Centro Diurno “Il convento”
Dipartimento di Salute Mentale
Dell’Azienda USL di Ferrara
Area San Bartolo
Coop Art Therapy
Bologna
Alla scoperta di Ferrara
… raccolta degli album personali
Anno 2010
ALBUM DI VIAGGIO
Introduzione
Dott. Roberto
Boccalon, psichiatra
Direttore Istituto Psicoterapia Espressiva, Bologna
Dopo aver viaggiato attorno ai ricordi della casa e alle tracce del contenimento primario, dopo essersi mimisurati con la complessità degli eventi, reali e simbolici, che si susseguono nel corso di un anno, dopo
aver preso confidenza con biblioteche e musei, contenitori di storie emozionanti, dopo aver conosciuto la
fatica e la soddisfazione degli archeologi che mettono insieme i cocci, gli "esploratori" del Laboratorio
del San Bartolo escono alla scoperta di Ferrara e la raccontano, con i loro occhi, con immagini e parole.
Partono da lontano e subito delineano l'esperienza difficile della scelta e della perdita! B. si immagina
nell'antica Spina su una piroga in mezzo alla palude che deve abbandonare il carico prezioso di vasi e
ciotole per buttarsi in soccorso di un pescatore caduto in acqua. Lungo le mura del castello lo stemma con
l’aquila effigiata e le sue variazioni nel tempo, appare come un diario della vita di casa d'Este. Anche E. si
disegna uno stemma ( un cavallo alato di colore bianco su uno sfondo azzurro) per rappresentare l' alternanza di momenti diversi della propria vita. L'incontro con il Sindaco ha reso possibile un contatto diretto
con chi maggiormente testimonia continuità e variazioni di quell'antico stemma/diario. Anche le piante
sono dei possibili diari della città. Per A. se l’albero del parco di Marfisa d'Este avesse avuto la favella
avrebbe detto tutto quello che aveva visto: che la padrona aveva molti invitati, faceva troppe feste , che
anche tanto tempo fa c’erano dei bambini che giocavano nel giardino e c’erano i genitori che passeggiavano visitando il giardino. Per M. E. un albero di limoni raccoglie e sussurra i pettegolezzi delle dame come
la prigione in cui è finita Parisina
Gli alberi appaiono così affidabili che vengono loro affidati ricordi, desideri e segreti di famiglia: "Se fossi una foglia mi piacerebbe ... volare nell’aria, sopra i paesi, vicino alle nuvole, ai fiori, alle farfalle, sopra
le case, sopra i tetti....per guardare in casa delle persone se vanno d’accordo, perché dicono che in ogni
casa c’è una croce... La mamma sta poco bene. Mi dovrebbero dare una pensione, ma non so ancora se me
la danno"(M.). Nel descrivete il “viaggio” nella città F. ricorda il contatto piacevole con la natura:" Un
giorno di sole ... tra gli alberi secolari provo un senso di benessere, il profumo dei tigli mi inebria, mi stendo su una panchina e chiudo gli occhi.” Ricorda anche incontri che arricchiscono:"Con la bicicletta vado
all’orto botanico e qui incontro il custode che mi fa notare i vari tipi di fiori profumati". L'incontro con
Gino Rasetti, un non ferrarese che ama la città adottiva, permette di focalizzare similitudini e differenze
tra mondi, di sviluppare curiosità:"Io la sua città non l’ho mai vista, ma penso che sarebbe bella da visitare (A).Il corso di disegno e computer non sono stati percepiti come un esperienza ludica di evasione, ma
occasione per esplorare in parallelo i profili del mondo esterno dell'arte e di quello interno dei vissuti e
delle loro, spesso dolorose, vicissitudini. V., in un'ipotetica valigia, metterebbe come ricordo e possibile
talismano:"
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Una macchina fotografica per immortalare i leoni del Duomo, rappresentanti il bene e il male". R., in modo lucido e realistico metterebbe :" I ricordi belli, di quando andavo in gita con i miei amici...i giorni tanto
belli della mia infanzia; invece le cose meno belle sono mettere i vestiti nella valigia quando tu ti ricoveri;
io penso che nella vita bisogna prendere quello che viene. " L'esplicitazione di un forte sentimento di dispiacere per la conclusione di un ciclo e di un altrettanto forte sentimento di speranza per una ripresa, desiderata e possibile, sembra testimoniare efficacemente il percorso di mentalizzazione compiuto. Un tempo, alla conclusione del viaggio, ogni capitano di mare consegnava l' Album di viaggio, il proprio diario di
bordo. La memoria tangibile del viaggio non era volta al passato, non serviva per conservare la nostalgia
dell'esperienza vissuta, era invece elemento prezioso per tracciare, a partire dall'elaborazione dell'esperienza, nuove e più precise mappe utili alla navigazione futura. Anche l' album di viaggio/diario di bordo degli
"esploratori" del laboratorio del S. Bartolo può offrire utili indicazioni per arricchire le mappe e rendere
più sicure le rotte della salute mentale .
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DAL MIO ALBUM DI VIAGGIO
Vi racconto una delle mie istantanee.
Quella di un viaggio con compagni speciali. Ospite di una comitiva esperta in esplorazioni stra-ordinarie.
In Arte terapia1 si usa, al termine di una seduta individuale o di gruppo, sintetizzare le emozioni pregnanti
evocate dai pazienti con una qualsiasi produzione artistica.
In questa occasione non farò il “disegno” della mia esperienza,che manterrò in una dimensione più privata e
riservata, ma descriverò qualcosa che la rappresenti.
