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Voci dal Sud
Anno VI° nr. 12 Dicembre 2010
w w w . s o s e d . eu
Voci dal sud
... ai quattro venti
Periodico di attualità, storia e cultura
Rassegna stampa dai mass media regionali
Anno VI° - n. 12 Dicembre
2010
OMAGG IO
Euro 1,55
Ancora una giovanissima
scomparsa nel nulla!
Atleta di 13 anni scompare uscendo
dalla palestra a Brembate di Sopra
servizio a pagina 33
Voci dal Sud
... ai quattro venti
Periodico indipendente di Attualità, Storia
e Cultura
Rassegna stampa dai mass media
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nr. 01/05 (fasc. 183/05) del 28/4/2005-2/05/2005
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S o m m a r i o Dicembre 2010
E d i t o r i a l e : di Franz Rodi Morabito
Pag 5 - Offrire al mercato quello che chiede e non viceversa, ma ... est modus in rebus!
Elezioni comunali a Rosarno
pag. 6 - Tripodi e Saccomanno al ballottaggio per il nuovo Sindaco della Città pianigiama
pag. 7 - Risultati dopo iI 1° turno
pag. 8 - Saccomanno choc! Basta, troppi veleni, accuse ed offese personali, mi ritiro dal
ballottaggio del prossimo 12 Dicembre
pag. 9 - Elisabetta Tripodi dal palco lancia la sfida sui programmi ed invita l’avversario a
desistere e confrontarsi
pag. 10 - Marcia Indietro: Saccomanno non si ritira e continua la sua corsa a Sindaco!
pag. 11 - Cosa chiedono gli agricoltori a chi sarà il nuovo Sindaco? Aspettative, speranze
e proposte
pag. 12 - Auto piomba su un gruppo di ciclisti domenicali: sette morti
Alluvione
pag. 13 - I veneti possono dirlo (e farlo) ai calabresi non è concesso pena incorrere nel
reato di
“disubbidienza civile”!
pag. 13 - Basta! non paghiamo le tasse!
Agricoltura
pag. 14 - L’olio extravergine d’oliva compie cinquant’anni ma la sua produzione in Calabria
rischia di scomparire
Alimentazione
pag. 15 - Gli insaccati: sappiamo cosa compriamo?
Iniziano a spirare venti dal Sud
pag. 16 - nizia da Lametia Terme il riscatto del Sud?
pag. 17 - Comincia a spirare “il vento del Sud
pag. 18 - Rifiuti in Calabria:
anche qui è emergenza!
pag. 19 - Energia alternativa: cosa succede
in Calabria?
Inizia la concorrenza per Trenitalia
pag. 20 - Arenaways, debutta il suo primo treno privato!
pag. 21 - A dare il fischio di partenza al convoglio la giovane siciliana Laura
... continua a pagina successiva
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Voci dal Sud
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pag. 22 - Trenitalia continua ad operare soppressioni di treni al Sud e le Ferrovie regionali sono
fatiscenti
Sports nuovi
pag. 23 - Giulia Cavallaro, studentessa 19enne di Pizzo Calabro sulla vetta euoropea del Kickboxing
pag. 23 - Cosa è il Kickboxing ?
pag. 24 - Addio maestro Pregadio
pag. 25 - Non sempre manca il lavoro, spesso manca quello che ci piacerebbe fare!
pag. 26 - «Non confondere grecanici e grecofoni» - Le “lingue minori”
pag. 27 - ... la foto del giorno : Se cambi lingua i significati sono molto diversi!
Archeologia
pag. 28 - A Reggio Calabria in zona Duomo calpestiamo ogni giorno stupendi mosaici!
La nostra storia
pag. 29 - La nave di Nino Bixio giace ancora sul fondo del mare di Melito P.S.
pag. 30 - 150 anni addietro l’Italia è nata dalla rapina del Sud
pag. 32 - Il Tribunale di Brescia ordina al Sindaco di Adro (leghista) la rimozione dei simboli del
partito dai locali della scuola pubblica comunale
I grandi misteri italiani
pag. 33 - Una bambina di 13 anni sparita nel nulla a Brembate il 26 u.s. - I Cani segugio seguono
la pista fino ad un cantiere edile
Calabresi con la “C” maiuscola
pag. 34 - Pina Amarelli, prima donna Cavaliere del Lavoro per l’imprenditoria
pag. 35 - Cilea, una passione innata per la composizione in un’epoca difficile
pag. 36 - Cilea: genio e gentiluomo!
Arrivederci al prossimo mese
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Editoriale
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Offrire al mercato quello che
chiede e non viceversa, ma ...
est modus in rebus!
Fr a n z R o d i - M o r a b i t o
Se “il mercato” del popolo dei consumatori dei mass media chiede alcuni argomenti ed alcuni filoni, è giusto che chi eroga (chi produce,
gli editori) diano loro quello che viene chiesto e desiderano.
Tuttavia attenzione a non sconfinare nella morbosità da parte del pubblico e nella cannibalizzazione da parte degli editori.
E’ successo, purtroppo molte volte, troppe diciamo, e solo per citarne
alcuni a campione quando vi fu l’omicidio del bambino della Franzoni
... e del piccolo Tommaso ... ed ultimamente con quello di Sarah Scazzi e
rischia di succedere altrettanto per Yari Gambirasio.
Si sta scatenando da parte del pubblico un raptus morboso e le TV
stanno cadendo nel solito tranello di offrire quello che morbosamente la
gente chiede.
A parte che l’eccesso di curisità è una palese mancanza di rispetto per
la vittima, a parte che oltre ai morti vi sono coloro che sopravvivono (i
familiari) e non possono gradire una cannibalizzazione delle intimità dei
propri sfortunati congiunti, a parte che le Autorità di Polizia hanno bisogno di calma e tempo per stabilire iters investigativi alla ricerca della
verità e del colpevoe, mantre la fretta che l’opinione pubblica mette in
essere con il proprio comportamento, spesso, finisce per danneggiare
l’indagine e si finisce per trovare “un colpevole” invece de “il colpevole”.
I mass media hanno il dovere-diritto di acquisire notizie per informare
l’opinione pubblica, ma sempre più si creano Tribunali paralleli che finiscono per assolvere o condannare SOLO in base ad elemti appresi dalla
stampa.
Che dire poi dei colleghi giornalisti? oggi si improvvisano tutti inquisitori ed opinionisti, mentre dovrebbero solamente prendere la notizia e
riportarla senza apporti di convincimenti personali o conclusioni affrettate.
Ed allora, amici miei, rientriamo tutti nei nostri ranghi di competenza
e ciascuno di noi faccia con precisione e solerzio il proprio dovere, svolgiamo il proprio compito lasciando a chi è preposte a tal fine, lo svolgimento dei fatti e la ricerca della verità.
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ROSARNO
elezioni
Tripodi e Saccomanno al
ballottaggio per il nuovo
Sindaco della Città pianigiama
Ritardi nello svolgimento degli scrutini a causa del “voto disgiunto” - Sia le
votazioni che gli scrutini si sono svolti in un clima sereno
Giuseppe Lacquaniti - Gazzetta del Sud
Saranno Elisabetta Tripodi (46,5% dei voti) e Giacomo Saccomanno (40,2%) a contendersi la carica di
Sindaco nel ballottaggio del 12 e 13 dicembre prossimi.
Il terzo contendente, Raimondo Paparatti del Pdl si
è fermato al 13%.
Dovrebbero essere queste le percentuali più o meno
definitive, quando mancano da scrutinare 200 schede
oggetto di contestazione nei vari seggi (n.d.r.: l’articolo si riferisce alla tarda serata del giorno 29
Novembre).
Le urne si sono chiuse in modo del tutto regolare
alle ore 15.
I votanti sono stati 8.528 (4.151 maschi e 4.377
femmine), pari al 67% degli aventi diritto al voto, con
un calo di 5 punti rispetto alle comunali del 2006.
Elisabetta Tripodi ha conquistato la pool position con
il sostegno di 4 liste di centrosinistra (Pd, Sinistra per
Rosarno, Agorà, Il Centro per Rosarno), mentre Giacomo Saccomanno si è piazzato al secondo posto grazie al sostegno di 4 liste civiche di centrodestra (Patto
di Solidarietà, Città del Sole, Svegliati Rosarno Indipendenti azzurri, Nuovi orizzonti).
La Tripodi ha dichiarato la sua soddisfazione per il
risultato conseguito e manifesta la speranza che i cittadini la sostengano nel turno di ballottaggio.
“Ringrazio tutta la coalizione per l’apporto che
mi ha offerto, premiando in tal modo anche la presenza dei partiti politici”.
A parere di Saccomanno, si tratta di un risultato
“che ha una grande valenza politica, perché
espressione di quella parte consistente di elettori
che chiedono un cambiamento radicale ed un’inversione di tendenza per fare uscire la città dalla
condizione di degrado in cui attualmente si trova”.
Questa tornata elettorale conclude il periodo di
commissariamento straordinario, durato 25 mesi, dopo
che nell’ottobre 2008 il Comune venne sciolto per
condizionamenti mafiosi.
I Commissari (Domenico Bagnato, Francesco
Campolo e Rosario Fusaro) hanno dovuto fronteggia-
re la rivolta dei migranti africani nel gennaio del 2010,
una vicenda che portò Rosarno all’attenzione del
mondo, elevandola, a torto, ad emblema di cittadina
del profondo Sud, segnata da atavici malesseri sociali
ed economici.
Elisabetta Tripodi, 44 anni, laureata in giurisprudenza all’Università di Pavia, è la prima volta che si cimenta in politica.
Segretario comunale dal 1994, abilitata all’esercizio della professione di avvocato e per l’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche.
Segretario generale di seconda classe presso i comuni di Rizziconi e San Ferdinando.
Precedentemente ha operato in Lombardia (19941999) a Cadrezzate e Osmate, ed ha ricoperto l’incarico di Direttore del Consorzio Lago di Monate
(Varese).
E’ poi rientrata in Calabria, svolgendo le funzioni di
segretario comunale a Molochio, Terranova S. M.,
Varapodio, San Pietro di Caridà. E’ stata docente in
corsi di preparazione ai concorsi di segretario comunale.
Infine, ha concluso il praticantato notarile.
Giacomo Saccomanno, 55 anni è stato già sindaco
della città nel biennio 2003-2005 con il sostegno di
Forza Italia e una coalizione di partiti di centrodestra.
Avvocato patrocinante in Cassazione e dinanzi alla
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Relatore in oltre
160 convegni giuridici e scientifici.
Socio fondatore e consigliere della Fondazione
antimafia “Antonino Scopelliti”, ha supportato molteplici parti civili in processi di mafia e di difesa dell’ambiente.
È componente del comitato esecutivo della sezione
Calabria della “Court Europeenne d’Arbitrage de
Strasbourg”; vice presidente nazionale della Fiaba
(Fondazione Italiana per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche).
Giornalista pubblicista, ha al suo attivo numerose
pubblicazioni.
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ROSARNO
elezioni
Risultati dopo iI 1° turno
Candidato a Sindaco Elisabetta Tripodi voti 3907
Candidato a Sindaco Elisabetta Tripodi voti 3377
Candidato a Sindaco Raimondo Paparatti voti 1115
Gruppo facente riferimento a Tripodi
voti 1726
voti 380
Il più votato
Il più votato
Francesco Bonelli 143
Michele Fabrizio 228
voti 702
Il più votato
voti 1127
Il più votato
Teodoro De Maria
Antonino Ascone (det(detto Totò) 248
to Toni) 157
Gruppo facente riferimento a Saccomanno
voti 542
voti 1421
Il più votato
Il più votato
Rosanna Careri 102
Domenico Rizzo 215
voti 723
voti 678
Il più votato
Il più votato
Pasquale Aldo Borgese
Paolo Francesco Carroz186
za 206
Gruppo facente riferimento a Paparatti
voti 1026
Il più votato
Agostino Barone 175
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ROSARNO
elezioni
Saccomanno choc!
Basta, troppi veleni, accuse ed offese
personali, mi ritiro dal ballottaggio del
prossimo 12 Dicembre
Il trainer intende stroncare il fiume di fango che viene riversato da una testata
telematica con firma di una giovane articolista con pesantissime affermazioni sui
suoi candidati e che insozzano anche le loro famiglie - Oltre che recarsi dal
Prefetto di Reggio ha sporto diverse querele contro la testata e l’articolista.
Mariasole Dalmonte
Era una campagna elettorale iniziata all’insegna della correttezza anche se non priva di durezza e decisione da parte dei
tre candidati a Sindaco del Comune di questa martoriata Città della Piana.
E’ chiaro che ognuno stesse combattendo la propria battaglia, ma niente faceva prevedere che il tutto sarebbe sfociato
in un fiume di fango, come lo ha definito l’avv. Giacomo Saccomanno, che ha travolto tutti, vincitori e vinti (parziali al
primo turno) e che ci si aspettava proseguisse anche con i ballottaggio del prossimo 12 dicembre.
Improvvisamente sulla testata telematica www.malitalia.it appare un durissimo articolo a firma di Angela Corica che
senza peli sulla lingua riversa fiumi di affermazioni (tutte da verificare, ma tocca all’autorità giudiziaria farlo) sui vari
candidati delle quattro liste che hanno sorretto Saccomanno.
Nomi, cognomi, parentele ed affinità dei candidati con elencazione di reati e condanne nonchè di parentele con boss
mafiosi!
Nell’articolo si dice a chiare note che le liste sono farcite di appartenenti alla ‘ndrangheta, direttamente o inderettamente,
e si scomodano anche flirt fra ragazzi (è citato il figlio del farmacista Borgese che fila, dice la Corica, con la figlia del noto
Marcello Pesce).
Francamente il tono dell’articolo ci appare immeditamente poco etico ed affatto professionale dal momento che la
Legge Italiana presume l’innocenza fino a prova contraria per cui non capiamo come la Corica abbia potuto in proprio
esperire i tre gradi di giudizio necessari per giungere a sentenza definitiva passata in giudicato.
Qui di seguito l’articolo di Domenico Mammola per Calabria Ora che riporta quanto affermato da Saccomanno nella
conferenza stampa indetta per notificare la sua decisione di abbandonare la corsa.
Giacomo Saccomanno annuncia il suo ritiro dal ballottaggio, creando scompiglio e incredulità nell’universo politico cittadino, ad appena dieci giorni dal voto. Il candidato delle 4 liste civiche ha tenuto una conferenza stampa, dai
toni evidentemente cupi e amari, nella quale ha spiegato il
perché di questo gesto tanto clamoroso, quanto inaspettato. «Non c’è la serenità per proseguire questa campagna elettorale - ha detto Saccomanno - si è innescato,
poco prima del voto, un gioco al massacro su molti miei
candidati, accuse e illazioni da parte di alcuni giornali
che hanno tentato di mettere in discussione la loro
onorabilità, al solo fine di avvelenare il clima». Sotto
accusa un giornale online ed un foglio nazionale, nei cui
articoli appaiono nomi dello schieramento di Saccomanno
e presunti collegamenti a cosche locali e presenze nell’amministrazione sciolta.
Notizie che hanno certamente fatto montare un clima
pesante, con accuse e repliche che hanno sconvolto tutti
gli schieramenti, anche quello di centrosinistra di Elisabetta Tripodi, che il Pdl di Raimondo Paparatti. E il fatto che al
centro delle cronache siano finiti candidati molto vicini,
anche affettivamente a lui, hanno portato Saccomanno ad
una decisione drastica. A dividersi la scena c’erano anche
Aldo Borgese, farmacista e presidente cittadino
dell’antiracket candidato e futuro consigliere del “Patto di
solidarietà”, e Rosanna Careri, imprenditrice e futura consigliere di “Città del sole”. Entrambi hanno condiviso l’amarezza del momento e denunciato il clima. Sul banco degli
imputati, tuttavia, è salito anche il centrosinistra, reo di non
essersi dissociato dagli articoli pubblicati, sebbene la Tripodi nell’ultimo comizio avesse espresso solidarietà pro-
prio a Borgese e ripetuto con forza 1’estraneità della sua
coalizione da un clima di veleni e tensioni.
«Ho dato mandato ai miei legali di intervenire - ha
aggiunto Saccomanno - ma il fango è proseguito. Ho presentato nuove querele indicando che anche nel
centrosinistra ci sono persone discutibili. Avevo chiesto
al Pd di dissociarsi da quelle accuse, ma ciò non è avvenuto. Quello che sta accadendo è un gioco al massacro
che colpisce la città». Alcuni supporter del centrosinistra,
secondo Saccomanno, avrebbero veicolato gli articoli, oggetto della reprimenda. E, anche per questo motivo, l’ex
candidato del “Patto” ha chiesto «alla Magistratura, alla
Prefettura e alle Forze dell’Ordine di fare giustizia sul
fango che ci è stato buttato addosso. Noi siamo contro la
‘ndrangheta, lo abbiamo detto nei comizi e lo abbiamo
scritto nel nostro programma».
