Servizio Agricoltura, Forestazione e Pesca gli O.G.M. opportunità o rischi? appunti per il consumatore Presentazione del Vice Presidente e Assessore all’Agricoltura Paolo Petrini 4 Gli O.G.M. vengono proposti come la nuova frontiera dell’agricoltura moderna. Prodotti in grado di incrementare esponenzialmente le produzioni e la redditività delle imprese agricole e di contribuire alla lotta alla fame nel mondo. Il raggiungimento di questi obiettivi non può prescindere, però, dalla qualità delle produzioni e dalla tutela della salute dei consumatori. Gli O.G.M. pongono, in sostanza, interrogativi di non facile soluzione. Quali atteggiamenti assumere di fronte a questi prodotti? Insieme al fattore economico e alla valutazione dei prezzi al consumo, altre variabili sono in gioco: il futuro delle nostre aziende e la salvaguardia del territorio. L’agricoltura italiana è orientate verso produzioni di elevata qualità, contraddistinta da imprese di modeste dimensioni, che svolgono un’insostituibile funzione di presidio del territorio e di salvaguardia del paesaggio rurale. Valori che si contrappongono a una pratica agricola svolta a livello industriale, sia come investimenti fondiari, che di risorse – 5 anche genetiche – impiegate. La Regione Marche la scelta l’ha compiuta, improntando una politica agricola attenta alla qualità delle produzioni, al rispetto dell’ambiente e della biodiversità. Una posizione coerente con gli orientamenti europei, che privilegiano un modello di agricoltura socialmente sostenibile e un’economia locale responsabile verso i consumatori. Le Marche hanno, nei confronti degli organismi geneticamente modificati, un approccio non ideologico, ma supportato da coerenti analisi tecniche ed economiche che depongono a favore della salvaguardia delle produzioni tipiche, di qualità e biologiche. Obiettivi che la Regione ha già fissato con la legge regionale n. 5 del 2004, che vieta la coltivazione degli OGM sull’intero territorio regionale, e che continua a perseguire attraverso la divulgazione del marchio QM (Qualità garantita delle Marche). 6 La pubblicazione di questo opuscolo aiuterà il consumatore e l’agricoltore a orientare meglio le proprie scelte, nella consapevolezza che la tutela ambientale, gli investimenti colturali e la salute dei cittadini sono temi strettamente legati ai comportamenti individuali che condizionano le scelte economiche. La tecnica di base Le caratteristiche di un qualsiasi individuo sono determinate dal patrimonio genetico della specie a cui appartiene (uomo, animale o pianta) e dall’ambiente in cui questo è vissuto. La trasmissione alla progenie di tali caratteristiche avviene grazie al DNA presente nel nucleo della cellula. Il DNA è formato da una catena lunghissima di quattro basi che si combinano all’infinito determinando le caratteristiche specifiche di ogni individuo. Queste combinazioni di basi, chiamate geni, sono caratteristiche dei diversi organismi viventi. In natura tali combinazioni si modificano continuamente producendo mutazioni nella forma e nel metabolismo degli esseri viventi. La selezione tra gli individui, operata dall’ambiente naturale in migliaia di anni, ha mantenuto solo le modificazioni che si adattano meglio alle attuali condizioni ambientali del nostro pianeta. L’uomo si è aggiunto alla natura accelerando, per i propri fini, con il 7 miglioramento genetico la selezione delle piante e degli animali che lo hanno accompagnato nei secoli. La ricerca genetica ha iniziato a sperimentare, negli anni 80, il trasferimento di parte del patrimonio genetico, e quindi di alcune caratteristiche, nel nucleo della cellula della varietà da migliorare. Con il passare degli anni ha perfezionato tale tecnica riuscendo ad ottenere il trasferimento di caratteristiche particolari da specie anche molto lontane tra loro, appartenenti ad ordini diversi. 