Una piccola corriera con posti confortevoli, tutti vicini al finestrino. Una coppia di conducenti che fanno da
accompagnatori e da guida. 20 passeggeri, sempre gli stessi, che prendono la corriera in un giorno fisso della settimana, allo stesso orario, occupando la stessa poltrona.
Si parte.
Apparentemente la corriera attraversa luoghi della città, alcuni che si conoscono bene, altri meno. Ma lo
straordinario è che questa corriera viaggia all’indietro nel tempo. Nel passato della storia, sconosciuto o
letto sui libri, nel passato della propria vita, dove quel luogo, quel momento hanno costruito la propria memoria.
Viaggiando, ricordi dimenticati riaffiorano, ma questa volta non si perdono perché vengono fermati in
un’immagine, un colore, una figura, una forma che lasciano tracce di questo ritrovamento. Alle volte permettono di vedere particolari nuovi, altre volte le trasformazioni avvenute.
Per fortuna si viaggia in compagnia, così un ricordo bello sembra ancora più bello e un ricordo brutto fa un
po’ meno male.
Quando la corriera torna dal viaggio, i 20 passeggeri spesso sono stanchi di tutto quell’andare, ma quando
salutano le guide il saluto è sempre un arrivederci.
Giovanna Tonioli
Giugno 2010
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In qualità di psicologa in formazione come Psicoterapeuta in Arte Terapia ho avuto la possibilità di svolgere un
percorso come osservatore all’interno del laboratorio di disegno -La città “album di viaggio” nel periodo gennaiomaggio 2010,condotto da Carla Bolognini e Pier Giorgio Ragazzi rivolto a pazienti psichiatrici ospiti della Comunità
e del Centro Diurno “Il Convento”
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ALBUM DI VIAGGIO: Mani sulla città
Che piacevole “viaggio” ho fatto quest’anno in compagnia dei 2 gruppi che frequentano il corso di disegno.
Il corso è nato cinque anni fa ed è frequentato dalle stesse persone alle quali ogni anno se ne aggiungono
altre che chiedono di partecipare oppure vengono inserite dai responsabili. Quest’anno sono entrati sei nuovi corsisti, accolti con cortesia e simpatia dal gruppo.
Tutti insieme abbiamo messo “le mani” su Ferrara; abbiamo fatto qualche uscita per vedere la città e per
incontrare alcuni personaggi che ad essa appartengono, come il Sindaco Tiziano Tagliani.
Abbiamo visitato il Castello, il Duomo, il Municipio e palazzi importanti come Schifanoia e Marfisa.
Abbiamo catturato i colori della città, le sue forme, gli odori che esalano nelle vie e nei parchi e
l’atmosfera quasi magica che aleggia a Ferrara nelle giornate di nebbia.
E così ogni corsista è diventato un protagonista attivo del progetto, riscontrando che scoprire una città è
un’avventura che arricchisce di sapere, di immagini, di sapori, di ricordi ed emozioni di oggi evocative di
ricordi ed emozioni di ieri.
Lavorare assieme sulla città è stato come prendesi per mano per condividere momenti comuni, sentendosi
partecipi al punto che ogni emozione ha fatto immediatamente affiorare un ricordo personale e alla fine vi è
stata una “condivisione” delle emozioni. Durante il nostro cammino si è creato un diario-album di viaggio,
ognuno ha fatto il suo, attaccandovi cartoline spedite virtualmente a persone care, biglietti d’ingresso ai
palazzi visitati, fotografie e i tanti disegni, significativi, evocativi, e per me esaltanti.
Quante novità quest’anno! Durante il nostro viaggio si sono consultati testi, guardato immagini al computer, visitato la città con l’aiuto di Antonio Pandolfi, esperto di storia e socio del GAF, si è inoltre ricevuta la
gradita visita di Gino Rasetti, responsabile della Biblioteca Rodari e si sono trattati argomenti molto eterogenei ai quali tutti hanno attivamente partecipato.
Il lavoro, nell’aula di disegno, si è svolto oltre che con me e Pier Giorgio, anche con la presenza della
Dott.ssa Giovanna Tonioli, psicologa e psicoterapeuta in Arte Terapia, che ci ha osservati durante le ore di
disegno; la sua presenza costante è diventata gradita a tutti, così come quella di Francesco De Tullio, neo
laureato, operatore attento e benaccetto dai corsisti che ha portato avanti il suo lavoro con moltissima attenzione e dedizione rivolta a ciascun elemento, con noi, a durante il viaggio, c’erano anche gli infaticabili
operatori del Centro Diurno:Gabriella, Mauro e Silvia, che ci hanno aiutati ad organizzare ogni attività. A
fine corso ogni partecipante ha potuto sfogliare il proprio “album di viaggio”, ricordando le lezioni fatte,
riguardando le fotografie e i propri lavori e, alla presenza di Fabrizia Pizzale e degli operatori, ha ricevuto
l’attestato di partecipazione al Corso 2009 - 2010 rilasciato dalla Scuola Media di Codigoro, sede del Centro Territoriale Permanente per competenza.
Carla Bolognini
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ALBUM DI VIAGGIO scritto al computer
Anche quest’anno il mio insegnamento a San Bartolo mi ha visto impegnato con due gruppi; uno, non contemplato in questo opuscolo, composto di pazienti che si sono cimentati nell’acquisizione del programma di
base di Word, per potere diventare autonomi sull’uso del PC.
