminario “Problemi Sociali, Territorio e Servizi: quale relazione?”, finanziato dal Fondo Sociale Europeo. All’incontro hanno partecipato professionisti del sociale, rappresentanti di enti locali, dell’Ulss e del privato sociale. Dopo il saluto del sindaco di Recoaro Terme Franco Viero, l’assistente sociale dott. Morello, dipendente Ulss, ha presentato i dati di un precedente lavoro svolto nel vicentino e nel veronese. Di fatto il seminario di Recoaro Terme trova le sue premesse proprio nella ricerca già condotta e nel desiderio degli operatori di approfondirne i risultati. I successivi interventi del prof. Gosetti, del prof. Amaddeo, della dr.ssa Grigoletti e del prof. Bressan hanno sottolineato l’importanza degli operatori sociali e hanno evidenziato con dati e strumenti grafici come, nello specifico della salute mentale, l’utilizzo dei servizi psichiatrici in aree urbane sia in relazione con le caratteristiche socio economiche del territorio. Il Direttore dei Servizi Sociali dr.ssa Pinzauti ha inoltre evidenziato, analizzandone la normativa, quanto l’integrazione sociosanitaria garantisca inclusione sociale e continuità tra prevenzione, cura e riabilitazione. In conclusione, le dr.sse Paiola e Venturelli, ricercatrici dell’Università di Verona, hanno presentato i primi risultati della ricerca confrontando le Province di Vicenza e Verona rispetto all’economia, all’istruzione, alla popolazione, all’offerta di servizi e alle caratteristiche morfologiche. I documenti presentati durante il seminario saranno presto consultabili sul sito http://lisss.univr.it/cantieriaperti. Raffaele Morello Attrici per un giorno all’IPSIA di Lonigo D per migliorare la convivenza civile nel nostro territorio a tempo l’istituto scolastico IPSIA di Lonigo collabora con l’Ulss 5 alla realizzazione di progetti formativi per le problematiche degli studenti di Scuola Superiore. Particolarmente efficace si è dimostrato un percorso innovativo di Animazione di Strada proposto dalla cooperativa “Studio Progetto” alle ragazze della classe 2a OMA, le future stiliste del Comparto Moda, coordinate dalla professoressa Cristina Ferrara. Il Progetto “Promozione dei diritti e dei doveri dei popoli” si è articolato in quattro incontri di due ore ciascuno, con l’obiettivo di favorire l’integrazione scolastica e sociale degli adolescenti italiani e stranieri del nostro territorio. Gli educatori Giorgio e Andrea, con la loro simpatia contagiosa, hanno saputo vincere ogni diffidenza coinvolgendo le ragazze in giochi di ruolo volti a migliorare le relazioni, sperimentare il senso di accoglienza dell’altro e raggiungere scopi comuni. Fondamentale è stata la fase conclusiva che ha consentito di rielaborare, dicembre 2006 mettendoli in scena attraverso il “Teatro dell’Oppresso”, i conflitti nati in classe, una realtà multietnica con ragazzi provenienti da India, Serbia, Albania, Ghana e Brasile. “Tutte noi siamo soddisfatte di questa esperienza afferma Vania, attrice per un giorno, dalle pagine del giornalino scolastico - decisamente al di fuori della solita routine scolastica. Penso che un progetto di questo genere farebbe bene a qualunque classe considerato l’effetto ottenuto! Infatti abbiamo collaborato per realizzare il video anche con le compagne a cui prima non rivolgevamo la parola, ci siamo molto divertite e ci siamo conosciute meglio. Ora siamo impazienti di vedere il risultato del nostro impegno”. In ricordo della allieva Rani Poonam Ileana Slaviero 21 Territorio Nuova sede operativa per la “Lonigo Soccorso” da settembre nell’Ospedale leoniceno Il taglio del nastro: da sinistra, il Direttore Generale Daniela Carraro, il Sindaco di Lonigo Silvano Marchetto e il Presidente di Lonigo Soccorso Gianpietro Rondinella È stata inaugurata il 23 settembre a