“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
LA DIFFICOLTÀ
NON E’ UNA
MALATTIA!
come ritrovare un Buon Senso
nella giungla di “patologie”:
ADHD - iperattività - deficit di attenzione,
dislessia, discalculia, disgrafica
e le prossime ancora
di Sara Bassot
con la collaborazione di
Bina Scura
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Premessa
Sono una mamma di un bambino di 4 anni e non
ho (ancora?) dovuto confrontarmi direttamente con
termini, descrizioni o addirittura diagnosi di
iperattività & co.
La mia professione, invece, specialmente
nell’ambito dell’accompagnamento e allenamento
dei genitori nel loro ruolo educativo, mi ha fatto
conoscere ben altre realtà.
La proliferazione negli ultimi decenni di “studiosi
della mente”, nonchè di medici, farmacie & co., non
può fare altro che, se non sono persone
estremamente coscienti di quello che fanno, ovvero
presenti in ogni istante al fine ultimo della loro
professione, quello di fare stare bene o ripristinare
uno stato di benessere psico-fisico del cliente,
piuttosto che mantenere la propria professione viva
e ben nutrita.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
È inevitabile questo in professionisti gudiati dal loro
ego o da paure inconsce piuttosto che dalla visione
con la quale, forse, hanno iniziato la loro
formazione...
Pensate all’aumento spropositato di conflitti
interpersonali portati davanti al giudice, con
l’aumento di avvocati e studiosi della Legge,
aspiranti avvocati... è naturale, se non c’è
consapevolezza.
La mia preoccupazione, se vogliamo, e quindi
impegno a comunicare ed informare, sta nel
principio di base... Etichettare un bambino con una
patologia, che è stata “inventata” a tavolino da
pochi anni... è direttamente collegata al vedere
l’essere umano in modo separato, separando il
corpo, dalle emozioni e dalla mente, separato dal
suo ambiente, separato dallo spazio e tempo che
ha a disposizione.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Dando un nome tecnico e medico al suo
“problema” non solo non lo si aiuta a comprendere
qual è la sua difficoltà, ma gli si toglie per
l’ennesima volta la capacità di aiutarsi da solo.
Un’autorità dall’alto (a volte anche poco conosciuta,
come una psicologa che nel tempo di 1-2 ore gli fa
fare un test e poi chi si è visto si è visto) pretende
di dare una diagnosi del comportamento del
bambino.
Fantastico... Che senso ha tutto ciò? Con quale
scopo facciamo o lasciamo fare cose del genere?
Se la VITA ha un’intelligenza pressochè infinita,
non si può pensare che, forse, anche un certo
comportamento del bambino che è molto più vivo di
noi, più vicino alla sua vera, vitale essenza, sia una
reazione a qualcosa o qualcuno?
E cosa si fa etichettando? Si crea un campo.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Questo campo informato renderà molto difficile al
bambino distaccarsi da questa sua descrizione,
tanto che da scuola a scuola viene sempre
riportata, creando così continui pregiudizi anche in
insegnanti che non lo conoscevano.
A che scopo, mi chiedo nuovamente? Per
“preparare” le maestre, si dice. Bellissimo. Allora
non sono i bambini da preparare alla scuola, ma le
insegnanti? Privandole della loro magnifica
neutralità e possibilità di farsi una loro opinione,
sperando che seguano il sentire più che
l’osservazione mentale.
Mi ricordo di un bambino, all’interno di una
5^classe elementare nella quale avevo condotto un
progetto di prevenzione dei conflitti e gestione delle
emozioni.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Mi disse di avere ricevuto una diagnosi, ma lui non
si ricordava cosa. Gli chiesi: “Ma come lo sai di
averla?” “Boh’, la mamma mi ha portato da una
psicologa e lei mi ha detto che una dis-qualcosa.”
Non serve commentare, giusto? Questo bambino,
per fortuna, poco cosciente del suo problema, gli
dava poco peso, quindi, per fortuna.
Ma in che percentuale secondo voi, questo
bambino era stato messo nella situazione di
migliorare? ... non serve rispondere...
