III Incontro nazionale degli Assistenti F.U.C.I.
Roma, 9-10 febbraio 2010
Relazione della Presidenza nazionale
Introduzione
Carissimi Assistenti, grazie di essere qui a condividere questo momento semplice ma importante
al tempo stesso di incontro e di riflessione comune sul cammino della Fuci e in particolare dei gruppi
che in questi anni state accompagnando. Vorremmo innanzi tutto ringraziare il Signore sia per questa
opportunità di condivisione, sia più in generale per la grande opportunità che la Fuci nonostante le sue
fragilità continua a rappresentare, non solo per noi che la viviamo, ma anche per quello che essa
significa – non più che un lumicino, ma pur sempre un lumicino – all’interno della Chiesa e della società
del nostro Paese. Vorremmo che questo spirito di lode e di gratitudine fosse la “nota fondamentale”
che faccia da “basso continuo” rispetto a quanto diremo in seguito.
Potervi incontrare personalmente e poter trascorrere queste ore con voi è per noi occasione per
rinnovare una gratitudine particolare per quella “amicizia” che in Fuci si ha il dono di gustare tra
giovani studenti, giovani laici e preti, chiamati al ruolo di Assistenti. Nell’incontro tra sensibilità e
carismi, possiamo sperimentare una palestra di comunione e di corresponsabilità, pur nel rispetto dei
ruoli di ciascuno, che non dobbiamo mai dare per scontata, anche nel mondo ecclesiale.
In secondo luogo, vogliamo confessare sinceramente il senso di inadeguatezza che proviamo nel
rivolgere queste parole a voi Assistenti, che spesso da più tempo di noi svolgete un servizio in Fuci e
sicuramente da più tempo lo fate all’interno della Chiesa, avendo maturato con questo una preziosa
esperienza umana e spirituale. Ci apprestiamo dunque a proporre qualche considerazione “in punta di
piedi”, avendo dalla nostra parte solo il vantaggio di uno sguardo panoramico su quella che è la realtà
della nostra Federazione a livello italiano.
Come va la Fuci?
Proviamo, quindi, a dire qualche parola sullo stato di salute attuale della Fuci e sulle attività
recentemente proposte. Ad essere onesti, va riconosciuto che la Fuci attualmente soffre, sia per una
consistenza numerica esigua (non è una novità), sia per la notevole fragilità che caratterizza le sue
strutture. Il veloce ricambio, le condizioni attuali della vita universitaria, il senso di responsabilità non
sempre adeguato di chi ricopre degli incarichi in Federazione, le esigue e spesso incostanti risorse
economiche, sono tutti fattori destabilizzanti, che spesso rendono l’equilibrio di vita dei gruppi
piuttosto precario.
La presenza dei nostri gruppi, sia a livello di panorama diocesano, sia all’interno delle università,
non offre effettivamente uno spettacolo esaltante. A stento molti studenti sanno che cos’è la Fuci (non
a caso abbiamo da qualche anno voluto pubblicare un opuscolo che si intitola, appunto, Fuci: ma cos’è?),
e si fa non poca difficoltà ad essere una presenza visibile e apprezzabile.
Detto questo, siamo comunque convinti che la realtà della Fuci non sia una realtà insignificante:
la proposta fucina possiede una forza particolare che deriva dalla sua specificità, una specificità che
non consiste tanto in una serie di contenuti (sussidi, ecc.) o nel carisma di un particolare fondatore, ma
in un metodo. La Fuci ha senso perché ha ancora il coraggio di proporre l’idea che credere e pensare non
siano due gesti incompatibili, e di offrire agli universitari uno spazio per vivere la propria fede, ai
credenti uno spazio per articolare argomenti e sollevare domande significative.
Vivere un percorso di fede cristiana non solo accidentalmente da universitari, ma specificamente
in quanto universitari, ovvero con la ricchezza (e la complessità) che l’esperienza intellettuale e
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spirituale dell’università porta con sé, resta una proposta che fondamentalmente solo la Fuci propone.