Con essi ho cercato di unire il dilettevole della novità della scrittura informatica all’utile, convincendoli di
quanto fosse più stimolante, dopo avere conosciuto i primi rudimentali passi, imparare ad usare il PC anche
per produrre pagine di scrittura creativa: cinque di loro hanno così trascurato il duplicare modelli scritti da
altri o fredde tabelle statistiche per dedicarsi alla elaborazione dei loro momenti di vita, delle loro fantasie,
integrandosi in parte con l’altro gruppo, con cui ho intrapreso un “viaggio” fotografato, disegnato e raccontato.
Quale “guida conduttore”, per le vie di Ferrara ho dato loro la possibilità di esprimere attraverso la scrittura
al computer pensieri, riflessioni, commenti sul tema da me stabilito e di chiara attinenza con quello sviluppato graficamente il giorno precedente nel Corso di Disegno Creativo.
Ho potuto così riscontrare che le emozioni espresse attraverso il disegno potevano, il giorno successivo
attraverso il computer, essere sistemate, aggiustate, elaborate, corrette per renderle più digeribili e sopportabili, aggiustate in modo da poterle leggere e farle leggerle senza avvertire il pathos, provato mentre ad
esse si dava corpo attraverso la grafica.
Nel mio lavoro sono state indispensabili le presenze degli operatori (Gabriella, Silvia e Francesco).
Pier Giorgio Ragazzi
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RICOMINCIARE IL VIAGGIO
"... Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in
ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto " non c'è altro
da vedere" , sapeva che non era vero.
Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel
che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, col sole dove la prima volta pioveva,
vedere le messe verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era.
Bisogna tornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini …”
Cosi recita l’incipit di un’opera di un celeberrimo scrittore e maestro di vita, scomparso da poco, Josè Saramago.
Il viaggio non finisce mai. E di fatto il viaggio attraverso l’universo interiore non è finito né per gli ospiti
del Centro Diurno, né per gli operatori che hanno seguito il laboratorio. Un viaggio che ci ha visti attraversare la Città: luoghi noti, luoghi nascosti, luoghi ritrovati, luoghi out time come le prigioni ove fu incarcerato per 53 anni Don Giulio fratello di Ippolito I. Il giorno della sua liberazione si ritrovò completamente stranito con gli abiti fuori moda rispetto all’epoca.
Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. E già,
perché “i nostri viaggiatori” hanno rivissuto, prolungato in memoria, in narrazione grafica quanto visto e
visitato attraverso gli splendidi itinerari che Ferrara offre ai suoi viandanti anche a quelli più addormentati
che non possono non risentire, seppure sornioni, del fascino della città sospesa.
Parlando di viaggio non si può non fare menzione della seduzione che attanaglia il viaggiatore, trasportato
per volontà altra in luoghi altri …
Seduzione … come: essere condotti, portati altrove, catturati..La seduzione designa uno spazio circolare
particolare, quello del Me posto in relazione all’Altro. E’ una danza con un ritmo insolito, quello
dell’avvicinamento e dell’allontanamento, della presenza e dell’assenza, del significato assoluto e del totale
smarrimento e stravolgimento di ogni significato dinanzi all’ignoto che l’altro incarna, incantandoci e disorientandoci. Cosi disquisisce Aldo Carotenuto riguardo la seduzione ed in particolare a quella fra gli amanti; allo stesso modo possiamo noi disquisire del viaggio intrapreso quest’anno, di questo viaggio itinerante
che ha permesso di riscoprire la città, di farci incantare e disorientare da questa e di farci condurre altrove.
Questo altrove gli ospiti l’hanno immaginato, ricordato, disegnato, noi operatori a nostra volta ci siamo avvicinati al loro universo interiore; dapprima osservando le immagini da loro realizzate e poi cercando di
decifrare i codici segreti di cui l’immagine è portatrice.
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Un viaggio nel viaggio, un viaggio che ci ha sedotti, portati altrove. Chi tra i pazienti ed anche tra gli operatori non si è sentito, anche solo per pochi momenti, ammaliato, catturato, sedotto dalla visione delle bellezze storiche della Città? E chi, tra noi addetti ai lavori, non si è sentito fascinato dalle realizzazioni grafiche
compiute dagli ospiti che partendo da quanto osservato durante le visite guidate hanno potuto svelare gli
itinerari personali colorati dai propri ricordi e vissuti e ripercorrere le tracce che la Città ha lasciato dentro
ognuno di loro? Quasi a compiere un paradosso: è la città a lasciare tracce ed orme nel cuore del viandante
e non solo quest’ultimo a lasciare tracce del suo cammino sulle strade.
Di fatto è stato proprio questo l’obiettivo del laboratorio appena concluso: ridare luce e colore alle tracce
che la città ha lasciato dentro le persone, riappropriarsi di alcuni pezzi di storia, ritessere la trame del viaggio perché il viaggio non finisce mai.. tornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi
cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito".
Francesco Paolo De Tullio:
Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
(Volontario Servizio Civile)
Gli operatori del Centro Diurno “Il Convento”
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MUSEO DI SPINA
Il 3 dic. 2009 si è fatta una visita al Museo di Spina, accompagnati dal GAF e si sono visitate due sale,
una del Tesoro e una dei Monossili
Immaginate d’ essere accanto ad un personaggio affacciato al balcone, cosa vedete guardando giù?
Al museo c’erano 2 piroghe di 30 mt. che servivano per navigare e per portare le merci, immaginate
d’essere su una piroga e navigare in quel periodo storico (III-IV sec d.c.).
Disegnate ciò che vedete intorno a voi.