Vorrei precisare che non sono nè contro una certa
professione, nè contro certi titoli di studio... vorrei
anche ricordare che sono laureata anche io in
Psicologia, ma grazie a Dio non mi sono
accontentata di quella, perchè mi aveva lasciato
troppe, veramente troppe domande aperte, forse di
più di quante ne avessi prima di farla.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Ma per amore dei bambini e di noi stessi, mi
piacerebbe che tutti i professionisti, prima di
diagnosticare si prendessero più tempo per
conoscere la persona che stanno etichettando,
valutando, testando... (fra l’altro stanno testando la
persona in un preciso momento (chissà magari
agiato? Non a suo agio con un estraneo? Con il
mal di pancia??), con test che non sono usuali
magari per lui/lei, con un linguaggio a volte tecnico,
con poca confidenza, con la pressione di “far
bene”...) e di mettersi nei loro panni... ma non solo
in quel momento lì... no, ma negli anni avvenire.
E ai genitori, ai quali mi rivolgo maggiormente
chiedo: “è proprio necessario?”... Ascoltatevi!
E ora cercherò di spiegarvi perchè...
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Introduzione
comprendere la difficoltà
Ti suona familiare una o l’altra frase?
- ripetere all’infinito a tuo/a figlio/a sempre la stessa
cosa?
- discutere ripetitivamente dei compiti quotidiani?
- gli insegnanti ti dicono che il bambino non lavora
quanto potrebbe? Non sfrutta il suo potenziale?
- Vedi e ti senti dire che non riesce a concentrarsi a
lungo?
- la scuola chiama o comunica che tuo/a figlio/a ha
di nuovo dimenticato qualcosa (la merenda, i
compiti)...
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
“... Problemi di relazione con la famiglia o con
un’insegnante, alti livelli di piombo, mercurio, i
pesticidi, troppo zucchero raffinato, possono
provocare i sintomi dell’ADHD.
Allora io dico stop a questo nascosto e subdolo
programma creato dalla psichiatria per controllare i
nostri bambini, e di conseguenza la società del
futuro, creando malattie inesistenti. Apriamo gli
occhi!”
Prof. Antonella Marzaioli
Questo è solo uno stralcio della lettera che è
apparsa sul sito Informare per Resistere.
La lettera racchiude, secondo la professoressa le
due principali cause di una sindrome, o meglio, di
una difficoltà che molti bambini si trovano a
vivere nel loro ambiente di vita.
In primo luogo vengono messe in risalto le
relazioni che il bambino vive e quanto queste
possono essere causa di malessere per lui.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Cercando di star dietro a cose che non sono alla
sua portata perché mancano di ritmo, di
musicalità, di creatività, di espressività, di
colore, si sente prigioniero, rinchiuso in regole
imposte senza tener conto delle sue reali
esigenze, a casa, come a scuola.
Poi viene posta l’attenzione su un altro aspetto,
purtroppo ancora poco considerato: l’assunzione di
cibi pronti, veloci, ricchi di zuccheri, grassi e
coloranti, pieni di conservanti, addensanti. Oppure
cibi che il loro delicato e immaturo sistema
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
digerente riesce a metabolizzare correttamente o
addirittura non accettare.
“... in che mondo vivo!!...”
“Come possiamo noi adulti, noi vecchi uomini e
donne del mondo conoscere i bambini, se
appartengono a un’altra dimensione, a un altro
luogo dell’essere…”
Raffaele Morelli
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Tutte le agenzie educative, compresa la famiglia, si
sentono capaci di dare una direzione alla vita del
bambino partendo dal presupposto che le loro
regole, i loro valori siano quelli giusti, senza porsi
mai il dubbio che il loro giudizio e le loro strategie
educative nascono da menti ormai “vecchie”,
che ripetono costantemente le frasi che i nostri
genitori dicevano a noi e su queste costruiscono le
loro strategie educative, continuandole o
rifiutandole, ma sempre reagendo ad esse come
punto di riferimento.
Ogni individuo è diverso: il compito
dell’educatore, dell’insegnante o del genitore, non
è quello di uniformare i bambini per un proprio
vantaggio (come il farsi obbedire) o una norma
culturale non più riflettuta o messa in discussione,
ma quello di “educere”, di tirar fuori, di esprimere,
di far esprimere, di manifestare il suo vero essere.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Un “bambino estremamente ingestibile” è, con
tutta probabilità “un bambino estremamente
inascoltato”.