Tutto questo avviene in un momento in cui si profilava
la mini campagna elettorale per la poltrona più importante
di Palazzo San Giovanni. Un ballottaggio - comunque in
programma domenica 12 e lunedì 13 prossimi - che arrivava
dopo un primo turno in cui la Tripodi era davanti con il
46,596 (3907 voti) e Saccomanno al 40,296 (3377 voti) ed in
ballo c’erano ancora i voti del Pdl, uscito al primo turno.
Proprio a questo proposito, Saccomanno ha ringraziato
«gli elettori che hanno creduto nel progetto mandandoci
oltre il 4096 delle preferenze, ma anche grazie a La Destra e al Pdl regionale che hanno comunicato il loro appoggio elettorale». E adesso un clima di grande incertezza, soprattutto all’interno della coalizione di Saccomanno,
il quale - con sincera apprensione - ha deciso di compiere
un passo clamoroso e, salvo eventi eccezionali, definitivo.
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ROSARNO
elezioni
Elisabetta Tripodi dal palco lancia la
sfida sui programmi ed invita
l’avversario a desistere e confrontarsi
do. ma. - Calabria Ora
Elisabetta Tripodi, candidata al ballottaggio per la
carica di sindaco di
Rosarno, ringrazia gli elettori per i voti accordati - il
46,59 delle preferenze - e
non entra a piedi uniti nella
“questione Saccomanno”.
Il suo avversario al ballottaggio - staccato al primo turno di 530 voti e 6,39 aveva appena annunciato
alla stampa la sua intenzione di ritirarsi dalla corsa,
prima che lei prendesse la
parola in piazza Valarioti.
«Penso che l’avvocato
Saccomanno, che pare abbia l’intenzione di ritirarsi, cosa tecnicamente
impossibile, farebbe bene
ad andare avanti e
confrontarsi serenamente
sui programmi».
Altro non ha aggiunto, ma tante altre parole sono state
espresse nei confronti dell’elettorato che, in questa prima
fase l’ha premiata.
«Non abbiamo vinto nulla - ha ribadito - ma devo ammettere che non mi aspettavo così tanti consensi ed è per
questo che sono emozionata più della prima volta che vi
ho parlato.
Mi avete emozionato voi, con i vostri voti.
E’ un segnale di coraggio da parte dell’elettorato, e
quindi io vi chiamo ancora una volta a mantenere dritta
la rotta verso il cambiamento, e chiedo il voto anche a chi
non ci ha votato, io sono certa che possiamo stabilire un
nuovo rapporto di fiducia, senza intermediari, senza voglia di andare ad occupare le poltrone.
In un periodo in cui si parla di mafia e ‘ndrangheta,
problemi assolutamente reali della città, bisogna dire che
nocivo è stata anche la gestione amministrativa di chi ha
badato solo ai propri interessi.
Io vi prometto un’Amministrazione trasparente, un
Comune come casa di vetro, dove non esistono intoccabili,
ma gente al servizio della città».
Parole al miele per Stefania Mancuso, segretaria del Pd,
«un’amica vera, che ha onorato al meglio il suo ruolo di
tenere unite le anime della coalizione, e che ha mostrato
grande forza nel superere gli ostacoli.
Vi prometto che non vi deluderemo».
La segretaria dei democratici è stata altrettanto fiduciosa,
rimarcando il «grande risultato del Pd in una cornice di
una coalizione forte, coesa e democratica.
La gente ci ha premiati per la capacità che abbiamo
avuto di metter in campo una coalizione credibile, un’alternativa forte e apprezzata».
Sul palco anche Giuseppe Scandinaro, rappresentante
della Sinistra per Rosarno, convinto che la città «è ad un
passo del cambiamento.
La sinistra ha raccolto risultati grazie ad un’attività
costante sul territorio, come punto di riferimento, cinghia di trasmissione nella società.
Noi siamo per la città portatori di valori sempre attuali, idee necessarie alla tutela dei lavoratori che oggi ne
hanno ancora bisogno, altro che idee superate dalla storia.
Grazie alla contrada Bosco che ha deciso di cambiare.
Noi le elezioni le vogliamo vincere non per interessi
personali, ma per l’amore di questa città.
Siamo rimasti coerenti e fermi anche all’opposizione e
questo è un segno d’amore».
Francesco Bonelli, di Agorà, ha ringraziato gli elettori e
ribadito che la sua lista «è coraggiosa, composta di gente
che non ha mai fatto politica e se vinceremo avremo un
seggio in Consiglio.
Il cambiamento è quasi compiuto, dateci una mano».
Applausi anche per l’altra debuttante di Agorà, Francesca Donato che ha chiesto ai cittadini di «continuare a
fidarvi di noi; avremo l’obbligo di dimostrare che abbiamo meritato la fiducia.
Siamo coesi, tutti stretti intorno a Elisabetta, e questo
è un segno evidente, senza condizionamenti, al fianco di
una persona coerente che non scende a compromessi».
Il centrosinistra riparte dalla piazza, dalla gente con la
voglia di arrivare in fondo.
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ROSARNO
elezioni
Marcia Indietro: Saccomanno
non si ritira e continua la sua
corsa a Sindaco!
I comizi dei due avversari al ballottaggio hanno ridato linfa alla
campagna elettorale
Giuseppe Lacquaniti - Gazzetta del Sud
Rosarno - Una giornata convulsa quella di ieri, dopo
l’annuncio del ritiro dalla campagna elettorale dell’avv.
Saccomanno, che in serata, «prendendo atto – come
egli ha comunicato nel corso del comizio – degli attestati di stima pervenutimi da numerosi esponenti politici calabresi, della grande attenzione posta dalle autorità al gravissimo problema che ho sollevato e soprattutto del commosso abbraccio di molti miei elettori, che mi hanno scongiurato di non mollare, ho deciso
di proseguire la battaglia elettorale».
Ferma restando la sua determinazione «a lottare
perché la macchina del fango non travolga i cittadini
onesti che credono ancora nel valore dell’impegno
politico».
D’altronde la volontà di gettare la spugna, come
sottolineato dalla “Gazzetta”, si sarebbe concretizzata
qualora non fossero arrivate rassicurazioni.
Determinante nella decisione di Saccomanno, pare
siano state anche pressioni istituzionali che si sono
messe in moto per evitare di rendere ancor più incandescente l’atmosfera elettorale in una cittadina attraversata da profondi malesseri sociali.
Nella giornata di ieri è intanto arrivato il sostegno
politico a Saccomanno da parte de “La Destra”, che
nel primo turno elettorale si era schierata accanto al
Pdl dell’avv. Paparatti.
A siglare l’accordo sono stati Rocco Dominici, responsabile area tirrenica del partito di Storace e l’on.
Limido, responsabile regionale.
Il patto allarga la coalizione, ma Saccomanno aspetta
il via libera del governatore Scopelliti per rafforzare
ancora di più la sua coalizione, nella speranza di recuperare il distacco che lo separa dalla sua avversaria.
Numerosi cittadini hanno espresso l’auspicio di uscire dal tunnel dei veleni, alzando il livello del dibattito
elettorale.
Il confronto va fatto sui programmi e sulle idee e
deve restare incanalato, anche quando lo scontro è
duro, nell’alveo della corretta competizione democra-
tica.
Rosarno è attraversato da una crisi profonda e necessita di cure efficacissime, che una classe politica
valida deve sapere indicare ai cittadini, nel momento
in cui si va alla conquista del loro consenso.
Per quanto riguarda la candidata del centrosinistra
Elisabetta Tripodi, da registrare il comizio tenuto in
piazza Valarioti, nel corso del quale ha evitato di polemizzare con Saccomanno, preferendo piuttosto ringraziare gli elettori per il sostegno accordato alla sua
coalizione.
Ha detto di sentirsi emozionata, più della prima volta, per avere ricevuto tanti consensi ed ha invitato gli
elettori che non li hanno dati a farlo, per rendere concreta la possibilità di portare a compimento un programma valido per la rinascita della città.
Ha condannato, come fatto nocivo alla città, la
conduzione amministrativa di coloro che hanno badato esclusivamente ai propri interessi.
La candidata del centrosinistra ha promesso di trasformare il Municipio in una casa di vetro, «dove non
esistono intoccabili, ma gente al servizio della città».
A dare manforte alla Tripodi, ha preso la parola
Stefania Mancuso, coordinatrice cittadina del Pd, che
ha rimarcato come il sostegno avuto dalla cittadinanza attraverso il voto abbia premiato una coalizione
forte, coesa e democratica, che si è dimostrata credibile ed in grado di rappresentarsi come alternativa forte
ed apprezzata.
Per Giuseppe Scandinaro, rappresentante della Sinistra per Rosarno, la città «è ad un passo dal cambiamento». Sulla stessa lunghezza d’onda, Francesco
Bonelli, capolista di Agorà, che chiede agli elettori di
dare una mano perché il cambiamento diventi realtà.
Comunque vada, a parte le “deviazioni” polemiche,
le elezioni amministrative hanno segnato il ritorno a
una partecipazione democratica che da tempo non si
registrava a Rosarno.
Voci dal Sud
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Cosa chiedono gli agricoltori a
chi sarà il nuovo Sindaco?
Aspettative, speranze e proposte
Parlano il decano degli agricoltori, il presidente della Pro Loco e il
coordinatore della consulta giovani
Carmen Lacquaniti - Gazzetta del Sud
ROSARNO - La competizione elettorale, specie
per il fatto che interviene dopo due anni di
commissariamento straordinario, segnati da vicende
che hanno portato Ro-sarno alla ribalta internazionale, costituisce l’occasione per verificare se esistono
le condizioni perché la Città imbocchi un percorso virtuoso, voltando le
spalle a tutto ciò che di negativo ha
contrassegnato una delle fasi più difficili della sua storia.
Lasciando da parte i personaggi
principali della contesa politica, abbiamo voluto sentire da alcuni protagonisti della vita cittadina, le loro opinioni, al di là delle preferenze politiche, su cosa si aspettano dai nuovi
inquilini che andranno a prendere possesso di Palazzo San Giovanni.
Ai nostri interlocutori abbiamo chiesto di indicarci quali sono le loro reali
aspettative e quali, dal loro punto di
vista specifico, i problemi che i nuovi
amministratori dovrebbero affrontare.
Per Franz Rodi Morabito, decano degli agricoltori pianigiani,
«innanzitutto l’Amministrazione
deve impegnarsi nella promozione
dell’immagine di Rosarno per riguadagnare la stima dell’opinione
pubblica nazionale.
Sono molti, infatti, i produttori e
i commercianti che hanno creato
delle sedi secondarie in paesi vicini
per non far arrivare sui mercati i
prodotti con il marchio “Rosarno”.
Questo per non ingenerare la sensazione negli acquirenti che comprando i prodotti provenienti dalla
nostra città si sia conniventi con
schiavisti e negrieri».
In secondo luogo, per Rodi Morabito «l’amministrazione dovrebbe aiutare gli agricoltori a
valorizzare i propri prodotti supportandoli anche
nella ricerca dei mercati e deve dialogare anche
con altre istituzioni per aprire nuovi mercati e
permettere di spuntare prezzi più alti senza essere “assoggettati” alla volontà, o meglio, alla
“cupidigia” di pochi commercianti che speculano sui nostri prodotti».
Pasquale Papaianni, presidente dell’Assemblea
della Consulta giovanile, che riunisce tutte le associazioni e agenzie culturali della città, ritiene che «la
nuova amministrazione debba
innanzitutto ascoltare le idee e i
progetti maturati all’interno del
mondo dell’associazionismo ed
entrare a farne parte con un contributo fattivo, considerato che per
la Consulta i prossimi mesi saranno molto importanti.
Il primo compito che ci attende
- prosegue Papaianni - è quello di
cercare di coinvolgere i 33 comuni
della Piana affinché anche loro costituiscano delle consulte giovani
da far aderire al grande progetto
di riunire le Consulte a livello nazionale.
Altro importante compito che
avremo è quello di preparare il terreno all’eventuale svolgimento di
un workshop anche sul nostro territorio da tenersi nel mese di luglio.
È naturale che tutto ciò lo potremo svolgere solo col supporto
di un’amministrazione attenta e
collaborativa».
Per il Presidente della Pro-Loco,
Luciano Gangemi, “una delle
priorità della nuova amministrazione dovrà essere il rilancio socioculturale del paese.
Essa dovrà essere in prima linea
su questo fronte come avviene in
molti paesi vicini.
Come Proloco abbiamo promosso una riunione tra diverse associazioni che operano attivamente a Rosarno per organizzare qualcosa per
animare le prossime festività natalizie, visto che,
a quanto ci è dato sapere, a tal fine non è stata
finora prevista alcuna somma in bilancio».
Voci dal Sud
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AnnoVI° nr. 12 Dicembre 2010
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sulla statale 18 in località Sant’Eufemia di Lamezia Terme,
in provincia di Catanzaro
Auto piomba su un gruppo di
ciclisti domenicali: sette morti
La vettura, guidata da un giovane marocchino, da anni residente in zona che gesisce un
negozio di pelletteria assieme alla famiglia ha sbandato per cause ancora da accertare.
Ci sono anche tre feriti gravi
da Corriere della Sera . it
MILANO - Tragedia senza precedenti sulla strada: sette ciclisti hanno
perso la vita e tre sono rimasti gravemente feriti in un incidente avvenuto in
tarda mattinata sulla statale 18, in località Marinella nei pressi di Lamezia Terme, in Calabria. Una Mercedes è sbandata - per cause ancora da accertare,
visto che le condizioni meteorologiche
erano ottime - ed è piombata su un gruppo di ciclisti che si stavano allenando.
Sette sono morti sul colpo. L’uomo alla
guida della Mercedes, un 21enne di origini marocchine, è stato arrestato con
l’accusa di omicidio colposo. È rimasto
ferito. Assieme a lui viaggiava anche un bambino, suo
nipote. Le condizioni dei tre feriti, ricoverati uno all’ospedale di Catanzaro e gli altri due all’ospedale di
Cosenza, sono gravi. Le condizioni dell’investitore e
del bimbo, invece, non destano preoccupazioni.
SOTTO L’EFFETTO DI DROGA - Domenica
era stato riferito che l’uomo alla guida della Mercedes
non aveva la patente perché ritirata. In realtà la patente gli era stata sospesa sette mesi fa per un sorpasso in curva, ma poi gli era stata restituita. L’equivoco, secondo quanto è stato detto dagli inquirenti, è
nato per il fatto che Elketani non aveva materialmente con sé il documento che è stato trovato, poi, dai
vigili urbani di Lamezia Terme a casa di una sorella, a
Gizzeria, dove anche il giovane vive e lavora come
commerciante all’ingrosso. La patente ovviamente gli
è stata ritirata nuovamente ieri, dopo la strage dei ciclisti. In più, dagli esami cui l’extracomunitario è stato
sottoposto dopo il ricovero in ospedale, è risultato che
al momento dell’incidente fosse sotto l’effetto di droga.
IL GRUPPO - I ciclisti travolti e uccisi facevano
parte di un gruppo amatoriale di Sambiase di Lamezia
Terme, legato alla palestra «Atlas»; tra le vittime ci
sarebbe anche il titolare della stessa struttura sportiva. Sul luogo dell’incidente sono ancora a lavoro i
carabinieri e gli operatori sanitari. Questi ultimi hanno
soccorso i tre feriti, in gravi condizioni, ricoverati d’urgenza all’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. Il più grave è stato poi trasferito a Catanzaro. Le
vittime sono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco
Stranges (51); Vinicio Pottin (47); Giovanni Cannizzaro
(58); Pasquale De Luca (35), Domenico Palazzo e
Fortunato Bernardi, dei quali non si conosce l’età. I
feriti sono invece Gennaro Perri, Fabio Davoli e
Domenico Strangis. Le vittime ed i feriti sono tutti di
Lamezia Terme.
LA DINAMICA - Secondo la prima ricostruzione
dell’incidente, una vecchia Mercedes condotta dal
marocchino, che viaggiava a velocità elevata, stava
effettuando un sorpasso quando ha incrociato fron-
talmente il gruppo di ciclisti, che viaggiavano in direzione opposta. L’uomo non ha avuto il tempo di frenare. Le conseguenze dell’impatto sono state quindi
devastanti.
