Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra EDITORIALE Quo vadis? Chi non ricorda il film, ricorrente in tv, o il romanzo Quo vadis? dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz, nei quali si racconta un episodio narrato nel libro apocrifo degli “Atti di Pietro”? Mentre infuriava la persecuzione di Nerone contro i cristiani, san Pietro stava fuggendo da Roma per evitare il martirio. Come se gli avesse dato appuntamento, sulla via Appia, Gesù apparve all’apostolo, camminando nella direzione opposta, verso la città dove i cristiani morivano. Quo vadis, Domine? (Signore, dove vai?) domandò Pietro. E Gesù: “Eo Romam, iterum crucifigi (Vado a Roma, per essere crocifisso nuovamente)”. Senza bisogno di ulteriori aggiunte Pietro capì che Gesù gli stava chiedendo di ritornare a Roma e di abbracciare la croce. Risolutamente, tornò sui suoi passi. A Roma, come attesta la tradizione, venne crocifisso a testa in giù, su sua esplicita richiesta, sentendosi indegno di morire come il suo Signore. È la medesima domanda che vorrei porre al Signore Gesù, in occasione della Pasqua imminente: Quo vadis? (dove vai?), perché ho la netta sensazione che Lui sta andando nella direzione opposta a noi. Lui cammina sulla via della Verità, e noi percorriamo le strade del dubbio e del sospetto; Lui cammina sulla via della Luce intensa, e noi nicchiamo sui sentieri del grigiore e dell’ombra; Lui cammina sulla via dell’Amore, e noi ci dibattiamo in personalismi, in chiusure, in meschinità, in indifferenze ed egoismi che disonorano l’uomo, prima del cristiano; Lui cammina sulla via della gratuità e del dono di sé, e noi ci stiamo chiudendo sempre più a riccio nei confronti di tutto e di tutti, preoccupati come siamo, solo del nostro orticello. A questo punto, più che chiedere a Gesù Cristo: Quo vadis? (dove vai?), credo sia maggiormente necessario chiederlo a me, a te che stai leggendo, alle persone che ti sono care, a chi frequenta la parrocchia e l’Oratorio, alla scuola, al mondo del lavoro, alla politica, all’economia, all’Italia, all’Europa, ma anche alla Chiesa: Quo vadis? (dove vai?). La risposta a questa domanda mi sovviene da un’immagine, esprimibile con un verbo: “squagliarsi”. Se metto un grosso gelato al sole in breve tempo si scioglie e si disperde. È quello che avviene alla “società liquida”, come la ANNO QUINTO - Nº 1 - APRILE 2014 - OFFERTA LIBERA Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra descrive il sociologo Zygmunt Baumann, nella quale l’esperienza individuale e le relazioni sociali si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile. I confini e i riferimenti sociali si perdono. I poteri si allontanano dal controllo delle persone, gli istinti peggiori e i capricci più puerili prendono il sopravvento sulla ragione e sulla coscienza. La nostra storia, la nostra tradizione, la nostra civiltà, la nostra fede, insieme ai nostri valori, ai nostri libri, ai nostri stili di vita, alla nostra etica, a tutto quello che abbiamo faticosamente, amorosamente, e sapientemente costruito negli ultimi 2000 anni, rischiano di finire nelle tubature di scarico. Il dramma è che, lasciando trascinare in questa furia iconoclasta tante memorie del passato, vanno verso la distruzione tante speranze del futuro. Chi ha cuore, ed ha a cuore le sorti dell’umanità si sente dentro un lungo venerdì santo, avvolto da quel buio che si impossessò di tutta la terra alla morte di Cristo. Sa che viene, prima o poi, l’alba radiosa della Pasqua, ma allora le giornate duravano 24 ore, oggi questa situazione non può contare sul correre veloce del tempo, perché il Venerdì santo in corso è questione di stagioni, di decenni, non più di ore. Ecco perché questa ora dominata dalla cultura della morte spirituale, oltre che fisica, richiede forte investimento di «umanità» e di «passione etica». E questo investimento è possibile solo se la fede in Cristo, morto e risorto, non si riduce ad un vago sentimento religioso, tanto diluito da non avere più alcun profumo, alcun aroma, alcuna sostanza. Un cristianesimo anemico e denutrito è l’anticamera della morte del cristianesimo, e i cristiani anemici e denutriti per scelta, sono un numero rilevante. Questo investimento è possibile solo se la speranza in Cristo morto e risorto è talmente radicata da vincere ogni pessimismo, ogni rassegnazione, ogni paura. Non abbiamo abbandonato la paura di Pietro, che fuggiva da Roma per evitare il martirio. Il pessimismo, la rassegnazione, la paura, ci fanno essere cristiani affamati dell’indice di gradimento, del tasso di consenso e di applauso, ci fanno ammalare di populismo, ci costringono a svenderci, pur di essere accettati... tutti segni di una speranza defunta. Questo investimento è possibile solo se l’amore in Cristo morto e risorto non consiste in chiacchiere, in fantasmagorici articoli di giornale, ma è esperienza concreta di legame tale a Gesù Cristo, che non si può più vivere separati dal suo Corpo che è la Chiesa. L’amore per la parrocchia è il segno forte e credibile di questo “tormento” per l’umanità, e perché l’umanità viva eticamente aperta a Dio, all’uomo, al mondo, alla storia, al cosmo. Vi è un tempo ed un luogo dove questo concentrato di fede, di speranza, e di carità, si concretizza ed è scuola di vita: la Messa della Domenica, Pasqua della settimana. Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che la Domenica è la festa primordiale: “Non le venga anteposta alcun’altra solennità che non sia di grandissima importanza, perché la Domenica è il fondamento, è il nucleo di tutto l’anno liturgico” (SC 106); è la forza della Resurrezione che si innerva settimanalmente nel tessuto della nostra vita. I Vescovi Italiani, nel documento “Comunicare la fede in un mondo che cambia”, sottolineavano la necessità di “ribadire che la comunità cristiana potrà essere una comunità di servi del Signore, soltanto se custodirà la centralità della domenica; “giorno fatto dal Signore”, Pasqua settimanale, con al centro la celebrazione dell’Eucaristia e se custodirà nel contempo la parrocchia quale luogo - anche fisico - a cui la comunità stessa fa costante riferimento”. La Domenica, e la Messa della Domenica, sono l’essenza stessa del cristiano, la sua regola di vita, la sua carta d’identità. Come non ricordare i martiri di Abitene? Il proconsole romano ad uno degli imputati chiedeva non tanto se fosse cristiano, ma se avesse preso parte a quella “riunione” proibita, che era la Messa. E l’autore degli “Atti dei Martiri” commenta tale domanda con sottile ironia: “Come se un cristiano possa esistere senza la Pasqua domenicale, o la Pasqua domenicale si possa celebrare senza che ci sia un cristiano! Non sai che è la Pasqua domenicale a fare il cristiano, e che è il cristiano a fare la Pasqua domenicale, sicché l’uno non può sussistere senza l’altra e viceversa? Quando senti il nome “cristiano” sappi che vi è un’assemblea che celebra il Signore; e quanto senti dire “assemblea” sappi che c’è il cristiano” (Atti dei Martiri, XII). Noi abbiamo perduto questa consapevolezza, noi abbiamo perduto la sacralità della Domenica e della Messa, è una delle tragedie della Chiesa odierna. Di questo peccato grave ci chiederà conto la storia, prima che il buon Dio, perché ci manca il nutrimento per essere cristiani e per costruire una civiltà cristiana, cioè umana. Aggiungono i Vescovi italiani nel documento “Il giorno del Signore”: “La Domenica dell’uomo secolarizzato non è la stessa del cristiano. L’uomo secolarizzato vive la sua Domenica soprattutto come giorno di riposo dal lavoro e la sua festa spesso si riduce al semplice sentirsi liberato dal peso e dai fastidi della vita quotidiana; un giorno di “vacanza” che è solo evasione. La cultura contemporanea secolarizzata, infatti, ha svuotato la Domenica del suo significato religioso originario ...”. Il linguaggio tradisce le nostre convinzioni: siamo è passati dal “giorno del Signore”, al “Week-end”; dal primo giorno della settimana, al “fine settimana”. Ai meccanismi della produzione e del consumo non interessa se la persona vive la festa. Basta che il lavoratore si riposi e possa riprendere a lavorare e produrre. Alla “festa” si è sostituito il “giorno libero”, che può cadere in un giorno qualsiasi. Il fine settimana viene vissuto come un tempo eccitato e ingombro di divertimenti spesso narcotizzanti, che occupano le notti, ma soffocano lo spazio della domenica, stordiscono le persone, rendendole incapaci e disinteressate alla relazione che ci qualifica come uomini e donne. Viene privilegiato il divertimento, la fuga dal proprio ambiente, l’io scardinato da Dio. E così è sempre più difficile annunciare, celebrare e vivere la Domenica come giorno del Signore con al centro l’Eucaristia. Molti credenti faticano a riconoscere nella Messa domenicale l’espressione più alta della festa. La ritengono come “uno” dei tanti impegni di fine settimana, cui si rinunzia senza problemi, perché mille altre cose sono diventate sacrosante, tranne ciò che è veramente Sacro. Non intendo demonizzare le iniziative che la società propone per il tempo libero, ma credo sia necessario che i cristiani le animino con lo spirito del Vangelo. Parafrasando un antico scritto cristiano, la lettera a Diogneto, potremmo affermare: “Pur abitando in città secolarizzate, i cristiani vivono il tempo libero: lo sport, il turismo, il divertimento, gli scambi culturali..., come gli altri, ma con spirito diverso: cioè come un tempo favorevole per riscoprire se stessi, incontrare gli altri, ritrovare Dio”. Del resto la Domenica non è stata inventata dalla Chiesa, ma è un dono prezioso del Signore: “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso” (Sal 118,24). La Verità della Pasqua annuale che ci apprestiamo a celebrare nei prossimi giorni è garantita dalla celebrazione convinta, amorevole, e fruttuosa della