Inascoltato perché in lui è vivo il disagio tra
quello che il suo Spirito gli indica e quello che il
mondo esterno, la scuola, la famiglia lo “obbliga a
seguire” (si pensi anche che la scuola per una
lunga fase viene chiamata scuola dell’obbligo, che
ha portato sì l’alfabetizzazione e una cultura di
base e di questo non si può che esserne grati, ma
anche all’impoverimento dell’individualità e
creatività.
Il bambino che viene continuamente indirizzato,
corretto, sgridato, se non punito, impara col tempo
che le persone più care al mondo gli dicono che ciò
che sente, ciò che percepisce come vitale, che
lo fa gioire e divertire, non va bene, e, per
sopravvivere quindi, inizia ad imitare così l’azione
dell’adulto abituandosi a non dare ascolto a
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
quelle che sono le sue reali esigenze. Pian
piano, però, questo atteggiamento mentale lo
porterà ad agire senza pensare a quello che fa, a
reprimere le emozioni perché i suoi pensieri
contrastano con il suo sentire, ad agire in modo
istintivo reagendo al mondo esterno, a
muoversi in maniera scoordinata, perché solo
sbattendo addosso alle cose o alle persone, riesce
a percepirsi come staccato dall’altro, non dentro un
canale in cui si sente costretto.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Quindi sarebbe chiedersi se noi adulti siamo in
realtà capaci di dare al bambino ciò di cui ha
bisogno:
siamo persone coerenti, presenti a noi stessi,
non perfetti ma coscienti?
Siamo dei punti di riferimento validi? Oppure
siamo confusi, distratti, innervositi, impazienti,
affaticati, sbrigativi, stressati, giudicanti,
aggressivi o vittime?
Ci mettiamo mai sulla loro lunghezza d’onda?
Prima di arrivare a conclusioni affrettate ed
etichettare il bambino, è indispensabile e vitale
percepire il suo sentire alla luce di quello che vive.
"È possibile insegnare a un tacchino a salire in cima
a un albero, però per quel lavoro sarebbe meglio
assumere uno scoiattolo."
Albert Einstein
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
“Dite: E’ faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete: perché bisogna mettersi
al loro livello, abbassarsi, inclinarsi,
curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati
a innalzarsi fino all’altezza
dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi,
alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli”.
Janusz Korczack
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
L’educazione è un dialogo tra anime, un rapporto
che scorre attraverso sguardi, gesti, energia.
L’adulto è spaventato: si sente come sconfitto se si
ferma ad ascoltare, riconoscere e assecondare le
caratteristiche del bambino. Quello che per il
bambino è importante è percepire e sentire che
l’adulto è in grado di mettersi in discussione,
che sappia riconoscere le sue emozioni e le
asseconda, proprio perché se fino a circa sette
anni di vita il bambino impara soprattutto per
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
imitazione, vedere che l’adulto di riferimento è in
grado di auto-educarsi è per lui la migliore scuola
nell’imparare ad ascoltarsi.
“Non abbiate paura di non venir compresi sia pure
per delle fasi intere; la vostra espressione, la vostra
intonazione e l’anelito intuito a capire, illuminano
una metà della cosa e con questa e col tempo si
illumina anche l’altra… fidate sulle possibilità di
comprendere col tempo e sui rapporti con le
cose… rifletta dunque l’educatore che in generale
attribuisce troppo di quello che il bambino impara
al suo insegnamento; il bambino porta già in sé,
bella e pronta, la metà del suo mondo e
precisamente la parte spirituale…”
Johann Paul Friedrich Richter, in arte Jean Paul
(1763 – 1825), scrittore e pedagogista tedesco
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Come dice Rudolf Steiner: “Educare la gioventù,
educare lo spirito nel corpo, il domani nell’oggi,
l’essenza dello spirito nella vita umana” ...
Questo sembra essere il vero compito
dell’educatore. Se i bambini, con questa apparente
patologia, questa “sindrome da deficit di attenzione
e iperattività”, ad esempio, ergo vitalità e
concentrazione sulle cose che fanno stare bene,
che piacciono e danno energia, piuttosto che
toglierla... allora forse, l’adulto (sia esso insegnante
che genitore) non sta “educando lo spirito nel
corpo...”, forse non sta concedendo all’essenza
dello spirito di vivere la vita umana... ma
meccanizzando la vita anche dei bambini.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Credo che di fronte a tutto questo nessuno
penserebbe mai di prescrivere dei farmaci ai
bambini che manifestano questi comportamenti.