8 Questa tecnica denominata “ingegneria genetica”, conformandosi anche nel nome con una scienza completamente determinata quale appunto “l’ingegneria” che non lascia spazio alle variabili del mondo vivente, si è basata su conoscenze parziali e riduttive dei processi biologici, pensando che le caratteristiche di un organismo siano completamente determinate dai geni, ognuno dei quali, indipendentemente da tutti gli altri, è in grado di definire uno e un solo carattere attraverso la formazione di una proteina specifica. La continua evoluzione delle conoscenze scientifiche ha ormai confermato che con il gene trasferito (depositario della funzione desiderata espressa con una proteina creata dallo stesso) si va a modificare la quota di DNA “codificante” ossia di quello produttivo di informazione biologica; si tenga presente che esso costituisce appena il 5% del DNA totale nell’uomo, e una quota leggermente più alta nelle piante. Il restante 95 % “non codificante” e non soggetto a trasferimento, presente nella cellula modificata, svolge funzioni di regolazione dei geni e in particolare determina il dove - in quale tessuto, il quando - in che momento della vita, il quanto ogni gene può e deve esprimersi. Un’ulteriore incertezza nel processo di manipolazione genetica è data dalla tecnica di trasferimento del gene che non permette di prevedere con esattezza né in quale parte del cromosoma il gene trasferito si inserirà, né quante copie del gene saranno integrate né se la struttura del gene inserito si potrà esprimere producendo la 9 proteina desiderata o al contrario sarà oscurato dagli altri geni della pianta ospite. A conferma di ciò la Monsanto, ditta produttrice di sementi OGM, nel rapporto presentato a maggio del 2000, ha dichiarato l’impossibilità a mantenere nel tempo la modificazione prodotta, evidenziando “due nuove sequenze geniche” non presenti nel prodotto brevettato. (1) Gli O.G.M. nei vari settori e nel mondo Le prime manipolazioni genetiche si sono registrate nel campo dei microorganismi utilizzati nella preparazione degli alimenti (vino, birra, aceto, pane, formaggio, yogurt, salumi, salsa di soia) e nella produzione dei medicinali (oltre il 25% dei farmaci viene prodotto in questo modo). Le informazioni in merito sono pressoché inesistenti e quindi è impossibile riconoscere i prodotti ottenuti attraverso l’impiego di questi microorganismi. Successivamente le modificazioni sono state allargate anche a piante ed animali. 10 (1) Il Salvagente 22/02/2001 Dal 1996, grazie alla possibilità di brevettare gli organismi viventi e di privatizzare la pianta o l’animale in cui è stato introdotto un gene estraneo, nel mondo sono state poste in commercio almeno 39 varietà di sementi geneticamente modificate appartenenti a 12 specie diverse, oltre alla soia e al mais anche cotone, colza, melone, patata, pomodoro, radicchio e zucchino. Di queste solo le prime quattro sono attualmente in coltivazione. 11 La ricerca privata e pubblica si sta impegnando nella realizzazione di animali con organi da trapiantare sugli uomini (xenotrapianti) per ridurre i problemi di rigetto. Nel settore delle piante gli obiettivi delle modificazioni si sono evoluti nel tempo, tanto da poter individuare tre generazioni di ricerca sui prodotti ingegnerizzati. La prima generazione di O.G.M. è stata quella che ha creato piante tolleranti a taluni diserbanti e resistenti all’attacco di alcuni insetti. La seconda generazione è quella che cerca di migliorare la capacità di crescita in condizioni avverse di alcuni cereali e di ottenere alimenti con caratteristiche particolarmente utili come ad esempio, il riso arricchito di vitamina A, il mais a cui sono state eliminate alcune sostanze che possono favorire allergie, il colza con Omega 3. Tali piante non sono però ancora giunte sul mercato. 12 La terza generazione di OGM, sulla quale è impegnata attualmente la ricerca, è quella che ha per obiettivo la creazione di piante modificate per la produzione di vaccini e farmaci. Piante come fabbriche di singole molecole ad uso industriale e farmaceutico. La componente del farmaco così prodotta verrà purificata e liberata da eventuali molecole non previste. Dopo oltre dieci anni dalle prime realizzazioni, le specie coltivate interessate da varietà O.G.M. sono: la soia per il 61%, il mais per il 22,9%, il cotone per il 10,6% il colza per il 5,3% e altre piante per l’1,2%; la grande maggioranza di queste è stata modificata per resistere ai diserbanti prodotti dalle stesse industrie sementiere. 13 Nel 2005 le superfici coltivate ad OGM nel mondo sono state 90 milioni di ettari (arrivati a 115 milioni nel 2007), pari al 6,4 % della superficie arabile mondiale. Di queste superfici il 99,4 % è ripartito tra le seguenti nazioni: 14 Stati Uniti 55,3 % Argentina 18,9 % Brasile 10,4 % Canada 6,4 % Cina 4,1 % Paraguay 1,9 % India 1,4 % Sudafrica 0,6 % Uruguay 0,3 % Australia 0,3 % Messico 0,1 % Romania 0,1 % Filippine 0,1 % Spagna 0,1 % (2) (2) Rapporto ISAAA (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications) 2005 Una curiosità: nello stesso anno nel mondo le superfici condotte con coltivazioni biologiche sono state 31 milioni di ettari. La coltivazione di OGM viene realizzata su grandi estensioni in aziende altamente meccanizzate “senza limitazioni all’uso di concimi e antiparassitari con utilizzo di insetticidi e tecnologie da noi vietati” (3) Normativa Rispetto agli OGM l’Unione Europea ha assunto fin dall’inizio una posizione di cautela fondando la propria politica sul “principio di precauzione” (sancito nel 1992 dalla Conferenza di Rio de Janeiro sulla biodiversità e inserito nel 1994 nel Trattato dell’Unione Europea), per il quale sono considerati reali e quindi da prevenire i rischi potenziali rilevanti e irreversibili per l’ambiente e la salute. 