LE TESTIMONIANZE - «Non pensate a me,
guardate invece come sta mio fratello» ha detto uno
dei ciclisti rimasti feriti ad uno dei primi soccorritori,
giunti sul posto, un automobilista di passaggio. «Mi
sono avvicinato a lui - ha raccontato Clemente
Folinazzo - e mi ha detto che aveva un forte dolore
alla schiena. Subito dopo mi ha detto che non era grave e di pensare al fratello. Non so dire, però, se il
fratello sia tra le vittime». Il ferito ha anche indirizzato i soccorritori verso il giardinetto di un’abitazione
che si trova lungo la statale 18 e dove è stato trovato
un altro ferito, scagliato dall’impatto ad una decina di
metri dal luogo dell’incidente. «Quando sono arrivato
- ha raccontato il testimone - ho notato il marocchino
col volto insanguinato che a piedi stava camminando
tenendo il figlio per mano». «Ho visto uno scenario
apocalittico - prosegue - neanche una bomba avrebbe fatto tanti danni. Ci sono stati alcuni automobilisti
che non ce l’hanno fatta per lo choc a scendere dall’auto
e
sono
tornati
indietro».
«Il ciclismo era la sua passione» dice invece piangendo lo zio di una delle sette vittime, Pasqualino De Luca,
travolte oggi da un’auto a Lamezia Terme. «Era un
ragazzo tranquillo - aggiunge - un lavoratore. Aveva
un negozio di computer, ma la bicicletta era la sua
passione».
CORDOGLIO DEL MONDO DEI CICLISTI
- Il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana,
Renato Di Rocco, insieme alla grande famiglia del
ciclismo italiano, si unisce al dolore dei familiari dei
ciclisti amatori vittime della strage avvenuta a
Sant’Eufemia di Lamezia Terme, esprimendo il più
sentito e profondo cordoglio. «La Federciclismo - aggiunge una nota - è vicina ai ciclisti che hanno riportato gravi conseguenze a causa del violento impatto».
Voci dal Sud
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Alluvione
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Basta! non paghiamo
le tasse!
L’enorme massa di acqua caduta dal cielo ha sommerso tutto e tutti
senza distinzione fra nord e sud, fra “operosa” padania e “sud
fannullone”!
La sola differenza è nel trattamento che lo Stato riserva ai due territori
che dovrebbero essere ambedue Italia Unita (!) operando vere e proprie
ingiustizie ai danni dal meridione ed in favore del nord est
Nessuno si cura dei danni in Calabria.
Facciamo come il Veneto alluvionato
Piero Sansonetti - Calabria Ora
Le immagini disastrose che giungono dal Veneto - con le case sommerse, le strade trasformate in
fiumi, gli sfollati - spingono chiunque alla solidarietà ed anche un pò alla rabbia, perché, si sa, i disastri
naturali non sono mai del tutto spontanei, in genere sono aiutati dall’azione degli uomini o dalla mancata
prevenzione.
Ha fatto bene, comunque, Berlusconi ad andare in Veneto e a promettere aiuto.
Accompagnato da Bossi, cioè dal capo del partito nordista, che è anche ministro.
Però, scorrendo le pagine “virtuali” di Internet, ho notato questo titolo, molto oggettivo, di un notiziario Rai: “Il
maltempo si accanisce su Veneto e Calabria...”
... già, la Calabria!
Il maltempo si è accanito su Veneto e Calabria, quaggiù ha distrutto delle strade, delle case, delle fabbriche, ha fatto
crollare due ponti, ha interrotto le comunicazioni, ha costretto centinaia di famiglie a sfollare, cioè a lasciare i propri
appartamenti, ha anche provocato la morte di un uomo di sessant’anni.
I danni, si calcola, ammontano a milioni e milioni di euro.
E però, nella polemica politica non si parla di Calabria.
E sui giornali la nostra regione è sparita.
Il Veneto e la Calabria nel giro di poche ore sono diventati “Il Veneto e basta”.
I veneti possono dirlo (e farlo) ai calabresi non è
concesso pena incorrere nel reato di
“disubbidienza civile”!
p.s. - Calabria Ora
(...) Gli amici del Veneto, forse anche con qualche ragio- mercato - per una volta sia disposto a rinunciare a questi
ne, minacciano: se lo Stato non interviene subito noi que- principi, e sembra che sia disposto anche Bossi, e che tutti
st’anno non pagheremo le tasse. E noi, qui in Calabria, e due dicano: “Facciamo una eccezione”. Ma una sola:
dove l’Irpef è la più alta d’Italia, dobbiamo invece pagare per il Veneto. Per la Calabria no. Perché? Per la ragione
tutte le tasse fino all’ultimo centesimo, anche se nemmeno semplice e comprensibilissima che questo è un governo
qui non si è vista una lira d’aiuti, anche se qui le vie di nordista. Dominato da un partito - la Lega - che rappresenta
comunicazionesonointerrotte, la gente è per strada, molti solo il Nord e i suoi interessi. Tutto qui. I principi valgono
sono andati in rovina? E perché questa diversità? Perché poco, valgono i rapporti diforza. Chi è più forte dice: “Fuosiamo al Sud, perché la Calabria è sfigata, perché è una ri i soldi!”
palla al piede? Perché non esiste un Bossi del Sud?
Occorre una reazione, una risposta. Anzi, ne occorrono
Vedete, non sono domande solo dettate dalla rabbia, o due. Una immediata, per l’emergenza. L’altra di scadenza
dalla faziosità, o dal meridionalismo. Sono domande razio- più lunga. Quella per l’emergenza è esattamente la stessa
nali. Provo a spiegare perché. Qual è il motivo - sacrosanto proposta dagli amici veneti: è chiaro che anche qui, se non
-per il quale Berlusconi, con Bossi, è corso in Veneto e ha arrivano gli aiuti, bisognerà ricorrere a uno sciopero fiscapromesso aiuti? Uno solo: la solidarietà. Cioè il diritto e il le. Se non altro - come si dice nel gergo politico -per “par
dovere, da parte di uno Stato, di aiutare i più deboli, i più condicio”.
sfortunati. E’la ragione fondamentale di esistenza di uno
Quella più a lunga scadenza riguarda i governi. BisogneStato. E non è una ragione riconducibile al mercato, né allo rà darsi da fare perché in Italia non siano più possibili magspirito leghista. Ilmercato dice: “La concorrenza, l’inizia- gioranze così pesantemente condizionate da un partito
tiva privata e il rischio sono tutto e solo loro devono nordista. E’necessario un riequilibrio, altrimenti il Paese si
essere premiati. Gli aiuti dello Stato sono solo una sfascia. Il Mezzogiorno deve porsi il problema della sua
turbativa”. Il leghismo dice: “Il Nord è più ricco e il Sud è rappresentanza politica, perché è chiaro che se non ha una
più povero. Benissimo: è bene che le cose restino così: forte rappresentanza politica, in grado di controbilanciare
perché mai i cittadini del Nord dovrebbero rinunciare, lo strapotere leghista, verrà schiacciato dalla prepotenza
attraverso il fisco, a una parte della loro ric-chezza per settentrionale. Così come è chiaro che dovrà porsi il proaiutare il Sud?”. Chiaro. Se vogliamo rispettare le leggi blema del controllo dell’informazione. Oggi l’informazione
pure del mercato e del leghismo, il Veneto e la Calabria se ne è interamente nelle mani di poteri che risiedono da Roma in
vadano a quel paese, se la cavino da sole. Ripeto: la Calabria, sù. Al Sud niente. E’ una delle ragioni strutturali della noma anche il Veneto.
stra debolezza. Bisognerà rifletterci.
Sembra però che Berlusconi - liberista e adoratore del
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Voci dal Sud
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Agricoltura
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L’olio extravergine d’oliva compie
cinquant’anni ma la sua
produzione in Calabria
rischia di scomparire
Il 13 novembre
1960, con la legge numero 1407, nasce
l’olio extra vergine
d’oliva e la sua classificazione in cui si ripetono aggettivi
come sopraffino, fino,
extra per cercare di sdoganare uno
dei più pregiati ed antichi condimenti
esistenti al mondo che veniva ancora visto come un prodotto lontano e legato ad un territorio poco progredito sia culturalmente che socialmente.
Tale eccessiva retorica non fu realmente accompagnata da un impegno nella ricerca, nella tecnica e
nel sostegno all’innovazione probabilmente anche per uno scarso interesse del mondo accademico
agrario del centro nord e dell’industria che ruotava nel settore agricolo.
Tra l’altro era il periodo del boom
economico che, interessando
principalmente il nord prosciugava
le campagne dalle forze giovani e
migliori lasciando l’agricoltura meridionale in uno stato di declino.
E’ ancora vivo il ricordo nelle
nostre contrade delle colorate e
numerose frotte di donne chinate a
raccogliere le olive da terra e dell’odore acre dei fiscoli nei frantoi
che producevano principalmente
olio di cattiva qualità.
In questo scenario la nuova classificazione introdusse la pericolosa
convinzione che solo l’extra vergine era un olio buono da consumare
creando diffidenza finanche nell’olio vergine mentre nelle nostre
case si consumava quotidianamente il lampante.
Tale preconcetto ancora oggi è
diffuso se qualcuno enfaticamente
pubblicizza lo 0,1 gradi di acidità
Aldo Stella - Calabria Ora
Segretario dell’Ordine Provinciale dei Dottori
Agronomi di Catanzaro
senza invece sottolineare che l’olio
ottenuto dalle olive sane e ben
conservato è sempre da preferire
ad altri condimenti presenti sul mercato.
Uno dei periodi più bui dell’olio di oliva fu
il “lancio” dell’olio di semi
quale condimento salubre e
leggero che
grazie ad un lucroso interesse
di
grosse
multinazionali
adombrò anche
nelle nostre terre i benefici dovuti al consumo di
olio d’oliva.
E come spesso succede, per le
nostre tipicità, toccò ad uno straniero riconoscere all’olio d’oliva gli eccezionali meriti per una lunga vita.
Questo signore fu Ancel Keys un
medico americano che dopo aver
studiato per molti anni la principale
causa di morte, di imprenditori
cinquantenni in America, l’ischemia
cardiaca, in un convegno a Roma
sull’alimentazione scoprì che nell’Italia meridionale tale patologia era
un problema del tutto marginale.
La curiosità scientifica e un preciso incarico dell’autorità sanitarie
americane, preoccupate dall’elevato numero di morti per infarto, anche dopo aver abbandonato la dieta a base di grassi animali e aver
promosso l’olio di semi a modello
di dieta sana, portò lo scienziato
americano, nel frattempo trasferitosi nel Cilento, dove visse per quarant’anni, a scoprire la dieta mediterranea e a farla conoscere in tutto il mondo.
In particolare evidenziò nei suoi
studi l’eccezionale funzione dell’olio
di oliva che, grazie alla presenza di
Vit e di altri antiossidanti, risultava
il condimento ideale per una vita
sana e lunga.
Il professor Keys, forse anche
grazie alla dieta mediterranea che
seguì tutta la vita, visse 101 anni.
Con grossa preoccupazione, assistiamo ad una perdurante
stagnazione dei prezzi dell’olio di
oliva di qualità che attualmente sui
mercati all’ingrosso è quotato meno
di 2,50 euro al litro mentre i costi di
produzione e gli impegni di coltivazione diventano sempre più onerosi.
Questa situazione, non sostenibile a lungo, fa correre seriamente
il rischio dell’abbandono della
coltivazione dell’olivo nelle zone più
marginali della nostra regione dove,
oltre a costituire un efficace contrasto al dissesto idrogeologico rappresentano in maniera incantevole
il paesaggio del nostro entroterra.
Per questa ragione l’importante
compleanno dell’olio extra vergine
d’oliva, purtroppo, passerà inosservato e non sarà festeggiato dagli
olivicoltori.
Voci dal Sud
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Alimentazione
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Gli insaccati: sappiamo cosa
compriamo?
www.Alice.tv
Salame, prosciutto, bresaola, servazione).
coppa, mortadella, etc... gli
Un’altra caratteristica dei prodotti trattati in
insaccati, gioie e dolori dei nostri modo “tradizionale” è quella che si conservaappetiti!
Si fa un gran parlare di questo genere di alimenti, di
quanto malgrado siano così golosi in realtà rappresentano
un “attentato” alla li-
nea.
Ma gli insaccati fanno davvero così male?
Certamente hanno una reputazione piuttosto spinosa, sono noti per essere
alimenti “poco raccomandabili” per la salute, sono infatti ricchi di grassi e non propriamente adatti a chi vuole seguire una
sana alimentazione, ma le “brutte
notizie”, per chi ama gli insaccati e
ancora non ha approfondito la materia, è che un consumo assiduo di
questi cibi è sconsigliato anche e
soprattutto per il loro contenuto di
nitriti e nitrati, additivi utilizzati durante il confezionamento dei salumi prodotti in modo industriale.
Ma perché vengono utilizzati gli
additivi?
Gli additivi in questi prodotti
sono utilizzati come conservanti
per impedire l’irrancidimento, e
come coloranti invece per dare il
colore rosa o rosso tipico del salume.
I conservanti naturali: possibile che vi siano
prodotti come salumi e insaccati che non hanno nessun additivo, ma solo conservanti naturali come sale o spezie, ma la produzione di
questo genere di insaccati è senza dubbio più
onerosa, oltre che più complessa per il tipo di
lavorazione che richiede (che richiede anche
diversi ambienti per la stagionatura e la con-
no di meno, e quindi non convengono per
un’esposizione più prolungata sui banchi dei supermercati.
A questo proposito consigliamo di non acquistare quei prodotti insaccati che si conservano per più di 5-6 mesi, e dove i livelli di conservanti sono eccessivamente alti.
E’ preferibile acquistare e scegliere prodotti
riconosciuti nella loro qualità - prodotti DOP,
IGP , i salumi artigianali che non prevedono
l’uso di conservanti, e sono esenti da nitriti
(cancerogeni) e nitrati.
Voci dal Sud
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Inizia da Lametia Terme il riscatto del Sud?
BRUNO GEMELLI - Calabria Ora
Un sasso nello stagno. Sull’acqua immobile si disegnano cerchi concentrici che vibrano impercettibilmente arrivando a lambire il fondo limaccioso.
Nulla è scritto, non abbiamo nessuna parte da recitare,
ma se stuzzica l’idea di provare a trasgredire ecco che diventa una sfida che vale la pena di tentare.
Ieri Calabria Ora, al convegno di Lamezia, ha lanciato un
sasso nello stagno.
Il direttore Piero Sansonetti aprendo e chiudendo (con la
buona novella della liberazione di Aung San Suu Kyi) la
riunione, durata ben quattro ore (il folto pubblico ha seguito fino alla fine), ha avvertito che l’invasione di campo di
un giornale che si rivolge alla società e alla politica seminando proposte durerà il tempo strettamente necessario
per fare lievitare il dibattito.
D’altra parte non è compito del giornalismo invadere il
campo d’Agramante ma solo indagarlo e riferirne gli esiti.
E dal convegno di ieri sono uscite tre proposte.
La prima, declinata dal direttore “Calabria Ora”, afferisce
all’esigenza di dotare il Sud di una postazione di rete informativa, una terza rete Rai, per coprire un gap comunicativo
al punto - come ha detto nel suo intervento Vito De Filippo,
presidente della Regione Basilicata, agganciandosi al discorso di Sansonetti - “... che forse c’è bisogno di una
controinformazione per curare l’immagine del Mezzogiorno “.
La seconda proposta, di natura politico-culturale è stata
lanciata dal presidente del provincia di Catanzaro (che parlava anche a nome dell’Upi), Wanda Ferro, per creare un
tavolo permanente bipartisan dal momento che «la cultura
è l’ascensore sociale».
«Il Mezzogiorno, quindi, non più chino a chiedere con
la mano tesa, ma, ha aggiunto la Ferro, con il coraggio di
alzare la schiena, nonostante ci sia stato il fallimento
della politica di contrapposizione all’interno dello stesso territorio.
Una Calabria vincente, infatti, è una Calabria che parla
a tutti i territori in maniera uguale e deve essere al centro
dell’attenzione dell’agenda politica nazionale».
La terza proposta operativa, di taglio socio-economico,
è venuta emergendo da Enza Bruno Bossio, della Direzione
Nazionale del Pd, che ha riferito di «una nuova politica del
welfare, un nuovo patto sociale che si affianchi ad una
nuova politica riformista.
Non più lavoro assistenziale, clientelare, che sottomette il bisogno alla mafia o al sistema politico, ma il diritto
ad un reddito universale di cittadinanza come avviene in
Europa dove, a differenza di Italia e Grecia, esiste un
reddito minimo a partire dai 16 anni per chi vive in condizioni di disagio.
Il vento del Sud non può che essere un vento riformista,
ambizioso che comprenda che la crescita economica passa anche attraverso l’innovazione.
Sostiene Enza Bruno Bossio, con un semplice calcolo:
«Afronte di 75mila disoccupati, un reddito minimo garantito di 500 euro al mese costerebbe 450 milioni all’anno».
L’incontro è stato moderato da Annamaria Terremoto,
caporedattore Tg3 Calabria.
Tanti gli interventi, relatori diversi e lontani tra loro.
Culture, storie, provenienze, sensibilità difficili da catalogare col metro di un’introvabile omologazione.