Non voglio che sia mio compito aprire gli occhi su
alcune strategie di chi “governa il mondo” e non
parlo dei politici... Ma se avete voglia basta fare
qualche ricerca su internet, anche fra i video... e si
potranno scoprire un sacco di cose sugli inventori
delle malattie.
Per quanto riguarda l’ADHD è unanimemente
accettato che lo strumento diagnostico principale
per porre un sospetto diagnostico fondato è il DSM,
il
"Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorders", nelle sue forme III-R e IV.
Tuttavia sussistono numerose critiche su questo
strumento diagnostico, in particolare sulla
dimensione etica, intaccando di conseguenza
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
anche la credibilità scientifica dell'opera: la metà
degli psichiatri che hanno partecipato alla stesura
dell'ultima edizione del DSM ha avuto rapporti
economici (tra il 1989 e il 2004, con ruoli di
ricercatore o consulente) con società
farmaceutiche.
Si tratta di tutti gli psichiatri che hanno curato la
sezione sui disturbi dell'umore e sulle psicosi del
manuale, definizioni di disturbi che in quegli anni si
sono accompagnate all'impennata nelle vendite di
farmaci "appropriati".
Queste scoperte hanno fatto tornare in auge, negli
ultimi anni, il tema delle "malattie finte", disturbi
creati ad hoc (attraverso ad esempio un semplice
"accorciamento" del cut-off per l'inclusione in una
diagnosi, ovvero il limite entro o superato il quale
una certa misura è dichiarata patologica - vedi
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
ipertensione, diabete e colesterolo...) per lanciare
nuovi farmaci.
Pensate, riguardo all’ADHD, che addirittura in una
scuola in Germania fu distribuito un opuscolo per
bambini, redatto dall’azienda farmaceutica, in cui
veniva motivato e spinto il bambino a richiedere ai
genitori il farmaco per farlo stare bene e vivere
“felice e contento” a scuola!!!!!
Le perplessità non vengono solo da alcuni genitori,
ma anche da alcuni studiosi statunitensi e sono
state pubblicate in un articolo della rivista
scientifica americana Psychotherapy and
Psychosomatics, che ha avuto larga eco e
diffusione anche in Italia.
Attualmente, secondo le statistiche del Ministero
della Salute, ne è colpita il 4 % della popolazione in
età pediatrica.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Il farmaco utilizzato per la cura dell’ADHD è il
metilfenidato, che altro non è che il principio attivo
del Ritalin, un derivato dell’anfetamina.
Questo farmaco è una droga; in uno studio della
DEA (ente governativo USA) si legge: “All’uso
prolungato di metilfenidato sono stati associati
episodi psicotici, illusioni paranoiche, allucinazioni.
Sono state riportate gravi conseguenze fisiche e la
possibilità di morte”. Gli effetti collaterali includono:
cambiamenti di pressione sanguigna, angina
pectoris, perdita di peso, psicosi tossica. Durante la
fase di astinenza c’è la possibilità di suicidio.
Pensate che il suicidio non è contemplato nel
bambino... l’età in cui, alcuni pensano al suicidio è
l’adolescenza... ma questi farmaci sono stati in
grado di far abbassare l’età del suicidio... Solo
questa idea dovrebbe far rabbrividire...
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Inoltre Terry Woodworth, vicedirettore della Dea,
l’Antidroga, dice: “Il Ritalin, ridotto in polvere e
sniffato, produce euforia.”
“Per parecchi ragazzi è l’anticamera di droghe
anche pericolose”
Lawrence Diller,
un pediatra, autore di “Correre col Ritalin”.
Basti pensare che si trasmette il messaggio che ad
un problema si cerca una soluzione innanzitutto
fuori e non dentro noi stessi e in secondo luogo si
cerca nella chimica... una pasticca e via...