Si tratta, per molti versi, di una proposta “inattuale”, in un tempo in cui anche nell’ambito della
spiritualità si predilige il tutto-e-subito, la soddisfazione a basso prezzo e ad alto tasso emotivo. E
tuttavia crediamo che di questa proposta ci sia bisogno, anzi che essa corrisponda ad un bisogno essenziale
della nostra Chiesa e della nostra società: quello di avere coscienze mature, “rettamente formate” come
si diceva un tempo, che possano poi spendere i talenti maturati negli ambiti di vita più diversi. C’è
bisogno che la fede torni a parlare a persone adulte, che non sia un mero intrattenimento per ragazzi e
anziani. C’è bisogno di sviluppare integralmente la coscienza credente, ri-alfabetizzando il nostro
modo di credere e di vivere: non ci si può accontentare dei percorsi tradizionali di iniziazione ai
sacramenti, seguiti da esperienze (peraltro assolutamente positive) di servizio e di volontariato.
C’è anche bisogno, oggi più che mai (è posto bene in evidenza questo aspetto nell’ultimo libro di
don Armando Matteo, La prima generazione incredula), di percorsi in cui noi giovani siamo non solo
fruitori di proposte “giovanili” ideate, progettate e condotte interamente da adulti, ma protagonisti in
prima persona di un itinerario formativo intellettuale, umano e spirituale. Questo in Fuci lo si è sempre
fatto, portandone anche le difficoltà e i limiti, che non mancano, ma beneficiando sicuramente dei non
pochi vantaggi che vengono dall’avere fiducia nei giovani, al punto da consegnare anche le più alte
responsabilità a livello nazionale a persone – come noi – che hanno non più di venticinque anni.
Cosa fa ultimamente la Fuci?
Questo lo si è ribadito per la sua importanza, ma non è certo una novità. Che cosa sta facendo,
concretamente, la Fuci in questi ultimi anni, in particolare a livello nazionale? La cosa più importante, a
nostro avviso, è la ricerca di un equilibrio complessivo tra i vari versanti (universitario, politico,
ecclesiale) del nostro impegno. In questo senso, stiamo investendo non poche energie nel riconquistare
una comprensione non superficiale delle cose che dovrebbero essere più “ovvie”, ma che non sempre
lo sono: ad esempio ed in primo luogo, il carattere fondante del momento spirituale. La liturgia e la
parola di Dio, la preghiera e la vita spirituale, dalle quali sgorga l’appartenenza ecclesiale, vanno
riscoperte come il centro e la fonte, dal quale attingere ed al quale tornare per calibrare in maniera
opportuna le nostre attività culturali e, in senso lato, politiche.
Questo, che pure dovrebbe essere sempre un tratto costitutivo della proposta fucina, è oggetto di
particolare investimento in questo periodo, anche grazie ad alcuni strumenti come la neonata
“Commissione teologica”, e al lavoro ormai biennale di approfondimento – teorico e pratico – sulla
liturgia (si pensi ad esempio alla “Piccola biblioteca liturgica” che compare sul sito). Tale particolare
attenzione non vuole certo mettere tra parentesi il momento politico del nostro impegno, non significa
affatto – a nostro avviso – una deriva intimista o integrista (infatti, rimane per noi di grande importanza
anche il lavoro della altre due Commissioni di studio, dedicate una all’università e l’altra alla formazione
politica). Piuttosto, vorrebbe tornare ad assegnare ad ogni attività e ad ogni forma di impegno il suo
“giusto peso”, che si determina in relazione alla qualità umana e cristiana dell’esperienza in questione.
Anche per questo abbiamo insistito molto, recentemente, sul tema – peraltro assolutamente “classico”
per la Fuci – della spiritualità dello studio. Ad essa è stata dedicata la prima Settimana dell’università, nel
marzo 2009, mentre prosegue la pubblicazione della collana su queste tematiche per le edizioni
Dehoniane.
A proposito di attività editoriale, va inoltre segnalata la pubblicazione degli Annali 2008 e 2009,
usciti entrambi lo scorso anno presso l’editrice Studium di Roma, che raccolgono gli atti dei convegni
nazionali, un tempo inseriti in numeri speciali di «Ricerca». Questo non solo agevola un’uscita più
regolare della rivista – tra qualche mese dovremmo finalmente riuscire a sanare il grave ritardo in cui
versava la pubblicazione – ma rappresenta anche per noi un “biglietto da visita”, una sintesi del nostro
percorso di approfondimento culturale che è stata inviata ai relatori, ai Vescovi e ad alcune riviste, al
fine di far conoscere anche all’esterno quanto viene elaborato all’interno della Federazione. Si tratta di
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due volumi che raccolgono contributi talora piuttosto eterogenei, e che tuttavia sono stati disposti non
casualmente attorno ai due nuclei tematici espressi dai due titoli: Tempo di responsabilità e Orizzonti della
cittadinanza. Nel primo il filo conduttore è il tempo, un tempo da vivere – soprattutto per noi giovani –
non come meri spettatori disimpegnati e sonnolenti, ma come credenti vigili ed attivi. Nel secondo
volume centro della riflessione è il tema della cittadinanza, nelle sue varie dimensioni (locale, nazionale,
europea, cosmopolitica), e con la tensione che caratterizza i cristiani, “cittadini delle due città”, con lo
sguardo radicato nel mondo ma che al tempo stesso intravvede l’orizzonte del Regno.
