LIFE
Arctos
UN PROGETTO
PER LA TUTELA
DELL’ORSO BRUNO
IN ITALIA
Arctos
© WILD WONDERS OF EUROPE /STAFFAN WIDSTRAND / WWF
LIFE
UN PROGETTO
PER LA TUTELA
DELL'ORSO BRUNO
IN ITALIA
Arctos
© M. BELARDI
L’orso bruno
L’orso bruno è un mammifero di grandi dimensioni (i maschi possono arrivare
a pesare più di 300 kg, anche se in media il peso rimane frequentemente
inferiore ai 180 kg per i maschi e ai 130 kg per le femmine), con testa
rotondeggiante e orecchie sporgenti, arti relativamente brevi e coda corta, quasi
invisibile nella folta pelliccia bruna.
Da un punto di vista sistematico l’orso appartiene all’ordine dei Carnivori, ma
solo occasionalmente la carne entra a far parte della sua dieta che include in
larga misura vegetali (erbe, foglie di arbusti, gemme, fiori, tuberi, bulbi, funghi
e frutti di ogni dimensione e consistenza).
Sinonimo di orso è il termine plantigrado, che identifica quei mammiferi che
camminano poggiando tutta la pianta del piede sul terreno (tra questi l’uomo).
Di solito gli orsi si muovono al passo, in rari casi al trotto. Ciò nonostante, per
brevi tratti possono essere molto veloci e raggiungere la velocità di 45 km/h.
L’orso è tipicamente un animale solitario che non ama frequentare gli altri
individui della sua specie escluse, ovviamente, le femmine, limitatamente al
periodo riproduttivo e ai primi anni di vita dei cuccioli.
Incontrare un orso nelle ore diurne non è un evento frequente anche poiché, in
risposta al disturbo umano, la specie predilige muoversi al crepuscolo o di notte.
Gli ambienti forestali montani costituiscono il tipico habitat dell’orso anche se
tale predilezione potrebbe essere una risposta al disturbo antropico. Nelle ore
notturne, infatti, l’orso è solito frequentare gli ambienti
aperti incluse le aree coltivate e i pascoli.
Gli orsi devono muoversi su aree estese per
trovare in tutte le stagioni il cibo di cui
necessitano, le aree tranquille per il riposo
diurno e siti adatti allo svernamento ed alla
riproduzione: ne consegue che l’home
range di un orso può raggiungere diverse
centinaia di chilometri quadrati e può
includere diverse tipologie ambientali
come zone di fondovalle, aree montuose
di alta quota e anche zone antropizzate,
utilizzate queste ultime soprattutto come
aree di transito. Solitamente gli orsi vivono a
densità molto basse (2-3 orsi adulti ogni 100
chilometri quadrati).
© A. CAMBONE, R. ISOTTI - HOMO AMBIENS
Habitat
© C. FRAPPORTI
Dieta
La dieta dell’orso varia nel corso dell’anno. Nelle fasi successive al risveglio
dal letargo l’orso si nutre principalmente di piante erbacee, non disdegnando
le carcasse di eventuali animali morti durante l’inverno. Nelle fasi che
precedono il letargo l’orso presenta la cosiddetta “iperfagia”. Questa fase di
alimentazione frenetica consente all’orso di ricostituire le scorte di grasso che
gli permetteranno di superare il lungo inverno. I cibi particolarmente energetici
disponibili in questo periodo dell’anno (insetti e frutta) gli consentono di
incrementare il proprio peso anche di mezzo kg al giorno a fronte di una
quantità di materiale ingerito che può arrivare a 15 kg/giorno. Ciò è dovuto al
fatto che l’intestino dell’orso non è efficace come quello degli altri erbivori
nell’estrarre le sostanze nutritive dal materiale vegetale ingerito.
Infine, l’orso è un animale opportunista e non disdegna di predare
all’occorrenza animali selvatici o domestici.
Riproduzione
Ibernazione
Gli orsi trascorrono gran parte dell’inverno in una sorta di “letargo”, all’interno
di cavità scavate nel terreno o sotto le radici degli alberi. In questa fase il
metabolismo corporeo si abbassa per ridurre il consumo energetico e far sì
che lo strato adiposo accumulato in autunno duri fino a primavera. Se le
© MARK SCHULMAN / WWF-CANON
Gli orsi si accoppiano tra la metà di maggio e la fine di luglio. In questo periodo
i maschi abbandonano il loro comportamento solitario e si mettono attivamente
alla ricerca di femmine, utilizzando soprattutto il fine olfatto. Dopo una
gestazione di 7-8 mesi, nel mese di gennaio nascono da 1 a 4 piccoli quando
la femmina è ancora in tana. I piccoli pesano alla nascita meno di mezzo
chilogrammo ma ad un anno di età possono arrivare a pesare 30-40 kg. Le
femmine partoriscono ad intervalli di 2 anni o più.
condizioni climatiche lo permettono, il sonno può essere interrotto e l’orso può
spostarsi nelle immediate vicinanze della tana. In taluni casi, alcuni individui
possono anche rimanere attivi tutto l’inverno, pur riducendo gli spostamenti.
