AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO
Quando l’ho vista in un prato (un prato) – dopo che un
fiore ha mangiato (mangiato) - Vi confesso il mio peccato
mi son proprio innamorato – dolon dolon – dolon dolon.
Quando farò testamento (testamento) – e farò un gran
monumento (monumento) – Tutta panna e cioccolata la
campana di marmellata – dolon dolon – dolon dolon – dolon dolon – dolon dolon” .
Ceniamo qualcuno da Mc Donald’s e qualcuno al ristorante cinese (capite anche voi che di cibo indiano non ne
possiamo più) e appena finito di cenare riceviamo la telefonata di Avventure da Roma che ci autorizza, dati i problemi che ci sono stati, a prendere i voli in connessione
diretta anziché sostare 26 ore in albergo ad Amman.Prendiamo buona nota e andiamo a letto di corsa dato che la
sveglia domattina è prestissimo!
12 novembre – Sveglia alle due, avete capito benissimo
alle due, e alle due e mezza si parte verso l’aereoporto.
Ma Valentina e Francesca non si vedono, proviamo a chiamarle e… ecco che non si sono svegliate. Però si catapultano giù velocissime. In pulmino non facciamo altro che
cantare l’inno a Penelope e ridere a crepapelle per la disavventura di Valentina e Francesca. La nostra Francy aveva l’orologio indietro di mezz’ora (è tutto il viaggio che
sto orologio non si riesce mai a capire che ora faccia) e al
suonare della sveglia ha detto a Valentina:“dormi pure che
è presto”.Al suono invece della nostra telefonata Valentina (di Roma) ha detto a Francesca:“Cori” intanto che l’indiano della reception continuava:“room key – room key”.
In poche parole voleva la chiave della stanza.Arriviamo in
aeroporto con un discreto anticipo, salutiamo i nostri autisti,facciamo il check-in,cambiamo le ultime rupie e spendiamo un po’ di soldi al duty-free prima di imbarcarci sui
lunghi voli che ci porteranno a casa! Che dirvi? Questo
viaggio è stato fantastico. Colori, profumi, paesaggi, volti,
palazzi, atmosfera, tutto così affascinante che non lo dimenticherò mai. E nemmeno voi, carissimi compagni di
viaggio, riuscirò a dimenticarvi tanto facilmente: Roberto
(il nostro Guru) – Grazia e Enzo (la guida e il suo uomo)
– Regine (la tedesca) – Carla (una nuova amica) – Francesca (la regina dei topini) – Paolino (il mio compagno di
stanza) – Paola e Pier (la coppia perfetta) – Andrea (il fotografo) – Valentina (la “padroncina” di Penelope).Al prossimo viaggio!!
Vietnam
Halong Bay
Ai miei
compagni di viaggio!
Testo di
Ileana Grassini
da un Tribù del Nord Vietnam
gruppo Fassino - Il mitico gruppo ITA9
Premessa
Quando ho deciso per il viaggio in Vietnam,ho optato per
il Nord per varie ragioni, prima per un fatto climatico e
poi perché il Nord ai miei occhi rappresenta il nucleo ideologico,politico e anche storico del paese attuale:dal Nord
è partita la lotta di liberazione contro i francesi, dal nord
è iniziata la lotta antiamericana e l'affermazione del partito comunista, insomma il Nord è depositario di tanti valori, positivi e/o negativi, questa è una questione opinabile, ma comunque valori che hanno sorretto e inspirato l'inesauribile lotta del popolo vietnamita, lungo tutta la sua
storia,dapprima contro i cinesi ,contro i mongoli,poi contro i giapponesi, fino ai nostri giorni, contro francesi ed
americani. La simpatia e la solidarietà che ha suscitato la
vicenda del Vietnam nei nostri cuori e nella nostra mente
negli anni sessanta-settanta è innegabile,e credo che la nostra giovinezza ( per chi ora ha superato più o meno largamente i cinquanta) sia segnata da questo ricordo. Nelle
librerie di Hanoi, ho trovato un opuscolo che raccoglie in
lingua originale,anche manoscritta,con la traduzione francese a lato, varie versioni del cosidetto testamento di Ho
Chi Minh, che lo Zio Ho nel corso degli anni ha riveduto