Lonigo la nuova sede della “Lonigo soccorso”, alla presenza del Direttore Generale dell’Ulss e dei suoi collaboratori, del sindaco Silvano Marchetto e dei membri della Giunta e del Consiglio Comunale. La “Lonigo Soccorso” è un servizio di Pubblica Assistenza Volontaria-Onlus che nasce all’inizio del 2005 per rispondere alle esigenze di aiuto sanitario della cittadinanza leonicena, in collaborazione con la Protezione Civile di Lonigo. I soci fondatori, forti della loro decennale esperienza nel campo, si sono impegnati quotidianamente affinché l’associazione potesse crescere e avere il giusto riconoscimento. Infatti con l’aiuto ed i contributi dei vari benefattori leoniceni, la “Lonigo Soccorso” si è dotata nel tempo di due ambulanze, comperate usate, una vettura e di un nuovo defibrillatore portatile. L’Associazione inoltre organizza annualmente un corso per volontari soccorritori che da quest’anno è ospitato nella sala didattica dell’Ospedale di Lonigo. Dalla piena e costante collaborazione con la Direzione Generale dell’Ulss 5, con grande soddisfazione dei dirigenti e di tutti gli operatori, si è concretizzata anche la concessione e la realizzazione della nuova sede operativa proprio di fronte ai locali del Punto di Primo Intervento dell’Ospedale di Lonigo. La numerosa partecipazione alla giornata inaugurale ha dimostrato concretamente quali siano il rapporto, la sinergia e la fiducia esistenti tra le istituzioni e il mondo del volontariato soccorritore. In particolare il Direttore Generale dell’Ulss Daniela Carraro ha sottolineato l’importanza del servizio della “Lonigo Soccorso” di fronte alle continue esigenze di risorse verso i casi di emergenza e di soccorso. I dirigenti della “Lonigo Soccorso”, infine, hanno espresso pubblicamente al Direttore Generale la più viva riconoscenza per la concreta collaborazione dimostrata in questi anni. Bruno Miccoli Medicinali per la popolazione libanese dalla Farmacia Ospedaliera un esempio di solidarietà L a nostra Ulss si dimostra nuovamente protagonista nella solidarietà. Per aiutare il Libano dopo la guerra tra Israele e Hezbollah, la Farmacia Ospedaliera ha inviato a questo Paese, nel mese di agosto, due bancali di farmaci e materiale sanitario vario: 128 confezioni di antibiotici, 130 confezioni di medicinali ad uso ginecologico, 40 confezioni di farmaci per le patologie respiratorie, 35 confezioni di disinfettanti, 1200 paia di guanti chirurgici in lattice, 1600 cerotti medicati e 60 confezioni di bisturi monouso. In tutto il Veneto sono state raccolte 10 tonnellate di farmaci e presidi sanitari che sono stati spediti dalla Farmacia dell’Ospedale di Rovigo al porto di Brindisi 22 per l’imbarco, assieme a quelle messe a disposizione da altre dodici regioni, nella nave San Marco della Marina Militare, in partenza per Beirut, dove sono state consegnate al Ministro della Sanità libanese. Ancora una volta l’Ulss 5 ha potuto manifestare con tempestività la sua generosità nei confronti dei bisogni sanitari delle popolazioni duramente provate dalla guerra e la Farmacia Ospedaliera è riuscita a dimostrare la sua efficienza nel mettere a disposizione, in tempi brevi, tutto il materiale sanitario necessario per questa importante operazione umanitaria. Pietro Borga dicembre 2006 messaggio promozionale Territorio Il Servizio Integrazione Lavorativa trasloca a Montecchio, un ponte tra mondo del lavoro e utenza disabile I La nuova sede del Servizio Integrazione Lavorativa Per informazioni Servizio Integrazione Lavorativa tel. 0444 708334 - 708335 e-mail: integrazione.lavorativa @ulss5.it l 14 settembre è stata inaugurata la nuova sede del Servizio Integrazione Lavorativa (SIL) di Montecchio Maggiore, in Via Pieve, 12. L’iniziativa è stata presentata, ai numerosi cittadini intervenuti, dal