3) Claudio Malagoli - Dipartimento Economia e Ingegneria Agraria – Università di Bologna 15 Gli Stati Uniti, sede delle principali aziende biotech produttrici di materiale geneticamente modificato, che non hanno ancora sottoscritto la Convenzione sulla biodiversità, hanno assunto come guida per le proprie azioni il principio di “sostanziale equivalenza” del prodotto OGM rispetto a quello convenzionale. Tenendo conto di ciò l’Unione Europea ha emanato nel 2001 la Direttiva 18/CE sull’emissione deliberata nell’ambiente (cioè la coltivazione) di organismi geneticamente modificati stabilendo le linee guida per autorizzare le nuove richieste di OGM. La Direttiva è stata recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n° 224 dell’8 luglio 2003, che stabilisce norme molto precise per il riconoscimento dei nuovi OGM, prevedendo anche la consultazione del pubblico durante la fase istruttoria prima dell’autorizzazione (Autorità Nazionale Competente sugli OGM www.minambiente.it). 16 Con il Regolamento CE n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, datato 22 settembre 2003 e relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati, l’Unione Europea ammette l’utilizzo degli OGM, come ingredienti o additivi nella preparazione di alimenti destinati all’uomo o agli animali, obbligando tutti i produttori ad indicare in etichetta la presenza o la derivazione di tali componenti nei prodotti alimentari e nei mangimi zootecnici per una scelta consapevole da parte del consumatore e dell’agricoltore. Lo stesso Regolamento ammette una soglia di tolleranza dello 0,9% per ciascun ingrediente geneticamente modificato al di sotto della quale non è obbligatoria l’indicazione in etichetta, purchè tale presenza sia da ritenersi ‘‘accidentale o tecnicamente inevitabile’’ e quindi involontaria. La presenza di OGM è vietata negli alimenti per bambini (Decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 1999, n. 128). La soglia di tolleranza per la contaminazione involontaria viene comunque estesa agli alimenti per lattanti ed agli alimenti di proseguimento (Decreto 31 maggio 2001, n. 371 del Ministero della Sanità). 17 Il nuovo Regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio “relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91”, che entra in vigore il primo gennaio 2009, prevede anche per tali produzioni la soglia di tolleranza dello 0.9 %. Le domande più frequenti 1. Le colture transgeniche rappresentano una soluzione al problema della fame nel mondo? La produzione odierna di alimenti a livello mondiale è tale da soddisfare il consumo umano per un valore medio pari a 2.800 calorie pro capite al giorno a fronte di 2.500 calorie ritenute la soglia media per un’alimentazione adeguata. 18 Degli attuali 925 milioni di affamati, stimati dalla Fao nel mondo, circa il 75% vive in ambiente rurale caratterizzato da una forte ingiustizia sociale nell’accesso alle risorse produttive come la terra, l’acqua e le risorse genetiche, che molto difficilmente riusciranno a migliorare le proprie condizioni con le piante OGM. 2. Il consumo di alimenti OGM può causare l’aumento delle allergie o di altre malattie? L’aumento dell’inquinamento di base, ambientale e alimentare, è il fattore preponderante dell’incremento delle allergie. Le nuove proteine create dalle piante OGM che si accumulano o si sostituiscono a quelle naturali, introducono elementi di disturbo nel metabolismo umano con possibili ripercussioni a medio e lungo termine. Al momento la letteratura scientifica non riporta casi sanitari direttamente riconducibili all’uso alimentare di OGM, non essendo stati condotti studi epidemiologici tra gruppi di popolazione che si distinguono per la sola alimentazione con o senza OGM. La ricerca è difficile poiché, nei paesi dove questi sono consumati, non vi è alcun obbligo di etichettatura che né permetta di accertare la presenza; inoltre gran parte degli OGM