e corretto, fino al momento della morte, nel 1969. Il motto che lo precede, ad imitazione di quello francese, recita
“Indipendenza, Libertà, Felicità”. Io credo che l'inserimento della parola “felicità” non sia stato casuale, ma volesse
, il suo autore, mettere l'accento sull'importanza dell'individuo nel progetto rivoluzionario.Certo Ho Chi Minh non
è riuscito a vedere la riunificazione del paese e la fine della guerra, non ha potuto seguire la realizzazione del progetto rivoluzionario, di un sogno a lungo condiviso, ma a
quale prezzo, con tanti giovani combattenti e si sono verificate distorsioni, rispetto alle intenzioni originarie, coperte da ipocrisia e retorica, ciò che succede ed è suc-
cesso in altri paesi comunisti, ma nel Vietnam non si sono
avuti gli eccessi e le follie conosciute per esempio in Cambogia e in Cina e credo che la ragione di ciò,il merito possa essere attribuito all'ascendenza morale, alla rettitudine
e all'amore che lo Zio Ho ha dimostrato sempre verso i
suoi simili, verso il suo paese, i suoi fiumi e le sue montagne. Insomma lo sguardo pacato, retto, pieno di dolcezza
e forza insieme, di Ho Chi Minh è per me il simbolo di un
Vietnam capace di ritrovare al suo interno la forza per rimediare ai propri errori, per andare avanti con dignità e
soprattutto con i suoi ritmi,preservando con orgoglio,ma
senza presunzione, le proprie ricchezze naturali e i propri
valori etici.
La Baia di Halong
Immagini e sensazioni: attraverso di loro il viaggio entra
nel tuo corpo, si fa esperienza vissuta, le puoi ritrovare
chiudendo gli occhi e richiamando alla mente lo stato di
quel momento. La mia prima sensazione è legata alla baia
di Halong, dove abbiamo trascorso i primi tre giorni, e al
ponte superiore di una barca, ormeggiata in un luogo imprecisato per noi e protetto da isolotti che ti circondano
come un abbraccio: sono distesa su una sdraio, vedo pian
piano diminuire la luce del tramonto, chiudo gli occhi, il
corpo si rilassa e cado in una sorta di assopimento. Sento che la luce del giorno non c'è più, lo capisco dalla temperatura dell'aria, apro gli occhi e vedo in cielo le prime
stelle,il silenzio intorno a me crea una sorta di vuoto mentale.Allora decido di liberarmi dai condizionamenti dell'igiene quotidiano, voglio sentire sulla mia pelle l'odore del
mare, il caldo umido del giorno, che l'aria fresca della sera ha alleggerito e reso quasi gradevole. Mi riportano alla
realtà le voci dei miei compagni che si divertono a spiare
in cielo le tracce di stelle cadenti,mi metto anch'io a guar53
Vietnam
AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO
dare con attenzione, ma per quanto mi sforzi non riesco
a vederne. Il mio sguardo si trova sempre dalla parte sbagliata.Alla fine la vedo, lascia una scia molto luminosa, sarà un buon segno per l'avverarsi del desiderio?
La Baia di Halong è qualcosa di irreale , la diresti un'immagine magica,un'invenzione letteraria,un labirinto di scogli e montagne che dal mare sorgono come piante pietrificate o come araldi custodi di un segreto sepolto chissà
in quale di loro.
L'aspetto della baia mi ha fatto pensare ad un'antica leggenda vietnamita: protagonisti mamma Au Co e papà Lac
Laon Quan, i due si sposarono e dal grembo della donna
nacquero cento figli. Il padre simboleggiava l'acqua, mentre la madre simboleggiava la terra, cinquanta figli seguirono il padre al mare e gli altri rimasero a vivere con la
madre in montagna.
Durante la guerra contro gli americani, quando il nord
combatteva anche contro il Sud, fratelli contro fratelli, la
leggenda ricordava al popolo vietnamita la comune origine e quanto fosse assurda e dolorosa la guerra ( così almeno viene raccontata nel romanzo “La Valle dei sette innocenti” della scrittrice Duong Thu Huong).