Direttore dei Servizi Sociali dr.ssa Antonella Pinzauti, che ha espresso l’intenzione di dare spazio e priorità alle azioni finalizzate all’integrazione sociale, scolastica e lavorativa della persona che presenta disabilità. D’accordo con lei, il Presidente della Conferenza dei Sindaci Maurizio Scalabrin, rappresentante dei 22 Comuni presenti nel territorio che ha ribadito l’importanza di offrire interventi nell’Ulss a favore delle fasce deboli. “Sviluppare azioni che conducano all’integrazione lavorativa - sottolinea la dr.ssa Rafaella Dal Lago, responsabile del SIL - significa condurre il soggetto in difficoltà ad acquisire sempre più autonomia diminuendo così il bisogno assistenziale e migliorando il suo stato di salute”. Dal 2000 ad oggi sono raddoppiati gli accessi al SIL: sono circa 500 le persone assistite nel 2005 e oltre 120 i tirocini attivati. Sono stati attuati, inoltre, circa 75 progetti finalizzati al supporto in azienda di lavoratori disabili precedentemente inseriti e una sessantina di persone ha reperito un’occupazione a seguito di percorsi organizzati dal SIL. “Sviluppare la rete già esistente di servizi - ribadisce l’Assessore Provinciale al Lavoro e alle Attività Produttive dr. Giulio Bertinato - riveste un’enorme importanza, poiché solo attraverso la collaborazione tra servizi pubblici e privati si riesce a razionalizzare le risorse esistenti e ad ottenere risultati soddisfacenti sia per il cittadino in difficoltà che per l’azienda che lo accoglie”. La nuova sede e il materiale messo a disposizione degli operatori permettono maggiore efficienza di intervento e spazi adeguati alle esigenze dei cittadini. Rafaella Dal Lago Nel labirinto dei conflitti familiari l’istituzione di un Servizio di Mediazione Familiare L Per informazioni Distretto Socio-Sanitario Il centro è attivo, su appuntamento, presso la sede del Distretto Socio-Sanitario di Lonigo, in Piazza Martiri della Libertà. Per avere informazioni è possibile telefonare tutte le mattine dalle 8.30 alle 12.30 tel. 0444 703542 e-mail:[email protected] 24 a nuova legge sulla separazione e l’affidamento dei figli, entrata in vigore il 16 marzo 2006, prevede “prioritariamente” l’affidamento condiviso dei figli minori: i genitori hanno quindi il compito di con-dividere la gestione dei figli. La Mediazione Familiare si propone come strumento facilitatore per la realizzazione di quanto proposto dalla legge e intende far leva sulla responsabilità più che sulla potestà dei genitori; in altre parole viene privilegiata la responsabilità verso i figli per uscire dall’ottica vincitori-vinti ed entrare in una che permetta di valorizzare il ruolo di genitori che, anche se non più coniugi, sanno costruire insieme un adegua- to ambiente di crescita, individuando accordi e soluzioni condivise. L’Ulss 5 a questo proposito ha predisposto, nell’ambito dell’Unità Operativa Consultori Familiari, la realizzazione di un centro unico pilota di Mediazione Familiare, a sostegno e potenziamento delle funzioni genitoriali per le coppie in procinto di separarsi o separate (sia in caso di matrimonio che di convivenza). Il Servizio è gratuito e volontario, viene garantita la totale riservatezza ed è indipendente dal sistema giudiziario o da altri percorsi socio sanitari: non si sostituisce in alcun modo ai ruoli dell’avvocato e dei giudici. Lucia Lazzari Elisabetta Pieri dicembre 2006 Territorio Educazione alla salute nella scuola sul sito dell’Ulss le iniziative per l’Anno Scolastico 2006/07 L’ Azienda Ulss 5 continua la sua azione di promozione ed educazione alla salute in collaborazione con le scuole del territorio. Le iniziative che compongono l’offerta formativa per l’anno scolastico 2006/2007 fanno parte degli obiettivi del programma di Educazione alla Salute