ha un impiego zootecnico o tessile e, significativamente, in minor misura umano. Uno studio di Arpad Pusztai, ricercatore al Rowett Institute di Aberdeen (Inghilterra), già nel 1998 ha riscontrato marcate differenze a livello immunitario in topi nutriti con patate OGM. 19 Stessi risultati di modificazioni di cellule epatiche e pancreatiche in topi alimentati con soia OGM si sono evidenziati da uno studio pubblicato nel 2002 su autorevoli riviste scientifiche da una ricercatrice dell’Università di Urbino. (4) Una ricerca della multinazionale biotech Monsanto, resa pubblica nel giugno 2005, ha riscontrato reni più piccoli del normale, diversa composizione del sangue e altre anomalie fisiche in topi alimentati con mais OGM. A tal proposito è forse utile ricordare la recente storia dei grassi idrogenati, meglio conosciuti come “margarine” (grassi vegetali idrogenati). Accolte con entusiasmo negli anni ‘70 per la loro origine vegetale e quindi senza colesterolo “cattivo” (LDL), attualmente, proprio per la loro struttura artificiale dei legami “trans” che si formano nel processo di produzione, sono state oggetto di un approfondito studio da parte del Food and Drug Administration (ente governativo 20 (4) Malatesta M. ottobre 2002 Istituto di Istologia Università di Urbino – “Ultrastructural morphomertrical and immunocytochemical analyses of hepatocyte nuclei from mice fed on genetically modified soybean” americano deputato alla protezione della salute pubblica), che ha stabilito che per tali grassi “non esiste un livello di sicurezza” e che dal gennaio 2006 è obbligatorio negli US indicarne in etichetta la quantità. (5) (5) Roberto Venturini 16.03.05 www.apogeonline 21 gli O.G.M. opportunità o rischi? appunti per l’agricoltore Premessa 4 Nel panorama agricolo europeo le coltivazioni OGM sono state proposte alla fine degli anni ’90 con alcuni campi di mais e numerose sperimentazioni effettuate in quasi tutti i paesi, compresa l’Italia. L’ostilità dell’opinione pubblica associata alla scarsa convenienza economica hanno limitato la coltivazione ad alcune varietà di mais (la sola specie per cui sia prevista la possibilità di coltivazione nell’Unione Europea) presenti in Spagna che, nel 2007, si sono allargate a Francia, Repubblica Ceca, Portogallo, Germania e Slovacchia per un totale di poco superiore ai 100.000 ettari (la Superficie Agricola Utilizzata della Regione Marche è pari a 500.000 ettari). Normativa La Commissione Europea nel luglio 2003 ha emanato la Raccomandazione 2003/556/CE rivolta a tutti gli stati membri perché adottino delle misure atte a garantire la coesistenza nel territorio tra le colture transgeniche, convenzionali e biologiche. 5 La Raccomandazione si basa su due punti fondamentali: dare la possibilità di scelta all’agricoltore tra i vari tipi di produzione (convenzionale, biologico e trasgenico) senza che risulti necessario modificare i sistemi di produzione preesistenti, risolvere gli aspetti economici della coesistenza, i problemi cioè derivanti dal possibile inquinamento con OGM delle produzioni convenzionali e biologiche, non affrontando gli aspetti ambientali e sanitari risolti preliminarmente con la Direttiva 2001/18/CE. In merito alle sementi da riproduzione il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha stabilito dal 2001 l’assenza di OGM, con l’obbligo di riportare in etichetta anche quantità inferiori all’1%. L’assenza è stabilita dalla non rilevabilità con le attuali tecniche di laboratorio, in cui risulti la presenza di OGM a livelli inferiori allo 0,049 %. 6 Il 4 dicembre 2008 anche il Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Unione europea ha raggiunto l’accordo sulla soglia di contaminazione da OGM per le sementi convenzionali che dovrà essere pari a quella più bassa tecnicamente rilevabile. La Regione Marche , con Legge regionale n° 5 del 3 marzo 2004, basandosi sulla propria conformazione geografica e sulla natura dei terreni che rende estremamente difficile e aleatoria la separazione delle colture OGM senza recare pregiudizio alle produzioni tipiche, di qualità e biologiche ha vietato la coltivazione di OGM su tutto il territorio regionale. 7 LEGGE REGIONALE 3 marzo 2004, n. 5 Disposizioni in materia di salvaguardia delle produzioni agricole, tipiche, di qualità e biologiche Articolo 1 - Finalità e oggetto 1. La Regione valorizza le risorse genetiche e la specificità ed originalità delle produzioni agricole e agroalimentari del proprio territorio, al fine di assicurare un elevato livello di tutela della salute umana, animale e dell'ambiente, nonché della qualità dei prodotti e degli interessi dei consumatori. 