Riflettiamo su quanti adulti soffocano il dolore, il
disagio o la malattia (che non è altro che un
segnale d’allarme del corpo che qualcosa è in
disarmonia) con una pastiglia... che non risolverà
mai il problema alla radice, ma
che se va bene,
spegnerà solamente il segnale d’allarme (come la
spia della benzina quando è la benzina che
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
manca!!!)... se non va bene... non risolve nemmeno
quello...
Pensate... poco tempo fa è stato denunciato il Dott
Biederman – il più famoso esperto mondiale di
psicofarmaci antipsicotici, sul cui lavoro si basano
anche le linee guida utilizzate in Europa:
costruiva sperimentazioni favorevoli agli
interessi commerciali delle aziende
farmaceutiche che lo pagavano.
Gli inquirenti hanno inoltre esibito email e
documenti interni della multinazionale farmaceutica
che dimostrano come la società intendesse servirsi
del suo rapporto privilegiato con il dottor Biederman
per aumentare le vendite degli psicofarmaci,
incluso il famoso “Concerta”, psicofarmaco per la
sindrome “ADHD”, con studi pilotati atti a
ridimensionare i pericoli di effetti collaterali sui
piccoli pazienti.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
E poi si parla di genitori informati... a parte il fatto
che a volte nemmeno i medici sono perfettamente
informati, o meglio, vengono informati dai
rappresentanti di medicine, il cui obiettivo non è
sempre il bene o la guarigione del paziente, ma
semplicemente il fatturato. o la conservazione dello
status di potere acquisito negli anni.
Saremmo ingenui a pensarla diversamente...
Insomma i genitori non sanno un gran che a
riguardo, ovviamente, anche perchè non è ben
vista l’informazione su ciò che avviene in realtà...
Ma oggi esiste internet!!!
“Non accettare un bambino perché è
eccessivamente vivace è come rifiutare un fiore
perché troppo colorato.”
Bruno Bozzetto autore e animatore
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Adesso mi rivolgo direttamente a te mamma,
direttamente a te papà: non preoccuparti!
Non puoi tenere un delfino in un acquario senza
che questi stia male. Per far star bene un delfino
devi creargli intorno un mondo adatto a lui.
Fermati un secondo. Respira profondamente e
pensa a tuo figlio: costretto a stare seduto per 5 o 6
ore di fila una vera e propria tortura per quelle
gambine sempre in movimento, vogliose di
sperimentare, di crescere.
Una forzatura, un impedimento al suo
“percepirsi” nello spazio.
I bambini dovrebbero imparare a stare seduti in
modo graduale, proponendo loro giochi e momenti
divertenti e stimolanti, in modo che non diventi un
obbligo, ma una scelta.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Alcuni bimbi subiscono e si adattano, arrendendosi
a una realtà che però gli ha impedito di fare
esperienza. Diventano, e a volte rimangono, degli
“adattati” anche da adulti, sempre succubi della
presunta autorità...
I bimbi cosiddetti “iperattivi” non ne sono capaci...
Loro sono aperti all’Universo, come un fiume,
come un vulcano… non possono essere fermati.
Loro sono Sole, Vento, Mare…
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Tuo figlio è unico e speciale:
non disorientarlo, spiegagli tutto dal tuo punto di
vista senza pretendere sia la verità assoluta, non
punirlo per come è, amalo sempre, premia o loda
ciò che vuoi che impari e che ripeta, ma ricordati
anche di osservare, osservare, osservare tanto...
Dagli fiducia, perchè gli altri chissà se gliene
daranno... e se impara fin da piccolo che è “degno
di fiducia”... è molto più probabile che sviluppi
credenze in tale direzione... pensa che bel
vantaggio quando avrà un posto di lavoro o vivrà
con la sua compagna...
Il diverso fa sempre paura e chi fa paura è sempre
scomodo. Prova a pensare di riuscire a sostenere
questa sua diversità, questo suo non adattamento
alle regole imposte. Importante è che non danneggi
nessuno o si faccia male lui stesso... le altre regole
si imparano col tempo...
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Asseconda il suo bisogno di movimento, non
opporti al suo “sfogo”, ma dagli l’opportunità di
sfogarsi nella maniera giusta. È come incanalare
l’energia piuttosto che bloccarla...
Il contatto stretto con la natura è una necessità per
il bambino... In questa delicata fase di crescita, ora
più che mai, si sentono costretti, soffocati dalle
gabbie in cui vivono, dagli spazi angusti, grigi.