La comunicazione è un punto su cui stiamo lavorando e sul quale bisognerà ancora impegnarsi.
Il sito viene costantemente aggiornato, e verrà completamente rinnovato nei prossimi mesi. Allo stesso
tempo vorremmo promuovere una nuova “campagna abbonamenti” di rilancio di «Ricerca», finalmente
tornata puntuale: nonostante vi siano con i computer e con internet canali molto più “facili” di
comunicazione, riteniamo che una rivista cartacea, con un taglio di approfondimento culturale, continui
a rappresentare per noi universitari uno strumento da non sottovalutare – che senz’altro può essere
sfruttato meglio anche dai gruppi, ora che torneranno a riceverlo regolarmente. Infine, anche grazie
all’iniziativa di un consigliere centrale, è partita con l’anno 2010 una Newsletter della Fuci, alla quale
affidare una più agevole comunicazione tanto delle iniziative quanto di alcuni contenuti della vita
fucina, da presentare sia a tutti i nostri aderenti, sia ad esterni interessati (ex fucini, membri di AC,
eccetera).
Alcune considerazioni circa i lavori del Consiglio Centrale: siamo contenti di condividere con
voi la percezione di un clima di lavoro sereno e proficuo durante le sedute periodiche del Consiglio e
nel cammino “ordinario” delle Commissioni (Università, Politica, Teologia) che, in seno al Consiglio, si
dedicano all’approfondimento di alcuni particolari temi e che procedono, nonostante un po’ di fatica
soprattutto per quanto riguarda modalità e tempi di lavoro.
Continuiamo a mantenere e, anzi, cerchiamo di sviluppare sempre meglio, un momento di
carattere tematico - formativo all’interno dei lavori di ogni Consiglio Centrale, approfondendo così
alcuni temi oggetto delle mozioni presentate in Assemblea Federale e cercando di offrirci un’occasione
di taglio diverso rispetto ai punti più tecnici che spesso riempiono i nostri “o.d.g” per crescere e
maturare insieme, membri di presidenza e consiglieri.
Abbiamo sopra detto circa la fragilità della struttura complessiva della Federazione a cui però si
accompagna, come ben sapete, la presenza e l’attività costante di una presidenza nazionale composta
attualmente da sei membri che per lo più si trovano a vivere a Roma, così come la presenza, sul
territorio nazionale, di tanti giovani che, pur trovandosi negli anni del loro studio universitario, si
spendono per ruoli di responsabilità nella e per la Fuci.
Quante volte ci è stato e ci viene chiesto:“Ma cosa fate tutto questo tempo?”. Un interrogativo
che ricorre, al quale vogliamo provare a dare risposta anche in vostra presenza, nel clima di piena
condivisione con cui desideriamo vivere l’incontro odierno.
Addentrandosi quindi in qualche tratto della vita di presidenza, desideriamo dirvi che, pur
dedicandosi alla Fuci e chiamati a ruoli di responsabilità, siamo convinti che sia necessario mantenere
ben viva la coscienza di essere studenti. Forse è un po’ una scommessa quella della Fuci: quando la
Federazione ha scelto di “farsi servire” da persone giovani, nel pieno dei loro studi e dei loro percorsi
universitari, non lo avrà certo fatto pensando di chiedere loro di abbandonare, in virtù di un impegno
federativo, il loro studio ma semmai pensando di poter offrire un’opportunità per valorizzare ancor più
il loro primario impegno, essere studenti universitari.
Non è facile, non lo nascondiamo a noi stessi e non lo nascondiamo a voi. Tuttavia è importante
per noi assumere questo sguardo e aiutarsi vicendevolmente ad assumerlo nel quotidiano. Si tratta di un
cammino su cui scommettere, insieme con la Fuci.