promosso dalla Regione Veneto. L’obiettivo è quello di allargare la cultura della promozione della salute e di integrare le attività secondo una logica di rete e di alleanze con sistemi ed istituzioni che insieme hanno responsabilità nel processo di promozione ed educazione alla salute del singolo e della collettività. Il marketing relativo alle nostre proposte progettuali, quest’anno, è stato effettuato attraverso l’invio del manifesto informativo a tutte le Direzioni Scolastiche presenti sul territorio di competenza dell’Ulss 5. “www.ulss5.it/scuole/” è la nuova pagina web dedicata alle iniziative di promozione ed educazione alla salute che ha trovato collocazione sul nuovo portale aziendale: è stata pensata come un nuovo strumento utile al fine di facilitare e migliorare la comunicazione interistituzionale. Venceslao Ambrosini Monica Menti Promozione diritti e doveri dei popoli G iovedì 28 settembre si è svolta ad Arzignano la conferenza conclusiva del progetto “Promozione dei diritti e dei doveri dei popoli e miglioramento della convivenza civile nel nostro territorio”. Tale progetto, realizzato in collaborazione con la Cooperativa Studio Progetto di Cornedo V., rientra nel Piano Biennale “La Comunità come famiglia, la famiglia come Comunità: i percorsi della socializzazione” attivato dall’Ulss 5 per il biennio 2004/05 su delega della Conferenza dei Sindaci. L’iniziativa era mirata alla promozione dell’agio e alla prevenzione di fenomeni di conflittualità e devianza sociale, all’educazione alla convivenza civile dei giovani e all’integrazione scolastica e sociale degli adolescenti italiani e stranieri. Otto gli istituti scolastici interessati: Liceo G.G. Trissino e I.P.S.I.A di Valdagno, C.F.P. “G. Fontana” di Chiampo, I.T.I.S. “G. Galilei” e Scuola Secondaria di Primo Grado “A. Giuriolo” di Arzignano, I.I.S. Ceccato di Montecchio Maggiore, I.T.C. dicembre 2006 un DVD dal lavoro di otto scuole vicentine Rosselli e I.P.S.I.A “G. Sartori” di Lonigo. Durante la conferenza le responsabili Ulss del progetto, le dottoresse Donata Cecchinato e Roberta Zordan, hanno illustrato il percorso effettuato nei due anni di sperimentazione, mentre gli educatori dell’èquipe della Cooperativa Studio Progetto hanno esposto i risultati e presentato il DVD “Mi fido di te - l’esperienza in classe con il teatro dell’Oppresso” realizzato nelle classi coinvolte. Studenti, dirigenti e referenti scolastici hanno espresso un apprezzamento unanime per il lavoro svolto. Da ottobre 2006, pertanto, è stata avviata la terza annualità del progetto. Donata Cecchinato Roberta Zordan 25 Territorio Le mutilazioni genitali femminili Anna Lotto dal Parlamento Europeo una campagna d’informazione C Per informazioni www.dirittiumani.donne. aidos.it 26 irca 100-130 milioni di donne, principalmente in Africa, hanno subito mutilazioni genitali. Esistono diversi tipi di Mutilazioni dei Genitali Femminili (Mgf), di diversa gravità: la più innocua e meno praticata consiste nel rimuovere il clitoride, mentre la più brutale è l’infibulazione, la rimozione del clitoride, delle piccole labbra e parte delle grandi e nel ricucire l’apertura lasciando solo un piccolo spazio per il passaggio delle urine e del sangue mestruale. Queste pratiche rappresentano una gravissima menomazione fisica e psicologica della donna e della sua integrità, con conseguenze per tutto l’arco della vita. Nel suo libro “Possedere il segreto della gioia” (Rizzoli,1993) Alice Walker racconta in prima persona l’esperienza di una donna africana mutilata e tutte le implicazioni di questo tipo di usanze. Esse sono diffuse soprattutto nei paesi dell’Africa Orientale e Centrale, dalla Somalia al Golfo di Guinea e, secondo gli studiosi, trovano origine nelle tradizioni locali pre-islamiche e