Tenete presente che lo spazio è uno degli elementi
vitali, forse questo bisogno di territorio è una cosa
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
che ci portiamo dietro come la nostra parte
animale, istintiva, forse... ma poco importa... basta
pensare alla differenza fra status economici. Chi
vive nell’abbondanza vive nello spazio...
Forse un bagno di un “riccone” è grande quanto
l’appartamento di un cittadino medio... e la
riduzione di spazio, specialmente abitativo, è
progressivo... voluto o non voluto chissà... ma se
non abbiamo tanto spazio nelle case, nelle loro
camerette, a maggior ragione... fuori... fuori al
parco giochi, o ancor meglio.. nei boschi...
I bambini hanno bisogno, come è giusto che sia, di
ampi spazi, il loro corpo gli richiede di correre a
piedi nudi, così da prendere energia dalla Terra, di
respirare a pieni polmoni, così da assorbire energia
dal Sole e dal Vento.
... ma ancora... di abbracciare un albero, di toccare
un fiore, di annusare la Vita, di percepirla e di
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
ricollegarsi così con il loro Spirito, da cui a tutti costi
e a volte in maniera inconsapevole, glielo
impediamo.
Un esercizio che spesso propongo a questi
bambini è quello di rotolarsi, senza vestiti, su un
tappeto morbido, di velluto. Una, due, tre volte e
nei loro sguardi si accende una luce diversa.
Fateli rotolare su un prato… ne trarranno un gran
giovamento.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Non voglio negare il fatto che molte famiglie sono
messe a dura prova, stressate dal giudizio,
lasciate sole, martellate da informazioni difficili
da accettare ma da mettere in pratica perché
senza alternative.
È proprio questo che spaventa di più i genitori e per
questo ignorano anche messaggi come questo...
se anche “sapessero” non avrebbero idea di come
fare... non saprebbero cosa fare e a chi rivolgersi...
e dunque... È comprensibile un senso di
frustrazione e di impotenza e quindi di ignoranza,
nel senso di ignorare queste informazioni.
Questa società ci vuole standardizzati, omologati,
quasi dei soldatini e i bambini non ne sono esclusi,
anzi come ogni dittatore sapeva, per cambiare un
popolo bisogna “investire” nell’infanzia...
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Oggi non è diverso... È solo che la dittatura di oggi
non ha un volto, non ha un’istituzione, un partito,
una bandiera, ma è una cultura... molto ben
architettata. Come ogni cultura si può cambiare e il
cambiamento avviene dal basso, dalla gente...
quindi ogni piccolo passo conta.
Tornando allo spazio non siamo ancora arrivati a
capire, nelle scuole specialmente, che prima di
stimolare la mente, prima di dare al cervello del
bambino stimoli troppo forti perchè non è ancora
pronto per riceverli, bisogna dare spazio alla
crescita corporea. L’attività fisica è ridotta al
minimo.
Tutta l’energia del bambino è impegnata nella sua
crescita, nello sviluppo di ossa e muscoli: partendo
da questo presupposto capiamo meglio la difficoltà
nell’apprendere, nello stare attenti,
nell’elaborazione di calcoli (ci sono
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
interessantissimi studi sulla associazione
dell’apprendimento della matematica con il
movimento corporeo, che sembra vadano a
braccetto...)
Il suo corpo non è ancora pronto ad assumere
determinati cibi.
E a tal proposito condivido un’altra ricerca... un
gruppo di ricercatori olandesi ha messo "a dieta
ristretta" un gruppo di bambini (cinquanta in totale,
dai 4 agli 8 anni), “affetti dalla sindrome”, per 5
settimane e ha confrontato gli effetti di quest’ultima
con quelli di un’alimentazione normale ed
equilibrata, seguita da altrettanti bambini
“iperattivi”.
Alla fine del periodo di osservazione, i sintomi della
sindrome (scarsa capacità di concentrazione,
difficoltà a svolgere i compiti, iperattività motoria,
problemi relazionali, aggressività, soltanto per
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
citarne alcuni) risultavano molto attenuati nei
bambini tenuti a dieta rispetto agli altri.
