Servizio Agricoltura,
Forestazione e Pesca
gli O.G.M.
opportunità
o rischi?
appunti per
il consumatore
Presentazione del Vice Presidente
e Assessore all’Agricoltura
Paolo Petrini
4
Gli O.G.M. vengono proposti come la
nuova frontiera dell’agricoltura moderna.
Prodotti in grado di incrementare
esponenzialmente le produzioni e la
redditività delle imprese agricole e di
contribuire alla lotta alla fame nel
mondo. Il raggiungimento di questi
obiettivi non può prescindere, però,
dalla qualità delle produzioni e dalla
tutela della salute dei consumatori. Gli
O.G.M. pongono, in sostanza,
interrogativi di non facile soluzione.
Quali atteggiamenti assumere di fronte
a questi prodotti? Insieme al fattore
economico e alla valutazione dei prezzi
al consumo, altre variabili sono in gioco:
il futuro delle nostre aziende e la
salvaguardia del territorio. L’agricoltura
italiana è orientate verso produzioni di
elevata qualità, contraddistinta da
imprese di modeste dimensioni, che
svolgono un’insostituibile funzione di
presidio del territorio e di salvaguardia
del paesaggio rurale. Valori che si
contrappongono a una pratica agricola
svolta a livello industriale, sia come
investimenti fondiari, che di risorse –
5
anche genetiche – impiegate. La Regione Marche
la scelta l’ha compiuta, improntando una politica
agricola attenta alla qualità delle produzioni, al
rispetto dell’ambiente e della biodiversità. Una
posizione coerente con gli orientamenti europei,
che privilegiano un modello di agricoltura
socialmente sostenibile e un’economia locale
responsabile verso i consumatori.
Le Marche hanno, nei confronti degli organismi
geneticamente modificati, un approccio non
ideologico, ma supportato da coerenti analisi
tecniche ed economiche che depongono a
favore della salvaguardia delle produzioni
tipiche, di qualità e biologiche. Obiettivi che la
Regione ha già fissato con la legge regionale n.
5 del 2004, che vieta la coltivazione degli OGM
sull’intero territorio regionale, e che continua a
perseguire attraverso la divulgazione del
marchio QM (Qualità garantita delle Marche).
6
La pubblicazione di questo opuscolo aiuterà il
consumatore e l’agricoltore a orientare meglio
le proprie scelte, nella consapevolezza che la
tutela ambientale, gli investimenti colturali e la
salute dei cittadini sono temi strettamente legati
ai comportamenti individuali che condizionano le
scelte economiche.
La tecnica di base
Le caratteristiche di un qualsiasi individuo
sono determinate dal patrimonio
genetico della specie a cui appartiene
(uomo, animale o pianta) e dall’ambiente
in cui questo è vissuto. La trasmissione
alla progenie di tali caratteristiche avviene
grazie al DNA presente nel nucleo della
cellula. Il DNA è formato da una catena
lunghissima di quattro basi che si
combinano all’infinito determinando le
caratteristiche specifiche di ogni
individuo. Queste combinazioni di basi,
chiamate geni, sono caratteristiche dei
diversi organismi viventi. In natura tali
combinazioni si modificano
continuamente producendo mutazioni
nella forma e nel metabolismo degli
esseri viventi. La selezione tra gli
individui, operata dall’ambiente naturale
in migliaia di anni, ha mantenuto solo le
modificazioni che si adattano meglio alle
attuali condizioni ambientali del nostro
pianeta.
L’uomo si è aggiunto alla natura
accelerando, per i propri fini, con il
7
miglioramento genetico la selezione delle piante e
degli animali che lo hanno accompagnato nei
secoli.
La ricerca genetica ha iniziato a sperimentare,
negli anni 80, il trasferimento di parte del
patrimonio genetico, e quindi di alcune
caratteristiche, nel nucleo della cellula della varietà
da migliorare. Con il passare degli anni ha
perfezionato tale tecnica riuscendo ad ottenere il
trasferimento di caratteristiche particolari da
specie anche molto lontane tra loro, appartenenti
ad ordini diversi.
8
Questa tecnica denominata
“ingegneria genetica”,
conformandosi anche nel nome
con una scienza completamente
determinata quale appunto
“l’ingegneria” che non lascia
spazio alle variabili del mondo
vivente, si è basata su
conoscenze parziali e riduttive
dei processi biologici,
pensando che le caratteristiche di un
organismo siano completamente determinate
dai geni, ognuno dei quali, indipendentemente
da tutti gli altri, è in grado di definire uno e un
solo carattere attraverso la formazione di una
proteina specifica.