Nella Baia di Halong, abbiamo avuto una bella barca tutta
per noi, con cabine letto, pranzo e cena a base di pesce,
insomma un paradiso nel paradiso: abbiamo dormito una
notte a bordo e una notte sull'isola di Cat Ba, intervallando visite a grotte e a siti naturalistici.
Halong Bay Cave
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Sull'isola di Cat Ba,vi sono molte spiagge attrezzate in stile francese.
Avevamo voglia di un bagno io e Cristina, siamo andate in
spiaggia nonostante fossero le ore più calde. All'inizio la
spiaggia era deserta, solo un gruppo di ragazzi stranieri
che come noi si erano sistemati nella parte di spiaggia libera sotto le rocce. L'acqua era caldissima, il sole ti stordiva.
Nel pomeriggio la cosa si è fatta interessante: cominciano
ad arrivare bagnanti locali,famiglie intere,coniugi,papà con
figli più o meno piccoli, signore di varie età; sono i vietnamiti che vengono a godersi il mare, costumi interi rigorosamente a basso giro-coscia ,due pezzi per le ragazze ma
quasi abiti in miniatura,come si portavano da noi negli anni cinquanta e metà anni sessanta. C' è anche il salvagente gigante, nero che somiglia ad una camera d'aria di camion, come quando ero bambina, me lo ricordo, usavano
così di varie dimensioni. E poi gli immancabili “paparazzi”
da spiaggia, che non sono alla ricerca di celebrità ma sono là per offrire una foto ricordo di un giorno al mare.Allora è divertente osservare le pose che assumono i bagnanti che vogliono la foto ricordo: la signora si inginocchia sul bagnasciuga e si appoggia con un braccio sul salvagente messo in verticale che arricchisce così la coreografia dell'immagine; oppure si fanno sedere i bambini sul
salvagente; ci si raccoglie abbracciati in gruppo per portare a casa un'immagine di una giornata un po' diversa.Ho
provato un moto di tenerezza più forse per la mia infanzia che per i vietnamiti.Si capisce che questo è il loro modo di vivere la spiaggia, almeno per il momento, un modo
privo di esibizionismo e di individualismo, di azioni o gesti al di sopra delle righe, misurato , rispettoso e tranquillo, sempre ben ancorato alla famiglia e poi alla socialità con i propri simili ma è anche il segno che il loro livello di vita è migliore di un tempo.
A Cat Ba abbiamo scoperto la birra alla spina locale, fatta in casa,molto buona,leggera,decisamente bionda e meno costosa.Diventerà una dolce abitudine e un piccolo vizio per tutto il resto del viaggio.
Il Paese della terra e dell'acqua.
Può sembrare ovvio e anche banale definire in tal modo
il Vietnam, ma credo che il rapporto di reciproca influenza tra i due elementi nel determinare il paesaggio naturale ed umano del paese e nel determinare anche l'azione
dell'uomo sul paesaggio e sulla creazione delle comunità
di villaggio sia molto particolare e quasi esclusivo,nel senso che tra i due elementi non c'è posto per niente altro,
una sorta di affinità elettiva della natura. I terrazzamenti
per le coltivazioni, i sistemi di irrigazione, realizzati sempre in maniera armoniosa e “rispettosa”, sono il frutto del
lavoro dell'uomo ma nello stesso tempo sono una necessità imprescindibile della conformazione fisica del paesaggio che l'uomo ha sempre interpretato più che dominato.
Il paesaggio è veramente molto bello,come tutti i paesaggi
d'acqua, resi più mossi ed interessanti dalla presenza di
montagne, colline di roccia verdeggianti: è dolce, rilassante e rassicurante quasi, alleggerisce perfino la sensazione
di forte caldo che a volte si avverte.
Con base a Ninh Binh, abbiamo esplorato i siti acquatici
di Tam Cuoc, che significa “tre grotte” e Kenh Ga.