(Fonte il
Corriere.it)
Il Dott. Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di
Medicina Preventiva e Predittiva, Istituto Nazionale
Tumori di Milano, riprende il tema dello zucchero e
del suo abuso così frequente in tutte le case
italiane. Pensate alle classiche colazioni con il latte
e 2/3 cucchiaioni di zucchero accompagnate da
merendine piene di zucchero, o magari creme
spalmabili alla nocciola, che sono tanto zucchero
ed oli di dubbia qualità! Ma come fanno gli zuccheri
a causare questo nervosismo nei bambini e negli
adulti?
Quando siamo in ipoglicemia, vengono prodotti
gli ormoni dello stress e gli ormoni dello stress ci
rendono nervosi.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Questo avviene perché il corpo non può stare in
ipoglicemia, non stiamo bene in ipoglicemia e gli
ormoni dello stress comandano al fegato di mettere
zucchero nel sangue per cercare di ristabilire la
situazione.
Ma intanto ci sono comunque gli ormoni dello
stress attivi e quindi l’ipoglicemia causa un
aumento di produzione di epinefrina e quindi di
nervosismo sia nei bambini che negli adulti.
... Poi sono state studiate anche altre cause di
questa ADHD... si è visto che molti di questi
bambini così agitati sono allergici!!!
E questa è tutta un’altra storia... non da ricercare in
qualche problema di adattamento ma in altre
cause... Voglio ricordare in questa sede che le
allergie sono assolutamente “curabili” anche senza
farmaci, se mai un farmaco abbia realmente curato
una malattia e non si sia limitato a bloccarla o
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
attenuarne gli effetti, ma con le tecniche
energetiche, ad esempio e, come detto, una dieta
più sana.
Qualche dritta….?
Innanzitutto vorrei ricordare che esistono già
diverse opportunità per i nostri piccoli per
riprendersi un po’ dalle gabbie in cui si trovano...
Esistono, ad esempio degli incontri di
psicomotricità e rebirthing, che possono
rappresentare un contenitore emotivo protetto in
cui trovano spazio disagio, tensione,
disorientamento, passività o aggressività, da
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
poter trasformare, ma anche gioia, allegria,
entusiasmo e serenità. Questi stati d’animo
vengono poi rielaborati attraverso l’attività verbale e
artistica. Molto spesso sono condotti da counselor
che si sono formati soprattutto nel sentire e
sostenere le persone che accompagnano al
cambiamento.
Anche solo dei gruppi di incontro nell’arte, sia essa
danza, scultura, disegno o pittura, canto, teatro,
o solamente “fare lavoretti”, se non associate a una
sorta di competizione e raggiungimento di un
risultato come fine ultime, ma piuttosto dirette a
fare esperienza di quell’arte espressiva e di se
stessi in quel processo... sono degli ottimi momenti
per i bambini per elaborare la vita stessa...
o anche gruppi gioco purchè rimanga alto il valore
dell’esperienza e si allenino le vere capacità di vita,
non il combattimento distruttivo, ahimè così
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
presenti nei video-giochi e in tanti cartoni animati.
(Ricordo che i video-giochi sono nati come
simulatori, come allenatori di una specifica abilità.
Se i bambini combattono, che cosa stanno
imparando? A che cosa si stanno allenando?
Non sorprendiamoci poi se veniamo richiamati
dalle maestre per le continue baruffe... giocare alla
lotta è naturale e istintivo, ma c’è modo e modo,
basta ascoltare se imitano i loro tanto amati eroi:
“Ti distruggerò!”)...
Non potrei, però, non parlare delle tecniche di
riequilibrio energetico, come EFT per bambini e
genitori, che aiuta in modo semplice, giocoso ed
efficace a recuperare e mantenere un equilibrio
psicofisico e soprattutto emotivo. Questa tecnica è
diretta a fare stare bene la persona in tutti i suoi
aspetti. Se ti interessa approfondire troverai
informazioni. Sono autrice del libro EFTì for kids -
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
il tuo nuovo amico che ti insegna a sentirti
bene, edito da MyLife
e del fumettario (fumetto + seminario)
EFT for teenagers, di auto-produzione.
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Come ultima cosa non mi faccio mancare di dare
impulsi pratici.
Ecco qui i 3 esercizi che ti aiuteranno ad
“accettare” il tuo bambino con la sua vitalità.