Una pluralità di voci che hanno dimostrato che quando
si discute senza paraocchi il sedimento del pensiero lascia
tracce feconde.
Ha fatto gli onori di casa Leopoldo Chieffallo, Presidente
della fondazione Terina, che ha fatto notare come i giornali
siano costretti a svolgere funzioni di supplenza dei partiti
assenti.
Il primo intervento istituzionale è stato quello del Presidente del Consiglio Regionale Francesco Talarico che, fra
l’altro, ha detto: «S’impone un percorso virtuoso di crescita se non vogliamo un paese a due velocità.
Ma c’è anche, com’è sottolineato a chiare lettere nel
manifesto dell’iniziativa odierna di Calabria Ora, una
questione di diritti e di dignità.
Una Regione come la nostra non vuole assistenzialismo
o prebende ma rivendica e pretende interventi che rispettino gli impegni sulle infrastrutture essenziali, incominciando dalla Salerno-Reggio Calabria, dalla 106, dal
completamento dell’alta velocità».
Sono poi intervenuti l’imprenditore Antonino Gatto («Il
nostro futuro noi lo abbiamo sciupato e lo stiamo sciupando con il nostro non fare ed il Nord si avvantaggia
del nostro non essere cittadini»), l’ex presidente Giuseppe
Bova («Riformare la legge elettorale per dare la possibilità di scegliere agli elettori»), il professor Ulderico Nisticò
(«Occorre la cultura e soprattutto l’organizzazione della
cultura»), il segretario regionale della Cisl Paolo Tramonti
(«Va riproposto il tavolo Calabria»), don Enzo Gabrieli,
che ha portato il saluto di monsignor Salvatore Nunnari.
E poi gli interventi degli onorevoli Elio Belcastro e Pino
Galati, il contributo del presidente dei giovani di Confindustria Calabria, Sebastiano Caffo.
Hanno chiuso il convegno i presidenti Vito De Filippo e
Giuseppe Scopelliti.
Erano presenti, tra gli altri, l’Onorevole Giovanni Dima, il
Senatore Franco Bevilacqua, gli Assessori regionali
Domenico Tallini e Antonio Cariai, i Consiglieri regionali
Geppino Caputo, Nicola Adamo, Nazzareno Salerno, Fausto Orsomarso, Claudio Parente, Carlo Guccione, Francesco Sulla, Giampaolo Chiappetta, gli ex Consiglieri regionali
Pietro Giamborino, Liliana Frasca e Domenico Pappaterra;
il democrat Pino Caminiti, il Consigliere provinciale di
Cosenza Raffaele Zuccarelli, il Sindaco di Lamezia Gianni
Speranza e molti altri Sindaci; il Vice Sindaco di Cosenza
Franco Ambrogio, gli Assessori Carlo Salatino e Damiano
Covelli, il capogruppo del Pd al Consiglio comunale Giuseppe Mazzuca, i Consiglieri Roberto Sacco ed ancora tanti amministratori, dirigenti di partito, imprenditori, giornalisti e osservatori.
... e calabresi!
Voci dal Sud
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Comincia a spirare “il vento del Sud
Davide Varì - Calabria Ora
All’inizio era un refolo ma da ieri, forse, è qualcosa di più.
Da ieri è un vento vero: è il vento del Sud!
E sì perché nel frattempo è accaduta una cosa che
in Calabria non accadeva da tempo se è vero che,
come ha ricordato il professor Ulderico Nisiticò, il
dibattito politico e culturale nella nostra terra era fermo
grosso modo al ‘700.
Ieri è dunque accaduto che la politica, la cultura,
l’impresa e il mondo del lavoro calabresi si sono
guardati negli occhi e hanno deciso che è arrivato il
momento di spezzare il dominio del Nord sul Sud.
Di avviare un’indispensabile azione di autonomia
e di responsabilità, come ha sottolineato Peppe Bova
nel corso del suo intervento al convegno di Lamezia.
Prendere in mano la propria storia, determinare il
proprio destino, è questo il compito a cui tutti i
calabresi sono chiamati.
Ma per far questo c’è bisogno di una riforma profonda della politica calabrese.
Una politica che evidentemente deve tornare protagonista abbandonando le lotte di potere in cui si
trova impantanata.
Sono tante le proposte che sono arrivate ieri dal
palco del nostro convegno.
Proposte che pubblicheremo su Calabria Ora nei
prossimi giorni.
Idee che sono arrivate dal mondo dell’impresa l’impresa vera e di altissima qualità come quella di
Antonino Gatto e Sebastiano Caffo - e dal mondo
della politica e della cultura.
Una miscela di punti di vista e di prospettive indispensabile perché il vento del Sud dovrà trovare
nuove vie e per far questo dovrà avere i piedi ben
piantati sulle nubi come amava ripetere Flaiano.
Il che vuol dire che dovrà essere pragmatica e
visionaria insieme.
Per questo è indispensabile il pragmatismo del
mondo delle imprese ed è indispensabile l’idealità
della politica e della cultura.
Ma come si rovesciano i rapporti di forza? Come
si abbattono le casematte del Nord?
Forse bisognerà fare come la Lega Nord quando
circa vent’anni fa ha deciso di gridare Roma ladrona
rivendicando la propria autonomia e reclamando i
propri schei.
Eppure c’è un vizio d’origine del leghismo che il
nuovo meridionalismo deve evitare in tutti modi.
La Lega non ha certo la capacità visionaria e la
creatività propria del Sud.
La Lega ha i piedi piantati esclusivamente sul proprio territorio e si limita a rivendicare i diritti materiali dei soli cittadini del Nord.
Il Sud dovrà invece ribaltare la dialettica NordSud senza per questo rinunciare a una visione universalistica della storia.
E in questo senso, la proposta di un reddito minimo garantito per le migliaia di disoccupati della nostra regione - un’idea avanzata ieri da Enza Bruno
Bossio - rappresenta di certo una visione particolare ed universale insieme.
La Calabria può infatti diventare una sorta di laboratorio per segnare un sentiero che tutti gli altri
lavoratori del Nord del Centro e del Sud potranno
percorrere.
Ed è questa la differenza rispetto all’egoismo e al
particolarismo della Lega!
Ma c’è un’altra casamatta del Nord da abbattere:
è quella dell’informazione.
Un’informazione che rimanda un’immagine catastrofica, apocalittica e irrimedibile del Sud.
Un’informazione tutta in mano al Nord.
Nessuna televisione pubblica o privata, nessun
giornale nazionale e nessuna radio ha la direzione al
Sud. Di qui l’idea di chiedere una Tv pubblica.
Non importa che la sede sia a Reggio Calabria, a
Napoli o a Palermo, l’importante è che sia a sud di
Napoli.
Insomma, da ieri il vento del Sud ha iniziato a soffiare e tutti i calabresi sono chiamati ad alimentarlo.
Voci dal Sud
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Rifiuti in Calabria:
anche qui è emergenza!
Incomprensibile il gesto del Governatore Scopelliti che offre ospitalità ai rifiuti
campani, mentre in Calabria il probvlema monta a vista d’occhio - L’allarme
dell’assessore Pugliano. Rassicurazioni però su Pianopoli
Ric.Trip - Calabria Ora
L’informativa sull’emergenza rifiuti e sulle proteste dei cittadini di Pianopoli da parte dell’assessore
all’Ambiente Francesco Pugliano ha aperto i lavori
del Consiglio Regionale di qualche giorno addietro.
L’assessore ha voluto tranquillizzare tutti
specificando che il trasporto dei rifiuti dalla
Campania si è interrotto in seguito alle violente precipitazioni degli scorsi giorni e che non sarà ripreso.
Sulla natura dei rifiuti arrivati alla discarica di
Pianopoli ha poi specificato: «Tratta rifiuti urbani «polemiche sterili» quelle dell’opposizione e ha
non pericolosi, triturati e trattati meccanicamen- chiesto di attendere «il tempo giusto perché ante».
che su questo settore
Il Governatore della Calabria
L’assessore ha poi
la maggioranza sarà
Scopelliti offre “ospitalità” ai
voluto allargare la sua
in grado di offrire le
riflessione all’intero siadeguate soluzioni».
rifiuti solidi campani, ma il
stema dello smaltimento
Secondo Nicola
Sindaco di Lametia Terme e di
dei rifiuti in Calabria.
Adamo
«è venuto il
Pianopoli con un provvedimento
«Il nostro sistema è
momento di pensare
impediscono giustamente il transito
al collasso - ha detto ad una sorta di vincodei
Tir
sui
territori
dei
propri
e non saranno certalo delle responsabilità
Comuni - Incomprensibile il gesto
mente le 1.800 tonnelsul tema.
di Scopelliti che ignora (o finge di
late di rifiuti giunti
Su questioni di quedalla Campania a
sto
tipo bisogna pensaignorare) che anche la Calabria è
compromettere una sire con logiche che vanin “emergenza rifiuti”
tuazione già precaria,
no oltre gli schieravisto che la Calabria
menti,
senza
già produce quasi un milione di tonnellate all’an- strumentalità o pretestuosità».
no di rifiuti».
Adamo ha poi lanciato una proposta concreta: «Il
Pugliano ha evidenziato l’assoluta mancanza di pro- ciclo dei rifiuti in Calabria dovrebbe essere unigrammazione in un settore commissariato da tredici ficato, magari pensando alla costituzione di tre
anni e ha proposto due linee di intervento: la prima, società pubbliche o miste, e unificando il trattadi carattere infrastrutturale tesa ad individuare siti mento tariffario fra le varie province».
ottimali e filiere per il riciclaggio produttivo; la seRosario Mirabefli, infine, ha affermato come occonda, centrata su una forte comunicazione ed corra «affrontare la questione rifiuti nei tempi
informazione sulla questione.
giusti per evitare il collasso del sistema» e ha chieAlla relazione è seguito un ampio dibattito.
sto la formulazione di un nuovo piano regionale del
Ferdinando Aiello (Sei), ha criticato la «superfi- settore.
cialità della relazione dell’assessore» e ha chiesto
Pugliano ha detto infine che il dibattito avviato ieri
che fine abbiano fatto i programmi di raccolta diffe- sarà proseguito in seno alla Commissione comperenziata e le isole ecologiche avviate dall’ex assessore tente.
all’Ambiente Silvio Greco.
Fausto Orsomarso, del Pdl, ha bollato come
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Secondo la Procura di Catanzaro sarebbero state realizzate mappe false
Energia alternativa: cosa succede
in Calabria?
Inchieste giudiziarie a raffica sugli impianti eolici realizzati o in itinere Intanto “il mercato” rifiuta tutti i progetti per il fotovoltaico Importantissimi impianti, finanche pronti per la cantierizzazione (presenti tutte le
autorizzazioni), non trovano finanziatori!
Calabria Ora
CATANZARO La Procura della Repubblica di progetto con la conseguenza, tra l’altro, che non è
Catanzaro ha chiesto il sequestro del parco eolico stata rispettata la distanza tra le pale e le abitazioni.
realizzato a Girifalco dalla società Brulli Energia di
L’inchiesta mira anche ad accertare se dietro la
Reggio Emilia.
ralizzazione delle pale vi
La richiesta rientra
sia stato l’interessamenUn fatto incontrovertibile è che
nell’ambito di un’inchieto della ‘ndrangheta.
mentre in tutta Italia (come in
sta su presunte irregoQuella sul parco di
Europa) si scatena la corsa e la
larità commesse duranGirifalco è solo una delle
realizzazione di parchi di pannelli
te la fase di progettainchieste che la Procura
fotovoltaici, solo in Calabria tutto
zione e realizzazione
di Catanzaro sta
rimane stagnante e nessun
dell’impianto ed è ora al
conducendo sull’eolico
impianto è entrato in fase
vaglio del Gip che, a
in Calabria.
di realizzazione
breve, dovrebbe prenLa principale riguarda
(ad ondor del vero solo uno funziona!) dere una decisione.
il presunto pagamento
Eppure esistono una miriade di
In particolare, seprogetti pronti, ed alcuni
di una tangente di 2,4
addirittura con regolare licenza
condo l’ipotesi dell’acmilioni di euro per le liedilizia ed autorizzazioni da parte
cusa, sarebbero state
nee guida della Regione
dell’Enel, ma non si riece a trovare
realizzate mappe false
per la costruzione dei
un finanziatore!
dalle quali sarebbero
parchi.
I fatti di Calabria, nel dipingerla
anche “scomparse” alL’inchiesta, nella quain
tutto
in
mondo
come
razzista
e
cune abitazioni.
le sono indagati una
negriera, hanno prodotto anche
A denunciare le pretrentina tra ex Amminiquesto
danno!
sunte irregolarità è stastratori Regionali, imto, negli anni scorsi, un
prenditori e faccendieri,
professore universitario
era stata avviata negli anni scorsi dalla Procura di
di Napoli, Salvatore Tolone, proprietario di un ter- Paola e poi trasferita a Catanzaro visto il
reno nella zona in cui il parco è sorto.
coinvolgimento di ex Amministratori Regionali.
L’uomo, che si è opposto al progetto sin dal 2006,
Nei giorni scorsi un imprenditore che risulta tra gli
tra l’altro, è stato vittima di tre atti intimidatori: una indagati è stato sentito a lungo dal Pm titolare delbomba è esplosa accanto alla sua auto, un suo trat- l’inchiesta.
tore è stato incendiato ed infine ha avuto l’auto danNell’interrogatorio, di cui ha parlato il Quotidiano
neggiata.
della Calabria, l’uomo ha confermato le dichiarazioNella sua denuncia, Tolone ha rilevato che le map- ni di un testimone che avrebbe svelato presunti fape redatte dall’impresa e che stanno alla base del vori fatti da esponenti politici ad imprenditori inteprogetto realizzato dalla società Brulli energia indi- ressati ad entrare nell’affare dell’eolico.
cano una scala di 1:2500 mentre in realtà sono di
Gli inquirenti stanno ora cercando nelle migliaia di
1:2000.
carte sequestrate durante le indagini, i riscontri ogInoltre una novantina di abitazioni che compaiono gettivi alle parole dei due testimoni.
nelle mappe catastali sarebbero sparite da quelle del
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Arenaways, debutta il suo primo
treno privato!
In una atmosfera freddo-ostile da parte di Trenitalia le cui
biglietterie esponevano il cartello “Non si danno informazioni su
treni di altri vettori”, alle 7.10 di ieri mattina è cominciata
puntualmente tra Torino e Milano l’avventura della società che
prova a rompere il monopolio delle Ferrovie
Amalia Angotti
TORINO - Alle 7.10, puntualissimo,
lascia la stazione di Torino Lingotto, con
i primi passeggeri a bordo, il treno di
Arenaways, la società privata che prova a rompere il monopolio delle Ferrovie.
Due ore dopo entra a Milano Porta
Garibaldi, con dieci minuti d’anticipo rispetto all’orario previsto, ma senza fermate intermedie.
Con il fischio della giovane capotreno Laura Scognamillo, 26 anni, figlia
di un ferroviere siciliano, parte la sfida
della piccola società di Alessandria.
Un avvio tra polemiche e tensioni.
Lo confermano i cartelli sulle biglietterie di Torino Porta Susa: «Non si danno informazioni su altri vettori».
Sui monitor però il nome di Arenaways c’è e lo
speaker in stazione annuncia l’arrivo del treno citando, con un’errata pronuncia, il nome della società.
«Si pensa che la concorrenza si possa vincere
con un’o pera di sfiancamento – osserva l’amministratore delegato della società, Giuseppe Arena – ma
ce l’abbiamo fatta lo stesso, anche se non è la
partenza che avremmo voluto.
I passeggeri sono pochi, ma ci faremo conoscere.
È una giornata storica».
Arena ricorda che ieri stesso ha presentato tre ricorsi: all’Antitrust, all’Ufficio di regolazione dei servizi ferroviari del Ministero dei Trasporti, e alla Commissione Europea.
Il treno, giallo e rosso, è pieno di servizi accattivanti:
si può fare la spesa a bordo, scegliendo i prodotti e
ritirando la spesa al ritorno in stazione o lasciare i vestiti in lavanderia come in albergo e riprenderli, tre
giorni dopo, puliti e stirati.
La classe è unica e le carrozze sono fornite di prese di corrente e monitor su cui compariranno le news
e un video sulla sicurezza a bordo come sugli aerei.
«Abbiamo visto - spiega Patrizia De Bernardi,
coordinatrice dei servizi sui treni Arenaways - da una
indagine effettuata, che la maggioranza dei pendolari è single.
Il rischio è che debbano passare il sabato a fare
le commissioni, noi proviamo a dare loro una
mano».
C’è anche il minimarket accanto allo snack bar e
alcuni prodotti hanno il marchio AW della società: pasta
pugliese, olio, conserve, vino.
I pendolari per ora sono pochi.