La visita a Tam Coc avviene con piccole barche in metallo (purtroppo le barche non sono più fatte di giunchi incatramati), che scivolano sulla superfice dell'acqua molto
leggere. Il paesaggio assomiglia ad un dipinto tanto è lezioso, quasi perfetto; il sentiero acquatico scorre tra argini verdi e isole di vegetazione: risaie; isolotti con alberi e
piccoli cimiteri; campi acquatici di fiori di loto e grosse
rocce che dividono gli ambienti naturali; colline rupestri a
pan di zucchero che ormai conosciamo come la compo-
nente carsica del paesaggio vietnamita. Si arriva alla fine
del percorso attraversando dei passaggi rocciosi sospesi
come ponti, sotto cui instintivamente viene da abbassare
la testa tanto sono vicini alla superficie dell'acqua. La barca così piccola ti permette di godere dal basso dello spettacolo, non lo domini dall'alto dell'imbarcazione, ma è come se il tuo sguardo fosse tutt'uno con la barca. Il passaggio di chiuse molto strette immette ogni volta in un
paesaggio nuovo.Animali acquatici emettono suoni familiari e rendono viva un'immagine che potrebbe sembrarti
non vera.
A Kenh Ga invece non vi è niente di lezioso, il barcone
percorre distese acquatiche più ampie, dove il fiume e i
vari invasi comunicano fra loro; si attraversa un villaggio
sul fiume,con ponte levatoio girevole e sono i bambini che
lo aprono : siamo nei dintorni di Fat Diem, la cui cattedrale si erge al di sopra di tutte le altre costruzioni con la
sua massa imponente. Si capisce che qui vi è una comunità cristiana come attesta anche il cimitero fatto di croci
che scorgiamo dalla barca.
Una graziosa bambina di 8/9 anni mi ha parlato in francese, un francese molto aggraziato e corretto, lusingandomi
con qualche complimento per indurmi a comprare cartoline. Si chiama Anna. I bambini sono molto cordiali, come anche le persone adulte ed aperti, ma mai invadenti.
Potrei dire che la discrezione e la gentilezza sono qualità
del popolo vietnamita.C'è un rispetto della forma che non
è ipocrisia, ma sostanza di vita. I bambini non danno mai
la sensazione di essere bambini di strada, sono bambini
che giocano e trascorrono il loro tempo libero, vestiti dignitosamente e puliti,negli spazi che sono loro abituali,davanti a casa, sulla barca, per strada.
Un'altra esplorazione acquatica molto interessante è quella che abbiamo fatto nel Parco di Babe, nel Nord, con base nel villaggio di Cho Ra.
La sosta di Cho Ra va ricordata per tre cose: la birra alla
spina locale consumata in un simpatico bar, la cabina telefonica che funziona e la cena buona ed abbondante preparata dalla famiglia che gestisce l'albergo, costituito da
una casa tipica a vasca,a più piani;dalle sue terrazze si possono ammirare le risaie, in fase di preparazione per ricevere le piante di riso, nel cui specchio d'acqua si riflette
tutto il paesaggio intorno.
Si prende la barca sotto il ponte del centro villaggio e si
inizia la navigazione.
All'inizio lungo il fiume, le scene di vita sono ancora legate al centro abitato: ragazzi che pescano o fanno il bagno,
donne che hanno buttato il retone, barchette ormeggiate
lungo le rive, case di contadini che sul fiume coltivano o
allevano animali.Ad un certo punto, si ormeggia la barca
e si percorre un sentiero nella vegetazione che si fa veramente tropicale fino ad arrivare ad una cascata che non è
imponente, ma notevole per la violenza dell'acqua che
scende a valle.
Ritornati indietro e ripresa la barca si percorre ancora un
tratto di fiume fino ad immetterci nel lago,sul quale si continua la navigazione. E' qui che il paesaggio intorno diventa molto suggestivo: la vegetazione lungo le rive si fa più
esuberante,lussureggiante e tropicale,le grosse montagne
rocciose che strapiombano sul lago sono fittamente ricoperte di alberi di alto fusto e di piante più basse e in certi punti è chiaramente visibile l'azione fagocitante delle radici sulle rocce.
Ritmata dal rumore della barca, quel rumore che fatica,
che sembra procedere a tratti, la navigazione fa pensare
a Conrad, ma priva della sensazione di minaccia e di maledizione che incombe nel racconto conradiano, insomma senza il cuore di tenebra. La navigazione si conclude
in fondo al lago con scene di serena quotidianità di un villaggio tay.