1) TOGLIERE L’ETICHETTA
Ti chiedo di trovare un po’ di pace, sederti o
sdraiarti... magari chiudere gli occhi... respirare
profondamente e magari connetterti con Madre
Terra e con il tuo cuore.
Ora, prova a immaginare o “vedere” le etichette
che sono state messe a tuo figlio (o che hai messo
tu). Per etichette intendo le identificazioni, ad
esempio: “Mio figlio è pigro.” “Mia figlia è
iperattiva.” “Mia figlia non sta mai ferma.” “Mio figlio
non riesce a concentrarsi.”
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Prova a far finta che abbia proprio queste etichette
appiccicate sulla fronte... Come ti senti a
vedercele? Come pensi si senta lui/lei?
Ora immaginati che la/lo saluti amorevolmente, ti
inginocchi per andare alla sua altezza e
dolcemente gli levi le etichette...
Cosa accade? Come ti senti a liberarlo? Come si
sente ad essere libero da questo giudizio?
Bene... Questa è una cosa che puoi fare anche
molto spesso, visto che dura veramente pochi
minuti... ogni volta che senti che il bambino viene di
nuovo “etichettato”...
2) IL BAMBINO COME ESPRESSIONE DELLA
VITA STESSA
Questo esercizio è da fare ogni qual volta ti
“becchi” a non essere d’accordo con un
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
comportamento del bambino... Come ad esempio
non vestirsi per andare a scuola... o “perdere
tempo” a giocare invece che fare i compiti...
L’esercizio sta nel pensare, come se fosse una
fantasia, che chi si sta “ribellando” ad una regola,
ad un’abitudine, ad un imposizione... non è
solamente un/a bambino/a... ma... la vita stessa.
La vita stessa vuole giocare, la vita stessa sta nel
presente e non nel “dopo”... Non è facile, ma può
essere d’aiuto per comprendere di più i piccoli
accompagnatori del nostro cammino.
Cosa accade se pensassi a questo? Cosa succede
in te? Quali pensieri arrivano? Che sensazioni senti
nel corpo?
E, se vuoi andare oltre, potresti anche pensare... e
se questo fosse un messaggio dalla vita per ME?
Se la vita mi volesse dire che è importante
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
giocare? Di prendere tutto meno sul serio? Che gli
appuntamenti, forse, sono meno importanti delle
relazioni con i nostri cari (dico forse, eh?)... ? Come
sarebbe?
3) BANDO AI SENSI DI COLPA. Basta iniziare...
Molto spesso, quando s’inizia a sapere e capire...
non si sa ancora come agire...
Questo, di solito, accade solo quando si vede solo
la grande visione, il grande cambiamento, che so,
delle scuole, delle istituzioni, della cultura... Alt!
Stop... questo va bene come visione, ma per vivere
bene, bisogna “scrivere gli obiettivi, ma avere a
portata di mano una matita da cancellare”! Bisogna
saper vivere il presente!
Ti trovi in una situazione in cui senti di dover
lavorare a lungo e passare poco tempo con tuo
figlio? Frequenta una scuola “tradizionale” che
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
segue programmi standardizzati e non ha le risorse
per sentire le esigenze dei singoli bambini? Ok,
questa è la situazione attuale. Primo passo:
accettala.
Prendi atto che, ora è così.
Non è detto che debba rimanere così.
Ora ti chiedo un piccolo sforzo. Non serve avere la
risposta immediata, ma inoltrare la domanda al
proprio inconscio che inizierà a lavorarci su:
qual è il tuo primo passo nella direzione “nuova”
o quella desiderata...? Quella ad esempio, dove tuo
figlio/tua figlia possa essere Sè stessa, un vitale e
meraviglioso dono del presente!
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“La difficoltà non è una malattia” di Sara Bassot
Concludo con un “complimenti”... se sei arrivato/a
fin qui... stai già facendo un passo avanti verso il
cambiamento da ADHD e patologie varie... in VITA!
Sana, sanissima, meravigliosissima, complessa
VITA! Per te e i tuoi cari!
Mi auguro che questo ebook ti sia stato di
ispirazione, di sostegno e ti abbia riempito di
energia...
Buona Vita!
Sara Bassot
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