2. Ai fini di cui al comma 1, la Regione, in linea con quanto previsto dalle l.r. 29 dicembre 1997, n. 76 (Disciplina dell'agricoltura biologica) e 3 giugno 2003, n. 12 (Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano), con la presente legge: a) disciplina la produzione e la commercializzazione degli organismi geneticamente modificati (OGM), promuovendo tutte le azioni necessarie a prevenire i possibili rischi per la salute umana e per l'ambiente in applicazione del principio di precauzione; b) favorisce la produzione e il consumo di prodotti tipici, di qualità e biologici; c) promuove iniziative di comunicazione e di educazione alimentare sui prodotti tipici di qualità e biologici. 8 3. La Regione sostiene le iniziative dei Comuni che dichiarino il proprio territorio antitransgenico. Articolo 2 - Disciplina della produzione 1. Al fine di tutelare i prodotti agricoli e zootecnici, in particolare quelli di qualità regolamentata, non è consentita la produzione e la coltivazione di specie che contengono OGM sull'intero territorio della Regione. 2. La Giunta regionale disciplina le modalità per la distruzione di eventuali colture impiantate difformemente da quanto previsto dal comma 1, nonché le modalità dei controlli relativi alla presenza di OGM nelle sementi. Articolo 3 - Esclusione dai finanziamenti 1. Le aziende e le industrie agroalimentari che utilizzano organismi geneticamente modificati, comunque presenti nel ciclo produttivo come materia prima, coadiuvanti, additivi o ingredienti, sono escluse dall'accesso a qualunque tipo di contributo erogato dalla Regione, nonché ai marchi di qualità. 2. Le esclusioni di cui al comma 1 riguardano anche le aziende che utilizzano mangimi in cui sono contenute materie prime derivate da piante geneticamente modificate. Articolo 4 - Etichettatura 1. In attuazione delle norme comunitarie e statali in materia di etichettatura, i prodotti alimentari contenenti OGM o prodotti derivati, commercializzati nel territorio 9 della Regione, devono indicarne la presenza nell'etichetta apposta su ogni singolo prodotto. 2. I gestori degli esercizi commerciali operanti sul territorio regionale devono esporre i prodotti di cui al comma 1 in appositi e separati contenitori o scaffali, in modo da renderli chiaramente identificabili. Articolo 5 - Ricerca 1. La Regione, in coerenza con quanto previsto dalla l.r. 12/2003, riconosce titolo preferenziale alle ricerche finalizzate alla diversificazione delle produzioni agricole e a quelle volte all'individuazione, valorizzazione e tutela delle risorse geneticamente autoctone, nonché alla relativa creazione varietale basata su geotipi locali o tradizionali di interesse agrario. Articolo 6 - Obbligo di comunicazione 1. Delle coltivazioni di piante contenenti OGM deve essere data in ogni caso comunicazione alla Regione almeno trenta giorni prima della data di inizio delle operazioni di semina o trapianto, secondo le modalità stabilite dalla Giunta regionale. Articolo 7 - Ristorazione collettiva 1. Nei servizi di ristorazione collettiva gestiti da enti pubblici o da soggetti privati convenzionati è vietata la somministrazione di prodotti contenenti OGM. 2. I soggetti gestori dei servizi di cui al comma 1 devono verificare, tramite dichiarazione dei fornitori, l'assenza di OGM o di prodotti da essi derivati negli alimenti somministrati. 10 Articolo 8 - Comunicazione ed educazione alimentare 1. I Comuni realizzano iniziative di comunicazione ed educazione alimentare secondo quanto previsto all'articolo 1, comma 2, lettera c), utilizzando i proventi delle sanzioni di cui all'articolo 10. Articolo 9 - Vigilanza e controllo 1. Fatta salva la competenza in materia di etichettatura esercitata dalle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (CCIAA) ai sensi della normativa statale vigente, la vigilanza e il controllo sull'applicazione della presente legge sono esercitate dalla Regione e dai Comuni competenti per territorio. Articolo 10 - Sanzioni 1. Fatte salve le sanzioni previste dalla normativa statale vigente, è irrogata una sanzione amministrativa pecuniaria: a) da euro 5.000,00 a euro 10.000,00 per la violazione delle disposizioni di cui all'articolo 2; b) da euro 200,00 a euro 2.000,00 per la violazione delle disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2; c) da euro 100,00 a euro 1.000,00 per la violazione delle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 1. 