La fase di letargo delle femmine con piccoli è più estesa in quanto viene
anticipata l’entrata in tana e ritardata l’uscita.
L’orso bruno nel nostro paese
© A. CAMBONE, R. ISOTTI - HOMO AMBIENS
In Italia l’orso è presente con due sottospecie in tre settori distinti.
Nelle Alpi Centrali Ursus arctos arctos sta lentamente riconquistando gli antichi
spazi grazie ad un progetto di reintroduzione che qualche anno fa ha permesso
di reintrodurre nel Parco Naturale Adamello Brenta una decina di orsi
provenienti dalla vicina Slovenia. Attualmente la popolazione ursina si attesta
attorno ai 30 individui e i giovani maschi si rinvengono anche in zone limitrofe
tra cui le province più orientali della Lombardia (Brescia, Bergamo e Sondrio).
Nel comprensorio del Tarvisiano, delle Alpi Carniche, delle Prealpi Carniche e
Giulie e delle Dolomiti Bellunesi la presenza sporadica di individui provenienti
dalla Slovenia è di buon auspicio per un futuro ricongiungimento tra la
popolazione delle Alpi Centrali e quella dinarico-balcanica.
L’orso marsicano Ursus arctos marsicanus è arroccato in una ristretta porzione
di territorio costituito dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dove la
sottospecie è presente in maniera regolare e le aree montuose adiacenti, dove
la presenza è più sporadica. Va sottolineato che l’orso marsicano è una
sottospecie endemica dell’Appennino che presenta caratteristiche morfologiche
e genetiche non riscontrabili in nessun altro orso europeo.
© E. M. ROSSI
Le principali minacce
Il futuro dell’orso in Italia rimane alquanto incerto, a causa di una serie di
minacce che incombono tuttora su questa specie.
Mortalità di origine antropica
La mortalità di origine antropica è attualmente il principale fattore di rischio su
scala locale, soprattutto per la popolazione appenninica, ed è una chiara
indicazione di un livello di protezione evidentemente inadeguato per una
popolazione di orsi di ridotte dimensioni. Diverse possono essere le
motivazioni: conflitti irrisolti con il mondo zootecnico e venatorio; dimostrazioni
di arroganza nei confronti dell’istituzione parco; bracconaggio intenzionale o
accidentale; ignoranza e negligenza.
Conflitti con l’uomo
I danni economici causati dal plantigrado alle attività zootecniche ed agricole
rappresentano un elemento di forte tensione locale. Esistono poi altri tipi di
conflitti, legati al fatto che le attività antropiche sono diffuse in maniera
capillare sul territorio. Così, lo sviluppo di infrastrutture, l’apertura di strade al
pubblico, il taglio dei boschi, la pratica venatoria o la stessa pressione turistica
possono essere svolte in luoghi e stagioni, e con modalità e intensità
fortemente incompatibili con la presenza dell’orso.
L’orso bruno è una specie che predilige vasti comprensori caratterizzati da
elevata diversità ambientale e dalla presenza di vegetazione in grado di fornire
adeguato riparo e risorse alimentari. Le aree che sulle Alpi e sugli Appennini
hanno preservato tali caratteristiche sono ancora piuttosto diffuse ma lo
sviluppo di infrastrutture quali centri turistici, impianti eolici, insediamenti
abitativi costituisce una seria minaccia.
© V.SALVATORI
Perdita e frammentazione dell’habitat
Pratica zootecnica incontrollata
Soprattutto sugli Appennini, ma anche sulle Alpi laddove si assiste ad un
incremento dell’allevamento ovicaprino brado di tipo semi-hobbystico, la presenza
di bestiame brado, congiunta alla mancanza di una visione d’insieme da parte
delle istituzioni cui spetta la gestione del territorio, rende difficile la verifica del
rispetto dei vincoli imposti dalle normative vigenti. In questo contesto diventa
arduo procedere con i dovuti controlli sanitari o attuare politiche di mitigazione del
conflitto realmente efficaci. Inoltre, da un punto di vista epidemiologico, le attuali
modalità di pascolo permettono contatti ripetuti tra capi di bestiame di cui non
sempre sono note le condizioni sanitarie, con la conseguente possibile diffusione
di agenti patogeni potenzialmente dannosi per il plantigrado.