Immaginate d’essere un personaggio affacciato al balcone nella sala del tesoro. A cosa pensate? Di
cosa parlate con chi vi è vicino?
Immaginate di essere su una piroga di 35 mt. scavata in un tronco, che porta merci nelle isole del Delta intorno al III-IV sec, d.c..Chi incontrate? Di che cosa parlate? Com’è il paesaggio che vi circonda?
Sono nel 1315, anno del Signore, e sono nella mia piroga, o meglio monossile, in mezzo alla palude della
valle di Comacchio; sto portando del vasellame da cuocere in una fornace e in lontananza vedo un pescatore che pesca con la rete e viene tirato giù in acqua da un pesce molto grosso; mi chiede aiuto, io mi butto in
soccorso, ma per salvare lui perdo il mio carico prezioso di vasi e ciotole. (Beatrice)
Affacciati al balcone della sala del tesoro.
Appena arrivati a destinazione, dopo il corso di addestramento militare, i superiori ci misero sotto ad un balcone di una scalinata. Sopra il balcone, erano affacciati militari anziani che ci prendevano in giro. (Valter)
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IL CASTELLO ESTENSE
18 genn. 2010 si è fatta una visita al Castello Estense con particolare attenzione rivolta al CORDOLO, il
cordone bianco che circonda tutte le mura esterne del Castello. In ogni angolo vi è lo stemma degli
Estensi con l’aquila effigiata. Nel corso degli anni lo stemma cambia a seconda degli eventi che coinvolgono il casato.
Eseguite uno stemma così come vorreste fosse il vostro.
Eseguite un arazzo o una bandiera per una dama o un cavaliere.
M..
V.
Lo stemma degli Estensi è un aquila bianca, se tu potessi farti fare uno stemma per identificare il tuo
casato, come lo vorresti?
Il mio stemma rappresenta un cavallo alato che racconta tutte le belle cose che mi sono accadute nella mia
vita da quando mi sono sposata dall’età di 21 anni e ho incontrato l’uomo che mi ha dato la felicità e la
bellezza di tre figli. … Il cavallo alato per me rappresenta una sicurezza sia nella vita che nelle cose che
accadono in essa, soprattutto i momenti più felici. Un cavallo alato di colore bianco su uno sfondo azzurro
che rappresenta la purezza dei momenti più delicati della mia vita alternati a momenti felici rappresentati
dal campo azzurro. (E.)
Gli elementi che caratterizzano la mia vita sono la sensualità la provocazione nelle mie sculture che accompagnano i vari passi sia dolorosi sia surreali quasi comici della mia vita e come simbolo dello stemma che
mi caratterizza metterei un seno femminile che è simbolo anche di maternità che nel mio caso è mancata,
perché al contrario dei miei desideri non è mai venuta. Un altro simbolo del mio stemma potrebbe essere un
libro aperto sia perché mi è sempre piaciuto leggere (ad esempio la Divina Commedia a10 anni), sia perché
la mia vita è un libro aperto a tutti, mi confido con facilità ed è stata psicanalizzata da molti psichiatri, perché molto tumultuosa. (B.)
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FRATELLI !!!
Don Giulio d’Este era fratello di Ippolito I, dato che tramò contro di lui fu incarcerato per 53 anni. Negli
anni della prigionia scrisse un calendario con i giorni della settimana e la data arrivando fino all’anno
2023. Dopo così tanto tempo venne liberato dal pronipote Alfonso II e quando uscì dalla prigione i suoi
abiti erano fuori moda.
Disegnate l’abbigliamento del futuro, proiettandovi avanti di molti anni.
Disegnate una situazione o un personaggio passato e uno futuro.
Cinzia
Gloriano
Come pensate sarà la vita fra 50 anni? Descrivete come voi ipotizzate sarà il mondo del futuro nei
suoi aspetti positivi e negativi.
Immaginate una fotografia che verrà scattata fra 50 anni, descrivetela minuziosamente.
Penso molto al domani e mi chiedo come potrà essere la vita tra 50 anni. Scientificamente è provato che il
sole ha cinque miliardi di anni. Io nel disegno ho ritratto un uomo con una astronave che fuggiva dalla Terra, egli aveva dato energia ad una figlia e poi l’avrebbe raggiunta in un secondo tempo; con un’altra macchina molto sofisticata, perché doveva mettere in salvo altre persone, animali e ricordi. Partirono tutti verso
una galassia lontana tanti anni luce e trovarono molto tempo dopo un pianeta che finalmente poteva ospitarli. (Fabrizio)
La vita può essere nel futuro una vita completamente meccanizzata e utopica, totalmente basata sulla fantasia umana e sui temi più complessi del sistema umano; verrà una nuova guerra o esploderà la pace, tutti noi
ci aspettiamo una vita più umanizzata e più comprensibile fra i nostri simili o sarà l’apogeo della violenza.
Speriamo che vinca il teorema del più umano e più vivibile … (Patrizia)
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IL DUOMO DI FERRARA
ha una bellissima facciata ove oltre agli archi curvi romanici e a quelli a punta gotici, vi sono due simbolici leoni all’ingresso della Chiesa, uno che abbraccia in modo mansueto un agnello mentre l’altro sta
schiacciando un toro. Il significato è che se vogliamo salvarci dobbiamo comportarci in modo buono e
docile come l’agnello, mentre se siamo aggressivi e violenti saremo schiacciati come il toro. Toro e agnello in quei tempi erano considerati simboli del male e del bene, o della guerra e della pace.
Disegnate una rappresentazione del bene e del male o della pace e della guerra. Potete disegnare animali, cose o persone o quanto vi viene alla mente.