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Verso il Nord
Un trekking sotto la pioggia (e non il solo)
La nostra partenza per i villaggi del Nord è avvenuta in una giornata piovosa e ventosa:
dai rami rotti disseminati lungo la
strada si capiva che durante la notte c'era stato un temporale, che
poi ci seguirà per tutto il viaggio.Inoltre l'inizio della giornata non è stato dei più fortunati, ma niente paura e soprattutto mai disperare, lo stile di
comportamento vietnamita è sobrio,efficiente ed affidabile.I nostri bagagli,lasciati nella macchina in panne, ci hanno raggiunto come promesso e con l'auto
riparata a Mai Chau la sera stessa.
La giornata è piovosa; il villaggio di Mai Chau si trova in
una vallata circondata da montagne immerse nelle nebbie
umide della pioggia. Risaie e case a palafitta immerse nel
verde. La pioggia dal cielo e l'acqua delle risaie fanno un
unico elemento, si trovano in perfetta sintonia.
Facciamo a piedi un lunghissimo giro nella campagna,sempre sotto la pioggia, coperti dalle mantelle. Il colore delle
risaie varia da un verde accentuato là dove le piante del
riso sono già di una certa consistenza, ad un verde più tenue là dove le piante sono appena state messe a dimora.
Senza vento e con la pioggia leggera che fa muovere lievemente lo specchio d'acqua della risaia si producono effetti cangianti. Per me che amo l'acqua del cielo associata
al caldo si è realizzata in questa occasione una sorta di
esperienza simbiotica con l'ambiente: dapprima cammini
sotto la pioggia senza la sensazione di freddo, ma avendo
invece la sensazione della cosa più naturale del mondo, ti
senti parte di quel paesaggio, avverti piano piano che tutta la tua persona, la testa, le braccia, le mani, le gambe e i
piedi diventano tutt'uno con l'acqua e allora vorresti camminare sul ciglio dei campi, affondare i piedi nudi nella risaia, e perché no, avvitare i piedi nell'acqua fino a diventare una pianta di riso.
Abbiamo dormito in una tipica casa palafitta molto bella,
che accoglie gli stranieri. Grande stanza per dormire tutti insieme sulle stuoie e materassini di coltre con zanzariera.Cena al piano terra (ottimo pollo grigliato).Poi spettacolo folkloristico nella seconda stanza al primo piano.
Acquisti di prodotti artigianali.
Visita doverosa
Lo spostamento da Ninh Binh a Dien Bien Phu è lungo e
dura l'intera giornata.Arriviamo a D.B.P. nel tardo pomeriggio. E' una cittadina non turistica e ad un primo impatto poco accogliente. Il tempo di fare una doccia e poi andiamo alla ricerca di un ristorante, non è facile, ma alla fi-
ne tra mille difficoltà per farci capire,riusciamo ad ordinare e a mangiare qualcosa. La mattina dopo ci
aspetta la visita alla memoria storica di D.B.P. e direi
del Vietnam intero.Il valore reale e simbolico di quella battaglia e di quella vittoria contro i francesi non
appartiene solo alla storia del popolo vietnamita ma
a quella di tutti i popoli che sono stati oppressi dal
colonialismo e che poi pian piano si sono liberati. Si
può trovare della retorica nella commemorazione
storica, nel cimitero dei caduti, nel museo, nella collina che costituiva il caposaldo Eliane ,ma ritengo che
chi considera il colonialismo un fenomeno storico
negativo, chi ne critica l'operato storico, politico e
sociale sulle popolazioni ridotte a mere presenze
passive in casa propria non può ignorare questo luogo e la resistenza del popolo vietnamita.
SAPA e le minoranze
Quanto si legge sulle guide turistiche a proposito di Sapa
è la verità: la cittadina sembra proprio una località turistica europea di montagna , tutto ricorda la nostra Europa
ed è quindi molto anomala rispetto a tutti i villaggi che visitiamo.Ma è sufficiente uscire dal centro del paese per ritrovare la dolcezza e lo splendore del paesaggio vietnamita, qui particolarmente bello per gli audaci terrazzamenti
che sono anche molto antichi.Sulla superficie tondeggiante di un enorme roccia,si possono vedere incise delle mappe di villaggio, piantine topografiche e risaie, nelle quali si
progettavano i terrazzamenti e le abitazioni, che probabilmente risalgono a molti secoli fà,ricordano quelle che troviamo nei siti archeologici peruviani di epoca inca.