pre-cristiane, rispondendo a una concezione di dominazione e controllo della donna, probabilmente perché percepita come potente e quindi pericolosa per la sua capacità sessuale e riproduttiva. Ancor oggi, però, ogni anno circa 2 milioni di bambine e adolescenti subiscono una qualche forma di mutilazione dei genitali. Il Parlamento Europeo ha lanciato la campagna biennale “Stop Mgf!” allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e tentare di ridurre questa pratica che le migrazioni hanno importato anche in Italia e nei paesi europei. Quest’iniziativa, che si affianca in Italia alle leggi che colpiscono le mutilazioni genitali femminili e ogni altra lesione volontaria, si propone di informare le donne in tutto il mondo, coinvolgere gli uomini, le istituzioni e le strutture legislative e sanitarie. Mauro Gonzo dicembre 2006 Territorio “Un sostegno a chi sostiene” T ra i vari tipi di demenza, la malattia più diffusa è l’Alzheimer, in crescita soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione. In Italia colpisce circa 600.000 persone, di cui circa il 30% è ad uno stadio avanzato (oltre 130.000 pazienti). Le stime parlano di 80.000 nuovi casi ogni anno e le previsioni sono drammatiche: 1 milione di malati nel prossimo decennio e un raddoppio di casi nel 2025. Le dimensioni del problema risultano ingigantite dal fatto che gli effetti della malattia non colpiscono solo il singolo paziente, ma hanno un forte impatto su tutto il nucleo familiare. Giovedì 5 ottobre a Valdagno, a Palazzo Festari, la dott.ssa Chiara Centomo, Capo Sezione dei Servizi Sociali del Comune di Valdagno, ha presentato “Un sostegno a chi sostiene”, il progetto di aiuto psicologico ai familiari di anziani non autosufficienti affetti da demenza che verrà eseguito in collaborazione con la dott.ssa Alessandra Tarquini, Psicologa specializzata in Psicologia Clinica. L’incontro è stato promosso dall’Assessorato delle Politiche Sociali del Comune di Valdagno, con la collaborazione del dr. Marcello Mari, responsabile della Lungodegenza e dell’Ambulatorio per la Memoria dell’Ospedale di Valdagno. Il progetto “Un sostegno a chi sostiene” si svilupperà con un ciclo di incontri per gruppi di 8-10 persone volti a supportare le persone che si prendono cura del paziente durante l’evoluzione della malattia. L’Alzheimer, infatti, è accompagnato dalla presenza di una sintomatologia della sfera cognitiva e non cognitiva, in particolare per quest’ultima sono evidenti i disturbi psicotici (come i deliri, le allucinazioni, l’aggressività), l’ansia, la depressione, l’insonnia. Sono questi i disturbi che più pesano sulla famiglia dicembre 2006 da Ulss e Comune un aiuto ai parenti dei malati di Alzheimer ed è per questo carico che può essere di valido aiuto l’iniziativa proposta dal Comune di Valdagno. Nel corso della serata di presentazione il dr. Mari ha sottolineato come l’attività diagnostica del medico geriatra sia solo l’inizio del percorso poichè, una volta fatta la diagnosi di demenza, egli affronta un cammino con la famiglia del paziente. L’assistente sociale Giuliana Santagiuliana ha poi illustrato i servizi offerti dal Comune e dall’Ulss; in particolare si è soffermata sull’Assistenza Domiciliare Integrata e sulle possibilità di residenzialità per anziani non-autosufficienti. Alla fine delle relazioni c’è stato spazio per alcuni interventi di familiari che hanno posto l’attenzione sul bisogno di formazione anche da parte delle badanti. Fabio Armellini L’Ambulatorio per Memoria attivato presso la UOA Geriatria nel 2000 segue circa 1000 pazienti e 1000 famiglie. Il gruppo di lavoro comprende oltre al dr. Marcello Mari, che ne è il responsabile, anche la dr.ssa Chiara Verlato, Geriatra, e la dr.ssa Alessandra Simioni, Psicologa perfezionata in Neuropsicologia. Oltre