L’Ufficio di regolazione dei servizi ferroviari (Ursf,
organo del ministero dei Trasporti) ha limitato le corse solo a Torino e Milano affinchè «non vi sia interferenza alcuna con i servizi per i quali è previsto
un contributo pubblico».
Angela è salita sul treno «per curiosità», così come
Co-rinne che studia all’Università della Bicocca e
confessa di essere nauseata dai treni delle Ferrovie.
“Si vede la differenza, afferma, qui posso andare in bagno senza rischiare di beccarmi un’infezione”.
Sante Altisio e Paolo Pellegrini, invece, vanno a
Milano per lavoro e il treno Arenaways lo hanno preso per caso: «C’è una bella differenza, non sembra neppure un treno».
A molti passeggeri è piaciuta l’idea di poter fare il
biglietto a bordo senza pagare sovrapprezzo (il ticket
point accetta anche le monetine), così come piace la
garanzia del rimborso di una parte del biglietto in caso
di ritardo superiore a mezz’ora qualunque sia la causa.
Un inizio di buon auspicio che può favorire e stimolare l’arrivo di altri vettori privati, così da dare una
risposta convincente soprattutto alle migliaia di pendolari che fanno la spola lungo la Penisola.
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A dare il fischio di partenza al
convoglio la giovane siciliana Laura
TORINO. Laura Scognamillo si è trasferita da
Palermo a Torino per studiare Lingue, ma il suo sogno è sempre stato quello di lavorare su un treno, come
il papà e come il nonno.
Ora, a 26 anni, quel sogno lo ha tirato fuori dal cassetto ed è riuscita a coronarlo: l’ha assunta, a tempo
indeterminato, Arenaways, il piccolo operatore privato
che ha lanciato la sfida a Trenitalia.
È stata lei, ieri, a dare, alle 7.10, alla stazione Torino
Lingotto, il fischio di partenza del nuovo treno.
«Ero emozionata, ho pensato a tutte le volte che
mio padre da piccola mi ha portato
con lui sui treni, racconta e poi si lascia
andare: Il treno è così bello, pulito, che
per un momento ho pensato che mi
sarebbe piaciuto essere un normale
passeggero per godermi il piacere del
viaggio.
Quando mi sono iscritta all’Università – spiega Laura -pensavo ormai che
il mio sogno fosse irrealizzabile.
È stato un amico, che conosceva la
mia passione per i treni, a parlarmi di
Arenaways.
Ho presentato la domanda, poi ci
sono stati i colloqui e le visite mediche,
da marzo a dicembre dell’anno scorso i corsi di addestramento.
Ho preso l’abilitazione per fare il
manovratore e il capotreno, poi la
patente di guida da secondo agente.
È come avere il foglio rosa, posso
fare il macchinista purchè abbia
qualcuno vicino».
L’avventura è iniziata quest’estate sui
treni di Arenaways per Amburgo e
Dusseldorf.
«Facevo il capotreno fino al confine, a
Domodossola, ho preso confidenza.
Anche se quello di oggi per me è il primo vero
viaggio».
In famiglia sono tutti entusiasti: il papà, per tanti
anni capotreno e ora ancora al lavoro alle Ferrovie,
ma in ufficio, dice di essere orgoglioso e fiero perchè
Laura fa sì che non s’interrompa una tradizione.
Laura rappresenta la terza generazione di ferrovieri nella familgia Scognamillo.
Il fratello, Marco, ha intrapreso una strada diversa
perchè studia Medicina, ma Laura promette: «Finirò
gli studi entro un anno, mi mancano solo cinque
esami per prendere la laurea specialistica in Traduzione. La mia strada però è questa. E, prima o
poi, il treno lo voglio guidare».
Siamo certi che coronerà il suo sogno.
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Calabria e trasporti
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Trenitalia continua ad operare
soppressioni di treni e le Ferrovie
regionali sono fatiscenti
Viaggi scontati periodici previsti da Trenitalia in tutte le regioni italiane
meno che in Calabria ove sarà sempre tutto “a prezzo pieno”
Ferrovie della Calabria, velocità ridotta sulla tratta Gioia Tauro-Cinquefrondi
La mancanza di fondi potrebbe portare alla completa e totale chiusura
Giuseppe Mazzù - Gazzetta del Sud
Le Taurensi ormai da anni attendono interventi di
Palmi - Va diventando sempre più preoccupante la situazione della mobilità sulle li- riqualificazione nonostante la politica, a parole, abbia
nee ferroviarie che collegano la Piana con il ripetutamente prospettato l’opportunità di un rilancio di queresto della Calabria e con i centri abitati ste linee ferroviarie secondarie da trasformare in metropolitadell’entroterra, senza contare il progressivo na di superficie in una Piana dove ancora oggi i collegamenti
depauperamento dei collegamenti ferroviari sono problematici e dove da alcuni anni i trenini sono freche Trenitalia va sistematicamente attuando quentati dalle comitive di turisti tedeschi che ne apprezzano
e che allontanano sempre più l’intera Calabria l’itinerario in un paesaggio che ritengono essere unico.
Ma ancor più drammatica si presenta la prospettiva per i
dal resto del Paese.
pendolari che utilizzano per
Mentre il
i loro spostamenti le Ferromalcontento e l’allarme servie dello Stato dopo le notipeggia tra i pendolari che
zie della possibile interruziogiornalmente si spostano
ne dei servizi assicurati dal
nei due sensi, dal capoluo“tamburello” che oggi asgo della provincia verso i
sicurano i collegamenti tra
centri della Piana, anche per
Reggio e la provincia e vile linee Taurensi delle Ferceversa, ma anche con il rerovie della Calabria (già
sto della regione.
Ferrovie Calabro-Lucane
La situazione di difficoltà
a scartamento ridotto), che
che registra il traffico autocollegano ormai da quasi un
mobilistico a causa dei lavori
secolo Gioia Tauro con
dell’autostrada, infatti, ha
l’entroterra, si prospettano
indotto molti impiegati e stutempi difficili poiché sembra
denti a ricorrere al mezzo ferche i disegni diretti alla chiuroviario, così ogni mattina
sura siano giunti a un punalla sola stazione di Palmi
to cruciale.
come non avveniva da anni,
Infatti, mentre la tratta
arriva un gran numero di laGioia Tauro-Sinopoli da
voratori anche perchè il mianni è stata limitata alla staglioramento dei servizi di
zione di Palmi, fin dai primi
collegamento tra il centro di
mesi di quest’anno anche
Palmi e la stazione sono anlungo questa tratta la circodati nella direzione giusta.
lazione è stata sospesa a
Dinanzi a una maggiore
causa di un cedimento delrichiesta di servizi il presila sede ferroviaria nei presdente della Ppm, Ettore
si di Monte Terzo.
Saffioti, non ha esitato a
Un tratto che, pur se limitato, per ragioni di sicurezza ha imposto la chiusura in man- potenziare le corse tanto che, dal semplice collegamento con
navette negli orari normali, per le corse del mattino all’orario
canza di interventi di consolidamento.
di apertura delle scuole e degli uffici, ha portato a i tre pullman
Ma le difficoltà non si fermano a questo nuovo limite.
Infatti la mancanza di interventi lungo la tratta che va da che, con lo stesso prezzo del biglietto, provvedono a collegaGioia Tauro a Cinquefrondi comincia a provocare problemi e, re non solo il centro ma a trasportare lavoratori e studenti fin
come primo provvedimento, pare abbia comportato la deci- nelle scuole e negli uffici collocati in periferia.
C’è da sottolineare però che, proprio in questo ultimo anno,
sione - da parte dei responsabili - di ridurre a 25 chilometri
orari la velocità commerciale delle automotrici, rallentando in le Ferrovie dello Stato hanno migliorato notevolmente l’ambiente della stazione e quello del piazzale antistante, dove
modo sensibile i tempi di percorrenza sull’intera linea.
Alla base di queste difficoltà vi sarebbero i mancati inter- sono in corso lavori di restyling, a fronte di un abbandono
venti finanziari da parte del Governo e della stessa Regione decennale.
Ma a questo impegno economico di recupero della struttuCalabria che, se non si corre ai ripari, non solo condannano
alla completa e definitiva chiusura le Taurensi ma potrebbero ra, che com’è noto non è presenziata ormai da 20 anni, non
anche far entrare in crisi il traffico su gomma che oggi assicu- corrisponde l’impegno sul piano dell’offerta dei treni e le nora la mobilità a un gran numero di cittadini, collegando tutti i tizie della possibile sospensione del servizio “tamburello” ha
messo in allarme i tanti pendolari che, pur con tutti i limiti
centri pre aspromontani.
Sullo stato della gestione delle Ferrovie della Calabria ave- esistenti, apprezzavano comunque l’opportunità offerta.
va già lanciato l’allarme a livello regionale la presidente Clara
Ricozzi nel corso di una riunione con i sindacati ma nulla è
cambiato da allora, specialmente per quanto riguarda il ramo
delle ferrovie in provincia di Reggio Calabria.
Strade che sembrano sempre
più piste da Safari, Autostrada
A3 ridotta ad un tratturo,
Ferrovie in continuo e
progressivo degrado stanno
isolando La Calabria dal “resto
del mondo civile” in maniera
preoccupante
(non per i politici!).
Proseguendo questo processo di
regresso, presto in Calabria si
viaggerà solo a dorso di mulo!
La nota positiva potrebbe essere
che i muli, in via di estinzione,
riavranno vita e sarà salvata
dall’estinzione una preziosa
“specie di mammiferi”
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Giulia Cavallaro sulla vetta
L’atleta iscritta alla ASD Thunder Pizzo Calabro, titolare azzurra della categoria 50
kg. è una studentessa universitaria, insospettabile 19/enne campionessa
della insolita disciplina sportiva
Rino Logiacco - Laprimapagina.it
Un altro prestigioso trofeo da appendere nella stanza dei titoli per Giulia
Cavallaro, da noi premiata con il Pis
Sport 2010 il 15 febbraio 2010.
L’atleta di Pizzo (VV) si è aggiudicata il titolo di Campione Europeo in
Grecia ai Campionati Europei di
Kickboxing della Wako (World
Association Kickboxing Organization).
Giulia Cavallaro, categoria kg. 50 donne della Asd Thunder Pizzo, ha battuto la campionessa uscente Sharon
Gill sulla distanza di 3 riprese.
Giulia sempre in vantaggio ha dominato la fortissima rivale, vincendo cosi nel 2010 anche la medaglia
d’oro ai Campionati Europei.
Questo il curriculum di Giulia Cavallaro che ha
vinto tutto quello che c’era da vincere: Campionessa del Mondo Juniores kg. 50 (2008 Napoli - Italia); Campionessa d’Europa Juniores kg. 50 (2009
Pula Croazia); Campionessa del Mondo Seniores
kg. 50 (2009 Lignano Sabbiadoro Italia); Campionessa d’Europa Seniores kg.50 (2010 Loutraki Grecia).
Cosa è il Kickboxing?
La parola kickboxing è stata inventata in Giappone negli anni sessanta.
In quel periodo le uniche forme di combattimento a contatto pieno erano il full contact karate, la muay thai, il Sambo
russo, il taekwondo ed il sanda cinese.
I promoter giapponesi, vedendo il successo dei match di boxing tailandese, decisero di eliminare i colpi di gomito,
ginocchio e le prese.
Rimase uno sport da combattimento nel quale gli atleti usano pugni e calci alle gambe, al tronco ed al viso.
Si usano i calzoncini corti come nella boxe e nella boxe tailandese.
Nacque la “Kickboxing giapponese”, poi abbreviata in “Kick Boxing” o parola unica “Kickboxing”.
Gli americani precedentemente avevano iniziato a fare gare di kung fu e di karate a contatto pieno (full contact).
Unirono quindi le tecniche di pugilato a quelle di karate e le tecniche di gambe del taekwondo a quelle del karate e
nacque così il Full Contact Karate.
Da qui nacque la confusione dei nomi e degli stili, in quanto nel Full Contact Karate si colpisce con i calci dal busto in
su mentre nella kickboxing si possono dare calci anche alle gambe.
In Giappone venne poi creato un torneo chiamato K-1, in cui K sta per Karate, Kempo e Kickboxing.
In questo torneo le regole sono quelle della kickboxing, ma sono valide anche le ginocchiate senza presa e i pugni
saltati e girati.
Lo scopo era mettere sullo stesso ring atleti di diverse arti marziali che avesse un regolamento sportivo che permetteva
loro di confrontarsi.
Viste le borse elevatissime e l’entusiasmo enorme dei giapponesi in questi avvenimenti, il K 1, nome corretto K 1
GRAND PRIX è diventato il più importante torneo al mondo, dove i migliori atleti si confrontano a Tokyo per la
finalissima. Il regolamento del torneo è chiamato K-1 Style.
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Addio maestro Pregadio
E’ morto ieri all’età di 81 anni l’ironico direttore d’orchestra della
“Corrida” - Entrato in TV ad opera di Corrado Mantoni, guadagnò
immediatamente le simpatie del pubblico per la sua modestia e a
sua bonomia - La sua ironia non era mai offensiva o volgare
Calabria Ora
E’ morto ieri all’età di 8l anni, dopo una
breve malattia, il maestro Roberto Pregadio
(in foto), spalla storica di Corrado con cui
lavorò dal 1968, quando partì la “Corrida”
radiofonica.
Nato a Catania il 6 dicembre 1928 Pregadio
si diploma al Conservatorio di Napoli (in pianoforte) e diventa pianista stabile nell’orchestra di Musica Leggera della Rai nel
i960.
Un anno più tardi diventa direttore di orchestra nel concerto di Claudio Villa alla
Carnegie Hall di New York e dalla seconda
metà degli anni Sessanta per una quindicina di anni compone e dirige numerose colonne sonore di film di genere.
In radio lavora in vari programmi, tra cui
“Tutta la città ne parla” (con Turi Ferro),
“Le piace la radio?” e “Il microfono è vostro” (presentato da Nunzio Filogamo).
Nel 1968 conosce Corrado Mantoni e con
lui inizia un’avventura che dalla radio, con
“La Corrida radiofonica”, si trasferisce in tv
(1986).
Sul piccolo schermo il maestro Pregadio
assume il ruolo dell’ironico esperto musicale in mezzo al caos delle trombette con cui il
pubblico giudica i dilettanti allo sbaraglio.
Sempre negli anni ’80 Pregadio forma un sestetto di swing,
il sestetto Swing di Roma, con Franco Chiari al vibrafono,
Baldo Maestri al clarinetto, Carlo Pes alla chitarra, Alessio
Urso al contrabbasso e Roberto Zappulla alla batteria.
Il gruppo ha inciso per la Fonit-Cetra l’album “Five
Continents”.
Dopo la morte di Corrado, quando Gerry Scotti riprende
nel 2002 la “Corrida”, Pregadio decide di tornare su Canale
5 fino al 2009 quando con grande amarezza abbandona la
guida dell’orchestra del programma dopo ben 41 anni, a
causa di diverbi con la produzione che voleva affiancargli,
vista l’età, il maestro Vince Tempera, preferendo partecipare ad alcune puntate di “Italia allo specchio” e far parte del
cast della nuova edizione dei “Raccomandati” condotta da
Pupo.
«Era un artista di altri tempi - ha detto Pupo ricordando il maestro -.
Era uno di quelli che non sgarrano mai, era sempre in
orario e rispettava il lavoro di tutti, anche dei più giovani.
Da quando lavoro in televisione mi sono reso conto
che è difficile trovare persone modeste come Pregadio e
che per guadagnarsi rispetto ci vuole del tempo.
A “I Raccomandati” - dice Pupo - Pregadio aveva uno
spazio molto piccolo, ma lo faceva benissimo.
Mi rendo conto che in tv i tempi sono stretti ma per me
fare televisione vuol dire emozionare perciò, nell’ultima
puntata del programma -conclude - feci suonare a
Pregadio tutta la sua composizione e lui fu molto felice».
E’ stato inoltre per lunghi anni docente di pianoforte al
Conservatorio Licinio Refice di Frosinone e docente del
corso di “Musica per cantanti ed autori di canzoni” nella
Piccola Accademia della Comunicazione e dello Spettacolo
di Stefano Jurgens.
Ma, come ben sanno gli appassionati, l’impegno che lo
divertiva di più era quello di musicista jazz, dove poteva
liberamente mettere a frutto il suo talento di pianista ricco
di uno swing alla Count Basie: la sua impresa più conosciuta in questo ambito è stato i gruppo, formato negli anni ’80,
con alcuni ex colleghi dell’orchestra Rai
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Non sempre manca il lavoro, spesso
manca quello che ci piacerebbe fare!
Yahoo - Finanza
Meglio falegname o disoccupato? A giudicare da quanta
fatica fanno le imprese italiane a trovare tecnici e operai
specializzati, sembrerebbe che molti giovani del Belpaese
preferiscano restare a spasso piuttosto che fare un mestiere manuale. I numeri parlano chiaro: su circa 550.00
assunzioni previste nel 2010, le aziende hanno avuto grosse
difficoltà nel reperire quasi 150.000 posizioni, e di queste
circa 75.000 erano per personale qualificato o specializzato nell’artigianato, nel commercio e nei servizi (dati
Unioncamere — Rapporto Excelsior).