Circa le attività della presidenza nazionale stiamo cercando di dedicare energie umane e materiali
per incontrare il tessuto e la vita “normale” dei gruppi della Federazione, trascorrendo tempo e
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vivendo spazi insieme con tutti coloro che concretamente pensano e animano i cammini locali della
Fuci. Un dialogo ed una sinergia costante, pur nella distanza fisico temporale che spesso ci divide, con
gli incaricati regionali, i presidenti dei gruppi ed in generale con gli aderenti, porta beneficio alla
Federazione e dona sostegno e passione all’impegno di tutti e di ciascuno.
Oltre a questa priorità, non possiamo non ricordare le numerose collaborazioni che siamo
chiamati ad intessere, coltivare e stimolare.
Tra le più importanti quella con la Fondazione Fuci, quella con l’Azione Cattolica e con tutti i
suoi Istituti particolari (Toniolo, Bachelet, Paolo VI) e con il Meic. Circa l’AC, da alcuni mesi abbiamo
intrapreso il cammino della cosiddetta Segreteria Giovani che ci vede riuniti periodicamente a livello
nazionale tra Fuci, Msac e Settore Giovani di Ac, nel desiderio comune di condividere idee ed
esperienze e crescere, nello stimolo vicendevole, nella progettualità e nella messa a punto di strumenti
concreti al servizio dei giovani e degli studenti in particolare. Un nostro impegno attivo anche nelle
Commissioni di lavoro in cui si articola il Forum Nazionale dei Giovani, così come la nostra
presenza costante alle riunioni del tavolo dell’Ufficio nazionale Educazione, Scuola ed Università
della CEI.
Di recente abbiamo partecipato alla giornata con la quale ha preso effettivamente nuova vita il
cammino della Consulta nazionale delle Aggregazioni Laicali, mentre siamo costantemente convocati
alle riunioni e ai momenti formativi di altre “reti di associazioni” che si occupano di tematiche più
specifiche come ad esempio Retinopera ed Osare la pace per fede.
Con questo elenco non si esauriscono i fronti di impegno, ma sono citati senza dubbio i più
importanti che richiedono certo una partecipazione alle riunioni di coordinamento ma anche, il più
delle volte, un lavoro di studio e di approfondimento nei periodi che separano una convocazione dalla
seguente.
Qualche parola ci preme spenderla su Camaldoli e la bella amicizia che la Fuci coltiva con la
comunità monastica. Come ben sapete, si tratta di una amicizia “antica” ma che sempre si rinnova e che
sta conoscendo un periodo di particolare fecondità che desideriamo condividere con voi. Il monastero
è punto di riferimento prezioso per noi membri di presidenza ma anche per molti e sempre più fucini
ormai non soltanto in estate, tempo in cui siamo lì accolti per le tradizionali Settimane Teologiche, ma
potremmo dire tutto l’anno, in particolare nei tempi forti dell’Avvento e del Natale e in quello della
Quaresima e della Pasqua. Da due anni la presidenza è impegnata direttamente nel collaborare
all’organizzazione dei Colloqui ebraico-cristiani e delle Giornate per Giovani di fine anno.
Guardando avanti…
Se ora ci sforziamo di guardare avanti, vediamo alcuni punti importanti che richiedono un
ulteriore investimento di energie, di approfondimento e di esperienza.
Innanzi tutto ci chiediamo: come lavorare su quella sfida educativa su cui Benedetto XVI ha più
volte richiamato l’attenzione e che la Chiesa italiana ha scelto come tema per gli orientamenti pastorali
del prossimo decennio? È necessario un “aggiornamento” delle attività e dei linguaggi della Fuci per
meglio corrispondere a questa sfida? Quali sono le principali istanze su cui lavorare?
Come Federazione, ad ogni livello, riusciamo, nonostante i limiti sopra evidenziati circa la
struttura federativa entro la quale ci muoviamo, ad organizzare eventi, a favorire iniziative ed occasioni
di confronto di alto livello culturale. I nostri inviti vengono il più delle volte accolti anche da relatori di
rilievo sia nei contesti territoriali in cui sono inseriti i nostri gruppi sia nel contesto nazionale, entro cui
abbiamo occasione di invitare ed incontrare personalità di spicco del panorama accademico, civile ed
ecclesiale del nostro Paese. Tutto questo è importante e su questa strada bisogna continuare a
camminare.