La continua evoluzione delle conoscenze
scientifiche ha ormai confermato che con il gene
trasferito (depositario della funzione desiderata
espressa con una proteina creata dallo stesso) si
va a modificare la quota di DNA “codificante”
ossia di quello produttivo di informazione
biologica; si tenga presente che esso costituisce
appena il 5% del DNA totale nell’uomo, e una
quota leggermente più alta nelle piante. Il restante
95 % “non codificante” e non soggetto a
trasferimento, presente nella cellula modificata,
svolge funzioni di regolazione dei geni e in
particolare determina il dove - in quale tessuto, il
quando - in che momento della vita, il quanto
ogni gene può e deve esprimersi.
Un’ulteriore incertezza nel processo di
manipolazione genetica è data dalla tecnica di
trasferimento del gene che non permette di
prevedere con esattezza né in quale parte del
cromosoma il gene trasferito si inserirà, né quante
copie del gene saranno integrate né se la struttura
del gene inserito si potrà esprimere producendo la
9
proteina desiderata o al contrario sarà oscurato
dagli altri geni della pianta ospite. A conferma di
ciò la Monsanto, ditta produttrice di sementi
OGM, nel rapporto presentato a maggio del 2000,
ha dichiarato l’impossibilità a mantenere nel
tempo la modificazione prodotta, evidenziando
“due nuove sequenze geniche” non presenti nel
prodotto brevettato. (1)
Gli O.G.M. nei vari settori e nel mondo
Le prime manipolazioni genetiche si sono
registrate nel campo dei microorganismi utilizzati
nella preparazione degli alimenti (vino, birra, aceto,
pane, formaggio, yogurt, salumi, salsa di soia) e
nella produzione dei medicinali (oltre il 25% dei
farmaci viene prodotto in questo modo).
Le informazioni in merito sono pressoché
inesistenti e quindi è impossibile riconoscere i
prodotti ottenuti attraverso l’impiego di questi
microorganismi.
Successivamente le modificazioni sono state
allargate anche a piante ed animali.
10
(1) Il Salvagente 22/02/2001
Dal 1996, grazie alla possibilità di brevettare gli
organismi viventi e di privatizzare la pianta o
l’animale in cui è stato introdotto un gene
estraneo, nel mondo sono state poste in
commercio almeno 39 varietà di sementi
geneticamente modificate appartenenti a 12
specie diverse, oltre alla soia e al mais anche
cotone, colza, melone, patata, pomodoro,
radicchio e zucchino. Di queste solo le prime
quattro sono attualmente in coltivazione.
11
La ricerca privata e pubblica si sta impegnando
nella realizzazione di animali con organi da
trapiantare sugli uomini (xenotrapianti) per ridurre i
problemi di rigetto.
Nel settore delle piante gli obiettivi delle
modificazioni si sono evoluti nel tempo, tanto da
poter individuare tre generazioni di ricerca sui
prodotti ingegnerizzati.
La prima generazione di O.G.M. è stata quella
che ha creato piante tolleranti a taluni diserbanti e
resistenti all’attacco di alcuni insetti.
La seconda generazione è quella che cerca di
migliorare la capacità di crescita in condizioni
avverse di alcuni cereali e di ottenere alimenti con
caratteristiche particolarmente utili come ad
esempio, il riso arricchito di vitamina A, il mais a cui
sono state eliminate alcune sostanze che possono
favorire allergie, il colza con Omega 3. Tali piante
non sono però ancora giunte sul mercato.
12
La terza generazione di OGM, sulla quale è
impegnata attualmente la ricerca, è quella che ha
per obiettivo la creazione di piante modificate per
la produzione di vaccini e farmaci. Piante come
fabbriche di singole molecole ad uso industriale e
farmaceutico. La componente del farmaco così
prodotta verrà purificata e liberata da eventuali
molecole non previste.
Dopo oltre dieci anni dalle prime realizzazioni, le
specie coltivate interessate da varietà O.G.M.
sono: la soia per il 61%, il mais per il 22,9%, il
cotone per il 10,6% il colza per il 5,3% e altre
piante per l’1,2%; la grande maggioranza di
queste è stata modificata per resistere ai
diserbanti prodotti dalle stesse industrie
sementiere.
13
Nel 2005 le superfici coltivate ad OGM nel mondo
sono state 90 milioni di ettari (arrivati a 115 milioni
nel 2007), pari al 6,4 % della superficie arabile
mondiale. Di queste superfici il 99,4 % è ripartito
tra le seguenti nazioni:
14
Stati Uniti
55,3 %
Argentina
18,9 %
Brasile
10,4 %
Canada
6,4 %
Cina
4,1 %
Paraguay
1,9 %
India
1,4 %
Sudafrica
0,6 %
Uruguay
0,3 %
Australia
0,3 %
Messico
0,1 %
Romania
0,1 %
Filippine
0,1 %
Spagna
0,1 % (2)
(2) Rapporto ISAAA (International Service for the Acquisition of
Agri-biotech Applications) 2005
Una curiosità: nello stesso anno nel mondo le
superfici condotte con coltivazioni biologiche sono
state 31 milioni di ettari.