2. All'applicazione delle sanzioni provvedono i Comuni e le CCIAA competenti per territorio, ai sensi dell'articolo 9, secondo le disposizioni della l.r. 10 agosto 1998, n. 33 (Disciplina generale e delega per l'applicazione delle sanzioni amministrative di competenza regionale). 11 A supporto della propria decisione ha avviato tramite l’A.S.S.A.M. un programma di ricerca biennale con l’Università di Urbino sulle ripercussioni sanitarie rilevabili negli animali alimentati con soia OGM. Condividendo con altre regioni italiane e alcuni paesi europei la stessa preoccupazione verso le coltivazioni OGM e la salvaguardia delle produzioni locali, la Regione Marche partecipa alla Rete delle Regioni Europee e Autorità Locali OGM – free alla quale aderiscono 44 regioni e autonomie locali di Italia, Francia, Austria, Grecia, Spagna, Belgio, Croazia e Regno Unito. L’ Italia con la Legge n° 5 del 28 gennaio 2005 ha recepito la Raccomandazione 2003/556/CE invitando le Regioni a predisporre entro un anno dall’approvazione delle linee guida nazionali un Piano di coesistenza regionale. 12 La Corte Costituzionale, su ricorso presentato dalla regione Marche, con la sentenza n° 116/2006, ha dichiarato l’illegittimità di una parte delle norme previste dalla Legge n° 5 del 28.01.2005, lasciando alle regioni la responsabilità di approntare le norme per la coesistenza. www.gmofree-euregions.net La Legge regionale n°5/2004 non è stata notificata alla Commissione europea, non è quindi opponibile ad un operatore agricolo che voglia coltivare piante OGM, per cui risulta necessaria l’approvazione di un Piano Regionale per la Coesistenza tra le colture OGM e quelle convenzionali e biologiche. 13 Il Piano per la Coesistenza regionale dovrà individuare una o più aree omogenee in cui prevedere la coltivazione di colture OGM. La coltivazione OGM dovrà rispettare le distanze di sicurezza per permettere, senza alcuna modifica dei piani colturali, la coltivazione delle piante convenzionali o biologiche. Il Piano regionale, facendo riferimento a linee guida nazionali, prevederà la messa in atto di misure relative all’isolamento nello spazio (distanza da altre colture simili, zone cuscinetto, barriere per il polline) e nel tempo (rotazione colturale, data di semina, popolazione al bordo del campo) dell’appezzamento con colture OGM. Le aziende dovranno inoltre assicurare che le attrezzature agricole, i magazzini e i mezzi di trasporto saranno dedicati solamente per tale coltura. Nell’individuazione delle distanze di sicurezza sono state avviate esperienze in campo, che prevedono anche una modellistica dei venti, cofinanziate dalla Regione Marche e dall’Unione Europea con il Progetto “Strategie per la protezione dell’identità dei prodotti agricoli dalle contaminazioni con OGM” (SAPID life). 14 15 L’Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche (ASSAM) è beneficiaria del progetto finanziato con lo strumento comunitario LIFE Ambiente 2005 denominato SAPID - Strategy for Agricoltural Products Identity Defence. Il progetto, della durata di 42 mesi, è iniziato a fine 2005. Gli altri partner che partecipano al progetto sono: Regione Marche, Servizio Agricoltura; Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria Marche, azienda sanitaria pubblica che opera nell'ambito del servizio sanitario nazionale, garantendo al sistema veterinario delle Regioni Umbria e Marche le prestazioni e la collaborazione tecnico-scientifica necessarie per l'espletamento delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica veterinaria; Terra Bio, cooperativa di produttori biologici di Urbino; Ass. Terra dell’Adriatico, associazione non lucrativa che operare, tra l’altro, per la diffusione di metodi di coltivazione rispettosi dell'ambiente, con speciale riguardo per l'agricoltura biologica e biodinamica. Comune di Urbino, ente locale, territoriale ed autonomo situato nella provincia di Pesaro-Urbino; Asteria srl, Isituto per lo Sviluppo Tecnologico e la Ricerca Applicata. 