Daniela
Patrizia N.
I leoni del Duomo simboleggiano sentimenti opposti, raccontate una storia dove questi sentimenti siano fatti risaltare.
Io assieme alla mia famiglia siamo andati nel duomo di Ferrara con una lettera scritta e l’abbiamo consegnata al vescovo di Ferrara. La L. M. aveva detto che si guariva se c’era la benedizione della Madonna di
Medjugorie, che le veniva fuori il sangue dagli occhi e che tirava via il demonio da addosso alle persone
indemoniate. (Ombretta)
In un villaggio lontano, si racconta che viveva uno stregone: leggeva il futuro che era malevolo per coloro
che, a suo avviso, non erano troppo spaventati dalle sue teorie, mentre le giovani donzelle avevano sempre,
chissà perché, un avvenire roseo, soprattutto quando promettevano un cospicuo obolo. In realtà, nel tempo,
queste fanciulle non sempre trovavano la felicità e dopo essere arrivato un padre predicatore cattolico, questa umile gente decise di dare una sana lezione a quell’imbroglione di stregone. Scelsero fra di loro una bella signora di robusta corporatura onde illudere il vecchio imbroglione di un facile incasso, ma questa non
portò denaro, bensì un robusto randello sotto le gonne e al suo cospetto lo roteò prima in aria e poi sul
groppone e sulla sfera di cristallo del malcapitato che scappò a gambe levate. Fu così che tutti gli abitanti
del villaggio iniziarono a riunirsi per ascoltare il giovane frate che insegnava a tutti in egual misura il bene
e il male secondo nostro Signore e si rasserenarono. (Valentina)
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PIAZZA ARIOSTEA
Ludovico Ariosto ha scritto l’Orlando Furioso. La sua statua costruita dai fratelli VIDONE è al centro
della splendida Piazza Ariostea, una piazza ovale ove si corre il Palio da molti anni. La piazza detta anche Piazza Nuova vede anche lo splendido Palazzo Rondinelli-Zatti e Palazzo Strozzi-Bevilacqua, edifici
eseguiti da B. Rossetti, questo insieme sembra una scenografia teatrale.
Disegnate il vostro palio o cosa o chi mettereste sulla colonna
Disegnate una vostra scenografia oppure Disegnate chi o che cosa vorreste incontrare in questa bella
piazza.
Andrea
Ombretta
Descrivete una breve storia, ambientata in questa piazza, insolito scenario, elegante e luminoso. Inventate il nome dei personaggi e collocate la vicenda nell’epoca storica che preferite.
Descrivete che ruolo vorreste avere se foste figuranti del palio.
In piazza Ariostea ho incontrato una amica di nome VALERIA, faceva la terza superiore, mentre io facevo
la terza media. C’erano le suore. Ho imparato la lingua inglese. Mi piace molto. C’era la suora di inglese
che si chiamava suor Elena Bondi Dalli. C’era la statua dell’Ariosto. C’era il palio con i cavalli. (Milena)
Mi trovo in piazza Ariostea nel giorno del palio di S. Giorgio nel futuro prossimo, da sola vago per le gradinate cercando un posto e delle persone note, con un gelato in mano, talvolta osservo lo spettacolo delle varie gare e sono presa dalle corse dei cavalli, perché ho imparato ad andare a cavallo dai 16 ai 18 anni. Amo
il senso di libertà che dà il correre al galoppo, ad un certo punto però un cavaliere si stacca dal gruppo di
quelli che devono allinearsi al canapo e viene nella mia direzione, io vengo presa alla vita e vengo trasportata sullo stallone che si libra per aria. Poco prima avevo avuto un’illuminazione: quel cavaliere era Vittorio
Sgarbi vestito da principe azzurro che mi porta volando nella sua casa, come io avevo sempre sognato.
(Beatrice)
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PALAZZO SCHIFANOIA – PALAZZINA MARFISA
Il 22 febbraio 2010 visita ai Palazzi Schifanoia e Marfisa. Schifanoia vuole dire “evitare la noia”. Qui
nel 1385/1493 gli Estensi rallegravano i loro ospiti con feste e banchetti. Gli unici arredi erano i divani
per il riposo mentre il cibo veniva portato dal Castello. In questo Palazzo si possono ammirare pregevoli
dipinti e collezioni di medaglie, oggetti di avorio e alabastro.
Prepara un disegno per una medaglia o per una moneta.
Riproducete dei dettagli che vi hanno particolarmente colpito
Gloriano
Milena
Immaginate d’avere un sacco pieno di monete, che cosa ne fareste.
Schivare la noia vuol dire evitare la noia, voi che cosa fate per non annoiarvi?
Ho ricevuto un sacco di monete e posso realizzare un desiderio della mia vita: fin da piccola sognavo di
avere tanti bambini attorno e adesso che sono adulta non li ho potuti avere così posso adesso adottare bambini di varie età e di varie nazionalità quasi come un asilo multietnico con una fattoria con tanti animali tipo
cavalli, pecore, gatti, conigli … Poi voglio avere una villa in campagna da arredare come più mi piace e,
dato che sono una scultrice in ascesa, voglio un atelier dove poter lavorare e mettere le varie sculture fatte,
poi in villa poter ospitare tanti amici artisti mecenati collezionisti, oppure poter esporre le mie sculture in
bronzo in Italia, in Europa, nel mondo e quindi avere il riconoscimento dei miei meriti artistici. (Beatrice)
Idealmente, con una somma di monete in grande quantità si poterebbe davvero prendere qualsiasi bene e
soddisfare qualsiasi desiderio, in positivo, per la nostra qualità di vita, per migliorarne il tenore e la qualità,
nel lavoro stupendo di gioia e di vita sia su questa terra sia nel cielo, si può davvero toccare una vera spensieratezza della natura … (Patrizia)
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PALAZZINA MARFISA
1559, è uno degli ultimi Palazzi costruiti dagli Estensi. Abitata dalla bella Marfisa, molto colta e raffinata, amica del grande poeta T. Tasso e di vari artisti e letterati. Vi è all’esterno un fantastico giardino
mentre all’interno vi sono sale e arredi molto preziosi. Nella Palazzina si radunavano gli intellettuali
dell’epoca.