La coltivazione di OGM viene realizzata su
grandi estensioni in aziende altamente
meccanizzate “senza limitazioni all’uso di
concimi e antiparassitari con utilizzo di
insetticidi e tecnologie da noi vietati” (3)
Normativa
Rispetto agli OGM l’Unione Europea ha assunto
fin dall’inizio una posizione di cautela fondando la
propria politica sul “principio di precauzione”
(sancito nel 1992 dalla Conferenza di Rio de
Janeiro sulla biodiversità e inserito nel 1994 nel
Trattato dell’Unione Europea), per il quale sono
considerati reali e quindi da prevenire i rischi
potenziali rilevanti e irreversibili per l’ambiente
e la salute.
3) Claudio Malagoli - Dipartimento Economia e Ingegneria
Agraria – Università di Bologna
15
Gli Stati Uniti, sede delle principali aziende biotech
produttrici di materiale geneticamente modificato,
che non hanno ancora sottoscritto la Convenzione
sulla biodiversità, hanno assunto come guida per
le proprie azioni il principio di “sostanziale
equivalenza” del prodotto OGM rispetto a
quello convenzionale.
Tenendo conto di ciò l’Unione Europea ha
emanato nel 2001 la Direttiva 18/CE
sull’emissione deliberata nell’ambiente (cioè la
coltivazione) di organismi geneticamente
modificati stabilendo le linee guida per autorizzare
le nuove richieste di OGM.
La Direttiva è stata recepita dall’Italia con il
Decreto Legislativo n° 224 dell’8 luglio 2003, che
stabilisce norme molto precise per il
riconoscimento dei nuovi OGM, prevedendo
anche la consultazione del pubblico durante la
fase istruttoria prima dell’autorizzazione (Autorità
Nazionale Competente sugli OGM
www.minambiente.it).
16
Con il Regolamento CE n. 1829/2003 del
Parlamento europeo e del Consiglio, datato 22
settembre 2003 e relativo agli alimenti
e ai mangimi geneticamente
modificati, l’Unione Europea ammette
l’utilizzo degli OGM, come ingredienti
o additivi nella preparazione di
alimenti destinati all’uomo o agli
animali, obbligando tutti i produttori
ad indicare in etichetta la presenza
o la derivazione di tali componenti
nei prodotti alimentari e nei
mangimi zootecnici per una scelta consapevole
da parte del consumatore e dell’agricoltore.
Lo stesso Regolamento ammette una soglia di
tolleranza dello 0,9% per ciascun ingrediente
geneticamente modificato al di sotto della
quale non è obbligatoria l’indicazione in
etichetta, purchè tale presenza sia da ritenersi
‘‘accidentale o tecnicamente inevitabile’’ e quindi
involontaria.
La presenza di OGM è vietata negli alimenti per
bambini (Decreto del Presidente della Repubblica
7 aprile 1999, n. 128). La soglia di tolleranza per
la contaminazione involontaria viene comunque
estesa agli alimenti per lattanti ed agli alimenti di
proseguimento (Decreto 31 maggio 2001, n. 371
del Ministero della Sanità).
17
Il nuovo Regolamento (CE) n. 834/2007 del
Consiglio “relativo alla produzione biologica e
all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga
il regolamento (CEE) n. 2092/91”, che entra in
vigore il primo gennaio 2009, prevede anche per
tali produzioni la soglia di tolleranza dello 0.9 %.
Le domande più frequenti
1. Le colture transgeniche rappresentano
una soluzione al problema della fame nel
mondo?
La produzione odierna di alimenti a livello
mondiale è tale da soddisfare il consumo
umano per un valore medio pari a 2.800
calorie pro capite al giorno a fronte di 2.500
calorie ritenute la soglia media per
un’alimentazione adeguata.
18
Degli attuali 925 milioni di affamati, stimati dalla
Fao nel mondo, circa il 75% vive in ambiente
rurale caratterizzato da una forte ingiustizia
sociale nell’accesso alle risorse produttive
come la terra, l’acqua e le risorse genetiche,
che molto difficilmente riusciranno a migliorare
le proprie condizioni con le piante OGM.
2.
Il consumo di alimenti OGM può causare
l’aumento delle allergie o di altre malattie?
L’aumento dell’inquinamento di base,
ambientale e alimentare, è il fattore
preponderante dell’incremento delle allergie.
Le nuove proteine create dalle piante OGM che
si accumulano o si sostituiscono a quelle
naturali, introducono elementi di disturbo nel
metabolismo umano con possibili ripercussioni
a medio e lungo termine. Al momento la
letteratura scientifica non riporta casi sanitari
direttamente riconducibili all’uso alimentare di
OGM, non essendo stati condotti studi
epidemiologici tra gruppi di popolazione che si
distinguono per la sola alimentazione con o
senza OGM. La ricerca è difficile poiché, nei
paesi dove questi sono consumati, non vi è
alcun obbligo di etichettatura che né permetta
di accertare la presenza; inoltre gran parte degli
OGM ha un impiego zootecnico o tessile e,
significativamente, in minor misura umano.