16 L’obiettivo principale del progetto LIFE Ambiente SAPID, anche alla luce di un quadro giuridico tuttora in evoluzione, è studiare tutte le migliori strategie di preservazione di identità e di prevenzione della contaminazione accidentale dei prodotti agricoli da parte di materie prime derivanti da organismi geneticamente modificati (OGM). Il progetto individua due linee di attività: Garantire la coesistenza di modelli agricoli diversi, attraverso la definizione di PIANI DI COESISTENZA concretamente attuabili a livello regionale, e che per essere applicabili richiedono una conoscenza specifica delle problematiche relative: - per un verso alla valutazione dei flussi genici e dei rischi derivanti e - per l’altro alla possibilità concreta di separazione continua dei prodotti per prevenire il rischio della contaminazione accidentale. Preservare l’identità delle produzioni, attraverso l’adozione di SISTEMI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DEL RISCHIO, sviluppati sulla base del metodo Haccp già applicato con successo nell’industria alimentare per minimizzare tutti i potenziali pericoli associati al consumo di alimenti potenzialmente inquinati o nocivi per la salute umana. Gli strumenti operativi che il progetto LIFE SAPID ha utilizzato per raggiungere l’obiettivo, sono: 1. individuazione dei principali punti critici della coesistenza OGM / NO OGM nelle filiere agroalimenatari della regione Marche; 17 2. 3. 4. 5. 6. definizione di strumenti giuridici, amministrativi e tecnici utili alla elaborazione di Piani di Coesistenza, da parte degli enti pubblici; definizione di metodi e disciplinari di Identity Preservation delle produzioni agricole NO OGM, a livello aziendale; sperimentazione e validazione degli strumenti individuati su filiere rappresentative; formazione degli operatori interessati alla preservazione di identità in merito alle tecniche, ai metodi ed ai sistemi per attuare questo orientamento di garanzia verso il consumatore e di valorizzazione delle produzioni; formazione degli operatori demandati ai controlli sulla coesistenza in merito alle problematiche tecniche, alle criticità ed alle migliori strategie per rendere applicabili i piani di coesistenza, consentendo la libera scelta produttiva degli imprenditori agricoli e dei consumatori. L’attività realizzata nel corso del progetto ha dimostrato che nella regione Marche esistono motivi di ordine morfologico, logistico, strutturale ed economico che rendono complessa e costosa l’implementazione di una preservazione di identità integrale (contaminazione con OGM al di sotto della soglia di rilevabilità delle tecniche di laboratorio), a meno che non vengano garantite alcune condizioni: netta separazione spaziale delle produzioni OGM e non OGM. La morfologia del territorio marchigiano, le condizioni climatiche con riferimento ai venti ed alle temperature, le strutture obsolete delle filiere non permettono una contiguità delle produzioni OGM e non OGM; 18 le produzioni ottenute con la garanzia della non contaminazione devono essere riconoscibile dal consumatore. Allo stato attuale non esiste una normativa europea o italiana che tuteli l’OGM free, come invece avviene in Germania; i prodotti OGM free devono permettere un miglioramento del reddito dei produttori, che in tal modo sono stimolati ad un maggior utilizzo dei sistemi di autocontrollo e di certificazione. Pertanto obiettivo principale del progetto nella fase terminale è stato l’individuazione di una strategia che potesse realizzare le condizioni sopra elencate. Tale lavoro ha portato alla definizione del “Distretto OGM free”: un’area sulla quale applicare i principi di Agenda 21, per arrivare alla definizione di una moratoria sottoscritta da tutti gli stakeholder locali sulla coltivazione, commercializzazione e utilizzazione degli OGM. In Italia attualmente non ci sono specie OGM iscritte nell’elenco nazionale delle sementi per cui non è possibile la loro coltivazione su tutto il territorio nazionale. 19 Le domande più frequenti 1. Gli O.G.M. ridurranno la quantità di fitofarmaci usati in agricoltura? L’esperienza si basa sulla coltivazione in pieno campo, negli USA e in altri paesi, di 10 – 12 anni dei primi due prodotti geneticamente modificati: il Mais BT – resistente alla piralide (piccola farfalla parassita del granoturco) grazie al gene del bacillus thuringiensis (batterio tossico per la piralide e tutte le farfalle diurne) e la Soia HT resistente al glifosate (diserbante totale commercializzato dalla stessa ditta produttrice della semente O.G.M.) con il gene della resistenza, isolato da una mutazione prodotta in natura. Da tale esperienza risulta un aumento dell’uso di fitofarmaci dovuto a diverse motivazioni. 