Ma al tempo stesso, e certo non in sostituzione di questo, crediamo sia importante interrogarsi su
come oggi la Fuci debba mettersi in gioco e (ri)scoprire modalità e linguaggi per accompagnare i
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giovani universitari. Si potrebbe pensare che non sia un tratto proprio del carisma della Fuci. Può
essere. Ma cosa in realtà non può esserle più proprio se non porsi in ascolto e cercare, pur fedele ad una
tradizione e ad un’ispirazione, di porsi al servizio di ogni tempo, che presenta le sue novità e la sua
complessità, modulando la propria proposta? Se, come ci siamo detti e più volte ci diciamo, la proposta
fucina non si lega a schemi rigidi ma si declina in modi sempre nuovi, pur sempre ispirati al patrimonio
dei giovani e dell’Università, ci chiediamo come la Federazione, con i suoi aderenti, possa, nel contesto
odierno, farsi sempre più significativamente compagna di avventura dei giovani che vivono il tempo
dell’Università. Siamo convinti non ci siano ricette o risposte pronte, in un tempo di crisi generale delle
forme di associazionismo e delle condizioni tradizionali che regolavano i rapporti sociali così come il
rapporto tra i giovani e la fede. Se però quello odierno è – noi lo crediamo - un tempo propizio per
sviluppare inedite forme di fratellanza e significativi spazi di vita comunitaria, in cui intessere relazioni
umane autentiche intra ed inter generazionali, la Fuci può e deve fare la sua parte.
In secondo luogo, come coniugare in maniera feconda e al tempo stesso rispettosa della
specificità dei singoli ambiti l’appartenenza ecclesiale e l’impegno politico? Abbiamo avuto, in questo
senso, ancora non pochi casi nei quali non c’era su queste tematiche una sufficiente chiarezza.
Vorremmo ribadire in proposito la posizione “classica” della Fuci, una posizione impegnativa e non
facile da seguire in maniera rigorosa, ma a nostro avviso sostanzialmente corretta ed in profonda
sintonia con gli orientamenti del Concilio Vaticano II. Due sono gli scogli da evitare: il coinvolgimento
diretto in un impegno politico inteso come militanza partitica da un lato; il disimpegno e la chiusura
intimistico-settaria dall’altro. La prima strada è rischiosa, in quanto facilmente finirebbe per generare
equivoci e strumentalizzazioni: riteniamo che la Federazione non debba essere coinvolta nelle opzioni
partitiche che pure i singoli aderenti possono fare. La seconda strada è altrettanto rovinosa, in quanto
alimenta quel circolo vizioso tra deterioramento della politica e anonimato della società civile che anche
negli Annali abbiamo cercato di denunciare e di contrastare. Resta la prospettiva di un impegno politico
nel senso di Lazzati o di Bachelet: una politica intesa come sforzo per costruire una città dell’uomo a
misura d’uomo, come tentativo di pensare politicamente nonostante tutte le suadenti sirene della “antipolitica”, come impegno nel formare quelle basi pre-politiche, essenzialmente culturali e morali, che
sono la conditio sine qua non di un autentico e rinnovato impegno politico dei cattolici, auspicato tra
l’altro anche dal Card. Bagnasco nella prolusione al recente Consiglio permanente della CEI.
Assistenti: un contributo indispensabile
Vorremmo a questo punto soffermarci sulla figura dell’Assistente. La presenza degli Assistenti
per i gruppi della Fuci, ce ne rendiamo conto ogni giorno di più, è fondamentale e imprescindibile, è
davvero una presenta vitale, che dà vita ai gruppi: per questo non possiamo che rinnovare a voi il
nostro sincero “grazie” per tutto quello che fate! Sappiamo quanto siano intense le giornate dei preti,
specialmente di questi tempi, e questo non fa che accrescere la nostra gratitudine per le energie, il
tempo e l’entusiasmo che dedicate ai fucini.
Crediamo che i nostri ragazzi sentano un grande bisogno della vostra presenza, una presenza
discreta e robusta al tempo stesso. “Discreta”, perché è importante – già lo accennavamo – che siano
i ragazzi stessi i veri protagonisti dei percorsi della Fuci e della loro formazione. L’obiettivo è di
formare persone mature, non di avere satelliti che gravitino intorno alla figura dell’adulto! Eppure, si
richiede al tempo stesso una presenza “robusta”: una persona che abbia “le spalle larghe” per dare
equilibrio e continuità al lavoro del gruppo, che sappia sostenere i ragazzi nelle loro incertezze e nella
loro incostanza, che sappia dare forma al loro entusiasmo, orientare i loro sforzi.