Uno studio di Arpad Pusztai, ricercatore al
Rowett Institute di Aberdeen (Inghilterra), già nel
1998 ha riscontrato marcate differenze a livello
immunitario in topi nutriti con patate OGM.
19
Stessi risultati di modificazioni di cellule epatiche
e pancreatiche in topi alimentati con soia OGM
si sono evidenziati da uno studio pubblicato nel
2002 su autorevoli riviste scientifiche da una
ricercatrice dell’Università di Urbino. (4)
Una ricerca della multinazionale biotech
Monsanto, resa pubblica nel giugno 2005, ha
riscontrato reni più piccoli del normale, diversa
composizione del sangue e altre anomalie
fisiche in topi alimentati con mais OGM.
A tal proposito è forse utile ricordare la recente
storia dei grassi idrogenati, meglio conosciuti
come “margarine” (grassi vegetali idrogenati).
Accolte con entusiasmo negli anni ‘70 per la loro
origine vegetale e quindi senza colesterolo
“cattivo” (LDL), attualmente, proprio per la loro
struttura artificiale dei legami “trans” che si
formano nel processo di produzione, sono state
oggetto di un approfondito studio da parte del
Food and Drug Administration (ente governativo
20
(4) Malatesta M. ottobre 2002 Istituto di Istologia Università di
Urbino – “Ultrastructural morphomertrical and
immunocytochemical analyses of hepatocyte nuclei from
mice fed on genetically modified soybean”
americano deputato alla protezione della salute
pubblica), che ha stabilito che per tali grassi “non
esiste un livello di sicurezza” e che dal gennaio
2006 è obbligatorio negli US indicarne in etichetta
la quantità. (5)
(5) Roberto Venturini 16.03.05 www.apogeonline
21
gli O.G.M.
opportunità
o rischi?
appunti
per l’agricoltore
Premessa
4
Nel panorama agricolo europeo le coltivazioni OGM sono state proposte alla fine
degli anni ’90 con alcuni campi di mais e
numerose sperimentazioni effettuate in
quasi tutti i paesi, compresa l’Italia.
L’ostilità dell’opinione pubblica associata
alla scarsa convenienza economica
hanno limitato la coltivazione ad alcune
varietà di mais (la sola specie per cui sia
prevista la possibilità di coltivazione
nell’Unione Europea) presenti in Spagna
che, nel 2007, si sono allargate a
Francia, Repubblica Ceca, Portogallo,
Germania e Slovacchia per un totale di
poco superiore ai 100.000 ettari (la
Superficie Agricola Utilizzata della
Regione Marche è pari a 500.000 ettari).
Normativa
La Commissione Europea nel luglio
2003 ha emanato la Raccomandazione
2003/556/CE rivolta a tutti gli stati membri
perché adottino delle misure atte a garantire
la coesistenza nel territorio tra le colture
transgeniche, convenzionali e biologiche.
5
La Raccomandazione si basa su due punti
fondamentali:
dare la possibilità di scelta all’agricoltore tra i
vari tipi di produzione (convenzionale, biologico
e trasgenico) senza che risulti necessario
modificare i sistemi di produzione preesistenti,
risolvere gli aspetti economici della coesistenza,
i problemi cioè derivanti dal possibile
inquinamento con OGM delle produzioni
convenzionali e biologiche, non affrontando gli
aspetti ambientali e sanitari risolti
preliminarmente con la Direttiva 2001/18/CE.
In merito alle sementi da riproduzione il Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
ha stabilito dal 2001 l’assenza di OGM, con l’obbligo
di riportare in etichetta anche quantità inferiori all’1%.
L’assenza è stabilita dalla non rilevabilità con le
attuali tecniche di laboratorio, in cui risulti la presenza
di OGM a livelli inferiori allo 0,049 %.
6
Il 4 dicembre 2008 anche il Consiglio dei Ministri
dell’Ambiente dell’Unione europea ha raggiunto
l’accordo sulla soglia di contaminazione da
OGM per le sementi convenzionali che dovrà
essere pari a quella più bassa tecnicamente
rilevabile.
La Regione Marche , con Legge regionale
n° 5 del 3 marzo 2004, basandosi sulla propria
conformazione geografica e sulla natura dei terreni
che rende estremamente difficile e aleatoria la
separazione delle colture OGM senza recare
pregiudizio alle produzioni tipiche, di qualità e
biologiche ha vietato la coltivazione di OGM su
tutto il territorio regionale.