Pasqua settimanale. Non solo in questa circostanza, ma ogni Domenica risuoni a tutti l’augurio Buona Pasqua, Buona Resurrezione, Buona vita nuova in Cristo, morto e Risorto. Don Samuele Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra UN ORATORIO GIOVANE. Ma... dove sono i giovani? L’ultimo appuntamento della nostra “trilogia” di riflessioni sull’Oratorio, dopo esserci soffermati sulla stabilità e sulle caratteristiche cristiane, riguarda la dimensione giovanile. L’Oratorio, oltre che un luogo stabile e cristiano, deve essere un luogo per i giovani. Quella che fino a una decina d’anni fa sarebbe stata senz’altro catalogata come una banalità, oggi appare come un aspetto per nulla scontato, per il semplice fatto che la presenza di giovani in Oratorio si è ridotta drasticamente, non solo nel nostro, ma in qualunque Oratorio lombardo. Questo si vede soprattutto nella dimensione feriale, dal lunedì al venerdì. I ragazzi, all’Oratorio ci vengono poco, se non c’è qualche evento particolare che calamiti la loro attenzione. Sono superimpegnati e, al di là del catechismo, di una festa o una gita, difficilmente si trovano in Oratorio tra amici in maniera spontanea, diversamente da quanto avveniva una volta. Di che cosa si tratta: incapacità dell’Oratorio ad attrarre le persone, semplice dato sociologico o altro? Il fatto che in passato gli Oratori fossero pieni, anche senza bisogno di progettare chissà cosa, mentre oggi occorre inventarsi sempre nuove idee pur di mettere insieme qualche stiracchiata unità, farebbe proprio pensare ad un dato oggettivo di cui prendere atto. Ma se è diventato impossibile pensare di avere gli Oratori sempre pieni (realisticamente, c’è già da “leccarsi i baffi” se si riscontra una certa affluenza di sabato e di domenica) cos’è che si trova ad essere messo in discussione? Lo stile con cui gestire questo luogo di aggregazione o, magari, ad essere intaccato è addirittura il concetto stesso di Oratorio? Probabilmente, tutti questo segnali costituiscono un indirizzo ormai chiaro su come sia giusto parlare di pastorale giovanile in senso lato. Ciò che diventa essenziale, dunque, non è avere l’Oratorio pieno, ma mantenere un contatto con i giovani. Il che può avvenire, per un prete ad esempio, anche insegnando a scuola, o partecipando a progetti in collaborazione come la scuola stessa o altre agenzie educative; organizzando incontri formativi o prendendo parte ad iniziative analoghe messe in atto da altri. In altre parole, l’Oratorio, appare ormai chiaro, non ha bisogno di inventare l’impossibile per legittimare se stesso e dimostrare la propria uti- lità. Esso è un mezzo, per portare il Vangelo in mezzo ai ragazzi, e non un fine da perseguire ad ogni costo. L’Oratorio è nato in un dato contesto storico e può subire delle modifiche, aggiustamenti o anche ridimensionamenti, se cambiano le condizioni intorno ad esso. Il tema della presenza di ragazzi al suo interno, quindi, è un aspetto che provoca lo sfumare del concetto di Oratorio in sé, il suo ampliarsi verso l’idea di attenzione pastorale ai giovani, il che, a sua volta, permette di incontrare, intersecare e anche fondersi con altre iniziative o realtà educative, soprattutto la scuola. L’importante non è che tutto ciò che attiene ai ragazzi avvenga in un determinato luogo, ma che, piuttosto, chi prova a diffondere il Vangelo nei ragazzi riesca a raggiungerli in qualche maniera, ovunque essi siano. L’espressione “Oratorio giovane”, quindi io la riformulerei con “capacità di parlare ai giovani e vivere con i giovani”. Se questo può avvenire tra le mura parrocchiali, che mantengono comunque una loro valenza non solo simbolica, tanto di guadagnato. Se ciò non è più possibile, allora forse significa occorre aprirsi al mondo ed accettare di “contaminarsi” con esso. L’Oratorio non deve avere paura o vergognarsi di compiere dei passi indietro, se ciò permette di compierne alcuni in avanti da parte dei giovani che da esso provengono. Un Oratorio umile ed intelligente è disposto a fare anche questo. La presenza giovanile negli ambienti parrocchiali, in definitiva, è un dato importante, ma non esclusivo. A cosa hanno portato le massicce presenze giovanili negli Oratori degli anni Settanta e Ottanta? Dov’è tutta questa fede? Badiamo quindi ad educare i ragazzi con proposte adatte a loro, mettendo da parte inutili gelosie se esse anche dovessero partire da altre agenzie educative, ma si dimostrino valide e benintenzionate. “Non glielo impedite, perché chi non è contro di me è per me”, dice il Signore. Che la sua ampiezza di vedute diventi la garanzia di un dialogo coi giovani sempre vivace e costruttivo. Don Davide Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra UN SOGNO ED UN PROGETTO CON I GIOVANI La fascia di età che va dai 18 ai 30 anni circa è al centro dell’attenzione della Chiesa come un grande interrogativo, che si può riassumere, grossomodo, nella seguente domanda: come fare ad avvicinarli, interessarli, parlarci? Al riguardo, i dibattiti si sprecano, le ricerche si moltiplicano, anche a livello accademico, le teorie fioriscono, anche se, a livello pratico - operativo, ogni parrocchia si regola sui suoi tentativi, dettati dalla buona volontà, dal buonsenso e da un sincero desiderio di fare del proprio meglio. Anche noi, nel nostro piccolo, possiamo dire, in questi ultimi anni, di averci provato, con determinazione e costanza. Se i successi planetari ormai appartengono ad epoche passate, certamente, però, considerevoli passi avanti sono stati compiuti nella direzione di un cammino di incontri formativi stabile, con una fisionomia ben chiara e, se è concesso fare una constatazione che potrebbe apparire un po’ immodesta, di qualità piuttosto elevata. Questo significa che ci sono ancora giovani che hanno voglia di riflettere ed in questi ultimi cinque anni gli appuntamenti a cadenza prima settimanale, poi quindicinale, sono serviti appunto ad avvicinare vita e fede attraverso il canale del ragionamento, attraversando un po’ tutti gli ambiti della vita di un giovane: lavoro, affettività, cultura, interrogativi, problemi, gioie, fede, incredulità, con uno spettro d’azione che non è eccessivo definire a trecentosessanta gradi. I numeri sono stati a volte confortanti, a volte sorprendenti, in positivo o in negativo. Tirando le somme, sembra di poter dire che questo cammino abbia svolto e continui a svolgere una importante funzione, certamente non di trascinamento delle masse, ma senz’altro di pungolo intellettuale, morale, esistenziale e spirituale per questa fascia di età. Giunti a questo punto, a don Samuele e a me sorge un interrogativo, che vorremmo sottoporre a tutta la comunità: una volta affrontato, potremmo dire dignitosamente, quest’impresa di avvicinare fede e vita, di arrivare alla fede partendo dalla vita, non sarà possibile tentare un passo successivo, aggiungendo un po’ di sostanza marcatamente spirituale a chi, avendo compiuto il primo tratto, si senta pronto per fare qualche passo avanti verso una scoperta di Dio un po’ più spedita? Detto in altri termini, ferma restando la presenza del cammino quindicinale di incontri “tradizionali” con il loro taglio esistenziale - filosofico - spirituale, non sarà possibile affiancargli una proposta parallela, più rarefatta nelle date, ma più intensa come “densità religiosa”? Come si può facilmente intuire, a questa domanda (tutto sommato retorica), noi abbiamo dato una risposta positiva ed è sulla base di queste considerazioni che vorremmo, a breve, sottoporre all’attenzione dei giovani e della comunità intera qualche idea che vada in questa direzione. Tutto questo potrà forse sembrare azzardato, pretenzioso, non in linea con i tempi, incamminato verso il famoso esito del proverbio “Chi troppo vuole….”? Potremmo rispondere che quando Gesù è venuto su questa terra per salvarci, forse aveva in mente qualcosa di un po’ pretenzioso anche Lui. Noi, chiaramente, non siamo i salvatori di nessuno, perché rimane Lui la Via e la Verità, ma è nostro preciso dovere mettere in atto tutti gli “stratagemmi” che a Lui, appunto, possano condurre. Perché questa missione non ce la siamo inventata, ma è proprio da Lui che viene; è quindi nostro compito cercare quanto meno di non ostacolarla e, possibilmente, di porre in essere tutte le condizioni perché possa servire alla Causa. Per il resto, come si suol dire, “se sono rose fioriranno”, o, meglio ancora, se la cosa viene da Lui, Egli non farà mancare il Suo aiuto. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi, per il momento chiediamo a tutti una preghiera in tal senso. Don Davide La stagione torrida è ancora assai lontana, tuttavia alcuni flash sulle attività estive degli Oratori sono quanto mai opportuni: GREST 2014: “PIANO TERRA” Come negli anni scorsi i Grest si terranno negli Oratori di Breda Cisoni e di Sabbioneta. Avranno la stessa data di inizio (lunedì 9 giugno) e di conclusione (venerdì 27 giugno). Le gite e gli eventi “straordinari” saranno unificati per motivi logistici e per contenere le spese. La preparazione per gli assistenti educatori si terrà in collaborazione con le parrocchie della zona pastorale in date che saranno comunicate a suo tempo. Gli Oratori di Sabbioneta e Breda Cisoni, in collaborazione con l’Oratorio di Bozzolo, organizzano CAMPO ESTIVO A FUCINE DI OSSANA in Val di Sole, Trentino Alto Adige (http://www.valdisole.net/it/Comune-Ossana-FUCINE/) In pensione completa, presso la casa di don Giosuè Regonesi, già meta storica di soggiorni estivi sabbionetani. Turno elementari (4ª-5ª) e medie (solo Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra, Villa Pasquali): da lunedì 14 a lunedì 21 luglio. Turno superiori: in collaborazione con Bozzolo: da lunedì 21 a lunedì 28 luglio. Quota di iscrizione: euro 300 (150 di caparra al momento dell’iscrizione, 150 prima della partenza). Note: Per assicurarsi il posto, per questioni organizzative, per rispetto verso chi organizza e onde evitare disguidi dell’ultima ora, si chiede la cortesia di iscriversi quanto prima con regolare tagliandino e caparra e, comunque, non oltre domenica 8 giugno. La divisione in turni (elementari e medie il primo, superiori il secondo) è tassativa e non soggetta a variazioni per nessuno, eccettuati i pochissimi ragazzi delle superiori che saranno contattati espressamente da don Davide per fare da educatori al primo turno. Trattandosi di una sola settimana e non essendo in autogestione, le visite dei genitori non sono previste, in entrambi i turni. Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra I NUOVI BALILLA DELL’IDEOLOGIA GENDER Il lettore con qualche lustro in più sulle spalle e all’anagrafe si ricorderà della vicenda “Lupo Alberto e profilattici”. Siamo nel 1992 e l’allora ministro della Sanità De Lorenzo fece stampare 300mila copie del fumetto “Lupo Alberto” da distribuire anche nelle scuole superiori, fumetto in cui il simpatico canide blu suggeriva agli studenti di usare il profilattico per prevenire le infezioni da HIV. Poi intervenne il Ministero dell’istruzione per bloccarne la diffusione. A distanza di più di vent’anni la strategia per indottrinare le coscienze rimane la stessa, ma questa volta si è affinata e vuole trovare adepti non solo tra gli adolescenti ma anche tra i bambini. Ritorniamo a parlare dei libretti “Educare alla diversità” editi dall’Ufficio Antidiscriminazione Nazionale (UNAR), ente diretto dal Dipartimento per la Pari opportunità il quale a sua volta fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli opuscoli, come abbiamo spiegato più volte, mirano a diffondere a promuovere l’ideologia gender tra gli studenti di ogni ordine grado, dalle elementari alle superiori: tra il maschio e la femmina ora spunta l’(h)omo novus, né maschio né femmina. Il 7 marzo scorso l’on. Alessandro Zan, deputato SEL e attivista gay, in una interpellanza proposta alla Camera si lamentava che questi opuscoli avevano subito una battuta d’arresto: “il fenomeno del bullismo omofobico e transfobico nelle nostre scuole, gli episodi di discriminazione nei confronti dei ragazzi omosessuali e transessuali nelle scuole sono all’ordine del giorno. Inoltre - prosegue Zan - l’azione dell’UNAR, permettetemi, è una delle poche a livello istituzionale che contribuisce a contrastare le discriminazioni, conformemente alle linee previste dal Consiglio d’Europa e questa, diciamo, è la strategia nazionale già approvata dal Governo, LGBT per il 2013-2015, che era fortemente, ed è fortemente voluta dal Consiglio d’Europa, per gli interventi nelle scuole”. Ovviamente l’operazione avviene scavalcando i genitori che poco o nulla ne sanno. La Manif Pour Tous Italia e il Forum delle Associazioni Familiari dell’Umbria però non sono state a guardare e in una nota hanno reso noto che “stanno diffondendo un vademecum ad uso dei genitori per proteggere i propri figli dall’indottrinamento pro ideologia del gender che ha iniziato a svolgersi negli istituti scolastici di tutta Italia, dagli asili alle superiori”. Dodici mosse per fronteggiare l’assalto del nemico, tra cui: prima di iscrivere vostro figlio a scuola verificate l’offerta formativa ed evitate scuole in cui nei programmi compaiano espressioni come “educazione alla affettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi”; proponetevi come rappresentanti di classe; tenetevi informati sui contenuti delle singole lezioni e visitate spesso il sito internet della scuola; se vi sono lezioni su questo tema “date l’allarme e convocate una riunione informale” con gli altri genitori e poi un consiglio di classe straordinario con tanto di lettera al dirigente scolastico locale; se nonostante ciò la scuola va per la sua strada e vuole comunque impartire queste lezioni allora “terrete i vostri figli a casa” e intanto fate ricorso al Tar e preparate diffide. Ultimo ma non ultimo: “custodite i vostri figli” affinchè “non si sentano mai soli”. Il giorno prima che l’on. Zan prendesse la parola in Parlamento è stata approvata dalla commissione Affari sociali la relazione annua sullo stato di attuazione della 194. Al termine della Risoluzione, tra gli impegni che il governo dovrebbe assumersi, viene indicato anche il seguente: “sensibilizzare le regioni affinché siano promosse, dalle istituzioni scolastiche in collaborazione con le associazioni dei genitori e con i consultori territoriali, attività di informazione ed educazione alla salute sessuale e riproduttiva, all’affettività, alla maternità e paternità consapevole”. È noto che l’espressione “educazione alla salute sessuale e riproduttiva” è un mantra inventato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e significa “aborto e contraccettivi”. Ancora una volta la scuola viene scelta come campo ideale per far crescere la mala pianta dell’ideologia, questa volta abortista. La logica sottesa all’operazione messa in atto dall’UNAR e a quella suggerita dalla commissione Affari sociali non è difficile da comprendere: se vuoi instillare un’idea inizia dai bambini che frequentano la scuola. Lì non troverai i genitori che ti ostacoleranno, lì troverai invece giovani menti ingenue, prive di filtri critici, che prenderanno come oro colato tutto quello che dice un adulto. Poco importa che poi questi balilla dell’ideologia gender e abortista facciano ritorno a casa e chiedano - forse - spiegazione a mamma e papà su quello che hanno sentito a scuola. Ormai la bomba è stata sganciata nelle coscienze vergini dei fanciulli, il virus è stato inoculato con successo. Certo, la strategia prevede che le truppe si muovano al buio, di nascosto, in modo tale da non allertare i genitori, però un po’ la colpa, a ben vedere, a volte è anche del disimpegno di questi ultimi, che non di rado ad occhi chiusi delegano agli insegnanti l’intera educazione dei pargoli, genitori che intendono la scuola come parcheggio ad ore ove lasciare i figli senza poi interessarsi su cosa è successo in quel parcheggio per tutte quelle ore. È tempo di andare dal custode del baby parking a chiedere spiegazioni. Tommaso Scandroglio (da La Nuova Bussola Quotidiana, 17 Marzo 2014) Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra ASCOLTARE IL SILENZIO! Sembra un paradosso, assuefatti come siamo al rumore, credo sia una delle scoperte più belle ed interessanti quella di mettersi in ascolto del silenzio. Il silenzio, chi era costui? È quel clima, è quell’ambiente, in cui si può ascoltare, si può cogliere, si può gustare, quanto nella vita è veramente importante: il valore di una persona, la preziosità di un rapporto, la bellezza che si mostra a noi in mille modi. È un modo pregiato di non sciupare le occasioni, di non banalizzare la vita, di non infangare le cose più sacre. volte il silenzio dice più della parola, sicuramente è più espressivo del frastuono. Ma quante facce ha il silenzio? Vi è un silenzio di fronte al dolore, e vi è un silenzio carico di meraviglia e di stupore. Vi è un silenzio perché non si sa cosa dire, e vi è un silenzio perché la verità ci ha messi a nudo e non sappiamo come giustificarci. Vi è un silenzio davanti a domande pretestuose ed inutili, e vi è il silenzio di chi osserva per accusare. Vi il silenzio dell’uomo il quale, non avendo ragioni da opporre a una verità che lo infastidisce, ricorre alla violenza per zittire il profeta che la pronuncia, e vi è un silenzio ostinato, immobile, consapevole, frutto di un cuore indurito, che non intende per nessuna ragione lasciarsi inquietare dalle domande che lo pongono in questione. Vi è un silenzio irritante, e vi è un silenzio indignato e rattristato che esprime rabbia o compassione. Vi è il silenzio di fronte alle domande insincere, e vi è il silenzio a domande curiose, superficiali, perché non sorgono dal desiderio della verità. Vi è un silenzio necessario per cogliere il Mistero di Dio, e vi è un silenzio indispensabile per convertirsi ed abbracciare la novità di Gesù. Padre David M. Turoldo, contemplando l’agonia solitaria di Gesù, diceva in uno dei suoi canti: “Ti invocava con tenerissimo nome:/ la faccia a terra/ e sassi a terra bagnati/ da gocce di sangue:/ le mani stringevano zolle/ di erba e fango:/ ripeteva la preghiera del mondo:/ “Padre, Abba, se possibile”.../ solo un ramoscello d’olivo/ dondolava sopra il suo capo/ un silenzioso vento”. Da questi versi si coglie come il momento più eloquente del silenzio di Gesù è stato la passione. Qui il Suo silenzio è veramente più denso delle parole. Nella passione Gesù parla poche volte, mai per difendersi, ma soltanto per mostrare la sua identità. Il silenzio è stato un linguaggio importante per spiegare chi Egli era. Sollecitato dal sommo sacerdote a rispondere alle molte accuse, Gesù tace (Mc. 14,60). È il silenzio di chi, anche nell’umiliazione, conserva intatta la sua dignità. È questo il silenzio del giusto, che, di fronte alle accuse, non si difende, perché ha posto interamente la sua fiducia nel Signore, che non abbandona mai. Il silenzio di Gesù non esprime indifferenza, ma dignità. La novità di Gesù non può fare a meno della parola che la dona, ma ha anche bisogno del silenzio che l’accoglie. Gesù rimane in silenzio nei due momenti culminanti: quando la sua regalità è derisa (19,1-3), e quando essa è mostrata in pubblico (19,5). Tocca al Crocifisso manifestare come il Figlio di Dio condivide l’esperienza del silenzio che l’uomo vive davanti al suo Dio. Ma tocca all’uomo essere capace di quello stesso silenzio, per evitare che la vita, gli affetti, i desideri, i sogni, le relazioni più significative non vengano triturate dal vortice della banalità. Abbiamo estremo bisogno di conoscere il silenzio, di apprezzare il silenzio, di coltivare il silenzio, di gustare il silenzio. Insomma, abbiamo