Orsi problematici/confidenti
L’orso, spinto dalla ricerca di risorse trofiche, non di rado arriva a frequentare le
immediate vicinanze di paesi e casolari. La frequentazione delle aree antropizzate,
fenomeno che apparentemente nel corso degli ultimi anni è andato
intensificandosi, dipende da diversi fattori quali le abitudini alimentari locali degli
orsi, le modalità con cui vengono praticate le attività agricolo-pastorali e
l’abbondanza di risorse trofiche naturali disponibili nell’area. Il conflitto che in taluni
casi si innesca con le comunità locali è inasprito anche dalla paura di potenziali
aggressioni, e da una diffusa percezione negativa della presenza dell’orso.
Diventa dunque di fondamentale importanza per la sopravvivenza della specie
prevenire negli orsi l’insorgenza di comportamenti problematici e di abituazione
allo sfruttamento di risorse non naturali, attraverso interventi di ricondizionamento
dei soggetti già confidenti e azioni atte all’isolamento dei potenziali attrattivi
nonché dei rifiuti urbani, in modo da evitare che i plantigradi possano associare
la risorsa trofica all’uomo.
Il progetto Arctos
Il progetto Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e
appenninico è un’iniziativa volta a favorire la tutela delle popolazioni di orso bruno
delle Alpi e degli Appennini e a sostenerne l’espansione numerica, attraverso
l’adozione di misure gestionali compatibili con la presenza del plantigrado, la
riduzione dei conflitti con le attività antropiche, l’informazione e la sensibilizzazione
dei principali attori coinvolti. Il progetto è il risultato dello sforzo congiunto di 10
partner diversi: Regione Abruzzo, Regione Lazio, Regione Lombardia, Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Corpo Forestale
dello Stato, Università di Roma “Sapienza”, Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e
Molise, Parco Naturale Adamello Brenta, WWF Italia. Il progetto è attuato
nell’ambito del programma finanziario della Commissione Europea LIFE + Natura.
© A. GALLUZZI
Il principale obiettivo del progetto è la tutela a lungo termine dell’orso bruno
nelle porzioni centrali e periferiche dell’areale, incluse le aree di possibile
espansione, attraverso l’identificazione, l’implementazione e la condivisione di
esperienze, metodi e specifici strumenti gestionali. In base ad un’attenta
valutazione dei risultati ottenuti da precedenti progetti, le conoscenze acquisite
dalle più recenti ricerche scientifiche ed in linea con quanto previsto dal Piano
d’Azione per la Conservazione dell’Orso Marsicano e il Piano d’Azione
Interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Centro Orientali,
il progetto prevede interventi a diversi livelli.
© MICHÈLE DÉPRAZ / WWF-CANON
Obiettivi e azioni previste
Attraverso un’analisi esaustiva della pratica zootecnica attuata nelle aree di
presenza dell’orso il progetto intende identificare ed implementare i necessari
correttivi per incrementarne la compatibilità con la
presenza del plantigrado. Nel dettaglio, queste
le attività previste dal progetto.
• Analisi della regolamentazione e delle
modalità attuative della pratica zootecnica e stesura ed implementazione
di linee guida per una zootecnia
pienamente compatibile con la presenza dell’orso.
• Messa a punto di linee guida per
un efficace monitoraggio sanitario
del bestiame domestico e loro
implementazione.
© C. FRAPPORTI
Settore zootecnico
© E. M. ROSSI
Interazione uomo-orso
In quest’ambito il progetto mira a mitigare i conflitti e le criticità dovute alla
presenza del plantigrado. Queste le azioni previste.
• Indagine sull’efficacia delle politiche di gestione del conflitto e identificazione
di soluzioni innovative.
• Messa in opera di recinzioni elettrificate e altri sistemi per la prevenzione del
danno in aree selezionate.
• Messa in opera di speciali contenitori per rifiuti a prova di orso.
• Stesura di linee guida per la gestione e la prevenzione del fenomeno degli
orsi confidenti e istituzione di gruppi di intervento in area appenninica;
Gestione delle risorse trofiche naturali
Le bacche dell’arbusto selvatico Ramno (Ramnus alpinus) nel periodo
autunnale rappresentano una risorsa trofica basilare per l’orso marsicano. Le
azioni previste dal progetto puntano a mappare le piante di ramno e valutarne
la vitalità, nonché ad attuare interventi per incrementarne la produttività.