ad attività di diagnosi e cura per le patologie con declino cognitivo esegue attività certificativa per il riconoscimento di invalidità civile, per altri contributi e per prescrizioni di ausili e presidi. Inoltre assicura attività di consulenza e tutor per il Nucleo Alzheimer della Casa di Riposo “La Pieve“ di Montecchio Maggiore. Il dr. Mari e la dr.ssa Simioni inoltre seguono un gruppo di familiari in un percorso formativo e di sostegno psicologico. Si accede all’Ambulatorio per la Memoria previa richiesta del Medico di Medicina Generale ed appuntamento al CUP. 27 Territorio Psicologia Olistica un’opportunità a complemento delle terapie convenzionali L a Psicologia Olistica inizia ad integrarsi con la medicina tradizionale. Il 17 e 18 giugno il Dipartimento delle Dipendenze Patologiche, diretto dal dr. Giuseppe Cicciù, ha organizzato un corso teorico esperienziale per operatori sociali e sanitari sulla psicologia olistica e sulle tecniche ad indirizzo psico-corporeo, in collaborazione con la Scuola di Psicoterapia InterattivoCognitiva dell’Università di Padova. Nel corso delle due giornate di lavoro, si è sottolineato come la psicologia olistica e le tecniche psico-corporee vadano considerate come modelli di intervento complementari e non alternativi alle terapie convenzionali. Nel mondo occidentale, viviamo dentro gli schemi di una scienza figlia dell’illuminismo e del tardo positivismo. Siamo abituati a lavorare su ciò che è visibile e misurabile: un sistema che è funzionale alle sole esigenze dell’evidenza, ma che non può essere considerato l’unica modalità per interpretare i fenomeni. Il sistema olistico realizza proprio il tentativo di integrare diverse e altre possibilità di trattamento, con l’idea che l’uomo non è solo corporeità, ma è un’unità indissolubile di mente-corpo-anima. La mente è un processo, non è una struttura, ed è interrelata ed interdipendente con gli infiniti processi della vita, atemporale e non localizzabile. C’è una visione dell’uomo, in questa prospettiva, non più di tipo egoico con la identificazione nel corpo, ma una visione di noi stessi come “altro esteso”, dove l’altro fa parte di un unico processo nel quale siamo inseriti anche noi. L’olismo non si limita cioè ad una visione della realtà di tipo oggettuale, ma include anche l’osservatore e la relazione tra soggetto e oggetto; integra ulteriori elementi per comprendere i fenomeni nella loro globalità e complessità. Non si oppone al modello scientifico che descrive e analizza i singoli componenti, 28 ma esprime un punto di vista complementare ed integrato. Le tecniche innovative usate nel modello olistico sono l’attivazione d’anima o psico-corporea, lo yoga, lo shiatsu e le altre tecniche che determinano stati modificati dell’assetto omeostatico dell’organismo. L’obiettivo è perseguire un diverso livello di coscienza, oltrepassando i confini dell’io. L’idea fondamentale del lavoro olistico è quella di non rimanere fissati sugli oggetti, ma di incorporare ciò che non è visibile. Tale modello è in grado di determinare un allargamento della consapevolezza del mondo e del Sé nel mondo. Gli operatori che hanno partecipato alle esperienze psico-corporee hanno definito in termini positivi ed innovativi questo modello di pensiero riferito al sé e al contatto con il mondo avendo acquisito una diversa concezione degli eventi interni ed esterni, sia sul piano fisico che in ambito psichico e coscienziale. “Un’esperienza singolare” - così l’ha definita un operatore che ha partecipato alle due giornate - “collegata all’esperienza dell’altro e del gruppo, che ha mobilizzato blocchi e resistenze che avevano resistito negli anni a qualsiasi altro metodo di intervento sulla mia anima”. Il 15 e 16 dicembre prossimi, sarà riproposto il