Immaginate di essere nel palazzo di Marfisa, disegnate un ritratto da porre nella sala dei ritratti.
Disegnate il ritratto di un vostro compagno di viaggio.
Patrizia N.
M. Elisa
Sapreste descrivere in modo dettagliato il ritratto di una persona senza tralasciare nessun particolare
del volto, dell’abito e del carattere?
Descrivete dettagliatamente un vostro compagno /a di viaggio.
La mia descrizione: Io sono una persona non altissima ma una persona molto precisa, a volte anche troppo
nel senso che faccio le cose lente ma precise. Io sono una persona molto amichevole con tutti e molto buona, a volte fin troppo. Sono mora, occhi castani scuri, mi piace vestirmi a volte sportiva a volte elegante e
anche un po' strana e poi amo molto i gioielli, però non proprio tutti, ma le collane molto lunghe mi piacciono perché si possono mettere più corte. Le persone che mi conoscono bene poi quando mi lasciano dicono
“non ho mai conosciuto una persona speciale come te”. Io farei di tutto per aiutare una persona nel bene e
anche nel male, io mi ritengo una persona molto speciale dentro e ho anche la coscienza molto pulita.
(Rosalia)
Descrivo la mia migliore amica Lisa che ho avuto nei migliori anni della mia vita da sposata quando ero
incinta della mia prima figlia e lei aveva un bambino di appena nove mesi. Mi ricordo il periodo più difficile della nostra vita di madri e di donne sposate da appena un anno, mi ricordo del suo carattere altruista non
solo verso di me ma soprattutto verso i nostri bambini. Era una bella ragazza, castana, con gli occhi neri e i
capelli corti tagliati a maschio. (Emanuela)
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GIARDINO DI PALAZZINA MARFISA
Guardando il giardino di Marfisa possiamo vedere diversi alberi e pensare che alcuni di essi risalgono
esattamente ai tempi di Marfisa. Quante storie potrebbero raccontare! Quante parole sussurrate
all’ombra di quegli alberi, quante risate e quanti segreti, baci furtivi, delitti e cospirazioni … ieri come
oggi.
Disegnate un’immagine che vi viene alla mente.
Andrea
Rosalia
Ieri come oggi gli alberi dei giardini quante storie potrebbero raccontare! Quante parole sussurrate
all’ombra di quegli alberi, quante risate e quanti segreti, baci furtivi, delitti e cospirazioni ... inventate una storia che vi viene alla mente .
L’albero dice che tanto tempo fa c’erano dei bambini che giocavano nel giardino e c’erano i genitori che
passeggiavano visitando il giardino. Marfisa d’Este era la padrona di casa e aveva molti invitati, l’albero
raccontò che faceva troppe feste e che aveva troppi personaggi quasi tutti giorni, e che era una persona importante. L’albero se avesse avuto la favella avrebbe detto tutto quello che aveva visto. (Anna)
Un albero di limoni raccoglie e sussurra i pettegolezzi delle dame come la prigione in cui è finita Parisina,
come i problemi matrimoniali di altre duchesse che decidono di uccidere il proprio marito, poi il mecenatismo con artisti come il Tasso, poi i grandi pranzi con i giullari per divertirsi. E le delizie estensi, come Palazzo dei Diamanti dove trascorrere le vacanze trastullandosi. Il Dosso Dossi, l’università col Parco Pareschi come giardino. E il Duomo, anche se di epoca precedente, fu importante perchè il rinascimento è dopo
il 1500 dalla nascita di Cristo. E le armi, come in ogni epoca, anche nel rinascimento furono importanti.
Tutto questo sotto le fronde dell’albero dei limoni tra sussurri e pettegolezzi. (M. Elisa)
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PARCO MASSARI
Il Parco fu progettato per il Marchese Camillo Bevilacqua dall’architetto Luigi Bertelli nel 1780. In origine vi erano numerosi alberi di agrumi e profumati alberi fioriti. Recintato da un muro ove si aprivano 7
portali. Verso la metà dell’800 i Conti Massari ne divennero i proprietari ma essi lo trasformarono in un
giardino all’inglese, connotazione che mantiene tutt’ora.
Come è piacevole stare seduti sotto gli alberi a riposare! Affidate anche voi alla memoria degli alberi
i vostri ricordi e i vostri segreti, attraverso composizioni di foglie e immagini.
Quando si riposa in un bel parco, come il Massari, si è spinti ad osservare le piante e riflettere sul fatto che esse sono lì da tanti anni. Quante cose avranno sentito! Voi cosa confidereste loro?