Sapa è la kermesse del turismo che ruota intorno alle minoranze; prevalgono nella zona i gruppi etnici di Thao
(Dao) rossi e di HMuong neri.Nel mercato coperto di Sapa hanno un loro spazio per la vendita e la produzione del
loro artigianato, le donne sono le protagoniste in ogni
senso: ricamano, cuciono, organizzano lo spazio
vendita, vanno in giro a vendere, si uniscono ai
turisti nelle loro escursioni, si fanno fotografare con loro, insomma sono una risorsa per le
minoranze e per i vietnamiti.Ci si chiede spesso, ma gli uomini dove sono?
Sarebbe molto ingenuo vedere questi gruppi
etnici come elementi ancorati totalmente e
unicamente alle loro antiche tradizioni e ai loro costumi senza nessuna interrelazione
con il contesto nel quale vivono,le contaminazioni sono molto più forti di
quanto si possa pensare .
Il giorno in cui siamo partiti da Sapa, abbiamo visitato un villaggio di
Thao rossi, “ Ta Phin”. Nella piazzetta che si incontra appena arri-
Vietnam
vati al villaggio, su cui si affacciano lo spaccio e il locali di
utilità pubblica e dietro questi edifici la scuola e la biblioteca,le donne vestite dei loro abiti sono tutte sedute sotto i portici a ricamare, sono lì per noi, per i turisti, che arrivano con i loro cannoni e sparano le loro cartucce fatte di immagini da rubare.Anche loro però ti assediano subito con le loro cose da vendere. Una di loro si presenta
e mi fa capire che se voglio qualcosa devo andare da lei,
mi dice il suo nome e mi indica dove sta seduta. Intanto
mi guardo intorno e faccio qualche foto d'insieme.Le donne sono particolarmente attente a sottrarre i bambini piccoli agli obiettivi; mi decido ad andare a ricercare la ragazza che avevo conosciuto. La vedo seduta che ricama,
mi avvicino e le sorrido, mi siedo e cominciamo a parlare.
Le compro una borsetta, le chiedo notizie sulla sua famiglia,figli,marito - 3 figli,2 femmine e un maschio - i figli sono a casa con il marito che si occupa di loro e della casa.
E' molto educata, non è insistente anche quando mi propone altri articoli. Conosce l'inglese turistico, è stata a
scuola, e conosce la lingua muong, thao e vietnamita. Sedute lì accanto ci sono delle adolescenti, ancora in età
scolare,con le quali inizio a parlare scherzosamente:non
sono ancora sposate, è troppo presto , non vogliono un
marito thao,ma vietnamita,potrebbero anche trovare lavoro fuori dalla comunità, si vestono a volte anche alla
maniera vietnamita. Insomma, da loro si percepisce una
nuova mentalità, che le porta fuori dal chiuso mondo del
villaggio thao,ma forse questo mondo chiuso del clan non
esiste già più, questi gruppi hanno un posto e una funzione tutta loro nello sviluppo economico e turistico della zona. Sono riusciti a coniugare insieme peculiarità del
gruppo e diritti della minoranza con lo sviluppo della regione, anzi loro ne sono parte sostanziale, la principale
attrattiva.
Forse più autentici, sono gli incontri con le minoranze dei
villaggi che si incontrano lungo il percorso e nei villaggi di
montagna:qualcuno ti invita a prendere il thé nella sua casa a palafitta, un altro ti fa assaggiare la grappa di riso, che
naturalmente alla fine paghiamo e magari,reso allegro dall'alcool, improvvisa in casa alcuni passi di una danza contadina accompagnato dal khen, il tipico strumento a fiato,
che vediamo esibito anche nelle danze folkloristiche.
Nel quotidiano “Le courier du Vietnam” che esiste anche in
versione inglese, ho letto alcuni articoli sulle minoranze e
sull'attenzione che il governo sta prestando loro, per rivalutare e preservare le loro tradizioni, probabilmente si
è reso conto del ruolo attivo e di richiamo che potrebbero avere nel settore turistico.
A conferma di ciò, mentre eravamo al villaggio, c'era una
troupe della televisione vitnamita che faceva un servizio
sulle ragazze e ragazzi thao nella biblioteca.