7
LEGGE REGIONALE 3 marzo 2004, n. 5
Disposizioni in materia
di salvaguardia
delle produzioni agricole,
tipiche, di qualità e biologiche
Articolo 1 - Finalità e oggetto
1. La Regione valorizza le risorse genetiche e la
specificità ed originalità delle produzioni agricole e
agroalimentari del proprio territorio, al fine di
assicurare un elevato livello di tutela della salute
umana, animale e dell'ambiente, nonché della qualità
dei prodotti e degli interessi dei consumatori.
2. Ai fini di cui al comma 1, la Regione, in linea con
quanto previsto dalle l.r. 29 dicembre 1997, n. 76
(Disciplina dell'agricoltura biologica) e 3 giugno 2003,
n. 12 (Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali
del territorio marchigiano), con la presente legge:
a) disciplina la produzione e la commercializzazione
degli organismi geneticamente modificati (OGM),
promuovendo tutte le azioni necessarie a prevenire i
possibili rischi per la salute umana e per l'ambiente in
applicazione del principio di precauzione;
b) favorisce la produzione e il consumo di prodotti
tipici, di qualità e biologici;
c) promuove iniziative di comunicazione e di
educazione alimentare sui prodotti tipici di qualità e
biologici.
8
3. La Regione sostiene le iniziative dei Comuni che
dichiarino il proprio territorio antitransgenico.
Articolo 2 - Disciplina della produzione
1. Al fine di tutelare i prodotti agricoli e zootecnici, in
particolare quelli di qualità regolamentata, non è
consentita la produzione e la coltivazione di specie che
contengono OGM sull'intero territorio della Regione.
2. La Giunta regionale disciplina le modalità per la
distruzione di eventuali colture impiantate
difformemente da quanto previsto dal comma 1,
nonché le modalità dei controlli relativi alla presenza di
OGM nelle sementi.
Articolo 3 - Esclusione dai finanziamenti
1. Le aziende e le industrie agroalimentari che utilizzano
organismi geneticamente modificati, comunque
presenti nel ciclo produttivo come materia prima,
coadiuvanti, additivi o ingredienti, sono escluse
dall'accesso a qualunque tipo di contributo erogato
dalla Regione, nonché ai marchi di qualità.
2. Le esclusioni di cui al comma 1 riguardano anche le
aziende che utilizzano mangimi in cui sono contenute
materie prime derivate da piante geneticamente
modificate.
Articolo 4 - Etichettatura
1. In attuazione delle norme comunitarie e statali in
materia di etichettatura, i prodotti alimentari contenenti
OGM o prodotti derivati, commercializzati nel territorio
9
della Regione, devono indicarne la presenza
nell'etichetta apposta su ogni singolo prodotto.
2. I gestori degli esercizi commerciali operanti sul
territorio regionale devono esporre i prodotti di cui al
comma 1 in appositi e separati contenitori o scaffali, in
modo da renderli chiaramente identificabili.
Articolo 5 - Ricerca
1. La Regione, in coerenza con quanto previsto dalla
l.r. 12/2003, riconosce titolo preferenziale alle ricerche
finalizzate alla diversificazione delle produzioni agricole e
a quelle volte all'individuazione, valorizzazione e tutela
delle risorse geneticamente autoctone, nonché alla
relativa creazione varietale basata su geotipi locali o
tradizionali di interesse agrario.
Articolo 6 - Obbligo di comunicazione
1. Delle coltivazioni di piante contenenti OGM deve
essere data in ogni caso comunicazione alla Regione
almeno trenta giorni prima della data di inizio delle
operazioni di semina o trapianto, secondo le modalità
stabilite dalla Giunta regionale.
Articolo 7 - Ristorazione collettiva
1. Nei servizi di ristorazione collettiva gestiti da enti
pubblici o da soggetti privati convenzionati è vietata la
somministrazione di prodotti contenenti OGM.
2. I soggetti gestori dei servizi di cui al comma 1
devono verificare, tramite dichiarazione dei fornitori,
l'assenza di OGM o di prodotti da essi derivati negli
alimenti somministrati.
10
Articolo 8 - Comunicazione ed educazione alimentare
1. I Comuni realizzano iniziative di comunicazione ed
educazione alimentare secondo quanto previsto
all'articolo 1, comma 2, lettera c), utilizzando i proventi
delle sanzioni di cui all'articolo 10.
Articolo 9 - Vigilanza e controllo
1. Fatta salva la competenza in materia di etichettatura
esercitata dalle Camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura (CCIAA) ai sensi della normativa
statale vigente, la vigilanza e il controllo sull'applicazione
della presente legge sono esercitate dalla Regione e dai
Comuni competenti per territorio.
Articolo 10 - Sanzioni
1. Fatte salve le sanzioni previste dalla normativa
statale vigente, è irrogata una sanzione amministrativa
pecuniaria:
a) da euro 5.000,00 a euro 10.000,00 per la violazione
delle disposizioni di cui all'articolo 2;
b) da euro 200,00 a euro 2.000,00 per la violazione
delle disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2;
c) da euro 100,00 a euro 1.000,00 per la violazione
delle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 1.