Molti giovani disoccupati, però, cambierebbero forse
idea se sapessero che alcuni di questi mestieri trascurati,
oltre a dare la sicurezza di un posto fisso, sono anche ben
pagati. A dimostrarlo sono i dati forniti dall’Unione Artigiani in base ai contratti nazionali di lavoro.
Ecco dieci lavori “snobbati” che possono arrivare a garantire uno stipendio alto o comunque, visti i tempi che
corrono, piuttosto sostanzioso.
Meccanici: 1.900 euro
Tornitori, fresatori, attrezzisti. I mestieri delle officine
sembrano appartenere all’epoca ormai lontana del boom
industriale degli anni ’60 e delle grandi fabbriche. Invece le piccole imprese italiane sono ancora in cerca di
queste figure. Un operaio specializzato di questo tipo,
dopo circa cinque scatti di anzianità, può arrivare a prendere in media quasi 1.900 euro lordi al mese (per la precisione, 1.875 euro).
Idraulici: 1.600 euro
Si dice spesso che trovare un idraulico la domenica è
impossibile. Lo è anche per le realtà produttive del nostro paese, e non solo nel weekend: nel 2010 ben 2.470
idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas sono
risultati “di difficile reperimento” per le imprese che volevano assumerli. Una situazione paradossale, nonostante
la paga prevista dai contratti artigiani per questo lavoro: dopo alcuni anni di esperienza, un idraulico specializzato che lavora “in parallelo” con un’azienda percepisce mediamente più di 1.600 euro lordi al mese (1.625).
Per non parlare di tutti i lavoratori di questo settore che
dopo un po’ di tempo scelgono di mettersi in proprio. Per
un singolo intervento su tubi da sostituire, rubinetti che
perdono e lavandini intasati, la spesa media di base per
un cliente si aggira sui 100 euro. Se si moltiplica per
almeno venti chiamate al mese sono 2.000 euro lordi:
una bella cifra, senza dubbio.
Montatori di apparecchi termici: 1.600 euro
Termosifoni e impianti di riscaldamento: montarli e installarli non è un gioco da ragazzi ma non è neanche
impossibile: basta imparare. Un motivo in più per farlo,
anche in questo caso, è la retribuzione, che è assimilata a
quella degli idraulici specializzati che prestano manodopera per conto di altre imprese: 1.625 euro lordi al
mese, una volta raggiunti tre scatti di anzianità. E anche
in questo caso, quando si impara il mestiere, è facile iniziare un’attività imprenditoriale autonoma.
Installatori di infissi: 1.500 euro
Chi decide di intraprendere l’attività di installatore di
infissi, lavora a contatto con l’imprenditore artigiano,
sia nella fase di produzione (porte, finestre e così via) sia
nella fase dell’installazione. Non trattandosi di una figura “specializzata” ma di un operaio “qualificato”, lo sti-
pendio è un po’ più basso ma può raggiungere comunque
livelli gratificanti. Dopo alcuni anni di esperienza può
arrivare complessivamente a 1.500 euro lordi mensili.
Saldatori: 2.000 euro
Quella del saldatore è una figura professionale ibrida
perché può rientrare, a seconda delle mansioni che svolge, sia nella categoria degli installatori di infissi e
serramenta sia in quella dei lavoratori edili. In quest’ultimo caso, un saldatore iper-specializzato che magari
abbia anche alcune conoscenze di lingua straniera per
poter lavorare nei cantieri sparsi per il mondo può guadagnare anche 2.000 euro al mese.
Pasticceri: 1.700 euro
Preparare torte e dolci, si sa, può essere un’attività
molto creativa e gratificante, anche perché spesso i clienti sono i primi a riconoscere la bravura del pasticcere.
Eppure, nelle aziende dolciarie non è così facile trovare
persone disposte a fare questo lavoro, nonostante la paga
sia dolce quasi quanto le delizie da produrre: un
pasticcere assunto da un’impresa artigiana, nel giro di
dieci anni, può arriva a percepire 1.700 euro lordi mensili.
Panettieri: 1.700 euro e 50% in più se il lavoro è notturno
Lavorare serve per “portare il pane a casa”. Chi fa il
panettiere, uno dei mestieri più antichi di sempre, a casa
può portare non solo il pane ma anche un bel po’ di denaro. In base ai contratti nazionali, dopo circa dieci anni di
attività, questo lavoro può far guadagnare 1.700 euro
lordi al mese. In più, i moltissimi fornai che lavorano di
notte (dalle 21 alle 4) hanno diritto a un aumento di
retribuzione pari al 50%.
Pastai: 1.700 euro
Se c’è un prodotto alimentare per cui l’Italia è al primo
posto nel mondo è sicuramente la pasta. Nonostante ciò,
sembra che fare il pastaio non abbia molto appeal sui
giovani italiani. Un peccato, anche perché gli operai specializzati nella produzione di pasta a livello artigianale
sono equiparati ai panettieri e possono arrivare a prendere 1.700 euro lordi al mese.
Falegnami: 1.700 euro
Nonostante la forte presenza di grandi gruppi stranieri nel settore dell’arredamento, il design made in Italy
continua a farsi valere in tutto il mondo. Il merito, naturalmente, è anche dell’estro artistico e della competenza
di chi i mobili li produce: i falegnami. Per quelli specializzati e con diversi anni di esperienza alle spalle, il contratto nazionale di categoria prevede che lo stipendio
possa raggiungere in media circa 1.700 euro lordi al mese
(1.692 euro).
Sarti: 1.500 euro
I sarti dicono che la soddisfazione di vedere una persona che indossa un abito tagliato e confezionato da loro è
impagabile. Ma se la gratificazione non ha prezzo, il lavoro ce l’ha. È per questo che gli operai specializzati nel
tessile, dai sarti ai tagliatori artigianali, sono retribuiti
con uno stipendio che raggiunge, a un punto avanzato
della carriera, i 1.500 euro lordi mensili.
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AnnoVI° nr. 12 Dicembre 2010
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«Non confondere grecanici e grecofoni»
«Lo sforzo per tutelare questa lingua non è ancora sufficiente»
Calabria Ora
Il maestro grecofono gallicianese Attilio Nucera è
stato invitato ultimamente dalla Grecia a rappresentare il popolo grecofono al festival internazionale che
si è tenuto a Kozànis il 29 ottobre scorso.
La Grecia e le lotte che da anni porta nelle piazze
calabresi per la sopravvivenza della sua lingua sono
al primo posto nella vita quotidiana.
Per questo Nucera chiede a tutte le persone della
sfera linguistica greco calabra di unirsi a lui in questa
lotta e tramandare la lingua ai figli e ai nipoti.
«Lo sforzo che si sta facendo da parte della
Provincia e dalla Regione Calabria in favore della lingua non è sufficiente - afferma - L’inserimento di alcuni paesi nella nostra cultura ha
avuto uno scopo ben preciso e cioè il “lucro” per
cui non è passione ma forma di materialismo con
nessun intento di divulgare ai posteri.
Le istituzioni devono analizzare tutto ciò e considerare il rifiuto di noi grecofoni.
Nel 1953 erano 5 i paesi grecofoni in cui si
parlava ancora la lingua greca.
Cartello stradale bilingue a Gallicianò
Oggi sono rimasti solo Gallicianò e Ghorio di
Roghudi che non superano il centinaio di abitanti».
Per questo Nucera chiede ai comuni e alle associazioni grecofone di creare un centro culturale dove
i giovani che hanno talento possano incontrarsi ed
imparare a recitare in lingua greca.
«Le sfide aperte da parte dei cultori grecofoni
a chi scrive più vocabolari non servono a nulla sostiene ancora - ci vuole altro, e qui le istituzioni
devono fare attenzione, quando si scrive occorre
che tutto sia chiaro non si scrive solo per sfruttare la legge delle minoranze linguistiche e ottenere finanziamenti».
Nucera vuole sottolineare la differenza tra il termine grecanico e grecofono: «Sentirsi chiamare
grecanico è un disprezzo al popolo greco che non
posso accettare - conclude Nucera - e tutelerò la
denominazione anche legalmente, solo chi parla
la lingua è un grecofono.
La vallata dell’Ammendolea che abbraccia i Il “rude” paesaggio delle campagne di
paesi di Galileiano, Ghorio di Roghudi, Roghudi,
Ghorio di Rogudi ricordano anche
Roccaforte de Greco e Bova Superiore è
orograficamente la madre Grecia
grecofona.
Anche Bova Marina oggi si può chiamare zona
grecofona, ma tutti gli altri comuni inseriti sono
calabresi e non hanno niente a dividere con noi
greci di Calabria».
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... la foto del giorno
Un tempo si chiamava Fugging, poi Fuking. Infine Fucking, in onore di un
nobile bavarese, Focko.
Parliamo di una cittadina dell’alta Austria, una frazione di Tarsdorf, non
lontano da Salisburgo.
Gli abitanti di Fucking, che in inglese è il gerundio del verbo fare sesso”, non avevano idea del significato in lingua anglosassone del nome del
loro villaggio: il tutto si è scoperto quando, al termine della Seconda Guerra
Mondiale, i soldati inglesi e americani lo hanno scoperto, ridendoci su.
Ilresto lo ha fatto l’era della globalizzarìone e di Internet: negli ultimi due
anni sono stati rubati quindici cartelli stradali.
Già popolare, lacittadina austriaca è tornata sulla bocca di tutti.
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A r c h e o l o g i a-
A Reggio Calabria in zona
Duomo calpestiamo ogni giorno
stupendi mosaici!
JENNY CANZONIERI - Calabria Ora
Il primo scavo risale al 1925, quando si iniziava a costruire palazzo
Laface, fra il corso Garibaldi che affaccia su piazza Duomo e via Tommaso
Campanella, ma non fu così strabiliante come il secondo.
Quello del 1986, infatti, in seguito alla
ristrutturazione del cortile del Laface,
ha riportato alla luce reperti senza
eguali.
Primo fra tutti due pozzi con anelli
fittili e lastre di pietra come copertura,
a pochi metri dal suolo e dall’attuale
piazza Duomo.
Insieme ai pozzi, non possiamo non
citare pavimenti, tombe e monete, che la dicono lunga
sulla complessa storia di Reggio Calabria.
Secoli di gloria che inconsapevolmente calpestiamo, passeggiando, ogni giorno.
I pozzi sono di età ellenistica, mentre i pavimenti
risalgono all’età romana.
Questi ultimi, in particolare, sono interamente ricoperti da mosaici impreziositi dalle cesellature create dalle piccole tessere e da disegni stilizzati.
All’angolo sud dell’area, per esempio, è stato rinvenuto un mosaico a fogliami che continua sotto la
piazza; a circa 4 metri dal suolo un altro pavimento
con rosone in mosaico con foglie d’ulivo.
Tutti i mosaici continuano sotto piazza Duomo, ed
è straordinario pensare che sono ancora lì, a conservare perennemente il loro splendore.
Ma i meandri di palazzo Laface custodiscono ben
altro: sepolture del VII-IX secolo d. C. e monete
del III secolo a. C. fino a Dionigi, cioè magno greche, mentre del IV secolo d. C. sono un mucchio di
monete bronzee risalenti a Costantino e Teodosio;
infine una “bulla vitrea” del Califfo d’Egitto Abu Ah
al Mansur del 906/1021.
Un ritrovamento quest’ultimo interessante per due
motivi: la testimonianza di floridi e costanti scambi
commerciali fra arabi e reggini; la certezza che ad
Abu Ali al Mansur risalga la tribù dei cosiddetti Drusi,
nucleo primigenio degli attuali terroristi di Al Quaeda.
Per quanto concerne le tombe molte delle quali
alla cappuccina con letti di mattoni in calce, curiose
le sepolture senza corredo per corpi di piccola statura, quindi destinate ad accogliere bambini, tutte
sovrapposte.
Il materiale dello scavo fu vario e abbondante;
buona parte si trova presso il Museo Archeologico,
mentre tra i pozzi in uno, addirittura, è ancora efficiente, a dimostrazione che il terreno naturale su cui
poggia Reggio è attraversato da una falda idrica, tanti
torrentelli e sabbione naturale.
Tra le pubblicazioni, l’unica è quella dello storico
Galli e la carta archeologica di Franco Arillotta pubblicata da qualche settimana.
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L a nostra storia
La nave di Nino Bixio giace ancora
sul fondo del mare di Melito P.S.
L’associazione “Le Muse” : appello a riportare alla luce il relitto della atorica nave
affondata nel 1860 durante lo sbarco dei 1000 di Garibaldi in Calabria
CLAUDIA BOVA - Il Quotidiano
DOMENICA delle Muse con “Lo Sbarco
garibaldino a Melito Porto Salvo”.
Un appuntamento consueto voluto dal presidente Giuseppe Livoti e dal vice presidente
Adele Canale per l’occasione aseguito dell’apertura del Museo.
Al primo incontro della programmazione
dell’anno sociale hanno partecipato Salvatore Orlando - architetto e progettista del museo - il dirigente scolastico Nicola Pavone,
Teresa Polimeni - docente presso l’istituto
magistrale “T. Gulli”, Saverio Zuccalà - autore del libro “San Lorenzo sull’Aspromonte e
l’unità d’Italia, 1860 come l’eroismo di un popolo consentì lo sbarco di Garibaldi a Melito
Porto Salvo”.
Presenti anche il vicepresidente Unuci - Francesco De Benedetto e Giuseppe Bagnato che
ha contribuito con la lettura di tre poesie sul
risorgimento italiano.
“Il museo è stato attinto dai fondi Por Calabria 2007-2013 e voluto dall’assessore
Zavettieri - ha precisato Orlando - la nave di
Nino Bixio si arenò e rimase per150 anni sotto i fondali militesi.
Oggi la nave è sommersa, dovrebbe essere
messa in stato di sicurezza e completare l’opera
e musealizzarla.
Cinque anni fa il relitto era sulla battigia, oggi
la battigia stessa è arretrata e la nave si trova
sotto di 15 metri di distanza”.
Dettagli precisati maggiormente nella proiezione del progetto e della pianta completa dell’area monumentale e artistica del sito.
L’area presenta la stele montata su una
struttura metallica riempita incalcestruzzo,ha
diverse formelle in argilla rossa e bianca, il sito
è poi recintato e coperto da un manto sinteti-
co.
”Il complesso è stato inaugurato il 19 luglio
alla presenza di Anita Garibaldi (n.d.r. nipote
del “Generale”), un mese prima dello sbarco
- ha proseguito”.
Il presidente dell’Unuci - Unione Nazionale
Ufficiali in congedo - Nicola Pavone ha mostrato il video riguardante i festeggiamenti del
140° anniversario del secondo sbarco di
Garibaldi a Melito, la deposizione della corona d’alloro alla presenza del generale
Michelangelo Azzarà, degli alunni dell’Istituto
Superiore “Ten Col. G Familiari”, di cui Pavone era allora dirigente scolastico.
Sono stati esposti oggetti inediti e documenti
provenienti da collezioni private.
Ma che senso ha parlare nella scuola di
Garibaldi? “E’espressione dell’ amore per la
libertà,forse la storia che si studia nelle scuole
non rende bene l’omaggio all’eroe, che tanto
poi appassiona i giovani - ha commentato Teresa Polimeni - vogliamo che diventi pedagogia civile ed esempio per i giovani”.
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L a nostra storia
150 anni addietro l’Italia è nata
dalla rapina del Sud
di Piero Sansonetti - Direttore Calabria Ora
Quando, nel 1860, il Piemonte conquistò il “Regno delle
Due Sicilie” e realizzò l’unità d’Italia, avvenne non solo
l’unificazione dei territori, ma anche delle ricchezze.
Per esempio,furono unificate - e poste sotto il controllo
del Ministero del Tesoro, a Torino - le riserve auree.
In tutto si trattava di una quantità di oro che valeva circa
650 milioni di lire dell’epoca (tradotto in euro di oggi, circa tre miliardi e trecento milioni).
Di questi, più o meno 450 milioni in lire, cioè più di due
miliardi di euro, che equivalevano ai due terzi del totale,
appartenevano al regno delle due Sicilie, mentre al Piemonte appartenevano meno di 30 milioni di lire (cioè circa 150
milioni di euro, una cifra modestissima).
Ecco, l’idea di un Sud arretratissimo e stremato, salvato
dalla conquista garibaldina e dalla annessione al regno
sabaudo, è un’idea sbagliata.
Totalmente sbagliata, imposta dai vincitori.
L’idea giusta è quella della conquista e della rapina.
Naturalmente non è questa l’unica causa della attuale
arretratezza del Sud, ma è certamente una delle cause, e
forse la principale.