Se fossi una foglia mi piacerebbe volare, distaccata dall’albero secco e volare nell’aria, sopra i paesi, vicino
alle nuvole, ai fiori, alle farfalle, sopra le case, sopra i tetti; formare il letame, per curare le piante e far crescere la frutta, la verdura, i cereali, per fare la cioccolata, i biscotti. Per guardare in casa delle persone se
vanno d’accordo, perché dicono che in ogni casa c’è una croce. In casa mia ho mia mamma, la badante che
si chiama Monia e io, Milena. La mamma sta poco bene. Mi dovrebbero dare una pensione, ma non so ancora se me la danno. (Milena)
La foglia cadente vorrei che mi portasse via i peccati commessi in passato e presente. Rappresenta anche il
vecchio sistema di questo mondo che sta per finire. Con l’evento del nuovo mondo di Geova non sarà nè
morte nè cordoglio, tutti vivranno in pace e per sempre i ricordi non saliranno in mente. (Valter)
Il vento spazza via la foglia, insieme alla foglia c’è un foglio di giornale dove ci sono scritte varie notizie.
Le notizie sono queste: la prima dice che Elisabetta, la quale è la figlia di mio zio Arsenio, spazza su le foglie dalla strada. La seconda notizia mi ricorda il giorno della mia cresima di tanti anni fa, abbiamo mangiato fuori di casa, quel giorno pioveva ed era un giorno nuvoloso e c’era anche freddo. (Ombretta)
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Guardando cartoline di Ferrara o dei testi oppure le immagini al computer e dopo aver fatto qualche
giretto in città riuscireste a fare un disegno che ricordi colori e forme di questa città ?
Ricordando i colori e la magia di questa bella città eseguite una composizione evocativa del lavoro
fatto fino ad oggi, una cartolina da inviare a parenti lontani che illustri Ferrara.
Eseguite una cartolina da inviare ad un amico/a
Anna T.
Fabrizio
Descrivete il cielo del vostro “viaggio” a Ferrara, ricordate se era limpido e fresco? nuvoloso e grigio?
azzurro terso blu notte? Descrivete anche le sensazioni provate durante il “viaggio”.
Alla luce delle cose dette fino ad oggi cosa scrivereste per commentare il nostro lavoro?
Sono a Ferrara, in un giorno di sole e sto vagando per il centro cittadino. Vedo prima il castello Estense e
poi mi sposto in bicicletta verso il Parco Massari qui con alcuni amici tra gli alberi secolari provo un senso
di benessere, il profumo dei tigli mi inebria, mi stendo su una panchina e chiudo gli occhi; il cielo fra i prati ha un colore azzurro oltremare, direi quasi un indaco, perché ad un tratto piove e si vede in cielo
l’arcobaleno. Con la bicicletta vado all’orto botanico e qui incontro il custode che mi fa notare i vari tipi di
fiori profumati. Io sono appassionato di fiori e mentre in cielo torna il sereno io sto per tornare a casa, ma a
sera c’è buio ormai. Io non dimenticherò mai questa mia giornata in mezzo alla natura ed ai suoi cieli. Sia
d’estate che di inverno la mia città mi piace e spero di passare altri giorni così belli . (Fabrizio)
Il cielo di Ferrara non è sempre terso come quello della Sardegna perché a Ferrara c’è quasi sempre la nebbia che copre tutti i bei colori che la distinguono. Soprattutto d’estate quando ci sono poche nuvole perché
fa caldo e i fiori sembrano dei brillanti dipinti da un pittore che ama tanto la natura, per questo si distinguono di più i colori che la natura ci offre con i suoi profumi dei frutti maturati al sole estivo. Il cielo è più terso perché d’estate la nebbia sparisce quasi magicamente grazie al sole che scalda e asciuga tutte le cose che
la natura stessa ci ha dato. (Emanuela)
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VIA VOLTE
Una delle prime strade medievali della città, era una strada di servizio dei mercanti in quanto ospitava
magazzini di artigiani e venditori. Era ed è acciottolata, famosa per i suoi volti. In questa via, in alcuni
tratti, sembra che il tempo si sia fermato da secoli: niente negozi, niente asfalto, né intonaco sulle pareti
delle case né grandi illuminazioni. Le vie intorno sono piene di luci e colori, suoni, rumori e persino piene di profumi e odori.
Disegnate una via “moderna” ed una via “antica”.
Se voi foste dei mercanti, come fareste la vostra vetrina
Denis
Valentina
Evidenziate le differenze tra una vetrina di ieri ed una di oggi.
Pensate di essere in una città antica e descrivete l’ambiente in cui vi muovete.
Nell’antichità un negozio di salumi era chiamato drogheria. I prodotti erano fatti in casa e per evitare che i
topi mangiassero i salumi erano usati sistemi particolari, ad esempio erano appesi ad una pertica in legno in
orizzontale la quale sosteneva il tetto o solaio in legno, con dei colli di bottiglia infilati nei fili di sostegno
della pertica. (Valter)
La vetrina di oggi ha molti gioielli moderni, nel senso di cose molto economiche, bracciali con molti pendagli, collane con i medaglioni molto luminosi, orecchini molto grandi, anelli molto grandi con forme molto
luminose. La vetrina di tanti anni fa era molto più ricca nel senso che i gioielli più antichi erano anche più
costosi; adesso se si trovano ai mercatini dell’usato costano molto di più di quelli di adesso perchè hanno
più valore, ma se devo essere sincera sono molto più belli quelli di una volta. Io sono un’amante di gioielli:
mi piacciono sia quelli di adesso sia quelli d’epoca perchè penso che abbiano più valore. Le vetrine con
queste cose così illuminate fanno un effetto molto bello. (Rosalia)
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Il 12 aprile Visita di Gino RASETTI responsabile della Biblioteca Rodari.