2. All'applicazione delle sanzioni provvedono i Comuni
e le CCIAA competenti per territorio, ai sensi
dell'articolo 9, secondo le disposizioni della l.r. 10
agosto 1998, n. 33 (Disciplina generale e delega per
l'applicazione delle sanzioni amministrative di
competenza regionale).
11
A supporto della propria decisione ha avviato
tramite l’A.S.S.A.M. un programma di ricerca
biennale con l’Università di Urbino sulle
ripercussioni sanitarie rilevabili negli animali
alimentati con soia OGM.
Condividendo con altre regioni italiane e alcuni
paesi europei la stessa preoccupazione verso le
coltivazioni OGM e la salvaguardia delle
produzioni locali, la Regione Marche partecipa alla
Rete delle Regioni Europee e Autorità Locali OGM
– free alla quale aderiscono 44 regioni e
autonomie locali di Italia, Francia, Austria, Grecia,
Spagna, Belgio, Croazia e Regno Unito.
L’ Italia con la Legge n° 5 del 28 gennaio
2005 ha recepito la Raccomandazione
2003/556/CE invitando le Regioni a predisporre
entro un anno dall’approvazione delle linee guida
nazionali un Piano di coesistenza regionale.
12
La Corte Costituzionale, su ricorso presentato
dalla regione Marche, con la sentenza n°
116/2006, ha dichiarato l’illegittimità di una parte
delle norme previste dalla Legge n° 5 del
28.01.2005, lasciando alle regioni la responsabilità
di approntare le norme per la coesistenza.
www.gmofree-euregions.net
La Legge regionale n°5/2004 non è stata
notificata alla Commissione europea, non è quindi
opponibile ad un operatore agricolo che voglia
coltivare piante OGM, per cui risulta necessaria
l’approvazione di un Piano Regionale per la
Coesistenza tra le colture OGM e quelle
convenzionali e biologiche.
13
Il Piano per la Coesistenza regionale dovrà
individuare una o più aree omogenee in cui
prevedere la coltivazione di colture OGM. La
coltivazione OGM dovrà rispettare le distanze di
sicurezza per permettere, senza alcuna modifica
dei piani colturali, la coltivazione delle piante
convenzionali o biologiche.
Il Piano regionale, facendo riferimento a linee
guida nazionali, prevederà la messa in atto di
misure relative all’isolamento nello spazio (distanza
da altre colture simili, zone cuscinetto, barriere per
il polline) e nel tempo (rotazione colturale, data di
semina, popolazione al bordo del campo)
dell’appezzamento con colture OGM. Le aziende
dovranno inoltre assicurare che le attrezzature
agricole, i magazzini e i mezzi di trasporto
saranno dedicati solamente per tale coltura.
Nell’individuazione delle distanze di sicurezza
sono state avviate esperienze in campo, che
prevedono anche una modellistica dei venti,
cofinanziate dalla Regione Marche e dall’Unione
Europea con il Progetto “Strategie per la
protezione dell’identità dei prodotti agricoli dalle
contaminazioni con OGM”
(SAPID life).
14
15
L’Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle
Marche (ASSAM) è beneficiaria del progetto
finanziato con lo strumento comunitario LIFE Ambiente
2005 denominato SAPID - Strategy for Agricoltural
Products Identity Defence. Il progetto, della durata di
42 mesi, è iniziato a fine 2005.
Gli altri partner che partecipano al progetto sono:
Regione Marche, Servizio Agricoltura;
Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria
Marche, azienda sanitaria pubblica che opera
nell'ambito del servizio sanitario nazionale,
garantendo al sistema veterinario delle Regioni
Umbria e Marche le prestazioni e la collaborazione
tecnico-scientifica necessarie per l'espletamento
delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica
veterinaria;
Terra Bio, cooperativa di produttori biologici di
Urbino;
Ass. Terra dell’Adriatico, associazione non lucrativa
che operare, tra l’altro, per la diffusione di metodi
di coltivazione rispettosi dell'ambiente, con speciale
riguardo per l'agricoltura biologica e biodinamica.
Comune di Urbino, ente locale, territoriale ed
autonomo situato nella provincia di Pesaro-Urbino;
Asteria srl, Isituto per lo Sviluppo Tecnologico e la
Ricerca Applicata.
16
L’obiettivo principale del progetto LIFE Ambiente
SAPID, anche alla luce di un quadro giuridico tuttora in
evoluzione, è studiare tutte le migliori strategie di
preservazione di identità e di prevenzione della
contaminazione accidentale dei prodotti agricoli da
parte di materie prime derivanti da organismi
geneticamente modificati (OGM).