20 Il Mais BT è stato coltivato, fin dalla sua introduzione, seguendo specifiche Linee Guida fornite dalle ditte produttrici allo scopo di ritardare l’insorgenza di ceppi di piralide resistenti al Bacillus thuringiensis. Queste prescrizioni prevedono la coltivazione a fianco del mais BT del 20 – 50% di mais non OGM per permettere la sopravvivenza della piralide. Essendo però il problema della piralide limitato per quei tipi di agricolture rispetto ad altri insetti e patogeni, l’uso dei fitofarmaci non ha subito grosse riduzioni. Nella quantità di prodotti usati non vengono comunque conteggiate le piante di mais BT che producono esse stesse, in maniera costituzionale, il fitofarmaco, anche se si tratta di una endotossina naturale.(5) (5) Ricerche sugli OGM in agricoltura – Lavori in corso INRAN e MIPAF 05/10/2004 – Roma 21 È notizia recente (febbraio 2008), la scoperta da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Arizona, di una larva di farfalla (Helicoverpa zae) resistente al Bacillus thuringiensis capace di attaccare il cotone BT. Nell’arco di pochi anni la natura è riuscita ad annullare le risorse profuse dalle multinazionali per “combattere” uno dei principali problemi della coltivazione del cotone. La scoperta, se confermata, oltre che richiedere un nuovo impegno da parte dell’industria biothec, per sostituire le sementi non più resistenti al parassita, ha reso inutilizzabile il Bacillus thuringiensis, strumento ampiamente utilizzato nell’agricoltura integrata e biologica. La soia HT è stata coltivata senza seguire particolari accorgimenti cosicché, ad un costante utilizzo di glifosate, ha fatto riscontro la comparsa in 15 contee dell’Indiana (USA) di infestanti resistenti all’erbicida. Conseguenza di ciò è la perdita di efficacia dell’OGM prodotto, e la necessità di ricorrere ad altri erbicidi o di aumentare le dosi dello stesso glifosate.(6) 22 (6) Ricerche sugli OGM in agricoltura – Lavori in corso INRAN e MIPAF 05/10/2004 – Roma 2. L’uso di OGM in agricoltura provocherà un aumento dell’erosione genetica? Il mantenimento della biodiversità è da sempre considerato fattore di equilibrio, di stabilità di fronte ad eventi straordinari e di sviluppo per l’ecosistema. La continua erosione genetica che deriva da un uso sempre maggiore delle varietà e razze selezionate e l’abbandono delle varietà locali, con l’introduzione delle piante OGM, subirà una forte accelerazione, date le presunte maggiori rese o resistenze ai parassiti, che le faranno preferire dagli agricoltori. 3. La coltivazione di OGM provocherà un aumento dei contenziosi? Dal 1980 negli Stati Uniti e dal 1998 in Europa chi brevetta un gene e lo inserisce in una pianta riscuote delle “royalties” (diritti di proprietà, sovrapprezzi, tasse) su tutte le piante e i semi che deriveranno da questa. Sono a tutt’oggi oltre 180 gli agricoltori che in USA sono stati portati in giudizio da una 23 multinazionale sementiera per aver violato le norme contrattuali sulla proprietà intellettuale. Emblematico è il caso di un’azienda canadese con il seme “contaminato” dalla coltura OGM coltivata nei campi circostanti (colza Roundup Ready - resistente al diserbante Roundup), condannata a pagare un risarcimento alla ditta produttrice del seme OGM. 24 4. La coltivazione di OGM provocherà un aumento dei costi? Il Comitato economico e sociale europeo (CESE), operante presso la Commissione europea, nel 2004 ha pubblicato un Parere su “La coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche” dal quale risulta un sicuro aumento dei costi di produzione fino al 50 % per le coltivazioni convenzionali o biologiche nelle aree dove queste saranno coltivate a fianco di colture OGM. L’aumento dei costi a carico dell’agricoltore convenzionale o biologico deriverà soprattutto dall’utilizzo dei mezzi tecnici di produzione, oltre che dai controlli e dalle analisi sulle produzioni che sarà necessario fare per garantire al consumatore il prodotto esente da OGM. 25 Conclusioni La Regione Marche proseguirà nelle ricerche sugli effetti ambientali oltre che sanitari degli OGM al fine di portare giustificazioni valide per la scelta di territorio OGM – free, cercando anche dei percorsi innovativi alternativi alle attuali tecniche di manipolazione genetica che rispondano alle reali esigenze della nostra agricoltura. Confermando il proprio impegno per mantenere la regione al di fuori delle coltivazioni OGM, in sintonia con quanto manifestato da circa la metà delle amministrazioni comunali, si avvia una campagna di sensibilizzazione per raccogliere, in accordo con la Raccomandazione 2003/556/CE, le volontà degli agricoltori in merito alla non coltivazione di OGM nei propri terreni, attraverso dichiarazioni volontarie, permettendo così di ratificare anche formalmente a livello comunitario quanto richiesto dai consumatori marchigiani. 26