In questo senso – sempre, come si diceva all’inizio, “in punta di piedi” – vorremmo sottolineare
alcuni punti circa la figura di Assistente di cui i fucini hanno bisogno:
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1.
innanzi tutto, un Assistente che faccia in primo luogo il prete, che sia presente
quando i ragazzi cercano un accompagnamento spirituale, quando chiedono di pregare… e
anche a orientarli in questo senso quando non lo chiedono!
2.
un Assistente che aiuti i ragazzi ad assumersi le loro responsabilità – per lo
studio, per l’appartenenza ecclesiale, per l’impegno nel gruppo… fornendo loro anche un
adeguato sostegno spirituale per l’adempimento di tali responsabilità
3.
un Assistente che curi con particolare attenzione il passaggio tra un presidente
di gruppo e l’altro, grazie alla sapiente esperienza ed alla continuità temporale che garantisce,
in maniera che il gruppo non subisca “scossoni” troppo forti
4.
un Assistente che sappia dare ai fucini un vero e proprio “senso ecclesiale”, che
non cerchi una “fidelizzazione” personale dei ragazzi, ma faccia sentir loro l’appartenenza
alla loro Chiesa diocesana, che dovrà continuare anche dopo l’esperienza fucina.
Ci preme sottolineare qui il valore, a nostro parere, centrale della figura dell’Assistente
regionale. E’ tuttora esiguo, sebbene in crescita negli ultimi mesi, il numero delle regioni che possono
contare sulla fecondità di tale presenza.
Pur convinti che il livello regionale della Federazione non debba costituire motivo ed occasione
di pesantezza rispetto ai cammini dei gruppi, possiamo affermare, a fronte di esperienze positive degli
ultimi anni, quanto sia prezioso tale livello e quindi la presenza di un assistente nominato a fianco degli
incaricati regionali per svolgere un servizio di coordinamento e soprattutto per individuare e aiutare a
far germogliare e compiere i primi passi ad eventuali nuovi percorsi locali che spesso trovano occasione
per venire finalmente alla luce nell’ambito di incontri appunto di carattere regionale cui sono invitati.
Una scommessa
“Fu, la Fuci!”, ci siamo sentiti dire di recente nell’ambito di un incontro a Roma.
Senza dubbio, in queste parole risuona un richiamo ad una storia e ad una tradizione, che è
patrimonio di cui siamo chiamati a far tesoro e che continua ad accompagnarci. Ma non solo. In questa
battuta è racchiusa la sintesi di un pensiero, magari marginale ma presente, secondo cui la Fuci è
un’esperienza che appartiene al passato e che oggi non c’è più. Non è così. La Fuci è oggi e sarà
domani. Noi ci crediamo, forti di quanto e di quanti ci hanno preceduto e protesi verso coloro che
incontreranno la Federazione magari nei prossimi giorni, mesi, anni. A sostenerci non è un ingenuo
ottimismo ma la fiducia di “avere tra le mani” una proposta e, soprattutto, una proposta accattivante.
Sappiamo che lavorare con i fucini non è sempre facile: spesso anzi è faticoso, perché si tratta di
persone spesso non radicate nella chiesa locale, non sempre costanti, legate ai disomogenei ritmi
dell’università, persone in crescita, attraversate da dubbi e domande, persone talvolta fragili, ed al tempo
stesso esigenti. Crediamo però che sia una fatica sulla quale, tutto sommato, vale ancora la pena
scommettere! Come ogni scommessa, investire sugli universitari implica un rischio: ma è un rischio
che va corso, se non vogliamo gettare la spugna e rassegnarci all’idea che le nostre chiese siano solo
luoghi per vecchiette e ragazzini. Dobbiamo scommettere sulla possibilità che il linguaggio della Chiesa
non divenga del tutto estraneo – se non ostile – a chi intraprende un percorso di studi, dobbiamo
scommettere sulla possibilità che gli universitari si sentano parte viva della comunità ecclesiale così
come di quella civile. Per tutti questi motivi, nonostante la fatica, crediamo che valga ancora la pena di
investire sulla Fuci, che rappresenta – come scriveva Montini nel 1927 – «l’intenzione più vigile e più
coraggiosa che indaga le esigenze della vita universitaria per colmarle come Cristo le può colmare».
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20100210_Relazione della presidenza Incontro assistenti 2010