Coinvolgimento dei soggetti istituzionali
Il coinvolgimento diretto di enti ed amministrazioni coinvolti a vario titolo nella
tutela della specie verrà incrementata attraverso un rafforzamento del
coordinamento e la condivisione di protocolli e buone pratiche di gestione.
Informazione del pubblico
Una serie di azioni di comunicazione saranno finalizzate ad incrementare il
livello di informazione di specifici settori delle comunità locali quali i principali
attori territoriali, il mondo dei media, i giovani in età scolare. Queste le azioni
previste dal progetto.
• Svolgimento di seminari e workshop su temi specifici;
• Produzione di materiali informativi sulla specie, sulle metodiche di
prevenzione del danno ed altri temi affrontati dal progetto.
• Svolgimento di attività didattiche in alcune scuole alpine.
© A. CAMBONE, R. ISOTTI - HOMO AMBIENS
Area d’intervento
© BRUNO PAMBOUR / WWF-CANON
Sulle Alpi il progetto prevede interventi in due ambiti territoriali distinti. Il primo
include la principale area di distribuzione dell’orso, localizzata nella Provincia
Autonoma di Trento, ed alcune aree montane della Regione Lombardia, dove
la presenza della specie è limitata agli individui in espansione. Il secondo
ambito è costituito da un’ampia fascia ricadente nella Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia, lungo il confine con la Slovenia nord-occidentale.
Sugli Appennini l’area di intervento
comprende un’ampia fascia di
territorio che include l’intero range
dell’orso marsicano, sia le porzioni
di presenza stabile, che quelle di
collegamento ed espansione. Tale
area è delimitata a nord dal Parco
Nazionale dei Sibillini, a est dai
Parchi Nazionali del Gran Sasso e
Monti della Laga e Majella, a sud dal
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e
Molise e relativa Zona di Protezione
Esterna, a ovest dal Parco Naturale
Regionale dei Monti Simbruini.
Area d’intervento
L’incontro con l’orso è un evento straordinario per via
del carattere schivo e timoroso del plantigrado.
L’orso è un animale dall’indole particolarmente poco
aggressiva: in Italia non si ha memoria di attacchi all’uomo
negli ultimi 150 anni, né in Abruzzo, né in Trentino.
L’orso va comunque trattato con rispetto e attenzione come tutti gli animali selvatici.
Ha delle caratteristiche fisiche che lo rendono più forte e più veloce di un uomo, si
arrampica con agilità sugli alberi ed è un ottimo nuotatore. Si raccomanda pertanto
di tenere un comportamento adeguato così come riassunto di seguito.
Avvistamento a distanza
Qualora si avvisti un orso da lunga distanza si raccomanda di non avvicinarsi.
Nel caso di avvistamento di cuccioli è opportuno non tentare di avvicinarli né di
seguirli; la madre ha un forte istinto protettivo e probabilmente non è lontana.
Incontro ravvicinato
Nel caso di un incontro più ravvicinato è opportuno segnalare all’orso la nostra
presenza, magari parlando ad alta voce. Allontanarsi lentamente, evitando la
corsa, lasciando sempre una via di fuga all’orso. Può accadere a volte che questo
si alzi sulle zampe posteriori semplicemente per identificare meglio l’essere a
lui vicino. Riconosciuta la presenza dell’uomo, il più delle volte si lascia cadere
sulle quattro zampe e si dà alla fuga.
Orso in atteggiamento aggressivo
L’attacco deliberato non è tipico dell’orso. A seguito di un disturbo l’orso può
mostrare un atteggiamento aggressivo o minaccioso utile a intimorire ed
allontanare la persona che lo ha disturbato. Nella maggior parte dei casi si tratta
di “falsi attacchi” che non portano a un reale contatto con la persona.
Qualora l’attacco dovesse invece realmente verificarsi, l’esperienza maturata
in Nord America suggerisce di frapporre tra l’orso e la persona un oggetto (lo
zaino, il cesto dei funghi, l’equipaggiamento da pesca, ecc.); se anche questa
misura non dovesse funzionare è consigliato sdraiarsi a terra in posizione fetale,
proteggendo la testa con le braccia.
© A. CAMBONE, R. ISOTTI - HOMO AMBIENS
L’INCONTRO CON L’ORSO
www.life-arctos.it
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PER MAGGIORI INFORMAZIONI:
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Opuscolo realizzato con il contributo finanziario
del progamma LIFE dell’Unione Europea
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