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Vietnam
AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO
Can Cao Market
I mercati e i colori dei Flowers Mong
Non lontano da Bac Ha,il sabato mattina si svolge nella località di Can Cao, un mercato di montagna che raccoglie
tutti gli abitanti dei villaggi della zona e che ha come caratteristica la dominanza dei gruppi Flowers HMong. Il
mercato si estende su tre livelli differenti, che corrispondono ai gradoni della montagna, balze abbastanza strette,
che è poco agevole percorrere a causa sia dei banchetti o
della esposizione per terra della merce sia per la folla. E'
un tripudio di colore, dovuto alla massiccia presenza delle
donne Flowers HMong che portano una camicia e una gonna a ruota increspata in vita, arricchite entrambe con una
grossa banda ricamata e coloratissima.
Il colpo d'occhio, a una certa distanza, coglie tutta l'estensione in lunghezza del mercato, quindi tre bande colorate,
fatte di tantissime donne che da lontano costituiscono una
macchia di colore.E' il mercato delle donne,tranne una sezione dedicata al bestiame.Vodka fatta in casa, vestiti, stoffe, merceria, tabacco, antiquariato, prodotti per la campagna, cetrioli, peperoncini, mense per il pranzo.
Certamente il mercato cittadino di Bac Ha, della domenica, è meno suggestivo e meno impressionante di quello di
Can Cao, pur essendo più esteso e ricco di ogni tipo di
merci.Manca la forte ed esclusiva presenza delle donne di
etnia Flowers Hmong che rendono quello di Can Cao veramente unico: il pubblico è più vario ed eterogeneo e i
gruppi etnici presenti più differenziati ma molto meno numerosi.
Di ritorno dal mercato di Can Cao, ho scoperto casualmente una cosa interessante di Bac Ha ( interessante per
me almeno che ricercavo anche tracce della presenza dei
Francesi - deformazione professionale e culturale):un vecchio palazzo coloniale del 1921 che i francesi avevano costruito come base logistica ed amministrativa per poter
intrattenere rapporti con le popolazioni e le minoranze
della zona. Oggi il fascino della costruzione di cui si indovina l'antica bellezza e gli colori originari, risiede nella sua
atmosfera di abbandono, nel suo aspetto lievemente imputridito e nerastro dei muri. Il palazzo nonostante il fascino dell'abbandono non è in disuso, è stato utilizzato in
passato e lo è ancora a scopi sociali e politici e lo si può
visitare.
La grotta di Indiana Jones
Un elemento ricorrente nelle nostre visite naturalistiche
sono state le grotte, più o meno agevoli, profonde e belle. Ne voglio ricordare una in particolare, la più lunga e la
più avventurosa per le condizioni in cui l'abbiamo percorsa, per questo l'abbiamo battezzata la grotta di Indiana Jones: quasi al buio, supportati da una lampada a pila molto
precaria della guida e dalle nostre piccole torce, percorso
accidentato, a volte pericoloso e soprattutto molto lungo. Ci chiedevamo se la grotta avesse una seconda uscita
perché l'idea di rifare in senso inverso l'intero percorso
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ci inquietava;per fortuna siamo usciti di nuovo alla luce attraverso un'apertura nella montagna situata ad un'altezza diversa e su un lato differente da quello di entrata. La
grotta di Nguam Ngao, questo il suo vero nome, si trova
in una zona di montagna molto bella ( è qui che abbiamo
incontrato su fiumi e ruscelli,le grandi ruote ad acqua per
l'irrigazione dei campi) e soprattutto in una zona di confine cinese-vietnamita che è stata zona critica nei rapporti tra i due paesi: nel 1978/79 i cinesi hanno oltrepassato
la frontiera, per fortuna la crisi è rientrata.
Dopo la grotta ci siamo diretti verso le cascate di Ben
Gioc,notevoli per estensione e portata di acqua,che hanno due diramazioni,quella più estesa alimenta il fiume che
in quel tratto fa da confine con la Cina.
La fine del viaggio
Ad Hanoi ci si deve svegliare presto per scoprire la dolcezza della città prima che la folla di moto e di auto la invada: allora nel fresco tepore del mattino la città appartiene a tutti quelli che fanno ginnastica, all'orientale naturalmente, o meditazione sulle rive del Lago Hoam Kiem.