Come vede un ‘non’ ferrarese la città di Ferrara? Lo abbiamo chiesto a Gino Rasetti, ex responsabile della
Biblioteca “G. Rodari”, che abbiamo invitato al Centro. Egli vive da 35 anni a FE e nella sua relazione ha
fatto il confronto tra Ferrara e l’Abruzzo.
La chiacchierata fatta con Gino Rasetti, che abbiamo ospitato lunedì scorso, quale disegno ci ispira?
Anna Maria
Anna T.
Ferrara incontra l’Aquila: come commenti l’incontro con Gino Rasetti?
Ieri è stato qui Gino Rasetti, abruzzese di origine, il quale ci ha descritto la differenza fra Ferrara e
L’Aquila; dopo averci fatto vedere delle foto del suo paese le ha confrontate con quelle del paesaggio ferrarese. Ha parlato a lungo dei castelli abruzzesi che servivano come fortificazioni per difendere dai vari invasori, ha parlato anche degli Estensi che a Ferrara avevano costruito il castello estense. Devo aggiungere che
Ferrara è sotto il livello del mare e Gino ha detto che è rimasto colpito dal padimetro che indica il livello
dell’acqua del Po.
Sono rimasto sorpreso nel sapere che nell’aquilano c’è una morfologia diversa dalla nostra, che è pianeggiante. (Fabrizio)
Ferrara è bella, Gino Rasetti ci ha parlato e spiegato le differenze tra Abruzzo e Ferrara, ci ha detto che ha
visto tante belle cose. Ha visto il castello di Ferrara e quello dell’Aquila e ha visto biciclette, castelli e poi il
mare e il fiume Po e ha trovato tutto molto interessante. Io la sua città non l’ho mai vista, ma penso che sarebbe bella da visitare. (Anna)
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Lungo Via delle Volte ci sono trattorie tipiche, dove si cucina secondo antiche
ricette.
Illustrate un cartellone per pubblicizzare un tipico cibo ferrarese.
Disegnate una tavola imbandita, coi cibi che evocano la tradizione popolare ferrarese o riproducete
una scena della confezione di un cibo.
Valentina
Patrizia S.
Siete a pranzo col Duca … descrivete quello che vedete intorno a voi
Il Duca vi ordina di preparargli il pranzo … come pensate di cavarvela???
Un pranzo si fa in compagnia con amici. Ricordo il pranzo che facciamo con Fabio Ferraresi per Natale.
Siamo molte persone, siamo un centinaio, siamo fin troppi. Si mangiano lasagne, bistecca, salsiccia, insalata e pomodori; e poi due tipi di torta e il caffè. Poi si va casa. Lo facciamo il 22 dicembre per festeggiare il
Natale. (Anna)
Ricordo di un celebre pranzo di antivigilia di Natale con cappelletti, salama da sugo, polenta e cotechino,
con un tempo pieno di nebbia in un locale mitico, famoso per le succulente e prelibate vivande di un favoloso gruppo esperto nella guida Michelin e sempre pieno di uno stuolo di ammiratori, di ospiti e di turisti da
tutte le parti del continente e di fuori; ma con succose specialità di passaggio e quadri di nature morte. Ormai siamo una cosa sola con il tempo e con lo spazio. E’ il nostro stile di vita, un dono della grazia di DIO.
Può rimanere un meraviglioso ricordo nel bene e nel male. (Patrizia)
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Si può infilare una città in una valigia? No! è troppo grande, non ci sta, ma voi lo
potete fare …, anzi, lo avete già fatto. Avete raccolto biglietti di ingresso al museo,
fotografie, cartoline della città, disegni ...
A conclusione del nostro corso infilate in questa valigia un ricordo di viaggio o uno dei vostri ricordi.
Anna M
Anita
E’ il momento di fare la valigia delle esperienze vissute a Ferrara. Cosa volete ricordare e cosa volete
dimenticare.
Ferrara è una città ricca di cultura (cinema, letteratura, pittura …). Quali personaggi ricordate che
hanno reso famosa questa città e cosa vi ricordano le loro produzioni?
Il corso di disegno e computer quest’anno sono iniziati in gennaio, e sono stati ricchi di esperienze per la
maggior parte positive anche perché durante i viaggi culturali per città, sono per me immancabilmente accompagnati da una certa insofferenza dovuti a dolori fisici. In valigia metterei una macchina fotografica per
immortalare i leoni del Duomo, rappresentanti il bene e il male; i musei di Spina, Palazzo Schifanoia e palazzina Marfisa. Quest’ultima in uno scomparto a sé, perché avrei voluto abitarci io ed essere la duchessa
e indossare i suoi abiti e possedere la sua bellezza, danzare sotto il porticato insieme ad un doge di Venezia
o al duca d’Este. In maggio con un cocchio farmi arrivare un grande mazzo di rose multicolori in modo che
le dame mie ospiti scelgano il colore che più si addice all’abito indossato e sotto i salici piangenti lasciarsi
andare a dolci effusioni. (Valentina)
Nella mia valigia ho messo i ricordi belli, di quando andavo in gita con i miei amici, andavamo in treno,
penso che era così bello; io penso ai giorni tanto belli della mia infanzia; invece le cose meno belle sono
mettere i vestiti nella valigia quando tu ti ricoveri; io penso che nella vita bisogna prendere quello che viene. Mi dispiace che finisca il corso di disegno e computer, ma spero che l’anno prossimo riprenda ancora.
(Rosalia)
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Alla scoperta di Ferrara