modello formativo di base sulla psicologia olistica con la collaborazione della Scuola di Psicoterapia InterattivoCognitiva della Università di Padova. Giuseppe Cicciù dicembre 2006 Prevenzione Prevenzione dei tumori femminili S un nuovo macchinario per le tre Ulss vicentine inergia tra le Ulss Vicentine nella lotta ai tumori femminili: unite hanno chiesto alla Fondazione Cariverona un finanziamento di 800 mila euro per una strumentazione innovativa nel campo della diagnosi citologica. “Thin-Prep Imaging System”, questo il nome del nuovo macchinario che sarà installato a Thiene, è un robot che riconosce in ogni pap-test in monostrato 22-23 campi-immagine come diversi rispetto al resto del preparato e ne registra la sede in un floppy-disk. I campi-immagine vengono poi richiamati sul microscopio con un sistema computerizzato, per essere sottoposti all’interpretazione umana. Si unisce così la rapidità della macchina alla flessibilità dell’interpretazione umana, per ridurre i rischi di valutazioni incomplete o superficiali. Sarà inoltre allocato un microscopio motorizzato presso ciascun Servizio di Anatomia Patologica delle tre Ulss coinvolte. Ad essi arriveranno i vetrini ed un floppy disk con i dati pre-selezionati per l’analisi da parte del citologo, con un notevole risparmio di tempo per lo specialista. L’Assessorato alla Sanità della Regione ha già dato l’autorizzazione per l’acquisto. “La speranza - sottolinea il dr. Romano Colombari, primario dell’Unità Operativa di Anatomia Patologica - è che il Thin-Prep Imaging System arrivi entro l’anno. Il supporto, che ridurrebbe fino al 60% il tempo impiegato per ciascun pap-test, consentirebbe alla nostra Ulss di potenziare già dal 2007 la campagna di screening contro il tumore alla cervice uterina”. “Riteniamo che la Banca abbia accettato di finanziare l’acquisto di questa innovativa strumentazione per abbattere il campanilismo e per premiare le Ulss che propongono progetti in sinergia” - conclude il Direttore Generale Daniela Carraro. Alessandra Stefani Che ti passa per la testa? I informazione e controllo costante per risolvere il problema dei pidocchi nformazione e sensibilizzazione sociale: è il primo passo per risolvere il problema dei pidocchi, parassiti che ogni anno fanno visita a 1,5 milioni di italiani, per il 70% bambini tra i 3 e gli 11 anni. “La pediculosi - afferma il dr. Massimo Pasqualotto responsabile del Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP) - è un fenomeno che non sembra arrestarsi e il senso di vergogna che lo circonda ne aiuta la diffusione. Si tratta, infatti, di parassiti duri a morire come lo sono le false credenze a loro riguardo: ancora si ritiene che siano in grado di scegliere a chi far visita discriminando a seconda del livello sociale. In realtà anche nei Paesi più industrializzati la frequenza di infestazione nella popolazione è molto elevata”. Sul banco degli imputati ci sono, tra l’altro, shampoo inefficaci e rimedi della nonna (dagli impacchi di olio d’oliva a quelli di Kerosene). In realtà non c’è prevenzione sicura: l’unica cosa che si dicembre 2006 può fare è limitare il contagio. Accorgersi, cioè, il prima possibile della presenza di pidocchi con un controllo costante della capigliatura, alla luce naturale diretta e con una lente di ingrandimento, esaminando con pazienza piccole ciocche di capelli e ponendo particolare attenzione sulla nuca e dietro le orecchie. Se si rinvengono uova, farsi consigliare dal pediatra un trattamento adatto e rimuovere il tutto con un pettine a denti fitti. “Dal momento che sono i bambini i più colpiti - conclude il Direttore Generale Daniela Carraro - è importante che i genitori affrontino senza vergogna il problema per evitare inutili traumi psicologici, in collaborazione con insegnanti, medici