I marciapiedi,il camminamento lungo il lago,i giardini pubblici e le piazze del quartiere sono le palestre dei vietnamiti, giovani e anziani.
Ma anche durante il giorno,quando la città si anima di tutte le attività legate ai negozi e al commercio, non perde
quella nota di leggera indolenza che si ritrova poi la sera
nelle strade del “vecchio quartiere” dove la gente si riversa e lì cucina,mangia,parla e beve insieme.Sento la voce di qualcuno che obietta che è la mancanza di spazi chiusi a generare queste abitudini di vita. Sì, forse lo è in parte, ma è anche una manifestazione di socialità e di aggregazione determinata dalla vita di comunità fortemente politicizzata che, a suo tempo , ha reso superfluo lo spazio
individuale e privato.
In città allogiavamo all'Hotel Camelia, vicino al Lago Kiem
e alla zona del vecchio quartiere e la mattina presto si sentiva una voce che ,attraverso un altoparlate, si diffondeva
nelle strade e parlava alla gente: che cosa dicesse non lo
so,anche perché la domanda in proposito veniva elusa;immagino che fosse la voce del regime che fin dal mattino
ricordava ai suoi cittadini che cosa fare o non fare; oppure poteva essere una specie di notiziario ufficiale: comunque, qualunque cosa fosse, mi è sembrato che la voce risuonasse nell'indifferenza generale.
Prima di partire per il Vietnam mi chiedevo quanta visibilità avesse il comunismo, quale rapporto ci fosse tra il governo e i suoi cittadini, quanto dissenso e come venisse
censurato:avevo letto della scrittrice Duong Thu
Huong ( vincitrice del premio Grinzane per un
bellissimo romanzo “Oltre ogni illusione” pubblicato da Garzanti), che ha partecipato alla
guerra di liberazione e in seguito ha avuto dei
problemi con il governo e di un altro scrit-
Cat Ba Island
tore, Bao Ninh, che vive appartato e in condizioni di disagio economico. Una volta in Vietnam mi sono resa conto che era molto difficile dare risposte a queste domande, perché la lingua è inaccessibile e le persone con cui
possiamo parlare un po' d'inglese non sono molte e in
francese ancora meno. Inoltre si ha la percezione che i
vietnamiti di oggi siano più interessati al futuro che al passato e alle nostre domande di politica non amano rispondere, le eludono. C'è un'intera generazione di giovani, nati dopo la riunificazione, che vediamo proiettata in avanti, che percorre le strade delle città sui lanciatissimi motorini, simbolo del nuovo e di libertà.
Invitato al Festival Letteratura di Mantova (non ricordo se
quest'anno o l'anno passato),lo scrittore vietnamita Nguyen Huy Thiep, a lungo perseguito dal regime, ora riscuote molto successo nel suo paese con i suoi romanzi,“proprio perché dà peso alla società, alla realtà e non alla politica, per quel suo smettere di contrapporre idealismo e
materialismo, come sottolinea, ma (per il fatto di) vedere
la vita così com'è,descrivendo la vecchia tragedia dei boat
people tanto quanto il bisogno di tecnologia e di studio
per i ragazzi” ( cit. da un articolo di S. Nirenstein su Repubblica).
Che in Vietnam sia in corso un'operazione politico-economica simile a quella cinese:liberalismo e comunismo insieme? Ma naturalmente in stile vietnamita. Il caso dello
scrittore sembrerebbe suggerirlo.
Un viaggio che era cominciato all'insegna delle minoranze etniche si è rivelato interessante anche e soprattutto
per la realtà attuale del paese. Ed è questa curiosità che
mi spinge a tornarci e a visitare il Sud e il Centro, per vedere l'altro Vietnam, quello che con il comunismo non si
è mai trovato troppo d'accordo. Mi dicono che è molto
diverso, per questo sono contenta di aver cominciato dal
Nord.
Ho dimeticato di dire che insieme alla birra alla spina locale, abbiamo gustato un ottimo caffé vietnamita, unico,
forte, corposo e con un retrogusto di cioccolato.
Ho Chi Minh
Scarica

Vietnam. Il paese dello zio Ho!