bisogno di rieducarci al silenzio. In passato le persone avevano maggiormente il senso della sacralità, e le chiese erano luoghi di silenzio, interrotto solo dalle preghiere sussurrate dai fedeli, coscienti di essere alla presenza del Creatore del mondo e del Signore del cosmo. Oggi, poiché crediamo assai poco a questo, le chiese sono diventate piazze coperte dove, soprattutto prima e dopo le celebrazioni si formano assembramenti, dove si fa di tutto tranne l’unica cosa consona in quel luogo: pregare, e per pregare ci vuole solo una cosa: il silenzio. Siamo al paradosso che, se una persona ha desiderio di pregare, deve rifugiarsi in qualche bosco (problema enorme: dove si possono ancora trovare boschi?), perché se vi è un posto dove non si riesce a pregare, dove non si può pregare, questo è proprio la chiesa. Il chiasso che regna sempre nelle nostre chiese è sintomo di due malattie: la mancanza di fede e la mancanza di buona educazione. Una giovane turista, mi raccontava che, recatasi in visita a Mosca, ha deciso di entrare nel mausoleo di Lenin fuori delle mura del Cremlino. Ebbene, per entrare a vedere la mummia di un uomo che, accanto a qualche beneficio, ha recato gravi danni ad un popolo (tanto è vero che la città cui era stato dato il suo nome: Leningrado, negli ultimi anni ha assunto ancora il suo antico nome di San Pietroburgo, e quasi tutti i monumenti di quest’uomo sono stati abbattuti), tutti devono assumere la posizione sull’attenti, tutti devono togliersi cicche o caramelle di bocca, nessuno può fiatare, tutti devono procedere in fila indiana... per una mummia. Nelle Chiese abbiamo Dio in persona, e che spettacolo squallido constatare l’assoluta mancanza di rispetto in qualcuno, come se il tabernacolo fosse abitato da una colonia di termiti. Non basta, tuttavia riscontrare le cose che non vanno, occorre fare di tutto, da parte di tutti, perché le cose funzionino come dovrebbero. Si chiede perciò a tutti, nessuno escluso, un forte impegno perché le nostre chiese tornino ad essere il Regno del silenzio, il luogo dove si è richiamati alla presenza di Dio, l’ambiente dove ci si pone in ricerca, in ascolto, in confidenza con Dio, lo spazio dell’incontro con l’Assoluto. I sacerdoti si impegneranno a far rispettare maggiormente il silenzio nelle chiese, e tutti i frequentatori sono vivamente pregati di non degradare il luogo sacro ad ambiente di conversazione o di schiamazzo, come capita troppo spesso. I nostri antenati con grande saggezza hanno dotato le chiese del sagrato, perché, come “vi è un tempo per parlare ed un tempo per tacere” (libro del Qoelet), così vi è un luogo per parlare ed un luogo per tacere. Ogni parola, ogni dialogo, ogni chiacchiera, sul sagrato vanno benissimo. In chiesa l’unico contegno possibile e decoroso è il silenzio colmo della presenza e dell’amore di Dio. Don Samuele Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra VILLA PASQUALI, UNA PERLA DA CONOSCERE, ANZI, DUE COMUNITÀ PASTORALE “MARIA MADRE DELLA CHIESA” in Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra, Villa Pasquali 2014 ANNO CENTENARIO DELLA MORTE DEL VENERABILE DON GIACINTO BIANCHI Programma delle celebrazioni MARTEDÌ 11 FEBBRAIO Apertura dell’anno centenario al Santuario di Vigoreto: ore 15.00 celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi e divulgazione del fascicolo “Il valore della sofferenza in Padre Giacinto” VENERDÌ 11 APRILE Ore 21.00 Quaresimale a Villa Pasquali: “Il bello dell’essere cattolici” Sen. Mariapia Garavaglia, già Ministro della Sanità e già Presidente della Croce Rossa italiana DA MERCOLEDÌ 7 A VENERDÌ 9 MAGGIO SS. Quarantore a Sabbioneta, meditando gli insegnamenti di Don Giacinto DA GIOVEDÌ 15 A SABATO 17 MAGGIO SS. Quarantore a Breda Cisoni, meditando gli insegnamenti di Don Giacinto Il centenario della morte di Don Giacinto Bianchi che stiamo celebrando, oltre a ricordare questa insigne figura di sacerdote, la cui personalità e spiritualità avremo modo di approfondire attraverso le iniziative in cantiere, ci aiuta a fissare la nostra attenzione sulla chiesa di S. Antonio Abate, che lo ha visto crescere e maturare la vocazione al sacerdozio, ma anche sul senso dell’essere missionari. La chiesa del Bibiena ci avvolge nella sua maestosità e nel suo splendore, e con naturalezza ci porta all’incontro con quel “Dio veramente grande, veramente buono”, che cambia radicalmente il cuore di chi lo incontra veramente: da un cuore centrato su di sé, ad un cuore centrato sull’amore per Dio e per i fratelli. È da questa esperienza trasformante che scaturisce la missione che è fatta di tante cose, è fatta di attenzione, è fatta di elemosina, è fatta di conoscenza, di consapevolezza, ma consiste, soprattutto, in quella carità che S. Paolo descrive così: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova” (1 Cor. 13,1-3). In questo anno siamo invitati a conoscere meglio queste due “perle”: la chiesa del Bibiena, e Don Giacinto Bianchi che in questa chiesa ha vissuto l’esperienza di passare da un cuore centrato su di sé, ad un cuore centrato sull’amore per Dio e per i fratelli. Ecco il programma delle celebrazioni per il centenario: DA MERCOLEDÌ 21 A VENERDÌ 23 MAGGIO SS. Quarantore a Ponteterra, meditando gli insegnamenti di Don Giacinto DOMENICA 1 GIUGNO Solennità dell’Ascensione del Signore, Mission day a Villa Pasquali DOMENICA 8 GIUGNO Solennità di Pentecoste, ore 18.00 celebrazione del Sacramento della Confermazione a Villa Pasquali, presiede Sua Eccellenza Mons. Dante Lafranconi, Vescovo di Cremona DA GIOVEDÌ 19 A SABATO 21 GIUGNO SS. Quarantore a Villa Pasquali, meditando gli insegnamenti di Don Giacinto DOMENICA 22 GIUGNO Solennità del Corpus Domini. Solenne Processione Eucaristica a Villa Pasquali, presiede Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi DA SABATO 26 A DOMENICA 27 LUGLIO Pellegrinaggio delle Figlie di Maria Missionarie Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra NEK NOMINATION - Ciao cara, hai sentito il telegiornale delle 13? Parlavano di un fenomeno chiamato NEK NOMINATION, in voga nei ragazzi preadolescenti e adolescenti. Si tratta di una gara a chi beve di più e più velocemente possibile, alcool o birra, davanti ad una telecamera, il video viene messo su internet per poter nominare altre persone a fare la stessa cosa entro le 24 h. se non lo faranno devono pagare da bere e saranno derisi ed esclusi dal gruppo. - Sì, mi sono soffermata proprio ad ascoltare questa sconvolgente notizia, che inevitabilmente mi ha portato a pensare ai nostri ragazzi, che sono in questa età cosi delicata, e che utilizzano Facebook costantemente: ricordo ancora l’ultimo scontro avuto in merito all’utilizzo esagerato ed ingiustificato. - La notizia riportava anche dei danni che sta provocando questo fenomeno. All’estero ha già provocato vittime, in Italia c’e’ chi ci e’ andato molto vicino ed e’ entrato in coma etilico, i ragazzi iniziano a bere alcolici già dai 12 anni. - Sì, ma secondo tè perché lo fanno? Sembra sia una sfida, l’inquietudine di questa età porta a sfidare il proprio corpo e i propri limiti, il bisogno di identità, di farsi ascoltare da noi adulti. Chi beve davanti alla telecamera viene visto come un eroe, ed è per questo che lo vogliono emulare. - È proprio un bel problema, cosa possiamo fare? - Cerchiamo di limitare l’accesso alla rete il più possibile. - Ormai non riusciamo più a limitare l’accesso alla rete, lo sai che il vietare scatena il fascino di ciò che è proibito, quindi si rivela controproducente. - Parliamo con i ragazzi, cerchiamo di sensibilizzarli, di farli riflettere di come reagire in caso fossero nominati. - Si ma come? - Facciamo leva sui nostri principi e valori cristiani, amore responsabile, rispetto, sincerità, altruismo, onestà, l’amicizia basata sulle cose semplici e non su atteggiamenti estremi. - Sì, sì, certo! Così pensi che possano ascoltarci? forse non ci ascolteranno, ma l’importante è mantenere un dialogo e capire cosa ne pensano, dobbiamo imparare ad ascoltare per capire. Sono certa che insieme possiamo ottenere buoni risultati - Oltre a questo vorrei spiegare loro che la rete internet e’ alla vista di tutti, tutto quello che scrivono o filmano rimane nel tempo e ne mantiene la memoria (in futuro potrebbero compromettere la loro immagine e credibilità). - Penso comunque che oggi ai nostri ragazzi già adolescenti sia difficile trasmettere le nostre paure, ma penso che sia più importante quello che abbiamo cercato di trasmettere con l’esempio già da bambini, una fiducia reciproca, un dialogo, un confronto affinché oggi possano fidarsi di noi per poter superare le difficoltà dell’adolescenza, la ricerca di autonomia, ed autostima che sono le basi importanti per diventare adulti . Un papà ed una mamma della nostra Comunità Pastorale “Maria Madre della Chiesa” CELEBRAZIONI PENITENZIALI IN PREPARAZIONE ALLA PASQUA La festa cristiana si caratterizza per la Ri-conciliazione con Dio. Se ciò non avviene non è festa. Per questo la Parrocchia proporne la celebrazione penitenziale nella imminenza delle principali solennità dell’Anno Liturgico. Celebrare insieme la misericordia di Dio e la Riconciliazione sono uno dei segni forti di una Chiesa che ha sempre bisogno di conversione e di rinnovamento nel profondo. È chiaro che ciascuno, poi, si confessa individualmente, ma la celebrazione del Sacramento è comunitaria. Nelle sere della Settimana Santa siamo invitati a celebrare comunitariamente e a ricevere individualmente il perdono di Dio, ricordando quanto il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2042, afferma: “Confessa i tuoi peccati almeno una volta all’anno”. Il Martedì santo, 15 aprile, alle ore 21.00, a Breda Cisoni ed il Mercoledì santo, 16 aprile, alle ore 21.00 a Sabbioneta, si terranno le celebrazioni penitenziali con la presenza di diversi confessori. Il Martedì santo dalle 17.00 alle 19.00 a Villa Pasquali ed il Mercoledì Santo dalle 17.00 alle 19.00 a Ponteterra, saranno presenti i sacerdoti per le Confessioni. Rivolgiamo l’invito ad approfittare di queste occasioni, lasciando libero il Sabato Santo per chi non ha altra possibilità di accostarsi alla Confessione. Anche questa è carità. CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PASQUALI BREDA CISONI Domenica delle palme - 13 aprile A causa della maggiore lunghezza delle celebrazioni, per la processione delle palme e la lettura della Passione del Signore, è sospesa la celebrazione dell’Eucaristia delle ore 9.00. Ore 11.00, in Oratorio, benedizione degli ulivi, processione verso la chiesa parrocchiale e celebrazione dell’Eucaristia con la lettura della Passione di S. Matteo. Giovedì Santo - 17 aprile Dalle ore 16.00 un sacerdote è disponibile in chiesa per le Confessioni. Ore 21.00, celebrazione dell’Eucaristia nella Cena del Signore, rito della lavanda dei piedi ai bambini della prima Comunione, reposizione solenne nella cappella del SS. Sacramento e adorazione fino alle ore 23.00. Assoluto silenzio. Venerdì Santo - 18 aprile: giorno di digiuno e di astinenza dalla carne Ore 15.00, Via Crucis. Ore 21.00, Azione liturgica della Passione, processione con la reliquia della S. Croce seguendo il percorso tradizionale: via Mazzini, via S. Giorgio, via Fermi. Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra Sabato Santo - 19 aprile Ore 10.00-11.30 e 14.30-18.00, un sacerdote è a disposizione per le Confessioni Domenica di Pasqua - 20 aprile: Solennità delle Solennità Orario festivo Lunedì di Pasqua - 21 aprile Ore 11.15, celebrazione dell’unica Eucaristia PONTETERRA Domenica delle palme - 13 aprile Ore 9.45, davanti alla chiesa sussidiaria, benedizione degli ulivi, processione verso la chiesa parrocchiale e celebrazione dell’Eucaristia con la lettura della Passione di S. Matteo. Giovedì Santo - 17 aprile Ore 21.00, celebrazione dell’Eucaristia nella Cena del Signore, rito della lavanda dei piedi ai ragazzi, reposizione solenne nella cappella del SS. Sacramento e adorazione fino alle ore 23.00. Assoluto silenzio. Venerdì Santo - 18 aprile: giorno di digiuno e di astinenza dalla carne Ore 15.00, Via Crucis. Ore 21.00, Azione liturgica della Passione, processione con la reliquia della S. Croce seguendo il percorso tradizionale in via Monteverdi. Sabato Santo - 19 aprile Ore 18.00-19.00, un sacerdote è a disposizione per le Confessioni Domenica di Pasqua - 20 aprile: Solennità delle Solennità Orario festivo Lunedì di Pasqua - 21 aprile Orario festivo Domenica Ottava di Pasqua - 27 aprile Ore 10.00, celebrazione dell’Eucaristia in chiesa parrocchiale Ore 15.00, celebrazione dell’Eucaristia al Cimitero e benedizione delle tombe SABBIONETA Domenica delle palme - 13 aprile Ore 9.45, nella chiesa dell’Incoronata, benedizione degli ulivi, processione verso la chiesa dell’Assunta e celebrazione dell’Eucaristia con la lettura della Passione di S. Matteo. Giovedì Santo - 17 aprile Dalle ore 16.00 un sacerdote è disponibile nella chiesa dell’Assunta per le Confessioni Ore 21.00, nella chiesa dell’Assunta celebrazione dell’Eucaristia nella Cena del Signore, rito della lavanda dei piedi ai bambini della prima Comunione, reposizione solenne nella cappella del SS. Sacramento e adorazione fino alle ore 23.00. Assoluto silenzio. Venerdì Santo - 18 aprile: giorno di digiuno e di astinenza dalla carne Ore 8.00, nella chiesa dell’Assunta, alla cappella della Reposizione: Ufficio di letture e lodi. La chiesa resta aperta tutta la mattina per consentire la preghiera personale. Ore 15.00, nella chiesa dell’Assunta, Via Crucisdei ragazzi. Ore 21.00, nella chiesa dell’Assunta, Azione liturgica della Passione, processione con la reliquia della S. Spina seguendo il percorso tradizionale: piazza Ducale, via Leoni, via dei Serviti, via Vespasiano Gonzaga, via Dondi, piazza S. Rocco, piazza Ducale. Sabato Santo - 19 aprile Ore 8.00, nella chiesa dell’Assunta, alla cappella del Bibiena: Ufficio di letture e lodi. La chiesa resta aperta tutta la mattina per consentire la preghiera personale. Ore 10.00-12.00 e 15.00-19.00, un sacerdote è a disposizione per le Confessioni Ore 21.00, Celebrazione della Veglia Pasquale, la Madre di tutte le Veglie, il centro ed il cuore di tutto l’Anno liturgico: liturgia della Luce, liturgia della Parola, liturgia Battesimale: sei nostri fratelli e sorelle rinasceranno in Cristo, liturgia Eucaristica. DOMENICA DI PASQUA - 20 aprile: Solennità delle Solennità Orario festivo, mezz’ora prima della celebrazione Eucaristica vespertina Canto dei Vespri Battesimali solenni di Pasqua e Benedizione Eucaristica Lunedì di Pasqua - 21 aprile È sospesa la Messa delle ore 8.00 a Vigoreto, poiché alle ore 15.00 si celebra l’Eucaristia al Cimitero ed alle ore 16.00 alla casa di riposo “Serini”. VILLA PASQUALI Domenica delle palme - 13 aprile Ore 11.00, davanti all’ex ufficio posta, benedizione degli ulivi, processione verso la chiesa parrocchiale e celebrazione dell’Eucaristia con la lettura della Passione di S. Matteo. Giovedì Santo - 17 aprile Ore 21.00, celebrazione dell’Eucaristia nella Cena del Signore, reposizione solenne nella cappella del SS. Sacramento e adorazione fino alle ore 23.00. Assoluto silenzio. Venerdì Santo - 18 aprile: giorno di digiuno e di astinenza dalla carne Ore 15.00, Via Crucis. Ore 21.00, Azione liturgica della Passione, processione con la reliquia della S. Croce seguendo il percorso tradizionale in via Bibiena. Sabato Santo - 19 aprile Ore 15.00-19.00, un sacerdote è a disposizione per le Confessioni Domenica di Pasqua - 20 aprile: Solennità delle Solennità Orario festivo (11.15) Lunedì di Pasqua - 21 aprile Orario festivo LAUREE Vivissime felicitazioni a Mangoni Marco, di 24 anni, residente in via Tasso 23 a Ponteterra, che ha brillantemente conseguito la Laurea in Lingue e Letterature straniere, con il massimo dei voti, presso l’Università Cattolica di Brescia, il 20 febbraio 2014. Cordialissime congratulazioni a Galimberti Chiara, residente in via XXV Aprile 41 a Breda Cisoni, che ha brillantemente conseguito la Laurea in Farmacia presso l’Università degli studi di Parma, il 24 marzo 2014. L’augurio formulato dalla comunità è che, dopo le soddisfazioni scolastiche, al più presto Marco e Chiara trovino una consona occupazione. Chi desiderasse comunicare liete notizie come questa a tutta la comunità, è pregato di segnalare l’evento ai sacerdoti o all’ufficio parrocchiale (tel. 0375-52604). Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra Incontri dei genitori in vista dei Sacramenti per i loro figli Il tempo di Pasqua è il momento naturale ed opportuno per la celebrazione dei Sacramenti della Iniziazione Cristiana. Si tratta di tappe significative per i ragazzi: la Messa di prima Comunione e la Celebrazione della Cresima non sono la fine di un percorso (come qualcuno, purtroppo, ritiene), ma l’inizio dell’essere credenti in forma sempre più consapevole ed impegnata. Evidentemente l’impegno non riguarda solo i ragazzi, ma, principalmente i loro genitori, chiamati ad essere veramente credenti, per risultare credibili. Per questo la nostra comunità pastorale ha proposto, durante l’anno, alcuni incontri di carattere pedagogico imperniati sulla educazione alla affettività, con lo scopo di offrire un supporto al difficile “mestiere” dell’essere genitori. Il prossimo appuntamento sarà Domenica 13 aprile, alle ore 16.00, presso l’Oratorio di Sabbioneta, per affrontare il tema dell’adolescenza, la stagione più difficile per educare i figli. L’invito a questo incontro è rivolto a tutti i genitori. Per i genitori dei bambini della prima Comunione e della prima Confessione di tutte le parrocchie, poi, si terrà un incontro specifico, per illustrare la valenza dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana Domenica 27 aprile, alle ore 16.00, presso l’Oratorio di Sabbioneta. Per i genitori dei ragazzi che ricevono la Cresima di tutte le parrocchie l’incontro sarà Domenica 25 maggio alle ore 16.00 presso l’Oratorio di Breda Cisoni. E, per chi lo avesse dimenticato, ricordiamo le date dei Sacramenti: Domenica 11 maggio, ore 10.00: Messa di prima comunione a Sabbioneta. Domenica 18 maggio, ore 11.15: Messa di prima comunione a Breda Cisoni. Domenica 8 giugno, ore 18.00: celebrazione unitaria delle Cresime a Villa Pasquali. Domenica 25 maggio, ore 10.00: celebrazione dei Battesimi a Ponteterra. Sabato 7 giugno, ore 16.00: celebrazione unitaria della prima Confessione al Santuario di Vigoreto. A tutti si raccomanda che i Sacramenti non siano occasione di consumismo sfrenato, ma esperienze profonde di fede, di sobrietà e di condivisione caritativa. Gruppo Fam. Gio. È continuata con regolarità, nella nostra comunità pastorale, l’esperienza del gruppo famiglie giovani nei primi anni di matrimonio, nutrita di momenti di incontro, di dialogo, di confronto, tra giovani coppie di sposi, con scadenza bimestrale. Invitiamo ancora una volta tutte le coppie giovani di Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra, e Villa Pasquali che desiderano unirsi in questa esperienza domenica 27 aprile, alle ore 20.00, presso l’Oratorio di Sabbioneta, per un momento di convivialità (ognuno porta qualcosa da mangiare che poi viene condiviso) e per un confronto a più voci. Ci auguriamo di essere in tanti, come vera famiglia di famiglie. Padrini e madrine Molti, in questa stagione, vengono in parrocchia a chiedere il certificato per poter svolgere il ruolo di padrino o madrina nei Battesimi e nelle Cresime di parenti o conoscenti. A tutte queste persone si ricorda che il padrino o la madrina hanno unicamente la funzione di essere un esempio di fede per chi riceve il Sacramento: esempio di preghiera, esempio di partecipazione alla Messa, esempio di convinzioni