e SISP, così come previsto dalla nota inviata alle scuole e ai pediatri”. Massimo Pasqualotto 29 Prevenzione Le cardiologie aperte l’esperienza ad Arzignano I l 24 settembre scorso si è celebrata la giornata nazionale delle cardiologie aperte. Nell’intento dell’Associazione nazionale dei cardiologi ospedalieri e della Heart care foundation, la fondazione che ha promosso l’iniziativa, questa giornata annuale dovrebbe consentire l’accesso al pubblico agli ambienti cardiologici ospedalieri. Questa apertura viene interpretata in modo diverso secondo le situazioni locali, la disponibilità di personale, l’approccio che i responsabili del reparto intendono avere nei confronti della gente. Infatti, non si tratta dell’istituzionale rapporto con i pazienti; qui l’apertura dell’ospedale riguarda ovviamente anche i pazienti, ma riguarda la gente qualsiasi, quella che non è malata, ma che può avere un interesse culturale nei riguardi della disciplina cardiologica, o un interesse attinente allo stato di salute proprio o dei propri familiari o, infine, semplice curiosità. La divisione di cardiologia di Arzignano ha inteso l’apertura, non come un fatto puramente simbolico, ma come un fatto sostanziale e pregnante. Infatti, qui non si tratta di dare al pubblico, una volta all’anno, la possibilità di entrare in locali quasi inaccessibili per tutto il resto dell’anno o accessibili solo su richiesta motivata del medico curante, per eseguire una visita o un esame strumentale. Si tratta di aprire l’assistenza cardiologica al pubblico inteso come pazienti, familiari, amici dei malati e personale volontario di assistenza, non un giorno all’anno, ma costantemente. Questo obiettivo ha caratterizzato l’attività della divisione di cardiologia di Arzignano fin dal suo nascere 10 anni fa. Abbiamo inteso la necessità di una assistenza, soprattutto ai malati più gravi, in terapia intensiva, supportata dalle persone più care al paziente, consentendo lo stazionamento, anche 24 ore su 24, di un familiare nel box della terapia 30 intensiva ove è ricoverato il congiunto. Questo approccio non è diffuso, anzi possiamo dire con certezza che è a tutt’oggi abbastanza raro, perché prevale ancora, nella mentalità della maggior parte degli operatori sanitari, medici e infermieri, il concetto che il parente del malato costituisca un disturbo, un intralcio all’assistenza e talora un pericolo, nel senso che, con la presenza continua, più facilmente un familiare potrebbe entrare nel merito di eventuali carenze assistenziali e denunciarne eventuali conseguenze, o potrebbe avere modo di valutare il personale ed eventualmente esprimere un giudizio sfavorevole. Noi, invece, riteniamo che la presenza di un parente stretto sia di gran conforto per i malati e sia una necessità umana che non si può negare. Oltre tutto, il personale che lavora con impegno e passione, non dovrà temere nulla, perché certamente riceverà l’apprezzamento di chi osserva. Infine, anche dal punto di vista pratico, un parente è di aiuto agli operatori, nell’assistere il malato nei pasti, nei bisogni fisiologici e nel sostegno psicologico, necessarissimo in questi casi. Oggi finalmente nella letteratura internazionale si legge dell’opportunità di far partecipare i familiari anche alle fasi critiche dell’assistenza, come può essere una rianimazione cardiaca, riconoscendo il grande valore del coinvolgimento delle persone care. Uguale apertura è stata offerta da noi alle associazioni di volontariato che integrano in modo encomiabile l’assistenza degli operatori. Quindi ben vengano le giornate aperte della cardiologia, purché non si risolvano in una manifestazione folcloristica, ma abbiano un senso umano e sociale. Ennio De Dominicis dicembre 2006 messaggio promozionale messaggio promozionale