Il progetto individua due linee di attività:
Garantire la coesistenza di modelli agricoli
diversi, attraverso la definizione di PIANI DI
COESISTENZA concretamente attuabili a livello
regionale, e che per essere applicabili richiedono
una conoscenza specifica delle problematiche
relative: - per un verso alla valutazione dei flussi
genici e dei rischi derivanti e - per l’altro alla
possibilità concreta di separazione continua dei
prodotti per prevenire il rischio della
contaminazione accidentale.
Preservare l’identità delle produzioni, attraverso
l’adozione di SISTEMI DI PREVENZIONE E
PROTEZIONE DEL RISCHIO, sviluppati sulla base
del metodo Haccp già applicato con successo
nell’industria alimentare per minimizzare tutti i
potenziali pericoli associati al consumo di alimenti
potenzialmente inquinati o nocivi per la salute
umana.
Gli strumenti operativi che il progetto LIFE SAPID ha
utilizzato per raggiungere l’obiettivo, sono:
1.
individuazione dei principali punti critici della
coesistenza OGM / NO OGM nelle filiere
agroalimenatari della regione Marche;
17
2.
3.
4.
5.
6.
definizione di strumenti giuridici, amministrativi e
tecnici utili alla elaborazione di Piani di
Coesistenza, da parte degli enti pubblici;
definizione di metodi e disciplinari di Identity
Preservation delle produzioni agricole NO OGM, a
livello aziendale;
sperimentazione e validazione degli strumenti
individuati su filiere rappresentative;
formazione degli operatori interessati alla
preservazione di identità in merito alle tecniche,
ai metodi ed ai sistemi per attuare questo
orientamento di garanzia verso il consumatore e di
valorizzazione delle produzioni;
formazione degli operatori demandati ai controlli
sulla coesistenza in merito alle problematiche
tecniche, alle criticità ed alle migliori strategie per
rendere applicabili i piani di coesistenza,
consentendo la libera scelta produttiva degli
imprenditori agricoli e dei consumatori.
L’attività realizzata nel corso del progetto ha dimostrato
che nella regione Marche esistono motivi di ordine
morfologico, logistico, strutturale ed economico che
rendono complessa e costosa l’implementazione di
una preservazione di identità integrale (contaminazione
con OGM al di sotto della soglia di rilevabilità delle
tecniche di laboratorio), a meno che non vengano
garantite alcune condizioni:
netta separazione spaziale delle produzioni OGM e
non OGM. La morfologia del territorio marchigiano,
le condizioni climatiche con riferimento ai venti ed
alle temperature, le strutture obsolete delle filiere
non permettono una contiguità delle produzioni
OGM e non OGM;
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le produzioni ottenute con la garanzia della non
contaminazione devono essere riconoscibile dal
consumatore. Allo stato attuale non esiste una
normativa europea o italiana che tuteli l’OGM free,
come invece avviene in Germania;
i prodotti OGM free devono permettere un
miglioramento del reddito dei produttori, che in tal
modo sono stimolati ad un maggior utilizzo dei
sistemi di autocontrollo e di certificazione.
Pertanto obiettivo principale del progetto nella fase
terminale è stato l’individuazione di una strategia che
potesse realizzare le condizioni sopra elencate. Tale
lavoro ha portato alla definizione del “Distretto OGM
free”: un’area sulla quale applicare i principi di Agenda
21, per arrivare alla definizione di una moratoria
sottoscritta da tutti gli stakeholder locali sulla
coltivazione, commercializzazione e utilizzazione degli
OGM.
In Italia attualmente non ci sono specie OGM
iscritte nell’elenco nazionale delle sementi per
cui non è possibile la loro coltivazione su tutto
il territorio nazionale.
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Le domande più frequenti
1. Gli O.G.M. ridurranno la quantità di
fitofarmaci usati in agricoltura?
L’esperienza si basa sulla coltivazione in pieno
campo, negli USA e in altri paesi, di 10 – 12
anni dei primi due prodotti geneticamente
modificati: il Mais BT – resistente alla piralide
(piccola farfalla parassita del granoturco) grazie al
gene del bacillus thuringiensis (batterio tossico per
la piralide e tutte le farfalle diurne) e la Soia
HT resistente al glifosate (diserbante totale
commercializzato dalla stessa ditta
produttrice della semente O.G.M.) con il
gene della resistenza, isolato da una
mutazione prodotta in natura. Da tale
esperienza risulta un aumento dell’uso
di fitofarmaci dovuto a diverse
motivazioni.
20
Il Mais BT è stato coltivato, fin dalla sua
introduzione, seguendo specifiche Linee
Guida fornite dalle ditte produttrici allo scopo di
ritardare l’insorgenza di ceppi di piralide resistenti
al Bacillus thuringiensis. Queste prescrizioni
prevedono la coltivazione a fianco del mais BT del
20 – 50% di mais non OGM per permettere la
sopravvivenza della piralide. Essendo però il
problema della piralide limitato per quei tipi di
agricolture rispetto ad altri insetti e patogeni, l’uso
dei fitofarmaci non ha subito grosse riduzioni.