e di stile di vita evangelica. Niente altro. Il padrino o la madrina costituiscono, per chi riceve il Battesimo o la Cresima, una sorta di padre - madre nella fede. Essi devono saper parlare di Gesù Cristo e della Chiesa con una certa competenza, e, soprattutto, devono sapere parlare con Gesù Cristo nella preghiera, e con la Chiesa per la partecipazione attiva alla vita della comunità parrocchiale. Il Battesimo dà vita alla fede personale, al rapporto vitale con Gesù Cristo, e la Cresima apre questa fede personale alla dimensione ecclesiale, aiutando la persona a capire che non esiste una fede cristiana se non dentro la comunità parrocchiale. Il padrino e la madrina devono essere testimoni viventi di queste cose. Pertanto non tutti possono fare il padrino o la madrina, anzi, vi sono persone per le quali è veramente cosa sconsigliata, perché anziché aiutare chi riceve il Sacramento, potrebbero ‘danneggiarlo’ nella fede. Nessuno mette in discussione la loro onestà, la loro rispettabilità, e tante altre virtù positive di ciascuno, il problema riguarda la fede. Chi non vive la fede non può essere padre o madre nella fede, per il semplice motivo che non si può dare ciò che non si ha, e per l’altro motivo che l’agire dipende sempre dall’essere. Dunque, prima di recarsi in parrocchia a chiedere un certificato poco sincero è meglio leggere e rileggere quali sono i requisiti necessari e pensarci due volte!!! La benedizione delle case Come è già stato annunziato sul giornale di Natale, la visita e la benedizione delle famiglie è divenuta una attività permanente di tutto l’anno, se vogliamo offrire ad ognuna delle 1.700 famiglie della nostra comunità questa occasione di incontro e di preghiera domestica. Si tratta, infatti, di un momento importante e significativo di colloquio tra i sacerdoti e tutti i parrocchiani. Diventa perciò difficile poter stabilire un calendario dettagliato di giorni e di vie. Come si sta già facendo, Domenica dopo Domenica, vengono segnalati, i giorni della benedizione e le vie interessate, sul foglio degli avvisi parrocchiali che possiamo ritirare in chiesa,. I sacerdoti suonano il campanello a tutte le porte, dove non trovassero in casa nessuno lasciano sempre, nella cassetta della posta, il cartoncino della benedizione, così che gli assenti possano mettersi in contatto con i sacerdoti e concordare il giorno e l’ora più adatti. La busta di Pasqua Attraverso il giornale di Pasqua la comunità pastorale e le singole parrocchie vogliono ringraziare tutte le persone e le famiglie che, anche con sacrificio, hanno voluto far sentire il loro affetto e la loro partecipazione alla vita comunitaria mediante la busta di Natale. Questo il numero delle buste raccolte in ogni parrocchia e la cifra totale: Breda Cisoni, 55 buste per un totale di 5.615,00 ; Ponteterra, 35 buste per un totale di 1.115,00 ; Sabbioneta, 94 buste per un totale di 12.145,00 ; Villa Pasquali, 32 buste per un totale di 2.275,00 , cui si aggiunge una busta una tantum di 10.000,00 per coprire le spese di pulizia del campanile e dei dispositivi per impedire ai piccioni di perseguire un’opera di degrado umiliante e distruttiva. Per tutte queste persone e famiglie generose un ricordo grato nella preghiera e l’assicurazione che Dio ama chi dona con gioia. Nel giornale parrocchiale trovate acclusa la busta per la Pasqua. La comunità ve la porge senza alcuna pretesa, con la semplice e viva gratitudine per chi ha la possibilità o la volontà di restituirla nei tempi e nei modi che preferisce. Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra La fiera di S. Giorgio 2014 a Breda Cisoni LUNEDÌ 21 APRILE Ore 15.00 - Nella sala dell’oratorio apertura Pesca di Beneficenza (il cui ricavato verrà devoluto alla Parrocchia di Breda Cisoni). Nella sala giochi dell’oratorio apertura Mostra Fotografica dal titolo: “LE CLASSI” Ore 21.00 - Nel salone dell’Oratorio: Saggio dei corsi musicali organizzati dal circolo ACLI MERCOLEDÌ 23 APRILE “San Giorgio Patrono del Paese” Ore 15.00 - Nella Canonica apertura Mostra di Pittura “XXIX PREMIO SAN GIORGIO” in memoria di Rossi Mario Ore 21.00 - Celebrazione Solenne dell’Eucarestia con la Corale di “Breda - Vigoreto” GIOVEDÌ 24 APRILE Ore 21.00 - Nel Teatro dell’Oratorio, la Compagnia Teatrale: “San Martino di Guastalla” ci allieterà con la commedia dialettale in due atti, dal titolo: “I VIZI DELL’ONOREVOLE” VENERDÌ 25 APRILE Ore 12.30 - In oratorio Grigliata Paesana aperta a tutti Ore 17,00 - In piazza, grande spettacolo di bolle di sapone con “BILLY BOLLA” SABATO 26 APRILE Ore 14.30 - Nel campo da calcio “X° Meeting di Atletica Leggera” per i ragazzi delle Scuole Elementari e Medie, in collaborazione con l’Associazione Ascosport di Sabbioneta Ore 21.00 - Nel Teatro dell’Oratorio XII Edizione Concorso Canoro Live “Canta Breda” DOMENICA 27 APRILE Ore 11.15 - Celebrazione dell’Eucarestia con la memoria degli anniversari significativi di Matrimonio Ore 17.30 - Nel salone dell’oratorio premiazione Gara di Torte e successiva degustazione Ore 18.00 - Nella Canonica premiazione Concorso di Pittura “XXIX PREMIO SAN GIORGIO” in memoria di Rossi Mario. Per tutto il periodo della fiera sarà aperta la “Pesca di Beneficenza” (il cui ricavato verrà devoluto alla Parrocchia di Breda Cisoni). Dal 25 al 27 Aprile per il divertimento dei bambini e ragazzi allestimento di isole gonfiabili. Rosari Mese di maggio Il calendario dettagliato dei rosari, nel mese dedicato alla Santa Vergine, verrà diffuso al momento opportuno mediante il foglio degli avvisi settimanali. Queste celebrazioni si armonizzeranno con le SS. Quarantore che di settimana in settimana si terranno nelle singole parrocchie. Si avverte già da ora che lunedì 19 maggio tutte le parrocchie della zona pastorale X converranno a Villa Pasquali per un Rosario comunitario, nel quale vi sarà una testimonianza sul venerabile Don Giacinto Bianchi. La mostra Porta Fidei a Sabbioneta Inaugurata sabato 15 marzo con grande concorso di gente, aperta sino a Domenica 4 maggio, la mostra “Porta Fidei” consente di ammirare un patrimonio consistente e sconosciuto della Comunità di Sabbioneta. Vengono esposte in Palazzo Ducale più di trenta tele che riflettono la spiritualità della città gonzaghesca e degli ordini religiosi dei Cappuccini di Vigoreto, dei Carmelitani del Carmine, dei Serviti dell’Incoronata, ed anche un filone Domenicano presente nella chiesa di S. Rocco. Duplice lo scopo del’esposizione: 1 - far conoscere e valorizzare un patrimonio di fede e di arte che richiama valori spirituali sempre più trascurati dalla società; 2 - sensibilizzare e far appassionare persone, gruppi, istituzioni, assumendosi l’onere del restauro di una o più opere attraverso una “adozione”, così che le tele possano allietare la comunità di Sabbioneta ed i turisti che vengono a scoprire questo gioiello. Chi pensasse di “adottare” il restauro di un’opera sappia che tale spesa è deducibile dalla dichiarazione dei redditi, nella misura del 19 % per i privati, del 100 % per le ditte. Un grazie sincero ad ogni mecenate. Mission day Da alcuni anni il “Mission day” costituisce un bel segno di unità fra le parrocchie all’interno della nostra Comunità Pastorale. Anche quest’anno, grazie all’esperienza maturata precedentemente, ritorna con la sua carica di unità interna e di missione esterna. Tema della giornata è una frase di S. Giovanni Paolo II: “La fede cresce nella misura in cui la si dona”. E gli eventi in calendario sono i seguenti (il programma è solo di massima, potrà subire modifiche): ore 11.00, Celebrazione dell’Eucarestia a nella chiesa di S. Antonio Abate a Villa Pasquali. Dalle 16.00 alle 19.30, davanti alla chiesa di Villa Pasquali: stands a tema missionario - testimonianze missionarie - animazione musicale - giochi per bambini. Ore 19.30: in oratorio gnocco fritto, il cui ricavato andrà a sostegno dei nostri missionari. Appuntamento per Domenica 1 giugno 2013, Solennità della Ascensione del Signore. Viaggio in Normandia e Bretagna Entro la metà di maggio è necessario definire tutte le questioni relative al viaggio in Normandia e Bretagna, che si terrà dal 16 al 24 agosto 2014. Pertanto chi fosse interessato è pregato di provvedere al più presto alla iscrizione e al versamento della caparra richiesta. Chi desidera conoscere il programma dettagliato dell’itinerario lo può trovare in ufficio parrocchiale. Se poi qualche famiglia desidera mettersi insieme ad altre per organizzare una vacanza più semplice in montagna, in tempi e modi da concordare, prenda contatto con Don Samuele. Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra La visita e la comunione ai malati... Si tratta di un momento assai significativo della vita parrocchiale ed è cosa permanente. Regolarmente, infatti, i sacerdoti e le suore si recano a trovare le persone che soffrono e ad offrire loro il conforto della Parola di Dio e del Corpo di Cristo. Il numero degli anziani e dei malati è talmente rilevante nella nostra comunità pastorale che, sicuramente, qualcuno potrebbe sentirsi trascurato. Questo avviene quando in parrocchia non si conoscono tali situazioni. Se nessuno si premura di informare è assai difficile immaginare le vicende di ciascuno. È dunque un gesto di carità avvertire se vi sono anziani o malati che, non potendo uscire di casa, desiderano ricevere la comunione a domicilio. Si sta stendendo, in questi mesi una vera e propria mappa della realtà umana della nostra Comunità Pastorale, così che nessuno possa essere dimenticato. Dateci una mano ad essere precisi. Quando il sacerdote o la suora portano il Signore è bene innanzitutto spegnere la televisione e preparare sul tavolo o sul mobile vicino all’ammalato una tovaglietta bianca con un crocifisso, una candela accesa e dei fiori (se è possibile). Si tratta di un segno di gioia per questa visita, di un segno di fede nella presenza reale del Signore, di un atto di gratitudine per il dono che offre a noi nei momenti dolorosi della vita. Partiti i lavori all’abside di Ponteterra? Avremmo voluto annunciare su questo numero del giornale che erano partiti i lavori di restauro dell’abside della chiesa di S. Girolamo in Ponteterra, per poter ricollocare poi la pala d’altare, recentemente restaurata, al suo posto. Ed invece siamo costretti a constatare come, per l’ennesima volta, in nome della millantata “semplificazione”, tutto in Italia è una complicazione. La domanda presentata mesi fa alla Soprintendenza, attraverso l’Ufficio del Beni Culturali della Diocesi, a tutt’oggi non ha avuto alcun cenno di risposta. Sembra quasi che la burocrazia si diverta ad incrementare la crisi, anziché il lavoro di gente onesta e competente!!! Il nostro sito parrocchiale, una finestra sulla realtà sabbionetana e le sue parrocchie... Nuova veste grafica, nuovi servizi e collegamenti, nuova finestra aperta sui tesori artistici delle nostre chiese … insomma il sito www.quattroparole.com si moltiplica, e le parole non sono più quattro, ma quaranta. Questo favorisce certamente un sempre maggiore coinvolgimento, una maggiore partecipazione, un più grande affetto. Il sito è costantemente aggiornatissimo ogni settimana. Un appuntamento imperdibile per chi ha dimestichezza con Internet. Una grazie sincero al webmaster Andrea Serini che lo ha ideato e recentemente aggiornato con grande competenza, al fotografo Danilo Malacarne, titolare di Fotostudio Danilo in Sabbioneta, che ha realizzato le splendide fotografie delle nostre chiese, aggiungendo arte ad opera d’arte, e a Don Davide che meticolosamente vi inserisce notizie e foto in tempo reale. Le Sante Quarantore Il tempo di Pasqua aiuta la Chiesa a riconoscere la presenza del Signore risorto anche quando gli occhi non lo vedono. Pertanto, durante la cinquantina pasquale, vi sarà modo per le nostre comunità parrocchiali di porsi in adorazione della presenza di Cristo nei giorni delle Sante Quarantore, così distribuite: SABBIONETA: da mercoledì 7 a venerdì 9 maggio: ore 9.30, celebrazione dell’Eucaristia, esposizione e adorazione fino alle ore 21.00, quando si celebrano i Vespri, la Meditazione e la Benedizione Eucaristica. Si raccomanda la presenza di adoratori anche durante le ore dei pasti, per non lasciare il SS. Sacramento solo. Soprattutto chi non ha impegni familiari si renda disponibile. Vengono predisposti dei turni su un calendario, dove tutti possono segnare il loro nome. BREDA CISONI: da giovedì 15 a sabato 17 maggio: ore 15.30, celebrazione dell’Eucaristia, esposizione e adorazione fino alle ore 21.00, quando si celebrano i Vespri, la Meditazione e la Benedizione Eucaristica. Sabato 17 adorazione dalle ore 16.00 alle ore 18.00. Alle ore 18.00 Celebrazione dell’Eucarestia festiva. Adorazione dalle ore 19.00 alle ore 21.00. PONTETERRA: da mercoledì 21 a venerdì 23 maggio: ore 15.30, celebrazione dell’Eucaristia, esposizione e adorazione fino alle ore 21.00, quando si celebrano i Vespri, la Meditazione e la Benedizione Eucaristica. VILLA PASQUALI: da giovedì 19 a sabato 21 giugno: ore 15.30, celebrazione dell’Eucaristia, esposizione e adorazione fino alle ore 21.00, quando si celebrano i Vespri, la Meditazione e la Benedizione Eucaristica. La celebrazione solenne unitaria del Corpus Domini si terrà quest’anno a Villa Pasquali la Domenica 22 giugno. Le Sante Quarantore a Villa saranno la migliore preparazione al Corpus Domini. Nella serata di Domenica 22 giugno, alle ore 21.00, la celebrazione solenne dell’Eucaristia presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Battista Re e la processione unica cui partecipano tutte le parrocchie della Comunità Pastorale. Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra NELLA LUCE DELLA PASQUA Il dolore per la morte di qualche persona cara è sempre rasserenato dalla luce che si sprigiona dalla tomba vuota di Cristo. È in questa luce che vogliamo ricordare alcune persone che negli ultimi mesi ci hanno lasciato: DON EMILIO SARZI AMADÉ Don Emilio Sarzi Amadé era nato a Villa Pasquali il 10 giugno 1933 ed era stato ordinato sacerdote dal vescovo Bolognini il 16 giugno 1962 insieme ad altri tre confratelli. Fu vicario a Rivarolo Mantovano (1962-1971), parroco di S. Michele in Voltido (1971-1988) e di S. Giovanni Battista in Roncadello Po (1988-1999). Dal 1999 al 2009 è stato collaboratore parrocchiale nella comunità di San Siro a Soresina. Dal 2009, a causa di gravi problemi di salute, era ospite della Domus Pasotelli di Bozzolo. Tratteggiando alcune caratteristiche del ministero sacerdotale, vissute con pienezza da don Sarzi Amadè, il Vescovo nell’omelia ha ricordato come elemento caratterizzante della vita di un prete debba essere lo stile del servizio, perché così “dedica la sua vita al servizio di Dio in una Chiesa concreta”. Parola d’ordine “disponibilità”, quella che spinse don Emilio, quando le forze non furono più sufficienti, a chiedere di lasciare la parrocchia di Roncadello per diventare collaboratore a Soresina. “Non è un venire meno, un retrocedere della dignità - ha precisato il Vescovo - se al sopraggiungere dell’età o di certe situazioni di salute si sceglie un ministero ‘meno appariscente’ e anche meno carico di responsabilità. È bello raccogliere questo esempio da don Emilio, nella consapevolezza che i tempi che si profilano per noi preti ci chiameranno più frequentemente che in passato a questo cambio di ministero”. Il Vescovo ha ricordato il successivo trasferimento nella casa di riposo di Bozzolo, “consapevole che comunque si svolga proprio ministero - o nell’attività o nell’offerta dei propri limiti - sempre lo si svolge in nome di Dio”. Una disponibilità al servizio, sempre con amore e passione e secondo le diverse esigenze della Chiesa, tanto da poterlo sicuramente definire “collaboratore di Dio”. Mons. Lafranconi ha poi ricordato quanto scritto da don Emilio sull’immagine a ricordo della Prima Messa: “In questa materia inerte voi, o Dio, ci avete gettato come un fermento. L’universo che il peccato ci ha distolto noi lo vogliamo riconquistare per rendervelo tal quale da voi lo ricevemmo, in ordine e santità, nell’alba del giorno dei giorni. Ma non dateci il tempo misurato, o Signore”. “Nel giorno in cui ci incontreremo con il Signore - ha concluso il Vescovo - che grande soddisfazione sarà vedere come in tante occasioni, quando neanche noi pensavamo, Egli ha voluto servirsi di noi come collaboratori per ridonare all’umanità la speranza e al mondo la gioia di ricercare le tracce lasciate da Dio nella creazione”. A esattamente 51 anni dalla sua Prima Messa, nella parrocchiale di Villa Pasquali sono stati celebrati i funerali di don Emilio, 80 anni compiuti pochi giorni prima. Al termine delle esequie il feretro è stato tumulato nel cimitero di Sabbioneta nella tomba di famiglia. DON ODDINO MORELLI Forse pochi lo ricordano o l’hanno conosciuto. Don Oddino Morelli era nato a Villa Pasquali, il 6 gennaio 1916 ed era stato ordinato sacerdote, dall’ArGiovanni civescovo Cazzani, il 7 giugno 1941 insieme ad altri Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra undici confratelli, tutti deceduti prima di lui. È stato vicario a San Cassiano in Fontanella dal 1941 al 1952, poi parroco di San Pietro in Mendicate dal 1952 al 1960. Nel 1960 la promozione alla guida della comunità bergamasca di San Michele Arcangelo in Antegnate. Nel 1997 la rinuncia alla parrocchia. Nell’omelia del funerale, il Vicario Generale, l’antegnatese Mons. Mario Marchesi, lo ha ricordato così: “Chi l’ha avvicinato e conosciuto, al di là di una scorza strutturale ereditata dalla sua esperienza di vita, ha potuto scoprire le sue virtù, la fedeltà assoluta ai suoi doveri, i suoi silenzi, la sua disponibilità obbediente ai Vescovi che si sono succeduti”. Da oltre 16 anni viveva il suo sacerdozio nel nascondimento e nella preghiera. Negli ultimi tempi, quando l’ictus gli permetteva di esprimersi solo a monosillabi, passava la giornata a recitare il Rosario, volgendo il pensiero alla Vergine Maria che tante volte aveva invocato nello splendido santuario settecentesco della chiesa parrocchiale. no crescere per il progresso della società. Il suo obiettivo era di aiutarli ad essere autonomi e capaci di nuove idee e decisioni. Credeva all’importanza e al valore di ogni persona, nella capacità di cambiare ed assumere responsabilità e sapeva incoraggiare tutti a continuare e a perseverare nelle iniziative intraprese. Fabrizia sapeva proprio stare “sulle strade del mondo” e con la parola e con il suo modo di essere, testimoniava la sua fede e la sua gioia di sentirsi amata da Dio. Aveva il coraggio di intraprendere e di proporre nuove strade e nuove strategie e non aveva paura di affrontare il rischio della novità. Dovunque si è trovata ha lasciato un segno, ha gettato un seme che sono sicura, porterà i suoi frutti. Quante cose avrebbe potuto ancora realizzare! Ma Dio ha voluto diversamente perché “i suoi pensieri non sono i nostri pensieri e le sue vie non sono le nostre vie” (cfr. Is. 55,8). La fede ci aiuta a credere che anche la Sua Onnipotenza non si esprime secondo i nostri parametri. Suor Fiorenza SUOR FABRIZIA ZAFFANELLA La certezza che tutto è nel potere del Signore e che a Lui nulla è impossibile, ha sostenuto la nostra insistente preghiera d’intercessione per la guarigione di Suor Fabrizia, ma la nostra volontà non sempre coincide con la Sua e ancora una volta abbiamo sperimentato che “nessuno può resistere al suo volere”. L’inizio della malattia di Suor Fabrizia ci ha sconvolto, ma la speranza di una futura guarigione non si era spenta né in noi e neppure in lei; il desiderio di vivere e continuare la sua missione non l’ha abbandonata; è voluta ritornare a scuola fra i suoi cari alunni, ma dopo poco tempo, ha