L’Unità d’Italia - che ci apprestiamo a celebrare con il
massimo della retorica - è avvenuta attraverso la conquista
militare, la sottomissione, l’inganno e poi il selvaggio sfruttamento del Mezzogiorno da parte dei colonizzatori del nord.
Fra qualche riga proverò a spiegare perché ho usato
anche la parola “inganno”.
Il dato sulle riserve auree, come molte altre delle informazioni che riporterò in questo articolo, è tratto da un libro
davvero bello, pubblicato recentemente da Mondadori e
scritto da Giordano Bruno Guerri.
Si intitola “Il sangue del Sud” e il sottotitolo dice:
“Antìstoria del risorgimento e del brigantaggio”.
Cito ancora qualche cifra fornita da Guerri, e sono tutte
cifre sorprendenti e che smentiscono i cliché sul Mezzogiorno.
La povertà - Sotto la soglia di povertà estrema - secondo
gli standard dell’epoca, naturalmente, assai diversi da quelli
di oggi - vivevano nel Mezzogiorno I20mila persone, pari
all’1,4 per cento della popolazione.
Usando gli stessi standard i poveri in Lombardia erano
l’l,6 per cento, inToscanal’1,8, in Romagnae in Umbria il 2,2.
Solo in Piemonte e in Liguria, tra le regioni del nord, il
tasso di povertà era inferiore a quello meridionale.
L’industria - A metà dell’Ottocento, in Italia erano circa
2 milioni e seicentomila gli addetti all’industria.
Di questi, un milione e seicentomila erano al Sud.
Il Reale Opificio Meccanico e Politecnico di Pietrarsa,
inaugurato nel 1840, fu il primo vero nucleo industriale italiano.
Precedette di qualche decennio la Breda e la Fiat.
Era molto produttivo.
Dopo la conquista piemontese fu smobilitato.
Gli operai resistettero.
I piemontesi li attaccarono coi bersaglieri e ne uccisero
parecchi.
La marina - La marina mercantile del Regno delle Due
Sicilie disponeva di tremila bastimenti ed era la seconda
marina del mondo, inferiore solo alla marina britannica.
L’Esposizione Universale di Parigi, nel 1856, premiò il
Mezzogiorno come terzo paese al mondo per Sviluppo industriale. Terzo: avete capito bene?
Naturalmente tutti questi dati non possono nascondere
i grandi problemi che già allora il Sud doveva affrontare.
Il primo problema era la distribuzione irregolare, a macchia di leopardo, delle zone sviluppate, che si alternavano
a zone profondamente depresse.
Il secondo problema, analogo al primo, era la distribuzione molto ingiusta della ricchezza, del potere e dei possedimenti. (n.d.r.: ma è cambiato qualcosa ? forse si, ma in
peggio!)
Era una società socialmente squilibratissima, dominata,
ad esempio, dal latifondo.
Il terzo problema - che è rimasto quasi intatto - era l’assenza di vie di comunicazione terrestri, cioè di strade.
(n.d.r.: Tuttavia la ancora unica via di comunicazione
fra la punta calabrese di Reggio Calabria e Napoli, la SS
18, fu realizzata dai Borboni.
Poi negli anni ‘50 fu realizzata una variante parziale ,
la SS 19 delle Calabrie, e poi la ingiuriata atuostrada A3
che è tutt’ora un cantiere impercorribile).
Il Mezzogiorno (n.d.r.: però solo in parte) accolse con
speranza la spedizione di Garibaldi perché credette alle promesse politiche.
Cioè si convinse che i piemontesi avrebbero portato giustizia sociale e libertà.
Soprattutto si sperava nella redistribuzione delle terre,
cioè nella fine del latifondo e nel rovesciamento del potere
della nobiltà e della borghesia latifondista.
Garibaldi promise la redistribuzione delle terre.
Ma la speranza durò pochi mesi.
Poi fu chiaro che Garibaldi era fuorigioco, che non ci
sarebbe stata nessuna riforma politica e che i piemontesi
non intendevano affatto portare libertà, ma anzi, pretendevano che il Sud si uniformasse alle proprie leggi, ai propri
costumi, alla propria cultura, anche se la cultura piemontese
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no in parte già esistente, nato dalla protesta contro le preera per mille ragioni inferiore alla cultura del Sud.
potenze e lo strapotere dei nobili e dei latifondisti).
Il Sud resistette!
E diventa l’elemento portante della resistenza alla conRifiutò le leggi del Nord e la cultura del Nord iniziò la
quista piemontese.
rottura, il distacco, anche l’illegalità.
Con fortissimi legami popolari.
E scattò la rivolta che è magnifiSi affermano personaggi mitici,
camente raccontata in questo libro
come Carmine Crocco, o
di Guerri.
labrigantessa Cicilia, o Filomena
In tutta la sua ferocia e la sua
Pennacchio e tanti altri.
vastità. Per dieci anni il briganCrocco riuscì a mettere insieme
taggio devastò il Mezzogiorno, in
una banda di oltre 3mila persone,
parte come fenomeno di ribellione
e diede scacco ai piemontesi per
alla conquista, in parte come forma
tre anni.
di difesa dalla spietatezza dell’ocCicilia, bellissima ragazza
cupazione militare decisa dal Nord.
diciottenne, era la compagna di
Il governo Italiano tenne un atPietro Monaco, il re della Sila.
teggiamento
assolutamente
Lei prese il “posto” di Pietro
colonialista, i massacri - a partire
quando fu ucciso dai piemontesi.
da quello di Nino Bixio a Bronte - si
Filomena invece era una
moltiplicarono, la lotta tra esercito
capobanda e il suo compagno,
piemontese e briganti (appoggiati
Giuseppe Schiavone, le faceva da
dalla popolazione povera) fu terrivice.
ficante.
Le “Brigantesse” forse sono il
E’ difficile quantificare i morti, ma
primo episodio di un protoprobabilmente furono cento o
femminismo italiano, prima ancora
duecentomila.
delle suffragette inglesi.
La guerra civile tra Nord e Sud,
Il brigantaggio fu represdella quale è proibito parlaso “con metodi nazisti”.
re, fu di dimensioni (e
Fucilazioni di massa,
sicuramente di durata) magdeportazioni, interi villaggi
giori della Resistenza.
sterminati e messi a fuoco.
Il Nord era razzista?
Si può ignorare, oggi, il
Guerri riporta alcune brevi
fatto che l’unificazione deldichiarazioni di esponenti
l’Italia è avvenuta attraverimportanti e prestigiosi delso una rapina e un assedio
la politica del Nord.
violento? (Stavolta abbiaAurelio Saffi ( braccio
mo parlato degli anni ’60
destro di Mazzini, deputato
dell’Ottocento, la prossima
autorevolissimo della sinivolta parleremo degli anni
stra): “Il Sud è un lascito
’60 del novecento, l’emidella barbarie alla civiltà
grazione di massa, il più
del XIX secolo”.
grande fenomeno di sfrutNino Bixio, luogotenentamento di un intero popote di Garibaldi: «In questo
lo avvenuto nella storia
Paese (il Mezzogiorno,
d’Italia).
ndr) i nemici o gli avversaEsiste, da parte della culri si uccidono, ma non batura nordista, un senso di
sta uccidere il nemico, bicolpa, una volontà di risarsogna straziarlo, bruciarcimento? No, esiste il conlo vivo a fuoco lento... è un
trario esatto: la voglia di
paese che bisognerebbe dipunire ancora il Sud, e di
struggere o almeno spopoconsideralo straccione e
lare e mandarli in Africa a
colpevole.
farsi civili...».
Sarà il caso di ribellarci a
Quintino Sella (il più imquesto incredibile stravolportante e stimato Ministro
gimento della storia?
delle Finanze della storia
Molto labile il confine per considerarle
d’Italia): «Sono tenuissimi
“brigantesse” o “patriote”
i vincoli d’affetto che legano l’Italia settentrionale a
quella meridionale».
E’ in questo clima che si scatena il brigantaggio (fenome-
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Il Tribunale di Brescia ordina al Sindaco
di Adro (leghista) la rimozione dei simboli
del partito dai locali della scuola
pubblica comunale
Il sindaco di Adro, Oscar Lancini, non nuovo a sortite estemporanee, farcisce la
scuola pubblica comunale con ben 700 simboli del “Sole delle Alpi” ormai
identificativo della Lega Nord
repubblica.it
www.vivicentro.org
Il giudice Gianluca Alessio, accogliendo il ricorso presentato, fra gli altri, dall’avvocato Alberto Guariso, ha disposto che la scuola dovrà esporre, come previsto negli edifici pubblici, “in modo permanente” la “bandiera della Repubblica Italiana” e “quella dell’Unione europea”.
Nelle scorse settimane, dopo che l’esposizione dei simboli leghisti aveva suscitato numerose polemiche, il Ministero dell’Istruzione aveva stabilito che dovevano essere
rimossi e il sindaco del Comune a maggioranza leghista
aveva parlato di una rimozione avvenuta “in modo arbitrario e fuorilegge”.
La Cgil di Brescia ha rimarcato nel ricorso il carattere
“discriminatorio” del simbolo della Lega Nord nei confronti delle persone che lavorano nell’Istituto e delle loro
posizioni anche politiche.
Il giudice nella sentenza chiarisce che il Ministero dell’Istruzione e l’Istituto scolastico “hanno
aderito alle conclusioni”
del ricorso presentato dal
sindacato.
Il Tribunale, dopo aver
spiegato nella sentenza
che “la difesa del Comune ha sostenuto che “la
diretta afferenza (del simbolo) al partito politico
Lega Nord” è tutt’altro
che univoca”, chiarisce
che il Sole delle Alpi non può essere considerato “elemento simbolico e rappresentativo della storia e della cultura
locale di Adro”.
Non è provato, aggiunge il giudice, “il carattere
‘identitario’” del simbolo.
Il Magistrato, invece, rimarca gli “inequivoci elementi
che giustificano il valore identitario tra simbolo diffuso nel
plesso scolastico e partito”.
Fra questi cita “l’appartenenza politica del Sindaco alla
Lega Nord” e il “collegamento alla memoria di Gianfranco
Miglio (a cui è intitolata la scuola), noto politologo” della
Lega.
Secondo il giudice c’è stata una “vera e propria ‘saturazione’ degli ambienti scolastici con il simbolo di un partito”.
Il Sindaco non è nuovo a
queste boutade tanto che
tempo addietro aveva
sostituita (o integrata?) la
segnaletica stradale con
scritte non in lingua
italiana ma in dialetto
bresciano!
Una situazione, si legge
ancora nella sentenza, che
può incidere “sulla funzione formativa del docente” e
soprattutto sui profili della
“libertà di insegnamento” e
del “carattere laico della
scuola pubblica”.
Il tribunale, dunque, ha
ordinato al Comune di rimuovere i simboli che sono
ancora presenti, come quelli “sul tetto dell’edificio”, e
di togliere anche quelli che
sono stati solamente coperti.
Sulla vicenda interviene il Consigliere Regionale Pd Giuseppe Civati: “Con i suoi 700 simboli spalmati su ogni oggetto e arredo della scuola il Carroccio ha fatto perdere
tempo e distolto l’attenzione, come spesso fa, vedi le proposte sui cartelli stradali in dialetto, da problemi veri e ben
più drammatici, come i pesanti tagli alla scuola pubblica
decisi anche da Lega Nord, al governo del Paese.
Il Tribunale ha condannato il Comune a cancellare tutti i
simboli.
Il Comune rappresenta tutti i cittadini, ma la stupidata
dei 700 simboli è stata voluta solo da alcuni: è giusto quindi
che le spese siano addebitate al sindaco e a chi ha sottoscritto la scelta”.
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i G r a n d i M i s t e r i italiani
Una bambina di 13 anni sparita
nel nulla a Brembate il 26 u.s.
Yara Gambarisio, una giovanissima atleta, esce dalla palestra ma
non giunge mai a casa distante 300 metri.
MILANO Nessuna traccia di Yara
Gambirasio e si è conclusa poco dopo il
calar del sole la ricerca senza risultati.
Alle perlustrazioni guidate da vigili del
fuoco, protezione civile hanno partecipato
circa 300 persone che si sono concentrate
nel territorio dei comuni bergamaschi
dell’Adda, con i sommozzatori che hanno
cercato alla confluenza tra il Brembo e
l’Adda.
La Forestale ha invece controllato la zona
verso Mapello, mentre i carabinieri hanno
proseguito con gli accertamenti nella zona
di Brembate.
Oggi la mobilitazione dei volontari dovrebbe essere ancora maggiore perché è
festa.
Gli inquirenti intanto stringono sempre
più le indagini attorno al mondo di Yara,
quello di cui si fidava, la palestra, la strada
verso casa, i conoscenti. «Dalla polisportiva può essere
stata portata via solo da qualcuno di cui si è fidata, oppure che ha incontrato subito fuori», dice all’Ansa un
investigatore impegnato da giorni nella ricerca.
L’ultima segnalazione è arrivata con una lettera anonima
inviata all’Eco di Bergamo: di nuovo un furgone bianco,
questa volta avvistato a Zingonia, area industriale sulla
strada per Milano.
A bordo, secondo la testimonianza, ci sarebbe stato un
gruppo di uomini sulla trentina che molestava le minorenni.
Da quando è scomparsa la ginnasta tredicenne Yara
Gambirasio, si susseguono avvistamenti del genere.
E intanto arriva anche un appello ai rapitori della ragazza:
«Mi rivolgo a chi detiene ingiustamente Yara, proprio
vorrei parlare al loro cuore e lanciare loro un accorato
straziante appello, perché restituiscano Yara all’affetto,
all’amore e al calore della sua famiglia, al suo pieno
diritto a vivere la sua vita».
Parole scritte in una lettera che Silvano Donadoni, presidente della Comunità dell’Isola Bergamasca, ha inviato
anche ai familiari.
ai Carabinieri di aver visto gironzolare una macchina rossa
ed un furgone bianco, ma i Carabinieri non hanno creduto
al giovane che, anzi, è stato denunciato per “procurato
allarme”.
Adesso, pare, stiano tornando sui propri passi ed il giovane, che ormai rifiuta ogni contatto con i mass media, è
stato reinterrogato.
Le ultime notizie, pare, portino ad un epilogo infausto
per la bambina ed ad un rocambolesco fermo di un giovane
22enne marocchino residente da anni in un paese del circondario.
Nel cantiere dove tutti i cani hanno separatamente, finito
la loro corsa lavora proprio il giovane che dal giorno della
scomparsa non si era più recato al lavoro nel cantiere (fa il
muratore).
Non sappiamo in base a cosa con precisione, ma pare
che in una intercettazione ambientale il giovane in preghiera abbia pronuciato la frase “Allaha mi perdoni, ma non
l’ho uccisa io”.
Sono subito scattate le ricerche e si è scoperto che il
giovane si era imbarcato su un traghetto per il Marocco.
Immediato l’intervento presso la capitaneria di Porto che
però rileva che il traghetto era ormai partito ed era fuori
acque territoriali italiane.
I Cani segugio seguono la pista dalle
Immediato contatto radio con il Comandante del traghetto marocchino che, appreso la gravità del caso, non ha
fino ad un cantiere edile
Oltre lo spiegamento di uomini sono stati impiegate pa- esitato ad invertire la rotta rientrando in Acque territoriali
recchie squadre di cani segugio, paricolarmente addestrati Italiane consentendo così l’abbordaggio da parte di due
motovedette della Capitaneria con a bordo anche alcuni
finanche giunti dalla Svizzera.
Tutti gli animali si sono avviati, uscendo dal Centro Spor- Carabinieri che hanno fermato il giovane.
Adesso il giovane è in stato di fermo, ma si cercano
tivo, in direzione opposta a quella che avrebbe dovuto seguire Yara per recarsi a casa e si sono portati fino a questo anche altri responsabili e, purtroppo, il corpo che si presugrandissimo cantiere per la ostruzione di un enorme Centro me esanime di Yara (anche se tutti ancora si spera vivamente di ritrovarla viva).
Commerciale, distante qualche chilometro da Brembate.
Intanto un giovane vicino di casa della bambina ha detto
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Calabresi con la “C” maiuscola--Pina Amarelli, prima donna Cavaliere
del Lavoro per l’imprenditoria
Calabria Ora
L’aula “Italo Falcomatà” dell’Università per stranieri
Dante Alighieri, ha ospitato, l’incontro con l’imprenditrice
Pina Amarelli, alla quale è stato consegnato il premio Anassilaos 2010 per l’imprenditoria, una targa
dell’artista Antonclaudio Pizzimenti e la
medaglia del presidente della Camera dei
Deputati.
Cavaliere del lavoro per decreto del
Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, prima donna insignita di questa onorificenza in Calabria nel giugno
2006, per aver portato l’industria alimentare familiare al ruolo di leader mondiale
nel settore della liquirizia.
Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, onorificenza
conferitale dal presidente Carlo Azeglio
Ciampi quale, docente di diritto all’università di Napoli e vincitrice dell’edizione 2001 del premio “Impresa-cultura”.
Nell’azienda di famiglia, la “Amarelli” di Rossano che
fabbrica liquirizia sin dal 1731, svolge funzioni di strategia della comunicazione e di responsabile delle relazioni
istituzionali sin dal 1975 a tut’ oggi.
In questo ruolo Pina Amarelli, insieme agli altri membri della famiglia, ha voluto fortemente la realizzazione
del Museo della liquirizia “Giorgio Amarelli” inaugurato nel luglio 2001.
Si tratta da un lato di una singolare esperienza imprenditoriale, dall’altro della storia di un prodotto unico del territorio calabrese: in mostra preziosi cimeli di
famiglia, macchine per la lavorazione della liquirizia,
documenti d’archivio, libri, grafica d’epoca, utensili
agricoli e una collezione di abiti antichi da donna, uomo
e bambino a testimoniare l’origine familiare dell’azienda.
Dal 1° gennaio 2002 è stata Presidente internazionale
di tutta l’associazione, prima donna al vertice nella storia degli HénoHens.
E’ stata cooptata nell’Associazione italiana delle aziende familiari (Aidaf).
Attualmente è impegnata nell’ampliamento del progetto
“Museo della liquirizia”, con l’allestimento di un orto botanico contiguo agli spazi museali.
Attraverso una passeggiata naturalistica si potrà approfondire la conoscenza del mondo della liquirizia e delle altre
specie botaniche che hanno accompagnato la storia della
sua industrializzazione, come l’ulivo, l’alloro, gli agrumi,
l’anice, la menta, le viole e le rose.
Nelle foto:
sopra: Pina Amarelli
sotto: il Logo dell’Azienda fondata nel
1731 che è una pochissime aziende
italiane pluricentenarie
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Calabresi con la “C” maiuscola---
Cilea, una passione innata per la
composizione in un’epoca difficile
Nato a Palmi, cittadina tirrenica della provincia di Reggio Calabria,
coltivò con caparbietà la sua passione ed a 30 anni conobbe il
successo con “L’Arlesiana”
j.c. – Calabria Ora
Malgrado le soddisfazioni nei conservatori, il suo animo romantico lo portava a
prediligere la composizione.
Soffriva in silenzio, senza dimenticare il
suo passato.
Scrive, infatti, all’amico Piero Ostali, nel
1923 divenuto proprietario di Casa
Sonzogno, il quale, riconosciuti i meriti della musica cileana, si batteva per l’inserimento delle sue opere nei cartelloni teatrali: «Se
nel 1913 tu fossi stato al mio fianco, non
sarei uscito dalla carriera attiva per trovare scampo nei conservatori, dove mi applico non solo per il bisogno, ma per mitigare i miei dolori».
Amara considerazione del maestro che
vivrà in un tempo culturale difficile,
segnato dalla transizione che non gli
lascerà l’adeguato spazio.
Eppure Cilea appena trentenne era giunto agli onori della critica.
Le luci della ribalta illuminavano la sua
genialità e il suo immediato futuro specie
dopo aver messo in scena “L’Arlesiana” e
1' “Adriana Lecouvreur”, della quale persino la grande Callas interpretò l’aria “Io son
l’umile ancella”.
Un artista acclamato dalle platee italiane
e internazionali sul quale improvvisamente
cala l’oblio e che si accontenta di dividere
l’amore per l’arte con gli allievi dei Conservato-ri di Napoli e Palermo.
Egli tuttavia rimane consapevole delle sue
capacità tanto che in uno sfogo sincero
confesserà «lo so; la mia produzione artistica non è stata copiosa quale io l’avrei
voluta, e quale l’avrei potuta dare.
Purtroppo la grave crisi nella mia casa editrice
Sonzogno, m’indusse ad accogliere l’invito di rientrare
nei conservatori».
Una menzogna benevola che induce a comprendere l’animo riservato di un uomo che inorridiva al chiasso giornalistico, molto più amante dello studio e della quiete che dei
dibattiti.
Sulla carriera artistica del Cilea ci sono ancora tanti lati
oscuri seppure le sue opere abbiano ottenuto un successo
esclusivo in tutta Europa.
Appena ventenne Cilea già si distingueva per quelle
composizioni ritenute anticipatrici di successive intuizioni,
che valsero ad immortalare altri musicisti.
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Ma solo nel 1989, l’onestà intellettuale di Roman Vlad, affratello Michele al convitto di Napoli.
Qui manifestò subito l’inclinazione per la musica
quarant’anni dopo la scomparsa del maestro calabrese, ha
segnalato al mondo musicale l’originalità della produzione componendo diversi pezzi che dedicherà alla zia
Eleonora, “musicale compagna” dell’infanzia, e
cileana.
“Gina” doveva essere solo il saggio finale degli studi, destando l’interesse del Direttore dell’Istituto che gli
consiglierà di intraprendere gli studi musicali, noma si rivelò una vera rappresentazione lirica.
nostante le resistenze del padre che intravedeva nel
“La Tilda” fu replicata ad Ancona, Reggio Calabria, Palsuo futuro la carriera forense.
mi, Faenza, Foligno, Milano, Venezia, Vienna, Mosca.
Sarà grazie all’interessamento di Jonata e del con“L’Arlesiana” si affermò al teatro Lirico e poi all’estero. terraneo Francesco Florimo che Cilea, sotto la sorCosì 1' “Adriana Lecouvreur” trionfante in tutto il mon- veglianza del “cerbero” (il professore di latino e gredo e interpretata dalle più grandi voci dei nostri tempi.
co che il padre gli mise alle calcagna) verrà ammes“Gloria” tra le più amate di Cilea fu un successo convin- so al Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli.
“Amavo Bach, mi appassionava Beethoven, mi
cente in tutta Italia, seppure sottoposta a tagli dalla
commoveva Chopin”scriverà e nel volgere di qualSonzogno.
che anno darà prova tangibile del suo talento meritanIl “Poema sinfonico” fu altrettanto applaudito.
Allora quale fu il torto fatto a Cilea? Gianandrea Gavazzerà, do il primo posto gratuito nel Collegio e la nomina
illustre direttore d’orchestra, durante il discorso per il decen- prestigiosa a “primo alunno maestrino”.
Lo scorrere sereno della sua giovinezza fu segnanale della morte di Cilea parla di «crisi di fede verista, che
to presto dai dolori: la morte del padre nel 1884
non coinvolse soltanto Cilea».
preceduta da quella di due sorelle e dalla prematura
Una considerazione troppo spicciola per la vedova Cilea. scomparsa della madre peseranno notevolmente sulLa fase di passaggio culturale, dal verismo al de- l’animo del Musicista attenuate dall’opera lodevole
cadentismo, non giovò al maestro, ma per la signora Rosa del tutore, l’avvocato Pietro Carbone che si prodila verità era un’altra.
gò per amministrare i beni degli orfani Cilea e garanLo scrive in un opuscolo conservato presso la Bibliote- tire loro un tranquillo avvenire.
Rientrato a Napoli, ad epidemia di colera
ca di Palmi.
debellata,
si aggiunse per Francesco un atro lutto
La verità stava nell’invidia, nel non poter sopportare i
difamiglia’:
la scomparsa di Francesco Florimo il 18
successi della sua opera in grado evidentemente di mettere
dicembre
1888.
in ombra illustri compositori che mai raggiunsero la fama di
In quanto primo alunno toccherà a lui, secondo
Cilea in così breve tempo.
tradizione, dargli l’estremo saluto, ricevendo l’incaIntrighi su intrighi, indifferenza della Sonzogno, perso- rico di musicare il libretto di un’opera in tre atti di
naggi che tramano per interrompere i contratti di Francesco Enrico Golisciani.
Cilea.
Nasce la “Gina” alla quale il giovane Cilea si deQuesto più probabilmente lo scenario che irretì un arti- dicherà consapevole dell’onere e dell’onore ricevusta dal cuore ingenuo e dal carattere mite costringendolo to.
L’opera, eseguita sul piccolo palcoscenico del colad un silenzio arrendevole.
GENIO E GENTILUOMO
di Marina Crisafi - Calabria ora
Animo nobile e discreto, dall’onestà cristallina e
dall’indole sensibile e modesta.
Questo era il mondo interiore di Francesco Cilea,
genio musicale e gentiluomo. Palmi, “ridente cittadina in provincia di Reggio Calabria” viveva un gran
fermento letterario e musicale quando venne al mondo
il 23 luglio 1866, dall’avvocato Giuseppe e dalla
nobildonna Felicia Grillo, in una palazzina sul corso
principale distrutta insieme alla città dal tremendo terremoto del 1908 (“Cilea: documenti e immagini”,
Grande, Laruffa 2001).
Primogenito di cinque figli si ritrovò a crescere in
casa dei nonni materni in via San Filippo (oggi via
Cilea) dove venne a contatto con la musica seguendo le lezioni di pianoforte impartite alla giovane zia
Eleonora, dal maestro Rosario Jonata, direttore della
banda musicale cittadina, la stessa che a soli quattro
anni gli diede la più profonda e avvincente commozione eseguendo le note dolenti della Norma di
Bellini che gli rimasero impresse nell’animo per tutta
la vita, come scriverà egli stesso nei “Ricordi”.
Ancora in tenerissima età, a causa della sciagura
che colpì la madre “colta da irreparabile alienazione
mentale” il piccolo “Ciccillo”fu mandato insieme
legio la sera del 9 febbraio 1889, fu giudicata con
crescente favore dalla critica e dal pubblico e venne
ripetuta per più sere consecutive.
Una volta conseguito il diploma di magistero Cilea
dovette lasciare S. Pietro a Majella e lanciato in un
mare in tempesta si dedicò all’ insegnamento del pianoforte, componendo suite per violoncello e piano
ed assaporando “il gusto dei primi modesti guadagni”.
“La Gina, intanto, da buona figliola, lavorava per
me in segreto’annoterà nei ricordi, ed, infatti, gli aprì
la strada per la composizione de “La Tilda” su libretto di Zanardini offer-tagli dall’editore Sonzogno
messo a parte dei suoi successi dal maestro Paolo
Serrao.
Il dramma, dalle situazioni volgari e fosche, avulse
dal suo stile, non piacque a Cilea, ilquale accettò
per paura di perdere una rara opportunità professionale, ponendo comunque, gran fervore nel lavoro di composizione e rifugian-dosi a Bagnara Calabra
in casa dell’affezionato cugino Arena.
La “Tilda” fu rappresentata la sera del 7 aprile
1892 al teatro Pagliano di Firenze e ripetuta in altre
città, tra cui la diletta Palmi, dove la sua notorietà
era già grandissima al punto che ad una sorella di
Leonida Répaci fu imposto il nome Tilda.
Da questo momento comincia la stagione più feconda per il compositore che si appresta a lavorare
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sul libretto de “L’Arlesiana” da Leopoldo Marenco
liberamente tratto dalla novella di Alphonse Daudet
per il cui omonimo dramma Bizet aveva composto
le musiche di scena.
Per lavorare serenamente Cilea, assistito dalla sorella Lina, si appartò in campagna e, una volta
completata la composizione, si trasferì a Roma per il
lavoro finaìe di lima e stru-mentazione.
“Quivi - ammetterà - in una placida sera proruppero spontanee dal mio cuore le nostalgiche
note del ‘Lamento di Federico’, nella cui parte,
per inciso, la sera della prima, il 27 novembre
1897, c’è un giovanissimo tenore il cui nome raggiunge d’un balzo la luminosa sfera della celebrità: Enrico Caruso”.
Malgrado il successo l’editore Sonzogno impose
drastici tagli ai quali, seppur a malincuore, Cilea dovette arrendersi ma fu tale l’amarezza che non esitò
a tornare all’insegnamento a Firenze, dove nel frattempo aveva vinto il concorso per la cattedra di Armonia, ritirando la partitura e tenendola sequestrata
per ventanni; sarà solo dopo l’acquisizione di casa
Sonzogno daparte di Piero Ostali che Cilea rimetterà a posto l’opera e L’ Arlesiana rientrerà trionfale
alla Scala.
Forse pentito per l’ingiusto
trattamento Sonzogno commissionò a Cilea una nuova
opera.
Fra i libretti proposti la scelta cadde su “Adriana Lecouvreur” un’opera in quattro atti
di Arturo Colautti su pièce di
Scribe e Legouvé.
Andata in scena la sera del
6 novembre 1902 al teatro Lirico di Milano, L’Adriana riportò un trionfo grandioso e fu
rappresentata nei teatri di tutto
il mondo, da Lisbona, a
Buenos Aires, a New York, al
Covent Garden di Londra.
Sull’onda delsuccesso, Cilea
pensa a nuovi impegni essendo affascinato dalla Firenze
medicea e dalla Toscana.
Sfumata l’aspirazione di musicare la Francesca da
Rimini di D’Annunzio, per le richieste del poeta ritenute troppo gravose da Edoardo Sonzogno, si
concretizzò, invece, l’ipotesi di Gloria, tragedia in
tre atti su pièce di Sardou, scritta per lui dal fraterno
amico Arturo Colautti, per dedicarsi alla quale Cilea
lasciò persino l’insegnamento ritirandosi nella tranquilla cittadina ligure di Varazze.
Qui, concedendosi solo ”brevi riposi all’aperto”,
durante la cerimonia del varo dello yacht Cio-CioSan, costruito dai Baglietto per Giacomo Puccini,
conobbe la signorina Rosy Lavoretto che divenne
presto la dolce, amatissima, inseparabile e ideale
compagna’della sua vita.
Si sposarono, infatti, il 26 giugno l909 nel Santuario Cateriniano della SS. Trinità e vissero insieme
per quasi mezzo secolo con rispetto e reciproco
amore.
Gloria, frattanto, sotto la magica guida di Arturo
Toscanini, fu rappresentata il 15 aprile 1907 alla Sca-
la, davanti al pubblico che gremiva i palchi, la galleria e il loggione, replicando il grande successo a
Genova, Messina, Roma e al San Carlo di Napoli.
Dopo di che i contrasti con la casa editrice determinarono il silenzio che durerà oltre vent’anni.
Fu così che Cilea, onorerà l’incarico conferito dal
Municipio di Genova per la celebrazione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi, componendo
“II canto della vita”, poema sinfonico su versi di Sem
Benelli, e poi abbandonare definitivamente, nel 1913,
la sua carriera di operista (sebbene non manchino
notizie di progetti successivi, come “Il matrimonio
selvaggio” e “La Rosa di Pompei”, dei quali però
non si hanno riscontri neanche nei Ricordi).
Torna così all’insegnamento.
Prima al Bellini di Palermo e poi nel caro S. Pietro
a Majella che Cilea riporterà agli antichi fasti distaccandosene solo per raggiunti limiti di età, dispiegando
le sue doti morali ed artistiche e spartendo con i suoi
allievi i segreti dell’arte che amava tanto profondamente.
Intanto, casa Sonzogno (trapassata di mano.
L’aveva rilevata il ricco industriale milanese Piero
Ostali che avviò con il compositore calabrese un rapporto di amicizia che durerà per
tutta la vita, battendosi per il
reinserimento delle opere
cileane nei cartelloni dei Teatri.
Cominciò così l’ascesa
dell’Adriana alla quale Cilea
assisterà per l’ultima volta all’età di 82anni, nella sua
Reggio, presso il teatro comunale che in quell’occasione venne a lui intitolato, e con essa
dell’Artesiana, anche se il dispiacere più grande rimase per
lui l’infelice cammino di Gloria,
tanto che negli ultimi giorni di
vita, nell’abbracciarlo, sussurrò a Piero Ostali: “ti ringrazio
ancora tanto per quanto hai fatto per me, ma ti raccomando
Gloria”. Cilea morì il 20 novembre 1950 a Varazze, che gli
conferì la cittadinanza onoraria, portando con sé il
mistero di una gloriosa carriera artistica interrotta
senza una ragione apparente.
Non ebbe la forza di contrastare gli intrighi e le
avversità che gli si presentarono davanti.
Del resto, come confessava egli stesso ponendo
fine ai suoi Ricordi: “io vorrei tutti felici e contenti.
Per ciò mi sono sempre adoperato a non procurare ad alcuno il minimo malumore -sebbene la nequizia degli uomini mi ha procurato imbarazzi e amarezze non lievi”.
Oggi Cilea riposafinalmente in pace nella sua diletta Palmi, nel mausoleo creato per lui da Guerrisi e
Bagola, con alle spalle il mito di Orfeo e al centro la
statua trionfale della musica che lo accompagna nel
suo sonno eterno. Sul sacello, incise nel ferro,
Artesiana, Adriana e Gloria, le tre creature della sua
fantasia e del suo sognato ideale.
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