Nella quantità di prodotti usati non vengono
comunque conteggiate le piante di mais BT che
producono esse stesse, in maniera costituzionale,
il fitofarmaco, anche se si tratta di una
endotossina naturale.(5)
(5) Ricerche sugli OGM in agricoltura – Lavori in corso INRAN e
MIPAF 05/10/2004 – Roma
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È notizia recente (febbraio 2008), la scoperta da
parte di un gruppo di ricercatori dell’Università
dell’Arizona, di una larva di farfalla (Helicoverpa
zae) resistente al Bacillus thuringiensis capace di
attaccare il cotone BT. Nell’arco di pochi anni la
natura è riuscita ad annullare le risorse profuse
dalle multinazionali per “combattere” uno dei
principali problemi della coltivazione del cotone.
La scoperta, se confermata, oltre che richiedere
un nuovo impegno da parte dell’industria biothec,
per sostituire le sementi non più resistenti al
parassita, ha reso inutilizzabile il Bacillus
thuringiensis, strumento ampiamente utilizzato
nell’agricoltura integrata e biologica.
La soia HT è stata coltivata senza seguire
particolari accorgimenti cosicché, ad un
costante utilizzo di glifosate, ha fatto
riscontro la comparsa in 15 contee
dell’Indiana (USA) di infestanti resistenti
all’erbicida. Conseguenza di ciò è la
perdita di efficacia dell’OGM prodotto, e la
necessità di ricorrere ad altri erbicidi o di
aumentare le dosi dello stesso glifosate.(6)
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(6) Ricerche sugli OGM in agricoltura – Lavori in corso
INRAN e MIPAF 05/10/2004 – Roma
2. L’uso di OGM in agricoltura provocherà un
aumento dell’erosione genetica?
Il mantenimento della biodiversità è da sempre
considerato fattore di equilibrio, di stabilità di
fronte ad eventi straordinari e di sviluppo per
l’ecosistema.
La continua erosione genetica che deriva da un
uso sempre maggiore delle varietà e razze
selezionate e l’abbandono delle varietà locali, con
l’introduzione delle piante OGM, subirà una forte
accelerazione, date le presunte maggiori rese o
resistenze ai parassiti, che le faranno preferire
dagli agricoltori.
3. La coltivazione di OGM provocherà un
aumento dei contenziosi?
Dal 1980 negli Stati Uniti e dal 1998 in Europa chi
brevetta un gene e lo inserisce in una pianta
riscuote delle “royalties” (diritti di proprietà,
sovrapprezzi, tasse) su tutte le piante e i semi che
deriveranno da questa.
Sono a tutt’oggi oltre 180 gli agricoltori che in
USA sono stati portati in giudizio da una
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multinazionale sementiera per aver violato le
norme contrattuali sulla proprietà intellettuale.
Emblematico è il caso di un’azienda canadese
con il seme “contaminato” dalla coltura OGM
coltivata nei campi circostanti (colza Roundup
Ready - resistente al diserbante Roundup),
condannata a pagare un risarcimento alla ditta
produttrice del seme OGM.
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4. La coltivazione di OGM
provocherà un aumento dei costi?
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE),
operante presso la Commissione europea, nel
2004 ha pubblicato un Parere su “La coesistenza
tra colture geneticamente modificate,
convenzionali e biologiche” dal quale risulta un
sicuro aumento dei costi di produzione fino al 50
% per le coltivazioni
convenzionali o
biologiche nelle aree
dove queste saranno
coltivate a fianco di
colture OGM.
L’aumento dei costi a
carico dell’agricoltore
convenzionale o
biologico deriverà
soprattutto dall’utilizzo
dei mezzi tecnici di
produzione, oltre che dai
controlli e dalle analisi
sulle produzioni che sarà
necessario fare per
garantire al consumatore
il prodotto esente da
OGM.
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Conclusioni
La Regione Marche proseguirà nelle ricerche sugli
effetti ambientali oltre che sanitari degli OGM al
fine di portare giustificazioni valide per la scelta di
territorio OGM – free, cercando anche dei percorsi
innovativi alternativi alle attuali tecniche di
manipolazione genetica che rispondano alle reali
esigenze della nostra agricoltura.
Confermando il proprio impegno per mantenere la
regione al di fuori delle coltivazioni OGM, in
sintonia con quanto manifestato da circa la metà
delle amministrazioni comunali, si avvia una
campagna di sensibilizzazione per raccogliere, in
accordo con la Raccomandazione 2003/556/CE,
le volontà degli agricoltori in merito alla non
coltivazione di OGM nei propri terreni, attraverso
dichiarazioni volontarie, permettendo così di
ratificare anche formalmente a livello comunitario
quanto richiesto dai consumatori marchigiani.
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Pubblicazione - Regione Marche Agricoltura