constatato che le forze le venivano meno e a malincuore ha dovuto lasciare la sua missione, questa volta definitivamente. Credeva profondamente nel valore della scuola che le permetteva il contatto personale con i giovani per i quali ha impiegato tutte le sue energie. Ho conosciuto Suor Fabrizia quando ancora frequentava le scuole medie, era un’adolescente dinamica, vivace, intraprendente e creativa, caratteristiche che l’hanno accompagnata lungo il corso della sua esistenza. La vita consacrata che ha scelto liberamente non ha inibito i suoi doni, anzi l’ha aiutata a metterli a servizio ovunque si trovasse. Con lei ho fatto un percorso di vita in missione nella RCA. Affrontare quella realtà così diversa, non è stato facile, ma la forza di volontà e il suo dinamismo l’hanno aiutata ad essere una presenza significativa nel liceo dove il Vescovo l’aveva chiamata per l’insegnamento di storia e geografia. Essendo una persona estroversa, di facile approccio, era diventata il punto di riferimento di molti giovani e i colleghi vedevano in lei la persona adatta per aiutare a risolvere vari problemi riguardanti la situazione giovanile di quella realtà politica dove era da poco terminata la dittatura. In quel periodo i giovani erano disorientati e lei li incoraggiava a riconoscere e a condividere i loro doni e talenti e a comprendere il loro ruolo e il modo in cui poteva- SERAPIONE BORONI GRAZIOLI era una persona speciale. Con lui le cose si risolvevano, i problemi si appianavano. Incontrarlo era rassicurante. Portava il suo nome così originale con fierezza perché traeva le origini nell’attività commerciale a cui ha dedicato una vita operosa. Serapione sapeva aggiustare qualsiasi cosa: aveva una intelligenza pratica non comune e soprattutto non era indifferente a nessuna richiesta di aiuto, dalla più piccola alla più grande. Aveva una grande capacità di ascoltare. Con la sua vita di lavoro ha testimoniato un senso del dovere sopra la media e una gioia di donare altrettanto sopra la media. Per questo la sera del 23 gennaio, quando ha iniziato a diffondersi la notizia della sua morte improvvisa, tutti, parenti, amici, sabbionetani e non solo, sono rimasti increduli, senza parole, con un senso di vuoto e l’amarezza per una relazione interrotta in modo così brusco. Il giorno del suo funerale la Chiesa Parrocchiale dell’Assunta non è riuscita a contenere tutti coloro che sono accorsi in massa per l’ultimo saluto: questa grande testimonianza d’affetto ci ha sostenuto nel dolore. Anche il libro delle firme di chi ha fatto visita alla camera ardente si presto esaurito (ne è stato esposto un secondo) e i ricordini con la sua foto sono stati ristampati tre volte. Questo la dice lunga sul fatto che Serapione fosse non solo molto conosciuto ma soprattutto molto stimato. I sacerdoti di Sabbioneta gli hanno reso onore dedicandogli un ricordo appassionato nelle omelie del funerale e delle messe di suffragio. Serapione era un lettore molto appassionato: a Natale Don Davide gli aveva regalato un libro dal titolo ‘Persone in cerca’, una raccolta di interviste a personaggi famosi sulla loro Fede, sulla fatica, la gioia, la fortuna di credere in Dio, in generale sul senso della Vita. Lo ha letto con molto interesse: ogni volta che ci incontravamo mi aggiornava su qualche passaggio. Sembrava avere fretta di leggerlo: quando lo ha terminato, pochi giorni prima di lasciarci, era soddisfatto. Nell’intervista a Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra Enzo Biagi, quella che lo aveva maggiormente colpito, i passaggi più salienti: rileggerli dopo la morte di Serapione è stato un tuffo al cuore. Biagi aveva detto che “in ogni uomo c’è una scintilla di eternità” che “i nostri atti ci seguono, noi siamo anche quello che facciamo” e ancora che “non c’è bisogno della laurea per diventare santi e il cuore conta più dell’intelligenza”. Mi piace pensare che in quelle parole sia racchiuso il messaggio che Serapione ci ha voluto lasciare e testimoniare con la sua vita. Michela Michelotti MONS. CESARE ZAFFANELLA A pochi mesi dal ritorno alla casa del Padre di Suor Fabrizia, suo fratello Don Cesare ne ha seguito le orme, il 26 marzo u.s., minato da un male incurabile. Nato a Villa Pasquali il 19 settembre 1944, era stato ordinato sacerdote da mons. Bolognini il 22 giugno 1968. Per cinque anni è stato incaricato del «Villaggio della gioia» a Cremona che poi sarebbe diventato la parrocchia di Sant’Antonio Maria Zaccaria (1968-1983). Laureato in lettere è stato insegnante in Seminario dal 1975 al 1983. Nel 1984 la partenza per l’Argentina come sacerdote Fidei donum. Nel paese latino-americano don Cesare ha guidato diverse parrocchie nelle diocesi di Avellaneda e La Plata ed ha insegnato per molti anni all’Università Cattolica di Buones Aires. Qui ebbe modo di conoscere molto bene il cardinale Bergoglio, divenuto poi papa Francesco. Al ritorno in Italia ha coadiuvato don Natale Bellani, molto malato, nella guida della comunità di Bonemerse. Alla morte del sacerdote (2009) è subentrato come parroco, facendosi subito apprezzare per il carattere gioviale e per la profonda spiritualità. Dal 2010 era assistente diocesano del Movimento di Comunione e Liberazione. Un uomo di educazione e di carità che, nei suoi ventiquattro anni come Fidei donum in Argentina, ha sempre tenuto vivo l’anelito missionario nella sua Chiesa d’origine. Il vescovo Lafranconi lo ha così ricordato durante le solenni esequie celebrate venerdì 28 marzo nella chiesa di Santa Maria Nascente a Bonemerse, dove il sacerdote era parroco da neanche cinque anni. Mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha fatto pervenire, attraverso il vescovo Dante, la propria partecipazione: con don Cesare, infatti, il presule pugliese ha condiviso molti anni di ministero in Sud America. ù che un funerale di un parroco, quello di don Cesare è sembrato il funerale di una persona di casa, di un padre. Le centinaia di fedeli che si sono stretti attorno alla bara di legno chiaro posta ai piedi del presbiterio, hanno trasmesso anzitutto un senso di famiglia, di comunione, di intimità. Volti tirati, occhi bagnati dalle lacrime, le mani intente a sgranare il Rosario. Prima dell’ingresso del vescovo Dante sono state lette le testimonianze di quattro monache di clausura di Vitorchiano, tutte cremonesi e tutte debitrici spiritualmente e umanamente a don Cesare:«Ci ha sempre trasmesso il senso di una positività radicale e non ingenua- ricorda suor Giusy - perché fondata sulla certezza di chi è Colui che ci ha amati, una genuina capacità di ammirazione per ogni briciola di vita e di bellezza che gli si faceva davanti, la caparbietà di una speranza che sfidava l’ombra di morte». Per suor Maria Giulia mons. Zaffanella è stato molto prezioso nel momento più decisivo della sua vita: «Quando non sapevo tanto che fare della mia esistenza mi ha preso per mano e con la sua compagnia mi ha aiutato a scoprire la mia vocazione. Ha risvegliato in me il desiderio del Signore, senza usare tante parole, ma tenendomi davvero sempre per mano, come un papà». Anche suor Carolina ricorda la positività del sacerdote: «Questo veniva dal fatto che aveva piena e totale fiducia nella Provvidenza, nel disegno buono di Dio». Infine suor Francesca ha manifestato gratitudine a don Cesare per come l’ha accompagnata in questi anni facendole ricordare l’amore fedele e paziente di Dio, un amore che supera ogni peccato e ogni limite. «La vocazione- ha esordito il vescovo Dante nell’omelia - precede sempre l’uomo. Lo spiegava proprio don Cesare in una lettera a mons. Nicolini ricordando quello che i suoi genitori chiesero al Signore durante il loro matrimonio: il dono di un figlio prete. Tutto ciò sta a indicare che la chiamata al sacerdozio ha radici profonde». Profondamente commosso il sindaco di Bonemerse, Luigi Guarneri, ha voluto scrivere un breve ricordo di don Cesare: «Per noi è stato un prete che ci ha insegnato ad amare il Padre, il Misericordioso, il Consolatore, l’Amore perfetto. Quando volte ci ha ricordato che la legge della vita è amare e che amare è il dono di sè! Quante volte ci ha consigliato il rapporto personale e anche comunitario con il Padre, perché l’uomo è dipendenza dall’Essere e la preghiera è gratitudine e domanda, è consolazione e sostegno alla nostra vita, è “libertà in cammino” verso quell’Ideale di cui tutti sentiamo il richiamo, se ascoltiamo, nel nostro cuore umano!». E poi ancora: «Anche negli ultimi giorni del suo Calvario, che ha affrontato senza alcun lamento, ha voluto raggiungerci con quel suo messaggio che è testimonianza della sua incrollabile fede vissuta per tutta la vita: “Prego per voi e per me, per la guarigione del vostro e del mio cuore, in casa, in chiesa e fuori. Accettate tutto e datevi da fare, con la grazia di Dio, per raccogliere e superare tutti gli ostacoli”!!! Bellissimo». E infine: «Mi commuovo se penso alla sua vita spesa totalmente al servizio degli altri: quanto bene ha potuto seminare fra le persone che lo hanno incontrato! E la gratitudine che provo per lui è sentimento che vivo per tutti quei sacerdoti della Chiesa Cattolica che come lui sono stati e sono testimoni dell’Amore del Padre sulla terra. Cosa sarebbe di noi e della nostra società se non potessimo conoscere, attraverso l’apostolato dei sacerdoti, la nostra origine e il nostro destino? Grazie don Cesare per tutto quello che hai fatto, per quanto hai fatto per noi a Bonemerse, per la testimonianza di fede che ci hai lasciato. Il nostro cuore avrebbe voluto conoscerti di più, camminare ancora a lungo con te! Ma... ringraziamo il Padre per averti avuto fra noi!». Dal sito internet della Diocesi di Cremona Comunità di Sabbioneta - Breda Cisoni - Villa Pasquali - Ponteterra A tutta la comunità di Sabbioneta, Breda Cisoni, Villa Pasquali, Ponteterra e Vigoreto auguri di Buona Pasqua